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Attenzione Questo documento è stato repdisposto omettendo tutte mappe e tutte le immagini a corredo del testo ogriginale. Questo, con l’unico scopo di rendere agevole il down-load del documento stesso. Turtti coloro che volessero prendere visione, o ricevere il testo originale possono recarsi repsso il Servizio Faunistico provinciale al terzo piano di Corso Matteotti 3 a Lecco. Nel caso si volese ricevere una ciopia (grandezza complessiva files circa 190 Mb), è pregato di munirsi di un Cd o di una chiavetta hardware.

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Attenzione Questo documento è stato repdisposto omettendo tutte mappe e tutte le immagini a corredo del testo ogriginale. Questo, con l’unico scopo di rendere agevole il down-load del documento stesso. Turtti coloro che volessero prendere visione, o ricevere il testo originale possono recarsi repsso il Servizio Faunistico provinciale al terzo piano di Corso Matteotti 3 a Lecco. Nel caso si volese ricevere una ciopia (grandezza complessiva files circa 190 Mb), è pregato di munirsi di un Cd o di una chiavetta hardware.

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Carta delle Vocazioni Ittiche

Piano Ittico Provinciale

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Titolo 1 Carta delle Vocazioni Ittiche A cura di:

Marco Aldrigo * Alberto Negri ** Pietro Gatti * Roberto Facoetti * Alessia Vitali *** Coordinamento del progetto

Lucano Tovazzi * (Provincia di Lecco – Servizio Faunistico), ** (Aquatech sas), *** (Provincia di Lecco – Servizio Protezione delle Acque) Settore Ambiente Ecologia, Caccia e Pesca della Provincia di Lecco

Servizio Faunistico

Dirigente: dott. Luciano Tovazzi Responsabile U.O. Caccia e Pesca: dott. Pietro Gatti Tecnico Faunistico: dott. Marco Aldrigo Tecnico Faunistico: dott. Roberto Facoetti Funzionari istruttori: sig.ri Bettiga Luca, Ferrari Ermanno, Invernizzi Giuseppe.

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- RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano per la collaborazione fornita: Gli Agenti del Corpo di Polizia della Provincia di Lecco. Le Guardie Ittiche Volontarie: Angelo Cornacchia, Mariano Chiera, Luciano Mingarelli, Marco Negri. L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) di Lecco. Il Servizio Protezione delle Acque L’Ufficio Derivazioni della Provincia di Lecco (per la parte che riguarda e le derivazioni idroelettriche): dott. Marco Derrigo, ing. Francesco Tagliaferri.

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- SOMMARIO

Carta delle Vocazioni Ittiche ............................................................................................................. 2 Piano Ittico Provinciale...................................................................................................................... 2

Titolo 1........................................................................................................................................... 5 Carta delle Vocazioni Ittiche.......................................................................................................... 5

- RINGRAZIAMENTI.................................................................................................................. 1 - SOMMARIO............................................................................................................................. 2 0. - PREMESSE......................................................................................................................... 1 1. - RIFERIMENTI NORMATIVI................................................................................................. 3 2. - CONTENUTI DELLA CARTA DELLE VOCAZIONI ITTICHE.............................................. 5

2.1. - Fiumi e torrenti .............................................................................................................. 5 2.2. - Laghi ............................................................................................................................. 6 2.3. - Corpi idrici maggiormente significativi........................................................................... 7

3. - CARATTERISTICHE DEL RETICOLO IDRICO .................................................................. 8 3.1. - DEFINIZIONE DEL RETICOLO IDRICO DI RIFERIMENTO........................................ 8

I laghi ....................................................................................................................................... 20 4. - IL LARIO............................................................................................................................ 20

4.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE. ......................................................................................... 20 4.2. - EVOLUZIONE TROFICA RECENTE.......................................................................... 21 4.3. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 21 4.4. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .............................................................. 46

5. - IL LAGO DI ANNONE........................................................................................................ 55 5.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE .......................................................................................... 55 5.2. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 57 5.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .............................................................. 65

6. - IL LAGO DI GARLATE ...................................................................................................... 68 6.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE .......................................................................................... 68 6.2. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 69 6.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .............................................................. 70

7. - IL LAGO DI OLGINATE..................................................................................................... 72 7.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE .......................................................................................... 72 7.2. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 73 7.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .............................................................. 74

8. - IL LAGO DI PUSIANO....................................................................................................... 76 8.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE .......................................................................................... 76 8.2. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 76 8.3. - 2.1.5.4 FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .................................................. 82

9. - IL LAGO DI SARTIRANA .................................................................................................. 84 9.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE .......................................................................................... 84 9.2. - VOCAZIONI ITTICHE ................................................................................................. 85 9.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE .............................................................. 89

10. - I LAGHI ALPINI ............................................................................................................... 91 10.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE ........................................................................................ 91 10.2. - VOCAZIONI ITTICHE ............................................................................................... 92

I LAGHI DI DELEGUAGGIO.................................................................................................... 93 I CORSI D'ACQUA .................................................................................................................. 94 11. - FIUME ADDA PRE-LACUALE ........................................................................................ 94

11.1. - Qualità delle acque ................................................................................................... 94 11.2. - Vocazioni ittiche ........................................................................................................ 95 11.3. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................... 97

12. - FIUME ADDA SUB-LACUALE E RETE IDRICA COLLEGATA....................................... 99 12.1. - Qualità delle acque ................................................................................................... 99 12.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 102

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12.3. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 107 13. - TORRENTI TRIBUTARI DELL’ADDA SUB-LACUALE.................................................. 116

13.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 116 13.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 117 13.3. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 122

14. - IL TORRENTE REMOLA............................................................................................... 124 14.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 125 14.2. - popolamento ittico................................................................................................... 125 14.3. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 125

15. - IL TORRENTE PIOVERNA ........................................................................................... 126 Pioverna - parte alta .............................................................................................................. 126 Pioverna - parte pianeggiante................................................................................................ 126 Pioverna - parte terminale ..................................................................................................... 127

15.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 127 15.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 131 15.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in epoca recente ............................ 140 15.4. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 140 15.5. - Interruzione della continuità biologica..................................................................... 142

AFFLUENTI DEL TORRENTE PIOVERNA........................................................................... 146 16. - I piccoli tributari del Torrente Pioverna .......................................................................... 146

16.1. - La Val Grande di Bindo........................................................................................... 146 16.2. - La Val Fusa e la Val Molinera ................................................................................. 146 16.3. - La Valle del Lupo .................................................................................................... 147 16.4. - Il Torrente Lavagioli ................................................................................................ 147 16.5. - La Valle di Baiedo ................................................................................................... 147 16.6. - Il Torrente Grinzone ................................................................................................ 147

17. - I grandi tributari del Torrente Pioverna .......................................................................... 149 17.1. - Il Torrente Resina ................................................................................................... 149 17.2. - Il Torrente Maladiga ................................................................................................ 149 17.3. - Il Torrente Rossiga.................................................................................................. 150 17.4. - La Valle dei Molini di Prato San Pietro.................................................................... 150 17.5. - Le Merette............................................................................................................... 151

18. - Il Torrente Acquaduro.................................................................................................... 152 18.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 152 18.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 153 18.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in epoca recente ............................ 154 18.4. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 154 18.5. - Il Torrente Bobbia ................................................................................................... 155 18.6. - Prelievi idrici ............................................................................................................ 156

19. - Il Torrente Troggia ......................................................................................................... 157 19.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 157 19.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 161 19.3. - Vocazione naturale ................................................................................................. 167 19.4. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 167 19.5. - Elementi interferenti con le popolazioni delle specie ittiche autoctone ................... 169

20. - IL TORRENTE VARRONE ............................................................................................ 170 Varrone - parte alta................................................................................................................ 170 Varrone - parte intermedia..................................................................................................... 170 VARRONE - PARTE TERMINALE ........................................................................................ 170

20.1. - Qualità delle acque ................................................................................................. 170 20.2. - Vocazioni ittiche ...................................................................................................... 175 20.3. - Fattori di alterazione ambientale............................................................................. 181

Gli affluenti del Torrente Varrone........................................................................................... 185 21. - I piccoli tributari del Torrente Varrone ........................................................................... 185 22. - grandi tributari del Torrente Varrone ............................................................................. 186

22.1. - La Val Fraina........................................................................................................... 186 22.2. - La Val Marcia .......................................................................................................... 187

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22.3. - Il Torrente Varroncello ............................................................................................ 191 TORRENTI TRIBUTARI DEI LAGHI...................................................................................... 196 23. - I piccoli tributari del Lario............................................................................................... 196

23.1. - Il Canale Borgofrancone ......................................................................................... 196 23.2. - L’Inganna e il Perlino .............................................................................................. 197 23.3. - La Val Merla............................................................................................................ 198 23.4. - La Val Grande e la Val Molini ................................................................................. 199 23.5. - Il Torrente Esino...................................................................................................... 200

24. - I grandi tributari del Lario............................................................................................... 202 24.1. - Il Torrente Meria...................................................................................................... 202 24.2. - Il Torrente Zerbo ..................................................................................................... 214 24.3. - IlTorrente Gerenzone.............................................................................................. 216 24.4. - Il Torrente Caldone ................................................................................................. 223 24.5. - Il Rio Torto .............................................................................................................. 235

25. - I tributari del Lago di Garlate ......................................................................................... 238 25.1. - Il Bione .................................................................................................................... 238 25.2. - Il Torrente Gallavesa............................................................................................... 247 25.3. - .1 Qualità delle acque ............................................................................................. 248

26. - TORRENTI COLLINARI E DI PIANURA ....................................................................... 260 26.1. - Il Torrente Bevera. .................................................................................................. 260 26.2. - Torrente Bever; ....................................................................................................... 264 26.3. - Il Torrente Curone................................................................................................... 265 26.4. - I Torrenti Molgoretta e Lavandaia. .......................................................................... 267

27. - ACQUE INTERESSATE DA VINCOLI DI RISERVA DI PESCA ................................... 277 27.1. - 2.3.1 I DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA................................................................... 277 27.2. - Diritti di uso civico ................................................................................................... 285 27.3. - Acque affidate in concessione a socetà di pescatori ai sensi l’art. 4 comma 2, della L.R. 12/2001....................................................................................................................... 285 27.4. - CONCESSIONI DI PISCICOLTURA ED ACQUACOLTURA.................................. 286

28. - MODALITA’ DI ESERCIZIO E GESTIONE DELLA PESCA.......................................... 287 28.1. - CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE...................................................................... 287 28.2. - DISPOSIZIONI COMUNI ALLE VARIE FORME DI PESCA DILETTANTISTICA... 287 28.3. - Norme generali ....................................................................................................... 290 28.4. - Elenco e norme d'uso degli attrezzi di pesca professionale sul lago di Como........ 291 28.5. - Elenco e norme d'uso degli attrezzi di pesca professionale sui laghi di annone, Garlate, Olginate, Pusiano e Sartirana .............................................................................. 292 28.6. - Elenco e norme d'uso degli attrezzi di pesca professionale sul fiume Adda........... 294

29. - DISPOSIZIONI A CARATTERE INTERPROVINCIALE PER LA PESCA NEL FIUME ADDA..................................................................................................................................... 295

29.1. - Attrezzi consentiti per l’esercizio della pesca dilettantistica.................................... 295

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0. - PREMESSE

Nel territorio provinciale è presente un’elevata variabilità ambientale; di conseguenza è notevole anche la ricchezza di specie che popolano il territorio. Il Piano Ittico Provinciale riveste un’elevata importanza nei confronti della fauna ittica d’acqua dolce, la quale, secondo i criteri individuati dall’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) 1, si trova in uno stato di conservazione molto critico. Sempre secondo i predetti criteri, i pesci d’acqua dolce europei sono i vertebrati maggiormente minacciati di estinzione; infatti, il 38% del totale delle specie esistenti in Europa é dichiarata a rischio e 12 si sono già estinte. Per quanto concerne l’Italia, anche se nessuna specie autoctona risulta sicuramente estinta, la situazione generale non è positiva. Infatti secondo quanto riportato nella Lista rosa dei peci d’acqua dolce italiani2, dei 48 taxa (o unità tassonomiche) originari del nostro paese, 31 (pari al 64,6% del totale) rientrano nelle prime tre categorie internazionali di minaccia e altre 9 (18,8% del totale), benché inseriti nel gruppo a più basso rischio, sono comunque in contrazione. Per un’ultima specie (2,1% del totale) le informazioni a disposizione sono così scarse che non permettono di definirne lo stato di conservazione. In pratica delle 48 specie indigene per l’Italia, solo 7 (pari al 14,5% del totale) non sono a rischio di scomparsa anche se, di fatto, per alcune di esse negli ultimi anni si sono registrate contrazioni dell’areale o delle consistenze. Infine, preme sottolineare che alcune di queste ultime specie, benché in buono stato di conservazione in Italia, risultano minacciate a livello locale, come ad esempio l’Alborella3. Alcune delle specie minacciate come: Trota Marmorata (Salmo trutta marmorata), Pigo (Rutilus pigo), Savetta (Chondrostoma soetta), Lasca (Condrostoma genei) ed il ciclostomo Lampreda Padana (Lampetra zanandreai), sono endemismi del bacino Padano-Veneto, ossia sono specie che in tutto il globo terreste sono presenti esclusivamente nei corpi idrici della Pianura Padana e negli affluenti del Mare Adriatico. Ne territorio, lecchese vi sono altre specie a rischio d’estinzione come: sono lo Storione cobice (Acipenser naccarii), la Trota Lacustre (Salmo trutta lacustris), il Barbo (Barbus barbus plebejus) e il Barbo canino (Barbus meridionalis caninus). Altre specie ancora possono già essere date per estinte nel territorio della Provincia di Lecco come: lo Storione comune (Acipenser sturio), lo Storione ladano (Huso huso) la Cheppia (Alosa fallxa nilotica) e il Muggine calamita (Liza ramada). Questi pesci giungevano dal mare fino alle nostre acque fintanto che non furono costruiti gli sbarramenti idroelettrici lungo il Fiume Adda, che ne impedirono la migrazione. In realtà agli elenchi precedenti in andrebbero aggiunte anche altre due specie migratrici come lo Storione cobice e l’Anguilla (Anguilla anguilla) che sono presenti nelle acque della provincia di Lecco solo grazie alle immissioni artificiali. E’ evidente che in assenza di interventi concreti e mirati al recupero, alla tutela ed alla conservazione delle specie sopra elencate, nel giro di alcuni anni, o al massimo alcuni decenni, in provincia di Lecco potrebbero estinguersi altre specie sensibili. Preme sottolineare come tutte le ricerche svolte sulle popolazioni ittiche, individuano come cause principali della diminuzione del numero di specie e di individui:

1 IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), 1994, Red List Categories. IUCN Species Survival Commission. 40thMeeting of the IUCN Cuncil, Gland – Switzerland. Aggiornato periodicamente

2 Zerunian S., 1998. Pesci d’acqua dolce. In. Libro Rosso degli Animali d’Italia – Vertebrati, WWF Italia, Roma . 3 Provincia di Lecco, Settore Ambiente, Ecologia, Caccia e Pesca, Servizio Pesca.

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• l’alterazione degli habitat acquatici, causata principalmente da inquinamento, diminuzione della quantità dell’acqua, manomissione del fondale e delle spode, scomparsa dei siti di riproduzione, ecc.;

• l’interruzione della continua dei corsi d’acqua, causata prevalentemente dagli sbarramenti artificiali realizzati a scopi idroelettrici, irrigui o per la regimazione delle acque.

Solo in rarissimi casi la crisi di una specie é stata attribuita direttamente all’attività di pesca; infatti, ormai da qualche tempo si sono assunte iniziative volte a limitare o proibire attività o forme di pesca che possano causare gravi interferenze negative nei confronti della fauna ittica. Ne consegue che i provvedimenti che, di volta in volta, sono presi nei confronti della pesca, per quanto utili, non sono certo sufficienti per garantire un futuro ad alcune specie ittiche. Nel caso specifico della Provincia di Lecco, gli eventuali impatti negativi sul popolamento ittico attribuibili all’attività di pesca, sia professionale che dilettantistica, sono costantemente monitorate sulla base delle indicazioni raccolte dai libretti segnapesci in dotazione sia ai pescatori dilettanti sia ai professionisti, ed in base alle informazioni rilevate tramite campionamenti o osservazioni dirette sul campo. Questo fa sì che si i provvedimenti di tutela più opportuni sono assunti in tempi molto ristretti, in modo da adeguare costantemente l’attività gestionale alle reali esigenze del momento. Si conclude riassumendo in un quadro sintetico la situazione delle 48 specie ittiche potenzialmente presenti in provincia di Lecco,comprese specie alloctone, raggruppate secondo i criteri di conservazione adottati dall’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Tabella 0-1 – Classificazione secondo i criteri di conservazione IUCN delle specie di pesci d’acqua dolce presenti in provincia di Lecco.

N specie % sul numero di taxa potenzialmente presenti nella provincia di Lecco

Classificazione (criteri IUCN)

3 6,3 % Estinte

1 2,1 % In pericolo critico

3 6,3 % In pericolo

18 37,5 % Sono in condizioni di vulnerabilità

6 12,4 % Non presentano problemi di conservazione

17 35,4 % Sono originarie di altre regioni del globo

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1. - RIFERIMENTI NORMATIVI

Attualmente le Province svolgono un ruolo fondamentale e insostituibile nella gestione della fauna e nella pianificazione dell’attività alieutica. In particolare, sono esercitate direttamente dalle Province tutte le attività che si configurano come “amministrazione dell’attività di pesca e di pesca”. Nel quadro legislativo che caratterizza le Regione Lombardia, in applicazione attuazione dell'art. 117 della Costituzione4, dell'art. 3 della legge 142/19905, della legge 59/19976, e del D.Lgs. 4 giugno 1997, n. 1437, è stata approvata la l.r. n. 11/19988, la quale disciplina, fra l’altro, l'articolazione e l'organizzazione delle funzioni attribuite in materia di pesca e pesca alla Regione, ovvero da questa conferite alle Province. L’art. 2 della predetta l.r. 11/1998 stabilisce che sono esercitate dalla Regione direttamente, ovvero conferite alle Province, tutte le funzioni amministrative in materia di pesca e pesca, già svolte dal soppresso Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, e non mantenute alla specifica competenza statale ai sensi dell'art. 2 del D.Lgs. 4 giugno 1997, n. 143. L’art. 3 dispone che in materia di pesca siano riservate alla regione solo: • le funzioni concernenti i rapporti con il Ministero per le politiche agricole e l'Unione Europea; • la formulazione degli indirizzi programmatici generali e settoriali; • il coordinamento delle funzioni delegate; • l'attuazione di programmi a dimensione o rilevanza regionale; • i controlli e la vigilanza sulle modalità di attuazione delle deleghe; • le decisioni sui ricorsi gerarchici presentati avverso gli atti emanati dagli enti delegati; • la ripartizione delle risorse finanziarie occorrenti per l'esercizio delle funzioni delegate; • la proposta di delimitazione dei territori danneggiati da calamità naturali e da avversità

atmosferiche e l'adozione dei provvedimenti relativi e conseguenti. Invece, l’art. 4 stabilisce che, sempre in materia di pesca e pesca, siano conferite alle Province le funzioni amministrative ivi comprese le attività di vigilanza e controllo, e la gestione delle autorizzazioni. Infine, l’art. 9 prevede che la Regione Lombardia ponga in essere interventi sostitutivi nel caso di persistente inattività degli enti locali nell'esercizio delle funzioni a loro conferite. All’interno del predetto quadro assume un grande rilievo quanto previsto dalla della l.r. n. 12 del 30 luglio 20019, la quale conferisce alle Province non solo compiti strettamente amministrativi ma anche tutte le funzioni di programmazione, gestione, controllo e pianificazione dell’attività alieutica e della conservazione della fauna ittica, mantenendo per sé solo il ruolo di coordinamento e di orientamento. Le funzioni conferite alle Province si esplicano in modo prioritario attraverso la predisposizione della Carta delle Vocazioni Ittiche e del Piano Ittico Provinciale. Nello schema sotto viene riassunta, in maniera gerarchica, la normativa di riferimento. 4 Costituzione della Repubblica Italiana, TITOLO V le Regioni, le Provincie, i Comuni, art. 117. 5 Legge 8 giugno 1990, n. 142 “Ordinamento delle autonomie locali”. 6 Legge 15 marzo 1997, n. 59 “Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa”.

7 D.Lgs. 4 giugno 1997, n. 143 “Conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di agricoltura e pesca e riorganizzazione dell'amministrazione centrale”.

8 Legge Regionale 04 luglio 1998, n. 11 “Riordino delle competenze regionali e conferimento di funzioni in materia di agricoltura”.. 9 Legge Regionale n. 12 del 30 luglio 2001 “Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia”.

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Tabella 1-1 - Normativa di riferimento

Tipologia Atto Quadro di riferimento

Washington CITES (3 marzo 1973) Regolamentazione commercio specie minacciate di estinzione.

Bonn (23 giugno 1979) Protezione delle specie migratrici Integrazione delle misure di protezione dei diversi stati.

Berna (19 settembre 1979) Conservazione vita selvatica e ambiente naturale in Europa, della flora e fauna selvatiche e degli habitats.

Salisburgo – ALPI (14 ottobre 1999) Protezione ambiente alpino: popolazioni e cultura, pianificazione territoriale, salvaguardia della qualità dell’aria, idroeconomia, protezione della natura e tutela del paesaggio, agricoltura di montagna, foreste montane, turismo e tempo libero, energia.

Convenzioni Internazionali sottoscritte dall’Italia

Rio de Janeiro (5 giugno 1992) Conservazione della biodiversità, uso durevole dei suoi componenti, ripartizione equa dei benefici delle biotecnologie.

Direttiva Comunitaria Dir. 92/43/CEE – (21 maggio 1992 “Habitat”)

Conservazione habitats naturali e seminaturali, flora e fauna selvatica Costituzione della rete ecologica europea Natura 2000: siti di importanza comunitaria (SIC) che conservano habitat naturali in Allegato I o specie elencate in Allegato II ( * specie o habitat prioritari) Criteri di costituzione (Allegato III) Art. 6: Valutazione di Incidenza Istituzione di regime di tutela per specie Allegato IV Regolamentazione del prelievo per specie Allegato V

Legge Regionale 12/2001 (30 luglio 2001) Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia

Regolamento Regionale 9/2003 (22 maggio 2003) “Attuazione della L.R. 30 luglio 2001 n. 12 Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia”

Documento Tecnico Regionale

DGR 7/20557 (11 febbraio 2005) “L.R. 30 luglio 2001 n. 12 art. 8. Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica”

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2. - CONTENUTI DELLA CARTA DELLE VOCAZIONI ITTICHE

L'articolo 8 della l.r. 12/2001 ed il Documento Tecnico Regionale identificano nella vocazione delle acque uno strumento per la predisposizione del Piano Ittico Provinciale, il quale a sua volta contiene gli indirizzi per la tutela dell'ittiofauna e per la gestione della pesca. Sempre in base alla citata normativa, i criteri per la definizione della vocazione ittiogenica vengono determinati in base alle caratteristiche mesologiche dei corpi idrici in funzione, quindi, non tanto dalle componenti animale e vegetale dell’ecosistema ospitato dai corpi d’acqua ma delle caratteristiche chimiche, fisiche, geografiche ecc. dei laghi e dei fiumi. Per quanto riguarda i parametri chimico-fisici relativi a laghi, i fiumi e i torrenti lecchesi, è stata condotta nel corso del 2007 un’apposita campagna di rilevamento, al fine di ottenere quante più informazioni originali possibile. I dati raccolti, unitamente ad altri ottenuti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) di Lecco, sono stati successivamente elaborati così da poter fungere da indicatori della vocazione ittica dei corpi idrici.

2.1. - FIUMI E TORRENTI

In particolare le campagne di rilevamento condotte su fiumi e torrenti hanno consentito la misurazione dei seguenti parametri chimico-fisici: Temperatura (T), acidità (pH), ossigeno disciolto (O2), percentuale di saturazione dell’ossigeno (%O2) e Conducibilità elettrica. Nei Laghi, oltre ai parametri rilevati per fiumi e torrenti sono stati misurati anche i valori del fosforo disciolto (PO4) e del fosforo totale (Ptot). Le misura sono state fatte sia con presenza di stratificazione termica che in periodo di circolazione totale. I campionamenti sono stati eseguiti in una o più stazioni individuate per corpo idrico a seconda delle caratteristiche geografiche e morfologiche; ciascuna stazione è chiaramente individuata tramite rilevamento GPS ed quindi è utilizzabile eventuali campagne o verifiche future. Per quanto riguarda la raccolta dei parametri biologici e la caratterizzazione dei popolamenti ittici si è proceduto secondo il seguente schema: • compilazione di una prima lista di presenze certe o potenziali attraverso l’analisi critica dei

contenuti della precedente Carta delle Vocazioni Ittiche; • integrazione delle liste potenziali con gli esiti di censimenti eseguiti nel corso degli ultimi anni,

la raccolta e la verifica critica delle informazioni pervenute al Servizio Pesca Provinciale; • effettuazione di appositi rilievi presso le stazioni di rilevamento e altre campagne dedicate alla

raccolta di dati per la Carta delle Vocazioni Ittiche. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei popolamenti ittici delle acque di tipo B, si sono utilizzati anche i dati dei Programmi di Ripopolamento Ittico per le immissioni, le informazioni desunte dalla lettura critica dei Libretti Segnapesci; dato che questi ultimi sono obbligatori per la pesca dilettantistica a partire dal 1997 i dati delle catture costituiscono ormai una serie storica di almeno 10 anni continui, l’integrazione dei darti del pescato con quelli relativi alle immissioni sono in grado di fornire elementi utili per determinare la vocazione dei torrenti di montagna, la loro produttività ecc. Come meglio si vedrà nei capitoli relativi ai singoli tratti omogenei, per le acque di Tipo B è possibile compilare resoconti relativi a: • immissioni effettuate dalla Provincia di Lecco nel periodo 2002 – 2007; • catture avvenute nel periodo 2002 – 2006; per quanto concerne il 2007 occorre precisare che i

relativi valori non sono indicati poiché non è ancora terminata la consegna, e quindi l’analisi, dei Libretti Segnapesci per i pescatori dilettanti, dato che il termine ultimo di consegna è la fine del mese di marzo 2008);

• numero di giornate di pesca “uscite” effettuate per ciascun corpo idrico;

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• sforzo di pesca, ossia la “fatica” necessaria per effettuare catture. Nel testo, lo sforzo di pesca è stato calcolato come il rapporto fra le catture effettuate e le “uscite”, quindi più è alto il valore, più consistenti sono le catture. Poiché questo dato assume valori significativi solo nel caso in cui si disponga di un certo numero di dati riguardanti le uscite di pesca, le tabelle con lo sforzo di pesca sono inserite solo per quei corpi idrici dove è disponibile un numero adeguato di dati. Inoltre, in alcuni casi il dato non è molto significativo poiché in alcuni casi la precedente carta delle Vocazioni Ittiche classificava come Tipo B anche corpi idrici che ospitano in prevalenza Ciprinidi; in questi casi le l’attività alieutica, benché segnalata sul Libretto Segnapesci è, di fatto, dedicata a specie diverse dalla Trota, come ad esempio il Vairone, e il computo delle “uscite” rende pertanto conto di uno sforzo non dedicato ai Salmodini. Un altro caso per il quale non è corretto rapportare lo sforzo di pesca direttamente alle catture di Fario corrisponde ai torrenti ove sono presenti numerosi campi gara; in questi casi, al termine delle competizioni molti pescatori frequentano la zona per catturare le Trote iridee rimaste, segnalando l’”uscita” che tuttavia non è dedicata alla cattura di Torta fario. Viene così falsato il dato riguardante lo sforzo di pesca, calcolato per questa ultima specie. Occorre Infine precisare che i dati raccolti dai Libretti Segnapesci vanno interpretati con le dovute precauzioni, per fare un esempio, essi non considerano l’abilità del pescatore, oppure i molti pescatori che praticano il No-kill, in questo caso sembra che il pescatore non abbia pescato nulla, poiché le catture, sebbene avvenute, non sono indicate e di conseguenza l’uscita pesa negativamente sullo sforzo di pesca. Inoltre, purtroppo, è noto che alcuni pescatori, non rendendosi conto dell’importanza della corretta compilazione dei Libretti, o omettendo integralmente di segnalare le catture oppure, non compilano in modo completo il libretto. Sia nei in fiumi che nei torrenti, presso le stazione di campionamento, o durante le campagne di monitoraggio, sono stati effettuai numerosi prelievi di fauna ittica eseguiti tramite interventi di elettropesca. La cattura mediante elettrostorditore è stata effettuata nelle varie stazioni utilizzando un intervallo di campionamento di 15 minuti catturando, successivamente, e censendo classificando per specie e classe d’età i pesci presenti nei vari ambienti (buche, raschi, morte ecc.). Tale metodologia di campionamento non ha certo la pretesa di fornire un quadro completo delle specie presenti nei corpi idrici provinciali ne tanto meno può dare un quadro molto preciso della numerosità e distribuzione dei popolazioni ittici, tuttavia integra efficacemente i dati raccolti in precedenza. I pesci catturati durante gli interventi di elettropesca sono stati classificati e suddivisi in due sole classi d’età in funzione della capacità riproduttiva, giovani (classe non riproduttiva) e adulti. Sono stati usati i seguenti valori discriminanti:

Tabella 2 – principali gruppi tassonomici catturati durante l’attività di elettropesca.

Gruppo tassonomico Valore discriminante (cm) Trota Fario 20 Ciprinidi di piccola taglia (Vairone, Gobione, Alborella ecc.) 6 Scazzone, Cagnetta, Ghiozzo, Cobite 6 Ciprinidi di media taglia (Cavedano, Scardola, Barbo, Tinca,) 15 Persico reale, Bottatrice 15 Luccio, Pesce siluro 40

2.2. - LAGHI

Nei Laghi, oltre ai parametri rilevati per fiumi e torrenti sono stati misurati anche i valori del fosforo disciolto (PO4) e del fosforo totale (Ptot). In alcune circostanze particolari, come nel caso del Lago di Como si è provveduto anche alla misurazione dell’Azoto totale (N).

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Nella trattazione del testo sono a volte inseriti dati relativi a parametri chimico-fisici non rilevati direttamente durante le campagne di monitoraggio dedicate alla Carta delle Vocazioni Ittiche ma desunti da ricerche o relazioni tecnico-scientifiche recenti o, ancora, rilevati in proprio dalla Provincia di lecco nel corso delle sue attività. Le misura sono state fatte sia con presenza di stratificazione termica che in periodo di circolazione totale. Anche in questo caso i campionamenti sono stati eseguiti in una o più stazioni individuate per corpo idrico a seconda delle caratteristiche geografiche e morfologiche; ciascuna stazione è chiaramente individuata tramite rilevamento GPS ed quindi è utilizzabile eventuali campagne o verifiche future. Per quanto riguarda la raccolta dei parametri biologici e la caratterizzazione dei popolamenti ittici analogamente a quanto detto per fiumi e torrenti, si è proceduto secondo il seguente schema: • compilazione di una prima lista di presenze certe o potenziali attraverso l’analisi critica dei

contenuti della precedente Carta delle Vocazioni Ittiche; • integrazione delle liste potenziali con gli esiti di censimenti eseguiti nel corso degli ultimi anni,

la raccolta e la verifica critica delle informazioni pervenute al Servizio Pesca Provinciale; • effettuazione di appositi rilievi presso le stazioni di rilevamento e altre campagne dedicate alla

raccolta di dati per la Carta delle Vocazioni Ittiche. Anche la metodologia ed i parametri utilizzati per la determinazione delle classi d’età sono analoghi a quelli usati per i fiumi. Per quanto riguarda le catture effettuate nei laghi, in assenza di Libretti Segnapesci o altri sistemi di raccolta di dati relativi al prelievo effettuato dai pescatori dilettanti, ci si è riferiti esclusivamente ai dati desunti dai Libretti Segnapesci compilati obbligatoriamente dal pescatori di professione. La descrizione della vocazione ittica degli ambienti lacustri provinciali viene preceduta da una breve sintesi degli aspetti riguardanti la qualità delle acque degli stessi; i dati riguardanti i parametri chimico-fisici dei laghi ci sono stati messi gentilmente a disposizione dall’ARPA di Lecco che istituzionalmente si occupa periodicamente di tale tipo di rilievi.

2.3. - CORPI IDRICI MAGGIORMENTE SIGNIFICATIVI

Per i corpi idrici più significativi si è anche proceduto a rilevare la struttura di popolazione tramite la misura della lunghezza corporea, applicando poi il metodo dell’analisi delle classi di lunghezza per la determinazione delle singole classi di età. In ogni stazione prioritaria sono state inoltre analizzate le scaglie di almeno n° 10 soggetti di t aglia diversa, come dato di riferimento per la determinazione certa dell’età. Per il calcolo del fattore di condizione delle principali popolazioni di Trota fario è stato rilevato anche il peso dei singoli soggetti. Nei corpi idrici di maggior interesse ittico ed ambientale si è applicato l’Indice Biologico Esteso (I.B.E). L’analisi del popolamento di macroinvertebrati risulta notoriamente fondamentale per la definizione dello stato di qualità delle acque correnti, in quanto la composizione qualitativa e quantitativa delle specie animali rappresenta il risultato di variazioni a lungo termine del corpo idrico, a differenza del dato chimico che può riflettere una situazione momentanea e quindi non rappresentativa dell’effettivo stato di qualità del corso d’acqua. Il popolamento di macroinvertebrati rappresenta anche un indice diretto delle disponibilità alimentari per il popolamento ittico. Pur non attuando campionamenti di tipo quantitativo, è stato individuato un indice qualitativo della consistenza del popolamento di macroinvertebrati nei corsi d’acqua in cui è stato determinato l’I.B.E.

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3. - CARATTERISTICHE DEL RETICOLO IDRICO

3.1. - DEFINIZIONE DEL RETICOLO IDRICO DI RIFERIMENTO

In questo capitolo sono contenuti i dati di sintesi relativi all’intero reticolo idrico provinciale. Per la ricognizione del reticolo idrico si sono adottati i criteri stabiliti dal Documento Tecnico Regionale. Sono stati considerati solo i corpi idrici perenni del territorio provinciale.

3.1.1. - Elenco dei corpi idrici della Provincia di Lecco

Tabella 3 - Elenco dei laghi della Provincia di Lecco

Laghi Superficie (km²) Riferimento tavole (CTR 1:10.000) L. di Como 145 B3c4 / b3c5 / b3d2 / b3d3 / b3d4 / b4c1 / b4c2 / b4c3 /

b4d2 / b4d3 / b4d4 L. di Annone 5,51 B4d5

L. di Garlate 4,47 B4d4 / b4d5 / b4e4 / b4e5

L. di Olginate 0,58 B4e5

L. di Pusiano 4,95 B4c5

L. di Sartirana 0.11 B5e2

L. del Sasso 0,014 B3e5

L. di Deleguaggio 0,010 B3e4

Tabella 4 - Elenco dei corsi d’acqua della Provincia di Lecco

Corsi d'acqua Lunghezza (m) Confluenza Riferimento tavole (CTR 1:10.000)

T. Bevera di Brianza 15.000 Lambro B5c1 / B5d1

T. Gandaloglio 7.000 Bevera di B. B5d1

Roggia Bevera 5.000 Lambro B5c1

T. Molgora 12.000 Adda B5d1 / B5d2 / B5d3

T. Molgoretta 8.000 Molgora B5d2 / B5d3

T. Curone 8.000 Molgoretta B5d2 / B5d3

T. Lavandaia 8.000 Molgoretta B5d2 / B5d3

F. Adda sublacuale 18.000 Po B4e5 / B5e1 / B5e2 / B5e3

T. Val Tolsera 2.500 Adda B5e1

T. Greghentino 6.000 Adda B4e5

Rio Torto 6.000 Lario B4d4

T. Inferno 3.200 Rio Torto B4d4

F. Adda prelacuale 2.200 Lario B3d2

C. Borgofrancone 5.000 Lario B3d2 / B3d3

T. Inganna 6.500 Lario B3d3

T. Perlino 7.000 Lario B3d3

V. Merla 5.000 Lario B3d3

T. Varrone 21.000 Lario B3c4 / B3d4 / B3e5

T. Valle dei Molini 5.000 Varrone B3d4

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Corsi d'acqua Lunghezza (m) Confluenza Riferimento tavole (CTR 1:10.000)

T. Valle Rasga 3.000 T. Valle dei Molini B3d4

T. Valle di Avano 2.800 Varrone B3d4

T. Varroncello 4.000 Varrone B3d4 / B3e4

T. Valle Marcia 9.500 Varrone B3e5

T. Valle di Fraina 6.200 Varrone B3e4 / B3e5

T. Valle Premaniga 3.000 V. di Fraina B3e4

T. Valle Marmino 2.200 V. di Fraina B3e4

T. Valle d'Alen 1.800 V. di Fraina B3e4

V. di Monte Rotondo 2.000 V. di Fraina B3e4

V. di Barconcelli 2.000 Varrone B3e5

V. del Brac 800 Lario B3c4 / B3d4

Val Grande 2.000 Lario B3d4

V. dei Molini 2.000 Lario B3d5

T. Pioverna 27.000 Lario B3c5 / B3d5 / B4d1 / B4e1 / B4e2

T. Valle dei Molini 3.000 Pioverna B3d5

T. Maladiga 4.500 Pioverna B3d5

T. Valle Resina 3.000 Pioverna B3d5

T. Val Grande di Bindo 3.000 Pioverna B4d1

T. Rossiga 5.000 Pioverna B4d1

T. Valle Molinera 4.600 Pioverna B4e1

T. Valle Fusa 3.000 Pioverna B4e1

T. Troggia 14.000 Pioverna B3e5 / B4e1

T. Acquaduro 8.500 Pioverna B4e1

T. Grinzone 1.500 Pioverna B4e2

T. Bobbia 5.000 Pioverna B4e2

V. del Lupo 2.500 Pioverna B4e2 / B4e3

T. Pioverna Orientale 8.500 Pioverna B4e2

T. Esino 9.500 Lario B3c5 / B4c1 / B4d1

T. Meria 8.000 Lario B4d2 / B4d3

T. Valle di Era 2.200 Meria B4d2

T. Zerbo 5.000 Lario B4d3

T. Gerenzone 6.800 Lario B4d3 / B4d4 / B4e3

T. Caldone 9.800 Lario B4d4 / B4e3 / b4e4

T. Grigna 2.000 Caldone B4e3 / B4d3 / B4d2

T. Bione 4.500 Lago di Garlate B4d4 / B4e4

T. Enna o Remola 7.000 Brembo B4e3

T. Pescone 3.000 L. di Annone B4d5

T. Ruschetta 3.500 Adda B5e2

T. Gallavesa 6.000 Lago di Garlate B4e4 / B4e5

T. Aspide 2.000 Lago di Garlate B4d5 / B4e5

T. Serta 3.000 Adda B4e5

T. Sonna 2.000 Adda B5e1

F. Lambro 5.000 Po B5c1

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3.1.2. - Cartografia dei corpi idrici provinciali di interes se piscatorio

La “Cartografia dei corpi idrici provinciali di interesse piscatorio" è contenuta nell’Allegato 1.

3.1.3. - Carattere amministrativo

Tabella 5 - Elenco dei laghi della Provincia di Lecco

Laghi Carattere Province interessate (oltre la P. di Lecco) L. di Como Interprovinciale Como

L. di Annone Provinciale

L. di Garlate Provinciale

L. di Olginate Provinciale

L. di Pusiano Interprovinciale Como

L. di Sartirana Provinciale

L. del Sasso Provinciale

L. di Deleguaggio Provinciale

Tabella 6 - Elenco dei corsi d’acqua della Provincia di Lecco

Corsi d'acqua Carattere Province interessate (oltre la P. di Lecco)

T. Bevera di Brianza Provinciale T. Gandaloglio Provinciale Roggia Bevera Provinciale T. Molgora Interprovinciale Milano T. Molgoretta Provinciale T. Curone Provinciale T. Lavandaia Provinciale F. Adda sublacuale Interprovinciale Bergamo – Milano – Lodi - Cremona T. Val Tolsera Provinciale T. Greghentino Provinciale Rio Torto Provinciale T. Inferno Provinciale F. Adda prelacuale Interprovinciale Como - Sondrio C. Borgofrancone Interprovinciale Como- Sondrio T. Inganna Provinciale T. Perlino Provinciale V. Merla Provinciale T. Varrone Provinciale T. Valle dei Molini Provinciale T. Valle Rasga Provinciale T. Valle di Avano Provinciale T. Varroncello Provinciale T. Valle Marcia Provinciale T. Valle di Fraina Provinciale T. Valle Premaniga Provinciale

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Corsi d'acqua Carattere Province interessate (oltre la P. di Lecco)

T. Valle Marmino Provinciale T. Valle d'Alen Provinciale V. di Monte Rotondo Provinciale V. di Barconcelli Provinciale V. del Brac Provinciale Val Grande Provinciale V. dei Molini Provinciale T. Pioverna Provinciale T. Valle dei Molini Provinciale T. Maladiga Provinciale T. Valle Resina Provinciale T. Val Grande di Bindo Provinciale T. Rossiga Provinciale T. Valle Molinera Provinciale T. Valle Fusa Provinciale T. Troggia Provinciale T. Acquaduro Provinciale T. Grinzone Provinciale T. Bobbia Provinciale V. del Lupo Provinciale T. Pioverna Orientale Provinciale T. Esino Provinciale T. Meria Provinciale T. Valle di Era Provinciale T. Zerbo Provinciale T. Gerenzone Provinciale T. Caldone Provinciale T. Grigna Provinciale T. Bione Provinciale T. Enna o Remola Interprovinciale Bergamo T. Pescone Provinciale T. Ruschetta Provinciale T. Gallavesa Provinciale T. Aspide Provinciale T. Serta Provinciale T. Sonna Interprovinciale Bergamo F. Lambro Interprovinciale Como - Milano

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3.1.4. - Tipologia dei corpi idrici

Tabella 7 - Elenco dei laghi della Provincia di Lecco

Laghi Descrizione del tratto omogeneo Categoria L. di Como intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Annone est intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Annone Ovest intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Garlate intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Olginate intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Pusiano intero corpo idrico Pregio ittico potenziale L. di Sartirana intero corpo idrico Interesse piscatorio L. del Sasso intero corpo idrico Pregio ittico L. di Deleguaggio intero corpo idrico Pregio ittico

Tabella 8 - Elenco dei corsi d’acqua della Provincia di Lecco

Corsi d'acqua Descrizione del tratto omogeneo Categoria

T. Bevera di Brianza A monte dell’abitato di Colle B.za Pregio ittico potenziale T. Bevera di Brianza A valle dell’abitato di Colle B.za Interesse piscatorio T. Gandaloglio Intero corpo idrico Pregio ittico Roggia Bevera Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Molgora A monte dell’abitato di Cernusco Lom. Pregio ittico potenziale T. Molgora A valle dell’abitato di Cernusco Lom. Interesse piscatorio T. Molgoretta A monte dell’abitato di Lomagna Pregio ittico potenziale T. Molgoretta A valle dell’abitato di Lomagna Interesse piscatorio T. Curone Intero corpo idrico Interesse piscatorio T. Lavandaia Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale F. Adda sublacuale Lecco – Ponte Manzoni Pregio ittico F. Adda sublacuale Diga di Olginate – Lago di Olginate Pregio ittico F. Adda sublacuale Ponte Lavello – Diga di Robbiate Pregio ittico F. Adda sublacuale Diga di Robbiate – Diga di Paderno Pregio ittico F. Adda sublacuale Diga di Paderno – Provincia di Milano Pregio ittico T. Val Tolsera A monte di Airuno Pregio ittico potenziale T. Val Tolsera A valle di Airuno Pregio ittico potenziale T. Greghentino A monte di Olginate Pregio ittico potenziale T. Greghentino A valle di Garlate Pregio ittico potenziale Rio Torto intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Inferno intero corpo idrico Pregio ittico F. Adda prelacuale intero corpo idrico Pregio ittico potenziale C. Borgofrancone intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Inganna intero corpo idrico Interesse piscatorio T. Perlino intero corpo idrico Interesse piscatorio V. Merla intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Varrone Comune di Premana a monte derivazione Pregio ittico T. Varrone A valle derivazione fino al diga di

Premana Interesse piscatorio

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Corsi d'acqua Descrizione del tratto omogeneo Categoria

T. Varrone Diga di Premana – foce nel Lario Pregio ittico potenziale T. Valle dei Molini Tremenico

Sorgenti – presa di Tremenico Pregio ittico

T. Valle dei Molini Tremenico

Presa di Tremenico - Varrone Pregio ittico potenziale

T. Valle Rasga Intero corpo idrico Pregio ittico T. Valle di Avano Sorgenti – presa di Tremenico Pregio ittico T. Valle di Avano Presa di Tremenico - Varrone Pregio ittico potenziale T. Varroncello Sorgenti – presa di Pagnona Pregio ittico T. Varroncello Presa di Pagnona - Varrone Pregio ittico potenziale T. Valle Marcia Intero corpo idrico Pregio ittico T. Valle di Fraina Sorgenti – presa di Premana Pregio ittico T. Valle di Fraina Presa di Premana - Varrone Pregio ittico potenziale T. Valle Premaniga Intero corpo idrico Pregio ittico T. Valle Marmino Intero corpo idrico Pregio ittico T. Valle d'Alen Intero corpo idrico Pregio ittico V. di Monte Rotondo Intero corpo idrico Pregio ittico V. di Barconcelli Intero corpo idrico Pregio ittico V. del Brac Intero corpo idrico Pregio ittico Val Grande Intero corpo idrico Pregio ittico V. dei Molini Bellano Intero corpo idrico Pregio ittico T. Pioverna Valle dei Grassi Lunghi – Piani di Balisio Pregio ittico T. Pioverna Piani di Balisio – Confluenza Pioverna

Orient. Privo di interesse

T. Pioverna Confluenza Pioverna Orient.– Sbarr. Taceno

Pregio ittico potenziale

T. Pioverna Sbarramento Taceno – Ponte Ferrovia Pregio ittico potenziale T. Pioverna Ponte Ferrovia - Lario Pregio ittico potenziale T. Valle dei Molini P.S.P.

Intero corpo idrico Pregio ittico

T. Maladiga Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Valle Resina Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Val Grande di Bindo Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Rossiga Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Valle Molinera Intero corpo idrico Pregio ittico T. Valle Fusa Intero corpo idrico Pregio ittico T. Troggia Sorgenti – Presa Enel seconda sbarra Pregio ittico T. Troggia Presa Enel seconda sbarra - Restituzione Pregio ittico potenziale T. Acquaduro Sorgenti - Presa Enel Pregio ittico T. Acquaduro Presa Enel – conflurnza con il Pioverna Pregio ittico potenziale T. Grinzone Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Bobbia Sorgenti – Presa Enel Pregio ittico T. Bobbia Presa Enel – confluenza con il Pioverna Pregio ittico potenziale V. del Lupo Intero corpo idrico Pregio ittico T. Pioverna Orientale Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Esino Sorgenti – galleria di Varenna Pregio ittico

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Corsi d'acqua Descrizione del tratto omogeneo Categoria

T. Esino Galleria di Varenna - Lario Interesse piscatorio T. Meria A monte della presa di S.M. Rongio Pregio ittico T. Meria Fra la presa di Rongio e la foce nel Lario Pregio ittico potenziale T. Valle di Era Sorgenti – Immissione Meria Pregio ittico T. Zerbo Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Gerenzone Sorgenti – 200 mt foce nel Lario Pregio ittico potenziale T. Gerenzone Ultimi 200 mt prima della foce nel Lario Privo di interesse i T. Caldone Sorgenti – Passo del Lupo Pregio ittico T. Caldone Passo del Lupo – Lecco Ponte Ferroviario Pregio ittico potenziale T. Caldone Lecco Ponte Ferroviario - Immissione

Lario Privo di interesse i

T. Grigna Sorgenti – Ballabio Pregio ittico T. Grigna Ballabio – Immissione Caldone Pregio ittico potenziale T. Bione Sorgenti – Lecco Pregio ittico T. Bione Lecco – Immissione Lago di Garlate Pregio ittico potenziale T. Enna o Remola Intero corpo idrico Pregio ittico T. Pescone Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Ruschetta Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Gallavesa Sorgenti – Abitato di Erve Pregio ittico T. Gallavesa Abitato di Erve Pregio ittico potenziale T. Gallavesa Abitato di Erve – Immissione L. Garlate Pregio ittico potenziale T. Aspide Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Serta Intero corpo idrico Pregio ittico potenziale T. Sonna Tratto in provincia Pregio ittico potenziale F. Lambro Tratto in provincia Pregio ittico potenziale Nei capitoli seguenti, i tratti nei quali i corpi idrici sono stati suddivisi saranno singolarmente decritti nel dettaglio e saranno esplicitate le caratteristiche che hanno generato la precedente suddivisione in categorie.

3.1.5. - Sistemi di acque interconnesse costituenti unità ec ologicamente funzionali

Occorre precisare che in ragione delle particolari caratteristiche dell’area alpina del territorio provinciale è piuttosto complesso individuare unità ecologicamente funzionali, ad esempio parecchi tributari al lago di Como costituiscono unità funzionale in senso monte – valle, ossia la fauna ittica può passare dai torrenti al Lario ma non viceversa poiché spesso in prossimità della foce sono presenti sbarramenti artificiali invalicabili (quasi sempre briglie). Tuttavia in alcuni anni e per periodi di solito non molto lunghi, il livello del lago di Como consente la risalita della fauna ittica e di conseguenza, la continuità è presente. Questo avviene di solito in occasione di piene molto consistenti. Situazione molto simile è riscontrabile in molti torrenti dove sono presenti sbarramenti invalicabili sia naturali che artificiali (briglie ed opere di presa), anche in questi casi la discontinuità a volte è ripristinata in occasione delle piene che spesso consentono la risalita dei pesci o la discesa verso valle. Nel caso in cui le derivazioni idriche prosciughino interi tratti del torrente, il periodo di piena è spesso l’unico momento nel quale è possibile il movimento dei pesci. Ritenendo che la continuità ecologica debba essere considerata una caratteristica permanente in un ecosistema naturale o al meno semi naturale, ma considerando tuttavia come “normale” il fatto

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che nei torrenti la movimentazione valle – monte possa avvenire solamente in particolari circostanze, in questo paragrafo si elencheranno unicamente i bacini imbriferi presenti sul territorio provinciale rimandando ai successivi capitoli l’individuazione degli elementi di discontinuità presenti.

Tabella 9 - Elenco dei bacini idrografici della Provincia di Lecco

Bacino Affluenti principali Tributari degli affluenti Lario F. Adda Canale Borgofrancone T. Inganna (sx) T. Perlino (sx) V. Merla (sx) T. Varrone (sx) V. Brac (sx) V. Grande (Bellano) (sx) V. Molini (Bellano) (sx) T. Pioverna (sx) T. Esino (sx) T. Meria (sx) V. di Era (sx) T. Zerbo (sx) T. Gerenzone (sx) T. Caldone (sx) T. Grigna (sx) Rio Torto (dx) T. Toscio – T. Inferno (sx) Lago di Garlate T. Bione (sx) T. Gallavesa (sx) T. Aspide (dx) Lago di Pusiano F. Lambro (Prov. Como) Lago di Annone T. Pescone Fiume Adda emissario T. Greghentino (dx) T. Serta (sx) T. Sonna (sx) T. Tolsera (dx) T. Varrone V. Molini (dx) V. Rasga (sx) V. Avano (dx) T. Varroncello (dx) V. Fraina (dx) V. Premaniga – V. Marmino – V.

D’Alen – V. di Monte Rotondo (sx) V. Marcia (dx) V. Barconcelli (sx) T. Pioverna T. Resina (dx) T. Maladiga (dx) V. Grande di Bindo (dx) T. Rossiga (dx) V. Molini P.S. Pietro (sx) T. Merette (sx) V. Fusa (dx) V. Molinera (dx) T. Troggia (dx) T. Acquaduro (dx) T. Grinzone (sx) T. Bobbia (dx) T. Pioverna orientale (dx) V. del Lupo (dx) T. Lavagioli (dx)

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Bacino Affluenti principali Tributari degli affluenti T. Cornisella (sx) F. Lambro T. Bevera (sx) T. Gandaloglio (dx) Roggia Bevera (sx) T. Molgora (sx) T. Molgoretta (dx) che riceve le acque

di: Lavandaia (dx) e Curone (sx)

3.1.6. - Corpi idrici particolarmente significativi.

In questo paragrafo sono classificati i corpi idrici che per le loro caratteristiche complessive assumono un significato particolare all’interno del territorio lecchese o che ai sensi del D.Lgs 152/2006 hanno una destinazione specifica.

Corpi idrici particolarmente significativi:

Tabella 10 - Elenco dei corpi idrici particolarmente significativi

Corsi d’acqua naturali F. Adda F. Lambro

Laghi naturali Annone Est Annone Ovest Como Garlate Pusiano

Corpi idrici non significativi appartenenti alla re te di monitoraggio ambientale:

Tabella 11 – Elenco dei corpi idrici non significativi appartenenti alla rete di monitoraggio ambientale

Corsi d’acqua naturali T. Caldone T. Gerenzone T. Molgora T. Molgoretta

Laghi naturali Sartirana

3.1.7. - Reticolo idrografico principale

Nella tabella sottostante sono elencati i corpi idrici già individuati al precedente paragrafo 3.1.3 - Tipologia dei corpi idrici, e qui classificati in base all’appartenenza al reticolo idrico principale; è opportuno precisare che spesso solo un tratto del corpo idrico è attribuito al reticolo idrografico principale. Pertanto per differenza i rimanti tratti o corpi idrici sono da attribuirsi al reticolo idrico minore.

Tabella 12 – Elenco dei corpi idrici appartenenti al reticolo idrografico principale

Denominazione Comuni interessati Confluenza Tratto classificato come principale

F. Lambro Nibionno, Costamasnaga, Rogeno

F. Po Dal confine con la provincia di Como al confine con la provincia di Milano

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Denominazione Comuni interessati Confluenza Tratto classificato come principale

T. Bevera di Brianza Costa Masnada, Rogeno, Bosisio P., Sirone, Garbagnate Monastero, Barzago, Castello B.za, S. Maria Hoè, Rovagnate, Colle B.za

F. Lambro Dallo sbocco alla località Piecastello

T. Gandaloglio Molteno, Sirone, Oggiono, Dolzago, Ello, Colle B.za, Galbiate

T. Bevera Dallo sbocco alla confluenza in località Figina

T. Molgora Osnago, Cernusco L., Montevecchia, Merate, S. Maria Hoè, Rovagnate, Olgiate M, Calco, Colle B.za

C. Muzza Dal confine di provincia all’attraversamento a ovest di Monticello

T. Molgoretta o Molgorella

Lo magna, Osnago, Cernusco L., Montevecchia, Missaglia, S. Maria Hoè, Rovagnate

T. Molgora Dal confine di provincia alla confluenza ad est di Campaccio

T. Curone Osnago, Cernusco L., Montevecchia, Merate, S. Maria Hoè, Rovagnate

T. Molgoretta Dallo sbocco alla confluenza ad est di cascina Ospitaletto

T. Lavadaia Casatenovo, Lomagna, Missaglia, Barzanò

T. Molgoretta Dallo sbocco alla località Rengione

F. Adda Robbiate, Paderno, Airuno, Brivio, Olgiate M., Valgreghentino, Olginate, Monemarenzo, Calolziocorte

F. Po Tutto il tratto scorrente in provincia a valle del ponte della ferrovia in loc. Lavello

T. Tolsera Airuno, Valgreghentino F. Adda Dallo sbocco alla confluenza dei due rami a sud di Miglianico

T. Geghentino Olginate, Valgreghentino F. Adda Dallo sbocco alla stada per Ospedaletto

F. Rio Torto Valmadera, Malgrate, Civate, Galbiate

Lago di Como Tutto il corso

Valle di Toscio Civate, Valmadrera F. Rio Torto Dallo sbocco alla confluenza dei due rami in cui si divide ad est di S. Pietro al Monte

T. Inferno Valmadrera F. Rio Torto Dallo sbocco alla confluenza dei due rami principali in cui si divide lungo la Val Molinata

F. Adda immissario o Adda alpino .

Colico Lago di Como Tutto il tratto scorrente in provincia

T. Inganna Colico Lago di Como Dallo sbocco alla località Monte Rat

T. Perlino Colico Lago di Como Dallo sbocco alla confluenza a sudovest di monte Bedolesso

T. Varrone Dervio, Vestreno, Sveglio, Introzzo, Tremenico, Vendrogno, Pagnona, Casaro, Premana

Lago di Como Dallo sbocco alla confluenza nei pressi della casera nuova di Marrone

T. Val dei Molini Tremenico, Introzzo T. Varrone Dallo sbocco al confine fra i due comuni

T. Varroncello Premana, Pagnona T. Varrone Dallo sbocco alla confluenza con la valle del Legnone

T. Val Marcia Premana, Casargo, Crandola Valsassina

T. Varrone Dallo sbocco alla confluenza con la val di Dolcigo

T. Val Fraina Premana T. Varrone Dallo sbocco alla confluenza con la Val Bona

T. Val Grande Bellano, Dervio, Vendrogno Lago di Como Dallo sbocco al sentiero di Noceno, c.ne Pratolungo

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Denominazione Comuni interessati Confluenza Tratto classificato come principale

T. Pioverna Occidentale

Ballabio, Pasturo, Cremeno, Barzio

T. Pioverna Dallo sbocco nel Pioverna al ponte dell’Acqua Fredda

T. Maladiga Taceno, Margno, Casargo T. Pioverna Dallo sbocco alla confluenza con la valle di Corda

T.Val Resina Taceno, Casargo T. Pioverna Dallo sbocco alla S.P. 66 tra Narro ed Indovero

T. Rossiga Cortenova T. Pioverna Dallo sbocco alla confluenza con la valle del Morso

Val Molinera Primaluna T. Pioverna Dallo sbocco alla confluenza dei rami superiori

T. Troggia Introbio, Primaluna T. Pioverna Dallo sbocco al Ponte della Bocca di Biandino

T. Acquaduro o Val Piana

Introbio T. Pioverna Dallo sbocco alla confluenza con la valle della Snella

T. Bobbia Barzio, Introbio T. Pioverna Dallo sbocco al sentiero per la baita di Corda

T. Pioverna Barzio, Cremeno, Cassina V., Moggio, Bellano, Vendrogno, Parlasco, Taceno, Cortenova, Primaluna, Introbio, Pasturo

Lago di Como Dallo sbocco alla confluenza con la valle del Faggio e valle di Artavaggio

T. Esino Esino L. Perledo Lago di Como Dallo sbocco alla confluenza con la valle Cagnola

T. Grigna Lecco, Ballabio T. Caldone Dallo sbocco alla confluenza con la valle Calendone e valle dei Regoni

T. Enna Morterone, Lecco F. Brembo Dal confine provinciale alla confluenza fra la la val Remola e la valle di Morterone

T. Gallavesa o Galavesa

Vercurago, Erve, Calolziocorte L. di Garlate Dallo sbocco al termine dell’abitato di Erve

T. Serta Calolziocorte, Carenno F. Adda Dallo sbocco lungo la Valle dei Morti

T. Sonna Torre dei Busi F. Adda Dal confine della provincia all’attraversamento della s.p. 177

Val dei Molini o Valle di Oro

Bellano, Vendrogno Lago di Como Dallo sbocco alla confine con Vendrogno in ciascuno dei due rami in cui si divide

3.1.8. - Competenze amministrative

In questo paragrafo sono elencati i singoli Enti a cui compete l’adozione dei provvedimenti di polizia idraulica o la gestione e la manutenzione idraulica dei singoli corpi idrici della Provincia di Lecco.

Corsi d'acqua del reticolo idrografico minore: competenza comuni (d.g.r. 1/08/2003 n° 7/13950)

Corsi d'acqua del reticolo idrografico principale: competenza Regione Lombardia Sede Territoriale (d.g.r. 1/08/2003 n° 7/13950)

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Laghi: Competenza Regione Lombardia Sede Territoriale

Corsi d'acqua di competenza A.I.P.O.

Torrenti Comune Tratto di competenza

Acquaduro Introbio Dalla foce Pioverna a cabina ENEL a Introbio

Inganna Colico Da località Robustello alla foce a lago

Perlino Colico Da località Posallo alla foce a lago

Pioverna Introbio, Primaluna, Cortenova, Taceno

Da ponte Chiuso (Introbio) a ponte di Taceno (Taceno)

Rossiga Cortenova Dalla foce in Pioverna per 500 metri a monte

Troggia Introbio, Primaluna Dal località Paradiso dei Cani (cascata) alla foce in Pioverna

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I LAGHI

4. - IL LARIO

Figura 4-1 - Il bacino orientale del Lago di Como.

4.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE.

Per il Lago di Como, il rapporto fra azoto e fosforo è superiore a 20, indicando pertanto una forte scarsità di fosforo il quale diventa il fattore limitante cioè quello che, regolando la crescita delle alghe, controlla anche la quantità complessiva di nutrimenti “trofia” che nel Lario attraversa la catena alimentare. Di solito è proprio sul fosforo che s’interviene attraverso l’opera di depurazione, quando si cerca di ridurre la quantità di nutrimenti presenti nelle acque di scarico, ed è sempre sulla quantità di questo elemento che è necessario intervenire per regolare la disponibilità generale di nutrienti presenti del Lario. Dai numerosi studi e misurazioni condotte sul Lago di Como è emersa un’evidente diversa situazione trofica del bacino occidentale (asse Como e Argegno) che presenta condizioni di maggiore trofia rispetto all'asse Dervio-Lecco, ove invece sono prevalenti le condizioni di sostanziale mesotrofia, con il valore del fosforo totale compreso fra 20 e 30 µg/l. Ciò è ovviamente collegato alle diverse condizioni morfologiche ed idrologiche dei due sottobacini: il bacino occidentale ha, infatti, una profondità media più elevata ed è privo d’emissario. Questi due elementi influenzano, ovviamente in modo negativo, il tempo di ricambio idrico ed aumentano di conseguenza il coefficiente di ritenzione del fosforo. Come termine di riferimento si consideri che la concentrazione naturale di fosforo, in assenza di carichi antropici, calcolata tramite appositi indici morfo-edafici, è pari a 7,5 µg/l, indicando pertanto una condizione naturale di oligotrofia, quindi una presenza di fosforo, in particolare, e di elementi nutritivi in generale ancora inferiore all'attuale. Nel Lario confluiscono fiumi e torrenti che portano una certa quantità di nutrimenti.

Figura 4-2 - Il bacino del Lago di Como.

Una volta terminata tutta la rete di raccolta e di depurazione delle acque, il livello di fosforo che ragionevolmente potrà essere presente nel Lario sarà superiore al valore di 7,5 µg/l. Ovviamente, si deve tener peraltro in considerazione che l'obiettivo del risanamento delle acque non rappresenta la condizione naturale e in ogni caso comporta valori di nutrienti sfavorevoli per lo sviluppo di copiose popolazioni ittiche. Rispetto al valore atteso una volta entrata a regime tuta la rete di depurazione, un leggero incremento della concentrazione di fosforo potrebbe aumentare la produttività lacustre, in particolare quella ittica, senza determinare conseguenze negative evidenti, quali estese proliferazioni “fioriture” di alghe, ed in particolare quelle tossiche o pericolose per l’uomo. Ciò comporterebbe anche dei buoni valori di trasparenza dell'acqua, senza eccessi di ossigeno disciolto negli strati superficiali e conseguente riduzione delle concentrazioni di ossigeno negli starti profondi “ipolimnio”. Una concentrazione media di fosforo di circa 15 µg/l potrebbe dunque rappresentare l'obiettivo finale del risanamento.

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Andamento della concentrazione di fosforo nel Lago di Como

y = 0,0875x2 - 350,65x + 351323

R2 = 1

y = 0,0518x2 - 208,15x + 209115

R2 = 1

20

25

30

35

40

45

1985 1990 1995 2000 2005anni

P tot micro g

Dervio Abbadia L. Dervio (tendenza) Abbadia L. (tendenza)

Figura 4-3 - Andamento della concentrazione di fosforo totale (espresso in microgrammi al litro) nelle stazione di Abbadia Lariana e Dorio.

4.2. - EVOLUZIONE TROFICA RECENTE

É interessante verificare l'evoluzione trofica dell’asse principale del Lario (Colico-Lecco); la ricchezza di nutrimenti è espressa come concentrazione media di P totale ed è misurata a fine inverno, il lago terminato la circolazione termica. Negli anni ’90 la stazione di Abbadia segnala una tendenza alla diminuzione del livello trofico, che passa da 41 µg/l nel 1989 a 26 µg/l nel 1997. Nel 2007 la concentrazione media ponderata volumetrica è stata pari a 23 µg/l, indicando una condizione di sostanziale stabilità del livello trofico nell’ultimo decennio. La stazione di Dervio indica invece una significativa tendenza alla diminuzione del livello trofico, che passa da una concentrazione media ponderata di 42 µg/l di P nel 1989 a 30 µg/l nel 1996 e 21,4 µg/l nel 2007 con una perdita media di circa 1,1 µg/l l’anno. Anche in questa stazione il decremento rilevabile nell’ultimo decennio è inferiore rispetto al precedente. Sostanzialmente, nell'arco di un ventennio nell'asse Colico-Lecco si è verificato il passaggio da una condizione di meso-eutrofia alla mesotrofia. Nel Lario è dunque in atto un processo di riduzione dei nutrimenti, anche se ormai molto graduale. La Figura 4-3, mostra la differente tendenza evolutiva delle stazioni di campionamento di Dervio e Abbadia Lariana. La differenza fra le due linee di tendenza indicherebbe che nel Lario è ancora presente un apporto di nutrienti che incrementa il livello trofico potenziale determinato dai soli apporti in ingresso dall’alto lago. L’apporto si colloca presumibilmente in un punto intermedio fra le due citate stazioni.

4.3. - VOCAZIONI ITTICHE

4.3.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le.

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Nel Lago di Como la morfologia del bacino lacustre determina una netta prevalenza della zona pelagica rispetto alla fascia litorale. Da ciò deriva che il popolamento ittico è costituito in prevalenza dalle specie pelagiche che si nutrono di zooplancton. La maggior parte della biomassa è fornita, dai due Coregoni, Lavarello (Coregonus “morpha hybrida”) e Bondella (Coregonus macrophthalmus), dall’Agone (Alosa fallax lacustri) e, in minor misura, dall’Alborella (Alburnus alburnus alborella). Le specie ittiche più legate all'ambiente litorale rappresentano una percentuale minore della biomassa e di conseguenza anche del pescato; d’altro canto gli ambienti litoranei sono veramente ridotti. Tra questi ritroviamo il Persico reale (Perca fluviatilis) ed il Luccio (Exos lucius) e soprattutto le numerose specie appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi quali Triotto (Rutilus erythrophthalmus), Cavedano (Leuciscus cephalus cabeda), Pigo (Rutilus pigo), Scardola (Scardinius erythrophthalmus), Tinca (Tinca tinca), ecc. Il miglior indice di presenza delle singole specie, quantomeno per ciò che riguarda le classi catturabili con le reti usate sul Lario, è il valore annuale del pescato ottenuto dai pescatori di mestiere. Nella sottostante Tabella 4-1 è descritta l’evoluzione delle catture effettuate dai 70 pescatori di mestiere che operano sul Lario. Dal 1996 le Province di Como e Lecco hanno introdotto un “Libretto Segnapesci” per la pesca professionale, sul quale i pescatori quotidianamente indicano le catture effettuate. I dati raccolti forniscono molteplici informazioni che permettono di seguire costantemente l’andamento delle catture, di confrontarla con quella degli anni precedenti; di conseguenza è possibile seguire l’evoluzione e la consistenza delle popolazioni delle specie ittiche oggetto di pesca professionale. I dati forniti dai libretti del pescato consentono anche di saggiare la correttezza e l’efficacia delle iniziative assunte e di intervenire tempestivamente in caso di indicazioni che evidenziano criticità. Ad esempio nel biennio 1996 – 1997 dai dati del pescato è stato possibile rilevare un calo del 70% del pescato di Alborelle. Tale dato fu fondamentale per evidenziare il momento di crisi della specie e consentì di assumere gli opportuni provvedimenti che, indubbiamente, contribuirono al recupero della specie rilevabile oggi. Altra importante informazione fornita dai “Libretti Segnapesci”, sono i dati concernenti la presenza, la diffusione e la consistenza delle specie alloctone, come nel caso delle crescenti segnalazioni di catture di Pesce Siluro (Silurus glanis).

Tabella 4-1 - Pescato professionale nel Lario (kg) nel periodo compreso fra il 1996 ed il 2006.

Anno 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Coregone 59.770 115.411 116.268 107.600 99.991 100.160 124.351 122.073 113.785 111.602 124.795

Agone 39.338 19.621 28.036 33.300 33.250 25.677 21.940 31.751 47.899 37.447 41.176

Persico reale 13.082 9.738 13.420 13.300 25.315 13.274 8.577 18.965 17.239 23.062 25.115

Cavedano 7.214 9.148 12.052 9.752 10.004 13.180 6.625 8.616 5.727 5.530 7.130

Bottatrice 4.587 3.944 5.627 7.978 6.165 8.846 6.184 7.285 6.671 5.420 4.151

Tinca 1.129 1686 1.941 2.808 2.081 2.321 1.601 1.733 1.104 911 1.007

Pigo 1.815 1.947 1.526 1.300 449 963 1745 2.128 1.582 1.628 2.563

Trota 453 393 637 1.103 1.207 897 1.032 1.058 1.163 2.131 1.329

Luccio 21 263 334 932 1396 1.287 684 1686 632 891 951

Salmerino 151 165 152 378 188 95 115 308 204 214 386

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Anno 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Anguilla 361 457 330 363 737 387 426 412 232 249 106

Alborella 17.853 6.093 5.205 387 45 42 1.120 1.164 2.305

Lucioperca 187 219

Siluro 23

Totale 145.774 168.866 185.528 178.814 180.783 169.475 175.327 198.060 199.362 192.441 213.262

Tabella 4-2 - Pescato professionale nel Lario espresso in % del prelievo totale nel periodo compreso fra il 1996 ed il 2006.

Anno 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Coregone 41,0% 68,3% 62,7% 60,2% 55,3% 59,1% 70,9% 61,6% 57,1% 58,0% 58,5%

Agone 27,0% 11,6% 15,1% 18,6% 18,4% 15,2% 12,5% 16,0% 24,0% 19,5% 19,3%

Persico reale 9,0% 5,8% 7,2% 7,4% 14,0% 7,8% 4,9% 9,6% 8,6% 12,0% 11,8%

Cavedano 4,9% 5,4% 6,5% 5,5% 5,5% 7,8% 3,8% 4,4% 2,9% 2,9% 3,3%

Bottatrice 3,1% 2,3% 3,0% 4,5% 3,4% 5,2% 3,5% 3,7% 3,3% 2,8% 1,9%

Tinca 0,8% 1,0% 1,0% 1,6% 1,2% 1,4% 0,9% 0,9% 0,6% 0,5% 0,5%

Pigo 1,2% 1,2% 0,8% 0,7% 0,2% 0,6% 1,0% 1,1% 0,8% 0,8% 1,2%

Trota 0,3% 0,2% 0,3% 0,6% 0,7% 0,5% 0,6% 0,5% 0,6% 1,1% 0,6%

Luccio 0,0% 0,2% 0,2% 0,5% 0,8% 0,8% 0,4% 0,9% 0,3% 0,5% 0,4%

Salmerino 0,1% 0,1% 0,1% 0,2% 0,1% 0,1% 0,1% 0,2% 0,1% 0,1% 0,2%

Anguilla 0,2% 0,3% 0,2% 0,2% 0,4% 0,2% 0,2% 0,2% 0,1% 0,1% 0,0%

Alborella 12,2% 3,6% 2,8% 0,0% 0,0% 0,2% 0,0% 0,0% 0,6% 0,6% 1,1%

Lucioperca 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,1% 0,1%

Siluro 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0%

I dati esposti nelle due tabelle precedenti saranno commentati in seguito, all’interno dei successivi paragrafi. In base alle informazioni raccolte, il popolamento ittico del Lago di Como sarebbe composto da 14 famiglie con 35 specie, così come illustrato dalla Tabella 4-3:

Tabella 4-3 - Elenco delle specie accertate per il Lario- Consistenza e tendenza.

Nome comune Consistenza Tendenza Famiglia SALMONIDAE

Coregonus macrophthalmus Bondella +++ o Coregonus " morpha hybrida " Lavarello + o Salvelinus alpinus Salmerino alpino + ⇑ Salmo trutta fario Trota fario + o Salmo trutta lacustris Trota lacustre ? ⇓ Oncorhynchus mykiss Trota iridea + o

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Nome comune Consistenza Tendenza Famiglia CIPRINIDAE

Alburnus alburnus alborella Alborella + ⇑ Barbus barbus plebejus Barbo + o Cyprinus carpio Carpa + o Leuciscus cephalus cabeda Cavedano ++ o Carassius carassius Carassio + o Rutilus rutilus Gardon + ⇑ Condrostoma genei Lasca + ⇑ Rutilus pigo Pigo ++ o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Phoxinus phoxinus Sanguinerola + o Chondrostoma soetta Savetta ++ ⇑ Scardinius erythrophthalmus Scardola + o Tinca tinca Tinca ++ ⇑ Rutilus erythrophthalmus Triotto + ⇓ Leuciscus souffia muticellus Vairone + o Famiglia CLUPEIDAE

Alosa fallax lacustris Agone ++ ⇑ Famiglia ESOCIDAE

Esox lucius Luccio + ⇑ Famiglia PERCIDAE

Perca fluviatilis Persico reale + ⇑ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE

Lepomis gibbosus Persico sole + ⇑ Micropterus salmoides Persico trota + o Famiglia ICTALURIDAE

Ictalurus melas Pesce gatto + o Famiglia SILURIDAE

Silurus glanis Pesce siluro + ⇑ Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo + o Famiglia COBITIDAE

Cobitis taenia Cobite + o Famiglia COTTIDAE

Cottus gobio Scazzone + o Famiglia BLENNIDAE

Blennius fluviatilis Cagnetta + o Famiglia GADIDAE

Lota lota Bottatrice ++ o Famiglia ANGUILLIDAE

Anguilla anguilla Anguilla + o

Consistenza +++ = elevata ++ = discreta + = scarsa Legenda: Tendenza ⇑ = aumento o = stabile + = scarsa

Saltuariamente avviene la cattura di specie occasionali, ovviamente non considerabili come rappresentative della fauna ittica lariana. Nel Lario, sia in passato sia anche in tempi recenti sono state introdotte numerose specie, alcune delle quali, come i Coregoni sono i pesci maggiormente pescati a livello professionale mantenendo, di fatto, il mercato tradizionale.

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Di seguito è illustrata in ordine cronologico la sequenza delle introduzioni nel Lario di specie alloctone di cui si conosce, a volte solo parzialmente, la storia. Il Coregone Lavarello è considerato ormai un ibrido delle due specie originarie (Coregonus schinzi helveticus e Coregonus wartmanni coeruleus). Il Lavarello si ritiene originario del Lago di Costanza; in ogni caso, è da tale bacino che provenivano gli individuai immessi nel lontano 1885. Da allora il Lavarello aumentò progressivamente; già nel 1897, 12 anni dopo, ne furono pescate 12 tonnellate. Nel decennio passato, il Coregone Lavarello ha mostrato un forte crisi, probabilmente, dovuta anche alla competizione alimentare e spaziale con la Bondella e, quale fattore concomitante, alle rapide oscillazioni artificiali del livello del lago, prodotte dallo sbarramento di Olginate proprio in corrispondenza del periodo riproduttivo del Lavarello. Attualmente, la Provincia di Lecco, sta conducendo un’attività di ripopolamento della specie, attraverso l’uso di giovani individui allevati presso le proprie strutture ittiogeniche. Int. G. 1 La seconda introduzione in ordine cronologico, riguarda il Salmerino alpino (Salvelinus alpinus), avvenuta nel 1930. Gli esemplari immessi provenivano dal Lago di Zug. Questo pregiato Salmonide aveva raggiunto una presenza significativa nel Lago di Como solo molto lentamente, a causa della scarsa fecondità relativa. Nell'ultimo ventennio la specie ha subito un drastico calo. La causa di ciò va ricercata nel continuo scadimento della nicchia trofica occupa dalla specie, sia nella competizione alimentare e spaziale con il Coregone Bondella. Attualmente, la Provincia di Lecco, sta conducendo un’attività di ripopolamento della specie, attraverso l’uso di giovani individui allevati presso le proprie strutture ittiogeniche. É ignota invece la data di introduzione del Persico sole (Lepomis gibbosus), specie originaria dell’America settentrionale, introdotto in Italia nel dopoguerra. A seguito della preoccupante diminuzione del Coregone Lavarello, probabilmente a causa del rapido scadimento delle condizioni ambientali verificatosi anche nel Lago di Como, alla fine degli anni '60 fu introdotta una seconda specie di Coregone: la Bondella. Gli individui usati per l’immissione provenivano dal Lago di Neuchatel. Questa specie, dimostrando una maggiore resistenza ambientale, ha preso il sopravvento sul Lavarello originario e nel 1992 rappresentava circa il 70% della popolazione di Coregoni. A conferma delle migliori capacità di adattamento, la Bondella è presente anche nella parte terminale del ramo di Como dove il Lavarello è pressoché assente. Tra i due Coregoni è rilevabile una significativa differenza di accrescimento: il Lavarello al secondo anno di vita raggiunge mediamente 28 cm contro i 24 cm della Bondella. Vi sono differenze sostanziali anche per quanto riguarda le abitudini riproduttive. Il Lavarello, infatti, si riproduce a dicembre nella zona litorale in pochi metri d'acqua, mentre le uova della Bondella sono deposte su fondali ad elevate profondità (30-100 m) nel mese di gennaio. Attualmente, i due Coregoni rappresentano la percentuale più rilevante del pescato complessivo (valore compreso fra il 41% del 1996 e il 71% del 2000, media 59%) e sono la principale risorsa della pesca professionale. Il Lavarello occupa in prevalenza l'asse Colico-Lecco, dotato di maggiore ricambio idrico. Come già indicato in precedenza, nel ramo di Como la presenza del Lavarello decresce gradualmente, fino a essere in pratica assente nella parte terminale del ramo occidentale (Argegno-Como), dove la totalità dei Coregoni sono costituiti da Bondella. Data la nota sensibilità ambientale del Lavarello, che come detto predilige acque con un minor carico di nutrimenti, la presenza maggior presenza della specie nel bacino orientale rispetto a quello occidentale conferma la maggiore trofia di questo, ed in particolare della sua parte terminale. Nell’anno 2002 sono avvenute le prime catture di Pesce siluro avvenute nell’Adda presso Brivio, nei Laghi di Garlate ed Olginate ed anche nel Lario (presso Abbadia Lariana). La dimensione degli individui catturati, inferiore ai 40 cm, e la distribuzione delle catture porta a supporre che queste derivino da un’immissione abusiva avvenuta nel biennio precedente, certamente a monte dello

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sbarramento invalicabile rappresentato dalla diga di Olginate. Subito sono state attivate tutte le possibili misure volte a contenere la diffusione della specie: informazione ai pescatori, elettropesca, pesca subacquea, uso di spaderne e reti ma, come era prevedibile, non si sono ottenuti i risultati auspicati, poiché sia la consistenza della specie sia il suo areale sono in continua crescita. La cattura delle maggiori dimensioni è stata effettuata nel mese di giugno 2007 sul fiume Adda in località Stoppate presso il comune di Brivio, l’individuo aveva un pedo di 11 Kg.

Tabella 4-4 - Catture di Pesce siluro effettuate dalla Provincia nel corso dell’anno 2007:

Data Località Sistema di pesca N° individui Peso (Kg) Note* 05.01 Adda Brivio sub 5 12 4+4+2 +piccoli 08.01 Adda Brivio elettropesca 13 15 7+6 +piccoli 16.01 Adda Brivio elettropesca 23 5 2 +piccoli 18.01 Adda Brivio elettropesca 28 19 5+6+2 +piccoli 25.01 Adda Imbersago elettropesca 43 3 2 +piccoli 31.01 Adda foppone elettropesca 45 1 piccoli 17.02 Adda Brivio elettropesca 57 1,5 piccoli 22.02 Lago Garlate sub 1 4,5 4,5 18.04 Adda Brivio elettropesca 76 5 1,5+1 +piccoli 17.05 Adda Brivio elettropesca 165 5 1 +piccoli 18.05 Adda Brivio sub 3 3 2 + 2 +piccoli 22.05 Adda Imbersago elettropesca 88 5 piccoli 23.05 Adda Brivio tremagli 2 20 11,2 (1,2 m) + 9,8 (1,1 m) 16.06 Ponte piatto canna 1 1,5 piccoli 10.07 Adda Brivio elettropesca 22 1,5 piccoli 17.07 Ponte Brivio canna 1 0,1 piccoli 07.07 Fornasette canna (gara) 8 1,2 piccoli 23.07 Ponte Brivio canna 2 0,3 piccoli 25.07 Ponte Brivio canna 2 0,2 piccoli 27.07 Toffo canna 2 1,7 1,5 + piccolo 28.07 Ponte piatto canna 2 1,5 piccoli 10.08 Lago Olginate tremagli 6 6 3 + 3 11.08 Toffo canna 2 2 1,9 Kg + piccolo 13.08 Toffo canna 3 2 1,5 Kg + 2 piccoli 14.08 Toffo canna 7 1 piccoli 15.08 Ponte piatto canna 3 0,5 piccoli 18.08 Fornasette canna (gara) 24 5 1,5 Kg + piccoli 18.08 Adda Brivio canna 8 20 1,5 +piccoli 23.08 Toffo canna 2 0,2 piccoli 31.08 Ponte piatto canna 1 0,5 piccoli 2007 Ponte piatto canna 50 2,5 piccoli 2007 Ponte piatto canna 50 2,5 piccoli 2007 Ponte piatto canna 25 1,5 piccoli 10.09 Ponte piatto canna 1 1,7 12.09 Ponte piatto canna 1 2 2007 Ponte piatto canna 42 2 piccoli 2007 Fornasette spaderna 107 5 piccoli 20.09 Toffo canna 2 0,4 piccoli 24.09 Toffo canna 2 0,4 piccoli 25.09 Toffo canna 2 0,4 piccoli 28.09 Toffo canna 3 0,5 piccoli 01.10 Toffo canna 1 0,2 piccolo 03.10 Toffo canna 1 0,1 piccolo 04.10 Toffo canna 2 1,4 1 kg + piccolo 18.10 Fornasette canna 2 0,4 piccoli 23.10 Fornasette canna 1 0,4 piccolo 29.10 Fornasette canna 1 0,2 piccolo

938 165,8

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* il numero indica il peso in chili degli individui di maggiori dimensioni, il termine piccoli intende individui che pesano meno di un chilo. 2007 = dati forniti da singoli pescatori e riferiti alle catture effettuate durante l’intero anno.

4.3.2. - - Evoluzione recente del popolamento ittico

L'aumento del livello trofico del Lago di Como, che nel ventennio '60-‘70 raggiunse il massimo con un valore di fosforo totale prossimo ai 160 µg/l, provocò un consistente aumento delle popolazioni dei Ciprinidi, famiglia composta da prevalentemente da specie più resistenti a valori elevati di trofia. In parallelo diminuirono le popolazioni di Salmonidi, famiglia alla quale appartengono le specie ittiche più esigenti in termini di qualità ambientale e che prediligono bassi valori trofici ed elevate quantità d’ossigeno. Tale evoluzione è documentata dai dati del pescato complessivo forniti dalla Camera di Commercio di Como che, pur non attendibili in termini quantitativi assoluti, evidenziano una tendenza inequivocabile. La Figura 4-4, mostra la classica evoluzione del popolamento ittico negli ambienti eutrofici: l'aumento iniziale della produttività generale favorisce, entro certi limiti di qualità dell'acqua, le specie più resistenti alla scarsità di ossigeno causata dalla grande presenza di sostanza organica. Queste specie sono anche quelle che meglio riescono ad utilizzare le maggiori disponibilità alimentari. È di quel periodo la notevole diminuzione del Lavarello che ha favorito, come conseguenza indiretta, l'introduzione di un secondo Coregone dotato di una maggiore resistenza ambientale, la Bondella. Questa specie prese rapidamente il sopravvento su Lavarelo, anche a causa del fatto dato che la Bondella si riproduce in profondità. La modalità riproduttiva permette a questa specie di deporre le uova in un ambiente costante, che non risente degli effetti negativi dovuti all’abbassamento del livello del Lario che si verificano spesso durante l’epoca riproduttiva dei due Coregoni, che coincide con l’inizio dell’inverno.

a - COREGONI (LAVARELLO E BONDELLA)

Dagli anni '80 il graduale miglioramento delle condizioni ambientali ha determinato un recupero delle specie più sensibili, in particolare dei Coregoni e dell'Agone che attualmente rappresentano la maggiore componente del pescato professionale assommando, negli ultimi 4 anni, a poco meno dell’80% del pescato complessivo (nel quadriennio 2003-2006: Coregoni media 58,8% e Agoni media 19,7%).

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Evoluzione del pescato nel periodo 1959 - 1981

y = -0,0066x2 + 25,936x - 25557

R2 = 0,2337

y = 0,0038x2 - 15,076x + 14894

R2 = 0,9744

y = -0,0002x2 + 0,905x - 863,48

R2 = 0,5446

0

1

2

3

4

1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981anni

Quintali (migliaia)

Ciprinidi Salmonidi Luccio e Persico

Ciprinidi (tendenza) Salmonidii (tendenza) Luccio e Pesico (tendenza)

Figura 4-4 - Andamento del pescato di Ciprinidi (Alborelle), Salmonidi e altre specie, nel periodo compreso fra il 1959 ed il 1981. I dati sono stati forniti dalla Camera di Commercio di Como.

