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Dott. Rosario Sabelli Dott. Giovanni Magoni Psicologi La Casa di Michele Corso di formazione 23 Maggio 2016 Cosa faremo oggi Visione corto-animato «mon petit frere de la lune» Definizione dello spettro autistico; Quale ruolo e funzione della scuola; L’alunno con autismo a scuola, difficoltà riscontrate; Suggerimenti di intervento su: Strutturazione dello spazio Strutturazione del tempo Aspetti sensoriali Aspetti relazionali Comunicazione Adattamento dei materiali didattici Abilità di autonomia Valorizzazione degli interessi Inclusione/integrazione scolastica dell’alunno con autismo; Il lavoro di rete.

Aspetti relazionali Cosa faremo oggi Comunicazione ...istitutomazzinipatini.it/attachments/article/358/Corso Mazzini... · Quale ruolo e funzione per la scuola La scuola rappresenta

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Dott. Rosario SabelliDott. Giovanni

Magoni

Psicologi

La Casa di Michele

Corso di formazione

23 Maggio 2016

Cosa faremo oggi

Visione corto-animato«mon petit frere de la lune»

Definizione dello spettro autistico; Quale ruolo e funzione della scuola;

L’alunno con autismo a scuola, difficoltà riscontrate; Suggerimenti di intervento su:

Strutturazione dello spazio

Strutturazione del tempo

Aspetti sensoriali Aspetti relazionali

Comunicazione

Adattamento dei materiali didattici

Abilità di autonomia Valorizzazione degli interessi

Inclusione/integrazione scolastica dell’alunno con autismo; Il lavoro di rete.

Definizione e caratteristiche dei disturbi dello spettro autistico

L’Autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato con esordio nei primi tre anni di vita.

Le aree prevalentemente interessate sonoquelle relative :

Interazione sociale

Abilità di comunicare idee, sentimenti

Capacità di stabilire relazioni con gli altri.

Le difficoltà di interagire con l’altro

sviluppando l’intersoggettività

Il bambino con autismo nasce con deficit più o meno gravinella predisposizione normalmente innata a entrare incontatto con gli altri, sviluppando con molta difficoltà le variecapacità di intersoggettività quali:

Attenzione congiunta;

imitazione;

Emozione congiunta; Intenzione congiunta;

Scambio di turni (ad esempio anche nel gioco);

Interazione sociale.

In queste situazioni di difficoltà, non viene maturata lamotivazione sociale, ossia quel tipo di motivazione in grado distimolare la ricerca di esperienze intersoggettive che portanoalla sperimentazione e all’acquisizione delle abilità sociali.

Le difficoltà cognitive di conoscere e

comprendere gli stati mentali propri e altrui e i

loro rapporti con i comportamenti

La persona con autismo sembra incapace di riflettere su ciò che accade nella propria mente e di comprenderne le varie attività cognitive, metacognitive, affettive, motivazionali, nelle loro differenze e nei loro rapporti con eventi e comportamenti.In altre parole, la persona con un deficit di «teoria della mente», sarebbe «cieca» rispetto alle proprie dimensioni psicologiche e soprattutto incapace di «leggere la mente dell’altro».

Le difficoltà percettive e cognitive di

costruire dalle stimolazioni esterne un

«tutto» coerente

La persona con autismo è fortemente attratta e

ancorata ai dettagli degli oggetti e delle situazioni

che incontra. Elabora l’esperienza in modo

frammentato, senza ricostruire un tutto sensato e

coerente. Il funzionamento percettivo-cognitivo

sembra mancare di una capacità di «coerenza

centrale» (Frith, 1989)

Le difficoltà a organizzare, pianificare e autoregolare i

comportamenti

La persona con autismo trova rilevanti difficoltà nelle

cosiddette funzioni esecutive (capacità di

pianificazione superiore di autoregolazione

metacognitiva), per cui mantiene attiva l’attenzione

con grande difficoltà, forma difficilmente piani di

azione e li porta avanti incostantemente; inibisce

con fatica la tendenza a rispondere in modo

impulsivo, non usa feedback ambientali e non dirige

flessibilmente le proprie strategie comportamentali o

cognitive. (Shopler e Mesibow, 1998).

