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AUTORI
M. Rossi, N. Maltzeff, A. Rebonato, M. Citone, P. Aloisio, P. Venneri, G. Varano
TITOLO
Rivascolarizzazione con tecnica endovascolare nel piede diabetico
SOMMARIO
Efficacia della rivascolarizzazione con tecnica endovascolare nelle arterie sotto il
ginocchio per ripristinare run-off distale ed evitare amputazioni maggiori nei pazienti
con CLI
ARTICOLO
Materiali e Metodi
Da Dicembre 2003 a Ottobre 2009 sono state trattate 263 lesioni a livello delle arterie
di gamba in 228 pazienti candidati all’amputazione (89M,39F), età media 70,9 anni.
Tutti i pazienti riferivano dolore a riposo e presentavano ulcere trofiche.
Sono stati classificati secondo la Texas Classification:
0-C
11% I-C
2%II-C
4%
II-D
11%
III-C
4%III-D
68%
Da notare la netta prevalenza (68%) della classe III-D: pazienti fortemente candidati
all’ amputazione maggiore.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad uno studio diagnostico pre-procedurale con
ECD ed MRA.
Lo studio documentava in entrambe le metodiche una situazione critica a livello del
piede. Le lesioni vascolari sono state divise in base alla sede dell’ostruzione o della
stenosi e si è notato una sovrapposizione dei nostri dati con quelli pubblicati da
Graziani et al. nel 20061.
Gran parte delle lesioni erano localizzate sotto la triforcazione poplitea.
Se per le stenosi sono state riscontrate un 33% di lesioni nel tratto femoro-popliteo; la
prevalenza di lesioni a livello infrapopliteo è più evidente per quel che riguarda le
occlusioni, con frequente riscontro di occlusioni lunghe.
Stenosi
SFA; 6; 14%
POP; 8; 19%
TPT; 6; 14%ATA; 12;
29%
ATP; 6; 14%
IO; 4; 10%
Stenosi
Graziani et Al
“Vascular involvement in diabetic Subjects
with
Ischemic foot ulcer: A new morfological
categorization
of desease severity”
Eur J vasc Endovasc Surg 2006
Tecnica
A tutti i pazienti, per 3 giorni prima della procedura vengono somministrati
500mg/die di ticlopidina e cardiaspirina 100mg/die. Dopo la rivascolarizzazione
viene somministrata ticlopidina 500mg per altre sei settimane e cardioaspirina
100mg quoad vitam.
Previa puntura anterograda con tecnica di Seldinger a livello della femorale comune
viene inserito un introduttoriìe da 5F a cui si collega un lavaggio continuo di
Occlusioni
Graziani et Al
“Vascular involvement in diabetic
Subjects with
Ischemic foot ulcer: A new
morfological categorization
of desease severity”
Eur J vasc Endovasc Surg 2006
SFA; 9; 14%
POP; 7; 11%
TPT; 12; 19%
ATA; 16; 25%
PTA; 13; 20%
PER; 7; 11%
Occlusioni
soluzione fisiologica eparinata. Si esegue uno studio angiografico con diverse
proiezioni.
In un primo momento viene utilizzata una guida 0.035 (Terumo) per raggiungere e
superare la stenosi o l’ostruzione, supportati da un catetere tipo straight o vertebral
da 4F (Terumo).
Scambio guida con una 0.014’’ o 0.018’’ per una maggiore approcciabilità nelle
arterie sotto il ginocchio e di piede.
Infine si eseguono ripetute angioplastiche con palloncini “low profile” da 3,5mm max
a 1,5 mm min, con lunghezza variabile da 80mm a 220mm.
Le dilatazioni, eseguite con un manometro dedicato, durano dai 4 ai 6 minuti,.
Durante la procedura vengono sempre infusi almeno 5000 UI di eparina sodica.
In 12 pazienti è stata usata la tecnica doppio approccio subintimale anterogrado-
retrogrado , ECD guidato.
Tecnica subintimale (secondo Bolia2)
Consiste in una dissecazione intenzionale della parete del vaso ostruito così da creare
un nuovo lume attorno alla placca.
Viene a tale scopo utilizzata una guida rigida con punta lievemente angolata
(generalmente Terumo). Una volta che la guida è stata inserita mediante tecnica di
Seldinger questa viene portata in prossimità della lesione ostruttiva.
Facendo compiere alla guida movimenti rotazionali e facendo attenzione a non
incannulare vasi collaterali, si esercita una pressione sulla lesione. Proseguendo con
la pressione si percepirà un improvviso balzo in avanti della guida, segno
dell’avvenuto superamento dell’intima e dell’ingresso nello spazio extraluminale.
Rimanendo nel lume falso si deve applicare una forza alla guida tale che questa formi
una larga ansa i cui margini siano a contatto con il lume occluso (in questo modo si
crea un ansa estremamente rigida a cui trasmettere la forza lungo la guida).
