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AARC.it AARC.it Dario Menichetti arch. + V.Menichini arch. + M.F.Mollica ing. via G.M.Terreni, 32 LIVORNO 57122 tel +390586404281 fax +390586411349 web www.aarc.it email [email protected] SISTEMAZIONE E VALORIZZAZIONE DI PARTE DELLA RETE SENTIERISTICA DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA Progetto definitivo Art. 29 DPR 207/2010 - Relazione di calcolo delle strutture Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Via del Convento snc frazione Assergi L’Aquila RUP: Ing. Alfonso Calzolaio

Art. 29 DPR 207/2010 - Relazione di calcolo delle strutture · 2015-11-10 · A1 RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURALE A2 RELAZIONE SUI MATERIALI A3 ELABORATI GRAFICI ... CNR UNI 10011

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SISTEMAZIONE E VALORIZZAZIONE DI PARTE DELLA RETE SENTIERISTICA DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA

P r o g e t t o d e f i n i t i v oArt. 29 DPR 207/2010 - Relazione di calcolo delle strutture

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RELAZIONE PRELIMINARE DI CALCOLO DELLE STRUTTURE

1 - Lavori: “REALIZZAZIONE AMPLIAMENTO RIFUGIO ALPINO DUCA DEGLI

ABRUZZI NEL COMUNE DI L’AQUILA IN LEGNO LAMELLARE” 2 – Ubicazione fabbricato: RIFUGIO DUCA DEGLI ABRUZZI

L’AQUILA LOC. CAMPO IMPERATORE 3 – Committenza: CLUB ALPINO ITALIANO - SEZ. DI ROMA 4 - Progettista per la parte architettonica: Arch. Menichetti Dario 5 - Progettista per la parte strutturale: Ing. Antonio Corbianco

Fascicolo contenente:

A1 RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURALE A2 RELAZIONE SUI MATERIALI A3 ELABORATI GRAFICI (tavole progettuali allegate alla documentazione per il bando) A4 PIANO DI MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE A5 RELAZIONI SPECIALISTICHE (allegate alla documentazione per il bando)

Livorno 29-10-2015 Il progettista delle strutture,

A1 RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURALE A1.1 RELAZIONE GENERALE ILLUSTRATIVA DELL’OPERA Destinazione d’uso del fabbricato esistente. Fabbricato destinato a rifugio alpino. Descrizione del fabbricato esistente. Trattasi di costruzione ex novo per ampliamento modesto dell’attuale rifugio realizzato in legno lamellare. Definizione intervento strutturale ai sensi delle NTC2008. L'intervento rientra nella definizione strutture in legno. intelaiate ai sensi delle NTC 2008 Descrizione sintetica dell'intervento progettato. La struttura intelaiata in legno lamellare composta pannelli in x-lam : I pannelli nel seguente pre=dimensionamento hanno le seguenti sezioni:

- Pannelli a 4 strati spessore 120 mm in legno lamellare GL 24H Cordoli perimetrali collegamento assito copertura con pannelli str

- Copertura: struttura composta pannelli xlam con sez. 120 mm. GL24H - Struttura secondaria in travicelli x-lam con sez. 12x18 mm. GL24H

La struttura lignea verrà ancorata alla fondazione a platea in c.a. secondo schema di montaggio oppure attese le caratteristiche intrinseche ed estrinseche dell’ammasso roccioso da verificare con una relazione geologica a supporto è possibile eseguire l’ancoraggio diretto del fondo della struttura (fondo opportunamente isolato) al fondo in pietra tipico degli ambienti alpini tramite una tassellatura con resine epossidiche. La tassellatura è un sistema preferibile in quanto evita introduzione di materiali quali acciaio e calcestruzzo per la realizzazione della platea ed in caso di rimozione rimarrebbero solo i tasselli in pietra, un opportuno sistema di ancoraggi con giunti regolabili realizzati in acciaio inox permette comunque la perfetta regolazione della struttura di ampliamento anche in presenza di fondo roccioso non piano. Eventualmente attesa anche la caratteristica componente dell’azione vento è possibile prevedere ulteriori ancoraggi della parte alta della struttura mediante tiranti in cavi di acciaio inox direttamente alla struttura esistente se idonea o al suolo. A1.2 NORMATIVA DI RIFERIMENTO Le scelte progettuali e i calcoli di verifica delle strutture oggetto del presente progetto, sono eseguiti in conformità alle seguenti norme: a) D.M. 14/02 / 2008 (strutture, analisi dei carichi, verifiche sugli elementi in legno) b) Eurocodice 5 Progettazione delle strutture di legno. Regole generali e regole per gli edifici; c) CNR DT 2 0 6 / 2 0 0 7 Istruzioni per la Progettazione, l Esecuzione ed il Controllo delle Strutture in Legno; d) Eurocodice 8 Indicazioni progettuali per la resistenza simica delle strutture; e) EN 338: Legno strutturale: classi di resistenza ; f) EN 1194: Timber structures Glued laminated timber Strength classes and determination of characteristic values ; g) EN 300: PANNELLI OSB (Oriented Strand Board); h) CNR UNI 10011 Costruzioni di acciaio i) Eurocodice 3 Progettazione delle strutture di acciaio. Regole generali e regole per gli edifici; j) UNI EN 3 3 5 - 1 : Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Generalità k) UNIEN 3 3 5 - 2: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Applicazione al legno massiccio (e lamellare) l) UNI EN 3 3 5 - 3: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Applicazione ai pannelli a base di legno m)UNI EN 3 5 0 -1: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida ai principi di prova e classificazione della durabilità naturale del legno. n) UNI EN 3 5 0 - 2: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida alla durabilità naturale e trattabilità di specie legnose scelte di importanza in Europa. o) UNI EN 4 6 0 : Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida ai requisiti di durabilità per legno da utilizzare nelle classi di rischio METODO DI CALCOLO: semiprobabilistico agli stati limite A1.3 DESCRIZIONE DEL MODELLO STRUTTURALE

RELAZIONE DI CALCOLO DELLE STRUTTURERIFUGIO DUCA DEGLI ABRUZZI

1) Modellazione Il programma di calcolo, basato sul solutore STRAUSS 7, è prodotto dalla STRAUSS. 2) Parametri normativi di riferimento (Par.2.4 delle N.T.C 2008): Vita nominale costruzione: VN 50 anni Classe d’uso costruzione: II Coefficiente d’uso: CU 1,00 Periodo di riferimento: Vr = VN*CU 100 anni Comune: L’AQUILA latitudine: 43,5531° N longitudine: 11,5894° E Categoria del suolo (Par.3.2.2 delle N.T.C 2008): A Coefficiente topografico: 1,2 3) Stima del fattore “q” - Intervento “A” L’intervento è classificato, secondo Par. 7.4.3.2 “Fattori di struttura” delle N.T.C.2008, come una struttura a telaio ad un piano a più campate deformabile torsionalmente, regolare in pianta e progettata in classe di duttilità bassa, CD”B”. 4) Azione sismica (Par.3.2.1 delle N.T.C 2008) Lo spettro di progetto Sd(T) per le verifiche agli Stati Limite Ultimi e di Danno è ottenuto dalle espressioni dello spettro elastico Se(T) sostituendo _ con 1/q, dove q è il fattore di struttura (Par. 3.2.3.5 delle N.T.C. 2008) Si riportano brevemente delle immagine del solutore Ministero dei LL.PP.

