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18/12/2013
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Beni pubblici Esternalità
Corso di Politica economica
a.a.2013-14
prof. Angelo Quarto
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Economia e risorse scarse
L’economia si occupa dell’ allocazione ottimale delle risorse scarse: ossia tra usi alternativi con beni a disponibilità limitata. Si parla di ottima allocazione quando, per un dato sistema di prezzi, le imprese massimizzano i loro profitti ed i consumatori rendono massima la soddisfazione dei loro bisogni. Questa situazione, formalizzata negli studi di Pareto dà luogo alla massima efficienza allocativa o situazione di ottimo paretiano. In un mercato di concorrenza perfetta, secondo gli studi di Pareto, sarebbero gli stessi operatori economici che, utilizzando i prezzi come indicatori di scarsità relativa, procederebbero alla ottima allocazione.
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Efficienza paretiana
L’ottimo paretiano è il criterio fondamentale di valutazione del benessere sociale, spesso enunciato come una condizione modificabile (l’allontanamento da un precedente punto di equilibrio) soltanto nel caso in cui almeno un individuo migliori il suo stato senza pregiudicare la condizione degli altri (che, nella peggiore delle ipotesi, dovrà rimanere invariata rispetto allo status quo).
In altri termini non si tratta di un criterio di valutazione di una condizione statica di benessere, ma di un mutamento progettato per implementare una nuova “politica”.
3
Lo scambio volontario tra soggetti garantisce il raggiungimento dell’efficienza, quindi il mercato è il meccanismo istituzionale adatto (Teoremi dell’Economia del Benessere).
Economia del benessere: come configurare un sistema economico per raggiungere il massimo benessere collettivo.
Assumono un rilievo particolare i concetti di:
Efficienza ed equità
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Teoremi dell’economia del
benessere Problema: attraverso quali meccanismi è possibile
raggiungere l’ottimo sociale (il massimo benessere
collettivo)?
In particolare: il mercato concorrenziale è in grado di far pervenire l’economia ad una situazione di ottimo sociale (efficiente e socialmente desiderabile)?
Una risposta a queste domande viene dai due Teoremi dell’economia del benessere.
Primo teorema dell’economia del
benessere Se valgono certe assunzioni, un’allocazione di beni e
fattori produttivi risultante da un equilibrio di concorrenza perfetta è efficiente in senso paretiano (cioè sono soddisfatte le condizioni di efficienza nello scambio, nella produzione e nell’economia nel suo complesso) Assunzioni: 1) Gli agenti economici sono price-taker 2) Non esistono esternalità 3) Non esistono beni pubblici (solo beni privati) 4) Non esistono asimmetrie informative (informazione perfetta)
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Una prima motivazione dell’intervento pubblico
L’intervento dello Stato può essere giustificato dall’esigenza di correggere l’esito spontaneo del mercato per avvicinarlo alla condizione di concorrenza perfetta (giustificazione dell’intervento pubblico sul piano dell’efficienza)
Fallimenti del mercato:
• monopolio
• beni pubblici
• esternalità
• asimmetrie informative
Secondo teorema dell’economia del benessere
Se si modificano opportunamente le dotazioni iniziali di risorse (utilizzando particolare strumenti redistributivi: imposte o sussidi personalizzati in somma fissa), l’economia concorrenziale consente di raggiungere una qualsiasi allocazione efficiente (e quindi anche
l’ottimo sociale).
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Seconda motivazione dell’intervento pubblico
Se la concorrenza perfetta è realizzata, l’intervento pubblico può essere giustificato dall’esigenza di effettuare redistribuzioni coerenti con gli obiettivi di equità della collettività (funzione del benessere sociale).
Le risorse ambientali
Le risorse ambientali-naturali sono risorse economiche in quanto utili a fini economici ma scarse
– La scarsità può essere assoluta (stock): risorse esauribili (non rinnovabili)
– La scarsità può essere relativa (flussi-cicli): risorse rigenerabili (rinnovabili)
• Allocazione (uso) ottimale delle risorse ambientali è quella socialmente efficiente (Efficienza Paretiana)
• Efficienza sociale significa che il Beneficio Netto Sociale (somma benefici netti singoli individui) è massimo, eventualmente redistribuibile.
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Chi garantisce l’allocazione ottimale delle risorse? In che cosa le risorse ambientali-naturali fanno eccezione?
