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APE: è conto alla rovescia

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Gli Accordi di Partenariato Economico (APE, o EPA all’inglese), sono entrati ormai nel vivo dei negoziati e dovrebbero prendere forma entro il 31 dicembre 2007. E' disponibile l'ultima pubblicazione della campagna per saperne di più,

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Page 3: APE: è conto alla rovescia

APE: è conto alla rovesciaGli Accordi di Partenariato Economico(APE, o EPA all’inglese) che l’Europa statrattando con sei regioni di Africa, Caraibie Pacifico (ACP)1 , sono entrati ormai nelvivo dei negoziati, gettando un’ombra d’in-quietudine sullo sviluppo agricolo, sociale,l’equilibrio ambientale e il futuro stesso diquesti 77 Paesi, alcuni dei quali tra i piùpoveri del Pianeta. Entro il 31 dicembre2007, infatti, i nuovi scambi tra la vecchia

‘Madre Patria’ e le sue ex colonie, dovreb-bero prendere forma e dovrebbero esseresottoscritti quelli che si configurano comeveri e propri accordi di libero scambio.Liberalizzazioni, insomma, nel rispettodelle regole dell’Organizzazione Mondialedel Commercio (WTO) che si preannun-ciano, naturalmente, ‘più’ libere perl’Europa, il cui mercato (e moneta) comu-ne hanno avuto ben 50 anni per crescere econsolidarsi.

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Unione Europea (EU) Africa, Caraibi e Pacifico (ACP)

Paesi membri 27 membri. 12 stati membri 77 Paesi - 6 sub-regioni stannoe configurazione del negoziati hanno cominciato a negoziare negoziando gli APE con l’UE

con i Paesi ACP nel 2002,10 nel 2004 e due nel 2007

Popolazione (2005) 462 milioni (EU-25) (a) 706 milioni(b)

Superficie 4 milioni km2 (c) 25 milioni km2

PIL (2005) € 10 817 miliardi (c) € 300 miliardi (current)(b)

€ 23 413 pro capite (c) € 426 pro capite(b)

Debito (2005) € 145 miliardi(b)

€ 206 pro capite(b)

Indice di Sviluppo Umano Alto(h) Per la maggiornaza medioUNDP (2005) o basso (h)

8 Paesi alto (h)

Paesi meno sviluppati (Least Nessuno 38 Paesi LDC: 32 LDC in Africa,Developed Country - LDC) 5 nel Pacifico e uno nella regione

dei Caraibi

Bilancio commerciale (2005) L’Europa esporta ai Paesi ACP Gli ACP esportano versoper € 25 miliardi(d) l’Europa per € 29 miliardi(d)

Fonte: PricewaterhouseCoopersFonti: (a) Europe in figures, Eurostat yearbook 2006-07, 20

February 2007.(b) World Bank, come citato in DG-TRADE, Fiche Pays

ACP, 22 mars 2006.(c) Key facts about Europe and the Europeans,

Commissione Europea.(d) DG-TRADE, Fiche Pays ACP, 22 mars 2006, basata su

Comext 2005 EU declarations.

(e) Eurostat, statistics in focus, EU foreign direct inve-stment in 2004, 13/2006.

(f) European Development Fund, an istrument ofCotonou Agreement, DG-Development.

(g) “EU to set out new commitments on Aid for Trade”,Luxembourg, 16 Ottobre 2006.

(h) United Nations Development Programme (UNDP),Human Development report 2006.

In un colpo d’occhio, ricordiamo l’equilibrio delle forze in gioco:

1Trattative fra l’Unione europea e sei organizzazioni regionali più o meno avviate sulla strada dell’integrazione: l’Africa occidentale (CEDEAO/ECO-WAS), l’Africa centrale (CEMAC), l’Africa meridionale (SADC), l’Africa orientale e australe (COMESA), i Caraibi (CARICOM) e il Pacifico (PICTA).