14

5) Analisi sismica (Par.3.2.1 delle N.T.C 2008). Per determinare gli effetti del sisma sulla struttura è stata effettuata un’analisi dinamica lineare, che consiste in: - determinazione dei modi di vibrare della struttura mediante anali modale (numero di modi la cui massa partecipante totale sia superiore all’85%). - calcolo degli effetti dell’azione sismica, rappresentata dallo spettro di risposta di progetto, per ciascuno dei modi di vibrare individuati. - combinazione di tali effetti mediante una combinazione quadratica completa degli effetti relativi a ciascun modo CQC (sempre positivi). Essendo il sisma schematizzato lungo tre diverse direzioni, tra loro ortogonali, gli effetti sulla struttura sono combinati successivamente applicando: 1,00xEX+0,30xEY+0,30xEZ con rotazione dei coefficienti moltiplicativi e conseguente individuazione degli effetti più gravosi (inviluppo); in questo caso è stata esclusa la direzione Z. 6) Combinazione delle azioni (punto 2.5.3 NTC 2008). Combinazione fondamentale generalmente impiegata per gli stati limite ultimi (SLU): i carichi sono stati calcolati agli stati limite, in particolare per la combinazione agli stati limite ultimi (SLU) viene rispettata la seguente formula: gG1Å~G1 + gG2Å~G2 + gPÅ~P + gQ1Å~Qk1 + gQ2Å~y02Å~Qk2 + gQ3Å~y03Å~Qk3 +… ([2.5.1] NTC 2008) in cui: gG1 coefficiente parziale del peso proprio della struttura, nonché del peso proprio del terreno e dell’acqua, quando pertinenti; gG2 coefficiente parziale dei pesi propri degli elementi non strutturali; gQi coefficiente parziale delle azioni variabili. (TAB 2.6.I NTC 2008 – coefficienti parziali per le azioni o per l’effetto delle azioni nelle verifiche SLU). Combinazione caratteristica rara, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) irreversibili: G1 + G2 + P + Qk1 + y02Å~Qk2 + y03Å~Qk3 +… ([2.5.2] NTC 2008) Combinazione caratteristica frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) reversibili: G1 + G2 + P + y11Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + y23Å~Qk3 +… ([2.5.3] NTC 2008) Combinazione caratteristica quasi permanente, generalmente impiegata per gli effetti a lungo termine (SLE): G1 + G2 + P + y21Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + y23Å~Qk3 +… ([2.5.4] NTC 2008) Combinazione sismica impiegata per gli stati limite ultimi (SLU) e di esercizio (SLE) connessi all’azione sismica: E + G1 + G2 + P + y21Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + … ([2.5.5] NTC 2008) in cui: E azione sismica. G1 + G2 + P + Qk1 + y02Å~Qk2 + y03Å~Qk3 + … (2.5.2) 7) Convenzioni sui segni. Nelle figure seguenti vengono indicati gli assi globali e quelli locali e i versi degli spostamenti-rotazioni e analogamente delle sollecitazioni assunte positive nell’analisi strutturale. A1.4 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI DELLA STRUTTURA 1) Verifica attendibilità codice di calcolo. Per effettuare la verifica di affidabilità del codice di calcolo sono stati effettuati i seguenti controlli: - verifica dei valori numerici dei carichi applicati (introdotti mediante il valore del cario riferito all’unità di superficie e la larghezza di influenza dell’elemento a cui è applicato) controllando la correttezza del carico globale sugli elementi caricati; - controllo della correttezza del verso di applicazione del carico mediante la visualizzazione della deformata prodotta dal carico stesso; - controllo sull’entità degli sforzi normali alla base delle colonne, ricavati con calcoli semplificati, ragionando in base all’area di influenza dei carichi agenti; - controllo sul primo modo di vibrare in relazione alla direzione di minor rigidezza della struttura; - controllo costante durante la modellazione del peso complessivo della costruzione. - controllo costante durante la modellazione dei taglianti totali al piede della struttura. - controllo dei vari ordini di grandezza delle sollecitazioni di momento e di taglio nelle travi mediante calcoli manuali semplificati. Sulla base di tali controlli è stata verificata la bontà e l’attendibilità dei risultati ottenuti per cui viene emesso giudizio positivo sull’affidabilità del codice di calcolo utilizzato. 2) Controllo della massa partecipante punto 7.3.3.1. delle NTC2008. Sono stati considerati tutti i modi con massa partecipante significativa. E’ stato infatti considerato un numero di modi la cui massa partecipante totale è superiore all’85% della massa totale. Pertanto sono stati considerati i seguenti modi di vibrare: struttura: n.10 modi 3) Verifiche degli elementi strutturali in termini di contenimento del danno agli elementi non strutturali (punto 7.3.7.2. NTC 2008). - SLD Si sono ipotizzati tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa per cui

il drift è stato contenuto nel limite di dr < 0,005h (formula 7.3.16, cioè 1/200 dell’altezza h di interpiano). - SLO Si sono ipotizzati tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa per cui il drift è stato contenuto nel limite di dr < 0,0033h (formula 7.3.16, cioè 1/133 dell’altezza hdi interpiano). 4) Gerarchia delle resistenze della struttura intelaiata in legno lamellare. - Gerarchia flessione-taglio nelle travi. Ai sensi del punto 7.4.4.1.1., comma 2 e 3, al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio di calcolo Ved si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti sulla trave, considerata incernierata agli estremi, alle sollecitazioni di taglio corrispondenti alla formazione delle cerniere plastiche nella trave e prodotte dai momenti resistenti Mb,Rd,1,2 delle due sezioni di plasticizzazione (generalmente quelle di estremità) determinati come in 4.1.2.1.2, amplificati del fattore di sovraresistenza gammaRd assunto pari a 1,00 trattandosi di struttura in CD”B”. Per ciascuna direzione e ciascun verso di applicazione delle azioni sismiche, si considerano due valori di sollecitazione di taglio, massimo e minimo, ipotizzando rispettivamente la presenza e l’assenza dei carichi variabili e momenti resistenti Mb,Rd,1,2 da assumere in ogni caso di verso concorde sulla trave. I momenti resistenti sono da calcolare sulla base delle armature flessionali effettivamente presenti, compreso quelle di eventuali solette piene. - Gerarchia travi-pilastri. Ai sensi del punto 7.4.4.2.1., comma 1 e 2, per ciascuna direzione e verso dell’azione sismica, la resistenza complessiva dei pilastri deve essere maggiore della resistenza complessiva delle travi amplificata del coefficiente gamma Rd, in accordo con la formula: Sommatoria Mc,Rd (colonne) >= gammaRd x sommatoria Mb,rd(travi) (7.4.4) Dove: gammaRd è uguale a 1,10 per le strutture in CD”B”, Mcrd è il momento resistente del generico pilastro convergente nel nodo, calcolato per i livelli di sollecitazione assiale presenti nelle combinazioni sismiche delle azioni. Mbrd è il momento resistente della generica trave convergente nel nodo. Nella 7.4.4 si assume il nodo in equilibrio ed i momenti, sia nei pilastri che nelle travi tra loro concordi. Nel Caso in cui i momenti nel pilastro al di sopra e al di sotto del nodo siano tra loro discordi, il valore minore dei due va sommato ai momenti di plasticizzazione delle travi. Nel nostro caso, allo scopo di rispettare la disuguaglianza (7.4.4.) viene impiegato il coefficiente alfa di cui alla formula (C.7.2.1) della Circolare n.617, che risulta: alfa = gammaRd x (sommat MbRd) / (sommat McSd) Ma in tal caso si considerano i Momenti di calcolo delle colonne (derivati dal modello) e non i momenti resistenti. - Gerarchia flessione-taglio nelle colonne. Ai sensi del punto 7.4.4.2.1 comma 4, al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio da utilizzare per le verifiche ed il dimensionamento delle armature si ottengono dalla condizione di equilibrio del pilastro soggetto alla azione dei momenti resistenti nelle sezioni di estremità McRd (Superiore) e McRd (inferiore) secondo l’espressione: Ved = gammaRd x (McRd sup + Mc Rd inf) / lp Nella quale lp è la lunghezza del pilastro. - Gerarchia tra strutture in elevazione e strutture di fondazione. Ai sensi del punto 7.2.5, comma 2, per le strutture progettate sia per CD”A” che per CD”B”, il dimensionamento delle strutture di fondazione e la verifica di sicurezza del complesso fondazione-terreno sono stati eseguiti assumendo come azioni quelle derivanti da una analisi elastica della struttura in elevazione eseguita con un fattore di struttura q=1, avendo scelto, in questo progetto, la terza delle opzioni possibili.

A1.5 FASCICOLO DEI CALCOLI Stimati i seguenti carichi per posizione ed uso: 1) Stima carico neve. 2) Analisi carich

Valore carratteristicio della neve al suolo

2388 1

16,35

Coefficiente termico

Coefficiente di esposizione

Topografia CE

Battuta dai venti 0,9

Valore del carico della neve al suolo

14,71

CALCOLO DELL'AZIONE DELLA NEVE

Zona I - MediterraneaAlessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, Forlì-Cesena, Lodi, Milano, Modena, Novara, Parma, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Treviso, Varese.

qsk = 1,00 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 0,85 [1+(as/481)2] kN/mq as > 200 m

qsk = 0,60 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 0,51 [1+(as/4812] kN/mq as > 200 m

qsk (val. caratt. della neve al suolo [kN/mq])

qs (carico neve sulla copertura [N/mq]) = µi·qsk·CE·Ct

Zona I - AlpinaAosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, Como, Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio, Torino, Trento, Udine, Verbania, Vercelli, Vicenza.

qsk = 1,50 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 1,39 [1+(as/728)2] kN/mq as > 200 m

Il coefficiente termico può essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coefficientetiene conto delle proprietà di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura. In assenza di uno specifico e documentato studio, deve essere utilizzato Ct = 1.

Zona IIArezzo, Ascoli Piceno, Bari, Campobasso, Chieti, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Gorizia, Imperia, Isernia, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Padova, Perugia, Pescara, Pistoia, Prato, Rovigo, Savona, Teramo, Trieste, Venezia, Verona.

qsk (valore caratteristico della neve al suolo [kN/mq])

CE (coefficiente di esposizione)

Ct (coefficiente termico)

qsk = 1,50 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 1,35 [1+(as/602)2] kN/mq as > 200 m

Zona IIIAgrigento, Avellino, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caltanisetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Frosinone, Grosseto, L’Aquila, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio Campidano, Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia, Viterbo.