Quale ruolo e funzione per la

scuola

La scuola rappresenta uno spazio privilegiatonel progetto di vita della persona con autismo,in quanto oltre a favorire gli apprendimentiscolastici (lettura, scrittura, calcolo) permette direalizzare una parte più generale finalizzata almiglioramento dell’:

Interazione sociale;

Arricchimento della comunicazionefunzionale;

Diversificazione degli interessi e delle attività.

L’alunno con autismo a scuolaUn punto centrale sul quale porre l’attenzione èla diversità qualitativa del disturbo autistico,prima ancora di quella quantitativa. Esistono,negli alunni affetti da autismo abilitàsicuramente deficitarie, le quali però siconnettono con competenze apparentementesorprendenti in varie funzioni (punti di forza e didebolezza).Gli ostacoli e le sfide principaliriguardano: L’accoglienza;

L’apprendimento; La socializzazione;

Problemi di comportamento.

L’accoglienza

E’ molto utile attivare delle visite agli ambienti esterni

ed interni, e una preventiva conoscenza delle figure

adulte, non sovraccaricare l’impatto in senso

percettivo( quantità di ambienti, oggetti, visi)ed

emozionale( attese, aspettative, incognite); valutare

la praticabilità della frequenza fin dal primo

giorno:orientare l’accesso a scuola mediante visi noti,

oggetti e icone personali.

ApprendimentoL’apprendimento quindi dipenderà: Per quanto riguarda l’alunno, dal suo livello

cognitivo, dalla sua capacità di prestare attenzione, di comprendere la comunicazione verbale e non, di tollerare determinati stimoli;

Per quanto riguarda la scuola, dall’adeguatezza dei contenuti in base alle caratteristiche dell’alunno, dalla maggior o minore presenza di stimoli in aula, dall’organizzazione dello spazio, dall’accuratezza con cui è stato stilato il PEI, sulla base della valutazione iniziale, dalla collaborazione fra gli insegnanti, dall’attivazione di logiche di sostegno diffuso e aiuto fra compagni.

SocializzazioneLa socializzazione rappresenta uno dei problemiprincipali della persona con autismo. L’alunnopotrà isolarsi oppure cercare insistentementel’altro, mettere in atto comportamenti bizzarrinell’interazione o evitare sistematicamente ilcontatto con i propri compagni. Probabilmenteil comportamento sarà piu’ adeguato nelrapporto uno a uno e nel piccolo gruppo,mentre potrà sentirsi a disagio nel grandegruppo soprattutto se soffre di problemisensoriali( fastidio per i rumori, per la confusione,per il troppo movimento, per la temperatura ola luminosità dell’aula)

Nella quasi totalità dei casi, i problemi di

comportamento hanno una funzione e unsignificato e possono essere determinati da:

Risposte sensoriali anomale a determinati stimoli( rumore, luminosità ,calore ecc..);

Proposte didattiche non adeguate alle caratteristiche dell’alunno, rispetto al

contenuto (troppo difficile o troppo facile)e/o alla forma (l’istruzione verbale di un’attività può risultare più difficile da comprendere rispetto a una auto-esplicativa o con

spiegazione espressa visivamente);

Difficoltà nella comunicazione, per ciò che

concerne i propri bisogni e stati d’animo.

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.Albert Einstein

Raccomandazioni per l’intervento psicoeducativo nella scuola

La pervasività del disordine, la molteplicità dei quadri clinici e la cronicità del disturbo richiedono l’integrazione di vari metodi in un approccio multidisciplinare: il programma abilitativo deve necessariamente essere individualizzato sulle caratteristiche di ciascun alunno, in base al livello cognitivo, all’età al funzionamento neuropsicologico, alle abilità presenti e potenziali e ai bisogni della famiglia.

