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C LAVORO Fondazione Angelo Cel - alcol.net · l’Alcol, ci può dire come si è modifica-to in questi venti anni il rapporto dei giovani con le bevande alcoliche? Partendo dal presupposto

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L'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool nasce nel marzo 1991 con l'intento di raccogliere e

mettere a disposizione della comunità scientifica e della collettività nazionale informazioni e

scientificamente attendibili sulle modalità di consumo di bevande alcoliche e sulle relative

problematiche nella popolazione giovanile italiana.

In questi anni la missione dell'Osservatorio è stata quella di promuovere ricerche, in un'ottica di

integrazione interdisciplinare finalizzata ad ottenere una visione globale del fenomeno.

A partire da un approccio bio-psico-sociale delle problematiche alcool correlate, l'Osservatorio ha

voluto integrare ed allargare la dimensione ”sanitaria” del problema approfondendo gli aspetti

psicosociali ed antropologico-culturali dei comportamenti individuali e collettivi, compresi gli

aspetti economici e quelli politico-legislativi.

Ispirandosi ai principi dell'“alcologia sociale” che, specie a livello europeo, trova sempre più

consensi, l'Osservatorio ha esercitato un ruolo primario nell'identificare strategie di prevenzione

dell'eccedenza efficaci e consapevoli delle differenze culturali e comportamentali.

La crescente attenzione per le problematiche alcool correlate ha posto l'esigenza di strutturare

maggiormente l'Osservatorio dal punto di vista organizzativo, ampliando il numero dei suoi partner.

I mutamenti delle realtà giovanili e la crescente globalizzazione hanno inoltre reso necessario un

allargamento delle tematiche ai comportamenti alimentari e agli stili di vita dei giovani ed un

rafforzamento del network europeo, per garantire la realizzazione di ricerche comparate e

l'elaborazione di strategie di prevenzione adattabili in diversi paesi.

In questa ottica una sempre maggiore enfasi verrà posta sulla promozione di collaborazioni

internazionali che permetteranno il confronto e lo scambio di esperienze e la collaborazione

reciproca fra strutture ed esperti ai massimi livelli.

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1n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

SSSSSommarioommarioommarioommarioommarion. 243, 2013n. 243, 2013n. 243, 2013n. 243, 2013n. 243, 2013

LA SALUTE UMANA, Rivista bimestrale di educazione sanitaria del Centro Sperimentale per l’Educazione Sanitaria dell’Università degli Studi diPerugia [CSES]

Fondata da Alessandro Seppilli

EDITORE: Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute. PRESIDENTE: Tullio Seppilli

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Antonia Modolo

COMITATO DI REDAZIONE: Erminia Battista, Filippo Antonio Bauleo, Paola Beatini, Francesca Cagnoni, Osvaldo Fressoia, Fabrizio Germini, EdivigeMancinelli, Maria Antonietta Ruggeri

CURATORE DEL DOSSIER: Edvige Mancinelli

SEGRETERIA DI REDAZIONE: Paola Beatini [e-mail: [email protected]]

GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Maria Margherita Tinarelli [e-mail: [email protected]]

STAMPA: Grafiche Sabbioni s.n.c., Trestina (PG) / Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 551 del 22.11.1978

Per gentile concessione del "Comité français d'éducation pour la santé" e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, alcuni articoli, foto e disegnipossono essere ripresi dalla rivista "La Santé de l'Homme" e dai documenti O.M.S.

Abbonamento 2013: Annuale per 6 numeri cartaceo e 25,00 / on-line e 15,00 / cartaceo+on-line e 25,00I versamenti vanno effettuati sul c.c.p. n. 10999068 intestato alla Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute

via del giochetto, 6 - 06126 Perugia / e-mail: [email protected] abbonamenti on-line consultare la pagina: www.antropologiamedica.it/editoria_riviste.php

2 NOTIZIARIO

4 EDIT ORIALE

Giovanissimi e primi assaggi di bevande alcolicheintervista a Enrico Tempesta

6 STORIA , SALUTE, MEDICINA

Promuovere salute: scoperta o riscoperta?Historia magistra vitaeEdvige Mancinelli

11 DONNE E SALUTE

La salute delle donne contaFulvia Signani

15 DOSSIER

OSSERVAT ORIO PERMANENTE SUI GIOVANI E L ’A LCOOL

Adolescenti e alcool 2012da: “Adolescenti & Alcool -

Indagine Nazionale 13-14enni”

16L’indagine nazionale adolescenti e alcoolOsservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

32 In tr ent’anni dimezzati i consumi di alcool: una ricer-ca studia il modello mediterraneoComunicato Stampa dell’Osservatorio Permanente suiGiovani e l’Alcool

35Bene i dati EURISPES ma distinguiamo i primi assaggidai primi consumiOsservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

36Progetto scuoleOsservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

37EDUCAZIONE SANITARIA IN AZIONE

Sorriso SanoRosa Anfosso, Lorena Rita Iozzo

11 TRACCE DI STORIA

Salute dei denti è ...

42BLOCK NOTES

a cura di Paola Beatini e Filippo Antonio Bauleo

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2 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

NONONONONOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOnononononotiziariotiziariotiziariotiziariotiziarionotiziario

Con il patrocinio di: Ministero dellaSalute • Ministero Affari Esteri • Uni-versità di Catania • Università di Mes-sina Regione Siciliana AssessoratiRegionali:Sanità • Agricoltura e Fore-ste • Beni Culturali e Pubblica Istruzio-ne • Turismo, Comunicazione e trasportiProvincia Regionale di Messina • Co-mune di Taormina • ASP 6 di Messina

Presidente del Congresso: S. SciaccaCoordinatore del Congresso: F.BlangiardiPresidente S.It.I.: M. ConversanoVice Presidente S.It.I.: C. SignorelliSegretario generale S.It.I.: M. Chironna

Programma PreliminareGiovedì 17 ottobre09.00-18.00 Registrazione Partecipanti11.00-14.00 Comunicazioni Spazio Gio-vaniCoordinatori: I. Angelillo, G. RomanoModeratori: F. Iacono, V. Torregrossa /G. Geraci, R. Squeri / A. Mistretta, G.Puglisi / F. Belbruno, L. Contrino11.00-14.00 Gruppi di lavoro

15.00-16.00 Cerimonia Inauguraleprof. S. Sciacca, dott. F. BlangiardiSaluto delle Autorità e del Presidente disezione: prof. F. Vitale16.00-18.00 Sessione d’aperturaRelazioni: Presidente Nazionale S.It.I.:M. Conversano, Ministro della SaluteTavola Rotonda: Rilanciare il ServizioSanitario NazionaleS. Cinquetti, L. Macchi, A. Marcolongo,M. Triassi

Venerdì 18 ottobre09.00-18.00 Sessione PosterCoordinatori: R. Fallico, A. Simonettiore 08.30-10.00 Sessione PlenariaSalute ed AmbienteModeratori: V. Carreri, C. Signorelli08.30 Attualità in tema di salute e am-biente, M. Ferrante08.45 Ambiti e limiti della ricercaepidemiologica nello studio del rappor-to tra salute e ambiente, G. Agazzotti09.00 Le autorizzazioni ambientali edil ruolo del SSN, C. Ruocco09.15 I controlli ambientali in It alia edil progetto Monitor, C. Signorelli, L.

Mancini09.30-09.45 Evidence Space: Compa-tibilità tra industria e comunità: la Va-lutazione di impatto sanitario come unostrumento efficace di prevenzione, A.Gelormini (ENI)09.45-10.00 Discussione10.00-11.30 SimposioLa vaccinazione pneumococcica: unapriorità in sanità pubblicaModeratori: P. Bonanni, F. VitaleRelatori: P. Castiglia, R. Prato, B. Tozzi11.30-13.00 Sessione PlenariaPrevenzione vaccinaleModeratori: P. Bonanni, G. Ferrera12.15 Processo di verifica dell’elimina-zione del morbillo e della rosolia, P.Lopalco/M.G. Pompa12.30 Intervento preordinatoR. Soncini, Presidente Gruppo VacciniFarmindustria12.35-13.00 Discussione14.30-16.00 Sessione PlenariaAlimentazione e nutrizioneModeratori: E. Alonzo, F. Francia15.30-15.35 Evidence Space, V.Perremuto

LLLLLa Sa Sa Sa Sa S.It.I per la difesa e per il rinnovamento.It.I per la difesa e per il rinnovamento.It.I per la difesa e per il rinnovamento.It.I per la difesa e per il rinnovamento.It.I per la difesa e per il rinnovamento

del Servizio Sanitario Nazionaledel Servizio Sanitario Nazionaledel Servizio Sanitario Nazionaledel Servizio Sanitario Nazionaledel Servizio Sanitario NazionaleGiardini Naxos, TGiardini Naxos, TGiardini Naxos, TGiardini Naxos, TGiardini Naxos, Taormina17-20 ottobre 2013aormina17-20 ottobre 2013aormina17-20 ottobre 2013aormina17-20 ottobre 2013aormina17-20 ottobre 2013Centro Congressi HiltonCentro Congressi HiltonCentro Congressi HiltonCentro Congressi HiltonCentro Congressi Hilton

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3n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

NONONONONOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOTIZIARIOnononononotiziariotiziariotiziariotiziariotiziarionotiziario

15.35-16.00 Discussione16.00-17.30 SimposioObiettivo zero casi: mantenendo la pro-messa, il nuovo vaccino contro ilmeningococco BModeratori: M. ConversanoRelatori: C. Azzari, P. Bonanni, W.Ricciardi17.30-19.00 Sessione ParallelaPrevenzione delle infezioni ospedaliereModeratori: F. Auxilia, O.C. Grillo18.30-19.00 Discussione17.30-19.00 Sessione ParallelaEpidemiologia e prevenzione delle ma-lattie cardiovascolariModeratori: A. Panà, C. Scarcella18.30-19.00 Discussione19.00-20.00 Consiglio Direttivo delleSezioni

Sabato 19 ottobre09.00-18.00 Sessione PosterCoordinatori: A. Gallone, G.C. Steri08.00-09.00 Collegio Docenti08.00-09.00 Collegio Operatori08.00-09.00 Consulta Professioni Sani-tarie08.00-09.00 Consulta Specializzandi09.00-10.30 Sessione ParallelaEpidemiologia e Prevenzione deiTumoriModeratori: M. Lizza, A. Maida09.00 Introduzione, S. De Flora09.15 Reg Tumori CT, M. Fidelbo09.30 Reg Tumori NA3, M. Fusco09.45 Reg Tumori SR, A. Madeddu10.00 Screening colon retto, S. Cilia10.15 Screening mammografico, M.Migazzi10.30-10.40 Discussione09.00-10.30 Sessione ParallelaIgiene e sicurezza alimentareModeratori: R. Coppola, D. Lagravinese10.00-10.30 Discussione10.30-12.00 SimposioObiettivi raggiunti e prospettive futureper le vaccinazioni in ItaliaModeratori: P. Crovari, C. SignorelliRelatori: P. Bonanni, G. Gabutti, A. Pat-

ti, F. Vitale12.00-13.30: Sessione PlenariaOspedale e territorioModeratori: A. Boccia, A. Gattinoni13.00-13.05 Evidence Space L. Sbrogiòore 13.05-13.30 Discussione15.00-16.30 SimposioVaccinazione antinfluenzale a un bivio:resa o ripresa?Moderatori: R. Gasparini, F. VitaleRelatori: C. Germinario, E. Montomoli,D. Panatto16.30-18.00 SimposioL’equità sociale e la vaccinazione anti-HPVModeratori: P. Bonanni, G. FerreraRelatori: P. Bonanni, A. Gaudioso, R.Mennini, B. Suligoi18.00-19.00 Sessione tematicaBiologia molecolare applicata alla sa-nità pubblicaModeratori: S. Boccia, A. Zanetti18.00 Intervento preordinato A. Izzotti18.50-19.00 Discussione18.00-19.00 Sessione TematicaPrevenzione e sicurezza nei luoghi dilavoroModeratori: A. Fedele, C. Nobile18.00 Intervento preordinato G. Smecca18.50-19.00 DiscussioneLa S.It.I per la difesa e per il rinnova-mento del Servizio Sanitario Nazionale18.00-19.00 Sessione TematicaEpidemiologia e sistemi informativi neidipartimenti di prevenzioneModeratori: M.G. Panico, R. Ragaglia18.00 Intervento preordinato F. Russo18.50-19.00 Discussione18.00-19.00 Sessione TematicaContrasto delle diseguaglianze di saluteModeratori: N. Casuccio, G.M. Fara18.50-19.00 Discussione18.00-19.00 Sessione TematicaAssistenza primariaModeratori: M. Pavia, G. Perri18.00 Intervento preordinato F. Leonardi18.50-19.00 Discussione

Domenica 20 ottobre08.30-09.30 Sessione TematicaPromozione dell’attività fisicaModeratori: G. Liguori, P. Macini08.30 Intervento preordinato G. Iachelli09.20-09.30 Discussione08.30-09.30 Sessione TematicaManagement sanitarioModeratori: F. Barbone, F. Talarico09.20-09.30 Discussione08.30-09.30 Sessione TematicaEpidemiologia e prevenzione dellemalattie infettiveModeratori: G. Canzoneri, M. Quarto08.30 Intervento preordinato R.Gasparini09.20-09.30 Discussione08.30-09.30 Sessione TematicaIgiene dell’ambiente costruitoModeratori: D. D’ Alessandro, F.Filippetti09.20-09.30 Discussione08.30-09.30 Sessione TematicaProfessioni sanitarie: quale futuroModeratori: S. Monarca, C. Russo08.30 Intervento preordinato G. Leonardi09.20-09.30 Discussione09.30-11.00 Sessione PlenariaIl futuro del Servizio Sanitario Nazio-naleModeratori: M. Conversano, S. SciaccaRelatori: E. Balocchini, V. Carreri, F.Francia, M. Palermo, W. Ricciardi11.00-12.30 Assemblea dei Soci12.30-12.40 Presentazione 47° Congresso12.40-13.00 Test di uscita e di gradimen-to per ECM13.00-13.30 Conclusioni e chiusura delCongressoLe sessioni tematiche sono state riser-vate per lo più agli argomenti svolti daigruppi di lavoro

Per informazioni:www.siti2013.org

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4 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

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Giovanissimi e primi assaggi di bevande alcolicheintervista a Enrico Tempesta da Osservatorio News 9, 2013

Professore, in base alla Sua esperien-za maturata nell’ambito delle dipen-denze patologiche e dell’impegnoprofuso in oltre venti anni nell’educa-zione e sensibilizzazione al bereresponsabile come Presidente delLaboratorio Scientifico dell’Osserva-torio Permanente sui Giovani el’Alcol, ci può dire come si è modifica-to in questi venti anni il rapporto deigiovani con le bevande alcoliche?

Partendo dal presupposto che èancora forte la tradizioneenogastronomica italiana di accompa-gnare i pasti con il consumo dibevande alcoliche quali vino e birra,indagini molto rigorose come lalongitudinale Osservatorio-Doxapubblicata nel 2012, dimostrano chel’abuso e i comportamenti a rischiodei giovani di venti anni fa si sonomodificati, negli attuali quarantenni,

in comportamenti più responsabilidove la qualità è privilegiata rispettoalla quantità delle bevande alcolicheassunte. Ciò vuol dire che le persone,crescendo, sono più capaci di consu-mare in modo consapevole e respon-sabile. D’altro canto però dobbiamoconstatare un aumento del consumodi bevande alcoliche nella fasciagiovanile ed un abbassamento dell’etàdi inizio del consumo.

I giovani di oggi, invece, come sipongono nei confronti dell’alcol?

Vede, proprio nell’ultima ricercarealizzata in collaborazione con laSIMA (Società Italiana Medicinadell’Adolescenza), in cui sono statiintervistati più di 2000 studenti dellaterza media in tutta Italia, cioè iragazzini di tredici anni, ne è emersoche il primo assaggio di una bevanda

Dedichiamo lo spazio editoriale di que-sto numero ad un’intervista delprofessor Enrico Tempesta, presedentedel Laboratorio Scientifico dell’Osser-vatorio sui giovani e l’alcol,neuropsichiatra, già docente di Psichia-tria presso l’Università Cattolica delSacro Cuore di Roma. Una riflessionedi introduzione e di problematizzazionedel Dossier che riporta una ricerca pro-mossa dall’Osservatorio stesso sul com-plesso rapporto con l’alcol dei giova-ni, anzi dei giovanissimi. Una partico-lare attenzione al ruolo degli adulti,educatori, alle responsabilità della so-cietà nel suo complesso, al difficilecompito dell’informazione.

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5n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

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alcolica è avvenuto ad una età mag-giore dei 10 anni per il 41,6% degliintervistati contro il 29,5% di chi hainiziato prima dei 10 anni: sicuramen-te un’età precoce, ma va evidenziatoche il primo assaggio per circa il 73%dei casi avviene alla presenza degliadulti, genitori o parenti, in ambienticonviviali associati ai pasti.

Si può dunque dire che il primoassaggio avviene con mamma epapà?

Certamente, e questa abitudine, deltutto italiana fa sì che nei ragazzi berealcol non rappresenta un gesto proibi-to. Sappiamo quanto un divietostimoli l’irrefrenabile curiosità di unadolescente, in questo modo, ilcontatto con l’alcol assume unavalenza meno importante, menointrigante. Infatti, nei Paesi dove ilproibizionismo è più forte l’usodell’alcol ha un valore di iniziazionee di trasgressione in cui l’esperienzaviene consumata in gruppo e quindipuò portare a pericolose derive.

Si sta riferendo alla nuova moda delbinge drinking?

