Avanti! Numero 001 del 2011

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/3/2019 Avanti! Numero 001 del 2011

    1/4

    NEI 120 ANNI DI CRITICA

    Torna lAvanti!Tramonta

    la 2 repubblica

    Lo straordinario documento che pubbli-chiamo nella foto qui a lato in questo pri-mo numero della nuova serie dellAvanti!che la Critica Sociale ha custodito regi-strandone la propriet nel 1994, un annodopo la cessazione delle pubblicazioni, limmagine della prima pagina del Nume-ro Zero del futuro quotidiano socialistapubblicato a cura dellUnione TipograficaSocialista nel 1893 a Milano, tre anni pri-ma della nascita ufficiale del primo quo-tidiano nazionale dei lavoratori italiani.

    Questo numero unico e questa unica co-pia custodito nellarchivio della Fonda-zione Giuseppe Di Vagno di Conversa-no (Bari) che ringraziamo nella personadel suo presidente, Gianvito Mastroleo, a

    nome dei lettori dellAvanti! e della Criti-ca Sociale per avercene consentita la pub-blicazione. Riprendiamo oggi la pubblica-zione dellAvanti! esattamente dopo 18anni dalla sua chiusura. Ce ne d il titolola legge attraverso il riconoscimento dellapropriet e ledizione alla Critica Socialeda parte del Tribunale di Milano; la con-clusione del lungo e tormentato percorsodel fallimento della vecchia societ editri-ce in questi giorni; e soprattutto la fiduciache ci ha sorretto per quasi ventanni dipoter offrire al futuro del movimento so-cialista il simbolo senza il quale non po-trebbe vivere. Come diceva Nenni, infatti:Quando torner lAvanti! torneranno isocialisti. s Stefano Carluccio

    BETTINO CRAXI (1999)

    La crisi socialecreer la ripresa

    di un movimentosocialistico

    Io credo che si preparer un insiemedi condizioni strutturali critiche, squi-librate, socialmente inaccettabili chedetermineranno le condizioni per unmovimento democratico che si articole-r poi in modi diversi, perch esistonotante tradizioni diverse. Si irrobustirun movimento di natura socialistica. Unmovimento di natura socialistica ripren-der in un contesto di cui si stanno cre-ando lentamente le condizioni.

    Bisogna che si facciano avanti degliuomini nuovi. Gli uomini migliori sonoquelli che nascono dalle esperienze,dalle lotte, dalla cultura, e quindi iospero che si formino. Si formeranno si-curamente a meno che questa demo-crazia italiana non sia ridotta propriosul lastrico della cloroformizzazioneteleguidata, e quindi sia resa una de-mocrazia asfittica nella quale non cun posto dove incontrarsi, non c ungiornale dove scrivere, non c una se-de dove fare un dibattito, non c unposto dove votare.

    Chi ne soffrir saranno le genera-zioni pi giovani. Mi auguro che sianomantenuti o ricostruiti i filtri attraver-

    so i quali la democrazia vive e si ani-ma. Si possono fare diverse critiche al-la partitocrazia, per le quali appuntosi proceduto a cambiare i nomi e a to-gliere il nome partito. Critiche serieed argomentate. Ma quella che vedospesso una critica demagogica, vuotadi contenuto e vuota nella sua alterna-tiva: che consiste in una di natura per-sonalistica o lobbistica e quindi tuttoquesto impoverisce la democrazia.

    Come si organizza la Democrazia?Dove vive la democrazia? Esiste lasso-ciazionismo socialista e democratico chesi confronta, si combatte, configge. Vi-ceversa tutto destinato progressiva-mente a isterilirsi in nomenclature.s

    RINO FORMICA

    Alcuni giornalisti dellAvanti! e di Cri-tica Sociale, nel pieno della bufera anti-socialista degli anni 92/94, si preoccu-parono di mettere al riparo dalla tormen-ta, la gloriosa testata del primo grandequotidiano nazionale dei lavoratori.

    Essi non pensavano ad un tempo lungodi sofferente attesa, n potevano imma-ginare che qualcuno potesse sporcare esfregiare la pi preziosa reliquia del mo-vimento socialista italiano.

    Il tempo lungo del silenzio ed il livellobasso toccato nelle abusive apparizionidel giornale pongono problemi nuovi ecomplessi che vanno oltre la naturaleesultanza per aver fatto unopera buona.

    Il giornale riappare mentre in atto unarretramento del socialismo europeo e si nel pieno di una crisi istituzionale e disistema nel nostro Paese.

    Noi siamo in Europa e nel Mediterra-neo. In Europa subiamo la riorganizzazio-ne dellassetto comunitario in versione li-

    berista post-democratica, nel Mediterra-neo siamo investiti dal vento del Magrebe del Nilo che potrebbe travolgere unEu-ropa vecchia, stanca e mai satolla.

    LAvanti!- Fu specchio del travaglio interno;- Fu storia della societ italiana;- Fu forza di contrasto allantisociali-

    smo;- Fu punta di lancia dellinternaziona-

    lismo;- Fu palestra culturale del pensiero

    moderno;- Fu luogo dello scontro tra tendenze

    rivoluzionarie, riformiste e moderate del-la sinistra;

    - Fu portavoce delle lotte sociali e sin-dacali;

    - Fu in prima linea nella difesa dellalaicit dello Stato e nel riconoscimento

    dello spazio di libert per le religioni.Ma come sar lAvanti! di domani?Dobbiamo ricercare uno spazio aperto

    per un socialismo largo partendo da unaconvinzione semplice e non eludibile.

