28
Nuovo assassinio in Italia. Qualcuno sta mutilando con una mannaia legislativa la scuola pubblica. Se Bruno Vespa in questo momento è saltato dalla sedia con l’idea di preparare una nuova puntata di “Porta a Porta” ecco un suggerimento per il plastico del luogo del delitto: un grande edificio che si trova in via del Corso a Roma con in- gresso su piazza Colonna. Si chiama Palaz- zo Chigi ed è la sede del governo. Per fortuna ci è rimasto il senso dell’u- morismo. Anche se ora come ora non ci sarebbe davvero di che ridere. La condizio- ne della scuola pubblica è pericolosamente sull’orlo del baratro. Si potrebbe immagina- re l’istituzione scolastica personificata in una prigioniera di una nave pirata in piedi su di un ponticello, con Tremonti e Gelmini vestiti da bucanieri che la “punzecchiano” con una spada, e i famelici “super manager” e imprenditori in mare con la bocca aperta, pronti a divorare la magra prigioniera tenuta a pane e acqua per anni. Non esiste metafora migliore per defini- re la triste condizione in cui versa la pub- blica istruzione. Condizione nella quale questa classe politica vuole che resti. Per- ché non c’è bisogno di nessun sociologo o politologo per capire che un governo popu- lista e demagogo come quello di Silvio Berlusconi si fonda sulla nostra ignoranza e mediocrità culturale (accuratamente fatta germinare nel paese con vent’anni di tele- visioni Mediaset) per riscuotere il suo con- senso elettorale. Gli studenti, i professori, i maestri ele- mentari, i genitori e tutte le persone che hanno un briciolo di coscienza non possono accettare con indifferenza questi provvedi- menti infami. Non possono accettare l’uso smodato del decreto-legge per conseguire fini quasi totalitari. Non possono accettare che, mentre da un lato vengono tagliati i fondi e i posti di lavoro in ambito scolasti- co, il governo acquisti 10.000 lavagne elet- troniche per la modica cifra di venti milioni di euro. Non si può non notare la contrad- Giornale d’Istituto fondato nel 2003 DA ASSUMERE DOPO I PASTI DA ASSUMERE DOPO I PASTI DA ASSUMERE DOPO I PASTI DA ASSUMERE DOPO I PASTI Anno 5 - Numero 1 - Novembre 2008 scuola scuola scuola scuola pubblica pubblica pubblica pubblica VENDESI VENDESI VENDESI VENDESI a pag. 18 a pag. 18 a pag. 18 a pag. 18 a pag. 20 a pag. 20 a pag. 20 a pag. 20 Italiani a spasso Quando noi abbandonavamo la Madre Patria Divisi Classi differenzia- te per i bambini immigrati www.camaleo.tk PRIMO PIANO | studenti vs. gelmini | da pag.5 CAMEON | lo straniero BERLUSCONI BERLUSCONI BERLUSCONI BERLUSCONI: "Convocherò oggi il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare le occupazioni". Segue a pagina 2

Camaleo Novembre 2008

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Il giornale di novembre 2008, il primo numero dell'anno dedicato ai discussi cambiamenti nel mondo della scuola.

Citation preview

Page 1: Camaleo Novembre 2008

Nuovo assassinio in Italia. Qualcuno sta mutilando con una mannaia legislativa la scuola pubblica. Se Bruno Vespa in questo momento è saltato dalla sedia con l’idea di preparare una nuova puntata di “Porta a Porta” ecco un suggerimento per il plastico del luogo del delitto: un grande edificio che si trova in via del Corso a Roma con in-gresso su piazza Colonna. Si chiama Palaz-zo Chigi ed è la sede del governo. Per fortuna ci è rimasto il senso dell’u-morismo. Anche se ora come ora non ci sarebbe davvero di che ridere. La condizio-ne della scuola pubblica è pericolosamente sull’orlo del baratro. Si potrebbe immagina-re l’istituzione scolastica personificata in una prigioniera di una nave pirata in piedi su di un ponticello, con Tremonti e Gelmini vestiti da bucanieri che la “punzecchiano” con una spada, e i famelici “super manager” e imprenditori in mare con la bocca aperta, pronti a divorare la magra