Tradotto, l’abbuffata alcolica è unapratica che deriva dallaglobalizzazione. I giovani di oggi simuovono con maggiore facilità di untempo e la tecnologia ha accorciatonotevolmente le distanze, per cuisoprattutto dai paesi del Nord Europa,dove appunto l’idea di trasgressione èpiù forte, stiamo “importando” questapericolosa pratica che ha effettidevastanti sul sistema nervoso, pari a

quello dell’uso di droghe: 5 o 6bevande ad alto tasso alcolico bevutein un intervallo molto breve non sonoproprio una passeggiata. Secondol’ultima indagine promossa dall’Os-servatorio con la Doxa (2011), effet-tuata sui ragazzi di età compresa fra i13 e i 24 anni, si evidenzia un consu-mo di alcol, almeno occasionale nel70% dei casi con una percentuale del23% a rischio di abuso e, proprio fraquesti, rientrano i casi di bingedrinking, pratica sperimentata già a16 anni dal 14,6% dei ragazzini,percentuale che sale al 21 nella fasciadi età tra i 20 e i 24 anni.

Professor Tempesta, in che modo gliadulti dovrebbero comportarsi perarginare fenomeni così preoccupanti?

Intanto continuando a parlarne e afare informazione e direi giustainformazione. La carta che noi adulti,a tutti i livelli, dobbiamo giocarci èquella educativa. Nel fare questo ènecessario coinvolgere tutti: famiglia,scuola, istituzioni, distributori,produttori di bevande alcoliche.Ognuno deve fare la propria parteinvestendo sulla nell’educazione allasalute, recuperando e trasmettendo ilvalore alimentare dell’alcol, purrestando validissima, ovviamente, laraccomandazione per cui i minori nondevono bere. Il lavoro che dobbiamofare, ripeto tutti insieme, è quello diriorganizzare il contesto della vita deinostri giovani, sul territorio, nellescuole, nel tempo libero fino adarrivare ad un potenziamento deiservizi di presa in carico dei ragazziche presentano particolari ed anomali

patologie. Occorre rispondere inmodo veloce ed efficace alla loromancanza di punti di riferimento edincidere sui modelli di comportamen-to del gruppo dei pari.

Quindi la società ha una sua precisaresponsabilità rispetto a certi com-portamenti?

Direi fondamentale. Stiamo assisten-do ad un particolare momento storicoin cui la condizione adolescenzialeappare critica e la capacità di ascoltoscarsa o colpevolmente assente. Allabase di un uso pericoloso dell’alcol cisono ragioni psicologiche e sociali:l’assenza di punti di riferimento, lescarse prospettive di lavoro, l’incer-tezza di un futuro migliore, la solitu-dine e l’incapacità di saper gestire lesconfitte che la vita di volta in voltaci propone, l’assenza di regole.L’alcol in questo contesto rappresentaper gli adolescenti una via di fuga, lifa sentire ciò che non sono, li fasentire uguali agli altri dando loro unacollocazione nella società. Per questoè importantissimo che gli adultiesercitino una costante e attentavigilanza e siano un punto di riferi-mento forte ed autorevole a partiredai primi anni di vita.

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6 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

PPPPPromuovere salute:romuovere salute:romuovere salute:romuovere salute:romuovere salute:scoperta o riscoperta?scoperta o riscoperta?scoperta o riscoperta?scoperta o riscoperta?scoperta o riscoperta?Historia magistra vitaeHistoria magistra vitaeHistoria magistra vitaeHistoria magistra vitaeHistoria magistra vitae

Edvige Mancinelli

storia, salute, medicinastoria, salute, medicinastoria, salute, medicinastoria, salute, medicinastoria, salute, medicina

A lcuni cultori della materia sostengono che la Promozionedella Salute e l’Educazione Sa-

nitaria, pur prive di un riconoscimentoaccademico e di un’identità nominale,fossero concettualmente e concretamen-te presenti sin dall’antichità.Quali dunque le diverse fogge nel tempo?Consegniamo pochi modelli paradigma-tici pervenuti dal mondo occidentale,distribuiti in ciascuna età storica.Archetipi distanziati da grandi salticronologici, visioni culturali distanti; quiconcisamente restituiti per stimolare unaconoscenza ed una riflessione sulla sto-ria, l’evoluzione, il significato attuale ele finalità e modalità odierne diconcretizzazione della Promozione del-la Salute e dell’Educazione Sanitaria.

Età anticaL’impianto culturale classico dell’epo-ca consiste, specie per i Greci, nella ri-cerca e realizzazione che l’uomo fa disé cioè della vera natura umana. Naturaumana come aspirazione ed epilogo del

processo di formazione culturale stessoovvero realtà che trascende quella dellecose o dei fatti; idea platonica e formacui tendere e da incarnare.La stretta connessione sia con la filoso-fia che con la vita associata costituiscel’aspetto fondante di questa visione.Imprescindibile, in un processo similedi attuazione umana, la consapevolezzadi sé e del proprio mondo mediante laconoscenza di tutte le sfere pertinenti(filosofia); la partecipazione alla vitacomunitaria della polis mirabilmenteaffrontata nella Repubblica di Platonesotto il profilo dello stretto legame trala formazione degli individui e la vitadella collettività e, riassunta nell’affer-mazione di Aristotele che l’uomo è pernatura un animale politico (vita asso-ciata).Cultura dai tratti aristocratici –identificabile nel rifiuto di ogni attivitàinfra-umana ossia utilitaristica e in ge-nerale manuale, tipica dello schiavo;naturalistici –attribuibili ad una sorta dinegazione dell’ultra-umano, di quanto

attiene al destino ultra-mondano dell’uo-mo; contemplativi per la tensione ai gra-di più elevati della sapienza.Questo il milieu da cui deriva quell’ideadi salute e di medicina a noi più rispon-dente anche allora, talvolta, in contrastocon correnti ad impronta deterministica.Si pensi al filone di studi dedicati al-l’analogia tra microcosmo e macrocos-mo; al confronto costante dei fenomeniorganici rispetto alla struttura basilaredell’organismo e della struttura basilaredell’organismo rispetto a quella dell’uni-verso inteso quale garanzia di verità.Orizzonte culturale medico in cui, nellaseconda metà del V secolo, si sviluppe-rà la scuola italica che Filistione da Locricondurrà al suo definitivo assettodottrinale e metodologico, rimuovendodalla fisiologia empedoclea gli aspettiprettamente materialistici e meccani-cistici.In epoca più recente, con i medici diAlessandria, autori della raccolta delCorpus hippocratum e veri eredi dellascuola di Cos, si assiste ad una spiccata

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7n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

tendenza alla specializzazione (suddivi-sione del lavoro del chirurgo, delginecologo etc.).Quando Roma, dal II secolo, espugna leregioni orientali attirando a sé la vitaculturale dalle città ellenistiche, la me-dicina, sulla scia generale di un orienta-mento pratico, tipico della civiltà roma-

Età medioevaleNel Medioevo la tensione culturale è tesaalla questione centrale del forgiare l’uo-mo alla vita spirituale in senso assoluto,nella prospettiva dell’esistenza ultra-terrena. L’apparato intellettuale sicontraddistingue da un lato per conser-vare aspetti della cultura classica, in par-ticolare la prerogativa aristocratica econtemplativa; dall’altro lato per trasfi-gurarne la connotazione naturalistica. Loscenario culturale è ravvisabile nelle artiliberali (secondo l’accezione greca leuniche degne degli uomini liberi) delTrivio (grammatica, retorica, dialettica)e del Quadrivio (aritmetica, geometria,astronomia, musica). Strumento princi-pe dell’intero processo, la filosofia vol-ta non più alla ricerca autonoma, pecu-liare dell’età classica, quanto piuttosto,con un ruolo subordinato e funzionale(philosophia ancilla theologiae), allacomprensione, difesa e, per quanto pos-sibile, dimostrazione della verità religio-sa. La successiva rivendicazione di cam-pi specifici di indagine sarà comunquesottoposta alle regole della fede.In un contesto simile, la medicina siconcatena alla filosofia, aspettorinvenibile anche nel mondo arabocoevo. Notevole pure l’aspetto tecnicosebbene dissimile rispetto alle evoluzio-ni in era moderna dove la fruizione si-stematica dei nuovi principi della mec-canica ne costituirà una delle prerogati-ve (iatromeccaniaca). Il rifiorire dellamedicina nel mondo latino-occidentalee l’importante ruolo giocato nel panora-ma culturale medioevale è attribuibileessenzialmente alla Scuola MedicaSalernitana. Da segnalare la successivaScuola di Montpellier.

na, diverrà essenzialmente terapeuticaesulando da ogni forma di riflessionealtra.Sarà Galeno (130-216 d.C.) nel “Quodoptimus medicus sit quoque philoso-phus” a ribadire la rilevanza, nell’artemedica, della filosofia, della logica, dellafisica e dell’etica.

A livello applicativo, da citare l’attenzione dei medici etruschi per la sanitàpubblica. Le opere di canalizzazione costituiscono un esempio in tal senso, rea-lizzate a fini non solo agricoli bensì anche sanitari tramite il deflusso delle acqueputride, possibile fonte di infezione.O ancora per la concezione greco-romana della filosofia della salute, il legameinscindibile psiche – soma rimanda al valore, tra l’altro, dell’educazione sia ginnicache musicale per approdare a quello che oggi definiremmo benessere globale delsoggetto armoniosamente inserito nel suo contesto.Platone (Repubblica, III 401c), sottolinea quanto sia rilevante scegliere i re-sponsabili della città, della “cosa pubblica”, tra coloro i quali “sono capaci diseguire le tracce della natura del bello e dell’armonioso affinché i giovani, viven-do in un luogo salubre, ne traggano giovamento, allorché dalle opere belle colpi-sca loro la vista e l’udito un’aura di salute da luoghi sani e li conduca sin dafanciulli, senza che se ne avvedano, a farsi conformi, amici e concordi con laretta ragione”.Galeno, uomo nella cui sconfinata opera rientra una sintesi grandiosa della scienzamedica anteriore; una produzione relativa a tutte le branche della medicina co-nosciute e ad argomenti di filosofia e di logica; una strenua difesa della dimen-sione etica e scientifica dello studioso contro la generale e radicata decadenzamorale dell’epoca; una visione della medicina come ricerca globale sulla realtàche fruisca di dottrine, metodi e risultati della tradizione; la riflessione sul con-cetto di facoltà, elemento cruciale dell’intera dottrina galenica e ravvisabile, nel-la sua accezione più ampia, nelle varie modalità con cui la natura interagisce nelmondo.Contesto, responsabilità e partecipazione, bellezza, formazione, unitarietà delsoggetto, interazione con il mondo esterno, crescita armoniosa, individuale ecomunitaria …Consapevolezza piena di questioni moderne.

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8 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

Età modernaIl Rinascimento si propone come movi-mento del «rinascere», del rifiorire del-le lettere e delle arti, di una concezionefilosofica ed etica più immanente eantropocentrica, della scienza e dellacultura. Spesso pervaso da prese di po-sizione violentemente polemiche neiconfronti dell’epoca medievale, contem-pla un assetto culturale impegnato duefronti: il restauro filologico e la coscien-za storico-critica. La volontà diriappropriarsi dell’ideale classico dellacultura, implica il riportarne alla lucel’aspetto naturalistico. Da qui la conce-zione educativa tesa a garantire al sog-getto, armonicamente inserito nel suomondo, un’esistenza piena dove la fedeincarna un elemento sostanziale del pro-cesso durante la vita terrena e, a diffe-renza del mondo classico, il caratterecontemplativo della sapienza si modifi-ca lasciando spazio a quello attivo.Tale lo sfondo culturale della medicinadell’epoca, sensibile all’influsso dellevarie correnti filosofiche. Infatti sia lamedicina che la filosofia naturale si oc-cupavano del corpo umano, tanto cheuna conveniente preparazione per l’edu-cazione medica accademica era general-mente tenuta a includere lo studio dellafilosofia naturale specie in Italia, doveesisteva una lunga tradizione istituzio-nale e intellettuale che collegava la me-dicina alla filosofia. Non difettava ne-anche l’aspetto pratico se, ad esempio,l’Università di Padova, specie nell’ulti-mo decennio del Cinquecento, ospitavamolti studenti tedeschi, attratti in Italiadall’opportunità di ricevere un tirociniopratico, in contrapposizione ad un inse-gnamento basato esclusivamente sullostudio dei testi.

Durante il Rinascimento si rintraccia almeno un anticipatore, osiamo dire, dellapromozione della salute nella scuola, per le scelte operate nella sua attività peda-gogico-educativa, in Vittorino Rambaldoni, conosciuto come Vittorino da Feltre(1378-1446). Umanista ed educatore chiamato a Mantova da GianfrancescoGonzaga quale precettore dei figli, aprì una scuola realizzatrice degli idealiumanistici fusi con lo spirito cristiano appellata “La Gioiosa”. Nonostante ilcarattere aristocratico dell’istituzione, l’umanista volle accogliesse anche stu-denti appartenenti a classi sociali meno abbienti. Il suo metodo educativo, chene fa il primo maestro moderno, si fonda sul rapporto personale tra maestro edallievo; sulla formazione intesa come sviluppo fisico, etico-sociale ed intellet-tuale di personalità forti ed equilibrate nonché sull’interesse, l’individuazione edil rispetto per le caratteristiche di personalità e le inclinazioni di ogni allievonella sua irripetibilità.

Sbocciata attorno al IX secolo la Schola Medica Salernitana, incarna la piùvetusta e massima istituzione medica dell’Europa Occidentale per l’insegna-mento della medicina e della botanica. Nonostante l’acceso dibattito attorno allesue origini, si tratta di una struttura “a più indirizzi, unitaria nei suoi intenti,costituita da un collettivo, da un insieme di scuole …fondamentalmente ‘aperta’,con vocazione interdisciplinare, nello spirito dell’epoca, pronta ad ammettere einglobare le tradizioni culturali e gli indirizzi più disparati, se non addiritturacontraddittori”. Essa si impianta su una medicina laica derivata, a sua volta,dalla medicina monastica altomedioevale, Una scienza medica che avrebbe su-bito, nel XI e XII secolo, il vigoroso influsso della cultura araba .Dunque unapoderosa sintesi tra le tradizioni classica greco-latina da un lato e arabo- ebraico-bizantina dall’altro che, in parte, rende ragione del suo primatoDidattica, formazione, perizia tecnica nonché una vasta produzione letteraria,aspetti all’interno dei quali oltre al debito momento diagnostico - terapeuticoanche e soprattutto la tensione all’aspetto preventivo con particolare attenzioneall’armonia psico-fisica e, diremmo oggi, agli stili di vita salubri. Questo anchenel Regimen sanitatis Salernitanum, scritto a carattere divulgativo, per secoli ilpiù consultato manuale di medicina, certamente più famoso dalle opere scientifi-co-specialistiche dei maestri della scuola, attraverso cui il pensiero medico cir-colò in ambiti culturali più ampi.Tra le circostanze degne di nota, la presenza di donne medico salernitane, unadelle quali, Trocta, fatto questo di rilievo straordinario, autrice di trattati di natu-ra teorica. Da aggiungere l’enorme importanza sociale convenuta, specie in al-cune epoche della Scuola stessa, alla figura e al ruolo del medico.

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9n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

Età contemporaneaTrae origine da due rivoluzioni: la Ri-voluzione industriale e la Rivoluzionefrancese. L’Illuminismo, connotato “dal-l’af fermazione del rigoroso uso dellaragione e dell’autosufficienza del meto-do empirico nella scienza, da una viva-ce polemica nei confronti delle autorità,dei valori e delle dottrine tradizionali,da una tendenza verso l’individualismoe da una fede entusiastica nell’univer-sale e inarrestabile progresso dell’uma-nità”, aveva improntato quel periododell’età moderna tra le guerre di religio-ne del XVII secolo e la Rivoluzione fran-cese stessa.Pregiudizio verso quanto non investi-gabile razionalmente e diffusione dellacultura non più egemonia dei dotti (mas-sima espressione in tal senso l’Enciclo-pedia), due aspetti sostanziali.A partire da un retroterra simile, l’asset-to culturale dell’età contemporanea pog-gia sul fiorire delle nuove disciplinescientifiche e sull’avvertita insufficien-za dell’ideale enciclopedico. Prerogati-ve, secondo Croce, in grado di plasmareun uomo stipato di conoscenze ma pri-vo di conoscenza divenuta giocoforzaelitaria. L’estensione del processo dimoltiplicazione e specificazione nel-l’ambito della ricerca e del sapere ingenerale, va assumendo proporzioniimponenti in ciò poi sostenuta dalla cre-scente industrializzazione che esigecompetenze specifiche especializzazione, funzionali alla produt-tività e al profitto.Inevitabile il confronto tra l’ideale clas-sico della cultura nella sua purezza eperfezione, come formazione disinteres-sata dell’uomo aristocratico alla vitacontemplativa ed un modello di culturache, nelle sua accezione estrema, potreb-be ridurla ad un mero addestramento tec-nico in un campo scientifico e restrin-gerla all’uso professionale di cognizio-ni utilitarie (contrapposizione più evi-dente nel confronto con i paesianglossassoni connotati da uno svilup-

po industriale ed economico più rapido).Lo scenario culturale ancora una voltainforma la visione della medicina. Assi-stiamo ad una progressiva egemoniaculturale della clinica, che raggiunge ilsuo acme dal XX secolo in poi, sull’on-da del proprio mirabolante sviluppo ba-sato sul modello bio-medico (centralitàdel medico e della funzione diagnosti-co-terapeutica). Iperspecializzazione edipertecnologia costituiscono due prero-gative di un tale, apparentemente inat-taccabile, atteggiamento positivista. Mai mutamenti socio-economico –cultura-li che negli ultimi decenni hanno scossoil mondo occidentale, si sono ripercossianche in ambito sanitario e sulla perce-zione e sul vissuto che di esso, e dellasalute in generale, esprimono i soggetti.La medicina deterministica, pur porta-trice di indiscussi vantaggi, viene oraavvertita nella sua insufficienza allorchéridotta al solo momento diagnostico-terapeutico e svuotata del fattore uma-no-relazionale.Una visione che ricomponga i vari am-biti dell’esistenza di un soggetto (il piùvolte citato modello bio-psico-sociale ),

l’influenza dei vari determinanti di sa-lute sulla salute stessa, la questione del-le disuguaglianze in salute, il processodella promozione/prevenzione della sa-lute nella comunità.Più recentemente, per quanto concernela storia dell’educazione sanitaria “è soloda cinquant’anni a questa parte che sirinvengono fatti significativi e l’esisten-za di una dottrina in qualche modo con-solidata; solo ai primi anni ’50 possonoessere fatti risalire gli avvenimenti fon-damentali, attribuibili a studiosi italia-ni… Seppilli, L’Eltore, Canaperia,Sganga, Ferrari, Ducrey, Bonadies,Modolo, Briziarelli”.Citiamo inoltre Organismi internazionalie nazionali sorti ad hoc: Organizzazio-ne Mondiale della Sanità [OMS], Unio-ne Internazionale per la Promozione el’Educazione alla Salute [UIPHES] esul nostro territorio l’Associazione Ita-liana per l’Educazione Sanitaria [AIES]e il Comitato Italiano per la Promozio-ne e l’Educazione alla Salute [CIPES]oggi Rete Italiana delle Culture dellaSalute [RICS].