    Di ogni problema non vi una solasoluzione che possa andare bene pertutti.

    Una volta si diceva che la differenzatra conservatori e riformisti era cos sin-tetizzabile: i riformisti pongono i proble-mi maturi per risolverli; i conservatoriattendono che i problemi siano marci pernon doverli risolvere.

    Noi siamo stati e dovremo sempreessere dalla parte di chi pone i proble-mi maturi.

    Se partiamo da questo punto fermo,possiamo proporre ai socialisti dispersidi ritrovarsi intorno alla riconquistata te-stata dellAvanti! per la tutela delle sueragioni ideali e politiche e per un rilanciodella cultura socialista , revisionista e ri-formista.

    Ai compagni del PSI il compito dipromuovere lincontro.

    La mia firma e quella dei compagni diCritica Sociale serve a favorire linizia-tiva.s

    ANNO 115 - NUOVA SERIE - N. 1MILANO * VENERD

    25 NOVEMBRE 2011

    REDAZIONEMILANO - VIAFORMENTINI, 10 (BRERA)

    GRAFICA - G. QUARTUCCIO GIORDANO

    UN NUMERO EURO 1,00

    RINO FORMICA

    Direttore

    STEFANO CARLUCCIODirettore responsabile

    GIORNALISTI EDITORI scarl

    Via Benefattori dellOspedale, 24 (MI)

    Registrazione Tribunale di Milanon. 617 del 26 novembre 1994

    Stampa: Multigraf S.r.l. - Via Colombo, 61Gorla Minore (VA)

    PRIMO DIRETTORELEONIDABISSOLATI PUBBLICATO A CURA DICRITICA SOCIALE

    Il giornale riappare mentre in corso un riflusso del socialismo in tutta Europa

    UN FUTURO CHE RITORNACome sar lAvanti! di domani? Uno spazio aperto per la cultura riformista, revisionista, socialista

    UGO FINETTI

    La partecipazione di esponenti politicidel Pdl e del Pd al nuovo governo richie-sta da Mario Monti era una condizioneessenziale per la realizzazione di quellasalutare svolta per la quale si esposto ilCapo dello Stato. Il pericolo quello diavere un governo delle convergenze pa-rallele per la ricollocazione di 200 mi-liardi di Btp entro aprile: quindi il rom-pete le righe.

    Il tentativo infatti da parte della sinistradel Pd e della destra del Pdl (insieme aDi Pietro) di evitare la nomina di ministripolitici rispecchia la volont di spoliti-cizzare il sostegno al governo Monti, didargli un appoggio temporaneo (con ilcronometro in mano), di tenersi le manilibere rispetto alle misure di risanamentoal fine di mantenere cos vivi i focolai diestremismo che da ventanni ostacolanolavvento di una democrazia dellalter-nanza senza demonizzazioni e che hannofatto morire avvelenato ogni governo: siaProdi sia Berlusconi.

    Il governo Monti rischia infatti di es-sere solo una parentesi per varare ci chesinistra Pd e destra Pdl considerano la-voro sporco per quindi ritornare ad unadialettica politica tra poli condizionati daestremisti.

    La nomina di Mario Monti a senatore avita sembrava invece finalizzata a confe-rire rilievo politico alla guida di un go-verno con appoggio di Pdl e Pd. Non stata infatti unimprovvisazione. E evi-

    dente che da tempo il Quirinale si prepa-rava a fronteggiare un Berlusconi costret-to alle dimissioni in una situazione ditempesta finanziaria.

    Per comprendere le ragioni di fondoche muovono il Capo dello Stato vannoricordati certi antefatti.

    Un anno fa Napolitano ha letteral-mente salvato Berlusconi da un sicurovoto di sfiducia imponendo a Fini di farprima votare la legge finanziaria. E cosche Berlusconi ebbe due mesi di tempoper recuperare un sia pur risicato marginedi maggioranza. Anche allora Napolitano

    dette la precedenza alla messa al riparodella situazione finanziaria. Ma era benevidente che ormai gli equilibri politici eparlamentari erano stati minati e che sipoteva profilare un improvviso collassoin un quadro di incontrollata agitazionedei mercati.

    Quanti nel Pdl contestano la scelta re-sponsabile di Berlusconi nellappoggiareMonti sono i principali responsabili dellasua caduta: prima spingendolo ad unarottura esagitata con Fini che ha determi-

    nato numeri incerti per la maggioranzae poi ad una altrettanto esagitata rotturacon Tremonti (con una martellante cam-pagna di discredito della politica econo-mica del governo da parte della stessamaggioranza) che si conclusa con totaleperdita di credibilit ed isolamento diBerlusconi in coppia con Tremonti nel-lultimo vertice europeo.

    Quel che pi conta nellazione del Pre-sidente della Repubblica che dalle suestesse parole emerge che la crisi richiedeuna svolta radicale sul terreno politico-

    parlamentare in quanto sebbene vi sia uncontesto critico internazionale la fragilititaliana ha connotazioni specifiche so-prattutto politiche. secondo una riflessio-ne molto critica sullultimo ventennio. Iltesto pi esplicito ed illuminante statoil discorso che Napolitano fece al mee-ting di Rimini ed in particolare i due pas-si in cui definiva la negativit del venten-nio trascorso: il degrado economico ed ildegrado politico.

    un fatto sottoline Napolitano che da due decenni in aumento la dise-guaglianza nella distribuzione del redditodopo una marcia secolare in senso oppo-sto e lo stesso pu dirsi del tasso di po-vert. Si impone perci una svolta.