prigioniera tenuta a pane e acqua per anni. Non esiste metafora migliore per defini-re la triste condizione in cui versa la pub-blica istruzione. Condizione nella quale questa classe politica vuole che resti. Per-ché non c’è bisogno di nessun sociologo o politologo per capire che un governo popu-lista e demagogo come quello di Silvio Berlusconi si fonda sulla nostra ignoranza e mediocrità culturale (accuratamente fatta germinare nel paese con vent’anni di tele-visioni Mediaset) per riscuotere il suo con-senso elettorale. Gli studenti, i professori, i maestri ele-mentari, i genitori e tutte le persone che hanno un briciolo di coscienza non possono accettare con indifferenza questi provvedi-menti infami. Non possono accettare l’uso smodato del decreto-legge per conseguire fini quasi totalitari. Non possono accettare che, mentre da un lato vengono tagliati i fondi e i posti di lavoro in ambito scolasti-co, il governo acquisti 10.000 lavagne elet-troniche per la modica cifra di venti milioni di euro. Non si può non notare la contrad-

Giornale d’Istituto fondato nel 2003 DA ASSUMERE DOPO I PASTIDA ASSUMERE DOPO I PASTIDA ASSUMERE DOPO I PASTIDA ASSUMERE DOPO I PASTI Anno 5 - Numero 1 - Novembre 2008

scuolascuolascuolascuola pubblicapubblicapubblicapubblica

VENDESIVENDESIVENDESIVENDESI

a pag. 18a pag. 18a pag. 18a pag. 18 a pag. 20a pag. 20a pag. 20a pag. 20

Italiani a spasso Quando noi abbandonavamo la Madre Patria

Divisi Classi differenzia-te per i bambini immigrati

www.camaleo.tk

PRIMO PIANO | studenti vs. gelmini | da pag.5

CAMEON | lo straniero

BERLUSCONIBERLUSCONIBERLUSCONIBERLUSCONI:::: "Convocherò oggi il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per

evitare le occupazioni".

Segue a pagina 2

Page 2: Camaleo Novembre 2008

2 30 SECONDI

dizione del voler investire nella lingua inglese (le famose “ tre I” della Moratti) e poi tagliare 4.000 cattedre di inglese. Non ci si può non disgustare nell’apprendere che, per rimpolpare i conti dei comuni, privati dell’Ici per il successo elettorale del PDL, verranno utilizzati 471 milioni di euro su 661 tagliati alle università, nelle qua-li, tra l’altro, per risparmiare, su cinque profes-sori che andranno in pensione solo uno potrà accedere ad una cattedra: il tanto discusso e mai spiegato dai mezzi d’informazione “blocco dei turnover”. Vogliono tagliare le cattedre nelle università valutandole in base al numero di i-scritti e non in base all’ “impact factor”: il calco-lo della validità di un professore non in base al numero di studenti che conta il suo corso, ma in base alla frequenza delle citazioni delle sue pro-duzioni in altre pubblicazioni. E questo è da ignoranti e noncuranti. L’urgenza dei provvedimenti adottati, come recita il decreto stesso, è dettata dallo stato di crisi in cui versa la finanza. Ma gli studenti e

tutti coloro che si sono interessati al problema sono concordi nel dire che non è accettabile che gli errori dei giochi economici perpetrati da una politica finanziaria globalmente fallimentare, debbano essere pagati da una pubblica istruzio-ne già precaria, vessata da anni da riforme sen-za criteri se non quelli di avvicinare la scuola ai privati. Se Berlusconi ha minacciato di mandare la polizia contro gli studenti nelle scuole, adottan-do un modello che fa tanto dittatore sudameri-cano, e se Renato Farina (ex giornalista immi-schiato nei servizi segreti e radiato dall’ordine perché accusato di favoreggiamento nel rapi-mento dell’imam di Milano Abu Omar) sul gior-nale “Libero” ha scritto: “qualche calcio nelle parti molli [agli studenti n.d.d.] sarà un prezzo giusto per ripristinare la legalità democratica e repubblicana”, forse le proteste hanno smosso qualcosa ai “piani alti” dove si stanno accorgen-do che il libero scambio di informazioni tra stu-denti e le legittime proteste sono un modo trop-

novembrenovembrenovembrenovembre 2008200820082008

Giulio Viceconte

Andrea Rossi

Andrea Bolognino

Lorena Gallotti, Federica Bertocco

Stefano Scarpa

Direttore EditorialeDirettore EditorialeDirettore EditorialeDirettore Editoriale

Direttore OrganizzativoDirettore OrganizzativoDirettore OrganizzativoDirettore Organizzativo