Negli ultimi 10-20 anni la Bondella prevale nettamente sul Lavarello. Quest'ultimo nel 1992 costituiva solo il 30% della popolazione di Coregoni. Nel decennio successivo è avvenuto un ulteriore decremento, evidenziato dalla scarsa presenza di Lavarelli nelle zone litorali di riproduzione. Un’indagine effettuata nel 2004 confermava ancora la netta prevalenza di Bondella. Questa rappresentava, infatti, l’84% del popolamento di Coregoni, mentre il Lavarello equivaleva solamente il 16% del campione totale, come mostrato in Figura 4-5. Un’analisi più di dettaglio, relativa ai singoli settori del Lario, ha messo in luce una maggiore presenza percentuale di Lavarelli nella zona dell’alto lago ed una graduale diminuzione scendendo nella parte meridionale, con un 12% di Lavarelli, sui Coregoni totali, nel ramo di Lecco. Questo tipo di distribuzione era già stata peraltro rilevata nell’indagine del 1992. Va peraltro sottolineato che due campionamenti effettuati con la reti consentite anche per la pesca professionale sono state effettuate nel periodo estivo (agosto), momento nel quale, notoriamente, le Bondelle con almeno 2 anni di vita (età 2+) raggiungono una dimensione tale da consentirne la cattura con le predette reti. L’ingresso della nuova coorte di Lavarello (in questo caso di età 1+) avviene invece nel mese di ottobre. Ciò può quindi avere determinato una sovrastima della presenza percentuale di Bondella all’interno del popolamento complessivo di Coregoni. É stata effettuata anche un’analisi mirata a individuare la presenza dei soggetti di immissione all’interno dello stock dei soli Laverrelli pescati. I risultati mostrano una situazione migliore a favore dei soggetti allevati, almeno in apparenza. Riguardo alla sola quota di Lavarelli, infatti, in termini

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generali la percentuale di pesci d’immissione è pari al 19%, in pratica circa 1 Lavarello su 5, Figura 4-6. L’analisi mostra notevoli differenze tra le zone del lago indagate.

Composizione in specie dello stock di Coregoni pescato nel Lario

79%85%

88%84%

21%15%

12%16%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Alto lago Centro lago Ramo di Lecco Intero Lario

Zona

Bondella Lavarello

Presenza di soggetti di allevamento nello stock di Lavarelli pescati nel Lario

78,0%

89,5%

48,6%

81,0%

22,0%

10,5%

51,4%

19,0%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Alto lago Centro lago Ramo di Lecco Intero Lario

Zona

L. selvatici L. allevati

Figura 4-5 – Composizione in specie dello stock di Coregoni pescato nel 2004 nel Lario.

Figura 4-6 - Presenza di soggetti d'allevamento nello stock di Lavarelli pescati nel 2004 nel Lario.

Il centro lago mostra, infatti, la percentuale inferiore (10,5%), mentre il ramo di Lecco evidenzia la percentuale nettamente più elevata, pari al 51,4%. In pratica nel ramo di Lecco un Lavarello su due deriverebbe dall’attività di ripopolamento. Va peraltro sottolineato, che il dato relativo al centro lago è influenzato negativamente dalle pescate di dicembre, che hanno mostrato una sensibile diminuzione delle catture, pari al 7,8% del dato medio generale. L’alto lago mostra invece un valore prossimo a quello dell’intero bacino, con una percentuale di soggetti immessi pari al 22%. Dopo la “crisi” degli anni 90 quando il pescato di Coregoni era stimato attorno alle 80 - 100 tonnellate/anno (t/anno), come si è potuto osservare nella Tabella 4-1 riportante le catture effettuate dai pescatori professionisti, nell’ultimo quinquennio il pescato attuale di Coregoni si aggira attorno alle 120 – 130 t/anno. Anche se non è possibile stabilire con certezza l’entità del contributo, è indubbio che la riattivazione del Centro Ittiogenico Provinciale Marco de Marchi di Fiumelatte ha un ruolo importante nel recupero, o nel mantenimento della popolazione di Coregone Lavarello. La successiva Tabella 4-5 mostra la quantità e la tipologia di novellame di Lavarello immesso nel Lario nel periodo 2002-2007.

Tabella 4-5 - Immissioni di Lavarelli nel Lario, nel periodo 2002 - 2007.

Anno N di giovani individui Lunghezza media (mm) 2002 450.000 15-20

350.000 20-25 97.000 56-57 14.000 48-49

2003 380.000 15-20 407.000 50-60

2004 420.000 15-20 445.000 50-60

2005 175.000 15-20 435.000 50-60

2006 600.000 15-20

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Anno N di giovani individui Lunghezza media (mm) 438.000 50-60

2007 820.000 15-20 435.000 50-60

b - AGONE

Dopo la drastica riduzione degli anni '70 e ‘80, nell'ultimo decennio anche la popolazione di Agone, mostra una fase di recupero, anche se con qualche oscillazione del pescato, in particolare nell’anno 2002 le condizioni climatiche favorevoli hanno consentito ottimi risultati riproduttivi che hanno determinato un sensibile aumento del pescato a partire dal 2004. Essendo aumentato il numero degli individui è di conseguenza anche aumentato il numero dei riproduttori, delle uova deposte e della progenie. Il mantenimento di un adeguato numero di riproduttori è stato assicurato anche dalle recenti modifiche al regolamento di pesca professionale consistenti nell’introduzione del monofilo come materiale di costruzione delle reti, che riduce l’impigliamento degli individui di ridotte dimensioni. L’adeguamento delle dimensioni della maglia delle reti, che da 20 – 22 mm è stata portata a 22 mm, è un altro correttivo che ha consentito di meglio focalizzare la taglia obiettivo delle catturare, permettendo a più individui di raggiungere l’età riproduttiva. Si è intervenuti anche sull'attività dilettantistica posticipando l’apertura della pesca all’Agone negli anni 2004 e 2006 in occasione di condizioni meteorologiche sfavorevoli che avevano provocato uno spostamento dell’epoca riproduttiva.

c - ALBORELLA

L’alborella è un perno fondamentale dell'ecosistema lacustre dato che è il punto di collegamento tra zooplancton e specie ittiofaghe. Com’è noto, in un recente passato, dopo il “boom” degli anni ‘70, quando l’Alborella era indubbiamente la specie più diffusa del Lario ed il pescato era stimato in circa 200 t/anno, la specie ha subito un tracollo numerico, ben evidenziato dal confronto fra i dati di Figura 4-4 e di Tabella 4-1, che rispetti vamente illustrano gli stock d’Alborelle prelevati fino all’inizio degli anni ’80 e dopo la metà degli anni ’90. A cavallo fra i due decenni, il prelievo della specie era attestato su valori dell’ordine del centinaio di t/anno all’inizio degli anni ’80 (si tenga presente come già detto nel paragrafo 4.3.2. - i dati di Figura 4-4 non sono precisi dal punto di vista numerico, ma solo dell’ordine di grandezza), è sceso alle decine di t/anno della prima metà degli anni ’90 ed infine è crollato al di sotto delle 10 t/anno. Le cause dell’imponente crollo non sono del tutto chiarite e sono state probabilmente molteplici e con effetto sinergico fra loro. Nello schema riportato in Figura 4-7 è illustrato l’insieme di probabili fattori e delle loro reciproche relazioni, che hanno determinato la drastica riduzione della popolazione di Alborella nell’ultimo decennio. La causa iniziale è rappresentata dalla riduzione del livello trofico e quindi delle disponibilità alimentari. Ciò dovrebbe avere determinato una parallela diminuzione del successo riproduttivo e quindi della consistenza numerica delle nuove coorti, con l’incremento del tasso di mortalità annuale. In sostanza, parallelamente ad una diminuzione del reclutamento si è verificato un aumento del tasso di mortalità. Questi due eventi non possono che portare ad un progressivo decremento della popolazione come, di fatto, è avvenuto. Nonostante questa nuova condizione, non solo lo sforzo di pesca è rimasto a lungo inalterato, ma il progressivo incremento della presenza di uccelli ittiofagi ha determinato una nuova causa di erosione della popolazione d’Alborelle. Ogni singolo fattore non è, di per sé, motivo della diminuzione dell’Alborella. In effetti, se lo sforzo di pesca rimane inalterato, il prelievo tende in ogni modo a ridursi proporzionalmente alla diminuzione del popolamento ittico; questo meccanismo tende a tamponare gli effetti della pesca.

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Invece, l’aumento del tasso di mortalità in una fase di riduzione del reclutamento ha effetti inevitabili e porta ad un veloce declino della specie, esempi del genere sono molto comuni nella letteratura scientifica relativa alla pesca.

Graduale riduzione del livello

trofico a partire dagli anni ‘80

Diminuzione delle risorsa

alimentare planctonica

Sforzo di pesca

costante

Progressiva diminuzione del

successo riproduttivo della

popolazione di alborella

Progressivo aumento della

presenza di uccelli ittiofagi

Aumento del tasso di

mortalità annuale

Fase di costante decremento

della popolazione

Immissione e successiva fasedi notevole incremento della

popolazione di bondella

Aumento della competizione

alimentare interspecifica

Figura 4-7 – Schema delle relazione esistenti fra i probabili fattori di crisi della popolazione di Alborella del Lario.

Dopo la pesante crisi, dai primi anni 2000 l’Alborella del Lario sembra mostrare una tendenza all’aumento della popolazione, confermata da una ricerca eseguita nel 2003. (A. Negri, 2003 ??). Tuttavia, il tasso annuale di mortalità naturale sarebbe prossimo al 80% sia nel bacino lecchese sia in quello comasco. Pur considerando che l’Alborella presenta una mortalità naturale elevata, a causa del ruolo di pesce foraggio che ricopre nell’ecosistema lacustre, il valore di mortalità rilevato per il Lago di Como appare nettamente superiore ai dati di letteratura. I modelli normalmente utilizzati per stimare il coefficiente di mortalità naturale delle specie ittiche (Alagaraja, Pauly, Rikhter-Efanov) indicano un valore di moralità (M) compreso tra un minimo di 0,77 ed un massimo di 1,15 (A Negri, 1995). Il tasso attuale appare quindi eccessivamente elevato. La riduzione del livello trofico e la diretta conseguente competizione alimentare con le altre specie ittiche zooplanctofaghe (Coregoni ed Agone) sono certamente i due fattori di maggiore rilevanza.

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Si ricorda, infatti, che l’esplosione demografica della popolazione di Alborelle relativa al ventennio '60 - '80 Figura 4-4 è collegato ad un parallelo incremento del livello trofico, che in questo periodo ha probabilmente raggiunto, in assoluto, i valori massimi. Contestualmente si registra una marcata riduzione delle popolazioni di Lavarello. Probabilmente, benché il dato non è riportato nella Figura 4-4, nello stesso periodo anche l’Agone ha subito una crisi analoga. Non è un caso che proprio in questo periodo è stata decisa l’introduzione della seconda specie di Coregone, la Bondella, a sostegno dell’esigua popolazione di Lavarello rimasta nel Lario. Questo ventennio, che appartiene ormai alla memoria storica dei pescatori attuali, non è quindi un reale termine di confronto della normale consistenza della popolazione di Alborella nel Lario, come dimostrerebbero anche i dati di fine ‘800. Infatti, le maggiori disponibilità di nutrienti, il conseguente aumento del plancton e la quasi assenza di competizione alimentare con altre specie zooplanctofaghe al momento in forte crisi hanno determinato, fra il 1960 e il 1980, un incremento esponenziale delle consistenze dell’Alborella tale da renderla la prima voce del pescato del lago di Como, fatto di per sé già anomalo. Di conseguenza, nel passare in rassegna i possibili fattori di crisi sui quali è possibile intervenire si è preferito confrontare i recenti dati del pescato (primi anni 2000) con quelli di fine ‘800, anziché con i valori conosciuti per il ventennio ’60-’70. Per definire un quadro d’azioni volte a salvaguardare la popolazione di Alborella, garantendone il mantenimento delle consistenze e favorendone l’incremento, qualora possibile, occorre partire dall’esigenza di non introdurre ulteriori fattori in grado d’incrementare il tasso di mortalità della specie e si deve tenere conto del presupposto che il livello di trofia del Lario è stabilito in funzione di esigenze diverse da quelle proprie della gestione ittica. In questo quadro non appare realistico l‘ipotesi di un intervento a larga scala in grado di migliorare la capacità portante dell’ambiente lacustre nei confronti dell’Alborella, dato che ciò vorrebbe dire intervenire prevalentemente sulla quantità di fosforo presente nel Lario, aumentandone la disponibilità, e ciò non è ammissibile. Pertanto la mortalità e la diminuita fertilità delle Alborelle, dovute alla scarsità di cibo, non sono modificabili, se non localmente con interventi specifici già sperimentati con successo dalla Provincia di Lecco. Int. G. 2 La rosa delle scelte gestionali possibili è quindi limitata al tentativo di distribuire la predazione a carico dell’Alborella fra le tre cause principali di sottrazione diretta: pesci ittiofagi, uccelli ittiofagi e pesca. In questo quadro non può essere considera la mortalità dovuta a cause patologiche, sia perché non sono stati riscontrati fenomeni di rilievo nella popolazione di Alborella di età superiore al 1° anno, sia perché sarebbe veramente difficile, quindi irrealistico, intervenire su questi fattori. Di seguito si passeranno in rassegna le tre cause di predazione.

c.1. - Predazione dell’Alborella da parte dei pesci ittiofagi.

La Tabella 4-6 riporta i dati del pescato professionale del lago di Como relativi all’ultimo triennio, confrontati con il triennio 1897-1899. Per il secondo periodo, i dati sono stati forniti dal “Consiglio Direttivo delle Società di Mutuo Soccorso fra i pescatori lariani”. Per quanto riguardava la composizione delle specie zooplactofaghe competitrici con dell’Alborella la situazione presente a fine ‘800 nel Lario, era nel complesso molto simile all’attuale. La minore presenza di Coregoni, mediamente circa il 10% del pescato attuale, era, infatti, ampiamente compensata dall’Agone, con un pescato medio pari a circa 5 volte l’attuale. Le quantità di Alborella pescata nei due periodi sono certamente diverse, infatti, l’aliquota di fine ‘800 è 25 volte maggiore del pescato medio d’inizio XXI secolo, effettuato in un regime di pesca a quote fisse; il valore di fine XIX secolo è molto superiore, 7 volte, anche di quello del 1995 (Tabella 4-1), anche se questo avvenuto senza limitazioni. Invece, nel complesso, l’ordine di grandezza dei quantitativi di Agoni e Coregoni si equivalgono, anche se a fine ‘800 erano numericamente

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maggiori. Probabilmente quindi in tale periodo la competizione delle specie zooplanctofaghe ai danni dell’Alborella non era un fattore limitante per il Ciprinide; viceversa, come già detto in questo paragrafo, la concorrenza è al momento un fattore fortemente limitante per l’Alborella. Per quanto riguarda il popolamento ittico, al momento non sembra che la predazione effettuata dai pesci carnivori sia tale da determinare un prelievo anomalo sulla popolazione di Alborella. Le specie che normalmente predano il Ciprinide, Persico reale, Luccio, Trota (Salmo trutta) e, in minor misura, il Cavedano non presentano, infatti, consistenze rilevanti, come evidenziabile dai dati statistici del pescato annuale Tabella 4-1. Le popolazioni di Persico reale e di Luccio segnalano al momento una tendenza all’incremento, ma restano lo stesso al di sotto delle normali potenzialità del Lago di Como.

Tabella 4-6 – Confronto, per le specie di maggior interesse gestionale, fra i valori del pescato di fine ‘800 e del XXI secolo.

Pescato (kg)

2004 2005 2006 Media 1 1897 1898 1899 Media 2

Persico reale 17.239 23.062 25.115 21.805 25.508 25.970 27.422 26.300

Luccio 632 891 951 825 17.537 18.228 20.365 18.710

Trota 1.163 2.131 1.329 1.541 9.100 11.477 11.407 10.661

Tot. predatori 19.034 26.084 27.395 24.171 52.145 55.675 59.194 55.671

Alborella 1.120 1.164 2.305 1.530 34.144 38.658 39.775 37.526

Coregone 113.785 111.602 124.795 116.727 12.070 13.006 13.961 13.012

Agoni 47.899 37.447 41.176 42.174 197.110 194.060 209.675 200.282

Tot. zooplanctofagi 162.804 150.213 168.276 160.431 209.180 207.066 223.636 213.294 La predazione ittica, pur rappresentando ovviamente una delle cause di mortalità naturale dell’Alborella, allo stato attuale non evidenzia un ordine di grandezza anomalo. Infatti, la quantità del pescato del Persico reale nel triennio 1897-1899 è perfettamente confrontabile con quello dell’ultimo periodo, mentre quello del Luccio è 23 volte superiore e quello di Trota è 7 volte maggiore. Nel complesso il prelievo dei tre principali predatori si è più che dimezzato. Per il Luccio, che tra l’altro preda anche specie con dimensioni maggiori di quelle dell’Alborella, la drastica diminuzione potrebbe dipendere principalmente dalle significative modifiche subite da ampi tratti di costa che hanno perso gli habitat originali. Analogamente, anche per la trota la diminuzione dipende in massima parte dall’impossibilità di compiere le migrazioni riproduttive lungo le aste fluviali, ormai quasi tute sbarrate da manufatti invalicabili. Int. G. 3 Occorre qui precisare che il popolamento attuale di Trota è composto unicamente da esemplari di Trota Fario (Salmo trutta fario) provenienti dai tributari, mentre in passato era presente la Trota di lago (Salmo trutta lacustris), sottospecie che poteva raggiungere anche i 20 Kg di peso e che si è estinta. Il Persico reale, viceversa, è ancora abbondante; si ciba prevalentemente d’Alborelle, quindi la costanza del pescato dovrebbe indicare che la specie predatrice trova ancora prede sufficienti per mantenere costante la sua popolazione. Non sembra dunque ragionevole intervenire sulla predazione da parte degli ittiofagi, diminuendo questa causa di mortalità naturale per aumentare il tasso di sopravvivenza dell’Alborella.

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Eventualmente, l’unico intervento motivato in questa direzione potrebbe consistere nella pesca selettiva degli Agoni superiori al 4° anno d’età. I nfatti, oltre tale limite la specie tende a predare le Alborelle d’età inferiore all’anno (classe 0+), soprattutto durante la stagione estiva-autunnale. Tuttavia, la ridotta consistenza numerica degli Agoni di grossa taglia non sembra giustificare un impatto sensibile sulla popolazione di Alborella. va comunque sottolineato che le reti attualmente consentite con maglia pari a 22 mm consentono cattura individui di 23-24 cm; dall’uscita dall’intervallo di selezione di questa maglia, fino all’entrata nella maglia dei Coregoni 35 mm, al quale cattura individui di 31-32 cm), l’unica causa di mortalità da pesca per l’Agone è collegata al periodo riproduttivo ove la specie è attivamente prelevata dai pescatori dilettanti a parte, ovviamente, i soggetti catturati per impigliamento. Int. G. 4

c.2. - Predazione dell’Alborella da parte degli ucc elli ittiofagi.

L’Alborella è attivamente predata dagli uccelli ittiofagi presenti nel Lario e soprattutto dallo Svasso maggiore (Podiceps cristatus) che dal Cormorano (Phalacrocorax carbo), presenti con buone popolazioni nel periodo invernale. La predazione operata dagli uccelli non rappresenta, in ogni caso, la principale causa di diminuzione della popolazione di Alborella. Tuttavia, il prelievo annuale sulla popolazione di Alborella operato dagli Svassi è stato calcolato pari a circa 12-13 tonnellate. A questa quota va aggiunta la predazione dei Cormorani che, nonostante le 10 t/anno complessive di pesce predato, consumano Alborelle in modo molto limitato in termini di biomassa (circa 1% del totale dell’alimentazione) e quindi hanno un’incidenza marginale sulla popolazione. La quantità complessiva d’Alborelle predate non è trascurabile e conferma, pertanto, che una parte rilevante della mortalità naturale della specie è imputabile alla predazione dell’avifauna ittiofaga. Se da un lato lo svasso non rappresenta la principale causa di calo demografico dell’Alborella, dall’altro lato va in ogni modo considerato che, attualmente, una predazione consistente può, in effetti, ostacolare la fase di recupero in atto. In altri termini il coefficiente di mortalità naturale dopo il 1° anno d’età andrebbe riportato entro i limiti previsti dalla letteratura, e cioè ad un valore massimo di M=1,0 che corrisponde ad un tasso annuale di mortalità naturale pari al 60-70%. Va, infatti, sottolineato che l’attuale incremento della popolazione di Alborella è dovuto ad una riduzione quasi totale della mortalità da pesca imposta fra il 1999 ed il 2003 e ad un prelievo trascurabile effettuato nel periodo successivo. Int. G. 5 Nei confronti della predazione effettuata dagli uccelli ittiofagi la Provincia di Lecco ha sperimentato, con un discreto successo, la possibilità di intervenire con azioni dissuasive dirette, effettuate in località importanti per la tutela dei banchi invernali d’Alborelle e attuate senza l’abbattimento degli uccelli. In pratica si è operato in prossimità di porti nei quali le Alborelle erano forzate a permanere per lunghi periodi dall’azione degli Svassi. I pesci sono indotti ad entrare nelle strutture portuali al fine di sfuggire alla predazione degli che stazionano in prevalenza al largo, nell'attesa che le Alborelle escano dal molo. Gli Svassi evitano così di cacciare negli spazi angusti compresi fra gli ormeggi delle imbarcazioni. Dentro i moli, le Alborelle sono relativamente al sicuro, per contro, non hanno sufficienti risorse alimentari e non riescono ad accumulare energie sufficienti per superare il periodo invernale e/o per maturare le gonadi. Pertanto, la riproduzione primaverile è influenzata negativamente. Tale situazione è stata evidenziata tramite una ricerca (Negri 2003) nella quale si dimostrano differenze significative tra i valori del fattore di condizione K relativi alle due stazioni soggette ad alimentazione artificiale rispetto a stazioni di controllo in cui l’alimentazione è esclusivamente naturale. L’incremento massimo di peso è risultato pari a circa il 10% rispetto alla stazione di controllo. Si ritiene inoltre che lo stato di denutrizione accompagnato dalle notevoli densità di individui possa provocare la diffusione di patologie con conseguente incremento della mortalità naturale.

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Lo Svasso maggiore ha mostrato una buona sensibilità nei confronti della dissuasione, sia quando il disturbo è attuato con lo sparo di munizioni non letali, sia nel caso di esplosione di colpi a salve. In questo secondo caso era però l’efficacia era legata alla presenza concomitante di un operatore. In altre esperienze effettuate dalla Provincia di Como sul Cormorano si è attenuto un risultato analogo. Pertanto, in futuro la dissuasione incruenta potrebbe essere applicata come strumento di difesa attiva dei banchi invernali di Alborella, concentrando l’azione nelle principali località di svernamento della specie. Int. G. 6 Nei contesti sopra descritti è possibile intervenire attivamente riducendo la predazione con sistemi di protezione passivi che impediscono l’azione di caccia da parte di Svassi e Cormorani oppure favorendo attivamente la sosta delle Alborelle dentro i moli, fornendo loro alimentazione artificiale. Questo secondo metodo è stato sperimentato con successo dalla Provincia di Lecco. Int. G. 7 Probabilmente in futuro occorrerà prevedere un sistema di interventi che integrino i metodi predetti.

c.3. - Attività di pesca

Alla fine degli anni ’90, le Province di Lecco e Como hanno di fatto fermato per alcuni anni la pesca professionale ed hanno ridotto drasticamente la pesca dilettantistica. Int. G. 8 Sicuramente questo fatto ha dato risultati positivi, favorendo la ripresa della specie. Nei dettagli, dalla Tabella 4-1 è agevole rilevare le quantità d’Alborelle pescate negli ultimi anni. Nel 2001 il prelievo della pesca professionale è stato complessivamente di 387 kg; occore precisare che la pesca è stata svolta solo in Provincia di Lecco, mentre in Provincia di Como non è stato effettuato alcun prelievo. Sempre in Provincia di Lecco il pescato professionale nel 2002 è stato inferiore ai 100 kg per anno. Per quanto riguarda la pesca dilettantistica, si può fare riferimento ad un’indagine su base statistica effettuata dal Servizio Faunistico della Provincia di Lecco: la stima del prelievo complessivo annuale risulta di 800 kg nel 2002, quando erano concesse due giornate di pesca settimanali e di 1.200 kg nel 2003, con tre giornate di pesca settimanali. Per quanto riguarda la Provincia di Como, negli anni 2001 e 200 2003 non vi è stato alcun prelievo professionistico; mancano inoltre dati relativi al prelievo dilettantistico, sul quale non è stata effettuata alcuna indagine. Al momento sono in vigore una serie di restrizioni atte limitare la pesca dell’Alborella, fra cui la possibilità per i pescatori dilettanti di usare un solo amo ed il divieto di uso della pastura. Nella pesca professionale invece è consentito il prelievo di 2 tonnellate complessive, ripartite equamente fra la Provincia di Lecco e quella di Como. Considerando che il prelievo dilettantistico possa essere analogo in entrambe le province, e che questo sia uguale a quello concesso ai pescatori di mestiere, nel complesso la pesca comporta la sottrazione di circa 4 t/anno di Alborelle, valore ancora ben inferiore a quello teoricamente catturato dagli uccelli ittiofagi. D’altro canto, al momento non sembra ancora proponibile un incremento della pressione di pesca, tenuto conto soprattutto del valore limite indicato attualmente per il tasso di mortalità naturale. Anche se una parte della mortalità da pesca andrebbe a sostituire la mortalità naturale, il tasso di mortalità totale subirebbe lo stesso un incremento rispetto a quello attuale, raggiungendo valori a rischio d’instabilità per la popolazione stessa.

c.4. - Attività di tutela delle popolazioni di Albo rella.

Le due cause di mortalità su cui è possibile intervenire in funzione di un diverso equilibrio, che mantenga però il livello d’incidenza globale sulla popolazione, sono pertanto la pesca e gli uccelli ittiofagi. Per mitigare gli effetti negativi sopra elencati, le Province di Lecco e Como oltre ai provvedimenti di limitazione della pesca (periodi di divieto e limiti su: giornate nelle quali è possibile pescare, limiti di cattura, strumenti di pesca) e agli interventi di gestione già elencati in precedenza, dal 1997 stanno

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realizzando una serie di attività atte ad aumentare il successo riproduttivo dell’Alborella (attività ittiogeniche). Gli interventi principali consistono in: realizzazione di impianti artificiali di frega costituiti da cumuli di ghiaia che consentono la deposizione in una zona al riparo dalle oscillazioni di livello del Lario, dal moto ondoso e che non sia raggiungibile dagli uccelli oofagi; pressioni sui gestori della navigazione pubblica e privata, affinché siano modificate le rotte e sia ridotta la velocità di navigazione, così da minimizzare i danni alla riproduzione; limitazioni all’attività di pesca, sia professionale sia dilettantistica, riguardanti: periodi di divieto, giornate nelle quali è possibile pescare, limiti di cattura, strumenti di pesca. Int. G. 9

d - SALMERINO ALPINO

Un altro salmonide che ha subito un netto decremento a partire dagli anni ‘70 è il Salmerino alpino. Questa specie, che vive prevalentemente ad elevate profondità, aveva raggiunto nel dopoguerra densità cospicue, tali da rappresentare una componente minore ma comunque rilevabile del pescato professionale. A partire dagli anni ’70 il Salmerino alpino ha subito una notevole crisi attribuibile ai seguenti fattori: scadimento delle condizioni dell'ipolimnio, competizione con la Bondella, predazione delle uova da parte della Bottatrice (Lota lota) e dell’Anguilla (Anguilla anguilla), scadimento delle caratteristiche genetiche della popolazione. Con la riattivazione del Centro Ittiogenico Provinciale Marco de Marchi di Fiumelatte è stato immediatamente possibile sostenere le popolazioni del Lario, ricorrendo alla riproduzione artificiale effettuata con adulti provenienti dal Lago di Livigno e dal Lago d’Iseo. A partire dal 2002 si è condotta una campagna di ripopolamento che, stando ai dati del pescato professionale del 2006, sembra aver dato i primi risultati.

Tabella 4-7 – Immissioni di Salmerini Alpini nel Lario, nel periodo 2002 - 2007.

Anno N di giovani individui Lunghezza media (mm) 2002 1.700 30-40 2003 2004 5.000 50-60 2005 11.130 40-50 2006 40.500 40-50 2007 36.700 50-60

e - LASCA E SAVETTA

La Lasca (Chondrostoma genei) ha recentemente avuto nel Lario un’evoluzione positiva del popolamento. Questo Ciprinide endemico del bacino Padano – Veneto e tipico dei tratti semipianeggianti di fiumi e torrenti, è entrato in una profonda crisi alla fine degli anni ottanta. In molti corpi idrici si è praticamente estinto; nei pochi fiumi dove è ancora presente appare comunque in netta contrazione. Per motivi che al momento non è dato di spiegare nel Lario questa specie, che è atipica per il lago dato che predilige le acque correnti, sembrerebbe aver trovato condizioni favorevoli per il suo sviluppo. Presso il Centro Ittiogenico Provinciale Marco de Marchi di Fiumelatte, la Provincia di Lecco è riuscita a mettere una metodologia d’allevamento che consente al momento di produrre circa 5.000 giovani individui/anno, immessi nei vari corpi idrici del territorio regionale. Situazione simile a quella della Lasca è quella della Savetta (Chondrostoma soetta) anch’essa in netta contrazione o estinta a partire dagli anni ottanta in tutti fiumi e torrenti regionali, anch’essa endemica e anch’essa in netto sviluppo nel Lario.

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4.3.3. - Vocazione naturale

La vocazione ittica del Lario originale, dovrebbe corrispondere a quella presente nel periodo preindustriale. Infatti, è solo successivamente all’inizio dell’industrializzazione che i cambiamenti culturali, economici e sociali assunsero un valore tale da influire sensibilmente sulla qualità delle acque e sulla composizione del popolamento di specie. Il quadro delle presenze ittiche dell’epoca preindustriale del Lago di Como può essere valutato sulla base delle statistiche del pescato di fine ottocento. Nel lago erano senz'altro presenti pesci migratori che risalivano dal mare attraverso il Po e l'Adda fino al Lago di Como, prima che i movimenti lungo i corsi d’acqua padani fossero impediti dagli sbarramenti invalicabili come dighe e briglie. Alcune di queste specie si sono ormai estinte, quantomeno nel Lario e in tutti gli altri bacini lacustri lecchesi. Ricordiamo a tale proposito la Cheppia (Alosa fallax nilotica) che rappresenta la sottospecie originario da cui deriva l'attuale Agone. La Cheppia era probabilmente presente nel Lario da maggio a settembre, poi faceva ritorno al mare dopo essersi riprodotta nelle nostre acque. È certo che la Cheppia arrivava ancora nel Lago Maggiore nella prima metà del secolo XIX, come attesta M. Monti. Occasionalmente potevano risalire nel Lario anche gli Storioni, dei quali è documentata la presenza nel Lago Maggiore nel '600 da F.Ballerini. Anche questi pesci risalivano in primavera il bacino idrografico del Po per la deposizione. Al contrario l'Anguilla, che è una specie “catadroma” cioè deve tornare al mare per riprodursi, era copiosa nel 1800 ed è presente ancora oggi solo grazie alle immissioni annuali di stadi giovanili. E. Pirola, in uno scritto sui pesci del Lago di Como del 1923, riporta che già in quel periodo veniva immesso artificialmente ogni anno un milione di giovani soggetti. Alla fine del XIX secolo, benché fossero già avviate le trasformazioni culturali e sociali indotte dall’industrializzazione, si può presumere che, nel Lario, i cambiamenti di tipo ambientale non fossero ancora tali da aver già alterato in modo sensibile l’originale vocazionalità ittica del lago e che pertanto il quadro complessivo delle catture del pescato professionale rispecchiasse, con una buona approssimazione, la situazione naturale. Evidentemente con l’esclusione del Lavarello, già introdotto. Come mostrato dalla Tabella 4-8 e dalla Figura 4-8, un secolo fa il pescato era dunque in prevalenza costituito dall'Agone, che rappresentava circa il 50% del totale, con valori pari a circa 200 t/anno. Una rivista di pesca del 1891 riporta che il pescato annuale di Agoni nel Lario ammontava a 235 tonnellate.

Tabella 4-8 – Valori del pescato (in Kg) di fine ‘800 (dati forniti dal “Consiglio Direttivo delle Società di Mutuo Soccorso fra i pescatori lariani”).

Specie 1897 1898 1899 MEDIA

Agone 197.110 194.060 209.675 200.281

Alborella 34.144 38.658 39.775 37.526

Trota 9.100 11.477 11.407 10.661

Tinca 31.097 37.322 36.177 34.865

Coregoni 12.070 13.006 13.961 13.012

Luccio 17.537 18.228 30.365 22.043

Persico reale 25.508 25.970 27.422 26.300

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Specie 1897 1898 1899 MEDIA

Anguilla 5.375 5.741 6.137 5.751

Pesce bianco 30.205 42.321 44.687 39.071

Barbo 2.071 2.433 2.686 2.396

Bottatrice 2.506 2.683 2.862 2.683

Carpa 1.555 1.354 1.023 1.310

TOTALE 377.277 393.253 416.177 395.569

Tabella 4-9 – Valori del pescato espresso in % del prelievo totale, di fine ‘800 (dati forniti dal “Consiglio Direttivo delle Società di Mutuo Soccorso fra i pescatori lariani”).

Specie 1897 1898 1899 MEDIA

Agone 53,5% 49,3% 49,2% 50,6%

Alborella 9,3% 9,8% 9,3% 9,5%

Trota 2,5% 2,9% 2,7% 2,7%

Tinca 8,4% 9,5% 8,5% 8,8%

Coregoni 3,3% 3,3% 3,3% 3,3%

Luccio 4,8% 4,6% 7,1% 5,6%

Persico reale 6,9% 6,6% 6,4% 6,6%

Anguilla 1,5% 1,5% 1,4% 1,5%

Pesce bianco 8,2% 10,8% 10,5% 9,9%

Barbo 0,6% 0,6% 0,6% 0,6%

Bottatrice 0,7% 0,7% 0,7% 0,7%

Carpa 0,4% 0,3% 0,2% 0,3%

Ovviamente la presenza dell'Agone era favorita dalla scarsa presenza del Lavarello, immesso nel decennio precedente e quindi ancora in fase di espansione. Il Lavarello originario dimostrava però qualche caratteristica diversa dalla forma attuale. R. Monti, in una ricerca sull'alimentazione dei pesci nel Lario del 1924, riporta a proposito del Coregone: " che nel Lario oramai non sono rari gli esemplari che raggiungono il peso di 3,5 kg. Quest'anno furono catturati esemplari il cui peso si avvicinava ai 5 kg…". Attualmente Lavarelli di tali dimensioni non sono più catturati. Esemplari superiori a 1 kg rappresentano già un’eccezione. La causa di ciò va probabilmente ricercata nella selezione genetica operata per decenni dalle reti. A quei tempi il Lavarello veniva, infatti, pescato con maglie superiori (40 mm). In epoca più recente, anche a causa della presenza della Bondella a minore accrescimento, sono state utilizzate maglie inferiori che selezionano precocemente i soggetti a più rapido accrescimento, favorendo di conseguenza la riproduzione degli individui ad accrescimento lento. La Tabella 4-8 conferma inoltre i dati del Monti relativi alla Trota lacustre, che a fine ‘800 rappresentava una voce sensibile, con circa 10 t/anno di pescato, mentre ora è probabilmente scomparsa del tutto. Attualmente nel Lario il quantitativo del pescato professionale di Trote è irrilevante ed è rappresentato quasi esclusivamente da Trote fario provenienti dai tributari al Lario.

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Rispetto all’attuale situazione è rilevante anche il pescato del Luccio con 18 t/anno e del Barbo (Barbus barbus plebejus) con 2 t/anno. La cattura di quest’ultima specie è divenuta ormai occasionale. La Tinca era pure ben rappresentata, con circa 35 t/anno. Nel complesso, come mostrato nella Tabella 4-10 la composizione in specie di fine ‘800 none era molto diversa dall'attuale. Analogamente a quanto succede oggi la maggior parte della biomassa è fornita dalle specie pelagiche zooplanctofaghe che allora corrispondevano al 62,4% del totale. La quota spettante ai pesci ittiofagi era pari al 14,9%, mentre quella rispondente alle altre specie assommava al 21,7% del pescato professionale complessivo. Nei dettagli si vede invece che alcune specie erano molto presenti come il Luccio e la Tinca che sono due specie più legate agli ambienti di sponda ricchi di vegetazione, che ormai sono largamente scomparsi.

Composizione media del pescato a fine ottocento

Barbo0,6%

Bottatrice0,7%

Alborella9%

Trota3%

Tinca9%

Coregoni3%

Luccio6%

Persico reale7%

Agone50%

Pesce bianco10%

Anguilla1,5%

Carpa0,3%

Figura 4-8 – Valori del pescato espresso in % del prelievo totale, di fine ‘800 (dati forniti dal “Consiglio Direttivo delle Società di Mutuo Soccorso fra i pescatori lariani”).

Tabella 4-10 – Confronto fra il valore del pescato medio di fine ‘800 e dei primi anni 2000.

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Specie Fine ‘800 Kg Inizio 2000 Kg Fine ‘800 % Inizio 2000 %

Agone 200.281 42.174

Alborella 37.526 1.530

Coregoni 13.012 116.727

Totale zooplanctofagi pelagici 250.819 160.431 63,4% 77,5%

Trota 10.661 1.541

Luccio 22.043 825

Persico reale 26.300 21.805

Totale ittiofagi 59.004 23.751 14,9% 11,7%

Bottatrice 2.683 5.414

Tinca 34.865 1.007

Anguilla 5.751 196

Cavedano - 6.129 *

Pigo - 1.924 *

Pesce bianco 39.071 7.153 (somma di *)

Barbo 2.396 -

Carpa 1.310 -

Ciprinidi e altro 86.076 21.823 21,7% 10,5%

Salmerino - 268

Lucioperca - 203

Pesce siluro - 23 0,2%

TOTALE 395.569 206.919

4.3.4. - Vocazione attuale

La caratteristiche attuali del popolamento ittico del Lago di Como possono essere valutate sulla base dei dati medi del pescato dell’ultimo triennio, ricavati dai libretti del pescato compilati dai 70 pescatori che svolgono attualmente attività professionale sul Lario nelle province di Como e Lecco. Occorre in ogni modo rammentare che non sono noti i dati relativi alle catture effettuate dai pescatori dilettanti Coregoni esclusi, per i quali, in base ai dati del “Libretto Segnapesci” si può stimare un pescato pari a qualche t/anno, quindi ininfluente sul quantitativo complessivo. Il peso della pesca dilettantistica su alcune specie come i Coregoni può essere trascurato mentre il prelievo effettuato su altre specie ittiche non può essere sottovalutato specialmente per l’Agone, il Persico reale e l’Alborella dove l’entità delle catture della pesca di diletto è paragonabile alle catture effettuate dalla pesca professionale. La Tabella 4-10 e Figura 4-9 illustrano la situazione attuale. Emerge molto chiaramente che la percentuale nettamente prevalente del pescato sono i Coregoni che, con 116.727 Kg, rappresentano il 56,4% del pescato totale. La seconda specie in ordine di grandezza è l’Agone che, con 42.174 Kg, rappresenta il 20,4%. Le due specie pelagiche zooplanctofaghe costituiscono assieme il 77,4% del pescato: ciò è del resto prevedibile se si considera la morfologia bacino lacustre del Lago di Como, che determina una netta prevalenza

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della zona pelagica rispetto alla zona litorale. La percentuale delle specie pelagiche è cresciuta di molto rispetto alla fine dell’800, senza tuttavia che il pescato complessivo sia aumentato anzi, al contrario, il totale è sceso quasi alla metà. Come già illustrato nel paragrafo dedicato alla situazione dell’Alborella, i pesci predatori sono rimasti su valori percentuali simili a quelli del passato, mentre il gruppo dei Ciprinidi, classificato in genere come pesce bianco, si è ridotto drasticamente, è scomparsa la Carpa e si è ridotta drasticamente la Tinca. In compenso, specialmente negli ultimissimi anni, hanno fatto il loro ingresso alcune specie alloctone predatrici come il Pesce siluro e il Lucioperca (Stizosteidon lucioperca). Le specie ittiche legate all'ambiente litorale, che come già detto è estremamente ridotto, rappresentano una percentuale minore del pescato. Tuttavia, non va ignorato il Persico reale che con 21.805 Kg rappresenta il 10,5% del prelievo complessivo ed è la specie litoranea più pescata. In sintesi, la composizione complessiva in specie sembra essersi spostata da un complesso tipico dei laghi mesotrofici ad uno più oligotrofico.

Composizione media del pescato nel 2006

Persico reale12%

Anguilla0,1%

Cavedano3%

Bottatrice2%

Tinca0,5%

Pigo1,2%

Agone20%

Trota0,6%

Coregone60%

Salmerino0,2%

Luccio0,5%

Alborella1,1%

Siluro0,01%

Lucioperca 0,1%

Figura 4-9 – Valori del pescato espresso in % del prelievo totale, nel 2006.

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Al fine di meglio definire i cambiamenti recenti della vocazione ittica del Lario, è interessante analizzare l’evoluzione del pescato dell’ultimo decennio.

Andamento del pescato professionale nel Lario nel p eriodo 1996 - 2006

Per quanto concerne l’andamento del pescato professionale nel Lario nel periodo 1996 – 2006 i dati di riferimento sono quelli già esposti al paragrafo Struttura del popolamento ittico e situazione , che qui non sono ripetuti. Nella Figura 4-1 si può notare come il pescato di Coregoni è aumentato rispetto agli anni 90, attestandosi dal 2002 ad oggi fra le 110 – 125 tonnellate. In sostanza, dalla fine degli anni ’90 il prelievo non è mai sceso al di sotto delle 100 t/anno, mostrando quindi una tendenza alla stabilità evidenziando nel frattempo un andamento ciclico con un periodo di 4 o 5, oscillanti attorno al valore medio di 107.886 Kg/anno per il periodo 1997-2001 e di 117.953 Kg/anno per l’intervallo 2002-2005. Apparentemente ogni ciclo inizia con un valore più alto rispetto al precedente e si mantiene su valori medi maggiori. La stessa ciclicità si nota bene nella fase discendente del periodo di crisi (dal 1959 al 1973); in questo caso, però ogni ciclo inizia con valori pari o inferiori ai minimi del ciclo recedente Figura 4-11.

Prelievo professionale di Coregoni nel Lario

y = 263,08x 3 - 5316x2 + 33931x + 45480

R2 = 0,5552

0

25.000

50.000

75.000

100.000

125.000

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006Anni

Kg

Coregone Tendenza

Figura 4-10 – Prelievo professionale di Coregoni nel periodo compreso fra il 1996 e il 2006.

Prelievo professionale di Coregoni nel Lario (periodo 1959-1981 )

y = 15,344x 3 - 170,88x2 - 8203,2x + 159548

R2 = 0,9851

0

25.000

50.000

75.000

100.000

125.000

150.000

59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81Anni

Kg

Salmonidi Tendenza

Figura 4-11 – Prelievo professionale di Coregoni nel periodo compreso fra il 1959 e il 1981.

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Per quanto concerne il periodo 1996-2206, appare assai dubbio il dato del pescato relativo al 1996, equivalente a meno della metà del valore medio del restante periodo equivalente a 113.604 Kg/anno. Al momento non è dato sapere la causa di tale discrepanza. Il valore potrebbe rappresentare la coda del periodo di crisi dei Salmonidi, descritto nel paragrafo 4.3.2. - ; infatti, nel 1981 il quantitativo dichiarato di tutti i Salmonidi pescati era pari a 65 t/anno, quindi in linea con il dato del 1996. In alternativa, ammettendo invece che nel 1996 la situazione fosse più simile a quella tipica della seconda metà degli anni ’90, occorre ipotizzare che sul “Libretto Segnapesci” per la pesca professionale, il valore del pesca dei Coregoni non è stato annotato in modo completo e questo è pur sempre plausibile, dato che lo strumento di rilevamento era al suo primo anno di vita.

Prelievo professionale di Agoni nel Lario

y = -57,272x 3 + 1345,2x2 - 7794,8x + 40799

R2 = 0,367

0

25.000

50.000

75.000

100.000

125.000

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006Zona

Kg

Agone Tendenza

Figura 4-12 – Prelievo professionale dell’Agone nel periodo compreso fra il 1996 e il 2006.

Dal 2003 ad oggi il pescato non è sceso al di sotto delle 30 tonnellate e tale entità delle catture è da considerarsi più che soddisfacente soprattutto se paragonata alla ridotta entità delle catture che si verificava nei primi anni ’90. Anche le catture di Agoni mostrano al momento lo stesso andamento dei Coregoni, evidenziando tipiche oscillazioni con un periodo di 5-7 anni. Da sempre la specie è nota per subire ampie oscillazioni delle presenze e di riflesso, del pescato; le variazioni sono probabilmente attribuibili alle condizioni meteo-climatiche nelle quali avviene la riproduzione. Nella Figura 4-12 si possono riconoscere due cicli di cui, il primo completo e compreso fra il 1997 ed il 2001 con media di 27.997 Kg/anno ed un altro incompleto, compreso fra il 2002 ed il 2006 con una media sicuramente più alta. Analogamente a quanto detto per i Coregoni, anche nel caso dell’Agone la tendenza generale sembra essere positiva.

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Prelievo professionale di Persico reale nel Lario

y = 58,482x 3 - 927,11x2 + 4854,7x + 6822,3

R2 = 0,4675

0

25.000

50.000

75.000

100.000

125.000

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006Zona

Kg

Persico reale Tendenza

Figura 4-13 – Prelievo professionale del Persico Reale nel periodo compreso fra il 1996 e il 2006.

Anche le catture di Persico reale mostrate in Figura 4-13 mostrano una tendenza generale in sostanziale aumento, specialmente dal 2003. Nei dettaglio, si può riscontrare una ciclicità simile quella dell’Agone, di cui il secondo ciclo sembra non ancora concluso. Il primo periodo, 1997-2001, ha una media di 15.009 Kg/anno, mentre il ciclo in corso ha una media che, benché ancora non ben calcolabile, sembra essere decisamente più alta e attestata attorno alle 19 t/anno. Il consistente aumento delle catture può essere in parte spiegato con l’incremento del popolamento di Alborelle, di cui Persico reale si nutre in prevalenza. Per quanto concerne la cattura di tutte le altre specie, occorre porre molta attenzione nell’interpretare i valori delle catture indicate nella Tabella 4-1. Molto spesso, infatti, la cattura di alcune specie avviene in modo occasionali dato che le maggiori attenzioni dei professionisti sono volte ai Coregoni, all’Agone ed al Persico reale; pertanto sono pochi i pescatori che mettono reti volte alla cattura di altre specie ittiche. La conseguenza è che i dati riguardanti le catture di specie come Trota, Tinca, Cavedano, Bottatrice, Anguilla, Salmerino, Pigo e Luccio non debbono essere presi come valori assoluti, bensì come tendenze. Ad esempio è interessante notare come le catture di Trota degli ultimi anni siano cresciute dai 453 Kg/anno del 1996 ai 1.541 Kg/anno medi del triennio 2004-2006.

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Prelievo professionale di alcune specie

0

2.500

5.000

7.500

10.000

12.500

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006ZonaKg

Cavedano

Bottatrice

PigoTrota

Salmerino

Figura 4-14 – Andamento del prelievo annuale di alcune specie importanti per la pesca professionale, nel periodo compreso fra il 1996 e il 2006.

Altro dato importante riguarda le crescenti catture di alloctoni come il Siluro ed il Lucioperca, comparsi nel pescato professionale solo negli ultimissimi anni. Le catture di Alborelle, per essere interpretate correttamente, meritano delle precisazioni; infatti dopo il calo degli anni ’97 e ’98, la pesca professionale della specie è stata chiusa per due anni, poi è stata consentita con pesanti limitazioni che di fatto hanno distolto l’attenzione dei professionisti nei confronti dell’Alborella. Di conseguenza i dati relativi alle catture della specie non sono confrontabili con quelli pregressi. Infine è necessario evidenziare il costante e positivo incremento del totale delle catture che, partendo dalle circa 145,5 t/anno del 1996, nel corso del successivo decennio sono quasi sempre aumentate superando nel 2006 le 213 t/anno. Questo valore è allineato con la produttività teorica del Lario. Infatti, in base alle attuali condizioni trofiche si può stimare una produzione annuale di circa 20-25 kg/ettaro, valore che se riportato all’intera superficie lacustre pari a circa 14.000 ettari, dovrebbe fornire un pescato complessivo pari a circa 350 t/anno. Considerando anche le catture effettuate dai pescatori dilettanti e la predazione effettuata dagli uccelli ittiofagi si può affermare che la produzione ittica annuale è in linea con le potenzialità trofiche del bacino lariano e che la situazione sia migliorata rispetto a quanto verificabile nello scorso decennio.

4.3.5. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lario è la Trota Lacustre. Date le notevoli dimensioni che poteva raggiungere (la specie aggiungeva sovente i 20 Kg) è molto probabile che la Trota lacustre non fosse altro che un ecotipo Trota marmorata (Salmo trutta marmorata), specie che presenta un accrescimento maggiore rispetto alla Trota fario. In passato, prima della costruzione delle opere traverse artificiali che poste alla foce dell’Adda immissario e prima della costruzione della diga di sbarramento a Olginate, le Trote lacustri

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risalivano l’Adda ove si riproducevano e le Trote Marmorate risalivano nel lago dall'emissario e nell'ambiente pelagico assumevano la caratteristica livrea argentea. La presenza di sbarramenti e opere di regimazione lungo il corso dell'Adda ha quindi contribuito alla scomparsa della Trota lacustre e impedisce ancora oggi alla Trota marmorata di giungere da sud nel lago. Sicuramente, altri fattori come lo scadimento qualitativo delle acque degli immissari, la quasi scomparsa delle zone di riproduzione lungo l’Adda e l’azione delle reti da pesca per i Coregoni (le "oltane", che catturano le Trote in taglia pre-riproduttiva) hanno contribuito in modo significativo alla scomparsa della Trota lacustre.

4.4. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

4.4.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Non sembrano esserci apporti di inquinanti di origine industriale recapitati direttamente nel Lario, quantomeno in misura da poter essere rilevati e tali da provocare danni rilevabili. Non si può invece escludere che gli immissari apportino un certo quantitativo di inquinanti originati dalle industri distribuite lungo il loro corso.

b - REFLUI URBANI

Gli interventi di collegamento degli scarichi fognari agli impianti di depurazione, eseguiti negli anni ’80 e ’90, hanno ridotto considerevolmente gli apporti di reflui urbani nel Lario In alcuni comuni rivieraschi rimane ancora qualche scarico senza trattamento di depurazione come gli scarichi provenienti dall’abitato del Comune di Oliveto Lario e quelli provenienti dalla Frazione Corenno Plinio di Dervio. Per questi due territori è previsti che nel medio periodo siano realizzati i collegamenti con l’impianto di depurazione più vicino, in grado di accoglierne i reflui. Int. G. 10 Inoltre vi sono impianti di depurazione che presentano alcune criticità circa il costante rispetto dei limiti allo scarico previsti dalla normativa vigente ma per i quali è previsto l’adeguamento in tempi brevi o la completa dismissione con conseguente conferimento dei reflui ad un altro impianto di depurazione con maggiore capacità e quindi in grado di rispettare i limiti allo scarico: Int. G. 11 Sull’argomento “apporti di inquinanti” occorre ricollegarsi a quanto già illustrato nei capitoli 4.1. - e 4.2. - sulla qualità delle acque del Lario, sulla presenza di nutrienti, in particolare, sulla concentrazione del fosforo. Preme qui inoltre richiamare quanto evidenziato nel paragrafo 4.3.2. - circa l’effetto deprimente sui popolamenti ittici indotto dalla diminuzione della concentrazione di alcuni nutrimenti, ed in particolare del fosforo. Si ricorda che uno dei principali problemi evidenziati dalle recenti ricerche volte a chiarire le cause della crisi che negli anni ’90 ha interessato importanti specie ittiche, come l’Alborella ed il Coregone Lavarello, hanno evidenziato come la diminuzione delle consistenze è dipesa in prevalenza dal considerevole calo di trofia del bacino, provocato essenzialmente da due fattori: la progressiva diminuzione delle attività agro-zootecniche nel bacino imbrifero lariano e la sempre più capillare captazione e depurazione dei reflui urbani che si immettono sia nel Lario sia nei suoi tributari.

Figura 4-15 – Localizzazione dei principali punti di conferimento a lago degli scarichi privi di depurazione.

Pertanto, nell’ultimo trentennio si è verificato un imponente calo del “concime” indispensabile allo sviluppo della biomassa vegetale, il “fitoplancton”, composto in prevalenza da alghe flottanti che costituiscono il primo anello della rete alimentare del Lario. Infatti, il fitoplancton è il principale alimento dello zooplancton che a sua volta è l’alimento base di molte specie ittiche zooplanctofaghe che vivono nel Lago di Como, come Coregoni, Alborella, Agone, nonché degli avannotti di tutte le specie ittiche; talvolta la dieta zooplanctonica perdura fino al secondo anno di vita come ha dimostrato una ricerca eseguita sul Persico reale (Negri 2000). Altra cosa da non

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dimenticare, è che l’Alborella ed i giovani individui di tutte le specie costituiscono il principale alimento dei pesci predatori. La capillare attività di captazione e di depurazione attualmente in corso, ha portato indubbi benefici circa l’utilizzo delle acque del Lario per “scopi antropici” come il turismo, la balneazione e gli usi potabili. Per quanto riguarda invece il popolamento ittico lacustre, la riduzione del livello trofico ha determinato una parziale diminuzione delle potenzialità produttive e, a dire il vero, anche ad un parallelo miglioramento della qualità del pescato, sia in termini di caratteristiche organolettiche dei pesci destinati al consumo sia in termini di pregio commerciale delle specie predominanti. Infatti, ad una riduzione del pescato di Ciprinidi, famiglia che rappresentava la parte prevalente del pescato negli anni ’60 e ’70 ma ricca di specie di basso pregio commerciale, è corrisposto un incremento del pescato di Salmonidi, famiglia di cui fanno notoriamente parte le specie ittiche più pregiate. Che ancora oggi il livello trofico nel Lario è il fattore che maggiormente condiziona la presenza della fauna ittica è ampiamente dimostrato dal fatto che il più elevato livello di nutrimenti del ramo di Como del Lario, dovuta al fatto che esso ha un tempo di ricambio molto elevato compreso fra 8 e 13 anni, ha fatto sì che la presenza in termini quantitativi di fauna ittica sia superiore al bacino di Lecco, che ha una minore produttività. Al momento, il limitato livello trofico del Lario, specialmente in inverno, causa una concentrazione di zooplancton così limitata da incidere negativamente sulla sopravvivenza degli avannotti di Lavarello. Per sopperire a tale momento critico, la Provincia di Lecco sfrutta la trofia elevata del bacino orientale del Lago di Annone per allevare in apposite gabbie i giovani Lavarelli prodotti dal Centro Ittiogenico Provinciale Marco de Marchi di Fiumelatte. Questo procedimento non potrebbe invece essere applicato nel Lario, ove la trofia è ormai scesa a livelli tali da impedire l’allevamento di avannotti anche in regime di alimentazione forzata. Per assicurare un giusto equilibrio fra la produttività del bacino e le esigenze antropiche di sfruttamento delle sue acque, sarebbe necessario che il livello di fosforo totale si mantenesse fra i 20 e i 25 microgrammi/litro, cioè l’attuale concentrazione dell’asse Colico-Lecco il cui andamento sembra indicare, per gli ultimi anni, una sostanziale stabilità, così come mostrato in Figura 4-3. Dal punto di vista della pesca il Lago di Como risulta pertanto in condizioni ottimali, in grado di garantire una discreta produzione di elevata qualità.

4.4.2. - Prelievi idrici

Ad esclusione dei 750 l/sec prelevati dal CIAB (Consorzio Intercomunale Acquedotto Brianteo), che sono del tutto ininfluenti sui livelli del Lario, prelievi idrici in realtà non sono effettuati direttamente dal lago ma dal Fiume Adda emissario ed hanno un considerevole impatto sul livello del Lario e, di conseguenza, sulla fauna ittica. Di seguito si illustrano i principali effetti. In autunno, stagione di piogge, viene “chiude” la diga di Olginate, realizzata apposta per questo fine, per immagazzinare acqua che servirà durante l’inverno per la produzione di energia elettrica nelle centrali che si trovano lungo il corso del Fiume Adda. La chiusura è necessaria, poiché nel periodo invernale il ciclo pluviometrico presenta un minimo e quindi il tributo idrico al Lario è molto ridotto, in quanto nel bacino imbrifero le precipitazioni sono scarse e, in gran, parte nevose. Il Coregone Lavarello, nel mese di dicembre, si accoppia presso la riva, in pochi centimetri d’acqua; le uova adesive sono deposte sui sassi, mantenuti puliti e ossigenati puliti dal moto ondoso. La schiusa avviene in circa 40 giorni. Dato che durante tutto l’inverno il livello del Lario subisce un continuo abbassamento, le rive sassose sono progressivamente messe in asciutta, con la conseguente perdita di buona parte delle uova. Questo evento comporta, durante il solo periodo di incubazione delle uova di Lavarello, un abbassamento dell’ordine delle decine di centimetri e la messa a nudo di alcuni metri di battigia. L’abbassamento si ripete quasi tutti gli anni, quindi il fenomeno provoca una consistente riduzione della capacità riproduttiva del Coregone Lavarello.

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Per non provocare danni, sarebbe necessario che durante il periodo compreso fra il 15 dicembre ed il 15 febbraio non si verificassero abbassamenti di livello del Lario. Int. G. 12 Purtroppo e assai raro che ciò accada. In condizioni naturali i danni sarebbero assai ridotti, perché dopo le piogge autunnali il Lario avrebbe tutto il tempo di stabilizzarsi prima dell’inizio della riproduzione del Lavarello. A metà primavera si verifica un ciclo analogo quello precedente che, questa volta, danneggia la riproduzione delle specie che depongo le uova in primavera ed all’inizio dell’estate. In primavera, quando il ciclo pluviometrico ha un massimo di piovosità, al Lario giungono anche le acque provenienti dal disgelo, in questo periodo la diga di Olginate è chiusa per innalzare il livello del Lario in modo da immagazzinare acqua necessaria, nei mesi successivi, oltre che essere necessaria per la produzione di energia elettrica, anche per l’irrigazione nella pianura lombarda.

Figura 4-16 - Olcio (Mandello del Lario): livello Lario il 30 maggio 2006.

Figura 4-17 - Olcio (Mandello del Lario): livello Lario il 19 giugno 2006.

Il danno si verifica sulla riproduzione di, Cavedano, Pigo, Alborella, Vairone (Leuciscus souffia muticellus) e Agone. Queste specie, il cui accoppiamento è del tutto simile a quello descritto per il Coregone Lavarello, hanno periodi di schiusa delle uova assai più ridotti, 4 – 8 giorni. L’entità delle derivazioni in questo periodo è però talmente copiosa da provocare abbassamenti di alcuni centimetri al giorno; un abbassamento di soli 5 centimetri causa la messa in asciutta di alcuni decimetri di riva e la conseguente distruzione di miliard di uova. In caso di abbassamenti costanti, il danno è ulteriormente ampliato dal fatto che i pesci che non hanno ancora deposto, sono costretti a farlo lontano dalla battigia, spesso su un substrato inidoneo, infatti, con il ritiro delle acque la zona pulita dalle onde è in asciutta, pertanto resta disponibile per l’accoppiamento solo una zona che di solito è sommersa ed è ricoperta dal un sottile manto vegetale e di sedimenti, il “periphyton”, che non permette l’adesione delle uova, le quali sono di conseguenza destinate ad andar perdute. Per cercare di ridurre gli impatti negativi delle oscillazioni del livello del lago, ormai da parecchi anni si sono messe in campo attività volte a sopperire in vari modi alla ridotta capacità riproduttiva delle specie lacustri. Per quanto riguarda il Coregone Lavarello, come già detto, si surroga la riproduzione naturale attraverso un produzione artificiale presso il Centro Ittiogenico Provinciale Marco de Marchi di Fiumelatte, attraverso la cui attività Provincia di Lecco è in grado di produrre circa 1.000.000 di giovani individui di cui annualmente 400.000 – 500.000 sono fatti crescere fino alla lunghezza di 5-6 cm prima di essere immessi nel Lario. In tal modo si supera sia la prima fase critica invernale ove la riproduzione è massa a rischio dall’abbassamento del livello del lago sia la successiva fase di scarsità di alimenti. G. 13

Figura 4-18 – Gennaio 2006. Uova di Lavarello in incubazione presso L’incubatoio di Fiumelatte.

Figura 4-19 – Maggio 2006. Giovani lavarelli di 5-6 cm immessi nel Lario.

Non è comunque pensabile sostituire la riproduzione naturale con quella artificiale, sia perchè questa ha costi elevati e non sostenibili sul lungo periodo e sia perché il basso numero di riproduttori utilizzati, circa 150 per stagione riproduttiva, ha come diretta conseguenza una notevole riduzione della variabilità genetica della specie, precludendone pertanto la naturale evoluzione.

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Per quanto concerne le specie che si riproducono in primavera si ricorre alla realizzazione d’impianti artificiali di frega; queste strutture, istituite nelle zone dove la riproduzione naturale è più frequente, servono a ridurre i danni provocati dagli abbassamenti, poiché si tratta di cumuli di ghiaia realizzati in una zona che non dovrebbe essere messa in asciutta dagli abbassamenti del lago. Int. G. 14 Nonostante tutto, se gli abbassamenti sono dell’ordine di grandezza di alcuni decimetri, com’è successo negli ultimi due anni, poco si può fare ed anche gli impianti artificiali di frega sono inesorabilmente messi in asciutta.

Figura 4-20 - Malgrate 30 maggio 2006 impianti artificiali di frega realizzati lungo il Fiume Adda.

Figura 4-21 - Malgrate 19 giugno 2006: impianti artificiali di frega messi in asciutta.

In ogni caso, anche quando le oscillazioni sono contenute e preservano gli impianti artificiali di frega, non è possibile paragonare la superficie creta artificiosamente con quella delle rive che potenzialmente possono ospitare la riproduzione ma che, a causa degli abbassamenti del livello del lago, sono sottratte al ciclo naturale. Anche in questo caso non è quindi pensabile di poter sostituire la riproduzione naturale con quella artificiale. Entrambe le precedenti soluzioni, attuate per mitigare i danni provocati dalle oscillazioni di livello del Lario, hanno solamente un effetto tampone e non possono assolutamente costituire una strategia di gestione in grado di garantire risultati concreti a lungo termine. Pertanto, è necessario avviare una scrupolosa politica di gestione delle acque che non si preoccupi di soddisfare esclusivamente le esigenze della specie umana. Int. G. 15

4.4.3. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione de l regime idrologico.

La principale modifica morfologica subita dal Lario è la progressiva artificializzazione delle sponde avvenuta nel corso dell’ultimo secolo. La scomparsa degli ambienti naturali, largamente sostituiti da manufatti di varia natura e uso, ha provocato seri impatti su tutte quelle specie che si riproducono in prossimità della riva come l’Alborella, l’Agone, il Coregone Lavarello, il Pigo e il Vairone. Ovviamente anche specie come il Lucci, o altre, che conducono tutto il proprio ciclo vitale presso gli ambienti litoranei, hanno subito una drastica riduzione del or arale e, di conseguenza, delle loro consistenze. Le rive idonee per l’accoppiamento sono quelle esposte a nord, nord – ovest poiché i ciottoli, levigati e costantemente mantenuti puliti dall’azione del moto ondoso generato dai venti dominanti, assicurano una miglior adesione delle uova e quindi una maggior riuscita della riproduzione. Purtroppo tali ambienti nel corso degli anni nel Lario sono divenuti sempre più rari.

Figura 4-22 – Bellano, passeggiata a lago.

Figura 4-23 – Riva di Gittana (Perledo), scogliera artificiale a sostegno di una spiaggia per elioterapia.

Figura 4-24 – Malgrate. Lungolago Figura 4-25 – Lecco. Lungolago

Nel caso della sostituzione delle rive sassose con manufatti sommersi, i danni alla riproduzione si verificano a causa di una molteplicità di fattori. Innanzitutto, le uova deposte sulla superficie piana del cemento o dei massi cementati sono facilmente individuabili dai predatori, sia pesci sia uccelli; a ciò si aggiunga che le ampie superfici continue dei manufatti espongono le uova all’impatto del moto ondoso generato sia dai venti sia

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dal passaggio di imbarcazioni. Inoltre, lo sviluppo dell’area delle superfici piane dei manufatti non è assolutamente paragonabile con lo sviluppo complessivo della superficie offerta da uno strato di ghiaia o di ciottoli naturale, con l’artificializzazione si riduce drasticamente lo spazio a disposizione per l’adesione delle uova e per il rifugio delle larve da loro nate. Inoltre, nel substrato naturale sono ospitati numerosi invertebrati che costituiscono un’importante fonte d’alimentazione per gli avannotti. É pertanto indispensabile evitare ulteriori artificializzazioni delle residue sponde idonee alla riproduzione ittica e, ove possibile, è opportuno ripristinare le condizioni di naturalità. A tal fine la Provincia di Lecco eseguirà la ricognizione delle rive ove avviene la riproduzione delle specie prioritarie sia dal punto di vista della pesca che della conservazione della biodiversità. Int. G. 16

4.4.4. - Interruzione della continuità biologica

Ovviamente il Lario, per la conformazione del suo bacino, non ha alcuna interruzione della continuità, né fisica né biologica. Invece, presenta interruzioni presso la foce di ogni tributario ove sono sistematicamente collocate una o più briglie che impediscono la risalita dei pesci lungo il corso degli affluenti. Inoltre, le dighe di Paderno d’Adda, di Robbiate e di Olginate, interrompo la continuità fra Lario e Adda e quindi fra il lago e l’intero bacino Padano-Veneto, compreso l’Adriatico, impedendo la migrazione sia delle specie anadrome sia di quelle catadrome. In entrambe i tipi d’interruzione della continuità è possibile solo la migrazione in senso monte-valle, mentre il fenomeno contrario è possibile esclusivamente, ma non solo, per alcune specie, in occasione delle rare piene. Le briglie sui tributari impediscono la risalita di quelle specie che effettuano la riproduzione nei raschi o nella vegetazione di sponda, fra queste specie possiamo citare la Trota lacustre ma anche altre specie che, seppur in grado di riprodursi anche sulle rive del lago, un tempo frequentavano il tratto terminale degli immissari del Lago di Como come l’Agone, la Bottatrice, il Vairone, il Cavedano, il Pigo, la Savetta.

Figura 4-26 – Colico. Briglia lungo il tratto terminale del Fiume Adda.

Figura 4-27 – Dervio. Briglia presso la foce del torrente Varrone.

Figura 4-28 – Bellano. Briglia presso la foce del torrente Varrone.

Ovviamente, le interruzioni biologiche citate in questo capitolo saranno oggetto di singoli approfondimenti, quando saranno trattati i singoli fiumi e torrenti, congiuntamente all’approfondimento dei tutti gli altri aspetti d’alterazione come la cementificazione di tratti di fon e sponde

4.4.5. - Navigazione a motore

La navigazione a motore in alcuni luoghi ed in dati periodi dell’anno è in grado di causare seri danni alla riproduzione della fauna ittica nel bacino lariano. Significativi impatti sono causati dai mezzi più veloci in servizio presso la navigazione pubblica, in particolare gli aliscafi i quali provocano delle onde particolarmente alte e violente, in ragione delle loro dimensioni, delle rotte spesso parallele alle rive e della loro velocità. Il danno si manifesta su tutte quelle specie ittiche che si riproducono in prossimità della riva dove le onde provocano, o il distacco delle uova attaccate ai ciottoli, o addirittura il ribaltamento dei

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sassi con il conseguente schiacciamento delle uova. Nel caso dell’Alborella non sono rari anche fenomeni di spiaggiamento dei riproduttori. Anche la navigazione da diporto in continua espansione nel bacino lariano tanto da creare veri e propri problemi di traffico, provoca seri danni. Emblematica e ingiustificata è la presenza di numerosi potenti motoscafi in grado di provocare onde paragonabili a quelle degli aliscafi. Non si può poi trascurare l’immissione nell’aria e nell’acqua gas di scarico e di idrocarburi. Su questo argomento ci si limita a rammentare che le acque del Lario sono un’importante fonte d’acqua potabile per la Brianza e nel periodo estivo sono assai frequentate dai bagnanti.

4.4.6. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone.

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Sia la fauna ittica che quella alata possiedono, indubbiamente, diverse “valenze”, connesse sia con il ruolo ecologico delle diverse specie, sia con le diverse possibilità di fruizione da parte dell’uomo, di tipo scientifico, naturalistico, alieutico e venatorio. Tale considerazione vale, ovviamente, anche per le specie di Uccelli ittiofagi, in rapporto, innanzitutto, all’importante ruolo ecologico che tali predatori svolgono negli ecosistemi acquatici: Fra le altre funzioni hanno possono avere anche il ruolo di controllo delle popolazioni ittiche nonché una possibile azione selettiva nei confronti di pesci debilitati o affetti da patologie. Non è da sottovalutare, inoltre, il ruolo che tali specie rivestono nell’ambito del turismo naturalistico, dedicato ai sistemi fluviali e lacustri. Non possono, tuttavia, essere trascurate le possibili interazioni tra questa componente dell’ornitofauna e altre attività antropiche di interesse socio-economico come l’esercizio della pesca, sia professionale, che dilettantistica. Ovviamente queste attività possono subire, almeno potenzialmente, la competizione tra gli Uccelli ittiofagi e il prelievo alieutico. Tale possibile competizione deriva dall’attività di predazione, la quale può essere svolta sia in ambienti artificiali o semi-naturali controllati, sia in ambienti naturali, ove la presenza di consistenti nuclei di Uccelli ittiofagi potrebbe esercitare una qualche forma di condizionamento nei confronti anche di specie ittiche particolarmente importanti per la biodiversità o per l’economia dei una data zona. Nell’ultimo ventennio si è assistito ad un notevole incremento numero di alcune specie ittiofaghe, in particolare: ibridi di Germano reale (Anas platyrhynchos) con forme domestiche d’anatra, Svasso Maggiore, Cormorano e l’Airone cenerino (Ardea cinerea). Il Gabbiano comune (Larus ridibundus), molto diffuso negli anni ’70-’80, negli anni ’90 ha mostrato un ridimensionamento delle consistenze, soprattutto a causa della chiusura di molte discariche, usate dalla specie come importante luogo d’alimentazione. Gli impatti sulla fauna ittica sono stati, negli ultimi anni, oggetto di notevoli discussioni e polemiche a volte gratuite, altre volte sostenute da argomentazioni plausibili. Nel quadro complessivo del Lario, non sembra che al momento le specie ittiofaghe causino un effetto negativo sensibile ad eccezione, forse, per l’Alborella, come già anticipato nel paragrafo c.2. - del capitolo 4.3.2. - . Viceversa, un certo effetto deprimente sulle popolazioni ittiche potrebbe essere esercitato in altri corpi idrici e in modo speciale sull’Adda a sud del Lago di Olginate. Viste, la distribuzione delle popolazioni di uccelli ittiofagi, la loro mobilità, in modo particolare per quanto riguarda il Comorano, il ciclo stagionale di presenze e, soprattutto, gli impatti differenziali esercitati da ogni singola specie, le problematiche relative alla presenza di uccelli ittiofagi sono affrontate in questo capitolo per ciò che riguarda sia il Lario sia gli altri corpi idrici.

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Al fine di realizzare un appropriato quadro conoscitivo sulle relazioni esistenti tra la fauna ittica lacustre e la presenza di popolazioni di svassi e cormorani, le Province di Como e di Lecco hanno commissionato nel 2001 un’apposita ricerca all’Università dell’Insubria con seguenti obiettivi: � Implementare le conoscenze circa alcuni aspetti della biologia di Svasso maggiore,

Cormorano e dell’Alborella. � Accertare l’esistenza di impatti di questi ittiofagi sulla fauna ittica del Lario, in particolare,

sull’Alborella e valutarne l’eventuale entità. � Testare differenti tipologie di interventi dissuasivi incruenti sullo Svasso maggiore. Le ricerche eseguite hanno fornito importanti indicazioni, così riassunte: � Nel triennio nel quale si è svolta la ricerca dell’Università dell’Insubria, i valori massimi di

presenza nel Lario sia dello Svasso maggiore che del Cormorano sono stati registrati nei periodi centrali di svernamento (mesi di dicembre, gennaio, febbraio). In assoluto, il numero più elevato di svassi è stato conteggiato il 20 dicembre 2001 con 1.355 individui e il numero più elevato di cormorani è stato registrato nel febbraio 2001 con 389 individui. Occorre precisare che i conteggi del Cormorano sono stati effettuati sui posatoi presenti sul Lario e non sugli individui avvistabili durante il giorno.

� Nell’ultimo quadriennio i dati riguardanti i censimenti di Svasso maggiore e del Cormorano sul territorio provinciale hanno fornito i risultati riportati nelle tabelle seguenti.

Tabella 4-11 – Presenze di Cormorano e Svasso maggiore rilevate durante i conteggi diurni effettuati nel mese di gennaio nell’ambito dell’International Waterbird Census.

Lario Fiume Adda (laghi di Olginate e Garlate compresi)

Inverno Svasso Cormorano Svasso Cormorano media 2001-2003 853 244 200 43

2004 – 2005 1.454 474 227 126

2005 – 2006 1.698 198 222 77

2006 – 2007 1.495 273 270 155

2007 - 2008 699 (solo sponda

orientale) * 129 (solo sponda

orientale) * 146 81

* Per confronto si riportano i dati relativi alla sponda orientale per glia anni precedenti al 2008: 2007 - 771 svassi e 58 cormorani, 2006 - 1.045 svassi e 60 cormorani, 2005 -992 svassi e 123 cormorani.

Tabella 4-12 – Presenze di Cormorano rilevate durante i conteggi ai dormitori effettuati nel mese di gennaio nell’ambito del nell’ambito dell’International Waterbird Census.

Intero bacino Lariano (Laghi di Como, Pusiano, Annone, Garlate, Olginate, Mezzola; Fime Adda fino a Paderno) e Ceresio

Inverno Ceresio Lario Laghi Briantei

Fiume Adda (compresi laghi

di Olginate e Garlate)

Totali

2004 – 2005 690 532 344 267 1.833

2005 – 2006 780 345 250 282 1.657

2006 – 2007 33 285 262 420 1.000

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2007 - 2008 non

disponibie 216 * 212 373 801

* solo tratto Colico Dorio Dervio. Per confronto si riportano i dati relativi a questo tratto per gli anni precedenti al 2008: 2007 - 285 capi, 2006 - 290, 2005 - 187.

� La ricerca svolta dall’Università dell’Insubria ha valutato il consumo medio giornaliero di

pesce da parte di ciascun esemplare di Svasso maggiore in circa 90 grammi e stabilito che la dieta di questo uccello è costituita per il 90% da alborelle. La stessa ricerca valuta il consumo medio giornaliero per ciascun esemplare di Cormorano in 260 grammi nei quali, per importanza numerica, spiccano la Bottatrice e la Scardola. E’ però opportuno precisare che l’analisi del contenuto stomacale eseguita dall’Università dell’Insubria, dei cormorani abbattuti in prossimità dei banchi di alborelle in provincia di Como, come è ovvio, ha evidenziato che circa il 97% dei pesci erano alborelle. Pertanto, è accertato che anche l’Alborella fa parte della dieta del Cormorano.

� Moltiplicando il consumo medio giornaliero per il numero medio di individui osservati di giorno, al di fori dei dormitori, nel periodo di svernamento del Cormorano (da settembre al maggio successivo) e per il numero di giorni di presenza, si ottengono i prelievi descritti nella tabella sottostante:

Tabella 4-13 – Consumo complessivo di pesce dovuto a Cormorano e Svasso maggiore osservati al di fori dei dormitori nel bacino del Lario e lungo l’asta del Fiume Adda. (Valori espressi in Kg)

Lario Fiume Adda (laghi di Olginate e Garlate compresi)

Svernamento Svasso Cormorano Svasso Cormorano media 2001-2003 12.873 9.626 2.478 1.605

2004 – 2005 18.030 17.695 2.813 4.704

2005 – 2006 21.041 7.391 2.751 2.874

2006 – 2007 18.526 10.191 3.346 5.786

2007 - 2008 non calcolabile non calcolabile 1.809 3.024

� Il prelievo medio annuale dello Svasso maggiore, fra Fiume Adda e Lario, si attesta sui

22.170 kg calcolato per il periodo 2005-2007, costituito per il 90% dall’ Alborella. Il prelievo medio annuale praticato dal Cormorano, fra Fiume Adda e Lario, si attesta sui 16.214 kg, sempre per il periodo 2005-2007. Pertanto il prelievo medio annuale dovuto alle due specie, fra Fiume Adda e Lario, è stimabile in 38.383 Kg. Logicamente i dati esposti in tabella hanno un valore puramente indicativo, specialmente nel caso del Cormorano che è una specie nota per compiere “anche” grandi spostamenti fra dormitorio ed area di alimentazione, di conseguenza non è corretto stabilire una correlazione fra cormorani censiti ai dormitori e la fauna ittica prelevata sul territorio. Per questo motivo, per il calcolo del consumo di pesci da parte degli uccelli ittiofagi è stato utilizzato il numero complessivo di svasi conteggiati nei censimenti diurni e i cormorani osservati, sempre di giorno, al di fori dei dormitori.

� Gli uccelli ittiofagi, senza dubbio, non rappresentano la principale e unica causa di interferenza allo sviluppo della fauna ittica, ma è probabile che la predazione esercitata dagli uccelli ittiofagi interferisca nella lenta fase di recupero in atto.

� Gli interventi dissuasivi incruenti testati nello studio condotto dall’università dell’Insubria (spari di fucile, petardi, cannoncino a gas) dimostrano in alcuni casi un’elevata efficacia nell’allontanamento degli individui dalle aree di foraggiamento, ma gli uccelli ittiofagi, ed in particolare gli svassi, tendono a rioccupare le aree di alimentazione in tempi molto brevi al termine delle azioni dissuasive.

� Nell’anno 2003 la Provincia di Lecco ha commissionato una ricerca al dott. Alberto Negri, volta a testare l’efficacia dell’alimentazione artificiale nei moli. Infatti, con la comparsa degli uccelli ittiofagi nel Lario si è osservato un comportamento anomalo dei banchi di Alborella,

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mai registrato in precedenza: nel periodo tardo autunnale, non appena la consistenza numerica di svassi e cormorani tende ad aumentare, i banchi di alborelle si ammassano all’interno dei porti e quando questi sono colmi, gli individui si raggruppano nelle baie ad essi prospicienti. La densità di individui presenti in questi luoghi è tale che tutte queste zone sono state dichiarate “Zon di Protezione e Ripopolamento” o “Zone di Tutela Ittica” (vedi premessa). Questo comportamento anomalo finora ha trovato come unica spiegazione il tentativo da parte delle alborelle di sfuggire ai predatori che sono restii ad addentrarsi nei porti o avvicinarsi troppo ai centri abitati.

� La ricerca ha dimostrato che intervenendo con l’alimentazione artificiale sulle alborelle si riducono i danni derivanti da questo comportamento. Infatti l’Alborella è una specie notoriamente pelagica che si nutre di zooplancton, essendo costretta nelle baie e nei porti, che sono zone con un ricambio idrico molto basso e pertanto povere di zooplancton, trascorre alcuni mesi in condizioni di sotto - alimentazione.

� La ricerca ha dimostrato che nei porti dove non si interveniva con l’alimentazione artificiale si aveva un significativo aumento del tasso di mortalità ma soprattutto, una sensibile riduzione del fattore di condizione k (noto anche come fattore di condizione di Fulton), utilizzato in ittiologia per indicare lo stato di “corposità” del pesce, ossia il suo stato di buona nutrizione. Questa situazione ha inevitabili ripercussioni anche sulla riproduzione dell’Alborella che avviene poco dopo che gli uccelli ittiofagi sono migrati, infatti esiste una correlazione diretta fra il fattore k e lo sviluppo delle gonadi, in particolar modo delle ovaie. In altre parole l’Alborella costretta a passare il periodo invernale in luoghi nei quali l’alimento scarseggia non riesce ad accumulare energie sufficienti per sviluppare al meglio le ovaie, di conseguenza il numero di uova deposte è minore, oppure rimane uguale, ma la quantità di sostanze di riserva è ridotta. Sia in un caso sia nell’altro si ha una ripercussione negativa sull’esito della riproduzione. In questo caso quindi, il danno provocato dagli uccelli ittiofagi non sarebbe prevalentemente dovuto alla predazione, bensì alla strategia che le prede stesse sono costrette ad assumere per sfuggire alla cattura.

� Con l’aumento del numero degli uccelli ittiofagi sono inevitabilmente aumentate anche le parassitosi che coinvolgono la fauna ittica. Nell’ultimo triennio, nel periodo primaverile, si sono verificate delle morie di fauna ittica e in alcuni casi il fenomeno ha coinvolto un numero ragguardevole di soggetti (anni 2005 e 2006). Analizzando campioni di tessuto degli individui privi di vita è stato possibile attribuirne il decesso alla presenza Cestodi (vermi piatti, Diphyllobothrium, Ligula intestinalis), Trematodi digenei (es. Diplostomum spathaceum) e vermi Nematodi (Capillaria). In tutti questi casi il parassita sfrutta la morte del pesce per infestare l’ospite finale che è un uccello che, al contrario del pesce, raramente subisce danni irreversibili.

4.4.7. - Specie ittiche alloctone

Oltre alle quelle già citate nel capitolo 4.3.1. - le specie alloctone la cui presenza è stata riscontrata nell’ultimo decennio nel Lario sono: il Gardon (Rutilus rutilus), la Pseudorasbora (Pseudorasbora parva), il Roseo amaro (Rhodeus sericeus). Allo stato attuale non si registrano particolari danni arrecati alla fauna ittica autoctona, anche se è probabile che nei prossimi anni si posano instaurare significativi fenomeni d’interferenza. Tabella 4-4

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5. - IL LAGO DI ANNONE

La struttura del popolamento ittico del Lago di Annone è direttamente collegata alle condizioni trofiche generali del bacino lacustre. Per una corretta valutazione del popolamento ittico attuale e potenziale risulta quindi indispensabile una premessa relativa alle condizioni trofiche dei due sottobacini est e ovest, che presentano alcune differenze di rilievo.

5.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

a - ANNONE EST

Per quanto riguarda il bacino est, l'attuale concentrazione di fosforo totale al termine della circolazione termica invernale (febbraio 2007) è pari a 87 µg/litro. Tale valore, interpretato secondo la classificazione proposta dall'O.E.C.D., traduce per il Lago di Annone est una condizione di marcata eutrofia. Se si considera alla fine degli anni ’90 il livello trofico primaverile aveva raggiunto il limite minimo dell’eutrofia (50 µg/l), risulta evidente un recente peggioramento di questo bacino lacustre

Il rapporto azoto/fosforo risulta pari a 12 (marzo 2007), indicando che i due nutrienti sono presenti in proporzioni prossime al rapporto ottimale di utilizzazione e non è quindi rilevabile una netta limitazione da fosforo. La causa di ciò è da ricercare nell’attività di rilascio di fosforo dai sedimenti (sia di tipo anossico che ossico) e nel conseguente periodico arricchimento di ortofosfato della colonna d’acqua. Per valutare l'effettivo stato di degrado del bacino risulta indicativo un confronto con il livello trofico naturale, cioè la concentrazione naturale di fosforo in assenza di agenti antropici. Tale valore è ottenibile tramite il modello M.E.I., utilizzando i valori di alcalinità o di conducibilità. Entrambi i modelli danno come risultato una concentrazione naturale di fosforo pari a 24 µg/l. La condizione trofica naturale del bacino non è dunque di oligotrofia, ma di mesotrofia; ciò e del resto prevedibile sulla base delle caratteristiche morfometriche del bacino (profondità media 6,3 m).

INQUADRAMENTO GENERALE

ANNONE EST Tipo naturale morenico Area km2 3.8 Profondità massima m 11.3 Profondità media m 6.3 Volume totale m3 x 106 24.03 Perimetro km 9.05 Tempo di ricambio idrico anni 1.7 Concentrazione attuale P tot µg/l 87 Concentrazione naturale P tot µg/l 24 Condizione trofica attuale eutrofia Condizione trofica naturale mesotrofia Evoluzione trofica recente ⇑ Periodo con fondale anossico mesi 5 Profondità inizio anossia m 7 Concentrazione massima di N-NH4 sul fondale (settembre 2007)

mg/l 3.6

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b - ANNONE OVEST

Il bacino di Annone ovest presenta una stratificazione termica meno marcata rispetto al bacino est. Ciò è collegato principalmente al minore volume e tempo di ricambio idrico. Va inoltre considerato che il volume inferiore a 5 metri di profondità interessa una superficie limitata ed è nettamente inferiore rispetto al bacino est.