    Alla denuncia del declino economicoe sociale avvenuto con la Seconda Re-pubblica si sald quindi quella del de-grado politico: Non fatevi condizionare

    disse ai giovani ciellini da quel che si sedimentato in meno di due decenni:

    Continua a pagina 2

    Non lasciar cadere lappello del Presidente Giorgio Napolitano per un bilancio sociale e istituzionale degli ultimi venti anni

    PER UN NUOVO CORSO POLITICOLa partecipazione di esponenti del Pdl e Pd al governo Monti la possibilit di unautentica svolta

  • 8/3/2019 Avanti! Numero 001 del 2011

    2/4

    2

    25 novembre 2011

    Numerose le adesioni alla lettera aper-ta di Ugo Finetti con cui critica las-senza del filone riformista-socialistadella collana del Corriere della Sera sumaestri del pensiero democratico.

    Liniziativa della Rcs di diffondere attraver-so il Corriere della Sera quindici testiclassici della cultura politica di laici e cat-tolici come I maestri del pensiero democra-tico nella storia dItalia presenta aspetti po-sitivi e negativi. Quelli positivi sono larga-mente prevalenti. Si tratta infatti di unoperanon solo meritevole, ma anche editorialmen-te coraggiosa in quanto rivolgendosi a un va-sto pubblicopopolare propone testi im-popolari cercando di far conoscere autoriche sono stati spesso negletti, sottovalutati senon cancellati. una concreta e meritevolereazione da un lato al qualunquismo dellan-tipolitica che vede nei protagonisti della lottapolitica italiana solo opportunisti e inconclu-

    denti e dallaltro al prevalere nella accademiadella storia contemporanea dellattenzionededicata alla storia del comunismo e del-lestremismo italiano di sinistra. quindi nelquadro del riconoscimento del valore e del-laugurio del successo delliniziativa che silamenta una omissione e cio lesclusione datale panorama storico della cultura politicalaica del socialismo autonomista, riformistae liberalsocialista. Tra i padri del pensieroe dellazione di democrazia laica sono infattiproposti dalla Rcs Benedetto Croce e LuigiEinaudi, Giovanni Amendola e Piero Gobettiseguiti da Gaetano Salvemini, Guido Calo-gero e Norberto Bobbio. I leaders politicirappresentativi del pensiero e della azionelaica della Italia repubblicana sono: il leaderrepubblicano Ugo La Malfa e unico diri-gente socialista - il leader del sindacalismoestremista (alla sinistra del Pci) Vittorio Foa.Per la parte cattolica abbiamo Luigi Sturzo,Alcide De Gasperi, Aldo Moro, GiuseppeDossetti e Augusto Del Noce. E cio: Foaunico leader socialista come maestro delpensiero democratico rappresenta una for-

    zatura ed una discriminazione abbastanza in-difendibile. Gli interrogativi che sorgono insostanza sono due. Il primo riguarda lestro-missione di figure come Filippo Turati e Car-lo Rosselli. Il secondo riguarda il fatto che losviluppo del pensiero e soprattutto dellazio-ne di governo di parte cattolica sembra a que-sto punto un monologo. Da un lato emergequindi una sottovalutazione del ruolo del ri-formismo socialista e dallaltra la rappresen-tazione di una storia dItalia con scarso dia-logo tra laici e cattolici nella costruzione del-la democrazia repubblicana.

    Certamente va riconosciuto il valore dellariproposta dei testi di Calogero e Salveminiche sono stati protagonisti della cultura lai-co-socialista e ad essi si deve infatti una forteimpronta autonomista e coerentemente di de-nuncia e di elaborazione alternativa nei con-fronti del comunismo sovietico e italiano. Malescluso Filippo Turati non solo fu con Stur-zo e Amendola il terzo padre fondatoredellunit antifascista (mentre dallottobredel 24 al novembre del 26 i comunisti diGramsci e Togliatti sedevano diligentemente

    in Parlamento ascoltando Mussolini senzaaprir bocca persino il 3 gennaio 1925). So-prattutto Turati stato il principale animato-re della questione sociale nello stato unita-rio secondo una dimensione europea dandovita a quello che , insieme allassociazioni-smo sindacale e cooperativo, uno dei princi-pali e pi attuali lasciti del socialismo rifor-mista e cio lo sviluppo del giuslavorismo.Tutto il giuslavorismo laico ha le sue basi inTurati. Al tempo stesso la valorizzazione diuna figura come Piero Gobetti appare fattasecondo il luogo comune di una vulgatache lo esalta cancellando personalit di benmaggiore importanza e rilievo culturale e sto-rico dellantifascismo non filocomunista co-me Carlo Rosselli il cui socialismo liberale stato un filone fondamentale e di maggiorspessore di quellevanescente rivoluzioneliberale che fu appunto enfatizzata per offu-scare il filone riformista e autonomista.

    Il rischio del piano dellopera appuntoquello di far prevalere nellimmagine dellacultura e della politica laica come maggiori-taria nellItalia repubblicana un pensiero de-

    mocratico secondo una linea di alternativadi sinistra con figure che appunto rupperocon i socialisti e furono poi parlamentari nel-le file comuniste come Bobbio e Foa, en-trambi personalit di grande livello soprattut-to morale, ma sostanzialmente portatori diuna tradizione azionista che cavalc il 68 vi-vendolo come occasione di rivincita controla democrazia reale dei governi De Gaspe-ri-Saragat e Moro-Nenni.