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10 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

BIBLIOGRAFIA1. Modolo M. A, Dalla prevenzione alla

promozione della salute, Amica Sofia, n.1/2010, Morlacchi Editore.

2. Corbellini G, Capocci M., Di Lernia A.,La malaria e le ricerche italiane traOttocento e Novecento, AccademiaNazionale delle Scienze detta dei XL,2008.

3. La Salute Umana, n.190-191-192 luglio-dicembre 2004, Centro Sperimentale perl’Educazione Sanitaria, Edizione eDif fusione, Angelo Celli per una culturadella salute, Perugia

4. Modolo M. A, L’educazione alla salute:un percorso teorico e metodologico traprevenzione delle malattie e promozionedella salute, Master in Promozione dellaSalute ed Educazione Sanitaria 2001-2002, Università degli Studi di Perugia,Centro Sperimentale per l’EducazioneSanitaria interuniversitario

5. Briziarelli L., L’educazione sanitaria inItalia, cinquant’anni di storia. In: Attidella Conferenza Nazionale diEducazione e Promozione della Salute,Pisa, 8-10 giugno 2000.

6. Gherli F., Gatto Trocchi C., La regolasanitaria salernitana, Newton Compton,1993.

7. Grande Dizionario Enciclopedico UTET,IV Edizione, Torino 1991.

8. Ficarra D., L’educazione alla salute inOccidente, Ed. Laruffa, 1988.

9. Geymonat L., Storia del pensierofilosofico e scientifico, Garzanti Editore,1981.

10.Enciclopedia Treccani.

1 si è scelto, nel presente contributo, di cita-re, per ciascuna età storica, esclusivamen-te, e in maniera concisa, quei movimenti e/o tendenze culturali che fungono e costitu-iscono lo sfondo da cui derivano gli esempiriferiti2 Un doveroso cenno a Cartesio (1596-1650)massimo esponente in epoca moderna delrazionalismo (atteggiamento filosofico chesostiene l’introspezione e il ragionamentodeduttivo a priori per cui le verità sono de-dotte esclusivamente dall’uso della ragionee della logica, escludendo l’esperienza).Cartesio sembrò operare una netta separa-zione tra la res cogitans (il pensante, lamente, l’anima; dimensione inestesa, liberae consapevole) e la res extensa (il corpo cheoccupa uno spazio fisico; dimensione este-sa, limitata e inconsapevole). Un approccioche, adattato alla realtà in generale, avreb-be influenzato enormemente la cultura oc-cidentale anche nei secoli a venire, gene-rando la dicotomia, a lungo imperante, trascienze dello spirito e scienze naturali.

Non possiamo non citare il Centro Spe-rimentale per l’Educazione Sanitaria[CSES] sorto come Centro dimostrati-vo per l’Educazione Sanitaria della po-polazione. Nato a Perugia nel 1954 gra-zie all’impegno profuso in tal senso pre-cipuamente da Alessandro Seppilli e conil patrocinio dell’OMS.Tanta altra strada è stata percorsa finoalla Carta di Ottawa nel 1986 in cui laPromozione della salute verrà codifica-ta ed enormi da allora i suoi sviluppi maquesta è un’altra storia o forse la stessastoria che si ripropone in termini più at-tuali dato che il passato in fondo è giàpresente.

Edvige Mancinelli, dottore di ricerca ineducazione sanitaria, Centro sperimenta-le per l’educazione sanitaria, Università

degli studi di Perugia

Nel secolo scorso, insigni medici igienisti possono essere considerati antesignanidella Promozione della Salute per il taglio sociale e politico scelto nell’affronta-re la loro attività accademica e di ricerca centrata pur sempre su contenuti distampo igienistico (difesa dalle malattie, lotta contro alcuni fattori di rischio).Tra questi Angelo Celli (1857-1914).Scopritore con Marchiafava del diplococcodella meningite cerebro-spinale poi del bacillo dissenterico e successivamenteprotagonista nello studio della malaria, promosse una democratica legislazioneantimalarica con la legge sul chinino di stato (1900) volta alla distribuzionecapillare (spacci di sale e tabacchi) e senza scopo di lucro del chinino stesso.Consapevole che l’anofelismo in Italia fosse una questione sociale (condizionidi vita e lavorative) aveva compreso come l’unica strada percorribile per pianifi-care un’efficace lotta alla malaria consistesse nella creazione di una coscienzacivile oltre che igienica. Oltre alla somministrazione del chinino divenivano in-dispensabili sia la bonifica delle zone malariche che la promozione di una cam-pagna di educazione antimalarica. A ben guardare, un vera e propri processo dipromozione della salute ed educazione sanitaria. Da aggiungere che, in un con-testo simile, Angelo Celli e sua moglie Anna, una delle prime donne medico inItalia, si impegnarono direttamente, per l’alfabetizzazione dei contadini, l’istitu-zione e la diffusione delle scuole rurali nell’Agro Romano e nella zona dellePaludi Pontine (Corbellini, Capocci, Di Lernia).

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11n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

LLLLLa salute delle donne contaa salute delle donne contaa salute delle donne contaa salute delle donne contaa salute delle donne contaFulvia Signani

donne e salutedonne e salutedonne e salutedonne e salutedonne e salute

I l “paradosso donna”. Le anzianedel terzo millennio vivono sì più alungo degli uomini, ma si amma-

lano di più, sono costrette ad usare dipiù i servizi sanitari e hanno un mag-gior numero di anni di vita in cattivasalute.

Vienna 1994“La salute delle donne conta” era il ti-tolo della Conferenza sulla salute del-le donne in Europa Centrale ed Orien-tale, che l’OMS tenne a Vienna nel1994. La Conferenza produsse la famo-sa Dichiarazione di Vienna e decretòl’avvio dell’iniziativa “Investire nellaSalute delle Donne”, ma risulta impor-tante anche per altri significativi aspet-ti. Punti fondanti del programma era-no: l’uguale riconoscimento dei dirittiumani a uomini e donne, oltre che pariinvestimenti sulla salute; l’empo-werment delle donne; la promozione diservizi adatti alle donne e l’attenzionealle relazioni fra uomini e donne, non-ché la prospettiva ‘life course’ , la sa-

lute legata alle varie fasi della vita, temache merita un approfondimento.Anche se era noto da tempo che le espe-rienze dei primi anni di vita condizio-nano la vita adulta, l’attenzione alla pro-spettiva life course applicata alla salu-te si affermò in modo significativo solointorno agli anni Ottanta del secoloscorso grazie agli studi epidemiologici(WHO, 2000; 2002). Infatti, in base aidati emersi da studi longitudinali e dicoorti storiche, per esempio il BogalusaHeart Study (Bao et al, 1994), che com-prendevano anche le prime età dellavita, veniva confermato il fatto che unabuona parte delle patologie dell’etàadulta ha origine nell’infanzia e adole-scenza, per esempio la sotto-nutrizio-ne durante la vita intrauterina e i primianni dopo la nascita, aumentano note-volmente, più avanti nell’età, il rischiodi patologie, come dimostrò il Caerphilly Study (Frankel et al., 1996) o che il cancro al polmone e il rischiocoronarico risultano l’effetto accumu-lo del comportamento tabagistico (Fi-

gura 1).Si trattava di un sostanziale cambia-mento di prospettiva rispetto al model-lo utilizzato fino a quel momento, cheaveva interpretato le patologie del-l’adulto come derivanti solamente dal-lo ‘stile di vita da adulto’, modo di pen-sare molto diffuso. A causa di questaerrata interpretazione, le politiche disalute si sono concentrate per decennisolo sui fattori di rischio dell’età adul-ta. In base alle nuove evidenze, invece,si è andata affermando la necessità dicercare le origini delle patologie nelleprime età della vita, identificando anchescientificamente, ciò che si sperimentaempiricamente: nella vita esistono peri-odi critici di maggiore vulnerabilità,durante i quali essere esposti a rischi ri-sulta determinante per la salute.

Il modello life course e saluteIl nuovo modello della prospettiva lifecourse e salute si focalizza sullepatologie croniche, che sappiamo le piùonerose per diversi aspetti, sia per l’in-

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12 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

dividuo sia per l’economia sanitaria.Considera i rischi fisici, sociali e i con-seguenti processi biologici, comporta-mentali e psicosociali, che intera-giscono in ogni fase della vita e cheintervengono a modificare o determi-nare i rischi di malattia. I ‘quattro mo-delli della prospettiva life course’(WHO, 2000:5) rappresentano gli al-trettanti approcci concettuali che han-no progressivamente costruito il model-lo e possono essere così semplificati:1. il modello del periodo critico; 2. ilmodello del periodo critico con effettimodificati nel tempo, per esempio stu-di hanno dimostrato che la relazione trapatologie coronariche, pressionearteriosa alta ed insulino-resistenza conbasso peso alla nascita, sono partico-larmente compromettenti per chi èsovrappeso in età adulta; 3. l’accumu-lazione di rischio con conseguenze in-dipendenti e scollegate, che comunqueha portato i ricercatori a valutare glieffetti dell’accumulazione graduale; 4. l’accumulazione di rischio con conse-guenze dipendenti e l’interpretazione dicatene di rischi, che ha consentito di

individuare veri e propri cluster dipattern sociali. Per esempio l’ infanziavissuta in avverse situazioni sociali vie-ne a configurarsi come più incisiva delsolo basso peso alla nascita e si è or-mai acquisito come invece vadano va-lutati ‘a catena’ gli effetti di essere espo-sti ad un regime di denutrizione, ad in-fezioni contratte nell’infanzia ed ilfumo passivo (WHO, 2000).Nel valutare gli effetti di accumulazio-ne delle esposizioni, si è trovata inoltreconferma al fatto che le conseguenzesulla salute non si riscontrano solo sul-la vita del singolo individuo, ma hannoripercussioni anche sulle sue generazio-ni future, in particolare per ciò che ri-guarda le patologie cardiovascolari(Sterne et al., 2001; Davey Smith et al.,2000).Il primo Congresso di esperti di lifecourse che si tenne in Giappone nel2001, definì le patologie croniche comepatologie sia sociali che fisiche, deter-minate dai conseguenti processi biolo-gici comportamentali e psicosociali cheoperano lungo tutte le fasi della vita ecausano o modificano rischi di

malattia. È diventato ben evidente cheil fenomeno ha effetti diversi su uomi-ni e donne.Non si può quindi ignorare quel fatto-re genere che, andando oltre il ‘sesso’ biologico, rappresenta quanto l’esseredonna o uomo abbia conseguenze di-verse su : identità, ruolo, compiti e re-sponsabilità sociali, collegati a tradizio-ni e cultura, con un impatto su benes-sere e salute diverso per maschio e fem-mina.

Health for All, 1998Nel 1998 nel Programma OMS/WHOHealth for All in the 21th Century allasezione ‘Health Equity’ interna all’elen-co dei Global Health Targets, viene ri-conosciuta per la prima volta l’impor-tanza di tener conto del genere quan-do si lavora sulla salute. Da questo èderivata la consapevolezza che unamedicina attenta al genere comporta uncambiamento culturale di approccio eprospettiva che, per raggiungere risul-tati tangibili, necessita anni di prepara-zione e applicazione (a).Collegato a questa considerazione, tro-viamo il cosiddetto paradosso donna:forse proprio anche a causa della scar-sa considerazione delle differenze bio-logiche e sociali tra uomo e donna, leanziane del terzo millennio vivono sìpiù a lungo degli uomini, ma si amma-lano di più, sono costrette ad usare dipiù i servizi sanitari e hanno un mag-gior numero di anni di vita in cattivasalute.L’approccio life course usato in buonaparte anche nella ricerca dellediseguaglianze sociali di salute, peranalizzare come esperienze ed esposi-zioni si accumulino nei diversi stadi divita e creino le diseguaglianze socialisia in morbosità che mortalità, nell’etàdi mezzo ed anziana, sta mettendo pro-gressivamente in evidenza anche lediseguaglianze di genere, che creanoquel fenomeno identificato comegender bias (b).

Figura 1 - L’approccio life course alla prevenzione delle patologie non infettive

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Rapporto Annuale di Salute Glo-bale, 2005Il tema life course e salute è stato ri-preso in anni più recenti dall’OMS/WHO che nel 2005 ha intitolato“Preventing chronic diseases: a vitalinvestment” il Rapporto Annuale diSalute Globale dove viene messo inevidenza che circa l’ottanta per centodelle patologie croniche potrebbe esse-re prevenuto eliminando alcuni fattoridi rischio. L’Organizzazione per la co-operazione e lo sviluppo economico(OCSE) con “Health at a glance2009” si è soffermata sul tema dellepatologie croniche, mentre, nello stes-so anno 2009, usciva in Italia il LibroBianco sul futuro del modello sociale:“La vita buona nella società attiva”, cheha contribuito a mettere in luce come ipazienti cronici rappresentino il 25 per

cento della popolazione e assorbano il75 per cento della spesa.Il ‘Documento conclusivo approvatodalla commissione sull’indagine cono-scitiva sulle malattie ad andamentodegenerativo di particolare rilevanzasociale’ approvato dal Senato italianonel 2012 è stata la tappa finale di un’in-dagine anche statistica che ha visto ilcoinvolgimento dell’Istituto Superioredella Sanità. Il Libro bianco della Com-missione Europea “Un impegno comu-ne per la salute: Approccio strategicodell’UE per il periodo 2008-2013” sot-tolinea la necessità di promuovere lasalute durante l’intera vita di una per-sona.

Giornata Mondiale della Salute,2012Margaret Chan Direttrice Generale del-

NOTE

a) È a queste risultanze che si ispira l’approccio della medicina di genere sulla quale ci potremo soffermare in un approfondimentomirato.b) Il concetto di Gender bias è stato introdotto per la prima volta nel Rapporto del 1994.“Women and Health Research”, dell’Istituto diMedicina degli Stati Uniti, in famoso IOM. In questo studio venivano descritte le potenziali distorsioni nel disegno e nella conduzionedegli studi clinici, che non tenevano nella dovuta considerazione gli effetti specifici di sesso e/o di genere, nonché le evidenti ripercussio-ni di tale distorsione sulla gestione della salute nelle donne. Da quel momento ha assunto un significato più generale di ‘errori o pregiu-dizi’ dati dal fatto di non tener conto del genere.

l’OMS/WHO, nel discorso di lanciodella Giornata mondiale della Salute2012 ha affermato che un approccio lifecourse aiuta a scoprire lungo l’arco del-l’esistenza molti punti critici, utili daidentificare, sia collegamenti tra le va-rie tappe della vita, che i necessari in-terventi preventivi. La prospettiva lifecourse, infatti trova nella politica disanità pubblica lo strumento più adat-to alla prevenzione delle malattie, inparticolare nell’infanzia e nell’adole-scenza, con specifica attenzione ai Pa-esi emergenti. Più si studia ed appro-fondisce l’origine delle malattie, più sitrovano elementi che connettono lo sta-to di salute a fattori come l’urbaniz-zazione, l’occidentalizzazione (moltolegata al consumismo), le situazioniculturali, economiche, sociali nelle qua-li emergono i rischi, e ci si sorprende

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Inserito da Redazione SI on-line 6 maggio2013

Bibliografia1. Bao W, Srinivasan SR, Wattigney WA,

Berenson GS. Persistence of MultipleCardiovascular Risk Clustering Related toSyndrome X from Childhood to YoungAdulthood: the Bogalusa Heart Study.Arch Intern Med 2004; 154: 1842–7.

2. Davey Smith G, Harding S, Rosato M.Relation Between Infants’ Birth Weightand Mothers’ Mortality: ProspectiveObservational Study. BMJ 2000; 320:839–40

3. Frankel et al. Birth weight, Body MassIndex in middle age and incidence ofcoronary heart disease. The Lancet 1996;348: 1478-80.

