13
1 ARIN-BERD: UNA FORTEZZA DELLETÀ DEL FERRO NELLA VALLE DELL’ARASSE L a collina di Arin-berd si trova presso la periferia sud-orientale di Erevan, at- tuale capitale dell’Armenia 2 , ai margini settentrionali della valle dell’Arasse. Qui sono visibili le vestigia di una antica for- tezza fondata dai sovrani di Urartu, regno che tra la seconda metà del IX e la seconda metà del VII secolo a.C. controllò una vasta area compresa tra l’Anatolia orientale, il Caucaso meridionale e l’Azerbaigian iraniano 3 . 1 Si ringraziano il dott. Gagik Gyurjyan Direttore del Museo Erebuni per averci permesso di effettuare misurazioni e foto nella fortezza; il prof. Felix Ter-Martirosov per aver discusso con noi alcune specifiche problematiche emerse dagli scavi da lui condotti, ed il dott. Miqaiyel Badalyan per la cortesia e per la disponibilità nel guidarci all’interno del sito e per le informazioni sugli ultimi scavi inediti diretti da Ashot Pili- posyan. Desideriamo inoltre ringraziare il prof. Mirjo Salvini per le numerose discussioni di carattere storico ed epigrafico, e non da ultimo per il materiale fotografico inedito messoci a disposizione; il prof. Raffaele Biscione per i suggerimenti di carattere archeologico. Per la revisione del testo si ringraziano il dott. Francesco Di Filippo e la dott.ssa Giorgia Neri. Naturalmente ogni errore nel testo è da considerarsi esclusiva responsabilità degli autori. Per quanto concerne il contributo R. Dan ha scritto i paragrafi II, IIIa, IIIc, IIId, IV mentre R. La Farina ha scritto i paragrafi I, III.b e III.e ed i riferimenti alla bibliografia in lingua russa; l’introduzione ed il paragra- fo conclusivo sono stati scritti congiuntamente. 2 In armeno Arin-berd significa “fortezza di sangue” (LOSEVA, M., CHODZAS, S.I., Desjat let rabody GMII im A. S. Puškina po raskopkam urartskogo goroda Erebuni (Irpuni), in Soobščenija Gosudarstvennoj muzeja izobrazi- tel’nych iskusstv im A.S. Puškina 2, 1964, pp. 16-33 (16). Da adesso in poi abbreviato in LOSEVA - CHODZAS 1964). La collina era altrimenti nota con il nome tartaro di Ganli Tapa (NIKOL’SKIJ M.V., Klinoobraznaja nadpis’ iz’ Ganli-tapa okolo Erivani, in Drevnosti Vostočnija, Trudy Vostočnoj Komissi Imperatorskogo Moskovskogo Archeologičeskogo Obscestva II/1, 1896, pp. 24-27 (24). Da ora abbreviato in NIKOL’SKIJ 1896). 3 SALVINI M., Il regno di Urartu (Biainili), in DE MAR- TINO S. (a cura di), Le Civiltà dell’Oriente Mediterraneo, Storia d’Europa e del Mediterraneo I. Il Mondo Antico Sez. I. La Preistoria dell’uomo. L’Oriente Mediterraneo vol. II, Roma 2006, pp. 459-503 (459); Da ora abbreviato in SALVINI 2006. Oggi è certo che questa fortezza sia da identificarsi con l’antica Erebuni menzionata da numerose iscrizioni cuneiformi urartee. La prima lettura di tale toponimo risale agli inizi del secolo scorso, quando fu tradotto il testo degli annali rupestri del re urarteo Argišti I (785/780-756 a.C. 4 ), presso le rovine della loro capitale Ṭušpa, l’odierna Van in Turchia Orientale. Rimaneva ignota la precisa localiz- zazione di questa città, ma un passo in avan- ti fu compiuto a partire dalla fine degli anni quaranta del secolo scorso, quando gli scavi della fortezza di Karwmir-blur (periferia sud- occidentale di Erevan) restituirono alcuni og- getti in bronzo recanti brevi iscrizioni urartee. Una, incisa su uno scudo, riportava: “Al dio Ḫaldi, (suo) signore, questo scu- do Argišti, il figlio di Minua, ha dedicato per la città di Erbuni. (Io sono) Argišti, figlio di Minua, re potente, re di Biainili, signore per la città di Ṭušpa. Al dio Ḫaldi, (suo) signo- re, questo scudo Argišti, il figlio di Minua, ha dedicato nella città di Erbuni. (Io sono) Argišti, figlio di Minua, re potente, re di Bia- inili, signore della città di Ṭušpa” (trad. M. Salvini) 5 . Era così accertato che l’antica Er(e)buni si trovasse nella valle dell’Arasse, ma solo i successivi scavi presso la collina di Arin-berd avrebbero fornito una risposta definitiva. Nelle pagine seguenti saranno prese in rasse- gna le principali evidenze monumentali del sito, visitato dagli autori nel maggio 2011, nel quadro delle attività scientifiche dell’ICEVO in Armenia, dirette da R. Biscione. 4 Tutti i riferimenti cronologici inerenti ai sovrani urartei sono tratti da SALVINI, M., Corpus dei Testi Urartei, Vol. I-III, Documenta Asiana VIII, I-III, Roma 2008 (23); da ora in avanti abbreviato in SALVINI 2008. 5 CTU IV B 8-3. CTU IV = SALVINI, M., Corpus dei Testi Urartei, Vol. IV, Documenta Asiana VIII/IV, in preparazione. ROBERTO DAN E RICCARDO LA FARINA 1

Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

1

Arin-Berd: unA fortezzA dell’età del ferro nellA vAlle dell’ArAsse

La collina di Arin-berd si trova presso la periferia sud-orientale di Erevan, at-tuale capitale dell’Armenia2, ai margini

settentrionali della valle dell’Arasse. Qui sono visibili le vestigia di una antica for-tezza fondata dai sovrani di Urartu, regno che tra la seconda metà del IX e la seconda metà del VII secolo a.C. controllò una vasta area compresa tra l’Anatolia orientale, il Caucaso meridionale e l’Azerbaigian iraniano3.