    Non c stato solo Ugo La Malfa ad essereuomo di governo nellItalia laica e repub-blicana. Se De Gasperi e poi Moro hanno po-tuto esercitare un ruolo di protagonisti essi losvolsero non in modo integralistico (come in-vece si caratterizzarono nella cultura politica

    cattolica sia - sulla sinistra - Dossetti sia - sul-la destra - Del Noce). I due capi di governodemocristiani ebbero come alleati ed interlo-cutori principali Giuseppe Saragat e PietroNenni. Lapporto teorico di Saragat sin daglianni trenta fu rilevante e autorevole anche incampo europeo ed entrambi i leader del so-cialismo autonomista e di governo non furo-no figure di secondo piano nel panorama lai-co sul piano storico, culturale e politico.LIntervista sul socialismo italiano fatta daNenni con Tamburrano non certo testo in-feriore allintervista sul non governo pub-blicata da Ugo La Malfa nella stessa collanadi Laterza ed ora riproposta in questo pianodellopera della Rcs. Non parliamo di Craxiche di certo nellItalia laica - di lotta e di go-verno - non fu personalit a corto di idee e diazione. Ma ci, ci rendiamo ben conto,avrebbe richiesto troppo coraggio ed obietti-vit. Si direbbe in conclusione che nel pano-rama laico stando a questo piano delloperalaici e cattolici - il socialismo non abbia

    avuto alcuna dignit culturale n rilevanzapolitica. Certamente, comunque, queste os-servazioni critiche non perdono di vista il va-lore complessivo delliniziativa e dellimpor-tanza di far maggiormente conoscere i testiscelti a un grande pubblico in modo partico-lare nellattuale momento di crisi che attra-versa il Paese. Per il resto, come noto, chipaga lorchestra, decide la musica.s (u.f.)

    CARLO TOGNOLI

    Ripubblicare Turati avrebbe allontana-to limpressione della damnatio memo-riae nei confronti del socialismo italiano.Condivido pienamente le valutazioni cheUgo Finetti ha fatto sulla pubblicazioneda parte di RCS e del Corriere della Se-ra dei classici del pensiero politico del-lItalia democratica. Una iniziativa posi-tiva che viene per ridimensionata dallaincomprensibile censura del pensiero so-cialista riformista che tanta parte ha avu-

    to, con lazione politica conseguente, nelportare il proletariato nellalveo della de-mocrazia. Non si capisce bene perch ilnome di Giuseppe Saragat, come rappre-sentante del socialismo democratico, nonfosse accostabile a quello di Ugo La Mal-fa, giustamente prescelto come uno degliesponenti dellarea laico-azionista: en-trambi collaborarono nei governi della ri-costruzione e del centro sinistra. Tra lal-tro Saragat fu uomo di grande cultura, acontatto, durante lesilio, con Otto Bauere naturalmente con Filippo Turati di cuifu un riconosciuto apostolo.

    E perch escludere Pietro Nenni, pro-tagonista della politica italiana del secon-do dopoguerra, ma anche leader tra ipi attivi dellantifascismo militante ne-gli anni venti, trenta e quaranta e fonda-tore nel 1926 con Carlo Rosselli del gior-nale Il quarto stato, dimostrazione, dato

    il periodo, di grande coraggio e di im-menso amore per la libert.Quanto a Rosselli, basta richiamare il

    Socialismo liberale (scritto in carcereclandestinamente) per identificare unclassico del pensiero politico.

    Se RCS avesse pubblicato Turatiavrebbe riassunto Rosselli, Nenni e Sa-ragat, e anche Craxi.

    Il socialismo riformista italiano.

    RINO FORMICA

    Caro Ugo, c un altro livello di appro-fondimento che andrebbe fatto. Ed quello della riflessione sul ruolo che ilCorriere della Sera ha svolto in nega-tivo, per lunghi periodi della sua esisten-za, nel non saper mettere la cultura dellaborghesia al servizio della democratizza-zione della destra e del riformismo mi-noritario nella sinistra italiana. La nostraprotesta non limitata alla richiesta di

    uno spazio per le nostre ragioni, ma do-manda una ricostruzione globale del benee del male prodotto dal pi grande gior-nale della borghesia italiana. Tu hai laforza morale e culturale per aprire unabattaglia delle idee partendo dalle debo-lezze della comunicazione e della grandeinformazione. Coraggio e buon lavoro

    GIUSEPPE TAMBURRANO

    Condivido dallalfa allomega il tuo ar-ticolo. Io mi sono convinto che ci hannocancellato e siamo ormai un popolo dimorti senza voce.

    FRANCESCO PERFETTI

    Le tue osservazioni sono giuste. Io,poi, in particolare sono curioso di vederecome stato trattato Del Noce, il cui pen-siero facilmente fraintendibile.

    FRANCESCO FORTE

    Concordo pienamente con te , aggiun-go che ci sono almeno tre altre significa-tive e incredibili dimenticanze, quella diGaetano Mosca, di Francesco SaverioNitti, di Ezio Vanoni.

    DINO COFRANCESCO

    Della tua nota critica condivido an-che le virgole. Quando leggo che Bobbioe Foa furono sostanzialmente portatoridi una tradizione azionista che cavalc il68 vivendolo come occasione di rivinci-ta contro la democrazia reale dei go-verni De Gasperi-Saragat e Moro-Nen-ni mi sento meno solo.