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Gli scambi tra Europa e Paesi ACP oggichi vince e chi perde?Nel corso degli ultimi 15 anni si è rafforza-ta la concentrazione, già molto forte, delleesportazioni dei Paesi ACP su un numeroridotto di prodotti e, per ogni Paese, solosu alcuni di questi, a volte uno solo. Cacao,pesci, zucchero, caffè e banane copronopiù del 55% delle esportazioni ACP. Lamaggior parte dei paesi ACP esporta pro-dotti poco trasformati, che hanno la carat-teristica di avere scarso valore aggiunto. Adesempio solamente il 25% del cacao espor-tato ha subito una trasformazione locale.Alcuni prodotti hanno registrato tassi dicrescita spettacolari: i fiori vedono le loroesportazioni moltiplicate per sei, le bevan-de di circa l’otto. Ma anche per produzionicosì dinamiche si ritrova il fenomeno dellaconcentrazione: i fiori sono quasi esclusi-vamente esportati dal Kenya (la metà delleesportazioni ACP) e per quello che riguar-

da le bevande, le statistiche sono aumenta-te grazie all’entrata dell’Africa del Sud.Alcuni di questi balzi vistosi nascondonoin verità solo processi di delocalizzazionedi produzioni effettuate da multinazionalibasate in Europa Per quanto riguarda le importazioni di pro-dotti europei nei Paesi ACP, i cereali ed i pro-dotti derivati arrivano ad un valore di 954milioni di euro e rappresentano il 21% delleimportazioni agricole ed alimentari. Il latte edi prodotti caseari rappresentano il 14% delleimportazioni. I pesci concorrono per il 7%, lecarni per il 5%, l’olio per il 4%, lo zuccheroper il 3%. La maggior parte dei prodotti ali-mentari importati sono prodotti trasformati esono concorrenti diretti delle filiere di produ-zione dei Paesi ACP. E’ la stessa CommissioneEuropea a valutare che si potrà verificare unaumento del 16% delle importazioni di cipol-la dall’Europa nei Paesi dell’AfricaOccidentale, un +17% per la carne di manzoe +18% per quella di pollo.

La cooperazione commercialetra l’Europa e i Paesi ACPnasce con gli Accordi diYaoundé (1963-1975), i nego-ziati della decolonizzazione,aggiornati con le varieConvenzioni di Lomé a partiredal 1975. Gli accordi diYaoundé tendevano a prolun-gare i rapporti commercialiprivilegiati tra le potenzecoloniali e le loro ex colonie,garantendo all’Europa l’ap-provvigionamento di alcunematerie prime. Gli APE sono il

terminale di arrivo del percor-so di riforma del quadro diregole commerciali previstodall’Accordo di Cotonou (l’in-tesa, firmata nella capitale delBenin il 23 giugno 2000), cheha preso il posto delle prece-denti Convenzioni di Loménel gestire i rapporti di coo-perazione allo sviluppo tra ipaesi ACP ed i paesidell'Unione Europea. Diversisono gli elementi cardinedelle Convenzioni di Lomé: unparticolare strumento di sta-

bilizzazione delle relazioni èl’accesso preferenziale al mer-cato europeo garantito adalcune delle materie primecoloniali. Gli accordi APEandrebbero invece a crearedelle aree di libero scambiotra l’Europa e questi Paesi sud-divisi in regioni o macro-aree,condizione non scontata per iPaesi ACP, perché l’integrazio-ne regionale è solo iniziata inalcune macro-aree e comun-que non compiuta in nessunadelle (6) regioni.

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Gli APE vengono da lontano

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Possiamo ricordare che…◆ L’agricoltura è il principale settore eco-

nomico nella maggior parte dei Paesidi Africa, Caraibi e Pacifico, non sol-tanto nella costruzione del loroProdotto Interno Lordo;

◆ La maggioranza della loro popolazionevi ricava i propri mezzi di sussistenza eil proprio reddito;

◆ L’agricoltura familiare gioca un ruoloessenziale nella sicurezza alimentaredelle famiglie di tutti i Paesi in via disviluppo, ma in particolare di quellimeno avanzati;

◆ I prodotti agricoli rappresentano unaparte essenziale delle esportazioni deiPaesi di Africa, Caraibi e Pacifico, inparticolare di quelle dirette all’UnioneEuropea. Molti di questi Paesi dipen-dono dall’export di uno o due prodot-ti sul mercato europeo;

◆ L’agricoltura è uno dei motori dell’inte-grazione regionale fornendo l’essenzia-le dei prodotti primari scambiati nellearee economiche contigue.