Lo scambio volontario non garantisce efficienza se esso riguarda non beni privati ma beni pubblici cioè:
beni non rivali (più soggetti possono “usare” il bene)
beni non escludibili (non posso escludere nessuno dall’”uso”)
Le risorse ambientali come bene pubblico
L’uso (produzione) di un bene pubblico
prevede la generazione di costi (benefici)
sociali che non possono essere oggetto di
scambio volontario (Esternalità).
Beni pubblici ed esternalità
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Definizione di esternalità Un’ esternalità si manifesta quando l’attività di produzione o di consumo di un soggetto influenza, negativamente o positivamente, il benessere di un altro soggetto, senza che quest’ultimo riceva una compensazione (nel caso di impatto negativo) o paghi un prezzo (nel caso di impatto positivo). (differenza tra prodotti netti individuali e prodotti netti sociali) Esempi: • Inquinamento (esternalità negativa): una centrale produce energia (utile), ma anche inquinamento dell’aria e dell’acqua, che colpisce negativamente il benessere dei consumatori (danneggia la salute) e di altre imprese (dei pescatori, per esempio). • Manutenzione del territorio (esternalità positiva): l’agricoltore nella sua attività di produzione terrazza una collina per poter coltivare le piante, il terrazzamento evita le frane che potrebbero danneggiare la popolazione a valle.
Lo scambio volontario può tornare ad essere efficiente solo se al bene pubblico vengono assegnati i diritti di proprietà, indipendentemente a chi vengono inizialmente assegnati i diritti di proprietà.
Il teorema di Coase, frutto degli studi di Ronald H. Coase che lo pubblicò nel 1960 nell'articolo «The Problem of Social Cost», gli valse il Premio Nobel per l’economia nel 1991.
Dimostra come, attraverso il mercato, si possa giungere a un'efficienza, intesa come somma netta del benessere sociale benessere sociale superiore rispetto a quella che si può ottenere con l'intervento dello Stato o di altre regolamentazioni.
Su queste basi è stato stipulato, ad esempio, il Protocollo di Kyōto.
Teorema di Coase
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Un esempio
Consideriamo come bene ambientale (bene E) la qualità dell’aria
e dell’acqua nell’area di Roma.
L’Industria petrolifera (IP) produce combustibile (bene Q)
provocando scadimento della qualità dell’aria (diminuzione di E).
L’IP produrrà la quantità Q che massimizza i suoi profitti; E si
riduce con l’aumentare della quantità di combustibile prodotto.
La funzione di beneficio netto privato B(Q) è il profitto
dell’impresa (dato da ricavi - costi di mercato).
La funzione di B(Q) cresce meno se diminuisce Q e/o per
diminuzione del prezzo di vendita.
Quanto è ottimale produrre dal punto di vista privato? Il livello
ottimale sarà B(Q) massimo
Bm(Q) è detto Beneficio Netto Marginale (privato)
Un esempio: Industria petrolifera
Quantità di combustibile (Q)
Bm(Q)
QP
Quantità efficiente da un punto di vista privato. E dal punto di vista sociale?
Beneficio netto totale
Quantità del bene ambientale (E)
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Quantità di combustibile (Q)
Quantità efficiente da un punto di vista sociale
Per la cittadinanza la riduzione della qualità di aria-acqua (cioè
di E) comporta un danno (costo esplicito o implicito) C(Q)
Il danno aggiuntivo sarà tanto maggiore quanto maggiore è Q; il
costo marginale Cm(Q) è cioè crescente
L’ottimo sociale è quello che massimizza il beneficio
complessivo B(Q) - C(Q)
Cm(Q)
Bm(Q)
QS QP
Teorema di Coase - 1
Il livello QS<QP identifica il livello socialmente efficiente di
produzione del bene privato e di “consumo” del bene pubblico. E’
dato da:
)()()()()( QCmQBmQCQBQSBMaxQ
Come raggiungerlo?
L’impresa usa il bene pubblico producendo un costo che non
sostiene (esternalità negativa) dal momento che il bene stesso
non è né rivale né escludibile quindi non vi è il mercato che faccia
pagare all’impresa C(Q).
Il Teorema di Coase evidenzia in modo immediato la relazione tra
ruolo allocativo del mercato e assegnazione di diritti di proprietà
Esso sostiene che: una volta assegnati diritti di proprietà sui beni
pubblici, il mercato quale luogo per scambiare tali diritti ripristina
l’impiego socialmente efficiente degli stessi beni pubblici.