    ALDO G. RICCI

    Condivido la critica. Aggiungerei Bis-solati che del riformismo stato linter-prete pi conseguente.

    MAURIZIO PUNZO

    Condivido pienamente le tue afferma-zioni. Anchio ho notato con sdegno epreoccupazione la mancanza del sociali-smo dalliniziativa del Corriere.

    Da qualche giorno lespressione so-cialismo municipale viene usata con di-sprezzo, quasi sinonimo di socialismoreale, opposto al buon liberismo chevuole privatizzare tutto.

    GIULIANO CAZZOLA

    Credo che tu abbia ragione. Liniziati-

    va del Collana Rizzoli e del Corriere del-la Sera e veramente importante anchesul piano culturale. Ma le assenze che tuhai evidenziato sono veramente gravi.

    E purtroppo un segno dei tempi.

    ROBERTO CHIARINI

    Hai fatto bene e detto bene. Condivi-do. Se anche il Corriere ....

    UGO INTINI

    Bravo. Anche io quando ho visto i nomidella collana ho pensato le cose che tuesponi in modo efficace. Purtroppo cos.

    MORRIS GHEZZI

    Condivido quanto scrivi. Purtroppo inItalia mala tempora currunt per il pensierolaico relativista o, se preferisci, riformista.

    FERNANDO MEZZETTI

    Sottoscrivo pienamente il tuo pezzo suCritica Sociale sulliniziativa del Corrie-re. E ben pi che unomissione. E unnegazionismo attivo.

    MARCO VOLPATI

    Perfetto anchio avevo notato una im-pressionante damnatio memoriae cheha colpito tutti gli esponenti e i pensatoridel socialismo riformista in Italia.

    ALDO POTENZA

    Credo che questa dimenticanza dellastoria politica italiana rientri in un preci-so disegno politico volto unicamente agiustificare il pasticcio politico culturaleche alla base del PD e non solo.

    GIOVANNI SCIROCCO

    Sono senzaltro daccordo sulla garba-ta critica allesclusione di Turati e Ros-selli dalla collana. Devo per aggiungere

    alcune precisazioni. Bobbio ader algruppo misto. Non ruppe mai con i so-cialisti o con il socialismo, ma con Craxi(e Martelli). E dire che cavalc il 68 senzaltro eccessivo.

    MARCO CAVALLOTTI

    La verit che ancora una volta il Cor-riere d una mano a chi ha cercato e cercadi scrivere la storia dItalia da un punto divista massimalista. Si tratta di una verafalsificazione, condotta nelle scuole e an-che su molti testi seri e universitari,che rimuove o marginalizza sistematica-

    mente figure e episodi scomodi. Ma infondo Finetti ha ragione: come dice luichi paga lorchestra decide la musica.

    DONATO ROBILOTTA

    Condivido il fondo di Finetti e comedice qualcuno forse arrivato il momen-to di smetterla di nasconderci e difendereda noi la nostra storia e il nostro futuro.

    GIUSI LA GANGA

    Aderisco anchio alle considerazioni diFinetti e alla protesta per le scandaloseomissioni nelliniziativa del Corriere.

    MAURO DEL BUE

    Aderisco con assoluta convinzione.Anche come scrittore di storie socialiste.Bravo Ugo.

    SPENCER M. DI SCALA

    Grazie della tua lettera. Non so perchTurati continua ad essere cosi` ignorato.Forse il destino delle Cassandre.

    GIORGIO BENVENUTO

    Condivido fino in fondo le tue osser-vazioni. Ero rimasto,infatti, colpito perlomissione di quanto i socialisti sianostati decisivi come protagonisti nella sto-ria del secondo dopoguerra.

    ROBERTO BISCARDINI

    Sono perfettemente daccordo con UgoFinetti. Una vicenda quella del riconosci-mento della tradizione socialista e liberasocialista, come parte essenziale della sto-ria dItalia, un problema antico.

    PASQUALE GUADAGNOLO

    Le omissioni ideologiche della col-

    lana LaiciCattolici non si limitano alpensiero e alla politica del socialismo ri-formista. Investono invece gli stessi lai-ci e cattolici.

    SERGIO TAZZER

    Questa dimenticanza non lultima.Solo in Italia sia linformazione che lacultura accademica dominante hannocassato la presenza e le idee socialiste de-mocratiche nel passato. Per il presente,proprio non esiste il socialismo.

    NICCOLO COSTA

    Molto bene a protestare! Aderisco an-chio. I ridimensionamenti e le censurefanno male.

    EDOARDO CRISAFULLI

    Anche io sono pienamente daccordocon gli studiosi e intellettuali che hanno

    criticato le esclusioni dalla collana. Lacosa non mi sorprende.

    ANDREA LORUSSO CAPUTI

    Concordo pienamente con te , pensopero che non possiamo affidarci allacorta memoria altrui.

    MORENO BUCCI

    Concordo ad ed aggiungo che ancheRiccardo Lombardi entra di diritto inquesta schiera.

    NICOLINO CORRADO

    Al Corriere della Sera: Mi compli-mento con Lei per lottima iniziativa edi-toriale I maestri del pensiero democrati-co, che mette alla portata del grande pub-blico testi fondamentali e di difficile repe-ribilit. Allo stesso tempo, per, devoesprimerLe dei dubbi sulle scelte - o piut-tosto delle non-scelte - effettuate. Dal pia-

    no dellopera mancano, infatti, leaders po-litici della statura di Filippo Turati, Giu-seppe Saragat e Pietro Nenni, mancano ileaders del socialismo riformista che han-no segnato la storia dellItalia moderna.