4. Senato della Repubblica Italiana (2012).Documento conclusivo approvato dallacommissione sull’indagine conoscitivasulle malattie ad andamento degenerativo

nel constatare come queste situazioninon solo risultino specifiche per ogniPaese, ma anche strettamente correlateal diverso stadio di sviluppo economi-co del Paese stesso.Vale la pena aggiungere all’interesse siaconcettuale che metodologico dell’ap-proccio life course, recenti considera-zioni sulla de-standardizzazione deipercorsi di vita, proposte in particola-re da Widmer e Richard che individua-no negli anni Sessanta del secolo scor-so il periodo in cui le traiettorie di vitae lavoro delle persone, fino a quel mo-mento caratterizzate da una certa omo-geneità e standardizzazione, sono an-date de-standardizzandosi, con unagrande complessità e diversità dei per-corsi sia occupazionali, che famigliari. Questi processi rendono difficilel’individuazione di metodologie adatteallo studio della prospettiva life course.Esistono infatti evidenze che dimostra-no come, a fronte di una tendenza ge-nerale che tocca uniformemente indi-vidui e ogni situazione di vita, il feno-meno della de-strutturazione si stia con-notando con proprie specificità in ogniPaese, ma anche con accrescimento delgender bias. In questo scenario fram-

mentato e liquido, come lo definisce no-toriamente Bauman, si stannoinsediando nuovi tipi di diseguaglianzedi genere, mentre sia le istituzioni chele norme sociali del post- modernismoreagiscono continuando a definire lafamiglia come l’area di maggiore re-sponsabilità della donna, mentre il la-voro è dell’uomo.Stein e Moritz (1999) da ultimo, pro-pongono alcuni provvedimenti tuttorain buona parte inattuati per ridurre ilgender gap anche nella prospettiva lifecourse: promuovere la ricerca sui fat-tori di rischio e le cause di malattia percapire meglio in che cosa consistono ledifferenze di genere e prevedere ban-che dati che incrocino le informazionisia sulle cause di morte che di malat-tia; promuovere politiche a favore del-la salute delle donne, per esempio agi-re sull’incremento della scolarizzazionedelle donne, promuovere I percorsi dicarriera delle donne e ridurre la diffe-renza stipendiale tra maschi e femminea pari qualifica; promuovere l’accessoa cure adeguate per le donne, assicu-rando anche loro anche ambienti di la-voro e domestici sicuri.

di particolare rilevanza sociale, conspecifico riguardo al tumore dellamammella, alle malattie reumatichecroniche ed alla sindrome HIV [PDF: 1,2Mb]

5. Signani F. La salute su misura. Medicinadi genere non è medicina delle donne.Ferrara: Este Edition, 2013

6. Stein C, Moritz I. A life course perspectiveof maintaining independence in older age,WHO Ageing and Health. Geneva: WHO/HSC/AHE/99.2, 1999.

7. Sterne JAC, Davey Smith G, Leon DA,Tynelius P, Rasmussen F. Fetal Growth isAssociated with Parents’ CardiovascularMortality: Record Linkage Study.Pediatric Research Supplement 2001;Abstract FC9/4.

8. WHO, 2002. Life course perspectives oncoronary heart disease, stroke and

diabetes. The evidence and implicationsfor policy and research [PDF: 906 Kb].Geneva: WHO, 2002.

9. WHO, 2000. A Life Course Approach toHealth. The implications for training ofembracing, WHO/NMH/HPS/00.2

10.Widmer ED, Richard G. The de-standardization of the life course: Are menand women equal?. Advances in lifeCourse Research 2009;14:28-39.

11. Consiglio d’Europa 2012. Invecchiamentoin buona salute per tutto il corso della vita.GUUE (2012/C 396/02)

12.WHO, 2005. Preventing ChronicDiseases: a Vital Investment. WHO GlobalReport. Geneva: WHO, 2005

13.Ministero del Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali. Libro Bianco sul futurodel modello sociale. La vita buona nellasocietà attiva. Roma: s.i.p., 2009.

Fulvia Signani, psicologa e sociologadella salute, Università di Ferrara. Dalsuo libro (2013) ‘La salute su misura.

Medicina di genere non è medicina delledonne’ Este Edition, è tratto l’approfondi-

mento qui proposto.

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15n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossier

Adolescenti e alcool 2012Adolescenti e alcool 2012Adolescenti e alcool 2012Adolescenti e alcool 2012Adolescenti e alcool 2012Da “Adolescenti & Alcol - Indagine Nazionale 13-14enniDa “Adolescenti & Alcol - Indagine Nazionale 13-14enniDa “Adolescenti & Alcol - Indagine Nazionale 13-14enniDa “Adolescenti & Alcol - Indagine Nazionale 13-14enniDa “Adolescenti & Alcol - Indagine Nazionale 13-14enni

DDDDDossier

Proponiamo un Dossier, frutto della collaborazione tra “La Salute Umana” el’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool, che riporta in dettaglio i datidell’Indagine Nazionale Adolescenti e Alcool 2012, condotta dall’Osservatoriostesso e dalla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) su un cam-pione nazionale rappresentativo di 2102 studenti di terza media.La ricerca ha affrontato il complesso tema dell’inizio dei consumi di bevandealcoliche in età pre-adolescenziale o perfino tardo infantile.Oltre ai dati sui consumi: quali le bevande elettive? In quali occasioni si beve?Quali le differenze geografiche nel paese? Questi alcuni dei quesiti centrali.Elemento di indagine dunque il contesto dell’iniziazione e del consumo: atteg-giamenti, opinioni aspettative dell’assunzione; immagini e simbolizzazioni pre-valenti; ruolo degli amici e della famiglia; relazioni profonde e comunicazionesull’argomento alcool.Un articolato e amplio quadro di analisi, utile strumento di conoscenza e dilavoro per i professionisti dell’educazione e promozione della salute, che ne pos-sano trarre informazioni utili alla definizione di strumenti di prevenzione e dicontrasto all’abuso, nella consapevolezza che le azioni preventive più efficacidebbano anticipare l’instaurarsi dell’abitudine ad un consumo improprio.Completano il Dossier brevi sintesi che testimoniano il continuo lavoro di ricer-ca sull’alcool da parte dell’Osservatorio.

La Redazione

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16 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossier

LLLLL’indagine nazionale adolescenti e alcool’indagine nazionale adolescenti e alcool’indagine nazionale adolescenti e alcool’indagine nazionale adolescenti e alcool’indagine nazionale adolescenti e alcoolOsservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

Obiettivi e metodologia dell’inda-gineL’ Osservatorio Permanente sui Giova-ni e l’Alcool ha promosso uno studio sulconsumo e sull’abuso di bevande alco-liche tra i tredicenni italiani attraversoun’indagine rappresentativa a livellonazionale della popolazione studentescaiscritta alla terza classe delle scuole se-condarie di I grado. L’indagine, condot-ta nel 2012, ha permesso di “fotografa-re” in maniera scientificamente rilevan-te il vissuto, gli atteggiamenti, le perce-zioni e i comportamenti agiti dei giova-ni adolescenti rispetto al consumo dibevande alcoliche. L’obiettivo di fondoè stato quello di ottenere informazioni

utili alla definizione e allo sviluppo dipossibili strategie di intervento finaliz-zate alla prevenzione e al contrasto del-l’abuso di alcolici. L’analisi dei risultatiha avuto pertanto una duplice valenza,descrittiva ed interpretativa.L’indagine si è basata su unametodologia quantitativa tesa a stimareda una parte la diffusione di comporta-menti, atteggiamenti e opinioni, dall’al-tra di capire caratteristiche e nessirelazionali della contiguità al consumo/abuso di bevande alcoliche.Le aree indagate da un questionario pre-disposto ad hoc per l’autosommini-strazione in classe hanno riguardato inparticolar modo:

- L’esperienza della prima assunzione dibevanda alcolica

- La frequenza del contatto con bevan-de alcoliche

- L’esperienza dell’abuso di bevandealcoliche

- Atteggiamenti ed opinioni sull’abitu-dine alle bevande alcoliche

- L’intorno sociale come fattore ostaco-lante o facilitante l’abuso di alcol

- Immagini e simboli legati all’assunzio-ne di bevande alcoliche

Costruito un campione nazionalemultistadio stratificato a quantità propor-zionate degli studenti iscritti alle terzeclassi delle scuole secondarie di I gra-do, sono state individuate circa 100 clas-

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17n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossier

si scolastiche di scuole ubicate in 46comuni diversi, per un totale di 2102 stu-denti, estratte da un disegno fattorialeche considera la distribuzione regionalee, all’interno di ogni singola regione, ladistribuzione per ampiezza demograficadei comuni. Il campione intervistato, dalpunto di vista dell’allocazione territoria-le, è descritto in tabella 1.

Trattandosi di un campione che ripro-duce la distribuzione dei frequentantidelle terze classi delle scuole seconda-rie di I grado, il genere degli intervistatiappare pressoché equidistribuito e l’etàrisulta concentrata sulla fascia 13-14anni. In tabella 2 sono illustrate le carat-teristiche strutturali del campione inter-vistato.

Il debutto alcolicoLa tematica iniziale affrontata dal que-stionario si è accentrata sulla prima espe-rienza di assunzione di bevande alcoli-che. Essendo giovani frequentanti la ter-za media era possibile prevedere che vifosse un nucleo consistente di intervi-stati che non avevano mai bevuto bevan-de alcoliche o che comunque avesseroesperienza della “prima volta” relativa-mente recente. In realtà meno di un gio-

Tab. 2 - Campione intervistato: caratteristiche strutturali del campione

Caratteri strutturali del campione

N %

Area geografica - Nord-Ovest 492 23,4 - Nord-Est 371 17,6 - Centro 390 18,6 - Sud 572 27,2 - Isole 277 13,2

Ampiezza comune - Fino a 20.000 abitanti 968 46,1 - Da 20.000 a 100.000 abitanti 637 30,3 - Da 100.000 a 500.000 abitanti 238 11,3 - Più di 500.000 abitanti 259 12,3

Sesso - Maschi 1055 50,2 - Femmine 1046 49,8 - Non indicato 1 0,0

Età - 12 anni 50 2,4 - 13 anni 1374 65,4 - 14 anni 562 26,7 - 15 anni 57 2,7 - 16 anni 7 0,3 - Non indicato 52 2,5

Totale 2102 100,0

Tab. 1 - Campione intervistato: area geografica e ampiezza del comune di residenza(distribuzione per numeri assoluti)

Area geografica Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Totale

Fino a 20.000 ab 272 214 130 254 98 968 20.000-100.000 112 74 128 232 91 637 100.000-500.000 18 83 47 46 44 238

Ampiezza comune

Più di 500.000 ab 90 0 85 40 44 259 Totale 492 371 390 572 277 2102

Il tema dell’inizio dei consumi di bevande alcoliche in età preadolescenziale o perfino tardo infantile pone un problemaepistemologico e anche deontologico.La giovane età pone interrogativi sulle modalità delle indagini che si rivolgono a questi soggetti. Due gli atteggiamentipossibili:1. privilegiare, nell’analisi e nella restituzione dei risultati, un approccio descrittivo che assuma come relativamente fisio-

logico ed accettabile, nel contesto culturale italiano, un fenomeno di “alcolizzazione pre-coce” (cioè: riconoscimentodi una iniziazione culturale alle bevande alcoliche che prescinde, almeno in parte, dall’età minima legale);

2. dare priorità al tema del dovere della prevenzione, sottoponendo pre-ventivamente la raccolta delle evidenze a segnala-re un allarme sociale.

Entrambe le opzioni sottintendono un’adeguata comprensione della nozione di rischio: nel primo caso, il fattore di iniziazioneprecoce può spiegare alcuni effetti di protezione nel lungo periodo;nel secondo caso, si mettono in luce i potenziali fattori di induzione al bere problematico.

Michele Contel,vice-presidente dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcool

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18 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossiervane ogni 10 non ha mai assaggiato unabevanda alcolica (9,4%), una proporzio-ne solo di poco superiore a quella di chiha l’ha assunta prima di compiere i 6anni (8,2%)! La precocità con la qualemolti giovani si avvicinano all’alcool èdel resto confermata dal fatto che il29,5% ha avuto il suo debutto alcolicotra i 6 e i 10 anni. Nel complesso più diun terzo degli intervistati ha bevuto lasua prima bevanda alcolica nei dieci anniiniziali della propria vita e più dei duequinti tra gli 11 e i 13-14 anni. Se som-miamo a queste incidenze l’11,1% cheha bevuto ma non ricorda che a età laprima volta, il risultato finale è che oltreil 90% dei giovani frequentanti la terzamedia ha già provato alcool (90,4%) (cfr.Fig. 1).Dal punto di vista socio-anagrafico leragazze si mostrano meno precoci deiloro coetanei ma, arrivate in terza me-dia, le percentuali di chi ha fatto questaesperienza si equivalgono tra i generi.La tendenza ad anticipare è inoltre ca-ratteristica delle città con oltre 100milaabitanti. Le distanze sono comunquemodeste ed è possibile parlare di omo-geneità territoriale del fenomeno (cfr.Tab. 3).Un altro aspetto importante da rilevare,oltre alla precocità dell’assunzione, è chedurante la prima esperienza la presenzadi adulti, per lo più genitori ma anchealtri parenti, è di gran lunga prevalente(73,0%). Meno frequente è l’esperienzavissuta in complicità con amici, soprat-tutto coetanei ma non raramente anchepiù grandi, che riguarda il 18,3% delcampione. Trascurabile l’incidenza dichi si accosta alle bevande alcoliche insolitudine (1,5%). La gran parte dei gio-vani si avvicinano pertanto all’alcoolnell’ambiente familiare e dunque vienenella sostanza a cadere ogni valenza tra-sgressiva, la quale esiste per coloro cheiniziano con gli amici, ma il fenomeno,come abbiamo visto, appare largamenteminoritario. Quest’ultimo sembrerebbepiù diffuso al centro-sud e,

Tab. 3 - A che età ha bevuto la prima bevanda alcolica(N=2102; valori percentuali)

Tab. 4 - Con chi ha bevuto la prima volta alcolici(solo chi ha già provato bevande alcoliche: 90,6%; valori percentuali)

sorprendentemente, tra le ragazze (cfr.Tab.4).A convalidare questo quadrointerpretativo anche l’indicazione delluogo dove la prima esperienza è statavissuta: a casa durante i pasti è la situa-zione più ricorrente, come a sottolinea-re la “normalità” dell’evento (37,9%,che diventa 48,4% se aggiungiamo chi

si è accostato alla bevanda alcolica alristorante o in pizzeria, dunque anche quiin un’occasione legata al pasto). Ciònondimeno un’ampia quota di giovaniricorda quest’esperienza associandola adun evento particolare come una festa,una ricorrenza, un momento speciale,una vacanza (complessivamente 33,5%).Il dato così presentato risulta però trop-

Fig. 1 A che età ha bevuto la prima bevanda alcolica(N=2102; valori percentuali)

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Meno di 6 anni 8,2 10,7 5,6 9,8 8,7 6,2 9,1 7,7 8,8 5,4 Tra i 6 e i 10 anni 29,5 32,2 26,7 33,1 30,5 25,3 26,7 27,5 35,3 39,8 Oltre i 10 anni 41,6 39,0 44,4 34,0 45,4 47,7 40,9 44,6 35,7 42,5 Non ricorda l’età 11,1 9,6 12,7 13,0 10,3 9,7 11,9 10,8 13,9 6,6 Mai assaggiato bevande alcoliche

9,4 8,3 10,5 9,8 4,9 11,1 11,2 9,4 6,3 5,8

Non indica 0,2 0,2 0,1 0,2 0,3 0,0 0,3 0,0 0,0 0,0 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Senza la presenza di adulti

19,9 18,7 21,0 15,8 24,5 21,9 21,0 19,6 14,3 21,7

Con la presenza di adulti

73,0 74,3 71,7 76,1 69,0 71,7 72,1 73,0 78,9 70,5

Non ricorda, altro 7,1 7,0 7,3 8,1 6,5 6,5 6,9 7,5 6,7 7,8 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

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19n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierpo generico; più significativo è vederedove la prima esperienza si siaconcretizzata in rapporto alle personepresenti in quel momento.Iniziamo con chi ha bevuto la prima voltain presenza di familiari o parenti: nel63,2% dei casi ciò è avvenuto duranteun pasto consumato a casa oppure al ri-storante e il 22,8% durante una ricor-renza; dunque il senso della “normali-tà” è più che evidente: la gran parte siavvicina alla bevanda alcolica come ac-compagnamento ai piatti del pranzo odella cena, anche se il debutto per alcu-ni avviene in concomitanza con il com-pleanno, con il capodanno, con un anni-versario e comunque in una occasioneparticolare.Tutt’altri luoghi o situazioni per coloroper i quali la prima volta non è associataalla presenza di adulti. Innanzitutto ilbere avviene lontano dai pasti ma in casa(propria o di amici: 31,7%) con i propricompagni (evidentemente in assenza deigenitori), più raramente, come si è vi-sto, a casa propria in solitudine. Un’in-cidenza simile si riscontra durante le fe-ste (30,1%), occasioni nelle quali diven-ta più facile assumere comportamenti diquesto tipo. Altre situazioni nelle qualialcuni sperimentano con gli amici per laprima volta l’alcool è durante le vacan-ze (10,0%) o nelle gite scolastiche(8,2%).Le variabili strutturali giocano un ruolomodesto in queste dinamiche, anche sepuò essere notato come i maschi sianointrodotti alle bevande alcoliche duran-te i pasti più frequentemente delle fem-mine, le quali si avvicinano all’alcoolin situazioni di minore “normalità quo-tidiana”, ovvero in famiglia durante spe-ciali ricorrenze e con gli amici in occa-sione di feste. Alcune differenze si se-gnalano anche a livello territoriale: adesempio all’aumentare dell’ampiezzadel comune di residenza diminuisce ilruolo della famiglia ad avviare i giovanialle bevande alcoliche durante i pasti,ma si incrementa sensibilmente l’inci-

denza dell’uso della casa propria o de-gli amici quale spazio disperimentazione; al contrario, l’uso dellefeste per il debutto alcolico è molto piùdiffuso nei piccoli centri e nelle regionimeridionali (cfr. tab. 5 e tab. 6).

