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Valentina Giordano, laureata in Scien- ze Biologiche allUniversit degli Stu- di di Pavia con una tesi riguardante lhabitat di una comunit di ungulati selvatici del Kenia, dopo la laurea si L specializzata con un corso in Conser- vazione e gestione della fauna nelle aree protette. Dal 1999 al 2001 ha colla- borato con la Fondazione Lombardia per lAmbiente nellambito di una ri- cerca sulla biodiversit urbana a Pavia i cui risultati hanno portato alla realiz- zazione del presente volume. Dal feb- braio 2001 L socia dello studio associa- to ECOS che si occupa di ambiente, di- vulgazione e gestione faunistica. Monica Lazzarini, biologa, si L laurea- ta allUniversit degli Studi di Pavia collaborando a un progetto di ricerca sullecologia di una comunit di un- gulati selvatici in Kenia. In seguito ha svolto per la Fondazione Lombardia per lAmbiente un lavoro di ricerca sulla bio- diversit urbana a Pavia. Attualmente si occupa di ricerca e divulgazione in ambito ecologico in qualit di socia dello studio ECOS. Giuseppe Bogliani, laureato in Scien- ze Biologiche, dottore di ricerca in Scien- ze Ambientali, L professore associato presso il Dipartimento di Biologia Ani- male dellUniversit degli Studi di Pavia e docente di Etologia per il corso di laurea in Scienze Naturali. Ha svol- to ricerche di ecologia ed etologia su uc- celli e mammiferi e si occupa di aspetti scientifici della conservazione della na- tura. Ha coordinato per la Fondazione Lombardia per lAmbiente il progetto di ricerca sulla biodiversit urbana. La Fondazione Lombardia per lAm- biente, costituita il 22 maggio 1986 dal- la Regione Lombardia e riconosciuta con DPGR n. 14/R/86 del 26 agosto 1986, L persona giuridica privata senza sco- po di lucro. La Fondazione ha come compito sta- tutario lo svolgimento di attivit di studi e ricerche volte a tutelare lam- biente e la salute delluomo, con par- ticolare attenzione agli aspetti relati- vi allimpatto ambientale di sostanze inquinanti. A tal fine collabora, nei propri pro- grammi di ricerca e formazione, con le Universit lombarde e qualificati Enti e Istituti di ricerca nazionali e in- ternazionali. Fondazione Lombardia per lAmbiente U Biodiversit animale in ambiente urbano Il caso della citt di Pavia N. 47 47 Universit degli Studi di Pavia Nelle regioni piø industrializzate dellEuropa, solo poche persone hanno la fortuna di vivere in ambienti rurali o naturali e di poter ancora stare a contatto con piante e animali selvatici, di percepire il cambiare delle stagioni, di accorgersi di suoni e odori naturali. La maggior parte della popolazione, invece, vive allinterno di aggregati urbani, lontana dagli spazi naturali e immersa in un ambiente artificiale e impoverito di forme di vita. La maggior parte degli abitanti delle citt e delle conurbazioni europee ha esperienza con gli animali selvatici solo in occasione della frequentazione degli spazi verdi urbani, si tratti di piccoli giardini condominiali o di parchi storici ricchi di alberi secolari. Alcune periferie racchiudono ancora aree non costruite che attendono di essere edificate o aree marginali nelle quali la vegetazione naturale ha ancora la possibilit di svilupparsi, seppure in modo stentato. Le scarpate della ferrovia, le rive dei canali e dei fiumi, i cimiteri, i gasometri e le aree industriali abbandonate vengono colonizzate da una fauna ricca e interessante che pu fornire agli abitanti delle citt loccasione di incontri imprevisti e gradevoli con la biodiversit. Questo termine, diventato popolare molto rapidamente dopo che Wilson lo aveva coniato nel 1988, indica la variet e la complessit delle forme di vita, quindi delle piante, degli animali, degli ambienti e dei paesaggi. Con questa ricerca, inserita in un progetto sulla biodiversit finanziato dalla Fondazione Lombardia per lAmbiente, si L valutata empiricamente la ricchez- za della vita animale in una citt di medie dimensioni della pianura padana, Pavia, allo scopo di descriverne la struttura delle comunit animali presenti e di comprendere quali fattori ne influenzino la distribuzione e labbondanza. Si L cercato di capire se fosse possibile mettere a punto dei metodi speditivi per valutare i livelli di biodiversit delle aree verdi urbane utilizzando indicatori specifici. Sono quindi stati individuati alcuni gruppi di animali di facile studio che sono in grado di far prevedere il livello complessivo di ricchezza specifica e di diversit di unarea verde. Si L cos evitata la necessit di dover sempre com- piere studi talmente approfonditi da risultare impraticabili nella maggior parte delle situazioni concrete delle altre citt di struttura analoga della Lombardia e del resto dellItalia settentrionale. Questo volume L destinato agli amministratori e ai tecnici urbanistici locali che devono assumere decisioni di programmazione territoriale, alle scuole che svolgono un lavoro prezioso di diffusione della cultura naturalistica e di sensibilizzazione ambientale, agli appassionati della natura che vivono nelle citt. ISBN 88 8134 050 X COPIA NON COMMERCIABILE E IN DISTRIBUZIONE GRATUITA & RISULTATI RICERCHE Valorizzazione dei progetti di ricerca Valentina Giordano Monica Lazzarini Giuseppe Bogliani & RISULTATI RICERCHE Biodiversit animale in ambiente urbano QUESTO VOLUME ¨ DESTINATO AGLI AMMINISTRATORI E AI TECNICI URBANISTICI LOCALI, ALLE SCUOLE E AGLI APPASSIONATI DELLA NATURA

Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

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Il volume aiuta a dirigere l’'attenzione alle numerose forme di vita animale urbana, a valutarne qualitativamente e quantitativamente le presenze e, ci auguriamo, a indirizzare le scelte urbanistiche e di politica culturale nella giusta direzione.

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Page 1: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Valentina Giordano, laureata in Scien-ze Biologiche all�Università degli Stu-di di Pavia con una tesi riguardantel�habitat di una comunità di ungulatiselvatici del Kenia, dopo la laurea si èspecializzata con un corso in �Conser-vazione e gestione della fauna nellearee protette�. Dal 1999 al 2001 ha colla-borato con la Fondazione Lombardiaper l�Ambiente nell�ambito di una ri-cerca sulla biodiversità urbana a Paviai cui risultati hanno portato alla realiz-zazione del presente volume. Dal feb-braio 2001 è socia dello studio associa-to ECOS che si occupa di ambiente, di-vulgazione e gestione faunistica.

Monica Lazzarini, biologa, si è laurea-ta all�Università degli Studi di Paviacollaborando a un progetto di ricercasull�ecologia di una comunità di un-gulati selvatici in Kenia. In seguito hasvolto per la Fondazione Lombardia perl�Ambiente un lavoro di ricerca sulla bio-diversità urbana a Pavia. Attualmentesi occupa di ricerca e divulgazione inambito ecologico in qualità di sociadello studio ECOS.

Giuseppe Bogliani, laureato in Scien-ze Biologiche, dottore di ricerca in Scien-ze Ambientali, è professore associatopresso il Dipartimento di Biologia Ani-male dell�Università degli Studi diPavia e docente di Etologia per il corsodi laurea in Scienze Naturali. Ha svol-to ricerche di ecologia ed etologia su uc-celli e mammiferi e si occupa di aspettiscientifici della conservazione della na-tura. Ha coordinato per la FondazioneLombardia per l�Ambiente il progettodi ricerca sulla biodiversità urbana.

La Fondazione Lombardia per l�Am-biente, costituita il 22 maggio 1986 dal-la Regione Lombardia e riconosciutacon DPGR n. 14/R/86 del 26 agosto 1986,è persona giuridica privata senza sco-po di lucro.La Fondazione ha come compito sta-tutario lo svolgimento di attività distudi e ricerche volte a tutelare l�am-biente e la salute dell�uomo, con par-ticolare attenzione agli aspetti relati-vi all�impatto ambientale di sostanzeinquinanti.A tal fine collabora, nei propri pro-grammi di ricerca e formazione, conle Università lombarde e qualificatiEnti e Istituti di ricerca nazionali e in-ternazionali.

Fondazione Lombardia per l�Ambiente

U

Biodiversità animalein ambiente urbano

Il caso della città di Pavia

N. 4747 Università degli Studi di Pavia

Nelle regioni più industrializzate dell�Europa, solo poche persone hanno lafortuna di vivere in ambienti rurali o naturali e di poter ancora stare a contattocon piante e animali selvatici, di percepire il cambiare delle stagioni, di accorgersidi suoni e odori naturali. La maggior parte della popolazione, invece, viveall�interno di aggregati urbani, lontana dagli spazi naturali e immersa in unambiente artificiale e impoverito di forme di vita. La maggior parte degli abitantidelle città e delle conurbazioni europee ha esperienza con gli animali selvaticisolo in occasione della frequentazione degli spazi verdi urbani, si tratti di piccoligiardini condominiali o di parchi storici ricchi di alberi secolari. Alcune periferieracchiudono ancora aree non costruite che �attendono di essere edificate� o areemarginali nelle quali la vegetazione naturale ha ancora la possibilità di svilupparsi,seppure in modo stentato. Le scarpate della ferrovia, le rive dei canali e dei fiumi,i cimiteri, i gasometri e le aree industriali abbandonate vengono colonizzate dauna fauna ricca e interessante che può fornire agli abitanti delle città l�occasionedi incontri imprevisti e gradevoli con la biodiversità. Questo termine, diventatopopolare molto rapidamente dopo che Wilson lo aveva coniato nel 1988, indicala varietà e la complessità delle forme di vita, quindi delle piante, degli animali,degli ambienti e dei paesaggi.Con questa ricerca, inserita in un progetto sulla biodiversità finanziato dallaFondazione Lombardia per l�Ambiente, si è valutata empiricamente la ricchez-za della vita animale in una città di medie dimensioni della pianura padana,Pavia, allo scopo di descriverne la struttura delle comunità animali presenti edi comprendere quali fattori ne influenzino la distribuzione e l�abbondanza. Siè cercato di capire se fosse possibile mettere a punto dei metodi speditivi pervalutare i livelli di biodiversità delle aree verdi urbane utilizzando indicatorispecifici. Sono quindi stati individuati alcuni gruppi di animali di facile studioche sono in grado di far prevedere il livello complessivo di ricchezza specifica edi diversità di un�area verde. Si è così evitata la necessità di dover sempre com-piere studi talmente approfonditi da risultare impraticabili nella maggior partedelle situazioni concrete delle altre città di struttura analoga della Lombardia edel resto dell�Italia settentrionale.Questo volume è destinato agli amministratori e ai tecnici urbanistici locali chedevono assumere decisioni di programmazione territoriale, alle scuole che svolgonoun lavoro prezioso di diffusione della cultura naturalistica e di sensibilizzazioneambientale, agli appassionati della natura che vivono nelle città.

ISBN 88 � 8134 � 050 � X COPIA NON COMMERCIABILEE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

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Valentina GiordanoMonica LazzariniGiuseppe Bogliani

&RISULTATI

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QUESTO VOLUME È

DESTINATO AGLI

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INISTRATORI E

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LOCALI, ALLE S

CUOLE E AGLI

APPASSIONATI D

ELLA NATURA

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Biodiversità animalein ambiente urbano

Il caso della città di Pavia

Valentina GiordanoMonica LazzariniGiuseppe Bogliani

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Fondazione Lombardia per l�Ambiente

Piazza Diaz 7 - 20123 Milanotel. +3902806161.1fax [email protected]

Consiglio di Amministrazione

Presidente: Giovanni BottariVicepresidente: Achille CutreraConsiglieri: Paolo Colombani, Adriano De Maio, Massimo Donati, Clemente Galbiati, PaoloMantegazza, Roberto Schmid

Coordinatore scientifico: Antonio Ballarin Denti

Coordinamento editoriale: Rosa Maria Panattoni

Revisione: Rita Gloria, Rosa Maria Panattoni

Progettazione e impaginazione: Riccardo Falco, Tania Feltrin

Stampa: Isabel Litografia, Gessate (MI)

© 2002 Fondazione Lombardia per l�AmbienteProprietà letteraria riservataNessuna parte di questo volume può essere riprodotta o utilizzata sotto nessuna forma, senzapermesso scritto, tranne che per brevi passaggi in sede di recensione e comunque citando lafonte.

Page 4: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

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Indice

Presentazione pag. 9

Introduzione 11

Capitolo 1

BIODIVERSITÀ 13

1.1 Definizione di biodiversità 141.2 Importanza della biodiversità 141.3 La biodiversità in pericolo 16

1.3.1 Distruzione degli habitat 171.3.2 Immissione di specie alloctone 171.3.3 Innalzamento della temperatura 181.3.4 Esaurimento della fascia di ozono 18

1.4 La biodiversità urbana 181.4.1 Introduzione 181.4.2 L�ecosistema urbano 191.4.3 Le unità ecosistemiche urbane 22

1.4.3.1 Habitat terrestri 221.4.3.2 Habitat acquatici 26

1.5 Convenzione sulla Biodiversità 291.6 Agenda 21 e Agenda 21 Locale 32

1.6.1 Principali elementi costitutivi 341.6.1.1 Il Rapporto sullo Stato dell�Ambiente 341.6.1.2 Il Piano d�Azione Ambientale 34

1.6.2 Fasi costitutive 351.6.3 Stato di attuazione in Italia 36

1.7 Legislazioni in materia di tutela ambientale 36

Capitolo 2

INDICATORI BIOLOGICI 39

2.1 Definizione di indicatore biologico 402.2 Caratteristiche degli indicatori biologici 41

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2.3 Come scegliere l�indicatore più adatto 432.4 Alcuni esempi di indicatori 442.5 Uccelli come indicatori 442.6 Farfalle come indicatori 47

Capitolo 3

INDICATORI DI BIODIVERSITÀ 49

3.1 Definizione di indicatore di biodiversità 503.2 Esempi di utilizzo di indicatori di biodiversità 50

3.2.1 I Cicindelidi, un indicatore utile per studiare la biodiversità 523.2.2 Individuare le regioni più importanti per la conservazione della biodiversità

è un metodo per assegnare le priorità di conservazione 543.2.3 Elaborazione di un metodo grafico per rappresentare la distribuzione della

biodiversità 553.2.4 Studio sulla distribuzione di uccelli e farfalle in un ambiente di prateria 563.2.5 Messa a punto di un metodo per monitorare la biodiversità nei parchi urbani

utilizzando un insieme di indicatori 573.2.5.1 Analisi delle unità ambientali 573.2.5.2 Analisi della diversità specifica 58

3.2.6 Studio della diversità vegetale mediante il censimento delle specie autoctone di invertebrati 60

Capitolo 4

METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON 63

Premessa 644.1 Descrizione dei cinque taxa utilizzabili come indicatori di biodiversità e dei

metodi di censimento 654.1.1 I lepidotteri 65

4.1.1.1 Struttura del corpo 664.1.1.2 Ciclo vitale 67

4.1.2 Censimento dei lepidotteri 714.1.2.1 Metodo di lavoro 72

4.1.3 I Carabidi 744.1.4 Censimento dei Carabidi 754.1.5 Gli Stafilinidi 754.1.6 Censimento degli Stafilinidi 76

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4.1.7 Gli aracnidi 764.1.7.1 Struttura del corpo 764.1.7.2 Ciclo vitale 78

4.1.8 Censimento degli aracnidi 794.1.9 Censimento di aracnidi, Carabidi e Stafilinidi, utilizzo delle trappole a caduta 79

4.1.9.1 Materiale utile per il lavoro sul campo 82 4.1.9.2 Metodo di lavoro 83 4.1.9.3 Scelta del luogo dove posizionare le trappole 83 4.1.9.4 Allestimento delle trappole 83 4.1.9.5 Controllo periodico delle trappole 85 4.1.9.6 Lavoro di smistamento in laboratorio 85 4.1.9.7 Preparazione degli insetti 86 4.1.9.8 Realizzazione di un database per l�archiviazione dei dati 87

4.1.10 Gli uccelli 874.1.10.1 Il canto degli uccelli 87

4.1.11 Censimento degli uccelli 884.1.11.1 Metodo di lavoro 89

4.2 Costi e tempi 904.3 Analisi dei dati 91

4.3.1 Ricchezza specifica 914.3.2 Diversità biologica 924.3.3 Check-list 93

4.4 Indirizzi degli specialisti 954.5 Bibliografia consigliata 95

Capitolo 5

LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA 97

Premessa 985.1 Scelta delle aree verdi e dei taxa animali da censire 985.2 Campionamento delle specie indicatrici 108

5.2.1 Microfauna invertebrata del suolo (coleotteri Carabidi, coleotteri Stafilinidi,aracnidi) 108

5.2.2 Molluschi terrestri 1085.2.3 Lepidotteri diurni 1095.2.4 Chirotteri 1095.2.5 Uccelli nidificanti 1095.2.6 Frequenza dei censimenti 110

5.3 Classificazione degli esemplari campionati e raccolta dei dati 110

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5.4 Analisi statistica dei dati e risultati 1115.4.1 Specie censite nel corso della ricerca 1115.4.2 Analisi delle componenti principali per le variabili ambientali e la ricchezza specifica 116

5.4.2.1 Variabili ambientali 1165.4.2.2 Variabili specifiche 116

5.4.3 Correlazioni tra le componenti ambientali e specifiche 1195.4.4 Analisi delle componenti principali per gli indici di diversità di Shannon-Wiener e

di Simpson 1215.4.5 Regressioni logistiche 121

5.4.5.1 Distanza dal margine dell�area urbana edificata 1255.4.5.2 Gestione del sottobosco 1255.4.5.3 Area 125

5.4.6 Risultati delle analisi statistiche per la definizione di indicatori di biodiversità 1255.4.7 Regressioni multiple fra il numero totale delle specie e il numero di specie

appartenenti a ogni taxon 1255.4.8 Regressioni multiple fra il numero di specie di ogni taxon e tutti gli altri taxa 1275.4.9 Regressioni multiple fra gli indici di Simpson e di Shannon-Wiener di ogni

taxon e gli indici di Simpson e di Shannon-Wiener di tutti gli altri taxa 1275.5 Aspetti descrittivi della ricerca 128

5.5.1 Fattori che influenzano la presenza delle specie 1305.5.1.1 Logaritmo dell�area 1305.5.1.2 Prima componente ambientale 1305.5.1.3 Gestione del sottobosco 130

5.5.2 Utilizzo di alcuni taxa come indicatori di biodiversità 1315.5.3 Risultati dei modelli di regressione multipla 1325.5.4 Valutazione della fattibilità e dell�idoneità degli indicatori 133

5.6 Costi e tempi 1375.7 Attività collaterali alla ricerca 137

Note bibliografiche 139

Allegato I � Dati relativi ai censimenti di aree rappresentative della città di Pavia 141

Allegato II � Matrice riassuntiva finale 147

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Presentazione

La Convenzione sulla Biodiversità elabora-ta a Rio De Janeiro nel 1992 è stata ratifi-cata dall�Italia con legge 124/94. La Con-

venzione si basa sulla consapevolezza �del valoreintrinseco della diversità biologica e del valore dellabiodiversità dei suoi componenti ecologici, geneti-ci, sociali, economici, scientifici, educativi, cultu-rali, ricreativi ed estetici� e riconosce che �l�esi-genza fondamentale per la conservazione della di-versità biologica consiste nella conservazione insitu degli ecosistemi e degli habitat naturali e nelmantenimento e nella ricostruzione delle popola-zioni di specie vitali nei loro ambienti naturali�.

È un avvenimento che segna una svolta impor-tante nell�impostazione della politica della conser-vazione della natura inquadrandola per la primavolta in un contesto globale.

La Fondazione Lombardia per l�Ambiente ha pro-mosso e realizzato con il Dipartimento di BiologiaAnimale dell�Università degli Studi di Pavia unprogetto sperimentale di ricerca per sviluppare al-cuni dei punti contenuti nelle �Linee strategicheper l�attuazione della Convenzione sulla Biodiver-sità� (punti 1, 3, 4, 7), in particolare per la messaa punto di criteri e metodi per lo studio, il monito-raggio, la valutazione e la gestione della biodiver-sità animale in contesti tipicamente urbani.

Conservare la natura nelle città e nei paesi non

significa soltanto salvaguardare l�ambiente per lepiante e per gli animali, ma almeno nella stessamisura fare in modo che piante e animali possanoessere utili agli esseri umani che abitano le cittàstesse. Le persone hanno bisogno di un contattocon la natura non solo nelle riserve naturali piùisolate e selvagge ma anche in forme accessibili nellavita di tutti i giorni. La stragrande maggioranzadella popolazione umana vive nelle aree urbane emetropolitane ed è qui che l�esigenza del contattocon le forme della vita selvatica è più forte. Le sen-sazioni che questo contatto procura, con colori, for-me, disegni, movimenti, odori e suoni hanno unvalore particolare nelle aree urbane. Poiché il pae-saggio rurale è stato progressivamente eroso dal-l�agricoltura razionale e dall�espansione delle pe-riferie, i residui di aree boschive, i giardini, i corsid�acqua e le aree �abbandonate� che si trovano nellearee urbane e suburbane assumono un�importan-za crescente per la fauna selvatica. Questa flora equesta fauna sono spesso molto più accessibili allepersone che abitano in queste aree rispetto alla flo-ra e alla fauna delle aree naturali esterne. Talvoltain ambiente urbano si osservano specie poco co-muni in ambienti meno antropizzati.

I motivi dell�importanza della biodiversità dellezone abitate sono svariati e alcuni di questi dovreb-bero indurre ad adottare misure di conservazione

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da parte degli amministratori del patrimonio am-bientale urbano. Il progetto �Biodiversità in am-biente urbano: mappatura e gestione. Il caso diPavia� si è quindi proposto di valorizzare il patri-monio naturalistico delle aree verdi di un comunedi medie dimensioni, come Pavia, attraverso unapprofondimento della sua conoscenza e una di-vulgazione degli aspetti naturalistici.

I risultati ottenuti sono interessanti in particolarmodo per quanto riguarda le metodologie di valu-tazione e conservazione della biodiversità animale

e i possibili riflessi sui Piani Regolatori Generalicomunali di tutte le medie-grandi città del territo-rio regionale e nazionale.

Ringrazio il Rettore dell�Università degli Stu-di di Pavia, Prof. Roberto Schmid, per aver contri-buito a valorizzare questa importante ricerca.

Giovanni BottariPresidente

Fondazione Lombardiaper l�Ambiente

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Nelle regioni più industrializzatedell�Europa, solo una frazione mi-noritaria della popolazione umana

ha la fortuna di vivere in ambienti rurali o na-turali e di poter ancora stare a contatto conpiante e animali selvatici, di percepire il cam-biare delle stagioni, di accorgersi di suoni eodori naturali. La maggior parte della popo-lazione, invece, vive all�interno di aggregatiurbani, lontana dagli spazi naturali e immer-sa in un ambiente artificializzato e impoveri-to di forme di vita.

Con questa ricerca abbiamo voluto aiutarequesta parte di popolazione, svantaggiata ri-spetto all�altra anche se non lo sa. Lo abbia-mo fatto in modo indiretto e secondo le no-stre competenze di zoologi, convinti che laconsapevolezza dell�esistenza di numerosis-sime forme di vita animale aggiunga valorealla qualità della nostra vita, anche se vivia-mo in città. Gli altri animali degli ambienti ur-bani, infatti, non sono solo i nostri amici do-mestici, come i cani e i gatti, o quelli proble-matici e dei quali faremmo volentieri a meno,come i topi e le zanzare. Decine di specie diuccelli selvatici, centinaia di specie di insetti ar-ricchiscono le poche e malridotte zone verdiurbane. Anche un�aiuola spartitraffico ospita

migliaia di piccoli animaletti dei quali non per-cepiamo minimamente la presenza. I parchi e igiardini delle città ospitano anche animali sin-golari che non tutti riescono a osservare ma chesoprattutto sono sconosciuti e inaspettati ai più.

La maggior parte degli abitanti delle città edelle conurbazioni europee ha esperienza congli animali selvatici solo in occasione della fre-quentazione degli spazi verdi urbani, si trattidi piccoli giardini condominiali o di parchi sto-rici ricchi di alberi secolari. Alcune periferieracchiudono ancora aree non costruite che�attendono di essere edificate� o aree margi-nali e nelle quali la vegetazione naturale haancora la possibilità di svilupparsi, seppure inmodo stentato. Le scarpate della ferrovia, lerive dei canali e dei fiumi, i cimiteri, i gasometrie le aree industriali abbandonate vengono co-lonizzate da una fauna ricca e interessante chepuò fornire agli abitanti umani delle città l�oc-casione di incontri imprevisti e gradevoli conla biodiversità. Questo termine, diventato po-polare molto rapidamente dopo che Wilsonlo aveva utilizzato nel 1988, indica la varietàe la complessità delle forme di vita, quindidelle piante, degli animali, degli ambienti edei paesaggi.

Con questa ricerca abbiamo voluto valutare

Introduzione

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empiricamente la ricchezza della vita anima-le in una città di medie dimensioni della Pia-nura Padana, Pavia, allo scopo di descrivernela struttura delle comunità animali presenti edi comprendere quali fattori ne influenzasse-ro la distribuzione e l�abbondanza. Abbiamosoprattutto cercato di capire se fosse possi-bile mettere a punto dei metodi speditivi pervalutare i livelli di biodiversità delle aree ver-di urbane utilizzando degli indicatori. La ri-cerca è stata coronata da un parziale succes-so; abbiamo trovato alcuni gruppi di animalidi facile studio che sono in grado di far pre-vedere il livello complessivo di ricchezza spe-cifica e di diversità di un�area verde, evitan-do così la necessità di dover sempre compie-re studi talmente approfonditi da risultarepoi impraticabili nella maggior parte delle si-tuazioni concrete delle altre città di strutturaanaloga della Lombardia e del resto dell�Ita-lia settentrionale. Come potevamo immagi-nare, nemmeno il migliore degli indicatoriconsente di far prevedere la totalità dellecomponenti della biodiversità; del resto, i si-stemi biologici sono molto complessi e diffi-cilmente riconducibili a modelli quantitati-vi. Inoltre, alcune forme di vita animale sem-brano rispondere a relazioni con l�ambienteche ancora non abbiamo decifrato.

Questo volume è destinato agli amministra-tori e ai tecnici urbanistici locali che devonofare delle scelte di programmazione territo-riale, alle scuole che stanno svolgendo un la-

voro importantissimo di diffusione della cul-tura naturalistica e di sensibilizzazione am-bientale, agli appassionati della natura chevivono nelle città. Il volume aiuta a dirigerel�attenzione alle numerose forme di vitaanimale urbana, a valutarne qualitativamen-te e quantitativamente le presenze e, ci au-guriamo, a indirizzare le scelte urbanistichee di politica culturale nella giusta direzione.

Questa ricerca ha visto collaborare proficua-mente la Fondazione Lombardia per l�Am-biente, che ha finanziato per due anni l�attivi-tà di due degli autori (Valentina Giordano eMonica Lazzarini), e il Dipartimento di Biolo-gia Animale dell�Università degli Studi di Pa-via, che ha messo a disposizione i suoi labo-ratori e, con un suo ricercatore (Giuseppe Bo-gliani), ha coordinatao il gruppo di lavoro esvolto una parte dell�attività di rilevamento edi elaborazione dei dati. Contributi fondamen-tali sono stati forniti dagli specialisti di grup-pi animali di difficile determinazione, ai qualici si è rivolti per la classificazione di parte delmateriale raccolto. Si tratta di Fausto Barba-gli, Paolo Pantini, Carlo Pesarini, Nicola Pilon,Riccardo Sciaky e Adriano Zanetti. Infine, nonsi possono non citare l�importanza dell�operadi coordinamento e di raccordo fra il gruppodi ricerca e la Fondazione Lombardia perl�Ambiente svolta da Giovanni Bartesaghi el�efficienza di Rosa Maria Panattoni che hacurato questo volume dal punto di vista edi-toriale.

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Capitolo 1

Biodiversità

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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1.1 Definizione di biodiversità

Genericamente intendiamo con il termine �bio-diversità� la varietà delle forme di vita, siano esseanimali o vegetali, presenti negli ecosistemi na-turali del nostro pianeta.

Lo stesso termine viene tuttavia utilizzato perindicare quattro differenti tipi di diversità, ognu-no dei quali necessario per il mantenimento de-gli altri e indispensabile per la sopravvivenza deirelativi ecosistemi.

Biodiversità, quindi, è:� Diversità degli ecosistemi naturali: riferita alla

miriade di ambienti diversi in cui la vita è pre-sente (foreste, barriere coralline, ambienti umi-di, praterie, ambienti sotterranei ecc.). Da que-sti ambienti le specie vengono fortemente in-fluenzate così che, se un tipo di habitat si dete-riora o scompare, un gran numero di specierischia, di conseguenza, l�estinzione.

� Diversità genetica: rappresenta la variabilità deigeni all�interno delle specie. La sopravvivenzadi ogni specie dipende essenzialmente dalla va-rietà di popolazioni da cui essa è composta: lespecie costituite da una sola popolazione con-tengono evidentemente una minore variabili-tà. La sopravvivenza di una specie dipende,quindi, dal mantenimento delle sue popolazio-ni; se queste si riducono di numero, diminui-scono anche le opportunità adattative dellaspecie stessa.

� Diversità specifica: è quella che più comune-mente viene definita �biodiversità� e rappre-senta il complesso di specie che abita una dataregione. Tale diversità può essere intesa come�ricchezza di specie� cioè come numero com-plessivo di specie presenti in una regione; piùpreciso tuttavia è il termine �diversità tasso-nomica� che prende in considerazione an-che le relazioni tra le diverse specie. Da alcu-

ni autori viene definita come alfa diversità.� Diversità culturale: al pari della diversità ge-

netica e specifica, alcuni attributi della culturaumana (nomadismo, cambiamento di coltiva-zioni ecc.) rappresentano altrettante soluzionial problema della sopravvivenza in ambientiparticolari e adattamenti a condizioni ambien-tali mutevoli: la diversità culturale si può espri-mere in vario modo, con la diversità di linguag-gio, religione, tecniche di coltura e allevamen-to, arte ecc.

1.2 Importanza della biodiversità

Perché la diversità di una comunità biologicapossa essere considerata una risorsa deve esserecaratterizzata da un adeguato numero di specie,da un�elevata valenza ecologica e da uno strettolegame con le condizioni ambientali. È noto comeil nostro pianeta sia popolato da numerosi orga-nismi animali e vegetali di cui ignoriamo per oral�esistenza: attualmente sono state classificatepoco più di un milione di specie, contro un nu-mero di specie esistenti di gran lunga superiore.È quindi urgente e doveroso preoccuparsi dellaconservazione di specie e ambienti che rischianodi scomparire per sempre, in molti casi ancoraprima di essere scoperti.

Alcuni biomi risultano più importanti rispettoad altri in termini di ricchezza e di diversità spe-cifica: gli estuari dei grandi fiumi, le barrierecoralline, gli ambienti marini litorali e le forestetropicali, queste ultime abitate da oltre la metàdegli esseri viventi, pur ricoprendo solo una pic-colissima parte (il 6%) dell�intera superficie ter-restre. Si stima che il nostro pianeta ospiti attual-mente, tra microrganismi, animali e vegetali, ol-tre 15 milioni di specie: una varietà apparente-mente impressionante che rappresenta in realtàsolo una frazione infinitesima (0,1%) di quella che

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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è stata la diversità biologica nel passato. Il 99,9%delle forme vissute sul nostro pianeta, infatti, sisono gradualmente estinte a seguito di piccole egrandi �catastrofi� ambientali avvicendatesi nelcorso delle diverse ere geologiche.

All�inizio dell�Ottocento, Cuvier elaborò lateoria del �catastrofismo� per interpretare lascoperta di resti fossili appartenuti ad animali opiante estinti come il risultato di imponenti crisiambientali che decimarono le specie esistenti.

Nello stesso periodo, il geologo anglosassoneLyell contrappose al �catastrofismo� di Cuvierla teoria dell��attualismo� secondo la quale lestesse forze, nel passato e nel presente, avrebbe-ro dato vita a un�evoluzione lenta, continua e gra-duale, senza necessariamente invocare l�interven-to di immani catastrofi.

Per gran parte del nostro secolo gli studiosihanno accettato quest�ultima interpretazione,considerando l�evoluzione come un processocontinuo comprendente la nascita di nuove spe-cie e l�estinzione di altre, quest�ultimo fenomenovisto come un evento naturale, quasi �fisiologi-co�, determinato da un difettoso o mancato adat-tamento delle specie alle continue modificazioniambientali.

La gravità della crisi ambientale attuale e leenormi catastrofi prodotte dallo sviluppo irra-zionale e incontrollato della civiltà umana han-no convinto gli scienziati moderni ad accettareun compromesso tra �catastrofismo� e �attuali-smo�: la storia della vita sulla Terra potrebbe es-sere stata condizionata da un�alternanza di lun-ghi periodi di stabilità ambientale, caratterizzatida ritmi fisiologici di estinzioni, alternati a bru-schi eventi catastrofici che avrebbero determina-to estinzioni più massicce.

In ogni caso, il cammino della biodiversità èstato scandito da almeno sei grandi catastrofiambientali, prodottesi alla fine dell�Ordoviciano,

del Devoniano, del Permiano, del Triassico, delCretaceo e durante il Quaternario.

È proprio durante il Quaternario, iniziato circa10.000 anni fa, che comincia l�esplosiva espansio-ne dell�uomo e la modificazione di un ambientefortemente indebolito da eventi climatici di am-pia portata, con un effetto devastante sull�atmo-sfera e sulle foreste tropicali, espressione questeultime di oltre il 50% dell�intera biodiversità ter-restre.

Ogni anno scompaiono migliaia di chilometriquadrati di foresta tropicale: la deforestazioneincontrollata distrugge in maniera irreversibileun�enorme risorsa naturale, con modificazionisignificative sul clima e sul ritmo di estinzione diun elevato numero di specie vegetali e animali.

Nonostante le ripetute crisi di estinzione, la di-versità biologica è andata, comunque, aumentan-do nel tempo sino a raggiungere il valore pre-sente, il più elevato in assoluto, anche se attual-mente sta rapidamente decrescendo a causa del-l�attività umana.

Basti pensare che, mentre il tasso naturale diestinzione è valutato attorno a una specie peranno, il tasso attuale è circa 10.000 volte superio-re, il che vuol dire 3 specie/ora e circa 1 milione dispecie nel XX secolo.

Le specie viventi che compongono un ecosiste-ma sono strettamente legate in un equilibrio di-namico che orienta il funzionamento dello stessoecosistema. Far mancare a questa catena di rap-porti anche una sola specie ne pregiudica l�interoequilibrio. Certamente, nel loro insieme gli ecosi-stemi hanno una buona capacità di riequilibrarele perdite, ma se le perdite di specie sono conti-nue si arriva a un punto in cui risulterà impossi-bile riparare il danno. Questa è la ragione per cui,tanto più ricco di specie sarà un ambiente, tantopiù difficile sarà turbarne l�equilibrio e quindi de-terminarne la scomparsa. Questa, dunque, è la

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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ragione che ha portato alla creazione della Con-venzione sulla Biodiversità, impegnando le Na-zioni a trovare un punto di equilibrio tra produ-zione di beni tratti dalle risorse naturali e conser-vazione degli ecosistemi: percorrere cioè la viadello sviluppo sostenibile.

Le Nazioni Unite definiscono lo sviluppo so-stenibile come un progresso economico e socialeche comporti il miglioramento della qualità dellavita delle persone, nell�ambito della capacità diportata del sistema che sostiene la vita sulla Ter-ra. Ciò significa far fronte alle esigenze delle at-tuali generazioni senza danneggiare le risorsedella Terra e quindi le generazioni future.

1.3 La biodiversità in pericolo

La perdita di biodiversità si ha quando una spe-cie, o parte del suo patrimonio genetico, o unambiente naturale scompaiono per sempre.

Con sempre maggiore frequenza in tutto ilmondo vengono riferiti casi di estinzioni di mas-sa, con una velocità che supera di gran lunga lacomparsa di nuove specie.

Secondo la Valutazione sulla Biodiversità Glo-bale (Global Biodiversity Assessment, GBA) pre-sentata nel novembre 1995 dall�UNEP (UnitedNations Environment Programme), tra il 1810 eil 1995 si sarebbero estinte addirittura 112 specietra mammiferi e uccelli, per una cifra, quindi, paria circa tre volte l�ammontare delle specie estinte-si tra il 1600 e il 1810. Rimane esclusa da questoconteggio l�estinzione di altre forme di vita qualimolluschi, piante, pesci e insetti che può essereinvece calcolata in migliaia di specie.

L�Istituto per le Risorse Mondiali stima che dal1960 al 1990 è andato perso circa un quinto ditutte le foreste pluviali tropicali e che rimane or-mai solamente il 40% delle superfici boschiveeuropee originarie, le quali tuttavia sembrano

fortunatamente aver raggiunto una situazione distabilità.

La causa della scomparsa di biodiversità è rap-presentata, direttamente o indirettamente, dalleattività umane: in vent�anni (dal 1961 al 1980) sonostati convertiti a uso agricolo 200 milioni di ettaridi foresta e 11 milioni di ettari di prateria, localiz-zati quasi tutti in Paesi in via di sviluppo e quasisempre in risposta a pressioni economiche pro-venienti da Paesi ricchi.

Guardando al futuro, secondo un rapporto pre-sentato nel 1980 dall�Organizzazione delle Na-zioni Unite, entro i primi anni di questo nuovomillennio il nostro pianeta potrebbe arrivare aperdere ancora da 500.000 a 2 milioni di specieanimali e vegetali da cui dipendono la nostra esi-stenza e il nostro benessere: basti pensare cheventi specie vegetali costituiscono da sole il 90%del cibo consumato sul nostro pianeta.

Dalla biodiversità, infatti, non dipende solo laqualità dell�esistenza umana ma anche l�umanasopravvivenza stessa: beni e servizi quali cibo,vestiario, abitazioni e medicine derivano da di-verse risorse biologiche. I progressi compiuti nelramo delle biotecnologie hanno a loro volta con-dotto a numerosi nuovi sviluppi in campo medi-co e agricolo, tutti dipendenti da fonti biologica-mente diverse.

I fattori che contribuiscono in maniera consi-stente alla perdita di specie e quindi di biodiver-sità comprendono:� la distruzione degli habitat;� la colonizzazione di nuovi habitat da parte di

specie alloctone;� l�innalzamento della temperatura del Pianeta;� l�esaurimento della fascia di ozono nell�atmo-

sfera con conseguente minaccia della vita uma-na, animale e vegetale sia sulla Terra sia neglioceani, per opera dei raggi ultravioletti e delloro potere distruttivo.

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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Viene esaminato in dettaglio l�impatto cheognuno di questi fattori esercita sulla biodiversi-tà nelle sue molteplici valenze.

1.3.1 Distruzione degli habitatForeste, pascoli, tundre, deserti, fiumi, laghi emari ospitano la maggior parte delle specie ani-mali e vegetali presenti sulla Terra.

La scomparsa degli habitat naturali, e in specialmodo delle foreste tropicali, è la ragione princi-pale dell�estinzione di specie, causata in misurasempre maggiore dalle attività umane: defore-stazione, inquinamento dell�aria e delle acqueattraverso, per esempio, lo scarico diretto di ri-fiuti e scorie inquinanti nell�oceano, oltre agli ef-fetti collaterali dello sviluppo in generale. Ognu-no di questi fattori è legato, direttamente o indi-rettamente, alla crescita della popolazione uma-na che ha ormai raggiunto i 6 miliardi di indivi-dui. Secondo la Valutazione sulla BiodiversitàGlobale dagli inizi fino alla metà degli anni Ot-tanta , sono scomparsi ogni anno più o meno 25milioni di acri (10 milioni di ettari) di foreste plu-viali tropicali, un�estensione che si colloca appe-na al di sotto dell�1% complessivo. Queste fore-ste coprono solamente il 7% della superficie ter-restre ma costituiscono l�habitat di una percen-tuale variabile tra il 50 e l�80% delle specie delPianeta. Per esempio, in un�area di 2500 acri diforesta pluviale tropicale si possono trovare cir-ca 1500 specie di piante da fiore, 750 differentispecie di alberi, 400 specie di uccelli e 150 speciedi farfalle.

L�impoverimento del patrimonio biologico de-riva per la maggior parte, oltre che dalla riduzio-ne dell�estensione di molti degli habitat naturalie seminaturali, anche dalla suddivisione dellezone più estese in piccoli frammenti che rischia-no di diventare isolati gli uni dagli altri. Questoprocesso porta con sé la riduzione e l�isolamento

delle popolazioni di molte specie. Le popolazio-ni animali di piccole dimensioni, in particolare,diventano così più vulnerabili e soggette all�estin-zione, perché risentono maggiormente delle tra-sformazioni dell�ambiente che si traducono trop-po spesso in drastiche variazioni degli equilibridemografici o nell�alterazione del patrimonio ge-netico.

L�identificazione di questo problema e dellemisure da adottare per scongiurarlo ha portatoallo sviluppo di un modello di pianificazione de-gli ambienti naturali e seminaturali noto comeEuropean ECOlogical NETwork (EECONET). InEuropa, in seguito all�applicazione di direttiveCEE (direttiva �Habitat� 92/43/CEE), si dovrà pre-disporre la rete ecologica Natura 2000, costituitada tutti i Siti di Interesse Comunitario (SIC) indi-viduati dai Paesi membri.

1.3.2 Immissione di specie alloctoneQuale causa della diminuzione di biodiversità, lacolonizzazione degli habitat da parte di specie al-loctone è seconda solo al fenomeno della distru-zione dell�habitat.

Si verifica quando piante o animali provenientida un determinato ecosistema vengono introdottiin un altro. Nel nuovo ambiente, le specie alienespesso si adattano rapidamente alle nuove con-dizioni di vita, sottraendo risorse alimentari o dispazio o predando le specie autoctone che spes-so non riescono a far fronte a questa nuova mi-naccia.

Emblematico, nei nostri boschi, è il caso delloscoiattolo rosso che in una parte del Piemonte èstato soppiantato dal �cugino americano� gri-gio, di dimensioni maggiori e dal carattere piùaggressivo. Il successo delle specie aliene si rea-lizza nel caso in cui siano assenti le malattie, icompetitori o i predatori che di solito ne con-trollano le popolazioni.

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1.3.3 Innalzamento della temperaturaDurante il secolo scorso la temperatura mediaglobale ha avuto un incremento di 0,5°C e il mon-do scientifico concorda nell�individuare nelle at-tività umane la causa di questo innalzamento. Ilfenomeno del riscaldamento della Terra è parti-colarmente evidente nella regione artica, dove latemperatura ha subito un innalzamento di 1,5°Cper decade dagli anni Sessanta a oggi. Come ri-sultato, il ghiaccio della calotta polare artica ha per-so il 40% del suo volume in meno di trent�anni.

Gli studiosi si stanno quindi interrogando suipossibili effetti futuri del fenomeno che porterà aun aumento della temperatura globale da 1,3 a2,4°C nei prossimi 70-100 anni: i modelli elabora-ti suggeriscono come scenario lo spostamentoverso nord degli habitat attuali e in particolare latundra risulterà uno dei primi biomi a essere in-teressato.

Le possibili minacce alla biodiversità consiste-ranno soprattutto in:� un aumento della temperatura di gran lunga

superiore rispetto alla capacità di migrazionedelle specie;

� una perdita di habitat per progressivo sposta-mento in latitudine delle condizioni climatiche;

� una riduzione della dimensione dei frammen-ti che costituiscono gli habitat.

1.3.4 Esaurimento della fascia di ozonoRisale al 1970 la prima rilevazione di una dimi-nuzione dell�ozono stratosferico nei cieli dell�An-tartide; nel giro di pochi anni la comunità scienti-fica, per quanto non concordemente, individuònei clorofluorocarburi (CFC) i principali agentiresponsabili della preoccupante riduzione.

Lo strato di ozono rappresenta uno scudo pro-tettivo per l�uomo e per l�ambiente, grazie alla suacapacità di ridurre fortemente, assorbendola, lacomponente ultravioletta della radiazione solare

che altrimenti raggiungerebbe la superficie ter-restre. Un assottigliamento di questo schermoprotettivo potrebbe causare danni all�uomo (ma-lattie della pelle, tumori ecc.) ma avrebbe ancheeffetti negativi sulla biodiversità e, secondo alcu-ni, provocherebbe alterazioni climatiche qualil�aumento globale della temperatura.