1 Si ringraziano il dott. Gagik Gyurjyan Direttore del Museo Erebuni per averci permesso di effettuare misurazioni e foto nella fortezza; il prof. Felix Ter-Martirosov per aver discusso con noi alcune specifiche problematiche emerse dagli scavi da lui condotti, ed il dott. Miqaiyel Badalyan per la cortesia e per la disponibilità nel guidarci all’interno del sito e per le informazioni sugli ultimi scavi inediti diretti da Ashot Pili-posyan. Desideriamo inoltre ringraziare il prof. Mirjo Salvini per le numerose discussioni di carattere storico ed epigrafico, e non da ultimo per il materiale fotografico inedito messoci a disposizione; il prof. Raffaele Biscione per i suggerimenti di carattere archeologico. Per la revisione del testo si ringraziano il dott. Francesco Di Filippo e la dott.ssa Giorgia Neri. Naturalmente ogni errore nel testo è da considerarsi esclusiva responsabilità degli autori. Per quanto concerne il contributo R. Dan ha scritto i paragrafi II, IIIa, IIIc, IIId, IV mentre R. La Farina ha scritto i paragrafi I, III.b e III.e ed i riferimenti alla bibliografia in lingua russa; l’introduzione ed il paragra-fo conclusivo sono stati scritti congiuntamente.2 In armeno Arin-berd significa “fortezza di sangue” (LOSEVA, M., CHODZAS, S.I., Desjat let rabody GMII im A. S. Puškina po raskopkam urartskogo goroda Erebuni (Irpuni), in Soobščenija Gosudarstvennoj muzeja izobrazi-tel’nych iskusstv im A.S. Puškina 2, 1964, pp. 16-33 (16). Da adesso in poi abbreviato in LOSEVA - CHODZAS 1964). La collina era altrimenti nota con il nome tartaro di Ganli Tapa (NIKOL’SKIJ M.V., Klinoobraznaja nadpis’ iz’ Ganli-tapa okolo Erivani, in Drevnosti Vostočnija, Trudy Vostočnoj Komissi Imperatorskogo Moskovskogo Archeologičeskogo Obscestva II/1, 1896, pp. 24-27 (24). Da ora abbreviato in NIKOL’SKIJ 1896). 3 SALVINI M., Il regno di Urartu (Biainili), in DE MAR-TINO S. (a cura di), Le Civiltà dell’Oriente Mediterraneo, Storia d’Europa e del Mediterraneo I. Il Mondo Antico Sez. I. La Preistoria dell’uomo. L’Oriente Mediterraneo vol. II, Roma 2006, pp. 459-503 (459); Da ora abbreviato in SALVINI 2006.

Oggi è certo che questa fortezza sia da identificarsi con l’antica Erebuni menzionata da numerose iscrizioni cuneiformi urartee. La prima lettura di tale toponimo risale agli inizi del secolo scorso, quando fu tradotto il testo degli annali rupestri del re urarteo Argišti I (785/780-756 a.C.4), presso le rovine della loro capitale Ṭušpa, l’odierna Van in Turchia Orientale. Rimaneva ignota la precisa localiz-zazione di questa città, ma un passo in avan-ti fu compiuto a partire dalla fine degli anni quaranta del secolo scorso, quando gli scavi della fortezza di Karwmir-blur (periferia sud-occidentale di Erevan) restituirono alcuni og-getti in bronzo recanti brevi iscrizioni urartee. Una, incisa su uno scudo, riportava:

“Al dio Ḫaldi, (suo) signore, questo scu-do Argišti, il figlio di Minua, ha dedicato per la città di Erbuni. (Io sono) Argišti, figlio di Minua, re potente, re di Biainili, signore per la città di Ṭušpa. Al dio Ḫaldi, (suo) signo-re, questo scudo Argišti, il figlio di Minua, ha dedicato nella città di Erbuni. (Io sono) Argišti, figlio di Minua, re potente, re di Bia-inili, signore della città di Ṭušpa” (trad. M. Salvini)5.

Era così accertato che l’antica Er(e)buni si trovasse nella valle dell’Arasse, ma solo i successivi scavi presso la collina di Arin-berd avrebbero fornito una risposta definitiva.Nelle pagine seguenti saranno prese in rasse-gna le principali evidenze monumentali del sito, visitato dagli autori nel maggio 2011, nel quadro delle attività scientifiche dell’ICEVO in Armenia, dirette da R. Biscione.

4 Tutti i riferimenti cronologici inerenti ai sovrani urartei sono tratti da SALVINI, M., Corpus dei Testi Urartei, Vol. I-III, Documenta Asiana VIII, I-III, Roma 2008 (23); da ora in avanti abbreviato in SALVINI 2008.5 CTU IV B 8-3. CTU IV = SALVINI, M., Corpus dei Testi Urartei, Vol. IV, Documenta Asiana VIII/IV, in preparazione.

roBerto dAn e riccArdo lA fArinA1

Page 2: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

2

I. Storia delle ricerche

Le indagini presso la collina di Arin-berd iniziarono nel 1879, quando ai piedi della col-lina fu scoperta una iscrizione del re urarteo Argišti I, figlio di Minua6. Dopo pochi anni (1894) seguì una ricognizione guidata da A.A. Ivanovskij per conto della Società Imperiale Ar-cheologica Moscovita7.

Una seconda ricognizione fu condotta da V.V. Šleev tra il 1947 ed il 1948, ma nei due anni suc-cessivi il sito servì da cava8. Infine ebbero luogo i primi scavi (1950-1951) guidati da K. Oganesjan con la consulenza di B.B. Piotrovskij, direttore degli scavi di Karmir-blur. Questo ha rappresen-tato un momento fondamentale poiché furono rinvenute due iscrizioni cuneiformi, tra cui una inerente la fondazione della fortezza di Erebuni da parte di Argišti I9. Ciò permise di identificare

6 CTU I A 8-28A. Cf. NIKOL’SKIJ 1896: 24. 7 Ibid. 24-27. 8 PIOTROVSKIJ, B. B., Il Regno di Van (Urartu)(trad. M. Salvini), Incunabula Graeca 12, Roma 1966 (25) (Da ora abbreviato in PIOTROVSKIJ 1966). 9 CTU I A 8-17A. OGANESJAN K.L., Arin-berd (Ganli-Tapa) - Urartskaja krepost’goroda Irpuini, in Izvestija

la Er(e)buni citata sugli oggetti scoperti a Kar-mir-blur, ma d’altro canto indusse gli scavatori ad attribuire all’epoca urartea la maggior parte degli oggetti e delle strutture successivamente rinvenuti ad Arin-berd.