µi (coefficiente di forma)

as (altitudine sul livello del mare [m])

qs (carico della neve al suolo [kN/mq])

Aree pianeggianti non ostruite esposte su tutti i lati, senza costruzioni o alberi più alti.

Descrizione

Coefficiente di forma (copertura ad una falda)

35 9,81 kN/mq

µ 0,666666667

Coefficiente di forma (copertura a due falde)

35

35 (Caso I) 9,81 kN/mq 9,81 kN/mq

µ (α1) 0,666666667

(Caso II) 9,81 kN/mqµ (α2) 0,666666667

(Caso III) 0,5 µ (α2)

Coefficiente di forma (copertura adiacenti o vicine a costruzioni più alte)

α (inclinazione falda [°]) µ

µ (α1)µ (α2)

0,5 µ (α1)

µ (α1)

µ (α2)

α1 (inclinazione falda [°])

α2 (inclinazione falda [°])

4,90 kN/mq

4,90 kN/mq9,81 kN/mq

α

α1 α2

Zona vb,0 [m/s] a0 [m] ka [1/s]

3 27 500 0,02

2388

50

64,760

1,00073

64,808

Pressione cinetica di riferimento Coefficiente di forma Coefficiente dinamico

qb = 1/2!ρ!vb2 (ρ = 1,25 kg/mc)

qb [N/mq] 2625,01

Coefficiente di esposizione

Classe di rugosità del terreno

Categoria di esposizione

Zona as [m]

3 2388

Cat. Esposiz. k r z0 [m] zmin [m] c t

IV 0,22 0,3 8 1

z [m] ce 3,80 m

z ≤ 8 1,634

z = 2 1,634 2,00 m

z = 3,8 1,634 α = 17ϒ

CALCOLO DELL'AZIONE DEL VENTO

3) Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria (esclusa la provincia di Reggio Calabria)

as (altitudine sul livello del mare [m])

vb (TR = 50 [m/s])

C) Aree con ostacoli diffusi (alberi, case, muri, recinzioni,....); aree con rugosità non riconducibile alle classi A, B, D

vb = vb,0 per as ≤ a0

vb = vb,0 + ka (as - a0) per a0 < as ≤ 1500 m

vb (TR) = vb×αR [m/s])

p (pressione del vento [N/mq]) = qb·ce·cp·cd

qb (pressione cinetica di riferimento [N/mq])

TR (Tempo di ritorno)

E' il coefficiente di forma (o coefficiente aerodinamico), funzione della tipologia e della geometria della costruzione e del suo orientamento rispetto alla direzione del vento. Il suo valore può essere ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione o da prove sperimentali in galleria del vento.

αR (TR)

cd (coefficiente dinamico)

ce (coefficiente di esposizione)

cp (coefficiente di forma)

Esso può essere assunto autelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, quali gli edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industriali, oppure può essere determinato mediante analisi specifiche o facendo riferimento a dati di comprovata affidabilità.

Classe di rugosità

C

ce(z) = ce(zmin))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))per)z)<)zmin

ce(z) = kr2!ct!ln(z/z0))[7+ct!ln(z/z0)]))))per)z)≥)zmin

Coefficiente di forma (Edificio aventi una parete con aperture di superficie < 33% di quella totale)

0 cp p [kN/mq] (2) cpe = -0,4 (3) cpe = 0.4

0,80 3,432

cp p [kN/mq]

-0,40 -1,716

cp p [kN/mq]

0,40 1,716 (1) cpe = 0.8 (4) cpe = 0.4

cp p [kN/mq]

0,40 1,716

cp p [kN/mq] (2) cpe = -0,4 (3) cpe = 0.4

0,80 3,432

cp p [kN/mq]

-0,40 -1,716

cp p [kN/mq]

0,40 1,716 (1) cpe = 0.8 (4) cpe = 0.4

cp p [kN/mq]

0,40 1,716

Combinazione più sfavorevole:

-1,716 kN/mq 1,716 kN/mq

p [kN/mq]

(1) 3,432

(2) -1,716

(3) 1,716

(4) 1,716 3,432 kN/mq 1,716 kN/mq

N.B. Se p (o cpe) è > 0 il verso è concorde con le frecce delle figure

(1)

(2)

Strutture stagne

(1)

(2)

(3)

(4)

(3)

(4)

A2 RELAZIONE SUI MATERIALI 1 LEGNO LAMELLARE

in relazione ai calcoli sviluppati si evidenzia in fase di progettazione definitiva di adottare un legno lamellare di caratteristiche GL32H 2 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO (CAP. 11.3.2 NTC 2008) 2.1 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO B450C saldabile (ex Feb44k) (PAR. 11.3.2.1 NTC 2008) 2.1.1 VALORI DELLE TENSIONI CARATTERISTICHE (TAB. 11.3.I.a NTC 2008) tensione caratteristica di snervamento fyk >= 450N/mmq tensione caratteristica di rottura ftk >= 540N/mmq 2.1.2 CARATTERISTICHE (TAB. 11.3.I.b NTC 2008) Allungamento (Agt)k >= 7,5 % Coefficiente parziale di sicurezza gammaM0 =1,25 2.1.3 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO B450C IN RETI ELETTROSALDATE (PAR. 11.3.2.5 NTC 2008) Nodi resistenti a forza di distacco determinata secondo UNI EN ISO 15630-2:2004 3 CALCESTRUZZO (PAR. 4.1, CAP. 11.2 NTC 2008) 3.1 CALCESTRUZZO C28/35 (TAB. 4.1.I, PAR. 11.2.10.1 NTC 2008) resistenza caratteristica cubica di rottura a compressione Rck >= 350N/mmq resistenza caratteristica cilindrica di rottura a compressione fck >= 280N/mmq coefficiente parziale di sicurezza gammac = 1,5 3.1.1 CONDIZIONI AMBIENTALI E CLASSI DI ESPOSIZIONE (TAB. 4.1.III NTC 2008) si definisce la classe di esposizione con riferimento alle azioni dell'ambiente in accordo alla norma UNI 11104-2004, prospetto 1: strutture di fondazione considerando la lontananza dal mare, l'assenza di cloruri nel terreno, l'assenza di attacco da cicli di gelo/disgelo (struttura protetta) e di attacco chimico, l'unico rischio di degrado è associato alla corrosione indotta da carbonatazione e riferendosi ad un ambiente bagnato-raramente asciutto si assume una classe di esposizione XC2; strutture di elevazione invece, sempre nei confronti del degrado per corrosione da carbonatazione, si assume una classe di esposizione XC3, riferendosi ad un ambiente con umidità moderata; fissata la classe, con riferimento al prospetto 4 della UNI 11104-2004, vengono indicati i limiti per la composizione e le proprietà del calcestruzzo, che, facendo riferimento, per esigenze di cantiere, ad una sola classe XC3, risultano: massimo rapporto a/c = 0,55 minima classe di resistenza = C28/35 minimo contenuto in cemento = 320 Kg/mc in base al punto 5.3.2 della UNI EN 206-1 la durabilità della struttura in cls armato è garantita per una vita utile di progetto pari a 50 anni se: 1) la scelta della classe di esposizione è appropriata; 2) il calcestruzzo è conforme ai limiti sopra riportati; 3) il calcestruzzo è correttamente gettato, compattato e stagionato con riferimento al prEN13670:2008; 4)Il calcestruzzo deve essere protetto, dopo il getto, contro la veloce evaporazione dell’acqua, dal gelo, dagli agenti atmosferici; 5) nei getti verticali, la stagionatura consiste nel mantenimento della casseforme, per quelli orizzontali, nell’applicazione di teli di plastica per il tempo necessario indicato nella tabelle seguenti: 6) in relazione alle condizioni ambientali: indicazioni in merito sono contenute nell'eurocodice 2 nel quale il valore del copriferro nominale è espresso come cnom=cmin+Dcdev; Il valore di copriferro minimo è a sua volta relazionato alla classe alle condizioni ambientali e si ricava dai prospetti 4.4N in funzione della classe di consistenza del calcestruzzo; considerato che per un periodo di vita presunta di 50 anni la classe una