A questo fenomeno di forte riduzione dell�ozo-no fu dato il nome di �buco dell�ozono�.

La responsabilità dei CFC e di altri compostialogeni nella distruzione dell�ozono non è condi-visa da tutti i ricercatori, quanto meno non comeunica causa. Occorre non trascurare, infatti, eventinaturali come l�esplosione e l�emanazione di gasdai vulcani, o l�azione di altri componenti pre-senti nell�atmosfera o nella stratosfera (per esem-pio anidride carbonica e vapore acqueo o radica-li come OH-) capaci di innestare meccanismi didistruzione dell�ozono sia direttamente sia indi-rettamente.

1.4 La biodiversità urbana

1.4.1 IntroduzioneLa Convenzione sulla Biodiversità di Rio deJaneiro del 1992 si basa sulla presa di coscienzadel �valore intrinseco della biodiversità e dellesue componenti ecologiche, genetiche, sociali,economiche, scientifiche, educative, culturali, ri-creative ed estetiche�.

In passato la conservazione della natura era unconcetto riservato a specie minacciate o alla pro-tezione di aree a elevato valore naturalistico e solorecentemente è nato un nuovo interesse per l�eco-sistema urbano.

La maggior parte della popolazione mondialevive in città e metropoli, quindi lontano, nella vitadi tutti i giorni, da un ambiente realmente natu-rale.

In Italia le aree urbane occupano il 10% del ter-

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ritorio e ospitano il 55% della popolazione na-zionale. La conservazione della natura all�inter-no di ambienti fortemente antropizzati, il recu-pero di suoni, odori e colori e del loro valore ri-creativo e didattico si rivela quindi indispensa-bile per una migliore qualità della vita. La pre-senza di animali selvatici e piante spontanee, dispazi ricreativi e luoghi di incontro rappresenta-no un�occasione educativa e istruttiva che pro-cura benessere a ognuno di noi per il bisogno dicontatto con la natura; inoltre le aree naturali ur-bane offrono spesso rifugio a piante e animali chefaticano a trovare habitat adatti nelle aree agrico-le sottoposte a sempre più intensi cambiamenti

da parte dell�uomo. Questa flora e questa fauna,inoltre, sono spesso molto più accessibili rispettoalla flora e alla fauna delle aree naturali esterne.

Le città contengono una sorprendente varietàdi habitat e di specie animali e vegetali grazie aun mosaico di aree verdi, spazi aperti ed edifici,ambienti sottoposti a continue espansioni, mo-dificazioni, abbandoni che le rendono dinamichee influenzano lo sviluppo di nuovi habitat.

La conservazione della ricchezza della biodiver-sità passa anche attraverso la realizzazione di nuo-ve opere e la modificazione della struttura del-l�ambiente urbano purché venga effettuata unaseria valutazione dei possibili impatti ambienta-li, verificando in fase progettuale che non si sia-no persi di vista i principi di sostenibilità. È op-portuno monitorare l�impatto di ogni interventoindividuando uno o più gruppi di indicatori checonsentano di misurarne il grado di attuazione eil successo nel raggiungimento degli obiettivi everificare se l�azione si stia realizzando secondo itempi e le modalità stabilite.

1.4.2 L�ecosistema urbanoLo sviluppo delle città porta con sé la perditamassiccia di terreni occupati in precedenza daboschi, zone umide e coltivi, ma al tempo stessoalla città viene oramai riconosciuto lo status di�ecosistema�: l�ecosistema urbano compreso en-tro i confini di una città.

In ambito urbano, in un panorama dominatoda edifici industriali e residenziali, da vie di col-legamento, spazi aperti per il parcheggio e per ildeposito dei rifiuti e spazi verdi, contrariamentea quello che ci si può aspettare, sono racchiusivari tipi di habitat, di cui è presentata una descri-zione nel sottoparagrafo 1.4.3. In generale, glihabitat urbani terrestri e acquatici comprendonoambienti seminaturali, inglobati dall�espansionedella città, o artificiali, formatisi con lo sviluppo

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Figura 1.1 � Scorcio del centro di Pavia. I palazzistorici in città offrono spesso rifugio a comunitàvegetali e animali che in origine erano caratteristi-che di ambienti rupestri o di grotte.

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urbano, che possono mimare quelli naturali o es-sere a loro accidentalmente analoghi: i muri cit-tadini diventano pareti rocciose, i lampioni e i palivengono utilizzati come posatoi, scantinati e an-fratti nei tetti sono moderne grotte per i pipistrel-li. Molte specie di piante e animali sono associatea precise tipologie di habitat: se ci si sposta dallacampagna verso la periferia di una città, fino alcentro densamente abitato, piante autoctone eanimali che necessitano di larghi spazi semina-turali lasciano il posto a specie in grado di so-pravvivere in ambienti degradati e frammentati.

In questo panorama influenzato dallo svilup-po industriale sono molte le specie di uccelli,mammiferi, invertebrati e piante che si trovano aloro agio.

Quali sono i fattori caratteristici dell�ambienteurbano che attraggono organismi animali e ve-getali? Alcuni animali, anche in seguito al peg-gioramento della qualità della campagna, si sonostabiliti in città, affrontando i rischi ma anchegodendo dei vantaggi che la vicinanza dell�uo-mo fornisce. Il fenomeno dell�inurbamento deglianimali, più vistoso negli uccelli, è dovuto ad al-cuni fattori: cibo abbondante reperibile più facil-mente, siti idonei di riproduzione e dormitori,minore presenza di predatori e di pressione ve-natoria. Il rovescio della medaglia è la forte pres-sione antropica che provoca inquinamento, no-tevole instabilità con possibilità di profondi cam-biamenti in tempi molto brevi, disturbo e fram-mentazione. Tutto ciò crea un ambiente di vitaanomalo, caratterizzato da un suolo di scarsa qua-lità e da condizioni climatiche particolari che fan-no sentire il loro effetto sugli organismi sia diret-tamente sia indirettamente attraverso l�inquina-mento atmosferico. In città piove di più rispettoalla campagna e il clima è meno ventoso, ma conventi più turbolenti a causa della presenza deipalazzi che incanalano le correnti d�aria lungo le

vie di comunicazione. Le temperature atmosfe-riche lungo il corso di un anno si mantengonogeneralmente al di sopra di quelle della campa-gna circostante, per valori che raggiungono an-che i 5°C. Le caratteristiche intrinseche degli am-bienti urbani, tra cui l�estensione, selezionano lespecie animali e vegetali in grado di adattarsi. Lacomposizione delle comunità nelle varie tipologiedi ambiente urbano è influenzata dalla storia: in-fatti in aree precedentemente naturali, inglobatedallo sviluppo urbano, le comunità animali e ve-getali risultano essere simili a quelle originarie,mentre in un�area nuova dipendono dalla capa-cità di colonizzazione diretta e indiretta delle spe-cie e spesso le comunità che si instaurano all�ini-zio sono più ricche di quelle successive. Senzadimenticare che di frequente l�uomo gioca un ruo-lo importante con l�introduzione di specie au-toctone ma troppo spesso alloctone, la cui pre-senza può portare a una drastica diminuzione dibiodiversità. Senza entrare per ora nel dettaglio,nelle città italiane si può riconoscere un centrostorico densamente edificato e con pochi spaziverdi, una fascia di più recente urbanizzazionecon una presenza superiore di aree verdi e un�ul-tima corona periferica in cui si compenetrano lecaratteristiche urbane con quelle degli ambienti cir-costanti. Queste ultime sono le cosiddette �zonedi ecotono�, veri e propri habitat in grado di miti-gare gli effetti dell�impatto antropico o al contra-rio di funzionare da barriera contro la dispersio-ne. Una caratteristica tipica dell�ambiente urba-no è rappresentata dalle aree verdi isolate, i fram-menti di ambienti urbani che si comportano comele isole di McArthur e Wilson (1967). Secondo labiogeografia insulare l�estensione delle aree ver-di non è necessariamente sinonimo di ricchezzae tante aree piccole possono rivelarsi più ricchein specie di una corrispondente area estesa. Daqui l�estrema importanza di conoscere, proteg-

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Figura 1.3 � Alcune infrastrutture possono rive-larsi pericolose per gli animali. In Italia la collisio-ne con linee elettriche porta ogni anno alla mortealcuni milioni di esemplari solo fra gli uccelli.

Figura 1.4 � La flora presente lungo i bordi dellestrade è in grado di sopportare temperature estre-me, elevate concentrazioni di inquinanti e colpi divento provocati dal passaggio degli automezzi.

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Figura 1.2 � Esempio di area edificata a Pavia. I palazzi sono ricchi di siti di nidificazione e posatoi pergli uccelli e di anfratti utilizzati dai pipistrelli.

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gere e valorizzare l�ecosistema urbano nel suocomplesso.

1.4.3 Le unità ecosistemiche urbaneLa pressione antropica sulle aree comprese nelperimetro di una città è notevole. Ciò nonostan-te, in ambiente urbano sono presenti aree con uncerto valore naturalistico, la cui conservazione èdi primaria importanza. Secondo una prima clas-sificazione, gli habitat urbani di cui si riporta diseguito una descrizione possono essere somma-riamente divisi in due categorie: terrestri e ac-quatici.

1.4.3.1 Habitat terrestriGli habitat terrestri possono essere classificatisecondo cinque differenti tipologie:� Aree edificate (figure 1.1, 1.2 e 1.3): in ambito

cittadino, palazzi e mura sono luoghi solo ap-parentemente inospitali. In realtà il gradualeinvecchiamento delle strutture permette la for-mazione di crepe e l�accumulo di materia or-ganica necessaria per l�insediamento di comu-nità di piante, la cui composizione varia a se-conda delle condizioni chimiche e fisiche delsubstrato e della capacità di dispersione deisemi; l�instaurarsi della comunità vegetale èpreludio dell�arrivo di quella animale. Gli edi-fici offrono, con le loro pareti, condizioni simi-li a quelle delle mura, ma il cemento armatonon garantisce la stessa ricchezza di nicchie delmattone e della pietra; i palazzi tuttavia sonoricchi di siti di nidificazione e posatoi per gliuccelli, di habitat per i licheni ecc. La perma-nenza di animali in aree edificate può essereincoraggiata dalle terrazze ricche di piante edalle cassette nido per pipistrelli e uccelli. Nonbisogna però dimenticare che edifici e altrestrutture aeree possono rivelarsi al tempo stes-so pericolosi per gli animali. Non sono infre-

quenti, infatti, collisioni violente e spesso mor-tali di uccelli contro i vetri riflettenti l�immagi-ne del cielo. Lungo le strade lastricate è presente una riccacomunità vegetale adattatasi a vivere su areepavimentate dove sopportano vari stress, tracui: sale, inquinanti, temperature estreme, cal-pestio con conseguente danno meccanico ecompattazione del suolo. In questo habitat lepiante utilizzano il notevole accumulo di nu-trienti e umidità che si deposita negli interstizi.È un ambiente notevolmente influenzato dalledeiezioni di animali (cani, gatti, piccioni ecc.).

� Vie di collegamento � strade, autostrade, fer-rovie � e loro bordi (figure 1.4 e 1.5): sono altempo stesso dannose e utili per gli animali sel-vatici, in quanto barriere a volte invalicabili ilcui sviluppo provoca perdita di habitat, cambinella topografia, frammentazione e stress dainquinamento, alterazioni microclimatiche, in-clusi i colpi di vento prodotti dal passaggio de-gli automezzi. Ai loro bordi è possibile trovarediversi habitat che svolgono la funzione di cor-ridoi, anche se le specie animali che utilizzanoi bordi per disperdersi rischiano la morte perinvestimento e hanno una minore velocità didispersione. Sono ambienti caratterizzati dallapresenza di alcuni inquinanti, tra cui:- piombo, che si deposita come particole en-

tro 50 metri dalla strada, accumulandosi sullavegetazione più alta;

- ossidi di azoto (NOx), che vengono assorbitidalle piante, con effetti positivi per alcunespecie; quando sono dannosi riducono la cre-scita delle radici e dei germogli e possonoinfluenzare l�assorbimento dei minerali, la re-spirazione e il tasso di fotosintesi;

- anidride solforosa (SO2), sempre dannosa;- sale, cloruro di sodio (NaCl), che modifica la

struttura dei suoli argillosi compattandoli e

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Figura 1.5 � Sui lati delle massicciate ferroviarie sono talvolta presenti ricche comunità vegetali chesvolgono l�importante funzione di corridoio ecologico.

Figura 1.6 � Nonostante la presenza di materiali tossici e la carenza di sostanze nutritive, le aree industrialidismesse ospitano spesso interessanti popolazioni di invertebrati.

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rendendoli impermeabili e altera la compo-sizione delle comunità vegetali favorendo lacrescita delle alofile, spesso trasportate da-gli automezzi.

� Aree industriali dismesse (figura 1.6): sono ha-bitat di solito esteticamente sgradevoli e rariperché generalmente vengono riutilizzati o di-strutti . Sono caratterizzati da scarsa qualità percarenza di sostanze nutritive, estremi di pH,mancanza di colonizzatori iniziali e presenzadi materiali tossici che impediscono una rapi-da colonizzazione da parte delle piante. Ospi-tano popolazioni di invertebrati abbastanzaparticolari.

� Discariche: la crescita urbana comporta unosmisurato aumento dei rifiuti da smaltire. Lapresenza di rifiuti organici nelle discariche pro-voca, attraverso processi di fermentazione, laproduzione di calore e metano, il quale unito

ad altri inquinanti crea condizioni tossiche cherendono difficile l�insediamento dei colonizza-tori. Sui cumuli di rifiuti, dai bordi instabili esoggetti a erosione, si formano talvolta stagnitemporanei per accumulo di acqua piovana. Èun habitat estremamente instabile che ospitacomunità animali e vegetali temporanee.

� Aree verdi � foresta urbana e aree boschive (fi-gure 1.7, 1.8 e 1.9): la presenza di vegetazionericopre un ruolo molto importante a livello ur-bano perché arricchisce esteticamente lo spa-zio e migliora la qualità della vita. Gli alberi,che in ambiente urbano affrontano difficilicondizioni di crescita, modificano le condizio-ni climatiche locali attraverso la traspirazionee la creazione d�ombra e costituiscono un�effi-cace barriera contro il vento. Sono inoltre ingrado di combattere l�erosione, di ridurre l�in-quinamento acustico e di proteggere dagli

Figura 1.7 � �Orti Borromaici� di Pavia. La presenza di aree verdi urbane arricchisce esteticamente lacittà e migliora la qualità della vita.

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Figura 1.8 � Alberi in prossimità del Castello Visconteo di Pavia. La composizione dei boschi cittadinidipende dalla storia e dalla capacità di crescita delle piante in condizioni ambientali spesso difficili.

Figura 1.9 � Parco della Vernavola di Pavia. Esempio di parco urbano che presenta una ricca vegetazionelungo un corso d�acqua.

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estremi di temperatura; assorbono l�acquapiovana e riducono l�inquinamento atmosfe-rico perché le particole che si fissano su fogliee corteccia vengono poi dilavate; rimuovonogli ossidi di azoto, l�anidride solforosa, il mo-nossido di carbonio, l�ozono e gli alogeni, ben-ché alcuni di questi composti danneggino lefoglie. È importante distinguere tra la �fore-sta urbana�, che comprende le zone di bosca-glia e boscose secondarie che colonizzano areeprecedentemente spoglie e gli alberi piantatinelle strade, nei parchi e nei giardini, e le areeboschive naturali, risultato di uno sviluppourbano che ha inglobato residui boscosi. Lezone boscose in città sono spesso di dimen-sioni ridotte e la loro composizione in speciedipende dalla storia, dalla gestione e dal lorocollocamento. A causa dell�intervento antro-pico diretto e indiretto è ormai preponderan-te la presenza di specie esotiche che rischia-no di diminuire la biodiversità ma al tempo

stesso offrono rifugio e cibo a invertebrati,uccelli, di cui molte specie insettivore, e mam-miferi, magari per tutto il corso dell�anno. No-nostante l�assenza quasi totale di piante au-toctone, persino nei giardini è possibile tro-vare un�interessante diversità nella strutturadella vegetazione (cespugli, alberi, pianteerbacee, erba), oltre che una ricca varietà dihabitat (siepi, muri, stagni).

1.4.3.2 Habitat acquaticiMolti degli habitat acquatici presenti in città ri-cordano nell�aspetto e nella struttura quelli natu-rali; in realtà in ambiente urbano l�impattoantropico esercita sugli organismi una pressioneche ha portato impoverimento e inquinamento.

Si passa da ambienti nettamente artificiali (ac-que di scolo) ad ambienti più simili a quelli natu-rali (canali), ad ambienti naturali inglobati nel-l�espansione delle città (fiumi, stagni, torrenti, la-ghi); quando non eccessivamente degradati gli

Figura 1.10 � Fiume Ticino: un buon esempio di corso d�acqua naturale che attraversa una città.

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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habitat acquatici ospitano flora e fauna di note-vole interesse.

Gli habitat acquatici reagiscono all�immissionedi sostanze inquinanti con una serie di meccani-smi (schematizzati nella tabella 1.1), noti con ilnome di �autodepurazione�, che portano a ripri-stinare l�originaria qualità dell�acqua. Sono feno-meni di decadimento, trasformazione e rimozio-ne di natura fisica, chimica e biologica che agi-scono e interagiscono tra di loro su molecole osostanze da demolire o degradare.

L�incidenza dell�azione dei singoli meccanismiè legata alla tipologia del corpo idrico considera-to. Per esempio, la diluizione, che può portare alraggiungimento di concentrazioni tali da favori-re le assimilazioni biologiche, è, nella maggiorparte dei casi, determinata dalla turbolenza piùche dalla velocità in un�unica direzione ed è quin-di aumentata, nel caso di un fiume, dall�irregola-rità della sezione, dalla variazione di pendenza edi profondità e dalla presenza di ostacoli di varianatura. La sedimentazione, invece, essendo unodei principali processi di rimozione degli inqui-nanti che in genere rimangono sul fondo, svolgeun ruolo molto importante nelle acque calme deilaghi, delle lagune e delle comunità lentiche. Essadiventa più marcata all�aumentare della densitàdelle particelle e al diminuire della turbolenzadell�acqua ed è inoltre favorita dai meccanismi diaggregazione delle particelle (per esempio lacoagulazione). L�eventuale risospensione dei se-

dimenti è principalmente legata a fenomeni diturbolenza e miscelazione.� Corsi d�acqua naturali � ruscelli, torrenti e fiu-

mi (figura 1.10): costituiscono i cosiddetti am-bienti lotici, caratterizzati da un�elevata turbo-lenza che è in grado di diluire gli inquinanticreandoun inquinamento diffusolieve più cheun inquinamento localizzato grave.Parlando di ambiente fluviale non ci si develimitare al corpo idrico in sé: occorre conside-rare anche le sponde e le fasce immediatamentecircostanti, almeno quelle soggette all�immer-sione durante le piene ordinarie e straordina-rie. Il sistema fiume costituisce un habitat pre-ferenziale per numerose specie di uccelli, mam-miferi, rettili e anfibi.La presenza di canalizzazioni, come rettilineiz-zazioni o arginature, provoca una drastica ri-duzione degli habitat dell�alveo dei corsi d�ac-qua, con conseguente riduzione dei microam-bienti e della biodiversità e un notevole aumen-to della corrente.La diminuzione o scomparsa degli organismiviventi riduce o elimina totalmente la capacitàdi autodepurazione di un corpo idrico. Sonoambienti che ospitano comunità di piante e ani-mali influenzate, tra gli altri fattori conseguen-ti all�attività di canalizzazione, dall�aumentodella turbolenza e dall�impermeabilizzazionedelle rive.

� Corsi d�acqua artificiali � canali e navigli (figu-

Tabella 1.1 � Meccanismi di autodepurazione.

A

Fisici Chimici Biologici

Diluizione

Sedimentazione

Adsorbimento

Absorbimento

Scambio ionico

brasione

Reazione acido-base

Reazione redox

Complessazione

Chelazione

Precipitazione

Flocculazione

Idrolisi

Degradazione da batteri, muffe, funghi, lombrichi, insetti

Ingestione da parte di organismi superiori

Assimilazione vegetale (sostanze solubili)

Assimilazione animale (catena alimentare)

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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Figura 1.11 � Immagine del Naviglio Pavese come esempio di corso d�acqua artificiale in cui il continuointervento antropico ha portato all�impoverimento della flora e della fauna lungo le rive.

Figura 1.12 � Laghi e grossi stagni offrono rifugio a numerose specie animali e arricchiscono la biodiversitàurbana.

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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ra 1.11): nei corsi d�acqua artificiali è presentepoca corrente e il livello d�acqua è controllatoper il trasporto delle merci.Ai problemi sopraelencati riguardanti i corsid�acqua canalizzati, si aggiunge il passaggiodelle chiatte che, nei rari casi in cui avviene an-cora, provoca danni fisici e inquinamento e creatorbidità, riducendo la luce disponibile per lafotosintesi, sia quando le particole sono in so-spensione sia quando sono depositate sullepiante acquatiche.

� Laghi e grossi stagni (figura 1.12): i laghi sonocorpi idrici tipicamente caratterizzati da tem-pi di ricambio molto lunghi, anche se dotati diemissario e immissario. Possono facilmente di-ventare eutrofici, con conseguente aumentodella popolazione di alghe che sottraendo lucee ossigeno provocano una drastica diminuzio-ne di biodiversità. A causa dell�enorme dispo-nibilità di acqua di diluizione, difficilmente ilaghi sono soggetti a improvvisi inquinamentidi tipo acuto, grazie alla loro maggiore capaci-tà di assorbire e minimizzare i danni; tuttavialo stato di quiete delle loro acque e il lento ri-cambio idrico tendono ad accumulare ogniinquinante con un peggioramento a lungo an-dare della qualità dell�acqua.Gli stagni sono corpi d�acqua che non supera-no i 2 ha di superficie e che hanno acqua peralmeno 4 mesi all�anno. Spesso offrono rifugioa interessanti comunità di anfibi e Anatidi, ri-vestendo un ruolo importante nella conserva-zione della biodiversità.

1.5 Convenzione sulla Biodiversità

Durante la Conferenza delle Nazioni Unite suAmbiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeironel giugno 1992, i capi di Stato di 178 Paesi firma-rono quattro documenti, tra cui la Convenzione

sulla Biodiversità (Convention on Biodiversity) el�Agenda 21 (per il XXI secolo), sottoponendo cosìla tematica dello sviluppo sostenibile all�attenzio-ne mondiale.

Dei due documenti sopracitati, la Convenzio-ne sulla Biodiversità, diventata legalmente vin-colante il 29 dicembre 1993, cioè 90 giorni dopola ratifica da parte del trentesimo Stato, sanciscel�intrinseco valore della biodiversità e l�enormeimportanza della conservazione, riconoscendolasul nostro pianeta come un vero e proprio beneper l�intera umanità.

Tra gli obiettivi della Convenzione sono previ-ste la cooperazione dei Paesi partecipanti per ilconseguimento del comune scopo della conser-vazione della biodiversità e dell�utilizzo sosteni-bile dei suoi componenti, oltre a una condivisio-ne equa dei benefici derivanti dallo sfruttamentodelle risorse genetiche.

Perché questi obiettivi possano essere raggiun-ti, gli articoli più importanti della Convenzionesottolineano:� l�importanza che le Nazioni partecipanti de-

finiscano piani, strategie nazionali e program-mi per la conservazione e l�uso sostenibile del-le proprie risorse biologiche;

� la primaria necessità di identificare e monito-rare gli ecosistemi e gli habitat contenenti ele-vata biodiversità, un grande numero di taxaendemici o minacciati, specie di interesse so-ciale, economico, culturale o scientifico, speciee comunità domestiche o coltivate, di interesseper la medicina e l�agricoltura o di valore eco-nomico per altri motivi, specie importanti perla conservazione della biodiversità, quali le�specie indicatrici�;

� l�importanza della conservazione in situ ed exsitu;

� la responsabilità legale dei Governi per l�im-patto ambientale causato in altre Nazioni da

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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attività, comprese quelle di società private,svolte entro la propria giurisdizione;

� la necessità di finanziamenti ai Paesi in via disviluppo in cui si trova la maggior parte delpatrimonio biologico del nostro pianeta;

� la necessità di un trasferimento di tecnologiaverso i Paesi in via di sviluppo attraverso con-dizioni preferenziali e agevolate, senza pregiu-dicare eventuali diritti di proprietà intellettua-le o brevetti;

� l�importanza della partecipazione alla ricercabiotecnologica e ai suoi benefici da parte delleNazioni che forniscono risorse genetiche;

� l�impegno alla trasmissione nei Paesi in via disviluppo delle conoscenze e delle capacità ne-cessarie all�attuazione della Convenzione, me-diante adeguata istruzione e addestramento.L�articolo 23 della Convenzione, in particola-

re, istituisce la cosiddetta Conferenza delle Par-ti (Conference of the Parties, COP) con il compi-to di verificare l�attuazione della Convenzione,di accertare il valore di pareri scientifici, tecnicie legali sulla diversità biologica, di istituire, senecessario, organismi sussidiari e di valutare eadottare emendamenti e protocolli alla Conven-zione.

Quante volte si è riunita la COP dal 1992 a oggi?Si riportano brevemente gli incontri avvenutifino ad ora e le principali decisioni prese.

La prima riunione della Conferenza delle Parti(COP1), svoltasi a Nassau (Bahamas), risale al1994 (29 novembre-9 dicembre), in occasione dellaquale sono stati definiti i meccanismi di base perl�attuazione della Convenzione, comprese la de-signazione di un Segretariato permanente, l�isti-tuzione di un Organismo sussidiario per la Con-sulenza Scientifica, Tecnica e Tecnologica e la de-signazione del Fondo GEF (Global EnvironmentFacility) come meccanismo finanziario ad interimdella Convenzione.

Alla seconda riunione della Conferenza delleParti (COP2, Giacarta, Indonesia, 4-17 novembre1995), i partecipanti hanno stabilito la sede delSegretariato, amministrato dall�UNEP (UnitedNations Environment Programme), a Montreal(Canada). Sempre in occasione dell�incontro diGiacarta è stato definito un programma dedicatoai temi della biodiversità marina e costiera.

La COP3, tenutasi a Buenos Aires, in Argenti-na, dal 3 al 14 novembre 1996, ha istituito pro-grammi di lavoro sulla biodiversità agricola esulla biodiversità delle foreste e si è accordatasu un Memorandum di Intesa con il Fondo GEF.

La COP4 e la COP5, infine, si sono tenute ri-spettivamente a Bratislava (Repubblica Slovacca)dal 4 al 15 maggio 1998 e a Nairobi (Kenya) dal15 al 26 maggio 2000.

Il 3 dicembre 1996, 165 nazioni, inclusa la ParteUnione Europea, avevano ratificato la Conven-zione: a che punto siamo ora che abbiamo varca-to la soglia del III millennio?

Dal 23 al 27 giugno 1997, a New York, si è tenutal�Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Du-rante l�assemblea, una sessione speciale deno-minata �Earth Summit +5�, ha riesaminato e va-lutato il grado di attuazione dell�Agenda 21,adottata all�Earth Summit di Rio de Janeiro, acinque anni di distanza cioè dalla sua creazio-ne. I risultati sono stati tutt�altro che incoraggian-ti e la risposta del mondo politico ed economicoè stata francamente fallimentare.

Parallelamente all�attuazione della Convenzio-ne sulla Biodiversità di Rio de Janeiro, portataavanti durante gli incontri della COP sopracitati,la comunità internazionale si trova a dover af-frontare il tema del riscaldamento globale del Pia-neta, sotto la guida della Convenzione dell�ONUsui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), la cuiConferenza delle Parti si riunisce dal 1995 unavolta all�anno.

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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Si riporta l�elenco degli incontri finora svolti sultema del riscaldamento globale: � COP1, Berlino, 28 marzo-7 aprile 1995; � COP2, Ginevra, 8-19 luglio 1996; � COP3, Kyoto, 1-10 dicembre 1997; � COP4, Buenos Aires, 2-13 novembre 1998; � COP5, Bonn, 25 ottobre-5 novembre 1999; � COP6, L�Aja, 13-24 novembre 2000;� COP6 � seconda parte, Bonn, 19-27 luglio 2001; � COP7, Marrakesh, 29 ottobre-9 novembre 2001.

In particolare, la Terza Conferenza delle Partidi Kyoto ha posto l�accento sui notevoli cambia-menti climatici verificatisi in anni recenti, comeconseguenza dell�innalzamento della tempera-tura sulla Terra, drammatica minaccia per la so-pravvivenza di moltissime specie e dell�interaumanità. Durante la Conferenza, 83 Paesi hannofirmato un protocollo (Protocollo di Kyoto) perla riduzione del 5,2% del livello di emissione deigas considerati responsabili dell�effetto serra, ri-spetto ai livelli del 1990. Secondo dati dorniti dalDipartimento Informazione Pubblica delle Na-zioni Unite, gli Stati Uniti rappresentano da soliil 36,1% delle emissioni, l�Unione Europea il 24,2%e la Russia il 17,4%. Il Protocollo di Kyoto entreràin vigore solo quando sarà ratificato da almeno55 dei Paesi firmatari dell�UNFCCC (detti Partidella Convenzione) e contemporaneamente rap-presentanti di quei Paesi industrializzati che com-plessivamente sono responsabili di almeno il 55%delle emissioni globali di CO2 riferite al 1990.

Finora il Protocollo di Kyoto è stato ratificatosoltanto da 42 Paesi, di cui solo uno, la Romania,appartenente all�elenco dei Paesi industrializza-ti. Durante la COP6, tenutasi all�Aja, si è tentatodi definire le modalità attuative del Protocollo diKyoto e di passare alla fase operativa; purtropponessun accordo è stato raggiunto sulle misure daadottare per ridurre le emissioni di gas serra e laconclusione della Conferenza è stata quindi ag-

giornata a una COP6, seconda parte, che si è svoltanell�estate del 2001 a Bonn, sede del Segretariatodella Convenzione sui Cambiamenti Climatici. Inoccasione della conferenza dell�Aja, Stati Uniti,Canada, Australia e Giappone sono stati i princi-pali responsabili del mancato accordo, premen-do incessantemente per un ricorso illimitato a fo-reste e suoli, come serbatoi di carbonio, e rifiu-tando ogni sistema di controllo che prevedessesanzioni finanziarie in caso di non rispetto degliobiettivi di riduzione.

Grazie all�efficacia dell�intensa cooperazionemultilaterale e internazionale nel risolvere pro-blemi globali nell�ambito delle Nazioni Unite, unimportante accordo politico, il Bonn Agreement,è stato raggiunto alla COP6 � seconda parte. Men-tre è stata registrata l�intesa su quasi tutte le prin-cipali tematiche, alla COP6 � seconda parte nonc�è stato il tempo sufficiente per concludere le ne-goziazioni su tutti i dettagli tecnici (meccanismiflessibili, regime dei controlli, sistema di monito-raggio e di reporting dei dati delle emissioni) e sul-la relativa traduzione in un testo legale.

L�Accordo di Marrakesh siglato dalle Parti allasuccessiva COP7 costituisce una battaglia diffi-cile vinta contro i cambiamenti climatici, il pri-mo passo verso il processo di graduale e cre-scente impegno di riduzione globale delle emis-sioni di gas climalteranti. A Marrakesh sono statedefinite le regole per l�applicazione del Proto-collo di Kyoto: sarà successivamente necessariala rivisitazione degli obiettivi già a partire dalsecondo periodo di impegni (2013-2017). Nes-sun Paese ora potrà sottrarsi alla ratifica del Pro-tocollo di Kyoto entro il 14 giugno 2002, in modotale che dopo 90 giorni (e cioè in occasione delWorld Summit on Sustainable Development,WSSD, che si terrà a Johannesburg dal 2 all�11settembre 2002) possa entrare in vigore ed esse-re legge internazionale.

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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Oltre 60 Parti hanno già dichiarato di ratifica-re il Protocollo di Kyoto, tra queste: Unione Eu-ropea, Nuova Zelanda, Australia e Giappone(quasi certo, dunque, il raggiungimento del quo-rum di Paesi industrializzati responsabili del55% delle emissioni di CO2). Gli Stati Uniti insi-stono nel ribadire il proprio volontario non coin-volgimento nel Protocollo di Kyoto.

La prossima COP8 (India, novembre 2002) po-trebbe coincidere con il primo Meeting delle Par-ti (Meeting Of the Parties) del Protocollo di Kyoto(MOP1).

In Italia la Convenzione sulla Biodiversità sta-bilita a Rio de Janeiro viene ratificata ed eseguitacon la legge 14 febbraio1994, n. 124.

Le �linee strategiche� del piano di attuazionein Italia prevedono:� la conoscenza del patrimonio italiano di diver-

sità biologica attraverso l�instaurazione di unarete nazionale d�informazione;

� il monitoraggio dello stato della biodiversitàcon la costituzione di un osservatorio presso ilMinistero dell�Ambiente;

� l�educazione e la sensibilizzazione sui temi dellabiodiversità;

� la conservazione in situ, con il completamentodel sistema nazionale delle aree protette e l�in-dividuazione di misure di protezione anche aldi fuori di esse;

� la promozione di attività sostenibili nelle areeprotette e non protette;

� il contenimento dei fattori di rischio in accor-do con le direttive comunitarie;

� la conservazione ex situ e la realizzazione di unarete integrata di centri di conservazione;

� la regolamentazione e il controllo delle biotec-nologie;

� la cooperazione internazionale, in particolarecon i Paesi in via di sviluppo, per la conserva-zione e l�uso sostenibile della biodiversità.

1.6 Agenda 21 e Agenda 21 Locale

In occasione della Conferenza delle Nazioni Uni-te su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeirodal 3 al 14 giugno 1992, viene firmata dai rappre-sentanti dei 178 Paesi partecipanti l�Agenda 21, conlo scopo di preparare il mondo alle sfide del nuo-vo secolo, stabilendo i criteri cui devono attener-si le politiche dello sviluppo a livello globale, na-zionale e locale e gli obiettivi di carattere generaleda perseguire entro prestabiliti limiti di tempo.

Agenda 21 è quindi un Piano d�Azione di vastaportata di cui si è dotata la comunità internazio-nale che dovrebbe essere sottoscritto globalmen-te, a livello nazionale e locale, dalle organizzazio-ni facenti parte delle Nazioni Unite e dai Gover-ni, in ogni area in cui ci sia impatto umano sul-l�ambiente.

Si tratta di un documento di 800 pagine, ampioe articolato, che guida allo sviluppo sostenibiledel Pianeta, partendo dalla premessa che la stra-da percorsa fino ad ora ha portato a un forte diva-rio fra Paesi ricchi e poveri, incrementando fame,malattie, analfabetismo e causando un continuodeterioramento degli ecosistemi. È stata quindiriconosciuta la necessità di cambiare radicalmentei modelli di sviluppo così da garantire standarddi vita migliori per tutti e una gestione dell�am-biente più responsabile.

Allo scopo, Agenda 21 contiene proposte det-tagliate per quanto riguarda gli ambiti economi-ci, sociali e ambientali: lotta alla povertà, cambia-mento dei modelli di produzione e consumo, di-namiche demografiche, conservazione e gestio-ne delle risorse naturali, protezione dell�atmosfe-ra, degli oceani e della biodiversità, prevenzionedella deforestazione e promozione di un�agricol-tura sostenibile.

Agenda 21 è costituita da quaranta capitoli sud-divisi in quattro parti:

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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� parte prima: le dimensioni sociali ed economi-che;

� parte seconda: la conservazione e la gestionedelle risorse;

� parte terza: i gruppi sociali più significativi darafforzare e sostenere;

� parte quarta: i metodi di esecuzione del pro-gramma.Nel Capitolo 28, in particolare, si invitano le

autorità locali a intraprendere un dialogo con ipropri cittadini, con le associazioni e le impreseper avviare un�Agenda 21 Locale. È necessario,infatti, che gli obiettivi generali vengano tradottiin programmi e interventi concreti, specifici diogni realtà e le autorità locali rappresentanol�ideale intermediario tra le decisioni prese a li-vello planetario e la popolazione.

Inoltre, durante l�Assemblea Generale delleNazioni Unite, riunitasi a cinque anni da Rio nelgiugno 1997, a fronte di un�insoddisfacente rea-lizzazione degli obiettivi generali definiti dal-l�Agenda 21, è stato riscontrato un interesse cre-scente delle comunità locali che, attraverso l�in-formazione, l�educazione, la comunicazione e lapartecipazione dei cittadini, è risultato fonda-mentale per il raggiungimento dello svilupposostenibile.

Sull�onda di questa necessità è nata la Campa-gna delle Città europee sostenibili, in occasionedella Conferenza europea sulle Città sostenibili,tenutasi ad Aalborg (Danimarca) il 24-27 mag-gio 1994, a cui hanno partecipato ottanta Ammi-nistrazioni locali e più di 250 rappresentanti diGoverni, organismi internazionali, istituzioniscientifiche, associazioni di imprenditori e citta-dini.

Ogni città può prendere parte alla Campagnasottoscrivendo la Carta delle Città europee per unmodello urbano sostenibile (Carta di Aalborg) eimpegnandosi ad avviare un processo di Agen-

da 21 Locale. Tale processo è finalizzato alla defi-nizione e all�attuazione di un Piano d�AzioneLocale che ha come obiettivo la sostenibilità am-bientale. A oggi sono più di 1300 le Amministra-zioni locali europee che aderiscono alla Campa-gna. Da parte sua l�Unione Europea si impegna aincoraggiare, assistere e collegare fra di loro tuttele realtà che si avviino alla sostenibilità.

Le città rappresentano, quindi, il livello ottimaleper le decisioni ambientali che hanno un interes-se circoscritto e che devono essere prese colletti-vamente, per risolvere i problemi in maniera in-tegrata e sostenibile e per trovare delle strategieche sappiano integrare i principi della sostenibi-lità con le risorse e la specificità locali.

In particolare, le città che partecipano alla Cam-pagna si impegnano a investire nella conserva-zione del capitale naturale � acque di falda, suolie habitat � favorendone la crescita di qualità eriducendone lo sfruttamento.

Strumenti importanti per il raggiungimento diun modello urbano sostenibile sono:� l�utilizzo dei prodotti finali con efficienza at-

traverso, per esempio, il risparmio energeticoe un servizio efficace di trasporti pubblici;

� il conseguimento del benessere sociale e il mi-glioramento della qualità della vita urbana;

� la promozione del restauro di aree urbane de-gradate e la pianificazione intelligente di nuo-vi quartieri;

� la riduzione delle emissioni generate da com-bustibili fossili e l�utilizzo di fonti rinnovabilidi energia;

� la riduzione dell�inquinamento di aria, acquae suolo causato dall�emissione di sostanze tos-siche, minaccia alla salute umana e agli ecosi-stemi.Secondo la Carta di Aalborg il processo di defi-

nizione del Piano d�Azione Locale si articola nel-le seguenti fasi:

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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� individuazione delle risorse finanziarie, degliindirizzi e dei vincoli previsti dai vigenti stru-menti di programmazione e di pianificazione;

� identificazione sistematica, tramite estesa con-sultazione pubblica, dei problemi ambientali edelle relative cause;

� attribuzione agli obiettivi dell�azione di priori-tà coerenti con i problemi individuati;

� formazione di una visione condivisa su un mo-dello sostenibile di comunità locale, medianteun processo partecipativo che coinvolga tutti isettori interessati;

� valutazione di strategie alternative di inter-vento;

� adozione di un Piano d�Azione Locale a lungotermine per la sostenibilità che includa targetmisurabili;

� programmazione dell�attuazione del Piano, conuno scadenziario e una precisa attribuzione diresponsabilità;

� istituzione di sistemi e procedure per il monito-raggio e la valutazione degli effetti del Piano.In Italia le città, le Province e le Regioni e le altre

Amministrazioni locali (Parchi, Comunità Monta-ne ecc.) che stanno elaborando la propria Agenda21 Locale sono attualmente più di 400 e sono riuni-te nel Coordinamento Italiano Agende 21 Locali,un organismo che collega fra di loro i gruppi di la-voro e che li rappresenta in sede comunitaria.

Il processo di stesura dell�Agenda 21 Locale èquindi un lavoro di pianificazione ambientaleimportante per il raggiungimento degli obiettivisenza disperdere risorse ed energie. È necessa-rio, infatti:� coordinare gli interventi complementari evitan-

do così la sovrapposizione di iniziative simili;� non aggirare i problemi riproponendoli ad al-

tri soggetti o semplicemente spostandoli da unambito all�altro;

� adottare dei rimedi efficaci che portino a solu-

zioni reali e non affrettate che con il passaredel tempo si rivelano non sostenibili;

� valutare con precisione la situazione ambien-tale sapendo distinguere le questioni più ur-genti da affrontare.Nel sottoparagrafo 1.6.1 vengono esaminati in

dettaglio i principali elementi costitutivi diun�Agenda 21 Locale e i passaggi che ne caratte-rizzano l�applicazione.

1.6.1 Principali elementi costitutivi

1.6.1.1 Il Rapporto sullo Stato dell�AmbienteLa necessità di valutare periodicamente i pro-gressi compiuti a livello locale verso gli obietti-vi stabiliti di sostenibilità rende utile l�elabora-zione sistematica di un Rapporto sullo Stato del-l�Ambiente. In particolare il Rapporto potrà es-sere un valido strumento per:� sviluppare risorse e indicatori che permettano

di valutare i progressi compiuti in direzionedello sviluppo sostenibile;

� rendere conto a cittadini, amministratori, ope-ratori sociali dello stato di salute della realtàlocale in cui vivono. Un confronto con il forum(vedi sottoparagrafo 1.6.2.) permette di con-cordare gli obiettivi generali e la tipologia de-gli indicatori da elaborare e, se necessario, de-finire linee di intervento e modifiche al Pianod�Azione. Rimandiamo al Capitolo 2 per un�esau-riente spiegazione sugli indicatori.

1.6.1.2 Il Piano d�Azione AmbientaleIl Piano d�Azione Ambientale è un programmadi azioni concrete volte a realizzare un�Agenda21 Locale per migliorare le condizioni del territo-rio e la qualità della vita dei cittadini. La sua defi-nizione e attuazione non spettano all�autorità lo-cale, bensì ai componenti della comunità: istitu-zioni, mondo scientifico, imprese, sindacati, as-

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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sociazioni di cittadini ecc. che hanno il compitodi fissare gli obiettivi a lungo termine, stabilire lerisorse finanziarie e gli strumenti di supporto. Ov-viamente, il raggiungimento degli obiettivi richie-de che il Piano d�Azione sia collegato ai processidi pianificazione che si stanno avviando local-mente e agli strumenti di governo del territorio.Un Piano d�Azione efficace deve contenere obiet-tivi concreti e raggiungibili a breve e lungo ter-mine e descrivere i metodi scelti di valutazionedel loro raggiungimento.

Struttura del Piano d�Azione Ambientale� Analisi dei problemi e delle opportunità lo-

cali individuati dalla comunità, tramite i suoirappresentanti, durante il forum

� Selezione degli obiettivi generali e operativia lungo termine

� Selezione di target e sviluppo di azioni cor-rettive nel tempo

� Analisi degli strumenti di governo del terri-torio e delle risorse previsti dalle vigentinormative

� Verifica dello stato di attuazione delle politi-che in atto nel territorio

� Promozione di un confronto continuo contutti i soggetti interessati per la verifica del-l�efficacia del Piano d�Azione e per il suoaggiornamento

1.6.2 Fasi costitutiveIl processo di costruzione di un�Agenda 21 Lo-cale passa attraverso le seguenti fasi principali:� Attivazione di un forum ambientale: necessa-

rio per avere un quadro completo delle istan-ze ambientali locali, deve possibilmente coin-volgere e coordinare il maggior numero pos-sibile di gruppi di interesse ai fini di una stra-tegia ambientale che orienti il processo di ela-borazione dell�Agenda 21 Locale e ne verifi-chi nel tempo l�applicazione. È sostanzialmen-te un organismo autonomo di rappresentan-

za della comunità locale con il compito di fis-sare gli obiettivi da conseguire e di verificarele condizioni di sostenibilità. È composto dairappresentanti della comunità locale e delmondo produttivo (associazioni di consuma-tori, associazioni ambientaliste, sindacati,gruppi d�interesse, ordini professionali, asso-ciazioni di categoria, aziende ed Enti pubblicie privati) e interviene nelle fasi chiave di avan-zamento del lavoro con funzioni consultive,propositive e di verifica. In particolare ha ilcompito di: presentare il progetto �Agenda21�, di individuare attraverso consultazionile priorità ambientali locali, gli indicatori disostenibilità e gli obiettivi, di predisporre ilRapporto sullo Stato dell�Ambiente, di impo-stare il Piano d�Azione Ambientale e di pre-sentare e discutere i risultati finali. È l�Ammi-nistrazione locale che promuove la costituzio-ne del forum e ne propone una possibile ipo-tesi organizzativa, pur mantenendo comun-que il forum la propria autonomia di rappre-sentanza della comunità locale e adottandoun proprio regolamento. Il forum può inoltrenominare una Commissione di coordinamen-to pro tempore che si occupi dei rapporti conl�Amministrazione, delle iniziative interne edesterne al forum e dell�istituzione di gruppi dilavoro tematici o funzionali.