A che punto siamo con i negoziati?In tutte le Regioni ACP coinvolte dai nuoviaccordi di liberalizzazione ci sono grandiritardi rispetto alle “road maps” e restanoaperte tutte le questioni chiave per queiPaesi, come, ad esempio, l’elenco dei pro-dotti coinvolti nella liberalizzazione, itempi dell’abbattimento delle tariffe, lemisure di accompagnamento e l’impegnoeconomico dell’Europa in questo senso ..In una cosa i rappresentanti politici di tuttele Regioni sono d’accordo: hanno bisognodi un periodo di transizione adeguatoprima dell’entrata in vigore degli APE, dai

25 anni in su, e di fondi a livello regionaleche coprano i costi dell’introduzione edegli impatti degli accordi. Inoltre, il focuse l’accento degli APE deve essere posto suibisogni e le priorità dei Paesi ACP, peressere sicuri che essi diventino davvero,com’è scritto nell’Accordo di Cotonou cheli ha messi in campo, uno strumento per illoro sviluppo.

Che cosa offre l’Unione EuropeaL’Unione Europea ha annunciato congrande enfasi il 4 aprile scorso un’offerta diaccesso ai propri mercati per i prodottiACP libero da dazi e quote. In realtà,secondo uno studio condotto da tre ONGbritanniche, questa offerta migliorerebbele condizioni di accesso per soltanto lo0.46% delle esportazioni attuali ACP versol’UE, mentre i mercati ACP dovrebberoaprirsi in modo significativo permettendoagli esportatori europei di guadagnare 1.9miliardi di dollari nella sola Africa occiden-tale. (“The real costs and benefits ofEPAs” Complied by Christina Weller andTzvetelina Arsova, Christian Aid; SophiePowell, Traidcraft and Mari Griffith,Tearfund, April 2007).L’Unione europea, secondo questo studio,sta usando sempre di più il suo potere eco-nomico e politico per imporre la propriavisione degli APE e il mantenimento delcalendario dei negoziati. Una delle tatticheusate è quella di manipolare la prospettivadegli aiuti internazionali, legando implicita-mente ed esplicitamente il futuro dell’assi-stenza allo sviluppo alle concessioni che iPaesi ACP faranno in ambito APE. Se lefalse promesse di nuovi aiuti sono, in uncerto senso, la “carota” che l’Unione

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Europea mostra nel negoziato, il “basto-ne” è la minaccia di perdita di accesso almercato per i Paesi ACP se i negoziati nonsaranno conclusi entro la fine del 2007. IPaesi Africani e del Pacifico hanno chiestoesplicitamente piu’ tempo per riflettereancora sugli APE ma l’Unione sta paven-tando una chiusura dei propri mercati,nonostante l’Accordo di Cotonou prevedaalmeno il mantenimento di un accessoequivalente per i Paesi ACP a partire dal 1gennaio 2008. L’Unione Europea hacostantemente rifiutato di esaminare lepossibili alternative agli APE escludendodal negoziato le voci di dissenso.

Le voci del dissenso: un’analisi di metà percorsoverso gli APE pensata dalle Organizzazioni contadine Le reti delle organizzazioni contadine dicinque sub-regioni ACP (Africa Centrale,Est Africa, Sud Africa, Africa Occidentalee Caraibi) hanno condotto, con il sostegnodi EuropAfrica/IFAD/FAO, la loro pro-pria valutazione di medio termine sullostato di avanzamento delle negoziazionidegli Accordi di Partenariato Economico(‘Révision à mi parcours des Accordsde Partenariat Economique (APE).Contribution Indépendante des RéseauxRégionaux d’organisations paysannes’,consultabile sul sito: www.europafrica.info.La valutazione costituisce un contributo alprocedimento formale di revisione previstodall’articolo 37,4 dell’Accordo di Cotonou.Tutte le organizzazioni sottolineano, innan-zitutto, il ritardo accumulato nella maggiorparte delle regioni rispetto al calendarioprevisto nelle “road map” adottate dallecomunità economiche regionali e dalla

Commissione Europea.Questi ritardi testimoniano:◆ il profondo squilibrio esistente tra le

parti negozianti quanto a capacitàumane e istituzionali;