VignetteVignetteVignetteVignette

Ufficio StampaUfficio StampaUfficio StampaUfficio Stampa

Attività di consulenzaAttività di consulenzaAttività di consulenzaAttività di consulenza Progetto GraficoProgetto GraficoProgetto GraficoProgetto Grafico

R icomincia la scuola, e sicco-me le disgrazie non vengono

mai da sole ritorna anche il vostro giornale d’istituto preferito: Il Camaleo. Nonostante i tagli alle spese e i licenziamenti la nostra squadra è più frizzante che mai, i nuovi ac-quisti non faranno rimpiangere i diplomati, quest’anno facce fre-sche e genuine riempiranno le pagine del giornalino. E se l’anno scorso alla prima riunione erava-mo in 6, quest’anno all’appello c’erano 29 aspiranti giornalisti, prontamente selezionati dai nostri perfidi dirigenti, decimando il numero di componenti a un totale di 15 persone. Stefano Scarpa, un po’ il buratti-naio del gruppo, ha apportato notevoli cambiamenti nelle parti alte. Innanzitutto il giornale sarà gesti-to da una codirezione, composta da Andrea Rossi, direttore orga-nizzativo (ex caporedattore di sport) e Giulio Viceconte direttore editoriale (importante tassello della mangusta, soffiato a Dario De Natale). Il posto di vicediretto-re è ancora vacante ma presto un meritevole verrà premiato. Per “Attualità” il caporedattore sarà Giulio Viceconte che si vedrà affidati gli articoli di Alessandra Petagna e Mattia Ostinato, bam-bino prodigio. Se volete saperne di spettacoli, società e costume leggerete gli articoli di Lorena Gallotti, capore-dattrice, Renato Grieco, Federica Bertocco, Francesca Lalla, e il rosso Mario Caruolo. Per la cultura, l’erudito Manuele Arciprete sarà il caporedattore, e suoi affiliati Irene Nappi, e Anna-maria Architravo. Cosa sarebbe il giornalino senza “Testa di calcio”? quest’anno pas-sato in gestione all’irreprensibile Andrea Sforza. Inoltre Andrea Bolognino mantie-ne le sue cariche di fumettista. Tutto ciò pubblicato grazie all’aiu-to del grafico Jorge Giaquinto. Anziani indimenticati rimangono Martina Iorio, Dario De Natale e Fabrizio Spinelli che continueran-no a collaborare col “Camaleo” come editorialisti. Andrea Rossi

dalla prima MANOVRA ECONOMICA GELMINI-

TREMONTI: LE RAGIONI DI UNA PROTESTA

L’ISTRUZIONE IN PIAZZAL’ISTRUZIONE IN PIAZZAL’ISTRUZIONE IN PIAZZAL’ISTRUZIONE IN PIAZZA Scuole e Università protestano contro la “Riforma Gelmini-Tremonti”. Non c’è distinzione d’età e di ruoli nella protesta, il professore e lo studente difen-dono insieme i loro diritti.

RISCATTO DEMOCRATICORISCATTO DEMOCRATICORISCATTO DEMOCRATICORISCATTO DEMOCRATICO Barack Obama sarà il 44° Presidente degli Stati Uniti. Dalle sue mani partirà la ricetta per un paese oramai messo in ginocchio dalla crisi finanziaria che sta sconvolgendo l’economia globale.

GOMORRA DA OSCAR?GOMORRA DA OSCAR?GOMORRA DA OSCAR?GOMORRA DA OSCAR? Prosegue per Hollywood la corsa del film di Matteo Garrone tratto dall’omonimo libro di Roberto Savia-no. Dita incrociate per il variegato cast che ha sapu-to dare vita ad una delle più grandi denuncie.

novembre_2008

GALA’ DEL CINEMAGALA’ DEL CINEMAGALA’ DEL CINEMAGALA’ DEL CINEMA Trionfo per la serie “Un Posto al Sole” e per la Bond Girl Caterina Murino. L’attrice Sarda trionfa con qualche polemica nei confronti dei suoi colleghi che snobbano queste manifestazioni.