� Consultazione permanente: la consultazionedella comunità locale permette di riconosce-re i bisogni, definire le risorse e le capacità di-sponibili, di individuare e risolvere gli even-tuali conflitti tra interessi diversi.

� Audit territoriale e redazione di un Rapportosullo Stato dell�Ambiente: è necessario effet-tuare una raccolta preliminare di tutti i dati dibase sull�ambiente fisico, sociale ed economi-co per realizzare un vero Audit urbano che per-metta di costruire, attraverso indicatori am-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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bientali, il Rapporto sullo Stato dell�Ambienteda cui si svilupperà in seguito la redazione del-l�Agenda 21 Locale con l�aiuto del forum.

� Obiettivi e loro priorità: la definizione degliobiettivi, concreti e quantificabili, deve essereintegrata dalla formulazione di un ordine dipriorità e dalla definizione di programmi indi-rizzati e con precise scadenze temporali.

� Piano d�Azione Ambientale: è un programmadi azioni concrete, necessarie per raggiungeregli obiettivi prefissati. Prevede la designazionedei responsabili dell�attuazione del progetto edella gestione delle risorse finanziarie e deglistrumenti di supporto.

� Monitoraggio, valutazione e aggiornamentodel Piano d�Azione: la situazione ambientaledeve essere monitorata e valutata con rapportiperiodici tramite procedure di controllo sull�at-tuazione e sull�efficacia del Piano d�Azione.

1.6.3 Stato di attuazione in ItaliaIn Italia, attualmente, le Amministrazioni localiche hanno sottoscritto la Carta di Aalborg sonopiù di 400 e poco meno (circa 350) quelle chehanno sottoscritto la Carta di Ferrara, necessa-ria per aderire al Coordinamento Italiano Agen-de 21 Locali. Fra le esperienze più significativesegnaliamo Modena, Ferrara, Torino, Milano,Roma e Reggio Emilia.

È la struttura territoriale italiana, caratterizzatada città di dimensioni contenute, compatte, do-tate di rilevanti risorse ambientali e di comunitàcon un forte senso di appartenenza, a costituireun buon punto di partenza per l�avvio di Agende21 Locali.

In questo scenario quindi l�ANPA (AgenziaNazionale per la Protezione dell�Ambiente), incollaborazione con l�Istituto di Ricerche Ambienteper l�Italia, ha avviato un programma di attivitàsull�Agenda 21 Locale articolato in tre punti prin-

cipali, con l�intento di fornire agli amministratoriun supporto necessario per avviare i processi dipianificazione sostenibile a livello locale:1. organizzazione di seminari di formazione ri-

volti in primo luogo alle ARPA/APPA (Agen-zia Regionale per la Protezione dell�Ambien-te/Agenzia Provinciale per la Protezione del-l�Ambiente) che rappresentano efficaci stru-menti di approfondimento e diffusione per leAmministrazioni locali;

2. redazione di un manuale contenente le lineeguida per la predisposizione dello Stato del-l�Ambiente e delle Agende 21 Locali;

3. costruzione di una banca dati di pratiche am-bientali locali già avviate o realizzate e con unafavorevole esperienza operativa.Per una più esaustiva trattazione relativa alla

realizzazione di un�Agenda 21 Locale si riman-da alla Guida europea all�Agenda 21 Locale. Lasostenibilità ambientale: linee guida per l�azione loca-le, a cura di Stefano Pareglio, edita dalla Fonda-zione Lombardia per l�Ambiente con ICLEI (Mi-lano, 1999).

1.7 Legislazioni in materia di tutela am-bientale

La tutela della flora e della fauna è divenuta inquesto secolo, per motivazioni scientifiche, eti-che e morali, un obiettivo di prioritaria impor-tanza ed è stata, soprattutto negli ultimi trent�an-ni, oggetto di una sempre più attenta produzio-ne normativa volta a regolamentare la materia ea rendere le politiche della conservazione mag-giormente unitarie a livello globale.

Oltre alla Convenzione sulla Biodiversità, re-datta a Rio de Janeiro in occasione della Confe-renza delle Nazioni Unite su Ambiente e Svilup-po, di cui si è già trattato nel paragrafo 1.5, tra leconvenzioni internazionali sottoscritte anche dal

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Capitolo 1 BIODIVERSITÀ

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nostro Paese si ricordano in particolare: la Con-venzione di Ramsar per la tutela delle zone umi-de, la Convenzione di Berna per la protezionedella natura e la Convenzione di Bonn per la pro-tezione della fauna migratoria; queste conven-zioni impongono ai Paesi partecipanti di adotta-re precise politiche per la protezione della fauna,della flora e dei loro habitat.

Con la direttiva 79/409/CEE �Uccelli� e più re-centemente con la direttiva 92/43/CEE �Habitat�,l�Unione Europea ha inoltre precisato e appro-fondito le norme delle convenzioni internazio-nali per i Paesi membri e si è dotata di proceduree strumenti per la loro realizzazione.

Vengono esaminate ora in maggior dettaglio leconvenzioni sopra citate e alcune normative diriferimento internazionali, comunitarie e nazio-nali la cui conoscenza è indispensabile per chi sioccupa di tutela ambientale.

Convenzione di RamsarÈ stata firmata nel 1971 e ha avuto esecuzionenel nostro Paese con il DPR 13 marzo 1976, n.448. Sancisce la tutela delle zone umide di im-portanza internazionale come habitat per la so-pravvivenza, nelle diverse fasi del ciclo vitale,degli uccelli acquatici.

Gli Stati firmatari sono tenuti a individuare egestire sul proprio territorio nazionale le �zoneRamsar�; in particolare le aree individuate dalloStato italiano sono 47 e sono state istituite con ilDM 13 luglio 1981.

Convenzione di BernaRiguarda la conservazione della vita selva-tica e dell�ambiente naturale in Europa, conparticolare riferimento alle specie minacciatedi estinzione e vulnerabili. È stata sottoscrittadagli Stati membri del Consiglio d�Europanel 1979 e ha avuto attuazione nel nostro Pae-

se nel 1981 con la legge 5 agosto 1981, n. 503.Può considerarsi superata in gran parte dalla

direttiva 92/43/CEE �Habitat�.

Convenzione di BonnRisale al 23 giugno del 1979 ed è stata attuata inItalia con la legge 25 gennaio 1983, n. 43. Estendegli obiettivi di conservazione delle specie migra-torie e dei loro habitat anche al di fuori dell�ambi-to europeo, di cui si occupa la direttiva 79/409/CEE �Uccelli�, introducendo il concetto di arealedi distribuzione.

Direttiva 79/409/CEE �Uccelli�Sancisce la conservazione di tutte le specie di uc-celli selvatici europei, delle loro uova, dei nidi edegli habitat e prevede l�istituzione delle Zone aProtezione Speciale (ZPS) per il raggiungimentodegli obiettivi.

Direttiva 92/43/CEE �Habitat�Rappresenta la normativa di recepimento a livel-lo europeo della Convenzione sulla Biodiversitàdi Rio de Janeiro a cui si ispira per i propri obiet-tivi di salvaguardia della biodiversità attraversola conservazione degli habitat naturali, della flo-ra e della fauna selvatica nel territorio europeo.Comprende liste di habitat e specie animali e ve-getali la cui conservazione viene considerataprioritaria. La scelta dei taxa da inserire negli Al-legati è uno dei risultati del progetto CORINE(COoRdination of INformation on the Environ-ment), svolto a livello europeo, di censimento eclassificazione degli habitat, delle specie animalie vegetali presenti sul territorio degli Stati mem-bri dell�Unione Europea.

La conservazione delle specie minacciate pre-vede l�istituzione, da parte dell�Unione Europea,delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), scel-te tra i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) pro-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

posti dai singoli Paesi membri in base agli Alle-gati I e II della direttiva.

DPR 8 settembre 1997, n. 357 �Regolamento re-cante attuazione della direttiva 92/43/CEE relati-va alla conservazione degli habitat naturali eseminaturali nonché della flora e della fauna sel-vatiche�Si propone di rendere operative sul suolo italia-no le direttive comunitarie 92/43/CEE �Habitat�e 79/409/CEE �Uccelli�, definendone le modalitàdi attuazione e di gestione.

Legge 6 dicembre 1991, n. 394 �Legge quadrosulle aree protette�Prevede l�istituzione di aree protette nazionali eregionali, sotto forma di parchi o riserve naturalie rappresenta la pietra miliare in tema di conser-vazione del patrimonio naturale italiano. È il Par-co come Ente, strumento e attore fondamentalea essere il vero soggetto e protagonista di questalegge la cui nascita è stata accompagnata da nonpoche polemiche e di cui si cominciano a tirare iprimi bilanci adesso, a dieci anni dalla sua ap-provazione.

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Capitolo 2

Indicatori biologici

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

procedure più diffuse è l�uso di indicatori sinte-tici attraverso i quali si possono ottenere molte-plici informazioni partendo da un solo campio-namento. Per definizione un indicatore può es-sere un parametro o una specie (chimica, fisicao biologica) avente una relazione razionale, oempirica, stretta con un fenomeno o una carat-teristica ambientale per cui esso è in grado diriassumere le caratteristiche del fenomeno o delcomparto ambientale anche se ne descrive fisi-camente solo una parte (Vismara, 1992). In par-ticolare, i bioindicatori raccolgono alcuni organi-smi, specie (figura 2.1) o taxa superiori i cui para-metri, quali densità, presenza o assenza, tasso disopravvivenza degli stadi giovanili, sono una buo-na misura delle condizioni di salute dell�ecosiste-ma; sono quindi frequentemente utilizzati per

2.1 Definizione di indicatore biologico

Gli ecosistemi sono caratterizzati da una molte-plicità di organismi e da una grande complessi-tà di relazioni che vengono a instaurarsi. È diffi-cile studiare in modo dettagliato tali variabili bio-logiche ed ecologiche ed è addirittura impossi-bile fare dei quadri sintetici completi se si han-no a disposizione poco tempo e poche risorsetecniche. Di qui la necessità di trovare degli stru-menti utili per ottenere informazioni completein modo rapido ed economico. Anziché proce-dere attraverso un�analisi dettagliata di ogni spe-cifica componente ecologica, è infatti possibileutilizzare dei metodi basati sullo studio di unparticolare aspetto, capace di descrivere in mododettagliato la qualità dell�ambiente. Una delle

Figura 2.1 � Le libellule sono fra gli indicatori biologici più utilizzati in ecologia. Nella foto un esemplaredi Oxygastra curtisii, una specie inserita nell�Allegato II della direttiva �Habitat� dell�Unione Europeain ragione della sua rarità. Segnalata nel 1878 alla periferia di Pavia, non vi è più stata rinvenuta.

Euge

nio

Bal

estr

azzi

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Capitolo 2 INDICATORI BIOLOGICI

identificare sul territorio i cambiamenti fisici, chi-mici o biologici dovuti all�impatto dell�uomo.

L�importanza assunta recentemente dall�uti-lizzo di indicatori per monitorare l�ambiente èlegata alla possibilità di ridurre in modo signifi-cativo lo sforzo di campionamento: la scelta diun parametro come indicatore prevede che que-sto sia utile per descrivere tutte le caratteristi-che ambientali ed evita la necessità di ricorreread altre misure. Una sola rilevazione biologica,a ogni livello di complessità (dalla cellula allaspecie, alla comunità), può quindi descrivere inmodo sintetico ed efficace numerosissimi para-metri ambientali. Affinché un bioindicatore pos-sa essere utilizzato deve essere caratterizzato daalcune precise proprietà. Innanzitutto deve es-sere altamente correlabile con le caratteristicheche si vogliono monitorare e possibilmente pocodisturbato da fattori esterni; è inoltre utile chesia applicabile in molte situazioni ambientalianaloghe fra di loro. I dati relativi a un indicato-re devono essere facilmente accessibili: il cam-pionamento deve essere il più semplice possi-bile e quindi anche la soglia di rilevabilità ade-guata a tecniche standardizzate e poco costose.Affinché i risultati siano affidabili e utili per lagestione del territorio, devono permettere diquantificare eventuali azioni di intervento comemitigazioni od operazioni di risanamento. Infi-ne, tutti gli errori sistematici devono essere ri-dotti fin dove è possibile. Un importante van-taggio legato all�utilizzo di bioindicatori comestrumenti per rilevare variazioni dei parametriambientali è la rapidità con cui alcuni organi-smi viventi possono registrare la presenza didiversi elementi inquinanti. Molti vegetali, peresempio, accumulano metalli pesanti, acidofluoridrico, anidride solforosa e altre sostanzechimiche, segnalandone la presenza ben primadi quanto sarebbe possibile fare con analisi di

tipo chimico e fisico. Uno studio mirato dellacomunità vegetale è in grado di rilevare la con-centrazione di sostanze nocive che si stanno ac-cumulando nei diversi strati ecologici; esso cipuò dare importanti indicazioni su come gli or-ganismi viventi possono reagire al progressivoaccumulo di inquinanti. È possibile identificarequali sono i primi effetti che si stanno generan-do in natura e qual è il grado di sopportazioneraggiunto dalle comunità animali e vegetali. Unesempio storico è l�osservazione compiuta daNylander nel 1866 a Parigi: egli constatò che neiquartieri con un inquinamento atmosferico piùpesante, dovuto a emissioni industriali e dome-stiche, stavano scomparendo i licheni. Osservan-do gli effetti dell�inquinamento sugli organismipiù sensibili, è possibile ipotizzare quali saran-no le conseguenze che si propagheranno attra-verso l�intero ecosistema. L�importanza degli in-dicatori non è quindi legata solo ai vantaggi chesi possono riscontrare nel compiere i rilevamen-ti, ma anche alle capacità predittive che hannodimostrato sugli effetti dei fattori di disturbo alunga durata. I licheni sono, per esempio, otti-mi strumenti per valutare la qualità dell�aria: sitratta infatti della tecnica di biomonitoraggio piùdiffusa e consolidata; in Italia fin dagli anni Set-tanta sono stati utilizzati per indagini sia in areeprotette sia in zone altamente antropizzate. Peresempio, è stato recentemente pubblicato dalParco del Ticino un monitoraggio della qualitàdell�aria, lungo tutta la valle del Ticino, median-te lo studio dei licheni.

2.2 Caratteristiche degli indicatori bio-logici

Negli ultimi anni numerose pubblicazioni han-no proposto diversi possibili indicatori selezio-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

una singola unità biogeografica o uno specificotipo di habitat ben localizzato, regionale, se siestende a un intero continente o subcontinente,globale, se raggiunge più continenti. Un�altraindicazione importante è la misura dell�area fa-miliare (detta anche home range) che per gli in-dicatori è considerata ampia al di sopra dei 700ettari. In generale, tutti gli invertebrati utilizzaticome indicatori hanno quindi home range di pic-cole dimensioni. Infine, è importante conside-rare l�eventuale presenza di flussi migratori checomprendono ogni cambiamento di habitat ospostamento geografico del taxon. Le caratteri-stiche della nicchia più utili riguardano soprat-tutto l�ampiezza della nicchia alimentare, che cipermette di distinguere fra specialisti e genera-listi, e il livello trofico del taxon utilizzato: bassoper gli erbivori, medio per onnivori e carnivoriin cui gli adulti sono potenziali prede per altrespecie, alto nel caso dei carnivori che da adultinon vengono predati se non dall�uomo. Il tassoriproduttivo, le fluttuazioni della popolazione ele dimensioni degli individui sono invece infor-

I licheniI licheni sono costituiti da un�associazione simbiotica fra un fungo e un�alga o un cianobatterio,caratterizzata da una struttura e da una biologia assolutamente caratteristiche e peculiari.Sono in grado di colonizzare un�ampia varietà di ambienti anche con climi molto diversi.Le caratteristiche che rendono i licheni particolarmente adatti per monitorare l�inquinamentoatmosferico sono riassumibili nei seguenti punti (Nimis, 1994):1. capacità di assorbire e accumulare sostanze presenti nell�atmosfera;2. rallentamento delle attività metaboliche in seguito a stress ambientali di tipo idrico e termico;3. impossibilità di rinnovare i tessuti e quindi di eliminare le parti intossicate;4. vita lunga caratterizzata da un lento accrescimento;5. sensibilità agli inquinanti riscontrabile come:

� riduzione della fotosintesi;� alterazioni di forma e colore;� riduzione della fertilità;� alterazioni della struttura della comunità;� riduzione delle specie nello spazio e nel tempo.

nati in conformità a necessità e caratteristichedifferenti. In generale, i criteri che ogni organi-smo scelto deve soddisfare possono essere in-quadrati in quattro principali categorie: infor-mazioni di base, distribuzione, caratteristicheparticolari della nicchia e della life history, altro.Le informazioni di base fanno riferimento siaall�inquadramento tassonomico, che deve esse-re chiaro, stabilito e accettato universalmente,sia a una ricca letteratura che garantisca consi-stenti informazioni di base sulla biologia e l�eco-logia di ogni indicatore. È importante che, inparticolare, siano indagate la tolleranza e leeventuali correlazioni con altri organismi: doveper tolleranza viene intesa la sensibilità alle in-terferenze da parte dell�uomo, quindi la possi-bilità di reagire in modo rilevabile anche a unimpatto di scarsa o media intensità. Le correla-zioni ecologiche con altri organismi spesso cipermettono di capire il tipo di rapporto esisten-te fra i cambiamenti degli indicatori e quelli del-l�ecosistema. La distribuzione può rientrare inuna di queste tre categorie: locale, se riguarda

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Capitolo 2 INDICATORI BIOLOGICI

mazioni relative alla life history di ogni specie edescrivono le caratteristiche del ciclo vitale diogni organismo. Qualche autore suggerisce diutilizzare come criterio di selezione degli indi-catori la facilità con cui possono essere rilevatie campionati, soprattutto per quanto riguardagli invertebrati. Infine, molti indicatori vengonoscelti in quanto specie minacciate e inserite in li-ste rosse, oppure per il valore economico che puòessere loro assegnato in relazione alla caccia o alcommercio.

2.3 Come scegliere l�indicatore piùadatto

Il percorso che ci deve portare alla scelta di uti-lizzare un organismo come indicatore parte conl�individuazione delle caratteristiche dell�ecosi-stema che l�indicatore deve rispecchiare. Si pro-cede con un elenco completo delle specie pre-senti nell�area su cui sia stato raccolto un buonnumero di informazioni di base e si selezionanoquelle che meglio rispondono alle esigenze percaratteristiche della nicchia e della life history. Èopportuno escludere tutti gli organismi che ri-spondono a cambiamenti esterni all�ecosistemache si vuole indagare e, infine, privilegiare lespecie facilmente contattabili e monitorabili. Sediventa necessario ridurre ulteriormente la li-sta è possibile puntare sulle specie protette o suquelle che hanno una distribuzione cosmopoli-ta. In ogni caso è sempre utile avere un insiemedi indicatori da usare contemporaneamente inmodo che le informazioni diventino comple-mentari e quindi più affidabili. Infatti, è difficilestabilire in modo rigoroso quali siano le carat-teristiche più adatte affinché un organismo siaefficace come indicatore: i criteri di scelta entra-no spesso in conflitto fra di loro oppure nonsono condivisi da tutti gli autori. Per esempio,

una specie cosmopolita, e quindi utilizzabile uni-versalmente per ecosistemi simili, è in conflittocon la necessità di trovarne una endemica, lega-ta strettamente allo specifico ecosistema.

Una possibile soluzione potrebbe essere quel-la di individuare livelli tassonomici più elevati,rischiando però di includere specie inappropria-te. Inoltre, la composizione in specie di uno stes-so taxon può variare drasticamente cambiandolocalità geografica; diventa in questo caso diffi-cile fare dei paragoni ecologici fra le specie e sirischia che un unico taxon funzioni da indicato-re solo in una parte del suo areale di distribu-zione. Anche altri criteri sono incompatibili,come la capacità di registrare con rapidità i cam-biamenti dell�ecosistema e la necessità di averepopolazioni stabili, con poche fluttuazioni. Igrandi mammiferi, per esempio, generalmentehanno tassi di riproduzione bassi e un elevatolivello trofico, tutte caratteristiche che tendonoa ridurre i cambiamenti casuali della strutturadella popolazione; d�altra parte queste stesse ca-ratteristiche implicano una ridotta capacità diregistrare rapidamente ogni variazione ambien-tale. Alcuni invertebrati, come i collemboli e gliodonati, sintetizzano entrambe le caratteristiche,riuscendo a massimizzare la prontezza nella ri-sposta alle interferenze ambientali pur avendopopolazioni molto stabili.

Uno dei criteri più dibattuti in letteratura è il tipodi specializzazione che deve avere un indicatore.Mentre livelli elevati sono ritenuti importanti per-ché consentono di ottenere un numero maggioredi informazioni, alcuni autori ritengono che nonsiano in grado di rappresentare adeguatamente lacomplessità di un ecosistema. D�altra parte il ri-schio insito nell�utilizzo di una specie generalista èche eviti le interferenze esterne variando la pro-pria dieta o modificando l�utilizzo dell�habitat. Lasoluzione migliore consiste sempre nell�utilizzo

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Caratteristiche di un buon indicatore� Facile da rilevare, riconoscere e determinare� Inquadramento tassonomico chiaro e stabile nel tempo� Ecologia e biologia del taxon devono essere sostenute da una ricca letteratura di base� Capacità di registrare con rapidità le variazioni dell�ecosistema� Ciclo vitale breve� Ampia distribuzione geografica� Nicchia ristretta e specializzata� Popolazioni stabili prive di fluttuazioni casuali� Specie protette� Rilevanza economica�Possibilità di coinvolgere l�opinione pubblica

2.4 Alcuni esempi di indicatori

Nelle tabelle 2.1 e 2.2 (Hilty e Merelender, 2000)sono riportati alcuni fra i taxa animali utilizzati inEuropa più significativi come indicatori biologi-ci. Per ognuno di essi è stato specificato il nomescientifico, il nome comune e un riferimentobibliografico da consultare per avere informazionipiù dettagliate. Nella prima tabella sono elenca-ti i vertebrati, mentre nella seconda è riportatauna breve rassegna degli invertebrati più diffusi.

2.5 Uccelli come indicatori

Le comunità ornitiche sono degli utilissimi in-dicatori di qualità ambientale; attraverso un�ana-lisi accurata della loro struttura si ottengono im-portanti informazioni sullo stato di salute del-l�ambiente. L�importanza di censire le specie diuccelli nidificanti in un preciso territorio è stret-tamente collegata al ruolo ricoperto dall�avifau-na come indicatore biologico. Proprio per que-sto motivo in tutto il mondo sono stati realizzatidegli atlanti, utili per descrivere e quantificaregli uccelli nidificanti all�interno di un�area pre-definita. Comunemente un atlante è il risultatodi un censimento completo su di un�area geo-

grafica che può avere diverse estensioni: esisto-no per esempio atlanti nazionali, regionali, pro-vinciali e urbani. I dati relativi alla presenza e,quando è possibile, anche all�abbondanza rela-tiva delle specie ornitiche vengono georeferen-ziati utilizzando delle griglie che suddividonoil territorio in unità di rilevamento uniformi. InItalia, a partire dal 1990, una particolare atten-zione è stata dedicata all�avifauna nidificante inambito urbano; in questi ultimi dieci anni infattisono stati realizzati specifici atlanti in ben 21 cit-

di un insieme di indicatori specializzati, riuscen-do a coprire un ampio spettro di nicchie e a in-vestigare meglio la complessità dell�ambiente.Utilizzare come indicatori taxa che hanno unarilevanza sociale o economica può essere utile perincrementare l�attenzione pubblica nei confrontidel progetto; non bisogna però affrettare la scel-ta sacrificando criteri più importanti. Inoltre, lespecie protette o fortemente minacciate sonospesso difficili da studiare a causa delle dimen-sioni ridotte delle popolazioni e della distribu-zione limitata. Le specie di interesse economicosono invece frequentemente sottoposte a prelie-vi e ad altre manipolazioni della popolazione cherenderebbero difficoltosi i rilevamenti.

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Capitolo 2 INDICATORI BIOLOGICI

Tabella 2.1 � Taxa più utilizzati come bioindicatori fra i vertebrati (Hilty e Merelender, 2000).

Nome scientifico Nome comune Autori

Rana dalmatina rana agile Pavignano et al.,1990

Rana temporaria rana montanaCunningham, Langton, Bennett, Drury, Gough & Kirkwood, 1993

Triturus sp. Griffiths, 1993

Triturus helveticus tritone palmato Griffiths, Wijer & Brady, 1993

Triturus vulgaris tritone punteggiato

Griffiths, Wijer & Brady, 1993; Watt & Oldham, 1995; Griffiths

& Wijer,1994

Ardeidae Ardeidi Spalding & Frederick,1995

Ardea cinerea airone cenerino Bharucha & Gofte, 1990

Ardea purpurea airone rosso Bharucha & Gofte, 1990

Egretta sp. Spalding & Frederick,1995

Egretta garzetta garzetta Bharucha & Gofte, 1990

Ciconia ciconia cicogna bianca Bharucha & Gofte, 1990

Phoenicopterus ruber fenicottero Bharucha & Gofte, 1990

Threskiornithidae spatole, mignattai Spalding & Frederick,1995

Plegadis falcinellus mignattaio Bharucha & Gofte, 1990

Plataleinae spatole Spalding & Frederick,1995

Platalea leucorodia spatola Bharucha & Gofte, 1990

Anthropoides virgo damigella di Numidia Bharucha & Gofte, 1990

Grus grus gru Bharucha & Gofte, 1990

Anas penelope fischione Bharucha & Gofte, 1990

Anas crecca alzavola Bharucha & Gofte, 1990

Anas clypeata mestolone Bharucha & Gofte, 1990

Anas acuta codone Bharucha & Gofte, 1990

Aythya ferina moriglione Bharucha & Gofte, 1990

Aythya fuligula moretta Bharucha & Gofte, 1990

Tadorna ferruginea casarca Bharucha & Gofte, 1990

Porphyrio porphyrio pollo sultano Bharucha & Gofte, 1990

Fulica atra folaga Bharucha & Gofte, 1990

Himantopus himantopus cavaliere d’Italia Bharucha & Gofte, 1990

Charadrius alexandrinus fratino Davis,1989

Charadrius dubius corriere piccolo Bharucha & Gofte, 1990

Limosa limosa pittima reale Bharucha & Gofte, 1990

Numenius arquata chiurlo Bharucha & Gofte, 1990

Tringa ochropus piro-piro culbianco Bharucha & Gofte, 1990

Actitis hypoleucos piro-piro piccolo Bharucha & Gofte, 1990

Larus argentatus gabbiano reale Bharucha & Gofte, 1990

Aquila pomarina aquila anatraia minore Suring & Sidle, 1987; Kiester &

Eckhardt, 1994; USDA, 1996

Circus cyaneus albanella reale Albuquerque, 1994

Accipiter gentilis astore Bharucha & Gofte, 1990

Pandion haliaetus falco pescatore Bharucha & Gofte, 1990

Aegolius funereus civetta capogrosso Johnson-Duncan, et al. 1986

Loxia curvirostria crociereKiester & Eckhardt, 1994;

USDA, 1996

Ursus arctos orso bruno Suring & Sidle, 1987; Kiester &

Eckhardt, 1994; USDA

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Nome scientifico Nome comune Autori

Oligochaeta: Lumbricus terrestris oligocheti: lombrico Xiaoming & Griselle, 1995

Bivalvia: Macoma balthica bivalvi Wilson, 1994

Amphipoda: Pontoporeia hoyi anfipodi Ecosystem Objectives Committee, 1990

Aranae: Oedothorax apicatus ragni Pristavko & Zhukovets, 1988

Aranae: Pachygnata ragni Pristavko & Zhukovets, 1988

Aranae: Xerolycosa miniata ragni Pristavko & Zhukovets, 1988

Aranae: Pardosa pullata ragni Pristavko & Zhukovets, 1988

Homoptera: Membracidae,

Cercopidae omotteri Brown, 1991

Coleoptera: Carabidae, Cicindelidae, Elateridae,

Cerambicidae

coleotteri: Carabidi, Cicindelidi, Elateridi, Cerambicidi

Brown, 1991

Coleoptera: Carabidae coleotteri: Carabidi Pizzolotto, 1994

Coleoptera: Cicindelidae coleotteri: Cicindelidi Pearson & Cassola, 1992

Diptera ditteri Brown, 1991; Resh, 1995

Diptera: Chironomidae ditteri: ChironomidiSaether, 1979; Hannaford & Resh,

1995; Brown, 1991

Lepidoptera: Arctiidae lepidotteri Brown, 1991

Lepidoptera: Nymphalidae lepidotteri: Ninfalidi Brown, 1991

Lepidoptera: Heliconiini,

Ithomiinae lepidotteri Brown, 1991

Lepidoptera: Morphinae, Satyrinae lepidotteri Brown, 1991

Lepidoptera: Papilionidae, Pieridae

lepidotteri: Papilionidi, Pieridi Brown, 1991

Lepidoptera: Satyrinae lepidotteri Kremen, 1994

Lepidoptera: Sphingidae,

Saturnidae lepidotteri: Sfingidi, Saturnidi Brown, 1991

Hymenoptera: Formicidae imenotteri: Formicidi Brown, 1991

Hymenoptera: Apoidea, Vespoidea,

Sphecidae imenotteri: Apoidei, Vespoidei,

Sfecidi Brown, 1991

Hemiptera emitteri Brown, 1991

Collembola collemboli Brown, 1991

Ephemeroptera efemerotteri

Brown, 1991; Eaton & Lenat,

1991; Jackson & Resh,1988;

Resh,1995

Isoptera isotteri: termiti Brown, 1991

Odonata odonati: libellule Brown, 1991

Plecoptera plecotteri Eaton & Lenat, 1991; Resh,1995

Trichoptera tricotteri, portasassi, portalegno Eaton & Lenat, 1991; Resh,1995

Tabella 2.2 � Taxa più utilizzati come bioindicatori fra gli invertebrati (Hilty e Merelender, 2000).

tà. L�importanza di un atlante urbano è significa-tiva sotto diversi aspetti: innanzitutto, dal puntodi vista scientifico, consente di valutare la distri-buzione, gli adattamenti ecologici ed etologici del-le diverse specie su un territorio caratterizzatoda un�elevata pressione antropica. Un atlantepermette di riconoscere e valorizzare le aree cit-

tadine più significative per la conservazione del-la biodiversità: si tratta quindi di uno strumentoutilissimo per la gestione e la pianificazione delterritorio urbano. Infine, costituisce uno stimoloprezioso per accrescere la cultura naturalistica escientifica di tutti i cittadini, dagli appassionatiornitologi agli studenti.

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Capitolo 2 INDICATORI BIOLOGICI

Gli uccelli vengono utilizzati come indicatoriperché hanno precise caratteristiche ecologicheche li rendono particolarmente adatti a ricoprirequesto ruolo:� sono al vertice delle reti alimentari;� sono distribuiti in tutti gli ambienti terrestri;� utilizzano l�ambiente in tutte e tre le dimensio-

ni spaziali;� grazie alla loro mobilità sono in grado di ri-

spondere prontamente abbandonando o co-lonizzando gli ambienti.Inoltre, è stata raccolta una cospicua quantità

di informazioni di base, relativamente a un ele-vato numero di specie, e un efficace censimentodegli uccelli nidificanti può essere svolto in modosemplice ed economico. Premessa fondamenta-le al loro utilizzo è la possibilità di valutare qualicondizioni ambientali siano mutate al variaredella distribuzione e dell�abbondanza delle spe-cie. I problemi che possono rendere difficile que-sta valutazione sono diversi. Infatti, la posizio-ne degli uccelli al vertice delle reti alimentari fasì che l�effetto di un qualsiasi cambiamento ven-ga mediato dai livelli inferiori delle biocenosi.Specie diverse possono rispondere in manieranettamente diversa a una perturbazione del loroambiente. Infine, più fattori possono determi-nare lo stesso effetto. È però possibile monito-rare le modificazioni ambientali analizzando-ne le ripercussioni a livello di comunità. Que-ste, infatti, rispondono modificando la propriastruttura, cioè la composizione in specie, e laloro abbondanza. Una simile analisi ha signifi-cato soltanto se basata su confronti nello spa-zio e nel tempo.

2.6 Farfalle come indicatori

I lepidotteri sono degli insetti strettamente lega-ti alla presenza di habitat adatti alla sopravvi-

venza dell�individuo durante le diverse fasi dellasua vita: uovo, larva, crisalide e adulto. Per seco-li le farfalle hanno tratto importanti benefici dallapresenza dell�uomo che, attraverso la pastoriziae l�agricoltura, rendeva disponibili ampi spaziaperti e assolati. Le rapide alterazioni del paesag-gio agricolo tradizionale e la distruzione di alcu-ni tipi di habitat modificano costantemente lastruttura della comunità di farfalle. Numerosisono quindi i motivi in base a cui questi insettivengono utilizzati come bioindicatori:� i bruchi sono molto sensibili alla presenza di

pesticidi e spesso sono selettivi nella scelta del-la pianta nutrice;

� l�utilizzo di erbicidi causa la scomparsa di pian-te spontanee indispensabili al nutrimento deibruchi;

� l�introduzione di specie vegetali esotiche im-poverisce la presenza di piante nutrici autocto-ne in grado di ospitare i bruchi;

� l�uso di insetticidi non selettivi per combatterele specie economicamente dannose colpisceun�ampia gamma di organismi;

� la gestione di parchi e giardini pubblici e priva-ti privilegia piante e fiori vistosi ma spesso pri-vi di nettare;

� molte specie necessitano di zone umide sem-pre più rare;

� alcune famiglie sono strettamente legate allapresenza di boschi con radure, ambienti sem-pre più rari a causa di numerosi mutamenti nel-la gestione dei boschi;

� le farfalle sono sensibili ai mutamenti climatici.In particolare sono spesso privilegiati come in-

dicatori i ropaloceri, ossia le farfalle comunementedefinite diurne, più semplici da avvistare e iden-tificare anche da parte di chi non è un espertoentomologo. Un esempio dell�utilità delle farfallecome indicatori biologici è una ricerca svolta inOlanda dal 1992 al 1994. Nel corso di questo la-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

� Complessità ambientale� Presenza di ecosistemi quali boschi maturi, zone umide ecc.� Presenza/assenza di essenze vegetali autoctone� Presenza nell�ambiente di erbicidi e pesticidi� Mutamenti climatici� Caratteristiche del suolo

Caratteristiche ambientali monitorabili attraverso lo studio dei lepidotteri

voro è stata testata la capacità dei lepidotteri diprevedere gli effetti sulla flora e sulla fauna di al-cune modificazioni ambientali. Si volevano infattiapprofondire quali potevano essere le conseguen-ze della presenza sul territorio di un�economia in-centrata sull�industria e su un�agricoltura di tipointensivo. In particolare, sono state evidenziateimportanti correlazioni fra i dati di presenza dimolte specie e alcune caratteristiche del suolo comel�acidità, l�umidità e il valore nutritivo.

Studiare la comunità di lepidotteri ha permes-so di valutare la sensibilità di diverse specie neiconfronti di processi di eutrofizzazione, acidifi-cazione e abbassamento della falda acquifera.

Sono risultate particolarmente sensibili a que-sta modalità di inquinamento specie come Issoria

lathonia, Heteropterus morpheus, Pyrgus malvae.Questi dati saranno molto importanti nella pia-nificazione di eventuali interventi di gestione edi conservazione.

Sono risultate le specie più utili come indicatoriquelle più ampiamente distribuite, capaci di ri-spondere con chiare e rapide alterazioni della po-polazione alle modificazioni delle caratteristichedel suolo: Anthocaris cardamine, Coenonymphapamphilus, Polyommatus icarus. Infine, disponen-do dei dati che descrivono l�influenza della com-posizione del terreno sulla distribuzione delle far-falle, è possibile prevedere la capacità di una spe-cie di vivere in un preciso ambiente e quindi pro-gettare reintroduzioni o altri interventi per la con-servazione delle specie minacciate.

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Capitolo 3

Indicatori di biodiversità

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

3.1 Definizione di indicatore di biodi-versità

Numerosissime sono le definizioni con cui si ècercato di descrivere la biodiversità. È stata in-dicata come �l�espressione della totale e irridu-cibile complessità della vita in tutte le sue innu-merevoli forme, includendo la varietà di orga-nismi, il loro comportamento e la molteplicitàdelle possibili interazioni�, oppure come �lavarietà e la variabilità fra gli organismi viventi egli ecosistemi in cui essi vivono� strutturata inquattro livelli fondamentali: diversità di ecosi-stemi, diversità di specie, diversità genetica ediversità culturale.

La possibilità invece di applicare delle meto-dologie utili per caratterizzare e misurare la di-stribuzione della biodiversità è un argomentoestremamente attuale ancora in fase di svilup-po; si tratta di una sfida per riuscire ad affronta-re i problemi di conservazione in una prospetti-va olistica e non più frammentaria, legata alleesigenze delle singole specie. Sono stati ricono-sciuti tre fondamentali livelli che concorrono adeterminare la diversità biologica:� la composizione, ovvero l�identità delle singole

specie e la rispettiva variabilità genetica;� la struttura, cioè l�organizzazione fisica e i mo-

delli degli ecosistemi;� la funzione, che comprende i processi ecologici

ed evolutivi, quali i flussi genici, le reti alimen-tari, i fattori esterni di disturbo.Naturalmente questi diversi aspetti hanno la

funzione di strutturare un concetto ampio e com-plesso, ma sono strettamente connessi e intera-giscono costantemente fra di loro (Franklin etal., 1981). Questo modello ci suggerisce di pro-cedere secondo diversi livelli di organizzazio-ne, di scala spaziale e temporale per studiare labiodiversità, poiché un problema articolato ha

bisogno di molteplici risposte. In ecologia spessola diversità viene descritta utilizzando degli in-dici che si basano sull�abbondanza relativa dei sin-goli elementi: i più famosi sono quelli di Shan-non-Wiener (1949) e di Simpson (1949); purtrop-po però entrambe le misure sono strettamentevincolate alla dimensione del campione e com-portano un�eccessiva sintesi delle informazioniraccolte. Anche l�uso di indicatori per monitora-re o valutare le condizioni ambientali è una stra-tegia consolidata in ecologia; è quindi estrema-mente importante trovare degli indicatori capacidi indagare la composizione, la struttura e la fun-zione della biodiversità. Viene definito indicato-re di biodiversità ogni taxon per cui le variazionispaziali del numero di specie siano strettamentecorrelate con le variazioni spaziali di specie di al-tri taxa.

Nella tabella 3.1 è riportata una sintesi degli stru-menti più utilizzati per studiare la diversità bio-logica a diversi livelli strutturali.

3.2 Esempi di utilizzo di indicatori di bio-diversità

In seguito sono riportati come esempi alcuni stu-di che hanno come scopo l�individuazione di in-dicatori di biodiversità.

Sono ricerche svolte negli ultimi anni molto di-verse fra di loro per quanto riguarda i taxa consi-derati e il metodo di lavoro. Il primo lavoro ri-portato riguarda i Cicindelidi e in particolare gliautori riescono a dimostrare come questa fami-glia di coleotteri possieda tutte le caratteristichepiù importanti per essere un ottimo indicatore dibiodiversità, facendo riferimento alle indicazionicodificate da un articolo di Noss (1990).

L�International Council for Bird Preservation(ICBP) ha condotto una ricerca dettagliata perindividuare le aree che necessitano di urgenti

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

Tabella 3.1 � Indicatori di biodiversità utili a livelli strutturali differenti (Franklin et al., 1981).

Composizione Struttura Funzione Strumenti

PaesaggioTerritorio

Identità, distribuzione, proporzione e

frammentazione degli habitat

Modelli di distribuzione delle specie (ricchezza,

endemismi)

Eterogeneità, connessione,

frammentazione, isolamento,

corridoi,modelli di

distribuzione degli habitat, rapporti perimetro/area

Processi di interferenza,

catene alimentari, flussi di energia,

cicli biogeochimici,

processi idrogeologici, uso del suolo da parte

dell�uomo

Fotografie aeree o immagini

satellitari, GIS, indici matematici,

statistiche

ComunitàEcosistemi

Identità, distribuzione,

frequenza, diversità delle

specie

di endemismi, specie

minacciate, specie protette, specie esotiche

Caratteristiche del suolo e del

sottosuolo, rilievi della vegetazione e

caratteristiche fitosociologiche

Geomorfologia del suolo, disponibilità d�acqua, presenza

di barriere

Capacità di produrre biomassa,

disponibilità di risorse

Parassitismo, tassi di predazione, dinamiche di estinzione e

colonizzazione

Fotografie aeree, immagini

satellitari, misure fisiche degli

habitat e delle risorse, HSI, osservazioni, censimenti,

catture, check-list,indici matematici

Popolazioni

Abbondanze relative o assolute,

frequenze, densità, biomassa

Dispersione, struttura delle popolazioni,

variabili ambientali

Processi demografici,

fisiologia, life history,

dinamiche delle metapopolazioni,

fluttuazioni e genetica delle popolazioni

Censimenti,radiotelemetria,

Analisi della Vitalità

delle Popolazioni (PVA),

modelli di uso dell�habitat

Genetica Frequenze alleliche

Dimensioni della popolazione, tasso

di eterozigosi, polimorfismi

cromosomici o fenotipici

Depressione da inincrocio, deriva

genetica, flussi genetici, tasso di

mutazione

Elettroforesi, sequenziamento del DNA, analisi

morfologiche

Frequenza

Presenza diconsumatori primari,

secondari, terziari

Livello strutturale

interventi di tutela poiché giocano un ruolo fon-damentale nella conservazione della biodiversi-tà su scala globale. In queste regioni, definiteEndemic Bird Areas (EBA), il numero di specie

endemiche di uccelli è un buon indicatore perquantificare la presenza di endemismi apparte-nenti ad altre classi come gli anfibi, i rettili, i mam-miferi e le piante. Nei sottoparagrafi successivi

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

si analizzano due articoli che dimostrano, con me-todi differenti, una buona correlazione fra la ric-chezza specifica dei lepidotteri e degli uccelli (ognivolta che nel testo si fa riferimento a un censi-mento di uccelli si considerano solamente le spe-cie nidificanti). In particolare, il lavoro di Wiliams(1998) valuta l�efficacia di una rappresentazionegrafica per descrivere la distribuzione dell�abbon-danza di specie. Heremy e Cornelis (2000) pro-pongono un metodo più articolato per monito-rare la biodiversità all�interno di un parco urba-no: affrontano la complessità dell�argomento sot-to due aspetti, le unità ambientali e la ricchezzaspecifica. Per ognuno di questi due livelli, i risul-tati sono sintetizzati da un indice che permettedi confrontare situazioni analoghe. Infine, un la-voro condotto in Nuova Zelanda dimostra comela comunità vegetale possa essere un buon indi-catore di biodiversità per gli invertebrati e in par-ticolare per i coleotteri autoctoni.

3.2.1 I Cicindelidi, un indicatore utile per stu-diare la biodiversitàIn: Pearson, D. L. & F. Cassola. 1992. World-widespecies richness patterns of tiger beetles (Cole-optera: Cicindelidae): Indicator taxon for biodi-versity and conservation studies. ConservationBiology, 3: 376-390.