◆ la sottovalutazione dell’entità delleriforme preliminari che devono essereelaborate, negoziate e applicate sia alivello nazionale, sia regionale, per potercreare le condizioni di un’effettiva par-tecipazione delle regioni ACP negliAPE (unioni doganali, tariffe esternecomuni, politiche di investimento ecompetitività, misure per facilitare gliscambi, armonizzazione delle normetecniche, soppressione degli ostacolitecnici al commercio, armonizzazionedelle norme sanitarie e fitosanitarieecc.); ed infine

◆ le divergenze nei punti di vista tra ACPe la Commissione Europea su alcuniaspetti, in particolare sulla “dimensionesviluppo”degli APE.

Le organizzazioni contadine, con il con-senso delle stesse IFAD e FAO, ritengonoche sarebbe estremamente pericolosoaccelerare artificiosamente il processo for-male delle negoziazioni per arrivare ad unaconclusione nei prossimi mesi ed imple-mentare gli APE entro la scadenza previ-sta del 1 gennaio 2008.Esse notano con disappunto che all’ado-zione da parte dei decisori nella maggiorparte delle regioni ACP di alcuni testi for-mali, corrisponde un livello minimo diattuazione pratica, in particolare per ciò cheriguarda la creazione di mercati regionaliintegrati: armonizzazione delle politichepubbliche, soppressione effettiva degliostacoli formali ed informali agli scambi,tariffe armonizzate alle frontiere e così via.

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Il 24 aprile 2007 le cinque reti regionalicontadine - Réseau des organisations pay-sannes et des producteurs agricolesd’Afrique de l’Ouest (ROPPA), EastAfrican Farmers Federation (EAFF),Plateforme Sous-régionale d’organisationspaysannes de l’Afrique Centrale (PRO-PAC), Southern African Confederation ofAgricultural Unions (SACAU), WindwardIsland Farmers Association (WINFA) -hanno potuto discutere della loro valuta-zione con i paesi membri della FAO, la CE,il Segretariato ACP, le Organizzazioni eco-nomiche regionali e la società civile nelcorso di un seminario a margine delComitato FAO che tratta le questioni dicommercio. Organizzato con il sostegnodella Campagna Europafrica, la FAO el’IFAD, l’evento ha rafforzato la coopera-zione già attiva tra istituzioni multilaterali(FAO e IFAD), Organizzazioni Contadinedei paesi ACP e Ong europee.

Le voci del dissenso:i produttori agricoli si esprimono… Gli accordi APE, dunque, dal nome fuor-viante, più si avvicina la scadenza deinegoziati meno convincono le organizza-zioni contadine. Saliou Sarr, coordinatoredel Roppa per il Senegal afferma infattiche “oggi gli agricoltori rappresentanoben il 65% della popolazione dell’Africadell’Ovest, la parte più povera, che nonriesce nemmeno a produrre per la pro-pria alimentazione o a risparmiare qual-cosa da investire”.Un APE dovrebbe contribuire a rafforza-re le capacità dei produttori di avere ciboe vendere prodotti agricoli a prezzi remu-neratori, che generino delle entrate per-

manenti per vivere bene e coprire bisogniessenziali e diritti quali l’istruzione e lasalute come nel resto del mondo”.Alexandre Manga Ndzana, responsabiledi settore nella Plateforme régionale desorganisations paysannes d’Afrique cen-trale (Propac) aggiunge che “a ben cer-care, l’unico punto positivo degli APEpotrebbe essere la possibilità di entraresul mercato europeo a tassi preferenzia-li, ma – si chiede ancora – le nostre agri-colture resisteranno alla pressione dellaconcorrenza?”.Renwick Rose, coordinatore dellaWindwards Islands Farmers’Association(Winfa) nota che “Dopo la metà deglianni Novanta un’erosione significativadelle preferenze che ci favorivano nelcommercio con l’Europa ha colpito lenostre esportazioni. Rispetto alle bana-ne, ad esempio, le Isole Windwards nel’92 ne esportavano più di 290mila ton-nellate, garantendo lavoro a circa 25milacoltivatori.Oggi la produzione è crollata a 70milatonnellate, e nel settore sono al lavoromeno di 5mila produttori. La domanda è:un APE può servire per fermare questodeclino”?Julius P. Moto, incaricato del programmaCommercio per la Fédération des agricul-teurs d’Afrique de l’Est (Eastern AfricaFarmers Federation, EAFF), aggiungeinfatti che “se anche l’accordo APE fossefirmato a dicembre come previsto, questonon sarebbe che l’inizio dei negoziati.Trattamento speciale differenziato, pro-dotti sensibili, barriere non tariffarie,denominazioni d’origine e le stesse regoledel WTO non sarebbero affatto esauritedalla firma dell’eventuale accordo e avreb-