La guida rigida viene cosi spinta per tutta la lunghezza della lesione (facendo
attenzione a non deviare troppo dall’asse dell’ostruzione per il rischio di perforazione
dell’arteria) fino a rientrare nel lume vero, evento segnalato dalla diminuzione della
resistenza avvertita sulla guida dall’operatore e dal mdc iniettato, (maggiore è la
lunghezza dell’ostruzione maggiore è la difficoltà a percorrere completamente la
stessa sino al rientro nel vero lume).
Il nuovo lume (creato dalla dissezione) può essere dilatato con un palloncino. Le
dimensioni del palloncino vengono scelte sulla base del calibro dell’arteria da
dilatare.
Questa tecnica trova maggiore impiego rispetto alla ricanalizzazione intraluminale
nelle ostruzioni calcifiche in cui la guida metallica non riesce ad attraversare la
lesione.
Tecnica anterograda-retrograda (SAFARI 3)
Spinosa et al. hanno proposto una nuova tecnica di rivascolarizzazione delle arterie
infrapoplitee, che consiste in un doppio approccio anterogrado e retrogrado
subintimale, qualora col singolo approccio anterogrado non sia possibile la
ricanalizzazione di ostruzioni lunghe e fortemente calcifiche.
Con l’ ausilio dell’ eco-color Doppler si esegue puntura diretta del vaso (a. tibiale
anteriore o a. tibiale posteriore) e con una guida 0.018’’ si ricanalizza per via
retrograda sino in arteria poplitea, dove era stato precedentemente posizionato un
catetere. A questo punto, dopo uno scambio di guide, ed inserita una Terumo 0.035’’,
per una maggior stabilità del device, si procede ad avanzamento della guida nel
catetere, fino alla sua fuoriuscita dall’ accesso femorale. Ricanalizzato il vaso è
possibile far scivolare sulla guida il catetere a palloncino ed eseguire ripetute
angioplastiche
Risultati
Nella totalità delle procedure è stato raggiunto un successo tecnico del 97%, ovvero
un ristabilito run-off distale al controllo agiografico post PTA.
Il nostro follow-up da 6-71 mesi (range 29 mesi) si è basato su uno studio clinico dei
pazienti usando i seguenti parametri:
completamente guarito
in via di guarigione
non guarito
e su controllo ECD .
Il 60% dei pazienti all’ECD documentava pervietà delle arterie trattate e flusso
diretto a livello distale.
IL 60% dei pazienti riferiva completa regressione della sintomatologia dolorosa.
Le amputazioni maggiori sono state 11.
Le amputazioni minori sono state 47.
I pazienti con lesioni in via di guarigione sono prevalentemente quelli trattati più di
recente (6-10 mesi).
Conclusioni
La rivascolarizzazione è la terapia migliore e indispensabile per eliminare il dolore e
favorire la guarigione delle ulcere in pazienti con Critical Limb Ischemia.
E’ soprattutto indispensabile quando è richiesto un intervento chirurgico sul piede:
infatti l’ utilizzo estensivo della rivascolarizzazione, in associazione con un buon
NO
AMPUTAZIONE
75%
AMPUTAZIONE
MINORE
21%
AMPUTAZIONE
MAGGIORE
4%
guariti
60%Non guariti
10%
In via di
guarigione
15%
perso/
deceduti
15%
approccio chirurgico e medico dell’ ulcera, garantisce, in un breve periodo, un alto
tasso di salvataggio d’ arto.
Secondo un’ affermazione contenuta nella TASC4 “la miglior procedura di
rivascolarizzazione deve evitare l’ anestesia generale, indurre il minor stress
sistemico possibile ed aver minori complicanze possibili”.
In questi termini la PTA è una procedura a bassa morbilità e mortalità, non richede
anestesia generale o spinale, non provoca ferite chirurgiche e richiede una breve
degenza.
La PTA si è dimostrata fattibile anche per lesioni infrapoplitee, lunghe, multiple e
calcifiche 5.
Lo studio BASIL6 , che compara i principali outcomes della chirurgia vascolare e
dell’ angioplastica, non dimostra differenze significative riguardo a tasso di
amputazioni maggiori, sopravvivenza e qualità della vita tra by-pass e PTA, ma la
chirurgia risulta senz’ altro più costosa almeno di un terzo, aumenta il tempo di
degenza ospedaliera e l’ impiego certamente più frequente di unità di terapia
intensiva rispetto ai pazienti sottoposti ad angioplastica. Sono riportati alcuni casi di
fallimento chirurgico, dovuti ora a vasi troppo calcifici per poter essere usati come
accettori, ora all’ impossibilità di utilizzare le vene autologhe come graft, non
volendo utilizzare i materiali protesici a causa della scarsa performance. Nello studio
vengono anche segnalate alcune complicanze infettive a carico della ferita chirurgica.