struttura è la S4, si adotta come copriferro minimo per la durabilità il valore di 25 per la classe XC2/XC3; Il Dcdev vari da 0 mm a 10 mm in base al tipo di controllo sull’esecuzione dell’opera; considerando un sistema sicuro di controllo della qualità che comprenda la misurazione dei copriferri si assume per Dcdev = 5 mm ottenendo per le strutture di elevazione cnom = cmin + Dcdev = 25+5 = 30 mm; nel caso di getti di calcestruzzo contro terra occorre utilizzare cnom > 40 mm. CONDIZIONI AMBIENTALI ORDINARIE classi di esposizione XC1-XC3 in base alle tipologie degli elementi considerati per strutture in elevazione classe di esposizione XC3 classe di consistenza S4 (abbassamento cono di Abrams) diametro massimo aggregato 18 mm per fondazioni classe di esposizione XC2 classe di consistenza S3 (abbassamento cono di Abrams) diametro massimo aggregato 18 mm A3.4 DISEGNI ESECUTIVI DELLE STRUTTURE A3.5 PARTICOLARI COSTRUTTIVI Tavola di progetto esecutivo strutturale allegata: TAV. 1 – 5- piante, sezioni, travate, dettagli costruttivi A4 PIANO DI MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE MANUALE D USO E MANUTENZIONE Struttura in legno Il presupposto per la corretta cura e manutenzione è il regolare controllo delle singole parti dell edificio. Il Manuale è destinato al Committente, al Direttore dei Lavori ed ai Tecnici specializzati in questa attività che dovrebbero essere chiamati dal Committente a svolgere attività di controllo negli anni successivi alla costruzione, il tutto come meglio precisato di seguito. Facendo riferimento ai particolari costruttivi esecutivi e alle schede tecniche dei prodotti impiegati, descrive le modalità corrette di intervento e stabilisce le procedure da adottare per la raccolta delle informazioni di ritorno utili ad ottimizzare il processo manutentivo nel tempo. Per il tetto, la zona di attacco con la parete e le zone di compluvio e displuvio devono essere frequentemente controllate per rilevare la presenza di infiltrazioni o macchie di umidità. Deve essere spesso verificato il funzionamento del drenaggio del tetto. Le chiusure ermetiche, così come le aperture di uscita, devono essere sottoposte annualmente a un ispezione. L accesso alle superfici esterne di un tetto può comportare il rischio di caduta e/o scivolamento, pertanto deve sempre avvenire in maniera sicura. Per gli elementi strutturali portanti è raccomandabile un controllo periodico da parte di uno specialista. Per il tetto, a bassa pendenza e racchiuso nel perimetro dell edificio, si raccomandano intervalli di ispezione precauzionale ogni 1-2 anni e controllo per eventuali intasature almeno due volte l anno. Il manto di copertura del tetto, in quanto pelle della struttura del tetto, è esposto all azione di vento, pioggia, grandine, neve, ghiaccio, forti escursioni termiche e luce solare. Le sollecitazioni provocate da questi fattori lasciano i loro segni, anche perché le variazioni dimensionali dovute alle oscillazioni termiche e/o igrometriche sono, per i diversi materiali, assai differenti tra loro. Per questo motivo sono così importanti le connessioni elastiche nelle giunzioni (compluvi, displuvi, caminetti, sfiati, abbaini ). La copertura del tetto deve perciò essere sottoposta, almeno una volta all anno, ad un controllo visivo. Soprattutto dopo violente precipitazioni, giornate molto ventose e dopo il disgelo del manto di neve, occorre verificare la presenza di danni superficiali sul tetto. Oltre a ciò, è necessario controllare se la copertura del tetto mostra segni di deterioramento o è molto sporca. Le parti deteriorate devono essere riparate rapidamente. Gli accumuli di sporco (foglie, fango, crescita di piante), che pregiudicano la funzionalità del tetto, devono essere rimossi. Deve anche essere verificata, all atto del controllo visivo annuale, la presenza di danni sui bordi e su altri punti di connessione come opere in muratura sporgenti e di eventuali infiltrazioni. Inoltre devono essere controllati i punti di giunzione con le pareti. L attenzione dovrebbe essere posta specialmente su eventuali danni da corrosione, danni localizzati sullo strato protettivo di vernice o sui rivestimenti in materia plastica o bituminosa, eventuali danni allo strato di intonaco, sporco, piante e così via. Le parti terminali del tetto (canali, condotti di deflusso) devono essere controllati annualmente insieme al rivestimento del tetto e della terrazza. Occorre fare attenzione ai danni da corrosione nelle parti metalliche che, se danneggiate, devono essere riparate o sostituite. Alcune materie plastiche tendono a diventare fragili nel tempo e perdono con ciò la loro capacità di utilizzo. Le parti deteriorate dovrebbero essere cambiate senza indugio. Il drenaggio dell acqua dal tetto deve essere controllato ogni 6 mesi. In primavera dopo lo scioglimento delle nevi ed in autunno dopo la caduta delle foglie, le grondaie devono essere interamente controllate e ripulite da foglie, sporcizia, e simili corpi estranei. Con queste misure si provvede anche a garantire un rapido scorrimento dell acqua e a limitare così la formazione di ghiaccio o l intasamento da foglie e simili. Se in inverno si dovesse formare del ghiaccio nella zona delle condutture dell acqua piovana, esso deve essere rimosso rapidamente ma con cautela, per evitare rotture da gelo nella zona del basamento dell edificio. Le cause dell indesiderata formazione di ghiaccio devono essere cercate ed eliminate con appositi provvedimenti. Canali e tubi devono essere privi di deformazioni e fessurazioni, le opere murarie esterne non devono presentare vistose colorazioni nella zona del drenaggio (danni da umidità). Tutti gli impluvi in metallo, i ganci di

sicurezza e tutti gli elementi aggiuntivi della copertura, devono essere oggetto di verifica annuale per quanto riguarda la loro sicurezza, corrosione, funzionamento ed impermeabilizzazione. Nei canali possono formarsi delle sacche d acqua. In questo modo lo scolo dell acqua piovana risulta del tutto ostacolato, oppure avviene in maniera incontrollata da punti non desiderati. Questi danni devono essere riparati il più velocemente possibile. L impermeabilità e la funzionalità dei drenaggi devono essere controllate spesso. Gli elementi sporgenti e le connessioni situate in esterno nella zona del tetto sono particolarmente sollecitate da vento, neve e ghiaccio. Soprattutto in quei punti in cui l acqua può penetrare, sono inevitabili piccoli danni nel corso del tempo. E perciò necessario controllare spesso se compaiono rotture sui comignoli, sfiati o su altri punti simili. Durante il controllo visivo bisogna inoltre fare attenzione alla presenza di danni, colorazioni o efflorescenze su intonaco, muro e guarnizione. E poi da esaminare la connessione tra camino ed altri elementi e rivestimento del tetto e della terrazza. La facciata e i serramenti costituiscono l involucro esterno delle pareti. Vento, acqua e luce del sole possono provocare alterazioni del colore nelle diverse zone di una facciata. A seconda di quanto fortemente ad esempio, le zone del basamento ed i lati più esposti sono fortemente sottoposti alle influenze del clima. A seconda del tipo di materiale impiegato per la facciata, gli effetti si manifestano in maniera molto differenziata. Le superfici delle facciate devono essere controllate annualmente, indipendentemente dal materiale di cui sono costituite. Contestualmente al controllo delle facciate, devono essere esaminati e/o ripuliti: tutte le eventuali aperture di ventilazione, la capacità funzionale dell aerazione, la rete metallica di difesa dagli insetti e, ove presente, il vespaio (o sottocantina). I locali doccia dovranno essere giornalmente ben aerati in modo che l alta percentuale di umidità non crei formazione di muffe o funghi xilofagi sulle pareti e sulla copertura. Detti locali potranno anche essere controsoffittati e tamponati con un adatto sistema che impedisca una forte presenza di umidità sulle strutture lignee, comunque sarà necessaria sempre una quotidiana aerazione dei locali. A questo scopo potrebbe essere preso in considerazione anche un sistema automatico di areazione dei locali. PROGRAMMA DI MANUTENZIONE OGNI ANNO Ispezione visiva per accertare che non ci siano dissesti che comportano infiltrazioni d acqua e/o condensazione di vapore. I punti da controllare con particolare attenzione sono i seguenti: le zone di appoggio delle pareti, la parte bassa del rivestimento (interno ed esterno). Ispezione dei pozzetti di drenaggio e dell impianto di smaltimento per accertare che le modalità di funzionamento siano corrette, che non ci siano ostruzioni, perdite od altri fattori che possano comportare un cattivo funzionamento. Ispezione visiva per accertare che non ci siano parti rotte o pericolose. I punti da controllare con particolare attenzione sono i seguenti: corretta chiusura di porte e finestre, infiltrazione d acqua sulla parte bassa delle strutture ed eventualmente la presenza di spifferi nei serramenti. Ispezione visiva per accertare che non ci siano dissesti che comportano infiltrazioni d acqua e/o condensazione di vapore. Controllo di eventuali infiltrazioni d acqua ed umidità in particolare nei locali docce e nei bagni. DOPO IL PRIMO ANNO DI ESERCIZIO E POI OGNI 20-25 ANNI Ispezione visiva e strumentale da parte di un tecnico specializzato in diagnostica delle strutture lignee, per accertare e documentare che: 1) la struttura sia utilizzata in accordo alle specifiche di progetto e le condizioni ambientali rispettino le ipotesi progettuali. In particolare tale accertamento dovrà verificare che le azioni permanenti e, per quanto possibile, quelle accidentali rispettino quanto previsto in sede di valutazione progettuale; 2) non siano presenti segni di degrado nelle membrature più sollecitate (in senso meccanico e/o come rischio di attacco biotico) 3) il serraggio dei bulloni e viti sia corretto; 4) lo stato di conservazione della copertura e delle pareti siano corretti. Allegati omesso STRAUSS 7 Fascicolo dei tabulati di calcolo dell'intervento.