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bero bisogno di un attento supplemento diriflessione”. Ishmael D. Sunga, direttoredella Southern Africa Confederation ofAgricultural Unions (Sacau), ricorda peròche “uno dei problemi chiave di questinegoziati è la mancanza di conoscenza ed’informazione da parte della maggiorparte dei contadini.Questo ha limitato la loro partecipazionee restringe il dibattito nell’ambito delletrattative, con il rischio che le nostre pre-occupazioni possano, con ogni probabili-tà, non essere prese in considerazione”(Interviste concesse a “Grain de sel” e incorso di pubblicazione).Le preoccupazioni della società civilecominciano a trovare ‘sponda’ anche nelleistituzioni del Sud coinvolte nel negoziato.E’ il ministro al Commercio e all’Industriadel Ghana Alan Kyerematen, ad invitare,ad esempio, i propri colleghi degli altriPaesi ACP a chiedere al WTO un esone-ro che eviti loro di dover sottoscrivere,per entrare in un regime compatibile conle sue regole, un Accordo di PartenariatoEconomico svantaggioso con l’Europaentro il 31 dicembre 2007.“A meno di ricevere tale esonero, noi cor-riamo il rischio di cadere in un’empasse diqui a fine anno, e di ritrovarci dopo il 31dicembre 2007 senza alcun accordo com-merciale in vigore con l’Europa”, hadichiarato alla stampa dopo l’incontrocon gli altri ministri della CEDEAO del20 giugno scorso ad Accra, dove si è, tral’altro, puntato il dito con preoccupazioneverso il crollo di entrate per le già magrecasse degli Stati dei Paesi meno avanzatiqualora venissero azzerate dagli APEtutte le tasse sull’importazione dei pro-dotti europei.

…e si mobilitano: Cosa si muove in Africa da giugno 2007.A margine della riunione della CEDEAOche si è tenuta a Ouagadougou, in BurkinaFaso, la Rete di organizzazioni contadine edi produttori agricoli dell'Africa occidenta-le (ROPPA) e la Confederazione contadinadel Burkina Faso (CPF), in collaborazionecon le organizzazioni della società civiledel Paese, hanno organizzato dal 30 mag-gio al 4 giugno 2007 delle attività dirette asensibilizzare l'opinione pubblica e adinterpellare le autorità nazionali e regionalirispetto al processo di integrazione regio-nale, alle politiche regionali agricole e com-merciali ed ai negoziati APE con l'UnioneEuropea, sollevando alcune delle loro pre-occupazioni e dei loro interrogativi.Hanno partecipato a queste attività i leadercontadini e delle organizzazioni dellasocietà civile di Benin, Costa d'Avorio,Mali, Niger e Senegal. In questo quadro èstata organizzata una marcia di 12 km cheha mobilitato circa 2000 contadini e attoridella società civile. Alla fine della marcia ilPresidente del comitato esecutivo delROPPA, Ndiogou Fall, ha consegnato alSegretario Generale del Ministerodell'Agricoltura, in rappresentanza delMinistro, un memorandum sottoscritto daCPF, ROPPA e da altre organizzazionidella società civile del Burkina Faso.Si intende così sottoporre questo docu-mento alle autorità regionali, in particolareal Presidente del Burkina Faso, BlaiseCompaore, Presidente di turno dellaComunità Economica degli Statidell’Africa Occidentale (CEDEAO).