La maggioranza degli indicatori utilizzati inecologia sono vertebrati e soprattutto si tratta dispecie che suscitano particolare interesse. Gli in-setti costituiscono circa l�80% delle specie anima-li conosciute e il numero di estinzioni causate dal-l�uomo è probabilmente il più alto rispetto a ognialtro gruppo di organismi. È molto importantequindi testare l�utilizzo di questo taxon permonitorare la biodiversità. Il lavoro realizzato daPearson e Cassola dimostra nei dettagli come lafamiglia dei Cicindelidi possieda tutte le più im-portanti caratteristiche per essere utilizzata come

indicatore di biodiversità a livello geografico re-gionale. I principali criteri secondo i quali un taxonpuò essere considerato un indicatore di biodiver-sità sono:� L�inquadramento tassonomico di un indicato-

re deve essere chiaro e stabile nel tempo perclassificare con facilità le popolazioni. Il primorequisito per un efficace indicatore è che il suoinquadramento tassonomico sia definito e uni-versalmente riconosciuto. Per testare questa ipo-tesi gli autori sono risaliti a cinque fra i più re-centi lavori di revisione tassonomica dei Cicin-delidi riguardanti il genere Cicindela australia-no e indiano, l�intera famiglia in Nuova Guinea,nelle isole di Sumatra e di Celebes. Fra le 406specie sottoposte a revisione, solamente 11 sonorisultate coinvolte in problemi di omonimia, unapercentuale di poco superiore al 2% e molto vi-cina a quella riscontrata in un lavoro analogocondotto sugli uccelli che sono il gruppo tasso-nomico riconosciuto generalmente come il piùstabile.

� Un buon numero di ricerche di base deve in-quadrare con precisione l�ecologia e la biologiadi un indicatore. Per verificare se le conoscenzesulla biologia di base dei Cicindelidi siano suf-ficienti sono stati ricercati e contati gli articoliscientifici pubblicati in tutto il mondo in meritoa questa famiglia. Il risultato è stato di ben 909articoli di cui un�alta percentuale fornisce infor-mazioni sull�ecologia e il ciclo biologico di di-verse specie.

� Il campionamento delle popolazioni e la mani-polazione degli individui devono essere sem-plici, i metodi utilizzati devono essere standar-dizzabili. È essenziale che un buon indicatoregarantisca un censimento efficace in tempi con-tenuti; un esperimento relativo allo sforzo dicampionamento è stato condotto in sette diversearee, ognuna delle quali sede di approfonditi

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

studi sui Cicindelidi per almeno cinque anni.Sono state contate le specie contattate durantele prime 50 ore di lavoro sul campo in periodiritenuti ideali per avvistare gli adulti, quindiè stato stimato il risultato raggiunto dopo al-tre 200 ore e, infine, dopo ben 5000 ore. I ri-sultati hanno dimostrato che le prime 50 oredi campionamento sono indubbiamente le piùefficaci, perché permettono di identificare unapercentuale variabile fra il 78 e il 93% dei Ci-cindelidi in ognuno dei siti. Durante le suc-cessive 2000 ore è stato scoperto un massimodi cinque nuove specie, sempre rare o ritrova-te ai margini dell�areale di distribuzione. An-che il tempo necessario per addestrare perso-nale inesperto a censire i Cicindelidi è partico-larmente breve. In solo quattro ore uno stu-dente può imparare a identificare il 90% dellespecie reperibili in una fascia di foresta equa-toriale, mentre sarebbero necessari alcuni anninel caso degli uccelli e qualche mese per le far-falle.

� Il taxon, per essere utilizzabile universalmen-te, deve avere una distribuzione geograficaestesa per permettere anche confronti e pro-getti di monitoraggio e ricerca. Lo strumentoutilizzato dagli autori per verificare la distri-buzione dei Cicindelidi è stato un conteggio,

mediante una rassegna di tutte le pubblicazionisu scala locale o regionale, delle specie presen-ti in ogni parte del mondo. È stato quindi cal-colato il numero di chilometri quadrati per spe-cie e di endemismi in ogni Paese; inoltre perogni regione biogeografica è stato stimato il nu-mero delle specie conosciute.

� Ogni popolazione deve essere specializzataall�interno di un habitat ristretto e deve esseresensibile a ogni sua alterazione. Le esigenze eco-logiche di un buon indicatore devono esserealtamente specifiche: ciò serve a renderlo sen-sibile a ogni possibile alterazione dell�habitat.Molte ricerche hanno evidenziato fra i Cicin-delidi una ridotta capacità di adattamento siada parte delle larve sia da parte degli individuiadulti. Fra le 151 specie appartenenti al sub-continente indiano solamente una ha la capa-cità di colonizzare diversi tipi di habitat; moltealtre osservazioni analoghe sono state effettuatein diverse regioni geografiche.

� I modelli di distribuzione di un indicatore dibiodiversità devono essere correlati con quellidi altri taxa. In particolare, la famiglia dei Ci-cindelidi può essere utilizzata come indicatoredi biodiversità perché presenta una correlazio-ne significativa con il numero di specie di uc-celli nidificanti e di farfalle censite in America

Sono una famiglia di coleotteri strettamente affine ai Carabidi, dalla quale differiscono perla posizione delle antenne e per la mancanza delle caratteristiche strie sulle elitre.Questi insetti amano stare sul terreno esposto al sole e sono, grazie alle lunghe zampe,buoni corridori. Sono dotati di ali ma volano solamente per brevi distanze, soprattutto comecomportamento per sfuggire ai predatori.Sia gli adulti che le larve sono carnivori; le larve hanno un particolare comportamento dipredazione: scavano delle piccole gallerie verticali dentro alle quali attendono il passaggiodelle prede.Amano vivere in terreni soffici e ben drenati nei quali sia facile scavare.

I Cicindelidi

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

settentrionale e in Australia. Questo dato è sta-to desunto da una ricerca bibliografica.

� Il taxon deve includere specie che abbiano im-portanza dal punto di vista economico, scienti-fico o sociale. Un crescente interesse economi-co si sta sviluppando nei confronti dei Cicinde-lidi: si tratta infatti di predatori capaci di con-trollare le popolazioni di parassiti della piantadel riso, coltivazione importantissima in mol-tissime regioni.

3.2.2 Individuare le regioni più importanti perla conservazione della biodiversità è un meto-do per assegnare le priorità di conservazioneIn: Bibby, C. J. & N. J. Collar. 1992. Putting biodi-versity on the map: priority areas for globalconservation. International Council for Bird Pre-servation (ICBP), Cambridge. 90 pp.

La salvaguardia della biodiversità è uno degliscopi prioritari della conservazione; è quindi es-senziale individuare le regioni più ricche di di-versità biologica e quelle maggiormente minac-ciate per riuscire a intervenire con tempestivedecisioni politiche.

È stato, per esempio, calcolato che, per quantoriguarda i Papilionidi e le piante superiori, il 70%della biodiversità è concentrata in soli 12 Paesi;naturalmente sarà data priorità alla conservazio-ne degli ecosistemi che racchiudono straordina-rie varietà di forme di vita.

Questo progetto dell�ICBP ha approfonditol�analisi valutando quali sono le aree che racchiu-dono la maggiore percentuale di specie endemi-che, ovvero di tutte quelle specie che hanno unadistribuzione inferiore ai 50.000 km2. Sono pro-prio queste regioni che conservano la componen-te più vulnerabile della biodiversità.

Gli uccelli possono aiutarci a individuare le areealle quali attribuire priorità di conservazione gra-zie a tre caratteristiche:

� sono ampiamente distribuiti e differenziati inogni regione del mondo;

� si trovano in ogni tipo di habitat e di fasciaaltitudinale;

� hanno una tassonomia e una distribuzione geo-grafica documentata dettagliatamente che per-mette verifiche e confronti su scala globale.Un�ampia indagine ha evidenziato che il 27%

degli uccelli, per un totale di 2609 specie, ha unareale di distribuzione inferiore alla soglia stabi-lita di 50.000 km2 e può quindi essere definito unendemismo. Un�ulteriore analisi ha individuatotutte le 221 regioni che ospitano due o più specieendemiche, classificandole come EBA. Oltre il95% delle specie con un areale ristretto nidificain queste EBA.

Le EBA sono presenti nell�intero Pianeta, ma laloro distribuzione geografica è estremamenteineguale: per esempio, l�America meridionale necontiene ben 55, mentre l�America settentriona-le solamente 1. Le regioni più ricche di endemi-smi sono: la fascia atlantica della foresta amaz-zonica, le foreste pluviali nella parte orientale delMadagascar, le catene montuose del Camerun,la catena himalaiana orientale, Luzon e Mindoronelle Filippine, alcune regioni dell�Indonesia, leHawaii e le isole Marchesi.

L�aspetto più significativo di questa ricerca è sta-ta la capacità di dimostrare che la distribuzionedelle specie endemiche di uccelli ha una signifi-cativa concordanza con la distribuzione di anfi-bi, rettili, mammiferi e piante. Le EBA sono quindiimportanti per la conservazione non solo degliuccelli, ma della biodiversità nel suo complesso.

Purtroppo le decisioni riguardanti la gestionedel territorio non sempre si basano sulle prioritàdi conservazione. Un esempio significativo è ladistribuzione delle aree protette in Messico: inquesto Paese ci sono 81 parchi con una superfi-cie superiore a 1000 ettari, ma almeno 5 impor-

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

Figura 3.1 � Apatura ilia, specie con tendenze igrofile particolarmente legata ai boschi di pioppi.Distribuzione centrosettentrionale in Italia.

tanti EBA, su un totale di 14, non godono di nes-sun tipo di protezione. Le rimanenti 9 EBA sonosalvaguardate solamente per una percentuale in-feriore al 6% dell�estensione, fatta eccezione perl�isola di Guadalupe.

3.2.3 Elaborazione di un metodo grafico perrappresentare la distribuzione della biodiver-sitàIn: Wiliams, P. H. 1998. Biodiversity indicators:graphical techniques, smoothing and searchingfor what makes relationship work. Ecography,21/5: 551-560.

Le conoscenze sulla ricchezza e sulla distribu-zione della biodiversità sono scarse e soprattut-to disomogenee dal punto di vista geografico.La Gran Bretagna è indubbiamente una regioneparticolarmente fortunata per quanto riguardala conoscenza di base sulla distribuzione di nu-

merose specie, grazie allo sforzo compiuto dairicercatori, ma anche da un notevole numero diappassionati naturalisti che forniscono una co-spicua quantità di dati al Biological RecordsCentre (BRC). Già nel 1997 Prendergast edEversham avevano georeferenziato i dati sulladistribuzione di uccelli, lepidotteri e odonati uti-lizzando una griglia che divideva la Gran Breta-gna in quadranti di 10 km per lato. All�interno diognuna delle celle individuate è stato calcolato ilcoefficiente di correlazione fra il numero di spe-cie di due taxa. La stessa operazione è stata poiripetuta nelle ventiquattro celle circostanti, de-scrivendo una superficie complessiva di 2500km2. I risultati sono stati visualizzati medianteuna tecnica cromatica: partendo da due valori didensità è stato ottenuto un coefficiente di corre-lazione, espresso a livello cartografico da una to-nalità sulla scala del grigio. Questo lavoro forni-

Brun

o Va

lenti

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56

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

per arrivare alla diversità specifica delle farfalle.

3.2.4Studio sulla distribuzione di uccelli e far-falle in un ambiente di prateriaIn: Swengel, A. B. & R. S. Swengel. 1999. Correla-tion in abundance of grassland songbirds and prai-rie butterflies. Biological Conservation, 90: 1-11.

Le praterie americane hanno subito, dall�arrivodei coloni fino ai giorni nostri, una continua tra-sformazione in favore di terreni agricoli ed è sta-to stimato che circa il 99% delle essenze vegetaliautoctone si sia perso durante queste radicalimodificazioni del territorio. Naturalmente que-sto pesante impoverimento della flora ha causa-to estinzioni e importanti cambiamenti nelle strut-ture delle comunità animali sia fra i vertebrati chefra gli invertebrati. Per molti taxa sono decisamen-te limitate le conoscenze di base sulla ricchezzadi specie e sulla distribuzione geografica, mentreper quanto riguarda gli uccelli e le farfalle unabuona quantità di dati è assicurata dal lavoro diprofessionisti e appassionati.

Uno studio condotto in diversi Stati dell�Ame-rica settentrionale ha permesso di raccogliere, frail 1992 e il 1997, in 109 aree di studio dati sullepopolazioni di numerose specie di lepidotteri (fi-gura 3.1) e su tre specie di uccelli nidificanti inambienti di prateria (Ammodramus henslowii,Ammodramus savannarum e Spiza americana). Lespecie di farfalle per le quali è stato raccolto unnumero sufficiente di osservazioni sono state sud-divise in quattro categorie ecologiche: la primacomprende quelle specializzate, adattate a vive-re esclusivamente in ambienti ricchi di essenzevegetali autoctone; nella seconda invece sono rag-gruppate tutte le specie di prateria meno esigen-ti, capaci di sopravvivere in ogni tipo di prateria,da quella più integra a quella più degradata; laterza racchiude le specie generaliste che sonoampiamente distribuite in diversi tipi di habi-

sce informazioni in merito a come, conoscendola ricchezza di specie in un gruppo, si possanoricavare dati in merito a un altro gruppo tasso-nomico.

Una seconda rielaborazione grafica deglistessi dati è stata effettuata da P. H. Wiliamsnel 1998, con lo scopo di relazionare le singo-le celle, e quindi le diverse regioni geografi-che, con l�andamento generale a livello nazio-nale. In questo caso sono state realizzate del-le mappe con due colori distinti, blu e verde,che visualizzassero la ricchezza di specie didue taxa differenti. Le diverse densità sono stateclassificate in dieci classi di valori compresi frala minima e la massima densità osservate. Ana-lizzando questi nuovi risultati, si possono distin-guere pochi quadranti saturati di blu o di verde,all�interno dei quali uno dei due taxa è presentecon un numero superiore di specie, e una gran-de maggioranza di aree in cui i colori si bilancia-no. Dai grafici è possibile quindi osservare unabuona correlazione a livello nazionale. Le diffe-renze più significative distinguono le regionisettentrionali da quelle meridionali: mentre anord c�è una prevalenza di uccelli, le farfallesono più abbondanti a sud; queste distribuzio-ni trovano sicuramente una spiegazione nelledifferenze climatiche che favoriscono taxa conesigenze meteorologiche distinte (temperatura,piovosità ecc.). In altre regioni che deviano dal-l�andamento nazionale è possibile che siano stateeffettuate delle sottostime durante i censimenti.In conclusione, tutte le correlazioni sono risulta-te significative e quindi uccelli, farfalle o libellulepossono essere utilizzati come indicatori dellaricchezza di specie per le altre due classi. Un ul-teriore dettaglio può essere ottenuto utilizzandoalcune famiglie di lepidotteri per ricavare infor-mazioni sull�intera classe di appartenenza, op-pure partendo dalla ricchezza di uccelli insettivori

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

tat; nella quarta infine sono inserite le specieinvasive che non hanno popolazioni residenti du-rante l�intero arco dell�anno. L�analisi finale deidati raccolti ha permesso di rilevare una strettacorrelazione fra il numero di uccelli nidificantidelle tre specie considerate e le farfalle apparte-nenti al gruppo specializzato, presenti solo dovele praterie sono ancora caratterizzate dalla floraoriginaria. Nessuna relazione statistica è stataevidenziata invece per le farfalle appartenentiagli altri gruppi, poiché la loro distribuzione nonè vincolata alla presenza di ambienti ben con-servati, ricchi di specie erbacee autoctone.

In conclusione, anche taxa molto distanti fra diloro possono essere legati alle medesime esigen-ze ecologiche e, grazie alle correlazioni eviden-ziate, è possibile utilizzare alcune specie di uccel-li, ampiamente studiate e censite, come indicato-ri della presenza di un gruppo definito di farfal-le. La ricerca scientifica e gli sforzi conservazioni-stici rivolti ad alcune specie di vertebrati sonospesso molto importanti per conoscere e proteg-gere numerosi taxa di invertebrati e vegetali; perquesto si può parlare di specie ombrello utilizza-te per la conservazione di interi habitat.

3.2.5 Messa a punto di un metodo per monito-rare la biodiversità nei parchi urbani utilizzan-do un insieme di indicatoriIn: Heremy, M. & J. Cornelis. 2000. Towards amonitoring method and a number of multifacetedand hierarchical biodiversity indicators for urbanand suburban parks. Landscape and urbanplanning, 49: 149-162.

La biodiversità urbana può essere sorprenden-temente ricca, in particolare all�interno di giardi-ni, parchi o aree verdi. Questo lavoro ha lo scopodi sperimentare un metodo per il monitoraggiodella diversità biologica affrontando due aspettiin particolare: la ricchezza di specie e la comples-

sità degli habitat. Mancano infatti degli studi dibase sulle strategie da utilizzare per valutare labiodiversità in ambiente urbano e le motivazionisono da ricercare nel recente utilizzo degli indi-catori di biodiversità, un concetto giovane chedeve essere ancora approfondito, e nella comples-sità del verde urbano, costituito da un mosaicodi ambienti eterogenei con funzioni molto diffe-renti, fra le quali la conservazione è stata per lun-go tempo sottovalutata.

Due linee di lavoro sono state individuate persviluppare i due aspetti della biodiversità.

3.2.5.1 Analisi delle unità ambientaliÈ stata elaborata una lista dettagliata di tutte lepossibili componenti ambientali che contribuisco-no a realizzare diversità biologica, presenti in unparco urbano della Fiandra Occidentale. Ogni ele-mento è stato definito con chiarezza affinché que-sta lista sia utilizzabile come strumento standar-dizzato, senza possibilità di incomprensioni du-rante i rilievi sul campo. Per misurare la funzio-ne delle diverse unità del paesaggio è stata effet-tuata una suddivisione in elementi: puntiformi,espressi in semplici numeri; lineari, di cui è statamisurata la lunghezza; planari, di cui è stata mi-surata la superficie. L�individuazione e la misuradelle unità ecosistemiche può avvenire median-te dirette osservazioni sul campo oppure utiliz-zando delle fotografie aeree; in seguito si calcolala percentuale occupata da ogni elemento all�in-terno del parco urbano.

L�indice di biodiversità di Shannon-Wiener (H)è stato scelto per esprimere la diversità delle uni-tà ambientali:

dove:s è il numero totale delle unità;

H = - ΣS

i=1

ni

Nni

Nln

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Tabella 3.2 - Applicazione del metodo di Heremy e Cornelis al parco di Loppem (Belgio, FiandraOccidentale).

Unità ambientali Numero di categorie Indici di diversità (H)

Indici di saturazione(S)

Elementi planari 14 1,75 50,4%

Elementi lineari 13 2,15 73,0%

Elementi puntiformi 4 0,68 42,0%

Totale 31 1,78 58,8%

Taxa Numero di specieIndici di diversità

(H)Indici di saturazione

(S)

Piante vascolari 134 3,23 �

Lepidotteri 9 11,2

Anfibi 3 � 23,1

Uccelli nidificanti 36 � 21,3

Spl è l�indice di saturazione per gli elementiplanari,Sli è l�indice di saturazione degli elementi lineari;Spu l�indice di saturazione per gli elementipuntiformi;npl è il numero di elementi planari;nli il numero di elementi lineari;npu il numero di elementi puntiformi;nt il numero totale di elementi.

3.2.5.2 Analisi della diversità specificaUn inventario di tutte le specie presenti in un�areaè un�impresa improponibile anche all�interno diun parco urbano di dimensioni contenute, permancanza di tempo, di risorse e di competenza.Quattro taxa quindi sono stati selezionati comeindicatori della biodiversità: le piante vascolari, ilepidotteri, gli anfibi e gli uccelli nidificanti. Lascelta è stata guidata dal fatto che ogni grupposelezionato, essendo noto e apprezzato dai citta-dini, ha un sicuro impatto sull�opinione pubblica.

ni è l�area, la lunghezza o il numero della i-esimaunità ecosistemica;N è l�area, la lunghezza o il numero totale delleunità nel parco.

È stato calcolato anche l�indice massimo di di-versità raggiungibile con le categorie prescelte(Hmax).

Questo valore servirà come riferimento perconfrontare i valori di H calcolati in ogni parco: èpossibile infatti calcolare l�indice di equiriparti-zione (S):

L�indice totale di saturazione (St), valutato perogni unità ambientale, è una media pesata deitre indici separati:

dove:

S = HHmax

St=

Splnpl+Slinli+Spunpu

nt

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

Figura 3.2 � Hyla intermedia (raganella italica), specie particolarmente sensibile alle variazioniambientali.

Figura 3.3 � Merops apiaster (gruccione), specie nidificante in Lombardia legata soprattutto agliambienti idrofili.

Brun

o Va

lenti

Brun

o Va

lenti

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Le piante vascolari costituiscono un elementofondamentale dell�architettura del paesaggio eoffrono un�ampia gamma di nicchie ecologicheper gli animali. Inoltre il valore botanico di moltiparchi urbani è considerevole. Il lungo ciclo bio-logico della maggior parte degli alberi li rendepoco adatti a rispondere con rapidità alle varia-zioni dell�ambiente; questo è indubbiamente unosvantaggio per un indicatore che può essere su-perato affiancandolo ad altri taxa per il monito-raggio della biodiversità.

I lepidotteri hanno cicli vitali molto brevi e diconseguenza rispondono con prontezza ai cam-biamenti nella struttura ambientale e nella comu-nità vegetale. La loro tassonomia è stabile e bendefinita, il monitoraggio è semplice ed economi-co; infine, l�utilizzo di invertebrati come indica-tori è una scelta attualmente molto accreditata.

Gli anfibi (figura 3.2) sono molto sensibili alle va-riazioni ambientali e attraverso il loro studio è pos-sibile descrivere le qualità di habitat terrestri eacquatici all�interno di un parco. Indubbiamentela presenza di uno specchio d�acqua è un elemen-to caratterizzante del paesaggio all�interno di ungiardino che necessita di specifici indicatori.

Gli uccelli (figura 3.3) riassumono una serie diesigenze che caratterizzano molto bene la fisio-nomia del parco urbano: età e struttura della ve-getazione, tranquillità, gestione del sottobosco,eterogeneità degli habitat. Sono facilmente iden-tificabili attraverso osservazioni dirette e censi-menti al canto e non comportano problemi di clas-sificazione. Infine, la comunità ornitica contieneun elevato numero di specie situate a livelli elevatidella catena alimentare.

Il Parco municipale di Loppem (Belgio, FiandraOccidentale), esteso su 25 ettari nei pressi di un ca-stello neogotico, è stato interessato da un progettodi studio sulla biodiversità condotto secondo lemetodologie precedentementedescritte (tabella 3.2).

L�applicazione di tale metodo consente di de-scrivere la biodiversità all'interno di un�area ver-de urbana in modo oggettivo, standardizzato eripetibile. Può quindi essere utilizzato come unostrumento per monitorare la ricchezza degli ha-bitat e delle specie all�interno di un progetto digestione e conservazione. Tuttavia è inadatto allasituazione italiana perché nel nostro Paese la bio-diversità è maggiore per ragioni climatiche.

3.2.6 Studio della diversità vegetale me-diante il censimento delle specie autoctonedi invertebratiIn: Crisp, P. N. , K. J. M. Dickinson & G. W. Gibbs.1996. Does native invertebrate diversity reflectnative plant diversity? A case study from NewZealand and implications for conservation.Biological Conservation, 2: 209-220.

Il più importante programma per la conserva-zione degli ecosistemi in Nuova Zelanda si chia-ma �Protected Natural Areas Programme� e halo scopo di identificare e proteggere le aree piùrappresentative della diversità ecologica, speci-fica e genetica.

Questa ricerca ha lo scopo di verificare se è cor-retto affermare che, negli ambienti in cui la vege-tazione è rappresentata in prevalenza da specienative, si sono conservate popolazioni consistentidi specie native fra gli invertebrati (figura 3.4). Sitratta, infatti, di un criterio ampiamente utilizza-to nella selezione delle aree protette, ma raramen-te testato da un progetto sperimentale.

In concreto gli autori hanno selezionato settedifferenti ambienti, confrontando in ognuno diessi la proporzione di specie native e introdottefra la vegetazione e la popolazione di coleotteri.

Il paesaggio naturale dell�area di studio è statosuddiviso nelle seguenti categorie:�ambiente in cui la specie dominante è Ulex eu-

ropaeus (ginestrone): costituisce uno strato molto

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Capitolo 3 INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

fitto e le specie erbacee che crescono al di sottosono per lo più introdotte dall�uomo;

� prateria: è presente un�ampia varietà di speciealloctone;

� zona cespugliata: ambiente caratteristico dellaNuova Zelanda in cui sono presenti soprattut-to specie autoctone;

� zona umida: caratterizzata da una vegetazio-ne ricca di specie native;

� zona bruciata: lo strato erbaceo è costituito so-prattutto da specie introdotte, mentre la fasciadei cespugli rappresenta la vegetazione origi-naria;

� boscaglia orientale e occidentale: ambiente incui sono predominanti le specie autoctone.Per quantificare la presenza di specie introdot-

te e native in ogni comunità vegetale, sono statemisurate presenza e abbondanza di ogni specieall�interno di quadrati, scelti casualmente in ognitipo di ambiente, di 35, 5 o 2 metri per lato. Icoleotteri invece sono stati censiti utilizzando del-

le trappole a caduta distribuite su tutta l�area distudio. I risultati hanno permesso di dividere tut-te le tipologie ambientali in due principali cate-gorie: la prima è quella in cui le specie vegetalidominanti sono autoctone e comprende la bo-scaglia orientale e occidentale, la zona umida equella cespugliata.

La seconda invece raggruppa la prateria, lazona bruciata e quella in cui domina Ulex euro-paeus; in altre parole tutti gli ambienti in cui sonopresenti in maggioranza specie introdotte dal-l�uomo.

Nelle trappole a caduta sono state raccolte 150diverse specie di coleotteri fra cui con certezza114 sono state riconosciute autoctone e 13 allocto-ne;per quanto riguarda le specie rimanenti nonè stato possibile un riconoscimento sicuro. I datiraccolti hanno evidenziato una chiara preferen-za dei coleotteri originari della Nuova Zelandaper le aree più naturali. Infatti, in tutti gli ambien-ti modificati dall�uomo:

Figura 3.4 � Carabus clathratus, coleottero appartenente alla famiglia dei Carabidae, legato agliambienti palustri. Distribuzione appenninica centrosettentrionale in Italia.

Stefa

no Z

oia

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

�solo il 47% degli insetti campionati è autoctono;�nella prateria e fra Ulex europaeus la percentua-

le di coleotteri autoctoni è molto bassa;�è stato rinvenuto solamente il 9% delle specie

endemiche;�solo 3 delle 20 specie native campionate sono

rappresentate da più di 5 individui;�la comunità di coleotteri è molto differenziata

nei diversi ambienti.Al contrario, nelle aree caratterizzate in preva-lenza da vegetazione autoctona:�i coleotteri catturati sono soprattutto apparte-

nenti a specie autoctone;

�c�è una consistente somiglianza fra le specie cat-turate nei diversi ambienti;

�l�unico coleottero alloctono presente con popo-lazioni abbondanti è uno stafilinide (Atheta sp.).In conclusione, è stato verificato che le specie

vegetali originarie della Nuova Zelanda sono unbuon indicatore di biodiversità per i coleotteriautoctoni. Selezionando le aree naturali protettein base alla struttura della vegetazione, si posso-no conservare anche ricche popolazioni di inver-tebrati. L�assunto iniziale è stato quindi confer-mato e può essere utilizzato per la gestione delterritorio e la conservazione della biodiversità.

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Capitolo 4

Metodi di censimentoutilizzati per ogni taxon

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.1 � Esempio di trappola a caduta utilizzata per il censimento degli invertebrati terrestri.

Mon

ica L

azza

rini

Questo capitolo ha lo scopo di proporre deimetodi concreti di lavoro per lo studio dellabiodiversità in ambiente urbano. Si tratta ditecniche sperimentate e standardizzate nel-l�ambito di una ricerca, svolta nella città diPavia, che verrà descritta in modo più detta-gliato nel Capitolo 5. Diversi taxa sono staticensiti e per ognuno di essi è stata verificatal�efficacia come indicatore di biodiversità. Fratutti sono risultati utili per descrivere la bio-diversità cinque taxa differenti: lepidotteridiurni, coleotteri Carabidi e coleotteri Stafili-nidi, ragni e uccelli. Nei paragrafi che seguo-no saranno fornite tutte le informazioni es-senziali per avviare e condurre uno studiosulla biodiversità in ambiente urbano, utiliz-zando questi specifici bioindicatori. Sarannoindicati i metodi di censimento (figura 4.1), i

tempi di ogni fase della ricerca, il materialenecessario , gli specialisti a cui rivolgersi e labibliografia da consultare.Una fase importante del lavoro, preliminarea tutti i censimenti, è l�individuazione dellearee che saranno oggetto di studio. All�inter-no del territorio urbano è opportuno sceglie-re un numero statisticamente adeguato diaree verdi in cui effettuare il monitoraggiodella biodiversità. I criteri adottati per questaselezione possono essere diversi, ma princi-palmente dovranno essere monitorati tutti iparchi e gli spazi verdi più significativi perestensione, ubicazione, struttura, motivi sto-rici e culturali. Per avere un riferimento piùdettagliato e concreto si rimanda al Capitolo5 dove viene descritta la ricerca sulla biodi-versità nella città di Pavia.

Premessa

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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4.1 Descrizione dei cinque taxa utilizza-bili come indicatori di biodiversità e deimetodi di censimento

4.1.1 I lepidotteriLe farfalle sono sicuramente gli insetti più apprez-zati e conosciuti; formano l�ordine dei lepidotteriche comprende circa 165.000 specie classificatefino ad ora. La parola lepidotteri ha origini gre-che e significa �ali ricoperte di scaglie�: questainfatti è la principale caratteristica che accomunatutte le farfalle. Un altro elemento significativo

di questo taxon è la specializzazione raggiuntadall�apparato boccale che va a formare unaspirotromba. Comunemente le numerose specieappartenenti a questo ordine vengono divise infarfalle e falene (tabella 4.1); non esiste però unacorrispondente e rigorosa classificazione tasso-nomica e nemmeno una precisa caratteristica chepermetta di individuare con facilità le due cate-gorie. Tutte le specie di farfalla europea (figura4.2) e la maggior parte delle specie extraeuropeehanno antenne clavate, da cui deriva il nomeropaloceri (dal greco ropalo- �clava� e cero- �an-

Figura 4.2 � Satyrium pruni, specie strettamente legata alla presenza di Prunus spinosa. In Italia èpresente con una sola popolazione localizzata nelle regioni settentrionali (Parco del Ticino).

Tabella 4.1 � Caratteristiche distintive di farfalle e falene.

Euge

nio

Bales

traz

zi

Caratteristiche Farfalle Falene

Antenne clavateclavate, a uncino, piumate, filiformi, dentellate, seriate,

fusiformi �Frenulo generalmente assente presentePosizione di riposo ali verticali ali abbassate lungo il corpoColorazione generalmente vivace generalmente scuraPeriodo di attività generalmente diurno generalmente notturno

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.3 � Disegno schematico di un lepidottero.

tasselli, ma la percezione dei movimenti e dei co-lori ha una grande precisione. Molte farfalle pos-siedono anche un paio di ocelli, con una struttu-ra assai più semplice, importanti per regolare lafunzionalità degli occhi composti. Un altro im-portante organo di senso posizionato sul caposono le antenne, che possono avere forme diver-se (figura 4.4), ma che in ogni caso servono per lapercezione di stimoli tattili e chimici. Sono strut-turate in tanti piccoli segmenti e completamentericoperte da organi sensoriali capaci di riceveresegnali chimici, olfattivi e meccanici. Le antennesono divise in tre parti principali: lo scapo che è ilsegmento più lungo articolato con il capo, un cor-to pedicello e infine il flagello.

Le farfalle si nutrono di liquidi e principalmen-te di nettare; l�apparato boccale si è quindi evolu-to in una struttura molto simile a una proboscidechiamata spirotromba. Le mascelle si sono uniteper formare un sottile canale, lungo circa come ilcorpo dell�insetto, che quando non viene utiliz-zato può essere arrotolato sotto il capo. Alcunilepidotteri non possiedono la spirotromba e allostadio adulto non si nutrono, ma la maggior par-te delle farfalle è attirata dai fiori colorati (soprat-tutto rossi, viola o blu) e profumati sui quali cer-cano il nettare. Altre fonti di nutrimento impor-tanti sono le secrezioni zuccherine prodotte da-gli afidi, la frutta molto matura o addirittura mar-cia, liquidi ricchi di sali come l�urina o il sudore.Sia le ali che le zampe sono appendici del torace,peloso e diviso in tre parti disomogenee: proto-race, mesotorace e metatorace.

Le sei zampe possono essere di dimensioni di-verse: per esempio nei Ninfalidi quelle anteriorisono atrofizzate e alcune specie portano un picco-lo sperone sulla tibia, chiamato epifisi, utilizzatoper ripulire le antenne o la spirotromba. Le farfal-le hanno due paia di ali membranose di cui quelleanteriori hanno solitamente dimensioni maggio-

tenna�); le falene invece hanno antenne molto di-versificate e vengono chiamate anche eteroceri(dal greco etero- �diverso� e cero- �antenna�);purtroppo però alcune falene hanno antenne dal-la forma clavata, complicando notevolmente ladistinzione. Le ali delle falene sono generalmen-te mantenute unite durante il volo da un�appen-dice chiamata frenulo e solamente in una specieaustraliana fra le farfalle è stata osservata la stes-sa struttura. La posizione delle ali durante il ri-poso può essere un ulteriore particolare da os-servare: le farfalle solitamente le tengono unitein posizione verticale, mentre quelle delle faleneaccompagnano o avvolgono il corpo. Infine, lefarfalle hanno generalmente colori più vivaci eabitudini diurne.

4.1.1.1 Struttura del corpoLa struttura del corpo (figura 4.3) è organizzata,come per ogni altro insetto, in tre parti distinte:capo, torace e addome. La testa è piccola e arro-tondata, occupata in gran parte da due grossiocchi composti da migliaia di piccolissime lentichiamate omatidi. Ogni omatidio ha una super-ficie esagonale e un�indipendente fibra nervosa;l�immagine percepita dalle farfalle ha una risolu-zione limitata essendo strutturata in molteplici

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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ri. Le ali si muovono in modo solidale durante ilvolo grazie a un�appendice chiamata frenulo o aun�ampia superficie di sovrapposizione.

L�articolazione con il torace avviene attraversodue giunture e il movimento è realizzato da duepaia di muscoli molto potenti. Le venature sonostrutture importanti per il sostegno meccanicodella doppia membrana che costituisce ogni alae, grazie alle differenti disposizioni, permettonol�identificazione di alcune specie; inoltre lungodi esse scorre il sangue che porta nutrimento allecellule. Entrambe le superfici dell�ala sono rico-perte di piccolissime scaglie disposte in modoordinato e imbricato; col passare del tempo mol-te di queste scaglie vengono perse o logorate conconseguenze differenti in relazione alla specie.Alcune farfalle infatti perdono la capacità di ri-scaldarsi utilizzando i raggi del sole, altre hannodifficoltà nel volo. Le scaglie contengono queipigmenti che rendono così colorati e affascinantii lepidotteri: fra i più diffusi possiamo ricordare

le melanine, che producono colori scuri, e lepteridine, che ci appaiono rosse, gialle o arancioni.Le colorazioni brillanti o iridescenti non sono do-vute alla presenza di pigmenti, ma piuttosto allastruttura delle scaglie. I maschi possiedono an-che delle scaglie, chiamate androconie, specializ-zate nell�emissione di odori; queste hanno un ruo-lo fondamentale durante il corteggiamento: le far-falle sono infatti molto sensibili ai messaggi chi-mici e odorosi. L�addome è ricoperto da peli o sca-glie ed è suddiviso in dieci segmenti non sempredistinguibili con facilità. Nella parte terminalesono contenuti gli organi genitali che hanno unastruttura complessa spesso utilizzata per l�identi-ficazione tassonomica; i maschi hanno anche dueorgani copulatori poco evidenti.

4.1.1.2 Ciclo vitaleGli insetti vengono comunemente classificati inbase alla natura della loro metamorfosi: un picco-lo gruppo di specie prive di ali non subisce meta-

Figura 4.4 � Vari tipi di antenna: 1) filiforme; 2) piumata; 3) a forma di uncino; 4) clavata; 5) dentellata;6) seghettata; 7) di sfingide; 8) fusiforme.

1

6 7 8

2 3

5

4

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Gli insetti olometaboli hanno un modello di sviluppo basato su un cambiamento radicaledella struttura corporea chiamato metamorfosi. Il loro complicato ciclo vitale consente agiovani e adulti di avere nicchie ecologiche specializzate e ben distinte così da evitare che siinstauri un rapporto di competizione. Un determinato ambiente può così ospitare un numerodi individui appartenenti alla stessa specie più elevato di quanto sarebbe possibile se tutti glistadi di sviluppo occupassero la stessa nicchia ecologica.

Olometabolia

Figura 4.5 � Ciclo vitale di una farfalla: a) adulto; b) uovo; c) larva; d) crisalide.

morfosi e quindi gli individui adulti non differi-scono in modo significativo dalle larve. Gli emi-metaboli subiscono una metamorfosi semplice: icaratteri adulti vengono raggiunti gradualmen-te e, attraverso le mute successive, l�individuopassa attraverso più stadi ninfali fino a raggiun-gere l�aspetto e le dimensioni caratteristiche del-l�adulto. Infine sono olometaboli tutti gli insettiche attraversano una metamorfosi completa checonduce dagli stadi larvali all�adulto cambiandoradicalmente l�aspetto e l�ecologia dell�individuo.

Le farfalle appartengono a quest�ultimo grup-

po d�insetti che hanno un ciclo vitale assai com-plesso e attraversano quattro fasi distinte: uovo,larva (bruco), crisalide (pupa) e adulto (figura 4.5).

L�uovoLa femmina depone un numero di uova variabi-le fra alcune decine e alcune centinaia, sceglien-do accuratamente le specie vegetali che serviran-no come nutrimento alla larva non appena sischiuderanno le uova. La selezione delle piantenutrici su cui lasciare le uova avviene grazie aorgani sensoriali molto sensibili; inizialmente gli

c)

b)

a)

d)

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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adulti vengono attirati da colori specifici, in se-guito vengono ispezionati dettagli come la for-ma o la tessitura della foglia. Anche la percezio-ne di odori e stimoli chimici è fondamentale, cosìi tessuti vegetali vengono analizzati con ogni partedel corpo: tarsi, antenne, apparato boccale, ovo-positore �

Le dimensioni delle uova sono variabili non soloa livello interspecifico, ma anche all�interno dellastessa specie: ci possono essere significative dif-ferenze in relazione allo stato di salute e all�ali-mentazione della femmina. La colorazione cam-bia notevolmente durante le prime dodici oredalla deposizione, passando da tonalità piutto-sto sbiadite a colori più intensi, solitamente va-riabili fra il verde e il marrone, che permettonoall�uovo di mimetizzarsi. La forma può variarefra una specie e l�altra, ma rimane abbastanzacostante all�interno di una stessa famiglia: le strut-ture più ricorrenti sono quelle a botte, a cupola, aforma di birillo o di bottone.

Alcune specie depongono le uova sempre iso-late l�una dall�altra, come nel caso della cavolaiaminore, altre invece realizzano dei gruppi, chepossono essere anche molto numerosi, comecomportamento di difesa nei confronti di preda-tori e di piccoli parassiti.

La larvaLe larve dei lepidotteri non hanno strutture spe-cializzate nella rottura dell�uovo, escono rosic-chiando con le mascelle l�involucro che spessodiventa per loro anche un�importante fonte di saliminerali o di batteri simbionti essenziali per lasopravvivenza.

Generalmente, durante i primi giorni di vita, ibruchi sono tutti molto simili fra di loro, sia perquanto riguarda la colorazione sia per la morfo-logia del corpo; solamente dopo la prima mutacominciano a comparire tutti i caratteri tipici di

ogni specie. La larva di farfalla ha essenzialmen-te lo scopo di nutrirsi per crescere fino al momentodella metamorfosi. Tutto il suo corpo è quindi im-postato per svolgere questa funzione: il capo ètondo e diviso in due emisferi, su ogni emisferoci sono sei ocelli disposti a raggiera, capaci di di-stinguere solamente luci e ombre. Due piccolissi-me antenne sono la sede di numerosi recettorisensoriali che guidano il bruco nella scelta del cibo.Sotto la fronte si estendono due mandibole di for-ma quadrata che sono delle semplici placche cor-nee rivestite di denti sul lato interno. Le mascellesono grandi e a forma di cono; la loro funzione èla selezione del cibo e servono inoltre per tratte-nere i tessuti vegetali mentre il bruco mangia. Sullabbro inferiore si trova la filiera, un organo con-tenente due ghiandole salivari modificate per pro-durre la seta.

Il corpo è composto da tredici segmenti che van-no a formare un tubo flessibile; ogni anello pre-senta alcuni tubercoli con disposizione e formacaratteristiche di ogni specie. La superficie del cor-po inoltre può differenziarsi per le decorazioni,che possono variare con il succedersi delle mute,e per la presenza di setole o ciuffi di peli. A ognisegmento toracico è articolato un paio di zampe,molto più piccole e semplici di quelle dell�adulto,che non sono in grado di spostare il corpo. Dal-l�addome invece possono partire alcune paia difalse zampe, così chiamate perché sono più mor-bide e talvolta anche telescopiche poiché posso-no essere ritratte. La deambulazione del bruco av-viene proprio grazie a queste false zampe addo-minali dotate anche di uncini molto importantiper la presa a diversi tipi di superfici. Gli ultimisegmenti addominali sono modificati, general-mente a forma di cuneo.

L�alimentazione delle larve è basata quasi esclu-sivamente sul consumo delle parti più tenere dellefoglie escludendo quindi le venature; alcune spe-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

cie però si nutrono anche dell�involucro dei semio di alcune parti dei fiori. L�alimentazione di ognibruco è basata esclusivamente su un numero ri-stretto di piante nutrici che solitamente apparten-gono alla stessa famiglia; in qualche caso vieneselezionata un�unica specie vegetale. Questo è ilmotivo per cui gli adulti cercano con attenzionele essenze vegetali su cui deporre le uova. Alcunelarve si costruiscono un riparo all�interno del qualesi riposano oppure si nutrono, utilizzando fram-menti di foglie e seta; spesso è possibile trovaretele di notevoli dimensioni che ospitano una co-lonia di bruchi dal comportamento gregario.

I bruchi di molte specie appartenenti a diversefamiglie (la più nota è quella dei Licenidi) forma-no strette associazioni simbiotiche con le formi-che. Infatti le larve producono secrezioni zucche-rine di cui si nutrono le formiche, che a loro voltanon solo non divorano i bruchi, ma li proteggonoda altri potenziali predatori o parassiti. In alcunicasi trasportano il bruco all�interno del formicaiofornendogli un riparo fino al momento in cui si ècompletata la metamorfosi.

Il ritmo di attività dei bruchi è regolato dallatemperatura: quando essa scende al di sotto diun certo livello, le larve entrano in uno stato diquiescenza, diverso dall�ibernazione e dalla dia-pausa, che permette loro di superare l�inverno.Sebbene il bruco continui ad alimentarsi e quindia crescere, il suo resistente rivestimento esternonon è elastico e deve essere periodicamente so-stituito attraverso un processo chiamato muta oecdisi che si ripete quattro o cinque volte durantela vita larvale.

La muta finale è quella che segna il passaggiodal bruco alla crisalide.

La crisalideSpesso si pensa alla crisalide come a uno stadioquiescente poiché apparentemente non è attiva;

in realtà all�interno dell�involucro sono in attoimportanti processi metabolici per demolire i vec-chi tessuti e ricostruire quelli nuovi dell�adulto.Non appena il bruco ha completato la sua cre-scita, cessa di alimentarsi e va alla ricerca di unluogo adatto alla metamorfosi. In larga maggio-ranza le farfalle si impupano direttamente sullapianta nutrice e quindi non compiono particola-ri spostamenti. Una volta trovato il luogo adat-to, la larva si assicura a un supporto in uno o piùpunti; alcune specie, successivamente, costrui-scono degli astucci caratteristici utilizzando fo-glie o altro materiale vegetale oppure semplice-mente la seta. Terminata la fase preparatoria, lalarva diviene quiescente e iniziano i processi me-tabolici della metamorfosi che possono richie-dere periodi di tempo molto diversi: da pochigiorni ad alcuni mesi.