Fin qui gli aspetti, per così dire, “ogget-tivi”. Interessante è però indagare anchesu quelli motivazionali, ovvero sulle sen-sazioni soggettive provate alla primaassunzione di una bevanda alcolica. Suquesto versante i risultati appaiono del

Tab. 5 - Dove ha bevuto la prima volta alcolici(per coloro che hanno iniziato in presenza di adulti: 73,0% di chi ha già provato; valoripercentuali)

Tab. 6 - Dove ha bevuto la prima volta alcolici(per coloro che hanno iniziato senza la presenza di adulti: 19,9% di chi ha già provato;valori percentuali)

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Durante un pasto a casa o al ristorante

63,2 66,4 59,7 63,8 62,9 62,7 66,1 63,9 62,0 52,3

In una occasione speciale

22,8 19,8 25,9 21,1 22,3 24,8 20,6 22,1 26,7 27,9

A una festa 4,6 5,2 4,0 6,4 4,3 2,8 4,5 3,6 5,7 6,4 In altre situazioni 4,7 4,7 4,8 3,0 6,3 5,9 3,7 5,9 2,9 7,6 Non ricorda, non indica

4,7 4,0 5,3 5,6 4,3 3,9 5,0 4,5 2,8 5,8

totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

A casa propria o a casa di amici

31,7 33,6 30,0 31,8 37,4 28,4 26,0 34,5 37,5 41,6

A una festa 30,1 26,5 33,5 25,2 25,3 36,4 38,7 24,8 21,9 14,0 In vacanza 10,0 10,5 9,6 11,4 12,1 7,9 10,5 8,0 15,6 9,4 In gita scolastica 8,2 7,8 8,6 3,2 13,2 9,1 9,9 6,2 3,1 9,4 In una occasione speciale

7,4 6,6 7,6 9,8 7,7 5,5 3,3 11,5 3,1 15,1

Durante un pasto a casa o al ristorante

7,1 8,8 5,6 9,0 3,3 7,9 5,5 9,7 9,4 5,7

Non ricorda, non indica

5,6 6,1 5,1 9,7 1,1 4,8 6,1 5,3 9,4 1,9

totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

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20 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossiertutto in linea con quanto emerso: se permolti giovani la prima esperienza si èsvolta nella normalità dei pasti alla pre-senza dei familiari, è del tutto compren-sibile che quasi la metà del campioneafferma di “non aver provato nulla diparticolare” assaggiando dell’alcol(46,5%). Dal punto di vista del gusto ipareri si equivalgono: un giovane suquattro ha ritenuto la sensazione “pia-cevole” (25,4%), al contrario un altroquarto l’ha valutata “sgradevole”(23,6%). Tutte le altre percezioni appa-iono minoritarie: sia quelle che

Fig. 2 - Sensazioni provate assaggiando la prima bevanda alcolica(solo chi ha già provato bevande alcoliche: 90,6%; massimo 3 risposte; valori percentuali)

prefigurano la nascita di un’abitudine(“Ho pensato che l’avrei rifatto”:14,7%), sia quelle che associano l’espe-rienza ad una tappa simbolica di cresci-ta (“Mi sono sentito più adulto”: 12,2%),sia infine quelle che evocano latrasgressività (“Ho avuto la sensazionedi fare una cosa proibita”: 8,7%). Assailimitata la quota di chi “si è sentito male”(3,6%) (cfr. fig. 2).A livello motivazionale tra maschi e fem-mine le differenze sono modeste (i primimostrano solo di gradire di più il gustodella bevanda alcolica rispetto le secon-

de). Le variabili territoriali ci dicono cheil maggiore apprezzamento è espresso daigiovani delle regioni centrali e da coloroche risiedono nelle grandi città metropo-litane (i quali sono anche più propensi aconsiderare l’accesso alle bevande alco-liche come una tappa di passaggio versola condizione adulta).

Le abitudini alle bevande alcolicheLa precocità della prima esperienza concui i giovani italiani si accostano allebevande alcoliche non implica necessa-riamente che si contragga un’abitudine

di consumo, ma certamente la può favo-rire. E’ dunque importante analizzare ilivelli di fruizione al momento dell’in-tervista, ovvero ai 13-14 anni. Se andia-mo a vedere il tipo di bevande e la fre-quenza di assunzione emerge il primatodei drink a basso contenuto alcolico, in-dicati dal 53,5% dei giovani, e che siimpongono sulla più tradizionale birra(49,5%), per lungo tempo incontrastatadominatrice del consumoadolescenziale. Vino (39,1%) e aperiti-vi, digestivi, amari (34,9%) sono assaidistanziati, ma più di uno ogni tre gio-

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21n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossier

vani almeno qualche volta ne consuma.I superalcolici chiudono la fila ma coin-volgono più di un giovane ogni cinque(21,1%). Percentuali, queste evidenziate,che fanno riflettere pur se l’abitudine alconsumo è più sporadica che ricorrente(gli assidui bevitori vanno dal 3,3% peri superalcolici al 15,6% dei soft drink)(cfr. fig. 3).Tra maschi e femmine le differenze sigiocano sul consumo di birra e soprat-tutto di vino che vede le ragazze menocoinvolte dei loro coetanei, per le altrebevande si assiste ad un maggiore equi-librio di genere.Luoghi e momenti di consumo appaiononon particolarmente delineati: si può berein casa propria oppure fuori casa, ma unacostante è che più frequentemente il con-sumo alcolico è associato al pasto. Le va-riabili strutturali mostrano una maggioreinclinazione maschile a bere in casa du-rante i pasti. Nelle regioni centro-meri-dionali l’abitudine ad accompagnare ilmangiare col bere è più accentuata che inquelle settentrionali (cfr. tab. 9).Un altro aspetto interessante è la signi-ficativa variabilità del bere. Sul questio-nario si è, come abbiamo visto, indaga-to su cinque tipi di bevande (drink leg-

Fig. 3 - Frequenza consumo bevande alcoliche per tipo(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

geri, birra, vino, aperitivi-digestivi,superalcolici). Il 23,3% non beve (nonaveva mai bevuto oppure aveva assag-giato almeno una volta una bevanda al-colica ma al momento dell’intervista di-chiarava di non bere alcolici), il 18,4beve, pur con frequenze diverse, un solotipo di bevanda alcolica, il 21,2% duetipi, il 16,5% tre tipi, il 13,8% quattrotipi e il 6,5% tutti e cinque i tipi propo-sti. Come era facilmente prevedibile, datii risultati sulla frequenza di consumo,l’abbinamento più diffuso è costituitodal binomio soft drink e birra, che costi-tuisce il vero e proprio mix alcolicoadolescenziale.

Tab. 9 - Luoghi e momenti dove si beve alcool(solo chi ha già provato bevande alcoliche: 90,6%; valori percentuali)

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

In casa durante i pasti

48,4 52,3 44,3 41,8 49,1 48,5 49,5 45,9 51,6 47,5

In casa al di fuori dei pasti

15,4 16,5 14,2 14,7 18,9 14,6 17,4 14,2 13,0 13,5

Fuori casa durante i pasti

41,8 41,0 42,7 36,9 46,9 44,4 39,7 39,9 46,6 49,6

Fuori casa al di fuori dei pasti

22,6 21,7 23,6 24,7 26,4 18,7 23,7 21,5 19,7 24,2

A casa di amici durante i pasti

22,5 21,3 23,8 19,8 24,3 24,5 20,8 22,7 26,5 24,6

A casa di amici fuori dai pasti

22,4 20,5 24,4 22,6 23,2 21,9 23,0 22,7 16,1 25,4

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22 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossierLa tipologia del giovane bevitoreI dati in nostro possesso ci consentonodi costruire una tipologia della frequen-za di consumo di alcolici. Abbiamo giàvisto come il 23,3% dei giovani 13-14anni non beva e possa dirsi, al momentodell’intervista, astemio. La maggioran-za degli intervistati è composta da bevi-tori occasionali (53,6%), ovvero da gio-vani che qualche volta bevono alcolici.Il 23,1%, invece, è costituito da bevitoriabituali, ovvero da coloro che bevonospesso almeno una bevanda alcolica.Sulla abitualità del bere le variabili strut-turali mostrano alcune significative in-

Tab. 10 - Tipologia del giovane bevitore(campione complessivo N=2096; valori percentuali)

fluenze. Detto sinteticamente, tra i ma-schi, nel centro-nord del paese, negli am-bienti metropolitani si concentrano mag-giormente i giovani che bevono in modonon occasionale. Infatti la differenza traragazzi e ragazze è di 5 punti percentua-li (25,5% contro 20,6%), tra regioni cen-tro-meridionali e regioni settentrionalidi 6 punti percentuali (25,9%, sud,25,2%, centro, contro 19,4% del nord),tra le aree metropolitane delle grandicittà (30,9%) fino a 12 punti percentualirispetto agli altri comuni (ad esempio19,5% nei comuni da 100 a 500 milaabitanti) (cfr. tab. 10).

Sarà opportuno mantenere questatipologia del giovane bevitore come pa-rametro per valutare, nel prosieguo delrapporto, altri aspetti comportamentalie motivazionali legati al bere, giacché iltipo di contiguità con la sostanza alco-lica dovrebbe avere una forte influenzain molti campi.Dapprima tuttavia cercheremo di rispon-dere a questa domanda: essere stati ini-ziati precocemente dai genitori al bereinduce con maggiore facilità l’abitudi-ne al consumo di alcolici? Ovvero, ilfenomeno del primo bicchiere offerto damamma o papà, che può essere letto conuna certa preoccupazione, produce difatto bevitori abituali?Se osserviamo le tabelle 11 e 12, cheincrociano la tipologia del giovane be-vitore con, rispettivamente, le persone

con le quali si è bevuto per la prima vol-ta alcolici e l’occasione nella qualel’evento si è realizzato, notiamo una fortedifferenziazione. I non bevitori (che han-no comunque assaggiato almeno unavolta una bevanda alcolica) e i bevitorimoderati (ovvero quelli occasionali)hanno avuto la loro iniziazione in fami-glia rispettivamente per l’81,4% e il79,8%; invece tra i bevitori abituali que-sta percentuale scende al 52,7%. Percontro tra questi ultimi è assai elevatal’incidenza di coloro che si sono acco-stati all’alcool la prima volta con gliamici (41,1%), effetto assai limitato peri bevitori occasionali (13,4%) e per i nonbevitori (8,9%). E’ come dire che chidebutta con i genitori ha meno probabi-lità di bere abitualmente in seguito, men-tre chi inizia con i pari ha una buona

prospettiva di diventare un consumato-re frequente (cfr. tab. 11). Detto diver-samente, tra chi ha provato coi genitorisolo il 18,4% è diventato bevitore abi-tuale mentre chi ha provato con gli ami-ci ben il 52,9% è tale (cfr. tab. 12). [...]Si evidenzia come i non bevitori o i be-vitori sporadici abbiano assaggiato laprima volta l’alcool durante i pasti o inun’occasione speciale, mentre tra i be-vitori abituali è relativamente molto piùfrequente aver provato a casa con gliamici, ad una festa o in una gita scola-stica.

L’abuso di alcoolIl 22,1% dei giovani di 13-14 anni si èubriacato almeno una volta. Anche secostituiscono una minoranza, la consi-stenza del fenomeno è ampia e preoccu-

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Non bevitore

23,3 21,5 25,2 25,9 18,0 23,2 24,5 23,1 26,7 16,2

Bevitore occasionale

53,6 53,0 54,2 54,7 56,8 50,9 53,6 53,7 53,8 52,9

Bevitore abituale

23,1 25,5 20,6 19,4 25,2 25,9 21,8 23,1 19,5 30,9

totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

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23n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierTab. 11 - Con chi ha bevuto la prima volta alcolici per tipologia del giovane bevitore (solochi ha già provato bevande alcoliche: 90,6%; valori percentuali)

pante. L’eccesso di sostanze alcoliche faquindi parte del vissuto di molti giovanigià dalle fasi iniziali dell’adolescenza(cfr. fig. 7). Tra chi ha provato alcool lapercentuale di chi si è ubriacato sale al24,4%; di questi il 62,4% gli è capitatoper caso e il 32,9% volutamente ricer-cando l’esperienza (il 4,8% non indicacome è successo).Se le circoscrizioni geografiche nonmostrano differenze apprezzabili nelladiffusione del fenomeno, nelle grandicittà metropolitane l’incidenza di chi siè ubriacato arriva al 30,3%. I maschisperimentano l’abuso di bevande alco-liche in misura superiore alle femminema non di tanto (26,5% contro 22,3%),segnalando ancora una volta come il pro-cesso di omologazione tra i generi permolti aspetti sia assai accentuato (cfr. fig.

Tab. 12 - Tipologia del giovane bevitore per con chi ha bevuto la prima volta alcolici(solo chi ha già provato bevande alcoliche: 90,6%; valori percentuali)

8).Nella prima adolescenza l’influenza deipari è sempre stata significativa nel de-terminare comportamenti ed atteggia-menti. E’ pertanto interessante gettareuno sguardo sulla figura 9 [...] diffusio-ne dell’esperienza dell’ubriacatura nelgruppo degli amici dell’intervistato. Sepersonalmente meno di un quarto avevasperimentato questo evento, prendendoin considerazione il gruppo il fenomenoriguarda più della metà degli intervista-ti (per la precisione il 54,8%). Nell’8,7%dei gruppi l’abuso ha riguardato tutti (oquasi) i membri, segnalando la presen-za di una cultura alcolemica già radica-ta in una minoranza di 13-14enni. Inquesto caso però non sono i maschi aprevalere, come nel caso dell’abuso per-sonale, bensì le femmine le quali, conmolta probabilità, appartengono a grup-pi la cui componente maschile è un po’più grande di loro e quindi più esposta acomportamenti trasgressivi. Le sbornietra amici appaiono più diffuse nelle re-gioni del centro Italia e, ma questo è or-mai una costante, nelle grandi concen-

Tipologia del giovane bevitore % Con chi ha bevuto la prima volta

non bevitore

bevitore occasionale

bevitore abituale

Senza la presenza di adulti

8,9 13,4 41,1

Con la presenza di adulti

81,4 79,8 52,7

Non ricorda, altro 9,6 6,8 6,2 Totale 100,0 100,0 100,0

Con chi ha bevuto la prima volta % Tipologia del giovane bevitore

Senza la presenza di

adulti

Con la presenza di

adulti

Non ricorda, altro

non bevitore

6,9 17,1 20,9

bevitore occasionale

40,2 64,6 56,7

bevitore abituale 52,9 18,4 22,4 Totale 100,0 100,0 100,0

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24 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossier

trazioni urbane (cfr. tab. 13).L’essersi ubriacati o avere amici chel’hanno fatto risultano fenomeni ampia-mente spiegati dalla tipologia del gio-vane bevitore. Se prendiamo l’esperien-za personale tra i non bevitori attualil’abuso assume valori irrilevanti (2,5%),tra i bevitori occasionali l’incidenza ar-riva al 15,6%, ma ben più della metà deibevitori abituali hanno, per così dire,alzato il gomito almeno una volta(57,2%). Se il punto di riferimento è ilgruppo, il differenziale rimane elevato:33,5% di amici che si sono ubriacati peri non bevitori, 53,7% per quelli occa-

sionali e ben il 79,3% per quelli abituali(cfr. fig. 10). Se poi si scompongonoquesti dati nella quota di amici che han-no sperimentato l’ubriacatura (qualcheamico oppure quasi tutto il gruppo) ledifferenze interne alla tipologia sonoancora più accentuate: solo l’1,4% deinon bevitori e il 4,5% dei bevitori occa-sionali ha quasi tutti gli amici che han-no bevuto smodatamente, tra i consu-matori abituali l’incidenza sale fino a25,8%.Del resto la diffusione di comportamen-to d’abuso tra i giovani adolescenti èdovuta anche a situazioni oggettive. Il

Fig. 7 - Si sono ubriacati(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

Fig. 8 - Si sono ubriacati(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

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25n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierfatto di poter facilmente accedere allebevande alcoliche è infatti una condizio-ne necessaria, ancorché non sufficiente.I dati mostrano che l’accesso alla birraappare assai ampio (il 59,2% potrebbeprocurarsela senza problemi), per il vinola percentuale è circa la metà del cam-pione (49,8%), per i superalcolici dipoco inferiore ad un terzo (32,4%); dun-que sembra che non vi siano particolariostacoli (cfr. fig. 11).Un ultimo elemento riguarda il ruolo deigenitori. Parlano con i loro figli del con-sumo di alcolici? Il problema è presentenelle discussioni familiari? I risultati cidicono che meno di un quinto delle fa-miglie affronta spesso coi figli l’argo-mento (19,4%). La stragrande maggio-ranza lo ha fatto occasionalmente(53,7%) e più di un genitore ogni quat-tro (26,2%) non ha mai toccato il pro-blema con i propri figli (cfr. tab. 14). E’però interessante che risulti irrilevanteil rapporto tra il fatto che i genitoridiscutino o meno coi figli delle bevandealcoliche e la probabilità di ubriacarsi.Anche l’influenza sulla tipologia del gio-vane bevitore appare modestissima,come dire che parlare o non parlare nonsposta la probabilità che un giovane di-venti non bevitore, bevitore occasiona-le oppure bevitore abituale. Altri quindisono gli elementi che influenzano i com-portamenti giovanili rispetto all’alcool.