I sindacati dei lavoratori e le organizzazio-ni dei produttori agricoli si sono incontra-

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ti poi ad Acrra, in Ghana, dal 26 al 29 giu-gno 2007 per discutere il ruolo dello svi-luppo agricolo e della sovranità alimentarenelle negoziazioni di un accordo diPartenariato economico tra l’UE e laCEDEAO.La creazione di una zona di libero scambiotra queste due aree regionali avrà un impat-to sul mondo del lavoro in generale e suiproduttori agricoli in modo particolare. Laperdita delle entrate doganali che costitui-scono le risorse più sicure degli stati e dellacomunità stessa, li priverebbe, in un conte-sto in cui il settore agricolo ha bisogno diesser sostenuto, di uno strumento impor-tante di politica economica e sociale.L’entrata massiccia di prodotti agricoli eagro industriali sovvenzionati metterebbein seria difficoltà le attività produttive nelsettore agricolo e para agricolo minaccian-do gli sforzi di sviluppo agricolo e indu-striale della regione.I partecipanti hanno firmato una dichiara-zione comune, impegnandosi a lavorarecon altri settori della società civile peraffermare le esigenze sottoscritte, tra lequali figurano: il miglioramento della par-tecipazione di tutti gli attori nella prepara-zione e negoziazione degli APE e la demo-cratizzazione del dibattito sulle negoziazio-ni in corso, la realizzazione di studi diimpatto settoriali al livello nazionale ecomunitario, l’integrazione della questionedi genere nelle negoziazioni, visto il ruolodeterminante che le donne hanno nellaproduzione agricola della regione.Gli attori “non statali” organizzati dellaregione dell’Africa centrale, la CEMAC,hanno firmato una dichiarazione sugliAPE durante il seminario che si è tenuto il4-5 luglio a Douala in Camerun, fondando

in questo contesto una piattaforma degliattori della società civile. Il 16 luglio si èpoi svolta a Yaoundé una manifestazionecontro gli APE in occasione dell’incontroUE-CEMAC dei ministri alla presenza delCommissario europeo Mandelson.

In Sud Africa i rappresentanti delleONG legate al commercio, i sindacti deilavoratori, le organizzazioni della socie-tà civile, le organizzazioni ecclesiasti-che, contadine e del commercio si sonoincontrate, grazie ad un workshop regiona-le organizzato dal Labour and EconomicDevelopment Research Institute ofZimbabwe (LEDRIZ) e Alternatives toNeo-liberalism in Southern Africa (ANSA),dal 26 al 27 luglio 2007 a Johannesburg perribadire:◆ L’inadeguato coinvolgimento dei sin-

dacati e dei gruppi della società civilenelle negoziazioni correnti; la configu-razione “artificiale” delle aree econo-miche regionali africane nelle negozia-zioni degli APE;

◆ La mancanza del tempo necessario perpoter condurre delle corrette analisi diimpatto e poter sopperire alle difficol-tà di strutturare l’offerta da parte delleeconomie della SADC e dell’ESA;

◆ Il limitato volume degli scambi intraregionali: l’integrazione regionale vainfatti oltre la fissazione di una TariffaEsterna Comune;

◆ Denunciano che gli APE distruggono ineonati processi di integrazione regio-nale come la SADC ed il COMESA;

Soffrono il fatto che la SADC sia statadivisa in due gruppi per la negoziazioneregionale con l’UE, cosa che oltre ad inde-bolire le posizioni negoziali mette a rischio

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i futuri passi per l’integrazione e la coope-razione all’interno della stessa SADC.Gli accordi commerciali firmati dallametà dei membri della SADC e l’accordobilaterale commerciale concluso separa-tamente dal Sud AFrica con l’UE è già unfattore di complicazione interno dellaSADC e gli altri membri dell’Africaaustrale (SACU).A Lusaka, in Zambia, il 16 Agosto 2007si è tenuto un “Peoples Summit” con lapartecipazione di più di trecento orga-nizzazioni della società civile dell’interaregione dell’Africa del Sud e appoggiatadalle organizzazioni del SADC CivilSociety Forum.