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Teorema di Coase - 2
Supponiamo che i diritti di proprietà sulla qualità di aria-acqua siano assegnati alla
cittadinanza. Si avrà perciò Q>0 solo se l’impresa paga la cittadinanza per accettare
di ”vendere” parte della qualità di aria-acqua (E).
La curva Cm(Q) rappresenta il prezzo minimo richiesto per poter accettare una
ulteriore di riduzione della qualità (E); la curva Bm(Q) rappresenta la quantità
massima che l’impresa sarà disposta a pagare per avere un unità in più di
produzione
Lo scambio si concretizzerà quando Bm(Q) = Cm(Q) giacché nessun altro livello
comporta un miglioramento del benessere di entrambi i contraenti: QS è quindi il
livello di produzione contrattato (scambiato)
Be
ne
fic
io n
ett
o m
arg
inale
Bm
(Q)
Co
sto
so
cia
le m
arg
inale
Cm
(Q)
Cm(Q)
Bm(Q)
QSQ=0
Teorema di Coase - 3
Supponiamo, invece, che i diritti di proprietà sulla qualità di aria-acqua siano
assegnati all’impresa. Si avrà perciò Q<QP solo se l’impresa viene “convinta”
(pagata) dalla cittadinanza a ridurre la produzione cioè ad accettare di “vendere”
parte della qualità di aria-acqua.
La curva Cm(Q) rappresenta il prezzo massimo che la cittadinanza è disposta a
pagare per avere un unità in meno di produzione (più qualità aria-acqua E). La
curva Bm(Q) rappresenta il prezzo minimo che l’impresa sarà disposta ad accettare.
Lo scambio si concretizzerà quando Bm(Q) = Cm(Q) giacché nessun altro livello
comporta un miglioramento del benessere di entrambi i contraenti: QS è quindi il
livello di produzione contrattato (scambiato)
Be
ne
fic
io n
ett
o m
arg
inale
Bm
(Q)
Co
sto
so
cia
le m
arg
inale
Cm
(Q)
Cm(Q)
Bm(Q)
QSQ=0 QP
Lo scambio avviene con lo stesso esito (efficiente)
indipendentemente dall'attribuzione di diritti di proprietà
iniziale, purché questo ci sia. Cambia ovviamente la
distribuzione dei benefici
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Teorema di Coase
Il teorema di Coase si compone di due parti: 1. In presenza di esternalità, si verifica un
fallimento di mercato (ossia il mercato non è in grado di allocare in modo ottimale le risorse), lo scambio volontario può tornare ad essere efficiente solo se al bene pubblico vengono assegnati i diritti di proprietà.
2. Lo scambio volontario avviene con lo stesso esito efficiente, indipendentemente dall'attribuzione dei diritti di proprietà iniziale, purché questo ci sia. Cambia ovviamente la distribuzione dei benefici
Problemi con il Teorema di Coase
Alcune complicazioni subentrano nell'applicazione concreta del
Teorema di Coase:
Nella realtà non si possono escludere effetti di reddito
(spostamenti di B(Q) e C(Q) per effetto del trasferimento di diritti di
proprietà). Con effetti di reddito, lo scambio volontario tra soggetti
garantisce sempre il raggiungimento del livello efficiente, ma questo
cambia a seconda dell'allocazione iniziale dei diritti
Non ci dice come debbano essere effettuate le transazioni
(scambio dei diritti) dal momento che riguardano beni pubblici
(problema del free-riding)
Non ci dice come concretamente è possibile valutare i beni
ambientali od il costo associato ad una loro riduzione, dal momento
che non esiste un mercato che ne fissa il prezzo (problema del
valore dei beni ambientali-naturali)
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Politica economica e livello ottimale di inquinamento
L’allocazione ottimale delle risorse ambientali può essere ripristinata assegnando diritti di proprietà e realizzando libere transazioni (Teorema di Coase)
Mantenendo valido il principio di fondo nella ricerca dell’ottimo sociale, le politiche economiche cercano di realizzare lo stesso risultato efficiente quando il libero scambio o non si realizza, o è troppo costoso, o consente comportamenti strategici speculativi
Vedremo dunque alcune classiche politiche economiche che, intervenendo sul meccanismo di mercato, cercano di ripristinare la condizione di ottimo:
Tasse ambientali
Standard
Sussidi
Permessi
Analizzeremo questi strumenti nel caso classico della ricerca del livello ottimale di inquinamento, in parte già visto. Il problema, più in generale, è: quale è il livello ottimale di produzione di un bene (privato) quando questa produzione riduce la disponibilità di un bene pubblico (costo sociale) ?