Come favorire l’inclusione/integrazione scolastica dell’allievo con autismo

Il concetto di integrazione deve nascere

dal sostanziale passaggio dal focus sullo

stereotipo che riguarda la disabilità, allo

sguardo capace di incontrare l’altro nella

sua complessità, nella rete di possibilità e

limiti che gli è propria, per identificare piste

utili a ideare e realizzare un itinerario

formativo significativo.

Quattro parole chiave per una vera integrazione scolastica

Programmazione (tra insegnanti di

sostegno, curricolari e altre figure di

supporto);

Organizzazione (tempi, luoghi, materiali e

soprattutto il personale);

Didattica speciale;

Compagni.

Dentro o fuori?

Sostenere che l’allievo debba stare sempre in classe perché

questa è la logica dell’integrazione o, al contrario, che non possa

starci in quanto le attività che si svolgono non sono adatte al suo

livello di competenze, è un modo assolutamente inadeguato di

porre il problema. Per uscire da una dimensione fortemente

connotata da posizioni ideologiche su questo tema è necessario

considerare tre aspetti:

l’esigenza di una programmazione congiunta fra insegnanti

curricolari e di sostegno alla ricerca di punti di contatto,

la possibilità di avvicinare gli obiettivi e di partecipare a quella

che viene definita la “cultura del compito”;

la prospettiva di svolgere attività personalizzate all’interno o

all’esterno della classe.

Per programmare l’integrazione, bisogna integrare la programmazione

Le domande fondamentali che tutti gli insegnanticurricolari e per il sostegno dovrebbero porsi sono leseguenti:

"C’è almeno una cosa fra le tante previste per tuttala classe che può essere svolta anche dall’alunnoche segue un piano educativo individualizzato?";

"C’è almeno una cosa fra quelle contemplate perl’alunno in difficoltà che può essere proposta ancheagli altri compagni di classe?"

Sicuramente esistono possibilità di risposta positiva aquesti quesiti, che possono essere colte agevolmentenel momento in cui si abbandona la rigidità delprogramma e si abbraccia la filosofia flessibile delcurricolo, inteso come sintesi di programma eprogrammazione (Frabboni, 2002).

L’adattamento degli obiettivi non deve essere inteso a senso unico, cioè come semplice adeguamento della programmazione individualizzata per farla avvicinare a quella della classe. In alcune occasioni ci possono essere anche delle attività appositamente pensate a favore dell’allievo in difficoltà, alle quali partecipano anche i compagni (ad esempio quelle centrate sui punti di forza). E questo non rappresenta un semplice rallentamento, in quanto, come dimostrano varie ricerche (cfr. Cottini, 2004), i compagni ne possono trarre dei consistenti vantaggi, sia di tipo cognitivo (ad esempio con la ripetizione di alcune parti del programma, con la scomposizione di compiti complessi in sequenze, ecc.), che di tipo sociale.

Il lavoro di rete

L’insegnante specializzato per il sostegnodovrebbe assumere il ruolo di figura di sistemaall’interno della scuola per costruire la rete dicollaborazioni:

Con gli operatori dei centri specializzati diriferimento o operatori dei servizi territoriali

che seguono il progetto di vita dello studente;

Con la famiglia e lo studente con autismo;

Con i centri non istituzionalizzati che si

occupano di disabilità.

Con gli operatori dei centri specializzati

Per ricevere informazioni e suggerimenti

per migliorare il lavoro in classe;

Definire in modo congiunto il progetto e

le azioni da svolgere;

Impostare i momenti di verifica e

valutazione dell’intervento;

Avviare dei momenti di confronto per

gestire le eventuali difficoltà e crisi.

Con la famiglia

Per raccogliere informazioni sulle abitudini divita(organizzazione della giornata, abitudini,ritualità, competenze, abilità, difficoltà ecc..);

Avviare un processo di conoscenza reciprocoe concordare un programma comune;

Definire periodici momenti di verifica per il

lavoro svolto;

Essere aggiornati sulle azioni svolte fuori dalla

scuola.