Il corpo della crisalide permette di intravederequelle che saranno le future appendici dell�adul-to: ali, zampe, antenne e talvolta anche gli occhi,anche se formano ancora un corpo compatto nel-la struttura della pupa.

La parte terminale del corpo viene chiamatacremastere ed è costituita da un gruppo di unci-ni, con morfologie differenti a seconda della spe-cie, che ha la funzione di tenere la pupa aggancia-ta al suo involucro di seta. Tutti i processi meta-bolici che avvengono durante lo stadio di crisali-de sono regolati dai corpora allata, due ghiandolesituate vicino al cervello che producono ormonigiovanili per tutta la durata della vita larvale.Quando viene sospesa la secrezione di questi or-moni le cellule dell�epidermide cominciano a pro-durre la cuticola pupale e da questo momento unprocesso complesso, regolato da diversi ormoni,permetterà alle gemme imaginali di svilupparsi edi dare origine ai tessuti e agli organi dell�adulto.

Le gemme imaginali sono dei piccoli pacchettidi tessuti presenti durante tutta la vita della lar-

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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RetinoGuide per il riconoscimento delle specieScatole per il trasporto degli insetti catturatiScheda e matita per annotare le osserva-zioni

Materiale occorrente per il censimentodelle farfalle

va; la presenza di ormoni giovanili impedisce peròche venga attivata la loro crescita. Le pupe si apro-no lungo una fessura che parte dalle spalle e se-gue il profilo delle ali: le prime parti del corpodell�adulto che escono dall�involucro sono quin-di il capo e il torace. L�insetto ormai adulto in-ghiotte dell�aria per gonfiare il proprio corpo e,con l�aiuto delle zampe, trascina anche l�addomefuori dall�astuccio. Le ali sono ancora inutilizza-bili durante questa fase di uscita dalla crisalide;prima che si asciughino e che si aprano comple-tamente l�insetto deve attendere qualche ora inun luogo assolato.

La farfallaLa vita della farfalla adulta può avere una duratamolto variabile compresa fra poche ore e alcunimesi, ma generalmente l�esistenza media di unindividuo adulto si aggira fra i quattro e i cinquegiorni. Ogni specie ha un habitat e un periodo divolo definiti; nelle regioni meridionali possonosusseguirsi diverse generazioni prolungandonotevolmente il periodo di volo. A quote elevateo nelle regioni più settentrionali, difficilmente unaspecie può essere presente con più di una gene-razione annuale.

4.1.2 Censimento dei lepidotteriPremessa essenziale a quanto verrà successiva-mente illustrato è la scelta di limitare lo studiodei lepidotteri ai soli ropaloceri, ossia a tutte quellespecie che vengono comunemente definite far-falle diurne. Estendere lo studio anche alle falenecomporta un aumento notevole dello sforzo dicampionamento, nonché l�insorgere di numero-si problemi legati principalmente alla difficoltàdi contattare e determinare tutte le specie. Un cen-simento delle farfalle non richiede necessariamen-te l�intervento di specialisti ed è possibile in bre-ve tempo addestrare del personale a svolgere

questo lavoro. Sono infatti disponibili in commer-cio delle guide di facile consultazione che raccol-gono tutte le specie europee.

Il materiale richiesto (figura 4.6) non è costosoed è facilmente reperibile sul mercato. L�attrez-zatura occorrente sul campo consta di un retinoper farfalle, con una rete a maglie molto sottili, emunito di un manico in metallo lungo circa 1,5m. Esistono in commercio retini smontabili in di-versi pezzi che sono facilmente trasportabili e simontano in tempi molto brevi.

La situazione ideale sarebbe quella di identifi-care le specie catturate direttamente sul campo:a questo scopo sono indispensabili una o piùguide con fotografie e disegni delle farfalle pre-sumibilmente presenti nell�area di studio. Nelcaso in cui il riconoscimento di alcune specie fos-

se particolarmente difficoltoso e richiedesseun�osservazione più dettagliata allo stereoscopiooppure l�intervento di uno specialista, è necessa-rio disporre di piccoli contenitori per il trasportodegli insetti. Infine, occorre preparare una sche-da su cui annotare tutte le osservazioni effettuatesul campo: il nome delle specie contattate, il nu-mero degli individui, la data e la località esatta diavvistamento ed eventuali note quali possonoessere le condizioni meteorologiche, il nome de-gli osservatori (nel caso in cui il censimento siacondotto da più persone), ogni altro tipo di in-formazione che può essere utile in una futurafase di analisi dei dati.

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.6 � Materiale necessario per il censimento dei lepidotteri.

4.1.2.1 Metodo di lavoroUna volta definita l�area nella quale cercare lefarfalle, bisogna scegliere dei percorsi che per-mettano di esplorare l�intera superficie, prestan-do particolare attenzione a non trascurare nes-suna tipologia ambientale. Per avere un quadrocompleto della comunità di lepidotteri non è suf-ficiente osservare con attenzione i prati, ma biso-gna considerare anche tutti gli altri elementi comei boschi, le zone cespugliate, le zone umide �Affinché il censimento sia completo non è suffi-ciente uscire una volta sola, ma bisogna ripeterele osservazioni, con frequenza mensile, da mar-zo a settembre. Questa procedura permette di con-tattare tutte le specie che spesso hanno periodi divolo differenti. Alcune specie come l�Anthocariscardamines, per esempio, si possono osservaresolamente all�inizio della primavera, la Apaturailia al contrario è presente solo in tarda primave-ra o durante l�estate.

I censimenti vanno sempre effettuati durantele ore più calde della giornata, quindi nella tarda

mattinata o durante le prime ore del pomeriggio,periodi in cui le farfalle sono maggiormente atti-ve. È importante anche selezionare con cura legiornate meteorologicamente più adatte per con-tattare le farfalle; meglio escludere quindi sia igiorni di pioggia sia quelli troppo ventosi, appro-fittando invece dei momenti in cui il cielo è sere-no e la temperatura mite.

A una prima rapida osservazione di una farfal-la in volo, le caratteristiche che appaiono per pri-me sono la traiettoria seguita e il tipo di volo.Questi sono sicuramente due importanti elementida considerare nell�identificazione della famigliae talvolta della specie di appartenenza. Per esem-pio, i Satiridi volano in linea retta ma con un�an-datura altalenante, i Pieridi hanno una traiettoriazigzagante, i Licenidi hanno un volo leggero edebole, Heteropterus morpheus, un esperide dallacaratteristica colorazione nella parte inferiore del-le ali, ha un volo saltellante così particolare darisultare inconfondibile. Purtroppo però non èsempre così facile raggiungere un�identificazio-

Mon

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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ne sicura delle specie con una semplice osserva-zione della farfalla in movimento.

Il retino è uno strumento utilissimo per cattu-rare le farfalle al fine di rilevare particolari deter-minanti quali le dimensioni, la colorazione e laforma delle ali. Una volta catturato l�insetto si puòprocedere alla sua identificazione osservando conla calma necessaria tutti i dettagli. Non appenaterminata l�identificazione è opportuno liberarela farfalla nello stesso posto in cui era stata cattu-rata. Solamente se diventa necessario un esamepiù accurato dell�esemplare è opportuno tratte-nere la farfalla.

Se si desidera conservarla in vita si può costrui-re una semplice scatola con un cilindro di carto-ne e due tappi di stoffa nera assicurati alle estre-

mità con degli elastici; altrimenti, se l�esemplaredeve essere conservato per tempi lunghi, è me-glio sopprimerlo comprimendo il torace e traspor-tarlo all�interno di una busta di carta in modo chenon si rovinino le ali.

Infine, tutte le osservazioni devono essere im-mediatamente annotate in una scheda predispo-sta alla raccolta di tutte le informazioni utili affin-ché non vengano dimenticati dati che potrebberorisultare preziosi durante la fase di elaborazione.

Si riporta un esempio di come è possibile im-postare la scheda in figura 4.7.

Tutti i dati raccolti sul campo devono essereinfine inseriti in un database che permetta di pro-cedere con le successive elaborazioni dei dati (fi-gura 4.8).

Figura 4.7 � Esempio di scheda di rilevamento per il censimento dei lepidotteri.

Figura 4.8 - Esempio di foglio elettronico da utilizzare per inserire i dati del censimento dei lepidotteri.

Data Località Specie Numero di individui Note

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

4.1.3 I CarabidiCostituiscono una famiglia appartenente all�or-dine dei coleotteri che solo in Italia conta 1300specie. La maggior parte di esse è attera, incapa-ce di volare e conduce una vita notturna neglistrati superiori del terreno (figura 4.9).

La forma del corpo è caratteristica e di facileidentificazione, soprattuttonegli individui di dimensio-ni maggiori (figura 4.10).

Sia gli adulti che le larvesono generalmente carnivori;i primi sono abili corridori e sispostano rapidamente sul ter-reno in cerca di prede, men-tre le seconde si muovono len-tamente sul suolo a caccia divermi, limacce e insetti. È sta-to calcolato che un carabideingerisce ogni giorno unaquantità di cibo corrisponden-te a tre volte e mezzo il pro-prio peso; si tratta quindi diinsetti estremamente impor-tanti in agricoltura per la lottabiologica contro i parassiti. Po-che specie hanno una nicchia

alimentare altamente specializzata, anzi spessola dieta carnivora viene integrata da alcuni tessu-ti vegetali come frutti e semi. Nel caso particolaredelle specie i cui individui adulti sono prevalen-temente erbivori, si osserva una specializzazioneopposta delle larve che sono voraci predatori. Ladigestione avviene solitamente all�interno dell�ap-

parato digerente, ma nel ge-nere Carabus e in pochi altri,viene rigurgitata una sostan-za ricca di enzimi dal colorebruno che serve per attacca-re e degradare i tessuti dellapreda prima che essa vengaingerita.

Le elitre dei Carabidi sonorobuste e spesso saldate performare una robusta coraz-za protettiva; su ognuna diesse sono incise nove strielongitudinali separate dainterstrie o linee di punti;questi costituiscono caratteriimportantissimi per l�iden-tificazione della specie. Il co-lore più diffuso è il nero, se-guito dal bruno e da un�am-

È il più numeroso fra tutti gli ordini di insetti e conta circa 350.000 specie; solo in Italia nesono state classificate 10.000.Hanno dimensioni molto variabili e la maggior parte delle specie è in grado di volare, sonoperò insetti che preferibilmente vivono sul suolo o sugli strati più bassi della vegetazione.Hanno colonizzato una gamma ampissima di ambienti, utilizzando ogni tipo di risorsa ali-mentare.Probabilmente il loro successo evolutivo deve essere ricercato nella presenza di due elitrecoriacee e robuste che costituiscono un�importantissima difesa e proteggono le ali, indi-spensabili per la dispersione degli individui.

I coleotteri

Figura 4.9 � Disegno schematico di uncarabide.

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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Figura 4.10 � Carabus violaceus, una delle specie di Carabidi di maggiori dimensioni campionabilecon le trappole a caduta.

pia gamma di colori con bellissimi riflessi metal-lici. Un particolare meccanismo di difesa,osservabile in diverse specie di Carabidi, consi-ste nell�espellere diversi tipi di sostanze irritantio repellenti, prodotte da ghiandole specializzateposte a livello dell�addome. La maggior parte deiCarabidi europei appartiene alla sottofamigliadegli Arpalini (Harpalinae), riconoscibile dalla pre-senza di un�incisione sul bordo interno delle ti-bie anteriori; mentre una minoranza delle specieè compresa nella sottofamiglia dei Carabini(Carabinae).

4.1.4 Censimento dei CarabidiIl censimento dei Carabidi viene svolto utilizzan-do il metodo delle trappole a caduta che verrà

descritto in seguito poiché può essere utilizzatoper censire anche gli aracnidi e gli Stafilinidi.

4.1.5 Gli StafilinidiÈ una famiglia appartenente all�ordine deicoleotteri molto importante in quanto rappresen-tata da un numero elevatissimo di specie (solo inItalia se ne contano circa 2000). Hanno dimen-sioni molto variabili comprese fra 1 e 25 mm. Sonomuniti di antenne non clavate ed elitre molto cor-te che consentono di individuare questi insetticon facilità. Le ali sono grandi e permettono allamaggior parte degli Stafilinidi di volare con agi-lità. Molte specie predano le larve di ditteri o al-tri insetti; altre vivono nei formicai, in simbiosicon diverse specie di formiche, e si nutrono di

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

chitinoso caratterizzato daun carapace sul dorso e dauna struttura chiamata ster-no sulla superficie ventrale(figure 4.13 e 4.14).

La regione cefalica del ca-rapace porta otto, o più rara-mente, sei occhi la cui dispo-sizione è un elemento moltoimportante per la determina-zione delle diverse famiglie.Alcuni ragni hanno occhimolto sviluppati e un�ottimacapacità visiva che permetteloro di cacciare attivamente;altre specie invece sono sola-mente in grado di percepirela luce e la sua polarizzazioneper orientarsi nello spazio. La

regione toracica è caratterizzata dalla presenzadella fovea, una sottile incisione che in qualche

detriti oppure delle uova e dellelarve dei loro ospiti (figure 4.11 e4.12).

4.1.6 Censimento degli Stafili-nidiIl censimento degli Stafilinidi vie-ne effettuato utilizzando il meto-do delle trappole a caduta cheverrà descritto in seguito poichépuò essere utilizzato per censireanche gli aracnidi e i Carabidi.

4.1.7 Gli aracnidi

4.1.7.1 Struttura del corpoIl corpo dei ragni è diviso in dueparti congiunte da un sottilepeduncolo: il cefalotorace (dettoanche prosoma) e l�addome (chiamato opistoso-ma). Il prosoma è protetto da un rivestimento

Figura 4.12 � Staphylinus erythropterus, uno stafilinide di medie dimensioni appartenente al genereStaphylinus, campionabile con le trappole a caduta.

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Figura 4.11 � Disegno schematico diuno stafilinide.

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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specie serve per produrre delle stridulazionisfregando contro una fila di piccoli dentelli. Dalmargine frontale dello sterno si articola l�appara-to boccale composto da diverse strutture impor-tanti per la cattura e la digestione delle prede: illabium è affiancato da due mascelle con il margi-ne frontale provvisto di lunghi peli e denticelli cheservono per triturare e filtrare il cibo. Proprio da-vanti al labium si sviluppa l�apertura boccale. Duepotenti cheliceri, costituiti da un�ampia porzionebasale e da un dente, servono per mordere o, inalcuni casi, per iniettare il veleno; infatti, all�inter-no di ogni dente si apre un dotto sottile che dalleghiandole velenifere conduce fino a una piccolaapertura. I cheliceri possono avere forme e dimen-sioni assai diverse, molto importanti per l�identi-ficazione della specie. Fra le mascelle e i cheliceriè posizionato un paio di appendici costituite dasei segmenti chiamate palpi; nei maschi i palpisono altamente modificati e aiutano nel ricono-scimento della specie. Gli spermatozoi prodottiall�interno dei testicoli ven-gono raccolti all�interno diapposite sacche serigene e,utilizzando i palpi, vengonotrasferiti all�interno dell�epi-ginio femminile. Dietro i pal-pi si articolano quattro paiadi zampe numerate secondoun ordine progressivo da I aIV partendo dal lato fronta-le. Ogni arto è suddiviso insette segmenti e sulla puntadell�ultimo, chiamato tarso,è posizionato un numero va-riabile di artigli. Sia le zam-pe che i palpi sono rivestitida spine e peli che hanno an-che la funzione di recettorichimici o tattili.

L�opistosoma è invece elastico e può dilatarsiper contenere cibo e uova; esso presenta un�am-pia gamma di dimensioni, forma e colorazionenelle diverse specie. Sulla superficie dorsale del-l�addome si può osservare in molte specie unaregione, definita da una sottile punteggiatura, chesegnala la posizione del cuore. Invece le piccoledepressioni di colore rossastro disposte appaia-te, chiamate sigilla, corrispondono alle inserzionimuscolari interne. Sono poche le specie che pos-siedono uno scudo protettivo sclerotizzato sullasuperficie dorsale o ventrale.

Sulla superficie ventrale dell�opistosoma si tro-vano le aperture genitali, evidenti solamente nel-le femmine mature che portano una struttura scle-rotizzata chiamata epiginio. Questo è l�unico ap-parato che permette di classificare le femmine alivello specifico in modo accurato. Il corpo dei ra-gni è rivestito da numerosi tipi di peli che hannoimportanti funzioni sensoriali: alcuni sono estre-mamente sensibili alla presenza di correnti e vi-

brazioni, altri servonoper il riconoscimentodel cibo e delle sostan-ze nocive.

La comunicazione fragli individui si basa sudiversi stimoli: moltespecie utilizzano mes-saggi visivi, mentre al-tre producono segnaliacustici o semplici vi-brazioni percuotendo,per esempio, la super-ficie delle foglie o del-l�acqua, oppure utiliz-zando uno specializza-to organo stridulatoreposizionato a livello deipalpi. Anche i segnaliFigura 4.13 � Disegno schematico di un ragno.

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

tattili diventano importanti a distanze molto bre-vi ed è stato dimostrato che diverse specie sonoin grado di produrre feromoni per emettere se-gnali chimici.

Tutti i ragni sono predatori anche se le strategieadottate per catturare e divorare le prede posso-no essere molto diverse; in particolare si distin-guono due strategie: quella dei ragni che tessonola tela al fine di intrappolare insetti di diverse di-mensioni e quella dei ragni che cacciano attiva-mente andando alla ricerca delle loro prede.

All�interno di queste due principali categoriesi distinguono numerosissime variazioni: esisto-no specie diurne e notturne, con una dieta moltoampia oppure notevolmente ristretta. Dopo chela preda è stata catturata e uccisa inizia il proces-

so di digestione che avviene esternamente all�ap-parato digerente: il ragno inietta nella preda unasostanza che provoca la lisi dei tessuti; questi, unavolta liquefatti, vengono succhiati dal ragno chelentamente ingerisce la sua vittima.

4.1.7.2 Ciclo vitale

L�uovo Le uova, una volta fertilizzate, vengono deposteprotette all�interno di un involucro di seta chia-mato sacca di incubazione; lo sviluppo può ini-ziare dopo poche ore, oppure le uova possonorimanere in uno stato quiescente per tutta la du-rata dell�inverno. Le uova possono essere depo-ste in gruppi più o meno numerosi a seconda dellaspecie. In alcuni casi le uova deposte possonoanche essere diverse centinaia. Le femmine tal-volta si prendono cura delle uova sorvegliando-le, trasportandole sul proprio corpo o facendo ro-tolare periodicamente le sacche per assicurareuno sviluppo completo in ogni posizione. Lo sta-dio successivo di sviluppo consiste in una pre-larva in grado di uscire dall�uovo ma non an-cora dalla sacca.

La larvaRispetto alla prelarva si tratta di un organismoassai più mobile e con strutture differenziate chenon è ancora in grado di abbandonare la saccadelle uova e dipende interamente per l�alimen-tazione dalle sostanze nutritive contenute nellasacca di incubazione. In alcune famiglie la ma-dre introduce nella sacca liquidi supplementariper nutrire le larve. Dopo un periodo di accre-scimento e un�ulteriore muta si passa attraver-so uno stadio, chiamato ninfa, completamentesviluppato, eccetto che per l�apparato riprodut-tore, indipendente nei movimenti e nella ricer-ca del cibo.

Figura 4.14 � Argiope fasciata. I ragni delgenere Argiope sono abili costruttori di tele concui catturano le prede.

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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La ninfaIn questo periodo si possono verificare fenome-ni di cannibalismo, piuttosto frequenti nei ragni,all�interno del sacco di incubazione. In alcunefamiglie i giovani possono essere ancora oggettodi cure parentali: per esempio, nei Licosidi (Lyco-sidae) la femmina trasporta la prole sulla propriaschiena, nei Terididi (Theridiidae) la madre rigur-gita il cibo direttamente nella bocca dei figli. Que-sta fase è importante per l�accrescimento dei gio-vani che completano il loro sviluppo fino a di-ventare adulti e per la loro dispersione sul terri-torio. Molte specie, infatti, depongono gruppi diuova molto numerosi, da cui nascono centinaiadi larve che si sviluppano insieme all�interno dellesacche serigene. È necessario quindi che al ter-mine del periodo di accrescimento, ogni indivi-duo si conquisti un proprio territorio.Alcune specie, mosse dall�aumento dell�aggressi-vità intraspecifica, vagano semplicemente alla ri-cerca di nuove aree da colonizzare; altre hannoevoluto strategie altamente specializzate: si posi-zionano in un punto sufficientemente alto assicu-randosi con dei sottili fili di seta e si lasciano tra-sportare dal vento e dalle correnti d�aria. Le spe-cie particolarmente piccole e leggere coprono inquesto modo delle distanze notevoli, anche se ipericoli in cui possono incappare sono numerosi:la tela costruita da un altro ragno, uno specchiod�acqua, la morte per congelamento a quote trop-po elevate, l�incontro con un predatore.

Ogni volta che un giovane individuo crescedeve passare attraverso un processo di muta,durante il quale si libera del vecchio esoscheletroper produrne uno nuovo di dimensioni maggio-ri. Si tratta sempre di una fase delicata nella vitadegli artropodi durante la quale sono partico-larmente vulnerabili nei confronti dei predatori.I ragni cercano, quando è possibile, un rifugioper nascondersi fino al momento in cui il nuo-

vo esoscheletro si è indurito. Il periodo di tem-po che intercorre fra due mute successive aumen-ta con la crescita del ragno; la maggior parte dellespecie europee attraversa questo processo fino adieci volte nel corso della propria vita.

L�adultoUn individuo può essere definito adulto quandoanche l�apparato riproduttore si è sviluppato com-pletamente. La maturazione sessuale delle fem-mine avviene quando l�epiginio si è differenziatocompletamente; quella dei maschi quando i pal-pi hanno acquisito la loro struttura definitiva. Lariproduzione è un processo piuttosto complessoche avviene nei ragni secondo un�ampia gammadi modalità. Spesso il maschio e la femmina han-no un rituale di corteggiamento articolato che pre-vede l�utilizzo di diversi stimoli sensoriali; termi-nata questa fase, il maschio, utilizzando i palpi, in-troduce gli spermatozoi all�interno della sperma-teca femminile nella quale verranno conservatifino al momento in cui le uova potranno esserefecondate. La coppia può sciogliersi non appenaterminato il processo riproduttivo oppure rima-nere legata per un periodo più lungo come acca-de in alcune specie.

4.1.8 Censimento degli aracnidiIl censimento degli aracnidi viene svolto utiliz-zando il metodo delle trappole a caduta (usatoper censire anche i Carabidi e gli Stafilinidi), de-scritto nel sottoparagrafo seguente.

4.1.9 Censimento di aracnidi, Carabidi e Stafili-nidi, utilizzo delle trappole a cadutaIl metodo che verrà di seguito descritto permettedi catturare un�ampia gamma di invertebrati chevivono nel suolo (figura 4.15). Nella nostra ricer-ca, per esempio, è stato utilizzato per lo studio diCarabidi, Stafilinidi e aracnidi (figura 4.16).

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.15 � Disegno schematico della pedofauna: 1) nematode; 2) gasteropode; 3) lombrico; 4) araneide;5) pseudoscorpione; 6) opilionide; 7) trombiodide; 8) oribatide; 9) pauropodo; 10) sinfilo; 11) polixeno;12) glomeride; 13) julo; 14) geofilo; 15) litobio; 16) isopode; 17) proturo; 18) dipluro; 19), 20), 21) collemboli;22) tisanuro; 23), 24) coleotteri; 25) psocottero; 26) larva di coleottero; 27) formica; 28) larva di dittero.

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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Posizionare delle trappole a caduta significaessenzialmente interrare dei contenitori di dimen-sioni standardizzate, facendo in modo che la loroapertura rimanga a livello del terreno. Tutti gliinvertebrati che vivono negli strati superficiali delsuolo e che compiono spostamenti anche piccolipossono scivolare accidentalmente all�internodella trappola oppure essere attirati dalla presen-za di un�esca. Controllando periodicamente tuttii contenitori è possibile raccogliere un�ampia gam-ma di invertebrati e procedere a una determina-zione dei taxa che si intendono studiare.

I risultati ottenuti con un censimento effettuatoutilizzando trappole a caduta non riflettono inmodo oggettivo la struttura della comunità diinvertebrati del suolo che vivono in una precisa

area; infatti verranno catturate con più facilità lespecie più mobili, quelle che compiono gli spo-stamenti più significativi e che quindi hanno unamaggiore probabilità di cadere in una trappola.Per questo Heydemann (1953) ha definito i risul-tati ottenibili con questo metodo �indici di densi-tà dell�attività�. Le abbondanze ottenute conquesto metodo sono correlate alla mobilità de-gli invertebrati e non permettono quindi un con-fronto quantitativo fra le specie censite. Nono-stante questo problema metodologico, si trattaindubbiamente di un sistema che consente di in-vestigare la presenza di specie difficili da osser-vare e da catturare a vista. Inoltre, trattandosi diun procedimento definito e standardizzato, è pos-sibile confrontare gli indici di abbondanza, otte-

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Figura 4.16 � Censimento degli invertebrati del suolo con trappole a caduta: a) l�esca viene inserita nelvasetto di plastica; b) il vasetto viene interrato e coperto con una piastrella di legno; c) il controllo delletrappole viene effettuato ogni 15 giorni; d) gli invertebrati catturati vengono conservati in alcool.

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

nuti attraverso le trappole a caduta, in localitàdiverse.

I ragni sono un ordine assai complesso e nume-roso che racchiude famiglie con comportamentinettamente differenziati. Si possono distingueretre categorie principali: i ragni che cacciano attiva-mente le loro prede, quelli che ne attendono il pas-saggio senza mai compiere spostamenti significa-tivi e, infine, i costruttori di tele. Il metodo delletrappole a caduta presenta numerosi vantaggi, malimita il censimento alle specie di aracnidi che sispostano sul terreno; tutte le altre non vengono

Figura 4.17 � Materiale necessario per il censimento degli invertebrati terrestri.

intercettate dalle trappole e non sono quindi con-siderate ai fini di questa ricerca.

4.1.9.1 Materiale utile per il lavoro sul campoIl materiale necessario per intraprendere questotipo di censimento consiste in un numero ade-guato di contenitori delle stesse dimensioni uti-lizzabili come trappole (figura 4.17). Solitamentevengono utilizzati dei vasetti di plastica comequelli dello yogurt, perché hanno una misura euna forma adeguate e sono sufficientemente ro-bustiper non rischiare la rottura che compromet-terebbe il successo del campionamento. L�esca concui attirare gli insetti e i ragni deve essere unasostanza dolce, ricca di zuccheri; anche l�aceto chesi trova in commercio a uso alimentare è partico-larmente adatto perché essendo un acido permet-te anche di conservare intatti gli animali catturatiper un periodo abbastanza lungo. È opportunoche ogni trappola sia coperta, senza però impe-dire il passaggio degli invertebrati del suolo; que-sto serve a impedire che l�acqua piovana o altresostanze cadano all�interno del vasetto. Posizio-

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Trappola (per esempio vasetto dello yogurt)AcetoCoperchi di compensato (10 cm x 10 cm)Contenitori di plastica con doppio tappoPinzette entomologicheSoluzione di alcool al 70%Etichette e pennarello a china

Materiale occorrente per il censimentodegli invertebrati del suolo

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

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nando un sottile strato di compensato, o di qua-lunque altro materiale adatto, sopra l�imbocca-tura della trappola e tenendolo leggermente sol-levato dal suolo, con dei sassi o dei pezzetti dilegno trovati sul posto, è possibile riparare l�aper-tura del contenitore senza impedire l�accesso adanimali di piccole dimensioni. Periodicamente bi-sogna poi effettuare un controllo di tutte le trap-pole, per estrarre tutto ciò che è stato catturato esostituire l�esca con del nuovo aceto. Gli inverte-brati, che si determineranno in una fase successi-va, devono essere conservati con cura senza per-dere nessuna informazione sul luogo e la data dicattura; è opportuno conservarli all�interno di ap-positi contenitori di plastica in una soluzione dialcool al 70%, applicando un�etichetta che riportitutti i dati utili. Esistono in commercio dei barat-toli di misure diverse dotati di un doppio tappoche sono molto utili per la conservazione dei cam-pioni e delle pinzette entomologiche di metalloflessibile che permettono di spostare gli insetti e iragni dalla trappola al contenitore con l�alcool sen-za danneggiarli.

4.1.9.2 Metodo di lavoroUn censimento di aracnidi, Carabidi e Stafilinidiche utilizzi trappole a caduta richiede un impe-gno assiduo per diversi mesi. Le trappole infattivengono posizionate all�inizio del lavoro nelle di-verse aree di studio e successivamente devonoessere controllate a intervalli regolari per tutta ladurata del censimento.

4.1.9.3 Scelta del luogo dove posizionare le trappoleLa prima fase del lavoro deve essere dedicata allascelta delle posizioni precise in cui collocare letrappole. È necessario quindi analizzare dettaglia-tamente la cartografia dell�area ed effettuare unsopralluogo per individuare i punti più adatti incui allestire le trappole. Il numero dei vasetti da

collocare dipende dalla superficie che si desideracensire e può variare da uno ad alcune decine. Intabella 4.2. sono riportati a titolo indicativo la su-perficie e il numero di trappole per ogni areacensita nel corso della ricerca condotta nella cittàdi Pavia (vedi Capitolo 5).Naturalmente questo non è l�unico fattore da con-siderare, è importante valutare anche la presen-za di ambienti molto diversi fra loro all�interno diuna stessa area.

Una volta stabilito il numero di trappole neces-sario per censire ogni area, si può procedere va-lutando dove posizionarle. Bisogna scegliere unluogo adatto per il passaggio di insetti e ragni,ma allo stesso tempo poco visibile per l�uomo.Lavorando in ambiente urbano si corre infatti ilrischio che le trappole vengano individuate edeventualmente distrutte, essendo facilmentescambiabili per materiale di rifiuto. È importantetrovare anche dei punti di riferimento nei pressidella trappola che permettano di individuarla ra-pidamente nel corso dei successivi controlli. Nonbisogna sottovalutare la difficoltà di ritrovare unvasetto di piccole dimensioni all�interno di un bo-schetto o di un prato esteso. Per semplificare illavoro di campo nelle uscite successive è oppor-tuno annotare con precisione il posto esatto in cuiè stato interrato ogni contenitore, descrivendoogni punto di riferimento su un foglio da consul-tare in caso di necessità.

4.1.9.4 Allestimento delle trappoleStabilito dove collocare una trappola, si può pro-cedere con il suo allestimento. Con una palettada giardinaggio si scava una buca abbastanzaprofonda da accogliere il contenitore di cui si di-spone e lo si inserisce verificando che l�imbocca-tura sia posizionata a livello del terreno; natural-mente non devono esserci spazi vuoti fra il terre-no e l�apertura della trappola. Ora si può prepa-

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Tabella 4.2 � Relazione fra la superficie dell�area censita (in ettari) e il numero di trappole posizionate nelcorso della ricerca sulla biodiversità a Pavia.

Area Superficie

(ha)

Numero di

trappole

Assessorato all'Ecologia 0,25 2

Viale Bligny 0,66 2

Collegio universitario "Borromeo" 1,44 5

Dip. Biol. Animale (cortile anteriore) 0,22 3

Dip. Biol. Animale (cortile posteriore) 0,13 3

Collegio universitario "Cairoli" 0,29 2

Castello Visconteo 3,37 3

Collegio universitario "Castiglioni" 0,12 3

Comunità "Casa del Giovane" 1,75 4

Dipartimenti di Chimica 0,67 3

Cimitero di San Giovannino 2,93 3

Centro commerciale "Minerva" 0,10 2

Facoltà di Filosofia 0,05 2

Fossato del Castello Visconteo 1,52 1

Ex Istituto Geofisico 3,77 5

Collegio universitario "Ghislieri" 0,65 2

Viale Gorizia 0,42 2

Giardini di Palazzo Malaspina 0,39 3

Polo didattico "Cravino" 3,32 2

Naviglio Pavese 0,43 2

Area industriale ex NECA 0,83 2

Collegio universitario Nuovo 1,38 4

"Orti Borromaici" 0,96 3

Orto Botanico 1,54 4

Policlinico "San Matteo" 4,21 3

Viale Nazario Sauro 1,38 2

Collegio "Santa Caterina" 0,16 1

Quartiere Ticinello 7,19 3

Collegio universitario "Valla" 0,35 2

Quartiere Vallone 0,57 2

Parco della Vernavola 35,94 15

Page 84: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

85

Figura 4.18 � Esempio di trappola a caduta.

rare anche l�esca all�interno del vasetto versan-do circa 10 cl di aceto; infine si copre tutto conuna piccola tavoletta di legno che deve rimanereleggermente sollevata per consentire agli inver-tebrati del suolo di scivolare all�interno della trap-pola (figura 4.18).

4.1.9.5 Controllo periodico delle trappoleDopo che tutte le trappole sono state allestite,devono essere controllate a intervalli regolari ditempo. L�aceto è in grado di conservare intattiragni e insetti per un periodo di tempo relativa-mente breve per cui è opportuno che ogni quin-dici giorni ogni contenitore venga controllato esvuotato. Solo durante l�inverno, grazie alle bas-se temperature e alla ridotta attività degli inver-tebrati, si possono diradare queste operazioni ef-fettuandole una volta al mese. Ogni animale ca-duto nella trappola deve essere estratto con deli-catezza, per non compromettere la possibilità diclassificarlo correttamente, e posizionato in unboccettino contenente una soluzione di alcool al70%. In questo modo potrà essere conservato perlungo tempo fino al momento in cui gli speciali-

sti ne determineranno la specie di appartenen-za. Ogni boccettino ospiterà quindi tutti i ragni, iCarabidi e gli Stafilinidi ritrovati in una stessatrappola; è importante applicare subito un�eti-chetta che riporti la data e la località di campio-namento.

Purtroppo può capitare che alcune trappolevengano distrutte o comunque alterate dall�uo-mo, dagli agenti atmosferici, dagli animali do-mestici e selvatici; in questo caso non sarannodisponibili i dati relativi a una stazione di cam-pionamento per l�intervallo di tempo trascorsodal controllo precedente. In questo caso è oppor-tuno annotare anche la mancanza di dati perchépotrebbe risultare un dato utile ai fini delle anali-si statistiche successive. Naturalmente la trappolamancante deve essere ricostruita e, nel caso l�epi-sodio si ripetesse più volte, si può valutare la ne-cessità di cambiare posizione al contenitore.

4.1.9.6 Lavoro di smistamento in laboratorioPrima di consegnare agli specialisti gli insetti e iragni da classificare è bene smistare tutti gli in-vertebrati raccolti ed eventualmente prepararli a

Page 85: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

86

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.19 � Esempio di foglio elettronico da utilizzare per inserire i dati ottenuti con le trappole a caduta.

secco per snellire le fasi successive del lavoro.Questo tipo di lavoro deve essere fatto in un la-boratorio o in uno spazio attrezzato nel quale sia-no disponibili dei piani di lavoro, una stufa e del-l�acqua corrente. Ogni barattolo riempito sul cam-po deve ora essere riaperto, versando tutto il con-tenuto in un vassoietto di plastica o in una cap-sula Petri. Gli invertebrati vengono separati ingrandi categorie tassonomiche: ragni, Carabidi eStafilinidi, inseriti in tre nuovi barattoli ognunodotato di un�etichetta specifica, immersi nuova-mente in una soluzione di alcool al 70%. Nel casodegli insetti è possibile conservarli a secco anzi-ché sotto alcool; ciò richiede un lavoro più lun-go, ma facilita il compito agli specialisti che poidovranno determinarli.

4.1.9.7 Preparazione degli insettiQuesto particolare procedimento richiede l�uti-lizzo di altro materiale che non è stato preceden-temente descritto: si tratta di attrezzatura perentomologi reperibile solamente in negozi spe-cializzati.

Gli insetti, essendo dotati di esocuticola, pos-sono essere conservati semplicemente facendoliseccare. È opportuno però fare in modo che laposizione e l�aspetto esteriore di ogni campionerispondano allo standard utilizzato da tutti glientomologi.

Il primo passaggio da compiere, estraendo gliinsetti dalla soluzione di alcool in cui erano statiimmersi, è quello di farli asciugare su uno stratodi carta assorbente e di disporli in modo ordina-to su un cartoncino. Le zampe, le antenne e ingenerale tutte le appendici devono essere visibilie possibilmente posizionate in modo simmetri-co rispetto all�asse longitudinale del corpo. Ognicampione deve essere infine dotato di un�etichet-ta che riporti la data e la località di raccolta.

Per evitare che si formino muffe e per acce-lerare il processo di essiccamento i Carabidi egli Stafilinidi possono essere tenuti alcune orein una stufa a una temperatura di circa 80°C.Ogni insetto, posizionato correttamente me-diante l�impiego di spilli e fornito dei dati ne-

PinzetteSpilli di diverse dimensioniCartoncini di diverse dimensioni per in-collare gli insettiCollaCartelliniSupporto per inserire gli insetti nella stufaPennelliCassette entomologiche

Materiale utile per preparare a seccogli insetti

Page 86: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

87

cessari, viene fissato su un cartoncino e inse-rito nella stufa.

4.1.9.8 Realizzazione di un database per l�archivia-zione dei datiUna volta che gli specialisti hanno determinatole specie, è opportuno realizzare dei database chepermettano di conservare tutti i dati raccolti edeventualmente procedere con un�analisi di tipostatistico. In figura 4.19 è riportato un esempio dicome è possibile strutturare l�archivio su un fo-glio elettronico.

4.1.10 Gli uccelliLe specie di uccelli viventi classificate sono circa8600 (figura 4.20), suddivise in 28 ordini fra cui ilpiù numeroso è quello dei passeriformi. Il voloassicura a questa classe enormi vantaggi ecolo-gici, fra cui la possibilità di colonizzare una va-stissima gamma di ambienti, di compiere migra-zioni, di sfruttare risorse molto distanti fra di loro.La struttura del loro corpo, piuttosto uniformeanche fra specie distanti filogeneticamente, ris-pecchia le esigenze del volo. Lo scheletro è robu-sto ma leggero e la fusione delle vertebre nellaregione del collo rinforza l�asse del corpo; dueossa, la forcella (furcula) e la carena dello sterno,assicurano una superficie adatta all�inserzionedei muscoli. Due muscoli principali consentonoil volo, il grande pettorale e il suo antagonistapiccolo pettorale, i quali sono costituiti da fibremuscolari e sono ricchi di grasso. Il tegumento èrivestito da un elevatissimo numero di penne connumerose funzioni: delineano il contorno del cor-po e definiscono la colorazione, proteggono lacute dai danni meccanici e dalla radiazione so-lare, consentono il volo e la termoregolazione.

Gli uccelli necessitano di alimenti ricchi di ener-gia per generare la potenza necessaria per il voloe per mantenere una temperatura interna eleva-

ta e costante. La vista è molto sviluppata ed è ilsenso su cui gli uccelli fanno generalmente affi-damento per la ricerca del cibo e l�orientamento.Anche l�udito è molto sensibile e permette agliuccelli di discriminare un�ampia gamma di suo-ni. La comunicazione vocale è molto importantenella vita sociale di molte specie di uccelli.

4.1.10.1 Il canto degli uccelliIl canto negli uccelli è una forma di comunicazio-ne importantissima e ha un�ampia gamma di si-gnificati diversi: innanzitutto è importante distin-guere fra il canto vero e proprio, composto dastrofe e gorgheggi, da tutte le altre vocalizzazioniquali grida di allarme o di angoscia, versi e altritipi di richiamo. I messaggi da trasmettere pos-sono essere molto diversi e comprendono: la di-fesa del territorio, il corteggiamento, il contattofra genitori e figli, la segnalazione di un pericoloo di una fonte di cibo. Il canto, attraverso cui sonosolitamente riconosciuti gli uccelli, ha la funzio-ne di dichiarare il possesso di un preciso territo-rio e viene solitamente emesso dal maschio. Inol-tre, attraverso questo codice sonoro, unico perogni specie, vengono attirate le femmine. Dopoche si è formata una coppia le emissioni canorepossono attenuarsi oppure proseguire come stru-mento per rafforzare il legame di coppia.

La stagione in cui esplodono i canti è la prima-vera, il periodo dell�anno in cui gli uccelli nidifi-cano e si accoppiano. Quando nascono i pulcinie inizia la fase di allevamento, anche l�emissio-ne dei canti si attenua. Pochissime sono le spe-cie che cantano durante l�intero arco dell�anno,fra queste il più famoso è sicuramente il petti-rosso che difende il proprio territorio anchedurante l�inverno.

La temperatura e la luce influenzano il compor-tamento canoro degli uccelli: i canti migliori ven-gono infatti emessi durante le prime ore della mat-

Page 87: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

88

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Figura 4.20 � Martin pescatore (Alcedo atthis). Questa specie, un tempo frequente lungo tutti i corsid�acqua, è particolarmente sensibile alle alterazioni del suo habitat.

tina, verso il tramonto o al termine di un tempo-rale. Ogni specie seleziona accuratamente nell�ar-co della giornata il periodo in cui cantare: il mer-lo per esempio preferisce le prime ore della mat-tina, l�usignolo canta anche al crepuscolo e du-rante la notte, la civetta canta solo di notte.

4.1.11 Censimento degli uccelliIl metodo consigliato per studiare le popolazionidi uccelli è un censimento al canto per punti diascolto. Si tratta di un metodo ampiamente spe-rimentato e standardizzato che permette di con-tattare con una certa facilità anche le specie diffi-cili da osservare.

Il periodo migliore per compiere il lavoro sulcampo è l�inizio della primavera e i mesi idealisono aprile e maggio. Prima di cominciare la faseoperativa è necessario però effettuare dei sopral-luoghi per stabilire quanti punti di ascolto sononecessari per l�area da censire e dove posizionar-li. Bisogna valutare l�estensione del territorio che

si desidera studiare e le diverse tipologie ambien-tali che lo caratterizzano, con il supporto di unacartografia aggiornata e sufficientemente detta-gliata. Questa modalità di censimento prevedeinfatti che vengano individuate le specie nidifi-canti nell�area di studio ascoltando i loro canti daun numero adeguato di punti d�ascolto; le posta-zioni dovranno essere scelte in modo tale da rag-giungere tutte le coppie nidificanti senza peròcorrere il rischio di contare più volte uno stessoindividuo e dovranno pertanto essere site a unadistanza minima di 200 metri l�una dall�altra.

Soddisfatte le iniziali esigenze logistiche, si puòprocedere con il lavoro vero e proprio sul cam-po: in ogni area bisogna ripetere il campionamen-to almeno tre volte nel corso di ogni stagione:infatti non tutte le specie cantano nello stessoperiodo e aumentando il numero dei conteggimigliora sensibilmente il risultato complessivodel censimento. L�operatore che compie i censi-menti deve avere un abbigliamento sufficiente-

Brun

o Va

lenti

Page 88: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

89

Figura 4.21� Materiale occorrente per il censimento degli uccelli.

mente mimetico per rimanere quanto più possi-bile nascosto e non spaventare gli uccelli. L�attrez-zatura richiesta comprende: un orologio con cro-nometro, un binocolo, una guida per il riconosci-mento degli uccelli, un piccolo registratore por-tatile, una matita e una scheda su cui annotareogni osservazione con i relativi dati di riferimen-to (figura 4.21).