Livello ottimale di inquinamento: definizione
Torniamo all’esempio già visto, quindi torniamo a ragionare in termini di
bene privato (Q) piuttosto che di bene pubblico (E). La situazione di
inquinamento è generalmente così rappresentata:
Q0
CAPACITA’ DI
ASSIMILAZIONE:
Livello di inquinamento che
non genera riduzione di
benessere
( inquinamento zero)
LIVELLO DI ESTERNALITA’
NEGATIVA OTTIMALE
(Pareto irrilevante)
LIVELLO DI ESTERNALITA’ NEGATIVA NON
OTTIMALE
(Pareto rilevante: regolamentazione)
Quantità (Q)
Ben
efi
cio
nett
o m
arg
inale
Bm
(Q)
Co
sto
so
cia
le m
arg
inale
Cm
(Q)
Quantità efficiente da un punto di vista sociale
Cm(Q) (INQUINAMENTO)
Bm (Q)
Q S Q P
Quantità efficiente da un punto di vista privato
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Politiche economiche ambientali la tassa pigouviana
Nel caso inquinatore-inquinato con ricerca del livello ottimale di
inquinamento, se la negoziazione non funziona, lo stato può
ripristinare il livello ottimale eliminando l’esternalità Pareto-
rilevante
Un modo è internalizzare il costo (sociale), fare in modo cioè che
il costo sociale divenga parte del costo dell’impresa nel produrre
Q, introducendo una tassa sulla produzione di Q
Una tassa che renda uguali costi privati e costi sociali è anche
detta tassa pigouviana (A.C. Pigou)
In ambito di danno ambientale-inquinamento, le cosiddette tasse
sull’inquinamento sono in sostanza tasse pigouviane.
Vediamo concettualmente come funziona la tassa pigouviana.
La tassa pigouviana - 1
Q0
Bm(Q)t
t
t*
Tassa pigouviana
Bm(Q)t = Bm(Q) - t
Quantità (Q)
Ben
efi
cio
ne
tto
marg
ina
le B
m (Q
)
Co
sto
so
cia
le m
arg
ina
le Cm
(Q)
Quantità efficiente da un punto di vista sociale
Cm(Q) (INQUINAMENTO)
Bm (Q)
Q S Q P
Quantità efficiente da un punto di vista privato
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La tassa pigouviana - 2
La tassa riduce Bm(Q) di un livello t per ogni livello di Q.
perciò: Bm(Q)t = Bm(Q) - t
Quando t è fissato esattamente al valore del costo
marginale sociale nel punto di ottimo sociale, cioè Cm(QS),
si ha la tassa pigouviana ottimale (t*), perché induce il
privato a produrre il livello socialmente ottimo: tutta
l’esternalità Pareto-rilevante è “internalizzata”
In effetti, la tassa dovrebbe essere fissata proprio così: 1)
individuare il livello di inquinamento ottimo QS; 2) calcolare il
costo sociale relativo Cm(QS); 3) fissare la tassa t = Cm(QS)
Lo “Stato” ricava un gettito fiscale (t* x QS) che può
ridistribuire alla collettività per compensare quella
esternalità negativa non eliminata in quanto Pareto-
irrilevante
La tassa pigouviana - PRO
Il concetto di tassa pigouviana è semplice ed intuitivo e segue il
polluter pays principle; il funzionamento garantisce il raggiungimento
dell’ottimo sociale mediante meccanismi di mercato e per scelta
spontanea dell’inquinante il quale finisce per sostenere i costi che
provoca.
Sembra essere una “applicazione” ideale del teorema di Coase.