RELAZIONE DI CALCOLO PRELIMINARE DELLE STRUTTURE

1 - Lavori: “REALIZZAZIONE AMPLIAMENTO RIFUGIO ALPINO FRANCHETTI

NEL COMUNE DI PIETRACAMELA (TERAMO) IN LEGNO LAMELLARE”

2 – Ubicazione fabbricato: RIFUGIO FRANCHETTI PIETRACAMELA, LOC. VALLONE DELLE CORNACCHIE

3 – Committenza: CLUB ALPINO ITALIANO - SEZ. DI ROMA 4 - Progettista per la parte architettonica: Arch. Dario Menichetti 5 - Progettista per la parte strutturale: Ing. Antonio Corbianco

Fascicolo contenente:

A1 RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURALE A2 RELAZIONE SUI MATERIALI A3 ELABORATI GRAFICI (tavole progettuali allegate alla documentazione per il bando) A4 PIANO DI MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE A5 RELAZIONI SPECIALISTICHE (allegate alla documentazione per il bando)

Livorno 29-10-2015 Il progettista delle strutture,

A1 RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURALE A1.1 RELAZIONE GENERALE ILLUSTRATIVA DELL’OPERA Destinazione d’uso del fabbricato esistente. Fabbricato destinato a rifugio alpino. Descrizione del fabbricato esistente. Trattasi di costruzione ex novo per ampliamento modesto dell’attuale rifugio realizzato in legno lamellare. Definizione intervento strutturale ai sensi delle NTC2008. L'intervento rientra nella definizione strutture in legno. intelaiate ai sensi delle NTC 2008 Descrizione sintetica dell'intervento progettato. La struttura intelaiata in legno lamellare composta pannelli in x-lam : I pannelli nel seguente pre=dimensionamento hanno le seguenti sezioni:

- Pannelli a 5 strati spessore 150 mm in legno lamellare GL 24H Cordoli perimetrali collegamento assito copertura con pannelli str

- Copertura: struttura composta pannelli xlam con sez. 150 mm. GL24H - Struttura secondaria in travicelli x-lam con sez. 12x18 mm. GL24H

La struttura lignea verrà ancorata alla fondazione a platea in c.a. secondo schema di montaggio oppure attese le caratteristiche intrinseche ed estrinseche dell’ammasso roccioso da verificare con una relazione geologica a supporto è possibile eseguire l’ancoraggio diretto del fondo della struttura (fondo opportunamente isolato) al fondo in pietra tipico degli ambienti alpini tramite una tassellatura con resine epossidiche. La tassellatura è un sistema preferibile in quanto evita introduzione di materiali quali acciaio e calcestruzzo per la realizzazione della platea ed in caso di rimozione rimarrebbero solo i tasselli in pietra, un opportuno sistema di ancoraggi con giunti regolabili realizzati in acciaio inox permette comunque la perfetta regolazione della struttura di ampliamento anche in presenza di fondo roccioso non piano. Eventualmente attesa anche la caratteristica componente dell’azione vento è possibile prevedere ulteriori ancoraggi della parte alta della struttura mediante tiranti in cavi di acciaio inox direttamente alla struttura esistente se idonea o al suolo. A1.2 NORMATIVA DI RIFERIMENTO Le scelte progettuali e i calcoli di verifica delle strutture oggetto del presente progetto, sono eseguiti in conformità alle seguenti norme: a) D.M. 14/02 / 2008 (strutture, analisi dei carichi, verifiche sugli elementi in legno) b) Eurocodice 5 Progettazione delle strutture di legno. Regole generali e regole per gli edifici; c) CNR DT 2 0 6 / 2 0 0 7 Istruzioni per la Progettazione, l Esecuzione ed il Controllo delle Strutture in Legno; d) Eurocodice 8 Indicazioni progettuali per la resistenza simica delle strutture; e) EN 338: Legno strutturale: classi di resistenza ; f) EN 1194: Timber structures Glued laminated timber Strength classes and determination of characteristic values ; g) EN 300: PANNELLI OSB (Oriented Strand Board); h) CNR UNI 10011 Costruzioni di acciaio i) Eurocodice 3 Progettazione delle strutture di acciaio. Regole generali e regole per gli edifici; j) UNI EN 3 3 5 - 1 : Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Generalità k) UNIEN 3 3 5 - 2: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Applicazione al legno massiccio (e lamellare) l) UNI EN 3 3 5 - 3: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Definizione delle classi utilizzo Applicazione ai pannelli a base di legno m)UNI EN 3 5 0 -1: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida ai principi di prova e classificazione della durabilità naturale del legno. n) UNI EN 3 5 0 - 2: Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida alla durabilità naturale e trattabilità di specie legnose scelte di importanza in Europa. o) UNI EN 4 6 0 : Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno Durabilità naturale del legno massiccio Guida ai requisiti di durabilità per legno da utilizzare nelle classi di rischio

RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURERIFUGIO FRANCHETTI
RELAZIONE DI CALCOLO STRUTTURERIFUGIO FRANCHETTI

METODO DI CALCOLO: semiprobabilistico agli stati limite A1.3 DESCRIZIONE DEL MODELLO STRUTTURALE 1) Modellazione Il programma di calcolo, basato sul solutore STRAUSS 7, è prodotto dalla STRAUSS. 2) Parametri normativi di riferimento (Par.2.4 delle N.T.C 2008): Vita nominale costruzione: VN 50 anni Classe d’uso costruzione: II Coefficiente d’uso: CU 1,00 Periodo di riferimento: Vr = VN*CU 100 anni Comune: PIETRACAMELA latitudine: 43,5531° N longitudine: 11,5894° E Categoria del suolo (Par.3.2.2 delle N.T.C 2008): A Coefficiente topografico: 1,2 3) Stima del fattore “q” - Intervento “A” L’intervento è classificato, secondo Par. 7.4.3.2 “Fattori di struttura” delle N.T.C.2008, come una struttura a telaio ad un piano a più campate deformabile torsionalmente, regolare in pianta e progettata in classe di duttilità bassa, CD”B”. 4) Azione sismica (Par.3.2.1 delle N.T.C 2008) Lo spettro di progetto Sd(T) per le verifiche agli Stati Limite Ultimi e di Danno è ottenuto dalle espressioni dello spettro elastico Se(T) sostituendo _ con 1/q, dove q è il fattore di struttura (Par. 3.2.3.5 delle N.T.C. 2008) Si riportano brevemente delle immagine del solutore Ministero dei LL.PP.