Dal 1952 in poi le indagini proseguirono per conto del Museo Statale di Arti figurative A.S. Pušhkin di Mosca e dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia dell’Accademia Armena delle Scienze, sotto la guida di I. Loseva ed Oganesjan (diret-tore generale)10. Si trattò di due missioni distinte che agirono su aree diverse, manifestando interes-si diversi: l’architetto Oganesjan, più attento alle strutture murarie e direttore dei restauri in cemen-to; la Loseva, gli archeologi e gli storici dell’arte provenienti dal Pušhkin più interessati invece al dato archeologico.

Indipendentemente dai differenti approcci lo scopo principale degli scavi fu mettere in luce quella che veniva considerata la parte più antica della moderna città di Erevan; così nel 1968, in

Akademii Nauk Armjanskoj SSR, obščest’vennych nauk 8, 1951, pp. 75-88 (75). Da ora abbreviato in OGANESJAN 1951. 10 LOSEVA - CHODZAS 1964: 17.

Fig. 1. Carta di distribuzione dei siti citati nel testo (foto satellitare da Google Earth) Elaborazione grafica R. Dan.

Page 3: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

3

occasione del 2750° anno dalla fondazione della fortezza e quindi della città, le attività archeo-logiche cessarono per permettere quei grandiosi restauri che ancora oggi si impongono agli occhi dei visitatori.

Le monografie edite da Oganesjan chiusero la prima fase degli scavi ad Arin-berd11, determinan-do l’immagine che del sito si è avuta sino a pochi anni fa. A mettere in dubbio ciò che pareva ormai accertato stanno contribuendo in maniera signi-ficativa nuove indagini metodologicamente più accurate, iniziate nel 1998 da F. Ter-Martirosov12. Successivamente anche S. Deschamps, A.S. Pi-liposyan e D. Stronach hanno aperto altri scavi, tuttora in corso, dentro e fuori le mura13.

II. Il materiale epigrafico ed il quadro storico

La messe dei dati epigrafici rinvenuti nella fortezza è notevole: nel corso degli anni sono state messe in luce 24 iscrizioni su pietra di epo-ca urartea, di cui rispettivamente 17 di Argišti I, 6 di Sarduri II (756-ca. 730 a.C.) ed una sola di Rusa III (seconda metà del VII secolo a.C.)14. Ad

11 OGANESJAN, K., Erebooni, Erevan 1973 (da ora abbre-viato in OGANESJAN 1973a); ID., Rospisi Erebuni, Erevan 1973 (da ora abbreviato in OGANESJAN 1973b); ID., Krepost’ Erebuni 782 A.C., Erevan 1980 (da ora abbreviato in OGANESJAN 1980).12 TER-MARTIROSOV F. I., The typology of the Colum-nar Structures of Armenia in the Achaemenid Period, in NIELSEN I. (a cura di), The Royal Palace Institution in the First Millennium BC. Regional development and cultural interchange between East and West, Monographs of the Danish Institute at Athens 4, Aarhus 2001, pp. 155-163 (da ora abbreviato in TER-MARTIROSOV 2001); ID., The excavation in Erebuni 2006, The Grant Number 2005-RC-001; ID., La forteresse d’Erébouni (Erévan), in Les dossiers d’Archéologie 321, 2007, pp. 64-67 (da ora abbreviato in TER-MARTIROSOV 2007); ID., Stamps and images on the ceramics of the urartian period from Erebuni, in Aramazd – Armenian Journal on Near Eastern Studies IV/2, 2009, pp. 127-145. 13 DESCHAMPS, S., TER-MARTIROSOV F.I., Données récentes sur l’Arménie et l’empire perse achéménide, in Les dossiers d’Archéologie 321, 2007, pp. 68-72; STRONACH D., TER-MARTIROSOV F. I., AYVAZIAN A., COLLINS W., GHANIMATI, S., Erebuni 2007, in Iranica Antiqua 44, 2009, pp. 181-205; STRONACH D., THRANE H., GOFF C., FARAHANI, A., Erebuni 2008-2010, in Aramazd - Armenian Journal on Near Eastern Studies V/2, 2010, pp. 99-132. Da ora abbreviato in STRONACH ET AL. 2010. 14 Argišti I : CTU A 8-17A, A 8-17B, A 8-18, A 8-19, A 8-20, A 8-21A, A 8-21B, A 8-23A, A 8-23B, A 8-23C, A 8-23D, A

epoche più tarde datano due monete milesie ed una di epoca augustea15.

Dai dati testuali apprendiamo che la fortezza fu fondata da Argišti I16 durante il quinto anno (782/776) del suo regno, utilizzando prigionieri deportati dai paesi di Ḫatti e Ṣupani17.

La costruzione di questa garantì il controllo della pianura di Erevan e costituì, assieme alla fortezza di Argištiḫinili, la base per la futura conquista dell’altopiano armeno (fig. 1)18.

La presenza epigrafica numericamente in-feriore, ma comunque importante, del figlio e successore Sarduri II testimonia della centralità del sito e dell’area durante la fase di espansione urartea, che si concluderà con l’occupazione del lago Sevan19.

Dopo Sarduri II la documentazione di en-trambi i centri si interrompe, segno di un pos-sibile ritiro degli urartei dall’area o della tem-poranea cessazione dei rapporti tra centro e periferia. Le sue prerogative probabilmente passarono a Karmir-blur, fortezza fondata sette chilometri più ad Ovest da Rusa II nella prima metà del VII secolo20.

Un’epigrafe di Rusa III, relativa alla fon-dazione di un magazzino21, rappresenta l’ul-tima testimonianza della presenza urartea in quelle terre.Sulla fine della loro dominazione in questa re-gione e su quanto avvenuto successivamente pochi sono i dati certi. Sicuramente la collina, così come tutto l’altopiano armeno, entrò a far

8-24, A 8-28A, A 8-28B, A 8-28C, A 8-28D, A 8-28E. Sarduri II : CTU A 9-20, A 9-21, A 9-22A, A 9-22B, A 9-23, A 9-24. Rusa III : CTU A 14-6. 15 OGANESJAN 1980 : 17-23. 16 CTU A 8-17A. 17 SALVINI, M., Ir(e)buni (con un addendum di P. Cal-meyer), in Reallexikon der Assyriologie 5, 1997, pp. 159-160 (159); SALVINI 2006 : 482-483. 18 SALVINI 2006 : 483. 19 Sulla storia dell’occupazione urartea dell’altopiano armeno si veda SALVINI, M., The Historical Geography of the Sevan Region in the Urartian Period, in BISCIONE, R., HMA-YAKYAN, S., PARMEGIANI, N. (a cura di), The North-Eastern Frontier. Urartians and non-Urartians in the Sevan Lake Basin. I, The Southern Shores, Documenta Asiana VII, Rome, 2003, pp. 37-60. 20 SALVINI 1977: 159; SALVINI, M., Geschichte und Kultur der Urartäer, Darmstadt, 1995 (105-106). 21 CTU A 14-6.