Page 3: Camaleo Novembre 2008

SCUOLA

3

e discusso exe discusso exe discusso exe discusso ex----alunno del G.B. Vicoalunno del G.B. Vicoalunno del G.B. Vicoalunno del G.B. Vico

Le elezioni secondo De Natale:Le elezioni secondo De Natale:Le elezioni secondo De Natale:Le elezioni secondo De Natale: Un commento preUn commento preUn commento preUn commento pre----elettorale del più pungenteelettorale del più pungenteelettorale del più pungenteelettorale del più pungente

Di Dario De Natale Quando mi è stato commissionato questo articolo, sono stato felicissimo: finalmen-te la possibilità di scrivere qualcosa circa la “politica scolastica” da un punto di vista completamente esterno, cosicché nessuno possa gridare alla parzialità. “Vabbè, Dario, ma tu sei di parte!” “Di che parte, caro? Io frequento Ingegneria Chimica, adesso, non sono mica un can-didato…” Fatta questa piccola e spero chiara pre-messa, cerchiamo di utilizzare il poco spazio che abbiamo per analizzare la situazione che prelude alle venture ele-zioni. Tre liste, signori. La prima: il team composto da Uccella-VietriDeMinicoParente potrebbe essere facilmente liquidato con “totale e assolu-ta mancanza di esperienza. Mai nessuno di loro è stato visto a più di un’assemble-a d’Istituto, mai presa da nessuno di loro la parola ad un comitato, mai partecipato attivamente ad alcun tipo di riunione (mi limito agli anni scorsi, sia chiaro). Insom-ma: partecipazione inesistente, gli alunni non seguono e non s’impegnano. Boccia-ti.” Ma noi vogliamo guardare oltre ed esse-re il più obiettivi possibile, per cui dare-mo uno sguardo ad un paio di punti del loro programma (non tutti, per motivi di spazio), presente sul loro blog. - Stages formativi per l’avvicinamento al mondo del lavoro Ehi, amici siamo in un liceo, noi con il mondo del lavoro, se non attraverso l’Università, non c’entriamo niente! Con-sulente legale dopo due anni di diritto al biennio linguistico? Medico dopo due anni di biologia allo scientifico? Ma per piacere… - Creazione di un’infermeria scolastica Massì, anch’io amo Hogwarts, ma sarà sfuggito, ai nostri, il fatto che il GB Vico ha diverse (quattro l’anno scorso, ora non saprei) aule in meno di quante do-vrebbe averne. A meno di invadere il Cuoco (chi ha orecchie per intendere...) dove lo si prende lo spazio per l’inferme-ria?

In summa, l’assenza di esperienza di cui parlavo prima conduce ad un’ingenuità manifesta. La voglia di fare qualcosa c’è, ma i tempi non sono ancora maturi: continuate a “essere dentro” i sistemi scolastici e ri-provate tra un paio d’anni. Seconda lista: CaruoloGiaquinto. I due rossi che han deciso di candidarsi insieme o le liste avversarie avrebbero avuto la superstizione popolare dalla lo-ro. Confermo: se un rosso porta sfiga, due rossi si annullano a vicenda. Che dire? Geniale l’idea del “non-programma” o “programma negativo” che mi è giunto per e-mail. In particolare “NON metteremo l’assem-blea d’istituto il giorno del compleanno delle nostre ragazze” mi ha regalato mezz’ora di riso amaro. La voglia di fare è tanta anche qui, e va a concorrere con quella che è stata da loro chiamata “voglia di essere un’alter-nativa alla Lobby Collettivo che pretende di prendere inter eos tutte le decisioni privando l’assemblea di potere decisiona-le”. Intenzione mirevole, dal mio perso-nalissimo punto di vista. Per quanto riguarda l’esperienza, c’è for-se leggero difetto, sebbene entrambi siano sempre stati presenti ad assemblee e comitati di ogni tipo, ma questa man-canza sembra essere compensata da una lucidità di pensiero che ha permesso loro di non cadere nell’ingenuità che prima ho addebitato a Uccella e amici. Senz’altro una lista da considerare. Eccoci, infine, giunti alla “lista orgia”, c ome m i p i a c e c h i ama r l a : VarrialeAvalloneLucenteCaccioppoliMagnoniDiBenedettoGuarinoAngrisaniGianniPinottoVespaZoffCruiseSanMicheleTinkyWinky Questa è la lista che vincerà le elezioni. Resta ora da stabilire quanti seggi le sa-ranno assegnati. Personalmente, gli unici che ritengo de-gni ed adatti ad essere rappresentanti di istituto sono Magnoni e Avallone, in que-st’ordine, essendo persone intelligenti,