Ciò determina una circolazione termica precoce a fine estate, con il rimescolamento completo della massa d’acqua già nel mese di settembre. Anche il gradiente termico tra superficie e fondo risulta inferiore rispetto al bacino est. In seguito al minore volume ed alla diversa morfologia il bacino ovest evidenzia una maggiore rapidità sia dei processi di riscaldamento che di raffreddamento, risultando più caldo nel periodo estivo e più freddo nel periodo invernale rispetto al bacino ovest. Il rapporto azoto/fosforo alla circolazione primaverile è pari a 27 (dicembre 2006), e ciò indicata una limitazione più netta da fosforo della crescita algale rispetto al bacino est. L'attuale concentrazione di fosforo alla circolazione termica è pari a 28 µg/litro (marzo 2007). Tale valore, interpretato secondo la classificazione proposta dall'O.E.C.D. (1982), traduce per il Lago di Annone ovest una condizione di mesotrofia. In realtà la dinamica del fosforo in questo bacino è regolata dalla notevole presenza del ferro che in condizioni ossiche sottrae fosforo alle acque precipitandolo come fosfato ferrico, mentre in condizione anossiche ricircola fosforo in forma solubile dal sedimento. Ne deriva che il Lago di Annone ovest in genere si comporta da lago oligo-mesotrofo nel periodo invernale-primaverile, mentre nel periodo estivo-autunnale presenta condizioni di netta eutrofia. Per valutare l'effettivo stato di degrado del bacino risulta indicativo un confronto con il livello trofico naturale, cioè la concentrazione naturale di fosforo in assenza di agenti antropici. Tale valore è ottenibile tramite il modello M.E.I., utilizzando i valori di alcalinità o di conducibilità. Entrambi i modelli danno come risultato una concentrazione naturale di fosforo pari a 27 µg/l. La condizione trofica naturale del bacino non è dunque di oligotrofia, ma di mesotrofia. Ciò e del resto prevedibile sulla base delle caratteristiche morfometriche del bacino (profondità media 4,0 metri). Si potrebbe quindi affermare che il livello trofico attuale di questo corpo idrico sia sovrapponibile a quello naturale: in realtà, per quanto già indicato in precedenza, ciò corrisponde al vero solamente nel periodo primaverile.

INQUADRAMENTO GENERALE

ANNONE OVEST Tipo naturale morenico Area km2 1.7 Profondità massima m 10.1 Profondità media m 4.0 Volume totale m3 x 106 6.809 Perimetro km 5.9 Tempi di ricambio idrico anni 1.0 Concentrazione attuale P tot µg/l 28 Concentrazione naturale P tot µg/l 24 Condizione trofica attuale mesotrofia Condizione trofica naturale mesotrofia Evoluzione trofica recente ⇓ Periodo con fondale anossico mesi 4 Profondità inizio anossia m 7 Concentrazione massima di N-NH4

sul fondale (settembre 2007) mg/l 1.28

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5.2. - VOCAZIONI ITTICHE In base alle informazioni raccolte, attualmente popolamento ittico del Lago di Annone sarebbe costituito da 9 famiglie comprendenti 16 specie, delle quali viene espresso un indice di abbondanza e di tendenza evolutiva.

ELENCO SISTEMATICO

Nome comune

Consistenza Tendenza

Famiglia SALMONIDAE Coregonus " morpha hybrida " * Lavarello + o Famiglia CIPRINIDAE Scardinius erythrophthalmus Scardola +++ o Rutilus erythrophtalmus Triotto ++ ⇓ Alburnus alburnus Alborella + ⇓ Leuciscus cephalus cabeda Cavedano + o Tinca tinca Tinca + o Cyprinus carpio Carpa + o Carassius carassius Carassio ++ o Famiglia CENTRARCHIDAE Micropterus salmoides Persico trota ++ o Lepomis gibbosus Persico sole + ⇓ Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio ++ o Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale ++ o Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia ICTALURIDAE Ictalurus melas Pesce gatto + o Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + o Famiglia COBITIDAE Cobitis taenia Cobite + o

Legenda

Presenza Tendenza +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

* presente a seguito dell’attività di produzione di novellame in gabbie (trattata in seguito)

5.2.1. - Condizioni ambientali e popolamento ittico

La recente evoluzione del popolamento ittico è piuttosto simile agli altri laghi briantei con caratteristiche di eutrofia. Le elevate concentrazioni di nutrienti comportano infatti una serie di conseguenze negative che hanno a loro volta determinato delle sensibili variazioni nella struttura della fauna ittica. La disponibilità di nutrienti favorisce lo sviluppo di notevoli fioriture algali che riducono la trasparenza delle acque e quindi lo strato fotico (zona di penetrazione della luce solare). Ne consegue che durante il periodo di stratificazione termica (da maggio a ottobre) è presente un eccesso di ossigeno disciolto nei primi metri ed una carenza (o spesso l'assenza) negli strati inferiori.

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Annone est - Evoluzione dell'ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua a fine estate (anno 2006)

-10-9-8-7-6-5-4-3-2-10

4/9 11/9 18/9 26/9 2/10data

prof

ondi

tà (

m)

strato con O2<5 mg/l)

In queste figure è messa in evidenza l'evoluzione annuale della zona con livelli di O2 disciolto inferiori a 5 mg/l nei due bacini di Annone, caratterizzata cioè da concentrazioni di ossigeno disciolto inferiori al limite minimo ottimale per la fauna ittica. I dati utilizzati sono relativi al 2006. Si può notare che a fine estate l'ossigeno risulta inferiore a 5 mg/l già a 5 metri di profondità. In particolare al di sotto degli 8 metri sono presenti condizioni di completa anossia. In tale zona sono inoltre presenti elevate quantità di idrogeno solforato (fino a 3-4 mg/l), tossico per la fauna acquatica.

Annone ovest - Evoluzione dell'ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua a fine estate (anno 2006)

-9-8

-7-6

-5-4

-3-2

-10

4/9 11/9 18/9 26/9 2/10data

prof

ondi

tà (

m)

strato con O2<5 mg/l)

Durante tale periodo il popolamento ittico è quindi concentrato nella fascia superiore, in genere al di sopra dei 5-6 metri di profondità. Il volume utile risulta quindi circa il 70 % del volume totale per il bacino est, mentre per il bacino ovest il volume utile risulta circa l’80 % del volume totale, grazie al minore volume ipolimnico.

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Va inoltre considerato che in tale zona durante il periodo estivo la temperatura può superare i 20 gradi centigradi. Ciò esclude ovviamente la presenza della famiglia dei Salmonidi, costituita da specie di acqua fredda, e rappresenta comunque un fattore sfavorevole per le specie che preferiscono temperature inferiori (luccio, persico reale, alborella). Si consideri inoltre che la zona ottimale per il popolamento ittico è quella che presenta una saturazione di ossigeno disciolto compresa tra 60% < O2 < 120%. Durante la piena circolazione invernale (escludendo il periodo di presenza del ghiaccio per il quale non vi sono valori di riferimento) il livello di ossigenazione risulta ottimale su tutta la colonna d'acqua. Avanzando nel periodo primaverile-estivo la zona ottimale si assottiglia gradualmente, risultando mediamente di soli 2-3 metri, in genere fra i 2 ed i 5 metri di profondità. Al di sopra è spesso presente un'eccessiva sovrasaturazione, mentre al di sotto è rilevabile una carenza (o anche l'assenza) di ossigeno disciolto. Il periodo autunnale risulta il più critico per quanto riguarda il livello di ossigenazione a causa della risalita dei composti riducenti (H2S, NH4, CH4), accumulati nell'ipolimnio durante il periodo estivo. L'ossidazione chimica e biochimica di tali composti richiede infatti cospicue quantità di ossigeno disciolto, comportando quindi un rapido consumo delle riserve di ossigeno presenti negli strati superiori. Per questo motivo al termine della circolazione autunnale (settembre per il bacino ovest ed ottobre per il bacino est) si verifica una cronica carenza di ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua, con valori fino a qualche anno fa anche inferiori ad 1 mg/litro. Attualmente, grazie al parziale miglioramento delle condizioni trofiche dei due bacini nell’ultimo decennio, la concentrazione minima di O2 disciolto sulla colonna d’acqua al termine della circolazione termica autunnale risulta compresa fra 3-4 mg/l. Risulta quindi evidente che il periodico instaurarsi di condizioni estreme abbia favorito le specie ittiche più resistenti alla carenza di ossigeno disciolto ed a temperature piuttosto elevate. Durante il periodo autunnale è inoltre presente un ulteriore fattore negativo rappresentato dalle elevate concentrazioni di azoto ammoniacale e nitroso presenti sull'intera colonna d'acqua. Il primo composto è direttamente collegato alla risalita dall'ipolimnio, e la sua ossidazione, rallentata dai bassi livelli di ossigeno disponibile, può determinare un accumulo di azoto nitroso. Ai valori citati, entrambi i composti possono risultare tossici per il popolamento ittico: l'ammoniaca indissociata determina infatti iperplasia branchiale, mentre i nitriti provocano la formazione di metaemoglobina e la conseguente asfissia. Risulta quindi evidente che in passato l'alborella, specie relativamente sensibile, di fronte a questa periodica serie di condizioni sfavorevoli abbia subito un graduale decremento mentre altri ciprinidi quali la scardola ed il carassio, che rappresentano specie ittiche che meglio si è adattata alle attuali condizioni del bacino lacustre, hanno evidenziato un incremento grazie alle maggiori disponibilità spaziali ed alimentari. Sempre in conseguenza della diminuzione di trasparenza delle acque negli anni ’80 e ‘90 si era verificata una contrazione della fascia litorale di macrofite sommerse. La diminuzione della zona fotica determina infatti un arretramento della superficie idonea allo sviluppo delle piante acquatiche. Ciò ha quindi rappresentato un fattore sfavorevole per le specie ittiche legate a tale ambiente per l'alimentazione o per la riproduzione (tinca, carpa, persico sole, triotto, persico reale, luccio). La stessa scardola sarebbe stata sfavorita da questa evoluzione ambientale se non avesse cambiato le proprie abitudini, occupando l'ambiente pelagico e passando principalmente ad alimentazione zooplanctofaga. In questo modo si spiega infatti il notevole incremento della scardola (unica specie ittica che segnala un aumento rispetto al passato), che ha invaso l'ambiente precedentemente occupato dalla meno adattabile alborella. Nell’ultimo decennio è però rilevabile una lenta ma costante diminuzione del livello trofico del Lago di Annone est, e quindi un miglioramento delle condizioni generali. Il conseguente incremento dei valori di trasparenza media dell’acqua ha determinato un sensibile incremento delle macrofite sommerse, tale da rendere necessario un intervento annuale di rimozione delle stesse durante la stagione estiva tramite un apposita imbarcazione predisposta per il taglio. Dopo le morie ittiche dell’autunno 1986 e 1987, in seguito alla totale assenza di ossigeno sulla colonna d’acqua, i dati limnologici evidenziano un costante incremento del livello finale di ossigeno disciolto al termine della fase di circolazione termica autunnale, con una concentrazione media sulla colonna negli ultimi tre anni compresa fra i 3-4 mg/l.

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O2 disciolto (mg/l)

0.0 0.1

2.4

0.6

4.1

2.3

2.8 2.9

1.9

4.84.5

4.7 4.6

4.24.0

3.1

4.9

3.4

1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

Annone estEvoluzione della concentrazione media di ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua

al termine della fase di circolazione termica autunnale

Anche per il bacino ovest è rilevabile un costante incremento del livello finale di ossigeno disciolto al termine della fase di circolazione termica autunnale, con una concentrazione media negli ultimi anni superiore a 5 mg/l.

O2 disciolto (mg/l)

1.8

0.1

2.7

4.2

7.1

5.4 5.4 5.2

8.1

5.0 5.14.7

3.7

5.65.0

5.7

4.9

1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

Annone ovestEvoluzione della concentrazione media di ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua

al termine della fase di circolazione termica autunnale

r=0,79

5.2.2. - Vocazione naturale

La vocazione naturale del Lago di Annone può essere valutata sulla base delle caratteristiche trofiche originarie, delle caratteristiche termiche e morfologiche. Le caratteristiche vocazionali preindustriali del Lago di Annone sono deducibili dalla tabella del pescato relativa agli anni 1934 e 1935 (figura 9).

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Pescato annuale (kg) del lago di Annone: dati Conso rzio Provinciale Tutela Pesca 1934 % 1935 % Coregoni 25.500 33% 12.000 21% Triotto 12.000 16% - - Persico reale 11.000 14% 8.200 14% Scardola 10.400 14% 10.800 19% Persico sole 5.200 7% 6.000 10% Tinca 5.000 7% 3.100 5% Luccio 2.800 4% 3.100 5% Anguilla 2.400 3% 2.400 4% Persico trota 2.000 3% 2.000 3% Carpa 500 1% 500 1% Altri pesci - - 10.000 17% Negli anni ‘30 è dunque ancora presente il coregone e rappresenta la principale voce del pescato in termini percentuali. Questo salmonide era stato importato dal Lago di Como e quindi non apparteneva alla fauna ittica originaria del Lago di Annone. A conferma delle diverse condizioni trofiche del lago in quel periodo, il coregone si era perfettamente adattato ed era presente la riproduzione naturale. La seconda voce del pescato in termini quantitativi sono scardola e triotto (indicato come altri pesci nella tabella del 1935), confermando la sostanziale vocazione ciprinicola del lago di Annone. È però da sottolineare che non viene citata tra il pescato l’alborella.

Pescato annuale del lago di AnnoneAnno 1934-1935

Coregone

25.5t/anno

33%

Pesce persico

11.0t/anno

14%

Anguilla

2.4t/anno

3%

Carpa

0.5t/anno1%

Tinca

5.0t/anno

7%

Luccio

2.8t/anno

4%

Persico sole

5.2t/anno

7%

Scardola

10.4t/anno

14%

Triotto

12.0t/anno

16%

Persico trota

2.0t/anno

3%

Coregoni

12t/anno

21%

Persico trota

2t/anno

3%

Scardola

10.8t/anno19%

Persico sole

6t/anno

10%

Tinca

3.1t/anno

5%

Carpa

0.5t/anno1%

Altri pesci

10t/anno

17%

Luccio

3.1t/anno

5%

Anguilla

2.4t/anno

4%

Pesce persico

8.2t/anno

14%

Il persico reale rappresenta la terza voce in termini quantitativi, con una percentuale stabile, pari al 14%, nelle due annate. Da segnalare anche il pescato relativo al persico sole (7% e 10% rispettivamente), che con il persico trota rappresenta un’altra presenza alloctona nel Lago di Annone, risultato di immissioni di queste due specie nord-americane effettuate alla fine del secolo scorso. La presenza dell’anguilla è già legata all’immissione di ceche, mentre tra le specie ittiofaghe è da segnalare la costante presenza del luccio, che si assesta intorno al 4-5% del pescato totale. Un popolamento in prevalenza a ciprinidi (scardola, triotto, tinca), unitamente al binomio luccio-persico reale nel ruolo di predatori, appare il quadro vocazionale classico del Lago di Annone. Le condizioni trofiche naturali, ben diverse da quelle attuali, permettevano però la presenza di specie decisamente più esigenti in termini ambientali, quali il coregone lavarello ed in seguito l’alborella.

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Entrambe le specie hanno subito le conseguenze del processo di eutrofizzazione, che ha determinato la scomparsa del lavarello già alla fine degli anni ‘40 ed ha ridotto drasticamente la presenza dell’alborella dopo la moria del 1975, causata da branchiomicosi.

5.2.3. - Vocazione attuale

In assenza di dati riguardanti il pescato, la vocazione ittica attuale può essere valutata analizzando le condizioni stagionali di ossigenazione e di temperatura del bacino lacustre, interpretate sulla base delle note esigenze ambientali di ciprinidi e salmonidi. In particolare per quanto riguarda i ciprinidi viene considerato vocazionale il volume d’acqua che presenta una concentrazione di ossigeno disciolto superiore a 3 mg/l. Per i salmonidi viene considerato vocazionale il volume d’acqua che presenta contemporaneamente una concentrazione di ossigeno disciolto superiore a 8 mg/l ed una temperatura inferiore a 18°C. Per quanto riguarda il bacino est, i risultati a livello stagionale sono riportati nelle seguenti tabelle.

Ciprinidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO profondità 0-10 0-8 0-6 - volumi (m3x 106) 22.2 19.7 16.4 22.2 % sul totale 100% 89% 74% 100%

Salmonidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO

profondità 0-10 3-5 - - volumi (m3x 106) 22.2 4.9 0 0 % sul totale 100% 22% 0% 0%

Risulta evidente che il Lago di Annone est è attualmente vocazionale per i ciprinidi per tutto l’anno, mentre una teorica vocazionalità salmonicola è presente solo nella stagione invernale e nela prima parte della stagione primaverile. La buona disponibilità di nutrienti fa si che nell’Annone est nel periodo primaverile vi sia una buona produzione di zooplancton; tale situazione viene sfruttata dalla Provincia di Lecco per la produzione di novellame di Coregone lavarello. A tal fine nel Lago di Annone est nell’anno 2003 è stata posizionata una piattaforma che viene utilizzata per l’accrescimento dei giovani lavarelli che nascono e sono inizialmente svezzati presso il centro ittiogenico di Fiumelatte. La Piattaforma è anche dotata di pannelli fotovoltaici che permettono di illuminare durante la notte l’interno delle gabbie ospitate nella struttura, in questo modo gli individui si alimentano sia di giorno che di notte passando da 2 a 5 – 6 cm in circa 60 giorni. Raggiunta questa dimensione il novellame viene trasferito nel Lario. La profondità di stazionamento delle gabbie può essere variata a seconda delle condizione presenti sulla colonna d’acqua e durante l’accrescimento viene gradualmente ampliata la maglia della rete che costituisce le gabbie. Nella struttura viene anche prodotto altro novellame necessario per i ripopolamenti come il luccio, con rese però inferiori rispetto al lavarello a causa del cannibalismo. Prove sperimentali sono state effettuate anche con altre specie ittiche come l’alborella, il pigo e la lasca.

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INVERNO

VOCAZIONALE100%

PRIMAVERA

NON VOCAZIONALE11%

VOCAZIONALE89%

ESTATE

NON VOCAZIONALE26%

VOCAZIONALE74%

AUTUNNO

VOCAZIONALE100%

Annone estVocazionalita ciprinidi in percentuale sul volume

(O2 >3 mg/l)

INVERNO

VOCAZIONALE

100%

PRIMAVERA

VOCAZIONALE

22%

NON VOCAZIONALE

78%

ESTATE

NON VOCAZIONALE

100%

AUTUNNO

NON VOCAZIONALE

100%

Annone estVocazionalit… salmonidi in percentuale sul volume

(T<18øC e O 2 >8 mg/l)

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64

Per quanto riguarda il bacino ovest, i risultati a livello stagionale sono riportati nelle seguenti tabelle:

INVERNO

VOCAZIONALE

100%

PRIMAVERA

NON VOCAZIONALE

2%

VOCAZIONALE

98%

ESTATE

NON VOCAZIONALE

8%

VOCAZIONALE

92%

AUTUNNO

VOCAZIONALE

100%

Annone ovestVocazionalit… ciprinidi in percentuale sul volume

(O 2 >3 mg/l)

Ciprinidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO profondità 0-9 0-8 0-6 0-9 volumi (m3x 106) 6.4 6.3 5.9 6.4 % sul totale 100% 98% 92% 100%

Salmonidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO

profondità 0-9 3-5 - - volumi (m3x 106) 6.4 1.6 0 0 % sul totale 100% 26% 0% 0%

Risulta evidente che il Lago di Annone ovest è attualmente vocazionale per i ciprinidi durante l’intero arco annuale, mentre una teorica vocazionalità salmonicola è presente solo nella stagione invernale. In realtà a partire dalla fine di ottobre sulla colonna d’acqua sono in genere presenti condizioni favorevoli ai Salmonidi, con valori di temperatura inferiori a 18°C e concentrazioni di ossigeno superiori ad 8 mg/l.

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INVERNO

VOCAZIONALE

100%

PRIMAVERA

VOCAZIONALE

26%

NON VOCAZIONALE

74%

ESTATE

NON VOCAZIONALE

100%

AUTUNNO

NON VOCAZIONALE

100%

Annone ovestVocazionalit… salmonidi in percentuale sul volume

(T<18øC e O 2 >8 mg/l)

5.2.4. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Non si registrano specie di interesse conservazionistico estinte in epoca recente nel Lago di Annone.

5.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

Per quanto concerne gli apporti di inquinanti l’argomento è stato trattato nei paragrafi precedenti. Pertanto in questa sezione ci si limiterà ad indicare gli apporti inquinanti derivati dagli scaichi idrici

5.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

In entrambi i Laghi di Annone Ovest ed Est non si hanno apporti inquinanti di origine industriale.

b - REFLUI URBANI

Il Lago di Annone Est è maggiormente interessato da apporti inquinanti di origine urbana provenienti da:

1. scarichi degli scaricatori di piena e delle stazioni di sollevamento che trovano recapito direttamente nel lago;

2. scarichi degli scaricatori di piena che trovano recapito negli immissari del lago. Tali scarichi sono per lo più provenienti dai Comuni di Galbiate e dal Comune di Oggiono.

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5.3.2. - Prelievi idrici

Nel Lago di Annone non si registrano altri fattori di alterazione ambientale poiché non si hanno prelievi idrici significativi, e negli ultimi anni non sono stati fatti interventi che abbiano indotto significative modificazioni dell’alveo e delle sponde, unico elemento in grado di causare interferenze e l’intervento di prelievo ipolimnico che implica interventi sulla chiusa posta all’inizio dell’emissario Rio torto, tali interventi, potenzialmente in grado di alterare il normale regime idrologico sono stati attentamente valutati e sono costantemente monitorati. Occorre inoltre precisare che la chiusa è stata realizzata in modo tale da garantire la continuità biologica fra i due corpi idrici. Altro aspetto positivo è che nel Lago di Annone i soggetti titolari dei diritti esclusivi di pesca, proibiscono la navigazione a motore.

5.3.3. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Come su tutto il territorio provinciale, anche nel Lago di Annone negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento della presenza di Cormorani come già detto non è attualmente possibile descrivere l’entità dell’impatto negativo sul popolamento ittico, anche se la quantità di Cormorani presenti porta a ipotizzare che esso non debba essere trascurabile. Dormitorio di Cormorani sul Lago di Annone ovest

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Le due specie appartenenti alla famiglia dei Centrarchidi, il Persico sole (Lepomis gibbosus) ed il Persico reale trota (Micropterus salmoides), risultano alloctone. Queste due specie di origine nord americana sono state introdotte nelle acque italiane agli inizi del '900. Una data precisa per quanto riguarda il Lago di Annone non è stata riscontrata, ma risale probabilmente al primo decennio del secolo. Altre due specie alloctone di recente immissione sono il pesce gatto (Ictalurus melas) ed il carassio (Carassius carassius). Il popolamento di carassi alla fine degli anni 90 è decisamente aumentato poichè è noto che la specie è in grado di causare serie interferenze sullo sviluppo di altri ciprinidi tipici degli ambienti lentici di pianura come la carpa, la scardola e la tinca per contenere la diffusione del carassio dal 2002 vengono effettuate delle pescate di contenimento. Le catture sono effettuate nel periodo primaverile quando la specie si trova in prossimità dei canneti, vengono utilizzati dei tremagli con maglia da 80 mm con i quali sono prelevate dalle 5 alle 7 tonnellate di adulti all’anno. Le dimensioni degli individui catturati: 40 - 50 cm per 2 – 3 Kg di peso, potano a supporre che essi derivino da una immissione non autorizzata o da un ripopolamento di carpe fra le quali si trovavano anche dei carassi. Poiché le due specie, quando i soggetti sono di piccole dimensioni, sono sono difficilmente distinguibili, dall’anno 2002 non sono più autorizzate immissioni di carpe su tutto il territorio provinciale. Si è anche constatata la consistente presenza di giovani individui di carassio, ciò significa che nel Lago di Annone ci sono le condizioni idonee per la riproduzione della specie. Negli anni 2005 e 2006 sono state organizzate anche delle pescate di adulti di scardola, tali prelievi, di circa 6 tonnellate ciascuno, sono stati effettuati poiché si era osservata una consistente presenza di individui adulti; tale situazione, nota anche come piramide trofica invertita, non è positiva poiché gli adulti, con dimensioni superiori ai 20 cm, sono difficilmente predabili e nel contempo competono con le nuove leve nello sfruttamento della risorsa alimentare, in altre parole “bloccano” la naturale evoluzione della materia che naturalmente dovrebbe passare dalle prede ai predatori. Altra specie alloctona presente è il Coregone Lavarello (Coregonus "morpha hybrida") i motivi che sono alla base della presenza di questa specie saranno in seguito spiegati.

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Per ora invece non è stata rilevata la presenza di altri alloctoni assai più pericolosi dei citati in precedenza, come il siluro, il lucioperca, la pseudorasbora, l’abramide ed il rodeo amaro. Sulla diffusione delle ultime quattro specie ha probabilmente pesato l’obbligo di utilizzo di specie autoctone o acclimatate (alborella, triotto, scardola, cobite, cavedano, vairone, persico sole) per la pesca con il vivo.

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6. - IL LAGO DI GARLATE

6.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Nella Carta del reticolo idrico di riferimento appare evidente come il Lago di Garlate rappresenti una espansione del Fiume Adda. La profondità media è di 16 metri ed il rapporto area bacino imbrifero/area lago risulta molto elevato (1.024:1), indicando un apporto idrico notevole rispetto alle dimensioni del lago. La conseguenza di ciò è un tempo di ricambio idrico estremamente rapido (circa 1 settimana). La concentrazione naturale di fosforo totale, calcolata utilizzando gli appositi modelli di letteratura basati sugli indici morfo-edafici, risulterebbe di circa 14 µg/litro. I dati più recenti, relativi al censimento provinciale dei corpi idrici del 1997, riportano una concentrazione di P totale al termine della circolazione termica invernale pari a 21 µg/litro (marzo 2007, dati ARPA). Considerando la classificazione trofica correntemente adottata nella tradizione limnologica, il Lago di Garlate risulta quindi in condizioni di mesotrofia (20-30 µg/l), prossime quindi alla condizione naturale, e sovrapponibili alla condizione trofica del lago di Como da cui provengono direttamente le acque del Garlate. Questa è però la situazione relativa alla circolazione termica completa durante la stagione invernale. È peraltro evidente che le condizioni del lago non sono così ottimali come si potrebbe dedurre dal solo livello trofico. Durante la stagione estiva già a 25 metri di profondità la concentrazione di ossigeno disciolto sul fondale risulta molto prossima all’anossia totale (<0,5 mg/l). Le condizioni di anossia determinano inoltre un accumulo di azoto ammoniacale (>0,5 mg/l) e di azoto nitroso(>100 µg/l), a seguito del rallentamento dei processi ossidativi. È opportuno comunque sottolineare che le condizioni pressoché anossiche riscontrate sul fondale rappresentano un indice decisamente negativo, in quanto ciò presuppone un carico organico di notevole entità. Il livello trofico durante il periodo di stratificazione termica è nettamente superiore rispetto a quello primaverile, con valori di P totale compresi tra 35 e 55 µg/l (A. Negri, 2005), anche in seguito a probabili fenomeni di rilascio dei sedimenti innescati dalle condizioni di anossia. Le condizioni di ossigenazione alla profondità intermedia (16 m) nel mese di settembre risultano invece discrete, con una percentuale di saturazione in genere superiore all’80%. Le condizioni del Lago di Garlate risultano direttamente collegate a quelle del Lago di Como. La progressiva tendenza alla diminuzione del livello trofico del Lago di Como si riflette quindi positivamente anche su questo corpo idrico.

Caratteristiche fisico-chimiche

LAGO DI GARLATE Tipo naturale regolato Area km2 4.5 Area bacino imbrifero km2 4.610 Profondità massima m 34 Profondità media m 16 Volume totale m3 x 106 100 Tempi di ricambio idrico anni 0,02 Concentrazione attuale P tot primaverile µg/l 21 Concentrazione naturale P tot µg/l 14 Condizione trofica primaverile attuale mesotrofia

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Condizione trofica naturale oligo-mesotrofia Evoluzione trofica recente ⇓ Periodo con fondale atossico mesi 4 Profondità inizio anossia m 25 g/l)Concentrazione massima di N-NH4

sul fondale (settembre) mg/l 0.67

6.2. - VOCAZIONI ITTICHE

6.2.1. - Attuale struttura del popolamento ittico

Il popolamento ittico del Lago di Garlate presenta caratteristiche intermedie tra lacustri e fluviali. È importante sottolineare che la vocazione ittica potenziale è certamente superiore a quella attuale. Noto è infatti che, prima del degrado legato all'urbanizzazione, nel lago era presente il temolo (Thymallus thymallus), specie ittica estremamente sensibile alla qualità ambientale. Anche un'altra specie pregiata divenuta rara in Lombardia, quale la trota marmorata (Salmo <trutta> marmoratus), potrebbe essere potenzialmente presente. A partire dagli anni '60 si è invece verificato, parallelamente allo scadimento delle qualità ambientali, un declino od anche la scomparsa delle specie ittiche pregiate ed un incremento di quelle più resistenti, identificabili principalmente nella famiglia dei Ciprinidi (scardola, cavedano, triotto, alborella, carpa, tinca, ecc.). A tale proposito il volume "I piccoli laghi lombardi" pubblicato dalla Regione Lombardia nel 1974 riporta, come specie ittiche scomparse dal Lago di Garlate, il coregone (lavarello) e la trota. Come è stato in precedenza evidenziato attualmente è però in atto una chiara tendenza al miglioramento delle condizioni trofiche infatti i coregoni sono presenti ed attivamente catturati sia dai professionisti che dai dilettanti e viene segnalata anche la cattura di qualche trota. Saltuariamente i pescatori professionisti segnalano anche catture di Storione cobice (Acipenser naccarii) che certamente proviene dalle periodiche immissioni effettuate in collaborazione con la Regione Lombardia. Purtroppo si deve segnalare che a partire dall’anno 2002 è stata rilevata la presenza del Pesce siluro e che la specie si sta rapidamente diffondendo. Interessante notare l’aumento del popolamento di Alborella e di Persico reale. Nel caso dell’alborella nell’ultimo biennio si sono osservate parecchie freghe sulle rive ghiaiose poste nella zona sud del lago, fenomeno che non si verificava da anni. Il Persico reale ha probabilmente risentito positivamente sia dell’aumento della popolazione di Alborelle sia della realizzazione di alcune legnaie. In base alle informazioni raccolte, attualmente ll popolamento ittico del lago sarebbe costituito da 10 famiglie comprendenti 28 specie, delle quali viene espresso un indice di abbondanza e di tendenza evolutiva.

ELENCO SISTEMATICO

Nome volgare Consistenza Tendenza Famiglia SALMONIDAE Coregonus macrophthalmus Bondella + o Coregonus " morpha hybrida " Lavarello + o Oncorhynchus mykiss Trota iridea + o Salmo trutta lacustris Trota lacustre ? ⇓ Salmo (trutta) trutta Trota fario + o Famiglia CYPRINIDAE Leuciscus cephalus cabeda Cavedano ++ o Leuciscus souffia muticellus Vairone + ⇓ Phoxinus phoxinus Sanguinerola + ⇓ Condrostoma soetta Savetta + o Scardinius erythrophthalmus Scardola +++ o

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Nome volgare Consistenza Tendenza Rutilus erythrophtalmus Triotto ++ ⇓ Alburnus alburnus Alborella + ⇑ Barbus barbus plebejus Barbo + ⇓ Tinca tinca Tinca ++ ⇑ Cyprinus carpio Carpa + o Gobio gobio Gobione + ⇑ Carassius carassius Carassio + o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole + o Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio + ⇓ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale + ⇑ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia COTTIDAE Cottus gobio Scazzone + + Famiglia GOBIIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + + Famiglia SILURIDAE Silurus glanis Pesce siluro + ⇑ Famiglia ACIPENSERIDAE Acipenser naccarii Storione cobice + o

LEGENDA

Presenza: Tendenza: +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

6.2.2. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lago di Garlate è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris).

6.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

6.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Non si hanno apporti inquinanti di origine industriale che recapitano direttamente nel Lago di Garlate.

b - REFLUI URBANI

Come evidenziato nel paragrafo “qualità delle acque” il Lago di Garlate risente negativamente delle criticità collegate ai reflui urbani che provengono:

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• dall’impianto di depurazione di Lecco che scarica nell’Adda, a poche decine di metri dalla sua immissione nel Lago di Garlate;

• da eventuali scarichi residuali presenti nei Comuni di Pescate, Galbiate e Garlate non ancora collegati al nuovo impianto di depurazione di Olginate che tratta tutti i reflui dei predetti comuni;

• dall’impianto di depurazione di Vercurago. Lo scarico delle acque reflue urbane attualmente eccedenti la quota che l’impianto di depurazione di Olginate è in grado di trattare, avviene direttamente nel fiume Adda, che presenta un ricambio idrico piuttosto veloce rispetto al Lago di Garlate; tale soluzione è da considerarsi temporanea, in attesa del completamento delle opere di ampliamento dell’impianto di Olginate. Al fine di evitare potenziali effetti negativi sulla fauna ittica e sulla vegetazione acquatica dei SIC di Olginate e Brivio i reflui sono comunque trattati in modo da minimizzare l’impatto e sono confluiti nel centro alveo attraverso una condotta forata, di circa 50 mt, ancorata al letto del fiume in modo tale da avere uno scarico distribuito lungo tutto il tratto della condotta ed in un punto di maggiore velocità della corrente, favorendo la diluizione dei reflui, la dispersione rapida della sostanza organica contenuta nello scarico, limitando così il fenomeno di sedimentazione dei solidi sospesi nell’ambiente acquatico ed inoltre l’ossigeno disciolto non dovrebbe mai raggiungere i livelli critici che raggiunge nel ipolimnio del Lago di Garlate.

6.3.2. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Come su tutto il territorio provinciale, anche nel Lago di Garlate negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento della presenza di Cormorani come già detto non è attualmente possibile descrivere l’entità dell’impatto negativo sul popolamento ittico, anche se la quantità di Cormorani presenti porta a ipotizzare che esso non debba essere trascurabile.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE Nell’anno 2002 nelle acque del Lago di Garlate è stata riscontrata la presenza del Pesce siluro (Silurus glanis) da allora, nonostante gli sforzi compiuti per il contenimento della diffusione della specie, si deve costatare un incremento del popolamento di Pesce siluro nel bacino di Olginate, per ora non si sono ancora manifestati effetti negativi sulle altre specie ittiche presenti. Anche se non vi sono segnalazioni e assai probabile la presenza di Rodeo amaro, Pseudorasbora, Gardon e Lucioperca in quanto il Lago di Olginate è in diretto contatto con il Lario dove la presenza di queste specie è accertata. Seppur riscontrata, la presenza del Carassio nel Lago di Garlate è assai rara.

Pesce siluro catturato nel Lago di Garlate nell’anno 2003

Lago di Garlate

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7. - IL LAGO DI OLGINATE

7.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE Nella Carta del reticolo idrico di riferimento appare evidente che il Lago di Olginate, più che un lago, rappresenta una espansione del Fiume Adda. La profondità media è di 8 metri e si tratta quindi di un bacino poco profondo. Un altro dato indicativo è rappresentato dal rapporto area bacino imbrifero/area lago: tale valore risulta molto elevato (7.960:1) indicando un apporto idrico notevole rispetto alle dimensioni del lago. La conseguenza di ciò è un tempo di ricambio idrico estremamente rapido (12 ore) che lo rende più simile ad un fiume a corso lento.

Caratteristiche fisico-chimiche

LAGO DI OLGINATE Tipo naturale regolato Area km2 0.58 Area bacino imbrifero km2 4.670 Profondità massima m 17 Profondità media m 8.0 Volume totale m3 x 106 7.0 Tempi di ricambio idrico anni 12 ore Concentrazione attuale P tot µg/l 16 Concentrazione naturale P tot µg/l 10 Condizione trofica attuale mesotrofia Condizione trofica naturale oligotrofia Evoluzione trofica recente ⇓ Periodo con fondale anossico mesi 0 Profondità inizio anossia m - Concentrazione massima di N-NH4 sul fondale (settembre)

mg/l 0.05

7.1.1. - Situazione attuale

La concentrazione naturale di fosforo totale, calcolata utilizzando gli appositi modelli di letteratura basati sugli indici morfo-edafici, risulterebbe di circa 10 µg/litro. Il Lago di Olginate è formato dalIe acque epilimniche del Lago di Garlate e pertanto ne rispecchia il livello trofico. I dati più recenti disponibili sono quelli relativi al censimento provinciale dei corpi idrici relativo al 1999, che riporta una concentrazione di P totale al termine della circolazione termica invernale pari a 27 µg/litro. Considerando la classificazione trofica correntemente adottata nella tradizione limnologica il Lago di Olginate risulta quindi in condizioni di mesotrofia (20-30 µg/l) rispetto alla naturale oligotrofia. È comunque evidente che le condizioni del lago risultano direttamente collegate a quelle del Lago di Como e di Garlate, dei quali rappresenta in pratica il deflusso superficiale. E’ quindi lecito attendersi una riduzione della concentrazione di nutrienti durante il periodo di stratificazione termica, in seguito ai normali processi di sedimentazione. La concetrazione di P totale nel mese di settembre scende infatti a 16 µg/l, segnalando in questo caso condizioni di oligo-mesotrofia. È comunque evidente che una diminuzione della concentrazione di nutrienti nel lago di Olginate può derivare solamente da una estesa azione di collettamento degli scarichi fognari nei due bacini a monte.

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Il livello di ossigenazione delle acque è in genere ottimale: grazie infatti alla limitata profondità ed all'afflusso della sola acqua di superficie del Lago di Garlate, l'ossigeno risulta presente su tutta la colonna d'acqua (superficie-fondo) in concentrazioni prossime alla saturazione (100%). La presenza della diga e la conseguente frantumazione della massa d'acqua smorza inoltre le situazioni di squilibrio, aumentando l'ossigenazione nelle condizioni di sottosaturazione, e viceversa. Qualche effetto negativo sul popolamento ittico potrebbe derivare dai valori di pH che, a causa dell'apporto di sola acqua di superficie del Lago di Garlate dove è presente un'intensa attività fotosintetica, possono risultare elevati (>9 unità) anche in profondità. È noto che pH superiori a 9 unità aumentano notevolmente la tossicità dell'azoto ammoniacale presente ed i conseguenti danni all'apparato branchiale dei pesci.

7.2. - VOCAZIONI ITTICHE

7.2.1. - Attuale struttura del popolamento ittico

Il popolamento ittico del Lago di Olginate presenta caratteristiche intermedie tra lacustri e fluviali. È importante sottolineare che la vocazione ittica potenziale del bacino è certamente superiore a quella attuale. È noto infatti che prima del degrado legato all'urbanizzazione nel lago era presente il temolo (Thymallus thymallus), specie ittica estremamente sensibile alla qualità ambientale. Anche un'altra specie pregiata divenuta rara in Lombardia, quale la Trota marmorata (Salmo <trutta> marmoratus), potrebbe essere potenzialmente presente. A partire dagli anni '60 si è invece verificato, parallelamente allo scadimento delle qualità ambientali, un declino od anche la scomparsa, delle specie ittiche pregiate ed un incremento di quelle più resistenti, identificabili principalmente nella famiglia dei Ciprinidi (scardola, cavedano, triotto, alborella, carpa, tinca, ecc.). A tale proposito il volume "I piccoli laghi lombardi" pubblicato dalla Regione Lombardia nel 1974 riporta, come specie ittiche scomparse dal Lago di Olginate, il Coregone (Lavarello) e perfino il Persico reale. Come è stato in precedenza evidenziato, attualmente è però in atto una chiara tendenza al miglioramento delle condizioni trofiche tanto che attualmente il popolamento di Alborelle è in netto aumento così come il Persico reale ha risentito positivamente della realizzazione di legnaie. Recentemente è stata anche rilevata la presenza del Coregone lavarello. Come nelle acque del soprastante lago di Garlate e dell’emissario Fiume Adda anche nel Lago di Olginate è presente il Pesce Siluro; altra specie relativamente abbondante è lo Storione cobice (Acipenser naccarii), durante una recente pescata volta a verificarne la presenza, organizzata dall’ERSAF, sono stati catturati 4 esemplari di storione cobice del peso di 29, 32, 42 e 44 chilogrammi. Le dimensioni degli individui catturati portano a concludere che la specie nelle acque del Lago di Olginate ha trovato le condizioni idonee per il suo sviluppo, anche se è opportuno precisare che la soprastante diga di Olginate e le sottostanti dighe poste sul corso del Fiume Adda impediscono le migrazioni che la specie deve compiere per espletare il proprio ciclo vitale. Agosto 2007: individui di Storione cobice di 42 e di 44 Kg In base alle informazioni raccolte, attualmente il popolamento ittico del lago sarebbe costituito da 10 famiglie comprendenti 28 specie, delle quali viene espresso un indice di abbondanza e di tendenza evolutiva.

ELENCO SISTEMATICO

Nome volgare Consistenza Tendenza Famiglia SALMONIDAE Coregonus macrophthalmus Bondella + o Coregonus " morpha hybrida " Lavarello + o Oncorhynchus mykiss Trota iridea + o

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Nome volgare Consistenza Tendenza Salmo trutta lacustris Trota lacustre ? ⇓ Salmo (trutta) trutta Trota fario + o Famiglia CYPRINIDAE Leuciscus cephalus cabeda Cavedano ++ o Leuciscus souffia muticellus Vairone + ⇓ Phoxinus phoxinus Sanguinerola + ⇓ Condrostoma soetta Savetta + o Scardinius erythrophthalmus Scardola +++ o Rutilus erythrophtalmus Triotto ++ ⇓ Alburnus alburnus Alborella + ⇑ Barbus barbus plebejus Barbo + ⇓ Tinca tinca Tinca ++ ⇑ Cyprinus carpio Carpa + o Gobio gobio Gobione + ⇑ Carassius carassius Carassio + o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole + o Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio + ⇓ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale + ⇑ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia COTTIDAE Cottus gobio Scazzone + + Famiglia GOBIIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + + Famiglia SILURIDAE Silurus glanis Pesce siluro + ⇑ Famiglia ACIPENSERIDAE Acipenser naccarii Storione cobice + o

LEGENDA

Presenza: Tendenza: +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

7.2.2. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lago di Olginate è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris).

7.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

7.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

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Sono presenti due insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Lago di Olginate.

b - REFLUI URBANI

Si evidenziano le stesse problematiche del Lago di Garlate

7.3.2. - Artificializzazione del regime idrologico

Il Lago di Olginate si trova subito a valle della diga di Olginate, pertanto gli impatti negativi causati da manovre idrauliche sullo sbarramento sono ben evidenti. In particolare le repentine oscillazioni provocano la messa in asciutta di alcuni tratti di riva dove spesso si osserva lo spiaggiamento degli individui di piccole dimensioni

Le freccie indicano novellame di Cavedano, Alborella e Scardola che sono rimasti spiaggiati a seguito di un abbassamento del livello dal lago

Confine fra fiume Adda e Lago di Olginate: la macchia scura indicata dalla freccia è data da un banco di alcune migliaia di individui di novellame che cerca (inutimente) di superare la diga.

a - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE

Le sponde del bacino non hanno subito significativi cambiamenti in epoca recente.

b - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

La presenza dello sbarramento di Olginate che è privo di strutture che consentono la risalita della fauna ittica di sottostanti Lago di Olginate e Fiume Adda costituisce un evidente interruzione della continuità biologica.

7.3.3. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Come su tutto il territorio provinciale, anche nel Lago di Olginate negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento della presenza di Cormorani (xxxxxxx) come già detto non è attualmente possibile descrivere l’entità dell’impatto negativo sul popolamento ittico, anche se la quantità di Cormorani presenti porta a ipotizzare che esso non debba essere trascurabile.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Nell’anno 2002 nelle acque del Lago di Garlate è stata riscontrata la presenza del Pesce siluro (Silurus glanis) da allora, nonostante gli sforzi compiuti per il contenimento della diffusione della specie, si deve costatare un incremento del popolamento di Pesce siluro nel bacino di Olginate, anche se, per ora, non si sono manifestati effetti negativi sulle altre specie ittiche presenti. Anche se non vi sono segnalazioni e assai probabile la presenza di Rodeo amaro, Pseudorasbora, Gardon e Lucioperca in quanto il Lago di Olginate è in diretto contatto con il Lario dove la loro presenza è accertata. Seppur riscontrata, la presenza del Carassio nel Lago di Olginate è assai rara.

Agosto 2007: Siluri di circa 4 Kg. Il contenuto gastrico sono giovani di Pesco reale.

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8. - IL LAGO DI PUSIANO

La struttura del popolamento ittico del Lago di Pusiano è direttamente collegata alle condizioni trofiche generali del bacino lacustre. Per una corretta valutazione del popolamento ittico attuale e potenziale risulta quindi indispensabile una premessa relativa ai parametri di trofia del bacino in oggetto.

8.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

L'attuale concentrazione di fosforo alla circolazione termica primaverile (marzo 2007, dati ARPA) è pari a 50 µg/litro. Tale valore, interpretato secondo la classificazione proposta dall'O.E.C.D., indica una condizione al limite dell’eutrofia. Il rapporto azoto/fosforo risulta pari a 35, indicando che anche per questo lago il fosforo rappresenta il principale fattore limitante della crescita algale. Per valutare l'effettivo stato di degrado del bacino risulta indicativo un confronto con il livello trofico naturale, cioè la concentrazione naturale di fosforo in assenza di agenti antropici. Tale valore è ottenibile tramite il modello M.E.I., utilizzando i valori di alcalinità o di conducibilità. Entrambi i modelli indicano come risultato una concentrazione naturale di fosforo pari a 19 µg/l, che corrisponde a condizioni di oligo-mesotrofia. La condizione trofica attuale del Lago di Pusiano appare ancora lontana dagli obiettivi di risanamento.

INQUADRAMENTO GENERALE

PUSIANO Tipo naturale regolato morenico Area km2 4.93 Profondità massima m 24.3 Profondità media m 14.03 Volume totale m3 x 106 61.1 Perimetro km 10.73 Tempo di ricambio idrico anni 0.68 Concentrazione attuale P tot µg/l 50 Concentrazione naturale P tot µg/l 24 Condizione trofica attuale eutrofia Condizione trofica naturale oligo-mesotrofia Evoluzione trofica recente ⇓ Periodo con fondale anossico mesi 4 Massimo strato anossico m Da 20 a 25 Concentrazione massima di N-NH4

sul fondale (giugno 2007) mg/l 1,1

8.2. - VOCAZIONI ITTICHE

In base alle informazioni raccolte, attualmente il popolamento ittico del Lago di Pusiano sarebbe costituito da 8 famiglie comprendenti 17 specie, delle quali viene espresso un indice di abbondanza e di tendenza evolutiva.

ELENCO SISTEMATICO

Nome volgare Consistenza Tendenza

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Famiglia CYPRINIDAE Scardinius erythrophthalmus Scardola +++ o Rutilus erythrophtalmus Triotto ++ o Alburnus alburnus Alborella + ⇓ Tinca tinca Tinca + o Cyprinus carpio Carpa + o Carassius carassius Carassio + o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE Micropterus salmoides Persico trota ++ o Lepomis gibbosus Persico sole + ⇓ Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio + ⇓ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale + ⇓ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia ICTALURIDAE Ictalurus melas Pesce gatto + o Famiglia GOBIIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + o Famiglia COBITIDAE Cobitis taenia Cobite + o

LEGENDA

Presenza: Tendenza: +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

8.2.1. - Vocazione naturale

La vocazione naturale del lago può essere valutata sulla base delle caratteristiche trofiche originarie, delle caratteristiche termiche e morfologiche. Le caratteristiche vocazionali preindustriali sono deducibili dalla tabella del pescato relativa agli anni 1934 e 1935.

Pescato annuale (kg) del Lago di Pusiano: dati Cons orzio Provinciale Tutela Pesca

1934 % 1935 % Coregoni 800 0,02 850 0,02 Vaironi e altri 4.000 0,09 7.000 0,13 Persico reale 10.000 0,24 12.000 0,23 Scardola e cavedano 10.000 0.24 15.000 0,29 Trota 300 0,01 250 0,005 Tinche 5.000 0,12 5.200 0,1 Lucci 2.000 0,05 2.100 0,04 Anguille 1.550 0,04 2.000 0,04 Persico trota 1.000 0,02 1.000 0,02 Carpe 600 0,01 550 0,02 Alborella 7.000 0,17 6.500 0,02

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Negli anni ‘30 è dunque ancora presente il coregone, anche se rappresenta una parte di minore rilievo del pescato in termini percentuali (2%). Questo salmonide era stato importato dal Lago di Como e quindi non apparteneva alla fauna ittica originaria del Lago di Pusiano. A conferma delle diverse condizioni trofiche del lago in quel periodo, il coregone si era perfettamente adattato ed era presente la riproduzione naturale. La prima voce del pescato in termini quantitativi è rappresentata da scardola e cavedano, confermando la sostanziale vocazione ciprinicola del lago. Da sottolineare il consistente pescato di alborella, che con una media di circa 7 tonnellate/anno rappresenta circa il 15% del pescato totale.

Pescato annuale del lago di PusianoAnno 1934-1935

Coregone

0.8t/anno2%

Alborella

7.0t/anno

17%

Trota

0.3t/anno

1%

Persico reale

10.0t/anno

24%

Carpa

0.6t/anno

1%

Vairone e altri

4.0t/anno

9%

Anguilla

1.6t/anno

4%

Luccio

2.0t/anno

5%

Tinca

5.0t/anno

12%

Persico trota

1.0t/anno2%

Scardola e cavedano

10.0t/anno

24%

Coregone

0.85t/anno2%

Alborella

6.5t/anno

12%

Trota

0.25t/anno

0%

Persico reale

12t/anno

23%

Carpa

0.55t/anno

1%

Tinca

5.2t/anno

10%

Luccio

2.1t/anno

4%

Anguilla

2t/anno

4%

Vairone e altri

7t/anno

13%

Persico trota

1t/anno2%

Scardola e cavedano

15t/anno

29%

Il Persico reale rappresenta la seconda voce in termini quantitativi, con una percentuale pari a circa il 24% del totale nelle due annate ed un pescato che supera le 10 t/anno. Da segnalare anche il pescato relativo al Persico trota che rappresenta una presenza alloctona nel Lago di Pusiano, risultato di immissioni effettuate alla fine del secolo scorso. La presenza dell’anguilla è già legata all’immissione di ceche, mentre tra le specie ittiofaghe è da segnalare la costante presenza del luccio, che si assesta intorno al 4-5% del pescato totale. Un popolamento in prevalenza a ciprinidi (scardola, alborella, tinca) unitamente al binomio luccio-Persico reale, nel ruolo di predatori, appare il quadro vocazionale classico di questo lago. Da segnalare però il discreto pescato di trota (circa 300 kg/anno), che unitamente al lavarello indica quindi una potenziale vocazione salmonicola del Pusiano nei primi decenni del secolo. Le condizioni trofiche naturali, ben diverse da quelle attuali, permettevano dunque la presenza di specie decisamente più esigenti in termini ambientali. Entrambe le specie hanno subito le conseguenze del processo di eutrofizzazione, che ha determinato la scomparsa del lavarello già alla fine degli anni ‘40.

8.2.2. - Vocazione attuale

La vocazione ittica attuale può essere valutata analizzando le condizioni stagionali di ossigenazione e di temperatura del bacino lacustre, interpretate sulla base delle note esigenze ambientali di ciprinidi e salmonidi. In particolare per quanto riguarda i ciprinidi viene considerato vocazionale il volume d’acqua che presenta una concentrazione di ossigeno disciolto superiore a 3 mg/l. Per i salmonidi viene considerato vocazionale il volume d’acqua che presenta contemporaneamente una concentrazione di ossigeno disciolto superiore a 8 mg/l ed una temperatura inferiore a 18°C. Per quanto riguarda il lago di Pusiano, i risultati a livello stagionale sono riportati nelle seguenti tabelle:

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79

Ciprinidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO

profondità 0-24 0-15 0-10 0-24 volumi (m3x 106) 61.1 48 37 61.1 % sul totale 100% 78% 60% 100%

Salmonidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO

profondità 0-17 0-10 7-10 8-13 volumi (m3x 106) 52 37.5 10,8 13,6 % sul totale 85% 61% 17% 22%

Risulta evidente che il Lago di Pusiano è attualmente vocazionale per i ciprinidi per tutto l’anno, ad esclusione della zona ipolimnica durante la stagione tardo primaverile-estiva. Una consistente vocazionalità salmonicola è rilevabile durante la stagione invernale e primaverile, mentre nel periodo estivo-autunnale si riduce sensibilmente con percentuali volumetriche disponibili pari a circa il 20% del totale.

INVERNO

VOCAZIONALE100%

PRIMAVERA

NON VOCAZIONALE22%

VOCAZIONALE78%

ESTATE

NON VOCAZIONALE40%

VOCAZIONALE60%

AUTUNNO

VOCAZIONALE100%

PusianoFigura 4 - Vocazionalita'ciprinidi in percentuale sul volume

(O2 >3 mg/l)

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80

INVERNO

NON VOCAZIONALE15%

VOCAZIONALE85%

PRIMAVERA

NON VOCAZIONALE39%

VOCAZIONALE61%

ESTATE

VOCAZIONALE17%

NON VOCAZIONALE83%

AUTUNNO

VOCAZIONALE22%

NON VOCAZIONALE78%

PusianoFigura 5 - Vocazionalita'salmonidi in percentuale sul volume

(T<18øC e O2 >8 mg/l)

8.2.3. - Condizioni ambientali e popolamento ittico

La recente evoluzione del popolamento ittico è piuttosto simile agli altri laghi briantei aventi caratteri di eutrofia. Le elevate concentrazioni di nutrienti comportano infatti una serie di conseguenze negative che hanno a loro volta determinato delle sensibili variazioni nella struttura della fauna ittica. La disponibilità di nutrienti favorisce lo sviluppo di notevoli fioriture algali che riducono la trasparenza delle acque e quindi lo strato fotico (zona di penetrazione della luce solare). Ne consegue che durante il periodo di stratificazione termica (maggio-ottobre) è presente un eccesso di ossigeno disciolto nei primi metri ed una carenza (o la totale assenza) negli strati inferiori. Nella figura sottostante è messa in evidenza l'evoluzione annuale della zona anossica nel lago, caratterizzata cioè dall'assenza di ossigeno disciolto. I dati utilizzati sono relativi al 2006 (dati ARPA). Si può notare che nel periodo luglio-novembre al di sotto dei 12-16 metri l'ossigeno disciolto scende sotto il limite minimo ottimale per la fauna ittica (5 mg/l). Durante i mesi estivi lo strato anossico occupa in genere lo strato al di sotto dei 20 metri di profondità, dove sono riscontrabili anche elevate concentrazioni di idrogeno solforato, composto tossico per la fauna acquatica. Nonostante la discreta profondità, durante tale periodo il popolamento ittico è quindi concentrato nella fascia superiore, in genere al di sopra dei 15 metri. Il volume utile risulta dunque circa l’80 % del volume totale. Va inoltre considerato che in tale zona durante il periodo estivo la temperatura può superare i 20 gradi centigradi. Ciò limita pertanto la presenza della famiglia dei Salmonidi, costituita da specie di acqua fredda, e rappresenta comunque un fattore sfavorevole per le specie che preferiscono temperature non troopo elevate (luccio, persico reale, alborella).

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81

Pusiano - Evoluzione dell'ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua (anno 2006)

-24

-20

-16

-12

-8

-4

0giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

prof

ondi

tà (

m)

strato con O2<5 mg/l)

anche per questo bacino lacustre il periodo tardo-autunnale risulta il più critico per quanto riguarda il livello di ossigenazione a causa della risalita dei composti riducenti (H2S, NH4, CH4), accumulati nell'ipolimnio durante il periodo estivo. L'ossidazione chimica e biochimica di tali composti richiede infatti cospicue quantità di ossigeno disciolto, comportando quindi un rapido consumo delle riserve di ossigeno presenti negli strati superiori. La diminuzione del livello di ossigeno disciolto è più rilevante quando entra in circolazione lo strato al di sotto dei 20 m, dove sono accumulati le maggiori concentrazioni di composti riducenti. Ciò avviene generalmente tra novembre e dicembre. Per questo motivo al termine della stagione autunnale si verifica una cronica carenza di ossigeno disciolto sulla colonna d'acqua.

Lago di Pusiano - Concentrazione media di P totale alla circolazione termica primaverile

y = 0.2967x2 - 1191.7x + 1E+06R2 = 0.884

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Pto

t (µg

/l)

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82

Risulta quindi evidente che il periodico instaurarsi di condizioni estreme abbia favorito le specie ittiche più resistenti alla carenza di ossigeno disciolto ed a temperature piuttosto elevate. L'alborella, specie relativamente sensibile, di fronte a questa serie di condizioni sfavorevoli ha subito un graduale decremento mentre altri ciprinidi che meglio si sono adattati alle attuali condizioni del bacino lacustre, hanno evidenziato un incremento grazie alle maggiori disponibilità spaziali ed alimentari. Nell’ultimo decennio è però rilevabile una lenta ma costante diminuzione del livello trofico del Lago di Pusiano. I dati limnologici (figura sopra) evidenziano infatti una chiara tendenza al decremento della concentrazione di fosforo totale alla circolazione termica primaverile indicando quindi un miglioramento delle condizioni generali. A partire dal 2000 il livello trofico sembra però stabilizzato su una concentrazione di P totale prossima ai 50 µg/l, che determina ancora condizioni di eutrofia.

8.2.4. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Non risultano specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoca recente nel Lago di Pusiano.

8.3. - 2.1.5.4 FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

8.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Non si hanno apporti inquinanti di origine industriale che recapitano direttamente nel Lago di Pusiano.

b - REFLUI URBANI

Non si hanno informazioni circa la presenza di scarichi urbani nella parte del bacino di Pusiano di competenza provinciale.

8.3.2. - Artificializzazione del regime idrologico

Nella parte del Lago di Pusiano di competenza della Provincia di Lecco non sono presenti fattori di artificializzazione del regime idrologico, tuttavia il livello del bacino è regolato artificialmente tramite manovre effettuate su una chiusa posta a livello dell’emissario Fiume Lambro in territorio di competenza della Provincia di Como.

a - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

La chiusa sopra citata impedisce la risalita della fauna ittica dall’emissario.

b - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE

Le sponde del bacino non hanno subito significativi cambiamenti in epoca recente.

8.3.3. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Come su tutto il territorio provinciale, anche nel Lago di Pusiano negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento della presenza di Cormorani come già detto non è attualmente possibile descrivere l’entità dell’impatto negativo sul popolamento ittico, anche se la quantità di Cormorani presenti porta a ipotizzare che esso non debba essere trascurabile.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

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83

Le due specie appartenenti alla famiglia dei Centrarchidi, il Persico sole (Lepomis gibbosus ) ed il Persico trota (Micropterus salmoides), risultano alloctone. Queste specie, di origine nord americana, sono state introdotte nelle acque italiane agli inizi del’900. Una data precisa per quanto riguarda il Lago di Pusiano non è stata riscontrata, ma risale probabilmente al primo decennio del secolo. Altre due specie alloctone di recente immissione sono il pesce gatto (Ictalurus melas) ed il carassio (Carassius carassius). Quest’ultima specie ha raggiunto negli ultimi anni densità rilevanti tanto che annualmente sono organizzate delle pescate di contenimento. Altra specie in notevole espansione è il Lucioperca, questo è stato introdotto abusivamente attorno all’anno 2000 e nel giro di pochi anni ha raggiunto una buona struttura di popolazione, al momento non si registrano interferenze con i predatori autoctoni (Luccio e Persico reale) anche se è probabile che a breve queste si verifichino come è avvenuto nel Lago di Lugano dove il Lucioperca è abbondante. Nel Lago di Pusiano è accertata il Rodeo amaro, Pseudorasbora e Gardon, poiché allo stato attuale la presenza di sbarramenti invalicabili non consente la risalita dall’emissario, la spiegazione più logica sulla presenza di queste specie è che queste siano state introdotte tramite il loro uso come esche per la “pesca a vivo”.

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84

9. - IL LAGO DI SARTIRANA

9.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Questo bacino è il meno profondo tra quelli censiti, con una profondità massima di 2,8 m. L'attuale concentrazione di fosforo alla circolazione termica primaverile (marzo 2007, dati ARPA) è pari a 165 µg/litro. Tale valore, interpretato secondo la classificazione proposta dall'O.E.C.D, indica per il Lago di Sartirana una condizione di ipertrofia. Sulla base dei dati recenti (ARPA 2006-2007) non è possibile calcolare il rapporto azoto/fosforo e quindi a tale scopo si farà riferimento ad un’indagine limnologica effettuata nel 2001-2002 (A.Negri). Questa indica chiaramente che il fosforo rappresenta il fattore limitante prevalente nell’intero periodo di indagine. Fanno eccezione i campionamenti del 14/6 (N/P=8) e dell’11/10 (N/P=4): in quest’ultimo caso è effettivamente individuabile una limitazione da azoto. Risulta però evidente che il fosforo rappresenta l’elemento su cui agire per limitare la crescita algale. Per valutare l'effettivo stato di degrado del bacino risulta indicativo un confronto con il livello trofico naturale, cioè la concentrazione naturale di fosforo in assenza di agenti antropici. Tale valore è ottenibile tramite il modello M.E.I., utilizzando i valori di alcalinità o di conducibilità. La concentrazione naturale di fosforo risulta pari a 36 µg/l, che corrisponde pertanto a condizioni di meso-eutrofia. Data la limitata profondità, la trofia naturale di questo bacino tende quindi ad essere già di per se elevata. L'attuale concentrazione di P totale alla circolazione primaverile (165 µg/l) risulta comunque quasi 5 volte rispetto al valore di riferimento naturale. La presenza di una consistente attività di rilascio di fosforo da parte dei sedimenti sia in condizioni aerobiche che anaerobiche, determina notevoli oscillazioni dei valori stagionali di fosforo totale. In questo bacino gli interscambi tra sedimento e acqua rappresentano il principale apporto di fosforo: variazioni di queste dinamiche, collegate in prevalenza a fattori meteorologici esterni, possono determinare consistenti oscillazioni delle concentrazioni di fosforo anche a breve termine.

Lago di Sartirana - Concentrazione media di P totale alla circolazione primaverile

R2 = 0.88

R2 = 0.83

0

50

100

150

200

250

300

350

400

1990 1995 2000 2005 2010

P t

ot (

µg/

l)

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85

Fino al 2001 anche nel lago di Sartirana era in atto una riduzione della concentrazione di fosforo totale, perlomeno per quanto riguarda la circolazione primaverile. I dati più recenti (Arpa, 2006-2007) segnalerebbero invece un marcato peggioramento delle condizioni trofiche di questo corpo idrico. Nel marzo 2007 sarebbe infatti rilevabile un sensibile incremento della concentrazione di P totale, confermata anche al termine della stagione estiva dai valori del 2006 (figura xx). Se ciò fosse confermato sarebbe opportuno approfondire le cause di questa recente evoluzione negativa.

INQUADRAMENTO GENERALE

SARTIRANA Tipo naturale glaciale intermorenico Area km2 0.11 Profondità massima m 3.0 Profondità media m 2.5 Volume totale m3 x 106 0.196 Tempo di ricambio idrico anni n.d. Concentrazione attuale P tot µg/l 165 Concentrazione naturale P tot µg/l 36 Condizione trofica attuale ipertrofia Condizione trofica naturale meso-eutrofia Evoluzione trofica recente ⇑ Emissario roggia Ruschetta, fiume Adda

9.2. - VOCAZIONI ITTICHE

In base alle informazioni raccolte, attualmente il popolamento ittico del Lago di Sartirana sarebbe composto da 6 famiglie comprendenti 12 specie, delle quali è espresso un indice di abbondanza e di tendenza evolutiva.

ELENCO SISTEMATICO

Nome volgare Consistenze Tendenza Famiglia CYPRINIDAE Scardinius erythrophthalmus Scardola +++ o Rutilus erythrophtalmus Triotto ++ o Tinca tinca Tinca + o Cyprinus carpio Carpa + o Ctenopharyngodon idellus Carpa erbivora + o Hypophthalmichtys molitrix Carpa argentata ? ⇓ Famiglia CENTRARCHIDAE Micropterus salmoides Persico trota ++ o Lepomis gibbosus Persico sole + ⇓ Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio + ⇓ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale + ⇓ Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia ICTALURIDAE Ictalurus melas Pesce gatto + ⇑

LEGENDA

Presenza: Tendenza: +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile

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86

+ = scarsa ⇓ = diminuzione

9.2.1. - Condizioni ambientali e popolamento ittico

Nel Lago di Sartirana esiste un consistente rilascio di fosforo dai sedimenti collegato agli elevati valori di pH raggiunti sul fondo all'inizio della primavera. Quando a fine inverno il fosforo è disponibile in forma inorganica ha inizio la prima fioritura algale. Questa, a causa della sottrazione di anidride carbonica, determina un aumento dei valori di pH. L'assenza di stratificazione termica fino al mese di aprile porta l'acqua con elevati valori di pH a contatto con il sedimento, innescando quindi meccanismi chimici di rilascio del fosforo. La crescita algale assume a questo punto un andamento esponenziale poiché si autoalimenta. La prevalenza delle Cianoficee rispetto ad altri gruppi algali si spiega analizzando il rapporto Azoto/Fosforo. Bassi rapporti N/P favoriscono infatti le Cianoficee grazie alla loro caratteristica di fissare l'azoto molecolare, che le rende comunque in grado di utilizzare tutto il fosforo disponibile. In genere si considera il fosforo come fattore limitante quando il rapporto N/P è >10. Analizzando i dati si evidenzia che il rapporto N/P è in alcuni mesi di poco superiore a 10. È comunque evidente che non esiste una netta limitazione da fosforo e che in alcuni periodi dell’anno, in seguito alla consistente azione di rilascio di fosforo dai sedimenti, l'azoto può diventare il fattore limitante la crescita algale. Tale condizioni favoriscono nettamente le Cianoficee, che tendono quindi a dominare nei periodi ad elevata disponibilità di fosforo. È noto che le Cianoficee presentano caratteristiche di tossicità nei confronti del pesce. In pratica nel lago sono quasi sempre presenti condizioni negative per il popolamento ittico, sia per quanto riguarda i parametri chimici (concentrazione di ossigeno disciolto e azoto ammoniacale, valori di pH), sia per quanto riguarda i parametri biologici (elevate densità di alghe cianoficee).

Evoluzione mensile della saturazione % di O2 disciolto

020406080

100120140160180

5/3 23/3 19/4 16/5 14/6 12/7 14/8 5/9 11/10 16/11

%

superficie

fondo

Un esempio è ricavabile dai dati relativi alla campagna limnologica del 2001 (A.Negri). Analizzando l’evoluzione della saturazione percentuale di ossigeno disciolto sulla colonna d’acqua (figura sopra), risulta evidente che i valori rilevati nel lago sono in prevalenza esterni all’intervallo considerato ottimale per la fauna ittica (60%<O2<120%). In superficie è infatti presente una costante condizione di sovrasaturazione (>150%), mentre sul fondale sono prevalenti condizioni di marcata sottosaturazione già a partire dal mese di maggio e fino al mese di settembre.

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87

Evoluzione mensile dei valori di pH

7

7.5

8

8.5

9

9.5

5/3 23/3 19/4 16/5 14/6 12/7 14/8 5/9 11/10 16/11

unità

superficie

fondo

Un quadro negativo è rilevabile anche per quanto riguarda i valori di pH (figura sopra). Nel primo metro d’acqua durante la stagione estiva, a causa delle intense fioriture algali, sono infatti riscontrabili valori di pH anche superiori a 9 unità. Ciò rappresenta un particolare fattore di rischio per la fauna ittica, sia per un’azione corrosiva del muco esterno, sia per l’aumento della frazione tossica dell’azoto ammoniacale. L'elevata concentrazione di ioni OH- causa infatti alterazioni a carico dell'epitelio branchiale e dell'epidermide. Il muco protettivo esterno svolge un fondamentale ruolo protettivo nei confronti degli agenti patogeni (batteri, virus e miceti) normalmente presenti con densità elevate nelle acque inquinate. L'azione corrosiva a carico di quest'ultimo espone pertanto i pesci alle infezioni esterne. Un ulteriore fattore di rischio generato da pH molto alcalini è inoltre l'aumento della concentrazione di ammoniaca indissociata (NH3), sostanza estremamente tossica per la fauna ittica. Le condizioni ambientali del Lago di Sartirana risultano quindi generalmente sfavorevoli per il popolamento ittico, in particolare durante la stagione estiva. Alla negativa qualità dell’acqua si aggiunge inoltre la presenza di parassitosi. Durante il mese di luglio del 1995 è stata riscontrata una consistente mortalità di lucci adulti, causata da una elevatissima presenza di parassiti appartenenti al genere Argulus che in alcune zone del pesce raggiungevano una densità di 10 individui/cm². La presenza dei parassiti era notevole anche all'interno della cavità buccale ed in particolare sul palato. L'analisi microscopica del parassita indica l'appartenenza alla specie Argulus foliaceus. Oltre a parassiti del genere Argulus un soggetto esaminato presentava a livello branchiale anche un discreto numero di parassiti appartenenti al genere Ergasilus, un altro crostaceo che si attacca alle branchie del pesce e ne ostacola gli scambi respiratori. Risulta quindi evidente che il periodico instaurarsi di condizioni estreme abbia favorito le specie ittiche più resistenti. Fino all’inizio di questo decennio era rilevabile una lenta ma costante diminuzione del livello trofico del lago, che aveva certamente ridotto le situazioni estreme. I dati limnologici attuali (Arpa 2006-2007) evidenziano però una tendenza all’incremento della concentrazione di fosforo totale, segnalando quindi un nuovo peggioramento delle condizioni generali.

9.2.2. - Vocazione naturale

La vocazione naturale del Lago di Sartirana può essere valutata sulla base delle caratteristiche trofiche originarie, delle caratteristiche termiche e morfologiche.

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88

Evoluzione mensile dei valori di temperaturaanno 2001

0

5

10

15

20

25

30

5/3 23/3 19/4 16/5 14/6 12/7 14/8 5/9 11/10 16/11

°C

superficie

fondo

La profondità estremamente limitata (circa 3 m) e lo scarso ricambio idrico escludono già a priori qualsiasi vocazionalità salmonicola; questo nonostante le periodiche immissioni di trote iridee adulte nel tratto terminale del lago per lo svolgimento di gare di pesca. Durante la stagione estiva le temperature sulla colonna d’acqua superano i 23°C (figura xx), condizioni certamente non favorevoli alla famiglia dei Salmonidi. Questo lago presenterebbe dunque una potenziale vocazionalità per le specie appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi, in particolare per le specie adattate alle elevate temperature quali carpa, tinca, triotto e scardola. Un popolamento in prevalenza a Ciprinidi unitamente al binomio luccio-persico reale nel ruolo di predatori appare il quadro vocazionale classico del lago. La presenza dell’anguilla è legata all’immissione di ceche.

9.2.3. - Vocazione attuale

La vocazione ittica attuale può essere valutata analizzando le condizioni stagionali di ossigenazione e di temperatura del bacino lacustre, interpretate sulla base delle note esigenze ambientali di ciprinidi e salmonidi. Poiché è già stata esclusa la vocazione naturale a Salmonidi, verranno prese in considerazione solamente le attuali caratteristiche vocazionali per quanto riguarda i Ciprinidi. In particolare viene considerato vocazionale il volume d’acqua che presenta una concentrazione di ossigeno disciolto superiore a 3 mg/l.

Ciprinidi INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO profondità 0-3 0-2.5 0-1.8 0-3 % sul totale 100% 83% 60% 100% Risulta evidente che il Lago di Sartirana, sulla base della concentrazione di ossigeno disciolto, è attualmente vocazionale per i ciprinidi per tutto l’anno, ad esclusione della zona profonda durante la stagione tardo primaverile-estiva. Come già indicato in precedenza, le condizioni ambientali per il popolamento ittico, valutate sulla base anche di altri parametri, risultano però maggiormente negative.

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89

INVERNO

VOCAZIONALE

100%

PRIMAVERA

NON VOCAZIONALE

17%

VOCAZIONALE

83%

ESTATE

NON VOCAZIONALE

40%

VOCAZIONALE

60%

AUTUNNO

VOCAZIONALE

100%

SartiranaVocazionalita' ciprinidi in percentuale sul volume

(O 2 >3 mg/l)

9.2.4. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Non risultano specie di interesse conservazionistico recentemente estinte nel Lago di Sartirana.

9.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

9.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Non si hanno apporti inquinanti di origine industriale che recapitano direttamente nel Lago di Sartirana.

b - REFLUI URBANI

Il collettore fognario circumlacuale presenta uno sfioratore di piena che scarica nel laghetto di Sartirana. Considerando le limitate dimensioni e lo scarso ricambio idrico del bacino lacustre, non è da escludere una sostanziale incidenza in termini di apporto di P. Apporti inquinanti del collettore anche di breve durata potrebbero infatti determinare un impatto di rilievo sul bilancio dei nutrienti nel lago. Artificializzazione del regime idrologico Il livello del Lago di Sartirana viene regolato da una chiusa si trova all’inizio del suo emissario (Ruschetta).

9.3.2. - Modificazioni delle sponde

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90

Le sponde del bacino presentano buone condizioni di naturalità e non hanno subito alcuna modificazione in epoca recente.

9.3.3. - Interruzione della continuità biologica

La presenza della chiusa non impedisce l’eventuale risalita di fauna ittica dal torrente Ruschetta in quale a sua volta si immette nel Fiume Adda. Tuttavia lungo il corso dell’emissario vi sono alcuni salti naturali che impediscono risalite. Viceversa è possibile il passaggio di fauna ittica dal Lago di Sartirana all’Adda.

9.3.4. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Le due specie appartenenti alla famiglia dei Centrarchidi, il Persico sole (Lepomis gibbosus ) ed il Persico trota (Micropterus salmoides), risultano alloctone. Queste specie, di origine nord americana, sono state introdotte nelle acque italiane agli inizi del’900. Altre due specie alloctone di recente immissione sono il pesce gatto (Ictalurus melas) in decisa espansione e la carpa erbivora (Ctenopharyngodon idellus). Quest’ultima specie è stata introdotta nel 1974 (circa 400 esemplari per complessivi 4 quintali) al fine di controllare lo sviluppo delle macrofite sommerse, provocandone però la distruzione quasi completa. Un’ulteriore conseguenza negativa di tale intervento è stato il notevole incremento del popolamento fitoplanctonico grazie alla maggiore disponibilità di nutrienti, prima in parte utilizzati dal popolamento di macrofite, e quindi una riduzione della trasparenza dell’acqua. Poiché la carpa erbivora è incapace di riprodursi al di fuori del proprio ambiente originario (tratto inferiore del Fiume Amur), oggi è probabilmente presente ancora in poche unità. Nell’anno 2001 per ridurre la presenza fitoplanctonica, nel Lago di Sartirana è stata introdotta la Carpa argentata (Hypophthalmichtys molitrix) nota anche come Carpa cinese. Tale specie, originaria della Cina e della Siberia, non si riproduce spontaneamente al di fuori del proprio areale ed è in grado di filtrare il fitoplancton, grazie alla particolare conformazione delle branchiospine; queste costituiscono un fittissimo apparato di filtrazione, particolarmente adatto a trattenere particelle di dimensioni minuscole. Subito dopo l’immissione però si sono verificati dei problemi di adattamento che hanno provocato una consistente moria degli individui immessi. Attualmente è probabile la presenza di qualche individuo sopravvissuto.

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10. - I LAGHI ALPINI

I laghi alpini rivestono un ruolo molto importante da un punto di vista ecologico, poiché ospitano specie animali e vegetali uniche, che per sopravvivere necessitano di tale tipo di ambienti. Ad esempio il Programma di Ripopolamento ittico della Provincia di Lecco da alcuni anni prevede l’immissione nel Lago di Sasso del Salmerino alpino (Salvelinus alpinus), salmonide molto raro che vive unicamente nei laghi alpini. Nel territorio provinciale sono presenti almeno due bacini lacustri ad alta quota nei quali è presente fauna ittica, questi sono il Lago di Sasso ed i Laghi di Deleguaggio. In realtà sono presenti anche tanti altri piccoli laghi nei quali però non è presente fauna ittica.

IL LAGO DI SASSO

Il lago di Sasso si è formato in conseguenza di un’antica frana che in tempi lontani ha sbarrato il corso delle sorgenti del Torrente Troggia affluente del Torrente Pioverna. Queste acque provengo dal versante Lecchese del Pizzo dei Tre Signori (2.258 metri) monte che segna il confine fra le province di Lecco, Bergamo e Sondrio. Essendo lo sbarramento costituito in prevalenza da un detrito piuttosto grossolano, l’acqua contenuta nel lago filtra continuamente e si riversa nella sottostante valle dove è captata dalla “Presa di Sasso” in concessione all’E.N.E.L.

Lago di Sasso nel mese di Maggio, sullo sfondo il Pizzo dei Tre Signori

Il Lago di Sasso che si trova ad un’altitudine di 1.960 metri, come tutti gli ecosistemi sussistenti in condizioni estreme, si trova in una condizione di equilibrio molto delicato, per questo motivo deve essere particolarmente tutelato.

10.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati in occasione di un sopralluogo compiuto in data 01.08.2007 sul Lago di Sasso. coordinate

GPS Temp. -C° pH O 2 -mg/l O 2 - % di

Saturazione Conducibilità

X 1539816 Y 5096182 12.4 7.9 9.7 114 68

La qualità delle acque del lago di Sasso è quella tipica di un lago alpino, con trasparenza elevata e concentrazioni di nutrienti molto limitate. La temperatura indica in superficie un valore di 12,4°C che, considerata la data di prelievo, appare piuttosto contenuto. Come già rilevato per il sottostante torrente Troggia, la conducibilità elettrica mostra un valore estremamente modesto (68 µScm), che segnala una ridotta concentrazione di sali disciolti. Ciò può pertanto rappresentare un indice parziale delle potenzialità produttive di questo bacino lacustre. Nonostante la probabile carenza di carbonati, il pH mostra un valore leggermente alcalino (7,9 unità) e non sono quindi rilevabili fattori di rischio per quanto riguarda un eventuale processo di acidificazione delle acque. La concentrazione di ossigeno disciolto (9,7 mg/l) non indica condizioni limitanti, con un valore di sovrasaturazione (114%) che evidenzia un’attività di produzione primaria in atto. Più che alla componente planctonica che risulta molto scarsa, questa appare collegata alla copertura perifitica del substrato che nella zona litorale è costituito da massi e ciottoli. La concentrazione di O2

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disciolto, apparentemente contenuta rispetto al valore di saturazione, è ovviamente collegata alla minore solubilità dell’ossigeno in funzione della quota (e quindi della pressione atmosferica). La produttività di questo bacino lacustre potrebbe essere influenzata negativamente anche dalla probabile presenza di ferro, riconducibile alle note miniere poste poco più a monte. Come è noto, questo metallo in condizione ossiche (presenza di ossigeno) si lega al fosforo per formare fosfato ferrico, precipitando quindi il nutriente sotto forma di sale insolubile. Nel lago di Sasso è stato effettuato anche un campionamento qualitativo del popolamento zooplanctonico, tramite un apposito retino di maglia 70 µm. E’ stata rilevata la presenza di Copepodi (Diaptomidi e Ciclopidi) ed in minor misura anche di Cladoceri appartenenti alla famiglia dei Chidoridae. Le densità risultano però molto limitate e sconsigliano l’immissione di specie ittiche zooplanctofaghe. Discreta invece la presenza di gammaridi lungo il tratto litorale: questi crostacei rappresentano una importante fonte alimentare per la trota fario (Salmo trutta fario) ed il salmerino alpino (Salvelinus alpinus). Lago di Sasso al termine del disgelo nel mese di giugno

10.2. - VOCAZIONI ITTICHE

10.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Corpo idrico: Lago di Sasso Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 0 700 0 400 S 2000S 2000S

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 20 37 12 5 7S + 7

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 9 14 4 4 15 A partire dall’anno 2004 si sono sospese le immissioni di Trota fario in quanto questo salmonide non è tipico dei laghi alpini, bensì di fiumi e torrenti. La Trota fario in realtà può essere presente in questo tipo di bacini solo se proviene da popolazioni che vivono in qualche loro tributario o emissario, ma nel caso in esame non essendoci né immissari né immissari, la presenza di questo salmonide è da considerarsi del tutto fuori luogo. Al contrario il salmonide tipico dei laghi alpini è il Salmerino alpino (Salvelinus alpinus), pertanto a partire dal 2004 si è iniziato ad introdurre questa specie nel Lago di Sasso utilizzando individui con taglia di 5 – 7 centimetri, ottenuti presso il Centro Ittiogenico di Fiumelatte da riproduttori in stabulazione. Con il fine di ottenere una popolazione stabile ed equilibrata l’introduzione del Salmerino alpino è proseguita per tre anni consecutivi, al momento non è dato di sapere se gli individui immessi si sono acclimatati e sono riusciti a completare il ciclo riproduttivo, risposte in merito si avranno nel prossimo biennio. Per distinguere sia le immissioni, sia le catture, i dati relativi al Salmerino sono distinti con la lettera “S”. A partire dal 2006 si sono verificate le prime catture di individui adulti di questa specie, pertanto per ora si sa che avviene l’accrescimento e che gli individui immessi riescono a adattarsi alle condizioni “estreme” del luogo. Nei libretti segnapesci sono anche indicate catture di Trota fario provenienti evidentemente da individui introdotti prima del 2004, anche se non si può

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escludere che anche questo salmonide riesca a riprodursi nel lago e che di conseguenza vi sia una popolazione in grado di auto-mantenersi.

I LAGHI DI DELEGUAGGIO

Se il Lago di sasso con i suoi 1960 metri si trova in un ambiente “estremo” i Laghi di Deleguaggio sono in condizioni ancor più estreme, questi due piccoli specchi d’acqua sono posti a circa 2100 metri presso il crinale che unisce il Monte Legnone al Pizzo Alto. L’acqua che filtra dalle rocce che chiudono i Laghi di Deleguaggio origina le sorgenti del Torrente Varroncello che si immette nel Varrone a Pagnona. Il Lago Inferiore (m.2090) è il maggiore dei due.

Come nel caso del Lago di Sasso a partire dall’anno 2004 si sono sospese le immissioni di Trota fario sostituendole con quelle di Salmerino alpino (Salvelinus alpinus ) in quanto salmonide che vocazionalmente occupa questo tipo di ambienti.

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Corpo idrico: Laghi di Deleguaggio IMMISSIONI

2002 2003 2004 2005 2006 2007 0 300 0 400 S 2500S 0

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 0 2 4 2 0

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 0 2 3 1 0 Come si vede dai dati esposti i Laghi di Deleguaggio, in ragione delle difficoltà necessarie per raggiungerli (4 – 5 ore di cammino) sono frequentati pochissimo dai pescatori. Se è difficoltoso raggiungere questi laghi per esercitare la pesca, lo è ancora di più per effettuare i ripopolamenti, che negli ultimi due anni sono stati fatti avvalendosi di un elicottero, purtroppo nel 2007, pur avendo la disponibilità del materiale da ripopolamento non si è riusciti a trovare un mezzo aereo e pertanto l’immissione non è stata eseguita.

Lago inferiore di Deleguaggio, sullo sfondo la vetta del Legnone

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I CORSI D'ACQUA

I corsi d’acqua della Provincia di Lecco possono essere raggruppati in categorie secondo la tipologia dei diversi ambienti. È infatti evidente che i piccoli corsi d’acqua torrentizi che afferiscono al Lario sono ambienti molto diversi dall’Adda sublacuale o dai corsi d’acqua della Brianza. Per una più facile individuazione si è tuttavia preferito raggruppare i corpi idrici a seconda della loro ubicazione e alla rete idrica di cui fanno parte. Possiamo quindi distinguere: • Fiume Adda prelacuale; • Fiume Adda sublacuale; • Fiume Lambro; • Torrenti tributari all’Adda; • Torrenti Pioverna e Varrone e affluenti; • Torrenti tributari dei laghi; • Torrenti collinari e di pianura.

11. - FIUME ADDA PRE-LACUALE

Il tratto di competenza provinciale è molto limitato, interessando soltanto gli ultimi due chilometri della sponda idrografica sinistra del fiume prima dell’immissione nel Lario. Il fiume in questo tratto ha un andamento rettilineo, compreso entro arginature artificiali di scogliera in massi ciclopici, e assume una conformazione a “canale”. L’Adda a memoria dei conoscitori del fiume di più lunga esperienza e secondo gli annuari del Consorzio Tutela Pesca, fino agli anni ‘60 era risalita da notevoli quantità di trote lacustri per la riproduzione, che arrivavano anche oltre Tirano. Oggi, gli eventuali riproduttori in risalita arrivano al massimo alla briglia di protezione del ponte della S.S. dello Spluga che si intravede nella parte destra della fotografia soprastante, che di fatto impedisce la risalita. Il tratto terminale dell’Adda, oltre che dalla trota lacustre, sarebbe è utilizzato anche da altre specie del lago che cercano di risalire il tratto terminale dei tributari per la riproduzione come: cavedano, agone, alborella e bottatrice. Appare quindi evidente che il Fiume Adda di competenza provinciale, ancorché in comproprietà con la Provincia di Como che ne controlla la sponda idrografica destra, benché di lunghezza limitata, è una tratto di grande interesse per il benessere della fauna ittica di tutto il lago e deve pertanto essere tutelato con particolare attenzione ed efficacia.

11.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE In data 11.09.2007 si sono rilevati i principali parametri chimico – fisici delle acque del Fiume Adda a valle della briglia a protezione del ponte della S.S. dello Spluga con i seguenti esiti: coordinate

gps Temp.

C° pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilità µS/cm a 25°C

X 1531770 Y 5110837

10,9 8,4 10,1 100 747

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Purtroppo i dati disponibili non consentono una valutazione attendibile dello stato di qualità dell’Adda pre-lacuale. Il pH rientra nell’intervallo ottimale per la fauna ittica (7,0-8,5), mentre l’ossigeno disciolto indica una completa saturazione percentuale. Ciò rappresenta certamente un dato positivo. La conducibilità elettrica segnala invece un valore piuttosto elevato (747 µS/cm a 25°C), indicando una notevole concentrazione di sal i disciolti che potrebbe anche derivare dalla presenza di apporti inquinanti.

11.2. - VOCAZIONI ITTICHE

11.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Il popolamento ittico del Fiume Adda pre-lacuale è probabilmente identico a quello del Lago di Como che sarebbe composto da 15 famiglie con 37 specie, elencate nella tabella che segue:

ELENCO SISTEMATICO

Nome comune Consistenza Tendenza Famiglia SALMONIDAE Coregonus macrophthalmus Bondella +++ o Coregonus " morpha hybrida " Lavarello + o Salvelinus alpinus Salmerino alpino + o Salmo trutta fario Trota fario + o Salmo trutta lacustris Trota lacustre ? ⇓ Salmo trutta marmoratus Trota marmorata + ⇓ Oncorhynchus mykiss Trota iridea + o Famiglia CIPRINIDAE Alburnus alburnus alborella Alborella + ⇑ Barbus barbus plebejus Barbo + o Cyprinus carpio Carpa + o Leuciscus cephalus cabeda Cavedano ++ o Carassius carassius Carassio + o Rutilu rutilus Gardon + ⇑ Rutilus pigo Pigo ++ o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Phoxinus phoxinus Sanguinerola + o Chondrostoma soetta Savetta ++ ⇑ Scardinius erythrophthalmus Scardola + o Tinca tinca Tinca ++ ⇑ Rutilus erythrophthalmus Triotto + ⇓ Leuciscus souffia muticellus Vairone + o Famiglia CLUPEIDAE Alosa fallax lacustris Agone ++ ⇑ Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio + ⇑ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale + ⇑ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole + ⇑ Micropterus salmoides Persico trota + o Famiglia ICTALURIDAE Ictalurus melas Pesce gatto + o Famiglia SILURIDAE Silurus glanis Pesce siluro + ⇑

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Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + o Famiglia COBITIDAE Cobitis taenia Cobite + o Famiglia COTTIDAE Cottus gobio Scazzone + o Famiglia BLENNIDAE Blennius fluviatilis Cagnetta + o Famiglia GADIDAE Lota lota Bottatrice ++ o Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia ACIPENSERIDAE Acipenser naccarii Storione cobice + o

Legenda

Presenza Tendenza +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

In data 11.09.2007 è stato effettuato un campionamento sulla fauna ittica presente nel tratto di competenza provinciale tramite elettropesca i cui risultati sono esposti nella tabella sottostante: Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia SALMONIDAE Salmo trutta lacustris Trota lacustre 1 1 (25 cm) Famiglia CIPRINIDAE Alburnus alburnus alborella Alborella 2 2 Rhodeus sericeus Rodeo amaro 1 1 Leuciscus souffia muticellus Vairone 6 4 2 Occorre precisare che le acque dell’Adda pre-lacuale si presentano molto spesso assai torbide a causa di manovre idrauliche eseguite sui numerosi impianti per la produzione di energia idroelettrica che si trovano a monte. Tale elevata torbidità di fatto ha impedito un corretto svolgimento del campionamento poiché risultava estremamente complesso individuare e quindi recuperare gli individui storditi. Da notare la presenza del Rodeo amaro (Rhodeus sericeus) che finora non era mai stato segnalato nell’Adda pre-lacuale.

Settembre 2007: la torbidità delle acque il giorno del campionamento

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Adda immissario Catture di Trota fario

2002 2003 2004 2005 2006 259 565 682 1096 907

Uscite di pesca

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2002 2003 2004 2005 2006 1733 2168 2411 2828 2418

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 0,1 0,3 0,3 0,4 0,4

Poiché nel tratto non sono eseguiti ripopolamenti, le trote catturate per la maggior parte provengono dal tratto a monte dove invece le immissioni di individui di taglia sono frequenti. In questo tratto sono anche catturati individui di grossa taglia che in risalita dal Lario, si fermano all’altezza della briglia che segna il confine con la Provincia di Como.

11.2.2. - Vocazione naturale

Il tratto in questione dovrebbe ospitare a seconda dei periodi una comunità ittica estremamente diversificata, comprendendo sia le specie tipicamente fluviali dell’Adda pre-lacuale (trota fario, trota lacustre, temolo, vairone, scazzone, sanguinerola, cavedano) sia le specie più tipiche del Lario che possono risalire il fiume (luccio, bottatrice, coregone, pigo, alborella, anguilla). In realtà si tratta di una zona di notevolissimo interesse per la fauna ittica non solo del fiume, ma dell’intero Lago di Como. Infatti, come principale tributario del lago, esso rappresenta una zona di interscambio fiume/lago di estrema importanza. In particolare la trota di lago, specie in via di estinzione dal Lario quantomeno per quanto riguarda il ceppo originario, per auto-mantenersi necessita di poter risalire i tributari del lago per la deposizione delle uova.

11.2.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lario e quindi anche nell’Adda pre-lacuale è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris).

11.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

11.3.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Nel tratto di competenza non sono presenti industrie, però va segnalata la presenza di un impianto per la lavorazione di materiali ghiaiosi in sponda comasca, responsabile di uno scarico di acque ricche di solidi sospesi che aumentano la torbidità della acque che già di per se non è ideale.

b - REFLUI URBANI

Nel Fiume Adda immissario, nel territorio di competenza provinciale non sono segnalate immissioni di reflui urbani.

11.3.2. - Prelievi idrici

In sponda Comasca è presente una derivazione che serve l’impianto sopra citato, tuttavia l’entità del prelievo, se confrontata con la portata idrica del fiume, è trascurabile.

11.3.3. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione de l regime idrologico

Il Fiume Adda in questo tratto si presenta completamente canalizzato, le sponde sono interamente costituite da massi che seppur’ non cementificati alterano le condizioni naturali.

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11.3.4. - Interruzione della continuità biologica

Questo argomento, già trattato quando si descrivevano le interruzioni delle continuità biologiche del Lario, è il vero problema del Fiume Adda immissario. Anzi è una delle criticità maggiori che si possono evidenziare nell’intero territorio della Valtellina e del Lario. Ci si riferisce alla briglia posta a protezione della S.S. dello Spluga; questo manufatto costituito da massi e calcestruzzo è lungo 111 metri ed ha una altezza variabile a seconda del livello del Lario, comunque mai inferiore al metro.

Considerando il dislivello e la violenza della corrente, si hanno seri dubbi circa le possibilità di risalita da parte della fauna ittica. Probabilmente solo alcune trote, se trovano particolari condizioni di portata idrica e di livello del Lario, riescono a superare lo sbarramento; altrimenti sono destinate a sfiancarsi nell’invano tentativo di risalire come documentato nella fotografia sottostante:

Novembre 2004: Trota marmorata di circa 4 Kg. recuperata a valle dello sbarramento con il muso ferito dai continui tentativi di risalita.

Novembre 2004: Trota marmorata di circa 4 Kg. recuperata a valle dello sbarramento con il muso ferito dai continui tentativi di risalita. Le altre specie che abitualmente risalivano il fiume Adda per riprodursi o per normali spostamenti legati al ciclo vitale come il Coregone, l’Agone, il Cavedano, la Bottatrice, il Barbo, la Savetta, il Vairone e il Luccio si ammassano in prossimità dello sbarramento senza riuscire a superarlo. Assieme alla Trota Lacustre altre due specie notoriamente migratrici sono senza dubbio pesantemente danneggiate dalla presenza della briglia, lo Storione cobice e l’Anguilla. Altro sbarramento invalicabile che la fauna ittica incontra risalendo il Fiume Adda è la diga di Ardenno. Questa, situata in Provincia di Sondrio, deve poter essere superata con facilità da tutte le specie ittiche in risalita dal lago, potendone conseguire un grande vantaggio per la comunità ittica del Lario e dell’intera asta fluviale. Tuttavia se si consentisse il passaggio della fauna ittica al livello della briglia di protezione del ponte della S.S. dello Spluga, sarebbero parecchi i chilometri di fiume Adda che potrebbero essere risaliti dalla fauna ittica. E’ necessario predisporre un progetto concertato con le Province di Como e di Sondrio volto alla realizzazione di strutture che consentano il superamento di questi sbarramenti.

11.3.5. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Come su tutto il territorio provinciale, anche nell’Adda pre-lacuale è presente il Cormorano. In questa zona è stata riscontrata la presenza permanente di alcuni individui per tutto l’anno.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Anche se i rilievi compiuti non hanno fornito indicazioni e non si hanno segnalazioni circa la presenza di fauna ittica alloctona nell’Adda immissario, non ci sono ragioni per escludere la presenza nel tratto degli stessi pesci alloctoni rilevati nel Lario.

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12. - FIUME ADDA SUB-LACUALE E RETE IDRICA COLLEGAT A

Lecco: inizio del tratto sub-lacuale del Fiume Adda. Il tratto di competenza provinciale dell’Adda sub-lacuale è influenzato dalla contiguità con il Lario e con i Laghi di Olginate e di Garlate. Presenta una vasta tipologia di ambienti che sono pesantemente influenzati dalla presenza di sbarramenti artificiali; dopo un percorso di circa 18 Km raggiunge le confinanti province di Milano e Bergamo.

Paderno d’Adda: Fiume Adda in prossimità del confine del territorio provinciale.

12.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

In data 20.09.2007 si sono rilevati i principali parametri chimico – fisici delle acque del Fiume Adda in alcune stazioni di campionamento con i seguenti esiti:

Stazione di Lecco Pescarenico

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% sat. Cond. el.

µS/cm N-NH4 mg/l

N-NO2 µg/l

P totale µg/l

X 1530874 Y 5076921

18,2 8,5 8,7 94 183 0.01

14

14

I parametri fisico-chimici analizzati sul fiume Adda in località Pescarenico non mettono in evidenza particolari segnali di alterazione. Va peraltro considerato che in questo tratto l’acqua dell’Adda è costituita quasi esclusivamente dall’epilimnio del lago di Lecco, che pertanto si comporta da sedimentatore di eventuali apporti inquinanti. Tutti i valori rispecchiano sostanzialmente le acque superficiali del Lario, con valori di conducibilità elettrica molto contenuti (183 µS/cm) e valori di pH invece piuttosto elevati (8,7 unità). Ciò è ovviamente collegato all’attività fotosintetica presente nelle acque epilimniche del Lario e potrebbe in alcuni casi rappresentare un fattore negativo per la fauna ittica, in particolare durante la stagione estiva. Un’altra conseguenza determinata dal particolare apporto idrico è la temperatura dell’acqua: risulta infatti evidente che le acque superficiali del Lario sono soggette ad una notevole escursione termica durante l’arco annuale. Ciò determina quindi condizioni sfavorevoli ai Salmonidi durante la stagione estiva, come evidenzia la temperatura rilevata al 20/9/2007 pari a 18,2°C. Se mpre in seguito ai processi di sedimentazione a monte, la frazione organica in sospensione è molto limitata, come dimostra la concentrazione di P totale pari a 14 µg/l. Un sensibile incremento dell’apporto di nutrienti è peraltro collegato alla fase di circolazione termica del lago di Como, quindi prevedibile nel periodo compreso tra la stagione tardo-autunnale e primaverile. I due composti inorganici dell’azoto (azoto ammoniacale e nitroso) non segnalano valori anomali.

Stazione di Lecco Ponte Manzoni

coordinate gps

Temp. pH O 2 O2 Conducibilità

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100

gps C° mg/l % di Saturazione µS/cm a 25°C X 1531170 Y 5076268

18,5 8,5 8,6 94 188

Questa stazione è posta poco più a valle dello scarico dl depuratore di Lecco. L’elevato fattore di diluizione del corso principale dell’Adda ne mitiga però l’impatto. Alla data di campionamento i parametri rilevati non evidenziano infatti variazioni di rilievo con la stazione di Pescarenico. La conducibilità elettrica bassa infatti da 183 µS/cm a 188 µS/cm, mentre l’ossigeno disciolto passa da 8,7 mg/l a 8,6 mg/l, mantenendo però lo stesso valore di saturazione in seguito ad un leggero incremento della temperatura (18,5°C). Anche gli al tri parametri indicano incrementi molto contenuti: in particolare l’azoto ammoniacale passa da 0,01 mg/l a 0,02 mg/l, l’azoto nitroso da 14 µg/l a 16 µg/l ed il P totale da 14 µg/l a 15 µg/l. Tali variazioni non risultano quindi rilevanti per quanto riguarda gli effetti sulla fauna ittica. Si consideri inoltre che il campionamento è stato effettuato sulla sponda sinistra del fiume, che rappresenta la zona a maggiore impatto. Un quadro più preciso delle variazioni indotte dall’apporto esterno richiederebbe però l’analisi di più parametri. Ad esempio potrebbe essere lecito attendersi un sensibile incremento dei parametri microbiologici, che non hanno per altro un’incidenza rilevante sulla fauna ittica. Più importante da questo punto di vista sarebbe invece il controllo di eventuali composti residui derivanti dai trattamenti di disinfezione finale.

Stazione di Olginate

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1532174 Y 5072259

19,0 8,7 9,7 106 183

Come la stazione dell’Adda in località Pescarenico rappresenta lo stato di qualità delle acque epilimniche del lago di Como, così la stazione di Olginate rappresenta lo stato di qualità delle acque epilimniche del lago di Garlate, dalle quali l’Adda è praticamente costituita in questa stazione. Gli aspetti positivi e negativi sono dunque sovrapponibili a quelli della stazione di Pescarenico. In pratica il Lago di Garlate funge da sedimentatore di eventuali apporti inquinanti e quindi l’acqua in uscita presenta una discreta qualità, con un livello di ossigenazione elevato (9,7 mg/l) ed una limitata concentrazione di sali disciolti (183 µS/cm a 25°C). Per quanto riguarda invece gli aspetti negativi è da segnalare un valore elevato di pH (8,7 unità), conseguente all’attività fotosintetica presente nelle acque epilimniche del lago di Garlate. Se si considera che questo valore è uniforme sulla colonna d’acqua superficie-fondo, ciò potrebbe in alcuni casi rappresentare un fattore negativo per la fauna ittica, in particolare durante la stagione estiva. Situazione analoga per quanto riguarda la temperatura, che nei mesi estivi raggiunge valori molto elevati certamente non idonei ai Salmonidi. Si consideri che la diga di Olginate esercita in questa senso un’azione molto negativa. Come già evidenziato, l’acqua che fuoriesce è infatti costituita dalle sole acque epilimniche del Lago di Garlate, mediamente i primi due metri. Probabilmente prima della costruzione della diga (1941-1945), la soglia di uscita del lago di Garlate era più profonda e per la costruzione del manufatto è stato attuato un innalzamento artificiale. In questo caso si sarebbe verificato un sensibile incremento della temperatura dell’acqua in uscita durante i mesi in cui nel lago di Garlate è presente la stratificazione termica. A conferma di ciò vengono riportati alcuni dati mensili di temperatura forniti dal Consorzio dell’Adda, misurati in uscita dalla diga.

Mesi 2005 (medie mensili) 2006 (medie mensili) Giugno 19.1 17.5 Luglio 22.5 23.2 Agosto 21.8 22.2 Settembre 21.0 21.1

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Risulta evidente che nei mesi di luglio, agosto e settembre le temperature medie dell’acqua in ingresso nel lago di Olginate superano costantemente i 21°C. Questa condizione è certamente inadeguata per tutte le specie salmonicole che notoriamente prediligono temperature inferiori ai 18°C. Per quanto riguarda i parametri batteriologici si fa riferimento ai dati del Censimento dei Corpi Idrici dell’anno 1999: i coliformi totali indicano valori compresi tra 124 e 1400 u.f.c./100ml. I Coliformi fecali evidenziano un massimo di 330 u.f.c./100ml ed un minimo di 61 u.f.c./100ml. Gli streptococchi fecali risultano compresi tra 36 e 200 u.f.c./100 ml. Il quadro batteriologico appare quindi discreto. Nella stazione dell’Adda a Olginate è stata effettuata anche la determinazione dell’I.B.E., di seguito riportata.

fiume Adda (a valle della diga di Olginate)

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere)

Ephemerella +Procloeon +Hydropsychidae +++Philopotamidae +

Coleotteri (famiglia) Elminthidae ++Odonati (genere)

Simuliidae +Chironomidae +

Eterotteri (famiglia) Aphelocheirus +Crostacei (famiglia) Gammaridae ++Gasteropodi (famiglia) Planorbarius (1)

Lymnaea +Theodoxus +

Bivalvi (famiglia) DreissenaTricladi (genere) Dendrocoelum +Irudinei (genere) Erpobdella +Oligocheti (famiglia) Lumbricidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 20/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

16 9 II Ambiente con moderati sintomi di alterazione Il valore di Indice Biotico Esteso risulta pari a 9 che traduce una 2° classe di qualità. Anche le analisi biologiche confermano dunque l’assenza di evidenti segnali di alterazione dell’Adda nella stazione di Olginate. La densità degli invertebrati bentonici risulta però piuttosto scarsa, inferiore alle apparenti potenzialità di questo tratto fluviale con substrato costituito da ghiaia e ciottoli.

Stazione Airuno Fornasette:

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1533270 Y 5068555

19,5 8,5 8,8 95 184

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I dati disponibili per questa stazione segnalano un ulteriore incremento della temperatura dell’acqua, che passa dai 19,0°C di Olginate a 19,5 °C. Un problema di adattabilità dei salmonidi risulta quindi evidente. Il pH indica invece un leggero decremento rispetto alla stazione di Olginate, passando da 8,7 a 8,5 unità. Ciò rappresenta quindi una variazione positiva per la fauna ittica. Si consideri che il valore elevato a valle della diga di Olginate è collegato all’attività fotosintetica del fitoplancton nelle acque epilimniche del lago di Garlate. Un dato apparentemente negativo è invece rilevabile per quanto riguarda l’O2 disciolto, che evidenzia un sensibile decremento (8,8 mg/l) rispetto alla stazione di Olginate, come verificabile anche dalla figura . In realtà, come già indicato per il pH, è il dato di Olginate che risulta superiore alla media del tratto di indagine, in seguito alla fotosintesi nell’epilimnio del lago di Garlate. Il valore di saturazione risulta comunque superiore al 90%, indicando condizioni ottimali anche per le specie salmonicole.

Fiume Adda - Evoluzione dei principali parametri

18

18.5

19

19.5

20

LeccoPescarenico

Olginate vallediga

AirunoFornasette

Padernod’Adda:

Tem

pera

tura

(°C

)

8

8.5

9

9.5

10

O2

disc

iolto

(m

g/l)

temperatura

O2 disciolto

Stazione di Paderno d’Adda:

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1536433 Y 5058108

19,6 8,5 9,1 99 192

Nella stazione di Paderno la temperatura dell’Adda non segnala variazioni di rilievo, passando da 19,5°C a 19,6°C. Permangono comunque condizioni sfa vorevoli alla presenza delle specie ittiche appartenenti alla famiglia dei Salmonidi. Anche il pH si mantiene su 8,5 unità, valore già rilevato nella stazione precedente. Un segnale positivo è invece ricavabile dall’ossigeno disciolto, che con 9,1 mg/l raggiunge un valore prossimo alla saturazione (99%). Una variazione di rilievo è relativa al parametro conducibilità elettrica, che evidenzia il valore più elevato del tratto di indagine (192 µS/cm) con un incremento di 8-9 µS/cm rispetto alle stazioni precedenti (183-184 µS/cm). Questa variazione potrebbe di origine naturale, in seguito all’ingresso di acque immissarie più ricche di sali disciolti, oppure determinata da apporti inquinanti nel tratto intermedio.

12.2. - VOCAZIONI ITTICHE

12.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

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Il popolamento ittico del del Fiume Adda sub-lacuale è influenzato dalla presenza del Lago di Como, infatti in questo tratto, almeno nella parte iniziale è possibile trovare anche specie tipiche dei laghi come i Coregoni. In base alle informazioni raccolte, attualmente il popolamento ittico attualmente sarebbe composto da 15 famiglie con 36 specie, elencate nella tabella che segue:

ELENCO SISTEMATICO

Nome comune Consistenza Tendenza Famiglia SALMONIDAE Coregonus macrophthalmus Bondella + o Coregonus " morpha hybrida " Lavarello + o Salmo trutta fario Trota fario + o Salmo trutta lacustris Trota lacustre ? ⇓ Salmo trutta marmoratus Trota marmorata + ⇓ Oncorhynchus mykiss Trota iridea + o Famiglia CIPRINIDAE Alburnus alburnus alborella Alborella + ⇑ Barbus barbus plebejus Barbo + o Cyprinus carpio Carpa + o Leuciscus cephalus cabeda Cavedano ++ o Carassius carassius Carassio + o Rutilu rutilus Gardon + ⇑ Gobio gobio Gobione + o Rutilus pigo Pigo ++ o Pseudorasbora parva Pseudorasbora + ⇑ Rhodeus sericeus Rodeo amaro + ⇑ Phoxinus phoxinus Sanguinerola + o Chondrostoma soetta Savetta + o Scardinius erythrophthalmus Scardola + o Tinca tinca Tinca ++ ⇑ Rutilus erythrophthalmus Triotto + ⇓ Leuciscus souffia muticellus Vairone + o Famiglia CLUPEIDAE Alosa fallax lacustris Agone + o Famiglia ESOCIDAE Esox lucius Luccio ++ ⇑ Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale ++ ⇑ Stizosteidon lucioperca Lucioperca + ⇑ Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole + ⇑ Micropterus salmoides Persico trota + o Famiglia ICTALURIDAE Ictalurus melas Pesce gatto + o Famiglia SILURIDAE Silurus glanis Pesce siluro ++ ⇑ Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo + o Famiglia COBITIDAE Cobitis taenia Cobite ++ o Famiglia COTTIDAE Cottus gobio Scazzone + o Famiglia BLENNIDAE Blennius fluviatilis Cagnetta + o

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Famiglia GADIDAE Lota lota Bottatrice + o Famiglia ANGUILLIDAE Anguilla anguilla Anguilla + o Famiglia ACIPENSERIDAE Acipenser naccarii Storione cobice + ⇓

Legenda

Presenza Tendenza +++ = elevata ⇑ = aumento ++ = discreta o = stabile + = scarsa ⇓ = diminuzione

In data 20.09.2007 è stato effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente nelle stesse stazioni ove sono stati compiuti i rilievi sui principali parametri chimico fisici. I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti:

Stazione di Lecco Pescarenico

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia CIPRINIDAE Alburnus alburnus alborella Alborella 48 48 = Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 50 50 = Scardinius erythrophthalmus Scardola 265 265 = Tinca tinca Tinca 4 4 = Rutilus erythrophthalmus Triotto 48 32 16 Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale 84 84 = Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo 128 35 93 Famiglia BLENNIDAE Blennius fluviatilis Cagnetta 8 3 5 Famiglia GADIDAE Lota lota Bottatrice 4 = 4 In considerazione dell’ampiezza del Fiume Adda in località Pescarenico, l’intervento di elettropesca si è limitato alla sponda pertanto non è stato possibile raccogliere un campione omogeneo, tuttavia la fauna ittica censita comprende sia le specie tipicamente fluviali (cavedano, cagnetta, ghiozzo) sia le specie più tipiche dei laghi (bottatrice, triotto, persico reale, alborella); infatti la stazione di Pescarenico è posta nel breve tratto di Fiume Adda lungo circa 1.500 metri che separa il Lario dal Lago di Garlate. Il quadro offerto dal campionamento indica sia la presenza di specie reofile (cavedano, alborella, cagnetta, bottatrice) sia la presenza di specie limnofile (tinca, triotto, scardola). La fauna ittica si presenta sufficientemente diversificata con una netta prevalenza di ciprinidi giovani attribuibile al periodo nel quale è stato eseguito il campionamento, il notevole numero di giovani di scardola probabilmente è dato da individui in risalita dal sottostante Lago di Garlate dove questo ciprinide è una delle specie più diffuse. Da segnalare anche l’abbondanza di giovani di Persico reale.

Stazione di Lecco Ponte Manzoni

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia CIPRINIDAE Gobio gobio Gobione 1 = 1 Scardinius erythrophthalmus Scardola 1 = 1

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Tinca tinca Tinca 5 5 = Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale 4 4 = Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole 1 = 1 Blennius fluviatilis Cagnetta 2 = 2 Famiglia GADIDAE Lota lota Bottatrice 1 = 1 In prossimità di questa stazione di campionamento è presente lo scarico dell’impianto di depurazione di Lecco che, alla luce nel numero di specie e di individui censiti, sembra avere un impatto sensibile sulla fauna ittica. E’ opportuno precisare che anche in questo caso il campionamento è limitato all’area della sponda, tuttavia le differenze rispetto a quanto rilevato nella stazione di Pescarenico che si trova poche centinaia di metri più a monte, è piuttosto evidente.

Stazione di Olginate - a valle diga di Olginate

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia CIPRINIDAE Alburnus alburnus alborella Alborella 42 = 42 Barbus barbus plebejus Barbo 2 2 = Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 71 71 = Scardinius erythrophthalmus Scardola 3 3 = Rutilus erythrophthalmus Triotto 2 = 2 Leuciscus souffia muticellus Vairone 9 = 9 Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale 41 41 = Famiglia GADIDAE Lota lota Bottatrice 1 = 1 Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo 3 = 3 Famiglia BLENNIDAE Blennius fluviatilis Cagnetta 3 = 3 Come nelle precedenti stazioni anche in questo caso l’intervento di elettropesca si è limitato alla sponda, pertanto non è stato possibile raccogliere un campione omogeneo, tuttavia la fauna ittica censita comprende sia le specie tipicamente fluviali (vairone, barbo, cavedano, cagnetta, ghiozzo) sia le specie più tipiche dei laghi (bottatrice, triotto, persico reale, alborella); infatti la stazione di Olginate è posta nel breve tratto di Fiume Adda lungo circa 600 metri che separa il Lago di Garlate dal Lago di Olginate. La fauna ittica si presenta ben diversificata con una netta prevalenza di giovani di ciprinidi reofili cavedano, vairone, alborella e barbo; da segnalare anche l’abbondanza di giovani di Persico reale. Nonostante l’ambiente ideale da un punto di vista morfologico, non si sono catturati salmonidi la ragione della loro assenza è spiegabile con l’elevata temperatura dell’acqua (19,0 C°) nel periodo del campionamento, tuttavia in inverno e primavera questo tratto e frequentato da trote marmorate e lacustri.

Fiume Adda: stazione di campionamento di Olginate.

Stazione Airuno Fornasette

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia CIPRINIDAE

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Alburnus alburnus alborella Alborella 10 10 = Scardinius erythrophthalmus Scardola 1 1 = Tinca tinca Tinca 22 21 1 Rutilus erythrophthalmus Triotto 1 = 1 Famiglia PERCIDAE Perca fluviatilis Persico reale 4 = 4 Famiglia CENTRARCHIDAE Lepomis gibbosus Persico sole 1 = 1 Micropterus salmoides Persico trota Famiglia SILURIDAE Silurus glanis Pesce siluro 9 9 = Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo 9 = 9 Famiglia COBITIDAE Cobitis taenia Cobite 1 = 1 La fauna ittica censita è quella tipica del luogo caratterizzato da acque a decorso lento con fondale prevalentemente fangoso, sono infatti abbondanti le tinche e nel corso di altri interventi di elettropesca si sono rilevati parecchi individui di cobite comune. Da segnalare la ricomparsa dell’alborella che ormai da alcuni anni non veniva rilevata nella zona. Purtroppo da segnalare anche la cattura di 9 individui di Pesce siluro, si noti che le catture sono avvenute battendo con l’elettrostorditore la ristretta fascia di un metro dalla riva.

Fiume Adda: stazione di Airuno Fornasette

Lunghezza e peso dei siluri catturati il giorno del campionamento:

Lungezza mm

Peso grammi

370 321 270 104 250 87 190 52 130 15 110 10 90 7 90 8 70 4

In questa zona vengono frequentemente effettuate battute di elettropesca volte a contenere la diffusione del Pesce siluro, l’argomento sarà approfondito in seguito.

Fiume Adda: stazione di Paderno d’Adda

Stazione Paderno – Loc. Rocchetta

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Famiglia SALMONIDAE Oncorhynchus mykiss Trota iridea 3 = 3 Famiglia CIPRINIDAE Barbus barbus plebejus Barbo 8 3 5 Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 6 1 5 Leuciscus souffia muticellus Vairone 73 25 48 Famiglia GOBIDAE Padogobius martensi Ghiozzo 6 = 6

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Famiglia COTTIDAE Cottus gobio Scazzone 1 = 1 La fauna ittica riscontrata e quella tipica del luogo caratterizzato da raschi correnti piuttosto veloci intervallati da tratti a decorso più lento. Si sono infatti catturati esclusivamente individui appartenenti a specie reofile: barbo, cavedano, vairone, scazzone. Escludendo le trote iridee che periodicamente sono immesse nella zona, non si sono rilevati altri salmonidi che invece sarebbero tipici di questi ambienti, anche in questo caso vale quanto esposto per il tratto di Adda a valle della diga di Olginate, ossia che le temperature risultavano piuttosto elevate per ospitare salmonidi (19,6 C°). La ragione di tali elevate temperature è da at tribuirsi alla presenza della diga di Paderno d’Adda che si trova poche centinaia di metri a monte del luogo di campionamento, l’argomento sarà approfondito in seguito.

12.2.2. - Vocazione naturale

Il tratto di competenza provinciale ospita una comunità ittica estremamente diversificata, comprendendo sia le specie tipicamente fluviali dell’Adda (trota marmorata, trota lacustre, temolo, vairone, scazzone, sanguinerola, cavedano, barbo, pigo) sia le specie più tipiche del Lario (luccio, bottatrice, coregone, persico reale, alborella). Infatti, come principale emissario del lago, esso rappresenta una zona di interscambio fiume/lago di estrema importanza in particolare per quanto riguarda la trota di lago, che si ritiene derivante dalle trote marmorate che risalgono dall’Adda e che è una specie in via di estinzione per motivi che saranno discussi in seguito. La vocazionalità ittica originaria del fiume era probabilmente mista, a ciprinidi reofili e a trota marmorata/temolo. Il tratto era anche frequentato dalla Cheppia (Alosa fallax nilotica) che lo raggiungeva in occasione delle risalite dal mare per la riproduzione. Attualmente, come verificato anche in occasione di campionamenti diretti, la vocazionalità è rimasta esclusivamente a ciprinidi reofili, mentre le segnalazioni di trota marmorata o di temolo sono una rarità. La comunità ittica appare comunque ben diversificata, essendo presenti, in un tratto ad andamento "run / riffle / pool" interposto fra due sbarramenti, le seguenti specie: cavedano, barbo, gobione, vairone, alborella, scazzone, Persico reale, ghiozzo, bottatrice. Questa complessità è un indice di salute del fiume, in particolare per la buona presenza di pesci bentonici che, proprio per le loro abitudini, sono i primi a risentire di eventuali effetti di tossicità conseguenti agli scarichi civili o industriali (comprendendo in questo gruppo anche i reflui dei depuratori a volte presentano alcune criticità) che tuttora insistono sul fiume. I tratti fluviali “lacustrizzati” a monte delle dighe ospitano una comunità ittica comprendente anche molte specie limnofile, tra le quali citiamo carpa, tinca, triotto, anguilla. Preoccupa la crescente diffusione del siluro che praticamente ha ormai colonizzato tutta l’asta dell’Adda sub-lacuale.

12.2.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, le specie di interesse conservazionistico che si possono ritenere estinte in epoca recente nell’Adda sub-lacuale sono Lario è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris) e la Lampreda padana (Lethenteron zanandreai).

12.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

12.3.1. - Apporti di inquinanti nel tratto del Fiume Adda Sub -Lacuale tra il Lago di Como ed il Lago di Garlate

a - REFLUI INDUSTRIALI

Sono presenti tre insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel in questo tratto di Fiume.

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b - REFLUI URBANI

Questo tratto di Fiume Adda ris\\ente negativamente dal pesante tributo di reflui urbani che provengono dai depuratori dei comuni rivieraschi;

12.3.2. - Apporti di inquinanti nel tratto del Fiume Adda Sub -Lacuale dopo il Lago di Olginate

a - REFLUI INDUSTRIALI

E’ presente un insediamento produttivo da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente in questo tratto di Fiume Adda. Da evidenziare la presenza di un insediamento produttivo ubicato in prossimità del fiume da cui decadono reflui che vanno nella canale Campello che si immette nel Fiume Adda sponda destra, in comune di Brivio.

b - REFLUI URBANI

Sono presenti sei impianti di depurazione che in questo tratto di Fiume Adda recapitano direttamente le acque reflue urbane tratte.

12.3.3. - Rapporto fra disponibilità trofiche e popolamento i ttico

Nei grandi fiumi del nord Italia nell’ultimo ventennio, si è indubbiamente verificato un sensibile decremento del popolamento ittico. Tale decremento si è manifestato sia in termini di abbondanza degli individui delle singole specie, sia termini di numero delle specie presenti; alcune di esse, come l’Alborella, la Savetta, la Lasca, la Trota marmorata, lo Storione ed il Pigo, sono divenute talmente rare da far temere per una loro prossima estinzione. Le opinioni sulle cause di questo progressivo depauperamento sono assai diverse; secondo alcuni è imputabile agli sbarramenti che impediscono i naturali spostamenti della fauna ittica; secondo altri alla comparsa di alcune specie ittiche alloctone come il Siluro, il Rodeo amaro, il Gardon, la Pseudorasbora, che interferiscono negativamente sul popolamento autoctono; secondo altri ancora, i responsabili di questa situazione sono gli uccelli ittiofagi che sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni; c’è poi chi ritiene che delle responsabilità vadano ricercate nella eccessiva pressione di pesca o negli atti di bracconaggio. A nostro modo di vedere i fattori sopra elencati hanno un indubbi impatti sul popolamento ittico amplificati anche da probabili sinergie fra di essi. Tuttavia analizzando singolarmente i fattori negativi sopra citati non si trovano spiegazioni convincenti per descrivere la situazione attuale, infatti, prendendo come esempio il fiume Adda:

• l’ultima diga costruita nell’asta dell’Adda è la diga di Olginate che risale agli anni 40, le altre dighe vennero realizzate alcuni decenni prima di essa. Se la causa della crisi fosse da imputarsi agli sbarramenti artificiali sprovvisti di scale di risalita, o con scale inefficienti, gli effetti negativi si sarebbero manifestati nel giro di pochi anni dalla costruzione delle dighe e non dopo sessant’anni;

• nell’ultimo ventennio si sono diffuse numerose specie alloctone sul territorio lombardo, ed in alcuni casi si sono dimostrate serie interferenze con il popolamento ittico nostrano. Tuttavia l’Adda nel tratto compreso fra il Lario e la provincia di

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Milano, per ora è stato solo sfiorato dal fenomeno: pertanto non è possibile spiegare il depauperamento in essere con la presenza di pesci alloctoni;

• l’incremento di uccelli ittiofagi come il Cormorano e lo Svasso, per forza di cose ha avuto un impatto negativo sul popolamento ittico. Se però consideriamo la molteplicità degli habitat che sono presenti nei grandi fiumi della Pianura Padana e le specie ittiche che possono essere potenziali prede, non ci è possibile spiegare la crisi attuale che invece riguarda invece specie ittiche che vivono in ambienti ove l’attività predatoria non può essere esercitata con effetti devastanti. Ad esempio lo Svasso caccia in acque calme o quasi e può predare solo individui di piccole dimensioni, non si spiega quindi la crisi della Savetta (specie di grandi dimensioni) che vive in acque correnti; oppure non si può spiegare con il fenomeno della predazione, la quasi totale scomparsa della Trota marmorata, del Pigo o dello Storione.

• Il numero di pescatori è drasticamente diminuito nell’ultimo ventennio, addirittura la pesca professionale è scomparsa, inoltre le mutate condizioni economiche, culturali e sociali della popolazione hanno fatto si che buona parte dei pescatori liberino le loro catture ed anche i fenomeni di bracconaggio si sono praticamente estinti. Di conseguenza la pesca o il bracconaggio non possono avere impatti sensibili sul popolamento ittico.

Due sono le cose che sono realmente cambiate nell’ultimo ventennio in tutti i grandi fiumi del nord Italia, entrambe dotate di un impatto potenziale in grado di causare modificazioni così radicali su ambienti e specie assai diversi fra loro. Tali fattori sono: la qualità delle acque e la loro quantità. Al momento non è possibile risolvere i problemi causati da uno sconsiderato sfruttamento delle risorse idriche, poiché la soluzione di tale problema dovrebbe essere individuata modificando il Programma Energetico Nazionale e la Politica Agricola Comunitaria, ossia compiendo scelte che la nostra società al momento non è preparata ad affrontare. E’ invece possibile intervenire sulla qualità delle acque; quando parliamo di qualità delle acque, non ci riferiamo come comunemente si intende, all’inquinamento, anzi semmai il problema è opposto, ossia acque troppo povere di sali nutritivi. I sali nutritivi sono indispensabili per sostentamento degli ecosistemi acquatici, poiché dalla loro concentrazione dipende lo sviluppo dei vegetali e dallo sviluppo di questi, dipende poi la diffusione e la consistenza delle specie animali. In un lago i sali nutritivi controllano lo sviluppo del fitoplancton che rappresenta la maggior parte della biomassa vegetale, dalla disponibilità di fitoplancton dipende lo sviluppo dello zooplancton che a sua volta costituisce il principale alimento sia dei pesci zooplanctofagi (alborella agone, coregone), sia dei giovani individui della maggior parte delle specie ittiche. I vantaggi ottenuti con la legge Merli e le successive leggi in materia di regolamentazione degli scarichi industriali e civili, sono indiscutibili; si pensi ai danni causati dall’eutrofizzazione che ad esempio culminarono con copiose morie di fauna ittica nei laghi di Annone e Pusiano negli anni ottanta e con le mucillagini nell’Adriatico negli anni novanta. In questi periodi l’abbondanza di nutrienti nei grandi laghi del nord Italia, era tale che le concentrazioni di fosforo raggiungevano e talvolta superavano i 50 microgrammi per litro, di conseguenza erano molto frequenti episodi di massicce fioriture algali con la formazione di acque dal pessimo aspetto e maleodoranti. Tuttavia quegli anni rappresentarono l’apice di abbondanza per tutte le specie ittiche autoctone, dall’Alborella alla Trota marmorata; da

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allora, con il ridursi delle quantità di fosforo, che oggi in tutti i grandi laghi non supera i 30 microgrammi per litro, si è assistito al lento ed inesorabile declino del popolamento ittico descritto in precedenza. Questo fenomeno è piuttosto logico esiste infatti una stretta relazione fra il carico di nutrienti presente in un ambiente e la sua produttività, ossia le risorse presenti in esso. Il problema quindi, è quello di ottenere un corretto equilibrio fra l’esigenza di avere una buona qualità delle acque e mantenere livelli di produttività tali da assicurare un adeguato apporto alimentare al popolamento ittico. Nel corso dell’anno 2004 è stata svolta una ricerca per comprendere le cause del depauperamento del popolamento ittico del Fiume Adda. Si era infatti notato che nonostante gli intensi fenomeni riproduttivi osservati in primavera, nel periodo estivo l’abbondante novellame ottenuto subiva un drastico decremento. La ricerca ha rivelato che la causa di questa sensibile riduzione è imputabile al fatto che le acque del Fiume Adda, nel periodo estivo sono totalmente date dalle acque epilimniche dei laghi di Como, Garlate ed Olginate che essendo molto povere dei sali nutritivi, non sono in grado di assicurare un adeguato apporto di alimento alle comunità ittiche presenti. Si consideri che nei tratti di fiume localizzati a valle dei laghi il carico di zooplancton in uscita rappresenta una delle fonti principali di alimento in particolare per il novellame ittico. La riduzione dell’apporto di biomassa zooplanctonica può pertanto determinare un incremento del tasso di mortalità del novellame ittico, anche per un aumento della predazione intra ed interspecifica. I nutrienti presenti nelle acque epilimniche (superficiali) derivano in gran parte dai sali presenti nelle acque sottostanti (ipolimniche) che sono richiamati in superficie durante il rimescolamento invernale; Durante la stagione estiva si forma la cosiddetta stratificazione termica che isola fra loro fino all’inverno successivo, le acque di ipolimnio ed epilimnio. Durante il periodo di stratificazione termica si verifica una progressiva perdita di nutrienti nella zona epilimnica in seguito ai processi di sedimentazione organica. Ciò comporta quindi un graduale decremento della densità zooplanctonica fino al termine della stagione estiva o comunque fino alla comparsa di rimescolamenti termici parziali in grado di recuperare parte dei nutrienti accumulati negli strati più profondi. Non è un caso durante il periodo autunnale grandi quantità di pesce si accumulino in prossimità dello sbarramento di Olginate, dove è direttamente disponibile il carico zooplanctonico che proviene dal Lago di Garlate e dal Lario. Potrebbe essere possibile intervenire per migliorare questa dinamica, mantenendo cioè una produzione planctonica elevata nel lago di Garlate anche durante il periodo di stratificazione termica e garantendo quindi un adeguato apporto di zooplancton al Fiume Adda anche durante il periodo estivo-autunnale. Tale argomento sarà sviluppato nel Piano Ittico.

12.3.4. - Prelievi idrici

I prelievi idrici nell’Adda sub-lacuale causano notevoli impatti sulla fauna ittica.

a - LA DIGA DI OLGINATE

Si tratta del primo sbarramento che si incontra scendendo lungo l’Adda, si trova nell’omonimo comune sul confine fra il Lago di Garlate ed il sottostante Lago di Olginate ed è gestita dal Consorzio dell’Adda.

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Anche se al livello di questa diga non sono effettuate derivazioni idriche, poiché essa regola il deflusso delle acque dal Lario sia per le esigenze delle utenze a valle, sia per evitare dannose esondazioni del lago; di fatto l’effetto è il medesimo poiché si possono verificare considerevoli oscillazioni delle portate del fiume. I danni si manifestano innanzitutto con la messa in asciutta delle uova deposte o la perdita di numerosi avannotti che rimangono imprigionati nelle pozze che si formano in seguito agli abbassamenti; o con la perdita per distacco dal substrato uova deposte nel caso di innalzamenti che inevitabilmente provocano sensibili aumenti della velocità della corrente. In ogni caso le variazioni repentine di portata idrica sono sempre deleterie per le comunità animali e vegetali. Per fare un esempio si pensi agli impatti sugli invertebrati bentonici che sono un anello fondamentale della rete trofica fluviale.

b - 7LE DIGHE DI ROBBIATE E DI PADERNO D’ADDA

La prima si trova a circa 10 chilometri dalla diga di Olginate mentre la seconda si trova a circa 2 chilometri dallo sbarramento di Robbiate, entrambe sono gestite dalla Società Edison.

Diga di Robbiate

Diga di Paderno Dalla diga di Robbiate parte il Naviglio di Paderno d’Adda che serve la centrale idroelettrica Esterle che si trova in provincia di Milano.

Inizio del naviglio di Paderno d’Adda

Dalla diga di Paderno parte il canale di alimentazione della centrale Bertini che si trova anch’essa in provincia di Milano

In entrambe i casi le acque sottratte a livello degli sbarramenti non ritornano più all’Adda nel territorio provinciale. Interessante è notare che la maggior parte dell’acqua non si trova nel Fiume bensì nei canali e di conseguenza è facile immaginare quelli che possono essere gli impatti sull’ecosistema fluviale. I danni sono dati dalla sottrazione permanente di acqua al fiume a valle della diga e dal rallentamento del deflusso idrico che a monte dello sbarramento; in entrambe i casi si ha una sensibile alterazione dei parametri chimico fisici (T, O2, pH) con conseguente alterazione delle biocenosi presenti. Va anche considerato che la presenza dello sbarramento causa nel tratto a monte un ambiente più simile ad un lago che a un fiume, pertanto a vocazione prevalentemente ciprinicola-limnofila contro la naturale vocazione salmonicola e ciprinicola-reofila.

Fiume Adda a monte dello sbarramento di Paderno d’Adda, si noti la completa assenza di

corrente. Il fiume Adda è il quarto fiume italiano per lunghezza e portata idrica: quando si cerca di intervenire sulle cause della crisi di specie ittiche endemiche che possono vivere esclusivamente nei grandi fiumi della Pianura Padana, come la Trota marmorata, lo Storione cobice, il Pigo e la Savetta, non

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si possono ignorare gli impatti negativi causati dai lunghi tratti nei quali le portate dell’Adda sono paragonabili a quelle di un torrente. Si tenga presente che il caso di Paderno d’Adda è solo un esempio, lungo il corso dell’Adda questa situazione si ripete parecchie volte. Secondo dati della Regione Lombardia le concessioni di derivazione lungo il suo corso sono da cinque a sei volte superiori alla sua portata media, ossia le acque del fiume vengono utilizzate interamente per cinque sei volte prima che esso confluisca nel Po. In questa situazione è assai improbabile che si possa assicurare un futuro a specie che per poter vivere necessitano di un ambiente fluviale, come: • la Trota marmorata; • il Pigo; • il Barbo; • lo Storione cobice; • la Lasca; • la Savetta; Si noti che si tratta di specie di interesse comunitario incluse nell’allegato II della “Direttiva Habitat” 92/43/CEE.

Località Lavello: Portata idrica dell’Adda prima delle dighe di Robbiate e Paderno d’Adda

Paderno d’Adda: “Fiume” Adda dopo le derivazioni di Robbiate e Paderno d’Adda

12.3.5. - Il Deflusso Minimo Vitale

Tale argomento viene affrontato solo in questa sede, alla quale si farà rimando nei paragrafi relativi ai vari torrenti. Ai sensi delle Norme Tecniche di Attuazione del Programma di Tutela ed Uso delle Acque, la portata di D.M.V. è costituita da una componente idrologica (pari al 10% della portata naturale media annua del corso d’acqua interessato alla sezione di presa) e da eventuali fattori correttivi di tale componente. Le citate N.T.A. prevedono che entro il 31/12/2008 (per le concessioni in corso di rinnovo o di variante nonché per derivazioni esistenti con autorizzazione provvisoria, già dal 31/12/2007) per tutte le derivazioni idriche da corpo d’acqua superficiale dovrà essere garantito il rilascio in alveo della componente idrologica del D.M.V.. I valori correttivi verranno applicati successivamente sulla base di specifiche direttive che verranno impartite dalla Regione Lombardia. La definizione di tali fattori correttivi potrà portare un aumento del valore del D.M.V. fino ad un massimo del 20 % della portata naturale media annua del corso d’acqua interessato alla sezione di presa. Attualmente la maggior parte delle derivazioni attive sui corsi d’acqua superficiali non garantiscono un rilascio del D.M.V., quanto previsto quindi dal piano di tutela porterebbe a pensare che dal 2009 ci sarà un miglioramento delle condizioni dei fiumi e dei torrenti interessati da opere di derivazione. Tuttavia ritenere che la sottrazione dell’ 80 – 90% della portata media annua, possa consentire e garantire la presenza di ecosistemi equilibrati è una pretesa assurda che non può, per ovvie ragioni, essere spiegata scientificamente.

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Per rendere l’idea, si può fare un paragone fra un ecosistema e un essere vivente: pensiamo a come potrebbe vivere un uomo (che non ha bisogno dell’acqua per respirare!) se avesse a disposizione solo il 10 – 20% dell’acqua che abitualmente utilizza per tutti i suoi fabbisogni (bere, cucinare, lavarsi, pulire, coltivare, alimentare il bestiame, produrre energia ecc.). Un ecosistema è un insieme dinamico dato dalla costante interazione di fattori biotici (esseri viventi) ed abiotici (fisici e chimici). Se si toglie il 90% di uno dei principali fattori abiotici, l’acqua, si hanno evidentemente seri scompensi, ad esempio si ha una riduzione di portata idrica e questa provoca:

1. Una riduzione del rimescolamento (turbolenza) delle acque ossia, si riduce sensibilmente la concentrazione di ossigeno disciolto: ad esempio i salmonidi come la trota, non sopravvivono a concentrazioni di ossigeno inferiori al 60%.

2. Una riduzione della capacità termica del idrico: questa è in funzione del volume di acqua a disposizione, ossia l’acqua si raffredda o si riscalda più rapidamente quanto minore è il suo volume. Di conseguenza in inverno, avremo temperature dell’acqua più basse del normale che nel caso di alcuni torrenti potrebbe gelare completamente; viceversa in estate acque molto più calde del normale e l’eccessivo riscaldamento riduce la solubilità dell’ossigeno nell’acqua. E la trota non sopporta temperature dell’acqua superiori ai 15-18 gradi.

3. Si riduce notevolmente la possibilità di diluire le sostanze inquinanti. E evidente che l’impatto che uno scarico ha su un corpo idrico è in funzione delle portate di entrambe.

4. Si riducono le naturali capacità autodepurative delle acque le quali sono in funzione dei volumi di acqua e della disponibilità di ossigeno (turbolenza). Più sarà l’ossigeno disponibile, più veloce sarà la mineralizzazione della sostanza organica e/o l’inattivazione di sostanze tossiche.

5. Si creano flussi più moderati e laminari che da un lato aumentano la penetrazione della luce e quindi la crescita di alghe filamentose, e dall’altro permettono l’adesione delle alghe ai ciottoli di sponde e fondo. Lo sviluppo di questi vegetali provoca una notevole alterazione della catena alimentare poiché consente lo sviluppo di invertebrati di specie differenti (che tra l’altro tollerano acque con temperature più alte e basse concentrazioni di ossigeno) rispetto a quelli naturalmente presenti; di conseguenza varia anche la disponibilità ed il tipo di cibo per i pesci.

6. Si riducono le aree di sviluppo di flora acquatica e di invertebrati, di conseguenza si riduce la produzione di prede per l’ittiofauna.

7. Si riducono anche le aree di rifugio per sfuggire ai predatori (uccelli e pesci ittiofagi), dai quali fra l’altro si è più facilmente individuabili.

8. Si riducono le zone idonee per la deposizione delle uova. 9. Si riduce la possibilità di effettuare spostamenti lungo l’asta del corpo idrico e quindi

di raggiungere ad esempio i luoghi ideali per espletare cruciali fasi del ciclo vitale. 10. Si abbassa il livello delle acque iporreiche (zona umida) attorno all’alveo del fiume.

Di conseguenza anche la vegetazione dell’area perifluviale, che è fondamentale in un ecosistema equilibrato, avendo meno acqua a disposizione, subirà delle alterazioni.

11. Molti torrenti del territorio alpino hanno portate medie attorno ai 4 - 8 metri cubi al secondo, in questi casi il d.m.v. sarebbe di frazioni di metro cubo, pertanto in alcuni

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tratti ci si deve attendere che le acque vadano in sub alveo con conseguente prosciugamento del torrente. Nel caso del Fiume Adda il d.m.v. dovrebbe essere attorno ai 10 merti cubi al secondo, ossia esso dovrebbe avere più o meno una portata idrica prossima a quella di un torrente.

12.3.6. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione del regime idrologico

Salvo rari casi riguardanti: interventi di canalizzazione compiuti parecchi decenni fa, i tratti in prossimità degli sbarramenti, quelli che scorrono all’interno di centri abitati, non presenta modificazioni delle sponde che causino impatti rilevanti sul popolamento ittico.

a - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Questo argomento, è una delle criticità maggiori che si possono evidenziare nell’intero corso del Fiume Adda, non solo per quanto riguarda il tratto di competenza provinciale ma lungo tutta la sua asta. Sono infatti parecchi gli sbarramenti invalicabili che non consentono la risalita della fauna ittica, pertanto è impedito a specie come lo Storione cobice, l’Anguilla e la Cheppia di raggiungere il territorio provinciale, nonché di espletare il loro ciclo vitale. La conseguenza è che tutte le Anguille e gli Storioni cobice presenti nel Fiume Adda in provincia di Lecco provengono da ripopolamenti.

I tre sbarramenti presenti, o non hanno scale di risalita come nel caso della diga di Olginate; o se le hanno, come nel caso della diga di Robbiate e di Paderno d’Adda, sono inefficienti poiché le scale vennero realizzate quando le conoscenze sull’argomento erano molto limitate e quindi presentano pendenze tali da renderle assai poco utili. Si può concludere che gli sbarramenti presenti sul fiume Adda in provincia di Lecco, consentono esclusivamente movimentazioni in “uscita” ma non permettono risalite. Specie che notoriamente compiono migrazioni in alcuni periodi del loro ciclo vitale come lo Storione cobice, l’Anguilla, la Savetta e la Trota marmorata, sono pesantemente danneggiate dagli sbarramenti invalicabili. La presenza di sbarramenti invalicabili ha già potato all’estinzione di ben tre specie nel territorio della Provincia di Lecco: lo Storione comune, la Lampreda e la Cheppia; inoltre molti sostengono che anche la Trota lacustre sia estinta per questo motivo. Altra criticità riguarda gli spostamenti che la fauna ittica compie in senso monte-valle, in questi casi poiché la maggior parte dell’acqua scorre nei canali e non nel fiume, i pesci prendono la via della centrale idroelettrica anziché quella che è stata percorsa dai loro progenitori per millenni. Poiché le griglie di protezione non sono poste a livello della derivazione ma a livello della centrale idroelettrica, la corrente è piuttosto forte e le pareti ed il fondo del canale impediscono la formazione di zone di riparo, spesso i pesci non sono in grado di vincere la forza della corrente e ritornare nel fiume; pertanto o restano confinati nel canale o finiscono imprigionati nelle griglie o peggio vanno nelle turbine. Altra interruzione delle continuità biologica degna di segnalazione è il selciatone in calcestruzzo presente per circa 100 metri al di sotto della centrale di Paderno d’Adda, poiché la scala di risalita inizia alla fine del selciatone sul quale l’acqua si disperde con un flusso di pochi centimetri, e di fatto impedito alla fauna ittica di raggiungere la scala di risalita, e qualora questa fosse raggiunta, come già detto, difficilmente sarebbe percorribile.

12.3.7. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA Il Fiume Adda Sub-lacuale è la zona dove gli impatti sul popolamento ittico causati dal Cormorano sono più elevati. La ragione di questo fenomeno è data dal fatto che nel periodo invernale, quando il Cormorano frequenta con un gran numero di individui il nostro territorio, la fauna ittica tende ad ammassarsi nelle rare “buche” e pertanto è facilmente individuabile e raggiungibile da questi predatori. Purtroppo è estremamente complesso dimostrare l’entità dei danni arrecati poiché è

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molto difficile stimare la consistenza del popolamento ittico e quindi accertare anche l’entità dei danni. In ragione del numero di Cormorani presenti è comunque probabile che gli impatti siano consistenti. Come già ribadito il fatto che sia difficile accertare la precisa entità dei danni al popolamento ittico causati da questo predatore, non significa che essi non ci siano. Fiume Adda, Località Foppone: dormitorio di Cormorani. Nel Fiume Adda sono presenti altri uccelli ittiofagi come: lo Svasso (Podiceps cristatus), l’Airone Cenerino (Ardea cinerea), l’Airone rosso (Ardea purpurea), il Tuffetto (Podiceps ruficollis), che però non sembrano causare impatti significativi sul popolamento ittico.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

La specie ittica alloctona che nei prossimi anni causerà pesanti danni al popolamento ittico del Fiume Adda sub-lacuale è indubbiamente il Pesce Siluro (Silurus glanis). Le catture dei primi individui di questa specie risalgono all’anno 2002, in ragione delle loro dimensioni e del fatto che a valle erano (e sono) presenti sbarramenti invalicabili si è subito compreso che la presenza del Siluro era dovuta ad una immissione abusiva effettuata da qualche sconsiderato. Purtroppo dal 2002 ad oggi, nonostante gli sforzi compiuti, la specie si è ulteriormente diffusa ed attualmente è presente con soggetti appartenenti ad almeno 3-4 classi riproduttive. Questo significa che siamo in una fase di colonizzazione e che la specie è in esponenziale espansione. Ciò che impressiona infatti è che nel corso degli interventi di elettropesca, volti al contenimento della diffusione del Pesce siluro si catturi una notevole quantità di individui 0 e 1+ come documentato dalle immagini e dalla tabella sottostanti. Pertanto fra 2 – 3 anni la specie avrà una consistenza tale da far sentire il suo “peso” sulle altre specie ittiche presenti. Nella tabella sottostante sono indicate le catture effettuate durante la campagna 2007 per il contenimento della specie. DATA LUOGO SISTEMA CHILI N° NOTE* 05.01 Adda Brivio sub 12 5 4+4+2+piccoli 08.01 Adda Brivio elettropesca 15 13 7+6+piccoli 16.01 Adda Brivio elettropesca 5 23 2+piccoli 18.01 Adda Brivio elettropesca 19 28 5+6+2+piccoli 25.01 Adda Imbersago elettropesca 3 43 2+piccoli 31.01 Adda Brivio elettropesca 1 45 piccoli 17.02 Adda Brivio elettropesca 1,5 57 piccoli 22.02 Lago Garlate sub 4,5 1 4,5 18.04 Adda Brivio elettropesca 5 76 1,5+1+piccoli 17.05 Adda Brivio elettropesca 5 165 1+ piccoli 18.05 Adda Brivio sub 3 3 2 + 2 + piccoli 22.05 Adda Imbersago elettropesca 5 88 piccoli 23.05 Adda Brivio tremagli 20 2 11,2 (1,22 cm) + 9,8 (1,08 cm) 10.07 Adda Brivio elettropesca 1,5 22 piccoli 10.08 Lago Olginate tremagli 6 2 3 + 3 18.08 Brivio Foppone canna 8 20 1,5 + piccoli 114,5 593 * il numero indica il peso in chili degli individui di maggiori dimensioni, il termine piccoli intende individui che pesano meno di un chilo.

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13. - TORRENTI TRIBUTARI DELL’ADDA SUB-LACUALE

Sono pochi i tributari dell’Adda sub-lacuale, questi sono: il Serta ed il Sonna che si immettono in sponda idrografica sinistra; il Val Tolsera ed il Greghentino che si immettono in sponda destra. Un caso a parte è Il Torrente Enna che è un tributario del Brembo.

Torrente Greghentino a Valgreghentino Torrente Tolsera sopra Airuno

In realtà vi sono molti altri piccoli torrenti che si immettono nel Fiume Adda come Il Torrente Ruschetta che proviene dal Lago di Sartirana, o il Torrente Carpine, ma la qualità e/o la quantità delle acque di questi corpi idrici fanno si essi non rivestano interesse per la fauna ittica.

13.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

La qualità delle acque è stata misurata nei Torrenti Serta e Sonna in data 25.09.2007.

Torrente Serta

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1534548 Y 5071613

14,5 8,6 9,6 97 554

Per quanto riguarda la temperatura il torrente Serta segnala un valore intermedio tra i corsi d’acqua analizzati, pari a 14,5°C, in grado comunqu e di garantire condizioni idonee per le specie salmonicole. Il pH mostra invece un valore tra i più elevati (8,6 unità), collegato probabilmente ad un elevata durezza dell’acqua di origine naturale, legata cioè alle caratteristiche geologiche del bacino imbrifero. Questa condizione sembra indicata anche da un elevato valore di conducibilità elettrica (554 µS/cm), che conferma una maggiore concentrazione di sali disciolti rispetto agli altri corsi d’acqua.

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

554

0100200300400500600700800

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Ciò può quindi rappresentare un indice di maggiore potenzialità produttiva. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,6 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore prossimo alla saturazione (97%).

Torrente Sonna

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1537510 Y 5067866

15,5 8,3 9,1 95 486

Per quanto riguarda la temperatura il torrente Sonna segnala un valore piuttosto elevato tra i corsi d’acqua analizzati, pari a 15,5°C. Considerando la data di campionamento, è quindi probabile che durante la stagione estiva vengano raggiunte condizioni limite per le specie salmonicole, che risultano comunque presenti. Il pH mostra invece un valore intermedio (8,3 unità). Come il Serta, anche il Sonna indica un elevato valore di conducibilità elettrica (486 µS/cm), che conferma una maggiore concentrazione di sali disciolti rispetto alla media dei corsi d’acqua analizzati. Ciò potrebbe essere collegato a fattori di origine naturale, cioè alle caratteristiche geologiche del bacino imbrifero. Non è però da escludere anche la presenza di apporti di origine antropica. Ciò può quindi rappresentare un indice di maggiore potenzialità produttiva, che in questo caso risulta però limitata dalla portata idrica estremamente ridotta. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,1 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore che segnala però una leggera sottosaturazione (95%).

13.2. - VOCAZIONI ITTICHE

13.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Solo la parte iniziale di questi torrenti è classificabile Acque di Pregio Ittico; la parte terminale invece presenta quantità e/o qualità delle acque e tale da non consentire la presenza di un popolamento ittico equilibrato o addirittura la sopravvivenza di fauna ittica. Qui sotto sono riportati alcuni dati riguardanti l’attività di ripopolamento e di pesca nei torrenti Greghentino, Serta e Sonna. Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco; • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002-2006.

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Distribuzione dei valori di temperatura (°C)

15.5

0 5 10 15 20 25 30

PIOVERNA pasturoM ERIA val meria

PIOVERNA EST cremenoPIOVERNA taceno

ADDA colicoCALDONE bonacinaPIOVERNA bellano

ACQUADUROBIONE ospedale

GALLAVESA erveCALDONE lecco

GERENZONE TROGGIA biandino

VAL M ARCIAVARRONE premana

BORGO FRANCONETROGGIA 1a sbarra

BEVERA colle brianzaGALLAVESA tovo

VARONCELLOSERTA

CURONE VARRONE dervio

M ERIA mandelloM OLGORA olgiate

M OLGORETTASONNA

LAVANDAIAM OLGORA cernusco l.BEVERA costa M asn.

ADDA pescarenicoADDA ponte M anzoni

ADDA olginateADDA brivio

ADDA padernoBIONE foce

Corpo idrico: Greghentino Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 300 150 200 200 200 0

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

26 10 18 0 11

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 58 18 35 0 17

Corpo idrico: Serta Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 150 200 100 100 300 300

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 17 10 5 8 15

Uscite di pesca

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119

2002 2003 2004 2005 2006 12 13 8 14 21

Corpo idrico: Sonna Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 400 0 200 0 0 0

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 63 29 39 51 41

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 34 19 26 25 17

I dati sopra esposti collimano con le condizioni, non proprio ideali allo sviluppo della fauna ittica, nelle quali si trovano i torrenti in esame. Ci dicono anche che essi sono poco frequentati dai pescatori e che è piuttosto difficile effettuare catture. In data 25.09.2007 è stato effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente nelle stesse stazioni ove sono stati compiuti i rilievi sui principali parametri chimico fisici. I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti:

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp A/G

Famiglia SALMONIDAE Salmo trutta fario Trota fario 17 6 11 1,83

Il tratto nel quale è stato effettuato il campionamento presenta buone condizioni di naturalità con una buona portata idrica. Il popolamento ittico è esclusivamente rappresentato dalla Trota fario e ben 5 degli 11 adulti censiti erano al di sopra della misura minima, il che porta a dedurre che nel tratto in analisi non si hanno interferenze negative generate dalla pesca dilettantistica.

Anzi l’elevato valore del rapporto adulti giovani indica la presenza di interferenze negative sulla riproduzione, probabilmente imputabili alla predazione esercitata dagli individui adulti sui giovani; tale conclusione deriva dal fatto che le portate del torrente sono piuttosto basse e di conseguenza la fauna ittica è stata rilevata solamente in alcune buche (come quella nella foto soprastante) nelle quali le zone di rifugio per i giovani sono quasi inesistenti. La lunghezza media dei soggetti catturati è pari a 224 mm (d.s.=78,4), con un soggetto di dimensioni notevoli (420 mm) per un corso d’acqua di ridotta portata idrica come il Serta. Anche l’analisi del fattore di condizione segnala un quadro positivo, con un K medio di 0,94 (d.s.=0,26) che indica uno stato di nutrizione più che soddisfacente. L’istogramma di frequenza delle lunghezze sembra mettere in evidenza due picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 10-15 cm, la seconda della classe 20-25 cm. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. Nell’ultimo tratto, prima di confluire nel Fiume Adda, il Serta attraversa l’abitato di Calolziocorte e la qualità delle sue acque del torrente peggiora decisamente.

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120

Torrente Serta- trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

01

2345

67

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

FATTORE DI CONDIZIONE

n° 17Media 0.94Errore standard 0.06Mediana 0.97Deviazione standard 0.26Minimo 0.28Massimo 1.43

Riepilogo statistico

LUNGHEZZA

n° 17Media mm 224.41Errore standard 19.02Mediana 235.00Deviazione standard 78.44Minimo mm 110Massimo mm 420

Riepilogo statistico

Torrente Serta: stazione di Calolziocorte – Loc. Cascata

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Torrente Sonna: stazione di Torre de Busi – Loc. Ponte

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE Salmo trutta fario Trota fario 10 4 6 1,5 Salmo trutta marmoratus Trota marmorata 4 4 = Famiglia CIPRINIDAE Leuciscus souffia muticellus Vairone 27 = 27 Nelle poche centinaia di metri di competenza provinciale (poi inizia la provincia di Bergamo), la portata idrica del torrente è piuttosto esigua, la fauna ittica è presente solo in rare pozze originate da radici di alberi o da briglie. Come nel caso del torrente Serta anche nel Sonna si è riscontrato un elevato valore del rapporto adulti giovani ed anche in questo caso la spiegazione più plausibile è la predazione intraspecifica. Altra possibile spiegazione, in considerazione della qualità e della quantità delle acque non certo ideali per la fario, può essere la completa assenza di riproduzione naturale, pertanto gli individui rilevati potrebbero provenire esclusivamente da ripopolamenti. Oltre alla Trota fario ed al Vairone che sono specie tipiche di questo tipo di torrenti è stata rilevata la presenza di giovani individui di trota marmorata, in ragione delle piccole dimensioni (inferiori ai 10 cm) non è stato possibile stabilire se si trattasse di ibridi o meno. Si ritiene che la presenza della trota marmorata sia da attribuirsi ad un ripopolamento abusivo poiché il torrente in analisi non ha certo le caratteristiche ideali per ospitare la specie.

LUNGHEZZA

n° 15Media mm 177Errore standard 17Mediana 130Deviazione standard 67.29Minimo mm 100Massimo mm 300

Riepilogo statistico

FATTORE DI CONDIZIONE

n° 12Media 1.11Errore standard 0.03Mediana 1.09Deviazione standard 0.10Minimo 0.98Massimo 1.33

Riepilogo statistico

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 177 mm (d.s.=67,3): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 300 mm. Il 73% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando una pressione di pesca sostenibile. L’analisi del fattore di condizione segnala un quadro positivo, con un K medio di 1,11 (d.s.=0,10) che indica uno stato di nutrizione ottimale.

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Torrente Sonna- trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

Come già rilevato per il torrente Serta l’istogramma di frequenza delle lunghezze sembra mettere in evidenza due picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 10-15 cm, la seconda della classe 20-25 cm. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. In ragione delle portate molto ridotte e della qualità delle acque il torrente Sonna può essere classificato come a pregio ittico potenziale.

13.2.2. - Vocazione naturale

Tutti questi torrenti collinari hanno una vocazione naturale salmonicola e ciprinicola reofila, pertanto potrebbero ospitare la Trota fario, il Vairone, il Cavedano più rare sarebbero altre specie come il Barbo, lo Scazzone, il Ghiozzo e la Sanguinerola.

13.2.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

In questi torrenti non risultano specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoca recente

13.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

13.3.1. - Apporti di inquinanti

a - TORRENTE SERTA

a.1. - Reflui industriali

Sono presenti quattro insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

E’ presente un impianto di depurazione che recapita direttamente le acque reflue urbane nel Torrente e nove scarichi senza trattamento di depurazione.

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b - TORRENTE SONNA

b.1. - Reflui industriali

Non sono presenti insediamenti produttivi che recapitano i propri reflui nel Torrente.

b.2. - Reflui urbani

E’ presente un impianto di depurazione che recapita direttamente le acque reflue urbane nel Torrente.

c - TORRENTE TOLSERA

c.1. - Reflui industriali

E’ presente un solo scarico di natura industriale che, una volta terminati i lavori del raddoppio ferroviario, convoglierebbe esclusivamente acque non contaminate. Per tale scarico sono state evidenziate diverse problematiche che hanno portato i vari enti a richiedere al titolare dello scarico la pulizia dell’alveo del Torrente.

c.2. - Reflui urbani

Sono presenti sei scaricatori di piena che recapitano direttamente nel Torrente.

d - TORRENTE GREGHENTINO

d.1. - Reflui industriali

E’ presente un insediamento produttivo da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente

d.2. - Reflui urbani

Sono presenti cinque scaricatori di piena che recapitano direttamente nel Torrente.

13.3.2. - Prelievi idrici

La portata idrica di questi torrenti è talmente esigua da far si che essi non rivestano interesse al fine di compiere derivazioni.

13.3.3. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione de l regime idrologico

La cementificazione delle sponde è assai diffusa specialmente quando questi torrenti attraversano centri abitati: il Greghentino a Valgreghentino; il Serta a Calolziocorte ed il Tolsera ad Airuno. Il Torrente Sonna, nel breve tratto di competenza della provincia di Lecco non presenta invece significative alterazioni delle sponde. Altra zona interessata da artificializzazione delle sponde è quella della foce di tutti questi torrenti nel Fiume Adda.

Torrente Greghentino a Valgreghentino Torrente Tolsera ad Airuno

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13.3.4. - Interruzione della continuità biologica

Merita attenzione la briglia posta sul torrente Serta in prossimità della sua foce nell’Adda in Località Ponte del Lavello, questa struttura impedisce la risalita della fauna ittica dal fiume al torrente. Analoga situazione è riscontrabile alla foce del Torrente Sonna che però si trova al di fuori del territorio provinciale.

Foce del Serta: si noti lo sbarramento, l’artificializzazione delle sponde e la qualità delle acque.

13.3.5. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spe cie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Questi torrenti raramente sono frequentati dall’Airone cenerino (Ardea cinerea), non si ritiene tuttavia che la sua presenza sia in grado di influenzare l’entità del popolamento ittico.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

In nessuno dei torrenti in analisi è segnalata la presenza di fauna ittica alloctona.

14. - IL TORRENTE REMOLA

Solo per circa 3 chilometri questo torrente, che si immette nel Fiume Brembo a S. Giovanni Bianco, scorre nel territorio lecchese.

Valle della Remola

La sua valle si trova piuttosto lontano da centri abitati e vie di comunicazione, perciò per raggiungerlo occorre percorrere fino a fondovalle alcuni sentieri che partono dalla frazioni di Olino e Bruga nel comune di Morterone. Presenta buone portate idriche e scorre dapprima in un tratto di valle ricco di pascoli e boschi di latifoglie, poi si immette in una profonda forra fino ai confini con il territorio della provincia di Bergamo.

Torrente Remola Torrente Remola: inizio della forra

Si tratta di un torrente poco frequentato dai pescatori, sia per le difficoltà di raggiungimento, sia per le difficoltà negli spostamenti lungo il suo alveo, per questi motivi e per l’abbondante e varia vegetazione che assicura buone disponibilità alimentari, presenta un popolamento ittico piuttosto abbondante.

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14.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Pur essendo in assenza di referti analitici, ci si può sbilanciare sull’ottima qualità delle acque di questo torrente, infatti il tratto di competenza provinciale è completamente privo di manufatti di origine antropica e si trova molto lontano anche da qualsiasi centro abitato, pertanto non ci sono ragioni per avere dubbi sulla qualità delle sue acque.

Torrente Remola

14.2. - POPOLAMENTO ITTICO

14.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Nei libretti segnapesci non risultano uscite di pesca effettuate sul Torrente Remola, pertanto non si hanno elementi che consentano di stabilire lo stato della popolazione ittica del torrente. Inoltre la distanza dalle vie di comunicazione rende assai difficoltoso raggiungere il corpo idrico per effettuare censimenti tramite elettropesca. Senza la pretesa di affermare nulla che possa avere basi scientifiche, si può comunque dire che recandosi lungo le sponde del torrente è frequente osservare trote, anche di buone dimensioni, che si “intanano”.

14.2.2. - Vocazione naturale

In considerazione dell’altitudine media superiore agli 800 mt. e delle caratteristiche del torrente la vocazione e unicamente salmonicola.

14.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

Sul Torrente Remola non è presente alcun fattore di alterazione ambientale, anzi il corpo idrico si trova in ottime condizioni di naturalità.

14.3.1. - Apporti di inquinanti

Il Torrente Remola non si trova in vicinanza né di centri abitati né di abitazioni, addirittura il corpo idrico non si trova nemmeno vicino a vie di comunicazione. Pertanto si può escludere qualsiasi apporto di sostanze inquinanti di origine antropica.

Torrente Remola: panoramica

14.3.2. - Prelievi idrici

Su questo corpo idrico non è presente alcun tipo di derivazione idrica.

14.3.3. - Modificazioni delle sponde ed interruzione della co ntinuità biologica

Nel tratto di competenza provinciale non è presente alcun manufatto di origine antropica, pertanto le uniche interruzioni della continuità biologica sono le del tutto naturali cascate.

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15. - IL TORRENTE PIOVERNA

La Valsassina e valle alpina di maggiori dimensioni interamente compresa nel territorio provinciale ed il il Torrente Pioverna assieme al Torrente Varrone è il torrente alpino di fondovalle più importante. Per descrivere questo torrente è opportuno suddividerlo in almeno tre zone: la parte alta – la zona pianeggiante – la parte terminale.

PIOVERNA - PARTE ALTA

Si devono distinguere due rami entrambi noti con il nome di Pioverna, uno proviene dalla parte destra della Valsassina, si forma dalla confluenza di una serie di vallette in località Mezzacca di Cassina Valsassina, raggiungibile dal ponte della strada che porta a Cremeno è noto come Pioverna Orientale. L’altro il Pioverna occidentale, proveniente dal versante sinistro della Valsassina, raccoglie le acque di una serie di valli che scendono dal versante meridionale della Grigna, questo tratto è noto anche come Valle dei Grassi Lunghi. Nell’ultimo chilometro, quello che costeggia la S.P. 72 prima della confluenza con il ramo di destra, il Pioverna dei Grassi lunghi tende ad andare in sub-alveo, pertanto è spesso asciutto. I due rami si congiungono non appena inizia il tratto pianeggiante della Valsassina, presso Pasturo in località Folla, il Pioverna in questo tratto presenta le caratteristiche tipiche del torrente alpino che scorre in tratti semi pianeggianti con un alternarsi di buche e raschi.

Torrente Pioverna: ramo orientale

Torrente Pioverna: ramo occidentale (Grassi Lunghi)

PIOVERNA - PARTE PIANEGGIANTE

E’ lungo circa 9 chilometri ed è compreso nella zona relativamente pianeggiante che va dal comune di Pasturo al comune di Taceno. Nella prima parte spesso il torrente tende ad asciugare, questo fenomeno non si verifica tutti gli anni, in genere si manifesta nel periodo invernale ed estivo nel tratto compreso fra la confluenza con il torrente Troggia, in comune di Introbio e la frazione di Cortabbio di Primaluna. Via Via che si scende verso Taceno le acque del Pioverna sono più abbondanti, anche se è opportuno precisare che la presenza di numerosi sbarramenti artificiali (briglie) e di frequenti interventi di risezionamento idraulico, causano notevoli alterazioni ambientali. Nel tratto compreso fra il ponte che porta a Prato San Pietro e la confluenza del torrente Rossiga, è stata istituita una zona a “Pronta Pesca” dove sono effettuate periodiche immissioni di trote iridee, in questa zona i possessori di un apposito permesso, possono pescare tutto l’anno. Più a valle si incontrano ampi raschi alternati da buche abbastanza profonde. Nel periodo estivo questo tratto risente negativamente dell’imponente afflusso turistico in Valsassina. Il popolamento di Trota fario è abbastanza abbondante anche se l’elevata pressione di pesca dovuta alla facile accessibilità dei luoghi, fa si che gli individui di grosse dimensioni siano piuttosto rari; diffuse sono invece le trote iridee poiché questo tratto è interessato da un campo gara con frequenti manifestazioni agonistiche. A partire dal 2007 nel tratto compreso fra Cortenova e Taceno è stato reintrodotto il temolo.

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Pioverna sotto Cortenova Torrente Pioverna a Taceno

PIOVERNA - PARTE TERMINALE

Si tratta della Val Muggiasca, questa è la zona più bella ed incontaminata del Pioverna, lunga circa quattro chilometri, essa è compresa fra il comune di Taceno ed il comune di Bellano. In questo tratto il torrente scorre in una profonda valle difficilmente raggiungibile da rari sentieri scoscesi che partono dalla S.P. 72; non è un caso che la zona sia nota con il termine di “Strencioni”. Giunti sul fondo della valle, il torrente presenta un continuo alternarsi di buche e cascate, alcune delle quali di grandi dimensioni, non sempre è possibile costeggiarlo a causa di tratti impercorribili, per superare i quali a volte è necessario compiere lunghi percorsi. Nella parte soprastante il comune di Bellano poi e impossibile seguire il percorso del torrente che entra nel noto “Orrido di Bellano”, ossia in una lunga forra con pareti molto alte e a strapiombo. Purtroppo il tratto fra Taceno e Bellano risente negativamente di due derivazioni, pertanto le portate idriche sono piuttosto limitate.

Torrente Pioverna in Val Muggiasca a valle della presa di Taceno si noti l’assenza di acqua.

Torrente Pioverna a Bellano: rilascio delle acque prelevate a Taceno.

L’ultima parte del Pioverna, compresa fra il ponte della ferrovia e la foce nel Lario, misura circa cinquecento metri, percorre la piana che attraversa l’abitato di Bellano e presenta acque basse che percorrono un unico raschio con rari correntini ed ancor più rare buche. Se il lago è sufficientemente alto è possibile che risalgano parecchie specie ittiche fra le quali Cavedani, Vaironi, Agoni e Bottatrici, spesso poi risalgono anche Trote lacustri.

Torrente Pioverna poco prima della foce nel Lario.

15.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

In ragione delle sue dimensioni e della sua importanza, sul Pioverna si sono individuate quattro stazioni di campionamento dove si sono rilevati i vari dati necessari all’elaborazione della Carta ittca.

Pioverna ramo orientale stazione Pasturo Grassi Lun ghi; data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1533595 Y 5086445

10,5 8,4 10,5 98 602

In questa stazione la temperatura del torrente Pioverna risulta pari a 10,5°C che, considerata la data di rilevamento (11/9/07), indica chiaramente condizioni tipiche di acque a Salmonidi. L’ossigeno disciolto è prossimo al livello di saturazione (98%), con una concentrazione elevata (10,5 mg/l) che non segnala situazioni limitanti per questo parametro. Il pH risulta alcalino (8,4 unità), come del resto prevedibile in un corso d’acqua il cui bacino imbrifero riceve le acque di dilavamento delle Grigne, notoriamente costituite da rocce carbonatiche

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Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

602

0100200300400500600700800

La conducibilità appare piuttosto elevata (602 µS/cm): questo valore, in parte giustificato dall’elevata presenza di carbonati, potrebbe derivare anche da apporti di origine zootecnica o dalla concimazione dei terreni agricoli presenti nel tratto a monte. Come evidenziato dalla figura, il dato di conducibilità elettrica di questa stazione rappresenta uno dei valori più elevati della campagna di rilevamento sui corsi d’acqua provinciali. Pioverna ramo est – stazione di Cremeno Capannine; data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1536204 Y 5086482

10,9 8,4 10,1 96 747

Anche nella stazione di Cremeno la temperatura del Pioverna indica chiaramente condizioni tipiche di acque a Salmonidi, con un valore di soli 10,9°C in data 11/9/07. L’ossigeno disciolto è prossimo al livello di saturazione (96%), con una concentrazione superiore a 10 mg/l che non segnala quindi situazioni limitanti per questo parametro. Il pH si mantiene su valori alcalini (8,4 unità), come del resto prevedibile in un corso d’acqua il cui bacino imbrifero riceve le acque di dilavamento delle Grigne, notoriamente costituite da rocce carbonatiche.

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Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

747

0100200300400500600700800

La conducibilità appare però decisamente elevata (747 µS/cm), non giustificabile con la sola presenza di carbonati. In questo caso sembra probabile la presenza di apporti inquinanti di origine antropica (civile, industriale o zootecnica). Come evidenziato nella figura allegata, il valore di conducibilità elettrica rilevato in questa stazione rappresenta il dato più elevato fra tutti i corsi d’acqua oggetto di indagine. Pioverna pianura – stazione di Taceno Loc. Tartaval le; data campionamento 12.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1528012 Y 5096113

11,2 8,4 10,6 101 456

In questa stazione la temperatura segnala un leggero incremento e supera gli 11°C, mantenendo comunque condizioni tipiche di acque salmonicole. L’ossigeno disciolto mostra in questa caso un sensibile miglioramento, raggiungendo la completa saturazione (101%). Anche la concentrazione (10,6 mg/l) segnala un incremento rispetto alla stazione precedente. Il livello di ossigenazione risulta quindi ottimale. Da segnalare anche un marcato decremento della conducibilità elettrica rispetto alle due stazioni precedenti, con un valore di 456 µS/cm che rientra maggiormente nella norma di acque ad elevata durezza. Tale variazione è certamente collegata all’apporto di acque con minore concentrazione di sali disciolti nel tratto intermedio. Pioverna foce – stazione di Bellano Loc. ponte SP 6 2; data campionamento 12.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1523464 Y 5098791

11,5 8,5 10,8 101 465

In prossimità della foce la temperatura del Pioverna raggiunge il valore più elevato, con 11,5°C, mantenendo comunque condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. Nonostante la presenza di apporti inquinanti, come verrà evidenziato dal valore di I.B.E., alla data di campionamento (12/9/07) l’ossigeno disciolto indica un livello di completa saturazione (101%) a cui quindi

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corrisponde una concentrazione elevata (10,8 mg/l). Il pH si mantiene su valori alcalini (8,5 unità), considerabili normali in base alla tipologia del bacino imbrifero del Pioverna. Anche la conducibilità elettrica (465 µS/cm) non segnala sostanziali variazioni rispetto alla stazione di Taceno (456 µS/cm), indicando una concentrazione elevata di sali disciolti che potrebbe però rientrare nella norma dei corsi d’acqua di origine carbonatica. Se si considera però che i dati relativi al censimento dei corpi idrici del 1999 indicavano per la stessa stazione valori compresi tra un minimo di 294 µS/cm ed un massimo di 394 µS/cm, il valore attuale acquista un significato negativo. Per questa stazione è disponibile anche l’analisi dell’I.B.E. che può fornire una classificazione attendibile dello stato di qualità del Pioverna alla foce. Il quadro relativo all’analisi dei macroinvertebrati bentonici risulta certamente meno positivo rispetto a quanto evidenziato dai parametri precedenti.

Torrente Pioverna stazione Bellano

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +

Ecdyonurus (5)Baetis +

Tricotteri (famiglia) Rhyacophilidae (3)Coleotteri (famiglia) Elmintidae (1) driftOdonati (genere)

Simuliidae +Athericidae (1)Limoniidae (2)Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia) Gammaridae +++Gasteropodi (famiglia) Ancylus +Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere) Erpobdella (4)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 12/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

12 7 III Ambiente alterato

Torrente Pioverna località Bellano

Il valore di Indice Biotico Esteso risulta infatti pari a 7 che traduce una 3° classe di qualità. Le analisi biologiche mettono quindi in rilievo la presenza di importanti fattori di alterazione del Pioverna nella stazione di Bellano. I dati relativi al censimento dei corpi idrici del 1999 confermano per questa stazione la presenza di moderati apporti inquinanti di origine civile, con valori di Escherichia coli compresi tra 800 e 9.000 u.f.c./100ml. Dal punto di vista chimico è invece da segnalare la notevole presenza di ferro, che indica una concentrazione media di 465 µg/l ed un massimo di ben 1015 µg/l.

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In termini positivi va invece considerata la notevole densità di invertebrati bentonici presenti, probabilmente la più elevata tra i corsi d’acqua analizzati con questa metodica. In particolare risulta molto abbondante la famiglia dei Gammaridae, che si adatta anche a condizioni di medio inquinamento organico (F.S=6, B.S=40). Ciò rappresenta un fattore che influenza direttamente anche la densità del popolamento ittico.

15.2. - VOCAZIONI ITTICHE

15.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Pioverna 3000 2750 ↓ ↓ ↓ ↓

Pioverna ramo Cremeno c. g. 7 0 0 0 0 0 0

Pioverna pianura ↑ ↑ 600 300 2.700 2.600

Pioverna Grassi - Primaluna ↑ 2.500 300 600 500 1.500

Pioverna Taceno - Bellano orrido ↑ 500 300 500 700 1.200

Pioverna c. g. Cortenova Taceno 0 0 0 0 0 0

Totali 3.000 5.750 1.200 1.400 3.900 5.300

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Pioverna 1633 979 ↓ ↓ ↓

Pioverna ramo Cremeno campo gara 7 ↓↑ ↓↑ 111 119 80

Pioverna pianura ↓↑ ↓↑ 894 608 342

Pioverna Grassi lunghi fino a Primaluna ↓↑ ↓↑ 224 152 85

Pioverna Taceno - Bellano ↓↑ ↓↑ 396 271 189

Pioverna c. g. Cortenova - Taceno 4.481* 2.226* 2.286* 2.653* 1.755*

Totali 6.114 3.205 3.911 3.803 2.451

NOTE: • Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea. • L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara e nelle zone a

pronta pesca. • Le immissioni sono effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce

immesso è prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte. • In quasti dati non sono considerate le trote fario catturate durante le manifestazioni

agonistiche. • ↓↓↓↓↑↑↑↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove

si reca, pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti; quando è stato possibile si sono inseriti i dati per le zone anche per gli anni precedenti al 2004.