Il tempo stringe e non c’è accordo… L’Unione Africana ha chiesto formal-mente, nel giugno scorso, all’UnioneEuropea, di “mettere in campo dellemisure transitorie che salvaguardino l’ac-cesso delle esportazioni africane nel mer-cato europeo dopo il dicembre 2007,considerando sia il basso livello di soddi-sfacimento di tutti gli obiettivi posti dagliEPA, sia l’impossibilità di completare ilprocesso di ratifica degli accorsi entro il2007”. (DOC. EX.CL/358 (XI).Al loro meeting del 16 luglio i ministridell’Africa Occidentale (CEDEAO)hanno ammesso che non è realisticoaspettarsi che i negoziati vengano con-clusi entro la scadenza prevista e chec’è bisogno di cominciare ad identifica-re opzioni che consentano ai loro Paesidi mantenere il livello di commercioattuale in assenza di EPA.I Paesi membri dell’Africa dell’Est e delSud (ESA) stanno lavorando per definire la

lista di prodotti sensibili che voglionovedere esclusi dai negoziati. All’ultimomeeting, che si è tenuto a Mauritiusall’inizio di Agosto, i negoziatori hannoconcordato di raggiungere al massimo il30% di prodotti protetti a livello di regio-ne, ma stanno chiedendo anche di firma-re una sorta di ‘estensione’ di Cotonouper la transizione. L’Unione Europea,però, continua a mostrarsi riluttante adaderire ad un approccio di questo genere,e soprattutto alle richieste che l’ESAavanza di chiarire i volumi dell’aiuto alcommercio che l’Europa dovrebbegarantire ai suoi Paesi membri.L’Africa occidentale (CEDEAO) staancora lavorando alla prima bozza di untesto regionale, avendo rifiutato la propo-sta avanzata dall’Europa nell’Aprile 2007.La regione sta subendo forti pressioni daparte dell’Unione Europea per avere que-sto testo pronto per settembre. Ma laregione, come abbiamo visto, è tutt’altroche pronta, avendo da poco cominciato aidentificare una lista di prodotti sensibilida escludere dalla liberalizzazione.Intanto l’Europa preme per vedere inse-rita nell’accordo finale anche la liberaliz-zazione dei servizi.L’ultimo incontro tra Africa del Sud(SADC) ed Unione Europea a WalvisBay (Namibia) nel luglio scorso è finitacon uno stallo. Anche in questo caso iministri dell’area dichiarano di non poterprocedere nell’integrazione regionale deiloro mercati.I Carabi, che sembravano molto avantinella stesura dei tesi negoziali rispetto aglialtri Paesi ACP, ora registrano una battutad’arresto e sembra sempre più difficile cheriescano a cogliere la scadenza di fine 2007.

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Alcuni capi di Governo non hanno inten-zione di fare concessioni che facciano cola-re a picco le proprie entrate statali con l’ab-battimento delle tasse sulle importazioni.Le stesse preoccupazioni si colgono nel-l’area del Pacifico. Parlando alla stampa inAgosto, il segretario generale del PacificIsland Forum ha confermato che la loroposizione è ferma al fatto che al 31 dicem-bre non tutti e 14 i membri dell’area saran-no pronti per aprire i propri mercati.

GLI APE secondo il ROPPA Secondo il ROPPA, prima di sottoscrive-re qualsiasi nuovo accordo, ci sono dellepriorità da soddisfare da entrambe leparti. Le principali:◆ L’Europa deve ridurre i propri sussi-

di all’agricoltura che distorcono laconcorrenza;

Bisogna costruire nelle aree coinvolte nelnegoziato un’integrazione regionale effetti-va e dei mercati interni per i prodotti agri-coli ed agroalimentari;◆ Occorre modernizzazione e crescita

di competitività dei settori produttividelle regioni nella prospettiva di unosviluppo sostenibile e di un aumentoimportante e significativo del redditodei produttori;

◆ E’ necessaria un’analisi degli scenarialternativi agli APE, come previstodall’articolo 37.6 dell’Accordo diCotonou;

◆ Occorrono dai 3 ai 5 anni prima dipoter firmare degli accordi APE e unperiodo di transizione sufficiente-mente lungo, di almeno 15 anni, perconsolidare l’integrazione regionalecon infrastrutture, riforme fiscali emiglioramenti della produttività, rea-

lizzando innanzitutto l’obiettivo dellasovranità alimentare in tutti i 77 Paesicoinvolti.