Page 4: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

4

parte del più vasto impero achemenide (fine VI - fine IV secolo a.C.), e chiara testimonianza di una frequentazione del sito agli inizi del V secolo a.C. sono le due monete milesie. Sui secoli successivi non abbiamo alcuna informa-zione ad eccezione della moneta di epoca augustea, non associabile però ad alcun contesto archeologico.

III. L’articolazione del sito

Il sito nel suo complesso può essere suddiviso, su base prettamente planimetrica, in cinque aree (fig. 2):

• area di ingresso alla fortezza, caratterizzata dal-la presenza di un portico monumentale che precede la porta vera e propria;

• porzione centrale, caratterizzato dalla sala co-lonnata e da una grande corte;

• settore meridionale, meno indagato archeolo-gicamente, dove sono stati individuati anche resti di magazzini;

• settore settentrionale considerato il vero e pro-prio palazzo;

• settore orientale ancora occupato da magazzini e da aree artigianali.

Fig 2. Pianta della fortezza di Erebuni. Elaborazione grafica R. La Farina.

Page 5: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

5

Nelle pagine che seguono verranno analizza-te alcune delle principali strutture di queste unità, spesso oggetto di controverse datazioni e attribu-zioni funzionali.

III. A. Il portico(?) d’ingresso

Davanti all’ingresso della fortezza si innalza una struttura (fig. 2.A) che sin dall’inizio delle indagini archeologiche fu definita come un mo-numentale portico per il ricevimento di ambasce-rie o un appostamento di guardia; secondo alcuni studiosi architettonicamente si trattava di un bit-ḫilani, ovvero una fabbrica caratteristica dell’a-rea siriana nel I millennio a.C.22.

Quanto oggi visibile è invero il risultato dei significativi lavori di restauro che interessarono tutto il sito nel corso degli anni Sessanta. Pur-troppo l’unica documentazione grafica edita sono i disegni che registrano l’aspetto dell’edi-ficio dopo i restauri: composto da un unico vano rettangolare aperto sul lato lungo meridionale, e fornito sulla fronte di sei basi di colonna in ba-salto precedute da una scalinata. La struttura pre-sentava decorazioni circolari policrome su sfon-do azzurro dipinte a secco, come testimoniato dai frammenti rinvenuti23.

In antico la fabbrica doveva apparire molto diversa da oggi. Ciò si evince chiaramente da al-cune fotografie scattate nel 1968 (fig. 3), quindi precedenti il restauro, che mostrano come vennero rinvenute solo le basi di colonna ed i muri occi-dentale e meridionale. Infatti la struttura, come molta parte del sito su questo lato, risultava in-taccata da un taglio profondo diversi metri, pro-babilmente prodotto dalla cava qui attiva pochi anni prima.

Riguardo l’originale planimetria si può sup-porre che si trattasse di una sala colonnata, forse parte di un più vasto complesso di edifici esterno alle mura.

22 OGANESJAN 1973b: 75. Il bit-ḫilani è una struttura caratterizzata da una scala di accesso, un portico colonnato in facciata e una sala di rappresentanza a sviluppo longitudinale. AKKERMANS, P.M.M.G., SCHWARZ, G.M., The Archae-ology of Syria: From Complex Hunter-Gatherers to Early Urban Societes (ca. 16,000-300 B.C.), Cambridge University Press, 2003 (368-369).23 OGANESJAN 1973b: 63-64.

Nel tentativo di precisare la cronologia si noti che nella tecnica costruttiva e nell’aspetto generale non è possibile trovare confronti simi-li nell’architettura urartea, sia per le dimensioni dell’alzato in pietra che per la forma24. Per quan-to riguarda le basi di colonna, il diametro (75-81 cm) è pressoché identico a quello degli esemplari epigraficamente datati ad Argišti I (77-82 cm), ma la forma non trova corrispondenze esatte con altri esempi urartei25.

Forse in futuro sarà possibile riconsiderare questa struttura, grazie alle nuove indagini che stanno migliorando la nostra conoscenza della topografia del sito. Certamente allo stato attuale della ricerca risulta arduo definirla come un por-tico d’ingresso.

III. B. La grande sala colonnata

Subito a Nord dell’ingresso (fig. 2.B) vi è un ampio cortile, sul cui lato occidentale si apre la grande sala colonnata (fig. 2.C e 4a). La data-zione della sala è ancora incerta, dato che nella letteratura oscilla tra il periodo urarteo (prima ipotesi degli scavatori, ribadita di recente da A. Kanetsyan26) e quello achemenide (G. Tiratsyan, Ter-Martirosov27).

24 L’alzato conservato era superiore ai 2 metri; ciò in disac-cordo con quanto attestato nella maggior parte degli altri siti urartei indagati archeologicamente, dove lo zoccolo in pietra era assai più basso, sormontato da un muro in mattoni crudi. Si veda a tal proposito il palazzo presso l’acropoli di Yukarı Anzaf, sulla costa orientale del lago Van. Belli, O., Yukarı Anzaf Urartu Kalesi’nde bulunan resim ve çivi yazılı bronz ağırlık, in Sağlamtimur, H., Abay, E., Derin, Z., Erdem, A.Ü., Batmaz, A., Dedeoğlu, F., Erdalkıran, M., Baştürk, M.B., Konakçı, E. (a cura di), Altan Çilingiroğlu’na armağan yukarı denizin kıyısında Urartu krallığı’na adanmiş bir hayat, İstanbul, 2009, pp. 753-767. 25 DAN, R., Basi di colonna e pilastri nell’architettura urar-tea, in preparazione. 26 KANETSYAN, A., Urartian and Early Achaemenid Palaces in Armenia, in NIELSEN I. (a cura di), The Royal Palace Institution in the First Millennium BC. Regional development and cultural interchange between East and West, Monographs of the Danish Institute at Athens 4, Aarhus 2001, pp. 145-153 (149). 27 TIRATSYAN, G., The columned hall in Arinberd and the problem of satrap centers in the Armenian Highlands, tradotto in inglese e riedito in VARDANYAN R. (a cura di), From Urartu to Armenia. Florilegium Gevork A. Tirats’yan in me-moriam, Civilizations du Proche-Orient. Série I. Archéologie et Environment 4, Neuchâtel 2003, pp. 43-50; TER-MARTI-ROSOV 2001 : 158.