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5) Analisi sismica (Par.3.2.1 delle N.T.C 2008). Per determinare gli effetti del sisma sulla struttura è stata effettuata un’analisi dinamica lineare, che consiste in: - determinazione dei modi di vibrare della struttura mediante anali modale (numero di modi la cui massa partecipante totale sia superiore all’85%). - calcolo degli effetti dell’azione sismica, rappresentata dallo spettro di risposta di progetto, per ciascuno dei modi di vibrare individuati. - combinazione di tali effetti mediante una combinazione quadratica completa degli effetti relativi a ciascun modo CQC (sempre positivi). Essendo il sisma schematizzato lungo tre diverse direzioni, tra loro ortogonali, gli effetti sulla struttura sono combinati successivamente applicando: 1,00xEX+0,30xEY+0,30xEZ con rotazione dei coefficienti moltiplicativi e conseguente individuazione degli effetti più gravosi (inviluppo); in questo caso è stata esclusa la direzione Z. 6) Combinazione delle azioni (punto 2.5.3 NTC 2008). Combinazione fondamentale generalmente impiegata per gli stati limite ultimi (SLU): i carichi sono stati calcolati agli stati limite, in particolare per la combinazione agli stati limite ultimi (SLU) viene rispettata la seguente formula: gG1Å~G1 + gG2Å~G2 + gPÅ~P + gQ1Å~Qk1 + gQ2Å~y02Å~Qk2 + gQ3Å~y03Å~Qk3 +… ([2.5.1] NTC 2008) in cui: gG1 coefficiente parziale del peso proprio della struttura, nonché del peso proprio del terreno e dell’acqua, quando pertinenti; gG2 coefficiente parziale dei pesi propri degli elementi non strutturali; gQi coefficiente parziale delle azioni variabili. (TAB 2.6.I NTC 2008 – coefficienti parziali per le azioni o per l’effetto delle azioni nelle verifiche SLU). Combinazione caratteristica rara, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) irreversibili: G1 + G2 + P + Qk1 + y02Å~Qk2 + y03Å~Qk3 +… ([2.5.2] NTC 2008) Combinazione caratteristica frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) reversibili: G1 + G2 + P + y11Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + y23Å~Qk3 +… ([2.5.3] NTC 2008) Combinazione caratteristica quasi permanente, generalmente impiegata per gli effetti a lungo termine (SLE): G1 + G2 + P + y21Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + y23Å~Qk3 +… ([2.5.4] NTC 2008) Combinazione sismica impiegata per gli stati limite ultimi (SLU) e di esercizio (SLE) connessi all’azione sismica: E + G1 + G2 + P + y21Å~Qk1 + y22Å~Qk2 + … ([2.5.5] NTC 2008) in cui: E azione sismica. G1 + G2 + P + Qk1 + y02Å~Qk2 + y03Å~Qk3 + … (2.5.2) 7) Convenzioni sui segni. Nelle figure seguenti vengono indicati gli assi globali e quelli locali e i versi degli spostamenti-rotazioni e analogamente delle sollecitazioni assunte positive nell’analisi strutturale. A1.4 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI DELLA STRUTTURA 1) Verifica attendibilità codice di calcolo. Per effettuare la verifica di affidabilità del codice di calcolo sono stati effettuati i seguenti controlli: - verifica dei valori numerici dei carichi applicati (introdotti mediante il valore del cario riferito all’unità di superficie e la larghezza di influenza dell’elemento a cui è applicato) controllando la correttezza del carico globale sugli elementi caricati; - controllo della correttezza del verso di applicazione del carico mediante la visualizzazione della deformata prodotta dal carico stesso; - controllo sull’entità degli sforzi normali alla base delle colonne, ricavati con calcoli semplificati, ragionando in base all’area di influenza dei carichi agenti; - controllo sul primo modo di vibrare in relazione alla direzione di minor rigidezza della struttura; - controllo costante durante la modellazione del peso complessivo della costruzione. - controllo costante durante la modellazione dei taglianti totali al piede della struttura. - controllo dei vari ordini di grandezza delle sollecitazioni di momento e di taglio nelle travi mediante calcoli manuali semplificati. Sulla base di tali controlli è stata verificata la bontà e l’attendibilità dei risultati ottenuti per cui viene emesso giudizio positivo sull’affidabilità del codice di calcolo utilizzato. 2) Controllo della massa partecipante punto 7.3.3.1. delle NTC2008. Sono stati considerati tutti i modi con massa partecipante significativa. E’ stato infatti considerato un numero di modi la cui massa partecipante totale è superiore all’85% della massa totale. Pertanto sono stati considerati i seguenti modi di vibrare: struttura: n.10 modi 3) Verifiche degli elementi strutturali in termini di contenimento del danno agli elementi non strutturali (punto 7.3.7.2. NTC 2008). - SLD Si sono ipotizzati tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa per cui

il drift è stato contenuto nel limite di dr < 0,005h (formula 7.3.16, cioè 1/200 dell’altezza h di interpiano). - SLO Si sono ipotizzati tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa per cui il drift è stato contenuto nel limite di dr < 0,0033h (formula 7.3.16, cioè 1/133 dell’altezza hdi interpiano). 4) Gerarchia delle resistenze della struttura intelaiata in legno lamellare. - Gerarchia flessione-taglio nelle travi. Ai sensi del punto 7.4.4.1.1., comma 2 e 3, al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio di calcolo Ved si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti sulla trave, considerata incernierata agli estremi, alle sollecitazioni di taglio corrispondenti alla formazione delle cerniere plastiche nella trave e prodotte dai momenti resistenti Mb,Rd,1,2 delle due sezioni di plasticizzazione (generalmente quelle di estremità) determinati come in 4.1.2.1.2, amplificati del fattore di sovraresistenza gammaRd assunto pari a 1,00 trattandosi di struttura in CD”B”. Per ciascuna direzione e ciascun verso di applicazione delle azioni sismiche, si considerano due valori di sollecitazione di taglio, massimo e minimo, ipotizzando rispettivamente la presenza e l’assenza dei carichi variabili e momenti resistenti Mb,Rd,1,2 da assumere in ogni caso di verso concorde sulla trave. I momenti resistenti sono da calcolare sulla base delle armature flessionali effettivamente presenti, compreso quelle di eventuali solette piene. - Gerarchia travi-pilastri. Ai sensi del punto 7.4.4.2.1., comma 1 e 2, per ciascuna direzione e verso dell’azione sismica, la resistenza complessiva dei pilastri deve essere maggiore della resistenza complessiva delle travi amplificata del coefficiente gamma Rd, in accordo con la formula: Sommatoria Mc,Rd (colonne) >= gammaRd x sommatoria Mb,rd(travi) (7.4.4) Dove: gammaRd è uguale a 1,10 per le strutture in CD”B”, Mcrd è il momento resistente del generico pilastro convergente nel nodo, calcolato per i livelli di sollecitazione assiale presenti nelle combinazioni sismiche delle azioni. Mbrd è il momento resistente della generica trave convergente nel nodo. Nella 7.4.4 si assume il nodo in equilibrio ed i momenti, sia nei pilastri che nelle travi tra loro concordi. Nel Caso in cui i momenti nel pilastro al di sopra e al di sotto del nodo siano tra loro discordi, il valore minore dei due va sommato ai momenti di plasticizzazione delle travi. Nel nostro caso, allo scopo di rispettare la disuguaglianza (7.4.4.) viene impiegato il coefficiente alfa di cui alla formula (C.7.2.1) della Circolare n.617, che risulta: alfa = gammaRd x (sommat MbRd) / (sommat McSd) Ma in tal caso si considerano i Momenti di calcolo delle colonne (derivati dal modello) e non i momenti resistenti. - Gerarchia flessione-taglio nelle colonne. Ai sensi del punto 7.4.4.2.1 comma 4, al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio da utilizzare per le verifiche ed il dimensionamento delle armature si ottengono dalla condizione di equilibrio del pilastro soggetto alla azione dei momenti resistenti nelle sezioni di estremità McRd (Superiore) e McRd (inferiore) secondo l’espressione: Ved = gammaRd x (McRd sup + Mc Rd inf) / lp Nella quale lp è la lunghezza del pilastro. - Gerarchia tra strutture in elevazione e strutture di fondazione. Ai sensi del punto 7.2.5, comma 2, per le strutture progettate sia per CD”A” che per CD”B”, il dimensionamento delle strutture di fondazione e la verifica di sicurezza del complesso fondazione-terreno sono stati eseguiti assumendo come azioni quelle derivanti da una analisi elastica della struttura in elevazione eseguita con un fattore di struttura q=1, avendo scelto, in questo progetto, la terza delle opzioni possibili.

A1.5 FASCICOLO DEI CALCOLI Stimati i seguenti carichi per posizione ed uso: 1) Stima carico neve. 2) Analisi carichi

Valore carratteristicio della neve al suolo

2433 1

16,92

Coefficiente termico

Coefficiente di esposizione

Topografia CE

Battuta dai venti 0,9

Valore del carico della neve al suolo

15,22

CALCOLO DELL'AZIONE DELLA NEVE

Zona I - MediterraneaAlessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, Forlì-Cesena, Lodi, Milano, Modena, Novara, Parma, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Treviso, Varese.

qsk = 1,00 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 0,85 [1+(as/481)2] kN/mq as > 200 m

qsk = 0,60 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 0,51 [1+(as/4812] kN/mq as > 200 m

qsk (val. caratt. della neve al suolo [kN/mq])

qs (carico neve sulla copertura [N/mq]) = µi·qsk·CE·Ct

Zona I - AlpinaAosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, Como, Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio, Torino, Trento, Udine, Verbania, Vercelli, Vicenza.

qsk = 1,50 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 1,39 [1+(as/728)2] kN/mq as > 200 m

Il coefficiente termico può essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coefficientetiene conto delle proprietà di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura. In assenza di uno specifico e documentato studio, deve essere utilizzato Ct = 1.

Zona IIArezzo, Ascoli Piceno, Bari, Campobasso, Chieti, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Gorizia, Imperia, Isernia, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Padova, Perugia, Pescara, Pistoia, Prato, Rovigo, Savona, Teramo, Trieste, Venezia, Verona.

qsk (valore caratteristico della neve al suolo [kN/mq])

CE (coefficiente di esposizione)

Ct (coefficiente termico)

qsk = 1,50 kN/mq as ≤ 200 mqsk = 1,35 [1+(as/602)2] kN/mq as > 200 m

Zona IIIAgrigento, Avellino, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caltanisetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Frosinone, Grosseto, L’Aquila, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio Campidano, Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia, Viterbo.

µi (coefficiente di forma)

as (altitudine sul livello del mare [m])

qs (carico della neve al suolo [kN/mq])

Aree pianeggianti non ostruite esposte su tutti i lati, senza costruzioni o alberi più alti.