• c.g. = Campo Gara.

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• *= nel Pioverna c. g. Cortenova - Taceno, in occasione delle gare di pesca a valenza nazionale e regionale, vengono effettuate immissioni di trote fario adulte.

• Nei campi gara non si effettuano immissioni di novellame di fario. • Si può notare che le catture sono in diminuzione costante nel corso degli anni, però il dato

non deve ingannare poiché è in linea con le uscite di pesca.

Altro dato interessante riguarda i ripopolamenti, precisando che le trote immesse in un anno saranno catturabili dopo due anni, si piò notare l’entità delle catture è completamente svincolata dai ripopolamenti. In questo caso però il dato va usato con le opportune precauzioni, poiché nel torrente Pioverna in occasione di competizioni a valenza nazionale o regionale, vengono immesse trote fario adulte e l’entità di tali immissioni varia di anno in anno a seconda dei partecipanti e del numero delle gare. Nel corso del programma triennale di reintroduzione del temolo, nel mese di marzo del 2007 nel tratto pianeggiante del Pioverna compreso fra Introbio e Taceno che presenta caratteristiche biologiche idonee per lo sviluppo della specie, si sono immessi 4.000 giovani individui di Temolo con taglia 12 – 15 centimetri. Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Pioverna 2.465 1873 ↓ ↓ ↓

Pioverna ramo Cremeno campo gara 7 ↓↑ ↓↑ 201 155 195

Pioverna pianura ↓↑ ↓↑ 1.390 917 595

Pioverna Grassi lunghi fino a Primaluna ↓↑ ↓↑ 347 229 149

Pioverna Taceno - Bellano orrido ↓↑ ↓↑ 501 311 271

Pioverna c. g. Cortenova Taceno 5.583 3.701 2.397 2.709 3.344

Totali 8.048 5.574 4.836 4.321 4.554

Il dato esposto nella tabella indica che dopo un calo di presenze avvenuto nel 2003 la situazione si è stabilizzata; altra informazione riguarda la frequentazione dei vari tratti: la zona indubbiamente più battuta è quella pianeggiante che comprende sia le zone “libere” (Pioverna pianura) sia i tratti a Campo Gara. Il calo osservabile nella zona Pioverna pianura degli anni 2004 – 2005 all’anno 2006 è dovuto ad una riduzione sensibile del tratto “libero” per la creazione della Zona a Pronta Pesca in comune di Cortenova. Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Pioverna 0,7 0,5 ↓ ↓ ↓

Pioverna ramo Cremeno campo gara 7 0,0 0,0 0,6 0,8 0,4

Pioverna pianura ↓↑ ↓↑ 0,6 0,7 0,6

Pioverna Grassi lunghi fino a Primaluna ↓↑ ↓↑ 0,6 0,7 0,6

Pioverna Taceno - Bellano orrido ↓↑ ↓↑ 0,8 0,9 0,7

Pioverna c. g. Cortenova Taceno 0,8 0,6 1,0 1,0 0,5

Media 0,75 0,55 0,72 0,82 0,56 Per quanto riguarda i valori medi, dopo la flessione avvenuta nel 2003 il dato relativo allo sforzo di pesca è aumentato nel biennio 2004 – 2005 per poi calare e ristabilizzarsi sui valori del 2003 nell’anno 2006. Poiché lo sforzo di pesca è dato dal rapporto fra catture ed uscite, quando esso è in aumento significa che anche le catture aumentano.

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Altra informazione desumibile dalla tabella soprastante dal 2004 in poi, riguarda i singoli tratti: mentre nelle zone Pioverna pianura, Grassi Lunghi fino Primaluna e Taceno – Bellano, lo sforzo di pesca è in sostanziale equilibrio nei vari anni, nel ramo di Cremeno si ha una notevole oscillazione e nel campo gara Cortenova – Taceno si ha un brusco calo fra il 2005 ed il 2006. Nel caso del ramo di Cremeno il calo fra 2005 e 2006 è probabilmente attribuibile agli impatti negativi provocati da lavori di manutenzione idraulica che hanno interessato questo tratto. Mentre il calo avvenuto fra 2005 e 2006 nel campo gara di Cortenova – Taceno, potrebbe essere spiegato con la riduzione, avvenuta nel 2006, delle manifestazioni sportive e di conseguenza delle immissioni di fario adulte. Altra cosa da considerare è che l’elevato numero di uscite nella zona a campo gara è anche attribuibile ai pescatori che frequentano la zona dopo le competizioni per catturare le trote iridee rimaste. Questo fa si che si alzi notevolmente lo sforzo di pesca perché i pescatori, terminata la competizione debbono segnare l’uscita di pesca, ma essi non sono lì per catturare fario, bensì iridee, inoltre il disturbo che si verifica in occasione delle gare fa si che le fario presenti si “intanino” risultando difficilmente catturabili. Pertanto i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengano stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. Nelle stesse date nelle quali sono stati eseguiti i rilievi sui parametri chimico – fisici, è stato anche effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente nelle medesime stazioni I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti: Pioverna ramo ovest – Loc. Grassi Lunghi

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 22 19 3 0,16

Il rapporto giovani adulti in considerazione anche del periodo nel quale è stato effettuato il campionamento, appare piuttosto sbilanciato verso i giovani, pertanto l’esiguo numero di riproduttori rilevato (dei 3 adulti catturati solamente 1 era al di sopra della misura minima di 24 cm), porta a supporre che nella zona vi sia una elevata pressione di pesca. Il basso numero di riproduttori ha evidenti ripercussioni sulla riproduzione naturale che, con questi numeri, non è certo in grado di creare popolazioni in grado di automantenersi. In questi casi il ricorso al ripopolamento è inevitabile. Anche se risultati assai migliori potrebbero essere raggiunti intervenendo sulla pressione di pesca.

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Pioverna loc Grassi Lunghi- trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 22

Media 152.3Errore standard 10.5Mediana 150Moda 150Deviazione standard 49.1Minimo 70Massimo 255

Riepilogo statistico

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 152 mm (d.s.=49,1): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 255 mm. Il 95% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando forse una pressione di pesca elevata. L’istogramma di frequenza delle lunghezze sembra però mettere in evidenza due picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 4-8 cm, la seconda della classe 12-16 cm. Se quest’ultima dovesse corrispondere al 2° anno di età ne risulterebbe un accrescimento molto limitato, che spiegherebbe in parte la scarsità di soggetti superiori alla taglia legale. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. Come già evidenziato, il rapporto giovani adulti in considerazione anche del periodo nel quale è stato effettuato il campionamento, appare piuttosto sbilanciato verso i giovani. Pertanto l’esiguo numero di riproduttori rilevato (dei 3 adulti catturati solamente 1 era al di sopra della misura minima di 24 cm) porta a supporre evidenti ripercussioni sulla riproduzione naturale che, con questi numeri, non è certo in grado di creare popolazioni in grado di automantenersi. In questi casi il ricorso al ripopolamento è inevitabile. Pioverna ramo est – stazione di Cremeno - Loc. Capa nnine

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 33 27 6 0,22

Famiglia COTTIDAE

Cottus gobio Scazzone 8 = 8 =

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 145 mm (d.s.=62,6), quindi il campione è costituito in prevalenza da esemplari di piccola taglia. Il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 305 mm. Il 91% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), struttura che in questo caso potrebbe indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette in evidenza due picchi di frequenza, ai quali dovrebbero corrispondere due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 8-12 cm, la seconda della classe 16-20 cm. E’ interessante verificare che, a differenza della stazione di campionamento in località Grassi Lunghi, risulta assente il picco di frequenza della classe 4-8 cm. Ciò dovrebbe pertanto indicare una maggiore potenzialità di accrescimento presente in questo tratto di Pioverna. In questo caso la carenza di soggetti di taglia superiore a quella legale potrebbe

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essere effettivamente imputabile al prelievo di pesca. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti.

Pioverna loc. Capannine - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 33Media 145.3Errore standard 10.9Mediana 105Moda 100Deviazione standard 62.6Minimo 80Massimo 305

Riepilogo statistico

Anche nel ramo est si deve dunque constatare la presenza di pochi adulti di Trota fario, anche se il rapporto A/G ed il numero complessivo di individui rilevati è superiore. Inoltre nella stazione Capannine è stata rilevata la presenza di una discreta quantità di individui di Scazzone.

Torrente Pioverna - loc.CremenoTrota fario - Analisi delle classi di lunghezza

94.2

181

0 100 200 300lunghezza (mm)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

frequ

enza

(n°)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

frequ

enza

(n°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.520

frequ

enza

(n°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.520

frequ

enza

(n°)

Il discreto numero di soggetti prelevato consente in questo caso l’analisi di frequenza delle lunghezze, il cui risultato è illustrato nella figura allegata. Risultano evidenti le due classi di nascita, la prima con una lunghezza media di 94 mm (d.s.=18), la seconda con una L media di 181 mm

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(d.s.=24). E’ probabile che queste due classi rappresentino il 1° anno (17 soggetti) ed il 2° anno (11 soggetti) di età. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. Pioverna pianura – stazione di Taceno – Loc. Tartav alle

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 62 52 10 0.19

Famiglia COTTIDAE

Cottus gobio Scazzone 6 = 6 =

Non è un caso che la stazione di campionamento sia stata individuata in Località Tartavalle di Taceno, infatti qui si trova una garzaia che ospita alcune decine di nidi di Airone cenerino (Ardea cinerea). Sulla predazione esercitata da questo ardeide nei corpi idrici alpini e prealpini nei confronti della trota fario vi sono state parecchie polemiche e le opinioni sull’argomento sono le più disparate. Anche se è necessario precisare che non è certo tramite un intervento di elettropesca effettuato su circa 100 metri di torrente che si possono trarre conclusioni dotate di fondamento scientifico, nella stazione in analisi l’Airone non sembra arrecare particolari danni. Infatti in tutta la campagna dei censimenti effettuati per la stesura della carta ittica, la stazione di Taceno – Tartavalle è quella nella quale si è effettuato il maggior numero di catture di Trota fario, inoltre si è riscontrato un elevato numero di soggetti giovani, che sarebbero quelli più facilmente predabili dall’Airone ed un discreto numero di adulti, con un rapporto A/G prossimo alla normalità per un torrente assai frequentato dai pescatori. A tal proposito è interessante è considerare che solamente 3 individui sui 52 soggetti adulti censiti, superavano la misura minima di 24 cm per essere detenuti dai pescatori, il che porta a ipotizzare una pressione di pesca assai elevata.

Pioverna loc. Taceno - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 62Media mm 157.02Errore standard 6.46Mediana 160Moda 160Deviazione standard 50.84Minimo mm 70Massimo mm 300

Riepilogo statistico

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 157 mm (d.s.=50,84). Anche in questo caso il campione è costituito in prevalenza da esemplari di piccola taglia. Il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 300 mm. Il 95% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), evidenziando una struttura che in questo caso potrebbe essere imputabile ad un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette in evidenza due picchi di frequenza, ai quali dovrebbero corrispondere due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 8-12 cm, la seconda della classe 16-20 cm. Si sottolinea che i due picchi di frequenza sono perfettamente sovrapponibili a quelli rilevati nella

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stazione di Cremeno, ed è probabile che il secondo picco rappresenti la lunghezza media della classe di età 2 anni. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. Nella stazione di Taceno è stata anche eseguita una indagine volta a definire la struttura di popolazione.

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 62Media 1.13Errore standard 0.02Mediana 1.14Moda 1.17Deviazione standard 0.12Minimo 0.78Massimo 1.37

Riepilogo statistico

Dati scaglie

Lunghezza (mm) Età (anni) 125 1 120 1 170 2

210 3 215 3 230 3

E’ interessante verificare che anche in questo risulta assente il picco di frequenza in corrispondenza della classe 4-8 cm, rilevato nella stazione di campionamento in località Grassi Lunghi,. Ciò dovrebbe pertanto indicare una discreta potenzialità di accrescimento presente in questo tratto di Pioverna. La presenza di adeguate disponibilità alimentari è dimostrata dall’analisi del fattore di condizione K che risulta infatti superiore a 1, come evidenziato nella tabella allegata. In questo caso il discreto numero di soggetti prelevato consente l’analisi di frequenza delle lunghezze, il cui risultato è illustrato nella figura seguente. Risultano evidenti le due classi di nascita, la prima con una lunghezza media di 96 mm (d.s.=15), la seconda con una L media di 165 mm (d.s.=14) e la terza con una L media di 204 mm (d.s.=16). L’analisi del campione di scaglie sembra confermare questa distribuzione, anche se l’accrescimento dal 2° al 3° anno appare piuttosto limitato (4 cm) rispetto a quello precedente (10 cm dal 1° al 2° anno).

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Torrente Pioverna - Località TacenoTrota fario - analisi di frequenza delle lunghezze

r^2=0.991392 SE=0.590698 F=115.167

96.2

165

204

0 100 200 300lunghezza (cm)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

Pioverna foce – stazione di Bellano – Loc. ponte SP 62

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 84 61 23 0,38

Famiglia COTTIDAE

Cottus gobio Scazzone 2 = 2 =

Famiglia CIPRINIDAE

Leuciscus souffia muticellus

Vairone 40 29 11 =

Questa stazione di rilevamento è posta poco dopo la restituzione delle acque al Torrente Pioverna che vengono prelevate prima dell’inizio della Val Muggiasca a Taceno e si trova a circa 500 metri dalla sua foce nel Lario. La Trota fario è la specie prevalente seguita dal Vairone e da alcuni individui di Scazzone; il rapporto A/G per la Trota fario è nella norma il considerazione della attività di pesca praticata nella zona.

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Pioverna loc.Bellano - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

10

20

30

40

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 84Media 151.1Errore standard 6.7Mediana 125Moda 110Deviazione standard 61.5Minimo 75Massimo 320

Riepilogo statistico

La lunghezza media del campione di trota fario catturato è pari a 151 mm (d.s.=61,5). Anche in questo caso il campione è costituito in prevalenza da esemplari di taglia inferiore a 20 cm. Il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 32 cm. Il 92% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), evidenziando una struttura che in questo caso potrebbe essere imputabile all’attività di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette anche in questo caso in evidenza i due picchi di frequenza, il primo in corrispondenza della classe 8-12 cm ed il secondo della classe 16-20 cm. Si sottolinea che i due picchi di frequenza sono sovrapponibili a quelli rilevati nella stazione di Cremeno e di Taceno. L’elevato numero di soggetti prelevato consente in questo caso l’analisi di frequenza delle lunghezze, il cui risultato è illustrato nella figura allegata. Risultano evidenti le due classi di nascita, la prima con una lunghezza media di 105 mm (d.s.=18), la seconda con una L media di 194 mm (d.s.=24).

Torrente Pioverna- stazione BellanoTrota fario - distribuzione lunghezze

105

194

0 100 200 300lunghezza (mm)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

5

10

15

20

25

frequ

enza

(n°9

5

10

15

20

25

frequ

enza

(n°9

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E’ probabile che queste due classi rappresentino il 1° anno (49 soggetti) ed il 2° anno (26 soggetti) di età. In assenza del campione di scaglie di riferimento non è però possibile verificare le età corrispondenti. Nella stazione di Bellano è stata indagata più in dettaglio anche la struttura della popolazione di Salmonidi.

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 84Media 1.17Errore standard 0.01Mediana 1.17Moda 1.23Deviazione standard 0.14Minimo 0.88Massimo 1.51

Riepilogo statistico

I In questo caso la popolazione di trota fario appare quindi ben strutturata. Un importante fattore di equilibrio è certamente rappresentato dalle notevoli disponibilità alimentari di questa stazione del Pioverna, come già evidenziato dalle analisi sui macroinvertebrati bentonici. Un’ulteriore conferma di quanto sopra esposto è ricavabile dall’analisi del fattore di condizione K, che segnala un valore medio elevato (K=1,17), nettamente superiore all’unità. Ciò indica pertanto che i soggetti prelevati si presentano in uno stato di nutrizione ottimale.

15.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca RECENTE

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lario e quindi anche nell’ultima parte del Torrente Pioverna è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris) che certamente un tempo frequentava questo tratto nel periodo riproduttivo.

15.4. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

15.4.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

E’ presente un insediamento produttivo da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente. Inoltre è da evidenziare la presenza di un ulteriore insediamento produttivo, ubicato in prossimità del Torrente, da cui decadono dei reflui di natura industriale che vengono scaricati nel canale Seriola che defluisce nel Torrente Pioverna sponda destra a Cortenova.

b - REFLUI URBANI

Sono presenti due impianti di depurazione che recapitano direttamente le acque reflue urbane nel Torrente. I parametri chimico fisici e i dati provenienti dall’indagine I.B.E. confermano ciò che già si presumeva, ossia alcune criticità dovute allo scarico del depuratore di Taceno. Questo impianto tratta i reflui civili provenienti dai comuni di Pasturo, Introbio, Primaluna, Cortenova, Parlasco, Taceno, Crandola Valsassina, Margno, Casargo ed ha una potenzialità complessiva di progetto pari a 26.000 A.E:; attualmente all’impianto sono addotti liquami per una potenzialità complessiva pari a 16.000 A.E: di cui 7.440 fluttuanti

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La criticità è acuita dal fatto che lo scarico del depuratore si trova a poche decine di metri dalla presa E.N.E.L. di Taceno; ciò fa si che le acque provenienti dal depuratore che, per quanto depurate, hanno ancora un residuo carico organico, vengano convogliate all’interno della galleria che alimenta il bacino E.N.E.L. di Bonzeno. Da questo poi si giunge alla centrale idroelettrica di Bellano, al quale immette direttamente in una nuova derivazione a fini idroelettrici che rilascia in prossimità del ponte ferroviario di Bellano (fotografia “rilascio delle acque prelevate a Taceno”), a poche centinaia di metri dalla foce del torrente nel Lario. Di conseguenza, le acque con ancora u certo carico organico percorrono il tragitto di circa cinque chilometri compreso fra la presa di Taceno e la restituzione in Pioverna, all’interno di tunnel o di condotte forzate ove non possono avvenire i comuni processi ossidativi che consentirebbero la naturale autodepurazione. La conseguenza è che la qualità delle acque dell’ultimo tratto del torrente scende a volte a livelli appena accettabili, come documentato dalla fotografia sottostante, specialmente nel periodo estivo, quando la Valsassina è frequentata da molti turisti.

Gli impatti maggiori si registrano in Val Muggiasca poiché in occasione dei temporali estivi o di periodi di fermo della centrale E.N.E.L., le acque percorrono la valle, poi però terminata la piena o riattivata la centrale idroelettrica, il flusso idrico si arresta e di conseguenza le acque ricche di sostanza organica rimangono in una situazione semi stagnante nelle buche della Val Muggiasca, i batteri mineralizzando la sostanza organica riducono a livelli minimi l’ossigeno disciolto rendendo l’ambiente inadatto alla sopravvivenza della fauna ittica che non potendo fuggire poiché imprigionata nelle pozze, è destinata a soccombere.

Bellano: Torrente Pioverna agosto 2007

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15.4.2. - Prelievi idrici

Dal punto di vista delle derivazioni idriche il Torrente Pioverna è abbastanza “fortunato” nel senso che la maggior parte del suo corso (da Pasturo a Taceno) si trova all’interno di una valle che ha una bassa pendenza, questo fa si che non vi siano le condizioni per realizzare derivazioni a scopo idroelettrico. Però appena le pendenze lo consentono, il torrente è interamente derivato. La prima derivazione si trova in comune di Taceno il località Tartavalle, come descritto in precedenza da qui le acque del torrente sono incanalate in una galleria lunga circa 3 Km per giungere al Bacino di carico della centrale di Bellano. Allo scarico della centrale di Bellano vi è la presa della centrale “ex Cotonificio Cantoni” di proprietà della società Hydro Energy Power, che restituisce a livello del ponte ferroviario a circa 500 dalla foce del Lario. In realtà sono due le opere di presa che afferiscono a quest’ultima centrale, l’altra si trova a monte della restituzione della centrale E.N.E.L. e capta quel poco di acqua che alcune valli laterali portano nel torrente. La media di metri cubi annui di acqua derivata è 62.656.000 e la lunghezza tratto di torrente in asciutta è 5.670 metri.

Presa E.N.E.L. di Taceno

Presa intermedia Hydro Energy Power Si noti come in entrambe i casi l’acqua viene completamente derivata.

15.4.3. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione de l regime idrologico

Meritano menzione due situazioni: La prima si verifica nel tratto pianeggiante della Valsassina nel quale periodicamente vengono effettuati interventi di manutenzione idraulica che consistono nella rimozione della vegetazione di sponda e nel livellamento dell’alveo, senza entrare nel merito di competenze di altri enti è indubbio che tali interventi hanno pesanti impatti sul popolamento ittico.

Primaluna: alveo del Torrente Pioverna dopo un intervento di manutenzione idraulica, si noti

l’assenza di vegetazione, l’habitat “monotono” e la mancanza di aree di rifugio. La seconda riguarda lo stato di semi canalizzazione nel quale si trova l’ultimo tratto del torrente all’interno dell’abitato di Bellano. Qui l’alveo è racchiuso all’interno di pareti verticali, i flussi idrici sono laminari e la vegetazione è completamente assente.

Torrente Pioverna all’interno dell’abitato di Bellano

15.5. - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA Lungo l’alveo del Pioverna sono parecchie le interruzioni della continuità biologica, esse sono costituite: • dalle opere di presa descritte in precedenza, che derivando tutta l’acqua del torrente

costituiscono logicamente anche delle interruzioni.

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• dalle numerose briglie che non sono state realizzate in modo tale da assicurare la continuità biologica e da consentire la risalita della fauna ittica.

• da cascate naturali che si trovano nel tratto impervio della Val Muggiasca.

Per quanto concerne le interruzioni artificiali, possiamo distinguere interruzioni nel tratto pianeggiante della Valsassina date da briglie che impediscono movimentazioni della fauna ittica in senso valle – monte e l’interruzione che impedisce gli spostamenti in risalita dal Lario data dalla briglia che si trova in prossimità della foce. Le interruzioni della continuità biologica presenti sul Pioverna verranno ora descritte in dettaglio:

1. La briglia di protezione del ponte di Prato San Pietro che presenta un dislivello di 1,5 metri ed una lunghezza di 45 metri. Questa struttura sarebbe facilmente superabile se alla base del salto non vi fosse un selciatone in calcestruzzo che di fatto impedisce alle trote di prendere lo slancio per superare lo sbarramento.

2. La briglia di protezione del ponte di Cortenova. In realtà le briglie sono due, una a monte del ponte ed una poco più a valle. La prima è larga 28 metri ed ha un dislivello di 1,5 metri. La seconda ha la stessa lunghezza ma ha un dislivello di 2 metri.

Pioverna Cortenova: briglia a monte del ponte.

Pioverna Cortenova: briglia a valle del ponte Entrambe sono difficilmente superabili dalla fauna ittica in risalita a causa dei flussi laminari che si generano nella parte in pendenza. 3. La Briglia di Protezione del ponte di Bindo, lunga 43 metri, con un dislivello di 2 metri e

costruita in massi cementati.

Pioverna Cortenova: briglia di protezione del ponte di Bindo.

Come nei casi precedenti anche questo sbarramento è difficilmente superabile dalla fauna ittica in risalita a causa dei flussi laminari che si generano nella parte in pendenza. 4. La briglia in località Piano in comune di Cortenova lunga 53 metri ed alta 4,5 metri. La briglia

è in via di ristrutturazione su indicazioni del Servizio Pesca ed attualmente non è superabile dalla fauna ittica.

Pioverna Cortenova: briglia danneggiata.

5. La Briglia che si trova in comune di Taceno a monte del depuratore è lunga 64 metri ed ha

un dislivello di 5 metri. La struttura che è suddivisa in due scivoli ravvicinati, non è superabile dalla fauna ittica poiché lo scivolo verso valle è danneggiato e presenta un salto di circa 2 metri; mentre lo scivolo a monte presenta flussi laminari nella parte in pendenza che è lunga circa 3 metri.

Pioverna Taceno, briglia a monte del depuratore: panoramica

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6. Briglia di protezione della saracinesca in comune di Taceno Località Tartavalle. Questo sbarramento è difficilmente superabile a causa di uno scivolo lungo 9 metri su un dislivello di 5 metri, nel quale si generano correnti laminari molto forti.

7. Se il campionamento della fauna ittica nella stazione di Bellano fosse stato eseguito nel

periodo primaverile, oltre alla Trota fario, al Vairone ed allo Scazzone, si sarebbero certamente trovate anche altre specie ittiche, infatti se il lago è sufficientemente alto i pesci riescono a superare la briglia che si trova in prossimità della foce e a sfruttare gli ampi ghiaieti per la riproduzione. Non va poi dimenticato che le acque fresche e ricche di alimento dei tributari al lago vengono sfruttate da numerose specie ittiche anche in altri periodi del ciclo vitale. Prima che negli anni ottanta venisse realizzata la briglia in prossimità della foce questo tratto di torrente veniva utilizzato da numerose specie per l’accoppiamento come: l’Agone, il Cavedano, la Bottatrice, il Coregone e soprattutto la Trota lacustre, specie che ha notevoli difficoltà a trovare zone ove potersi riprodurre. Purtroppo sono rari gli anni nei quali il livello (alto) del lago coincide con l’esigenza di risalita delle specie ittiche che potrebbero beneficiare di questo ambiente, dopo alcuni anni l’evento si è verificato nel periodo maggio – giugno 2007, nell’occasione è stato possibile osservare parecchi Cavedani ed Agoni in frega.

15.5.1. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Occorre prestare parecchia attenzione al costante aumento della popolazione di Airone cenerino (Ardea cinerea) , infatti capita spesso di vedere individui in azione di predazione che evidentemente è attuata nei confronti della Trota fario.

Tuttavia occorre precisare che: • Attualmente non è ancora stato dimostrato che la predazione operata dagli ardeidi abbia un

impatto significativo sulla popolazione diTrota fario nel Pioverna. • L’attività di predazione viene estremamente facilitata dagli interventi di manutenzione

idraulica, come il livellamento dell’alveo e la rimozione della vegetazione di sponda, che periodicamente sono attuati nell’alveo del torrente. Tali interventi eliminano sistematicamente le aree di rifugio ed i tratti con profondità e correnti che non permetterebbero la predazione. Inoltre l’eliminazione della vegetazione di sponda favorisce gli spostamenti lungo l’asta del torrente di questi uccelli predatori che sono noti per essere tutt’altro che agili. La predazione poi viene ulteriormente facilitata dalla sensibile riduzione delle portate idriche causata dalle derivazioni idroelettriche.

• I dati forniti dal campionamento di fauna ittica eseguito nella stazione di Taceno – Tartavalle, non possono certo consentire di escludere eventuali impatti negativi della predazione esercitata dall’Airone, tuttavia l’indicazione fornita sembra ridimensionare le opinioni più pessimistiche al riguardo.

Altra specie che potenzialmente potrebbe arrecare danni al poplamento ittico o meglio alla sua riproduzione è il Germano reale (Anas platyrhynchos) ed ibridi . Questa specie che si è diffusa notevolmente nell’ultimo vetennio dapprima nel Lario, poi ha iniziato a colonizzare il tratto terminale di tutti tributari al Lario con popolazioni stabili costituite da nuclei che in alcuni casi superano la decina di individui.

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I danni, probabili ma ancora tutti da verificare, sarebbero dati dal fatto che le aree di frega sono facilmente individuabili da questi uccelli, i quali vengono spesso osservati nell’atto di “brucare” i ciottoli o la ghiaia nelle zone di deposizione. Nel caso di specie ittiche che depongono un gran numero di uova, come i ciprinidi, i clupeidi, o i coregoni, gli impatti della predazione delle uova dovrebbero essere trascurabili. Però nel caso di altre specie ittiche, le ripercussioni potrebbero essere anche gravi, le trote (fario, lacustre e marmorata) ad esempio: • depongono poche uova (200 - 300 per kg di femmina) quindi una trota fario femmina di due

anni non depone più di 100 uova. • depongono uova molto grandi che a seconda delle dimensioni della femmina oscillano da

0,5 a 0,8 mm. • Hanno periodi di schiusa molto lunghi che a seconda della temperatura dell’acqua oscillano

dai 35 ai 45 giorni. • costruiscono veri e propri nidi pulendo la ghiaia in tratti con poca acqua e deboli correnti. • L’adulto rimane a lungo sul nido a vegliare le uova. Tutti questi fattori fanno si che i nidi vangano facilmente individuati dagli uccelli oofagi e che di conseguenza la loro azione abbia pesanti ripercussioni sulla riproduzione naturale.

Le chiazze chiare indicate dalle frecce sono “nidi” di trota fario

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

L’unica specie ittica alloctona presente nel Torrente Pioverna è la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa nei Campi Gara e nella Zona a Pronta Pesca che occupano la maggior parte del tratto pianeggiante della Valsassina. Gli eventuali danni ai pesci autoctoni sono rappresentati dalla predazione nei confronti dei giovani, dall’eventuale trasmissione di patologie e dalla competizione alimentare. Per minimizzare eventuali danni provocati dalla predazione dei giovani di Trota fario, non vengono autorizzate manifestazioni sportive, e quindi immissioni nella settimana antecedente ed in quella successiva all’epoca di chiusura della pesca (prima domenica di ottobre – ultima di febbraio). Poiché l’Iridea è assai meno diffidente della Fario ed assai più vorace viene facilmente catturata, pertanto sono ben pochi gli individui che rimangono nel torrente nel periodo invernale. Per evitare la trasmissione di eventuali patologie, in ossequio alle disposizioni vigenti, tutto il materiale immesso deve essere accompagnato da adeguata certificazione sanitaria. In ragione della buona produttività del Torrente Pioverna non si ritiene che la Trota iridea causi fenomeni di competizione alimentare nei confronti della Fario che siano tali da generare interferenze negative.

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AFFLUENTI DEL TORRENTE PIOVERNA

Gli affluenti del torrente Pioverna possono essere suddivisi in base alle portate e sulla densita di popolazione di trota fario, pertanto questi tributari saranno trattati in modo più o meno approfondito a seconda della loro importanza.

16. - I PICCOLI TRIBUTARI DEL TORRENTE PIOVERNA

Si tratta di piccoli affluenti del Pioverna, come: la Val grande di Bindo, la Val Fusa, la Val Molinera, la Valle del Lupo, il Torrente Lavagioli, la Valle di Baiedo, il Torrente Grinzone ed il Torrente Cornisella, che in ragione delle loro portate piuttosto ridotte, sono raramente interessati da attività di pesca, tuttavia la loro importanza ecologica non va sottovalutata poiché in occasione di alcuni sopralluoghi è stata verificata la presenza di popolazioni di Trota fario che evidentemente sono in grado di automantenersi. Segue una breve descrizione di questi corpi idrici iniziando dal primo che si incontra risalendo il Pioverna. Nel corso dell’anno 2005 un periodo prolungato di siccità ha provocato l’asciutta del torrente Cornisella che pertanto non sarà trattato

16.1. - LA VAL GRANDE DI BINDO

Cosiddetta perché confluisce nel Pioverna a Bindo ed è piuttosto ampia, tuttavia questo torrente ha delle portate assai ridotte e la fauna ittica è piuttosto rara.

Nasce in località Alpe d’Oro posta sul versante valsassinese del Cimone di Margno, il tratto fra la S.P. 72 e la confluenza in sponda destra del Pioverna, spesso è asciutto, il tratto ove è presente la Trota fario si trova sopra Bindo e non supera i 500 metri, poi le portate si fanno troppo esigue per sostenere la sopravvivenza dei salmonidi.

16.2. - LA VAL FUSA E LA VAL MOLINERA

Si tovano entrambe in comune di Primaluna, la Val fusa scorre nella frazione di Cortabbio mentre la Val Molinera attraversa l’abitato di Primaluna, nell’ultima parte prima della confluenza in sponda destra del Pioverna, entrambe sono spesso asciutte.

Val Fusa Val Molinera

Superata la parte semi-pianeggiante dove i torrenti spesso sono in sub-alveo, le portate sono più che sufficienti per sostenere la presenza di popolazioni di Trota fario.

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16.3. - LA VALLE DEL LUPO

Percorrendo la S.P. 72 da Ballabio, poco prima dal bivio per Barzio, si passa su un ponticello che attraversa la Valle del Lupo, pochi metri dopo essa confluisce in sponda destra, nel ramo proveniente dai Grassi lunghi del Pioverna. In questo tratto la valle appare piuttosto povera di acqua ed in alcuni anni secca completamente, tuttavia risalendola per alcune centinaia di metri la sua portata idrica aumenta sensibilmente.

La Valle del Lupo in prossimità dell’abitato di Maggio.

In questo tratto la Valle del Lupo presenta un continuo alternarsi di salti e buche, scavate nella roccia, che ospitano un buon popolamento di trote.

16.4. - IL TORRENTE LAVAGIOLI

Si tratta di una piccola valle che si immette in sponda destra del ramo occidentale del Pioverna, presenta elevate pendenze con cascatelle che alimentano delle pozze scavate nella roccia che possono essere anche piuttosto profonde nelle quali è stato possibile rilevare la presenza della Trota fario.

Valle Lavagioli

16.5. - LA VALLE DI BAIEDO

Si tratta di una piccola valle che scorre nelle vicinanze di Baiedo, frazione di Pasturo e si immette nel Torrente Pioverna in sponda idrografica sinistra nelle vicinanze della località nota come “Ponte della Cademartori”, dopo aver compiuto un alta cascata che nel periodo invernale spesso è ghiacciata.

Valle di Baiedo

Nel tratto sopra la cascata la valle presenta delle piccole buche con un discreto popolamento di Trota fario.

16.6. - IL TORRENTE GRINZONE

Scorre parallelo alla Valle di Baiedo attraversando l’abitato di Pasturo. Nel tratto a valle, del paese, prima che esso si immetta ne Pioverna al di sopra della località “Ponte della Cademartori”, presenta un buon popolamento di Trota fario.

Torrente Grinzone in prossimità del cimitero di Pasturo

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Gli ultimi 300 metri del torrente prima della sua immissione in sponda idrografica sinistra nel Pioverna si presentano racchiusi in uno stretto canale è sono poco idonei alla sopravvivenza della fauna ittica

Tottente Grinzone poco prima dell’ immissione nel Pioverna

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17. - I GRANDI TRIBUTARI DEL TORRENTE PIOVERNA

Si tratta di torrenti con portate assai superiori rispetto a quelli trattati in precedenza, risalendo il Pioverna troviamo: il Torrente Resina, il Torrente Maladiga che si immettono a Taceno, il Torrente Rossiga a Cortenova, La Valle dei Molini a Prato San Pietro, le Merette a Cortenova, il Troggia e l’Acquaduro a Introbio e il Bobbia al confine tra Pasturo e Introbio.

Alcuni di questi torrenti sono anche molto importanti per l’entità del popolamento ittico e l’attività di pesca, su di essi si sono ulteriori approfondimenti.

17.1. - IL TORRENTE RESINA

E’ un affluente di destra del Pioverna, più precisamente il primo immissario risalendo dopo lo sbarramento di Taceno.

Torrente Resina a Taceno Resina presso la S.P. 62: tratto cementificato

Il Resina scende dal versante meridionale del monte di Muggio con un percorso piuttosto tortuoso e con pendenze abbastanza elevate. Le portate di questo torrente non sono molto elevate, tuttavia presenta un buon popolamento ittico, dato esclusivamente da Trota fario, specialmente nell’ultimo tratto che misura circa un chilometro. Da segnalare alcuni fattori di alterazione ambientale come la presenza di tratti di alveo cementificati e canalizzati in prossimità del ponte della S.P. 62 e la presenza di una briglia nel punto di immissione nel Pioverna che impedisce la risalita della fauna ittica.

I Torrente Resina nel punto di immissione nel Pioverna.

17.2. - IL TORRENTE MALADIGA

Confluisce nel Pioverna circa 100 metri a monte del Resina.

Il Torrente Maladiga sopra a Taceno Torrente Maladiga vicino alla foce

Il Maladiga raccoglie una serie di valli che scendono dal versante orientale del monte Muggio e da quello occidentale del Cimone di Margno, il tratto dove è presente la Trota fario è lungo circa 2 chilometri ed è quello compreso fra l’abitato di Margno e l’immissione nel Pioverna, più a monte le portate sono troppo ridotte.

Maladiga in prossimità della S.P. 62 Maladiga a Taceno

Anche in questo caso si deve segnalare la presenza di tratti cementificati, come nel caso di quello in prossimità del ponte della S.P. 62 e di tratti canalizzati come nel tratto che attraversa l’abitato di Taceno.

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Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Corpo idrico: Maladiga Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 100 300 100 200 200 1000

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 8 24 13 6 12

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 13 16 9 3 5

Si può notare che nel corso dell’anno 2007 sono state immessi molti esemplari di Trota fario, il motivo di tale immissione è da attribuirsi al fatto che nel corso di quest’anno si sono compiuti interventi di manutenzione idraulica nell’alveo del torrente che inevitabilmente hanno avuto ripercussioni sul popolamento ittico, pertanto si è ritenuto opportuno aumentare l’entità delle immissioni.

17.3. - IL TORRENTE ROSSIGA

L’imponente frana che si è abbattuta nel novembre del 2002 sull’abitato di Cortenova ha anche interessato l’alveo del Torrente Rossiga che di conseguenza ha subito pesanti danni ed è stato necessariamente oggetto di importanti interventi di manutenzione idraulica.

Torrente Rossiga a Cortenova.

Prima di procedere alla reintroduzione di fauna ittica nella zona è necessario attendere che la situazione si stabilizzi, tuttavia al di sopra dell’area interessata dalla frana è presente un discreto popolamento di Trota fario e a luglio 2007 si è immesso del novellame.

17.4. - LA VALLE DEI MOLINI DI PRATO SAN PIETRO

Questa valle nasce sul versante valsassinese della Grigna e come Meria ed Esino che scendono dal versante lariano di questa montagna, presenta acque piuttosto “povere”, ossia prive di quei sali nutritivi che favorendo lo sviluppo di vegetazione acquatica danno il via allo sviluppo degli invertebrati che costituiscono il cibo per la fauna ittica.

Val dei Molini sopra Prato San Pietro: si noti l’assenza di copertura perifitica sui ciottoli.

La Val dei Molini ha buone portate idriche ed è il principale affluente di sinistra del Pioverna ed il suo secondo immissario, per quantità di acqua fornita, dopo il Troggia.

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Le portate e la presenza di una copiosa vegetazione sulle sponde, permettono di sopperire in parte alla carenza di nutrienti nelle acque, pertanto è possibile rilevare la presenza della Trota fario unicamente nel tratto a monte dell’abitato di Prato San Pietro a risalire per circa trecento metri. A monte di questo tratto e valle dell’abitato la valle tende ad andare in sub-alveo e pertanto spesso è secca. Valle dei Molini in secca all’interno dell’abitato di Prato San Pietro, questa immagine è stata ripresa lo stesso giorno delle fotografie soprastanti. Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Corpo idrico: Val dei Molini - P. S. Pietro Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

0 0 200 100 200 0 Catture

2002 2003 2004 2005 2006

0 0 1 0 4 Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

0 0 1 0 2 Si può notare che il torrente non viene praticamente frequentato dai pescatori e che le catture sono piuttosto limitate.

17.5. - LE MERETTE

Le merette rappresentano un ambiente piuttosto particolare nel paesaggio alpino della Valsassina, infatti come caratteristiche di portata idrica, di temperatura delle acque e di habitat, le Merette sono molto simili ad un fontanile più che ad un torrente alpino.

Merette: panoramiche

Questi torrentelli infatti nascono da una serie di risorgive che scorrono nella zona pianeggiante che si trova sul versante opposto all’abitato di Cortabbio, frazione di Primaluna. Alcune di queste vallette, dopo aver fornito acqua ad una troticoltura, si uniscono ad altre risorgive confluendo in un unico grande ramo, lungo circa un chilometro, che si immette in sponda sinistra nel Torrente Pioverna poco al di sopra del ponte di Prato San Pietro. Il popolamento ittico delle Merette è dato prevalentemente dalla Trota fario, è però anche segnalata la presenza del Temolo che era stato introdotto in via sperimentale negli anni 90’. Nel corso del 2007 in questi corpi idrici sono stati immessi 500 esemplari di temolini con taglia di 12 - 15 centimetri. La fitta vegetazione presente lungo il corso di questi corpi idrici rende l’attività di pesca assai difficoltosa ed infatti libretti segnapesci dei pescatori dilettanti non sono riportate catture ed uscite di pesca su queste valli.

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18. - IL TORRENTE ACQUADURO

Nasce dalla confluenza di una serie di valli che convergono in località Daggio, le due più grandi sono note come Daggio e Toeggiolo. Dopo un percorso di circa quattro chilometri l’Acquaduro si immette nel Pioverna a valle dell’abitato di Introbio. Questo torrente, nella sua parte terminale tende spesso ad andare in sub-albeo.

Acquaduro a Introbio Acquaduro a Daggio

18.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nella Stazione di campionamento di Introbio. data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1535316 Y 5090943

12,1 8,2 10,5 100 113

Il torrente Acquaduro mostra condizioni simili a quelle del vicino torrente Troggia. La temperatura risulta pari a 12,1°, evidenziando condizioni tipic he di acque a salmonidi. E’ invece da rilevare un valore molto contenuto di conducibilità elettrica (113 µS/cm), sovrapponibile a quello della stazione di valle del Troggia (109 µS/cm). tale valore risulta prossimo al minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati come evidenziato dalla figura. Ciò mette pertanto in evidenza una concentrazione di sali disciolti molto limitata, collegabile anche in questo caso alle caratteristiche geologiche del bacino imbrifero non costituito da rocce carbonatiche. La carenza di sali disciolti potrebbe influire negativamente sulle potenzialità produttive di questo corso d’acqua. Nonostante la probabile carenza di carbonati il pH mostra un valore leggermente alcalino (8,2 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,5 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore che indica un livello di completa saturazione (100%).

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Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

113

0100200300400500600700800

18.2. - VOCAZIONI ITTICHE

18.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002-2006. Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Acquaduro Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

200 500 200 300 300 200 Catture

2002 2003 2004 2005 2006 29 63 9 8 11

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 21 27 9 10 8

Si può notare che il Torrente Acquaduro è scarsamente frequentato dai pescatori, specialmente a partire dall’anno 2004 nel quale le uscite di pesca e di conseguenza le catture, hanno subito un drastico calo. Nella stessa data nella quale è stata eseguito il rilievo sui parametri chimico – fisici è stato anche effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente. I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti:

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Acquaduro: Stazione di Introbio

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 5 3 2

Famiglia COTTIDAE

Cottus gobio Scazzone 12 = 12

I dati disponibili per questo corso d’acqua sono troppo limitati per ricavare delle utili indicazioni gestionali. Durante l’indagine sono stati censiti pochi individui in rapporto alle disponibilità di habitat, pertanto il rapporto A/G non ha alcuna rilevanza. Il dato significativo è appunto che si sono catturati pochissimi individui. Le motivazioni che stanno alla base di tali esiti sono molto probabilmente attribuibili alla scarsa produttività del bacino causata principalmente dalla scarsità di acqua. Infatti poco a monte della stazione di campionamento vi è la restituzione di una centrale idroelettrica che preleva in prossimità delle sorgenti. Poi sempre alle sorgenti sono presenti altre derivazioni operate da una nota ditta di acque minerali. Di conseguenza la maggior parte del torrente è in asciutta. In seguito l’argomento sarà ulteriormente approfondito. Interessante la presenza dello Scazzone, questa specie probabilmente risale il tratto semi pianeggiante che va da introbio al Pioverna.

18.2.2. - Vocazione naturale

In considerazione delle caratteristiche tipiche del torrente alpino la fauna ittica vocazionalmente presente nel corpo idrico è quella riscontrata nel corso del campionamento.

18.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca RECENTE

Nel Torrente Acquaduro non vi sono specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoca recente.

18.4. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

18.4.1. - Apporti di inquinanti

In ragione dell’area boschiva nella quale scorre il torrente dove non sono presenti ne centri abitati ne attività antropiche, non si riscontrano fattori di alterazione ambientale riconducibili ad apporti di inquinanti.

18.4.2. - Prelievi idrici

Come accennato in precedenza, nella zona delle sorgenti del torrente sono presenti alcune opere di presa che portano le acque destinate all’imbottigliamento fino ad Introbio. Poi si trova un opera di presa che porta le acque derivate fino ad una centrale idroelettrica che si trova ad Introbio, dopo quest’opera di presa l’Acquaduro è praticamente asciutto. I prelievi idrici rappresentano indubbiamente il maggior problema per le comunità biotiche presenti nel torrente.

18.4.3. - 2.2.5.4.5 Elementi interferenti con le popolazioni delle specie ittiche autoctone

Non si segnalano elementi di interferenza attribuibili alla presenza di avifauna ittiofaga o specie ittiche alloctone che causino effetti negativi alla popolazione ittica del torrente.

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155

Acquaduro: opera di presa idrica Acquaduro dopo l’opera di presa

18.4.4. - Modificazioni delle sponde ed interruzione della co ntinuità biologica

Oltre all’ opere di presa idrica descritta in precedenza che captando completamente la risorsa idrica costituisce una netta interruzione della continuità biologica, si possono individuare dei tratti con sponde cementificate ed alcune briglie nel percorso che scorre all’interno dell’abitato di Introbio fino alla foce nel Torrente Pioverna.

Acquaduro ad Introbio

18.5. - IL TORRENTE BOBBIA

Questo torrente si immette in sponda idrografica destra in comune di Barzio, proprio di fronte all’abitato di Pasturo. Si tratta di un corpo idrico con un percorso relativamente breve che potenzialmente sarebbe in grado di offrire habitat idonei per la fauna ittica poco al di sotto del piazzale dal quale parte la funivia che porta ai Piani di Bobbio. La presenza di un opera di presa sottrae la maggior parte delle acque per restituirle circa 200 metri prima dell’immissione nel Torrente Pioverna.

Torrente Bobbia poco prima della foce nel Pioverna con

tutta la sua acqua Torrente Bobbia nel tratto derivato

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: - Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. - Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002 - 2006. Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

0 0 0 100 200 200 Catture

2002 2003 2004 2005 2006 0 0 0 8 2

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 0 0 0 8 18

I dati esposti indicano che il Torrente Bobbia non viene praticamente frequentato dai pescatori e che in occasione delle uscite di pesca le catture sono moto rare. In questo caso non ci sono dubbi circa gli elementi che interferiscono sullo sviluppo del popolamento ittico nel torrente.

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156

18.6. - PRELIEVI IDRICI

Nella zona sottesa alla derivazione le portate sono tali da non offrire condizioni idonee allo sviluppo di popolazioni ittiche in grado di auto-mantenersi.

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19. - IL TORRENTE TROGGIA

E’ per portata idrica, il terzo torrente della Provincia di Lecco dopo Pioverna e Varrone, ed è anche il principale affluente del Pioverna nel quale si immette in sponda destra, all’altezza del comune di Introbio, il bacino del Troggia è lungo circa quattordici chilometri, ma la fauna ittica è presente in circa nove chilometri.

Il tratto di Troggia compreso fra la cascata di Introbio e cento metri a monte della località “Seconda sbarra” pur essendo molto bello, risente negativamente di derivazioni idriche che riducono sensibilmente la sua portata idrica che saranno trattate in seguito; di conseguenza i tratti più idonei per la fauna ittica sono: quello presso l’abitato di Introbio (foto sopra), dove per la presenza di un campo gara è riscontrabile anche la presenza di trote iridee ed il tratto che inizia a circa cento metri a monte della località “Seconda barra”.

Torrente Troggia: la cascata presso l’abitato di Introbio

Torrente Troggia a monte della Località Torrente Troggia: Bocca di Biandino

seconda sbarra

Da questo punto si può risalendo il Torrente Troggia per circa 1,5 chilometri si raggiunge la località nota come “Bocca di Biandino” chiamata così perché in questo punto si apre un ampia valle di origine glaciale detta appunto Val Biandino. Nel tratto compreso fra la “Seconda barra” e la Bocca di Biandino il torrente presenta ottime portate, la pendenza è discreta pertanto troviamo con un continuo alternarsi di cascate e buche.

Torrente Troggia in Val Biandino

La Val Biandino è fuori da ogni dubbio uno dei luoghi più belli del territorio provinciale, è lunga circa 4 chilometri e termina alle pendici del Pizzo dei Tre Signori (m. 2558) monte che segna il confine fra le province di Lecco, Sondrio e Bergamo. Il torrente in Val Biandino scorre in un tratto semi pianeggiante contornato da prati e pascoli, la cui presenza fornisce un notevole apporto alimentare alle trote le quali presentano accrescimenti notevoli nonostante l’altitudine. All’interno della Val Biandino dopo circa 800 metri, nella località detta “Madonna delle nevi”, inizia una zona di Protezione e Ripopolamento che giunge fino alle sorgenti, in questo tratto sono presenti i riproduttori che vengono utilizzati per ottenere il novellame immesso con i ripopolamenti su tutto il territorio provinciale.

Veduta dall’alto della Val Biandino

Partendo dalle sorgenti del Torrente Troggia in una località nota come “Le Baite di Sasso” è possibile arrivare al Lago di Sasso che assieme ai laghi di Deleguaggio è l’unico lago alpino del territorio provinciale.

19.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nelle due stazioni di campionamento individuate sul Troggia.

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158

Troggia Località Prima Sbarra (sotteso da derivazio ne); data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1535717 Y 5092467

13,5 8,1 9,5 101 109

Per quanto riguarda la temperatura il torrente Troggia in località 1° sbarra segnala un valore intermedio tra i corsi d’acqua analizzati, pari a 13,5°C, mantenendo comunque condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. Anche il pH mostra un valore intermedio (8,1 unità). E’ invece da rilevare un valore molto contenuto di conducibilità elettrica (109 µS/cm), inferiore rispetto alla stazione del Troggia in Val Biandino (128 µS/cm), situata più a monte, e prossimo al minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati come evidenziato dalla figura. Ciò mette pertanto in evidenza una concentrazione di sali disciolti molto limitata, collegabile alle caratteristiche geologiche del bacino imbrifero che in questo caso non è costituito da rocce carbonatiche. La carenza di sali disciolti potrebbe influire negativamente sulle potenzialità produttive di questo corso d’acqua. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,5 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore che indica un livello di completa saturazione (101%). Nella stessa località si è svolta anche una indagine sui macroinvertebrati bentonici per la determinazione dell’I.B.E.

Distribuzione dei valori di temperatura (°C)

13.5

0 5 10 15 20 25 30

PIOVERNA pasturoM ERIA val meria

PIOVERNA EST cremenoPIOVERNA taceno

ADDA colicoCALDONE bonacinaPIOVERNA bellano

ACQUADUROBIONE ospedale

GALLAVESA erveCALDONE lecco

GERENZONE TROGGIA biandino

VAL M ARCIAVARRONE premana

BORGO FRANCONETROGGIA 1a sbarra

BEVERA colle brianzaGALLAVESA tovo

VARONCELLOSERTA

CURONE VARRONE dervio

M ERIA mandelloM OLGORA olgiate

M OLGORETTASONNA

LAVANDAIAM OLGORA cernusco l.BEVERA costa M asn.

ADDA pescarenicoADDA ponte M anzoni

ADDA olginateADDA brivio

ADDA padernoBIONE foce

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159

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

109

0100200300400500600700800

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

14 9 II Ambiente con moderati sintomi di alterazione

TorrenteTroggia località ponte 1a sbarra

E’ stata rilevata la presenza di 14 Unità Sistematiche, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 9. Il valore di Indice Biotico Esteso traduce una 2° c lasse di qualità. Le analisi biologiche mettono quindi in rilievo la presenza di qualche fattore di alterazione nel torrente Troggia alla 1a sbarra. Certamente un primo fattore limitante è rappresentato dalla limitata portata idrica, in seguito alle opere di captazione presenti a monte del punto di campionamento. Un altro fattore negativo è rappresentato dalla scarsità di invertebrati bentonici presenti, che segnala una limitata potenzialità produttiva del Troggia nel tratto considerato.

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160

Torrente Troggia stazione ponte alla 1a sbarra

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Protonemura +

Leuctra +Habroleptoides ++Ecdyonurus ++Epeorus +Baetis +Hydropsychidae ++Philopotamidae ++Polycentropodidae +Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia)Odonati (genere)

Simuliidae +Athericidae ++Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) Crenobia +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia)Altri (famiglia)

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 11/09/07

Troggia Val Biandino all’interno della Zona di Prot ezione e Ripopolamento; data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C

X 1537674 Y 5096430

12,6 8,0 9,2 103 128

Il Troggia in località Val Biandino indica un valore intermedio di temperatura tra i corsi d’acqua analizzati, pari a 12,6°C, che però risulta piuttos to elevato se si considera la quota di questa stazione. Ciò è collegato alla esposizione favorevole di questo tratto aperto, in grado di garantire un notevole irraggiamento solare che ha effetti positivi sulla produttività potenziale di questo ambiente. Ovviamente sono comunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E’ invece da rilevare un valore molto contenuto di conducibilità elettrica (128 µS/cm), che risulta però superiore rispetto alla stazione del Troggia situata più a valle (1a sbarra con 128 µS/cm). Ciò è probabilmente collegato alla presenza di alpeggi che, tramite il dilavamento, apportano al corso d’acqua un’importante fonte di nutrienti in forma inorganica e quindi direttamente disponibili per la produzione primaria. In questo caso la carenza di carbonati potrebbe quindi essere compensata da una maggiore disponibilità di fosforo e azoto, elementi che incidono più direttamente sulla produttività degli ambienti acquatici. Nonostante la probabile carenza di carbonati il pH mostra un valore leggermente alcalino (8,0 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,2 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di leggera sovrasaturazione (103%) che indica la presenza di una produzione primaria in atto. La concentrazione

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161

apparentemente contenuta rispetto al valore di temperatura è ovviamente collegata alla minore solubilità dell’ossigeno in funzione della quota (e quindi della pressione atmosferica).

Torrente Troggia stazione Biandino

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Dinocras ++

Leuctra +++Protonemura +++Habroleptoides +++Ecdyonurus ++Epeorus +Ephemerella +Baetis +Hydropsychidae +Philopotamidae ++Odontoceridae +Sericostomatidae +Rhyacophilidae +++

Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Odonati (genere)

Simuliidae +Athericidae ++Limoniidae ++Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) Crenobia +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Gordidae (2)Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 11/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

20 10 I Ambiente non alterato in modo sensibile

TorrenteTroggia località Biandino

Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. E’ stata rilevata la presenza di 20 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10, che traduce una 1a classe di qualità. Le analisi biologiche mettono quindi in rilievo l’assenza di fattori di alterazione nel torrente Troggia in Val Biandino. Un importante fattore positivo è rappresentato dalla elevata densità di invertebrati bentonici presenti, in particolare delle larve di Insetti appartenenti ai generi Leuctra, Protonemura, Habroleptoides e Rhyacophilidae. Poiché ciò rappresenta un fattore che influenza direttamente anche la densità del popolamento ittico, è ipotizzabile un’elevata potenzialità produttiva del Troggia nel tratto considerato.

19.2. - VOCAZIONI ITTICHE

19.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

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162

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Immissioni

2003 2004 2005 2006 2007

Troggia 1.300 ↓ ↓ ↓ ↓

Troggia Introbio – Bocca Biandino ↓↑ 300 400 700 600

Troggia val Biandino (tratto libero) 300 300 300 400 300

Troggia c. g. 0 0 0 0 0

TOTALE 1.600 600 700 1.100 900 Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Troggia 268 358 ↓ ↓ ↓

Troggia Introbio – Bocca Biandino ↓↑ 8 180 89 347

Troggia val Biandino (tratto libero) 13 8 74 96 50

Troggia c. g. ↓↑ ↓↑ 80 89 20

TOTALE 281 374 334 274 417 • NOTE: • Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea che

avvengono solo nel campo gara. • Le immissioni sono effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce

immesso è prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte. • ↓↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca,

pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti; quando è stato possibile si sono inseriti i dati per le zone per gli anni precedenti al 2004.

• c.g. = Campo Gara. • Nei campi gara non si effettuano ripopolamenti con Trota fario. Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Troggia 263 287 ↓ ↓ ↓

Troggia Introbio – Bocca Biandino ↓↑ 8 102 59 124

Troggia val Biandino (tratto libero) 8 8 122 92 57

Troggia c. g. ↓↑ ↓↑ 255 145 114

TOTALI 271 303 479 296 295 Le uscite di pesca sono costanti nel corso degli anni, fa eccezione l’anno 2004 nel quale in tutte le zone si è registrato un aumento delle uscite. Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

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163

Troggia 1,0 1,2 ↓ ↓ ↓

Troggia Introbio – val Biandino ↓↑ ↓↑ 1,8 1,5 2,8

Troggia val Biandino 1,6 1,0 0,6 1,0 0,9

Troggia c. g. Taceno ↓↑ ↓↑ 0,3 0,6 0,2

MEDIA 1,3 1,1 0,9 1 1,3

I dati medi sullo sforzo di pesca sono abbastanza costanti nell’arco degli anni, impossibile commentare lo sforzo di pesca prima del 2004 poiché i dati relativi alle catture e alle uscite di pesca sono uniti agli altri. Si può osservare un certa stabilità dello sforzo in Val Biandino negli anni 2005 e 2006, comunque esso è piuttosto elevato poiché si attesta attorno ad una cattura per uscita. Nel campo gara si ha sempre uno sforzo di pesca elevatissimo che nei vari anni si attesta a 1 – 2 catture di Fario ogni 5 uscite di pesca. Questo dato però non deve ingannare poiché un così basso numero di catture è spiegabile con il fatto che il tratto a campo gara è relativamente breve e viene frequentato dai pescatori prevalentemente dopo le manifestazioni sportive durante le quali si immettono solo Trote iridee pronta pesca. Pertanto le catture sono date quasi esclusivamente trote iridee che non sono considerate in questa elaborazione dei dati. Di conseguenza si osservano molte uscite di pesca con pochissime catture di Trota fario, se si fossero contate anche le catture di Trota iridea certamente lo sforzo sarebbe stato molto più basso. Pertanto i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengano stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. Ottimo è invece il dato che riguarda lo sforzo di pesca nel tratto Introbio – Bocca di Biandino per l’anno 2006 con una media di quasi tre trote catturate per ogni uscita. Nelle stesse date nelle quali sono stati eseguiti i rilievi sui parametri chimico – fisici e l’indagine I.B.E., è stato anche effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente. I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti:

Torrente Troggia: portate nella stazione prima sbarra

Troggia Località: Prima Sbarra (tratto sotteso a de rivazione)

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 36 34 2 0,06

Il rapporto giovani adulti in considerazione anche del periodo nel quale è stato effettuato il campionamento, appare estremamente sbilanciato verso i giovani. L’esiguo numero di riproduttori rilevato (nessuno al di sopra della misura minima di 24 cm), porta a supporre che nella zona vi sia una elevata pressione di pesca in relazione alle prede disponibili. La spiegazione più logica di tale situazione è che le condizioni del corpo idrico siano poco idonee per ospitare gli adulti, infatti le portate idriche del Troggia in questa stazione di rilevamento sono certamente inferiori ai 10 litri al secondo. Il basso numero di riproduttori ha evidenti ripercussioni sulla riproduzione naturale che, con questi numeri, non è certo in grado di creare popolazioni stabili in grado di auto-mantenersi. In questi casi il ricorso al ripopolamento è inutile poiché è evidente che l’habitat è assai ridotto ed introducendo altra fauna ittica si peggiorerebbero solo le cose. L’unica iniziativa che assicurerebbe dei risultati sarebbe quella di aumentare la disponibilità idrica.

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Troggia loc.1a sbarra - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 36Media mm 135.9Errore standard 7.3Mediana 145Moda 160Deviazione standard 43.6Minimo mm 60Massimo mm 235

Riepilogo statistico

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 36Media 0.94Errore standard 0.03Mediana 0.95Moda 0.95Deviazione standard 0.17Minimo 0.6Massimo 1.27

Riepilogo statistico

Nella stazione di Troggia prima sbarra è stata anche eseguita una indagine volta a definire la struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 136 mm (d.s.=43,6): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 235 mm. Il 100% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando probabilmente un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette in evidenza due picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 8-10 cm, la seconda della classe 14-16 cm. L’analisi di frequenza delle lunghezze individua due classi di età, la prima con una lunghezza media di 9 cm, la seconda con una L media pari a 15 cm. Le classi di età successive risultano scarsamente attendibili a causa del numero esiguo di soggetti. Anche considerando però le prime due classi di età risulta evidente un accrescimento maggiore rispetto alla stazione di Biandino, situata più a monte. La causa di questa differenza può ricollegarsi in primo luogo alla densità decisamente inferiore dei soggetti nella stazione di valle, poiché non essendo zona di protezione è soggetta ad una maggiore pressione di pesca che favorisce l’accrescimento dei soggetti più giovani. In secondo luogo è da segnalare una temperatura media più elevata, come già evidenziato nel paragrafo sulla qualità dell’acqua. L’analisi del campione di scaglie prelevato conferma comunque le corrispondenti classi di età (1 e 2 anni). Per quanto riguarda il fattore di condizione K risulta un valore medio inferiore all’unità (k=0,94), indicando una parziale carenza di disponibilità alimentari del resto evidenziata anche dall’analisi sui macroinvertebrati bentonici.

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165

Troggia 1a sbarra - trota farioAnalisi di frequenza delle lunghezze

9.13

15

18.4

22.4

0 5 10 15 20 25lunghezza (cm)

0123456789

freq

uenz

a (n

°)

0123456789

freq

uenz

a (n

°)

1

3

5

7

9

freq

uenz

a (n

°)

1

3

5

7

9

freq

uenz

a (n

°)

Troggia Località: Val Biandino all’interno della Zo na di Protezione e Ripopolamento

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 86 58 28 0,48

In questa stazione la situazione è ben diversa da quanto riscontrabile sul tratto in Località “Prima sbarra”, un po’ per la presenza di una Zona di Protezione e Ripopolamento nella quale l’attività di pesca è proibita e senz’altro per le disponibilità idriche superiori. Il rapporto A/G è fin troppo sbilanciato verso gli adulti che evidentemente esercitano anche una azione di predazione nei confronti dei giovani. Altro dato riguarda la quantità doppia di individui catturati a parità di tratto battuto nei confronti della prima stazione di rilevamento. Anche le dimensioni degli adulti catturati sono interessanti con ben 13 individui al di sopra della misura minima. Nella stazione di Troggia Val Biandino è stata anche eseguita una indagine volta a definire la struttura di popolazione di trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 149 mm (d.s.=79,8): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 350 mm. In questo caso l’87% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale elevata di soggetti adulti. Va però considerato che, a causa dell’elevata densità presente, durante il campionamento sono stati tralasciati molti soggetti di piccola taglia, falsando in tal modo la struttura reale della popolazione. E’ comunque evidente che, trattandosi di una zona di protezione, è comunque lecito attendersi una maggiore presenza di soggetti adulti rispetto alle altre stazioni esaminate.

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166

Troggia loc.Biandino - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 86Media mm 148.9Errore standard 8.6Mediana 142.5Moda 60Deviazione standard 79.97Minimo mm 50Massimo mm 350

Riepilogo statistico

lunghezza (mm) età (anni)80 1140 2130 2125 2190 3250 4

dati scaglie

L’istogramma di frequenza delle lunghezze sembra indicare numerosi picchi di frequenza. Grazie all’elevato numero di soggetti prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze. Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate quattro classi di età: la prima con una lunghezza media di 59 mm, la seconda con una L media di 125 mm, la terza con una L media di 180 mm e la quarta con una L media di 232 mm. Le classi di età successive risultano scarsamente attendibili a causa del numero esiguo di soggetti. L’analisi del campione di scaglie prelevato conferma le corrispondenti classi di età, come indicato nella tabella. Considerando le prime due classi di età risulta evidente un accrescimento nettamente inferiore rispetto alla stazione della 1° sbarra, situata più a valle.

anni lunghezza mm) d.s. lunghezza mm) d.s.0 0 01 59 11.6 91 12.32 125 13.3 150 14.53 180 13.24 232 15.15 284 12.1

loc. Biandino loc. 1a sbarraTorrente Troggia

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167

Analizzando infatti la tabella seguente risulta piuttosto evidente la differente lunghezza media relativa al 1° anno, pari a 59 mm contro i 91 mm de lla stazione più a valle. E’ però interessante notare che tale differenza tende a ridursi leggermente nel 2°anno, con 125 mm nella stazione di Biandino contro 150 mm a valle. Come già indicato in precedenza la causa principale di tale variazione è da ricercare nella presenza di una zona di protezione che determina una maggiore densità di individui ed un maggiore tasso di sopravvivenza. Ne consegue un incremento dei fenomeni di competizione intraspecifica che determina una riduzione dell’accrescimento nella stazione di Biandino. Anche il valore inferiore di temperatura rispetto alla stazione di valle (circa 1°C) influisce certamente sul tasso di accresciment o annuale. Ciò è peraltro prevedibile se si considera la quota molto elevata di questa stazione (circa 1500 m), che riduce sicuramente il periodo di accrescimento annuale.

Troggia Biandino - Trota fario distribuzione lunghezze

59.3

125

180 232

284

0 100 200 300 400lunghezza (cm)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

5

10

15

20

25

5

10

15

20

25

19.3. - VOCAZIONE NATURALE

19.3.1. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Nel Torrente Troggia non vi sono specie di interesse conservazionistico estinte in epoca recente.

19.4. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

19.4.1. - Apporti di inquinanti

a - REFLUI INDUSTRIALI

Non si hanno apporti inquinanti di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente

b - REFLUI DOMESTICI

Pur non essendoci situazioni di particolare criticità ci si limita a segnalare che in Val Biandino, poco al di sopra della Località Bocca di Biandino si immette una piccola valle che evidentemente

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168

immette gli scarichi civili del gruppo di baite di Biandino. Gli impatti dovuti a questa immissione seppur piuttosto evidenti non debbono destare particolari preoccupazioni.

Torrente Troggia nel punto di immissione dello scarico: si noti lo sviluppo di alghe filamentose e la

notevole copertura perifitica.

19.4.2. - Prelievi idrici

Il Torrente Troggia per valore faunistico è fra i più importanti del territorio provinciale; non è infatti un caso che esso sia stato scelto per istituire una “Zona di Protezione e Ripopolamento” ove mantenere riproduttori selezionati che sono utilizzati per ottenere il novellame di trota fario necessario per i ripopolamenti in tutti i torrenti della Provincia di Lecco. Il valore faunistico di questo torrente è dato dal fatto che esso è l’unico torrente : • ad essere stato interessato in modo marginale dalle derivazioni idriche; • a scorrere in un tratto naturale a latifoglie che non presenta alcun manufatto (briglie, soglie,

sponde cementificate); • non interessato da scarichi di particolare rilevanza; • sottoposto ad una scarsa pressione di pesca trovandosi lontano da strade percorribili dalle

comuni automobili; • ad avere un tratto piuttosto lungo che presenta portate medie superiori ai 300 l/s. (4800

metri compresi fra la Val Biandino e la Presa Enel in Località “Seconda sbarra”) I prelievi idrici rappresentano indubbiamente il maggior problema per le comunità biotiche presenti nel torrente. In altre parole in tutto il bacino idrico alpino della provincia di Lecco, nella fascia altimetrica superiore ai 1000 metri non esistono più torrenti che presentino ancora portate ed habitat paragonabili a quelli del Torrente Troggia. Infatti tutti gli altri corpi idrici presenti nel nostro territorio, o sono già sottoposti a derivazioni idriche (es. Varrone e affluenti); o hanno portate naturali troppo basse per poter sostenere popolazioni ittiche in grado di auto-mantenersi e diffondersi. Il Troggia ospita fauna ittica in un tratto di circa 8.600 metri, in seguito alla realizzazione della derivazione E.N.E.L. a monte della Località “Seconda sbarra”, il tratto che presenta ancora habitat idonei non supera i 6.000 metri dati: dal tratto compreso fra la restituzione, presso l’abitato di Introbio e l’immissione del Troggia nel Pioverna; dal tratto fra le Baite di Sasso e la presa E.N.E.L. a monte della Località “Seconda sbarra” .

Torrente Troggia: presa a monte della Località “Seconda sbarra”

Dopo questa derivazione le portate del Troggia si fanno talmente misere da consentire solamente la sopravvivenza di pochi individui in pozze isolate, ossia viene precluso lo sviluppo di popolazioni ittiche equilibrate fino all’abitato di Introbio. A tal proposito si consultino i dati riguardanti la fauna ittica censita nella stazione di rilevamento “Prima sbarra”. Occorre inoltre precisare che i 6.000 metri citati in precedenza, sono comunque gravati da una derivazione E.N.E.L. effettuata in prossimità delle sorgenti, quella di Sasso che porta in Valtellina circa 3.000.000 di metri cubi di acqua ogni anno. Tale sottrazione idrica fa si che il tratto semipianeggiante di torrente compreso fra le Baite di Sasso e la Bocca di Biandino (lungo 2.300 metri) presenti portate piuttosto scarse; solamente all’altezza

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della località Bocca di Biandino l’apporto idrico di alcune valli afferenti, fa si che le portate idriche del Troggia tornino ad essere accettabili. Pertanto i tratti con portate idriche ottimali sono: Quello compreso fra la bocca di Biandino e l’opera di presa E.N.E.L., lungo 2.500 metri. Quello compreso fra l’ultima restituzione che avviene presso l’abitato di Introbio e l’immissione del Troggia nel Pioverna, lungo 1.200 metri. Benché in quest’ultimo tratto le portate siano accettabili, esso non riveste particolare interesse faunistico, poiché attraversa un area densamente urbanizzata e per tale motivo ha subito numerosi interventi di regimazione idraulica, come la cementificazione delle sponde e la realizzazione di numerose briglie. Da quanto esposto si evince l’importanza faunistica rappresentata dai 2.500 metri di torrente compresi fra la Bocca di Biandino e la seconda opera di presa idrica in quanto unico tratto che nonostante la derivazione idrica a monte, sia in grado di ospitare una popolazione di trota fario equilibrata.

Torrente Troggia: portate idriche in Località “Prima sbarra”

Torrente Troggia: presa di Sasso

19.4.3. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione del regime idrologico

Il tratto interessato da interventi di regimazione idraulica è piuttosto bere ed interessa solo gli ultimi 500 metri prima dell’immissione nel Pioverna

Torrente Troggia: Località Barcone in prossimità della foce

19.4.4. - Interruzione della continuità biologica

Oltre alle opere di presa idrica descritte in precedenza che captando completamente la risorsa idrica costituiscono una netta interruzione della continuità biologica, si possono citare le briglie presenti nel tratto compreso nell’abitato di Introbio fino alla foce nel Torrente Pioverna.

19.5. - ELEMENTI INTERFERENTI CON LE POPOLAZIONI DE LLE SPECIE ITTICHE AUTOCTONE

Non si segnalano elementi di interferenza attribuibili alla presenza di avifauna ittiofaga o specie ittiche alloctone che causino effetti negativi alla popolazione ittica del torrente.

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170

20. - IL TORRENTE VARRONE

Per dimensioni e portate è il secondo torrente della Provincia di Lecco dopo il Pioverna, percorre l’omonima valle e sfocia nel Lario a Dervio. Per descrivere questo torrente, così come si è fatto per il Pioverna, è opportuno suddividerlo in almeno tre zone con caratteristiche ben distinte: la parte alta – la zona intermedia – la parte terminale.

VARRONE - PARTE ALTA

Varrone al ponte dei Giabbi.

Comprende la zona che va dalle sorgenti fino alla diga di Premana. Questa zona è caratterizzata dalla confluenza di una serie di valli, le principali sono: la Val Fraina ed il Varroncello che giungono da destra; il Barconcelli e la Val Marcia che si immettono da sinistra; vista la loro importanza questi affluenti del Varrone saranno trattati in seguito.

VARRONE - PARTE INTERMEDIA

E’ il tratto di circa 8 chilometri compreso fra la diga di Premana e ed il comune di Tremenico.

Varrone a Vestreno

Si tratta di una zona impervia non facile da raggiungere, infatti il torrente scorre in una profonda vallata piuttosto lontana dalla strada che porta da Dervio a Pagnona. In questo tratto non si trova molto pesce a causa di serie alterazioni dell’habitat che saranno trattate in seguito.

VARRONE - PARTE TERMINALE

Varrone a Dervio

E’ il tratto compreso nel comune di Dervio. La parte più a monte è molto bella con buche e cascatelle, poco più a valle è presente un campo gara è poco prima della foce nel Lario è stata istituita una zona no – kill per la pesca a mosca con la coda di topo.

20.1. - QUALITÀ DELLE ACQUE Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nelle tre stazioni di rilevamento individuate nel Torrente Varrone. Stazione di Premana a monte restituzione E.N.E.L.; data campionamento 18.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1532755 Y 5099369 12,8 8,1 9,7 101 111

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In questa stazione il Varrone indica un valore intermedio di temperatura tra i corsi d’acqua analizzati, pari a 12,8°C, che appare però superior e all’atteso se si considera la quota piuttosto elevata di questa stazione. Ovviamente sono comunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E’ invece da rilevare un valore molto contenuto di conducibilità elettrica (111 µS/cm), che risulta prossimo al minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati, come dimostra la relativa figura

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

111

0100200300400500600700800

PIO

VE

RN

A E

ST

cremeno

BE

VE

RA

costa Masn.

PIO

VE

RN

A pasturo

MO

LGO

RA

cernusco l.M

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MO

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AC

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VA

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VE

RA

colle brianzaB

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bellanoP

IOV

ER

NA

tacenoG

ER

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ALLA

VE

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tovoC

ALD

ON

E lecco

ME

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mandello

ME

RIA

val meria

BIO

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ospedaleC

ALD

ON

E bonacina

GA

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A erve

BO

RG

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RA

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ON

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A paderno

AD

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ponte Manzoni

AD

DA

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DD

A olginate

AD

DA

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VA

L MA

RC

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DD

A colico

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biandinoV

AR

RO

NE

dervioA

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VA

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E prem

ana m.

TR

OG

GIA

1a sbarraV

AR

RO

NE

premana v.

VA

RO

NC

ELLO

In questo caso la carenza di sali disciolti potrebbe quindi influire negativamente sulle potenzialità produttive di questo corso d’acqua. Nonostante la probabile carenza di carbonati il pH mostra un valore leggermente alcalino (8,1 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,7 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (101%) che indica un livello di ossigenazione ottimale. La concentrazione apparentemente contenuta rispetto al valore di temperatura è ovviamente collegata alla minore solubilità dell’ossigeno in funzione della quota (e quindi della pressione atmosferica). Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 17-18 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10, che traduce una 1a classe di qualità. Le analisi biologiche indicherebbero l’assenza di fattori di alterazione nel torrente Varrone a monte della restituzione Enel. E’ però importante sottolineare che diversi taxa segnalano una presenza molto limitata, al limite del drift. Tra questi risultano i generi Dinocras (5 soggeti), Habroleptoides (3 soggetti), Epeorus (4 soggetti) e la famiglia dei Simuliidae (3 soggetti). Quest’ultima potrebbe effettivamente derivare dal drift (trasporto a valle). Questa condizione di presenza limitata è però comune a tutti i taxa individuati in questa stazione, indicando quindi scarse potenzialità produttive, in parte forse collegate anche alla ridotta concentrazione di sali disciolti.

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

17-18 10 I Ambiente non alterato in modo sensibile

Torrente Varrone monte restituzione ENEL

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172

Torrente Varrone monte restituzione ENEL

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Dinocras (5)

Leuctra +Protonemura +Habroleptoides (3)Ecdyonurus +Epeorus (4)Baetis +Hydropsychidae +Philopotamidae +Odontoceridae +Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia) Helodidae (1) driftOdonati (genere)

Simuliidae (3) ?Athericidae +Limoniidae +Blephariceridae (1)Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) Crenobia +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 18/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Stazione di Premana a valle della restituzione E.N. E.L.; data campionamento 02.10.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1531844 Y 5099979 9,9 8,0 10,8 104 82

A valle della restituzione Enel il Varrone evidenzia un sensibile decremento della temperatura (9,9°C) rispetto alla stazione a monte che indicava una temperatura pari a 12,8°C, con una perdita quindi di quasi 3°C. Per quanto riguarda questo par ametro sono dunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E’ da rilevare anche un ulteriore diminuzione del valore di conducibilità elettrica, che passa da 111 µS/cm della stazione a monte della restituzione Enel a soli 82 µS/cm. Questo valore risulta prossimo al minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati, come dimostra la relativa figura. Come già indicato per la stazione a monte, la notevole carenza di sali disciolti potrebbe influire negativamente sulle potenzialità produttive di questo corso d’acqua. Nonostante la probabile carenza di carbonati il pH mostra un valore leggermente alcalino (8,0 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,8 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore che indica una leggera sovrasaturazione (104%). L’incremento di concentrazione (1,1 mg/l) rispetto alla stazione a monte è da collegarsi alla diminuzione della temperatura dell’acqua e quindi alla maggiore solubilità dell’ossigeno. Nella stessa località è stata

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effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 7 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 6, che traduce una 3a classe di qualità. Le analisi biologiche indicano quindi la presenza di importanti fattori di alterazione nel torrente Varrone a valle della restituzione Enel. E’ però importante sottolineare che molti taxa segnalano una presenza molto limitata, al limite del drift. In particolare tra i Ditteri risultano incerte e famiglie Dolichopodidae (1 soggetto), Psycodidae (5 soggetti), Limoniidae (2 soggetti) e Simuliidae (5 soggetti). Certamente collegabili al drift sono invece i generi di Plecotteri ed Efemerotteri che indicano presenze inferiori a 3 individui. Questo quadro conferma pertanto la presenza di fattori limitanti per le specie più esigenti. La colorazione arancione dello scarico a valle della diga potrebbe indicare la presenza di metalli pesanti. La condizione di presenza limitata comune anche ai pochi taxa considerati evidenzia comunque scarse potenzialità produttive per questa stazione.

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

82

0100200300400500600700800

PIO

VE

RN

A E

ST

cremeno

BE

VE

RA

costa Masn.

PIO

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A pasturo

MO

LGO

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cernusco l.M

OLG

OR

A olgiate

MO

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ME

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val meria

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BO

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VA

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Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

7 6 III Ambiente alterato

Torrente Varrone a valle restituzione Enel

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Torrente Varrone stazione valle restituzione Enel

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra (2) drift

Protonemura (2) driftEcdyonurus (1) driftEpeorus (1) driftBaetis +

Tricotteri (famiglia) Hydropsychidae +Rhyacophilidae (3) drift

Coleotteri (famiglia)Odonati (genere)

Simuliidae (5)Dolichopodidae (1)Psycodidae (5)Limoniidae (2)Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia)Altri (famiglia)

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 18/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Stazione di Dervio Piazza Mercato; data campionamento 12.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1523311 Y 5102280 14,8 8,3 10,3 104 118

Questa stazione del Varrone è situata in prossimità della foce, a livello del Lario. La temperatura indica ovviamente un valore nettamente superiore (14,8°C) rispetto alla stazione in comune di Premana (9,9°C). Nonostante il sensibile incremento di temperatura vengono comunque mantenute condizioni idonee alle specie salmonicole. La conducibilità elettrica segnala un leggero incremento (118 µS/cm), ma conferma una limitata concentrazione di sali disciolti rispetto agli altri immissari della sponda orientale del Lario. Rispetto alla stazione di Premana è rilevabile anche un leggero incremento del pH (8,3 unità), legato probabilmente alla maggiore copertura perifitica del substrato (segnalata anche dalla scivolosità) e quindi alla maggiore attività fotosintetica. L’ossigeno disciolto evidenzia però una leggera sovrasaturazione (104%) a cui corrisponde una concentrazione di 10,3 mg/l, valore indice di condizioni ottimali per quanto riguarda questo parametro. Per il Varrone sono disponibili anche i dati forniti dall’A.R.P.A. di competenza per il periodo giugno 2006- giugno 2007. La temperatura risulta compresa tra un minimo di 5,4°C a dicembre ed un massimo di 17,8°C a luglio, con una media annuale di 11,5°C. Tale valore conferma le condizioni di idoneità per le specie salmonicole. La concentrazione di O2 disciolto risulta compresa tra un minimo di 9,3 mg/l a luglio ed un massimo di 13,3 mg/l ad aprile, con una media annuale di 11,1mg/l che conferma la presenza di condizioni ottimali per le specie salmonicole. Il livello di saturazione dell’O2 disciolto infatti risulta sempre superiore al 96%. Di

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maggiore interesse i risultati relativi alla determinazione dell’I.B.E.: i quattro campionamenti annuali indicano valori compresi tra un minimo di 10 ed un massimo di 10,4. Il Varrone a Dervio rientra quindi costantemente nella 1° classe di qualità e n on evidenzia segnali di alterazione.

20.2. - VOCAZIONI ITTICHE

20.2.1. - Struttura del popolamento ittico e situazione attua le

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Varrone 2.500 1.500 ↓↓↓↓ ↓↓↓↓ ↓↓↓↓ ↓↓↓↓

Premana a monte restituzione E.N.E.L. ↓↑ ↓↑ 400 500 500 500

Varrone c. g. Forni 0 0 0 0 0 0

Varrone c. g. Dervio 0 0 0 0 0 0

Varrone Premana - Dervio ↓↑ 1000 600 500 500 500

TOTALI 2.500 2.500 1.000 1.000 1.000 1.000

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Varrone 953 815 ↓ ↓ ↓

Premana a monte restituzione E.N.E.L. ↓↑ ↓↑ 283 215 238

Varrone c. g. Forni ↓↑ ↓↑ 58 15 29

Varrone c. g. Dervio ↓↑ ↓↑ 119 93 79

Varrone Premana - Dervio ↓↑ ↓↑ 222 114 89

TOTALI 953 815 682 437 435 • NOTE: • Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea. • L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara. • Le immissioni sono effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce

immesso è prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte. • ↓↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca,

pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti. • c.g. = Campo Gara. Nei campi gara non si effettuano immissioni di novellame di fario.

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Varrone 1.042 846 ↓ ↓ ↓

Premana a monte restituzione E.N.E.L. ↓↑ ↓↑ 196 156 224

Varrone c. g. Forni ↓↑ ↓↑ 38 8 56

Varrone c. g. Dervio ↓↑ ↓↑ 171 146 144

Varrone Premana - Dervio ↓↑ ↓↑ 249 97 77

TOTALI 1.42 846 654 407 501

Sforzo di pesca

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2002 2003 2004 2005 2006

Varrone 0,9 1,0 ↓ ↓ ↓

Premana a monte restituzione E.N.E.L. ↓↑ ↓↑ 1,4 1,4 1,1

Varrone c. g. Forni ↓↑ ↓↑ 1,5 1,9 0,5

Varrone c. g. Dervio ↓↑ ↓↑ 0,7 0,6 0,5

Varrone Premana - Dervio ↓↑ ↓↑ 0,9 1,2 1,2

MEDIE 0,9 1,0 1,1 1,2 0,8 Per quanto concerne i prelievi si può constatare una costante riduzione dal 2002 al 2006, questa però è in linea con la diminuzione delle uscite di pesca tranne che per l’anno 2006 dove l’aumento delle uscite di pesca non è stato seguito da un aumento delle catture, infatti la media dello sforzo di pesca è rimasta costante fino all’anno 2005 per poi abbassarsi nel 2006. Va considerato che l’elevato numero di uscite nelle zone a campo gara è anche attribuibile ai pescatori che frequentano la zone dopo le competizioni per catturare le trote iridee rimaste. Questo fa si che si alzi notevolmente lo sforzo di pesca perché i pescatori, terminata la competizione debbono segnare l’uscita di pesca, ma essi non sono lì per catturare fario, bensì iridee, inoltre il disturbo che si verifica in occasione delle gare fa si che le fario presenti si “intanino” risultando difficilmente catturabili. Pertanto i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengano stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. La zona ove le catture sono abbastanza costanti è anche quella che presenta gli habitat migliori, cioè quella di Premana al di sopra della restituzione E.N.E.L. I dati in complesso non forniscono un quadro incoraggiante e probabilmente sono spiegabili con le condizioni generali nelle quali si trova il torrente che saranno descritte nel dettaglio nei paragrafi successivi. Nelle stesse date nelle quali sono stati eseguiti i rilievi sui parametri chimico – fisici è stato anche effettuato un campionamento tramite elettropesca sulla fauna ittica presente. I risultati sono esposti nelle tabelle sottostanti: Varrone: Premana a monte restituzione E.N.E.L.