Page 6: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

6

Si tratta di una sala quasi quadrata (29 x 33 m) delimitata da un muro con zoccolo in blocchi di basalto ben lavorati ed un alzato in mattoni cru-di28. Chiaramente questi blocchi (fig. 4b) erano stati pensati per un edificio diverso, ed in base a forma e misure già in altra sede abbiamo avanzato l’ipotesi che questi in origine fossero pertinenti al tempio di Karmir-blur costruito da Rusa II29. Su

28 OGANESJAN, K., Arin-Berd I. Architektura Zrebuni po Materialam Raskopok 1950-1959 GG., Erevan 1961 (88-97) (Da ora abbreviato in OGANESJAN 1961). 29 DAN R., LA FARINA R., Some remarks on Arin-berd Ar-chitecture (Armenia), poster presentato alla 57ème Rencontre Assyriologique Internationale (RAI) (Roma 4-8 Luglio 2011). D. Stronach ha recentemente avanzato una ipotesi simile in STRONACH et al. 2010: 120.

un piano storico ciò significherebbe che la grande sala colonnata, così come parte del sito, fu costrui-ta solo in seguito alla distruzione della vicina Kar-mir-blur, avvenuta presumibilmente nella seconda metà del VII secolo a.C.30.

All’interno la sala era inoltre fornita di 5 file di 6 basamenti per le colonne, di una panca in argilla lungo i muri e di ciò che è stato interpretato come un altare lungo il muro meridionale (fig. 9)31.

Essendo priva di portici esterni, torri angolari

30 SALVINI, M., Il regno di Urartu (Biainili), in DE MAR-TINO S. (a cura di), Le Civiltà dell’Oriente Mediterraneo, Storia d’Europa e del Mediterraneo I. Il Mondo Antico Sez. I. La Preistoria dell’uomo. L’Oriente Mediterraneo vol. II, Roma 2006, pp. 459-503 (498-499). 31 OGANESJAN 1961 : 80.

Fig. 3a-b. Il cosiddetto portico d’ingresso in corso di scavo, visto da Sud (a) e Nord (b) (foto Salvini 1968).

Fig. 4a-b. La sala a trenta colonne (foto La Farina 2010), ed il particolare dello zoccolo in blocchi di basalto (foto Dan - La Farina 2011).

Page 7: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

7

e colonne di pietra, sicuramente non è corretta la definizione di apadana, vale a dire la grande sala colonnata achemenide per eccellenza32. In base alla pianta della fabbrica ed ai blocchi di pietra grezzi usati come base per le colonne, i confronti più vicini sono rappresentati dalle sale colonna-te dei siti medi di Godin Tepe e Tepe Nush-i Jan (VIII-VII a.C.)33.

Risulta quindi difficile seguire l’idea che il sito, durante la dominazione persiana, fosse stata la ca-pitale della satrapia armena34; del resto in Armenia e nella restante Transcaucasia sono noti palazzetti assai più vicini agli esempi persepolitani35.

III. C. Il settore palaziale ed il tempio di Iušba

Il settore nord-occidentale, delimitato da un possente muro perimetrale, è stato interpretato come il nucleo palatino; e forse non è un caso che una iscrizione di fondazione provenga proprio dal vano di accesso36. Subito al lato di questo si trova una rampa di scale, che doveva mettere in comu-nicazione con il secondo piano. Il complesso è or-ganizzato intorno a due corti, che individuano due settori distinti. I maggiori spunti di interesse pro-vengono dalla corte colonnata, posta a Sud-Ovest, in cui si trova un edificio quadrangolare con gran-di blocchi di pietra e alzato in mattoni crudi (fig. 2.D e 5). Questo è sicuramente da identificarsi come tempio torre (urarteo susi), grazie al ritrovamento in situ delle due iscrizioni dedicate al dio Iubša da parte di Argišti I37. Infatti, come dimostrato da Salvini, il termine susi denota una peculiare struttura cultuale urartea38: il tempio torre quadrato, monocellulare,

32 STRONACH D., Apadana, II: Building, in Encyclopedia Iranica vol. II, 1986, pp. 145-148. 33 GOPNIK H., Why columned hall?, in CURTIS J., SIM-PSON St. J. (a cura di), The world of achaemenid Persia. History, art and society in Iran and the ancient Near East; proceedings of a conference at the British Museum, 29th Sep-tember - 1st October 2005, London 2010, pp. 195-206. 34 Di questa idea è invece tra gli altri TER-MARTIROSOV 2001 : 160. 35 Ad esempio Benjamin, Sari Tepe, Gumbati: KNAUSS F. S., Ancient Persia and the Caucasus, in Iranica Antiqua 41, 2006, pp. 79-118. 36 CTU A 8-20 37 CTU I A 8-21A e B 38 SALVINI M., Una ‘bilingue’ Assiro-Urartea, in CARRU-BA, O. (a cura di) Studia Mediterranea Piero Meriggi Dicata, Vol. 1, Pavia, 1979, pp. 575-593.

fornito di contrafforti angolari (fig. 6).Di questa struttura sono stati rinvenuti la facciata

con le iscrizioni (fig. 5), la parte orientale dei muri laterali e i resti di due muri di fondo paralleli alla facciata. I restauri di epoca sovietica hanno invece restituito una fabbrica monocellulare a pianta rettan-golare, con cella a sviluppo longitudinale, assai dif-ferente dai caratteristici templi urartei (fig. 7)39.

Tale ricostruzione deve essere rivista, poiché non ha tenuto conto dei rimaneggiamenti certa-mente avvenuti in epoca post-urartea40. Le lievi rientranze sulla facciata del tempio, equidistanti dall’ingresso, sono chiara testimonianza dell’an-tica presenza dei contrafforti successivamente asportati (fig. 5)41.