Con i centri non istituzionalizzati che si occupano di disabilità.

Migliorare le competenze nella

prospettiva di un aggiornamento

continuo;

Conoscere la mappa delle risorse del territorio per avviare utili collaborazioni.

“Essere autistici non significa non essere umani, ma esserediversi. Quello che è normale per altre persone non ènormale per me e quello che ritengo normale non lo è pergli altri. In un certo senso sono mal “equipaggiato” persopravvivere in questo mondo, come un extraterrestre chesi sia perso senza un manuale per sapere come orientarsi.Ma la mia personalità è rimasta intatta. La mia individualitànon è danneggiata. Ritrovo un grande valore e significatonella vita e non ho desiderio di essere guarito da me stesso.Concedetemi la dignità di ritrovare me stesso nei modi chedesidero; riconoscete che siamo diversi l’uno dall’altro, cheil mio modo di essere non è soltanto una versione guastadel vostro. Interrogatevi sulle vostre convinzioni, definite levostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti tranoi.” ( Jim Sinclair, 1998)

bibliografia:AAVV, 2013. Autismo a scuola Erickson. Gardolo (TN)

Beukelman D.R., Miranda P. 2014 Manuale di comunicazione aumentativa e alternativa

Erickson. Gardolo (TN)

Carr E.G. 1998. Il problema di comportamento è un messaggio Erickson. Gardolo (TN)

Cottini L., Vivanti G., 2013. Autismo: come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola Giunti

O.S.

Caretto F., Dibattista G., Scalese B., 2012. Autismo e autonomie personali. Guida per

educatori, insegnanti e genitori Erickson. Gardolo (TN)

De Clercq H., 2001. L'autismo da dentro Erickson. Gardolo (TN)

Sistema nazionale per le linee guida, 2011. Linee guida 21. Il trattamento dei disturbi dello

spettro autistico nei bambini e negli adolescenti

Volkmar F.R., Wiesner L.A., 2014. L'autismo dalla prima infanzia all'età adulta. Guida teorica

e pratica per genitori, insegnanti, educatori Erickson. Gardolo (TN)

Winter M., Lawrence C., 2012. Comprendere e aiutare l'alunno con Sindrome di Asperger

L.E.M.Milano

Strutturazione dello spazio

Risponde alla domanda “dove?”

Spazi dedicatiLavoro individuale

Riposo

Attività in gruppo

Tempo libero …

Spazi identificabili e organizzati“contrassegnati”

Con materiale dedicato e organizzato

Chiarificazione del tempo

Adattamento del modo di parlare

Adattiamo la complessità del linguaggio in modo che corrisponda al livello dell’interlocutore

• Sia per struttura linguistica • Sia per contenuti

Parliamo di argomenti rilevanti:

• Ciò che sta facendo o a cui sta prestando attenzione

• Ciò che sta per fare• Ciò che ha già fatto• Ciò che conosce bene

•Evitiamo di parlare eccessivamente

• Usiamo frasi articolate chiaramente

Aspetti relazionali e storie sociali

Comunicazione

Anticipazione

Mostrare l’oggetto o l’immagine accompagnata ad ogni comunicazione verbale è più efficace perché parliamo con il linguaggio del soggetto.

Attirare l’attenzione

Cerchiamo di attirare l’attenzione prima di parlare

• Chiamando per nome• Usando guida fisica se

necessario

Comunicazione

Adattamento dei materiali didattici

• Quanto devo lavorare?

• Come capisco cosa devo fare?

• Come capisco quando ho finito?

• Per cosa sto lavorando?

Esempi pratici

Esempi

Adattamento dei materiali curricolari

Anche l’uso di mappe

Abilità di autonomia attraverso le sequenze

Abilità di autonomia

Valorizzazione degli interessi