Opinioni, stereotipi ed immaginilegati all’alcoolGli aspetti motivazionali giocano unruolo rilevante nella costruzione dell’im-maginario giovanile connesso alla be-vanda alcolica [...]. Perché si bevono al-colici? Innanzitutto per divertirsi(49,5%) ma anche per adeguarsi algruppo dei pari (45,1%). Queste sonole motivazioni che prevalgono in modonetto quando vengono chiesti i princi-pali motivi che spingono un adolescen-te a bere alcolici (gli intervistati ne po-tevano scegliere fino ad un massimo ditre su un elenco di dieci). Le due dimen-

Tab. 13 - Amici del gruppo che si sono ubriacati almeno una volta(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Tutti o quasi 8,7 7,8 9,5 8,0 12,6 7,5 8,7 8,6 6,3 10,8 Qualcuno 46,1 46,9 45,3 47,3 47,9 44,1 47,7 45,7 37,4 49,0 Nessuno 44,1 44,0 44,4 43,5 38,2 47,6 42,8 44,6 54,2 39,0 Non indica 1,1 1,3 0,9 1,3 1,3 0,8 0,8 1,1 2,1 1,2 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fig. 9 Amici del gruppo che si sono ubriacati almeno una volta (campione complessivoN=2102; valori percentuali)

Fig. 10 - Si sono ubriacati personalmente o hanno amici del gruppo che si sono ubriacatialmeno una volta per tipologia del giovane bevitore(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

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26 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossiersioni emergenti non sono tra loro in con-trasto: si beve perché rientra all’internodi una prospettiva ludica che non puòprescindere dal gruppo degli amici.Altre tre motivazioni seguono le primecon percentuali oscillanti tra il 36 e il38%; due sottendono manifestazionipsicologiche opposte: la strafottenza ti-pica del giovane che vuol sentirsi “gran-de” (darsi delle arie) e la depressione dichi ha delle difficoltà esistenziali orelazionali che non sa affrontare altri-menti (dimenticare i problemi). La ter-za motivazione, sballare, è più comples-sa perché è all’origine dei fenomeni dibinge drinking ed è il risultato di pulsionidiverse che riassumono molti motivi (di-vertirsi, adeguarsi al gruppo, darsi dellearie, trasgredire, vincere la noia).Una quinta motivazione raggruppa unpo’ più di un quarto delle risposte: tra-sgredire. L’aspetto trasgressivo legato albere alcolici è dunque riconosciuto daalcuni ma non è considerato la causaprincipale.Infine altre cinque motivazioni della sca-la proposta assumono una importanzamarginale raccogliendo poche indicazio-ni. Solo evadere supera il 10% delle ri-sposte, le altre – sentirsi bene, sentirsipiù sicuri, vincere la noia, aprirsi aglialtri – oscillano con percentuali compre-se tra il 5 e l’8%.Interessante le differenziazioni introdot-te leggendo le motivazioni all’internodella tipologia del giovane bevitore. Inon bevitori, evidentemente i più criticinei confronti del consumo alcolico, as-sociano in modo peculiare il bere al-l’ adeguarsi al gruppo e al darsi dellearie; prevale dunque un’immagine di unconsumatore piuttosto eterodiretto evanaglorioso. Al contrario i bevitori abi-tuali, maggiormente propensi a giustifi-care il consumo o forse solo conoscitoripiù approfonditi dei fenomeni in ogget-to, puntano sul divertirsi e sullo sballa-re, quest’ultima motivazione assumen-do un connotato positivo. Le distanzesono notevoli: i non bevitori indicano

Fig. 11 - Possibilità di procurarsi bevande alcoliche(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

Tab. 14 - Hanno parlato con i genitori di consumo di alcol(campione complessivo N=2102; valori percentuali)

sesso area geografica ampiezza comune (x1000) % totale maschi femmine nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

Mai 26,2 28,2 24,2 27,8 21,3 26,7 24,9 27,6 22,7 30,5

Raramente, occasionalmente

53,7 50,6 56,8 52,7 61,5 51,1 55,4 50,5 55,5 53,7

Spesso, frequentemente

19,4 20,5 18,4 18,7 16,9 21,3 19,1 21,2 21,4 14,3

Non indica 0,7 0,8 0,7 0,8 0,3 0,8 0,6 0,6 0,4 1,5 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

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27n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierl’adeguamento al gruppo e il darsi dellearie rispettivamente con 15 e 19 puntipercentuali in più rispetto ai bevitoriabituali, e per questi ultimi le motiva-zioni del divertimento e dello sballomostrano, al confronto con gli astemi,una incidenza rispettivamente di 21 e 18punti percentuali in più. I bevitori occa-sionali assumono posizioni intermedietra gli altri due tipi (cfr. tab. 15).Alle immagini legate al consumatore dibevande alcoliche si affianca sul questio-nario una lista di affermazioni sull’al-cool e sul suo consumo. Alcune di que-ste affermazioni, sulle quali gli intervi-stati dovevano esprimere l’accordo o ildisaccordo, potevano rientrare nel cam-po delle opinioni personali, altre aveva-no un fondamento oggettivo, altre era-no palesemente false, altre ancora pro-ponevano veri e propri stereotipi cultu-rali.Possiamo ordinare le affermazioni sot-toposte a giudizio per livello di consen-so (cfr. tab. 16a).Oltre al 70% di accordo si pongono dueaffermazioni assai critiche nei confron-ti delle bevande alcoliche: l’alcool ren-de violenti (77,5%) e bere alcolici è sem-pre dannoso per la salute (74,4%); l’ac-cento dunque vien posto sulla dannositàdell’alcool sia dal punto di vista psico-logico-relazionale sia dal punto di vistadella salute.Tra il 60 e il 70% si collocano altre dueaffermazioni, la prima delle quali pro-pende per la prudenza comportamentale:è pericoloso guidare dopo avere bevutoanche un solo bicchiere di birra o vino(64,3%), l’altra introduce invece un at-teggiamento di maggiore flessibilità: lebevande alcoliche in piccole quantitànon danneggiano la salute (63,2%). E’da notare che quest’ultima affermazio-ne, largamente condivisa, contrasta conquella poc’anzi citata che sostiene comebere alcolici sia sempre dannoso, segna-lando una certa contraddizione in alcu-ni giovani che si dichiarano d’accordocon entrambi i concetti.

Tra il 50 e il 60% di consenso si situanosette affermazioni. Salvo l’ultima, cheesprime criticità, quando si bevono be-vande alcoliche si è più indifesi, si va-lutano meno i rischi (50,7%), tutte lealtre evidenziano una valenza positiva o

comunque tollerante. Ad esempio si ten-de a distinguere tra bevande o tra moda-lità di assunzione, la birra è meno dan-nosa degli altri alcolici (58,6%) oppurele bevande alcoliche allungate fannomeno male (55,3%); si cerca anche di

Tab. 15 - I principali motivi che spingono un adolescente a bere alcolici per tipologia delgiovane bevitore (campione complessivo N=2102; valori percentuali fino a tre risposte)

Tipologia del giovane bevitore % totale non

bevitore bevitore

occasionale bevitore abituale

divertirsi 49,5 38,2 50,5 59,1 adeguarsi al gruppo 45,1 51,5 46,4 36,2 darsi delle arie 38,5 44,0 42,2 24,8 dimenticare i problemi 38,4 39,9 37,4 39,7 sballare 36,4 32,1 32,5 50,2 trasgredire 26,4 27,8 27,7 22,1 evadere 11,2 8,2 10,9 15,1 sentirsi bene 8,0 8,2 6,7 11,0 sentirsi più sicuri 7,8 8,4 7,7 7,9 vincere la noia 6,9 5,5 6,0 10,7 aprirsi agli altri 5,6 4,5 6,0 5,8

Tab. 16a - Accordo con alcune affermazioni per sesso(campione complessivo N=2102; valori percentuali di accordo)

sesso % totale maschi femmine

L’alcool rende violenti 77,5 76,8 78,2

Bere alcolici è sempre dannoso per la salute 74,4 72,2 76,6

E’ pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra o vino 64,3 62,4 66,3

Le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute 63,2 65,0 61,5

La birra è meno dannosa degli altri alcolici 58,6 58,6 58,5

L’alcol è meno dannoso della droga 58,0 60,6 55,5

Le bevande alcoliche allungate fanno meno male 55,3 54,2 56,4

E’ più facile diventare schiavi della droga che dell’alcool 54,8 57,3 52,3

Bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale 54,2 56,5 51,9

Ubriacarsi ogni tanto non è grave, purché non diventi un’abitudine 52,4 49,7 55,3

Quando si bevono bevande alcoliche si è più indifesi, si valutano meno i rischi 50,7 52,8 48,5

Mi piace il sapore delle bevande alcoliche 41,3 43,9 38,7

Una ragazza ubriaca dà più fastidio di un ragazzo ubriaco 40,5 42,3 38,7

Bere alcolici favorisce il consumo di droghe 35,7 35,9 35,4

Dopo aver bevuto un po’ ci si sente meglio 25,5 25,4 25,6

Bere alcolici fa aumentare il coraggio 20,4 23,4 17,3

E’ difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono 19,0 20,3 17,6

Bere alcolici è una dimostrazione di essere “in gamba” 10,4 11,8 9,0

Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli/le fa male 9,2 8,6 9,8

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28 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossierdifferenziare tra sostanze che creano di-pendenza rivendicando per l’alcool unaminore pericolosità, l’alcol è meno dan-noso della droga (58,0%) e anche è piùfacile diventare schiavi della droga chedell’alcool (54,8%); oppure, infine, siesprime accordo sul fatto che il consu-mo moderato, ma anche l’abuso spora-dico, siano comportamenti accettabili:bere uno o due bicchieri di vino o birraal pasto è una cosa normale (54,2%) eubriacarsi ogni tanto non è grave, pur-ché non diventi un’abitudine (52,4%).Intorno al 40%, dunque con un consen-so espresso da una minoranza, seppurconsistente, l’affermazione sullagradevolezza del bere: mi piace il sapo-re delle bevande alcoliche (41,3%), euno stereotipo ricorrente per il qualel’ubriacatura sia un comportamento piùconsono ad un maschio che ad una fem-mina: una ragazza ubriaca dà più fasti-dio di un ragazzo ubriaco (40,5%).Intorno ad un terzo del campione sono igiovani che si dichiarano d’accordo conl’affermazione che bere alcolici favori-sce il consumo di droghe (35,7%), assi-milando dunque le sostanze psicotropeall’interno di un contesto dovel’interscambio delle assunzioni vienefacilitato.Un quarto degli intervistati riconosceche dopo aver bevuto un po’ ci si sentemeglio (25,5%), ribadendo un altrostereotipo molto diffuso sugli effetti po-sitivi dell’alcool.Circa un giovane ogni cinque dichiarache bere alcolici fa aumentare il corag-gio (20,4%), ed una percentuale simileribadisce la capacità del gruppo di ami-ci di influenzare il comportamento delsingolo: è difficile non bere bevande al-coliche quando tutti ne bevono (19,0%).Marginalmente, sostenute da un decimodel campione, due ultime affermazioni:bere alcolici è una dimostrazione di es-sere “in gamba” (10,4%) e se una per-sona sopporta bene l’alcool, significache l’alcool non gli/le fa male (9,2%).Nelle tabelle 16a e 16b sono presentate

Tab. 16b - Accordo con alcune affermazioni (per variabili territoriali)(campione complessivo N=2102; valori percentuali di accordo)

area geografica ampiezza comune (x1000) % nord centro sud -20 20-100 100-500 +500

L’alcool rende violenti 75,9 70,8 82,1 78,1 78,5 73,5 76,1

Bere alcolici è sempre dannoso per la salute 73,1 71,5 76,9 74,5 77,6 73,9 66,4

E’ pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra o vino

66,4 59,7 64,3 65,3 64,2 62,6 62,5

Le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute

63,2 66,2 62,0 63,1 62,3 62,2 66,8

La birra è meno dannosa degli altri alcolici 60,3 58,2 57,0 58,4 59,2 57,1 59,1

L’alcol è meno dannoso della droga 59,2 57,9 56,9 56,9 60,8 50,0 62,9

Le bevande alcoliche allungate fanno meno male 56,4 61,5 51,2 54,4 57,3 53,4 55,2

E’ più facile diventare schiavi della droga che dell’alcool

56,8 56,2 52,1 55,1 53,8 52,5 57,9

Bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale

54,7 51,5 54,9 53,3 55,7 47,1 60,2

Ubriacarsi ogni tanto non è grave, purché non diventi un’abitudine

52,8 47,7 54,2 53,0 50,4 47,1 60,2

Quando si bevono bevande alcoliche si è più indifesi, si valutano meno i rischi

54,7 52,8 45,6 52,7 48,8 50,0 48,3

Mi piace il sapore delle bevande alcoliche 41,5 44,4 39,8 40,5 42,5 39,5 43,2

Una ragazza ubriaca dà più fastidio di un ragazzo ubriaco

34,0 45,9 44,8 42,1 41,4 33,2 39,0

Bere alcolici favorisce il consumo di droghe 32,8 32,8 39,9 34,7 37,0 36,6 35,1

Dopo aver bevuto un po’ ci si sente meglio 27,0 30,8 21,7 25,9 22,3 27,3 30,5

Bere alcolici fa aumentare il coraggio 20,4 24,9 18,3 20,8 17,7 19,3 26,3

E’ difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono

15,8 17,4 23,0 14,9 22,0 19,3 26,6

Bere alcolici è una dimostrazione di essere “in gamba”

8,8 13,3 10,7 9,9 10,5 9,2 13,1

Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli/le fa male

9,0 10,0 9,0 8,7 7,5 8,8 15,4

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29n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierle disaggregazioni del livello di accordosu ogni singola frase per sesso e varia-bili territoriali mentre, più interessante,nella tabella 17 si mostrano le differen-ze interne alla tipologia del giovane be-vitore. Se tra i non bevitori l’accentocritico prevale incontrastato, tra i bevi-tori abituali, invece, gli aspetti negativivengono minimizzati e quelli positivienfatizzati. Valga per tutti questo esem-pio: all’affermazione ubriacarsi ognitanto non è grave, purché non diventiun’abitudine rispondono di essere d’ac-cordo il 42,3% dei non bevitori, il 51,1%dei bevitori occasionali e il 65,9% deibevitori abituali.Un’analisi fattoriale chiarisce meglio ledimensioni che sottostanno all’insiemedelle risposte ottenute dal campione digiovani intervistati1 (cfr. tab. 18). Non sitratta qui di quantificare l’incidenza chequeste dimensioni hanno nell’universoadolescenziale, quanto di far emergere itratti culturali che si accompagnano allevalutazioni sul consumo di alcool.Il primo fattore individua una dimensio-ne fortemente indirizzata al consumo,che viene considerato sotto una lucepositiva. Le affermazioni che saturanoquesto fattore sono le seguenti:- Bere alcolici è una dimostrazione di

essere “in gamba”- Bere alcolici fa aumentare il coraggio- E’ difficile non bere bevande alcoliche

quando tutti ne bevono- Dopo aver bevuto un po’ ci si sente

meglio- Se una persona sopporta bene l’alcool,

significa che l’alcool non gli/le famale.

Il secondo fattore comporta invece unaspiccata tendenza a giustificare il con-sumo sminuendo la portata negativa:- L’alcol è meno dannoso della droga- La birra è meno dannosa degli altri al-

colici

1 Delle 19 affermazioni sottoposte a giudizio sono state espunte le 4 che mostravano una comunalità molto bassa. E’ stata eseguitaun’analisi delle componenti principali con il metodo di rotazione varimax.La varianza totale spiegata dai tre fattori estratti è pari al 38%

Tab. 17 - Accordo con alcune affermazioni (per tipologia del giovane bevitore)(campione complessivo N=2102; valori percentuali di accordo)

Tipologia del giovane bevitore % Non

bevitore Bevitore

occasionale Bevitore abituale

L’alcool rende violenti 87,3 79,3 63,4

Bere alcolici è sempre dannoso per la salute 83,0 74,6 65,3

E’ pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra o vino

67,3 64,4 61,8

Le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute

56,4 65,4 65,3

La birra è meno dannosa degli altri alcolici 51,5 60,0 62,4

L’alcol è meno dannoso della droga 46,8 57,9 69,6

Le bevande alcoliche allungate fanno meno male 45,2 58,1 59,1

E’ più facile diventare schiavi della droga che dell’alcool

43,1 57,8 59,7

Bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale

42,9 54,1 66,1

Ubriacarsi ogni tanto non è grave, purché non diventi un’abitudine

42,3 51,1 65,9

Quando si bevono bevande alcoliche si è più indifesi, si valutano meno i rischi

49,1 50,7 52,5

Mi piace il sapore delle bevande alcoliche 11,2 42,9 68,2

Una ragazza ubriaca dà più fastidio di un ragazzo ubriaco

31,3 39,7 51,4

Bere alcolici favorisce il consumo di droghe 39,1 35,9 31,8

Dopo aver bevuto un po’ ci si sente meglio 11,0 22,5 47,5

Bere alcolici fa aumentare il coraggio 14,7 16,3 35,7

E’ difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono

9,6 14,7 37,8

Bere alcolici è una dimostrazione di essere “in gamba”

5,7 7,7 21,5

Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli/le fa male

4,1 6,1 21,7

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30 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossier

- Le bevande alcoliche allungate fannomeno male

- E’ più facile diventare schiavi delladroga che dell’alcool

- Ubriacarsi ogni tanto non è grave, pur-ché non diventi un’abitudine

- Le bevande alcoliche in piccole quan-tità non danneggiano la salute

Il terzo fattore per contro individua unadimensione che tende a stigmatizzarel’uso dell’alcool:- L’alcool rende violenti- Bere alcolici è sempre dannoso per la

salute- Bere alcolici favorisce il consumo di

droghe- NON mi piace il sapore delle bevande

alcolicheQuesti tre fattori riassumono sintetica-mente i tre modi che possono essere rin-

ConclusioniRiassumiamo in dieci punti sintetici iprincipali risultati emersi dall’indaginesui 13-14enni.

1. Italia unita alcolicamente: le varia-bili territoriali non mostrano signifi-cative differenziazioni interne; soloin modo limitato emerge una mag-giore predisposizione al consumo dialcolici tra i giovani del centro-sud etra i residenti nelle grandi città me-tropolitane

2. Convergenza tra i generi: le distanzetra maschi e femmine sono assai ri-dotte mostrando una sostanzialeomologazione nei comportamenti enegli atteggiamenti

3. Debutto in famiglia: nella maggio-ranza dei casi il primo assaggio di be-vande alcoliche avviene in famiglia,a volte anche in età molto precoce; igiovani bevono per la prima voltadurante un pasto oppure inconcomitanza con una occasione par-ticolare

4. Diffusione del bere: grossomodo unquarto dei giovani non beve mai, unametà beve occasionalmente, un altroquarto beve abitualmente. Si beve apasto, ma prevalgono i soft drink,molti giovani bevono più tipi di al-colici

5. Caduta della trasgressività: l’acces-so all’alcool come comportamentotrasgressivo appare molto limitato dalmomento che, come si è visto, il de-butto avviene nella normalità dellafamiglia; chi ha bevuto la prima vol-ta con i genitori è meno portato a di-ventare un bevitore abituale

6. I pari come veicolo verso l’abuso: ibevitori abituali hanno con maggio-re frequenza iniziato a bere con gliamici; è tra loro che l’abuso di alco-lici diventa più probabile

7. Inconsistenza socializzativa della fa-miglia: che i genitori parlino o nonparlino con i loro figli del bere alco-lici sembra irrilevante sull’inciden-

tracciati all’interno della cultura giova-nile nei confronti del consumo di bevan-de alcoliche: una posizione che coglieaspetti desiderabili (essere in gamba, ilcoraggio, gli amici, gli effetti psicotropi),una seconda posizione di tipogiustificazionista tesa non tanto a nega-re quanto a ridimensionare i giudizi ne-gativi legati al consumo (la droga è piùdannosa, la birra non fa così male, ubria-carsi non è grave se non è un’abitudine,bere poco non fa male), una terza cheinvece si pone in netto contrasto conqualsiasi forma di consumo anche mo-derato (violenza, pericolosità per la sa-lute, connessione con le droghe,sgradevolezza).