Nonostante ciò l’ingresso, il corridoio di ac-cesso e la larghezza della cella (5,05 m) sono perfettamente compatibili con gli altri templi susi archeologicamente noti42. Appaiono tipiche dell’e-poca urartea le tecniche edilizie usate, ovvero im-ponenti mura a sacco realizzate con paramenti esterni di grandi blocchi basaltici, ben squadrati e perfettamente rifiniti, secondo i dettami della pri-ma architettura modulare urartea43.

Riprendendo un originale spunto di Peter Calmayer e Mirjo Salvini44, è possibile proporre un’ipotesi di ricostruzione della pianta della pri-ma fase urartea (fig. 7). In questa operazione si è seguito come modello il tempio susi di Kayalıdere

39 Si noti che la porzione occidentale non è attestata. 40 Un esempio è la costruzione del “grande tempio del fuoco”(fig. 2. E) all’interno del portico : OGANESJAN 1980 : 101-105 41 Inoltre è vistosa la diversa qualità di materiale e lavorazio-ne tra i blocchi in opera quadrata della facciata, che doveva essere a vista, e quelli del resto della facciata e dei muri laterali che doveva essere coperta dai contrafforti. 42 In generale sui templi susi si vedano KLEISS, W., Zur Rekonstruktion des urartäischen Tempels, in Istanbuler Mit-teilungen 13-14, 1963-1964, pp. 1-14 (da ora abbreviato in KLEISS 1963-1964); SALVINI, M., Das susi-Heiligtum von Karmir-blur und der urartäische Turmtempel, in Archäologi-sche Mitteilungen aus Iran 12, 1979, pp. 249-269. 43 Il principale esempio di questa peculiare architettura si trova nel cosiddetto Uçkale di Çavuştepe. TARHAN, M.T., A Third Temple at Cavustepe-Sardurihinili? Uç Kale, in Çilingiroğlu, A., Sagona, A. (eds.), Anatolian Iron Ages 6. The Proceedings of the Sixth Anatolian Iron Ages Colloquium held at Eskişehir, 16-20 August 2004, Ancient Near Eastern Studies, Supplement 20, Leuven, Paris, Dudley MA, pp. 265-282. 44 SALVINI 1977: 160.

Page 8: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

8

Fig.5. La facciata del tempio di Iubša (foto Dan - La Farina 2011).

Fig. 6. Ricostruzione del tempio-torre urarteo di Altıntepe (KLEISS W., Urartäische Architektur, in KELLNER H.-J. (a cura di) Urartu. Ein Wiederentdeckter Rivale Assyriens, München, 1976).

Page 9: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

9

ed i rapporti proporzionali tra le sue parti45, in base alla forte somiglianza della facciata di quest’ulti-mo con le sopravvivenze di quello di Erebuni.

Per collocare i contrafforti angolari, si è tenuto conto della posizione delle riseghe in facciata, an-cora visibili, funzionali all’appoggio dei blocchi delle torri angolari piuttosto che alla collocazione dell’intonaco come invece già proposto dagli sca-vatori46. Secondo la nostra ipotesi il tempio di Iubša avrebbe avuto la facciata larga 10,9 metri, con contrafforti angolari larghi 3,1 metri e ag-gettanti dal muro di 0,5 metri. La cella quadrata avrebbe avuto dimensioni di 5,05 x 5,05 metri; e le sue pareti sarebbero state coperte da intona-co come testimoniato dalle due riseghe verticali ai lati dell’ingresso.

In questo tipo di ricostruzione i piccoli vani a sud, pressoché adiacenti al muro laterale del tempio, andrebbero considerati come pertinenti ad una fase successiva del sito; in questo modo si potrebbe ipotizzare che anche il tempio di Iubša, così come gli altri templi47, fosse originariamente inserito in un temenos porticato (fig. 8).

III. D. Il tempio(?) di Ḫaldi

In molte delle iscrizioni urartee, come in quelle di Erebuni, vi è la frequente e generale dedica di edifici a Ḫaldi, la principale divinità del loro pantheon e titolare di un tempio in tutti i principali siti urartei48. Così non sorprende che anche per Erebuni vi siano stati alcuni tentativi di identificarne uno.

I primi scavatori proposero di individuarlo nella stanza lunga orientale (fig. 2.F e 9): si sa-rebbe dunque trattato di una struttura con ingresso a gomito, molto simile a quelli della tradizione architettonica mesopotamica49. La ragione princi-

45 Su Kayalıdere vd. BURNEY, C.A., A First Season of Exca-vations at the Urartian Citadel of Kayalıdere, in Anatolian Studies 16, 1966, pp. 55-111. 46 OGANESJAN 1973b: tav. 3. 47 KLEISS 1963-1964. 48 Per una introduzione alla religione urartea si veda BIGA, M.G., CAPOMACCHIA, A.M.G., Il politeismo vicino-orien-tale. Introduzione alla storia delle religioni del Vicino Oriente antico, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 2008 (421-426). 49 HEINRICH, E., Die Tempel und Heiligtümer im Alten Mesopotamien. Typologie, Morphologie und Geschichte, Denkmäler Antiker Architektur 14, Berlin, 1982.

Fig.7. Pianta del tempio di Iubša. Elaborazione grafica R. Dan.

Fig. 8. Ipotesi ricostruttiva del tempio di Iubša e dell’area circostante. Elaborazione grafica R. La Farina.

Page 10: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

10

pale di questa attribuzione risiedeva nella scoper-ta di alcuni frammenti di pittura, raffiguranti una figura stante su leone, subito interpretata come il dio Ḫaldi. Bisogna però criticamente riconsidera-re questa ipotesi. Infatti: a) tali resti pittorici non possono essere ritenuti esclusivi di una struttura

templare, dato che frammenti simili sono stati rin-venuti in altri ambienti50; b) una simile pianta non troverebbe alcun confronto nell’architettura tem-plare urartea. Inoltre non vi è certezza riguardo l’estensione di questo vano, dal momento che il muro ovest, così come l’intero lato della collina, erano già stati erosi naturalmente (fig. 2).