Descrizione

Coefficiente di forma (copertura ad una falda)

35 10,15 kN/mq

µ 0,666666667

Coefficiente di forma (copertura a due falde)

35

35 (Caso I) 10,15 kN/mq 10,15 kN/mq

µ (α1) 0,666666667

(Caso II) 10,15 kN/mqµ (α2) 0,666666667

(Caso III) 0,5 µ (α2)

Coefficiente di forma (copertura adiacenti o vicine a costruzioni più alte)

α (inclinazione falda [°]) µ

µ (α1)µ (α2)

0,5 µ (α1)

µ (α1)

µ (α2)

α1 (inclinazione falda [°])

α2 (inclinazione falda [°])

5,07 kN/mq

5,07 kN/mq10,15 kN/mq

α

α1 α2

Zona vb,0 [m/s] a0 [m] ka [1/s]

3 27 500 0,02

2433

50

65,660

1,00073

65,708

Pressione cinetica di riferimento Coefficiente di forma Coefficiente dinamico

qb = 1/2!ρ!vb2 (ρ = 1,25 kg/mc)

qb [N/mq] 2698,48

Coefficiente di esposizione

Classe di rugosità del terreno

Categoria di esposizione

Zona as [m]

3 2433

Cat. Esposiz. k r z0 [m] zmin [m] c t

IV 0,22 0,3 8 1

z [m] ce 3,80 m

z ≤ 8 1,634

z = 2 1,634 2,00 m

z = 3,8 1,634 α = 17ϒ

Esso può essere assunto autelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, quali gli edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industriali, oppure può essere determinato mediante analisi specifiche o facendo riferimento a dati di comprovata affidabilità.

Classe di rugosità

C

ce(z) = ce(zmin)(((((((((((((((((((((((((((((((((((((((per(z(<(zmin

ce(z) = kr2!ct!ln(z/z0)([7+ct!ln(z/z0)]((((per(z(≥(zmin

TR (Tempo di ritorno)

E' il coefficiente di forma (o coefficiente aerodinamico), funzione della tipologia e della geometria della costruzione e del suo orientamento rispetto alla direzione del vento. Il suo valore può essere ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione o da prove sperimentali in galleria del vento.

αR (TR)

cd (coefficiente dinamico)

ce (coefficiente di esposizione)

cp (coefficiente di forma)

CALCOLO DELL'AZIONE DEL VENTO

3) Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria (esclusa la provincia di Reggio Calabria)

as (altitudine sul livello del mare [m])

vb (TR = 50 [m/s])

C) Aree con ostacoli diffusi (alberi, case, muri, recinzioni,....); aree con rugosità non riconducibile alle classi A, B, D

vb = vb,0 per as ≤ a0

vb = vb,0 + ka (as - a0) per a0 < as ≤ 1500 m

vb (TR) = vb×αR [m/s])

p (pressione del vento [N/mq]) = qb·ce·cp·cd

qb (pressione cinetica di riferimento [N/mq])

Coefficiente di forma (Edificio aventi una parete con aperture di superficie < 33% di quella totale)

0 cp p [kN/mq] (2) cpe = -0,4 (3) cpe = 0.4

0,80 3,528

cp p [kN/mq]

-0,40 -1,764

cp p [kN/mq]

0,40 1,764 (1) cpe = 0.8 (4) cpe = 0.4

cp p [kN/mq]

0,40 1,764

cp p [kN/mq] (2) cpe = -0,4 (3) cpe = 0.4

0,80 3,528

cp p [kN/mq]

-0,40 -1,764

cp p [kN/mq]

0,40 1,764 (1) cpe = 0.8 (4) cpe = 0.4

cp p [kN/mq]

0,40 1,764

Combinazione più sfavorevole:

-1,764 kN/mq 1,764 kN/mq

p [kN/mq]

(1) 3,528

(2) -1,764

(3) 1,764

(4) 1,764 3,528 kN/mq 1,764 kN/mq

N.B. Se p (o cpe) è > 0 il verso è concorde con le frecce delle figure

(1)

(2)

(3)

(4)

(3)

(4)

(1)

(2)

Strutture stagne

A2 RELAZIONE SUI MATERIALI 1 LEGNO LAMELLARE

in relazione ai calcoli sviluppati si evidenzia in fase di progettazione definitiva di adottare un legno lamellare di caratteristiche GL32H 2 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO (CAP. 11.3.2 NTC 2008) 2.1 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO B450C saldabile (ex Feb44k) (PAR. 11.3.2.1 NTC 2008) 2.1.1 VALORI DELLE TENSIONI CARATTERISTICHE (TAB. 11.3.I.a NTC 2008) tensione caratteristica di snervamento fyk >= 450N/mmq tensione caratteristica di rottura ftk >= 540N/mmq 2.1.2 CARATTERISTICHE (TAB. 11.3.I.b NTC 2008) Allungamento (Agt)k >= 7,5 % Coefficiente parziale di sicurezza gammaM0 =1,25 2.1.3 ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO B450C IN RETI ELETTROSALDATE (PAR. 11.3.2.5 NTC 2008) Nodi resistenti a forza di distacco determinata secondo UNI EN ISO 15630-2:2004 3 CALCESTRUZZO (PAR. 4.1, CAP. 11.2 NTC 2008) 3.1 CALCESTRUZZO C28/35 (TAB. 4.1.I, PAR. 11.2.10.1 NTC 2008) resistenza caratteristica cubica di rottura a compressione Rck >= 350N/mmq resistenza caratteristica cilindrica di rottura a compressione fck >= 280N/mmq coefficiente parziale di sicurezza gammac = 1,5 3.1.1 CONDIZIONI AMBIENTALI E CLASSI DI ESPOSIZIONE (TAB. 4.1.III NTC 2008) si definisce la classe di esposizione con riferimento alle azioni dell'ambiente in accordo alla norma UNI 11104-2004, prospetto 1: strutture di fondazione considerando la lontananza dal mare, l'assenza di cloruri nel terreno, l'assenza di attacco da cicli di gelo/disgelo (struttura protetta) e di attacco chimico, l'unico rischio di degrado è associato alla corrosione indotta da carbonatazione e riferendosi ad un ambiente bagnato-raramente asciutto si assume una classe di esposizione XC2; strutture di elevazione invece, sempre nei confronti del degrado per corrosione da carbonatazione, si assume una classe di esposizione XC3, riferendosi ad un ambiente con umidità moderata; fissata la classe, con riferimento al prospetto 4 della UNI 11104-2004, vengono indicati i limiti per la composizione e le proprietà del calcestruzzo, che, facendo riferimento, per esigenze di cantiere, ad una sola classe XC3, risultano: massimo rapporto a/c = 0,55 minima classe di resistenza = C28/35 minimo contenuto in cemento = 320 Kg/mc in base al punto 5.3.2 della UNI EN 206-1 la durabilità della struttura in cls armato è garantita per una vita utile di progetto pari a 50 anni se: 1) la scelta della classe di esposizione è appropriata; 2) il calcestruzzo è conforme ai limiti sopra riportati; 3) il calcestruzzo è correttamente gettato, compattato e stagionato con riferimento al prEN13670:2008; 4)Il calcestruzzo deve essere protetto, dopo il getto, contro la veloce evaporazione dell’acqua, dal gelo, dagli agenti atmosferici; 5) nei getti verticali, la stagionatura consiste nel mantenimento della casseforme, per quelli orizzontali, nell’applicazione di teli di plastica per il tempo necessario indicato nella tabelle seguenti: 6) in relazione alle condizioni ambientali: indicazioni in merito sono contenute nell'eurocodice 2 nel quale il valore del copriferro nominale è espresso come cnom=cmin+Dcdev; Il valore di copriferro minimo è a sua volta relazionato alla classe alle condizioni ambientali e si ricava dai prospetti 4.4N in funzione della classe di consistenza del calcestruzzo; considerato che per un periodo di vita presunta di 50 anni la classe una struttura è la S4, si adotta come copriferro minimo per la durabilità il valore di 25 per la classe XC2/XC3; Il Dcdev vari da 0 mm a 10 mm in base al tipo di controllo sull’esecuzione dell’opera; considerando un sistema sicuro di