4.1.11.1 Metodo di lavoroIl periodo migliore della giornata per contattaregli uccelli sono le prime ore della mattina, dall�al-ba fino a quando la temperatura rimane abba-stanza mite da consentire agli uccelli di essereattivi; all�inizio di aprile, solitamente, è possibileprolungare il lavoro fino alle ore 10.00, mentre agiugno è consigliabile interrompere circa un�oraprima. Un fattore importante da considerare, so-prattutto se si opera in zone urbane con moltotraffico, è il disturbo di origine antropica. Per nonincorrere in una sottostima delle popolazioni ni-

dificanti in queste aree è opportuno individuareil periodo di tempo in cui le interferenze sonominime: solitamente coincide con le prime oredella mattina. Raggiunta la stazione d�ascolto,l�osservatore deve stabilire per quanto tempo ri-marrà in quella precisa postazione: di norma gliintervalli di ascolto variano da due a venti mi-nuti. Maggiore sarà il tempo di sosta prescelto,maggiore sarà la probabilità di sentire o vederetutte le specie presenti; il rischio però di utilizza-re tempi lunghi è quello di contare più volte unostesso individuo e di non ottimizzare lo sforzo dicampionamento con i risultati ottenuti. Un buoncompromesso può essere un intervallo di dieciminuti. Affinché il censimento porti a dei risulta-ti affidabili e rigorosi devono essere soddisfattealcune condizioni durante i rilevamenti:�la presenza dell�osservatore non deve influen-

zare il comportamento degli uccelli, cioè nondeve né attirarli, né indurne la fuga;

�l�osservatore è in grado di contattare tutti gli

Mon

ica L

azza

rini

Page 89: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

90

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

uccelli presenti nell�area che sta campionando;�tutti gli uccelli sono classificati in modo corretto;�gli uccelli non devono compiere importanti spo-

stamenti per tutta la durata del censimento.Dal momento in cui ha inizio il censimento biso-

gna prestare attenzione a tutti i canti e a tutti gliindividui avvistati e annotare ogni osservazionesu una scheda predisposta per raccogliere i dati inmodo preciso e completo. In figura 4.22 è riportatoun esempio di scheda da utilizzare sul campo sucui registrare i risultati dei censimenti. Le primecolonne servono per ricordare in quale località ein quale momento sono stati raccolti i dati; seguo-no i nomi delle specie e il numero di individuiconteggiati per ognuna di esse. Infine nell�ultimacolonna possono essere inserite informazioni divario genere come le condizioni meteorologiche,la presenza di fattori di disturbo, il nome di chiha raccolto i dati o semplicemente l�attività degliuccelli osservati.

Nel caso sorgessero dubbi relativi all�identifi-cazione di una specie, perché il canto non è notoall�operatore, è possibile registrarlo con l�aiuto diun registratore portatile, possibilmente tascabilee leggero. In seguito lo si potrà confrontare conuna delle raccolte di canti che sono disponibili incommercio sia su nastro sia su CD-ROM. Oltre aidati raccolti tramite l�ascolto dei canti sono utilitutte le osservazioni effettuate dai medesimi punti

d�ascolto. Un buon binocolo può quindi essereun importante supporto per il riconoscimentodelle specie. L�identificazione deve iniziare conuna stima delle dimensioni dell�uccello, magariconfrontando le specie sconosciute con altre a noipiù familiari; bisogna poi considerare la colora-zione, la forma del corpo (che può essere ton-deggiante, affusolata �), del becco (massiccio,adunco, sottile �) e della coda (arrotondata,cuneiforme, forcuta �). Generalmente le guidesegnalano con frecce quali sono i caratteri piùimportanti su cui concentrare l�attenzione per rag-giungere una sicura identificazione. Anche il com-portamento ci può fornire preziose indicazioni:alcune specie hanno atteggiamenti caratteristici(come la ballerina che muove continuamente lacoda), oppure modalità precise per arrampicarsisugli alberi, camminare, nuotare e tuffarsi. Infinela traiettoria seguita durante il volo e il battitodelle ali possono aiutare almeno a inquadrare lafamiglia o il genere di appartenenza. Tutti i datiraccolti sul campo devono essere successivamen-te trasferiti su un database che consenta di elabo-rarli e analizzarli statisticamente (figura 4.23).

4.2 Costi e tempi

Una delle caratteristiche fondamentali richiestea un indicatore è la possibilità di campionarlo inmodo semplice ed economico. Le tabelle 4.3 e 4.4riassumono le ore di lavoro e i costi sostenuti peril censimento di ogni taxon. Si tratta di un conteg-gio che può essere un punto di riferimento utileper il monitoraggio della biodiversità in una cittàdi dimensioni paragonabili a quelle di Pavia. Nelconteggio delle ore e delle spese non è stato in-cluso il lavoro degli specialisti che hanno classifi-cato aracnidi, Carabidi e Stafilinidi.

Come si può dedurre dalla tabella 4.3 le ore ne-cessarie per posizionare e controllare periodica-

Abbigliamento mimeticoBinocoloOrologioRegistratoreGuida al riconoscimento degli uccelliScheda e matita per annotare le osser-vazioni

Materiale occorrente per il censimen-to degli uccelli

Page 90: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

91

Figura 4.22 � Scheda di rilevamento per il censimento degli uccelli.

mente le trappole a caduta sono superiori a quel-le impiegate per censire uccelli e lepidotteri. Èperò necessario sottolineare che con il metododelle trappole a caduta è possibile condurre con-temporaneamente il censimento di tutti gli inver-tebrati che si muovono sul terreno.

4.3 Analisi dei dati

I censimenti descritti nei precedenti paragraficomportano la raccolta di una ricchissima quanti-

tà di dati che devono essere quindi organizzati egestiti con precisione. In questo paragrafo verran-no forniti gli strumenti necessari per dare unaprima struttura alle numerose informazioni di cuisi dispone.

4.3.1 Ricchezza specificaÈ il dato che per primo viene evidenziato quan-do si osservano i risultati dei censimenti condottinelle diverse aree; i taxa sono rappresentati, inognuna delle unità territoriali di campionamen-

Figura 4.23 � Esempio di foglio elettronico da utilizzare per inserire i dati del censimento al canto degliuccelli.

Ora inizio Ora fine Specie Numero diindividui NoteLocalità

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92

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

to, da un preciso numero di specie. La ricchezzaspecifica di ogni taxon è espressa quindi dal nu-mero totale di specie contattate.

Uno strumento grafico che permette di espri-mere questi dati in modo sintetico ed efficace èl�utilizzo di istogrammi. Posizionando sull�assedelle ascisse tutte le aree studiate e sull�asse del-le ordinate il numero di specie contattate appar-tenenti a ogni taxon, è possibile avere un quadrodella ricchezza specifica all�interno della città.Nelle figure 4.24 e 4.25 è riportato un esempio dicome impostare questo tipo di rappresentazio-ne grafica.Tali dati, però, non esprimono in al-cun modo la ripartizione degli individui all�in-terno delle specie presenti e non forniscono nes-suna informazione sull�abbondanza relativa diogni singola specie.

4.3.2 Diversità biologicaLa diversità biologica, campionata all�interno diuna precisa area di studio, necessita di una mi-sura che sia in grado di esprimerla in modo cor-retto e che consenta il confronto fra i risultati ot-tenuti in tempi e luoghi differenti. A questo sco-po si possono utilizzare degli indici che espri-mono non solo l�abbondanza di specie, ma an-che la equiripartizione degli individui e quindi illoro modello di distribuzione.

Tabella 4.3 � Conteggio delle ore di lavoro necessarie per censire lepidotteri, aracnidi, Carabidi, Stafilinidie uccelli.

I più noti sono quelli di Shannon-Wiener edi Simpson:� la funzione di Shannon-Wiener esprime la di-

versità come:

dove:pi è la proporzione di individui appartenenti

alla i-esima specie;� l�indice di diversità proposto da Simpson vie-

ne indicato come:

dove:pi = Ni/Nt (Ni = numero di individui apparte-

nenti a una specie; Nt = numero totale indivi-dui).Naturalmente anche l�uso di questi indici sin-

tetici di biodiversità lascia irrisolti alcuni proble-mi e non può essere considerato il mezzo perfet-to per esprimere la biodiversità. Sono però deglistrumenti utili per aggiungere informazioni aquelle sulla ricchezza di specie.

Una modalità per descrivere l�abbondanza re-lativa delle specie appartenenti a un unico taxon,censite in una determinata area, è l�utilizzo dei

Taxon

Numero dei

campionamenti

per area

Ore per ogni

campionamento

su 31 aree

Ore totali per la

determinazione

Ore totali per

l’informatizzazione

dei dati

Ore totali

per anno

Ore totali

complessive

Lepidotteri 6 20 20 140 280

Aracnidi

Carabidi

Stafilinidi

20 24 40 10 530 530

Uccelli 3 14 15 57 114

H = ΣSobs

i=1

pi loge pi

D =

ΣSobs

i

pi2

1

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Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

93

Tabella 4.4 � Spese complessive sostenute per censire lepidotteri, aracnidi, Carabidi, Stafilinidi e uccelli.

0

10

20

30

40

50

NECA

Ghislie

ri

Bligny

Malasp

ina

Cravino

Navigl

io

Castel

lo

Casa G

iovan

e

DBA (ant.

)

Santa

Caterin

a

Borrom

eo

Policlin

ico

Filoso

fia

Nazari

o Sau

ro

Orti Borr

omaic

iVall

a

Minerva

Asses

sorat

o

DBA (pos

t.)

Gorizia

Chimica

fossa

to

Cairoli

Vallon

e

Vernav

ola

Ticine

llo

Orto Bota

nico

ex G

eofis

icoNuo

vo

Castig

lioni

Cimite

ro

Figura 4.24 � Esempio di rappresentazione della ricchezza specifica dei Carabidi nella città di Pavia.

grafici a torta in cui, all�interno di una superficiecircolare, ogni specie occupa un settore propor-zionale alla sua presenza numerica. Nella figura4.26 è riportato l�esempio della struttura dellacomunità di lepidotteri all�interno di un parcourbano pavese.

4.3.3 Check-listSi tratta di uno strumento estremamente utileche una ricerca di base può fornire per gli studi

successivi e per tutti gli interventi di gestione. Lecheck-list sono degli elenchi che riportano esatta-mente tutte le specie contattate all�interno di pre-cisi confini territoriali. Nel nostro caso è possibilequindi ottenere delle liste relative a tutti i taxa stu-diati in ambito urbano. Un semplice elenco puòtalvolta apparire arido, ma si tratta di un dato fon-damentale per tracciare un primo quadro sullabiodiversità del territorio, di un punto di parten-za per approfondire la qualità ambientale.

Taxon Materiale (quantità) Costo totale in lire

Lepidotteri retino 50.000

coperchi per trappole (100) 30.000

aceto (200 litri) 300.000

alcool 70° (12 litri) 25.000

mat 100.000

contenitori con doppio tappo

(500)250.000

Aracnidi, Carabidi, Stafilinidi

totale 705.000

Uccelli non necessario 0

eriale entomologico

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94

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

0

10

20

30

40

50

60

70

80

NECA

Ghislie

ri

Bligny

Malasp

ina

Cravino

Navigl

io

Castel

lo

Casa G

iovan

e

DBA (an

t.)

Santa

Caterin

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nico

Filos

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Nazari

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ro

Orti Borr

omaic

i

Valla

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o

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st.)

Gorizia

Chimica

fossa

to

Cairoli

Vallo

ne

Verna

vola

Ticine

llo

Orto B

otanic

o

ex G

eofis

ico

Nuovo

Castig

lioni

Cimite

ro

Area

Num

ero

di s

peci

e

specie Stafilinidispecie Carabidispecie aracnidi

Figura 4.25 � Esempio di rappresentazione della ricchezza specifica fra gli invertebrati del suolo (aracnidi,Carabidi, Stafilinidi) nella città di Pavia.

Polyommatus icarus

Vanessa atalan

Inachis ioColias crocea

Figura 4.26 � Esempio di rappresentazione della diversità specifica all�interno della comunità di lepidotterinella città di Pavia.

Page 94: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 4 METODI DI CENSIMENTO UTILIZZATI PER OGNI TAXON

95

4.4 Indirizzi degli specialisti

Gli indicatori selezionati per monitorare la bio-diversità in ambiente urbano sono in gran parteinvertebrati e appartengono tutti a classi moltoricche di specie. Mentre per il censimento di uc-celli e farfalle sono numerosi i professionisti e ingenerale le persone competenti cui affidarsi, ladeterminazione degli insetti e dei ragni, raccolticon le trappole a caduta, richiede l�intervento dispecialisti affinché i risultati siano completi eindiscutibili.

Purtroppo in Italia il numero degli entomologia cui rivolgersi per avere, in tempi contenuti, unaconsulenza qualificata è abbastanza ridotto. Diseguito sono elencati i recapiti di alcuni specia-listi che hanno collaborato alla ricerca sulla bio-diversità urbana a Pavia.

I CarabidiNicola PilonDipartimento di Biologia Animale, Laboratoriodi Acque Interne, Università degli Studi di Pavia,Piazza Botta 9, 27100 PaviaE-mail: [email protected]

Gli StafilinidiNicola PilonDipartimento di Biologia Animale, Laboratoriodi Acque Interne, Università degli Studi di Pa-via, Piazza Botta 9, 27100 PaviaE-mail: [email protected] ZanettiMuseo Civico di Storia Naturale di Verona,Lungadige Porta Vittoria 9, 37129 VeronaE-mail: [email protected]

Gli aracnidiPaolo PantiniMuseo di Storia Naturale di Bergamo

Piazza Cittadella, 24129 BergamoE-mail: [email protected]

4.5 Bibliografia consigliata

Si riporta in questo paragrafo un elenco di libri earticoli utili per approfondire il tema della biodi-versità. Si tratta sia di testi che forniscono notizieecologiche importanti per impostare un eventualelavoro di ricerca e monitoraggio, sia di guideutilizzabili sul campo per i censimenti dei taxa dicui si è parlato nei precedenti paragrafi. Purtrop-po non per tutti gli invertebrati sono disponibiliin commercio testi specifici sulla fauna italiana;in questo caso è possibile ricorrere a pubblica-zioni più generiche sull�Europa in lingua ingleseo tedesca.

Biodiversità e conservazioneBiagioni, M., S. Coppo, M. Dinetti & E. Rossi.1996. La conservazione della biodiversità nelComune della Spezia, La Spezia. 302 pp.Malcolm, J. R. & A. Markham. 2000. GlobalWarming and Terrestrial Biodiversity Decline.WWF-World Wildlife Fund, Gland (CH). 34 pp.Pareglio, S. (ed.). 1999. Guida europea all�Agen-da 21 Locale. La sostenibilità ambientale: lineeguida per l�azione locale. Fondazione Lombardiaper l�Ambiente-ICLEI, Milano. 137 pp.Wheater, C. P. 1999. Urban habitats. Routledge,Londra. 188 pp.

LepidotteriBalestrazzi, E. 1988. Le farfalle. Parco del Ticino,Magenta (MI). 127 pp.Balestrazzi, E. 2000. Butterfly-watching. Comeosservare, fotografare, allevare le farfalle. Calde-rini Edagricole, Bologna. 276 pp.Chinery, M. 1990. Farfalle d�Italia e d�Europa. DeAgostini-Collins, Novara. 320 pp.

Page 95: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

96

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

Tolman, T. & R. Lewington. 1997. Butterflies ofBritain & Europe. Collins, Londra. 320 pp.

AracnidiRoberts,M. J. 1995. Spiders of Britain & NorthernEurope. Collins, Londra. 383 pp.

Coleotteri, Carabidi e StafilinidiChinery, M. 1987. Guida degli insetti d�Europa.Franco Muzzio Editore, Padova. 375 pp.Thiele, H.U. 1977. Carabid beetles in their envi-ronments. New York: Springer Verlag, Berlin,Heidelberg. 369 pp.Trautner, J. & K. Geigenmuller. 1987. Tigerbeetles and ground beetles. J. Margraf Publisher,Aichtal (D). 488 pp.

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Analisi statisticaFowler, J. & L. Cohen. 1993. Statistica per orni-tologi. Franco Muzzio Editore, Padova. 240 pp.

Page 96: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5

La ricerca sulla biodiversitàa Pavia

Page 97: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

98

Dopo aver effettuato sopralluoghi e aver con-sultato le piantine della città di Pavia (figura 5.5)in scala 1:10.000 e 1:2000, messe gentilmente a di-sposizione dall�Amministrazione comunale, l�at-tenzione si è focalizzata su 31 aree verdi compre-se nell�ambito urbano (tabella 5.1).

Allo scopo di ottenere un campione rappresen-tativo della realtà pavese, la selezione è avvenutain base ai seguenti criteri:

5.1 Scelta delle aree verdi e dei taxa ani-mali da censire

La messa a punto della ricerca ha innanzituttorichiesto la selezione delle aree verdi campio-ne (figure 5.1, 5.2, 5.3 e 5.4) su cui effettuare icensimenti oltre che, ovviamente, la definizio-ne dei taxa animali verso cui indirizzare l�at-tenzione.

tetici, applicabili in una città di medie di-mensioni della pianura lombarda.Che cosa s�intende per �indicatori sintetici�?Si accenna solo brevemente al tema riguar-dante gli indicatori, già ampiamente trattatonei Capitoli 2 e 3. La natura spesso comples-sa degli ecosistemi non consente di verificar-ne lo stato di salute mediante il controllo ditutti i parametri caratteristici. È quindi neces-saria l�identificazione di poche specie, animalio vegetali, campionabili in modo economico,ma al tempo stesso altamente rappresentati-ve, che �riassumano� con le loro qualità spe-cifiche le proprietà dell�intero ecosistema. Gliindicatori facenti parte di questa categoriasono quindi definiti �sintetici�.La ricerca sulla biodiversità nelle aree ver-di urbane a Pavia si è svolta secondo le se-guenti fasi:�scelta delle aree verdi e dei taxa animali da

censire;�campionamento delle specie indicatrici;�classificazione degli esemplari raccolti;�inserimento dei dati;�analisi statistica ed elaborazione delle con-

clusioni.

Come è stato già ampiamente sottolineatonel Capitolo 1, uno dei punti focali dellaConvenzione sulla Biodiversità di Rio deJaneiro del 1992 è rappresentato dalla pre-sa di coscienza del �valore intrinseco dellabiodiversità e delle sue componenti ecolo-giche, genetiche, sociali, economiche, scien-tifiche, educative, culturali, ricreative edestetiche�.Negli ultimi anni l�ecosistema urbano ha as-sunto un�importanza sempre maggiore neiprogetti di conservazione della natura, a te-stimonianza del crescente interesse per tut-te quelle specie animali e vegetali che eleg-gono l�ambiente urbano come loro habitatideale e che scelgono quindi di trasferirsinelle nostre città.In quest�ottica si inserisce la ricerca sullabiodiversità a Pavia, finanziata dalla Fon-dazione Lombardia per l�Ambiente, in col-laborazione con il Comune di Pavia e l�Uni-versità degli Studi di Pavia. Obiettivo dellaricerca, svoltasi dal gennaio 1999 al dicem-bre 2000, è stato quello di censire e moni-torare lo stato della biodiversità a Paviamediante la messa a punto di indicatori sin-

Premessa

Page 98: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

99

Tabella 5.1� Caratteristiche delle aree verdi censite in ambito urbano pavese.

�accessibilità (intendendo con questo terminela possibilità per un privato cittadino di acce-dere all�area senza restrizioni o, invece, solo inseguito alla concessione di un permesso).Le aree che si sono rivelate adatte, secondo

�distanza dalla campagna e dal centro storico;�struttura della vegetazione;�dimensione;�vetustà (definita in base all�epoca di costruzio-

ne della struttura);

Are

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Tip

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Acc

essi

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Ges

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o

Assessorato all'Ecologia 0,25 2 10 160 490 490 0 1 0

Viale Bligny 0,66 110 200 920 820 1 2 0

Collegio universitario "Borromeo" 1,44 5 100 450 770 30 0 1 0

Dip. Biol. Animale (cortile ant.) 0,22 3 12 40 490 630 0 1 0

Dip. Biol. Animale (cortile post.) 0,13 3 12 90 480 642 0 1 1

Collegio universitario "Cairoli" 0,29 2 60 80 570 820 0 1 0

Castello Visconteo

Collegio universitario "Castiglioni"

Comunità "Casa del Giovane"

Dipartimenti di Chimica

Cimitero di San Giovannino

Centro commerciale

Facoltà di Filosofia

Fossato del Castello Visconteo

Ex Istituto Geofisico

Collegio universitario "Ghislieri"

Viale Gorizia

Giardini di Palazzo Malaspina

Polo didattico "Cravino"

Naviglio Pavese

Area industriale ex NECA

Collegio universitario Nuovo

"Orti Borromaici"

Orto Botanico

Policlinico "San Matteo"

Viale Nazario Sauro

Collegio "Santa Caterina"

Quartiere Ticinello

Collegio universitario "Valla"

Quartiere Vallone

Parco della Vernavola

3,37 3 2 20 570 840 1 2 0

0,12 3 60 90 620 800 1 1 0

1,75 4 260 450 1100 0 1 1 1

0,67 3 40 310 1470 230 1 1 0

2,93 3 270 380 1120 420 1 2 2

0,10 2 160 170 590 430 2 2 0

0,05 2 40 90 400 757 0 1 0

1,52 2 2 30 800 830 1 1 2

3,77 5 10 380 1580 0 0 0 2

0,65 2 75 100 570 650 0 1 0

0,42 2 50 200 840 750 1 1 2

0,39 3 120 200 370 770 0 1 0

3,32 2 190 540 2140 0 1 1 0

0,43 2 70 110 860 600 1 2 0

0,83 2 210 260 880 220 1 0 2

1,38 4 190 750 2250 0 1 1 0

0,96 3 100 460 1000 30 0 2 0

1,54 6 50 100 710 690 0 1 1

4,21 3 40 210 1280 200 1 1 0

1,38 2 20 30 800 690 1 2 0

0,16 1 80 90 670 940 1 1 0

7,19 3 180 670 790 0 0 2 1

0,35 2 180 630 485 70 1 1 0

0,57 1 10 610 1600 0 1 1 2

35,94 15 320 360 1380 0 1 2 1

2

"Minerva"

0

Page 99: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

100

Figura 5.1 � Cortile interno del Collegio univer-sitario �Cairoli�, esempio di giardino caratteri-stico del centro storico.

Figura 5.2 � Parco della Sora alla periferia ovestdi Pavia: corridoio ecologico fra la città di Pavia ele aree di pregio del Parco del Ticino.

Figura 5.3 � Orti adiacenti alla linea ferroviaria Pavia-Codogno.

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Mon

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Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

101

Figura 5.4 � L�ex Istituto Geofisico di Pavia ospita un mosaico di ambienti naturali che comprendeterreni incolti, zone alberate e prati sottoposti a manutenzione.

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ica

Lazz

arin

i

la lista di criteri sopraindicata, sono le seguenti:1. Giardini dell�Assessorato all�Ecologia2. Area verde in viale Bligny3. Collegio universitario �Borromeo�4. Dipartimento di Biologia Animale, Universi-

tà degli Studi di Pavia (cortile anteriore)5. Dipartimento di Biologia Animale, Universi-

tà degli Studi di Pavia (cortile posteriore)6. Collegio universitario �Cairoli�7. Giardini pubblici del Castello Visconteo8. Collegio universitario �Castiglioni�9. Comunità di recupero �Casa del Giovane�10. Dipartimenti di Chimica, Università degli

Studi di Pavia11. Aree verdi prospicienti il cimitero monu-

mentale di San Giovannino12. Centro commerciale �Minerva�13. Facoltà di Filosofia, Università degli Studi di

Pavia14. Fossato del Castello Visconteo

15. Ex Istituto Geofisico, ora sede del CorpoForestale dello Stato

16. Collegio universitario �Ghislieri�17. Antiche mura spagnole in viale Gorizia18. Giardini pubblici di Palazzo Malaspina19. Polo didattico �Cravino�, Università degli

Studi di Pavia20. Prati lungo le rive del Naviglio Pavese21. Area industriale dismessa ex NECA22. Collegio universitario Nuovo23.Giardini pubblici �Orti Borromaici�24.Orto Botanico25.Policlinico �San Matteo�26.Antiche mura spagnole in viale Nazario

Sauro27.Collegio �Santa Caterina�28.Quartiere Ticinello29. Collegio universitario �Valla�30. Quartiere Vallone31. Parco della Vernavola

Page 101: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

102

- 1 strutture costruite dall�inizio del 1900 finoal 1980

- 2 strutture realizzate negli ultimi vent�anni;�accessibilità, definita secondo il seguente co-

dice:- 0 aree non accessibili senza permesso- 1 aree accessibili senza permesso ma con vin-

colo di orario- 2 aree accessibili a chiunque in qualunque mo-

mento;�gestione del sottobosco, definita secondo il se-

guente codice:- 0 non esiste sottobosco- 1 sottobosco sottoposto a manutenzione- 2 sottobosco non sottoposto a manutenzione.Nella tabella 5.1 sono riportati i dati raccolti per

ciascuna delle aree verdi censite in ambito urba-no pavese. In tabella 5.2 si riportano, invece, i ri-sultati di un�analisi statistico-descrittiva relativaalle aree esaminate.

Si riporta di seguito una breve descrizione dellearee oggetto di studio:1. Giardini dell�Assessorato all�Ecologia: nel corti-

le interno sono presenti due piccole aiuole, conmagnolie (Magnolia grandiflora) e pioppi (Po-

In figura 5.5 viene riportata una piantina dellacittà di Pavia, nella quale è possibile osservare ladisposizione delle aree oggetto di studio. Ogniarea è contrassegnata dal numero progressivo chela contraddistingue nell�elenco.

La descrizione di ogni area ha richiesto la rac-colta dei seguenti dati:�superficie, espressa in ettari, calcolata con

l�ausilio di una tavola grafica e di appositisoftware;

�area verde totale, intesa come la somma tral�area in esame ed eventuali aree verdi conti-gue;

�distanza dall�area verde più vicina, espressacome �distanza dal vicino più vicino� (NND1,Nearest Neighbour Distance 1);

�distanza dalla seconda area verde più vicina,espressa come �distanza dal secondo vicino piùvicino� (NND2, Nearest Neighbour Distance 2);

�distanza dal centro, identificato nell�angolo NEdel Palazzo Broletto in piazza della Vittoria;

�distanza dal margine dell�area urbana edificata(distanza dal margine della città);

�tipo, definito con il seguente codice:- 0 strutture anteriori al XX secolo

Figura 5.5 � Piantina della città di Pavia.

Page 102: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

103

Media Deviazione standard Numero

Area 2,48 ha 6,41 31

Area verde totale 3,40 ha 6,37 31

Copertura arborea 23,452% 17,571 31

Copertura arbustiva 7,484% 12,709 31

Distanza dal centro 922,42 m 481,52 31

Distanza dal margine 430,61 m 343,33 31

NND1 100,74 m 86,85 31

NND2 266,45 m 213,16 31

Variabile

Tabella 5.2 � Risultati di un�analisi statistico-descrittiva relativa alle aree indagate.

pulus sp.), e una grotta artificiale di dimensioniridotte, posta al di sotto del piano campagna.

2. Area verde in viale Bligny: area alberata adi-bita a giardino pubblico.

3. Collegio universitario �Borromeo�: collegiouniversitario privato, dotato di un giardinomolto esteso e sottoposto a intensa manu-tenzione.

4. Dipartimento di Biologia Animale, Univer-sità degli Studi di Pavia (cortile anteriore):sul fronte e sul retro del Dipartimento sonopresenti due giardini alberati con esigue zonea prato.

5. Dipartimento di Biologia Animale, Universitàdegli Studi di Pavia (cortile posteriore): sul fron-te e sul retro del Dipartimento sono presentidue giardini alberati con esigue zone a prato.

6. Collegio universitario �Cairoli�: il Collegioha un cortile interno privato, a magnolie (Ma-gnolia grandiflora) e ippocastani (Aesculus hip-pocastanum), con quattro aiuole seminate aprato.

7. Giardini pubblici del Castello Visconteo: lun-go due lati del Castello si estende un giardinopubblico molto frequentato con cedri (Cedrussp.), magnolie (Magnolia sp.), alberi di Giuda(Cercis siliquastrum) e diverse altre specie or-namentali.

8. Collegio universitario �Castiglioni�: all�inter-

no del complesso del Collegio sono presentialcune piccole aiuole, oggetto di assidua ma-nutenzione.

9. Comunità di recupero �Casa del Giovane�: ilterreno della Comunità è attraversato dalNavigliaccio lungo il cui corso sono presentiorti, frutteti e aiuole.

10. Dipartimenti di Chimica, Università degli Stu-di di Pavia: nel complesso universitario, cheaccoglie i Dipartimenti di Chimica, sono pre-senti alcune piccole aiuole soggette a manu-tenzione non frequente.

11. Aree verdi prospicienti il cimitero monumen-tale di San Giovannino: ospitano alcune zonea robinia (Robinia pseudoacacia), prevalentemen-te lasciate incolte, affiancate da orti privati.

12. Centro commerciale �Minerva�: il comples-so, di recente costruzione, ospita alcune pic-cole aiuole .

13. Facoltà di Filosofia, Università degli Studi diPavia: in un piccolo cortile interno sono pre-senti quattro aiuole seminate a prato con ma-gnolie (Magnolia grandiflora) e ortensie (Hydran-gea macrophylla).

14. Fossato del Castello Visconteo: lungo il latoposteriore del Castello Visconteo, nell�anticofossato, è presente una vasta area, in parte adi-bita a orti privati, in parte lasciata incolta eoccupata quasi esclusivamente da bambù. Il

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

104

fossato è riservato per un terzo della suaestensione alla linea ferroviaria Pavia-Cremona.

15. Ex Istituto Geofisico: all�interno del comples-so, in cui scorre, per un breve tratto, il torren-te Vernavola, è presente un ampio parco cheracchiude diversi ambienti, dal bosco al pra-to inglese, al prato incolto.

16. Collegio universitario �Ghislieri�: il Collegioospita un ampio giardino ricco di alberi, co-stantemente sottoposto a manutenzione escarsamente frequentato.

17. Antiche mura spagnole in viale Gorizia: lun-go la linea ferroviaria Pavia-Cremona, in pros-simità delle antiche mura spagnole, sono pre-senti alcune aree verdi, in parte adibite a orto,in parte lasciate incolte.

18. Giardini pubblici di Palazzo Malaspina: giar-dino aperto al pubblico con aiuole a prato ealberi.

19. Polo didattico �Cravino�, Università degli

Studi di Pavia: l�ampio complesso universita-rio comprende sia aiuole seminate a pratosia aree dismesse a vegetazione spontanea.

20. Prati lungo le rive del Naviglio Pavese: il ca-nale, un tempo navigabile, è costeggiato daprati periodicamente sottoposti al taglio.

21. Area industriale dismessa ex NECA: l�ampiocomplesso ex industriale racchiude al suo in-terno capannoni e aree dismesse a vegetazio-ne incolta.

22. Collegio universitario Nuovo: il giardino pri-vato del collegio, con zone a prato e albera-te, è circondato da aree incolte.

23. Giardini pubblici �Orti Borromaici�: è un giar-dino pubblico sito in prossimità del Ticino eadiacente al giardino privato del CollegioBorromeo, con prati e zone alberate, non mol-to frequentato.

24. Orto Botanico: l�antico complesso del Sette-cento accoglie al suo interno numerose spe-cie vegetali autoctone ed esotiche.

Figura 5.6 � Lycaena dispar, farfalla presente in Europa con popolazioni estremamente localizzate; la suapresenza in una delle aree verdi di Pavia rappresenta un dato importante per la conservazione della specie.

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Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

105

Figura 5.7� Erynaceus europaeus (riccio): fra i mammiferi il riccio è sicuramente una delle specie chemeglio si adatta a colonizzare parchi e giardini.

Figura 5.8 � Phoenicurus phoenicurus (codirosso): è una delle specie di uccelli la cui conservazione èconsiderata prioritaria dall�Unione Europea, in considerazione del declino che hanno subito le suepopolazioni. A Pavia, come in altri centri storici, è tuttora presente con popolazioni numerose.

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

106

Figura 5.9 � Podarcis muralis (lucertola muraiola), una delle specie che meglio si avvantaggia dellapresenza dell�uomo.

Figura 5.10 � Bufo viridis (rospo smeraldino): è più facilmente avvistabile in città che in campagna.

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Page 106: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

107

25. Policlinico �San Matteo�: all�interno del com-plesso sono presenti molti piccoli appezza-menti di terreno a prato dove è vietato il pas-saggio dei pedoni. Sono presenti molti alberiad alto fusto.

26. Antiche mura spagnole in viale NazarioSauro: lungo le mura spagnole, i bordi dellastrada asfaltata, costeggiati da platani (Plata-nus orientalis), sono in terra battuta.

27. Collegio �Santa Caterina�: tra gli edifici delCollegio, delimitato da un muro di cinta, èpresente un piccolo giardino con molti alberiad alto fusto.

28. Quartiere Ticinello: comprende un estesoprato pubblico sulle rive del Ticino, soggettoa inondazioni nei periodi di piena del fiume.Sono presenti alcuni alberi ad alto fusto(Populus sp., Robinia pseudoacacia ecc.).

29. Collegio universitario �Valla�: tra gli edificidel Collegio è presente un prato di modestaestensione.

30. Quartiere Vallone: appezzamento pubblico aprato soggetto a scarsa manutenzione, carat-terizzato soprattutto dalla presenza di orti-che (Urtica sp.).

31. Parco della Vernavola: parco cittadino attra-versato dal torrente Vernavola in direzione

nord-sud, con boschi planiziali umidi a onta-no (Alnus glutinosa), robinia (Robinia pseudoa-cacia), farnia (Quercus robur), nocciolo (Corylusavellana). Sono presenti prati estesi, sottopo-sti, nei mesi primaverili ed estivi, a intensocalpestamento.

Su quali specie è stata concentrata l�attenzio-ne? I criteri di scelta del taxon oggetto di studiosono essenzialmente due. In primo luogo il taxondeve soddisfare i canoni di un indicatore biolo-gico, come trattato nel Capitolo 2. A questo sco-po è stata compiuta un�accurata ricerca bibliogra-fica per verificare l�esistenza di lavori scientificiprecedenti che fornissero indicazioni sull�effica-cia del taxon scelto come possibile indicatore dibiodiversità.

In secondo luogo la scelta del taxondeve pren-dere in considerazione anche l�aspetto economi-co, intendendo con questo sia la possibilità diimpiegare personale addestrato con un rapidotraining, sia il fatto che la sua classificazione pos-sa avvenire da parte di esperti in un numero diore contenuto.

Le specie animali che facilmente si stabilisconoin città sono numerose: in figura 5.7, 5.9 e 5.10 siriportano alcuni esempi di fauna urbana.

Nel caso della città di Pavia, lo studio è stato

Periodi di campionamento dei diversi taxa

� Aracnidi, Carabidi e Stafilinidi- In primavera e in estate ogni quindici giorni, nel periodo autunno-inverno una volta al

mese (marzo 1999-febbraio 2000)� Molluschi terrestri

- Un unico censimento per ogni area (1999)� Lepidotteri diurni

- Tre censimenti per ogni area (aprile-settembre 1999, aprile-settembre 2000)� Chirotteri

- Due censimenti per ogni area (giugno-luglio 1999, giugno-luglio 2000)� Uccelli nidificanti

- Tre censimenti per ogni area (aprile-giugno 1999, aprile-giugno 2000)

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

108

rivolto a svariati taxa animali: uccelli (figura 5.8),chirotteri, coleotteri Carabidi, coleotteri Stafilini-di, lepidotteri diurni (figura 5.6), aracnidi, mollu-schi terrestri, dei quali sono stati rilevati diversiparametri del popolamento con metodi quan-titativi o semiquantitativi. Mediante opportu-ne analisi, che comprendono campionamenti si-stematici e analisi multivariate, sono stati indi-viduati i gruppi di animali che forniscono le mag-giori informazioni in termini di biodiversità com-plessiva, in modo tale che questi possano poi es-sere utilizzati con relativa facilità e a basso costoanche in altri contesti urbani.

5.2 Campionamento delle specie indi-catrici

Fra i gruppi studiati ve ne sono alcuni che cer-tamente non sono proponibili come indicatorid�uso generalizzato poiché sono di difficile re-perimento e richiederebbero conoscenze moltospecialistiche o strumentazioni costose e pocodiffuse. È il caso, per esempio, dei pipistrelli,risultati poco adatti come indicatori di biodi-versità ma tuttavia interessanti poiché com-prendono molte specie degli Allegati II e IV delladirettiva 92/43/CEE �Habitat�. L�inserimento deichirotteri nei taxa da censire è servito, tuttavia,per verificare quali specie fossero presenti nel-l�ambito urbano pavese e se fosse possibile tro-vare una correlazione tra il numero di specieidentificate e qualcuna delle variabili ambien-tali rilevate, come sarà estesamente spiegato piùavanti nel Capitolo.

Altri indicatori sono di uso più immediato,come nel caso degli uccelli e dei lepidotteri, epossono essere utilizzati da personale media-mente addestrato e con costi contenuti, datala scarsità del materiale richiesto per il censi-mento.

I metodi di campionamento utilizzati sono sta-ti ampiamente descritti nel Capitolo 4; di segui-to si riporta, quindi, solo brevemente quanto giàillustrato.

5.2.1 Microfauna invertebrata del suolo (co-leotteri Carabidi, coleotteri Stafilinidi, arac-nidi)La raccolta è avvenuta mediante trappole a ca-duta, dalla struttura molto semplice. I controllisono stati eseguiti con periodicità diversa a se-conda del periodo dell�anno: da marzo a ottobrele trappole sono state controllate ogni quindicigiorni, mentre da novembre a febbraio i controllisono stati effettuati con cadenza mensile, per lasignificativa diminuzione dell�attività degli insettinei mesi freddi.

Come è possibile rilevare dalla tabella 5.1, in ogniarea sono state poste alcune trappole a cadutaper la raccolta della microfauna invertebrata delsuolo. Il numero di trappole presenti è stato de-ciso in base all�estensione dell�area in esame, men-tre la loro localizzazione è legata alle caratteristi-che della vegetazione. Al Parco della Vernavola,per esempio, sono stati identificati cinque am-bienti omogenei dal punto di vista fisionomico,definiti: boscaglia umida, erba bassa, erba alta,ontaneto, bosco di robinie. In ognuno dei cinqueambienti sono state allestite tre trappole a cadu-ta, sistemate a debita distanza l�una dall�altra, perun totale di 15 trappole.

5.2.2 Molluschi terrestriPer il campionamento dei gasteropodi terrestrisono stati utilizzati sia il campionamento a vistaattraverso il semplice avvistamento delle speciedi maggiori dimensioni, sia l�analisi di campionidi terreno.

Ogni campione di terreno, dopo essere statoraccolto e setacciato, è stato passato con uno

Page 108: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

109

stereoscopio binoculare per rilevare la presenzaanche dei gusci di dimensioni minori.

5.2.3 Lepidotteri diurniLe farfalle sono state censite percorrendo dei tran-setti all�interno delle aree campione. Il censimentova effettuato durante i mesi più caldi dell�anno (damaggio a settembre), nelle ore centrali della gior-nata, quando gli esemplari mostrano un picco nellaloro attività. Ogni esemplare non identificabile consicurezza a vista è stato catturato e identificato me-diante la consultazione di specifiche guide.

5.2.4 ChirotteriPer studiare le popolazioni di chirotteri è statoimpiegato un apposito strumento, il bat-detector,capace di rilevare gli ultrasuoni emessi dai pipi-strelli in caccia. I censimenti devono essere ese-guiti in un periodo di tempo compreso tra le ore22.30 e le ore 01.30, durante il quale l�attività deichirotteri è massima.

I segnali prodotti dalle differenti specie hanno

una frequenza e un andamento caratteristici cosìche, dal valore della frequenza visualizzato dallostrumento e dalla modulazione del segnale ul-trasonico, è possibile identificare la specie.

5.2.5 Uccelli nidificantiDurante la primavera del 1999 e del 2000 (da apri-le alla fine di giugno), in ciascuna area, sono statieffettuati censimenti al canto per punti di ascol-to. I censimenti sono stati eseguiti in primavera,durante il periodo di nidificazione, perché è inquesta fase dell�anno che si concentra l�attivitàcanora degli individui in età riproduttiva. L�ora-rio scelto sono state le prime ore del mattino, nonsolo perché in questa fase della giornata gli uc-celli sono più attivi, ma anche per cercare di eli-minare il disturbo acustico dovuto al traffico nel-le zone più centrali della città.

In ogni area sono stati selezionati diversi puntid�ascolto (il numero è dipeso dalla dimensionedell�area), facendo attenzione a coprire con l�esten-sione del punto d�ascolto l�intera superficie.

Figura 5.11 � Sforzo di campionamento degli invertebrati terrestri al Collegio universitario �Borromeo�.

nu

me

ro d

i sp

ecie

ca

mp

ion

ate

numero di campionamenti

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

n. specie aracnidi

n. specie Carabidi

n. specie Stafilinidi

0

5

10

15

20

Page 109: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

110

5.2.6 Frequenza dei censimentiLa frequenza dei censimenti è legata sostanzial-mente all�estensione della superficie da censire.Lo sforzo di campionamento, infatti, va conti-nuato fino a che non si raggiunge un plateau nelnumero di specie segnalate. Alla fine dei cam-pionamenti è stato possibile verificare che il nu-mero di uscite sul campo è stato sufficiente, rea-lizzando un grafico specifico sullo sforzo di cam-pionamento, ordinando i dati da gennaio a di-cembre. Nella figura 5.11 si riporta un esempiorelativo ai censimenti di aracnidi, Carabidi e Sta-filinidi effettuati nel giardino del Collegio uni-versitario �Borromeo�, da cui risulta evidenteche, per l�area presa in esame, è sufficiente rea-lizzare il campionamento nel corso di un anno,da aprile a settembre, per raccogliere adeguateinformazioni relative ai taxa citati.

5.3 Classificazione degli esemplari cam-pionati e raccolta dei dati

La classificazione degli esemplari raccolti di Ca-rabidi, Stafilinidi, aracnidi e molluschi terrestriha richiesto l�intervento di esperti naturalisti. Ilmateriale raccolto dalle trappole a caduta è sta-to conservato in alcool al 70%; alcuni esemplaridelle specie campionate sono stati essiccati inforno al fine di allestire cassette entomologichedi riferimento.

Per quanto riguarda i censimenti dell�avi-fauna urbana nidificante, per compiere rile-

vamenti accurati, è stato sufficiente addestra-re dei ricercatori al riconoscimento dei canti.In caso di classificazione dubbia da parte delricercatore, il canto, inciso su nastro (median-te un registratore portatile), è stato sottopo-sto alla valutazione di un esperto ornitologoper l�identificazione.

Anche per i lepidotteri diurni, un semplicetraining iniziale e l�uso di guide specifiche degliesemplari presenti nel Parco del Ticino sono statisufficienti per una raccolta precisa dei dati. I po-chi esemplari per i quali non è stata possibilel�identificazione sul posto sono stati catturatie identificati con esattezza in un secondo mo-mento.

Per ogni taxon censito e per ogni area urbanastudiata sono stati raccolti i seguenti dati:�abbondanza, intesa come il numero di esem-

plari. L�individuazione del numero di esemplariè stata possibile per i coleotteri Carabidi e Stafi-linidi, per gli aracnidi, i lepidotteri e gli uccelli,mentre per i chirotteri e per i molluschi si è te-nuto conto solamente del numero di specie cen-site e non di individui. Nel caso della microfau-na invertebrata terrestre i dati sono stati ordi-nati per mese da marzo 1999 fino a febbraio2000;

�tassonomia (se possibile fino al genere e allaspecie, comunque mai al di sopra della fami-glia).I dati raccolti sono stati inseriti in vari fogli di

calcolo di Excel �97, ottenendo così una tabella

Tabella 5.3 � Operazioni eseguite per ogni taxon censito.