Successivamente è stato proposto di indivi-duare i resti di un tempio di Ḫaldi in un altro vano adiacente la cosiddetta apadana (Figg. 2.G e 9)51, e recentemente oggetto di indagine da par-te di Stronach e Deschamps. Si tratta di una stan-za quadrata, altresì interpretata come ziggurat o torre di avvistamento52. Sulla parete orientale di questa si trova un’iscrizione di Argišti I53, ri-guardante la costruzione di un edificio generico,

50 OGANESJAN 1961: 65. 51 Si veda tra gli altri TER-MARTIROSOV 2007: 66. 52 CHODZAS, S., Die bildenden Künst in Erebuni, in Acta Antiqua 22, 1974, pp. 389-414 (392). 53 CTU A 8-24.

mentre solitamente nei testi relativi alla costru-zione di un tempio urarteo viene impiegata la terminologia specifica54.

Il blocco su cui vi è l’iscrizione, fornita di ri-entranze laterali per essere intonacata nel muro, appare essere una pietra riutilizzata già in tempi

antichi. Recenti scavi han-no portato alla luce il livello dell’originario pavimento della struttura su quel lato; l’iscrizio-ne viene così a trovarsi a quota 1,70 metri (fig. 10), troppo in alto per essere il testo di fon-dazione di un tempio urarteo55. L’ingresso del vano in questio-ne fu ricavato nella roccia, in posizione asimmetrica rispetto ai contrafforti angolari, in tota-le contrasto con qualsiasi altro tempio noto.

In conclusione, tra gli ele-menti architettonici che contra-stano con l’identificazione di questa struttura con un tempio susi vi sono le eccessive di-mensioni interne (9.48 metri di larghezza) ed esterne (16.50

metri di lato), così come la pianta asimmetrica dei contrafforti angolari; la presenza di un corridoio di accesso disassato ricavato nel letto di roccia, che ci permette di escludere la possibilità che la porta originale fosse in un altro luogo, e il conte-nuto e la posizione dell’iscrizione.È quindi arduo riconoscere i resti di un tempio susi urarteo tra le strutture oggi visibili ad Arin-berd; ma non è comunque possibile escludere che, come nella fortezza di Çavuştepe, anche qui oltre al tempio per la divinità locale ve ne fosse un al-tro dedicato ad Ḫaldi, signore del pantheon. Né la sala lunga, né il vano scala possiedono i requisiti per essere considerati come templi urartei e del re-sto, non c’è ragione di credere che ci fossero due strutture templari contemporanee (di Argišti I), ma così profondamente diverse in molte caratte-ristiche, come lo sono il tempio susi di Iubša e le strutture appena descritte.

54 Sull’utilizzo del termine susi si veda SALVINI 1979. 55 TER-MARTIROSOV 2007 : 65-66.

Fig.9. Pianta della sala a trenta colonne e del cosiddetto tempio di Ḫaldi. Elaborazione grafica R. La Farina.

Page 11: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

11

III. E. I magazzini e la sala a cinque colonne

Originariamente si doveva accedere al settore orientale da Nord-Ovest, almeno sino a quando tale ingresso non fu inglobato in un edificio in-terpretato da Oganesjan come “piccolo tempio del fuoco” (fig. 2.H)56. Un ulteriore ac-cesso è rappresentato dalla scalinata presso l’angolo Sud-Est della corte centrale. Da qui si accedeva ad al-cuni ambienti ricavati ad un livello inferiore, tra le mura esterne ed il muro meridionale del lungo vano (fig.2.I): si trattava di ambienti in-terrati e bui, come farebbe pensare anche il gran numero di lucerne ri-trovate57, adibiti a magazzini forniti di grandi pithoi interrati secondo un uso comune a molte fortezze urar-tee58. A tal proposito è da evidenzia-re come alcune iscrizioni menzio-nanti la costruzione di granai (ari) siano state trovate in giacitura se-condaria proprio in questi ambien-ti59, probabilmente cadute dai muri in crudo entro cui erano inserite.

Al centro di questo settore è posto un lungo vano (37,8 x 13,2 m; fig. 2.L) che ha restituito quattro grandi basi di colonna recanti tutte la stessa iscrizione di Argišti I, rife-rentisi alla costruzione di un edificio generico60.

Qui sono state rinvenute ancora in situ le parti inferiori di numerosi pithoi (sino ai 2,2 m di altez-za), disposti in lunghe file parallele. Altri gruppi di pithoi, interi o frammentari, sono stati rinvenuti anche nei settori meridionale e settentrionale; si

56 OGANESJAN 1980: 105-109. 57 DEMSKAJA A. A., Kladovye Èrebuni, in Soobščenija Gosudarstvennoj muzeja izobrazitel’nych iskusstv im A. S. Puškina 4, 1968, p. 176. Da ora abbreviato in DEMSKAJA 1968. 58 Sui magazzini urartei si veda SALVINI M., I granai delle città urartee, in Eothen 9, 1998, pp. 131-149; ID., Geroglifici di cantina, in Eothen 11, 2002, pp. 677-693; BELLI O., SAL-VINI M., Pithoi with cuneiform and hieroglyphic inscriptions from Upper Anzaf Fortress, in Studi micenei ed egeo-anatolici 48, 2006, 55-72. 59 SALVINI M., Nuove iscrizioni urartee dagli scavi di Arin-berd, nell’Armenia sovietica, in Studi Micenei ed Egeo-anatolici 9, 1969, p. 8 n. 3. 60 CTU I A 8-23A-D

può ipotizzare, sulla scia di quanto fatto dagli sca-vatori, che si trattasse di magazzini diversificati in base al tipo (cibo, vino) o alla destinazione (regia, cultuale, etc.) delle derrate61. A questo proposito è interessante notare che mentre tutte le iscrizioni su pietra relative a magazzini rinvenute ad Erebuni si

riferiscono a granai e a misure di capacità di soli-di (kapi), al contrario pressoché tutti gli ambienti per immagazzinamento ritrovati erano destinati alla conservazione del vino come testimoniano le iscrizioni su pithoi indicanti misure per liquidi62.

Da questo lungo vano provengono anche nu-merosi frammenti di pitture a secco, spesso so-vrapposti l’uno all’altro. All’interno di questi è possibile distinguere due gruppi: uno, in uno stile più rigido, raffigurante temi classici dell’icono-grafia urartea (teorie di sacerdoti/divinità, figure umane/mitiche ai lati di stendardi quadrati o alberi sacri, carri)63; e un altro, reso con uno stile più na-

61 DEMSKAJA 1968: 176-177. 62 Fa eccezione un solo vano : vd. CHODZAS I. S., Spei-sekammern in Erebuni, in KLENGLEL H., RENGER J. (a cura di), Landwirtschaft im Alten Orient : Ausgewählte Vorträge der XLI. Rencontre Assyriologique Internationale Berlin, 4.-8.7. 1994, Berliner Beiträge zum Vorderen Orient 18, Berlin 1999, p. 226. 63 Sull’iconografia urartea si vedano ad es. VAN LOON M., Urartian Art. Its Distinctive Traits in the Light of New Exca-

Fig. 10. Il saggio di Ter-Martirosov addossato al muro orientale del cosiddetto tempio di Ḫaldi (foto Ter-Martirosov).