controllo della qualità che comprenda la misurazione dei copriferri si assume per Dcdev = 5 mm ottenendo per le strutture di elevazione cnom = cmin + Dcdev = 25+5 = 30 mm; nel caso di getti di calcestruzzo contro terra occorre utilizzare cnom > 40 mm. CONDIZIONI AMBIENTALI ORDINARIE classi di esposizione XC1-XC3 in base alle tipologie degli elementi considerati per strutture in elevazione classe di esposizione XC3 classe di consistenza S4 (abbassamento cono di Abrams) diametro massimo aggregato 18 mm per fondazioni classe di esposizione XC2 classe di consistenza S3 (abbassamento cono di Abrams) diametro massimo aggregato 18 mm A3.4 DISEGNI ESECUTIVI DELLE STRUTTURE A3.5 PARTICOLARI COSTRUTTIVI Tavola di progetto esecutivo strutturale allegata: TAV. 1 – 5- piante, sezioni, travate, dettagli costruttivi A4 PIANO DI MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE MANUALE D USO E MANUTENZIONE Struttura in legno Il presupposto per la corretta cura e manutenzione è il regolare controllo delle singole parti dell edificio. Il Manuale è destinato al Committente, al Direttore dei Lavori ed ai Tecnici specializzati in questa attività che dovrebbero essere chiamati dal Committente a svolgere attività di controllo negli anni successivi alla costruzione, il tutto come meglio precisato di seguito. Facendo riferimento ai particolari costruttivi esecutivi e alle schede tecniche dei prodotti impiegati, descrive le modalità corrette di intervento e stabilisce le procedure da adottare per la raccolta delle informazioni di ritorno utili ad ottimizzare il processo manutentivo nel tempo. Per il tetto, la zona di attacco con la parete e le zone di compluvio e displuvio devono essere frequentemente controllate per rilevare la presenza di infiltrazioni o macchie di umidità. Deve essere spesso verificato il funzionamento del drenaggio del tetto. Le chiusure ermetiche, così come le aperture di uscita, devono essere sottoposte annualmente a un ispezione. L accesso alle superfici esterne di un tetto può comportare il rischio di caduta e/o scivolamento, pertanto deve sempre avvenire in maniera sicura. Per gli elementi strutturali portanti è raccomandabile un controllo periodico da parte di uno specialista. Per il tetto, a bassa pendenza e racchiuso nel perimetro dell edificio, si raccomandano intervalli di ispezione precauzionale ogni 1-2 anni e controllo per eventuali intasature almeno due volte l anno. Il manto di copertura del tetto, in quanto pelle della struttura del tetto, è esposto all azione di vento, pioggia, grandine, neve, ghiaccio, forti escursioni termiche e luce solare. Le sollecitazioni provocate da questi fattori lasciano i loro segni, anche perché le variazioni dimensionali dovute alle oscillazioni termiche e/o igrometriche sono, per i diversi materiali, assai differenti tra loro. Per questo motivo sono così importanti le connessioni elastiche nelle giunzioni (compluvi, displuvi, caminetti, sfiati, abbaini ). La copertura del tetto deve perciò essere sottoposta, almeno una volta all anno, ad un controllo visivo. Soprattutto dopo violente precipitazioni, giornate molto ventose e dopo il disgelo del manto di neve, occorre verificare la presenza di danni superficiali sul tetto. Oltre a ciò, è necessario controllare se la copertura del tetto mostra segni di deterioramento o è molto sporca. Le parti deteriorate devono essere riparate rapidamente. Gli accumuli di sporco (foglie, fango, crescita di piante), che pregiudicano la funzionalità del tetto, devono essere rimossi. Deve anche essere verificata, all atto del controllo visivo annuale, la presenza di danni sui bordi e su altri punti di connessione come opere in muratura sporgenti e di eventuali infiltrazioni. Inoltre devono essere controllati i punti di giunzione con le pareti. L attenzione dovrebbe essere posta specialmente su eventuali danni da corrosione, danni localizzati sullo strato protettivo di vernice o sui rivestimenti in materia plastica o bituminosa, eventuali danni allo strato di intonaco, sporco, piante e così via. Le parti terminali del tetto (canali, condotti di deflusso) devono essere controllati annualmente insieme al rivestimento del tetto e della terrazza. Occorre fare attenzione ai danni da corrosione nelle parti metalliche che, se danneggiate, devono essere riparate o sostituite. Alcune materie plastiche tendono a diventare fragili nel tempo e perdono con ciò la loro capacità di utilizzo. Le parti deteriorate dovrebbero essere cambiate senza indugio. Il drenaggio dell acqua dal tetto deve essere controllato ogni 6 mesi. In primavera dopo lo scioglimento delle nevi ed in autunno dopo la caduta delle foglie, le grondaie devono essere interamente controllate e ripulite da foglie, sporcizia, e simili corpi estranei. Con queste misure si provvede anche a garantire un rapido scorrimento dell acqua e a limitare così la formazione di ghiaccio o l intasamento da foglie e simili. Se in inverno si dovesse formare del ghiaccio nella zona delle condutture dell acqua piovana, esso deve essere rimosso rapidamente ma con cautela, per evitare rotture da gelo nella zona del basamento dell edificio. Le cause dell indesiderata formazione di ghiaccio devono essere cercate ed eliminate con appositi provvedimenti. Canali e tubi devono essere privi di deformazioni e fessurazioni, le opere murarie esterne non devono presentare vistose colorazioni nella zona del drenaggio (danni da umidità). Tutti gli impluvi in metallo, i ganci di sicurezza e tutti gli elementi aggiuntivi della copertura, devono essere oggetto di verifica annuale per quanto riguarda la

loro sicurezza, corrosione, funzionamento ed impermeabilizzazione. Nei canali possono formarsi delle sacche d acqua. In questo modo lo scolo dell acqua piovana risulta del tutto ostacolato, oppure avviene in maniera incontrollata da punti non desiderati. Questi danni devono essere riparati il più velocemente possibile. L impermeabilità e la funzionalità dei drenaggi devono essere controllate spesso. Gli elementi sporgenti e le connessioni situate in esterno nella zona del tetto sono particolarmente sollecitate da vento, neve e ghiaccio. Soprattutto in quei punti in cui l acqua può penetrare, sono inevitabili piccoli danni nel corso del tempo. E perciò necessario controllare spesso se compaiono rotture sui comignoli, sfiati o su altri punti simili. Durante il controllo visivo bisogna inoltre fare attenzione alla presenza di danni, colorazioni o efflorescenze su intonaco, muro e guarnizione. E poi da esaminare la connessione tra camino ed altri elementi e rivestimento del tetto e della terrazza. La facciata e i serramenti costituiscono l involucro esterno delle pareti. Vento, acqua e luce del sole possono provocare alterazioni del colore nelle diverse zone di una facciata. A seconda di quanto fortemente ad esempio, le zone del basamento ed i lati più esposti sono fortemente sottoposti alle influenze del clima. A seconda del tipo di materiale impiegato per la facciata, gli effetti si manifestano in maniera molto differenziata. Le superfici delle facciate devono essere controllate annualmente, indipendentemente dal materiale di cui sono costituite. Contestualmente al controllo delle facciate, devono essere esaminati e/o ripuliti: tutte le eventuali aperture di ventilazione, la capacità funzionale dell aerazione, la rete metallica di difesa dagli insetti e, ove presente, il vespaio (o sottocantina). I locali doccia dovranno essere giornalmente ben aerati in modo che l alta percentuale di umidità non crei formazione di muffe o funghi xilofagi sulle pareti e sulla copertura. Detti locali potranno anche essere controsoffittati e tamponati con un adatto sistema che impedisca una forte presenza di umidità sulle strutture lignee, comunque sarà necessaria sempre una quotidiana aerazione dei locali. A questo scopo potrebbe essere preso in considerazione anche un sistema automatico di areazione dei locali. PROGRAMMA DI MANUTENZIONE OGNI ANNO Ispezione visiva per accertare che non ci siano dissesti che comportano infiltrazioni d acqua e/o condensazione di vapore. I punti da controllare con particolare attenzione sono i seguenti: le zone di appoggio delle pareti, la parte bassa del rivestimento (interno ed esterno). Ispezione dei pozzetti di drenaggio e dell impianto di smaltimento per accertare che le modalità di funzionamento siano corrette, che non ci siano ostruzioni, perdite od altri fattori che possano comportare un cattivo funzionamento. Ispezione visiva per accertare che non ci siano parti rotte o pericolose. I punti da controllare con particolare attenzione sono i seguenti: corretta chiusura di porte e finestre, infiltrazione d acqua sulla parte bassa delle strutture ed eventualmente la presenza di spifferi nei serramenti. Ispezione visiva per accertare che non ci siano dissesti che comportano infiltrazioni d acqua e/o condensazione di vapore. Controllo di eventuali infiltrazioni d acqua ed umidità in particolare nei locali docce e nei bagni. DOPO IL PRIMO ANNO DI ESERCIZIO E POI OGNI 20-25 ANNI Ispezione visiva e strumentale da parte di un tecnico specializzato in diagnostica delle strutture lignee, per accertare e documentare che: 1) la struttura sia utilizzata in accordo alle specifiche di progetto e le condizioni ambientali rispettino le ipotesi progettuali. In particolare tale accertamento dovrà verificare che le azioni permanenti e, per quanto possibile, quelle accidentali rispettino quanto previsto in sede di valutazione progettuale; 2) non siano presenti segni di degrado nelle membrature più sollecitate (in senso meccanico e/o come rischio di attacco biotico) 3) il serraggio dei bulloni e viti sia corretto; 4) lo stato di conservazione della copertura e delle pareti siano corretti. Allegati omesso STRAUSS 7 Fascicolo dei tabulati di calcolo dell'intervento.