Numero di individui

Numerodi specie

Indice di Shannon-

Wiener

Indice di Simpson

Numero di specie totali

Presenza/assenza

Carabidi Stafilinidi Aracnidi X X X X X X

Lepidotteri X X X X X X

Uccelli X X X X X X

Chirotteri X X X

Molluschi X X X

Page 110: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

111

Famiglia Specie incontrate

Hesperiidae

Esperidi

Carcharodus alceae; Heodes tityrus; Heteropterus morpheus;

Ochlodes venatus

Lycaenidae

Licenidi

Celastrina argiolus; Everes argiades; Lycaena dispar;

Lycaena phleas; Lycaena tityrus; Polyommatus icarus

Nymphalidae

Ninfalidi

Apatura ilia; Cynthia cardui; Inachis io; Issoria lathonia;

Polygonia c-album; Vanessa atalanta; Vanessa cardui

Papilionidae

Papilionidi Iphiclides podalirius; Papilio machaon

Pieridae

Pieridi

Anthocaris cardamines; Aporia crataegi; Colias crocea;

Pieris brassicae; Pieris rapae; Pontia daplidice

Satyridae

Satiridi

Coenonympha pamphilus; Lasiommata megera; Maniola jurtina;

Pararge aegeria

Tabella 5.4 � Elenco delle specie di lepidotteri censite a Pavia.

per ogni taxon (Carabidi, Stafilinidi e aracnidi sonoraccolti nel medesimo foglio) e per ogni area distudio. In Allegato I si riportano, a titolo d�esem-pio, i dati relativi ai censimenti dell�area �Colle-gio universitario Borromeo� per aracnidi, Cara-bidi, Stafilinidi, uccelli e lepidotteri e delle aree�Assessorato�, �Bligny� e �Collegio universita-rio Borromeo� per molluschi e chirotteri.

5.4 Analisi statistica dei dati e risultati

Con i dati raccolti è stato possibile effettuare di-verse analisi prima di ottenere la matrice finale,riportata in Allegato II, su cui sono state compiu-te le elaborazioni statistiche desiderate.

Nella tabella 5.3 sono riassunte le operazioni ese-guite, i cui risultati sono riportati in Allegato II, perogni taxon censito e per ogni area campionata.

Con le denominazioni utilizzate in tabella 5.3 siintende rispettivamente:�numero di individui: numero degli individui,

classificati con certezza, per ogni specie;�numero di specie: numero totale di specie iden-

tificate per taxon;�indice di Shannon-Wiener: calcolo dell�indice

di diversità di Shannon-Wiener, secondo la for-mula:

�indice di Simpson: calcolo dell�indice di di-versità di Simpson, secondo la formula:

dove:pi = Ni/Nt (Ni = numero di individui apparte-

nenti a una specie; Nt = numero totale indivi-dui).

�numero di specie totali: calcolato per ogni areacampione, sommando il numero di specie diogni taxon.Tutte le analisi statistiche sono state effettuate

tramite apposito software, in particolare Excel �97ed SPSS+/PC.

5.4.1 Specie censite nel corso della ricercaNelle tabelle 5.4, 5.5, 5.6, 5.7, 5.8, 5.9 e 5.10 sonoriportati gli elenchi delle specie censite a Paviaper ognuno dei sette taxa oggetto di studio nelcorso della ricerca.

I dati raccolti nei due anni di campionamentosono stati quindi elaborati allo scopo di fornire al-l�Amministrazione comunale indicazioni riguar-danti la gestione dei parchi urbani e di individua-

H = ΣSobs

i=1

pi loge pi

D =

ΣSobs

i

pi2

1

Page 111: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

112

re quali, fra i taxa studiati, possono essere utilizzaticome indicatori di biodiversità in ambito urbano.

L�analisi statistica si è svolta in due fasi: a unaprima analisi descrittiva delle caratteristiche delle

Tabella 5.5 � Elenco delle specie di Carabidi censite a Pavia.

Famiglia Genere Specie incontrate

Carabus Carabus granulatus

Trechus Trechus quadristiatus

Patrobus Patrobus atrorufus

Pterostichus

Pterostichus coerulescens;Pterostichus cupreus;

Pterostichus melanarius; Pterostichus melas;

Pterostichus niger; Pterostichus nigrita;

Pterostichus strenuus; Pterostichus vernalis;

Pterostichus versicolor

Bembidion Bembidion lampros

Poecilus Poecilus cupreus; Poecilus versicolor

CalathusCalathus cinctus; Calathus fuscipes;

Calathus mollis

Sinuchus Sinuchus nivalis

Agonum Agonum afrum; Agonum moestum

Amara

Amara aenea; Amara convexior;

Amara familiaris; Amara lucida; Amara nitida;

Amara similata

Anisodactylus Anisodactylus binotatus

Harpalus

Harpalus aeneus; Harpalus affinis;

Harpalus anxius; Harpalus distinguendus;

Harpalus griseus; Harpalus luteicornis;

Harpalus rubripes; Harpalus serripes;

Harpalus smaragdinus; Harpalus tardus;

Harpalus tristis; Harpalus vernalis

Badister Badister bullatus

Masoreus Masoreus wetterhalli

Syntomus Syntomus truncatellus

Brachinus Brachinus sclopeta

Nothiophilus Nothiophilus rufipes

ParophonusParophonus hirsutulus;

Parophonus maculicornis

Pseudophonus Pseudophonus griseus; Pseudophonus pubescens

Anchomenus Anchomenus dorsalis

Argutor Argutor strenuus

Cryptophonus Cryptophonus tenebrosus

Dorcus Dorcus parallelopipedus

Ophonus Ophonus cribricollis

Platynus Platynus assimilis; Platynus krynickii

Carabidae

Carabidi

Scaphium Scaphium immaculatum

Page 112: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

113

Tabella 5.6 � Elenco delle specie di Stafilinidi censite a Pavia.

aree campione è seguito uno studio più specificoriguardante gli indicatori di biodiversità.

Di seguito si riporta un elenco di tutti i test stati-stici effettuati; nei sottoparagrafi successivi è pre-sentata una sintesi di alcuni dei risultati ottenuti:� correlazioni bivariate fra il numero totale di

specie e il numero di specie per ogni taxon;� analisi delle componenti principali per le va-

riabili ambientali e la ricchezza specifica;� correlazioni tra le componenti ambientali e spe-

cifiche;

� analisi delle componenti principali per gli indi-ci di diversità di Shannon-Wiener;

� correlazioni tra le componenti ambientali e lecomponenti principali dell�indice di Shannon-Wiener;

� analisi delle componenti principali per gli indi-ci di diversità di Simpson;

� correlazioni tra le componenti ambientali e lecomponenti principali dell�indice di Simpson;

� regressioni logistiche;� regressioni multiple fra il numero totale delle

Famiglia Genere Specie incontrate

Astenus Astenus brevelytratus

Astrapaeus Astrapaeus ulmi

Drusilla Drusilla canaliculata

Gabrius Gabrius osseticus

Gyrohypnus Gyrohypnus angustatus

Ocypus

Ocypus compressus;

Ocypus nero; Ocypus olens;

Ocypus ophtalmicus;

Ocypus winkleri

Paederus Paederus balcanicus;

Paederus fuscipes;

Paederus littoralis

Philonthus

Philonthus carbonarius;

Philonthus cognatus;

Philonthus concinnus;

Philonthus corruscus;

Philonthus quisquiliarius;

Philonthus succicola

Platydracus Platydracus fulvipes

Pseudocypus Pseudocypus cupreus

Quedius

Quedius longicornis;

Quedius picipes;

Quedius semiobscurus;

Quedius tristis

Rugilus Rugilus orbiculatus

Staphylinidae

Stafilinidi

Xantholinus

Xantholinus apenninicola;

Xantholinus jarrigei;

Xantholinus linearis;

Xantholinus longiventris

Page 113: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

114

Tabella 5.7 � Elenco delle specie di aracnidi censite a Pavia. *Nell�ambito della ricerca è stata scopertauna nuova specie (Harpactea longobarda) appartenente al genere Harpactea, la cui descrizione è stataeffettuata da Pesarini (2001).

Famiglia incontrate

Agelenidae Cicurina cicur; Tegenaria nemorosa

Amaurobiidae Amaurobius erberi

Araneidae Hyposinga sanguinea

Clubionidae Clubiona lutescens; Clubiona terrestris

Dictynidae Argenna subnigra

DysderidaeDasumia taenifera; Dysdera crocota; Dysdera erythrina;

Dysdera sp.; Harpactea longobarda*

Gnaphosidae

Arctosa personata; Drassodes lapidosus;

Drassodes pubescens; Drassodes sp.;

Phaeocedus braccatus;Zelotes aeneus; Zelotes apricorum;

Zelotes exiguus; Zelotes latreillei; Zelotes longipes;

Zelotes pallidus; Zelotes pedestris; Zelotes sp.;

Zelotes villicus

Linyphidae

Bathyphantes gracilis; Centromerus sylvaticus;

Ceratinella brevis; Diplostyla concolor;

Erigone dentipalpis; Leptyphantes flavipes;

Leptyphantes leprosus; Leptyphantes pallidus;

Leptyphantes tenuis; Leptyphantes zimmermanni;

Microneta viaria; Trichopterna cito; Walckenaeria obtusa

LiocranidaeAgroeca pullata; Phrurolithus festivus;

Phrurolithus minimus

Lycosidae

Alopecosa pulverulenta; Alopecosa sp.; Arctosa sp.;

Aulonia albimana; Diplocephalus picinus;

Pardosa hortensis; Pardosa lugubris; Pardosa prativaga;

Pardosa proxima; Pardosa prativaga; Pardosa saltans;

Pardosa sp.; Pardosa torrentum; Pardosa vittata;

Trochosa rupicola; Trochosa sp.

Salticidae

Ballus depressus; Euophrys frontalis; Euophrys herbigrada;

Euophrys lanigera; Euophrys sp.; Heliophanus sp.;

Myrmarachne formicaria; Phlegra fasciata;

Pseudoeuophrys obsoleta; Saitis barbipes;

Talavera aequipes

Theridiidae

Enoplognatha mandibularis; Enoplognatha thoracica;

Episinus truncatus; Euryopis flavomaculata;

Steatoda phalerata

Tertagnathida clercki; Pachygnatha sp.; Pachygnatha terilis

Thomisidae

Ozyptila blackwalli; Ozyptila praticola; Ozyptila sp.;

Xysticus kochi; Xysticus sp.; Thanatus sabulosus;

Tibellus sp.

ZodaridaeZodarion gallicum; Zodarion italicum, Zodarion pusio;

Zodarion sp.

Pachygnatha

Specie

Page 114: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

115

Nome scientifico Nome comune

Acrocephalus palustris cannaiola verdognola

Aegithalos caudatus codibugnolo

Alauda arvensis allodola

Alcedo atthis martin pescatore

Anas platyrhynchos germano reale

Ardea cinerea airone cenerino

Carduelis carduelis cardellino

Carduelis chloris verdone

Cettia cetti usignolo di fiume

Corvus corone cornix cornacchia grigia

Cuculus canorus cuculo

Dendrocopos major picchio rosso maggiore

Egretta alba airone bianco maggiore

Egretta garzetta garzetta

Erithacus rubecula pettirosso

Falco subbuteo lodolaio

Falco tinnunculus gheppio

Fringilla coelebs fringuello

Gallinula chloropus gallinella d’acqua

Jynx torquilla torcicollo

Luscinia megarhynchos usignolo

Merops apiaster gruccione

Motacilla alba ballerina bianca

Muscicapa striata pigliamosche

Nycticorax nycticorax nitticora

Oriolus oriolus rigogolo

Parus caeruleus cinciarella

Parus major cinciallegra

Passer italiae passera d’italia

Passer montanus passera mattugia

Phasianus colchicus fagiano

Phoenicurus ochruros codirosso spazzacamino

Phoenicurus phoenicurus codirosso

Pica pica gazza

Picus viridis picchio verde

Serinus serinus verzellino

Streptopelia decaocto tortora dal collare orientale

Streptopelia turtur tortora

Sturnus vulgaris storno

Sylvia atricapilla capinera

Troglodytes troglodytes scricciolo

Turdus merula merlo

Tabella 5.8 � Elenco delle specie di uccelli nidificanti censite a Pavia.

Page 115: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

116

Nome scien ico Nome comu

Epseticus serotinus serotino comune

Hypsugo savii pipistrello di savi

Myotis myotis/blythi vespertilione m ggiore/di Blyth

Nyctalus noctula nottola comune

Pipistrellus kuhli pipistrello albolimbato

Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano

Plecotus auritus orecchione bruno

tif ne

a

Tabella 5.9 � Elenco delle specie di chirotteri censite a Pavia.

specie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon;

� regressioni multiple fra il numero di specie diogni taxon e il numero di specie di tutti glialtri taxa;

� regressioni multiple fra l�indice di Simpson diciascun taxon e gli indici di Simpson degli al-tri taxa;

� regressioni multiple fra l�indice di Shannon-Wiener di ogni taxon e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa.

5.4.2 Analisi delle componenti principali per levariabili ambientali e la ricchezza specificaL�analisi delle componenti principali è un test sta-tistico che permette di raggruppare le variabilioggetto di studio, evidenziando così una loro cor-relazione e riducendone il numero. L�applicazio-ne di questa procedura è stata eseguita sia per levariabili ambientali sia per quelle specifiche epermette di ottenere una o più componenti rap-presentative dell�insieme di variabili.

5.4.2.1 Variabili ambientaliCome già spiegato, ogni area è stata descrittamediante alcune variabili ambientali continue euna serie di variabili categoriche. Le variabilicontinue comprendono la superficie, la super-ficie verde totale, la distanza dal primo vici-no più vicino (NND1), la distanza dal secon-

do vicino più vicino (NND2), la distanza dalmargine della città, la distanza dal centro, lacopertura arborea e la copertura arbustiva. Levariabili categoriche, invece, comprendono iltipo (vetustà), la gestione del sottobosco e l�ac-cessibilità (già definite nel paragrafo 5.1). Soloper le variabili continue è stata applicata unaPCA (Principal Component Analysis) che haportato all�individuazione di due componentiprincipali:�prima componente ambientale � variabili che de-

scrivono la posizione dell�area (NND1, NND2,distanza dal margine, distanza dal centro);

�seconda componente ambientale � variabili le-gate alla struttura della vegetazione (coperturaarborea e copertura arbustiva).La superficie non è stata inclusa nell�analisi poi-

ché altamente correlata con ogni variabile am-bientale.

La figura 5.12 mostra le posizioni delle variabiliambientali rispetto alle due componenti princi-pali, rappresentate dagli assi ortogonali. L�assedelle ascisse rappresenta la prima componente,attorno a cui si distribuiscono le variabili logisti-che, mentre attorno all�asse delle ordinate si rag-gruppano le caratteristiche della vegetazione.

5.4.2.2 Variabili specificheL�analisi delle componenti principali è stata ripe-tuta anche per le variabili specifiche e, come per

Page 116: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

117

Tabella 5.10 � Elenco delle specie di molluschi censite a Pavia.

Lo

cali

Dis

cus

rotu

nd

atu

s

Cec

ilio

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ja

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Co

clic

op

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Tru

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dri

ca

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on

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uco

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Hel

ix p

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Ca

nta

reu

s a

sper

sus

Cep

aea

nem

ora

lis

TO

TA

LE

Assessorato 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 5

Bligny 1 0 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 5

Borromeo 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

DBA (ant.) 1 0 0 1 0 0 1 1 1 0 1 0 0 0 6

DBA (post.) 1 1 1 1 0 0 1 1 1 1 1 0 1 0 10

Cairoli 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Castello 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1

Castiglioni 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Casa Giovane 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Chimica 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Cimitero 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 2

Minerva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Filosofia 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1

Fossato 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Ex Geofisico 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1

Ghislieri 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Gorizia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Malaspina 0 0 1 1 1 0 1 1 0 0 1 0 0 0 5

Cravino 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 2

Naviglio 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

NECA 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1

Nuovo 0 0 0 1 0 1 1 1 0 0 0 0 0 1 5

Orti Borromaici 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Orto Botanico 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 2

Policlinico 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 0 0 0 5

Nazario Sauro 1 0 1 1 1 0 1 1 1 0 1 0 0 0 6

Santa Caterina 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Ticinello 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Valla 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 2

Vallone 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1

Vernavola 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 2

TOTALE 6 1 5 10 5 1 9 11 9 2 4 1 2 1

Page 117: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

118

Figura 5.12 � Grafico delle componenti ambientali.

Figura 5.13 � Grafico delle componenti specifiche.

Componente 1

1,00,50,0-0,5-1,0

Com

pone

nte

2

1,0

0,5

0,0

-0,5

-1,0

coparbucoparbo

distm

distc

nnd2

nnd1

Componente 1

1,00,50,0-0,5-1,0

Com

pone

nte

2

1,0

0,5

0,0

-0,5

-1,0

smollus

spipi00spipi99

sstafilsaracnscarabsucc00succ99sfarf00

sfarf99

Page 118: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

119

Figura 5.14 � Correlazione fra la prima componente ambientale e la prima componente specifica.

le variabili ambientali, è stata evidenziata l�esi-stenza di due componenti principali:� componente 1 � numero di specie di lepidot-

teri, Carabidi, Stafilinidi, aracnidi e uccelli;� componente 2 � numero di specie di mollu-

schi e chirotteri.La figura 5.13 mostra le posizioni delle variabili

specifiche rispetto alle due componenti princi-pali, rappresentate dai due assi ortogonali. L�as-se delle ascisse rappresenta la prima componen-te attorno a cui si distribuiscono aracnidi, Cara-bidi, lepidotteri, uccelli e Stafilinidi, mentre in-torno all�asse delle ordinate si raggruppanochirotteri e molluschi. Dall�elaborazione graficadel software utilizzato risulta impossibile in figu-ra 5.13 distinguere le sigle di un gruppo che com-prende: specie di farfalle 2000, specie di uccelli1999, specie di uccelli 2000, specie di Stafilinidi,specie di Carabidi, specie di aracnidi.

5.4.3 Correlazioni tra le componenti ambientalie specificheL�analisi statistica compiuta ha messo in luce lacorrelazione esistente tra la prima componenteambientale e alcune variabili specifiche (lepidot-teri, uccelli, Carabidi, Stafilinidi, aracnidi). Que-sto risultato potrebbe essere tuttavia dovuto al-l�influenza della superficie. Mediante una corre-lazione parziale che rimuova prima l�effetto del-l�area poi quello della prima componente ambien-tale, è stato possibile verificare la reale importan-za delle due variabili sulla distribuzione dellespecie. Effettivamente esiste una correlazione si-gnificativa tra lepidotteri, Carabidi, Stafilinidi,aracnidi e uccelli da una parte e la prima com-ponente ambientale dall�altra (figura 5.14) e tra le-pidotteri, Carabidi, Stafilinidi, aracnidi e uccellie il logaritmo dell�area (figura 5.15).

Non esiste, invece, alcuna correlazione fra la

Prima componente ambientale

2,52,01,51,00,50,0-0,5-1,0-1,5

Prim

a co

mpo

nent

e sp

ecifi

ca4

3

2

1

0

-1

-2

Page 119: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

120

Figura 5.15 � Correlazione fra la prima componente specifica e il logaritmo dell�area.

Figura 5.16 � Correlazione fra la seconda componente specifica e il logaritmo dell�area.

Logaritmo area

2,01,51,00,50,0-0,5-1,0-1,5

Prim

a co

mpo

nent

e sp

ecifi

ca

4

3

2

1

0

-1

-2

Logaritmo area

2,01,51,00,50,0-0,5-1,0-1,5

Seco

nda

com

pone

nte

spec

ifica

3

2

1

0

-1

-2

Page 120: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

121

Figura 5.17 � Correlazione fra la seconda componente specifica e la prima componente ambientale.

seconda componente specifica, il logaritmo del-l�area e la prima componente ambientale (figure5.16 e 5.17).

5.4.4 Analisi delle componenti principali per gliindici di diversità di Shannon-Wiener e diSimpsonLa PCA, che aveva permesso di dividere le va-riabili specifiche in due componenti principali, èstata applicata anche ai valori degli indici di bio-diversità di Shannon-Wiener e di Simpson.

I risultati dell�analisi svolta per l�indice di Shan-non-Wiener hanno rivelato l�esistenza di una solacomponente che non permette, quindi, di sem-plificare in alcun modo l�interpretazione degliindici di diversità.

Le stesse elaborazioni, effettuate sugli indici diSimpson, portano invece all�individuazione didue componenti:

� componente 1 � aracnidi;� componente 2 � Carabidi, Stafilinidi, lepidotte-

ri, uccelli.

5.4.5 Regressioni logisticheLa regressione logistica è un tipo di analisi stati-stica che permette di valutare l�andamento di unavariabile dipendente di tipo dicotomico in rela-zione a un insieme di variabili indipendenti. Lavariabile dipendente di tipo dicotomico può as-sumere valore 0 se la specie è assente oppure va-lore 1 se la specie è presente. È un�analisi frequen-temente utilizzata in ecologia per studiare la di-stribuzione di una specie poiché permette di in-dividuare quali sono le caratteristiche ambienta-li (variabili indipendenti) che influenzano la pre-senza o l�assenza di un taxon (variabile dipendentedicotomica).

I risultati ottenuti con una regressione logistica

2,01,51,00,50,0-0,5-1,0

3

2

1

0

-1

-2

-1,5

Se

co

nd

a c

om

po

ne

nte

sp

ec

ific

a

Prima componente ambientale

2,5

Page 121: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

122

sottolineano, quindi, quali sono i parametri am-bientali che favoriscono la presenza di una spe-cie e forniscono indicazioni molto utili per la ge-stione del territorio. Naturalmente è importan-te selezionare e misurare con precisione le va-riabili ambientali indipendenti da sottoporreal modello. Diventa pertanto necessario valu-

tare tutte le caratteristiche dell�ambiente utiliper descrivere l�ecologia della specie studiata.

Fra tutte le specie censite a Pavia, appartenentiai sette taxa studiati, alcune sono risultate pre-senti in più di 10 e meno di 21 aree. Per questespecie è stato stabilito quali siano le variabili am-bientali che ne influenzano la presenza, median-

Taxon Specie Variabile 1 Variabile 2

Carabidi Calathus cinctus prima componente ambientale

Carabidi Calathus fuscipes prima componente ambientale

Carabidi Amara lucida logaritmo area

Carabidi Calathus mollis logaritmo area

Carabidi Amara aenea

Carabidi Pseudophonus pubescens

Farfalle Lycaena phleas 2000 prima componente ambientale

Farfalle Vanessa atalanta prima componente ambientale

Farfalle Vanessa atalanta gestione sottobosco tipo

Farfalle Pieris brassicae 1999 logaritmo area

Farfalle Polyommatus icarus 00 logaritmo area

Molluschi Truncatellina cylindrica

Molluschi Vallonia costata

Chirotteri Hypsugo savii seconda componente ambientale

Chirotteri Pipistrellus pipistrellus logaritmo area

Chirotteri Pipistrellus kuhli

Aracnidi Zelotes apricorum prima componente ambientale

Aracnidi Zelotes pallidus gestione sottobosco

Aracnidi Arctosa personata

Aracnidi Zodarion gallicum

Stafilinidi Quedius tristis logaritmo area

Stafilinidi Xantholinus linearis

Uccelli usignolo 2000 prima componente ambientale gestione sottobosco

Uccelli verzellino 2000 prima componente ambientale

Uccelli storno 1999 prima componente ambientale accessibilità

Uccelli cardellino 2000 gestione sottobosco

Uccelli capinera 1999 gestione sottobosco

Uccelli cardellino 1999 gestione sottobosco

Uccelli capinera 2000 logaritmo area

Uccelli cinciallegra 1999 logaritmo area

Uccelli fringuello 2000

Uccelli tortora 1999

Tabella 5.11 � Riassunto dei risultati ottenuti applicando la regressione logistica.

Page 122: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

123

Figura 5.18 � Effetto della distanza dal margine sulla distribuzione di alcune specie.

Tabella 5.12 � Tabella riassuntiva, ordinata per variabili ambientali, dei risultati ottenuti applicando laregressione logistica.

te l�utilizzo di modelli di regressione logistica. Levariabili ambientali che sono state misurate equindi sottoposte alla regressione possono esse-re distinte in due categorie principali:� le variabili continue: area, logaritmo dell�area e

prima componente ambientale;� le variabili categoriche: gestione del sottobosco,

accessibilità, tipo, seconda componente ambien-tale. Per queste variabili sono state individuatetre categorie di appartenenza indicate con 0, 1,2, come già spiegato nel paragrafo 5.1.Nella tabella 5.11 sono riportati i risultati dell�ana-

lisi statistica ottenuti mediante l�applicazione diuna regressione logistica. Con il termine variabi-

VariabiliN. specie

aracnidi

N. specie

lepidotteri

N. specie

Carabidi

N. specie

Stafilinidi

N. specie

uccelli

N. specie

chirotteri

N. specie

totale

Gestione sottobosco 1 1 0 0 4 0 6

Prima componente

ambientale1 2 2 0 3 0 8

Logaritmo area 0 2 2 1 2 1 8

Seconda componente

ambientale0 0 0 0 0 1 1

Accessibilità 0 0 0 0 1 0 1

Tipo 0 1 0 0 0 0 1

0-100 100-650 650-1000

Lycaena phleasVanessa atalanta

StornoUsignolo

VerzellinoCalathus cinctus

Calathus fuscipesZelotes apricorum

0

2

4

6

8

10

abbondanza

distanza dal margine

specie

Page 123: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

124

Figura 5.19 � Effetto della gestione del sottobosco sulla distribuzione di alcune specie.

Figura 5.20 � Effetto dell�estensione dell�area sulla distribuzione di alcune specie.

senza

sottobosco

manutenzione

sottoboscosottobosco

Vanessa atalanta 00Usignolo 00

Zelotes pallidusCardellino 00

Cardellino 99Capinera 99

0

2

4

6

8

10

abbondanza

gestione del sottobosco

specie

1,4-360,4-1,4 0-0,4

Pieris brassicae 99

Polyommatus icarus 00

Capinera 00

Cinciallegra 99

Amara lucida

Calathus mollis

Pipistrellus pipistrellus

Quedius tristis

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

abbondanza

area

specie

Page 124: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

125

le 1 e variabile 2 si intende indicare rispettiva-mente la prima e la seconda caratteristica am-bientale che entrano nel modello applicato. Senon viene specificata alcuna variabile significa chenessuna delle componenti ambientali individuatedescrive la distribuzione della specie considera-ta. In questo caso è possibile che i fattori che in-fluenzano la presenza o l�assenza della specie nonsiano stati inclusi nell�analisi statistica. Nella ta-bella 5.12 si riporta schematicamente l�influenzadi ogni variabile ambientale sui taxa studiati. Perogni caratteristica è indicato il numero di speciedescritto.

5.4.5.1 Distanza dal margine dell�area urbana edi-ficataLa distanza dal margine è una variabile che, inseguito alla PCA, è stata inclusa nella primacomponente ambientale. Per comprendere me-glio l�influenza della prima componente am-bientale sulle specie studiate, sono stati espres-si i dati relativi alla generica prima componenteambientale in funzione della distanza dal mar-gine, verificandone il coefficiente di correlazio-ne. La figura 5.18 mostra come la distanza dalmargine influenza la presenza di alcune specieappartenenti a diversi taxa. È possibile osservareche le aree vicine al margine della città, quindiposte in posizione periferica, sono più facilmen-te colonizzabili dalle specie studiate.

5.4.5.2 Gestione del sottoboscoLa figura 5.19 mostra come la gestione del sotto-bosco influenza la presenza di alcune specie ap-partenenti a diversi taxa.In generale, la presen-za delle specie è più probabile nelle aree in cuic�è sottobosco non soggetto a manutenzione.Solo la capinera sembra allontanarsi da questomodello mostrando una significativa preferen-za per le aree in cui non è presente sottobosco.

5.4.5.3 AreaLa figura 5.20 mostra che l�estensione di un�areainfluenza la presenza di alcune specie apparte-nenti a diversi taxa. In generale la presenza dellespecie è più probabile nelle aree con una mag-giore superficie.

5.4.6 Risultati delle analisi statistiche per la de-finizione di indicatori di biodiversitàLe analisi statistiche effettuate hanno permessodi individuare le relazioni esistenti fra il numerodi specie e gli indici di abbondanza dei diversi taxa,allo scopo di determinare il taxon o il gruppo ditaxa che permette di ricavare informazioni sullabiodiversità in modo più completo e preciso. Seesiste infatti un gruppo tassonomico capace diriassumere informazioni su tutti gli altri, è possi-bile utilizzarlo come indicatore della diversità bio-logica.

Le prime analisi hanno riguardato la ricchezzadi specie dei diversi taxa. Inizialmente, mediantela regressione multipla, è stato ricostruito il mo-dello che permette di ricavare il numero comples-sivo di specie censite in un�area, conoscendo ilnumero di specie appartenenti a ogni taxon. Inseguito sono stati verificati nuovi modelli rimuo-vendo ogni volta il contributo di un diverso taxon,partendo da quelli che risultavano più predittivinel corso della prima analisi.

5.4.7 Regressioni multiple fra il numero totaledelle specie e il numero di specie appartenentia ogni taxonA titolo d�esempio, nella tabella 5.13 si riporta ilriepilogo dei modelli soltanto per la regressionemultipla fra il numero totale delle specie e il nu-mero di specie di ogni taxon. Di seguito viene ri-portata la legenda del riepilogo dei modelli se-condo il programma SPSS di statistica:1 Stimatori: (Costante), specie aracnidi

Page 125: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

126

2 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99

3 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00

4 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi

5 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi

6 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi, specie pipistrelli 99

7 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi, specie pipistrelli 99, specie uc-celli 00

8 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi, specie pipistrelli 99, specie uc-celli 00, specie Stafilinidi

9 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi, specie pipistrelli 99, specie uc-celli 00, specie Stafilinidi, specie farfalle 99

10 Stimatori: (Costante), specie aracnidi, specieuccelli 99, specie farfalle 00, specie Carabidi, spe-cie molluschi, specie pipistrelli 99, specie uc-

celli 00, specie Stafilinidi, specie farfalle 99, spe-cie pipistrelli 00Per tutti gli altri modelli si riporta esclusiva-

mente l�indicazione delle variabili coinvolte.Il valore di R-quadrato fornisce una stima del-la capacità predittiva del modello:�regressione multipla fra il numero totale delle

specie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo gli aracnidi;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo i Carabidi;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo gli Stafilinidi;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo i chirotteri;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo i molluschi;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo i lepidotteri;

�regressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, escludendo gli uccelli;

Modello R R-quadrato R-quadrato corretto Errore standard della stima

1 12,8385

2 8,0842

3 6,4452

4 4,9713

5 3,4508

6 2,682

7 2,0773

8

0,934

0,975

0,985

0,991

0,996

0,998

0,999

0,999 1,3368

9 1,000

0,873

0,951

0,970

0,983

0,992

0,995

0,997

0,999

0,999 1,1366

10 1,000 1,000 1,000 0,0000

6

0,868

0,948

0,967

0,980

0,990

0,994

0,997

0,999

0,999

Tabella 5.13 � Regressione multipla fra il numero totale delle specie e il numero di specie appartenenti aogni taxon.

Page 126: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

127

�regressione multipla fra le specie di lepidotte-ri 1999 e tutti i taxa, escludendo le specie dilepidotteri 2000 e le specie di uccelli 2000;

�regressione multipla fra le specie di lepidotteri2000 e tutti i taxa, escludendo le specie di lepi-dotteri 1999 e le specie di uccelli 1999;

�regressione multipla fra le specie di uccelli 1999e tutti i taxa, escludendo le specie di lepidotteri2000, le specie di uccelli 2000 e di chirotteri 2000;

�regressione multipla fra le specie di uccelli 2000e tutti i taxa, escludendo le specie di lepidotteri1999, le specie di uccelli 1999 e le specie di chi-rotteri 1999.

5.4.8 Regressioni multiple fra il numero di spe-cie di ogni taxon e tutti gli altri taxaSuccessivamente, sono state compiute altre re-gressioni multiple per verificare la capacità pre-dittiva di ogni singolo taxon sulla ricchezza spe-cifica di tutti gli altri. Sono quindi stati ricostru-iti diversi modelli, che permettono di ricavareinformazioni sull�abbondanza di specie di unpreciso taxon rilevate in un�area, conoscendo ilnumero di specie censite appartenenti ad altrigruppi tassonomici. Anche in questo caso si ri-porta esclusivamente l�indicazione delle varia-bili coinvolte:� regressione multipla fra le specie di Carabidi e

tutti gli altri taxa;� regressione multipla fra le specie di aracnidi e

tutti gli altri taxa;� regressione multipla fra le specie di Stafilinidi

e tutti gli altri taxa.Le regressioni multiple tra le specie di mol-

luschi e tutti gli altri taxa, le specie di chirot-teri 1999 e tutti gli altri taxa, le specie di chi-rotteri 2000 e tutti gli altri taxa non hanno evi-denziato alcuna correlazione e mostrano,quindi, che i dati del censimento di alcuni taxa(chirotteri e molluschi) non possono essere

Tabella 5.14 � Elenco delle aree ordinate per ilnumero totale di specie censite.

previsti utilizzando la ricchezza di specie ditutti gli altri taxa.

5.4.9 Regressioni multiple fra gli indici diSimpson e di Shannon-Wiener di ogni taxon egli indici di Simpson e di Shannon-Wiener ditutti gli altri taxaLo stesso tipo di analisi, condotto sulle ricchezzespecifiche, è stato ripetuto per gli indici di diver-

Co

)

AreeN. specie

totali

Parco della Vernavola 205

Quartiere Ticinello 121

Ex Istituto Geofisico 101

Comunità "Casa del Giovane" 83

Cimitero di San Giovannino 75

llegio universitario "Borromeo" 73

Orto Botanico 72

Viale Gorizia 67

Collegio universitario Nuovo 65

"Orti Borromaici" 64

Policlinico "San Matteo" 64

Quartiere Vallone 63

Dipartimenti di Chimica 62

Polo didattico "Cravino" 62

Dip. Biol. Animale (cortile posteriore) 59

Area industriale ex NECA 57

Viale Nazario Sauro 54

Giardini di Palazzo Malaspina 53

Castello Visconteo 51

Dip. Biol. Animale (cortile anteriore 47

Viale Bligny 46

Fossato del Castello Visconteo 44

Collegio universitario "Valla" 41

Assessorato all'Ecologia 37

Collegio "Santa Caterina" 31

Naviglio Pavese 30

Collegio universitario "Castiglioni" 27

Facoltà di Filosofia 27

Centro commerciale "Minerva" 24

Collegio universitario "Ghislieri" 24

Collegio universitario "Cairoli" 23

Page 127: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

128

sità di Simpson e di Shannon-Wiener. Di seguitosono raccolte le indicazioni sui modelli descritti-vi utilizzati per ricavare la diversità specifica diun preciso taxon in un�area, conoscendo la diver-sità specifica di tutti gli altri taxa:�regressione multipla fra l�indice di Simpson le-

pidotteri 1999 e gli indici di Simpson degli altritaxa;

�regressione multipla fra l�indice di Simpson uc-celli 1999 e gli indici di Simpson degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Simpson uc-celli 2000 e gli indici di Simpson degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Simpson le-pidotteri 2000 e gli indici di Simpson degli altritaxa;

�regressione multipla fra l�indice di SimpsonCarabidi e gli indici di Simpson degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Simpsonaracnidi e gli indici di Simpson degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di SimpsonStafilinidi e gli indici di Simpson degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener lepidotteri 1999 e gli indici di Shan-non-Wiener degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener uccelli 1999 e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener uccelli 2000 e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener lepidotteri 2000 e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener Stafilinidi e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-Wiener aracnidi e gli indici di Shannon-Wienerdegli altri taxa;

�regressione multipla fra l�indice di Shannon-

Wiener Carabidi e gli indici di Shannon-Wiener degli altri taxa.

5.5 Aspetti descrittivi della ricerca

Due anni di campionamento hanno portato allaraccolta di una grande quantità di dati relativi aognuno dei taxa esaminati. Come precedente-mente spiegato, l�analisi statistica si è divisa inuna prima parte descrittiva, relativa alle caratte-ristiche delle aree campione, e in una parte basa-ta sullo studio degli indici di diversità.

Un�elaborazione preliminare dei dati riguar-danti le variabili ambientali ha consentito ditrarre alcune prime conclusioni generali al finedi definire quali caratteristiche favoriscano unamaggiore biodiversità in ambiente urbano.

Nella tabella 5.14 si riporta l�elenco delle areeordinate in base al numero totale di speciecensite.

Alcune delle aree campione si sono rivelatepiù ricche in biodiversità e tra queste il Parcodella Vernavola riveste sicuramente un ruolofondamentale perché, con le sue 205 specie tota-li rilevate, rappresenta un importante ponte dicollegamento per la flora e la fauna, tra la cam-pagna e il centro cittadino. Il Parco, infatti, estesoper ben 35,94 ettari di superficie verde totale, ècollegato senza soluzione di continuità alle zoneagricole circostanti e si estende in direzione nord-sud lungo il corso del torrente Vernavola, finoquasi al centro storico. La sua ricchezza riguardai coleotteri Stafilinidi (D = 4,76; H = 1,98) presenticon ben 20 specie, i coleotteri Carabidi (42 spe-cie; D = 12,50; H = 2,85), gli uccelli, sia nei censi-menti del 1999 sia in quelli del 2000 (34 specie nel1999; D 99 = 14,29; H 99 = 2,88; 24 specie nel 2000;D 00 = 14,29; H 00 = 2,82) e i lepidotteri (17 specie;D = 6,67; H = 2,10).

Secondo la teoria della biogeografia insulare di

Page 128: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

129

McArthur e Wilson (vedi Capitolo 1), i tassi diimmigrazione hanno generalmente valori più altisulle isole vicine alla fonte di immigrazione � nelcaso di Pavia rappresentata dalla campagna � cosìcome è molto probabile che gli stessi siano gene-ralmente più alti su un�isola di dimensioni mag-giori poiché l�isola più grande rappresenta unbersaglio più facile da raggiungere per i coloniz-zatori.

Anche per l�area Ticinello (7,19 ha di area ver-de totale, 0 metri di distanza dal margine) la vici-nanza al margine dell�area urbana e l�estensionegarantiscono un�elevata ricchezza totale di spe-cie (121) e valori elevati di indici di biodiversitàper Carabidi (18 specie; D = 7,69; H = 2,38), uccel-li (18 specie; D 99 = 8,33; H 99 = 2,29; D 00 = 7,14;H 00 = 2,34) e lepidotteri (9 specie; D 99 = 2,94; H99 = 1,53; 14 specie; D 00 = 5,88; H 00 = 2,04). Inquest�area, così come per il Parco della Vernavo-la, a un elevato numero di specie di aracnidi pre-senti, non corrispondono tuttavia elevati valoridegli indici di diversità utilizzati. Ciò può esserespiegato dal fatto che una comunità ricca di spe-cie, ma dominata da alcune specie, può avere unindice inferiore a quello di una comunità, menoricca ma altamente uniforme.

L�ex Istituto Geofisico, la cui area verde totaleha un valore intermedio, deve probabilmente lasua ricchezza specifica (101 specie totali censite)alla vicinanza sia al margine della campagna siaalla prima area verde più vicina, rappresentatadall�area verde nel quartiere Vallone. Inoltre, ledue aree distano solo 10 metri l�una dall�altra,venendo così a costituire un�area verde comples-siva di 5,6 ha.

Quanto detto finora si riferisce alle variabiliambientali che dall�analisi statistica precedenterientrano nella prima componente ambientale.Basandosi solo sulla parte descrittiva non è tut-tavia possibile determinare con precisione quale

delle variabili della prima componente ambien-tale influisca sulla ricchezza di un�area piuttostoche di un�altra. Diventa opportuno quindi rife-rirsi alla posizione geografica in generale diun�area, piuttosto che alle singole caratteristiche.

È importante sottolineare come tutte le areefinora citate si estendono, almeno in parte, lun-go un corso d�acqua (fiume Ticino o torrente Ver-navola) che viene così a rappresentare un im-portante corridoio biologico per la dispersionedi piante e animali. La valorizzazione di questiambienti potrebbe costituire un traguardo rile-vante in un programma di gestione del territo-rio e di conservazione della biodiversità. Allaluce di quanto detto finora, inoltre, anche il man-tenimento del collegamento tra la campagna ele aree più ricche sopracitate deve ricoprire unruolo di prioritaria importanza nell�amministra-zione del verde urbano. I risultati delle regres-sioni logistiche, presentati più avanti, conferme-ranno e completeranno le conclusioni fino a quipresentate.

Tra le caratteristiche esaminate, le coperturearboree e arbustive non sembrano invece influen-zare la qualità, in termini di biodiversità, dellearee urbane studiate. Quartiere Ticinello, �Casadel Giovane� ed ex Istituto Geofisico, infatti, pre-sentano valori di copertura arborea e arbustivanon particolarmente rilevanti e così anche il Par-co della Vernavola che, pur essendo l�area fauni-sticamente più ricca in ambito pavese, non è tut-tavia caratterizzato dai valori maggiori per le va-riabili considerate. Un discorso analogo vale an-che per le variabili accessibilità e tipo.

Per quanto riguarda il sottobosco sembra esse-re importante la sua presenza, sia che venga pe-riodicamente sottoposto a manutenzione, sia chevenga lasciato incolto. Nessuna delle aree sopra-citate, infatti, rientra nella categoria 0 = non esistesottobosco.

Page 129: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

130

5.5.1 Fattori che influenzano la presenza dellespecieComplessivamente sono state sottoposte ad ana-lisi di regressione logistica soltanto 31 specie ap-partenenti ai sette taxa studiati poiché la nettamaggioranza delle specie è risultata essere distri-buita in modo poco adatto per questo tipo di ela-borazione statistica. Si tratta sia di specie presen-ti in più di 21 aree, e quindi molto diffuse, sia dispecie presenti in meno di 10 aree e quindi trop-po circoscritte. Fra tutte le variabili ambientaliconsiderate per l�analisi, solamente tre sono ri-sultate significative per determinare la presenzao l�assenza di un discreto numero di specie: l�area(trasformata in logaritmo in base 10), la primacomponente ambientale e la gestione del sotto-bosco.

5.5.1.1 Logaritmo dell�areaÈ la variabile ambientale che sembra influenzareil maggior numero di taxa (2 specie di lepidotte-ri, uccelli e Carabidi, 1 specie di Stafilinidi e chi-rotteri). Le aree con superficie maggiore sonoquindi quelle preferite in modo significativo daotto specie e, in nessun caso, è stata evidenziatala preferenza per aree di piccole dimensioni.Questo dato è in perfetto accordo con la teoriadella biogeografia insulare di McArthur e Wil-son. Se consideriamo le aree verdi urbane comedelle isole in una matrice edificata, poco ospitaleper la fauna selvatica, le aree che hanno unasuperficie maggiore sono colonizzate con mag-giore probabilità.

5.5.1.2 Prima componente ambientaleQuesta variabile, ottenuta con l�analisi delle com-ponenti principali, riassume tutte le caratteristi-che che determinano la posizione di un�area ver-de all�interno del tessuto urbano: la distanza dalmargine e dal centro della città e la distanza che

separa il parco urbano considerato dalle aree ver-di più vicine (NND1: distanza dal vicino più vi-cino e NND2: distanza dal secondo vicino piùvicino). I risultati della regressione logistica mo-strano come 8 specie appartenenti a quattro taxadistinti (lepidotteri, uccelli, aracnidi e Carabidi)selezionino aree più vicine al margine della città.Sempre riferendosi alla teoria di McArthur eWilson sulla colonizzazione delle isole, si puòcomprendere come sia più facile per una nuovaspecie raggiungere un�area vicina al margine dellacittà e quindi alla campagna. Si suppone, infatti,che la matrice da cui partono e si diffondono nuo-ve specie siano le aree agricole o naturali che cir-condano il territorio urbano. Anche la vicinanzadi altre aree verdi che abbiano la funzione di cor-ridoio può favorire la presenza di numerose spe-cie in un parco urbano.

5.5.1.3 Gestione del sottoboscoSi tratta di una variabile ambientale di tipo cate-gorico che permette di inquadrare in modo effi-cace la struttura della vegetazione all�interno diaree verdi differenti. Nella città di Pavia, infatti,sono state studiate aree molto eterogenee fra diloro: parchi in cui l�intervento del giardiniere èfacilmente riconoscibile dalla presenza di unmanto erboso molto curato e di alcuni alberi di-sposti con ordine; giardini in cui la struttura del-la vegetazione è più complessa e comprende an-che uno �strato� di sottobosco benché sottopo-sto a interventi da parte dell�uomo; aree abban-donate in cui la vegetazione ha un aspetto piùselvaggio e articolato.

I risultati della regressione logistica evidenzia-no la preferenza di cinque specie (3 di uccelli, 1 diaracnidi e 1 di lepidotteri) per le aree in cui c�èpresenza di sottobosco non sottoposto a manu-tenzione. È significativo che si tratti in prevalen-za di uccelli poiché questo taxon è indubbiamen-

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Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

131

te quello maggiormente influenzato dalla strut-tura della vegetazione. Sono infatti gli uccelli cheutilizzano il sottobosco per costruire il nido, perla ricerca del cibo e per trovare riparo.