Tab. 18 - I tre modi di valutare le bevande alcoliche: coefficienti fattoriali relativi all’analisidelle componenti principali (casi validi N=1912)

Matrice dei componenti ruotata

Componente 1 2 3

E’ difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono ,594

Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli/le

fa male

,534

Le bevande alcoliche allungate fanno meno male ,462

E’ più facile diventare schiavi della droga che dell’alcool ,428

La birra è meno dannosa degli altri alcolici ,531

Ubriacarsi ogni tanto non è grave, purché non diventi un’abitudine ,426

Bere alcolici fa aumentare il coraggio ,628

Le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute ,415

Mi piace il sapore delle bevande alcoliche -,462

L’alcool rende violenti ,640

Bere alcolici è sempre dannoso per la salute ,607

Bere alcolici è una dimostrazione di essere “in gamba” ,632

Bere alcolici favorisce il consumo di droghe ,534

L’alcol è meno dannoso della droga ,628

Dopo aver bevuto un po’ ci si sente meglio ,573

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31n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierza dei livelli di consumo e di abuso;l’essersi ubriacati riguarda l’espe-rienza di più di un giovane ogni cin-que

8. Facile accesso al mercato: molti gio-vani non trovano ostacoli alla possi-bilità di procurarsi alcolici

9. Lo sballo come concetto positivo: trai giovani bevitori lo sballare è vistocome una delle motivazione per cuisi bevono alcolici

10.Le tre dimensioni legate al consumo:i tratti culturali che emergono sonodivergenti: tendenza a considerare ilconsumo di alcool come comporta-mento desiderabile; tendenza a giu-stificare il bere sminuendo gli effettinegativi; tendenza a stigmatizzare ilconsumo in ogni sua forma.

La ricerca è stata condotta sotto la responsabilità scientifica di Carlo Buzzi(Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli studi di

Trento) e sotto la responsabilità organizzativa di Maurizio Tucci (coordinatoredell’indagine annuale sui preadolescenti condotta dalla Società Italiana diPediatria). Nell’équipe di ricerca Doc Congress srl / SIMA (rilevazioni sul

campo e codifica), da Milvia Gennari (Diagramma: amministrazione e aspettioperativi) e da Antonella Volino (trattamento informatico dei dati).

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32 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossier

Oggi gli italiani bevono meno emeglio degli anni Settanta. I consumidi alcool sono passati spontaneamente,attraverso un principio di autoregola-mentazione e al di fuori di logicheproibizionistiche, da 12,4 a 6,9 litri procapite. Uno studio sui consumi dibevande alcoliche negli ultimitrent’anni conferma infatti l’esistenzadi un fattore protettivo legato allo stiledi consumo mediterraneo. La buonanotizia: dopo un’adolescenza piùincline agli abusi, i quarantenni hannocominciato a bere in modo più consa-pevole e coerente con il modellofamiliare di riferimento, limitandosempre di più i fenomeni di abuso.Negli ultimi trent’anni in Italia ilconsumo di alcool – e di vino inparticolare – si è praticamente dimez-zato. Ammontava a 12,4 litri di alcoolpuro nel 1977, che sono scesi a 6,9 litrinel 2005. Una tendenza che sta portan-do il consumo di alcool verso i para-metri raccomandati dall’Organizzazio-ne mondiale della sanità per il 2015 (6

In trentIn trentIn trentIn trentIn trent’anni dimezzati i consumi di alcool:’anni dimezzati i consumi di alcool:’anni dimezzati i consumi di alcool:’anni dimezzati i consumi di alcool:’anni dimezzati i consumi di alcool:una ricerca studia il modello mediterraneouna ricerca studia il modello mediterraneouna ricerca studia il modello mediterraneouna ricerca studia il modello mediterraneouna ricerca studia il modello mediterraneo

Sintesi PSintesi PSintesi PSintesi PSintesi Progetto Alcologico Mediterraneorogetto Alcologico Mediterraneorogetto Alcologico Mediterraneorogetto Alcologico Mediterraneorogetto Alcologico Mediterraneo

Comunicato Stampa dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

litri pro-capite).Lo dimostrano i dati della ricercapromossa dall’Osservatorio permanen-te sui giovani e l’alcool che ha fotogra-fato in modo dettagliato i cambiamentinei consumi di bevande alcoliche nelcorso dell’ultimo trentennio. Si trattadel primo studio italiano in grado diraccogliere e analizzare praticamentetutti i dati disponibili sul consumo dialcool nella popolazione adulta,facendo ricorso anche a dati Istatinediti.Secondo l’indagine gli italiani oggipreferiscono bere meno e con piùattenzione alla qualità di cosa si beve.Si conferma dunque l’esistenza delcosiddetto modello mediterraneo delbere, che qualcuno ha definito come il“mistero italiano”: il vino è considera-to di fatto un alimento, favorisce laconvivialità, ed è centrale nei pasti e infamiglia. Un approccio, questo, cheaiuta il consumo consapevole deglialcolici e limita quello finalizzato allasbornia.

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33n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossierQuesto meccanismo diautoregolazione è confermato dal-l’evoluzione, negli anni, dei consumidi un campione di quarantenni: se ingioventù alcuni di loro sono risultatipiù aperti a modelli di consumo Nordeuropei, con abusi frequenti fuori daipasti e fuori casa, molti oggi hannoripreso a bere in maniera moderata eresponsabile come facevano i lorogenitori, in linea dunque con l’espe-rienza culturale mediterranea.

La conferma: limitazione spon-tanea, in assenza di divieti e leggiimpositiveL’indagine è stata condotta da duegruppi di ricerca: uno costituito dalCentro Alcologico dell’AziendaSanitaria di Firenze, coordinato daAllaman Allamani, che si è avvalso delcontributo di Francesco Cipriani per laparte quantitativa, l’altro costituito dalGruppo di Studi sull’alcool dell’Uni-versità di Torino coordinato da FrancoPrina.“Con questa ricerca – spiega AllamanAllamani – abbiamo ricostruito stori-camente le ragioni di quello che sipotrebbe definire “mistero mediterra-neo”. Nonostante la limitatezza dellepolitiche mirate al controllo deiconsumi, infatti, in Italia le quantità dialcool pro capite sono in costantediminuzione. Questo studio confermache la cultura alimentare mediterranea,definita “bagnata” per la tipica presen-za del vino in situazioni familiari edurante i pasti, sembra costituire unsistema di autolimitazione del bere,che attutisce le situazioniproblematiche, pur non sottovalutandol’esistenza di problemi alcolcorrelatiin sottogruppi di popolazione come, adesempio, i giovani”.Le metodologie impiegate nello studiosono due: una quantitativa, che haanalizzato una serie di indicatori deicambiamenti dei consumi alimentari edegli stili di vita a partire dagli anni

Settanta, e una qualitativa che haindagato il rapporto tra l’evoluzionedegli stili di vita e la diminuzione nelconsumo di alcolici.Per la fase qualitativa è stato fattoriferimento a una enorme mole didocumenti tratti dalla letteraturascientifica (atti di convegni, databasetelematici, ricerche condotte in Tosca-na tra il 1977 e il 2002, fonti d’archi-vio Istat e dell’Osservatorio suiGiovani e Alcool).Per la parte qualitativa invece è statarealizzata una serie di interviste su duecampioni distinti: uno formato dauomini tra i 40 e i 45 anni e l’altro dauomini tra i 65 e 70 anni d’età.

Consumo di alcolici: bevono piùpersone, ma bevono molto menoRispetto al passato, nel nostro Paese siè allargato il numero dei consumatorima contemporaneamente è calato ilnumero dei forti bevitori (quelli chebevono più di mezzo litro di alcool algiorno). Di conseguenza è diminuito

sensibilmente il consumo pro capite.Se la birra ha conquistato il ruolo dibevanda dissetante e “socializzante”,mantenendo i propri consumi tre volteal di sotto della media europea (29 litripro-capite contro oltre 80) il vino havisto calare i suoi consumi da 93 litripro-capite a meno di 50 litri a testa,restando comunque l’alcolico piùamato dagli italiani e rappresentando il70% del totale dei consumi di alcoolpuro.

Dopo il boom degli anni 50-60,ecco le ragioni sociali del calosuccessivoDalla ricerca emerge chiaramentecome gli italiani abbiano modificato illoro rapporto con l’alcool proprio apartire dagli anni Settanta. Neivent’anni precedenti il consumo erainfatti cresciuto di pari passo conl’aumentare del benessere prodotto dalboom economico: il vino, elementotipico della tradizione alimentareitaliana, era ritenuto parte integrante

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DDDDDossierdell’alimentazione. Ma nel decenniosuccessivo prende il via una tendenzache è andata gradualmente rafforzan-dosi: la quantità di vino consumatadagli italiani comincia a diminuire,destino comune agli altri alimenti dellatradizione contadina come il pane, lapasta e i legumi.Lo spostamento verso la città, il boome l’aumento della disponibilità econo-mica spingono gli italiani a comprarecibo e vestiario che riflettano i nuovistatus sociali: ne fa le spese il vino. Illavoro in fabbrica e nel settore terzia-rio, richiedono minor dispendiocalorico e maggiore attenzione rispettoal lavoro nei campi. Con l’ingressodelle donne nel mondo del lavoro sihanno forti ripercussioni sulla vitadomestica, soprattutto sui pasti: ilmangiare in fretta, poco e fuori casa,allenta il legame tradizionale tra vino epranzo (meno con la cena). Infinel’accresciutaattenzione alla salute, specie da partedelle fasce di età medio alte, si traducein un atteggiamento di autolimitazionenelle quantità a favore di una selezionequalitativa.

Sessantenni, meno e diverseoccasioni di consumo per il vino(e più qualità)Le opinioni espresse dai soggettiintervistati chiariscono l’evoluzionesubita dagli stili del bere col passaredegli anni. Emerge per esempio che ladiminuzione deiconsumi di vino èlegata al calo della frequenza con cuisi beve e, soprattutto,delle quantitàconsumate, in particolare per il vino apranzo. Alla diminuzionedelle quantitàè corrisposto un innalzamentoqualitativo delle bevandeprescelte.Negli anni Ottanta e Novanta, anchesu iniziativa delle istituzionieuropee,infatti comincia a farsi strada unadomanda di prodotti di qualità come leDOC e le DOCG, che in parte spiega-no la contrazione della quantità di vino

consumato.In generale rispetto a trent’anni fasono cambiati i luoghi, le situazioni e iconsumatori. Gli italiani preferisconoancora bere il vino ai pasti con ifamiliari, soprattutto la sera, e moltomeno al bar con gli amici e per nientedurante il lavoro.La birra invece viene vista comebevanda per le relazioni sociali eamicali, anche se cresce l’importanzadel fattore gusto e la cultura generalesul prodotto.I tradizionali tabù femminili, tipici delleculture mediterranee, non riguardanoperò il consumo di bevande alcoliche,cui le donne hanno sempre avutoaccesso.

Quarantenni, addio agli abusi esi ridiventa “mediterranei”Ci sono però delle differenze nelconsumo di alcool tra i due gruppiintervistati.Coloro che hanno tra i 65 e i 70 anninon hanno mai abbandonato il modellomediterraneo, molto legato alle tradi-zioni alimentari contadine. Il campionedi intervistati ha confermato di preferi-re il vino alla birra e di farne un usoquotidiano durante i pasti in famiglia.Si evitano gli abusi a causa dell’au-mentata attenzione alla salute fisica.Gli anziani bevono meno quotidiana-mente e menoin contesti esterni come lavoro e bar.Coloro che oggi hanno quarant’anniinvece dichiarano di aver modificato leproprie abitudini nel tempo. In gioven-tù hanno sposato uno stile del bere piùvicino ai modelli culturali del NordEuropa (le cosiddette culture “asciut-te” in cui prevale il consumo la sceltadi birra e alte gradazioni alcoliche, sibeve nel tempo libero e fuori dai pastie sono più frequenti abusi con gliamici fuori casa).Oggi invece sono tornati a bere – unpo’ come facevano i loro genitori -all’insegna della moderazione: tra i

quarantenni si è imposto nuovamenteun consumo più tradizionale, quelloclassicamente alimentare.La scelta di un modello di consumodifferente in un’età più giovane ènormale: in questo momento della vitaprevalgono modelli più trasgressivi inopposizione con quelli familiari; inItalia però l’ingresso nella fase piùmatura, con l’inizio del lavoro, ilmatrimonio, la nascita dei figli, coinci-de con un consumo più consapevole eintegrato nella vita quotidiana. Ciòconfermerebbe il valore diautoregolazione e controllo offerto dalmodello mediterraneo che, col passaredel tempo, ha portato a una limitazionedella media di consumo alcolico, inmodo indipendente da politiched’intervento mirate.

L’impor tanza dell’”auto-control-lo”, più attenzione alla salute emeno abusiIl modello mediterraneo sembra quindiagire come stabilizzatore dei diversistili di consumo legati all’età: il vino siconferma un elemento disocializzazione. Il consumo finalizzatoalla sbornia sembra perdere terreno,non solo tra gli anziani, tradizional-mente preoccupati per le loro condi-zioni di salute. La maggior parte degliintervistati attribuisce molta importan-za all’“auto-controllo”, capacità checonsente di distinguere l’uso “control-lato”, “equilibrato”, “giusto” dall’usoimproprio dell’alcool. Insomma, lebevande alcoliche vengono consumateprevalentemente in situazioni in cui ilcontrollo sociale è più forte: glieventuali abusi diventano saltuari, e inogni caso regolati nell’ambito dinorme collettive condivise.

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35n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

OSSERVOSSERVOSSERVOSSERVOSSERVAAAAATTTTTORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOORIO PERMANENTE SUI GIOVVVVVANI E LANI E LANI E LANI E LANI E L’’’’’ ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : ALCOOL : indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012indagine 2012DDDDDossier

Bene i dati EURISPES ma distinguiamo i primi assaggi dai primi consumi

Il 16 gennaio 2013 è stata presentata a Roma da Telefono Azzurro ed EURISPES “l’Indagine conoscitiva sullacondizione dell’infanzia e dell’Adolescenza 2012". Dall’indagine emerge che il 64% dei ragazzi di età compre-sa tra i 12 ed i 18 anni dichiara di bere alcolici, un’abitudine per il 10,6& e per il 2,5% che ne fa un usoquotidiano, mentre il 50,9% sceglie solo qualche volta questo genere di bibite. Solo il 35,2% dei ragazzi affer-ma di non essere interessato all’alcol. Quando questi ragazzi iniziano a bere? Il consumo di alcolici sembraavere inizio soprattutto nel periodo della scuola media : è così per il 65,7% dei ragazzi più giovani (12-15 anni)e per il 44,1% dei più grandi. I più grandi (46,2%) dichiarano, inoltre, di aver bevuto alcolici la prima volta dopoi 15 anni.

Allo stesso tempo si deve sottolineare anche che il 21,1% dei protagonisti della ricerca aveva meno di 11 anniquando hanno bevuto la prima bevanda alcolica. A seguito di questo lancio, il prof. Enrico Tempesta, Presidentedel Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio, dichiara, in un comunicato stampa, che i dati rilasciali da Telefo-no Azzurro/Eurispes integrano bene le evidenze della recente ricerca OPGA/SIMA diffuse lo scorso 12 dicem-bre. Dal lato dei consumi totali, afferma Tempesta, gli adolescenti italiani di età compresa fra i 12 ed i 18 annisono consumatori per il 64% dei casi e non consumatori per il 35% e questo è coerente con i dati dell’OPGArelativi alla fascia di età compresa tra i 13 ed i 24 anni (70% sono consumatori e 30% non consumano). Diversesono le considerazioni relative all’età di inizio e al contesto in cui i giovani iniziano il rapporto con l’alcol. Aquesto proposito, la ricerca OPGA focalizzata sui 13-14enni segnala che il primo assaggio di una bevandaalcolica è avvenuto ad una età maggiore dei 10 anni per il 41,6% dei rispondenti contro il 29,5% di chi hainiziato prima dei 10 anni. E’ però fondamentale sottolineare come la precocità del primo assaggio sia prevalen-temente correlata con la presenza degli adulti (genitori e/o parenti) nel 73% dei casi, in ambiente convivialedurente un pasto 63,2% e 22,8% in una occasione speciale. Queste ricerche, ancora una volta, sottolineano ilruolo fondamentale che gli adulti hanno nell’educare i giovani ad un rapporto responsabile con la bevandaalcolica soprattutto se riescono a dare regole che sottraggono i ragazzi ai modelli di comportamento del gruppodei pari. Benchè resti validissima la raccomandazione per cui i minori non devono bere, tenuto conto del conte-sto culturale italiano dove le bevande alcoliche, in particolare vino e birra, esercitano un ruolo alimentare, ciòimpegna ancora di più il mondo degli adulti ad una vigilanza attenta ed autorevole sul tema.

a cura dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool

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36 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

DDDDDossier

Progetto scuole

Il PROGETTO SCUOLE dell’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool consiste in attività di ricerca e supportoalle scuole in materia di informazione corretta e approccio preventivo sulle tematiche alcol-correlate nella popolazio-ne giovanile. Il progetto scuole si articola in varie iniziative personalizzate per le scuole medie e le secondariesuperiori.