abili, esperte e ragionevoli. Purtroppo dare il voto a loro significa non solo non essere certi che vengano eletti (per caratteristiche strutturali della lista orgia) ma anche dare il voto a: - Lucente Mi limiterò: fece carte false perché fosse messa l’assemblea d’istituto il giorno del compleanno del suo ragazzo, non si op-pose all’assemblea il giorno dopo il Mac-π (che aveva fino a quel momento sem-pre criticato), di tutti i punti del suo pro-gramma(6-7 mi pare) dello scorso anno, solo uno fu effettivamente compiuto, e per molti non ci si è neppure provato. Non capisco perché bisognerebbe votar-la. - Caccioppoli Ragazza splendida, ma…? Totalmente inesperta. Le elezioni dei rappresentanti non sono un gioco, su… - Di Benedetto Mi stupisco di trovarla qui perché l’anno scorso e l’inizio di quest’anno era sempre a parlarmi di quanto Maria Grazia fosse *aggettivo dispregiativo a piacere*. Mi limito a sottolineare la sua estrema ine-sperienza che (combinata al fatto che sia anch’ella una bellissima ragazza) mi fa pensare ad una sorta di campagna pub-blicitaria della lista, basata esclusivamen-te sui “volti”… - Guarino La ragazza di Scaglione, Collettivo. Lobby, alò! In conclusione, tutto sta nel giocarsi per bene il proprio voto, perché di persone capaci ed adatte a rappresentare gli stu-denti del GB Vico ce ne sono, anche se si nascondono per bene. Per quanto mi riguarda, l’elezione risulte-rebbe perfetta con Magnoni, Avallone, Giaquinto, Caruolo sul carro dei vincitori, ma per come sono strutturare le liste (male, a mio modesto parere) stimo as-sai improbabile un risultato del genere. Ma d’altronde, il bello della democrazia rappresentativa è che ogni elettorato ha sempre, esattamente quello che si meri-ta. Per cui non si può sbagliare a votare, ma al massimo essere sbagliati, nel votare.

LA VIGILIA ELETTORALELA VIGILIA ELETTORALELA VIGILIA ELETTORALELA VIGILIA ELETTORALE

novembre_2008

Page 4: Camaleo Novembre 2008

4 ULTIM’ORA novembre_2008

Niente da fare per gli altri candidati

BOOM DELLA LISTA TREBOOM DELLA LISTA TREBOOM DELLA LISTA TREBOOM DELLA LISTA TRE Maria Grazia Lucente, Luca Varriale,

Bernardo Avallone e Michele Magnoni

sono i nuovi rappresentanti d’istituto

Page 5: Camaleo Novembre 2008

5 SCUOLA

non più con un’accurata strategia. Ma la scuola si fa trovare preparata e li costringe fuori barricando tutte le entrate, e di conseguenza tutte le uscite, rendendosi, così, colpevole del sequestro di circa 25 persone. La squadra era ben organizzata: Stelluto e Sepe fuori a fare diploma-zia con la folla infuriata. Il segreta-rio di guardia alla porta blindata, e Valentino a fare la ronda di sorve-glianza ai piani superiori. La partita a scacchi era bloccata in una stres-sante situazione di parità, una delle due controparti doveva fare una mossa, altrimenti si rimaneva lì, fer-mi, fino all’infinito. Quand’ecco che alcuni ragazzi riescono a invadere la scuola e, dopo essersi nascosti nel-l’aula magna, con un guizzo felino scappano sulle scale per conquista-re i piani alti. Sembra fatta, ma Stelluto caccia fuori l’asso dalla ma-nica, sfruttando a suo favore l’inva-sione: la scuola non avrebbe de-

nunciato gli invasori se il gruppo si fosse allontanato dall’entrata e a-vesse lasciato il passaggio libero in modo da permettere ai sequestrati di uscire. I manifestanti accettano. Hanno perso la partita. Battuti dall’-esperienza, ma hanno giocato dav-v e r o m a l e . L’indomani, Venerdì 24, l’intera scuola, riunita in assemblea autoge-stita, apprende che a una rappre-sentanza di 5 alunni, tra cui i rap-presentanti d’istituto, è stato con-cesso di partecipare a un collegio dei docenti straordinario, indetto dal preside per trovare un compro-messo e manifestare contro la rifor-ma Gelmini in armonia tra alunni e professori. Verdetto del collegio è assemblea permanente, il G.B. Vico rimarrà in assemblea a oltranza, ovvero fin quando il decreto non verrà ritirato. Di sicuro il modo più civile per farsi sentire.