    Hanno inviato la loro adesione anche:Maurizio Deglinnocenti, Bianca Valota,

    Carlo Fontana, Roberto Poli, Stefano Ro-lando, Walter Galbusera, Andrea Pampa-

    rana, Riccardo Pugnalin, Bruno Colle,

    Nanni Rossi, Pasquale Maria Cioffi, Leo-

    nardo Tirabassi, Ferdinando Cionti, LucaJosi, Gian Piero Gallisai, Carlo Martella

    Vivace reazione alla esclusione della tradizione socialista dai Maestri del pensiero democratico

    UN PATRIMONIO NAZIONALEUna ingiustificata censura editoriale del Corriere della Sera

    chiusure, arroccamenti, faziosit, obiet-tivi di potere e anche personalismi dila-ganti in seno ad ogni parte.

    E cio al fondo del procedere di Napo-litano, ben attento ad essere ineccepibilesul piano formale, sembra esservi una va-lutazione politica di fondo: limpossibi-

    lit che lItalia possa affrontare situazioniserie con la palla al piede di un regimedel maggioritario in cui i due schiera-menti sembrano impossibilitati ad affron-tare lemergenza a causa del diritto di ve-to da parte di gruppi tendenzialmente pi-romani che entrambi nutrono in seno.In tutto il mondo il maggioritario si tra-duce nel prevalere di spinte realistiche daentrambe le parti per la conquista delcentro dellelettorato.

    In Italia al contrario - nel maggioritarionato sullonda di una dissoluzione giudi-ziaria a furor di popolo abbiamo coali-zioni alla merc di estremistiche perse-guono il proprio successo incendiando ilpaese e i due principali partiti alternativiinseguono cos nostalgici dellUrss e del-la Repubblica Sociale, giustizialisti e se-cessionisti e sembrano esposti al dirittodi veto sulla sinistra dei macro antagoni-smi di lotta di classe e sulla destra deimicro particolarismi lobbistici e territo-riali.

    Emanciparsi

    dagli estremismi

    Il varo di un governo con il voto di Pdl ePd potrebbe quindi essere il punto di pas-saggio per dare stabilit allItalia, riac-quistare fiducia internazionale e soprat-tutto per preparare le condizioni di unacampagna elettorale tra schieramenti al-ternativi con i piedi per terra e la testasulle spalle.

    Occorre a tal fine una emancipazionedei principali soggetti del maggioritariodagli estremismi, da quanti cio si rifiu-tano di prendere sul serio la crisi e che,sia a destra sia a sinistra, considerano irichiami europei e la reazione dei mercati

    solo esagerazioni e complotti ed agitanoil miraggio di inesistenti rinegoziazioni esdrammatizzazioni.

    Il dato certo infatti che oggi i n Parla-mento nessun contendente ha la forza diprendere unilateralmente provvedimentiseri e se si va al voto anticipato rischiamouna campagna elettorale basata non suci che lEuropa ci chiede di fare, ma sul-lesatto contrario e quindi sul cercare votiprendendo impegni elettoralistici sullecose da non fare.

    Si tratta ora di creare le condizioni perdar vita poi ad un confronto elettorale infuturo tra una sinistra in sostanza tenden-zialmente socialdemocratica ed un polodemocratico-liberale che non faccianopi vivere gli italiani in un cartone ani-mato tra due contrapposti e speculari bul-lismi.

    Il bullismo

    della II repubblica

    Ma per far questo occorre che il gover-no sia capace di assumere un rilievo po-litico e non sia un governo tecnico. E so-lo cos che ha un senso la nomina diMonti a senatore a vita. Se invece si ve-rificher lassenza di una dimensione po-litica che dia il segno della condivisionenazionale del programma di risanamentoin un quadro di reciproca sdemonizzazio-ne tra i protagonisti del maggioritario si-gnifica che avr nuovamente vinto ilbullismo della Seconda Repubblica.Non cera allora bisogno di nominareMonti senatore in quanto il risultato sarun governo che vive nel generale disim-pegno politico, con le misure richiestedalla BCE affidate a un gruppo di vo-lontari del Quirinale, mentre la tensione

    sociale rischia di salire con i partiti chefaranno a gara nel cavalcarla.

    Il governo Monti se non sar capace dicoinvolgere direttamente i principali par-titi sar un governo tecnico con in Parla-mento il convinto sostegno solo dei peo-nes che temono la non rielezione. Durerfinch il Parlamento lo ignorer e poi fi-nir come governo tecnico-elettorale ge-stendo una ennesima campagna elettora-le da guerra civile.s

    Ugo Finetti

    Segue da pagina 1

  • 8/3/2019 Avanti! Numero 001 del 2011

    3/4

    25 novembre 2011 REPRINT 3

    AVANTI! 28 AGOSTO 1945

    Il nuovo Stato,Repubblicaautonomie

    auto-governoPIETRO NENNI

    Il comunicato della Presidenza del Con-siglio annunciante che su la traccia del-lautonomia concessa alla Valle dAostail Governo intende ora elaborare con lostesso spirito i necessari provvedimentiper le regioni della frontiera settentriona-le, consultando gli esponenti delle popo-lazioni e degli interessi locali, merita diessere fissato nella labile memoria delpubblico. linizio di una nuova politicaamministrativa? un punto fermo nelbianco molle della cronaca politica ()

    Lautonomia, non risolve il problemadi sovranit, vero, ma postula e salvaquello della integrit economica. La liber-t porta alla responsabilit. Cattaneoche risorge? lesigenza della costruzio-ne democratica che si impone. LItalia hasacrificato la libert allunit. Comunale in gran parte la sua storia e regionale in larga misura la sua struttura produttiva.Fervida e agguerrita ove fu uneco delsommovimento che si origina dalla rifor-ma, pacata e riflessiva ove pi denso sistese il lenzuolo del conformismo.