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 41 24 17 0,71

Varrone: stazione di Premana a monte restituzione E.N.E.L. Complessivamente i dati sono da considerarsi soddisfacenti in termini di numero di individui catturati; il rapporto A/G è sbilanciato verso gli adulti, il che potrebbe significare che la riproduzione naturale ha dei problemi e/o che potrebbero esserci fenomeni di predazione intraspecifica superiori alla norma, entrambe queste ipotesi sono giustificabili con le ridotte portate del corpo idrico che nel tratto in esame è sottoposto a derivazione. Occorre precisare che dei 17 individui adulti catturati, solamente due erano al di sopra della misura minima, questo dato indica una notevole pressione di pesca. In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 182 mm (d.s.=34,7): il soggetto di

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maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 245 mm. In questo caso quasi il 98% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti molto limitata. Se l’accrescimento risulta nella norma, ciò sembra quindi indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica due picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 14-16 cm e 22-24 cm. Grazie all’elevato numero di soggetti prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

Varrone monte rest. Enel - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

12

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 41Media 181.83Errore standard 5.41Mediana 180Moda 150Deviazione standard 34.67Minimo 105Massimo 245

Riepilogo statistico

Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate due classi di età: la prima con una lunghezza media di 15,1 cm e la seconda con una L media di 21,5 cm. La prima classe appare però piuttosto elevata per rappresentare il 1° anno di età. Al fine di chiarire questo aspetto risulta utile l’analisi del campione di scaglie prelevato. Questo conferma che la prima lunghezza media del campione (15,1 cm) rappresenta il 2° anno di età, mentre la seconda classe (L media =21,5 cm) rappresenta il 3° anno di età. Gli accrescimenti risultano quindi nella norma per un torrente d’alta quota, anche se piuttosto limitati rispetto al Pioverna (18-19 cm al secondo anno). L’aspetto però più importante è la completa assenza della prima classe di età, cioè dei soggetti nati nel 2007, che dovrebbero avere una L media pari a circa 8 cm. Questo aspetto meriterebbe un maggiore approfondimento, anche per le importanti implicazioni gestionali che ne conseguono. L’assenza della classe 0+ potrebbe essere collegata a qualche evento traumatico sulle uova durante la fase di incubazione, oppure ad una condizione di grave carenza alimentare delle classi adulte che, in assenza di un’adeguata riserva di grassi, non hanno portato le gonadi a completo sviluppo durante la stagione riproduttiva. Quest’ultima ipotesi sembra però poco probabile se si analizza il fattore di condizione K nel campione prelevato. Questo indica infatti un valore medio superiore all’unità (k=1,04), non segnalando quindi una evidente carenza di disponibilità alimentari.

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Varrone Premana - monte restituzione EnelTrota fario - analisi di frequenza delle lunghezze

15.121.5

5 10 15 20 25 30lunghezza (cm)

0123456789

freq

uenz

a (c

m)

0123456789

freq

uenz

a (c

m)

1

3

5

7

9

freq

uenz

a (c

m)

1

3

5

7

9

freq

uenz

a (c

m)

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 41Media 1.04Errore standard 0.01Mediana 1.02Moda 1.02Deviazione standard 0.09Varianza campionaria 0.01Minimo 0.87Massimo 1.35

Riepilogo statistico

Varrone: Premana a valle restituzione E.N.E.L

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 0 0 0 0

In questa stazione di rilevamento, nonostante la presenza di habitat (in apparenza) più che idonei, non è stato recuperato alcun individuo di nessuna specie ittica. Questa situazione può essere spiegata con eventuali criticità dovute allo scarico del depuratore di Premana che si trova 400 metri a monte del luogo di campionamento. E’ opportuno precisare che le indagini sui parametri chimico – fisici (illustrate in precedenza) non evidenziano particolarità rilevanti, viceversa l’indagine I.B.E. segnala la presenza di importanti fattori di alterazione indicando una 3° classe di qualità per questa stazione., con diverse U.S. al limite del drift (trasporto da monte) e quindi incerte. Va però considerato che la 3° classe di qualità non giustif ica la totale assenza della componente ittica. La causa potrebbe essere ricercata in episodi di inquinamento saltuari o, meglio, periodico e non evidenziabili con un solo campionamento e che il popolamento di macroinvertebrati bentonici riesce a recuperare in tempi più brevi rispetto al popolamento ittico.

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Varrone: Stazione di Premana a valle restituzione E.N.E.L

Varrone: Dervio Piazza Mercato (Zona no-kill)

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 63 19 44 2,32

Salmo trutta marmoratus Trota marmorata

1 1 o

Famiglia CYPRINIDAE

Leuciscus souffia muticellus

Vairone 30 0 30 =

Nonostante la presenza di numerosi elementi poco favorevoli allo sviluppo della fauna ittica, come artificializzazione delle sponde e sbarramenti invalicabili, nel tratto esaminato si sono catturati parecchi individui sia di Trota fario che di Vairone. Si vede chiaramente la presenza di una Zona no-kill anche dal rapporto A/G nettamente sbilanciato verso gli adulti che sono più del doppio dei giovani. Su 44 adulti catturati, 11 erano al di sopra della misura minima: tale valore è inferiore rispetto a quanto ci si aspetterebbe di trovare in una zona no-kill. Inoltre non si sono catturati individui di Trota fario con misura superiore ai 30 centimetri, benché la zona no-kill sia stata istituita nell’anno 2003 ed all’epoca ospitasse anche individui adulti. Possibili spiegazioni a questi dati possono essere azioni di bracconaggio ma anche la presenza di habitat poco idonei ad individui di grandi dimensioni che migrerebbero nel Lario che si trova a poche centinaia di metri. Nel corso dell’indagine si è anche catturata una Trota marmorata lunga 30 centimetri, probabilmente derivante da una immissione di 200 giovani individui effettuata nel 2003.

Varrone: stazione di Dervio Piazza Mercato

In questa stazione si è compiuta anche un indagine sulla struttura di popolazione. La lunghezza media delle trote fario catturate è pari a 209 mm (d.s.=41,0): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 290 mm. In questo caso quasi l’87% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti pescabili (13%) superiore rispetto alla media dei corsi d’acqua analizzati. Ciò è certamente collegato alla presenza di una zona no-kill.

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Varrone Dervio - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

02468

10121416

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 63Media 209.3Errore standard 5.2Mediana 215Moda 200Deviazione standard 41.0Minimo 90Massimo 290

Riepilogo statistico

L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica un quadro anomalo, con tre picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 10-12 cm e 20-24 cm e 28 cm. in teoria questa distribuzione potrebbe indicare tre corrispondenti classi di età, ma l’estensione della seconda classe appare molto ampia, nettamente superiore a quanto riscontrato su altri corsi d’acqua con accrescimenti analoghi. Si consideri che nella classe 16-24 cm si raggruppa circa l’80% dei soggetti catturati. In assenza del campione di scaglie di controllo non è però possibile chiarire questo dubbio. Grazie all’elevato numero di soggetti prelevati, è possibile effettuare l’analisi di frequenza delle lunghezze. Come evidenziato nella figura seguente, vengono apparentemente individuate tre classi di età: la prima con una lunghezza media di 10,4 cm e la seconda con una L media di 20,8 cm e la terza con una L media di 27,1 cm. La prima classe rappresenta molto probabilmente il 1° anno di età. Come già indicato in precedenza, la seconda classe mostra una distribuzione molto ampia dei valori, determinando anche una correlazione limitata (r2=0,81). Questa anomalia potrebbe essere collegato all’immissione di un lotto di trote di taglia diversa rispetto alla classe di nascita presente, oppure ad un periodo di riproduzione annuale distanziato nel tempo.

Varrone - stazione di Dervio - Trota farioAnalisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.81211 SE=3.06386 F=8.64454

20.8

27.1

10.4

5 15 25 35lunghezza (cm)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

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20.2.2. - Vocazione naturale

Questa varia a seconda del tratto che si esamina. Il Varrone infatti dal punto di vista della vocazione naturale può essere distinto in due zone: Una con le caratteristiche tipiche del torrente alpino che è compresa fra le sorgenti e l’abitato di Dervio nella quale la fauna ittica vocazionalmente presente è rappresentata dalla Trota fario. L’altra semi-pianeggiante che è compresa fra l’inizio dell’abitato di Dervio e la foce nel Lario. Se il campionamento della fauna ittica nella stazione di Dervio fosse stato eseguito nel periodo primaverile, oltre alla Trota fario ed al Vairone, si sarebbero certamente trovate anche altre specie ittiche, infatti se il lago è sufficientemente alto i pesci riescono a superare la briglia che si trova in prossimità della foce e a sfruttare questo tratto del Varrone per la riproduzione. Prima che negli anni ottanta venisse realizzata la briglia in prossimità della foce questo tratto di torrente veniva utilizzato da numerose specie per l’accoppiamento come: l’Agone, il Cavedano, la Bottatrice, il Coregone e soprattutto la Trota lacustre, specie che ha notevoli difficoltà a trovare zone ove potersi riprodurre. Purtroppo sono rari gli anni nei quali il livello (alto) del lago coincide con l’epoca di riproduzione delle specie ittiche che potrebbero beneficiare di questo tratto, dopo alcuni anni l’evento si è verificato nel periodo maggio – giugno 2007, nell’occasione è stato possibile osservare parecchi Cavedani ed Agoni in frega.

20.2.3. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lario e quindi anche nell’ultima parte del Torrente Varrone, è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris) che certamente un tempo frequentava questo tratto nel periodo riproduttivo.

20.3. - FATTORI DI ALTERAZIONE AMBIENTALE

20.3.1. - Apporti di inquinanti

I dati relativi al campionamento di fauna ittica e alla indagine I.B.E. evidenziano criticità connesse con lo scarico del depuratore di Premana. Occorre anche dire che in questo impianto oltre a giungere gli scarichi civili, conferiscono anche scarichi industriali che provengono da piccole imprese artigianali, le quali producono modesti quantitativi di reflui che, tuttavia, contengono sostanze che potrebbero inibire il processo biologico di depurazione dell’impianto comunale. Nel complesso, l’impatto complessivo di tali scarichi sull’impianto di depurazione di Premana risulta sensibile, è lo stato di criticità perdurerà fino a quando permarrà la presenza di apporti si sostanze chimiche non trattabili dall’impianto civile. Evidentemente, si avrà di conseguenza un certo impatto ambientale sul Torrente Varrone.

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20.3.2. - Prelievi idrici

Il torrente Varrone è indubbiamente il corpo idrico maggiormente derivato del nostro territorio, infatti già a livello delle sorgenti il Varrone è captato e le sue acque unite a quelle del Troggia, vanno alla centrale idroelettrica di Cosio Valtellino. Dopo la presa alle sorgenti, non appena il Varrone inizia ad avere portate idonee, vi è una presa ENEL, che tra l’altro deriva anche dalla Val Fraina, principale tributario del Varrone. Da questa le acque vengono restituite a valle di Premana all’altezza dello scarico del depuratore. Dopo circa 650 metri c’è la diga di Premana e le acque del Varrone non tornano più nell’alveo del torrente, che è lungo ancora 10.200 metri, poiché sono restituite nel Lario alla centrale idroelettrica di Corenno Plinio. Ad aggravare la situazione, si tenga presente che anche le acque di tutti i tributari presenti a valle della diga di Premana (Avano, Molini, Varroncello), sono captate e vengono convogliate sempre alla centrale di Corenno Plinio. Si consideri poi che il breve tratto (650 metri) ove rimarrebbero portate accettabili, è quello compreso fra lo scarico delle acque del depuratore di Premana e la diga ENEL e come evidenziato nel campionamento descritto in precedenza, in esso non vi sono le condizioni idonee per la sopravvivenza della fauna ittica.

Portata del Varrone nel tratto fra il depuratore di Premana e la diga.

Portata del Varrone dopo la diga di Premana. La situazione attuale del Varrone è descritta nel dettaglio nella tabella sottostante:

Tratto utile per la fauna ittica(m)

Tratto derivato (m)

Tratto naturale (m)

Tratto derivato (%)

Volumi derivati - media ultimo trienno (mc)

18.290 12.750 * 5.540 100** (70*) 31.014.000 • derivazioni alle sorgenti escluse • ** derivazioni alle sorgenti incluse Un altro aspetto inerente le derivazioni, riguarda i necessari interventi di pulizia e manutenzione della diga di Premana, che per fortuna è l’unica diga presente nel territorio provinciale. Per l’anno 2003 era programmato uno svaso della diga per rimuovere i detriti che nel corso degli anni si erano accumulati al suo interno ed erano in corso studi per ridurre al minimo gli impatti sugli ecosistemi sottostanti. Purtroppo durante l’alluvione del novembre 2002 è stato necessario intervenire d’urgenza con uno svaso immediato della diga per evitare rischi per i residenti nei comuni sottostanti. Di conseguenza tonnellate di materiale litoide a varia granulometria si sono dispersi nell’alveo del Varrone distruggendo gli habitat presenti, come documentato nelle immagini sottostanti.

Ad aggravare la situazione va segnalato che l’attività di derivazione è ripresa subito dopo e pertanto è venuta a mancare l’azione meccanica di dilavamento del materiale operata dalla

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corrente, pertanto non essendoci da allora state altre piene significative, l’alveo del Varrone dalla diga di Premana fino a Vestreno è ancora in queste condizioni.

20.3.3. - Modificazioni delle sponde ed interruzione della co ntinuità biologica

Oltre ai manufatti riguardanti le derivazioni idroelettriche che evidentemente costituiscono anch’essi interruzioni della continuità biologica poichè sprovvisti attualmente di scale di risalita e non rilascianti deflussi minimi vitali. Occorre segnalare che il Varrone nell’ultimo tratto, quando attraversa l’abitato di Dervio, presenta un alveo alquanto artificializzato con sponde cementificate prive di vegetazione che rendono l’ambiente assai banale e isolato dall’ambiente circostante.

Torrente Varrone in prossimità della foce

Sono inoltre presenti almeno tre briglie che impediscono sia la risalita dal Lario, sia la movimentazione della fauna ittica all’interno di questo tratto, queste sono: 1. La briglia in prossimità della foce, lunga 6,3 metri ed alta da 0 a 80 centimetri a seconda del

livello del Lario.

Torrente Varrone: briglia in prossimità della foce.

Essendo realizzata in modo piano, senza avvallamento o asperità, questa struttura è difficile da risalire poiché per i primi tre metri, in regime di portata idrica normale, presenta dei flussi laminari con altezza dell’acqua di pochi centimetri. 2. Le briglie in prossimità del Ponte di Piazza Mercato. Si tratta di una serie di quattro briglie

molto vicine fra loro, due si si trovano a circa 300 metri dalla foce, una prima e l’altra sotto il ponte, non presentano grandi dislivelli per una Trota fario, ma sono difficilmente valicabili dalle altre specie ittiche che risalirebbero questo tratto per la riproduzione, come il Cavedano, il Vairone, il Coregone, la Bottatrice e l’Agone.

Torrente Varrone: briglie sotto il ponte di Piazza Mercato Le altre due briglie si trovano poco dopo il ponte e presentano dislivelli assai superiori delle due precedenti, sono alte rispettivamente 1 e 0,6 metri ed isolano un tratto lungo almeno 200 metri che si trova al di sopra.

Torrente Varrone: le briglie a monte del ponte di Piazza Mercato

20.3.4. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA Occorre prestare parecchia attenzione al costante aumento della popolazione di Airone cenerino (Ardea cinerea) , infatti capita spesso di vedere individui in azione di predazione che evidentemente è attuata nei confronti della Trota fario. Tuttavia occorre precisare che: • Attualmente non è ancora stato dimostrato che la predazione operata dagli ardeidi abbia un

impatto significativo sulla popolazione di Trota fario nel Varrone.

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184

• L’attività di predazione viene estremamente facilitata dalle condizioni nelle quali si trova il Varrone, nel tratto alto con le buche riempite dai sedimenti della diga di Premana e portate idriche bassissime, nel tratto basso con sponde e alveo cementificati e privi di vegetazione. Tale situazione elimina le aree di rifugio ed i tratti con profondità e correnti, che non permetterebbero la predazione. Inoltre l’assenza di vegetazione di sponda favorisce gli spostamenti lungo l’asta del torrente di questi uccelli predatori che sono noti per essere tutt’altro che agili.

Altra specie che potenzialmente potrebbe arrecare danni al popolamento ittico o meglio alla sua riproduzione è il Germano reale (Anas platyrhynchos) ed ibridi. Questa specie che si è diffusa notevolmente nell’ultimo ventennio dapprima nel Lario, poi ha iniziato a colonizzare il tratto terminale di tutti tributari al Lario con popolazioni stabili costituite da nuclei che in alcuni casi superano la decina di individui. I danni, probabili ma ancora tutti da verificare, sarebbero dati dal fatto che le aree di frega sono facilmente individuabili da questi uccelli, i quali vengono spesso osservati nell’atto di “brucare” i ciottoli o la ghiaia nelle zone di deposizione. Nel caso di specie ittiche che depongono un gran numero di uova, come i ciprinidi, i clupeidi, o i coregoni, gli impatti della predazione delle uova dovrebbero essere trascurabili. Però nel caso di altre specie ittiche, le ripercussioni potrebbero essere anche gravi, le trote (fario, lacustre e marmorata) ad esempio: • depongono poche uova (200 - 300 per kg di femmina) quindi una trota fario femmina di due

anni non depone più di 100 uova. • depongono uova molto grandi che a seconda delle dimensioni della femmina oscillano da

0,5 a 0,8 mm. • Hanno periodi di schiusa molto lunghi che a seconda della temperatura dell’acqua oscillano

dai 35 ai 45 giorni. • costruiscono veri e propri nidi pulendo la ghiaia in tratti con poca acqua e deboli correnti. • L’adulto rimane a lungo sul nido a vegliare le uova. Tutti questi fattori fanno si che i nidi vangano facilmente individuati dagli uccelli oofagi e che di conseguenza la loro azione abbia pesanti ripercussioni sulla riproduzione naturale.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE L’unica specie ittica alloctona presente nel Torrente Varrone è la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa nei tre Campi Gara presenti. Gli eventuali danni ai pesci autoctoni sono rappresentati dalla possibile predazione nei confronti dei giovani, dall’eventuale trasmissione di patologie e dalla competizione alimentare. Per minimizzare eventuali danni provocati dalla predazione sui giovani di Trota fario, non vengono autorizzate manifestazioni sportive, e quindi immissioni nella settimana antecedente ed in quella successiva all’epoca di chiusura della pesca (prima domenica di ottobre – ultima di febbraio). Poiché l’Iridea è assai meno diffidente della Fario ed assai più vorace, essa viene facilmente catturata, pertanto sono ben pochi gli individui che rimangono nel torrente nel periodo invernale. Per evitare la trasmissione di eventuali patologie, in ossequio alle disposizioni vigenti, tutto il materiale immesso deve essere accompagnato da adeguata certificazione sanitaria.

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GLI AFFLUENTI DEL TORRENTE VARRONE

Come nel caso del Torrente Pioverna anche gli affluenti del Varrone possono essere suddivisi in base alle portate e sulla densità di popolazione di trota fario, pertanto questi tributari saranno trattati in modo più o meno approfondito a seconda della loro importanza. Occorre subito precisare che in realtà questi sono affluenti solo sulla carta perchè non raggiungono mai il Varrone, solo la Val Marcia raggiunge il Varrone. Le acque di tutti gli altri tributari: Val Fraina, Varroncello, Val d’Avano e Val dei Molini vengono completamente prelevate prima di raggiungere l’alveo del torrente.

Varroncello: opera di presa Val Molini: opera di presa

21. - I PICCOLI TRIBUTARI DEL TORRENTE VARRONE

Partendo dalle sorgenti troviamo la Valle Barconcelli che si immette in sponda sinistra all’altezza della Val Fraina, poi per trovare altri piccoli tributari occorre scendere fino a Tremenico dove in sponda destra entrano, molto vicine fra loro, la Val d’Avano e la Valle dei Molini che ha come affluente la Val Rasga. Pur trattandosi di piccoli tributari, la Val dei Molini, la Val Rasga e la Val d’ Avano sono piuttosto ricche di pesce e ben frequentate dai pescatori, l’unica specie ittica presente in questi corpi idrici è la Trota fario.

Val d’Avano Val Rasga

Val dei Molini Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2004 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Immissioni

2004 2005 2006 2007

Val Avano 100 100 200 200

Val dei Molini 100 200 300 300

Val Rasga 100 200 400 400

TOTALE 300 500 900 900

Catture

2004 2005 2006

Val Avano 11 8 9

Val dei Molini 33 17 55

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PROVINCIA DI LECCO Carta delle Vocazioni ittiche e Piano Ittico Provinciale - Anno 2008

186

Val Rasga 30 110 62

TOTALE 74 135 126

Uscite di pesca

2004 2005 2006

Val Avano 7 8 4

Val dei Molini 18 7 28

Val Rasga 17 53 33

TOTALE 42 68 65

Sforzo di pesca

2004 2005 2006

Val Avano 1,6 1,0 2,3

Val dei Molini 1,8 2,4 2,0

Val Rasga 1,8 2,1 1,9

MEDIA 1,7 1,8 2

I dati relativi alle catture e alle uscite di pesca, in relazione alla portata idrica di queste valli, sono abbastanza buoni e nell’ultimo biennio sono cresciuti rispetto al 2004. Interessante è notare che sebbene le uscite di pesca siano cresciute, lo sforzo di pesca è diminuito anziché aumentare, si è infatti passati da una media di 1,7 trote catturate per uscita nel 2004, a una media di 2,0 del 2006. In considerazione della ridotta capacità biogenica di questi ambienti i dati relativi a catture e sforzo di pesca sono da considerarsi più che accettabili.

22. - GRANDI TRIBUTARI DEL TORRENTE VARRONE

Scendendo dalle sorgenti troviamo la Val Fraina in sponda destra, la Val Marcia che si immette in sponda sinistra poco sopra Premana ed il Varroncello che entra in sponda destra poco sopra Pagnona.

22.1. - LA VAL FRAINA

Questa valle è dotata di buone portate fino alla confluenza con il Varrone dove viene derivata.

Val Fraina: portate prima della derivazione

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Val Fraina Immissioni

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187

2002 2003 2004 2005 2006 2007 1.000 1.400 300 300 400 400

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 61 71 85 109 75

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 23 43 53 50 46

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 2,7 1,7 1,6 2,2 1,6

Nonostante la Val Fraina sia piuttosto lunga e non facile da raggiungere, viene abbastanza battuta dai pescatori con risultati piuttosto alternanti nel corso degli anni. Le catture sono cresciute fino al 2005, poi nel 2006 sono calate; invece le uscite di pesca sono costanti nell’ultimo triennio. Lo sforzo di pesca ha valori oscillanti e difficili da spiegare.

Panoramica della Val Fraina

22.1.1. - Fattori di alterazione ambientale ed elementi inter ferenti con le popolazioni ittiche autoctone

Se si esclude l’opera di derivazione idrica presente alla confluenza con il torrente Varrone, la Val Fraina è praticamente priva di infrastrutture antropiche, pertanto in considerazione della rarità di questo tipo di ambienti è necessario che essi siano oggetto di particolari forme di tutela

22.2. - LA VAL MARCIA

Si immette nel Varrone poco sopra Premana è dotata di buone portate e poiché scorre in una vallata piuttosto ricca di vegetazione presenta in buon livello di trofia che favorisce lo sviluppo della fauna ittica.

22.2.1. - Qualità delle acque

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nella stazione di campionamento situata a Premana pochi metri prima che la Val Marcia si immetta nel Varrone: Data campionamento 18.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1532920 Y 5099326

12,8 8,2 9,6 100 149

Questo affluente del Varrone indica caratteristiche fisico-chimiche molto simili al corpo recettore. La temperatura risulta pari a 12,8°C ed evidenzia u n dato intermedio tra i corsi d’acqua analizzati, valore che appare però superiore all’atteso se si considera la quota piuttosto elevata di questa stazione.

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188

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

149

0100200300400500600700800

PIO

VE

RN

A E

ST

cremeno

BE

VE

RA

costa Masn.

PIO

VE

RN

A pasturo

MO

LGO

RA

cernusco l.M

OLG

OR

A olgiate

MO

LGO

RE

TT

AC

UR

ON

E

SE

RT

ALA

VA

ND

AIA

BE

VE

RA

colle brianzaB

ION

E foce

SO

NN

AP

IOV

ER

NA

bellanoP

IOV

ER

NA

tacenoG

ER

EN

ZO

NE

G

ALLA

VE

SA

tovoC

ALD

ON

E lecco

ME

RIA

mandello

ME

RIA

val meria

BIO

NE

ospedaleC

ALD

ON

E bonacina

GA

LLAV

ES

A erve

BO

RG

O F

RA

NC

ON

EA

DD

A paderno

AD

DA

ponte Manzoni

AD

DA

brivioA

DD

A olginate

AD

DA

pescarenico

VA

L MA

RC

IAA

DD

A colico

TR

OG

GIA

biandinoV

AR

RO

NE

dervioA

CQ

UA

DU

RO

VA

RR

ON

E prem

ana m.

TR

OG

GIA

1a sbarraV

AR

RO

NE

premana v.

VA

RO

NC

ELLO

Ovviamente sono comunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. La conducibilità elettrica (149 µS/cm) mostra un valore leggermente superiore al Varrone (111 µS/cm), pur confermando una limitata concentrazione di sali disciolti che risulta tipica del bacino imbrifero del Varrone, come dimostra la relativa figura. Nonostante la probabile carenza di carbonati il pH mostra un valore alcalino (8,2 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,6 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (100%) che indica un livello di ossigenazione ottimale.

22.2.2. - Vocazioni ittiche

Struttura del popolamento ittico e situazione attuale Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Val Marcia Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 500 600 200 200 400 800

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 73 109 84 116 116

Uscite di pesca

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189

2002 2003 2004 2005 2006 50 61 40 51 52

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 1,5 1,8 2,1 2,3 2,2

I dati esposti nelle tabelle soprastanti indicano una buona stabilità relativa a prelievi, uscite e sforzo di pesca, solo nel 2004 vi è stata una lieve flessione per catture e sforzo di pesca. In generale sono comunque da considerarsi abbastanza buoni. Nella stessa data e nello stesso luogo nel quale si sono eseguiti i rilievi sui parametri chimico fisici si è anche eseguito un campionamento della fauna ittica con i seguenti risultati. Val Marcia

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 53 44 9 0,2

Il tratto è ben popolato con 53 individui catturati, il rapporto A/G è un po’ troppo sbilanciato verso i giovani e se si considera che dei 9 adulti catturati, neanche uno superava la misura minima, è evidente che la ragione del rapporto sbilanciato è da attribuirsi ad una intensa attività di pesca. Tuttavia va precisato che la zona di campionamento è quella più vicina al centro abitato, pertanto è quella dove l’attività di pesca è più intensa, è probabile che risalendo la valle il numero di adulti tenda ad aumentare, come indicano anche i dati relativi allo sforzo di pesca. In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 154 mm (d.s.=45,1): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 230 mm. In questo caso quasi il 100% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti molto limitata. Se l’accrescimento risulta nella norma, ciò potrebbe quindi indicare un’elevata pressione di pesca.

Val Marcia - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

12

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°) LUNGHEZZA

N° 53Media 154.0Errore standard 6.2Mediana 160Moda 160Deviazione standard 45.1Minimo 60Massimo 230

Riepilogo statistico

L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica due picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 7-9 cm e 15-17 cm. La distribuzione molto ampia delle lunghezze tra i 13 ed i 23 cm indica però la probabile presenza di due coorti. Grazie all’elevato numero di soggetti

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190

prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze. Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate tre classi di età: la prima con una lunghezza media di 7,7 cm, la seconda con una L media di 15,0 cm e la terza con una L media di 19,7 cm. E’ importante sottolineare che, a differenza della vicina stazione analizzata sul Varrone (a monte della restituzione Enel), risulta presente la classe di nascita corrispondente al 1° anno (L media = 7,7 cm). Ciò mette ancora più in rilievo la presenza di qualche fattore esterno quale causa dell’assenza della classe 0+ nel vicino Varrone. Gli accrescimenti risultano comunque nella norma per un torrente d’alta quota e sostanzialmente sovrapponibili a quelli rilevati nel Varrone (15,1 cm nel 2° anno di età, 21,5 cm nel 3° anno di età, anche se piuttosto limitati rispetto al Pioverna (18-19 cm al secondo anno). Anche la carenza di Sali disciolti potrebbe incidere negativamente sull’accrescimento della fauna ittica nel bacino del Varrone.

Val Marcia - trota farioAnalisi di frequenza delle lunghezzer2=0.978703 SE=0.856049 F=30.6363

7.74

15

19.7

0 5 10 15 20 25lunghezza (cm)

0

2.5

5

7.5

10

freq

uenz

a (n

°)

0

2.5

5

7.5

10

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

22.2.3. - Fattori di alterazione ambientale ed elementi inter ferenti con le popolazioni ittiche autoctone

La Val Marcia è uno dei pochi corpi idrici del territorio provinciale che non abbia derivazioni attive e che non sia stata oggetto di interventi di sistemazione idraulica significativi da parte dell’uomo. Di conseguenza è quasi superfluo dire che in ragione della sua rarità, questo ambiente deve essere sottoposto alla massima tutela.

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191

22.3. - IL TORRENTE VARRONCELLO

Questo torrente scorre in una vallata piuttosto povera che inizia poco sotto i Laghi di Deleguaggio per terminare nel Varrone a Pagnona. A differenza della Val Marcia questa valle è piuttosto povera di nutrienti pertanto gli accrescimenti dei pesci ne risentono.

22.3.1. - Qualità delle acque

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nella stazione di campionamento situata a Pagnona sotto il ponte della strada porta a Tremenico all’interno del campo gara. Data campionamento 11.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1531568 Y 5101132

14,2 7,8 9,3 101 46

Questo affluente del Varrone evidenzia caratteristiche fisico-chimiche leggermente diverse rispetto al corpo recettore. La temperatura risulta infatti più elevata, pari a 14,2°C ed evidenzia un dato intermedio tra i corsi d’acqua analizzati. Ovviamente sono comunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi.

Torrente Varroncello poco sotto i Laghi

di Deleguaggio

Torrente Varroncello: stazione di campionamento

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192

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

46

0100200300400500600700800

PIO

VE

RN

A E

ST

cremeno

BE

VE

RA

costa Masn.

PIO

VE

RN

A pasturo

MO

LGO

RA

cernusco l.M

OLG

OR

A olgiate

MO

LGO

RE

TT

AC

UR

ON

E

SE

RT

ALA

VA

ND

AIA

BE

VE

RA

colle brianzaB

ION

E foce

SO

NN

AP

IOV

ER

NA

bellanoP

IOV

ER

NA

tacenoG

ER

EN

ZO

NE

G

ALLA

VE

SA

tovoC

ALD

ON

E lecco

ME

RIA

mandello

ME

RIA

val meria

BIO

NE

ospedaleC

ALD

ON

E bonacina

GA

LLAV

ES

A erve

BO

RG

O F

RA

NC

ON

EA

DD

A paderno

AD

DA

ponte Manzoni

AD

DA

brivioA

DD

A olginate

AD

DA

pescarenico

VA

L MA

RC

IAA

DD

A colico

TR

OG

GIA

biandinoV

AR

RO

NE

dervioA

CQ

UA

DU

RO

VA

RR

ON

E prem

ana m.

TR

OG

GIA

1a sbarraV

AR

RO

NE

premana v.

VA

RO

NC

ELLO

La conducibilità elettrica (46 µS/cm) segnala invece il valore minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati, inferiore anche al Varrone (111 µS/cm), come evidenziato nella figura seguente. Si conferma quindi la limitata concentrazione di sali disciolti che risulta tipica del bacino imbrifero del Varrone. Questa caratteristica può influenzare negativamente le potenzialità produttive del corso d’acqua. La carenza di carbonati incide anche sul pH (7,8 unità), che si avvicina al minimo assoluto tra i corsi d’acqua analizzati, pur indicando un valore leggermente alcalino. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,3 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (101%) che indica un livello di ossigenazione ottimale.

22.3.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Varroncello Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Varroncello 500 1.200 300 200 400 400

Varroncello c. g. 0 0 0 0 0 0

TOTALE 500 1.200 300 200 400 400

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Varroncello 254 203 36 60 124

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193

Varroncello c. g. ↓↑ ↓↑ 100 60 47

TOTALE 254 203 136 120 171

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Varroncello 333 391 51 55 76

Varroncello c. g. ↓↑ ↓↑ 381 211 81

TOTALE 333 391 432 266 157

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Varroncello 0,8 0,5 0,7 1,1 1,6

Varroncello c. g. ↓↑ ↓↑ 0,3 0,3 0,6

MEDIA 0,8 0,5 0,5 0,7 1,1

NOTE: • Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea. • L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara. • Immissioni effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce immesso è

prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte. • ↓↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca,

pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti; • c.g. = Campo Gara. • Nei campi gara non si effettuano immissioni di novellame di fario. Per quanto concerne i prelievi si può notare una riduzione negli anni 2004 – 2005 seguita da un aumento delle catture nel 2006. Mentre le uscite di pesca, che avvengono in prevalenza nella zona a campo gara in quanto assai più accessibile dei tratti liberi, sono in costante diminuzione, ad esclusione dell’anno 2004. Se si confrontano le catture con le uscite di pesca, i dati relativi al biennio 2005 - 2006 sono abbastanza incoraggianti poiché indicano una tendenza ad un aumento delle catture per uscita di pesca. Nel valutare questi dati è sempre opportuno rammentare le caratteristiche di ridotta capacità biogenica del corpo idrico dal quale provengono. Altra cosa da considerare è che l’elevato numero di uscite nella zona a campo gara è anche attribuibile ai pescatori che frequentano la zona dopo le competizioni per catturare le trote iridee rimaste. Questo fa si che si alzi notevolmente lo sforzo di pesca perché i pescatori, terminata la competizione debbono segnare l’uscita di pesca, ma essi non sono lì per catturare Trote fario, bensì iridee, inoltre il disturbo che si verifica in occasione delle gare fa si che le fario presenti si “intanino” risultando difficilmente catturabili. Pertanto i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengono stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp.

A/G

Famiglia SALMONIDAE

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194

Salmo trutta fario Trota fario 30 30 0 0

I dati esposti sono abbastanza emblematici, non è infatti stato catturato neanche un individuo che superasse i 20 centimetri, questo significa che siamo probabilmente in presenza di una eccessiva pressione di pesca, che tra l’altro coincide con i dati riguardanti lo sforzo di pesca esposti in precedenza. l fatto che nella zona indagata non sia stato catturato neanche un individuo adulto nel mese di settembre, quindi in prossimità dell’epoca riproduttiva della trota, significa anche che la riproduzione naturale in questa zona del corpo idrico senz’altro sarà piuttosto limitata.

Varoncello - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

12

14

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 30Media 122.3Errore standard 7.8Mediana 107.5Moda 90Deviazione standard 42.6Minimo 65Massimo 195

Riepilogo statistico

Qualche maggiore informazione è ricavabile dall’analisi dei dati di lunghezza relativi alla popolazione di trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 122 mm (d.s.=42,6): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di soli 195 mm. In questo caso quasi il 100% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale pressoché nulla di soggetti pescabili. Se l’accrescimento risulta nella norma, ciò potrebbe quindi indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica due picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 7-9 cm e 13-15 cm. La distribuzione molto ampia delle lunghezze tra i 13 ed i 21 cm indica però la probabile presenza di una seconda coorte. Grazie all’elevato numero di soggetti prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze. Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate tre classi di età: la prima con una lunghezza media di 7,9 cm, la seconda con una L media di 14,5 cm e la terza con una L media di 18,9 cm. Ciò indicherebbe un accrescimento sovrapponibile, anche se leggermente inferiore, a quello rilevato nell’affluente della Val Marcia. Considerando però la quota inferiore e la temperatura maggiore di questo affluente, l’accrescimento risulterebbe piuttosto scarso, forse a causa anche della concentrazione estremamente limitata di sali disciolti (46 µS/cm). In assenza del campione di scaglie di riferimento non è comunque possibile confermare i dati di accrescimento annuale, anche considerando la dimensione limitata del campione di lunghezze esaminato (30 soggetti).

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195

Varoncello - Trota farioAnalisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.995796 SE=0.704365 F=29.6051

7.95

14.5

18.9

0 5 10 15 20 25lunghezza (cm)

0

2.5

5

7.5

10

freq

uenz

a (n

°)

0

2.5

5

7.5

10

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

22.3.3. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Occorre prestare parecchia attenzione al costante aumento della popolazione di Airone cenerino (Ardea cinerea) , infatti capita spesso di vedere individui in azione di predazione che evidentemente è attuata nei confronti della Trota fario.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

L’unica specie ittica alloctona presente nel Torrente Varroncello è la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa nel campo gara. Gli eventuali danni ai pesci autoctoni sono rappresentati dalla possibile predazione nei confronti dei giovani, dall’eventuale trasmissione di patologie e dalla competizione alimentare. Per minimizzare eventuali danni provocati dalla predazione sui giovani di Trota fario, non vengono autorizzate manifestazioni sportive, e quindi immissioni nella settimana antecedente ed in quella successiva all’epoca di chiusura della pesca (prima domenica di ottobre – ultima di febbraio). Poiché l’Iridea è assai meno diffidente della Fario ed assai più vorace, essa viene facilmente catturata, pertanto sono ben pochi gli individui che rimangono nel torrente nel periodo invernale. Per evitare la trasmissione di eventuali patologie, in ossequio alle disposizioni vigenti, tutto il materiale immesso deve essere accompagnato da adeguata certificazione sanitaria.

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TORRENTI TRIBUTARI DEI LAGHI

Escludendo i Torrenti Varrone e Pioverna che sono stati trattati a parte, in questo capitolo sono trattati i torrenti che si immettono nel Lario e nel Lago di Garlate. Anche in questo caso si è ritenuto opportuno trattare in modo meno approfondito i piccoli tributari ed in modo più dettagliato i torrenti che per portate e densità di popolazione ittica possono essere definiti grandi tributari.

23. - I PICCOLI TRIBUTARI DEL LARIO

Sono caratterizzati da percorsi brevi, pendenze molto elevate, escursioni di portata idrica notevolissime, substrato molto grossolano, elevata mobilità del fondo. Nascono dai rilievi intorno al lago e ne sono tributari diretti. Questi ambienti ospitano una comunità ittica molto semplificata dominata dalla Trota fario, che può essere l’unica specie ittica presente nel corso d’acqua oppure può essere accompagnata dallo Scazzone e dal Vairone. Alcuni di essi in ragione delle ridotte portate e della scarsità di aree di frega, non sono in grado di sostenere una popolazione ittica in grado di riprodursi e di automantenersi ma possono efficacemente permettere l’accrescimento di trote che vi vengano seminate ai primi stadi vitali. Partendo da nord i piccoli tributari del Lario sono:il Borgofrancone, I’Inganna ed il Perlino che si immettono a Colico; la Val Merla nel Lago di Piona: la Val Grande e la Val Molini a Bellano; l’Esino a Varenna.

23.1. - IL CANALE BORGOFRANCONE

Questo corpo idrico rappresenta una situazione unica nel territorio della provincia di Lecco, si tratta infatti dell’unico canale della provincia di Lecco se si escludono quelli riguardanti le derivazioni idroelettriche. Il Borgofrancone è un canale colatore costruito in epoca austriaca per drenare le acque provenienti dal versante valtellino del Monte Legnone. Il Borgofrancone riceve anche le acque portate da altri canali costruiti con la stessa funzione alcuni dei quali iniziano in provincia di Sondrio, il più grande di questi è noto come Fossa Spagnola.

Questo canale scorre parallelo al corso dell’Adda sub-lacuale e si immette nel Lario poche centinaia di metri a sud della foce dell’Adda. Essendo caratterizzato da acque con portate e temperature costanti questo canale offre un ambiente unico ed ideale per lo sviluppo di varie specie animali e vegetali. La vegetazione ripariale è data da canne palustri, sul fondo vi è la tipica vegetazione rappresentata da macrofite sommerse come ranuncolo e brasca (potamogeton) e macrcofite emergenti come le ninfee, questi ambienti offrono le condizioni ideali per lo sviluppo di alcune specie ittiche.noltre il Borgofrancone per un lungo tratto non presenta sbarramenti invalicabili per la fauna ittica risalita dal Lario, pertanto viene frequentato nel periodo riproduttivo da alcune alcune specie ittiche che in questa fase necessitano di vegetazione idrofila come: il Luccio, la Tinca, la Carpa e il Triotto.

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Poiché sulla fauna ittica presente in questo corpo idrico non si erano mai compiute indagini, si è ritenuto opportuno individuare una stazione di campionamento nella quale misurare le caratteristiche chimico fisiche delle acque e compiere rilievi sulla fauna ittica presente. Canale Borgofrancone; data campionamento 19.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1529565 Y 5110468

13,0 7,3 3,5 35 201

Questo corpo idrico evidenzia caratteristiche fisico-chimiche piuttosto negative per quanto riguarda la fauna ittica. La temperatura risulta pari a 13,0°C e segnala un valore limitato per un canale di pianura. La conducibilità elettrica (201 µS/cm) indica una media concentrazione di sali disciolti, prossima a quella del lago di Como. Per quanto riguarda la concentrazione di ossigeno disciolto è invece da rilevare un valore (3,5 mg/l) che risulta inferiore al minimo ottimale per la fauna ittica (5,0 mg/l). Anche il corrispondente valore di saturazione percentuale (35%) risulta inferiore al minimo ottimale per la fauna ittica (60%). Ciò esclude pertanto la presenza dei salmonidi ed indica condizioni limitanti anche per le specie ciprinicole. La carenza di ossigeno disciolto (e quindi l’elevata concentrazione di CO2) incide anche sul pH, che con 7,3 unità evidenzia un valore prossimo alla neutralità. Sarebbe quindi opportuno individuare le cause della marcata carenza di ossigeno disciolto al fine di migliorare tramite interventi mirati le condizioni ambientali per la fauna ittica. Canale Borgofrancone;

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia CYPRINIDAE

Tinca tinca Tinca 14 8 6

Rhodeus sericeus Rodeo amaro 30 0 30

Scardinius erythrophthalmus

Scardola 1 0 1

Gobio gobio Gobione 7 0 7

Famiglia ESOCIDAE

Exos lucius Luccio 2 2 0

Si sono recuperati parecchi individui di Rodeo amaro, la presenza di questa specie nelle acque del Lario è segnalata dal 2003, al momento non si segnalano particolari impatti sulla fauna ittica autoctona anche se il fatto di non aver recuperato nemmeno un individui di Triotto ed un solo individuo (adulto) di Scardola potrebbe indicarci l’insorgenza di fenomeni competitivi che vedono il Rodeo amaro come specie vincente. Specie che proprio non ci si aspettava di trovare nel canale è il Gobione, specie piuttosto rara e nota per essere sensibile a condizioni ambientali alterate. Inoltre il Gobione è tipico delle acque fresche e ben ossigenate dei fiumi o dei torrenti di pianura che hanno caratteristiche ben diverse e si trovano piuttosto lontani dal Borgofrancone.

23.2. - L’INGANNA E IL PERLINO

Si tratta di due torrenti che scendono parallelamente dalle pendici del Monte Legnone seguendo un percorso assai tortuoso e con pendenze talvolta elevate, questo fa si che in occasione delle

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piene questi torrenti portino grandi quantità di acqua e detriti e per questo motivo il loro alveo ha subito notevoli interventi volti ad assicurarne la stabilità geomorfologica.

Torrente Perlino Torrente Inganna

Torrente Perlino a Colico Foce dell’Inganna

Questi interventi, la cui utilità e indiscutibile, alterano drasticamente gli habitat necessari per il sostentamento di popolazioni ittiche equilibrate. Tuttavia alcuni brevi tratti di questi torrenti si presentano ancora in buone condizioni come nel caso l’Inganna in località Robustello ed il Perlino in Località Posallo.

Torrente Perlino: Località Posallo Torrente Inganna: Località Robustello

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2003 - 2006. Immissioni

2003 2004 2005 2006 2007

Perlino 0 100 200 200 200

Inganna 200 100 0 0 0

Totali 200 200 200 200 200

Catture

2003 2004 2005 2006

Perlino 2 3 1 4

Inganna 0 0 0 0

Totali 2 3 1 4

Uscite di pesca

2003 2004 2005 2006

Perlino 0 8 5 4

Inganna 1 0 0 1

Totali 1 8 5 5 Come si vede i due torrenti sono praticamente privi di interesse piscatorio.

23.3. - LA VAL MERLA

Si tratta di una piccola valle che scende, come Perlino e Inganna, dalle pendici del Monte Legnone e si immette nel Lario, nel lago di Piona in prossimità della Frazione Laghetto in Comune di Colico.

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Pur essendo di piccole dimensioni questo piccolo torrente presenta portate costanti e non è interessato da scarichi. La fauna ittica è rappresentata esclusivamente dalla Trota fario ed in considerazione delle ridotte dimensioni, è relativamente abbondante. In questo torrente in via sperimentale nell’anno 2003 sono stati immessi 200 giovani individui di Trota fario.

Val Merla

23.4. - LA VAL GRANDE E LA VAL MOLINI

Entrambe queste valli nascono dalle pendici del Monte Muggio e dopo un breve percorso, con pendenze assai elevate, si immettono nel Lario. La Val dei Molini presso la frazione di Oro e la Val Grande in prossimità del confine comunale con Dervio. Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2003 - 2006. Immissioni

2003 2004 2005 2006 2007

Val Grande 0 100 0 0 200

Val dei Molini 300 300 100 200 200

Totali 300 400 100 200 400

Catture

2003 2004 2005 2006

Val Grande Bellano 6 5 2 4

Val dei Molini 13 10 13 11

Totali 16 15 15 15

Uscite di pesca

2003 2004 2005 2006

Val Grande Bellano 0 5 1 2

Val dei Molini - Bellano 17 14 17 13

Totali 17 19 18 15 Nonostante le piccole dimensioni queste valli vengono abbastanza frequentate dai pescatori ed il numero di trote catturate, in considerazione delle loro caratteristiche, è da considerarsi accettabile.

Val dei Molini Val Grande

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200

23.5. - IL TORRENTE ESINO

Nasce nel comune di Esino Lario dalla confluenza di una serie di valli provenienti dal Monte Croce che fa parte del massiccio della Grigna e dopo un percorso di circa cinque chilometri si immette nel Lario al confine fra il comune di Perledo e quello di Varenna. La Val d’Esino è piuttosto impervia e lontana dalle vie di comunicazione, pertanto la qualità delle acque di questo torrente è piuttosto buona, anzi come la Val dei Molini di Prato San Pietro, o il Pioverna nella Valle dei Grassi lunghi che scendono anch’essi dalla Grigna ma sul versante valsassinese, presenta, specialmente nella parte vicina alle sorgenti, acque piuttosto “povere” e ricche di calcare, pertanto mancano le condizioni idonee allo sviluppo di vegetazione acquatica danno il via allo sviluppo degli invertebrati che costituiscono il cibo per la fauna ittica.

Due immagini del Torrente Esino nella zona di Ortanella, si noti la copertura calcarea sui ciottoli.

In alcuni periodi dell’anno alcuni tratti del Torrente Esino tendono anche ad andare in “secca”, questo fenomeno però non è attribuibile a derivazioni bensì alla tendenza naturale del torrente ad andare in sub-alveo. Vi sono anche dei tratti che risentono negativamente della presenza di scarichi:

• il tratto a valle dell’abitato di Esino, dove scarica il depuratore.

• il tratto a valle delle gallerie di Varenna dove scarica il depuratore di Perledo. Le criticità non sono dovute alla qualità degli scarichi, quanto alle ridotte portate del torrente, che in alcuni periodi dell’anno ha flussi inferiori a quelli dello scarico.

I tratti idonei allo sviluppo della fauna ittica comunque non mancano, questi si trovano nell’impevia valle che costeggia la strada che porta a Esino e presso l’abitato di Vezio. Nel tratto che attraversa l’abitato di Varenna l’alveo del Torrente Esino è completamente cementificato ed incanalato; inoltre, la presenza di una briglia alla foce nel Lario impedisce l’eventuale risalita della fauna ittica che comunemente si riproduce in questi ambienti. Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2004 - 2006. Immissioni

2004 2005 2006 2007

Esino zona Ortanella 200 100 300 100

Esino zona Vezio: Crot del Pepot 100 200 200 100

Totale 300 300 500 200

Catture

2004 2005 2006

Esino zona Ortanella 0 4 8

Esino zona Vezio: Crot del Pepot 0 0 0

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201

Totale 0 4 8

Uscite di pesca

2004 2005 2006

Esino zona Ortanella 0 3 2

Esino zona Vezio: Crot del Pepot 0 0 0

Totale 0 3 2 Come si desume dai dati sopra esposti il Torrente Esino è praticamente privo di interesse piscatorio.

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202

24. - I GRANDI TRIBUTARI DEL LARIO

Escludendo Varrone e Pioverna, trattati in precedenza i torrenti che possono essere considerati, per volune di acqua o per popolamento ittico ospitato, grandi tributari del Lario procedendo da nord verso sud sono: il Meria, lo Zerbo, il Gerenzone, il Caldone ed il Rio Torto.

24.1. - IL TORRENTE MERIA

Raccoglie una serie di valli che scendono dal monte Croce, dalla Grigna settentrionale e da quella meridionale, dopo un percorso di circa otto chilometri questo torrente sfocia nel Lario a Mandello.

E’ possibile distinguere un asta principale del Meria, lunga circa tre chilometri che va dallo sbocco nel Lario fino a monte della frazione di Rongio e due grossi rami convergenti. Il ramo che presenta le migliori condizioni per lo sviluppo della fauna ittica, è quello che si incontra risalendo a sinistra ed è noto con il nome di Fiume d’Era.

Torrente Meria al di sopra della Frazione Rongio

Buca nel Fiume di Era Il ramo di destra, noto come Val Mala è assai impervio e raccoglie le acque cristalline e povere di nutrienti provenienti dalle Grigne le quali sono poco adatte allo sviluppo della fauna ittica che anche se rara, è comunque presente. Interessante anche la parte bassa del torrente, ossia la parte compresa fra la frazione di Rongio e la foce nel Lario, questo tratto lungo circa tre chilometri, presenta dapprima portate assai ridotte per la presenza di derivazioni idriche; poi a valle della frazione di Somana quando il corso diviene più pianeggiante e si entra nell’area urbana di Mandello, il Meria ha un discreto popolamento ittico, specialmente negli ultimi 1.500 metri prima di raggiungere il Lario, dove è presente un tratto riservato alla pesca a mosca No-Kill che ospita Trote fario anche di grossa taglia.

Torrente Meria: Val Mala

Torrente Meria: Fiume di Era

24.1.1. - Qualità delle acque

In ragione delle sue dimensioni e della sua importanza, sul Meria si sono individuate due stazioni di campionamento dove si sono rilevati i vari dati necessari all’elaborazione della Carta ittica. Torrente Meria a monte della presa di S. Maria Rong io; data campionamento 19.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilità

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203

X 1526852 Y 5086701

10,8 8,3 10,7 101 393

In questa stazione il Meria indica uno dei valori di temperatura più limitati (10,8°C) tra i corsi d’acqua analizzati, che appare inferiore all’atteso se si considera la quota non elevata di questa stazione. Questo aspetto potrebbe quindi incidere sulle potenzialità produttive di questo corso d’acqua. Ovviamente sono presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E’ invece da rilevare un valore piuttosto elevato di conducibilità elettrica (393 µS/cm), che in questo caso indica una discreta concentrazione di sali disciolti. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Meria ricade nel territorio delle Grigne, famoso massiccio di origine carbonatica. In seguito alla presenza dei carbonati il pH mostra un valore alcalino (8,3 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,7 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (101%) che indica un livello di ossigenazione ottimale.

Distribuzione dei valori di temperatura (°C)

10.8

0 5 10 15 20 25 30

PIOVERNA pasturoM ERIA val meria

PIOVERNA EST cremenoPIOVERNA taceno

ADDA colicoCALDONE bonacinaPIOVERNA bellano

ACQUADUROBIONE ospedale

GALLAVESA erveCALDONE lecco

GERENZONE TROGGIA biandino

VAL M ARCIAVARRONE premana

BORGO FRANCONETROGGIA 1a sbarra

BEVERA colle brianzaGALLAVESA tovo

VARONCELLOSERTA

CURONE VARRONE dervio

M ERIA mandelloM OLGORA olgiate

M OLGORETTASONNA

LAVANDAIAM OLGORA cernusco l.BEVERA costa M asn.

ADDA pescarenicoADDA ponte M anzoni

ADDA olginateADDA brivio

ADDA padernoBIONE foce

Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 16 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10, che traduce una 1a classe di qualità. Le analisi biologiche indicherebbero l’assenza di fattori di alterazione nel torrente Meria a monte della presa di S. Maria Rongio. E’ però importante sottolineare che quasi tutti i taxa segnalano una presenza limitata. Tra questi risultano tutti i generi di Plecotteri. Questa condizione di densità limitata, comune a tutti i taxa individuati in questa stazione, indica quindi scarse potenzialità produttive. In effetti l’assenza di copertura perifitica sul substrato (massi e ciottoli) indica un’elevata qualità dell’acqua, ma parallelamente una concentrazione di nutrienti molto limitata.

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204

Torrente Meria stazione Val Meria

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Perla +

Leuctra +Nemoura +Protonemura +Ecdyonurus +Acentrella +Rhythrogena +Baetis ++

Tricotteri (famiglia) Hydropsychidae ++Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia) Dytiscidae +Odonati (genere)

Athericidae ++Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) Dugesia +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Gordidae (2)

Haolotaxidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 19/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

16 10 I Ambiente non alterato in modo sensibile

Torrente Meria località Val Meria

Torrente Meria Mandello; data campionamento 19.09.07 coordinate

gps Temp.

C° pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1524651 Y 5084797

15,0 8,5 10,0 102 399

In prossimità della foce il Meria indica un marcato incremento della temperatura (15°C) rispetto alla stazione a monte (10,8°C). Durante l’attraversament o del comune di Mandello del Lario si verifica quindi un aumento di circa 4°C, anche se sono comun que presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. La conducibilità elettrica(399 µS/cm), conferma il valore già rilevato nella stazione in Val Meria (393 µS/cm), ed indica pertanto l’assenza di consistenti apporti inquinanti nel tratto intermedio. In seguito alla presenza di carbonati e di una copertura perifitica del substrato (favorita anche dalla maggiore insolazione di questo tratto del Meria), il pH mostra un valore nettamente alcalino, pari a 8,5 unità. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,0 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (102%) che indica un livello di ossigenazione ottimale.

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205

Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 16 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10-9 (16 U.S. con 2 soli taxa di Plecotteri), che traduce una 1a/2a classe di qualità. Si consideri inoltre che il genere Protonemura indica una presenza al limite del drift (trasporto da monte). Anche la dominanza del genere Baetis rappresenta un segnale non del tutto positivo per quanto riguarda lo stato di qualità di questa stazione. Le analisi biologiche indicherebbero quindi la presenza di qualche minimo fattore di alterazione nel torrente Meria in prossimità della foce.

Torrente Meria stazione Mandello

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +

Protonemura (6)Ecdyonurus +Rhythrogena +Baetis +++Glossomatidae +Sericostomatidae +Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Dryopidae (1) drift

Odonati (genere)Simuliidae +Psychodidae +Tipulidae +Athericidae ++Limoniidae +Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Enchytraeidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 19/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

16 10-9 I-II Ambiente non alterato in modo sensibile

Torrente Meria località Mandello

24.1.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco.

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206

• Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002 - 2006.

• Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Meria Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 150 300 900 300 400 300

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 209 46 72 64 40

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 159 82 50 41 31

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 1,3 0,6 1,4 1,6 1,3

I dati non considerano la zona no – kill di Mandello. In generale si può osservare una costante riduzione delle catture che però è in linea con la riduzione progressiva delle uscite di pesca, infatti il dato riguardante lo sforzo di pesca è piuttosto costante, ad esclusione dell’anno 2003 nel quale è raddoppiato nei confronti dei dati medi. In considerazione della ridotta disponibilità di zone ove praticare la pesca dilettantistica, detenendo la fauna ittica catturata, i dati sono da considerarsi accettabili. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Torrente Meria: stazione a monte della presa di S. Maria Rongio

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 18 10 8 0,8

La zona ove è stato eseguito il campionamento appariva piuttosto povera, con acque cristalline e le tipiche incrostazioni calcaree sui ciottoli. Comunque in ragione delle evidenti ridotte disponibilità trofiche, il numero di individui catturati è abbastanza buono. Meno incoraggiante il dato riguardante il rapporto adulti giovani che indica un netto sbilanciamento verso gli adulti, tale rapporto può essere spiegato o con problemi di riproduzione naturale o con una eccessiva predazione da parte degli adulti. Degli otto adulti catturati, due erano al di sopra della misura minima, con le dovute precauzioni date dal ridotto numero di individui disponibili, si può dire che la pressione di pesca è adeguata.

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207

Meria loc.Val Meria - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

1

2

3

4

5

6

7

<4

4-6

6-8

8-1

0

10

-12

12

-14

14

-16

16

-18

18

-20

20

-22

22

-24

24

-26

26

-28

28

-30

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 18Media 170.78Errore standard 15.00Mediana 187.50Moda 220.00Deviazione standard 63.65Minimo 69.00Massimo 270

Riepilogo statistico

In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 171 mm (d.s.=63,6): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 270 mm. In questo caso il 94,4% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti molto limitata. Ciò potrebbe indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica due picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 8-10 cm e 20-22 cm. Nonostante il limitato numero di soggetti prelevati, è possibile verificare le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 19Media 1.06Errore standard 0.04Mediana 1.07Moda -Deviazione standard 0.15Minimo 0.82Massimo 1.4

Riepilogo statistico

Come evidenziato nella figura seguente, verrebbero in realtà individuate tre classi di età: la prima con una lunghezza media di 8,6 cm, la seconda con una L media di 14,8 cm e la terza con una L media di 20,6 cm. La seconda classe di età è però rappresentata da un solo individuo e quindi scarsamente attendibile. Al fine di chiarire questo aspetto risulta utile l’analisi del campione di scaglie prelevato. Questo conferma che la prima coorte (L media=8,6 cm) rappresenta il 1° anno di età, mentre la terza coorte (L media =20,6 cm rappresenta il 3° anno di età. La classe intermedia è quindi quella relativa al secondo anno. L’aspetto però più importante è la presenza molto scarsa di questa classe di età, cioè dei soggetti nati nel 2006, che dovrebbero avere una L media pari a 15-16 cm. Questo aspetto meriterebbe un maggiore approfondimento. Infine l’analisi del fattore di condizione K nel campione prelevato indica un valore medio superiore all’unità (k=1,06), non segnalando quindi un’evidente carenza di disponibilità alimentari.

Dati relativi al campione di scaglie Lunghezza (cm) Età (anni)

10,5 1 10 1 19 2

21,5 3 21,5 3 21,5 3 22 3 24 3

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208

Torrente Meria - Val MeriaTrota fario - Analisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.994028 SE=0.470552 F=15.132

8.6

14.8

20.6

27.1

0 10 20 30lunghezza (cm)

0

1

2

3

4

5

6

freq

uenz

a (n

°)

0

1

2

3

4

5

6

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

Torrente Meria: stazione di Mandello

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 19 14 5 0,4

In questo caso la stazione di campionamento si trova all’interno della zona riservata alla pesca a mosca no-kill. I dati sono piuttosto ambigui: innanzitutto considerando le maggiori disponibilità trofiche e di habitat ci si sarebbe aspettato di trovare un maggior numero di individui, poi lascia perplessi la dimensione degli adulti, infatti in una zona nella quale da ormai 10 anni non si dovrebbero trattenere le trote catturate ci si aspetterebbe di trovare qualche individui di grandi dimensioni, invece solamente quattro individui superavano la misura minima e solo uno di essi raggiungeva i 27 centimetri. Possibili interpretazioni di questo dato sono: una possibile attività di pesca, fenomeni di moria che hanno interessato la zona, oppure il fatto che l’habitat, seppur migliore di quello a monte, non sia in grado di sostenere individui di grandi dimensioni che quindi migrano nel vicino Lario. I fenomeni che stanno alla base di queste ultime due ipotesi saranno approfonditi in seguito. In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 162 mm (d.s.=55,1): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 270 mm. In questo caso l’ 89% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti limitata. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica tre picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 9-11 cm, 17-19 cm e 23-25 cm. Nonostante il

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limitato numero di soggetti prelevati, è possibile verificare le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

Meria loc.Mandello - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

1

2

3

4

5

6

<9

9-11

11-1

3

13-1

5

15-1

7

17-1

9

19-2

1

21-2

3

23-2

5

25-2

7

27-2

9

lunghezza (cm)

Fre

qu

en

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 19Media 162.4Errore standard 12.6Mediana 140Moda 105Deviazione standard 55.1Minimo 105Massimo 270

Riepilogo statistico

Dati relativi al campione di scaglie Età (anni)

Lunghezza media (cm)

Lunghezza (cm) Età (anni) Età (anni) Meria monte M eria foce 11 1 1 8,6 10,9 13 2 2 14,8 17,9 16 3 3 20,6 24,0 18 19 19 25

Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate tre corrispondenti classi di età: la prima con una lunghezza media di 10,9 cm, la seconda con una L media di 17,9 cm e la terza con una L media di 24,0 cm. Considerando però il limitato numero di soggetti analizzato è però necessario confermare questi dati tramite l’analisi del campione di scaglie prelevato. Questo conferma che la prima coorte (L media=10,9 cm) rappresenta il 1° anno di età, la seconda coorte (L media =17,9 cm) rappresenta il 2° anno di età. La terza coorte comprende in prevalenza soggetti di 3 anni. Risulta quindi evidente il notevole accrescimento delle trote in questa stazione del Meria. Al terzo anno di vita viene infatti raggiunta la taglia legale, fenomeno piuttosto raro nei corpi idrici analizzati. Questo potenzialità sembra collegata più che alle disponibilità alimentari (le analisi I.B.E. non hanno messo in evidenza densità di macroinvertebrati particolarmente elevate) alla temperatura dell’acqua, che in questo tratto del Meria è risultata di 15,0°C. Si ricorda che, a parità di data, nel tratto superiore del Meria la temperatura era pari a 10,8°C, con uno scarto quindi di circa 4°C. La conseguenza è un accrescimento sensibilmente diverso tra le due stazioni esaminate, come dimostra la relativa tabella. Per quanto riguarda invece l’analisi del fattore di condizione K nel campione prelevato risulta un valore medio (1,05) sovrapponibile a quello della stazione superiore del Meria (1,06). Ciò confermerebbe pertanto che il diverso accrescimento non è collegato a maggiori disponibilità alimentari ma alla diversa temperatura nei due ambienti, che probabilmente determina un periodo di accrescimento più prolungato nel tratto in prossimità della foce.

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Torrente Meria - loc. Mandello larioTrota fario - Analisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.972525 SE=0.599732 F=8.84904

10.9

17.9

24

5 10 15 20 25 30lunghezza (cm)

0

1

2

3

4

5

6

freq

uenz

a (n

°)

0

1

2

3

4

5

6

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 19Media 1.05Errore standard 0.02Mediana 1.05Moda 0.98Deviazione standard 0.07Minimo 0.92Massimo 1.17

Riepilogo statistico

b - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

Come in tutti i grandi tributari al Lago di Como probabilmente anche nel Torrente Meria da anni non si vede più la Trota lacustre nel periodo riproduttivo, anche perché alla foce sono presenti sbarramenti invalicabili. Nel Torrente Meria era segnalata la presenza dello Scazzone (Cottus gobio) durante i campionamenti eseguiti la specie non è stata rilevata, questo però non è elemento sufficiente per affermarne l’estinzione.

24.1.3. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

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Nel Torrente Meria nell’anno 2000 per cause accidentali si è verificato uno sversamento che ha causato una moria di fauna ittica, la ditta responsabile dopo aver risarcito i danni ha messo a punto sistemi volti ad impedire che l’evento si ripeta, al momento non vi sono scarichi attivi da parte di industrie nel Meria.

a.2. - Reflui civili

Il torrente in tutto il suo percorso non passa per centri abitati ad esclusione dell’ultimo tratto dove attraversa il comune di Mandello del Lario. Nel centro abitato è presente qualche scarico civile che tuttavia non dovrebbe avere impatti significativi sul popolamento ittico.

b - PRELIEVI IDRICI

I prelievi idrici rappresentano un serio problema per le biocenosi presenti in questo corpo idrico. Infatti sul Meria sono presenti tre derivazioni: la prima si trova nella frazione di Rongio

Torrente Meria: opera di presa della centrale di S. Maria Rongio

Le acque del torrente vengono completamente derivate e riforniscono la centrale idroelettrica di S. Maria Rongio.

Alveo del Meria dopo la Presa di S. Maria

In prossimità di quest’opera di presa vengono anche completamente captate le acque di un importante affluente del Meria, il Fiume d’Uva

Fiume d’Uva

Dalla centrale di S.Maria le acque del Meria vengono direttamente convogliate alla centrale di Somana, contemporaneamente il poco di acqua che alcune valli hanno portato nell’alveo del torrente nel tratto compreso fra la presa e la centrale di S. Maria, viene derivato

Presa di Somana, sotto il greto del torrente passa la condotta che porta le acque dallo scarico

della centrale di S. Maria all’opera di presa di Somana. Poche decine di metri dopo la restituzione delle acque della centrale di Somana, si trova la presa della Roggia Meria, una antica roggia che un tempo forniva l’acqua necessaria a varie attività industriali presenti nell’abitato di Mandello del Lario.

Sulla destra la Presa della Roggia Meria Roggia Meria a Mandello

Attualmente l’acqua della roggia è poco o utilizzata e potrebbe in buona parte essere restituita al torrente, invece questa non torna più al Meria e va direttamente nel Lario.

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In periodi di crisi idrica che in genere si verificano in inverno e in estate, poiché la maggior parte dell’acqua viene captata dalla Roggia (vedi foto sopra), si verificano vere e proprie asciutte del torrente con conseguenti morie di fauna ittica. Questo fenomeno negli ultimi anni si è ripetuto più volte. Il risultato delle derivazioni sopra elencate è che il tratto del Torrente Meria compreso fra la Presa di S.Maria e la foce nel Lario, pari a circa 4.800,00 mt. o è completamente asciutto; oppure ha portate idriche assai ridotte. Queste condizioni potrebbero anche spiegare il motivo per il quale i campionamenti della fauna ittica effettuati nel tratto di Mandello hanno fornito risultati interlocutori

c - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

Il tratto di Torrente Meria che presenta evidenti alterazioni delle sponde è quello che attraversa l’abitato di Mandello del Lario, come per tutti gli altri tributari al Lario anche in questo caso l’alveo del torrente è completamente cementificato e canalizzato è la vegetazione di sponda è praticamente assente. Tale situazioni ha evidenti ripercussioni negative sulla fauna ittica, in modo particolare attraverso le alterazioni di seguito specificate.

• Alterazione del regime termico delle acque . Infatti l’assenza di vegetazione e quindi di ombreggiatura, provoca un inevitabile riscaldamento delle acque nel periodo estivo che viene accentuato dalla conduzione del calore data dalle sponde cementificate. Inoltre non va sottovalutata anche l’escursione termica che si verifica nel ciclo giorno – notte. Per rendersi conto delle differenze fra un tratto ombreggiato ed in buone condizioni di naturalità ed uno cementificato, canalizzato, privo di vegetazione di sponda e con meno acqua a causa di derivazioni, è sufficiente osservare le soprastanti tabelle che riportano i dati inerenti la temperatura dell’acqua del torrente rilevati nello stesso giorno: si può notare che la temperatura aumenta di ben 4,2 gradi (circa il 30%) nello spazio di 1,5 km, passando dai 10,8 gradi della stazione a monte della presa di S. Maria, ai 15 gradi della stazione di Mandello del Lario. Tra l’altro la misurazione è stata eseguita il 19 di settembre, ci si può immaginare quale potrebbe essere la temperatura che si rileverebbe in mesi assai più caldi, non dimenticando che la Trota fario non tollera temperature al di sopra dei 16 – 18 gradi.

• Riduzione delle disponibilità trofiche. Infatti la vegetazione di sponda, ospitando varie comunità di invertebrati nelle varie fasi del loro ciclo vitale, da un contributo fondamentale alla disponibilità di alimento per la fauna ittica presente nel corpo idrico. Tale contributo è tanto più indispensabile in un torrente come il Meria nel quale le caratteristiche chimiche delle acque non sono favorevoli per lo sviluppo delle comunità di invertebrati bentonici.

• Riduzione delle aree di rifugio. E’ evidente che la completa assenza di vegetazione accompagnata da sponde cementificate, riduce la disponibilità di “Tane” e pertanto i pesci sono assai facilmente predabili.

• Alterazione del regime idrologico. La presenza di sponde cementificate con un alveo rettilineo e privo delle naturali strutture che rallentano il deflusso delle acque, come massi e piante, fanno si che in occasione delle piene la fauna ittica non disponga di ambienti ove poter resistere alla forza delle acque, pertanto è destinata ad essere trascinata nel Lario.

Quanto sopra esposto è logicamente valido per tutti i tributari al Lago di Como e nel caso del Torrente Meria, ci può spiegare la ragione per la quale i campionamenti della fauna ittica effettuati nel tratto di Mandello hanno fornito risultati interlocutori.

Alveo del Meria a Mandello del Lario

d - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

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Come per tutti gli altri affluenti del Lario anche sul torrente Meria è presente una briglia in prossimità della foce che impedisce la risalita della fauna ittica, per evitare ripetizioni inerenti danni e specie interessate, si rimanda a quanto esposto trattando gli altri tributari. Nel caso del Meria è anche opportuno segnalare la presenza di numerose briglie (decine) che sono presenti nel tratto che attraversa l’abitato di Mandello del Lario e che precludono l’utilizzo di un ampio tratto di torrente.

Briglia in prossimità della foce

24.1.4. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Occorre prestare parecchia attenzione al costante aumento della popolazione di Airone cenerino (Ardea cinerea), infatti capita spesso di vedere individui in azione di predazione che evidentemente è attuata nei confronti della Trota fario. Tuttavia occorre precisare che: • Attualmente non è ancora stato dimostrato che la predazione operata dagli ardeidi abbia un

impatto significativo sulla popolazione di Trota fario nel Meria. • L’attività di predazione viene estremamente facilitata dalle condizioni nelle quali si trova il

Meria, nel tratto basso con sponde e alveo cementificati e privi di vegetazione. Tale situazione elimina le aree di rifugio ed i tratti con profondità e correnti, che non permetterebbero la predazione. Inoltre l’assenza di vegetazione di sponda favorisce gli spostamenti lungo l’asta del torrente di questi uccelli predatori che sono noti per essere tutt’altro che agili.

Altra specie che potenzialmente potrebbe arrecare danni al poplamento ittico o meglio alla sua riproduzione è il Germano reale (Anas platyrhynchos) ed ibridi. Questa specie che si è diffusa notevolmente nell’ultimo ventennio dapprima nel Lario, poi ha iniziato a colonizzare il tratto terminale di tutti tributari al Lario con popolazioni stabili costituite da nuclei che in alcuni casi superano la decina di individui. I danni, probabili ma ancora tutti da verificare, sarebbero dati dal fatto che le aree di frega sono facilmente individuabili da questi uccelli, i quali vengono spesso osservati nell’atto di “brucare” i ciottoli o la ghiaia nelle zone di deposizione. Nel caso di specie ittiche che depongono un gran numero di uova, come i ciprinidi, i clupeidi, o i coregoni, gli impatti dovuti alla predazione delle uova dovrebbero essere trascurabili. Però nel caso di altre specie ittiche, le ripercussioni potrebbero essere anche gravi, le trote (fario, lacustre e marmorata) ad esempio:

• depongono poche uova (200 - 300 per kg di femmina) quindi una trota fario femmina di due anni non depone più di 100 uova.

• depongono uova molto grandi facili da individuare, che a seconda delle dimensioni della femmina oscillano da 0,5 a 0,8 mm.

• Hanno periodi di schiusa molto lunghi che a seconda della temperatura dell’acqua oscillano dai 35 ai 45 giorni.

• costruiscono veri e propri nidi pulendo la ghiaia in tratti poco profondi e con deboli correnti.

• L’adulto rimane a lungo sul nido a vegliare le uova. Tutti questi fattori fanno si che i nidi vangano facilmente individuati dagli uccelli oofagi e che di conseguenza la loro azione abbia pesanti ripercussioni sulla riproduzione naturale.

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Altro fenomeno collegato alla sempre maggiore diffusione degli anatidi nella parte terminale dei tributari al Lario è il fatto che la cittadinanza spesso usa dare loro del cibo, nel caso del torrente Meria ad esempio durante il campionamento della fauna ittica molte trote hanno espulso dall’ano pane indigerito, che evidentemente era stato gettato in acqua per alimentare gli anatidi. Questo tipo di alimentazione può arrecare seri danni all’apparato digerente della trota che è inidoneo alla digestione di tali alimenti.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Nel torrente Meria non sono presenti campi gara, pertanto non vengono immesse specie ittiche alloctone. Dorante i campionamenti eseguiti non è stata rilevata la presenza di specie ittiche alloctone.

24.2. - IL TORRENTE ZERBO

Alveo del Torrente Zerbo al di Sopra di Abbadia Lariana

Il Torrente Zerbo nasce dalla confluenza di una serie di valli che nascono in Località Piani dei Resinelli alle pendici della Grigna Meridionale, dopo un percorso di circa 5 chilometri lo Zerbo si immette nel Lario ad Abbadia Lariana.

Centrale Guzzi: restituzione delle acque dello Zerbo nel Lario

Si è ritenuto di includere questo torrente nei grandi affluenti del Lario esclusivamente per il Volume delle acque apportate, infatti lo Zerbo offre pochissimi habitat utili per la fauna ittica.

La ragione di questa situazione è che in realtà il torrente non esiste poiché è interamente derivato alle sorgenti; il rilascio della derivazione avviene direttamente nel Lario in località “Centrale Guzzi”, a circa due chilometri dalla sua foce naturale.

Gli unici tratti dove è possibile rilevare alcuni individui di trota fario sono delle grandi pozze che si trovano a monte dell’abitato di Abbadia Lariana. Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: - Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. - Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2003 - 2006. Corpo idrico: Zerbo Immissioni

2003 2004 2005 2006 2007 200 200 100 200 200

Catture

2003 2004 2005 2006 4 0 3 0

Uscite di pesca

2003 2004 2005 2006 6 0 3 0

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215

I dati esposti nelle tabelle, confermano che allo stato attuale nel Torrente Zerbo non vi sono ne le condizoni per lo sviluppo di poplazioni ittiche equilibrate, ne le condizioni per l’esercizio dell’attività alieutica.

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24.2.1. - Prelievi idrici

24.3. - ILTORRENTE GERENZONE.

Attraversando l’abitato di Lecco da sud verso nord, si incontrano tre torrenti: il Bione, il Caldone ed in fine il Gerenzone che si immette nel Lario in prossimità della statua dorata di San Nicolò. Il Gerenzone è un torrente con caratteristiche molto particolari, uniche per il territorio della provincia di Lecco. Infatti presenta portate uniformi e costanti per tutto l’arco dell’anno, questa peculiarità deriva dal fatto che le sue sorgenti non sono ad elevate altitudini o in prossimità del culmine di monti o colline, bensì si trovano a metà strada fra la frazione di Laorca in comune di Lecco e l’abitato di Ballabio. Le sorgenti di conseguenza derivano da un affioramento delle acque di una falda che ha una notevole disponibilità idrica. Questa è la ragione per la quale il torrente mantiene sempre le stesse portate anche quando gli altri torrenti attraversano le tipiche crisi idriche invernali ed estive. Inoltre sono rare e di scarsa intensità anche le piene, poiché il torrente ha un impluvio assai limitato, è piuttosto corto (non raggiunge i quattro chilometri) ed ha un solo tributario il torrente Calolden che però è quasi sempre in secca. Presentando portate uniformi e costanti, acque limpide e ben ossigenate, il Gerenzone offre alla fauna ittica un ambiente ideale per il suo sviluppo e nonostante scorra per praticamente tutto il suo tragitto all’interno dell’abitato di Lecco, presenta un buon popolamento ittico.

Torrente Gerenzone a Laorca

24.3.1. -

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nella stazione di campionamento al di sotto del ponte di Viale Turati a Lecco Data campionamento 21.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1530299 Y 5078598

12,4 8,6 10,6 101 449

Il Gerenzone indica un valore di temperatura intermedio (12,4°C) tra i corsi d’acqua analizzati, indicando comunque condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E’ invece da rilevare un valore piuttosto elevato di conducibilità elettrica (449 µS/cm), che in questo caso indica una discreta concentrazione di sali disciolti. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Gerenzone ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche. Probabilmente a causa della notevole presenza dei carbonati il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,6 unità), che risulta uno dei più elevati tra i corsi d’acqua esaminati. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,6 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (101%) che indica un livello di ossigenazione ottimale.

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Distribuzione dei valori di pH

8.6

7.07.27.47.67.88.08.28.48.68.8

In questa stazione è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano una situazione decisamente compromessa. E’ stata infatti rilevata la presenza di sole 5 Unità Sistematiche, con 4 taxa che indicano una derivazione da drift (trasporto da monte). Ciò evidenzia pertanto che questo tratto del Gerenzone è in fase di ricolonizzazione, dopo ad un recente apporto inquinante che ha inciso in modo rilevante sulla struttura della fauna bentonica. In particolare, la presenza di Leuctra (taxon notoriamente resistente ai metalli pesanti) e l’assenza degli Oligocheti (che presentano caratteristiche opposte a Leuctra) sembra indirizzare verso un consistente apporto di metalli pesanti. Si sottolinea inoltre che in questo caso Leuctra determina un ingresso orizzontale a livello dei Tricotteri (unico taxon di Plecotteri con presenza solamente di Baetis tra gli Efemerotteri. Il corrispondente valore di I.B.E. risulta quindi pari a 5/6, che traduce una 4a/3a classe di qualità. Le analisi biologiche indicano pertanto di gravi fattori di alterazione nel torrente Gerenzone nella stazione di campionamento rilevata. In questo caso sarebbe opportuno attuare una campagna di monitoraggio con più punti di campionamento lungo il corso d’acqua, al fine di localizzare l’origine e la tipologia dell’apporto inquinante.

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

5 5/6 IV-III Ambiente molto alterato

Torrente Gerenzone viale Turati

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Torrente Gerenzone stazione viale Turati

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +

Ephemerella (2) driftBaetis ++

Tricotteri (famiglia) Rhyacophilidae (5)Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Odonati (genere)

Simuliidae (2) driftPsychodidae (1) driftChironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae (1) driftAltri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 21/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

24.3.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Gerenzone Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2000 600 300 400 700 400

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 222 79 123 115 132

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 182 47 119 76 81

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 1,2 1,7 1,0 1,5 1,6

Per quanto concerne le immissioni si può notare che nell’anno 2002 è stato immesso un gran numero di individui; la ragione di tale immissione è da attribuirsi al fatto che nel mese di luglio dello

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stesso anno, uno sversamento da parte di ignoti di composti contenenti cianuro ha provocato una imponente moria di trota fario su un ampio tratto del torrente, per questo motivo la pesca su detto tratto è rimasta proibita fino al febbraio del 2004. Questo spiega anche perché si è avuta una riduzione delle uscite di pesca nell’anno 2003. Dalle tabelle si può osservare che il Gerenzone viene ben frequentato dai pescatori e che le catture sono costanti nell’arco degli anni e relativamente abbondanti.

Il Torrente Gerenzone nella stazione di campionamento

Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp.

A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 22 16 6 0,38

In considerazione della area urbana nella quale è stato effettuato il campionamento che presentava sponde ed alveo cementificati e sbarramenti artificiali, i risultati sono da considerarsi soddisfacenti, infatti il numero di individui catturati ed il rapporto A/G sono nella norma e su 6 individui adulti catturati 2 erano al di sopra della misura minima.

Dati relativi al campione di scaglie

Lunghezza (cm) Età (anni) 15,0 2 16,5 2 12,5 2 13,5 2 22,0 3 25,0 3

In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 168 mm (d.s.=47,7): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 270 mm. In questo caso il 91% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una limitata percentuale di adulti. Ciò potrebbe indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica due picchi di frequenza piuttosto evidenti in corrispondenza delle classi 12-14 cm e 22-24 cm. Nonostante il limitato numero di soggetti prelevati, è possibile verificare le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

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Gerenzone loc.Lecco - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

012345678

lunghezza (cm)

Fre

qu

en

za (

n°)

Come evidenziato nella figura seguente, verrebbero in realtà individuate due classi di età: la prima con una lunghezza media di 13,7 cm e la seconda con una L media di 23,1 cm. Quest’ultima appare però eccessiva come valore relativo alla classe di età 2 anni. Al fine di chiarire questo aspetto risulta quindi utile l’analisi del campione di scaglie prelevato. Questo conferma che la prima coorte (L media=13,7 cm) rappresenta il 2° an no di età, mentre la seconda coorte (L media =23,1 cm) rappresenta il 3° anno di età. L’aspetto però più importante è la completa assenza della prima classe di età, cioè dei soggetti nati nel 2007, che dovrebbero avere una L media pari a circa 8 cm. Sulla base dei risultati dell’indagine sui macroinvertebrati bentonici, è probabile che l’assenza della classe 0+ sia collegata a qualche evento inquinante sulle uova durante la fase di incubazione. Un altro aspetto anomalo è rappresentato dal diverso accrescimento delle due coorti riscontrate: la classe di età 2 anni evidenzia infatti una lunghezza inferiore alla media (13,7 cm), mentre la classe di età 3 anni indica una lunghezza media elevata (23,1 cm). La dimensione limitata del campione non consente però di confermare questa anomalia. La marcata carenza di macroinvertebrati potrebbe in effetti incidere maggiormente sui soggetti di taglia inferiore ai 18 cm che prediligono questo tipo di alimentazione, mentre gli esemplari di taglia elevata potrebbero compensare questa carenza con una dieta in parte ittiofaga.

b - VOCAZIONE NATURALE

Il torrente Gerenzone come tutti gli altri tributari al Lario oltre alla Trota fario, nella parte terminale dove le pendenze si fanno più ridotte e la velocità della corrente diminuisce, potrebbe ospitare stabilmente anche altre specie ittiche tipiche di questi ambienti, come lo scazzone o i ciprinidi reofili: Vairone, Sanguinerola, Barbo, Cavedano. Anche altre specie potrebbero essere presenti nel torrente durante l’epoca riproduttiva come la Trota lacustre, l’Agone e la Bottatrice.

L’assenza di altre specie ittiche al di fuori della Trota Fario è attribuibile alla presenza di uno sbarramento invalicabile alla foce del torrente nel Lario. Inoltre è anche opportuno precisare che la situazione nella quale versava questo tipo di torrenti che attraversava centri ad alta densità industriale, negli anni precedenti l’emanazione della Legge Merli, era catastrofica. Allora la presenza di molti scarichi domestici ma soprattutto industriali, aveva probabilmente eliminato qualunque specie ittica presente. Oggi la situazione è decisamente migliorata.

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Torrente Gerenzone - loc.LeccoTrota fario - Analisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.961455 SE=0.620848 F=24.9436

13.7

23.1

5 10 15 20 25 30lunghezza (cm)

01

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

01

2

3

4

5

6

7

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

78

freq

uenz

a (n

°)

1

2

3

4

5

6

78

freq

uenz

a (n

°)

c - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

Anche se non vi è l’assoluta certezza, l’unica specie di interesse conservazionistico che si può considerare estinta in epoca recente nel Lario e quindi anche nell’ultima parte del Torrente Gerenzone è la Trota lacustre (Salmo trutta lacustris) che probabilmente un tempo frequentava questo tratto nel periodo riproduttivo.

24.3.3. - Fattori di alterazione ambientale

Da segnalare che percorrendo il tratto “urbano” di tutti questi torrenti, specialmente a livello dei ponti, ma anche sotto alcuni condomini, non si può fare a meno di riscontrare la presenza di materiali e rifiuti di ogni genere. Va pertanto stigmatizzato il comportamento di coloro che utilizzano l’alveo dei torrenti come una discarica

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

Lungo il Torrente Gerenzone sono ancora presenti due insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che trattano e/o producono sostanze/elementi potenzialmente dannosi se presenti negli scarichi. Tuttavia al momento non sono segnalati scarichi che causino impatti negativi sul popolamento ittico.

a.2. - Reflui civili e urbani

Sono presenti dieci scarichi provenienti dagli scaricatori di piena che recapitano direttamente nel torrente. Risultano essere presenti alcuni scarichi di reflui civili provenienti dalla abitazioni a ridosso del Torrente. Ciò nonostante, rispetto al passato questi tipi di scarichi si è sensibilmente ridotto e gli stessi non dovrebbero causare danni alla fauna ittica.

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Torrente Gerenzone: scarico urbano

b - PRELIEVI IDRICI

Anche sul Torrente Gerenzone sono presenti delle derivazioni idriche, queste però non essendo a scopo idroelettrico, bensì utilizzate a scopo di raffreddamento di macchinari, sono meno impattanti poiché sottraggono minori volumi di acqua e lo fanno per poche centinaia di metri. Come documentato nelle immagini sottostanti:

c - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

A parte un breve tratto, tutto il corso del Torrente Gerenzone scorre all’interno di un centro abitato, pertanto si può affermare che tutto l’alveo del torrente è interessato da cementificazioni. Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni interventi che hanno causato elevati impatti, poiché la cementificazione non ha solamente interessato le sponde ma ha riguardato anche il fondo del torrente.

Torrente Gerenzone al di sopra di Via Pasubio

Sono parecchi i tratti in queste condizioni, ad esempio gli ultimi 400 metri del torrente presentano un alveo completamente cementificato con velocità della corrente estremamente elevata, flussi laminari ed assenza di aree di rifugio o sosta. Pertanto in questo tratto la fauna ittica è assente.

24.3.4. - Interruzione della continuità biologica

Il torrente è interessato da numerose briglie alcune delle quali sono veramente imponenti come quella che si trova sotto il ponte di Via Pasubio.

Questo tipo di strutture non solo non è superabile dai pesci, non lo è neanche dai pescatori. Anche se quella nella fotografia soprastante è la briglia più alta, percorrendo il Gerenzone se ne incontrano molte altre con dimensioni più ridotte ma che hanno lo stesso effetto sulla fauna ittica.

Torrente Gerenzone: briglia sopra del ponte di Via Turati

Senza dubbio i maggiori impatti si registrano come sempre nel punto di immissione nel Lario, qui è presente la solita briglia che impedisce la risalita della fauna ittica

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Gerenzone: briglia presente nel punto di immissione nel Lario Occorre aggiungere che poco prima della foce il torrente passa in un tunnel lungo circa 150 metri che passa sotto Piazza Stoppani, pertanto anche se venisse rimosso lo sbarramento costituito dalla briglia, difficilmente il torrente sarebbe usufruibile per la risalita della fauna ittica.