Di Andrea Rossi Giovedì 23 ottobre, ore 14, la ten-sione è altissima all’interno della scuola. Il professore Stelluto, ed i tecnici Valentino e Sepe si aggirano nervosamente tra i corridoi del Vico. È stato avvistato un gruppo di circa quaranta ragazzi nei pressi della metropolitana di Salvator Rosa, si teme il tentativo di occupazione. Il vicepreside, spalleggiato da alcuni professori, cerca di estrapolare con domande a trabocchetto qualche indiscrezione dai componenti del “Camaleo”, che essendo giornalisti erano i maggiori indiziati a saperne di più, ma il professore riceve sol-t a n t o r i s p o s t e n e g a t i v e . Ore 14 e 50, il gruppetto de “I qua-ranta ladroni” viene perso di vista dalle sentinelle della scuola che la-sciano trapelare la notizia di un riti-ro, ma paradossalmente la tensione aumenta, perché quando Zeniga-ta perde di vista Lu-pin sa bene che non ne verrà fuori niente di buono. Allora i ra-gazzi facenti parte del progetto giornali-no, presenti a scuola quel pomeriggio, ven-gono informati che all’uscita dovranno essere schierati in maniera compatta, tutti vicini e soprat-tutto scortati dai pro-fessori. Obbiettivo: evitare l’attacco a s o r p r e s a . Ore 15 e 30, i qua-ranta, facendo saltare qualsiasi tipo di piano preaccordato, si pre-sentano fuori scuola con le facce bendate intenzionati ad occu-pare con la forza, e

UN’OCCUPAZIONE FALLITAUN’OCCUPAZIONE FALLITAUN’OCCUPAZIONE FALLITAUN’OCCUPAZIONE FALLITA Cronache di Cronache di Cronache di Cronache di IL PRIMO TENTATIVOIL PRIMO TENTATIVOIL PRIMO TENTATIVOIL PRIMO TENTATIVO

novembre_2008

Page 6: Camaleo Novembre 2008

Di Mattia Ostinato

La mattina di martedì 4 novembre, un gruppo di studenti del Liceo Giambattista Vico ha occupato l’ istituto in segno di protesta contro i tagli all’ istruzione previsti dal de-creto Gelmini e dalla finanziaria Tremonti, atto che si colloca al ter-mine di una lunga serie di cortei e manifestazioni, alle quali avevano partecipato anche molti alunni della scuola. L’occupazione è iniziata nella matti-nata del 4 quando gli studenti dopo un primo tentativo fallito a causa dell’ intervento della polizia, hanno occupato l’ aula magna dove sono rimasti fino all’uscita dei professori occupando definitivamente la scuo-la; gli occupanti hanno istituito un servizio d’ordine (allo scopo di pre-servare i beni della scuola) e hanno poi istituito corsi autogestiti didattici o di dibattito aperti a tutti gli stu-denti che vogliano parteciparvi e inoltre in assenza dei bidelli si sono occupati della pulizia dell’istituto. Nonostante l’occupazione, l’ istituto è stato aperto a tutti gli studenti che avessero voluto seguire le as-semblee o partecipare ai corsi auto-gestiti di cui sopra, inoltre il venerdì 7 è stata sbloccata l’ area della se-greteria per i genitori che dovevano consegnare i moduli per le cedole librarie. I segretari però non hanno ritenuto opportuno lavorare nella scuola occupata e dopo essersi con-sultati col sindacato hanno sospeso le proprie mansioni comprese le pratiche relative alle cedole il cui termine di consegna scadeva pro-prio il sette; a questo punto per evi-tare la mancata consegna si è deci-so di sgomberare la scuola cosa che

l’intervento della polizia (che poi non c’ è stato). Alla fine gli occupanti non hanno arrecato alcun danno alla struttura lasciandola intatta e impedendo a tutti l’accesso al primo piano e alla segreteria per evitare possibili danni agli uffici e ai laboratori che sono infatti rimasti intonsi. L’ istituto è stato sgomberato spon-taneamente dagli studenti la matti-na di sabato 8 e dopo le rituali o-perazioni di disinfestazione le lezio-ni sono riprese lunedì/martedì; e l’istituto si è unito ai dati delle stati-stiche che ormai danno (nonostante sia passato lo sciopero del 30) più di 130 scuole superiori occupate in tutta Italia, dati che prima o poi si spera riescano ai indurre il governo a cambiare la sua linea di condotta, una speranza vana ma che come già detto è l’ultima a morire.