◆ Il ROPPA stima che la liberalizzazionedegli scambi tra Africa ed Europa nondebba riguardare che il 50% degliscambi in atto, e debba escludere in viadefinitiva una lista di prodotti sensibi-li, in particolare quelli agricoli e agroa-limentari, che servono per la costru-zione di mercati regionali e per la sal-vaguardia della sovranità alimentare.

◆ La politica agricola comune all’internodelle aree coinvolte nel negoziato, nonpuò essere implementata, secondo ilROPPA, sotto spinte esterne ma deveessere un processo innanzitutto inter-no e politico. Questi accordi quadroregionali dovranno funzionare comebase per eventuali accordi commercia-li internazionali. I prodotti europeisono già in concorrenza con quellilocali (a volte in condizioni di dum-ping, cioè di lotta ad armi impari):senza un sistema di protezioni adegua-te la situazione potrebbe peggiorare.

◆ Le organizzazioni contadine devonopoter essere coinvolte nel negoziato. IlROPPA riconosce gli sforzi fatti in que-sta direzione da FAO, IFAD, Governoitaliano, Segretariato ACP, CEDEAO eONG. Le organizzazioni potrebbero,inoltre, condurre valutazioni tecniche sutemi quali gli indicatori di integrazioneregionale, i prodotti sensibili, l’assisten-za tecnica, gli impatti delle liberalizza-zioni sui piccoli produttori.

◆ Le organizzazioni contadine hannobisogno di formazione e rafforza-mento per migliorare il proprio ruoloe la propria partecipazione.

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Abbiamo poco tempo per frenare la corsa alla firma degli APE. Attivati!Fai sentire la tua voce sollecitando il primoministro José Sócrates Carvalho Pinto deSousa, presidente di turno dell’UnioneEuropea fino alla firma del Trattato APE,affinché il suo Paese favorisca l'adozioneda parte dell'Unione Europea di accordicommerciali più giusti.Al sito internet www.europafrica.infopuoi sottoscrivere e inviare la petizione chegli chiede di far cambiare la direzione deinegoziati sugli Accordi di PartenariatoEconomico, “affinché rispondano alle esi-genze di milioni di poveri dell'Africa, deiCaraibi e del Pacifico e del loro ambiente”.

E’ necessario, per questo,che la Ue si impegni: ◆ A non forzare i Paesi ACP ad aprire i

propri mercati alla concorrenza slealeeuropea che danneggerebbe le loroeconomie ed il loro ambiente.

◆ A non pretendere accordi reciproci inmateria di accesso al mercato per ibeni, così come a voler includerenegli accordi tematiche che vannooltre gli impegni assunti dai PaesiACP in ambito dell'OrganizzazioneMondiale del Commercio (WTO).

◆ A realizzare adeguate valutazioni e con-fronti partecipati e trasparenti sui testinegoziali, coinvolgendo esperti indipen-denti, i Parlamenti nazionali, leOrganizzazioni contadine, i Sindacati, leimprese e tutti gli altri soggetti interessati.

◆ Affinché i Paesi membri della Ueadempiano ai loro obblighi legaliimpegnandosi, in caso di mancatafirma degli accordi APE entro la finedi quest'anno, a non alzare le tariffe, ocomunque a non peggiorare la situa-zione delle esportazioni dei prodottiACP verso il mercato europeo.

◆ A stanziare nuove risorse a sostegnodell'aumento della produttività delleeconomie ACP e della loro partecipa-zione all'economia mondiale. Tali nuoverisorse non devono essere condizionatealla firma degli accordi in questione.

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Terra Nuovawww.terranuova.org

Centro Internazionale Croceviawww.croceviaterra.it

sostengono l’azione altri Partner del Gruppo d’Appoggio tra i quali ARIAUCS www.aucsviterbo.org, Coldiretti www.coldiretti.it CIPSI www.cipsi.itCISV www.cisvto.it COSPE www.cospe.it

I partner: Réseau des organisations paysannes et desproducteurs agricoles d’Afrique de l’Ouest(ROPPA) www.roppa.info

Collectif stratégies alimentaires (CSA) www.csa-be.org

Campagna realizzata con il contributo di

I coordinatori italiani della campagna

EuropAfrica terre contadine www.europafrica.info

Scheda curata da [fair] www.faircoop.info

COMMISSIONE EUROPEA