    Rinascimento e Risorgimento sonodue motivi della sua cultura e due aspettidella sua civilt che diremmo somma dimonografie, e semi pi che messi. Ritor-nare alla gloria delle sue repubbliche ma-rinare non si pu, ma riprendere i movi-menti del suo processo universitario sideve. Non si tratta di spezzettare, ma difavorire le condizioni e di incrementare imodi delle sue capacit di iniziativa. Ro-ma non depone il suo prestigio rinuncian-do alla sua tutela che sempre inceppa e

    spesso soffoca.La democrazia si enuclea negli organi-smi di base e si fisionomizza negli istitutiche pi contengono di auto-governo.

    vero che il mondo tende ai grandiagglomerati. vero che si cammina ver-so unit economiche che hanno a pre-messa la subordinazione delle entit chein s e di s non possono vivere. Ma lasubordinazione ai piani nazionali e ai di-segni continentali n esclude n condan-na le attivit che dalla regione partono ealla regione conducono.

    Questo vero: la divisione ammini-strativa e politica che regola la vita dellenostre regioni non coincide sempre conle rilevazione delleconomia e con le no-tazioni della psicologia. () Queste clas-sificazioni amministrative e politiche, daschemi suggeriti dalle preoccupazioni diun centro che in s intese assorbire ogni

    palpito di vita indipendente. I Savoia co-piarono Napoleone, e la polizia signoreg-gi leconomia perch non si pronuncias-se la politica. Logico che oggi si riveda,al lume delle esperienze vissute in questoultimo cinquantennio, il nostro sistemapolitico e la nostra organizzazione ammi-nistrativa. Inevitabile che si torni a un in-segnamento che fu di Cattaneo ed nellenecessit del nostro organismo statale.Non per rigidamente applicarlo nelle sueformulazioni pi rigorose, ma per intel-ligentemente intenderlo nelle sue scatu-rigini umane e nelle sue giustificazionistoriche. Indubbiamente, il pericolo delladisintegrazione della compagine nazio-nale non poco. Il campanilismo nellanostra ventura perch nel nostro spirito.Diremmo anzi che loriginalit della no-stra arte nella aderenza al nostro sensoradicato alla brevit dello spazio entro ilquale si addensano i nostri temi e si com-

    pongono le nostre fantasie. E la Siciliaavanzer pi imperiose le sue domande,e la Sardegna delineer pi crude le suerichieste. Ma il pericolo si supera misu-randone lentit e apprestandone i rimediprima ancora che si imponga con la evi-denza del movimento dal quale erompe.Lautonomia, pu correggere gli erroriche si contengono nella nostra affrettataunit che fu ed di stato prima ancorache di popolo e di nazione. E comunquela nostra unit comanda la libert locale,promotrice di energie e non generatricedi inerzie.s

    AVANTI! 30 OTTOBRE 1945

    Democraziarepubblicanaper tutelare

    le minoranzeIGNAZIO SILONE

    Dopo esserci liberati dal fascismo, noi oradobbiamo cercare di superare anche lan-tifascismo. Una tale necessit pu essereserenamente e fortemente concepita da noisocialisti, per la semplice ragione che il so-cialismo non si riduce nellantifascismo. Ilsocialismo pi antico, pi duraturo, pipreciso, pi vasto, pi profondo dellanti-fascismo. Per ben capire il recente appellodel Partito socialista allunione di tutte leforze democratiche e repubblicane delPaese, bisogna considerarlo come un epi-sodio di una politica ben meditata, volta adisancorare la vita italiana dallatteggia-mento negativo dell antifascismo e adorientarla verso la soluzione dei problemidel post-fascismo, che sono problemi dipace, di benessere e di civilt per tutti. (Ildecreto legge elaborato dal compagnoNenni che ridurr da pi di un milione ameno di cinquantamila il numero degli ex-fascisti sottoposti ad inchiesta epurativa,pur appartenendo a diverse sfere, ispiratodalla stessa chiara e ferma volont).