Lo Stato è detentore dei diritti di proprietà
sul bene inquinato (per es. acqua)
Lo Stato rappresenta gli inquinati, cioè
negozia con l’inquinante accettando un
prezzo solo se superiore a Cm(Q)
I negozianti stabiliranno di cedere diritti
corrispondenti alla quantità QS al prezzo t*
La transazione prevede la cessione dei diritti
per un controvalore (t* x QS)
Quantità (Q)
Ben
efi
cio
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o m
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inale
Bm
(Q)
Co
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inale
Cm
(Q)
Bm(Q)t
t*
Bm(Q)
Cm(Q)
QS
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La tassa pigouviana - CONTRO
Assimetria informativa: bisogna conoscere con esattezza Cm(Q) che è, come visto,
complicato. L’inquinante, inoltre, sa quale è la sua vera Bm(Q) mentre lo Stato
potrebbe non essere adeguatamente informato. Soprattutto alcune imprese
(multinazionali, holdings, ecc.) potrebbero far risultare un Bm(Q) inferiore a quello reale
per incorrere in minore tassazione
Rischi di sovratassazione: anche ammettendo che i diritti di proprietà spettino allo
“Stato” e che questo sia in grado di individuare QS e t* e che valga il polluter pays
principle, la tassa pigouviana fa sì che:
1) La tassa “sottrae” all’inquinatore più
dell’esternalità Pareto-irrilevante. Il pagamento
del diritto comporta anche un effetto
redistributivo a danno dell’inquinatore
Quantità (Q)
Ben
efi
cio
nett
o m
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inale
Bm
(Q)
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arg
inale
Cm
(Q)
Bm(Q)t
t*
Bm(Q)
Cm(Q)
QS
Componente Redistributiva Netta
Pagamento costi
sociali
2) La tassa si applica anche al livello di
capacità di assorbimento (Q0) generando una
tassazione inopportuna per bassi valori di Q
Quantità (Q)
Be
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io n
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o m
arg
ina
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)
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Cm
(Q)
Q0
Bm(Q)t
t*
Bm(Q)
Cm(Q)
Tassazione non dovuta
Strumenti per il controllo delle esternalità
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Strumenti per il controllo delle esternalità
Gli strumenti per il controllo delle esternalità possono assumere forme diverse: • lo strumento fiscale, consistente
nell’introduzione di imposte su emissioni o prodotti inquinanti;
• la regolamentazione amministrativa mediante la definizione di norme di qualità, di emissione, di prodotto o di processo;
• sussidi agli inquinatori; • permessi negoziabili.
Tasse ambientali
La tassazione ambientale consiste nella introduzione di imposte che colpiscono direttamente gli effetti dannosi sull’ambiente, come ad esempio le emissioni di inquinanti, o i prodotti inquinanti.
Attraverso la tassazione ambientale si pone a carico degli inquinatori un costo aggiuntivo, che
riflette un “prezzo d’uso” per l’ambiente
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Le imposte dunque limitano l’inquinamento ponendo direttamente a carico dell’inquinatore un onere per l’utilizzazione dell’ambiente; in tal modo l’imposta ha una vera e propria funzione di razionamento sull’uso delle risorse, allo stesso modo dei prezzi che si manifestano sul mercato.
La riduzione dell’inquinamento può essere raggiunta ad esempio imponendo al produttore inquinante un’imposta unitaria fissa per unità di
inquinamento prodotto.
L’applicazione dell’imposta impone infatti al produttore inquinante due tipi di costo potenziale: • il costo per l’abbattimento dell’inquinamento • il costo relativo al pagamento dell’imposta per le
emissioni non abbattute. In altri termini ciò significa che il produttore ha due alternative: 1) inquinare, realizzando un profitto ma pagando
per contro la relativa imposta sull’inquinamento prodotto;
2) disinquinare, rinunciando al profitto ma evitando così il pagamento dell’imposta.
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Sussidi all’inquinatore
Anche se può apparire strano a prima vista che per arrivare al livello ottimale di inquinamento si possa proporre di finanziare l’inquinatore, il caso in cui si ricorre ai sussidi in proporzione alla riduzione dell’inquinamento può essere considerato come quello in cui i diritti di proprietà sull’ambiente sono assegnati a chi inquina; questi deve essere compensato se si vuole che riduca l’inquinamento
Il sussidio sulle emissioni abbattute costituisce un ricavo per l’impresa che lo riceve, essa pertanto determinerà il livello di inquinamento che le conviene produrre, o simmetricamente il livello di disinquinamento che le conviene attuare, in modo da massimizzare il proprio beneficio netto, ovvero il ricavo che riceve come sussidio al netto dei costi di abbattimento.
E’ facile dimostrare che l’impresa troverà conveniente disinquinare fino al punto in cui il sussidio unitario è uguale al costo marginale di abbattimento.
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Il sussidio alle riduzioni di inquinamento è a volte sostenuto da motivazioni di natura politica: intanto è sempre più gradito ricevere un sussidio che pagare un’imposta; inoltre in talune circostanze una politica di sussidi può
nascere dalla opportunità di permettere la conservazione di posti di lavoro in un certo territorio.
Questa considerazione, che ha un peso politico ed elettorale rilevante, è però assai poco soddisfacente da un punto di vista economico.