Scopo del PROGETTO SCUOLE è la messa a diposizione della comunità scolastica nelle sue tre componenti essen-ziali (alunni/studenti, docenti e genitori) di percorsi educativi di familiarizzazione con i temi del consumo e dell’abu-so di bevande alcoliche. L’iniziativa si articola in una serie di incontri di animazione tra i ragazzi (in formula breveper le scuole medie in formula più lunga per le scuole superiori). Un team di esperti dell’Osservatorio interagisce coni ragazzi a livello di classe. La metodologia, basata sul metodo dei cosiddetti influenti sociali (social influencers)combina originalmente la trasmissione di contenuti in modo frontale, con il ricorso all’esperienza direttamente nar-rata dai ragazzi, il project work autoprodotto dagli studenti e la ricerca di campo prodotta dagli esperti.

Il modulo operativo per le scuole medie prevede una sequenza breve (uno o due incontri in classe più un incontrodedicato ai genitori) e si avvale dell’animazione in aula attraverso un gioco (Bottiglie! Alle volte fanno male). Ilmodulo operativo per le scuole superiori denominato LAB CODEX – Conoscere per decidere) è più lungo e articolatoe prevede una durata triennale con un coinvolgimento continuo degli stessi individui dalla terza alla quinta classe(coorte). Il programma ha una parte di animazione e una parte di ricerca quantitativa che studia e monitora gliatteggiamenti degli adolescenti tra i 16 ed i 18 anni.

Il PROGETTO SCUOLE si avvale delle competenze socio-pedagogiche del Laboratorio Scientifico dell’Osservato-rio e della collaborazione scientifica della cattedra di Psicologia dell’Università di Roma - La Sapienza (professores-sa Paola Carbone, dottoressa Anna Ferrari, dottoressa Elisa Casini) e del lavoro del CSES (Centro Sperimentale diEducazione alla Salute) dell’Università di Perugia.

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37n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

Sorriso SanoSorriso SanoSorriso SanoSorriso SanoSorriso SanoRosa Anfosso,Lorena Rita Iozzo

educazione sanitaria in azioneeducazione sanitaria in azioneeducazione sanitaria in azioneeducazione sanitaria in azioneeducazione sanitaria in azione

PremessaLa carie è una malattia degenerativa deitessuti duri del dente che porta alla so-stituzione di un tessuto differenziatofunzionalmente orientato con unoriparativo caratterizzato da una sostan-ziale perdita di funzione.Tre fattori sono importanti neldeterminismo della carie: la floramicrobica presente nella bocca, le con-dizioni generali dell’individuo, le abi-tudini alimentari.Tra i batteri presenti nel cavo orale, lostreptococco mutans sintetizza acidolattico a partire dal glucosio, compo-nente dei residui alimentari, il qualeopera la distruzione dei tessuti duri deldente.Le cattive abitudini alimentari, quindi,quali l’eccessivo consumo di zuccherie la mancanza di igiene orale aumenta-no notevolmente il rischio carie.La carie, secondo i dati di prevalenza

dell’OMS è la malattia più diffusa nelmondo e rappresenta una problematicadi notevole impatto ai fini della salutepubblica e costituisce un problema so-cio-sanitario perchè essendo spesso tra-scurata nella diagnosi e nella terapiasoprattutto dalle popolazioni meno ab-bienti, disagiate o immigrate, compor-ta successivamente costi maggiori al-l’intero sistema sanitario.Il progetto “Sorriso Sano” ha intesoconiugare i due principali momenti diprevenzione:La prevenzione primaria attraversouna campagna di educazione alla salu-te tendente a modificare i comporta-menti errati ed a promuovere una quo-tidiana igiene orale ed una adeguatanutrizioneLa prevenzione secondaria attraver-so lo screening, tendente ad effettuareprecocemente diagnosi e terapia, inmaniera gratuita.

Un siffatto programma ha richiestoun’azione sinergica di più professiona-lità in un lavoro di equipe e di numero-se istituzioni in un lavoro di rete.Le Aziende Sanitaria ed Ospedalieradeputate rispettivamente, alla preven-zione primaria nel territorio ed all’as-sistenza sanitaria, il Comune diCatanzaro attraverso l’Assessorato allePolitiche Sociali e Sanità, la Scuola diOdontoiatria della Facoltà di Medicinae Chirurgia Università Magna Greciadi Catanzaro, le famiglie, la scuola,hanno realizzato quel lavoro di rete in-dispensabile ai fini del raggiungimentodegli obiettivi previsti.

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DDDDDossierTargetAlunni di V classe di tutte le scuoleprimarie di Catanzaro Tot. 893La scuola è il luogo privilegiato perpercorsi promozionali, per lanumerosità del campione e per la pos-sibilità concreta di agire su un’età, quel-la infantile, in cui i comportamenti nonsono inveterati e le abitudini sono su-scettibili di modificazioni. E’ la sedeidonea per perseguire finalità educative,che rientrano nella più vasta tematicadegli adeguati stili di vita finalizzati aduna “buona salute”.

Obiettivi- Promuovere e sensibilizzare alunni e

genitori ad una più attenta valutazio-ne e prevenzione delle patologie den-tali

- Fornire la prevalenza della carie den-tale nella popolazione studiata

- Ridurre la prevalenza e l’incidenzadella carie nella popolazione studia-ta attraverso:- l’aumento delle conoscenze in ma-

teria di igiene orale e di alimenta-zione l’incremento delle pratiche diigiene orale

- la diagnosi e terapia dei casi di ca-rie e la sigillatura dei solchi

- garantire un servizio di assistenzaalla popolazione infantile immigrata

- fornire un sostegno sanitario relati-vo alla patologia ai bambini diver-samente abili ed alle fasce debolidella popolazione

Obiettivi comportamentali- Pulire i denti almeno due volte al gior-

no- Sciacquare la bocca se non si posso-

no spazzolare i denti- Ridurre il consumo di dolciumi, spe-

cie caramelle, fuori pasto- Consumare a sufficienza latte, formag-

gio, pesce, uova e verdure fresche- Recarsi dal dentista per controlli pe-

riodici

Obiettivi educativi- Conoscenza dei denti come parte vi-tale del proprio corpo- Conoscenza delle esigenze nutritivedel dente:- i sali minerali (calcio, fosforo,fluoro)e la promozione della saluteConoscenza dei fattori ambientali chene favoriscono la salute:pulizia e rimozione dei cibifermentescibiliComprensione del ruolo degli zuccherinella formazione della carieComprensione del ruolo del dentistanella prevenzioneAccostamento alla figura del dentista

Risorse umaneSanità: Pediatri di comunità,Odontoiatri, Igienisti, Psicologa, Infer-mieri ambulatoriali, InfermierePediatriche, Specializzandi inOdontoiatria, Pediatri di libera SceltaComune: AutistiScuola: Insegnanti, Genitori, Alunni

Risorse StrumentaliMateriale tipografico, gadget, materia-le didattico, computer portatile,videoproiettore, videocassette, dentifri-ci e spazzolini per gli alunni, setmonouso per la visita odontoiatrica di1° livello, pulmino scuolabus

Risorse strutturaliAule scolastiche, poliambulatori diodontoiatria territoriali, ambulatori diodontoiatria ospedalieri, sala consiliaredel Comune, sala per giornata finale

Tempi di realizzazioneAnni scolastici 2010/2012

Disegno del progettoAttività formativaE’ stato realizzato un corso di forma-zione per insegnanti ed operatori sociosanitari propedeutico agli incontri inclasse, tendente ad uniformare il lin-

guaggio e la metodologia, nell’intentodi raggiungere l’obiettivo comune.

Fase 1° prevenzione primariaColloqui con gli Insegnanti referenti ineducazione alla salute per stabiliremodalità e tempi di esecuzioneIncontri in classe con gli alunniIncontro a scuola con i genitori

Tematiche degli incontri con glialunni- I denti decidui e permanenti- L’igiene orale- Il corretto uso di spazzolino e filo

interdentale- L’amico dentista. L’importanza delle

visite periodiche- Una buona merenda da consumare a

scuola

Tematiche degli incontri con i ge-nitori- La dentatura decidua- La dentatura permanente- Fisiopatologia della carie- L’igiene orale- L’importanza di una corretta alimen-

tazioneL’attività educativa è stata articolata inuna prima fase di informazione tesa afornire la presa di coscienza del dentecome parte viva del corpo che esplicauna funzione vitale, mantenuta da unasana alimentazione quotidiana e da unacostante igiene della bocca, con l’ausiliodi spazzolino e filo interdentale. L’in-formazione è stata effettuata non a tipolezione cattedratica, ma come dialogo incui sono emersi vissuti ed esperienze chehanno facilitato riflessioni sullatematica.Per stimolare motivazione ed interessireali si è fatto uso di giochi apposita-mente preparati (cruciverba, gioco del-l’oca, puzzle ecc.) di cartellonistica, didiapositive e di videocassette commen-tate con gli alunni.E’ stato realizzato un quaderno didatti-

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co dal titolo “Percorso Educativo Pro-mozione della Salute Orale” tale da po-ter consentire al personale docente dicontinuare l’attività educativa intrapre-sa in classe dagli operatori socio sanita-ri. Il quaderno si compone di 24 pagineillustrate contenenti indicazioni per l’at-tività di insegnamento destinate agli in-segnanti ed ancora giochi, quesiti, fila-strocche da svolgere con gli alunni.Notevole importanza è stata data allacomunicazione tendente a fugare le emo-zioni negative generate dal dentista. Atale scopo è stato indetto un concorso dielaborazioni degli alunni, pensieri, poe-sie, disegni, con premiazione finale.Le relazioni rivolte ai genitori sono sta-te tenute da esperti con l’ausilio di slides,

ed hanno lasciato ampio spazio alle do-mande.Fase 2° prevenzione secondariaDopo la fase di comunicazione scolasti-ca, secondo un programma dettagliato,ma contestuale alla fase precedente, glialunni delle varie classi, previa autoriz-zazione dei genitori, sono stati accom-pagnati con uno scuolabus presso i varireparti ed ambulatori pubbliciodontoiatrici presenti nelle Aziende Sa-nitarie della città, alla presenza delle in-segnanti di classe, della psicologa e diun operatore socio-sanitario. Gli scolarisono stati sottoposti a visita diagnosticacon strumentario monouso.Per ogni bambino è stata compilata unascheda, contenente i dati anamnestici e

diagnostici ed i consigli terapeutici daadottare, consegnata ai genitori. Tutti ibambini hanno ricevuto un omaggio.Alla fine della visita sono stati accom-pagnati a scuola.Successivamente è stato organizzato unincontro con ciascun genitore per illu-strare le eventuali problematicheodontoiatriche. E’ stata offerta, inoltre,la possibilità di far accedere gratuita-mente gli alunni a prestazioni di preven-zione della carie (seduta di igiene,sigillatura dei solchi e applicazioni difluoro), nonché alla terapia conservativa.Sono state prenotate, gratuitamente, vi-site specialistiche di supporto alla dia-gnosi di patologia correlata, otorino,maxillo-faciale e dermatologica.

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DDDDDossierManifestazione finaleLa fine del progetto è stata celebratacon una manifestazione che ha coinvol-to in balli, canti e scenette, relativi allacarie, tutti i protagonisti del progetto:alunni, genitori ed insegnanti.

Premio concorso “Sorriso Sano”

Rosa Anfosso, responsabile U.O. Pedia-tria di comunità, ASP Catanzaro

Lorena Rita Iozzo, infermiera pediatrica,U.O. Pediatria di comunità, ASP

Catanzaro

VerificheTotale Scuole 12Totale classi 53Totale Alunni 893Autorizzazioni 76%Alunni visitati 63%Alunni con carie 37%Prime visite 14%Interventi preventivi(sigillatura dei solchi) 45%Alunni sani 18%

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41n. 243 maggio-giugno 2013la Salute umana

tracce di storiatracce di storiatracce di storiatracce di storiatracce di storia

L’igiene dentale è stato uno deiprimi argomenti affrontati dagli

educatori sanitari agli alboridella loro pratica e pertanto

trattata dalle pagine dellanostra Rivista. Ancora oggioggetto di lavoro anche in

considerazione delle nuovediseguaglianze in salute deter-

minate dal recente assettosocio-economico.

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42 n. 243 maggio-giugno 2013 la Salute umana

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a cura di Paola Beatini e Filippo Antonio Bauleo

Franca Beccaria, Alcol e Giovani, Ri-flettere prima dell’uso, Giunti Edito-re, 2013

Franca Beccaria, ricercatrice e alcologadi Torino e membro del LaboratorioScientifico dell’Osservatorio, ha datoalle stampe (da oggi in libreria!) il li-bro “Alcol e Giovani. Riflettere primadell’uso”. Il libro, pensato per i nonaddetti ai lavori, ma per tutti coloro cheper curiosità hanno voglia di approfon-dire il tema cruciale dell’attrazioneche le bevande alcoliche esercitano sualcuni giovani. Il verificarsi di compor-tamenti di abuso è sempre più frequen-temente oggetto di campagne di allar-me sociale, alla stregua di una epide-mia da contrastare con rapidità. e daquesti atteggiamenti derivano iniziati-ve estemporanee che non si sforzano diinterpretare il fenomeno su cui agire, nétengono conto della reale efficacia diprovvedimenti e politiche.Il libro non pretende di sciogliere nodigordiani, ma vuole essere uno strumen-to utile alla comprensione delcomposito rapporto tra alcol e giovanie si rivolge a coloro che, genitori e in-segnanti, possono aiutare i ragazzi nel-la loro crescita.

Modonutti Giovanni Battista, Preven-zione, giovani e … i rischi del viverequotidiano, Edizioni Goliardiche,Udine, 2012

Segnaliamo un testo dedicato ai giova-ni e ai comportamenti a rischio assairicco di contributi. Apre il volume unsaggio di Lamberto Briziarelli, che im-posta il tema della salute da diritto delsingolo a patrimonio della comunità,un’introduzione che si muove su duedirettrici centrali: il principio “salute intutte le politiche” e – come afferma lostesso autore – “l’auspicato e mai otte-nuto riordino del servizio sanitario na-zionale”. Il quadro generale della pro-mozione della salute nei giovani vienesviluppato da Roberto Bucci: nuovi evecchi stili di vita e rischi per la salute,nuovi e vecchi comportamenti giovani-li. Quindi è presentato da G.Mangiaracina un nuovo razionale eun’ipotesi di modella per la prevenzio-ne che ingloba anche l’importante que-stione dei determinanti di salute. Due isetting della promozione della saluteapprofonditi: la scuola e l’ambiente dilavoro. I capitoli successivi approfon-discono con saggi e rapporti di ricer-che due dei comportamenti a rischio da

sempre oggetto di lavro edegli educatorisanitari: il consumo di bevande alcoo-liche (comportamenti a rischio e per-cezione del rischio) e fumo di tabacco:aspetti sociali, il ruolo dell’industria deltabacco, l’epidemiologia del tabagismo.

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Federalimentare è la Federazione aderente a Confindustria che, con le sue 17 Associazioni di categoria, oltre

alle 2Associazioni aggregate, rappresenta e tutela l'Industria alimentare in Italia.

Federalimentare è impegnata a:

- contribuire allo sviluppo della competitività dell'industria alimentare in Italia e nel mondo;

- sostenere la qualità e la sicurezza del prodotto alimentare industriale e consolidare una politica della qualità delprodotto alimentare italiano sempre più attenta all'evoluzione dei modelli di consumo e delle esigenze digaranzia e informazione del consumatore;

- promuovere una politica di sinergia e di efficienze dell'intera filiera agroalimentare (dall'agricoltura, aitrasporti, alla distribuzione tradizionale e moderna);

- rafforzare la proiezione internazionale delle imprese alimentari, sempre più necessaria allo sviluppo delsettore che ha proprio nell'export le maggiori potenzialità di crescita;

- far conoscere l'industria alimentare italiana nelle sue caratteristiche economiche, nelle sue articolazioni e nellasua evoluzione produttiva e commerciale;

- garantire un'adeguata preparazione e applicazione degli accordi stipulati in sede UE e WTO, in modo daassicurare all'industria alimentare un quadro d'azione equilibrato e competitivo nel mondo;

- contribuire alla formazione di un quadro giuridico che assicuri alle imprese italiane condizioni analoghe aquelle in cui operano le imprese dei principali paesi concorrenti;

- favorire una politica ambientale integrata con i nuovi indirizzi dello sviluppo sostenibile, che consideri lespecifiche priorità ed esigenze della trasformazione alimentare;

- rafforzare la capacità contrattuale dell'industria alimentare, con una gestione coordinata dei temi orizzontalidelleAssociazioni aderenti;

- sostenere politiche di promozione di un corretto stile di vita, inteso come binomio inscindibile traun'alimentazione equilibrata e una sempre maggiore consuetudine al movimento;

- promuovere investimenti in innovazione tecnologica e ricerca per aumentare la capacità competitivadell'industria alimentare italiana;

- sviluppare politiche di promozione delle esportazioni e la visibilità dell'intero sistema alimentare all'estero conl'organizzazione della manifestazioni fieristiche CIBUS, nelle sue più diverse articolazioni (CIBUS di Parma,CIBUS Roma, CIBUSTEC) e insieme adAnuga all'estero.

- promuovere l'istituzione di organismi europei, come il consorzio SPES (Spread European Safety), per favorirela realizzazione di Progetti Integrati, strumenti previsti dalla Commissione Europea per restituire competitivitàalle imprese attraverso la mobilitazione di una massa critica di risorse e competenze in materia di ricerca esviluppo tecnologico (tra i quali SMEs NET e TRUEFOOD, la Piattaforma Tecnologica FOOD FOR LIFE e ilClusterAGRIFOOD).

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