    Noi non ignoriamo che sopravvivononel nostro Paese importanti e pericolosifocolari dinfezione fascista, ma pen-siamo che uneffettiva e giovane demo-crazia possa essere contro di quelli unar-ma pi efficace del vecchio antifasci-smo. Ma non ci nascondiamo le difficol-t del trapasso. Nella guerra contro la ti-rannia accaduto infatti ad alcuni settoriimportanti dellantifascismo di essere sta-ti costretti ad adottare la tecnica, il meto-do e le forme dellavversario, uscendovittoriosi, certo, dal paragone, ma quanto

    deformi e adulterati. E non si tratta sol-tanto di una malattia dei circoli dirigenti,se si pensa, ad esempio, alle migliaia dicittadini che persistono a considerare latessera di partito come una tessera del pa-ne, come un indispensabile lascia-passarenellesercizio della professione e del me-stiere. Se il Partito socialista ha avuto ilcoraggio di guardare in faccia questo sta-to di cose e di proporne i rimedi, appun-to perch esso non si esaurisce nellanti-fascismo; perch esso pi antico, piduraturo, pi preciso, pi vasto dellanti-fascismo; e la stessa forza del socialismoin questo Paese esorbita di gran lungaquella, pur ingente, dellorganizzazionedi partito. Il coraggio, la fiducia, la volon-t per superare la minaccia di frattura trail Paese e la nuova classe dirigente, civengono dalle larghe adesioni che il so-cialismo conta nel Paese, anche allinfuo-

    ri, direi, dello stesso antifascismo. Perquesta sua ampia apertura a tutto ci chevive e si agita nel Paese, e per la relativadebolezza del suo apparato, il Partito so-cialista pu sperare di salvarsi dalla dege-nerazione oligarchica che minaccia i par-titi di Governo e pu sciogliere le antitesiche si profilano tra i politici e il popolo.

    Il nostro appello labbiamo rivolto a tuttii partiti democratici e repubblicani; ma, doveroso specificarlo, non soltanto ad essi.Noi labbiamo rivolto in realt a tutti gliitaliani. Perch il problema della democra-zia, della libert, del benessere, della con-vivenza tra i cittadini, in fin dei conti nonriguarda soltanto i capi di partito, i qualipossono anche stropicciarsene, ma riguar-da tutti i cittadini. La democrazia alla qualenoi aspiriamo, non pu essere, non deveessere, una democrazia di comitati o di se-gretari federali, una rpublique des cama-rades, o dei compari; ma la democrazia,

    la repubblica di tutti i cittadini; una demo-crazia nella quale la legge protegga le mi-noranze dalla sopraffazione della maggio-ranza e dia ogni possibilit alle minoranzedi diventare a loro volta maggioranza.

    Ad ogni modo bene compreso chelintesa tra i partiti non dovr annullare lacompetizione delle idee, n la libera scel-ta dei cittadini.

    I democratici abituati a lagnarsi per cer-ti aspetti del socialismo nostrano, adessosono attesi alla prova. Essi non devonodimenticare che ogni borghesia ha il so-cialismo che merita.s

    In un articolo apparso sul-lAvanti! il 26 giugno

    1946, Alessandro Schiavitraeva spunto dallinsedia-mento dellAssemblea Co-stituente per celebrare gliideali mazziniani che ave-vano trovato espressione,circa un secolo prima (dalfebbraio al luglio 1849)nella breve esperienza del-la Repubblica romana. Ci-tando Mazzini: Noi vo-gliamo fondare la Repub-blica. E per Repubblicaintendiamo un principio;intendiamo un grado dieducazione conquistato dalpopolo; un programma dieducazione da svolgersi;unistituzione politica attaa produrre un migliora-mento morale. Noi inten-diamo per Repubblica il si-

    stema che deve svilupparela libert, luguaglianza,lassociazione e per conse-guenza ogni pacifico svi-luppo didee, quando an-che differisse in qualcheparte dal nostro.

    Schiavi scriveva nellesettimane successive al referendum che il2 giugno 1946 aveva sancito la vittoriarepubblicana sulla Monarchia. Si era vo-tato anche per lAssemblea Costituenteche avrebbe redatto nei mesi successivila Carta costituzionale. Pareva naturale in

    quei giorni attingere al pensierodellapostolo: La Repubblica, perMazzini, era lantitesi intrinseca dellaMonarchia. Per lui la Monarchia era fon-data sullineguaglianza, i suoi interessidinastici non erano interessi nazionali, e

    perci non poteva mai dareal paese lunit morale.

    Repubblica, invece, signi-ficava per lui assoluta fidu-cia tra popolo e governo,scelta dei pi capaci e mi-gliori per ogni ufficio, veraunit nazionale, che di-struggesse gli attriti di par-te sulla legislazione socia-le. E ancora: (Lo Stato)deve garantire la libert;non perch la libert in sestessa sia fine, ma perch condizione necessaria del-la morale. Non vi pu es-sere morale senza respon-sabilit: non responsabilitsenza libera scelta tra il be-ne ed il male, tra la devo-zione al progresso comunee lo spirito di egoismo.

    Proprio il richiamo maz-ziniano al senso di respon-

    sabilit dei cittadini unpunto qualificante del-leditoriale di Schiavi, chenotava come il fascismolavesse corroso, distrut-to e come fosse urgente,con il ritorno della libert,lavorare per ricostruire la

    personalit morale dei singoli cittadiniPer questo la Repubblica di Mazzini siala benvenuta e i suoi principi di educa-zione morale, sempre propugnati dai suoifedeli, siano, oggi (nel 1946, ndr), anchei nostri, concludeva Schiavi. s

    Alessandro Schiavi: Gi nel 1949 cera necessit della repubblica. Oggi i tempi sono maturi

    MAZZINI E LA REPUBBLICA

    Avanti! La collezione dal 1945 della redazione milanesenella Biblioteca di Critica Sociale

  • 8/3/2019 Avanti! Numero 001 del 2011

    4/4

    4

    25 novembre 2011il numero zero del 2 aprile 1893

    Ringraziamo la Fondazione Giuseppe Di Vagno e ilpresidente Gianvito Mastroleo per la pubblicazionedi questo documento conservato nei suoi archivi.