poi non è accaduta in quanto i geni-tori interessati alle cedole hanno chiesto una proroga al Comune. La protesta è dunque continuata mentre un gruppo di studenti del Vico ha partecipato al corteo a livel-lo regionale partito da Piazza del Gesù contro la legge 133 che pre-vede ingenti tagli all’università che rischiano di dover dipendere da fondazioni private. L’ occupazione però è una soluzione che non tutti hanno condiviso, alcu-ni in quanto illegale, altri per i rischi (possibile intervento di polizia o e-ventuali infiltrazioni di elementi e-sterni che avrebbero potuto non rispettare le proprietà della scuola), altri ancora recriminavano che fra cortei e assemblee le lezioni non proseguivano da quasi 2 settimane; sull’ argomento si è scisso anche il corpo docenti: mentre una metà proponeva di risolvere la questione pacificamente l’ altra metà invocava

LICEO VICO OCCUPATOLICEO VICO OCCUPATOLICEO VICO OCCUPATOLICEO VICO OCCUPATO Studenti del Liceo GB Vico occupano la scuola Studenti del Liceo GB Vico occupano la scuola Studenti del Liceo GB Vico occupano la scuola Studenti del Liceo GB Vico occupano la scuola

contro il decreto Gelmini e la legge 133contro il decreto Gelmini e la legge 133contro il decreto Gelmini e la legge 133contro il decreto Gelmini e la legge 133

6

IL RACCONTOIL RACCONTOIL RACCONTOIL RACCONTO

novembre_2008

Page 7: Camaleo Novembre 2008

STUDENTI vs. GELMINISTUDENTI vs. GELMINISTUDENTI vs. GELMINISTUDENTI vs. GELMINI Analisi del decreto leggeAnalisi del decreto leggeAnalisi del decreto leggeAnalisi del decreto legge

tiquattro ore settimanali con i pargo-li delle elementari insegnando loro tutto ciò che sa: italiano, storia, ge-ografia, matematica e…basta, per il resto ci sono il docente d’inglese, possibilmente madrelingua, e quello d’informatica, cui si potranno “parcheggiare” le amabili creature in

orario pomeridiano per evitare situa-zioni “off limits” ai genitori più impe-gnati. Un benvenuto alla valutazione in decimi sin dalla prima infanzia, al ripristino del voto di condotta, in-fluente nel calcolo della media, e all’introduzione di una “nuova” disci-plina, cittadinanza e costituzione, con la quale forgiare la coscienza sociale – e politica - degli uomini del domani. Un applauso alla decisione di rendere validi i libri di testo per un quinquennio. Molto meno felice, invece, la scelta di chiudere le scuo-le con meno di cinquecento alunni, troppe sul nostro territorio, e di cre-are “classi ponte” per i piccoli immi-grati, in modo da favorire il rapido

apprendimento della lingua italiana per reinserirli al momento opportuno in gruppi di studio “normali”. C’è poi il “caso Università”. Dimenti-cate il buon vecchio ateneo, sempre affollato dalle chiacchiere di storici professori e giovani matricole. Pre-sto al suo posto esisterà un nuovo

punto d’incontri culturali. A pagamento, naturalmente. Ogni istituto avrà infatti la possibilità di trasformarsi in fondazione privata, con tanto di finanziatori che investiran-no in ciò che interessa loro per la ricerca e parteciperan-no alle sedute del consiglio d’amministrazione della stes-sa facoltà. Il tutto a discrezio-ne del senato accademico. Saranno quindi sottratti milio-ni alle sopravvissute universi-tà pubbliche, inevitabilmente retrocesse in “serie B”. Sarà inoltre limitato il “turn over” degli insegnanti, il sistema mediante il quale avviene, in caso di pensionamento, la sostituzione del professore con uno più giovane – e con stato di salute idoneo, come

previsto dal decreto legge in que-stione. Risultato finale:forse quattro miliardi di euro risparmiati in tre anni di ap-plicazione del suddetto piano econo-mico – scolastico, con l’eliminazione del 17% del personale ATA e con la riduzione del corpo docenti, cui con-seguenza sarà l’incremento degli alunni per classe. Ma gli insegnanti più meritevoli, pre-cisa la Gelmini, saranno ricompensa-ti con particolari bonus economici. La scuola italiana si è mobilitata per far valere i propri diritti. Eppure, no-nostante le piazze gremite: “Coloro che protestano sono solo alcune mi-gliaia. Le facoltà occupate pochissi-me”.Parola di Maria Star.