24.3.5. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

Sebbene recentemente sia stata accertata la presenza dell’Airone cenerino (Ardea cinerea) lungo il torrente Gerenzone, al momento non si ritiene di dover segnalare impatti negativi sul popolamento ittico provocati da avifauna ittiofaga. Si può anche escludere la presenza di specie ittiche alloctone poiché nel torrente non sono presenti campi gara.

24.4. - IL TORRENTE CALDONE

Nasce nel versante lecchese della Forcella di Olino, dopo un percorso di circa 9 chilometri si immette nel Lario a Lecco nella zona “Canottieri”. Presenta un buon popolamento ittico in parte derivante da riproduzione naturale ed in parte derivante da ripopolamenti.

Come per Pioverna e Varrone anche in questo torrente è possibile distinguere tre tratti:

• Quello che scorre nell’abitato di Lecco che presenta le tipiche caratteristiche di un torrente che attraversa una città, con frequenti briglie e tratti con alveo incanalato e cementificato che addirittura nell’ultima parte per circa un chilometro è interamente coperto.

Nel tratto cittadino, non è raro incontrare begli esemplari di Trota fario, anche di grossa taglia che abituati alla presenza della gente, si lasciano tranquillamente osservare. In questo tratto, oltre alla fario, troviamo anche: il Vairone, il Cavedano ed il Barbo

Torrente Caldone a Lecco

• Quello che scorre in località Bonacina fino al Passo del Lupo, caratterizzato all’inizio da zone urbanizzate con frequenti briglie, queste poi si riducono via via che si risale e l’ambiente torna ad essere naturale; sopra la località Bonacina, il Caldone presenta un continuo alternarsi di piccoli salti, raschi e buche, qui il torrente è ben popolato di trote fario ma si possono anche catturare trote iridee che vengono immesse nel campo gara presente in zona.

• Alla fine di questo tratto si immette un affluente il Torrente Grigna, che nasce poco sopra l’abitato di Ballabio, questo torrente nell’ultimo tratto è privo di interesse ittico, un po’ perché spesso è in asciutta, un po’ perché riceve lo scarico del depuratore di Ballabio. Tuttavia nel breve tratto al di sopra di Ballabio il Grigna, seppur con portate idriche limitate, si presenta in buone condizioni ed ha un discreto popolamento di Trota fario.

• Il tratto soprastante il passo del Lupo detto Val Boazzo è distinguibile in una parte bassa, nota ai locali come “Nigulin”, questa zona è molto impervia è caratterizzata da grosse buche con cascate ed è di difficile percorribilità.

Caldone: Località Nigulin

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La Val Boazzo nella parte più alta non presenta grandi portate, tuttavia è ben popolata di Trote fario; qui il Caldone scorre su un tratto pianeggiante contornato da prati e pascoli è facilmente percorribile e pescabile.

Caldone in Val Boazzo

In Val Boazzo è stata istituita una Zona di Protezione e Ripopolamento poiché in questo tratto è presente una popolazione di trote che per circa trent’anni si è auto-mantenuta in assenza di ripopolamenti e di conseguenza è ben adattata alle condizioni ambientali, da questa zona provengono i riproduttori utilizzati per produrre il novellame da ripopolamento per tutto il territorio provinciale.

Caldone: Zona di Protezione e Ripopolamento

24.4.1. - Qualità delle acque

In ragione delle sue dimensioni e della sua importanza, sul Torrente Caldone si sono individuate due stazioni di campionamento dove si sono rilevati i vari dati necessari all’elaborazione della Carta ittica Torrente Caldone stazione di Bonacina campo gara Data campionamento 21.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilità

X 1533139 Y 5080164

11,4 8,5 10,1 98 369

In questa stazione il Caldone indica un valore di temperatura pari a 11,4°C, che risulta uno dei più contenuti tra i corsi d’acqua analizzati, anche considerando la quota non elevata di questa stazione. Questa caratteristica potrebbe dunque influire negativamente sull’accrescimento della fauna ittica. Ovviamente sono presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E invece riscontrabile un valore intermedio di conducibilità elettrica (369 µS/cm), che in questo caso indica una discreta concentrazione di sali disciolti. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Caldone ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche. Probabilmente a causa della notevole presenza dei carbonati il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,5 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,1 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di quasi completa saturazione (98%) che indica un livello di ossigenazione ottimale. Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 15 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 9/10, che traduce una 2a/1a classe di qualità. Le analisi biologiche indicano quindi la presenza di qualche fattore di alterazione nel torrente Caldone in località Bonacina. E’ inoltre importante sottolineare che alcuni taxa segnalano una presenza molto limitata, al limite del drift. Tra questi risultano il genere Habroleptoides (5 soggetti) e la famiglia Stratiomydae (2 soggetti). L’incertezza di questi taxa potrebbe indicare come più realistica una 2a classe di qualità. Si consideri che nel tratto a monte il Caldone riceve le acque del torrente Grigna, corso d’acqua già in passato oggetto di indagini finalizzate all’individuazione di apporti inquinanti.

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Torrente Caldone stazione Bonacina

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Amphinemura (2) drift

Leuctra ++Protonemura +Habroleptoides (5)Ecdyonurus ++Ephemerella +Baetis ++

Tricotteri (famiglia) Hydropsychidae +Rhyacophilidae ++

Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Odonati (genere)

Simuliidae +Athericidae +Stratiomydae (2)Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere) Erpobdella (3)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae +Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 21/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

15 9/10 II-I Ambiente con moderati sintomi di alterazione

Torrente Caldone località Bonacina

Torrente Caldone stazione di Lecco; data campionamento 21.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilità

X 1531510 Y 5078407

12,3 8,5 10,1 96 406

Il torrente Caldone nella stazione più a valle indica un valore di temperatura (12,3°C) leggermente superiore rispetto alla località Bonacina (11,4°C), pur mantenendo condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E riscontrabile anche un incremento della conducibilità elettrica, che risulta pari a 406 µS/cm contro 369 µS/cm della stazione più a monte. Questo valore indica una discreta concentrazione di sali disciolti e, considerata la distanza limitata tra le due stazioni di campionamento, potrebbe segnalare la presenza di qualche apporto inquinante. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Caldone ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche. Il pH mostra ancora un valore nettamente alcalino (8,5 unità). Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Caldone ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno

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226

disciolto (10,1 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, anche se si evidenzia una leggera sottosaturazione (96%) che potrebbe confermare la presenza di qualche apporto organico.

24.4.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Caldone 600 1.000 ↓ ↓ ↓ ↓

Val Boazzo ↓↑ 300 200 300 400 400

Passo Lupo – c.g. ↓↑ ↓↑ 400 400 500 400

Caldone campo gara 0 0 0 0 0 0

Totale 600 1.300 600 700 900 800

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Caldone 689 463 ↓ ↓ ↓

Val Boazzo ↓↑ ↓↑ 52 23 20

Passo Lupo – c.g. ↓↑ ↓↑ 126 213 170

Caldone campo gara ↓↑ ↓↑ 245 221 220

Totale 689 463 423 457 410

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Caldone 1.027 531 ↓ ↓ 0

Val Boazzo ↓↑ ↓↑ 68 28 8

Passo Lupo – c.g. ↓↑ ↓↑ 131 167 106

Caldone campo gara ↓↑ ↓↑ 459 290 400

Totale 1.027 531 658 485 514

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Caldone 0,7 0,9 ↓↓↓↓ ↓↓↓↓ ↓↓↓↓

Val Boazzo ↓↓↓↓↑↑↑↑ ↓↓↓↓↑↑↑↑ 0,8 0,8 2,5

Passo Lupo – c.g. ↓↓↓↓↑↑↑↑ ↓↓↓↓↑↑↑↑ 1,0 1,3 1,6

Caldone campo gara ↓↓↓↓↑↑↑↑ ↓↓↓↓↑↑↑↑ 0,5 0,8 0,6

Media 0,7 0,9 0,8 1 1,6

NOTE:

• Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea.

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• L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara.

• Immissioni effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri.

• ↓↓↓↓↑↑↑↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca, pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti;

• c.g. = Campo Gara.

• Nei campi gara non si effettuano immissioni di novellame di fario. I dati relativi alle catture ci indicano un certa costanza nel tratto della Val Boazzo aperto alla pesca, il calo delle catture nel biennio 2005 - 2006 è accompagnato da un calo delle uscite di pesca, addirittura nel 2006 si sono avute solo 8 uscite di pesca che però hanno reso bene con 2,5 trote catturate per uscita; logicamente questo dato è basato su troppo poche uscite per essere attendibile. Nel tratto Passo del Lupo – campo gara le catture per uscita di pesca sono in lieve aumento poiché sono passate da una trota per uscita nel 2004 a 1,6 nel 2006; solo in questo tratto, che è anche quello che presenta le migliori condizioni di portata idrica ed habitat per lo sviluppo della fauna ittica, l’entità delle catture si può considerare soddisfacente. Nella zona a campo gara i dati ci indicano che essa viene assiduamente frequentata (400 uscite nel 2006) ma che le catture di Trota fario sono piuttosto basse, incrociando questi dati con quelli relativi ai censimenti, la spiegazione più probabile è che un così basso numero di catture sia attribuibile ad una grande pressione di pesca che sfrutta oltre il limite le capacità biogeniche del torrente. E’ anche opportuno precisare che l’elevato numero di uscite nella zona a campo gara è anche attribuibile ai pescatori che frequentano la zona dopo le competizioni per catturare le trote iridee rimaste. Questo fa si che si alzi notevolmente lo sforzo di pesca perché i pescatori non sono lì per catturare fario, bensì iridee, inoltre il disturbo che si verifica in occasione delle gare fa si che le fario presenti si “intanino” risultando difficilmente catturabili. Questo fa si che i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengano stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente esso sia. Questo fa si che i dati riguardanti lo sforzo di pesca non vengano stimati correttamente poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Torrente Caldone stazione di Bonacina campo gara

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 46 42 4 0,1

I dati del campionamento confermano quanto desunto dai libretti segnapesci, infatti il numero di individui catturati tramite elettropesca è piuttosto alto, ma il numero di adulti è molto basso, meno del 10% del totale. Questo significa che nella zona la pressione di pesca è assai elevata. Inoltre in ragione dell’epoca nella quale è avvenuto il campionamento, vicina al periodo riproduttivo si deve ritenere che la riproduzione naturale avrà senz’altro problemi.

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228

In questa stazione si è compiuta anche un’indagine sulla struttura di popolazione. La lunghezza media delle trote fario catturate è pari a 127 mm (d.s.=47,3): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 290 mm. In questo caso quasi il 98% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una minima percentuale di soggetti pescabili. Ciò potrebbe quindi indicare la presenza di un’elevata pressione di pesca.

Caldone loc.Bonacina - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

lunghezza (cm)

Fre

qu

en

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 46Media 126.7Errore standard 7.0Mediana 110Moda 110Deviazione standard 47.3Minimo 80Massimo 280

Riepilogo statistico

Dati relativi al campione di scaglie

Lunghezza (cm) Età (anni) 13,0 1 14,0 1 18,0 2 18,5 2 19,0 2 19,0 2 19,5 2 20,0 3 22,0 3 28,0 4

L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica un quadro piuttosto regolare, con due picchi di frequenza in corrispondenza delle classi 8-10 cm e 18-20 cm. Questa distribuzione dovrebbe quindi indicare due corrispondenti classi di età. Grazie al discreto numero di soggetti prelevati, è possibile effettuare l’analisi di frequenza delle lunghezze. Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate due classi di età: la prima con una lunghezza media di 9,8 cm e la seconda con una L media di 18,7 cm. L’analisi del campione di scaglie conferma la distribuzione indicata dalla frequenza delle lunghezze. La prima classe rappresenta quindi il 1° anno di età, con una L med ia di 9,8 cm, mentre al secondo anno di vita viene raggiunta una lunghezza di circa 19 cm. L’accrescimento della trota fario in questa stazione del torrente Caldone risulta quindi discreto.

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229

Torrente Caldone - loc.BonacinaTrota fario - Analisi di frequenza delle lunghezze

r^2=0.987577 SE=0.745594 F=111.291

9.81

18.7

0 10 20 30lunghezza (cm)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.520

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.520

freq

uenz

a (n

°)

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 46Media 1.11Errore standard 0.02Mediana 1.12Moda 1.20Deviazione standard 0.16Minimo 0.60Massimo 1.4

Riepilogo statistico

Le condizioni ottimali della popolazione di trote sono verificabili anche dall’analisi del fattore di condizione K, che segnala un valore medio (1,11) nettamente superiore all’unità. Ciò indica pertanto la presenza di adeguate disponibilità alimentari. Torrente Caldone stazione di Lecco

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 19 17 2

Famiglia CYPRINIDAE

Barbus barbus plebejus Barbo 16 9 7

Leuciscus souffia muticellus Vairone 33 5 28

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230

Occorre subito precisare che in realtà il numero di individui che si sarebbero potuti catturare è almeno il triplo di quanto effettivamente rilevato, tuttavia si è ritenuto di non raccogliere tutti i soggetti che venivano storditi per evitare inutili danni al popolamento ittico. Infatti nonostante tutte le precauzioni che si possano adottare durante questo tipo di indagini, i pesci catturati debbono restare ammassati nei mastelli in attesa che vengano rilevati i vari parametri oggetto dell’indagine, in questo periodo di attesa alcuni individui possono subire danni anche irreversibili, pertanto con il fine di ridurre al minimo i tempi dei rilievi si è ritenuto di raccogliere solo una parte dei pesci. Per questo motivo si è ritenuto di non riportare il rapporto A/G che potrebbe essere assai diverso se si fossero misurati tutti gli individui storditi. In generale comunque si può affermare che le popolazioni delle tre specie rilevate apparivano ben strutturate. La prima cosa che colpisce sui dati raccolti è il numero di specie, il Caldone è l’unico torrente dell’area montana a presentare anche il Barbo. In termini di biomassa nel campione prelevato il barbo con il 57% rappresenta la percentuale prevalente, superiore quindi alla trota fario (37%). Anche il Vairone mostra una discreta presenza, pari solamente al 6% in termini di biomassa ma certamente più elevata in termini numerici. Altra specie che certamente è presente poiché rilevata durante altri censimenti, è il Cavedano. Allo stato attuale non è dato di sapere se il Barbo da sempre sia presente nel torrente, oppure se gli individui rilevati derivino da un immissione abusiva effettuata almeno 10 anni fa, di sicuro la specie si è ben adattata all’ambiente e apparentemente non causa interferenze negative sulle alle altre specie ittiche presenti.

Caldone staz. LeccoComposizione percentuale biomassa prelevata

vaironi 6%

fario 37%

barbo 57%

Torrente Caldone: parte della stazione di rilevamento di Lecco

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 144 mm (d.s.=53,0): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 270 mm. In questo caso l’89,5% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti superiore alla media dei corsi d’acqua analizzati. L’istogramma di frequenza delle lunghezze sembra indicare tre picchi di frequenza. Grazie all’elevato numero di soggetti prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

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Caldone Lecco - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

25

30

lunghezza (cm)

Fre

qu

en

za (

n°)

LUNGHEZZA

N° 57Media 144.3Errore standard 7.0Mediana 116Moda 110Deviazione standard 53.0Minimo 95Massimo 270

Riepilogo statistico

Come evidenziato nella figura seguente, vengono individuate tre classi di età: la prima con una lunghezza media di 113 mm, la seconda con una L media di 197 mm e la terza con una L media di 270 mm. Per questa stazione non è purtroppo disponibile il campione di scaglie di riferimento ma, anche in base all’accrescimento successivo, è comunque evidente che la prima coorte rappresenta la classe di un anno di età. In questa stazione l’accrescimento della trota fario appare notevole, con una lunghezza media al 2° anno di vit a pari a circa 20 cm.

Torrente Caldone - loc. Lecco - Trota farioAnalisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.998135 SE=0.59324 F=200.746

11.3

19.727

5 10 15 20 25 30lunghezza (cm)

0

5

10

15

20

freq

uenz

a (n

°)

0

5

10

15

20

freq

uenz

a (n

°)

5

10

15

20

25

freq

uenz

a (n

°)

5

10

15

20

25

freq

uenz

a (n

°)

L’elevato livello trofico di questo ambiente è comunque rilevabile anche dalla copertura perifitica del substrato. Per quanto riguarda il fattore di condizione K risulta un valore medio superiore all’unità (k=1,08), indicando la presenza di adeguate disponibilità alimentari.

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FATTORE DI CONDIZIONE

N° 57Media 1.08Errore standard 0.02Mediana 1.09Moda 1.12Deviazione standard 0.16Minimo 0.70Massimo 1.52

Riepilogo statistico

Per quanto concerne invece il barbo risulta una lunghezza media dei soggetti catturati pari a 201 mm (d.s.=43,4): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 275 mm. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica un primo picco di frequenza tra 17-19 cm ed un secondo tra 23-27 cm. La distribuzione delle classi appare però piuttosto ampia e, in assenza del campione di scaglie di riferimento, non è possibile definire la struttura di età nel campione in base alla sola analisi di frequenza delle lunghezze.

Caldone Lecco - Barbo comuneDistribuzione delle classi di lughezza

02468

10121416

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA Barbo

N° 51Media 200.6Errore standard 6.1Mediana 190Moda 190Deviazione standard 43.4Minimo 130Massimo 275

Riepilogo statistico

b - VOCAZIONE NATURALE

Il torrente Caldone nasce come tipico torrente alpino caratterizzato da elevate pendenze, e notevoli velocità della corrente, pertanto nel tratto compreso fra le sorgenti e la località Bonacina esso ha una vocazione tipicamente salmonicola. Poi le pendenze si addolciscono, la velocità della corrente si riduce ed il torrente assume una vocazione a ciprinidi reofili mantenendo però anche condizioni idonee allo sviluppo dei salmonidi.

c - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

Le specie che si sono certamente estinte in questo torrente sono quelle che usavano risalirlo nell’epoca riproduttiva. A differenza degli altri torrenti tributari al Lario il Caldone prima della foce percorreva un tratto semi pianeggiante lungo più di un chilometro che, prima di essere coperto, certamente offriva una notevole varietà di habitat idonei a soddisfare le esigenze di varie specie ittiche.

24.4.3. - Fattori di alterazione ambientale

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233

Da segnalare che percorrendo il tratto “urbano” di tutti questi torrenti, specialmente a livello dei ponti, ma anche sotto alcuni condomini, non si può fare a meno di riscontrare la presenza di materiali e rifiuti di ogni genere. Va pertanto stigmatizzato il comportamento di coloro che utilizzano l’alveo dei torrenti come una discarica

a - APPORTI DI INQUINANTI

Il Caldone più degli altri torrenti che attraversavano la città di Lecco subì seri danni operati dagli scarichi provenienti in prevalenza dall’industria metallurgica, negli anni “60” probabilmente nell’ultimo tratto del torrente non vi erano le condizioni per la sopravvivenza della fauna ittica. Dall’emanazione delle prime leggi sugli scarichi negli anni “70” ad oggi, la situazione è decisamente migliorata.

a.1. - Reflui industriali

Nel tratto urbano del torrente sono presenti ancora molte ditte che trattano o producono sostanze che se riversate nel torrente potrebbero causare seri danni alle biocenosi sottese.

a.2. - Reflui civili e urbani

L’impianto di depurazione di Ballabio recapita nel Torrente Grigna, immissario del Torrente Caldone. Inoltre sono presenti cinque scarichi provenienti dagli scaricatori di piena. L’impatto causato dai reflui civili è piuttosto evidente nella zona a valle del cimitero di Lecco dove in sponda destra si immette un canale che, considerando la sua portata, evidentemente raccoglie un certo numero di scarichi civili.

A monte del cimitero la situazione è decisamente migliore, non si registrano particolari condizioni di criticità; è presente qualche piccolo scarico riferibile ad singole abitazioni che però viene ben diluito dai volumi di acqua presenti e non causa particolari criticità per il popolamento ittico.

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b - PRELIEVI IDRICI

Fino ad alcuni decenni fa su questo torrente erano presenti e diffuse parecchie derivazioni che servivano a sfruttare le acque del torrente per raffreddare i macchinari (es. trafilerie); attualmente queste derivazioni non sono più attive. Rimane un unica derivazione a scopo idroelettrico che dopo alcuni anni di inattività è stata riattivata nel 2005, l’opera di presa è situata poco prima della confluenza con il torrente Grigna, e la centrale idroelettrica si trova a poche centinaia di metri,. Si tratta di una piccola derivazione, realizzata in conformità alle recenti disposizioni che dovrebbero assicurare la sopravvivenza della fauna ittica.

c - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

Come in tutti i torrenti che attraversano delle città il Caldone presenta sponde cementificate in tutto il tratto che attraversa Lecco. In alcuni tratti anche l’alveo è stato completamente cementificato come documentato dalle immagini sottostanti:

d - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Lungo il tratto urbano del torrente sono presenti parecchie briglie che consentono una movimentazione della fauna ittica esclusivamente in senso monte – valle.

Torrente Caldone: briglia in Località Acquate, si noti che anche il greto cementificato

Tuttavia la principale interruzione della continuità biologica non è data dalle briglie, quanto dal lungo tratto che il Caldone percorre all’interno di un tunnel quando attraversa la parte bassa di Lecco, questa struttura impedisce la colonizzazione da parte della maggior parte degli invertebrati e di conseguenza rende il tratto sterile ed invivibile per la fauna ittica.

24.4.4. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Sebbene recentemente sia stata accertata la presenza dell’Airone cenerino (Ardea cinerea) lungo il torrente Caldone al momento non si ritiene di dover segnalare impatti negativi sul popolamento ittico provocati da avifauna ittiofaga. Il crescente aumento di anatidi potrebbe generare dei problemi legati alla riproduzione, alla trasmissione di patologie e all’alimentazione, al momento comunque non vi sono elementi per affermare l’insorgenza di interferenze.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

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L’unica specie ittica alloctona presente nel Torrente Caldone è la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa nel campo gara in località Bonacina in occasione delle manifestazioni agonistiche. Gli eventuali danni ai pesci autoctoni sono rappresentati dalla possibile predazione nei confronti dei giovani, dall’eventuale trasmissione di patologie e dalla competizione alimentare. Per minimizzare eventuali danni provocati dalla predazione sui giovani di Trota fario, non vengono autorizzate manifestazioni sportive, e quindi immissioni nella settimana antecedente ed in quella successiva all’epoca di chiusura della pesca (prima domenica di ottobre – ultima di febbraio). Poiché l’Iridea è assai meno diffidente della Fario ed assai più vorace, essa viene facilmente catturata, pertanto sono ben pochi gli individui che rimangono nel torrente sia dopo le gare di pesca, sia nel periodo invernale. Tanto è vero che durante il censimento eseguito nella stazione di rilevamento che si trova all’interno del campo gara, non è stato catturato nessun individuo appartenente a questa specie. Per evitare la trasmissione di eventuali patologie, in ossequio alle disposizioni vigenti, tutto il materiale immesso deve essere accompagnato da adeguata certificazione sanitaria.

24.5. - IL RIO TORTO

Il Rio Torto è un corpo idrico piuttosto particolare, unico nel territorio provinciale, non si tratta né di un fiume né di un torrente con delle sorgenti e con un corso che tende ad aumentare le proprie portate via via che si avvicina alla foce, che presenta caratteristiche chimico – fisiche delle acque relativamente costanti o in funzione delle stagioni. Non è nemmeno un canale in quanto si tratta di un corpo idrico naturale, anche se nel corso degli anni ha subito numerosi interventi di canalizzazione che hanno deviato il suo corso naturale. Il Rio Torto infatti mette in comunicazione il Lago di Annone con il Lario, più precisamente è l’unico emissario del Lago di Annone e porta le acque di questo corpo idrico nel Lario.

Lago di Annone Ovest: inizio del Rio Torto Lago di Como: Foce del Rio Torto

24.5.1. - Qualità delle acque

Caratteristica del Rio torto è quella di non avere condizioni costanti delle acque poiché queste sono fortemente influenzate da quanto avviene nel Lago di Annone, se ad esempio è in corso una fioritura algale. Il fitoplancton si riverserà nel Rio torto; la qualità delle sue acque varierà a seconda se il lago sarà in un periodo di circolazione o di stratificazione termica. Ovviamente la fase critica è rappresentata dalla circolazione termica autunnale, quando la risalita dei riducenti accumulati nell’ipolimnio del lago di Annone determina una consistente diminuzione del livello di ossigeno disciolto anche nelle acque emissarie. Su questo corso d’acqua incide anche lo scarico del depuratore della Rio Torto, localizzato in comune di Valmadrera. In genere all’immissione nel lago di Como le acque del Rio Torto risultano quindi di qualità scadente. A titolo indicativo la campagna di Censimento dei Corpi Idrici (anno 1999) indicava per il Rio torto alla foce una concentrazione media di P totale pari a 318 µg/l ed una concentrazione media di N totale pari a 6,67 mg/l, dati che confermano un carico di nutrienti molto elevato. Anche la concentrazione media di azoto ammoniacale, pari a 4,2 mg/l, rappresenta un indice significativo dello stato di qualità relativamente recente di questo corso d’acqua. Dati più recenti sono relativi al monitoraggio autunnale del lago di Annone nell’2006, relativo al periodo compreso tra il 20/9/06 e l’1/12/06. In questo caso la stazione di rilevamento è però localizzata nella parte iniziale del Rio torto, poco dopo l’uscita dal lago. L’ossigeno disciolto presenta alcune oscillazioni, con valori compresi tra una saturazione minima del 57% ed una massima del 94%. Questa condizione di sottosaturazione è però del tutto normale durante il periodo autunnale, in seguito alla risalita degli strati anossici nel bacino lacustre. Il pH si mantiene su valori compresi tra 8,1 e 8,7 unità: i valori più elevati sono conseguenti all’intensa attività fotosintetica presente nel bacino est durante il mese di ottobre.

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236

La concentrazione media di azoto ammoniacale risulta compresa tra 0,04 e 0,32 mg/l,. Questo parametro conferma quindi il deciso miglioramento rispetto al 2004. Si sottolinea però che le limitate concentrazioni di azoto ammoniacale nell’autunno 2006 sono in parte collegate all’intensa fioritura algale in atto nel bacino est ed al conseguente rapido utilizzo dei nutrienti in forma inorganica. Per quanto riguarda il fosforo totale si riscontrano concentrazioni comprese tra 41 e 170 µg/l. In questo caso si sottolinea però che nella prima settimana di novembre sono state raggiunte concentrazioni molto elevate, con un massimo di 478 µg/l, determinate dall’accumulo presso l’emissario del dinoflagellato Glenodinium sp. al termine della fase vegetativa (vedi foto seguente). Il C.O.D. mostra una certa variabilità, con valori compresi tra un minimo di 13 mg/l ed un massimo di 34 mg/l. E' interessante verificare che, nonostante il notevole carico in ingresso di coliformi fecali riscontrabile negli immissari, le concentrazioni in uscita risultano notevolmente inferiori, con valori compresi tra 50 u.f.c./100ml e 350 u.f.c./100ml. Ciò è collegato alla limitata sopravvivenza nell'ambiente esterno dei coliformi fecali, che vivono normalmente nell'intestino umano e degli animali a sangue caldo, ad una temperatura quindi di circa 36°. La conducibilità elettrica indica una sostanziale stabilità, con valori compresi tra 306 e 318 µS/cm. Anche la portata idrica non segnala oscillazioni importanti, con un minimo di 91 l/s relativo al 6/10/06, mentre il 1/12/06 è rilevabile un massimo di portata idrica pari a 403 l/s. Le portate ridotte del 2006 sono collegate in parte alle condizioni meteorologiche favorevoli ed alle scarse precipitazioni autunnali, in parte alla messa in funzione della soglia di livello presso l’emissario. Questa ha determinato una riduzione della portata idrica in uscita all’inizio della stagione autunnale. La portata media del periodo di rilevamento risulta infatti pari a 199 l/s contro i 521 l/s dell’autunno 2005. Si consideri che in condizioni normali la portata media stagionale è in genere superiore ai 400 l/s.

Novembre 2006 colorazione delle acque del Rio Torto in seguito ad una fioritura algale

La qualità delle acque di questo corpo idrico è anche influenzata anche dal fatto che esso attraversa centri abitati densamente popolati come Civate, e Valmadrera, comuni nei quali sono presenti anche alcune attività industriali.

24.5.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Considerando le caratteristiche del corpo idrico si può definirlo a vocazione prettamente ciprinicola limnofila, il popolamento ittico è rappresentato in prevalenza da ciprinidi come: Scardola, Tinca e Carpa è anche presente il Carassio che è molto diffuso nel Lago di Annone, più rari altri ciprinidi come Triotto, Cavedano e Vairone; fra i predatori troviamo il Persico Reale ed il Luccio. In alcuni periodi dell’anno troviamo anche l’anguilla in migrazione verso il Lario (nel Lago di Annone annualmente sono fatte immissioni con novellame di Anguilla).

24.5.3. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

Sono presenti due insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

L’impianto intercomunale di depurazione di Valmadrera recapita direttamente le acque reflue urbane nel Rio Torto.

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b - PRELIEVI IDRICI

Il Rio Torto non è sottoposto a prelievi idrici, tuttavia le sue portate possono essere modificate da una chiusa posta nel punto dove i Lago di Annone origina il Fiume. Chiusa per la regolazione del deflusso idrico dal Lago di Annone Questa struttura è stata realizzata in occasione della costruzione di un impianto per il prelievo e il trattamento delle acque ipolimniche del Lago.

c - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

Questo corpo idrico attraversa parecchi centri abitati pertanto sono parecchi i tratti che presentano sponde ed alveo cementificati, anzi per la maggior parte del suo corso il Rio Torto si presenta artificializzato.

Rio Torto a Civate

Sono però ancora preseti aree con discrete condizioni di naturalità, come nel tratto che costeggia la S.S. 36 ai confini fra il comune di Civate e quello di Valmadrera, dove le sponde non sono cementificate e la vegetazione di sponda comprende canne palustiri, rovo e alcune latifoglie ad alto fusto

d - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Lungo il Rio Torto sono presenti alcune briglie ed alcune chiuse che rendono difficoltosi se non impossibili gli spostamenti in senso valle – monte (Lario – Lago di Annone) della fauna ittica. L’unica specie che potrebbe godere di questo tipo di spostamenti è l’anguilla.

e - ELEMENTI INTERFERENTI CON LE POPOLAZIONI DELLE SPECIE ITTICHE AUTOCTONE

e.1. - Avifauna ittiofaga

Lungo il Rio Torto non è segnalata la presenza di uccelli ittiofagi.

f - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

Nelle acque del Rio Torto è certamente presente il Carassio specie piuttosto abbondante nel Lago di Annone che sembrerebbe riuscire anche a riprodursi in questo bacino, pertanto è possibile che tramite il Rio Torto la specie raggiunga il Lario.

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25. - I TRIBUTARI DEL LAGO DI GARLATE

Nel Lago di Garlate si immettono due torrenti che per le loro caratteristiche debbono essere considerati di rilevante importanza: il Bione ed il Gallavesa.

25.1. - IL BIONE

Il Bione nasce alle pendici del versante occidentale del Monte Resegone e dopo aver percorso una valle assai impervia, boscosa e priva di insediamenti umani, attraversa la parte meridionale dell’abitato di Lecco immettendosi nel Lago di Garlate poco dopo il suo inizio dal Fiume Adda. La località ove avviene la foce nel Lago di Garlate è nota come “Bione” e si trova in prossimità del terzo ponte di Lecco, il Ponte Manzoni. Il Bione è un torrente molto importante da un punto di faunistico poichè nel territorio alpino lombardo sono rari torrenti che: • Per la maggior parte del loro percorso non attraversano centri urbani. • Non subiscano derivazioni idriche. • Non siano interessati da interventi di cementificazione dell’alveo o delle sponde. • Non siano interessati da alcun tipo di scarico. Logicamente quanto descritto riguarda il tratto che precede l’entrata del torrente nell’abitato di Lecco dove la situazione cambia radicalmente.

Torrente Bione al di sopra di Lecco

25.1.1. - Qualità delle acque

In ragione delle differenti condizioni nelle quali si trova il corpo idrico, prima e dopo l’abitato di Lecco, si è ritenuto opportuno individuare due stazioni di campionamento: una in località Rovinata, che si trova nella parte alta di Lecco e l’altra alla foce del Torrente Bione nel Lago di Garlate. Torrente Bione: stazione “Rovinata”; data campionamento 21.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1532740 Y 5077900

12,2 8,6 10,5 100 388

In questa stazione il Bione indica una temperatura pari a 12,2°C, valore che risulta intermedio tra i corsi d’acqua analizzati. Sono comunque presenti condizioni tipiche degli ambienti a salmonidi. E riscontrabile un valore intermedio anche per quanto riguarda la conducibilità elettrica (388 µS/cm), che indica una discreta concentrazione di sali disciolti. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Bione ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche.

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239

Distribuzione dei valori di pH

8.6

7.07.27.47.67.88.08.28.48.68.8

Probabilmente a causa della notevole presenza dei carbonati il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,6 unità), che in questo caso rientra nell’intervallo dei valori più elevati tra i corsi d’acqua analizzati. Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,5 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (100%) che indica un livello di ossigenazione ottimale. Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 13 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 9 che traduce una 2a classe di qualità. Le analisi biologiche indicano quindi la presenza di qualche fattore di alterazione nel torrente Bione in località Rovinata. Si sottolinea che questo corso d’acqua è stato oggetto di recenti interventi in alveo e ciò potrebbe avere determinato impatti negativi anche sulla fauna bentonica. E’ inoltre importante segnalare che alcuni taxa evidenziano una presenza elevata. Tra questi risultano il genere Protonemura (Plecotteri) e la famiglia Hydropsychidae (Tricotteri). La discreta densità di macroinvertebrati bentonici indica pertanto buone potenzialità produttive.

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240

Torrente Bione stazione la Rovinata

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +

Protonemura +++Ecdyonurus +Epeorus (2) driftBaetis ++

Tricotteri (famiglia) Hydropsychidae +++Sericostomatidae +Philopotamidae (4)Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Odonati (genere)

Simuliidae +Athericidae +Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae ++Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 21/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

13 9 II Ambiente con moderati sintomi di alterazione

Torrente Bione località Rovinata

Torrente Bione: stazione foce; data campionamento 20.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1531430 Y 5076075

23,9 8,2 7,3 88 500

Lo stato di qualità del torrente Bione in prossimità della foce risulta completamente alterato. Il dato più rilevante è la variazione di temperatura che nello spazio di 1,5 chilometri passa da 12,2°C a 23,9°C. Sulla base di questo dato si possono quindi escludere condizioni favorevoli alla presenza dei salmonidi. Gli altri parametri analizzati segnalano alterazioni meno evidenti. In particolare l’O2 disciolto indica una evidente sottosaturazione (88%), che non risulta però limitante per la sopravvivenza della fauna ittica. La concentrazione corrispondente (7,3 mg/l) rientra infatti nell’intervallo ottimale per la fauna ittica che risulta in effetti presente. Il parallelo incremento della concentrazione di CO2 determina una riduzione del pH, che da 8,6 unità nella stazione più a monte scende a 8,2 unità. Anche questo parametro rientra comunque nell’intervallo ottimale per la fauna ittica. Infine la conducibilità elettrica (500 µS/cm) evidenzia un sostanziale incremento rispetto alla stazione in località Rovinata (388 µS/cm). Considerando la breve distanza tra i due punti di campionamento, ciò conferma la presenza di apporti inquinanti nel tratto intermedio.

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241

Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. Le analisi biologiche mettono in evidenza un quadro di notevole alterazione rispetto ai parametri fisico-chimici. I risultati dell’indagine indicano infatti la presenza di sole 3 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 2 che traduce una 5a classe di qualità. Le analisi sui macroinvertebrati bentonici indicano quindi la presenza di importanti fattori di alterazione nel torrente Bione in prossimità della foce. Il livello di alterazione appare ancora più rilevante se si considera che risulta assente anche il taxon dei Chironomidae, che in genere non risente di apporti anche consistenti di inquinanti organici. E’ quindi probabile la presenza di sostanze di altra origine, con probabili effetti di tossicità sulla fauna bentonica. L’individuazione di tali sostanze richiederebbe ovviamente indagini mirate sulla base delle attività produttive presenti nel tratto intermedio.

Torrente Bione stazione foce

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere)Efemerotteri (genere)Tricotteri (famiglia)Coleotteri (famiglia)Odonati (genere)Ditteri (famiglia) Chironomidae (2) driftEterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia) Physa +Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)Irudinei (genere)

Lumbricidae +Tubificidae +

Altri (famiglia)

Oligocheti (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 21/09/07

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

3 2 V Ambiente fortemente degradato

Torrente Bione foce

25.1.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite. Corpo idrico: Bione Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 400 600 500 400 400 400

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242

CATTURE 2002 2003 2004 2005 2006 109 88 130 83 88

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 107 86 126 76 104

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 1,0 1,0 1,0 1,1 0,8

Il Torrente Bione è senza dubbio il corpo idrico dove si osserva la maggior uniformità e stabilità dei dati nel corso degli anni, tale informazione può essere interpretata come un buon segno poiché si tratta di un dato indicante l’assenza della comparsa di fattori di interferenza negativa. A tal proposito è opportuno precisare che la maggior parte delle uscite di pesca viene effettuata al di sopra del centro abitato di Lecco, nella zona che non è influenzata da strutture, elementi o attività attribuibili all’uomo. Le catture oscillano in modo parallelo alle uscite di pesca, solo nel 2006 si è avuta una lieve flessione nelle catture. Si può anche notare che il torrente è ben frequentato dai pescatori e che siamo di fronte ad uno dei pochi casi nei quali le uscite di pesca sono rimaste relativamente costanti. Per quanto concerne lo sforzo di pesca si può osservare che questo e piuttosto alto con una media attorno ad una trota per uscita. Questo significa che non è facile catturare trote in questo torrente, cosa piuttosto normale in ragione delle difficoltà che si incontrano spostandosi lungo questa impervia valle.

Torrente Bione: cascata in località Campo de boi

Nella stessa data e nelle stesse zone nelle quali si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Torrente Bione: stazione “Rovinata”

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 21 20 1 0.05

E’ piuttosto evidente che nella stazione di campionamento della rovinata ci sono dei problemi: si sono recuperate poche trote ed un solo individuo adulto (24 cm). Questa situazione è spiegabile con dei lavori che sono stati eseguiti recentemente nell’alveo del torrente. Pertanto il quadro che emerge indica che gli impatti derivanti da tali interventi è considerevole In questa stazione è stata effettuata anche un’indagine sulla struttura di popolazione della trota fario. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 160 mm (d.s.=30,4): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 240 mm. In questo caso quasi il 95% dei soggetti catturati risulta inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando dunque una percentuale di soggetti adulti molto limitata. Se l’accrescimento risulta nella norma, ciò potrebbe quindi indicare un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze indica un solo picco di frequenza in corrispondenza della classe 13-17 cm e ciò indica pertanto l’assenza di

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243

qualche classe di nascita. Nonostante il limitato numero di soggetti prelevati, è possibile stabilire le classi di età corrispondenti tramite l’analisi di frequenza delle lunghezze.

Bione loc.Rovinata - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

2

4

6

8

10

12

14

<5 5-9

9-13

13-1

7

17-2

1

21-2

5

25-2

9

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

classe 2

manca la classe 1

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 21Media 1.15Errore standard 0.04Mediana 1.09Deviazione standard 0.18Minimo 0.75Massimo 1.61

Riepilogo statistico

Come evidenziato nella figura seguente, viene individuata una sola classe di età con una lunghezza media di 16,0 cm. Questa classe appare però piuttosto elevata per rappresentare il 1° anno di età. Al fine di chiarire questo aspetto risulta utile l’analisi del campione di scaglie prelevato. Questo conferma che la coorte di lunghezza media 16,0 cm. Si sottolinea però la presenza di numerose scaglie rigenerate o illeggibili, indice di fattori che interferiscono nei processi di accrescimento. L’aspetto però più importante è la quasi completa assenza della prima classe di età, cioè dei soggetti nati nel 2007, che dovrebbero avere una L media compresa tra 5-9 cm. Questo aspetto meriterebbe un maggiore approfondimento, anche per le importanti implicazioni gestionali che ne conseguono. L’assenza della classe 0+ potrebbe essere collegata a qualche evento traumatico sulle uova durante la fase di incubazione, collegato probabilmente ai già citati interventi in alveo. È invece da escludere una condizione di carenza alimentare delle classi adulte. Quest’ultima ipotesi sembra infatti improbabile se si analizza il fattore di condizione K nel campione prelevato. Questo indica infatti un valore medio nettamente superiore all’unità (k=1,15), segnalando quindi la presenza di adeguate disponibilità alimentari. Ciò era stato del resto già evidenziato direttamente dalle analisi sui macroinvertebrati bentonici.

Dati relativi al campione di scaglie

Lunghezza (cm) Età (anni) 9,0 1 14 2 18 2 19 2

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Torrente Bione - loc, RovinataTrota fario - Analisi di frequenza delle lunghezze

r^2=0.985324 SE=0.627151 F=335.691

16

0 10 20 30lunghezza (cm)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

0

2.5

5

7.5

10

12.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

Torrente Bione: stazione foce

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia CIPRINIDAE

Alburnus alburnus alborella Alborella 1 0 1

Rutilus erythrophthalmus Triotto 2 0 2

Leuciscus souffia muticellus Vairone 1

Carassius carassius Carassio 3 3

Scardinius erythrophthalmus Scardola 19 8 11

Famiglia PERCIDAE

Perca fluviatilis Persico reale 2 2 0

Occorre subito precisare che il campionamento non è riuscito al meglio perché la conformazione del luogo di indagine non consentiva di recuperare tutti gli individui storditi, pertanto nell’elenco soprastante mancano sia degli individui delle specie censite (per questo motivo non si è indicato il rapporto A/G), sia delle specie. Infatti in un censimento eseguito nello stesso luogo nella primavera del 2007 si era constatata anche la presenza delle seguenti specie: Luccio (Esox lucius), Carpa (Cyprinus carpio), Tinca (Tinca tinca), Cavedano (Leuciscus cephalus cabeda) e Lasca (Chondrostoma genei). Ciò che colpisce è l’elevato numero di soggetti appartenenti a specie differenti che si accumulano in questo tratto, ma soprattutto la presenza di una specie che da anni si dava per estinta nelle acque del territorio provinciale, che solo in tempi recenti è riapparsa anche nel Lario, la Lasca,

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specie che ci si aspetterebbe di tovare in un raschio con acque abbondanti, pulite, ben ossigenate e fresche e non in un ambiente con evidenti problemi attribuibili a scarichi.

Stazione di campionamento “Bione Foce”: si noti la qualità dell’acqua ma anche la densità di

pesce. Nonostante la notevole alterazione dello stato di qualità di questa stazione del torrente Bione, la fauna ittica risulta presente anche con densità elevata. Come già evidenziato nel paragrafo relativo, i parametri da sonda non hanno in effetti rilevato condizioni limitanti per quanto riguarda la sopravvivenza delle specie ciprinicole, che vengono anzi attirate dalle elevate temperature di questo corso d’acqua collegato al Lago di Garlate. A differenza della fauna bentonica, la fauna ittica è infatti in grado di evitare gli episodi di tossicità sicuramente presenti tramite il trasferimento nel vicino lago.

Torrente Bione: foce nel Lago di Garlate

b - VOCAZIONE NATURALE

Il torrente Bione nasce come tipico torrente alpino caratterizzato da elevate pendenze, e notevoli velocità della corrente, pertanto nel tratto compreso fra le sorgenti e l’abitato di Lecco ha una vocazione tipicamente salmonicola.

Bione in località Ponte della Tenaia

Poi le pendenze si addolciscono, la velocità della corrente si riduce ed il torrente assume una vocazione a ciprinidi reofili mantenento però anche condizioni idonee allo sviluppo dei salmonidi.

Bione al di sopra della località Rovinata

c - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

Nel Torrente Bione non risultano specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoca recente. Probabilmente, come in tutti gli altri tributari ai laghi il tratto compreso fra la foce e l’inizio della zona a carattere torrentizio, che nel caso di questo torrente è piuttosto lunga, un tempo era frquentata in alcune fasi del ciclo vitale da parecchie specie ittiche che vivono nel Lago di Garlate. Per i motivi che saranno trattati nel capitolo successivo ora ciò non è più possibile.

25.1.3. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

Il Torrente Bione attraversa una zona di Lecco ad alta industrializzazione, purtroppo questo fa si che molto spesso vi siano dei problemi legati alla qualità degli scarichi. Infatti praticamente ogni anno si verificano incidenti o altri fenomeni anomali che si ripercuotono negativamente sulle biocenosi presenti, come documentato dalle immagini sottostanti:

Anno 2002 Anno 2003

Anno 2004

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Anno 2005

Anno 2006 Torrente Bione: moria del novembre 2006

Bione Lecco: fondo asfittico

Come detto anche per gli altri due torrenti che attraversano Lecco, il Gerenzone ed il Caldone, negli ultimi anni la qualità delle acque è migliorata sensibilmente rispetto a 30 - 40 anni fa. Infatti allora nell’ultimo tratto del Bione la fauna ittica era praticamente assente.

a.1. - Reflui industriali

Sono presenti quattro insediamenti produttivi da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

E’ presente uno scarico proveniente da uno scaricatore di piena e uno scarico di emergenza della stazione di sollevamento che recapitano direttamente le acque reflue urbane nel torrente.

25.1.4. - Prelievi idrici

Il torrente Bione, la Val Marcia ed il Torrente Gallavesa sono gli unici torrenti del territorio della Provincia di Lecco che al momento non sono interessati da derivazioni idriche. In considerazione della loro rarità questi ambienti debbono essere oggetto della massima tutela.

25.1.5. - Modificazioni delle sponde e artificializzazione de l regime idrologico

Come in tutti i torrenti che attraversano delle città il Bione presenta sponde cementificate in tutto il tratto che attraversa Lecco. In alcuni tratti anche l’alveo è stato completamente cementificato come documentato dalle immagini sottostanti:

Torrente Bione zona “Piscine” Bione sopra zona “Piscine”

Torrente Bione Via Val Sugana Questa situazione come descritto per gli altri torrenti descritti in precedenza ha evidenti pesanti ripercussioni sul popolamento ittico.

a - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Anche in questo caso è presente una briglia che però a differenza degli altri torrenti tributari ai laghi è posta in posizione più arretrata a circa 200 metri dalla foce.

Torrente Bione: prima briglia

Legenda

Scarichi Industriali

Scarico di emergenza stazione di sollevamento

Scarico sfioratore di piena

Scarico acque bianche

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247

Questo fa si che si formi una zona intermedia torrente – lago che è molto importante per la fauna ittica. Infatti nella stazione di campionamento “Bione foce” si sono catturate molte specie ittiche ed anche parecchi individui appartenenti a dette specie.

Torrente Bione foce, sullo sfondo si scorge il Lago di Garlate ed il Ponte Manzoni

La briglia citata in precedenza interrompe la risalita della fauna ittica ma anche se questa venisse modificata la situazione non cambierebbe poichè poco sopra il torrente: prima presenta un tratto con fondo cementificato e flussi laminari che impedirebbero la risalita, poi attraversa un tunnel (si veda immagine “zona piscine”) poi viene convogliato in un lungo tratto incanalato e rettilineo (si veda immagine “sopra zona piscine”) e per finire passa in un lungo tunnel che attraversa una piazza, seguono poi una serie di briglie intervallate con tratti di alveo cementificato. Briglia di Via della Pergola

25.1.6. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Non si segnalano particolari interferenze generate dalla presenza di avifauna ittiofaga, come per gli altri torrenti che attraversano tratti urbanizzati, anche in questo caso potrebbero esserci problemi legati ai numerosi anatidi che si sono stabiliti lungo le sponde del torrente.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

L’unica specie alloctona di cui si è riscontrata la presenza nella zona della foce è il Carassio; al momento non è possibile stabilire eventuali impatti negativi sulla fauna ittica, ciò che invece si può evidenziare è il fatto che alcuni degli individui recuperati erano giovani e questo significa che questa specie, che teoricamente non dovrebbe riuscire a riprodursi nei nostri corpi idrici, sfruttando le elevate temperature dell’acqua presenti alla foce del Bione riesce a completare il proprio ciclo vitale e di conseguenza che potrebbe diffondersi in modo massivo nel sottostante Lago di Garlate.

25.2. - IL TORRENTE GALLAVESA

Nasce sul versante orientale del Monte Resegone e percorrendo la Val d’Erve giunge a Calolziocorte, poi a Vercurago dove si immette nel Lago di Garlate poche centinaia di metri a monte dalla diga di Olginate. Risalendo il torrente da Vercurago si giunge a Calolziocorte, in questo tratto il torrente presenta le tipiche problematiche di tutti i corpi idrici che passano per aree densamente urbanizzate, poi inizia la Val d’Erve che dapprima presenta basse pendenze, poi poco prima di giungere al comune di Erve, diviene piuttosto impervia ed il torrente scorre sul fondo di una profonda forra. Nel tratto cittadino di Erve il torrente scorre in un tratto semi pianeggiante per poi assumere nuovamente le caratteristiche di un torrente alpino con un continuo alternarsi di raschi e buche fino ad una località nota come “I due Camosci”.

Torrente Gallavesa sopra l’abitato di Erve

Da questo punto fino alle sorgenti il corso assume pendenze maggiori ed il torrente spesso scorre sulla roccia nuda formando alte cascate e buche anche di grandi dimensioni.

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248

La fauna ittica è presente fino ad una fonte nota con il nome di “San Carlo”; da questo punto in poi le portate sono troppo ridotte per ospitare fauna ittica.

25.3. - .1 QUALITÀ DELLE ACQUE In ragione delle differenti condizioni nelle quali si trova il corpo idrico, prima e dopo l’abitato di Erve, si è ritenuto opportuno individuare due stazioni di campionamento: una in località Tovo, che si trova nella parte alta di Calolziocorte e l’altra alla poco a monte l’abitato di Erve. Torrente Gallavesa stazione di Tovo; data campionamento 25.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1533857 Y 5072683

14,1 8,5 9,5 96 410

In questa stazione il Gallavesa indica una temperatura pari a 14,1°C, che risulta uno dei valori più elevati tra i corsi d’acqua con chiare caratteristiche di acque a salmonidi. E’ riscontrabile un valore di conducibilità elettrica pari a 410 µS/cm, sensibilmente maggiore rispetto alla stazione di monte (Erve con 347 µS/cm), che indica un’elevata concentrazione di sali disciolti. Questo incremento potrebbe essere collegato alla presenza di qualche apporto inquinante nel tratto intermedio (Comune di Erve). La notevole distanza tra le due stazioni di campionamento consente però una completa mineralizzazione di eventuali carichi organici e la relativa trasformazione in composti inorganici sottoforma di sali disciolti. Probabilmente a causa della notevole presenza dei carbonati il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,5 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (9,5 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, anche se è presente un valore che indica una leggera sottosaturazione (96%) che potrebbe segnalare la presenza di qualche apporto organico. Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati dell’indagine indicano la presenza di 18 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10 che traduce una 1a classe di qualità. Le analisi biologiche indicano quindi l’assenza di fattori di alterazione nel torrente Gallavesa in località Tovo. E’ inoltre importante sottolineare che alcuni taxa evidenziano una densità piuttosto rilevante, in particolare il genere Leuctra. Da segnalare anche la presenza del gambero d’acqua dolce (Austropotamobius pallipes). Complessivamente diversi taxa indicano comunque densità importanti e ciò dovrebbe quindi determinare un’elevata potenzialità produttiva anche per la fauna ittica.

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

18 10 I Ambiente non alterato in modo sensibile

Torrente Gallavesa località Tovo

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Torrente Gallavesa stazione Tovo

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +++

Protonemura +Habroleptoides +Ecdyonurus ++Epeorus +Baetis ++Hydropsychidae ++Philopotamidae (5)Polycentropodidae +Sericostomatidae (4)Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia)Odonati (genere)

Simuliidae +Athericidae +Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Astacidae ++Gammaridae ++

Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae ++Altri (famiglia)

Crostacei (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 29/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Tricotteri (famiglia)

Torrente Gallavesa stazione di Erve; data campionamento 25.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilità

X 1535327 Y 5075095

12,2 8,6 10,0 100 347

In questa stazione il Gallavesa indica una temperatura pari a 12,2°C, che risulta ovviamente inferiore rispetto alla stazione più a valle (Tovo) di circa 2°C. La quota più elevata dovrebbe pertanto determinare una minore potenzialità produttiva. La stazione di Erve presenta ovviamente le caratteristiche tipiche di acque a salmonidi. E’ riscontrabile un valore di conducibilità elettrica pari a 347 µS/cm, sensibilmente inferiore rispetto alla stazione di valle (Tovo con 410 µS/cm). Tale valore indica comunque una discreta concentrazione di sali disciolti di probabile origine naturale. Ciò è del resto prevedibile se si considera che il bacino imbrifero del Gallavesa ricade in un territorio in cui prevalgono strutture carbonatiche. Probabilmente a causa della notevole presenza dei carbonati il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,6 unità). Per quanto riguarda infine la concentrazione di ossigeno disciolto (10,0 mg/l) non si rilevano condizioni limitanti, con un valore di completa saturazione (100%) che indica un livello di ossigenazione ottimale. Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. I risultati di tale indagine indicano la presenza di 17 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 10 che traduce una 1a classe di qualità. Le

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analisi biologiche indicano quindi l’assenza di fattori di alterazione nel torrente Gallavesa nella stazione di Erve (a monte del nucleo abitativo). E’ inoltre importante sottolineare che alcuni taxa evidenziano una densità piuttosto rilevante, in particolare il genere Leuctra (Plecotteri) ed il genere Ecdyonurus (Efemerotteri). Complessivamente la densità degli invertebrati bentonici risulta però inferiore rispetto alla stazione di Tovo, ed è quindi lecito attendersi una minore potenzialità produttiva anche per la fauna ittica.

Torrente Gallavesa stazione Erve

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere) Leuctra +++

Protonemura +Habroleptoides +Ecdyonurus +++Epeorus +Baetis ++

Tricotteri (famiglia) Hydropsychidae +Sericostomatidae +Rhyacophilidae +

Coleotteri (famiglia) Elmintidae +Helodidae +

Odonati (genere)Simuliidae +Athericidae +Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere) Crenobia +Irudinei (genere)Oligocheti (famiglia) Lumbricidae ++

Gordidae (3)Altri (famiglia)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 29/09/07

Ditteri (famiglia)

Efemerotteri (genere)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

17 10 I Ambiente non alterato in modo sensibile

Torrente Gallavesa località Erve

25.3.1. - .2 Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. • Sforzo di pesca dato dal rapporto fra catture e uscite.

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251

Corpo idrico: Gallavesa Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Gallavesa 500 0 0 0 0 0

Erve c.g. 0 0 0 0 0 0

Calolziocorte c.g. 0 0 0 0 0 0

Totale 500 0 0 0 0 0

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Gallavesa 369 235 48 191 160

Erve c.g. ↓↑ ↓↑ 40 41 89

Calolziocorte c.g. ↓↑ ↓↑ 71 61 73

Totale 369 235 159 293 322

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Gallavesa 747 660 165 248 187

Erve c.g. ↓↑ ↓↑ 215 242 263

Calolziocorte c.g. ↓↑ ↓↑ 259 216 102

Totale 747 660 639 706 637

Sforzo di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Gallavesa 0,5 0,4 0,3 0,8 0,9

Erve c.g. ↓↑ ↓↑ 0,2 0,2 0,3

Calolziocorte c.g. ↓↑ ↓↑ 0,3 0,3 0,7

Media 0,5 0,4 0,3 0,4 0,5

NOTE:

• Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea. • L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara.

• Immissioni effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce immesso è prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte.

• ↓↓↓↓↑↑↑↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca, pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti; pertanto alla voce Gallavesa prima del 2004 erano incluse uscite di pesca e catture effettuate anche nei campi gara; dopo il 2004 alla stessa voce vi sono solo le catture effettuate nei tratti al di fuori dei campi gara

• c.g. = Campo Gara. A partire del 2003 in via sperimentale si è provato a sospendere le immissioni di trota fario in questo torrente, l’ipotesi che si intendeva verificare era che in alcuni corpi idrici le capacità biogeniche delle popolazioni ittiche presenti, erano più che sufficienti per auto-mantenersi. Volendo utilizzare i dati riguardanti lo sforzo di pesca per verificare se la sospensione dei ripopolamenti abbia influenzato le catture, si può dedurre che queste non hanno subito sostanziali

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252

variazioni. Quando si analizzaranno i dati relativi ai campionamenti, questo argomento sarà ulteriormente approfondito. I dati inerenti le catture ci dicono che queste sono andate calando fino al 2004, anno in cui si sarebbero dovute catturare le trote immesse nel 2002, poi nel 2005 le catture sono aumentate e nel 2006 si sono quasi raggiunti i valori del 2002. Quest’ultimo dato è lusinghiero se si considera che però nel 2006 ci sono state 110 uscite di pesca in meno rispetto al 2002. In generale le uscite di pesca sul torrente sono abbastanza costanti nel corso degli anni, va considerato che l’elevato numero di uscite nelle zone a campo gara è anche attribuibile ai pescatori che frequentano la zona dopo le competizioni per catturare le trote iridee rimaste. Questo fa si che si alzi notevolmente lo sforzo di pesca perché i pescatori, terminata la competizione debbono segnare l’uscita di pesca, ma essi non sono lì per catturare fario, bensì iridee, inoltre il disturbo che si verifica in occasione delle gare fa si che le fario presenti si “intanino” risultando difficilmente catturabili. Pertanto i dati riguardanti lo sforzo di pesca debbono essere attentamente valutati poiché le catture si riferiscono alle trote fario, mentre le uscite sono effettuate sia per le trote fario che per le trote iridee. Di conseguenza sembra che lo sforzo di pesca sia molto più alto di quanto effettivamente sia. In ogni caso è indubbio che i dati indicanti lo sforzo di pesca ci dicono che catturare trote di taglia nel Gallavesa non è cosa semplice. Nella stessa data e nelle stesse zone nelle quali si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati Torrente Gallavesa stazione di Tovo

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 51 47 4 0,09

Si può subito osservare il gran numero di individui recuperati ed in ragione del fatto che nel torrente non vengono effettuate immissioni e che la maggior parte degli individui recuperati erano giovani, questo può significare che la riproduzione naturale da ottimi risultati. Infatti le condizioni nelle quali si presenta la zona di campionamento sembrano piuttosto buone.

Torrente Gallavesa: stazione di Tovo Gambero di fiume nel Gallavesa a Tovo La stazione di Gallavesa Tovo è l’unica nella quale durante la campagna dei censimenti per la realizzazione della Carta Ittica si sono trovati parecchi individui di Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), la presenza di questa specie, che è ancora presente in alcuni torrenti del territorio provinciale, è indubbiamente indice di ottima qualità ambientale. Tuttavia non si può nascondere la presenza di alcuni problemi evidenziati dai dati relativi al campionamento come il ridotto numero di adulti, solo 4 su 51 individui con un rapporto A/G inferiore a 1 e neanche un individuo al di sopra della misura minima, tale situazione non è spiegabile solamente con una eccessiva una eccessiva pressione di pesca.

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253

Gallavesa loc.Tovo - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

02468

1012141618

<6

6-8

8-1

0

10

-12

12

-14

14

-16

16

-18

18

-20

20

-22

22

-24

>2

4

lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 130,5 mm (d.s.=38,4): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 227 mm. Il 100% dei soggetti catturati risulta dunque inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm), indicando probabilmente un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette in evidenza due evidenti picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 8-10 cm, la seconda della classe 14-16 cm. L’analisi di frequenza delle lunghezze individua due classi di età, la prima con una lunghezza media di 9,4 cm, la seconda con una L media pari a 14,9 cm. L’analisi del campione di scaglie prelevato conferma comunque le corrispondenti classi di età e cioè, il 1° anno con una L media di 9,4 cm, il 2° anno con una L media di 14,9 cm ed il 3° anno con una L media di 21,9 cm. Il dato relativo a quest’ultima classe risulta ovviamente meno attendibile a causa del numero esiguo di soggetti. Anche considerando le prime due classi di età risulta evidente un accrescimento maggiore rispetto alla stazione di Erve, situata più a monte. La causa di questa differenza può ricollegarsi in primo luogo alla densità decisamente inferiore dei soggetti nella stazione di valle. In secondo luogo è da segnalare una temperatura media più elevata, come già evidenziato nel paragrafo sulla qualità dell’acqua. Per quanto riguarda infine il fattore di condizione K risulta un valore medio inferiore all’unità (k=0,98). Questo dato risulta in effetti inferiore all’atteso se si considera la discreta densità di macroinvertebrati bentonici che dovrebbe garantire disponibilità alimentari più che adeguate.

FATTORE DI CONDIZIONE

N° 51Media 0.98Errore standard 0.03Mediana 1.01Moda 1.04Deviazione standard 0.18Minimo 0Massimo 1.21

Riepilogo statistico

Dati relativi al campione di scaglie

Lunghezza (cm) Età (anni) 10,0 1 15,9 2 16,3 2 20,7 3 22,2 3

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254

Torrente Gallavesa - loc.Tovo - Trota fario Analisi di frequenza delle lunghezze

r2=0.983073 SE=1.6877 F=14.5195

9.3814.9

21.9

0 5 10 15 20 25lunghezza (cm)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

02.5

5

7.5

10

12.5

15

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

2.5

5

7.5

10

12.5

15

17.5

freq

uenz

a (n

°)

Torrente Gallavesa stazione di Erve

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti Rapp. A/G

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 66 60 6 0,1

La situazione della fauna ittica nella stazione di Erve è simile a quella nella stazione di Tovo anche se le caratteristiche delle due zone sono abbastanza differenti. Anzi ad Erve la situazione è anche peggiore di quella di Tovo poiché a parità di area ed ambienti campionati, si è rilevato un numero esagerato di soggetti specialmente se si considerano gli habitat disponibili. Ricordando che nel torrente da ormai 5 anni non si effettuano immissioni e che gli individui classificati come “giovani” appartengono a classi di età che hanno senz’altro meno di 5 anni, si può affermare che la riproduzione naturale nel Torrente Gallavesa da ottimi risultati, ciò che eventualmente manca sono gli accrescimenti. La lunghezza media dei salmonidi catturati è pari a 152 mm (d.s.=33,4): il soggetto di maggiori dimensioni segnala una lunghezza totale di 229 mm. Il 100% dei soggetti catturati risulta dunque inferiore alla lunghezza minima legale (24 cm). Questo caratteristica negativa potrebbe anche non derivare da un’elevata pressione di pesca. L’istogramma di frequenza delle lunghezze mette in evidenza due evidenti picchi di frequenza e quindi due probabili classi di età: la prima in corrispondenza della classe 8-10 cm, la seconda della classe 12-14 cm. Altri due picchi di frequenza meno evidenti sono però individuabili nella classi 18-20 cm e 22-24 cm. L’analisi di frequenza delle lunghezze individua quattro classi di età, la prima con una lunghezza media di 8,4 cm, la seconda con una L media pari a 13,8 cm, la terza con L media pari a 18,2 e la quarta con

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una L media di 23,2 cm. Il dato relativo a quest’ultima classe risulta ovviamente poco attendibile a causa del numero esiguo di soggetti.

Torrente Gallavesa: stazione di Erve

Gallavesa loc.Erve - trota farioDistribuzione delle classi di lughezza

0

5

10

15

20

25

4-6

6-8

8-10

10-1

2

12-1

4

14-1

6

16-1

8

18-2

0

20-2

2

22-2

4

24-2

6lunghezza (cm)

Fre

quen

za (

n°)

LUNGHEZZA

Conteggio 66Media 152.3Errore standard 4.1Mediana 149Moda 135Deviazione standard 33.4Minimo 80Massimo 229

Riepilogo statistico

L’analisi del campione di scaglie prelevato conferma comunque le corrispondenti classi di età, in particolare i dati relativi al 2° (L media di 13,8 cm) e 3° anno (L media di 18,2 cm), come dimostra la tabella allegata. Va peraltro sottolineato che nel campione le scaglie di molti soggetti risultano rigenerate, limitando le possibilità di verifica diretta. La notevole presenza di scaglie rigenerate rappresenta comunque un indice di qualche fattore di disturbo presente nella popolazione. Anche considerando le prime due classi di età risulta evidente un accrescimento inferiore rispetto alla stazione di Tovo, situata più a valle. La causa di questa differenza può ricollegarsi in primo luogo alla densità decisamente maggiore dei soggetti nella stazione di Erve. In secondo luogo è da segnalare una temperatura media inferiore, come già evidenziato nel paragrafo sulla qualità dell’acqua. L’accrescimento della popolazione di trota in questa stazione è comunque uno dei più limitati tra i corsi d’acqua esaminati.

Dati relativi al campione di scaglie

Lunghezza (cm) Età (anni) 10,0 1 15,9 2 16,3 2 20,7 3 22,2 3

Sulla base della lunghezze medie annuali è possibile ricavare la curva di accrescimento della trota fario in questa stazione, utilizzando la nota equazione di Bertalanffy.

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ObservedPredicted

Gallavesa loc.Erve - trota fario Curva di accrescimento annuale

Età (anni)43210

Lung

hezz

a (c

m)

22

20

18

16

14

12

10

8

6

4

2

0

K=0.225L inf = 38.8to= 0.026

FATTORE DI CONDIZIONE

Conteggio 66Media 0.99Errore standard 0.02Mediana 1.01Moda 1.06Deviazione standard 0.13Minimo 0.71Massimo 1.29

Riepilogo statistico

Da questa risulta evidente un tasso di accrescimento molto limitato, evidenziato dal valore di K=0,22 parametro che determina la pendenza della curva. La lunghezza asintotica risulta pari a 38,8 cm e quindi la lunghezza minima legale (24 cm) risulta ipoteticamente raggiungibile al 5° anno di vita. Per quanto riguarda infine il fattore di condizione K risulta un valore medio inferiore all’unità (k=0,99). Questo dato è probabilmente collegato all’elevata densità di soggetti presenti ed ai conseguenti fenomeni di competizione alimentare intraspecifica.

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Torrente Gallavesa - loc. ErveTrota fario - analisi di frequenza delle lunghezze

8.45

13.8

23.2

18.2

0 5 10 15 20 25lunghezza (cm)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

0

5

10

15

20

frequ

enza

(n°)

5

10

15

20

25

frequ

enza

(n°)

5

10

15

20

25

frequ

enza

(n°)

b - VOCAZIONE NATURALE

Il torrente Gallavesa nasce come tipico torrente alpino caratterizzato da elevate pendenze, e notevoli velocità della corrente, pertanto nel tratto compreso fra le sorgenti e l’abitato di Erve le condizioni sono piuttosto estreme con una vocazione tipicamente salmonicola.

Gallavesa in località “Fonte di San Carlo”

Gallavesa sotto l’abitato di Erve Poi quando si giunge a Calolziocorte le pendenze si addolciscono, la velocità della corrente si riduce ed il torrente assume una vocazione a ciprinidi reofili mantenendo però anche condizioni idonee allo sviluppo dei salmonidi.

25.3.2. - Specie di interesse conservazionistico estinte in e poca recente

Nel Torrente Gallavesa non risultano specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoca recente. Probabilmente, come in tutti gli altri tributari ai laghi il tratto compreso fra la foce e l’inizio della zona a carattere torrentizio, che nel caso di questo torrente è piuttosto lunga, un tempo era frequentata in alcune fasi del ciclo vitale da parecchie specie ittiche che vivono nel Lago di Garlate. Per i motivi che saranno trattati nel capitolo successivo ora ciò non è più possibile.

25.3.3. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

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Non si hanno apporti inquinanti di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

L’ impianto di depurazione di Vercurago recapita direttamente le acque reflue urbane nel Torrente in prossimità della foce. Inoltre l’impianto di Erve scarica in una piccola valletta che in seguito si immette nel Gallavesa. Infine sono presenti quattro scarichi senza trattamento di depurazione

b - PRELIEVI IDRICI

Il torrente Gallavesa, la Val Marcia ed il Torrente Bione sono gli unici torrenti del territorio della Provincia di Lecco che al momento non sono interessati da derivazioni idriche. In considerazione della loro rarità questi ambienti debbono essere oggetto della massima tutela.

c - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

Come in tutti i torrenti che attraversano delle città il Gallavesa presenta sponde cementificate in tutto il tratto che attraversa i vari centri abitati Erve, Calolziocorte e Vercurago. come documentato dalle immagini sottostanti:

Torrente Gallavesa a Vercurago

Torrente Gallavesa ad Erve Questa situazione come per gli altri torrenti descritti in precedenza ha evidenti pesanti ripercussioni sul popolamento ittico.

d - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Poche decine di metri a monte della foce è presente una piccola briglia che sebbene non presenti grandi dislivelli, impedisce la risalita della maggior parte delle specie ittiche, in ogni caso il tratto immediatamente a monte si presenta canalizzato con un andamento rettilineo e flussi idrici laminari e piuttosto forti, esso sarebbe pertanto poco utile per consentire eventuali freghe o comunque per ospitare la fauna ittica anche perché in condizioni simili, nel periodo estivo la temperatura dell’acqua è senz’altro destinata a diventare proibitiva (vedi foto sopra “Gallavesa a Vercurago).

Foce del Gallavesa Briglia vicino alla foce

25.3.4. - Elementi interferenti con le popolazioni delle spec ie ittiche autoctone

a - AVIFAUNA ITTIOFAGA

Non si segnalano particolari interferenze generate dalla presenza di avifauna ittiofaga, come per gli altri torrenti che attraversano tratti urbanizzati, anche in questo caso potrebbero esserci problemi legati ai numerosi anatidi che si sono stabiliti lungo le sponde del torrente.

b - PRESENZA DI SPECIE ITTICHE ALLOCTONE

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259

L’unica specie ittica alloctona presente nel Torrente Gallavesa è la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa nei campi gara di Erve e Calolziocorte, in occasione delle manifestazioni agonistiche. Gli eventuali danni ai pesci autoctoni sono rappresentati dalla possibile predazione nei confronti dei giovani, dall’eventuale trasmissione di patologie e dalla competizione alimentare. Per minimizzare eventuali danni provocati dalla predazione sui giovani di Trota fario, non vengono autorizzate manifestazioni sportive, e quindi immissioni nella settimana antecedente ed in quella successiva all’epoca di chiusura della pesca (prima domenica di ottobre – ultima di febbraio). Poiché l’Iridea è assai meno diffidente della Fario ed assai più vorace, essa viene facilmente catturata, pertanto sono ben pochi gli individui che rimangono nel torrente sia dopo le gare di pesca, sia nel periodo invernale. Tant’è vero che durante il censimento eseguito nella stazione di rilevamento che si trova all’interno del campo gara, non è stato catturato nessun individuo appartenente a questa specie. Per evitare la trasmissione di eventuali patologie, in ossequio alle disposizioni vigenti, tutto il materiale immesso deve essere accompagnato da adeguata certificazione sanitaria.

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260

26. - TORRENTI COLLINARI E DI PIANURA

Sono caratterizzati da pendenze modeste e da portate ridotte con escursioni contenute. Generalmente sono alimentati da bacini imbriferi di piccole dimensioni e per il fatto di attraversare territori intensamente antropizzati, sono spesso interessati da apporti inquinanti di origine civile ed industriale. Quando presentano ancora il loro andamento naturale, assumono la tipica conformazione a meandri nell'attraversamento di boschi di latifoglie e prati.

Sono molti i torrenti di collina e pianura presenti nel territorio della provincia di Lecco, alcuni di essi in periodi di crisi idrica vanno in secca, altri invece hanno portate troppo ridotte per consentire lo sviluppo di comunità ittiche; pertanto si è ritenuto opportuno compiere indagini solo su quei corpi idrici noti per ospitare popolamenti ittici significativi.

Ciò che ha colpito durante i campionamenti per la realizzazione della Carta Ittica in questi torrenti è la capacita della fauna ittica di adattarsi alle situazioni critiche più disparate. Infatti nonostante si siano rilevati numerosi fattori di alterazione ambientale come: scarichi affiancati a portate idriche minime, briglie, sponde ed alvei canalizzati e cementificati, si sono trovate ancora parecchie specie ittiche, talvolta con un numero notevole di esemplari. Alcune di queste specie poi sono note per essere particolarmente sensibili ai citati fattori come: la Trota fario, il Vairone e il Gobione.

26.1. - IL TORRENTE BEVERA.

Innanzitutto occorre chiarire di quale Bevera si sta parlando, infatti nella provincia di Lecco vi sono almeno tre corpi idrici con questo nome, in realtà però sono molti di più, aggirandosi nell’area briantea della provincia di Lecco quasi tutti i torrenti sono chiamati “bevera” e questo crea notevoli problemi nella loro identificazione. Il Bevera in considerazione nasce a Colle Brianza, a Molteno riceve le acque del Torrente Gandaloglio che scende da Dolzago e si immette nel Lambro presso Costamasnaga. Si tratta di un tipico torrente di pianura, che nella prima parte presenta caratteristiche tali da poter ospitare salmonidi anche se le sue portate idriche, specialmente nel periodo estivo, non sono un gran che. Poi il corso del Bevera dopo la confluenza con il torrente Gandaloglio, assume una vocazione ciprinicola dapprima reofila poi limnofila. Questo torrente attraversa parecchi centri abitati ed aree industrializzate, pertanto la qualità delle sue acque non è sempre eccelsa.

26.1.1. - Qualità delle acque

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nelle due stazioni di campionamento individuate, la prima si trova sulla strada che porta da Colle Brianza a S. Maria Hoè, mentre la seconda si trova a Costamasnaga poco prima della confluenza del Bevera nel Lambro Torrente Bevera stazione di Colle Brianza; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1528383 Y 5066357

13,7 8,1 8,1 82 512

Torrente Bevera sopra a Colle Brianza

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261

Il torrente Bevera nella stazione di Colle Brianza mostra condizioni piuttosto negative per quanto riguarda lo stato di qualità dell’acqua. La temperatura risulta pari a 13,7°C e rientra quindi in una posizione intermedia tra i corsi d’acqua esaminati. Dal punto di vista termico sono comunque presenti condizioni idonee per i salmonidi. E’ invece da rilevare un valore elevato di conducibilità elettrica (512 µS/cm), che non sembra di sola origine naturale. I valori di conducibilità relativi alle acque carbonatiche risultano inferiori a tale limite, in genere compresi tra 300-400 µS/cm, come evidenziato dalla figura. Ciò mette pertanto in evidenza una elevata concentrazione di sali disciolti. La presenza di un consistente apporto inquinante è rilevabile anche dalla concentrazione di O2 disciolto, che indica un livello di marcata sottosaturazione pari all’82%. Tale valore appare limitato per un corso d’acqua a regime torrentizio, anche se rientra ancora nell’intervallo ottimale per la fauna ittica. Anche la concentrazione di O2 disciolto risulta contenuta (8,1 mg/l), ma superiore al limite minimo ottimale per le specie salmonicole (8 mg/l). Nonostante la probabile presenza di carbonati il pH mostra un valore non elevato (8,1 unità). Ciò è collegato all’incremento della concentrazione di CO2 in seguito ai processi decompositivi della sostanza organica. Nella stessa località è stata effettuata anche una indagine per la determinazione dell’I.B.E. E’ stata rilevata la presenza di sole 6 Unità Sistematiche evidenziate nella tabella allegata, a cui corrisponde una valore di I.B.E. pari a 5 che traduce una 4a classe di qualità. Le analisi biologiche mettono quindi in rilievo la presenza di gravi fattori di alterazione nel torrente Bevera in località Colle Brianza, che certamente pregiudicano la presenza della fauna ittica. L’unico fattore positivo è rappresentato dalla elevata densità di ditteri appartenenti alla famiglia dei Simuliidae, che potenzialmente potrebbero rappresentare un’ importante fonte alimentare per la fauna ittica.

Distribuzione dei valori di conducibilità elettrica (µS/cm a 25°C))

512

0100200300400500600700800

PIO

VE

RN

A E

ST

cremeno

BE

VE

RA

costa Masn.

PIO

VE

RN

A pasturo

MO

LGO

RA

cernusco l.M

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A olgiate

MO

LGO

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AC

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ON

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ALA

VA

ND

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RA

colle brianzaB

ION

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SO

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ALD

ON

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ME

RIA

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ME

RIA

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ALD

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GA

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TR

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VA

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NC

ELLO

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Torrente Bevera stazione Colle Brianza

Organismi presenza abbondanzaPlecotteri (genere)Efemerotteri (genere) Baetis (5) driftTricotteri (famiglia) Hydropsychidae +Coleotteri (famiglia)Odonati (genere)

Simuliidae +++Chironomidae +

Eterotteri (famiglia)Crostacei (famiglia)Gasteropodi (famiglia)Bivalvi (famiglia)Tricladi (genere)

Erpobdella ++Dina +

Oligocheti (famiglia) Lumbricidae +Altri (famiglia)

Irudinei (genere)

Stazione di campionamento:

Struttura della comunità di macroinvertebratiData di campionamento : 24/09/07

Ditteri (famiglia)

Totale U.S Valore di I.B.E Classe di qualità

Giudizio di qualità

6 5 IV Ambiente alterato

Torrente Bevera Colle Brianza

Torrente Bevera stazione Costamasnaga; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1522289 Y 5069276

17,8 8,4 11,3 120 611

Il torrente Bevera nella stazione di Costamasnaga mostra ancora condizioni piuttosto negative per quanto riguarda lo stato di qualità dell’acqua. La temperatura risulta molto elevata, pari a 17,8°C e dal punto di vista termico non sono dunque presenti condizioni idonee per le specie salmonicole. E’ anche da rilevare un valore molto elevato di conducibilità elettrica (611 µS/cm), che non è giustificabile come di sola origine naturale. I valori di conducibilità relativi alle acque carbonatiche risultano inferiori a tale limite, in genere compresi tra 300-400 µS/cm. Ciò mette pertanto in evidenza una elevata concentrazione di sali disciolti. La presenza di un’elevata concentrazione di nutrienti è rilevabile anche dalla concentrazione di O2 disciolto, che indica un livello di marcata sovrasaturazione pari al 120%. Tale valore deriva da una consistente attività fotosintetica ed indica quindi un’importante presenza della componente vegetale. Il livello di saturazione, anche se elevato, rientra ancora nell’intervallo ottimale per la fauna ittica (80%-120%). Di conseguenza anche la concentrazione di O2 disciolto risulta elevata (11,3 mg/l). Il pH mostra un valore nettamente alcalino (8,4 unità). Ciò è in parte collegato al decremento della concentrazione di CO2 in seguito ai processi fotosinetici.

26.1.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

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Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: - Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. - Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci attinenti al periodo 2002 - 2006. Corpo idrico: Bevera Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Bevera 1.500 800 200 200 200 200

Bevera campo gara 0 0 0 0 0 0

Totale 1.500 800 200 200 200 200

Catture

2002 2003 2004 2005 2006

Bevera 70 49 24 15 0

Bevera campo gara ↓↑ ↓↑ 25 15 14

Totale 70 49 49 30 14

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

Bevera 526 570 195 112 36

Bevera campo gara ↓↑ ↓↑ 328 177 198

Totale 526 570 523 289 432

NOTE:

• Nella tabella non sono riportate né le immissioni, né i prelievi di trota iridea. • L’immissione di trote iridee viene autorizzata esclusivamente nei campi gara.

• Immissioni effettuate con trotelle fario con taglia 6 centimetri. Dal 2004 tutto il pesce immesso è prodotto presso il centro ittiogenico di Fiumelatte.

• ↓↓↓↓↑↑↑↑ = A partire dal 2004 per meglio gestire i dati il pescatore deve indicare anche la zona ove si reca, pertanto i dati che prima riguardavano tutto il torrente, sono stati frazionati in più tratti;

• c.g. = Campo Gara, si trova in frazione Colombaio di Costamasnaga.

• Nei campi gara non si effettuano immissioni di novellame di fario. I dati relativi alle catture sono abbastanza indicativi circa l’idoneità del corpo idrico alla sopravvivenza dei salmonidi, come si verdà in seguito quando saranno analizzati i dati relativi ai censimenti sulla fauna ittica, le zone che sarebbero più idonee ad ospitare la Trota fario purtroppo presentano una pessima qualità dell’acqua. Non bisogna poi male interpretare i dati delle uscite di pesca poiché la maggior parte delle uscite viene compiuta dopo le manifestazioni agonistiche per catturare le Trote iridee sopravvissute alla gara. Inoltre poiché il numero di manifestazioni sportive in questo torrente varia nel corso degli anni, variano di conseguenza in modo sensibile anche le uscite di pesca, pertanto confrontare il numero delle uscite di pesca nel corso degli anni non ha senso. Buona parte delle uscite poi non vengono effettuate per la cattura della Trota fario, bensì per catturare le varie specie di ciprinidi che vivono nella parte bassa del Bevera, siccome le acque del torrente sono classificate di tipo “B” è. fatto obbligo di indicare l’uscita sul libretto segnapesci; per questi motivi si è ritenuto inutile esporre lo sforzo di pesca che sarebbe stato calcolato esclusivamente contando le catture di trota fario.

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26.2. - TORRENTE BEVER;

26.2.1. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nella stazione di campionamento di Colle Brianza non è stato rilevato alcun pesce, la causa più probabile della completa assenza di fauna ittica sono le pessime condizioni nelle quali versano le acque del torrente nella zona che si trova a valle dello scarico del depuratore di Colle Brianza. Lo stato di degrado di questa stazione è stato peraltro messo chiaramente in evidenza dalle analisi sui macroinvertebrati bentonici che indicano una 4° classe di qualità. E’ molto probabile che le criticità scaturite dalla presenza del depuratore determinano condizioni più negative rispetto a quelle riscontrate nella data di campionamento. Nel tratto a monte dello scarico la situazione è decisamente migliore tanto che nei tatti che non vanno mai in secca è ancora presente il Gambero di fiume Invece, nella stazione di campionamento più a valle, in comune di Costamasnaga, la situazione della fauna ittica appare più consona alla tipologia di corso d’acqua. Torrente Bevera stazione Costamasnaga;

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia CIPRINIDAE

Barbus barbus plebejus Barbo 1 0 1

Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 15 15 0

Gobio gobio Gobione 19 0 19

Leuciscus souffia muticellus Vairone 20 0 20

Famiglia COBITIDAE

Cobitis taenia Cobite 4 0 4

Misgurnus anguillicaudatus Cobite di stagno orietale 8 0 8

Torrente Bevera: stazione di Colle Brianza Il tratto avrebbe una vocazione a ciprinidi reofili e limnofili, però le condizioni delle acque durante il campionamento non apparivano certo ottimali, infatti anche gli esiti della pescata sono interlocutori, quando battendo un tratto eterogeneo di un corpo idrico:

• si trova un solo individuo di una specie, come nel caso del Barbo;

• o solo individui adulti, come nel caso di Gobione , Vairone e Cobite;

• oppure solo dei giovani, come per il Cavedano. Vuol dire che c’è qualcosa che non va. I dati relativi ai parametri chimico – fisici delle acque del torrente portano ad ipotizzare che la pessima condizione nella quale versa la fauna ittica del Bevera sia da attibuire alla qualità delle sue acque. Altro fatto da segnalare è l’allarmante diffusione del Cobite di stagno orientale (Misgurnus anguillicaudatus). Gli individui rilevati probabilmente sono risaliti dal Fiume Lambro che si trova a poche centinaia di metri dalla stazione di campionamento di Bevera Costamasnaga, dove questa specie che venne rilevata tre anni fa. Al momento non si può affermare che il Cobite di stagno orientale possa aver causato danni alle specie autoctone presenti, tuttavia non si può sottovalutare il fatto di aver recuperato 8 individui di questa specie e solo 4 esemplari di cobite comune.

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26.2.2. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

E’ presente un insediamento produttivo da cui decadono scarichi di origine industriale che recapitano direttamente nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

L’ impianto di depurazione di Colle B.za recapita direttamente le acque reflue urbane nel torrente.

Torrente Bevera a Costamasnaga

Individui di Cobite di stagno orientale confrontati confrontati con il cobite comune (al centro).

26.3. - IL TORRENTE CURONE

Nasce dalla confluenza di alcune piccole valli sulla collina di Montevecchia. Come gli alti torrenti dell’area briantea, nel periodo estivo il Curone ha seri problemi di portata idrica ed in alcuni punti le portate non sono sufficienti per mantenere il popolamento ittico. In questi periodi la fauna ittica, costituita prevalentemente da Ciprinidi come il Vairone ed il Cavedano, si ammassa in pozze alimentate da un rivolo di acqua, questo provoca bassi livelli di ossigeno, pertanto le Trote fario sono piuttosto rare. La vegetazione di sponda assume un ruolo fondamentale per il mantenimento della fauna ittica in questo tipo di torrenti, infatti, l’ombreggiamento fornito dai boschi di latifoglie nei quali essi scorrono, mantiene la temperatura delle acque a livelli sostenibili. Il Torrente Curone dopo un percorso di circa quattro chilometri si immette nel Torrente Molgoretta in località Orana in comune di Lomagna.

Torrente Curone area di campionamento in Località Molinazzo, si noti l’esigua portata

26.3.1. - Qualità delle acque

Nella tabella sottostante sono indicati i principali parametri chimico fisici rilevati nella stazione di campionamento posta al di sopra del campo gara. Torrente Curone; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1531167 Y 5060462

14,6 8,1 9,4 95 560

In questa stazione il torrente Curone indica una temperatura pari a 14,6°C, che risulta uno dei valori più elevati tra i corsi d’acqua con caratteristiche considerabili idonee per le specie salmonicole.