Una distorsione derivante dal sussidio risulta dalla necessità di finanziarlo con altre imposte. Queste, che non sono necessariamente imposte di natura ambientale, finirebbero per provocare ulteriori distorsioni nell’equilibrio complessivo.
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Possiamo concludere che imposte e sussidi non vanno necessariamente visti come strumenti di politica ambientale tra loro contrapposti.
Nulla vieta ad esempio che possano essere concepiti schemi combinanti le imposte con
sussidi: ad esempio il gettito delle imposte ambientali potrebbe essere utilizzato per sussidiare un indennizzo agli inquinati o per finanziare la ricerca scientifica e tecnologica volta alla riduzione dell’inquinamento.
Standard
L’applicazione di uno standard quantitativo si ottiene attraverso la fissazione di limiti all’emissione di agenti inquinanti per opera di un apposito ente pubblico, che è incaricato anche delle opportune verifiche. Da un punto di vista teorico, la regolamentazione amministrativa ha la stessa efficacia dell’imposta commisurata all’emissione di agenti inquinanti e anche il calcolo teorico degli standard presuppone le stesse informazioni per arrivare al livello ottimo di inquinamento.
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Da un punto di vista pratico, l’applicazione di standard uniformi, ancorché non ottimale, può risultare preferibile nel breve periodo, quando
ineliminabili scarsità organizzative obblighino a minimizzare il costo e la complessità della gestione o quando si ritenga che i costi di
abbattimento siano poco differenziati.
L’applicazione di standard inoltre, rappresenta un metodo sperimentato che beneficia, anche dal punto di vista del contenimento dei costi, dell’esperienza acquisita dai funzionari pubblici. Se i controlli sono efficienti, si tratta del metodo che offre le maggiori garanzie per il conseguimento di un dato obiettivo
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A ciò si aggiunge il fatto che l’applicazione di standard risulta sicuramente il mezzo più efficace in presenza di inquinamenti di tipo irreversibile, che esigono un controllo o una riduzione drastica e tempestiva.
D’altra parte, è vero anche che l’efficacia degli standard dipende dalla sanzione che scatta all’inosservanza dei limiti imposti, che è invece il più delle volte di entità trascurabile.
Da un punto di vista generale, l’uso di imposte ambientali non ha suscitato grande entusiasmo da parte dell’operatore pubblico e delle associazioni
degli imprenditori.
In parte ciò dipende dal fatto che con l’uso delle imposte non vi è certezza di raggiungere l’obiettivo prefissato.
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Si è osservato, che le imposte ambientali possono avere effetti negativi a livello produttivo e contribuire alla chiusura delle imprese. In tali casi la regolamentazione amministrativa (standard) appare preferibile alla tassazione ambientale.
Dal punto di vista degli imprenditori, inoltre, la preferenza per le norme amministrative dipende anzitutto dal fatto che esse comportano un onere inferiore.
In secondo luogo, il processo di definizione e contrattazione delle norme può determinare una notevole dilazione e, inoltre, non si hanno rapporti, costosi, di natura finanziaria con
l’amministrazione pubblica.
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Permessi negoziabili
Una volta fissato un livello aggregato “accettabile” di inquinamento / qualità ambientale, l’autorità preposta alla regolamentazione emette e distribuisce i corrispondenti permessi di inquinamento negoziabili agli inquinatori che possono quindi utilizzarli per inquinare o venderli sul mercato.
Facendo uso di permessi negoziabili di inquinamento è possibile che l'autorità di regolazione ambientale raggiunga uno standard aggregato di inquinamento e quindi di abbattimento delle emissioni senza dover fronteggiare i problemi di asimmetria informativa associati all'uso di tasse sulle emissioni. Usando permessi negoziabili di inquinamento, il regolatore ambientale non ha bisogno infatti di alcuna informazione sui costi marginali di abbattimento delle imprese.
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Naturalmente è necessario organizzare un mercato per i permessi di inquinamento; questo mercato deve avvicinarsi ad un mercato concorrenziale per funzionare in modo adeguato.
Come per tutti i mercati devono essere osservate certe regole del gioco e sarà necessario che l'autorità di regolazione ambientale svolga una funzione di monitoraggio e supervisione affinché queste regole siano rispettate.
Ciò può comportare costi di organizzazione anche molto elevati; ma si tratta di costi iniziali
Un sintesi degli strumenti per raggiungere l’inquinamento ottimale
C&C = Command and Control
PREGI E DIFETTI