Page 12: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

12

turalistico, raffigurante inedite scene di vita agreste (greggi al pascolo, vitelli)64. La cronologia di queste pitture non è certa: gli scavatori li datavano (insieme a tutta la fortezza) al periodo urarteo, ipotizzando per il gruppo “naturalistico” una maggiore autonomia delle maestranze dal canone ufficiale65; oggi invece si tende a datare questo secondo gruppo al periodo achemenide66 o più genericamente post-urarteo67.Ritornando al grande vano lungo, è certo che almeno in una fase della vita della fortezza questo ambiente rappresentò il centro di una più vasta area di imma-gazzinamento e lavorazione, come è testimoniato anche dalla grande quantità di ceramica da fuoco e da dispensa rinvenuta soprattutto nei piccoli vani po-sti sui lati lunghi68.

vations, Istanbul, 1966; PIOTROVSKIJ 1966; G. AZARPAY, Urartian Art and Artifacts. A Chronological Study, Berkeley-Los Angeles 1968. 64 OGANESJAN 1973b : 64-75. 65 Ibid., pp. 70-75. 66 TER-MARTIROSOV F. I., Freski Erebuni urartskogo i achemenidskogo vremenj, in Vestnik Obscestvennych Nauk 1, 2005. 67 LA FARINA R., The Erebuni paintings in their archaeolo-gical and artistic context, in preparazione.68 DEMSKAJA 1968 : 176-177.

IV. L’abitato esterno alle mura

Dalle poche notizie edite sappiamo che resti dell’abitato sono stati identificati ai piedi della collina69. Le abitazione, molto vicine le une alle altre, presentavano notevoli somiglianze con quel-le scoperte negli abitati di Karmir-blur e Armavir 70; potevano essere agglomerati di due o tre vani oppure più grandi, impostate attorno a corti. Le abitazioni possedevano finestre solo sul cortile in-terno acciottolato, e muri ciechi verso la strada. La tecnica edilizia prevedeva uno zoccolo in blocchi tufacei ed un alzato in mattoni crudi, in alcuni casi conservato ancora per un metro di altezza. All’in-terno dei fabbricati furono trovati pithoi (diametro 120 cm) e contenitori monocromi neri (altezza 70-100 cm) interrati, adibiti alla conservazione delle

69 CHODZAS, S., Das Leben in der urartäischen Stadt Erebuni, in Archiv für Orientforschung 19, 1982, pp. 271-274 (271); da ora in poi CHODZAS 1982. 70 OGANESJAN, K.L., Karmir-blur IV, Architektura Tejšebaini, Erevan, 1955 (18-35); MARTIROSJAN, A.A., Argištihinili, Archeologičeskie Pamjatniki Armenii 8 (Urartskie Pamjatniki), Erevan, 1974 (47-73); da ora abbre-viato in MARTIROSJAN 1974.

Fig. 11. Arin-berd e dintorni: le aree con resti archeologici (foto satellitare da Google Earth). Elaborazione grafica R. La Farina.

Page 13: Arin-berd, una fortezza dell'Età del Ferro

13

derrate alimentari. La ceramica rinvenuta nell’abi-tato corrisponde a quella proveniente dalla fortez-za, compresa la caratteristica ceramica rosso luci-da urartea71. Allo stato attuale delle ricerche non è semplice attribuire una datazione certa a queste strutture abitative, così come andranno riviste in futuro le datazioni degli altri abitati ritrovati attor-no alle fortezze urartee.

V. Conclusioni: problematiche e prospettive

Risulta ormai evidente che l’aspetto di Erebu-ni non possa essere quello fissato dagli scavi e dai restauri sovietici, e che di conseguenza non possa essere considerato come un tipico forte urarteo.

Il sito era sicuramente più vasto, non confinato all’attuale circuito murario, probabilmente artico-lato su più alture (fig. 11)72; bisogna dunque su-perare l’interpretazione di Erebuni come piccola fortezza o avamposto militare, per considerarla piuttosto una vera e propria città, alla stregua della vicina Argištiḫinili73.

Al fondatore Argišti I (inizi VIII secolo a.C.) sono attribuibili, oltre ad alcuni magazzini, anche un tempio dal tipico impianto urarteo, mentre ri-mane ancora indimostrabile la presenza di un tem-pio dedicato al dio Ḫaldi.

Tra la seconda metà del VIII e la seconda metà del VII secolo, durante i regni di Sardu-ri II e Rusa III, il sito subì delle alterazioni, ad oggi documentate quasi esclusivamente su base epigrafica. Questo perché la visione delle archi-tetture di periodo urarteo all’interno del circuito murario è fortemente compromessa dagli inter-venti successivi. Un esempio è rappresentato dalla grande sala a trenta colonne, in cui blocchi forse provenienti da Karmir-blur furono riutiliz-zati in un momento non meglio precisabile. Con questo interrogativo si passa ad un’altra questio-ne ancora aperta nel dibattito scientifico: ovvero se il sito sia stato in uso durante i decenni oscuri seguiti al collasso dello stato urarteo, o piuttosto se la frequentazione sia ripresa in maniera signi-ficativa solamente con l’arrivo dei persiani, dopo una cesura di quasi un secolo.

71 CHODZAS 1982 : 271-272. 72 OGANESJAN 1951 : 75-80. 73 MARTIROSJAN 1974.

Di sicuro, a giudicare da quanto noto, il centro non presenta caratteristiche (architettu-ra monumentale, iscrizioni) che permettano di identificarlo con la capitale della satrapia ache-menide d’Armenia.

Grazie alle indagini in corso, e in attesa di un riesame dei materiali rinvenuti durante gli scavi di epoca sovietica, nei prossimi anni sarà forse pos-sibile comprendere meglio un sito importante per lo studio delle dinamiche storiche dell’altopiano armeno alla metà del I millennio a.C.