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E’ riscontrabile anche un valore molto elevato di conducibilità elettrica, pari a 560 µS/cm, che indica un’elevata concentrazione di sali disciolti. Questo potrebbe essere di origine naturale oppure collegato alla presenza di qualche apporto inquinante. La verifica di questa seconda ipotesi richiederebbe l’analisi di altri parametri chimici o biologici. Il livello di leggera sottosaturazione (95%) dell’ ossigeno disciolto sembra confermare però la presenza di qualche apporto organico di limitata entità. La concentrazione è però pari a 9,4 mg/l e non si rilevano quindi condizioni limitanti per quanto riguarda questo parametro. Nonostante la probabile presenza dei carbonati, ipotizzabile dal valore di conducibilità elettrica, il pH mostra un valore alcalino ma non elevato (8,1 unità).

26.3.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. Corpo idrico: Curone Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007 0 0 200 200 0 0

Catture

2002 2003 2004 2005 2006 80 14 16 5 2

Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006 195 111 170 14 88

Nei dati sopra indicati sono comprese anche catture ed uscite effettuate nel tratto a campo gara, poiché la maggior parte delle uscite viene compiuta dopo le manifestazioni agonistiche per catturare le Trote iridee sopravvissute alla gara i dati debbono essere correttamente interpretati. Inoltre poiché il numero di manifestazioni sportive in questo torrente varia nel corso degli anni, variano di conseguenza in modo sensibile anche le uscite di pesca, pertanto confrontare il numero delle uscite di pesca nel corso degli anni non ha senso. Buona parte delle uscite poi non vengono effettuate per la cattura della Trota fario, bensì per catturare le varie specie di ciprinidi che vivono nel Curone, siccome le acque del torrente sono classificate di tipo “B” è. fatto obbligo di indicare l’uscita sul libretto segnapesci; per questi motivi si è ritenuto inutile esporre lo sforzo di pesca che sarebbe stato calcolato esclusivamente contando le catture di trota fario. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 4 0 4

Famiglia CIPRINIDAE

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Barbus barbus plebejus Barbo 1 0 1

Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 13 9 4

Phoxinus phoxinus Sanguinerola 3 0 3

Leuciscus souffia muticellus Vairone 40 25 15

Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo 9 0 9

Anche se si può osservare la medesima tendenza che si era descritta per il torrente Bevera con uno o pochi individui di una specie, oppure solo individui adulti o giovani, la situazione del Torrente Curone è indubbiamente migliore, anzi stupisce il fatto di rilevare così tanti individui appartenenti a differenti specie concentrati in pozze d’acqua collegate fra loro da un rivolo di acqua. In particolare la popolazione di Vairone è rappresentata da un numero notevole di individui ed il rapporto fra giovani ed adulti è sufficientemente equilibrato. Da notare che le Trote fario catturate erano tutti individui adulti di grossa taglia (misura compresa fra i 27 ed i 30 cm). Il fatto di non trovare nemmeno un individuo giovane, porta a concludere che la riproduzione naturale è assente e che gli individui recuperati derivano probabilmente da immissioni di novellame. La presenza della trota fario e della sanguinerola conferma il positivo stato di qualità di questo corso d’acqua.

b - VOCAZIONE NATURALE

Il Torrente Curone è un piccolo torrente di collina con portate troppo esigue ed elevate temperature dell’acqua per avere una vocazione salmonicola. Come evidenziato anche dal campionamento sulla fauna ittica la vocazione naturale del torrente è ciprinicola reofila.

Valle del Curone

b.1. - Specie di interesse conservazionistico esti nte in epoca recente

Durante l’indagine non sono stati rilevati individui di Lampreda padana (Lethenteron zanandreai) un ciclostomo endemico sempre più raro. Logicamente il campionamento eseguito non aveva il fine di censire tutte le specie ittiche presenti nel Torrente Curone, pertanto non si può affermare che la Lampreda padana non sia più presente. In ogni caso se durante l’indagine si fosse acclarata la presenza della specie sarebbe stato confortante.

26.3.3. - Fattori di alterazione ambientale

Durante i vari sopralluoghi non si sono rilevati particolari fattori di alterazione, secondo informazioni raccolte dai pescatori ciò che preoccupa di più è la portata idrica del torrente che negli ultimi anni si sarebbe ridotta sensibilmente. In assenza di derivazioni attive nel torrente il fenomeno è unicamente attribuibile alle mutate condizioni climatiche dell’ultimo decennio.

a - APPORTI DI INQUINANTI

Non sono noti apporti inquinanti di origine industriale ed urbana che recapitano direttamente nel torrente.

26.4. - I TORRENTI MOLGORETTA E LAVANDAIA.

I Torrenti Molgoretta e Lavandaia nascono sul crinale opposto della collina dalla quale inizia la valle del Curone, scorrono parallelamente fra loro rispettivamente a est e a ovest del comune di

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Missaglia dopo circa due chilometri, il Torrente Molgoretta riceve da destra le acque del Torrente Curone e dopo poche centinaia di metri, riceve da sinistra anche le acque del Lavandaia. Poco dopo il comune di Lomagna, in provincia di Milano, la Molgoretta si immette nel Torrente Molgora. Entrambe i torrenti hanno portate piuttosto limitate, le immagini sottostanti sono state fatte nei luoghi dove c’era la maggior quantità di acqua, ossia poco prima dell’immissione nei rispettivi corpi recettori.

Torrente Molgoretta Torrente Lavandaia

26.4.1. - Qualità delle acque

Nella tabelle sottostanti sono indicati i principali parametri chimico fisici delle acque dei due torrenti rilevati nelle rispettive stazioni di campionamento. Torrente Molgoretta ; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1527245 Y 5061313

15,2 8,1 8,0 86 582

In questa stazione il torrente Molgoretta indica una temperatura pari a 15,2°C, che risulta piuttosto elevata per i corsi d’acqua con caratteristiche considerabili idonee per le specie salmonicole. Anche in questo caso è riscontrabile un valore molto elevato di conducibilità elettrica, pari a 582 µS/cm, che indica un’elevata concentrazione di sali disciolti. Questo potrebbe essere di origine naturale oppure collegato alla presenza di qualche apporto inquinante. La verifica di questa seconda ipotesi richiederebbe l’analisi di altri parametri chimici o biologici. Il livello di marcata sottosaturazione (86%) dell’ossigeno disciolto sembra confermare però la presenza di qualche apporto organico di non elevata entità. La concentrazione di O2 disciolto, pari a 8,0 mg/l, rappresenta il limite minimo ottimale per le specie salmonicole e potrebbero quindi instaurarsi condizioni limitanti per quanto riguarda questo parametro specialmente durante le ore notturne. Nonostante la probabile presenza dei carbonati, ipotizzabile dal valore di conducibilità elettrica, il pH mostra un valore alcalino ma non elevato (8,1 unità).Ciò è probabilmente collegato ad un incremento della concentrazione di CO2 parallelo alla carenza di ossigeno disciolto. Torrente Lavandaia; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1526662 Y 5060699

15,9 8,2 8,8 91 518

In questa stazione il torrente Lavandaia indica una temperatura pari a 15,9°C, che risulta piuttosto elevata per i corsi d’acqua con caratteristiche considerabili idonee per le specie salmonicole. Anche in questo caso è riscontrabile un valore molto elevato di conducibilità elettrica, pari a 518 µS/cm, che indica un’elevata concentrazione di sali disciolti. Questo potrebbe essere di origine naturale oppure collegato alla presenza di qualche apporto inquinante. La verifica di questa seconda ipotesi richiederebbe l’analisi di altri parametri chimici o biologici. Il livello di evidente sottosaturazione (91%) dell’ossigeno disciolto sembra confermare però la presenza di qualche apporto organico di non elevata entità. La concentrazione di O2 disciolto, pari a 8,8 mg/l, risulta però superiore al limite minimo ottimale per le specie salmonicole (8,0 mg/l) e non si rilevano quindi condizioni limitanti per quanto riguarda questo parametro. Nonostante la

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probabile presenza dei carbonati, ipotizzabile dal valore di conducibilità elettrica, il pH mostra un valore alcalino ma non elevato (8,2 unità).

26.4.2. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. Corpo idrico: Molgoretta/ Lavandaia Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

0 0 200 200 200 200 Catture

2002 2003 2004 2005 2006

3 1 16 0 0 Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

9 12 13 8 28 Come si evince dai dati sopra esposti i due torrenti rivestono uno scarso interesse per la pesca dilettantistica. Buona parte delle uscite non vengono effettuate per la cattura della Trota fario, bensì per catturare le varie specie di ciprinidi presenti; siccome le acque di entrambe i torrenti sono classificate di tipo “B” è. fatto obbligo di indicare l’uscita sul libretto segnapesci, non si spiegherebbero altrimenti ben 28 uscite di pesca nell’anno 2006; per questi motivi si è ritenuto inutile esporre lo sforzo di pesca che sarebbe stato calcolato esclusivamente contando le catture di trota fario. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici delle acque, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica con i seguenti risultati: Torrente Molgoretta;

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 5 1 4

Famiglia CIPRINIDAE

Barbus barbus plebejus Barbo 10 2 8

Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 2 0 2

Leuciscus souffia muticellus Vairone 8 0 8

Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo 10 0 10

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Come nel caso di altri torrenti simili anche nella Molgoretta per alcune specie (Cavedano, Vairone e Ghizzo) si è riscontrata l’assenza delle prime classi di età, dato che indica la presenza di problemi che per essere chiariti nel dettaglio necessiterebbero di indagini più approfondite. Si può ipotizzare che solo in alcuni anni vi siano le condizioni idonee per un buon esito della riproduzione. Come per altri torrenti ciò che colpisce è la densità di individui ammassati nelle pozze che si formano fra le radici delle piante nei meandri. Infatti poco dopo il meandro il torrente presenta rivoli d’acqua non idonei alla permanenza dei pesci.

Meandri sulla Molgoretta, si noti la portata idrica

Un individuo adulto di Barbo recuperato durante il censimento aveva dimensioni ragguardevoli (38 centimetri) se rapportate con l’ambiente nel quale si è eseguita l’indagine. Per quanto concerne la Trota fario gli individui adulti erano di grandi dimensioni se rapportati agli habitat disponibili con 3 soggetti al di sopra dei 29 centimetri, come nel caso del Torrente Curone è molto probabile che non si tratti di pesci appartenenti ad una popolazione stabile, bensì a soggetti derivanti da immissioni di ripopolamento. La presenza della trota fario e del ghiozzo rappresenta un segnale positivo per quanto riguarda lo stato di qualità del Molgoretta in questa stazione di rilevamento, probabilmente soggetto ad alterazioni di non grave entità.

Torrente Molgoretta: tratti fra le pozze

Torrente Lavandaia;

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia CIPRINIDAE

Leuciscus souffia muticellus Vairone 32 18 14

Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo 16 10 6

Anche in questo caso il torrente nell’area di campionamento presentava portate minime e la fauna ittica è stata rinvenuta fra le radici degli alberi nelle rare pozze. Gli individui rinvenuti appartenenti a due specie Vairone e Ghiozzo, appartenevano a popolazioni ben strutturate con un buon rapporto fra adulti e giovani. La presenza del ghiozzo, specie bentonica dotata di scarsa mobilità che rappresenta quindi un valido indicatore ambientale, indica per questo corso d’acqua uno stato di non evidente alterazione.

Portata idrica della Lavandaia

b - VOCAZIONE NATURALE

Il due torrenti sono piccoli torrenti di collina con portate troppo esigue ed elevate temperature dell’acqua per avere una vocazione salmonicola. Come evidenziato anche dai campionamenti sulla fauna ittica la vocazione naturale di entrambe è ciprinicola reofila.

c - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

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In passato in entrambe i torrenti era stata rilevata la presenza della Lampreda padana (Lethenteron zanandreai) durante i campionamenti eseguiti per la realizzazione della carta ittica la specie non è stata catturata.

26.4.3. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

E’ presente un attività produttiva che recapita nel Torrente Lavandaia acque meteoriche di dilavamento dei piazzali

a.2. - Reflui urbani

L’impianto di depurazione intercomunale ubicato nel comune di Lomagna recapita direttamente le acque reflue urbane nel Torrente Molgoretta.

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4 Il Torrente Molgora Nasce dalle stesse colline dalle quali nasce il torrente Bevera ma mentre il Bevera indirizza il suo corso un direzione ovest andando verso il Lambro, il torrente Molgora punta dritto verso sud, il suo corso è dunque parallelo a quello del fiume Adda. Il Molgora successivamente si immette nel Fiume Lambro in provincia di Milano. E’ possibile suddividere questo torrente basandosi sulle caratteristiche delle acque e degli habitat presenti in almeno due zone: • Quella compresa fra le sorgenti ed il comune di Cernusco Lombardone, nella quale la

qualità delle acque è piuttosto buona e l’alveo del torrente si presenta ancora in condizioni accettabili.

• Quella compresa fra Cernusco Lombardone e il confine del territorio provinciale dove una serie di interventi ha modificato sensibilmente le condizioni dell’alveo del corpo idrico e le condizioni delle acque non sono più ottimali

26.4.4. - Qualità delle acque

Per le differenti caratteristiche che presenta questo torrente si è ritenuto opportuno individuare due stazioni di campionamento: una nella zona di Olgiate Molgora, l’altra poco prima di Cernusco Lombardone. Non si sono svolte indagini più a valle perché l’alveo del torrente è tutt’ora oggetto di interventi di sistemazione per l’ammodernamento della linea ferroviaria Milano – Lecco. Torrente Molgora stazione di Olgiate Molgora; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione Conducibilitàµ

S/cm a 25°C X 1530523 Y 5063363

15,0 7,9 9,4 96 583

La zona si presenta in buone condizioni di naturalità in particolar modo la vegetazione di sponda costituita da latifoglie piuttosto alte, crea una volta che assicura un notevole ombreggiamento al corso del torrente.

Stazione di Campionamento di Olgiate Molgora

In questa stazione il torrente Molgora indica una temperatura pari a 15,0°C, che risulta piuttosto elevata per i corsi d’acqua con caratteristiche considerabili idonee per le specie salmonicole. Anche in questo caso è riscontrabile un valore molto elevato di conducibilità elettrica, pari a 583 µS/cm, che indica un’elevata concentrazione di sali disciolti. Questo potrebbe essere di origine naturale oppure collegato alla presenza di qualche apporto inquinante. La verifica di questa seconda ipotesi richiederebbe l’analisi di altri parametri chimici o biologici. Il livello di leggera sottosaturazione (96%) dell’ossigeno disciolto sembra escludere però la presenza di apporti organici di elevata entità. La concentrazione di O2 disciolto, pari a 7,9 mg/l, rappresenta il limite minimo ottimale per le specie salmonicole e potrebbero quindi instaurarsi condizioni limitanti per quanto riguarda questo parametro specialmente durante le ore notturne. La probabile presenza dei carbonati, ipotizzabile dal valore di conducibilità elettrica, determina un valore nettamente alcalino di pH (8,4 unità). Torrente Molgora stazione di Cernusco Lombardone; data campionamento 24.09.07

coordinate gps

Temp. C°

pH O2

mg/l O2

% di Saturazione ConducibilitàµS/cm a 25°C

X 1531186 16,4 8,4 10,6 110 590

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273

Y 5060945

La zona inizia ad essere interessata da qualche scarico e soprattutto è sprovvista di vegetazione ad alto fusto sulle sponde, Infatti nel giro di pochi chilometri la temperatura è aumentata di 1,4 C° e raggiunge 16,4 °C, valore che, sulla base del perio do di campionamento (fine settembre) si può considerabile scarsamente idoneo per le specie salmonicole. Il livello di sovrasaturazione dell’ossigeno disciolto (110%) indica la presenza di alghe perifitiche e quindi di un apporto esterno di nutrienti. La concentrazione di O2 disciolto, pari a 10,6 mg/l, risulta superiore al limite minimo ottimale per le specie salmonicole (8,0 mg/l) e non si rilevano quindi condizioni limitanti per quanto riguarda questo parametro. Anche la conducibilità elettrica segnala un leggero incremento (590 µS/cm), valore che rappresenta un’elevata concentrazione di sali disciolti. La probabile presenza dei carbonati, ipotizzabile dal valore di conducibilità elettrica, determina un valore nettamente alcalino di pH (8,4 unità).

26.4.5. - Vocazioni ittiche

a - STRUTTURA DEL POPOLAMENTO ITTICO E SITUAZIONE A TTUALE

Nelle tabelle sottostanti sono indicati i dati relativi a: • Immissioni di fauna ittica effettuate dalla Provincia di Lecco. • Catture e uscite di pesca effettuate dai pescatori dilettanti desunti dai libretti segnapesci

attinenti al periodo 2002 - 2006. Corpo idrico: Molgora Immissioni

2002 2003 2004 2005 2006 2007

400 0 100 200 200 200 Catture

2002 2003 2004 2005 2006

44 42 6 3 0 Uscite di pesca

2002 2003 2004 2005 2006

85 133 73 63 3 Buona parte delle uscite non vengono effettuate per la cattura della Trota fario, bensì per catturare le varie specie di ciprinidi presenti nel Molgora, siccome le acque di questo torrente sono classificate di tipo “B” è fatto obbligo di indicare l’uscita sul libretto segnapesci. Non si può comunque ignorare il fatto che le uscite di pesca siano calate in modo esponenziale nel corso dell’ultimo quinquiennio, la ragione è probabilmente da attribuirsi ai lavori di ampliamento della linea ferroviaria Milano – Lecco che interessano un lungo tratto del torrente da ormai tre anni. Il progressivo calo delle catture di Trota fario può essere spiegato con l’assenza della riproduzione naturale e con un sensibile peggioramento delle condizioni generali del torrente. Nella stessa data e nella stessa zona nella quale si sono eseguiti i rilievi relativi ai parametri chimico – fisici delle acque, si è anche proceduto con un campionamento della fauna ittica presente con i seguenti risultati: Torrente Molgora: stazione di Olgiate Molgora

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Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia SALMONIDAE

Salmo trutta fario Trota fario 3 3 0

Famiglia CIPRINIDAE

Carassius auratus Pesce rosso 1 1 0

Phoxinus phoxinus Sanguinerola 7 0 7

Leuciscus souffia muticellus Vairone 150 30 120

Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo 40 0 40

Come in altri casi simili anche nel Molgora si osserva l’assenza di classi giovanili per alcune specie (Ghiozzo e Sanguinerola) e questo indica la presenza di problemi che saranno evidenziati e trattati in seguito. Durante il campinamento si sono catturati 3 giovani di trota fario due dei quali appartenenti alla classe di quest’anno, poiché nella zona vengono fatte immissioni di novellame di fario, non si può sapere se essi derivino da riproduzione naturale o da immissione. In considerazione delle buone condizioni nelle quali si è trovato il torrente, è probabile che in questo tratto avvenga anche la riproduzione naturale. Notevole è la quantità di Vaironi e Ghiozzi presenti nella zona la popolazione di Vairone, sebbene appaia leggermente sbilanciata verso gli adulti, sembra in buona salute. Interessante anche la presenza della sanguinerola, ciprinide sempre più raro e molto sensibile alla qualità ambientale. Il fatto di trovare individui di questa specie è pertanto un dato incoraggiante. La presenza di un individuo di Carassio dorato, più noto con il nome di Pesce rosso è probabilmente da attribuirsi ad una immissione casuale avvenuta in tempi recenti. La presenza della trota fario e della sanguinerola, specie ittiche considerabili esigenti in termini di qualità ambientale, rappresentano un segnale positivo per quanto riguarda lo stato di qualità di questa stazione del Molgora. In particolare la presenza del ghiozzo, specie bentonica dotata di scarsa mobilità che rappresenta quindi un valido indicatore ambientale, conferma per questo corso d’acqua uno stato di non evidente alterazione. Torrente Molgora: stazione di Cernusco Lombardone

Nome comune Individui censiti Giovani Adulti

Famiglia CIPRINIDAE

Leuciscus cephalus cabeda Cavedano 13 7 6

Phoxinus phoxinus Sanguinerola 7 0 7

Leuciscus souffia muticellus Vairone 18 10 8

Famiglia GOBIDAE

Padogobius martensi Ghiozzo 25 0 25

Famiglia COBITIDAE

Cobitis taenia Cobite 10 0 10

La situazione della fauna ittica nella stazione di Cernusco Lombardone sembra abbastanza buona, è presente qualche problema evidenziato dall’assenza delle classi giovanili di Sanguinerola, Ghiozzo e Cobite. Inoltre sono assenti i predatori siano essi salmonidi, percidi o esocidi.

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Tuttavia in considerazione delle condizioni dell’ambiente e della qualità delle acque che sono decisamente peggiorate rispetto a quanto rilevato nella stazione di Olgiate Molgora, non ci si può lamentare.

b - VOCAZIONE NATURALE

La prima parte del Torrente Molgora, quella fino a Cernusco Lombardone, può essere a doppia vocazione, salmonicola e ciprinicola reofila, poi le condizioni ambientali si fanno più critiche e possono sopravvivere solo i ciprinidi.

c - SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO ESTINTE IN EPOCA RECENTE

Non risultano specie di interesse conservazionistico che si siano estinte in epoche recenti nel Torrente Molgora. E’ però opportuno precisare che anche in questo corpo idrico era segnalata la presenza della Lampreda Padana e che durante i campionamenti la specie non è stata rilevata.

26.4.6. - Fattori di alterazione ambientale

a - APPORTI DI INQUINANTI

a.1. - Reflui industriali

Non è nota alcune attività produttiva che recapita nel Torrente.

a.2. - Reflui urbani

Il Torrente risente negativamente dell’apporto inquinante proveniente dalla Roggia Calendone. E’ inoltre presente lo scarico dell’impianto di depurazione intercomunale, ubicato in Comune di Osnago, che recapita direttamente le acque reflue urbane nel Torrente Molgora.

26.4.7. - Prelievi idrici

Quando si sono analizzati i dati relativi alla fauna ittica rilevata nella stazione di Olgiate Molgora, si è fatto notare che l’assenza di classi giovanili di alcune specie ittiche poteva essere imputabile alla presenza di fattori di alterazione ambientale. La stazione di rilevamento di Olgiate Molgora si trova in una zona semi pianeggiante dove sono molto diffusi i vivai di piante da giardino, questo tipo di coltivazioni necessita di molta acqua e durante il sopralluogo si sono notati parecchi manufatti, come pozzetti scavati sulle sponde e briglie rudimentali, che lasciano intendere che in questo tratto del torrente, nel periodo estivo si pratichino degli attingimenti idrici a scopo irriguo. Qualora tali attingimenti fossero copiosi o, e simultanei si potrebbero verificare sensibili variazioni di portata idrica del torrente che non sarebbero in grado di provocare secche tali da uccidere i pesci adulti ma certamente di mettere all’asciutta le uova deposte lungo le sponde o sui raschi, compromettendo di conseguenza la riproduzione.

a - MODIFICAZIONI DELLE SPONDE E ARTIFICIALIZZAZION E DEL REGIME IDROLOGICO

Le sponde, ma anche l’alveo del Torrente Molgora nell’ultimo trienni è stato interessato da imponenti interventi necessari per l’ammodernamento della linea ferroviaria Milano - Lecco. Tali interventi hanno riguardato l’alveo che è stato rettificato e livellato per ampi tratti. Negli stessi luoghi si è poi proceduto anche alla rimozione della vegetazione di sponda e al rifacimento e consolidamento delle rive con massi ciclopici.

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Tali interventi costituiscono una seria minaccia per le biocenosi presenti nel torrente poiché:

• La rettificazione ed il livellamento dell’alveo in caso di piene causano un sensibile aumento della velocità della corrente, inoltre l’eliminazione dei massi e delle radici delle piante provoca la scomparsa delle naturali aree di riparo per la fauna ittica dall’impeto della corrente. Nei periodi di magra poi si creano dei flussi laminari che impediscono ai pesci di abitare la zona.

• Il livellamento dell’alveo e l’eliminazione della vegetazione di sponda fanno anche venir meno le zone di rifugio dai predatori, pertanto i pesci non hanno modo di sfuggire all’azione degli uccelli ittiofagi.

• Il danno più grande è però indubbiamente dato dal fatto che con l’eliminazione della vegetazione di sponda viene meno l’ombreggiamento che mantiene le temperature dell’acqua entro limiti accettabili. Si consideri poi che la vegetazione è stata sostituita con una scogliera di massi ciclopici che accumulando e o riflettendo l’energia solare, aumentano ulteriormente la temperatura dell’acqua del torrente. Ad esempio se si guardano i dati relativi alla temperatura dell’acqua della stazione di Cernusco Lombardone, che è posta poco prima dell’area interessata dai lavori, si vede che il 24 settembre si avevano 16,4 C°; ora ci si può immaginare quale può essere la temperatura dell’acqua al termine del lungo tratto rettilineo, con flussi idrici laminari, sponde con massi ciclopici e privo di vegetazione ripariale, nei mesi di giugno, luglio e agosto.

Considerando poi che l’acqua ha elevate capacità termiche, è indubbio che le condizioni proibitive perdurano anche per un lungo tratto a valle dell’area oggetto dell’intervento.

Torrente Molgora a Cernusco Lombardone, prima e durante i lavori

b - INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ BIOLOGICA

Anche se non così frequenti come nei torrenti alpini, anche sui piccoli torrenti di pianura sono presenti delle briglie che in ragione delle caratteristiche delle specie ittiche presenti nel corpo idrico che sono in prevalenza ciprinidi reofili, costituiscono sbarramenti invalicabili.

Torrente Molgora: briglie ad Olgiate Molgora

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27. - ACQUE INTERESSATE DA VINCOLI DI RISERVA DI PE SCA

In questo capitolo vengono elencati e descritti: • diritti esclusivi di pesca; • diritti Patrimoniali di pesca dello Stato; • usi civici; • acque affidate in concessione a società di pescatori ai sensi l’art. 4 comma 2, della L.R.

12/2001.

27.1. - 2.3.1 I DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA

27.1.1. - Cenni storici

Il territorio di competenza dell’Amministrazione Provinciale di Lecco evidenzia una diffusa presenza di vincoli privati al libero esercizio della pesca, noti come Diritti Esclusivi di Pesca. I Diritti Esclusivi di Pesca risalgono all’epoca medioevale o al Regno d’Idalia, ossia prima che le acque del territorio italiano, negli anni “20” venissero dichiarate di proprietà pubblica. Nel contempo però vennero anche lasciati alcuni “usi” a coloro che in precedenza ne erano proprietari, fra questi anche quello della pesca che allora, essendo in prevalenza di tipo professionale, consentiva ai titolari dei diritti di introitare gli affitti pagati dai pescatori. Con il Regio Decreto 8 ottobre 1931 N. 1604, noto come Testo unico delle Leggi sulla Pesca, vennero poi stabiliti i doveri dei titolari dei diritti esclusivi per poter continuare ad esercitare la loro proprietà, quali ad esempio gli obblighi ittiogenici e la vigilanza. In quanto proprietà a tutti gli effetti, questi diritti nell’ultimo secolo hanno cambiato proprietario o tramite rogito, o per atti si successione. Solo in rari casi, di rinuncia, o esproprio, o quando non venivano rispettati i doveri previsti dal Regio Decreto, i diritti esclusivi di pesca sono decaduti e l’attività di pesca è stata di conseguenza liberalizzata. A partire dal dopoguerra, i mutamenti socio economici della società italiana hanno anche portato ad una sensibile riduzione dello sfruttamento delle acque (in particolare quelle dei fiumi) da parte della pesca professionale, nel contempo però si sviluppava la pesca dilettantistica, così negli anni “70” le associazioni dei pescatori dilettanti iniziarono a sostituire i pescatori professionisti nel rapporto con i titolari dei diritti esclusivi di pesca, queste vincolavano la possibilità di poter pescare nelle acque il loro concessione al possesso di una tessera associativa. Nel caso dei laghi, dove la pesca professionale aveva ancora una considerevole importanza sociale ed economica, si svilupparono rapporti di tipo misto professionisti – dilettanti, nei quali sussistevano entrambe le attività. In questi casi il titolare del diritto esclusivo di pesca percepiva un affitto da parte dei pescatori professionisti ed uno dalle associazioni dei dilettanti per l’esercizio delle rispettive attività. Le società di pescatori dilettanti, che nel frattempo erano diventate associazioni o federazioni con migliaia di tesserati, si facevano anche carico di svolgere gli obblighi ittiogenici e la necessaria vigilanza previsti dal Regio Decreto e dalle Leggi Regionali sulla pesca. In alcuni casi furono loro stesse a diventare proprietarie dei diritti esclusivi di pesca, così nei tratti di proprietà o nei tratti in affitto si formarono le famose “acque convenzionate” note a tutti i pescatori del nostro territorio poiché fino al 2003 riguardavano più del 90% delle acque del territorio provinciale. Con il fine di liberalizzare e rilanciare l’esercizio della pesca sia dilettantistica che professionale, e nel contempo valorizzare l’attività delle associazioni di pescatori dilettanti operanti sul territorio, nel 2004 la Provincia di Lecco ha realizzato delle convenzioni nelle quali si concordava con i titolari dei diritti esclusivi di pesca l’affidamento della gestione della pesca alla Provincia delle acque di loro proprietà. Nel contempo con altre convenzioni, veniva affidata la gestione dei Campi Gara alle

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associazioni dei pescatori dilettanti a patto che esse collaborassero con l’Ente Pubblico nella realizzazione degli obblighi ittiogenici e della vigilanza su tutto il territorio. Con le citate convenzioni: • Si è avviato un rapporto di collaborazione con le associazioni di pescatori dilettanti, che

partecipano fattivamente alla gestione della fauna ittica, senza dover pagare affitti. • Si sono creati i presupposti per uno sviluppo della pesca professionale, in quanto i pescatori

professionisti, per la prima volta dopo secoli, non sono più tenuti a pagare per poter lavorare e vedono cadere i confini entro i quali esercitare la loro attività.

• Pur essendo ancora tutti presenti i diritti esclusivi di pesca nel territorio provinciale, si è ottenuta di fatto una liberalizzazione dell’attività di pesca. Infatti le acque dove poter liberamente esercitare la pesca, senza alcun tipo di tessera, sono passate da meno del 10% ad oltre il 70 %.

Nelle Tabelle sottostanti sono descritti i diritti esclusivi di pesca sussistenti nelle acque del territorio della provincia di Lecco ABBAZIA DI PIONA Descrizione Laghetto di Piona: a partire dalla sua bocca fra il Buco degli Stivi, da una

parte e la punta del Perlo dall'altra; nonché sopra una zona del Lago di Como lungo la spiaggia di Piona dalla Punta del Perlo fino al Pianchetto e sino alla Rovere, per l'altezza di m. 500 nei due punti estremi: e di m 540 nel mezzo, ossia al Pianchetto.

Titolare del diritto Nel 1723 apparteneva alla Comunità di Corenno e parte all'Abbazia di Piona. Nel 1750 passò tutto all'Abbazia, soppressa poi nel 1797. In seguito passò a Enrico Genazzino, a Peroni Paolo, a Casati Martina maritata Gibezzi, alla sig.a Angela Rizzi ved. Secondi e poi ai suoi eredi. Ora è ritornato all'Abbazia Monumentale di S.Maria di Piona del S.Ordine Benedettino Cistercense di Colico.

Data di conferma D.M. del 18.07.1931 Superficie 2.025.000 mq Identificazione Foglio Colico - Gravedona Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo di pesca non vi sono pescatori professionisti autorizzati alla pesca

MARIETTI ANDREANI ANGELANTONIO Descrizione Lago di Como: nel tratto adiacente ai territori di Dorio e Corenno, che si

estende dalla cappelletta di Dorio, denominata Tavaina, fino all’inizio della Cappona, fino a metà lago

Titolare del diritto Marietti Andreani Angelantonio e Carla Marietti in Sormani Verri Data di conferma D.M. del 09.01.1939 Superficie 5.533.000 mq Identificazione Foglio Gravedona - Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Raimondi Attilio

F.I.P.S.A.S. Descrizione Lago di Como:tratti adiacenti ai territori di Dervio e Corenno Plinio (inizio al

confine di Dervio con Bellano e termina alla riva della Cappona, si estende fino a metà lago.

Titolare del diritto Il diritto di pesca spettava al Sig. Conte Sen. Pietro Sormani Andreani Verri al

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quale era pervenuto in seguito a vendita del 1814 dal Regio Demanio Austriaco; in seguito è passato al Conte Alessandro Sormani, poi ai fratelli Monti fu Aquilino. Ora appartiene alla F.I.P.S.A.S.

Data di conferma D.M. del 21.09.1927 Superficie 2.840.000 mq Identificazione Foglio Menaggio - Gravedona Concessione F.I.P.S.A.S. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca

professionale è esercitata da Pensotti Emanuele e Pensotti Sergio solo con reti volanti

COMUNE DI BELLANO Descrizione Lago di Como: nel tratto fronteggiante il Comune di Bellano e Torrente

Pioverna per il tratto scorrente nel territorio dello stesso Comune (Pioverna larghezza metri 5).

Titolare del diritto Il Comune di Bellano dal Regio Demanio Austriaco il 26 settembre 1789, riconosciuto con D.P. il 30 agosto 1884, n° 2224.

Data di conferma D.M. del 16.09.1930 Superficie 5.382.000 mq Identificazione Foglio Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano e Vergottini Angelo

Eredi MAGLIA e DUBINI Descrizione Lago di Como: nel tratto dal "Sasso Scepo" o Sceppato (confine territoriale

tra Bellano e Perledo a sud fino al secondo finestrone della galleria del Morcate per la distanza di 90 m dalla riva.

Titolare del diritto Eredi Maglia e Dubini. Il diritto è passato per metà a Pomi Giulio e per metà a Maglia Renato e Rosa Maria proprietari e Pensa Maria usufruttuaria.

Data di conferma D.M. del 05.05.1936 Superficie 72.000 mq Identificazione Foglio Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo di pesca vi sono pescatori professionisti autorizzati alla pesca

VALENTINI GIORDANO Descrizione Lago di Como:

prospicente il territorio di Varenna; dal confine tra Bellano e Varenna (Sasso Scepo o Sceppato) sino a sud fino al secondo finestrone della galleria del Morcate, cominciando dalla distanza di 90 m dalla riva, sino alla metà del lago.

Titolare del diritto In comunione tra i Fratelli Scanagatta Luigi e Tarcisio fu Francesco, con usufrutto di 1/4 della madre Mellera Giuseppina e Secchi Angelo fu Anastasio. Acquistato dai Fratelli Valentini (Luigi e Dante) , ora ereditato da Valentini Giordano.

Data di conferma Superficie 1.320.000 mq Identificazione Foglio Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano

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VALENTINI GIORDANO Descrizione Lago di Como: dal secondo finestrone della galleria del Morcate sino alla

Malpensata (48 m più a sud), fino alla metà del lago. Titolare del diritto Di spettanza dei Fratelli Scanagatta Luigi e Tarcisio, con usufrutto di 1/4 della

madre Mellera Giuseppina dalla riva alla corona, mentre dalla corona alla metà del lago spetta ai suddetti in comunione con Secchi Angelo fu Anastasio. Acquistato dai Fratelli Valentini (Luigi e Dante), ora ereditato da Valentini Giordano.

Data di conferma Superficie 1.790.000 mq Identificazione Foglio Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano

VALENTINI GIORDANO Descrizione Lago di Como: dalla Malpensata sino alla Punta di Varenna, fino alla metà del

lago. Titolare del diritto Di spettanza dei Fratelli Scanagatta Luigi e Tarcisio, con usufrutto di 1/4 della

loro madre Mellera Giuseppina dalla riva alla corona, mentre dalla corona alla metà del lago spetta ai suddetti in comunione con Secchi Angelo. Acquistato dai Fratelli Valentini (Luigi e Dante), ora ereditato da Valentini Giordano.

Data di conferma Superficie 2.975.000 mq Identificazione Foglio Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano e Ponzini Silvio per le reti in cobia.

PONZINI SILVIO Descrizione Lago di Como: dalla Punta di Varenna alla darsena Isimbardi, ora Villa

Cipressi, dalla riva alla metà del lago. Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Ponzini Silvio. Data di conferma Superficie 406.000 mq Identificazione Foglio Bellagio - Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Ponzini Silvio e per le reti in cobia da Valentini Giordano.

ISTITUTO DI IDROBIOLOGIA M. DE MARCHI Descrizione Lago di Como: in territorio del Comune di Varenna, dalla Darsena Isimbardi,

ora Andreossi, fino al luogo detto Cipressone ed in corrispondenza fino all'altezza della metà del lago (Villa Monastero).

Titolare del diritto Istituto di Idrobiologia M. De Marchi. Data di conferma D.M. del 13.09.1930 Superficie 640.000 mq Identificazione Foglio Menaggio - Bellagio Concessione Divieto di Pesca per istituzione di una Zona Di Protezione e Ripopolamento

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PONZINI SILVIO Descrizione Lago di Como: dal Cipressone al molo del Porto di Fiumelatte, dalla riva alla

metà del lago. Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Ponzini Silvio. Data di conferma Superficie 924.000 mq Identificazione Foglio Bellagio - Menaggio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Ponzini Silvio e per le reti in cobia da Valentini Giordano.

FRANCO OLTOLINA Descrizione Lago di Como: nel tratto di lago fronteggiante la Villa Capuana, per una

profondità di 50 m. Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Franco Oltolina Data di conferma D.M. del 15.04.1946 Superficie 9.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione xx PONZINI SILVIO Descrizione Lago di Como: dal molo di porto di Fiumelatte sino alla roggia dei Mulini o

Villa Capuana, dalla corona alla metà del lago. Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Ponzini Silvio. Data di conferma Superficie 172.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Ponzini Silvio e per le reti in cobia da Valentini Giordano

VALENTINI GIORDANO Descrizione

Lago di Como: dalla roggia o Villa Capuana fino alla Punta della Gatta, dalla riva alla metà del lago.

Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Greppi Mauro dalla riva alla corona, mentre dalla corona alla metà del lago del medesimo in comunione con Secchi Angelo fu Anastasio. Ora di proprietà del Sig. Valentini Giordano

Data di conferma Superficie 364.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano e Ponzini Silvio per le reti in cobia.

VALENTINI GIORDANO Descrizione Lago di Como: dalla Punta della Gatta fino alla Punta della Cicogna, dalla riva

fino alla metà del lago. Titolare del diritto Dalla riva alla corona di spettanza dei Fratelli Scanagatta Luigi e Tarcisio del

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fu Francesco con usufrutto di 1/4 della madre Mellera Giuseppina fu Sisto, mentre dalla corona alla metà del lago di spettanza ai medesimi in comunione con Secchi Angelo fu Anastasio. . Ora di proprietà del Sig. Valentini Giordano

Data di conferma Superficie 1.150.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Valentini Giordano e Ponzini Silvio per le reti in cobia.

PINA CARLO LUIGI Descrizione Lago di Como: dalla punta della Marca fino al inizio del comune di Lierna, fino

a metà lago. Titolare del diritto Di spettanza del Sig. Pina Carlo Luigi. Data di conferma Superficie 1.032.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata da Barbieri Vladimiro

COMUNE DI LIERNA Descrizione Lago di Como: nel tratto compreso nel territorio del Comune di Lierna. Titolare del diritto Comune di Lierna. Data di conferma D.M. del 05.05.1934 Superficie 2.487.000 mq Identificazione Foglio Bellagio Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo di pesca non vi sono pescatori professionisti autorizzati alla pesca

CORTI GIUGLIO E BRAGA GUIDO Descrizione Lago di Como: dal vecchio confine degli ex Comuni di Vassena e Onno al

confine del Comune di Lierna; a valle sulla sponda destra fino al Fornacione e sulla sponda sinistra al confine (località Pradelli) fra Abbadia Lariana e Lecco, comprendendo le rive di Parè, Malgrate, Onno, Mandello, Abbadia, Olcio, Rongio e Somana.

Titolare del diritto Il diritto era di Carlo e Giuseppe Grecchi e Rusconi; fu acquistato con istromento 20 gennaio 1849 da Carlo testoni e da questi è passato al Cav. Dante Mariani. Acquistato dalla ditta Ittimport. Ora passato ai sig Corti Giulio e Braga Guido

Data di conferma D.M. del 10.01.1930 Superficie 13.479.000 mq Identificazione Foglio Bellagio - Asso - Lecco Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata dai Sigg.: Barbieri Vladimiro, Barutti Pietro, Ghislanzoni Antonio, Ghislanzoni Mario, Ghislanzoni Massimiliano, Giujusa Ila, Pizzagalli Chiara, Valassi Flavio

COMUNE DI OLIVETO LARIO

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Descrizione Lago di Como: nel tratto compreso nel territorio del Comune di Oliveto Lario. Titolare del diritto Comune di Oliveto Lario. Data di conferma D.M. del 05.05.1934 Superficie 3.133.000 mq Identificazione Foglio Bellagio - Asso - Lecco Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo di pesca non vi sono pescatori professionisti autorizzati alla pesca

F.I.P.S.A.S. Descrizione Lago di Como: dal ponte di Azzone Visconti al Fornacione in sponda destra e

fino al confine fra i comuni di Lecco ed Abbadia Lariana in sponda sinistra. Titolare del diritto Fratelli Monti fu Aquilino. Ora è della F.I.P.S.A.S. Data di conferma D.M. del 10.01.1930 Superficie 3.338.000 mq Identificazione Foglio Lecco Concessione F.I.P.S.A.S. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo di pesca non

vi sono pescatori professionisti autorizzati alla pesca CORTI GIUGLIO E BRAGA GUIDO Descrizione Lago di Garlate.

tratto dalla località Calcarino a valle fino al vecchio alveo del torrente Aspide, fino a metà lago.

Titolare del diritto Il diritto venne ceduto negli anni 1816-1817 al Sig. Testori Giovanni Battista; da questi passò a Carlo Testori e poi al sig. Biffi Giovanni e da questi al sig. Biffi Pasquale. Acquistato dalla ditta Ittimport. Ora passato ai sig Corti Giuglio e Braga Guido

Data di conferma D.M. del 08.10.1929 Superficie 1.316.000 mq Identificazione Foglio Oggiono Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata dai Sigg.: Ghislanzoni Antonio, Ghislanzoni Mario, Ghislanzoni Massimiliano.

CORTI GIUGLIO E BRAGA GUIDO Descrizione Lago di Olginate dall'inizio del canale di Olginate al Chiusone di Lavello. Titolare del diritto Il diritto era di proprietà del Sig Testori Carlo che lo aveva acquistato nel

1864 del Sig. Enrico Redaelli. Il 9 febbraio 1884 passò a Biffi Giovanni e poi per eredità al Sig. Biffi Pasquale. Acquistato dalla ditta Ittimport. Ora passato ai sig Corti Giuglio e Braga Guido.

Data di conferma D.M. del 11.07.1927 Superficie 517.000 mq Identificazione Foglio Oggiono Concessione Convenzione con la Provincia di Lecco per la liberalizzazione dell’esercizio

della pesca dilettantistica. Attualmente nelle acque di questo diritto esclusivo la pesca professionale è esercitata dai Sigg.: Ghislanzoni Antonio, Ghislanzoni Mario, Ghislanzoni Massimiliano.

COMUNE DI BRIVIO Descrizione Fiume Adda: tratto del fiume Adda deniminato "Lago di Brivio" che si estende

dal ponte di Capiate sulla via Alzaia fino al Chiusone di Brivio, presso

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Molinazzo, frazione di quel comune. Nel tratto di Adda dal torrente di Foppenico al Ponte di Capiate, la pesca è libera a tutti.

Titolare del diritto Il diritto di pesca è del Comune di Brivio che l'ha acquistato dal Sig. Cav. Costantino Martignoni e Fratelli con istromento 30 dicembre 1879.

Data di conferma D.M. del 14.01.1930 Superficie 351.000 mq Identificazione Foglio Oggiono - Brivio Concessione Autogestione Eredi di CARLO, CITTERIO Fratelli MAURI e F.I.P.S.A .S. Descrizione Lago di Annone tutta la superficie fino all'emissario Rio Torto. Titolari dei diritti Eredi di Carlo Citterio, Fratelli Mauri e F.I.P.S.A.S. Data di conferma D.M. del 07.08.1931 Superficie 3.000 mq Identificazione Foglio Oggiono Concessione Eredi di Carlo Citterio,anche sul diritto Mauri e F.I.P.S.A.S. per la zona di

competenza. AIROLDI LUIGI E MERCURI PASQUALINA Descrizione Fiume Adda: dal Chiusone di Brivio, presso Molinazzo, fino alle colonne di

San Colombano in sponda sinistra. Titolare del diritto Airoldi Luigi e Mercuri Pasqualina Data di conferma D.M. del 27.01.1936 Superficie 50.000 mq Identificazione Foglio Brivio Concessione F.I.P.S.A.S. VISCARDI FRANCO Descrizione Fiume Adda: dal Chiusone di Brivio, presso Molinazzo, fino alle colonne di

San Colombano in sponda destra. Titolare del diritto Viscardi Franco Data di conferma D.M. del 27.01.1936 Superficie 50.000 mq Identificazione Foglio Brivio Concessione F.I.P.S.A.S. Descrizione Lago di Sartirana tutta la superficie Titolare del diritto F.I.P.S.A.S. Data di conferma D.M. del 17.10.1930 Superficie 82.000 mq Identificazione Foglio Brivio Concessione F.I.P.S.A.S. CONTI ALDRIGO E FEDERICO CASTELBARCO Descrizione Fiume Adda: dal punto denominato le Colonne di San Colombano, nel

territorio di Calco, fino alla località "La Rocchetta" nel territorio di Paderno d'Adda, lambendo i territori intermedi di Imbersago e Robbiate.

Titolare del diritto Conti Aldrigo e Federico Castelbarco Data di conferma D.M. del 25.01.1936 Superficie 140.000 mq Identificazione Fogli provincia di Como e Bergamo

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Concessione Unione Pescatori Imbersaghesi SOCIETÀ DEL LAGO DI PUSIANO Descrizione Lago di Pusiano tutta la superficie Titolare del diritto Società del Lago di Pusiano Data di conferma D.M. del 28.06.1928 Superficie 5.146.000 mq Identificazione Foglio Erba Concessione Società del Lago di Pusiano per la pesca con la barca, da riva la pesca è

libera a tutti

27.1.2. - Allegato 2: Carta dei Diritti Esclusivi di Pesca in Provincia d i Lecco

27.1.3. - Diritti Patrimoniali di pesca dello Stato

In Provincia di Lecco esiste un unico tratto di acque oggetto di Diritto Patrimoniali di pesca dello Stato e comprende quasi interamente le acque lacustri ricadenti nel Comune di Lecco. Descrizione L’intero Lago di Pescarenico e di Moggio, coincidenti con la porzione di Fiume Adda

compresa fra i ponti Azzoni e Manzoni e le acque del Lago di Garlate comprese nei Comuni di Lecco, Pescate e Malgrate

Superficie 1.149.000 mq Identificazione Il diritto di pesca è in capo allo Stato Concessione Foglio Lecco - Oggiono

27.2. - DIRITTI DI USO CIVICO

In provincia sono conosciuti almeno due diritti di Uso Civico della pesca. Il primo è più noto è quello in capo alle famiglie residenti nella frazione Pescarenico nel Comune di Lecco, l’altro, di cui però si hanno notizie poco chiare, sussiste nel comune di Varenna ed è legato alla sola possibilità di pesca degli Agoni, però non sono ben definiti né l’arco temporale né lo spazioo nei quali esercitare l’Uso Civico PESCARENICO Descrizione Le acque appartenenti alla Frazione Pescarenico quando questa aveva ancora

valenza di Comune. Superficie non definita Identificazione da definire a carico del Comune di Lecco Concessione Famiglie residenti nella frazione Pescarenico VARENNA Descrizione non conosciuta Superficie non definita Identificazione possibilità di pesca nel periodo di riproduzione degli Agoni Concessione Famiglie residenti nel Comune di Varenna

27.3. - ACQUE AFFIDATE IN CONCESSIONE A SOCETÀ DI P ESCATORI AI SENSI L’ART. 4 COMMA 2, DELLA L.R. 12/2001.

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Sul territorio provinciale, come anticipato nel capitolo riguardante i diritti esclusivi di pesca, è stata affidata alla F.I.P.S.A.S. Sezione Provinciale di Lecco la gestione di tutti i Campi Gara presenti nelle acque di tipo “A - B - C” ad eccezione di quelli ricadenti all’interno di diritti esclusivi di pesca nei quali il titolare gestisca direttamente l’esercizio della pesca.

In altre parole, tramite una convenzione sottoscritta fra la Provincia di Lecco e la F.I.P.S.A.S. Sezione Provinciale di Lecco, è stata affidata a questa società di pescatori la gestione delle acque ricadenti nei campi gara ad eccezione di quelli individuati nei seguenti Diritti Esclusivi di Pesca: Comune di Brivio e Conte di Castelbarco,sul Fiume Adda; Società del Lago di Pusiano sul Lago di Pusiano. Alla stressa F.I.P.S.A.S. Sezione Provinciale di Lecco è stata affidata la gestione della Zona a Pronta Pesca situata sul Torrente Pioverna, nel comune di Cortenova fra il ponte di Prato S. Pietro ed il Canale del Rossiga. Per la descrizione dettagliata delle zone affidate in concessione, si rimanda ai successivi capitoli, nei quali saranno descritti nel dettaglio i campi gara e la zona a pronta pesca e agli allegati cartografici della Carta Ittica.

27.4. - CONCESSIONI DI PISCICOLTURA ED ACQUACOLTURA

Nel territorio provinciale è presente una sola concessione di piscicoltura ed acquacoltura rilasciata alla Azienda Agricola Piscicoltura Valsassinese s.n.c. Questa azienda deriva dal torrente Fregera, affluente del Torrente Pioverna in Comune di Primaluna, 400 litri al secondo necessari all’attività di allevamento di: Trota Iridea, Trota Fario e Salmerino di fonte.

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28. - MODALITA’ DI ESERCIZIO E GESTIONE DELLA PESCA

Con Delibera di Consiglio Provinciale N° 7 del 01.0 3.2007 è stato approvato il sotto esposto Regolamento Provinciale di Pesca in integrazione ed ai sensi di quanto previsto dalla L.R. 12/2001 e dal L.R. 9/2003.

28.1. - CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE

Art. 1. Ai sensi dell’art 7 della L.R. 12/2001, ai fini della pesca le acque provinciali sono così classificate:

a - ACQUE DI TIPO A:

Lago di Como, Lago di Garlate Lago di Pusiano, Lago di Olginate, Lago di Annone

b - ACQUE DI TIPO C:

Fiume Adda: Dal ponte Kennedy al ponte Manzoni. Dalla diga di Olginate fino allo scarico più a valle della Cartiera dell’Adda, in sponda sinistra, e la prospicenza in comune di Olginate, in sponda destra. Dal ponte ferroviario dismesso, in comune di Olginate, fino al confine con la Provincia di Milano. Naviglio di Paderno Fiume Lambro emissario Canale Rio Torto Lago di Sartirana ed Emissario

c - ACQUE DI TIPO B:

Fiume Adda Immissario e tutte le altre acque della Provincia

28.2. - DISPOSIZIONI COMUNI ALLE VARIE FORME DI PES CA DILETTANTISTICA

(non si applicano del tratto di fiume Adda compreso fra il ponte ferroviario del Lavello ed il confine con la Provincia di Milano per il quale vigono le disposizioni contenute in un apposito capitolo)

a - PERIODI DI DIVIETO DI PESCA

Ai sensi del comma 3 dell’Art 2 del R.R. 9/2003 sono ampliati o traslati i seguenti periodi di divieto: • Pesce persico (Perca fluviatilis): dal 1 aprile al 31 maggio; • Luccio (Esox lucius):dal 15 febbraio al 15 aprile; • Tinca (Tinca tinca): dal 15 maggio al 15 giugno; • Pigo (Rutilus pigus): dal 15 aprile al 15 maggio; • Barbo (Barbus plebejus): dal 15 maggio al 15 giugno; • Trote di qualsiasi specie e Salmerino alpino (Salvelinus alpinus) (nelle acque lacuali): dal 1

dicembre al 15 gennaio

Ai sensi del comma 3 dell’Art 2 del R.R. 9/2003 sono inoltre introdotti periodi di divieto per le seguenti specie ittiche: • Persico trota (Micropterus salmoides): dal 1 maggio al 15 giugno; • Cavedano (Leuciscus cephalus): dal 15 maggio al 1 giugno ad eccezione delle catture

effettuate durante le gare di pesca con reimmissione finale del pescato • Carpa di tutte le forme (Cyprinus carpio): dal 15 maggio al 15 giugno, ad eccezione delle

catture effettuate durante le gare di pesca con reimmissione finale del pescato • Alborella (Alburnus alburnus): dal 1 maggio al 30 giugno.

b - MISURE MINIME E LIMITI DI CATTURA

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Ai sensi del comma 7 dell’Art.3 del R.R 9/2003 sono aumentate le seguenti misure minime: • Trota fario nelle restanti acque (B - C): cm 24 (sul torrente Pioverna durante le gare a

valenza regionale e nazionale e in tutte le “Zone Pronta Pesca”, 22 cm) • Luccio: cm 50 • Barbo: cm 25 • Pigo: cm 25 • Ai sensi del comma 7 dell’Art.3 del R.R 9/2003 sono introdotte misure minime di cattura

anche per le seguenti specie ittiche: • Cavedano: cm 25 • Trota iridea (nelle acque dei laghi subalpini): 30 cm • Trota iridea, nelle acque B e C: cm 22 • Persico trota: cm 30 • Carpa: cm 30 • Ai sensi del comma 7 dell’Art.3 del R.R 9/2003 sono introdotte i seguenti nuovi limiti

giornalieri di cattura per pescatore: • 2 capi di persico trota • 20 capi di pesce persico

c - PESCA NELLE ACQUE CLASSIFICATE DI TIPO B

Ai sensi del comma 4 dell’Art.4 del R.R. 9/2003 sono introdotte le seguenti ulteriori limitazioni: L’esercizio della pesca è consentito unicamente nei giorni di domenica, lunedì, giovedì e sabato nonché il 25 aprile, il 1 maggio, il 2 giugno e il 15 agosto. È vietato utilizzare ami con ardiglione (ad eccezione dei tratti tabellati come campo gara, esclusivamente durante lo svolgimento delle manifestazioni). L’esercizio della pesca è altresì subordinato al possesso del tesserino provinciale segnapesci.

d - ORARI

Ai sensi del comma 1 dell’Art.7 del R.R. 9/2003 sono introdotte le seguenti deroghe per la pesca notturna: la pesca nelle ore notturne è consentita solo nelle acque classificate di tipo A e C ed unicamente con la CANNA DA PESCA, con o senza mulinello, con un massimo di cinque ami, da usarsi esclusivamente “ a fondo” e dalla riva. Inoltre, nelle sole acque del lago di Como, è consentita la pesca notturna anche con la bilancia, la fiocina e la spaderna, secondo le modalità stabilite dai regolamenti vigenti. L’uso della spaderna è consentito anche nei laghi di Garlate ed Olginate

e - MEZZI DI PESCA

Ai sensi del comma 2 dell’Art. 8 del R.R. 9/2003, la pesca da natante è consentita: • nei bacini lacuali • nel tratto di Adda compreso fra, metri 150 a valle del ponte ferroviario dismesso del Lavello,

nei Comuni di Olginate e Calolziocorte e 150 metri a monte dello sbarramento della Diga nuova in comune di Robbiate, esclusivamente da natante non ancorato e in deriva.

• Nel tratto di Adda compreso fra il ponte Kennedy ed il ponte A. Manzoni (3° ponte), da natante non ancorato e in deriva.

• Ai sensi del comma 3 dell’Art. 8 del R.R. 9/2003 sono introdotte le seguenti limitazioni all’esercizio della pesca:

• L’uso delle moschette per agoni è vietato durante il periodo di divieto di pesca all’ agone. • Durante il periodo di chiusura della trota è vietata la pesca “a traino” con esche artificiali

dall’imbarcazione, con la canna da pesca. • L’utilizzo della tirlindana e dello scoubidou è vietato durante il periodo di divieto del pesce

persico.

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• La pesca con il vivo può essere esercitata esclusivamente utilizzando come esca le seguenti specie: alborella, cobite comune, scardola, triotto, vairone, cavedano, persico sole.

Nel rispetto delle epoche di divieto e delle misure minime in vigore, è inoltre possibile utilizzare anche i pesci appartenenti ad altre specie, purché catturati sul luogo di pesca ed immediatamente utilizzati, senza facoltà di detenzione. • E’ vietata la detenzione sul luogo di pesca di specie ittiche di cui sia vietata la cattura, di

esemplari di misura inferiore a quella minima consentita e di quantitativi superiori ai limiti stabiliti.

• E’ vietata la pasturazione con la larva di mosca carnaria nelle “zone di tutela ittica”. • La bilancia o quadrato, di lato non superiore a m.1,5 montata su palo di manovra,

deve essere usata esclusivamente nelle acque del Lario e solo nelle ore notturne e per la cattura dell’agone.

Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 17. Detto attrezzo nel periodo compreso tra l’apertura della pesca all’agone e il 10 agosto. L’uso di detto attrezzo è consentito solo da riva e a piede asciutto. La distanza minima tra pescatore e pescatore non deve essere inferiore a m.10. L’attrezzo deve essere usato esclusivamente in senso verticale; il bastone della bilancia non può superare comunque la lunghezza di metri 10; è vietato qualsiasi impianto fisso, anche solo temporaneo, sul terreno. • E’ consentito l’uso massimo contemporaneo di due attrezzi del tipo molagna, tirlindana e

cavedanera per imbarcazione. Se i due attrezzi sono dello stesso tipo il numero di esche complessivo non può superare quello massimo consentito per un attrezzo singolo.

• E’ vietato abbandonare attrezzi di pesca nei pressi dei corpi d’acqua. • E’ vietata la detenzione sul luogo di pesca di attrezzi non consentiti. • La pesca dell’alborella è consentita: a. esclusivamente nei giorni di giovedì, sabato e domenica b. esclusivamente con una canna armata di un solo amo c. senza utilizzare alcun tipo di pasturazione d. nel rispetto del limite massimo di cattura di 1 chilogrammo per pescatore. e. La cattura di alborella durante lo svolgimento delle gare di pesca è consentita esclusivamente

nel rispetto delle limitazioni di cui ai punti a) b) c) d). f. La pesca delle alborelle da parte dei minori di anni 13 può essere esercitata tutti i giorni nel

rispetto dei punti b) c) d). g. L’approvvigionamento personale di alborelle da utilizzare come esche per la pesca con il “vivo”

è ammesso tutti i giorni della settimana, con il limite massimo di 20 esemplari al giorno per pescatore, con l’obbligo del mantenimento delle alborelle vive in adeguati contenitori e nel rispetto delle prescrizioni di cui ai punti b) c).

h. Durante il periodo di divieto di pesca dell’alborella non è permessa alcuna detenzione delle alborelle catturate, ma solo l’immediato utilizzo delle medesime come esca”.

i. In occasione di gare di pesca di particolare rilevanza, la Provincia di Lecco può concedere ogni anno non più di due deroghe al divieto di uso della pasturazione.

• E’ proibita la pesca dai ponti e dalle loro strutture. • Nelle acque di tipo C, possono essere istituite “zone a pesca limitata”, in tali luoghi la

pesca è soggetta alle seguenti limitazioni: j. è consentita esclusivamente nelle ore diurne k. con una singola canna da pesca con o senza mulinello l. con un massimo di cinque esche naturali o artificiali m. l’uso di attrezzi con piombo terminale è proibito dal 15 dicembre al 30 aprile n. In tali zone inoltre è proibito: o. utilizzare o detenere larve di mosca carnaria p. pasturare in qualsiasi forma. Ai sensi del comma 4 dell’art 8 del RR 9/2003 sono consentite le seguenti forme tradizionali di pesca, limitatamente ai laghi di Como Garlate ed Olginate:

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• Amettiera per coregoni, con un massimo di 15 ami. Il limite di 15 esche va riferito al singolo pescatore, non al singolo attrezzo. In caso di utilizzo contemporaneo di due canne, non si deve pertanto superare il numero complessivo di 15 esche. L’uso dell’amettiera per coregoni è vietato durante il periodo di divieto dei coregoni. Per la pesca ai coregoni con l’amettiera è inoltre necessario munirsi del tesserino provinciale segnapesci.

• Molagna (tirlindana per trota)tata durante il periodo di divieto della trota. • Cavedanera, con un massimo di 10 esche naturali o artificiali. Vietata durante il periodo di

divieto della trota e del cavedano. • Spaderna, con un massimo di 25 ami per pescatore (con limite di 75 ami per

imbarcazione) di misura non superiore al n.4, da posarsi sul fondo. Detto attrezzo è consentito unicamente dalle ore 12 del sabato alle ore 12 del lunedì e dovrà essere provvisto di gavitello recante le generalità (nome, cognome e n° di licenza) del pescatore. Esclusivamente nel lago di Como:

• Fiocina, con un massimo di 7 punte allineate, con imbarcazione azionata esclusivamente a remi, solo durante le ore notturne e con l’ausilio di fonti luminose.Vietata dal 15 novembre al termine del periodo di divieto dei coregoni, nonché dal 1 aprile al 30 giugno.

Ai sensi dell’art. 13, comma 3 del R.R. 9/2003 durante le gare di pesca nelle acque di tipo A e C è consentito trattenere individui al di sotto della misura minima appartenenti alle seguenti specie: Barbo, Carpa, Cavedano, Pigo, Tinca,Pesce persico E’ obbligatoria la conservazione in vivo del pescato e la sua reimmissione al termine della manifestazione, salvo le specie ittiche alloctone ritenute dannose. Ai sensi dell’Art 18, comma 12 del R.R. 9/2003 è istituito un tesserino provinciale segnapesci, la cui compilazione, da effettuarsi con le modalità contenute nel prototipo allegato, è obbligatoria per la pesca nelle acque classificate di tipo B e per la pesca con l’amettiera per coregoni.

f - PESCA PROFESSIONALE

Ai sensi del comma 3 e del comma 5 dell’Art 11 del R.R. 9/2003 gli attrezzi per l’esercizio della pesca professionale, e le relative modalità di utilizzo, sono così determinati:

28.3. - NORME GENERALI

1. La pesca professionale in provincia di Lecco è consentita nei laghi di: • Como, Pusiano, Annone, Garlate, Olginate, Sartirana. • nei tratti di Fiume Adda compresi tra i ponti Kennedy e Manzoni di Lecco, nonché nel tratto

tra il ponte ferroviario dismesso di Olginate e la Diga vecchia di Paderno d’Adda. Fatti salvi i divieti vigenti nelle Zone di Protezione e di Ripopolamento, nelle Zone di Tutela Ittica e in altre aree, nonché le limitazioni gravanti sui tratti interessati da diritti esclusivi di pesca.

2. Ogni pescatore in esercizio di pesca non può avere con sé sul natante attrezzi difformi, per tipologia e lunghezza, da quelli elencati nel presente elenco.

3. La pesca professionale è vietata dalle ore 8.00 della domenica alle ore 8.00 del lunedì.

4. Ciascun pescatore è tenuto a registrare giornalmente il quantitativo del pescato sugli appositi libretti distribuiti dall’Amministrazione Provinciale. Tali libretti hanno durata annuale e devono essere riconsegnati all’Amministrazione entro il 15 gennaio dell’anno successivo a quello di validità.

5. Tutte le reti da pesca, comprese quella da fondo, devono essere segnalate con apposito gavitello riportante il numero assegnato al pescatore dall’Amministrazione Provinciale.

6. Non è consentita la permanenza fissa in lago delle cosiddette “piantane”, ovvero di qualsiasi attrezzo fisso destinato all’ancoraggio delle reti da posta. Tali attrezzi devono essere levati al termine dell’azione di pesca.

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7. I tempi di divieto indicati nel presente regolamento hanno inizio e termine alle ore 12 dei giorni di riferimento.

8. L’uso del monofilo, purché di diametro superiore a mm. 0.10, è consentito solo per le reti del tipo “oltana, perseghera, tremaglio e pendente ”.

Limitatamente al lago di Como, la lunghezza complessiva delle reti del tipo “oltana” utilizzabili giornalmente da ogni singolo pescatore è fissata in 21000 maglie (corrispondenti, ad esempio, a n. 7 reti da 3000 maglie). Nel rispetto di tale lunghezza complessiva e dei periodi di divieto stabiliti dal presente Regolamento, ciascun pescatore ha facoltà di utilizzare tali reti sia in modo “volante”, sia ancorate “in posta”, sia ancorate “a fondo”. I periodi divieto e le misure minime in vigore per la pesca dilettantistica si applicano alla pesca professionale limitatamente ai seguenti attrezzi: acquedo, perseghera, tremaglio per pesce persico, gueglia e bertovello. In caso di motivata impossibilità al salpaggio delle reti entro l’orario stabilito, è fatto obbligo di avvisare con la massima tempestività la provincia competente per territorio. E’ vietato utilizzare reti di altri pescatori in assenza del titolare. E’ fatta eccezione per i pescatori che esercitano l’attività in modo coordinato, all’interno di una cooperativa o di una società comunque costituita e per i pescatori appartenenti allo stesso nucleo familiare.

28.4. - ELENCO E NORME D'USO DEGLI ATTREZZI DI PESC A PROFESSIONALE SUL LAGO DI COMO

a - A) RETI DEL TIPO “A CIRCUIZIONE”

Acquedo da mm. 30. Lunghezza massima della rete m. 220. Altezza massima della rete maglie 800. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm. 30. L’uso di questa rete è vietato dal 15 maggio al 31 agosto e dal 1° novembre al 15 gennaio .

Acquedo da mm. 40. Lunghezza massima della rete m. 200. Altezza massima della rete maglie 900. Il lato delle maglie non deve essere inferiore a mm. 40. L‘uso di questa rete è vietato dal 15 novembre al 15 gennaio.

b - B) RETI “VOLANTI”

Oltana “in cubia”. Lunghezza massima della rete: vedi il punto 9 delle norme generali. Altezza massima della rete m. 9 Il lato della maglia deve essere di mm. 35 L’uso di questa rete è vietato dal 1° dicembre al 15 gennaio.

Pendente “in cubia”. Lunghezza massima della rete: 36000 maglie (n.15 reti da 2400 maglie). Altezza massima delle reti m. 6,50. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm. 20 e mm. 22. L’uso di questa rete è vietato dal 15 maggio al 15 giugno. Qualora, per motivi climatici, si verifichino in primavera consistenti catture di coregoni immaturi ad opera dei pendenti l’amministrazione Provinciale introdurrà divieti temporanei di detto attrezzo. Inoltre, dal 15 giugno al 30 novembre il pendente deve avere n. 3 sugheri di sospensione ogni 2400 maglie, con un filo della lunghezza massima di m. 5

Alborale. Lunghezza massima della rete m. 150. Altezza massima della rete maglie 400. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm. 11. Durante la notte l’ancoraggio è vietato. L’uso di questa rete è vietato dal 1 maggio al 30 giugno.

c - C) RETI “DA POSTA”

Oltana da posta. Lunghezza massima della rete: vedi punto 9 norme generali. Altezza massima della rete m. 9. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm. 35 L’uso di questa rete è vietato dal 15 novembre al 15 gennaio e dal 1 maggio al 15 giugno. Dal 1° luglio al 30 settembre l’uso dell’oltana da posta è consentito dalle ore 17.30 alle ore 7.30

Pendente da posta. Lunghezza massima m. 600. Altezza massima delle reti m. 6,50.

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Il lato della maglia deve essere compreso tra mm. 20 e mm. 22 L’uso di questa rete è vietato dal 10 agosto al 15 giugno.

d - D) RETI “DA FONDO”

Oltana a fondo. Lunghezza massima della rete: vedi punto 9 delle norme generali. Altezza massima della rete m. 9 Il lato della maglia deve essere di mm. 35. L’uso di questa rete è vietato dal 15 novembre al 15 gennaio. Perseghera Lunghezza massima della rete m. 500. Altezza massima della rete m. 1,50. Il lato delle maglie deve essere compreso tra mm. 24 e mm. 25. L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 31 maggio. L’uso di questa rete è consentito: • dalle ore 15.00 alle ore 10.00 dal 1 ottobre al 1 aprile • dalle ore 03.00 alle ore 10.00 dal 1° giugno al 15 giugno • dalle ore 17.30 alle ore 07.30 dal 15 giugno al 30 settembre. Durante il periodo di divieto di pesca dei coregoni e degli agoni devono essere usati tutti gli accorgimenti atti ad evitare la cattura di queste specie.

Rozzuolo. Lunghezza massima m. 400. Altezza massima della rete maglie 50. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm. 20 e mm. 22. L’uso di questa rete è vietato dal 10 agosto al 15 giugno.

e - E) RETI DEL TIPO “TREMAGLIO”

Tremaglio per tutti i pesci. Lunghezza massima della rete m. 300. Altezza massima della rete m. 1,50. Il lato della maglia della rete interna non deve essere inferiore a mm. 30. L’uso di detta rete è vietato dal 1 maggio al 15 giugno e dal 15 novembre al 15 gennaio. Dal 15 giugno al 30 settembre l’uso di questa rete è consentito dalle ore 17.30 alle ore 07.30.

Tremaglio per pesce persico. Lunghezza massima della rete m. 300. Altezza massima della rete m. 1,50. Il lato della maglia della rete interna deve essere compreso tra 24 e 25 mm. L’uso di questa rete è soggetto alle stesse prescrizioni della perseghera per quanto riguarda i periodi di divieto, gli orari di posa e le catture di agoni e coregoni in tempo di divieto.

Tremaglio per agone. Lunghezza massima m. 200. Altezza massima della rete m. 3 Altezza minima della rete m. 2. Il lato delle maglie interne deve essere compreso tra mm. 20 e mm. 22. L’uso di questa rete è consentito dal 15 giugno al 10 agosto.

Tremaglio per alborella. Lunghezza massima m. 40. Altezza massima della rete cm 90. Il lato interno della rete non deve essere inferiore a mm. 10. L’uso di questa rete è vietato dal 1° maggio al 30 giugno.

Tremaglio per anguilla. Lunghezza massima della rete m. 300. Altezza massima della rete m. 1,50. Il lato della maglia della rete interne non deve essere inferiore a mm. 22, né superiore a mm. 25. Il filato della rete interna deve essere confezionato esclusivamente con filato 210/2 o 210/3. L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 31 maggio. L’uso di questa rete è consentito nei seguenti orari: • dalle ore 3.00 alle ore 15.00, nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 15 giugno; • dalle ore 17.30 alle ore 7.30 nel periodo compreso tra il 15 giugno e il 30 settembre; • dalle ore 15.00 alle ore 10.00 nel periodo compreso tra il 1° ottobre e il 1 aprile.

f - F) ALTRI ATTREZZI

Bertovello. Diametro massimo di apertura della bocca m. 1. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm. 30. L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° aprile al 30 giugno.

Spaderne. Senza limitazione del numero di ami.

28.5. - ELENCO E NORME D'USO DEGLI ATTREZZI DI PESC A PROFESSIONALE SUI LAGHI DI ANNONE, GARLATE, OLGINATE, PUSIANO E SARTI RANA

a - RETI A CIRCUIZIONE

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Acquedo da mm 30 (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano). Lunghezza massima della rete: m 220. Altezza massima della rete: 800 maglie. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questa rete è vietato: • dal 1° aprile al 30 giugno, ad Annone e Pusiano; • dal 1° maggio al 31 agosto e dal 1° novembre al 15 gennaio, a Garlate e Olginate. Acquedo da mm 40 (solo nei Laghi di Garlate e Olginate) Lunghezza massima della rete: m 200. Altezza massima della rete: 900 maglie. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 40. L’uso di questa rete è vietato dal 15 novembre al 15 gennaio.

b - B) RETI VOLANTI

Alborale (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano). Lunghezza massima della rete: m 120. Altezza massima della rete: maglie 400. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 11. Durante la notte, l’ancoraggio è vietato. L’uso di questa rete è vietato dal 1° maggio al 30 giugno.

Oltana “in cubia”. Lunghezza massima della rete m 500 Altezza massima della rete m. 9 Il lato della maglia deve essere di mm. 35 L’uso di questa rete è vietato dal 1° dicembre al 15 gennaio.

c - C) RETI DA POSTA

Oltana da posta . Lunghezza massima della rete: • m 500 a Garlate e Olginate • m 300 ad Annone e Pusiano • m 100 a Sartirana. Altezza massima della rete: m 9. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm 40 e mm 55. L’uso di questa rete è vietato dal 1° febbraio al 3 1 marzo e dal 1 maggio al 15 giugno.

d - D) RETI DA FONDO

Perseghera (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano) Lunghezza massima della rete: • m 400 a Garlate e Olginate; • m 250 ad Annone e Pusiano. Altezza massima della rete: m 1,50. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm 24 e mm 25. L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 31 maggio. A Garlate e Olginate, nel resto dell’anno, l’uso di questa rete è consentito unicamente: • dal 1° giugno al 30 settembre, dalle ore 17.30 alle ore 07.30; • dal 1° ottobre al 31 marzo, dalle ore 15.00 alle or e 10.00.

Tremaglio per alborella. Lunghezza massima della rete: m 20. Altezza massima della rete: cm 90. Il lato della maglia della rete interna non deve essere inferiore a mm 10. L’uso di questa rete è vietato dal 1° maggio al 30 giugno. Tremaglio per pesce persico . Lunghezza massima della rete: • m 100 ad Annone e Pusiano; • m 40 a Garlate e Olginate; • m 30 a Sartirana. Altezza massima della rete: m 1,50. Il lato della maglia della rete interna deve essere compreso tra mm 24 e mm 25. L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 31 maggio. Nei laghi di Garlate e Olginate, questa rete è soggetta alle prescrizioni della perseghera. per quanto riguarda gli orari di posa e le catture di coregoni e agoni in tempo di divieto.

Tremaglio per tutti i pesci (solo nei laghi di Garlate e Olginate). Lunghezza massima della rete: m 100. Altezza massima della rete: m 1,50. Il lato della maglia della rete interna non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questa rete è vietato dal 15 maggio al 30 giugno e dal 15 novembre al

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15 gennaio. Dal 30 giugno al 30 settembre, l’uso di questa rete è consentito solo dalle ore 17.30 alle ore 07.30.

e - E) ALTRI ATTREZZI

Bertovello. Diametro massimo di apertura della bocca: m 1. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° aprile al 30 giugno.

Fiocina (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano) Con o senza l’ausilio di fonti luminose. L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° febbraio al 30 giugno e, nei laghi di Garlate e Olginate, anche dal 15 novembre al 15 gennaio.

Rete da cinta per canneti (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano). Lunghezza massima della rete: m 200. Altezza massima della rete: m 5. Il lato della maglia della rete e del bertovello non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questa rete è vietato dal 1° febbraio al 3 0 giugno.

Sacco per anguilla (solo nei laghi di Annone, Garlate, Olginate e Pusiano). Lunghezza massima: m 20. Diametro massimo: m 10. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 20. Spaderna . Senza limitazione del numero di ami.

28.6. - ELENCO E NORME D'USO DEGLI ATTREZZI DI PESC A PROFESSIONALE SUL FIUME ADDA

a - A) RETI DA POSTA

Brazzale per pesce gatto (solo nella palude del Comune di Brivio). Lunghezza massima della rete: m 30. Altezza massima della rete: m 1,20. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 30.L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 30 giugno.

Oltana da posta (solo nel tratto Olginate - Paderno). Lunghezza massima della rete: m 50. Altezza massima della rete: m 5. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm 40 e mm 55. L’uso di questa rete è vietato dal 1° febbraio al 3 1 marzo e dal 15 maggio al 30 giugno.

Oltanella (solo nel tratto del comune di Brivio.) Lunghezza massima della rete: m 10. Altezza massima della rete: m 5. Il lato della maglia deve essere compreso tra mm 40 e mm 50. L’uso di questa rete è consentito esclusivamente per la pesca di cavedani e scardole.

b - B) RETI DA FONDO

Tremaglio per alborella. Lunghezza massima della rete: m 20. Altezza massima della rete: cm 90. Il lato della maglia della rete interna non deve essere inferiore a mm 10. L’uso di questa rete è vietato dal 1° maggio al 30 giugno. Tremaglio per pesce persico . Lunghezza massima della rete: m 40. Altezza massima della rete: m 1,50. Il lato della maglia della rete interna deve essere compreso tra mm 24 e mm 25. L’uso di questa rete è vietato dal 1° aprile al 31 maggio. L imitatamente al tratto di Adda in Lecco, nel resto dell’anno l’uso di questa rete è consentito solo: • dal 1° giugno al 30 settembre, dalle ore 17.30 alle ore 07.30; • dal 1° ottobre al 1° aprile, dalle ore 15.00 alle o re 10.00.

Tremaglio per tutti i pesci. Lunghezza massima della rete: m 40. Altezza massima della rete: m 1,50. Il lato della maglia della rete interna non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questa rete è vietato dal 15 maggio al 30 giugno e, limitatamente al tratto di Adda in Lecco, anche dal 15 novembre al 15 gennaio.

c - C) ALTRI ATTREZZI

Bertovello . Diametro massimo di apertura della bocca: m 1. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 30. L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° aprile al 30 giugno.

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Bertovello per alborella. Diametro massimo di apertura della bocca: cm 60. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 10. La distanza di posa tra un bertovello e l’altro non deve essere inferiore a m 2. Sul singolo letto artificiale di frega, il bertovello non può essere utilizzato più di una volta ogni sette giorni. L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° maggio al 30 giugno.

Fiocina Con o senza l’ausilio di fonti luminose . L’uso di questo attrezzo è vietato dal 1° febbraio al 30 giugno e, limitatamente al tratto di Adda in Lecco, anche dal 5 novembre al 15 gennaio. Sacco per anguilla Lunghezza massima: m 20. Diametro massimo: m 10. Il lato della maglia non deve essere inferiore a mm 20.

Spaderna. Senza limitazione del numero di ami.

29. - DISPOSIZIONI A CARATTERE INTERPROVINCIALE PER LA PESCA NEL FIUME ADDA

A seguito di un accordo fra le province che si trovano lungo l’asta del Fiume Adda le disposizioni sotto elencate, sono valide per tutto il fiume inclusi i rami morti, le lanche, i bracci laterali, i canali artificiali e simili, afferenti al corso d’acqua principale. Ogni Provincia pertanto ha approvato, per il proprio tratto di competenza, il medesimo regolamento.

29.1. - ATTREZZI CONSENTITI PER L’ESERCIZIO DELLA P ESCA DILETTANTISTICA

Canna lenza: con o senza mulinello, con un massimo di cinque ami o altre esche artificiali o naturali. È consentito l’uso di un massimo di tre canne lenza poste in pesca in un tratto di riva non superiore a 10 metri. Inoltre, ai sensi del comma 3, dell’Art. 8 del R.R. 9/2003, è consentito l’uso della bilancia o quadrato, secondo le disposizioni seguenti. La bilancia deve: avere le maglie della rete non siano inferiori a mm 10, essere manovrata esclusivamente a mano, mediante un palo di manovra di lunghezza massima di m 10, è ammesso l’ausilio delle carrucola; essere usata unicamente da riva, a piede asciutto; L’uso della bilancia è vietato: nel periodo compreso fra il I° maggio ed il 30 giug no; appendendo la rete ad una fune che attraversi il corpo idrico; utilizzando qualsiasi impianto fisso sul terreno od in acqua, ad eccezione della forcella (semplice appendice che eviti lo slittamento della bilancia); a meno di 15 meri da un altro pescatore che utilizzi un analogo strumento; la distanza deve essere calcolata sia sulla stessa riva che fra rive opposte; per “guadare” o “ranzare”; nei corpi idrici ove la bilancia venga ad occupare più di un terzo della larghezza dello specchio d’acqua; da natante, anche se questo appoggia alla riva con un’estremità; Per disposizioni dei titolari dei diritti esclusivi di pesca che in provincia di Lecco occupano tutta l’asta dell’Adda, l’uso della bilancia non è consentito nelle acque del Fiume Adda in Provincia di Lecco. Altre disposizioni per la pesca dilettantistica Orari. Per quanto riguarda l’individuazione degli orari si fa riferimento a quanto diffuso dall’Osservatorio Astronomico di Brera (Milano). Pesca da natante: è consentita esclusivamente di giorno, con l’imbarcazione appoggiata alla riva o in deriva fino a m 150 a monte della diga di Robbiate. E’ inoltre consentita la pesca con il belly-boat (ciambellone). Esche e pasture:

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sono consentiti l’utilizzo e la detenzione sul luogo di pesca di complessivi kg 3 di esche e pasture pronte all’uso; durante le gare di pesca è possibile utilizzare un quantitativo superiore a kg 3 di esche o pastura; è sempre vietato, ai sensi dell’art. 17, comma 1 lett. m della L.R. n.12/2001, la detenzione e l’utilizzo utilizzo di una quantità superiore a g 500 di larve di mosca carnaria; questo divieto si applica anche durante le gare di pesca. Pesca notturna. Qualsiasi forma di pesca è vietata a partire da un’ora dopo il tramonto fino ad un’ora prima dell’alba, ad eccezione, ai sensi dell’art. 7, comma 1 del R.R. n. 9/2003, della pesca esercitata unicamente: da riva; con canna lenza con o senza mulinello da usarsi esclusivamente “a fondo”, con l’esclusione delle attrezzature radenti quali la ballerina e simili; limitatamente alle specie ittiche: anguilla (Anguilla anguilla), siluro (Silurus glanis), carpa (Cyprinus carpio) e tutte le specie di pesce gatto. Periodi di divieto di pesca. Fatto salvo quanto disposto dall’ultimo punto del presente articolo e dal comma 1 del successivo art. 14, ai sensi di quanto previsto dal comma 3 dell’art. 2 del R.R. n. 9/2003, sono introdotti, ampliati o traslati i periodi di divieto della pesca così definiti:

a. Alborella (Alburnus alburnus alborella): dal 15 maggio al 15 luglio b. Barbo (Barbus plebejus): dal 15 maggio al 15 giugno c. Barbo canino (Barbus meridionalis): tutto l’anno d. Carpa (Cyprinus carpio): dal 15 aprile al 15 giugno e. Cavedano (Leuciscus cephalus): dal 15 maggio al 15 giugno f. Lasca (Chondrostoma genei): tutto l’anno g. Luccio (Esox lucius): al 1° gennaio al 15 aprile h. Pesce persico (Perca fluviatilis): dal 1° aprile al 31 maggio i. Pigo (Rutilus pigus): dal 15 aprile al 30 giugno j. Savetta (Chondrostoma soetta): dal 1° aprile al 31 maggio k. Tinca (Tinca tinca): dal 15 maggio al 30 giugno l. Vairone (Leuciscus souffia): dal 15 aprile al 15 maggio

Misure minime: Fatto salvo quanto disposto dal comma 2 del successivo art. 14, ai sensi di quanto previsto del comma 7 dell’art. 3 del R.R. n. 9/2003 sono introdotte o ampliate le misure minime per la pesca e la detenzione delle seguenti specie:

a. Anguilla (Anguilla anguilla): cm 40 b. Barbo (Barbus plebejus): cm 25 c. Carpa (Cyprinus carpio): cm 30 d. Cavedano (Leuciscus cephalus): cm 25 e. Cheppia e Agone (Alosa fallax ssp.): cm 40 f. Luccio (Esox lucius): cm 45 g. Pesce persico (Perca fluviatilis): cm 20 h. Pigo (Rutilus pigus): cm 35 i. Savetta (Chondrostoma saetta): cm 35 j. Temolo (Thymallus thymallus): cm 35 k. Tinca (Tinca tinca): cm 35 l. Trota marmorata e ibridi (Salmo marmoratus): cm 50

Carp fishing Durante il periodo di divieto di pesca alla Carpa è vietata la pesca denominata “Carp fishing” e in particolare, è vietato l’utilizzo di boiles. Quantità massime di catture giornaliere: Ai sensi del comma 7 dell’art. 3, del R.R. 9/2003, per le specie seguenti sono definiti i nuovi limiti giornalieri di cattura per pescatore:

a. Alborella (Alburnus alburnus alborella): kg 10 b. Pesce persico (Perca fluviatilis): 10 capi c. Triotto (Rutilus erythrophthalmus): kg 1 d. Trota marmorata e ibridi (Salmo marmoratus): 1 capo e. Vairone (Leuciscus souffia): kg 1

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Utilizzo di esche vive Nella pesca col vivo possono essere utilizzati solo pesci appartenenti alle seguenti specie ittiche autoctone: alborella, anguilla (di misura minima di cm. 40), cobite comune, gobione, scardola, triotto e vairone. Esclusivamente per l’utilizzo come esche vive, è ammessa la cattura e la detenzione, in deroga ai periodi di divieto, di complessivi 20 esemplari delle citate specie, i quali dovranno essere mantenuti vivi e vitali in idonei contenitori. Gare di pesca Esclusivamente durante le gare di pesca, per le seguenti specie, non si applicano i periodi di divieto individuati in precedenza:

a. Carpa (Cyprinus carpio) b. Savetta (Chondrostoma soetta) c. Cavedano (Leuciscus cephalus) d. Vairone (Leuciscus souffia)

• Esclusivamente durante le gare di pesca, per le seguenti specie, non si applicano le misure minime individuate in precedenza:

a. Barbo (Barbus plebejus) b. Carpa (Cyprinus carpio) c. Cavedano (Leuciscus cephalus) d. Tinca (Tinca tinca) e. Pesce persico (Perca fluviatilis) f. Savetta (Chondrostoma soetta)

• Le specie oggetto delle deroghe previste dal presente articolo durante tutto il corso della gara devono essere mantenute vive e vitali con adeguata attrezzatura e devono essere immesse nel corpo idrico di provenienza al termine della manifestazione.