In generale, le caratteristiche selezionate dalle31 specie su cui è stato possibile applicare unmodello di regressione logistica sono legate:� alla posizione geografica dell�area verde che

deve essere quanto più possibile prossima allamatrice agricola circostante e posizionata, quin-di, a breve distanza da altre aree verdi, impor-tanti corridoi per la fauna selvatica;

� all�estensione dell�area stessa che deve esserequanto più ampia possibile per garantire va-rietà di habitat, ricchezza di risorse e territorivitali di grandi dimensioni per le specie più esi-genti;

� alla struttura della vegetazione che deve esse-re quanto più complessa e articolata possibile.Queste sono anche le indicazioni gestionali che

si possono ricavare dai risultati della regressionelogistica e le esigenze della fauna selvatica di cuitener conto nella progettazione e nella manuten-zione del verde urbano.

5.5.2 Utilizzo di alcuni taxa come indicatori dibiodiversitàUno degli scopi della ricerca sulla biodiversitàurbana a Pavia è stato quello di selezionare degliindicatori di biodiversità che potessero essereutilizzati in ambiente urbano. L�obiettivo, quin-di, è stato quello di valutare le caratteristiche e irisultati ottenuti studiando i sette distinti taxa,per proporre uno o più indicatori utilizzabili infuturo per studiare e monitorare la biodiversitàin una città paragonabile a Pavia per dimensio-ni e posizione geografica. I risultati ottenuti dal-le prime analisi statistiche hanno permesso di in-dividuare una forte correlazione fra la ricchezzaspecifica e gli indici di diversità di un buon grup-

po di taxa. Con l�analisi delle componenti princi-pali, infatti, sono state riscontrate fra le abbon-danze specifiche due componenti distinte: la pri-ma comprende uccelli, lepidotteri, Carabidi, Sta-filinidi e aracnidi, la seconda è rappresentata dachirotteri e molluschi. Questi due ultimi taxa nonsono risultati correlati con alcun altro taxa consi-derato e rappresentano quindi una componentedella biodiversità nettamente distinta. Non è con-sigliabile, quindi, utilizzare pipistrelli e molluschiper ottenere informazioni su tutti gli altri taxa. Illoro studio può però essere utile per fornire in-formazioni complementari a quelle che è possi-bile ottenere analizzando i gruppi tassonomiciappartenenti alla prima componente specifica.Questi due taxa non sono correlati, inoltre, connessuna delle variabili ambientali considerate;pertanto non è possibile ricavarne alcuna infor-mazione sulla gestione del verde urbano. La bio-diversità è un concetto così complesso che sareb-be impossibile ridurla a una sola componente ingrado di spiegarne ogni aspetto, indipendente-mente dall�uso di indicatori sintetici ed economi-ci. Ogni taxon studiato fornisce ulteriori informa-zioni sulla diversità biologica di ogni area. Osser-vando la tabella 5.13, che riporta i risultati dellaregressione multipla fra il numero totale dellespecie e il numero di specie appartenenti a ognitaxon, si scopre un modello assai complesso incui la ricchezza specifica di ogni taxon contribui-sce ad aumentare la varianza spiegata (R-quadra-to) del modello predittivo.

Escludendo quindi chirotteri e molluschi comeindicatori di biodiversità, si possono individuarefra i cinque gruppi tassonomici restanti quelli piùadatti a essere utilizzati come indicatori. Partendodalla considerazione che sono risultati tutti signi-ficativamente correlati, sono stati analizzati conattenzione i modelli di regressione multipla chechiariscono la capacità predittiva di ogni taxon.

Page 131: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

132

5.5.3 Risultati dei modelli di regressionemultiplaI risultati ottenuti attraverso le analisi di regres-sione multipla sono stati riassunti nella tabella5.15. Innanzitutto sono stati analizzati i risultatiottenuti in merito al numero di specie. Per ognitaxon riportato nella colonna delle variabili di-pendenti, sono stati indicati uno o più taxautilizzabili come variabili indipendenti in un pos-sibile modello predittivo.

Tabella 5.17 � Riassunto delle regressioni multiple per l�indice di Shannon-Wiener.

Tabella 5.15 � Riassunto delle regressioni multiple per specie.

Tabella 5.16 � Capacità predittiva di ogni taxon.

bidi

0

Taxa dipendenti Taxa indipendenti 1

Farfalle 99 Uccelli 99

Farfalle 00 Uccelli 00 Stafilinidi

Uccelli 99 Stafilinidi Carabidi Farfalle 99

Uccelli 00 Farfalle 00 Aracnidi

Carabidi Aracnidi Stafilinidi

Aracnidi Carabidi Uccelli 00

Stafilinidi Uccelli 99 Cara

Molluschi 0

Chirotteri 99 0

Chirotteri 00

Taxa indipendenti 2 Taxa indipendenti 3

Taxon N. di altri taxa spiegati

Uccelli 4

Farfalle 2

Carabidi 3

Aracnidi 2

Stafilinidi 3

Molluschi 0

Chirotteri 0

Variabile indipendente

Indice di

Shannon-

Wiener

Farfalle 99 Farfalle 00 Uccelli 99 Uccelli 00 Carabidi Aracnidi Stafilinidi%varianza

spiegata

Farfalle 99 e 1 e 40,1

Farfalle 00 e e 1 2 37,9

Uccelli 99 1 e e 40,1

Uccelli 00 e 2 e 1 34,9

Carabidi 2 1 51,9

Aracnidi 1 20,5

Va

ria

bil

e d

ipen

den

te

Stafilinidi 1 40,8

Totale 1 3 1 0 2 1 2

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Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

133

mero di indicatori passa a 2 o a 3, insieme con lefarfalle vengono utilizzati contemporaneamentealtri taxa. Ovviamente la capacità descrittiva cre-sce con l�aumentare delle variabili indipendentida inserire nel modello. Non vengono qui ripor-tati i grafici relativi a uccelli, Carabidi, Stafilinidi earacnidi, mentre per quanto riguarda chirotteri emolluschi, non è stato possibile elaborare deimodelli utili per descrivere la ricchezza specificadi alcun altro gruppo tassonomico. I taxa che me-glio si adattano a essere utilizzati come indicatorisono quelli per cui è stata ottenuta una curva chesi avvicina il più rapidamente possibile al plateaudelle informazioni sulla biodiversità.

Lo stesso tipo di rappresentazione grafica è sta-to utilizzato per riassumere i risultati riguardantila ricchezza specifica e gli indici di diversità diShannon-Wiener e di Simpson; anche in questocaso si riportano, come esempio, i soli grafici ri-guardanti i lepidotteri (figure 5.22 e 5.23).

5.5.4 Valutazione della fattibilità e dell�idonei-tà degli indicatoriL�analisi dei grafici, di cui è stato riportato il soloesempio relativo ai lepidotteri, non ha avuto

La tabella 5.16 riassume la capacità predittiva diogni taxon, indicando quante volte la ricchezzaspecifica di un preciso taxon rientra in un modellodi regressione multipla. Si osserva che gli uccellisono gli unici che compaiono in quattro distintimodelli; molluschi e chirotteri invece non rientra-no in nessun modello. Nelle tabelle 5.17 e 5.18 sonostati riassunti i risultati ottenuti dai modelli di re-gressione multipla applicati agli indici di diversitàdi ogni taxon. I numeri (1 e 2) che compaiono nellecaselle della tabella indicano la posizione in cui lavariabile indipendente entra nel modello preditti-vo. La lettera �e� invece sta a indicare le variabiliindipendenti che sono state volutamente esclusedal modello. I risultati dei modelli di regressionemultipla hanno permesso di tracciare dei graficiche visualizzano la capacità predittiva di ognitaxon: sulle ascisse viene riportato il numero di taxautilizzati per il modello predittivo come variabiliindipendenti, mentre in ordinata è indicato il nu-mero di taxa descritti dal modello. Si riporta comeesempio il solo grafico (figura 5.21) relativo ai le-pidotteri: quando il numero di indicatori utiliz-zati corrisponde a 1 significa che le farfalle sonol�unico indicatore utilizzato; mentre quando il nu-

Tabella 5.18 � Riassunto delle regressioni multiple per l�indice di Simpson.

Variabile indipendente

Indice di

SimpsonFarfalle 99 Farfalle 00 Uccelli 99 Uccelli 00 Carabidi Aracnidi Stafilinidi

%varianza

spiegata

Farfalle 99 e 1 e 37,6

Farfalle 00 e e 46,6

Uccelli 99 1 e e 2 49,4

Uccelli 00 e e 1 44,6

Carabidi 1 2 52,5

Aracnidi 1 11,9

Va

ria

bil

e d

ipen

den

te

Stafilinidi 1 28,8

Totale 1 2 1 0 3 0 1

Page 133: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

134

Figura 5.21 � Grafico sulla capacità predittiva dei lepidotteri rispetto alla ricchezza specifica di tutti i

taxa.

Figura 5.22 � Grafico sulla capacità predittiva dei lepidotteri rispetto alla diversità specifica espressa conl�indice di Shannon-Wiener di tutti i taxa.

Figura 5.23 � Grafico sulla capacità predittiva dei lepidotteri rispetto alla diversità specifica espressa conl�indice di Simpson di tutti i taxa.

012345

0 1 2 3

Numero di indicatori

Num

ero

di ta

xa d

escr

itti

0

1

2

3

4

5

0 1 2 3

Numero di indicatori

Num

ero

di taxa

descritti

0

1

2

3

4

5

0 1 2 3

Numero di indicatori

Nu

me

ro d

i taxa

de

scritt

i

Page 134: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

135

di quali taxa utilizzare come indicatori deve es-sere valutata considerando i costi e i tempi cheogni metodo richiede. Partendo quindi dalla con-siderazione che uccelli, lepidotteri, Carabidi, Sta-filinidi e aracnidi possono fornire risultati para-gonabili e ugualmente importanti, bisogna valu-tare quali taxa siano più convenienti consideran-do i costi e i benefici legati al loro utilizzo. Nellatabella 5.19 sono riportate alcune caratteristicheimportanti sulla metodologia usata per censireogni taxon. Si tratta di dati utili per l�individua-zione dei gruppi tassonomici più adatti a essereutilizzati come indicatori in base alle risorse eco-nomiche e umane di cui si dispone.

Le categorie da valutare sono numerose e quin-di affrontare la scelta dell�indicatore da utilizza-re può sembrare un compito complesso; in real-tà bisogna considerare attentamente le risorse dicui si dispone. Innanzitutto alcuni taxa richiedo-no, per essere censiti, l�intervento di personalealtamente specializzato, come nel caso degli arac-nidi e in misura minore dei Carabidi e degli Sta-

Tabella 5.19 � Costi e benefici legati all�utilizzo di ogni taxon.

come risultato un dato concordante e univoco chepermettesse di selezionare un indicatore di bio-diversità universale e assoluto. I risultati riguar-danti l�abbondanza specifica sembrerebbero in-dicare gli uccelli, i Carabidi e gli Stafilinidi cometaxa migliori per avere informazioni sulla ricchez-za di specie complessiva in un�area. Se invece siconsiderano i dati riassuntivi degli indici di Shan-non-Wiener e di Simpson, i lepidotteri sono ilgruppo tassonomico che può riassumere la di-versità con maggiore precisione ed efficacia. Bi-sogna quindi considerare che con i dati disponi-bili è impossibile indicare un unico taxon capacedi riassumere tutte le informazioni sulla biodi-versità. Una possibile soluzione, per riuscire aovviare a questa difficoltà, è quella di utilizzarenon un solo taxon come indicatore ma di selezio-nare gruppi di due o tre taxa da utilizzare paral-lelamente. Si tratta di una soluzione molto diffu-sa in ecologia: affiancare più informazioni per-mette di superare i limiti e le difficoltà che insor-gono dall�utilizzo di un solo indicatore. La scelta

Ta

xo

n

Tem

po

sul

cam

po

(o

re)

Tem

po

in

la

bo

rato

rio

(ore)

Tra

sferib

ilit

à

ell

e

info

rma

zio

ni

ra

cco

lte a

l

pu

bb

lico

Lepidotteri 280 0 buona

Carabidi 280 50 scarsa

Stafilinidi 280 50 scarsa

Aracnidi 280 50 scarsa

Molluschi 10 900 scarsa

Uccelli 114 0 buona

Chirotteri 40 0

Dis

po

nib

ilit

à

pro

fess

ion

isti

co

mp

ete

nti

estesa

scarsa

scarsa

rarissima

scarsa

estesa

scarsa

nu

ov

facile

Po

ssib

ilit

à d

i a

dd

est

rare

o p

erso

na

le

impegnativo

specialistico

specialistico

specialistico

specialistico

impegnativo

Uti

lizz

ab

ilit

à p

er

mo

del

lo p

red

itti

vo

utilizzabile

non utiliz.

ost

o p

er m

ate

ria

le e

stru

men

ti (

lire)

nessuno

medio

medio

medio

nessuno

nessuno

alto

C

d

utilizzabile

utilizzabile

utilizzabile

utilizzabile

non utiliz. scarsa

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

136

re l�esca ogni 15 giorni e questo comporta un no-tevole consumo di aceto e quindi una spesa mo-desta ma prolungata nel tempo. Anche i tempinecessari per condurre i trappolaggi lungo un in-tero anno solare sono impegnativi: è infatti richie-sto un numero notevole di ore da parte del per-sonale addetto al controllo periodico. Deve co-munque essere considerato il fatto che utilizzan-do le trappole a caduta è possibile censire con-temporaneamente Carabidi, Stafilinidi, aracnidie tutti gli altri invertebrati che si muovono sulterreno. Per quanto riguarda invece il censimen-to degli uccelli, tutto il lavoro viene concentratodurante la stagione riproduttiva e quindi si puòottenere un risultato concreto in soli tre mesi con

Tabella 5.21 � Spese complessive sostenute per censire lepidotteri, Carabidi, Stafilinidi, aracnidi e uccelli.

Tabella 5.20 � Conteggio delle ore di lavoro necessarie per censire lepidotteri, Carabidi, Stafilinidi, aracnidie uccelli.

filinidi. È importante quindi verificare la dispo-nibilità da parte di entomologi preparati a svol-gere il lavoro di classificazione di tutte le speciecontattate. Nel caso di uccelli e lepidotteri la di-sponibilità di personale competente per condur-re i censimenti è meno problematica, sia perchéc�è un numero maggiore di persone specializza-te che possono compiere il lavoro, sia perché inbreve tempo è possibile addestrare studenti otecnici per svolgere i censimenti con professio-nalità. I costi legati all�acquisto di strumenti emateriale di consumo sono piuttosto contenutiper tutti i taxa considerati, anche se nel caso delletrappole a caduta, utilizzate per il censimentodegli invertebrati terrestri, è necessario sostitui-

Taxon

Nu

mer

o

cam

pio

na

men

ti

per

are

a

Ore

tota

li

com

ple

ssiv

e

Lepidotteri 6 280

Aracnidi

Carabidi

Stafilinidi 20

Ore

tota

li p

er

det

erm

inazi

on

e

40 530

Uccelli 3

Ore

per

ogn

i

cam

pio

nam

ento

su 3

1 a

ree

20

24

14

Ore

tota

li p

er

info

rmati

zzazi

on

e

da

ti

20

10

15

Ore

tota

li p

er

an

no

140

530

57 114

Taxon Materiale (quantità)

Lepidotteri retino

coperchi per trappole (100)

aceto (200 litri)

alcool 70% (12 litri)

materiale entomologico

Carabidi, Stafilinidi, aracnidi

contenitori con doppio tappo (500)

Costo totale in lire

50.000

30.000

300.000

25.000

100.000

250.000

Uccelli - 0

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Capitolo 5 LA RICERCA SULLA BIODIVERSITÀ A PAVIA

137

un impegno lavorativo di circa 114 ore. Per i lepi-dotteri il periodo di censimento è limitato a circasei mesi in un anno per un totale di circa 280 orelavorative.

Valutando attentamente i costi e i benefici èpossibile individuare quali sono gli indicatori piùadatti alle esigenze di ogni singola città. Natural-mente aumentando il gruppo dei taxa studiati siarricchiscono le informazioni raccolte sulla bio-diversità, in quanto nessun taxon è in grado difornire da solo un quadro completo. Utilizzan-do degli indicatori è possibile monitorare il terri-torio e ottenere importanti indicazioni gestionaliin tempi brevi.

5.6 Costi e tempi

Una delle caratteristiche fondamentali richiestea un indicatore è la possibilità di campionarlo inmodo semplice ed economico. Le tabelle 5.20 e5.21 riassumono le ore di lavoro e i costi sostenu-ti per il censimento di lepidotteri, Carabidi, Sta-filinidi, aracnidi e uccelli.

Sono stati riportati solamente i cinque taxa che,in seguito all�analisi statistica, sono risultati buo-

ni indicatori di biodiversità. Chirotteri e mollu-schi terrestri non compaiono quindi nelle tabellepoiché non forniscono indicazioni utili sulle re-stanti componenti della biodiversità. Nel conteg-gio delle ore e delle spese non è stato incluso illavoro degli specialisti che hanno classificatoCarabidi, Stafilinidi e aracnidi.

5.7 Attività collaterali alla ricerca

L�argomento della ricerca consente di realizzarediverse attività collaterali che possono coinvol-gere un pubblico eterogeneo, dagli studenti del-le scuole, agli insegnanti, agli appassionati natu-ralisti dilettanti.

Fra l�ottobre e il dicembre 1999 si è tenuto a Paviaun corso di aggiornamento sulla biodiversitàpavese per insegnanti delle scuole elementari,medie inferiori e superiori, organizzato in colla-borazione con il CREA (Centro di Riferimento perl�Educazione Ambientale) di Pavia, con il CIDI(Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnan-ti), con la Fondazione Lombardia per l�Ambien-te e con il Dipartimento di Biologia Animale del-l�Università degli Studi di Pavia.

Page 137: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia
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NOTE BIBLIOGRAFICHE

139

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

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Page 140: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Allegato I

Dati relativi ai censimenti di aree rappresentative

della città di Pavia

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BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

142

Area Classe Famiglia Specie mar 1999 apr 1999 mag 1999

Borromeo Aracnida Dysderidae Dysdera crocota 0 0

Borromeo Aracnida Gnaphosidae Phrurolithus festivus 0 1

Borromeo Aracnida Gnaphosidae Zelotes apricorum 0 0

Borromeo Aracnida Gnaphosidae Zelotes latreillei 0 0

Borromeo Aracnida Gnaphosidae 0 0

Borromeo Aracnida Gnaphosidae Arctosa personata 0 0

Borromeo Aracnida Lycosidae Pardosa hortensis 1 0

Borromeo Aracnida Lycosidae Pardosa proxima 0 0

Borromeo Aracnida Lycosidae Pardosa sp. 0 0

Borromeo Aracnida Lycosidae Trochosa ruricola 0 1

Borromeo Aracnida Tetragnatidae Pachygnatha clercki 0 0

Borromeo Aracnida Zodaridae Zodarion italicum 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Amara aenea 6 0

Borromeo Insecta Carabidae Amara lucida 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Calathus cinctus 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Calathus mollis 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Carabus granulatus 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Harpalus aeneus 1 0

Borromeo Insecta Carabidae Harpalus anxius 2 0

Borromeo Insecta Carabidae Harpalus griseus 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Harpalus tardus 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Harpalus vernalis 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Pseudophonus pubescens 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Pterostichus coerulescens 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Pterostichus melanarius 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Pterostichus niger 0 0

Borromeo Insecta Carabidae Pterostichus vernalis 0 0

Borromeo Insecta Staphylinidae Ocypus olens 0 0

Borromeo Insecta Staphylinidae Paederus fuscipes 2 0

Borromeo Insecta Staphylinidae Quedius tristis 0 1

Borromeo Insecta Staphylinidae Xantholinus apenninicola 0 0

Borromeo Insecta Staphylinidae 0 30

Borromeo Insecta Silphidae Silpha 0 0

Borromeo Insecta Galeruca sp. 1 0

Borromeo Insecta Curculionidae 0 1

Borromeo Insecta Elateridae 0 0

tristis

Chrysomelidae

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0

0

Page 142: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Allegato I � DATI RELATIVI AI CENSIMENTI DI AREE RAPPRESENTATIVE DELLA CITTÀ DI PAVIA

143

Tabella I.1 � Censimento di aracnidi, Carabidi, Stafilinidi al Collegio universitario �Borromeo�.

giu 1999 lug 1999 ago 1999 sett 1999 ott 1999 nov1999 dic 1999 gen 2000 feb 2000

0 1 0 0 0 0 0 0 0

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0 0 0 4 0 0 0 0 0

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0 0 0 0 0 0 0 0 0

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0 0 0 1 0 0 0 0 0

0 0 0 0 0 0 0 0 0

0 0 0 2 0 0 0 0 0

0 0 0 0 0 0 0 0 0

0 0 0 0 0 0 0 0 0

1 0 0 0 0 0 0 0 0

Page 143: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

144

Tabella I.2 � Dati dei censimenti degli uccelli effettuati nei due punti di ascolto del Collegio universitario�Borromeo�.

Data Area Punto d'ascolto Specie Numero

04 mag Borromeo 1 cinciallegra 2

04 mag Borromeo 1 cornacchia grigia 6

04 mag Borromeo 1 passera mattugia 15

04 mag Borromeo 1 passera d'Italia 15

04 mag Borromeo 1 merlo 7

04 mag Borromeo 1 storno 2

23 mag Borromeo 1 verdone 3

23 mag Borromeo 1 cinciallegra 2

23 mag Borromeo 1 storno 5

23 mag Borromeo 1 passera d'Italia 10

23 mag Borromeo 1 passera mattugia 5

23 mag Borromeo 1 merlo 3

23 mag Borromeo 1 nido di pigliamosche 1

23 mag Borromeo 1 cornacchia grigia 1

23 mag Borromeo 1 tortora dal collare orientale 1

23 mag Borromeo 2 merlo 3

23 mag Borromeo 2 verdone 2

23 mag Borromeo 2 cornacchia grigia 1

23 mag Borromeo 2 storno 2

23 mag Borromeo 2 verzellino 2

23 mag Borromeo 2 codirosso spazzacamino 2

21 giu Borromeo 1 passera mattugia 15

21 giu Borromeo 1 passera d'Italia 15

21 giu Borromeo 1 storno 3

21 giu Borromeo 1 verdone 5

21 giu Borromeo 1 pigliamosche 2

21 giu Borromeo 2 pigliamosche 2

21 giu Borromeo 2 verdone 3

21 giu Borromeo 2 merlo 5

21 giu Borromeo 2 storno 2

21 giu Borromeo 2 passera d'Italia 5

21 giu Borromeo 2 cardellino 3

21 giu Borromeo 2 cornacchia grigia 1

21 giu Borromeo 2 verzellino 3

Page 144: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Allegato I � DATI RELATIVI AI CENSIMENTI DI AREE RAPPRESENTATIVE DELLA CITTÀ DI PAVIA

145

Data Area Specie Numero

16 mar Borromeo Pieris brassicae 1

16 mar Borromeo Lycaena phlaeas 1

17 mag Borromeo Pieris brassicae 1

14 giu Borromeo Pieris brassicae 2

14 giu Borromeo Pieris rapae 4

14 giu Borromeo Polyommatus icarus 1

17 lug Borromeo Polyommatus icarus 1

22 sett Borromeo Pieris brassicae 1

22 sett Borromeo Polyommatus icarus 2

22 sett Borromeo Pieris rapae 8

22 sett Borromeo Coenonympha pamphilus 1

Tabella I.3 � Risultati dei censimenti di lepidotteri al Collegio universitario �Borromeo�.

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Assessorato 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 0 0 0

Bligny 1 0 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0

Borromeo 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Tabella I.4 � Risultati dei censimenti di molluschi terrestri in tre aree campione.

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Assessorato 0 0 0 0 0 0 0

Bligny 1 1 0 0 0 0 2

Borromeo 1 1 1 0 1 0 4

Tabella I.5 � Risultati dei censimenti di chirotteri in tre aree campione.

Page 145: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia
Page 146: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Allegato II

Matrice riassuntiva finale

Page 147: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

148

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Assessorato 37 1,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 9,00 1,84 4,76 10,00

Bligny 46 2,00 0,45 1,39 2,00 0,69 2,00 6,00 0,94 2,33 9,00

Borromeo 73 2,00 0,68 1,96 5,00 1,25 2,86 10,00 1,74 4,17 12,00

DBA (cortile ant.) 47 1,00 0,69 2,00 3,00 1,04 2,63 8,00 1,41 3,23 8,00

DBA (cortile post.) 59 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 8,00 1,58 4,17 11,00

Cairoli 23 1,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 7,00 1,13 2,27 7,00

Castello 51 3,00 0,89 2,17 5,00 1,31 3,23 9,00 1,77 5,00 11,00

Castiglioni 27 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 6,00 1,56 4,55 8,00

Casa Giovane 83 4,00 1,30 2,08 5,00 1,16 2,70 13,00 2,19 7,14 19,00

Chimica 62 0,00 0,00 0,00 2,00 0,63 1,79 9,00 1,61 4,35 11,00

Cimitero 75 2,00 0,93 2,17 6,00 1,56 4,17 15,00 2,26 8,33 15,00

Minerva 24 1,00 0,00 0,00 2,00 0,70 2,00 6,00 1,22 2,94 8,00

Filosofia 27 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 6,00 1,42 3,57 4,00

Fossato 44 4,00 0,85 1,75 5,00 1,20 2,70 10,00 2,08 6,67 11,00

Ex Geofisico 101 2,00 0,33 1,22 10,00 1,58 3,33 16,00 2,29 7,69 18,00

Ghislieri 24 0,00 0,00 0,00 2,00 0,50 1,47 7,00 1,13 2,22 7,00

Gorizia 67 5,00 1,02 1,92 6,00 1,47 3,70 11,00 2,01 6,25 12,00

Malaspina 53 1,00 0,00 0,00 1,00 0,00 1,00 8,00 1,51 3,85 8,00

Cravino 62 8,00 0,68 1,39 9,00 0,95 2,00 9,00 1,68 4,35 11,00

Naviglio 30 1,00 0,00 0,00 3,00 1,04 2,63 6,00

NECA 57 5,00 1,11 2,50 6,00 0,97 2,00 13,00 2,08 6,25 16,00

Nuovo 65 1,00 0,00 0,00 6,00 1,47 3,57 9,00 1,84 5,88 13,00

Orti Borromaici 64 2,00 0,59 1,67 6,00 1,73 5,26 9,00 1,78 5,26 11,00

Orto Botanico 72 4,00 1,08 2,38 7,00 1,54 3,33 12,00 1,46 2,94 12,00

Policlinico 64 0,00 0,00 0,00 4,00 1,24 3,03 9,00 1,64 4,17 12,00

Nazario Sauro 54 1,00 0,00 0,00 3,00 0,74 1,69 9,00 1,68 4,76 9,00

Santa Caterina 31 1,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 7,00 1,53 4,35 8,00

Ticinello 121 9,00 1,53 2,94 14,00 2,04 5,88 18,00 2,29 8,33 18,00

Valla 41 0,00 0,00 0,00 1,00 0,00 1,00 8,00 1,68 4,76 11,00

Vallone 63 3,00 0,87 2,00 3,00 0,78 1,79 18,00 2,52 10,00 15,00

Vernavola 205 6,00 1,47 3,70 17,00 2,10 6,67 34,00 2,88 14,29 24,00

Page 148: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

Allegato II � MATRICE RIASSUNTIVA FINALE

149

Tabella II.1 � Tabella riassuntiva dei dati sulla biodiversità urbana.

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1,98 5,56 1,00 0,00 1,00 8,00 1,68 3,70 3,00 0,64 1,50 0,00 0,00 5

1,51 3,13 6,00 1,31 2,94 7,00 1,85 5,88 7,00 1,53 3,45 0,00 2,00 5

2,01 5,88 15,00 1,99 5,00 14,00 2,35 7,69 5,00 0,60 1,35 6,00 4,00 0

2,03 6,67 4,00 1,03 2,27 10,00 2,14 7,14 2,00 0,47 1,41 3,00 2,00 6

2,07 6,25 4,00 1,13 2,56 18,00 2,20 4,55 4,00 0,84 1,72 2,00 2,00 10

1,75 5,26 1,00 0,00 1,00 3,00 1,04 2,63 4,00 1,03 2,33 0,00 0,00 0

1,84 5,00 3,00 0,78 1,85 9,00 2,08 7,14 3,00 1,00 2,56 4,00 3,00 1

1,90 6,25 6,00 1,31 2,86 3,00 0,30 1,15 4,00 1,23 2,94 0,00 0,00 0

2,18 5,56 11,00 2,01 6,25 25,00 2,37 6,25 5,00 1,26 2,94 0,00 1,00 0

2,14 7,14 13,00 2,07 5,88 21,00 2,66 11,11 4,00 1,33 3,57 0,00 2,00 0

2,04 5,26 7,00 1,51 3,13 13,00 2,20 6,67 10,00 1,69 3,45 3,00 2,00 2

1,28 2,33 5,00 1,37 3,45 1,00 0,00 1,00 1,00 0,00 1,00 0,00 0,00 0

1,31 3,45 0,00 0,00 1,00 12,00 2,43 11,11 1,00 0,00 1,00 0,00 3,00 1

1,96 5,26 0,00 0,00 0,00 6,00 1,43 3,13 2,00 0,16 1,08 4,00 2,00 0

2,18 6,67 9,00 1,29 2,27 27,00 2,57 6,67 9,00 0,70 1,39 5,00 4,00 1

1,72 5,00 1,00 0,00 1,00 1,00 0,00 1,00 1,00 0,00 1,00 0,00 5,00 0

2,01 5,56 5,00 1,21 2,70 23,00 2,75 12,50 5,00 0,69 1,45 0,00 0,00 0

1,84 5,56 9,00 1,66 4,35 12,00 1,09 1,69 4,00 1,15 2,86 4,00 1,00 5

1,93 5,00 6,00 1,17 2,63 11,00 1,48 2,94 6,00 1,58 3,85 0,00 0,00 2

1,44 3,57 8,00 1,35 2,56 10,00 1,61 3,23 2,00 0,53 1,54 0,00 0,00 0

2,11 5,56 0,00 0,00 0,00 10,00 2,06 6,25 3,00 0,47 1,30 3,00 0,00 1

1,47 2,44 10,00 1,52 3,33 16,00 2,63 12,50 4,00 1,23 2,94 0,00 1,00 5

1,91 4,76 7,00 1,67 4,35 20,00 2,77 12,50 7,00 1,11 2,44 0,00 2,00 0

2,05 6,25 7,00 1,67 4,35 14,00 1,97 4,35 6,00 1,15 0,22 5,00 3,00 2

1,95 5,00 8,00 1,50 3,45 11,00 2,18 7,69 6,00 1,29 2,94 5,00 4,00 5

1,52 2,94 6,00 1,38 3,13 10,00 1,78 3,70 2,00 0,57 1,59 5,00 3,00 6

1,70 4,17 2,00 0,57 1,59 9,00 2,03 6,25 2,00 0,70 2,00 0,00 2,00 0

2,34 7,14 18,00 2,38 7,69 30,00 2,59 8,33 8,00 1,25 2,22 3,00 3,00 0

1,39 2,50 2,00 0,45 1,38 12,00 2,21 7,14 3,00 0,30 1,15 0,00 2,00 2

2,19 6,25 10,00 1,84 5,00 9,00 1,61 3,03 4,00 1,12 2,50 0,00 0,00 1

2,82 14,29 42,00 2,85 12,50 54,00 2,47 4,55 20,00 1,98 4,76 3,00 3,00 2

Page 149: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

BIODIVERSITÀ ANIMALE IN AMBIENTE URBANO

150

Tabella II.2 � Tabella riassuntiva dei dati raccolti per ogni area relativi alle caratteristiche ambientali.

Loca

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are

a

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d1

nn

d2

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tc

dis

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tip

o

cop

arb

o

cop

arb

u

acc

essi

b

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tsott

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Assessorato 0,25 0,25 100 160 490 490 0 25 1 1 0

Bligny 0,66 3,82 110 200 920 820 1 25 0 2 0

Borromeo 1,44 5,13 100 450 770 30 0 10 5 1 0

Cairoli 0,29 0,29 60 80 570 820 0 30 0 1 0

Casa Giovane 1,75 3,19 260 450 1100 0 1 7 10 1 1

Castello 3,37 4,89 2 20 570 840 1 35 2 2 0

Castiglioni 0,12 0,12 60 90 620 800 1 10 0 2 0

Chimica 0,67 2,79 40 310 1470 230 1 15 1 1 0

Cimitero 2,93 5,07 270 380 1120 420 1 45 22 0 2

DBA (ant.) 0,22 0,22 12 40 490 630 0 10 1 1 0

DBA (post.) 0,13 0,29 12 90 480 642 0 50 10 1 1

Ex Geofisico 3,77 3,77 10 380 1580 0 0 28 7 0 2

Filosofia 0,05 0,10 40 90 400 757 0 15 20 1 0

Fossato 1,52 4,89 2 30 800 830 1 70 40 1 2

Ghislieri 0,65 0,65 75 100 570 650 0 50 3 1 0

Gorizia 0,42 0,42 50 200 840 750 1 7 10 1 2

Malaspina 0,39 0,81 120 200 370 770 0 30 0 1 0

Minerva 0,10 0,10 160 170 590 430 2 10 1 2 0

Cravino 3,32 3,32 190 540 2140 0 1 7 2 1 0

Naviglio 0,43 3,82 70 110 860 600 1 25 0 2 0

NECA 0,83 2,04 210 260 880 220 1 2 0 0 2

Nuovo 1,38 1,38 190 750 2250 0 1 15 5 1 0

Orti Borromaici 0,96 5,13 100 460 1000 30 0 20 0 2 1

Orto Botanico 1,54 1,54 50 100 710 690 0 50 47 1 1

Policlinico 4,21 4,21 40 210 1280 200 1 10 3 1 0

Nazario Sauro 1,38 1,38 20 30 800 690 1 50 0 2 0

Santa Caterina 0,16 0,16 80 90 670 940 1 25 0 1 0

Ticinello 7,19 7,19 180 670 790 0 1 10 4 2 1

Valla 0,35 0,54 180 630 485 70 1 5 0 1 0

Vallone 0,57 1,83 10 610 1600 0 1 1 0 1 2

Vernavola 35,94 35,94 320 360 1380 0 1 35 38 2 1

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Libri pubblicati dalla Fondazione Lombardia per l�Ambiente

1. Banca Dati dell�Ambiente �94. Quali ricerche, chi e dove: il catalogo dei progetti, a cura di A. BallarinDenti, Milano 1995.2. A. Capria e L. Martinelli, Ricerca Ambientale. Indirizzi della ricerca ambientale: legislazione e poli-tiche pubbliche, Milano 1995.3. G. Cordini, Diritto Ambientale. Elementi giuridici comparati della protezione ambientale, edito conCEDAM, Milano 1995.4. Incenerimento. Il ruolo dell�incenerimento nello smaltimento dei rifiuti. Atti del convegno internazio-nale Istituto di Ricerche Farmacologiche �Mario Negri�. Milano, 25-26 ottobre 1994, a cura di R. Fanelli,E. Benfenati e A. Ballarin Denti, Milano 1995.5. Dottori Ambientali. Le pagine gialle dei dottori ambientali, anno accademico 1993/94, a cura di A.Ballarin Denti, Milano 1995.6. Acta �94. Rapporto dell�attività scientifica 1994, a cura di A. Ballarin Denti, Milano 1995.7. Rifiuti. Rifiuti da attività industriali. Atti del convegno nazionale. Milano, 16 dicembre 1994, a curadi V. Ragaini, Milano 1995.8. S. Carboni, Riciclare. Riciclare il vetro, Milano 1995.9. K. F. Bernar, G. La Franca e P. Tamai, Parco Trotter. Un�idea per il Parco Trotter. Il ciclo dell�acquae l�ambiente urbano, Milano 1995.10. G. Rasario, Riciclare. Riciclare la plastica. I contenitori per liquidi, Milano 1995.11. T. Bonomi, Gestire le acque sotterranee. SIT per la valutazione del bilancio del sistema idrogeologicomilanese, Milano 1995.12. G. Chiellino, Nitrati nelle acque. Contaminazione da nitrati negli acquiferi del vicentino, Milano 1995.13. E. Lux, Val d�Ossola. L�impatto ambientale in ambiente alpino, Milano 1995.14. B. Neto, Inquinamento transfrontaliero. L�inquinamento atmosferico a lunga distanza nel dirittointernazionale, Milano 1996.15. E. Dal Lago, Carbon-tax. Tasse ambientali e l�introduzione della carbon-tax, Milano 1996.16. Acta �95. Rapporto dell�attività scientifica 1995, a cura di A. Ballarin Denti, Milano 1996.17. L. Lazzati, Contaminazione da fitofarmaci. Individuazione di aree a rischio. Il caso del Parco Sud aMilano, Milano 1996.18. G. Giannerini e G. Stagni, Raccolta differenziata. Finanziamenti per la raccolta differenziata deirifiuti. Il caso del Frisl (Fondo Ricostituzione Infrastrutture Sociali Lombardia), Milano 1996.19. Tesinbreve. Acqua, aria, recupero ambientale, rifiuti, Milano 1996.20. Termoutilizzazione. Termoutilizzazione nello smaltimento dei rifiuti, a cura di R. Fanelli, E.Benfenati e A. Ballarin Denti, Milano 1996.21. La tossicità dei fanghi di depurazione. Presenza di xenobiotici organici, a cura di P. L. Genevini,Milano 1996.22. G. Cordini, Diritto ambientale comparato, edito con CEDAM, Milano 1996.23. W. Epis, Rifiuti solidi urbani. Raccogliere e smaltire i rifiuti a Milano, Milano 1996.24. A. Camba, Formazione ambientale. Analisi comparativa dei corsi post-universitari, Milano 1996.

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25. C. Testori, Bosco delle Querce. Seveso: un progetto per il Bosco delle Querce, Milano 1996.26. Banca dati dell�Ambiente �97. Nomi e ricerche per l�ambiente italiano: il catalogo dei progetti, Mila-no 1997.27. I dottori ambientali dalla A alla Z, anno accademico 1994/95, Milano 1997.

� Ecolo �97: il CD-ROM globale, contenente la Banca dati dell�Ambiente �97 e I dottori ambientalidalla A alla Z, anno accademico 1994/95, Milano 1997.

28. Acta �96. Rapporto dell�attività scientifica 1996, a cura di A. Ballarin Denti, Milano 1997.29. L�inquinamento da ozono. Diagnosi e terapie per lo smog del Duemila, a cura di A. Ballarin Denti,Rocca San Giovanni (CH) 1997.30. 1.000 giorni di ricerca in Lombardia. Relazioni finali delle borse di formazione 1994/96, a cura di E.Tromellini, Milano 1997.

� Ricerche & Risultati � Valorizzazione dei progetti di ricerca 1994/97, contenente Individuazione,caratterizzazione e campionamento di ammassi abusivi di rifiuti pericolosi; Criteri per la valutazionedella qualità dei suoli; Criteri per la realizzazione di impianti di stoccaggio di rifiuti residuali, a curadi D. Pitea, A. L. De Cesaris e G. Marchetti (confezione in cofanetto), Milano 1998.� Ricerche & Risultati � Valorizzazione dei progetti di ricerca 1994/97, contenente Dati di inquina-mento atmosferico dell�area metropolitana milanese e metodologie per la gestione della qualità del-l�aria; Il benzene e altri composti aromatici: monitoraggio e rischi per l�uomo; Le emissioni industrialiin atmosfera: inventario e trattamento, a cura di B. Rindone, P. Beltrame e A. L. De Cesaris (con-fezione in cofanetto), Milano 1998.� Ricerche & Risultati � Valorizzazione dei progetti di ricerca 1994/97, contenente Bioindicatoriambientali; Compost e agricoltura; Monitoraggio delle foreste sotto stress ambientale, a cura di A.Ballarin Denti, S. M. Cocucci, P. L. Genevini e F. Sartori (confezione in cofanetto), Milano1998.� Ricerche & Risultati � Valorizzazione dei progetti di ricerca 1994/97. Idrogeomorfologia e insediamentia rischio ambientale. Il caso della pianura dell�Oltrepò Pavese e del relativo margine collinare, a curadi G. Marchetti, F. Cavanna e P. L. Vercesi, Milano 1998.

31. La Direttiva Seveso 2 � Incidenti da sostanze pericolose e normativa italiana, a cura di S. Nespor eA. L. De Cesaris, Milano 1998.32. Seveso vent�anni dopo � Dall�incidente al Bosco delle Querce, a cura di M. Ramondetta e A.Repossi, Milano 1998.33. Seveso 20 years after � From dioxin to the Oak Wood, a cura di M. Ramondetta e A. Repossi,Milano 1998.34. M. Chiappa, Ecologia umana. Dalla possibile ecocatastrofe all�ecologia umana, Milano 1998.35. I dottori ambientali dalla A alla Z, anno accademico 1995/96, Milano 1998.

� Ecolo �98: il CD-ROM globale, contenente la Banca dati dell�Ambiente �98 e I dottori ambientalidalla A alla Z, anno accademico 1995/96, Milano 1998.

36. Acta �97. Rapporto dell�attività scientifica 1997, Milano 1998.37. Tesinbreve. Reinventiamo l�Italia. Sette lavori un unico obiettivo: investire in territori di qualità, acura di A. Foti e S. Gaiara, Milano 1998.

Page 152: Biodiversità animale in ambiente urbano - Il caso della città di Pavia

38. M. N. Larocca, Sentieri didattici. Aspetti geografici dell�educazione ambientale, Milano 1999.39. Inquinamento da ozono nella Valle Padana. Atti del convegno Fondazione Lombardia per l�Ambiente� Regione Lombardia. Milano, 25-26 giugno 1997, a cura di L. Bonini, Milano 1999.

� Guida europea all�Agenda 21 Locale. La sostenibilità ambientale: linee guida per l�azione locale, acura di Stefano Pareglio, edito con ICLEI, Milano 1999.� Il �Chi è� della ricerca ambientale in Italia.Valutazione statistica della produzione scientifica italiananel settore ambientale, a cura di M. Gatto, G. De Leo, G. Paris, Milano 1999.

40. Acta �98. Profilo e attività scientifica della Fondazione Lombardia per l�Ambiente, Milano 1999.� Chemistry, Man and Environment. The Seveso accident 20 years on: monitoring, epidemiology andremediation, a cura di A. Ballarin Denti, P. A. Bertazzi, S. Facchetti, R. Fanelli e P. Mocarelli,edito con Elsevier, Amsterdam 1999.

41. Guida al trasporto di sostanze pericolose. Come prevenire e gestire le emergenze nel trasporto sustrada, a cura di R. Fanelli e R. Carrara, Roma 1999.

� M. Grasso, Effetti ambientali degli investimenti pubblici. Una guida sintetica alla valutazione econo-mica, Milano 2000.

42. L�educazione ambientale nella scuola secondaria superiore. L�esperienza del corso di formazione perdocenti: �Gli indicatori di qualità della vita urbana�, a cura di S. Michelagnoli, A. Amati, P. Agostini,L. Xodo e R. Gloria, Milano 2000.43. Acta �99. Profilo e attività scientifica della Fondazione Lombardia per l�Ambiente, a cura di R.Gloria, Milano 2000.44. Qualità delle acque lacustri della Lombardia alle soglie del 2000, a cura di G. Tartari, A. Marchettoe D. Copetti, Milano 2000.45. Acta 2000. Profilo e attività scientifica della Fondazione Lombardia per l�Ambiente, a cura di R.Gloria, Milano 2001.46. I Parchi Locali di Interesse Sovracomunale in Lombardia, a cura di M. Di Fidio, A. Ferrari e O.Lazzeri, Milano 2001.

� Per una cartografia tematica lombarda. Metodologie di raccolta, elaborazione e rappresentazione didati ambientali territoriali, a cura di F. Sartori, Macherio (MI) 2001.

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Finito di stamparepresso �Isabel Litografia�

di Gessate, Milanonel mese di aprile 2002.

Con il contributo di Symphonia SGR