Altri studi riportano alti tassi di fallimento nell’immediato post-operatorio 7, 8.
Con i moderni protocolli lo studio agiografico e la PTA vengono effettuati nella
medesima sezione, riducendo così sia lo stress per il paziente, sia la quantità di mezzo
di contrasto somministrato, fatto rilevante in questi soggetti che possono presentare
un’ associata nefropatia.
Questo approccio riduce ovviamente anche i costi della procedura.
Una critica rivolta nel passato all’angioplastica consisteva nell’ elevato tasso di
restenosi; ma attualmente sembra ormai assodato che ciò che realmente conta non è
la restenosi morfologica, bensì la restenosi clinica; in sostanza ci si deve porre il
problema dell’ insuccesso solo qualora il paziente torni ad accusare dolore, se la
lesione si blocca durante il suo processo di riepitelizzazione o si riulcera. Non si deve
dimenticare però che la PTA è una procedura ripetibile, può essere associata al by-
pass e che al contrario di quest’ ultimo, preserva la pervietà dei circoli collaterali,
che nel caso di restenosi del vaso, garantiscono comunque un circolo di gamba,
mitigando i sintomi.
L’ ostacolo principale alla ricanalizzazione per via endoluminale è stata per molto
tempo la completa ostruzione calcifica del vaso, che non permetteva il passaggio dei
cateteri.
Negli ultimi anni alcune tecniche endovascolari, come l’ approccio subintimale o il
doppio approccio anterogrado-retrogrado, nate per la rivascolarizzazione dell’arteria
femorale superficiale, hanno trovato applicazione nella ricanalizzazione delle arterie
infrapoplitee e consentono di superare gli ostacoli posti dalla morfologia delle lesioni.
Queste nuove soluzioni, stanno aumentando l’ applicabilità delle procedure
interventistiche, dando speranza di salvataggio d’ arto a quei pazienti destinati all’
amputazione.
Il nostro studio anche se con risultati a medio e breve termine dimostra una pervietà
comparabile a quella del by-pass chirurgico.
Nel breve termine si è visto un più alto tasso di morbidità nella tecnica chirurgica.
L’ angioplastica percutanea, grazie anche agli innumerevoli progressi dei materiali e
le nuove tecniche appare la scelta di elezione nella CLI , consentendo, nella nostra
esperienza un tasso di salvataggio d’ arto (nessuna amputazione o amputazioni
minori) pari al 96%.
Il parametro fondamentale utilizzato per valutare il successo della procedura è la
guarigione dell’ ulcera e la scomparsa del dolore. Sommando la percentuale di ulcere
guarite a quelle in via di guarigione (breve termine follow-up), si è raggiunto un
successo pari al 75%.
Infatti pur considerando una pervietà all’ ECD del 60%, quindi minore del successo
in termini clinici, per eventuale ripresa di malattia, il problema della restenosi
morfologica, come precedentemente descritto, non si pone fino a quando procede la
fase di riepitelizzazione e non ricompaiono lesioni trofiche.
BIBLIOGRAFIA
1. Graziani L., Silvestro A., Bertone V., Manera E., Andreini R., Sigala A.,Mingardi R.,
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8. Domenic C M, Hadman A D, Holzenbein T J, Kanzal N, Aulivola B, Skillman J J, et al.:
Timing of pedal By-pass failure and its impact for the need of amputation. Ann Vasc
Surg 2005; 19: 56-62
ICONOGRAFIA
Paziente M 65 aa. Necrosi ischemica
Figura 1 Figura 2 Figura 3
Figura1-2- 3 Quadro agiografico pre-intervento: ATA pluristenoticanel tratto prossimale e ostruzione completa a
livello distale con scarsa vascolarizzazione dell’ avampiede
Figura 4 Figura 5 Figura 6
Figura 4-5-6 post PTA con completa rivascolarizzazione dell’ATA e ripristino del run-off di piede
Figura 7 Figura 8
Figura 7- Piede pre-procedura Figura 8- Piede post PTA(amp.dei raggi)
Figura 9- 3 mesi post procedura accollamento dei lembi dopo
amputazione minore
Tecnica anterograda-retrograda subintimale (RENDEZVOUS)
Figura 1 Figura 2 Figura 3
pre
Figura 1-2 Ostruzione ATA e ATP con riabitazione a livello retromalleolare
Figura 3 Ricanalizzazione ATP con tecnica Rendezvous
Figura 6
Figura 4 Figura 5
Figura 4-5 Ricanalizzazione per via retrograda(4) e angioplastica
con palloncino da 3,5 x120mm (5)
Figura 6 Controllo finale con completa ricanalizzazione della ATP
buon run-off di gamba