Di Alessandra Petagna

In tanti hanno chiesto a noi studenti di tutta Italia cosa mai ci spingesse fuori dalle nostre aule, fuori dagli schemi. La brama di nullafacenza o la voglia di rivoluzione? Si deve supporre che chiunque ab-bia posto tale domanda non sia in-formato sul decreto legge proposto dal volto ormai familiare della Gelmini, “Maria Star” per gli amici – e per la Littizzetto. E’ vero che ormai siamo esasperati da gente che elenca i punti focali di questa normativa, avete tutta la mia comprensio-ne nel caso saltaste diret-tamente a pagina 5, ma, perdonatemi, mi tocca ribadire il solito concetto. Partiamo dalle origini: non siamo di fronte ad una riforma, ma ad un decreto legge. Perché sì, il ministro ha pensato a tutto: vuole che al più presto gli studenti ed i docenti di tutto il Bel Pae-se possano godere dei benefici da lei proposti, ed una rifor-ma avrebbe rallentato il processo. E - dettaglio veramente ammirevole - vanta alle proprie spalle la collabora-zione del ministro dell’ economia Tremonti, fautore dell’articolo 64 (quello dei “tagli”) al centro di mol-teplici discussioni all’ordine del gior-no. L’Italia è ai primi posti nelle classifi-che europee sulla qualità dell’inse-gnamento, almeno per quanto ri-guarda la scuola primaria. La solita Gelmini non ne è tuttavia convinta e passa all’attacco. La parola d’ordine è “TAGLIARE”. Pronti al ritorno del maestro unico, quel sant’uomo che trascorrerà ven-

7 PRIMO PIANO

IL DECRETOIL DECRETOIL DECRETOIL DECRETO

novembre_2008

Page 8: Camaleo Novembre 2008

PRIMO PIANO

TUTTI IN PIAZZATUTTI IN PIAZZATUTTI IN PIAZZATUTTI IN PIAZZA

LA GELMINI E NAPOLILA GELMINI E NAPOLILA GELMINI E NAPOLILA GELMINI E NAPOLI Dallo studente al professore, dall’ordinario al ricercatore: Dallo studente al professore, dall’ordinario al ricercatore: Dallo studente al professore, dall’ordinario al ricercatore: Dallo studente al professore, dall’ordinario al ricercatore: un reportage tra le strade della protestaun reportage tra le strade della protestaun reportage tra le strade della protestaun reportage tra le strade della protesta

8

Di Giulio Viceconte E Stefano Scarpa Un muro di studenti contro l’avanzata della “Gelmini-Tremonti”. Una serie di proteste che coinvolge scuole e università napoletane para-lizza il mercoledì cittadino. Dagli studenti dei licei agli ordinari dell’università, passando tra maestre elementari e simpatizzanti, la voce del dissenso avvolge la città. Liceo Vico ore 8.00: studenti fuori dai can-celli pronti a dar vita ad un corteo spontaneo. Qualche mamma si oppone, invitando i figli ad entrare a scuola, ma la voglia di manifestare contro i provvedimenti del governo supera la paura di qualche rimprovero. Dopo poco si intravede una lavagna che esprime a chiare lettere il dissenso: “La scuola pubblica è in mezzo a una strada!”. Qualcuno promette di portarla a mano fino a piazza Plebiscito (senza però specificare se farà mai ritorno n.d.d.). È passata una mezz’oretta e gli studenti si trovano tutti a via Pessina dove bloccano il traffico. Qualche automobilista la prende con filosofia, qualcun altro inveisce contro il grup-po. Piazza Dante ore 9.15: stand di liceali ac-

Si raccolgono parecchie lamentele dei lavoratori in macchina imbottigliati nel traffico a causa del blocco stradale, operato dal corteo spontaneo del Giambattista Vico. L’atmosfera non è delle migliori. Sembra quasi uno scenario da guerriglia. In un ammasso informe di auto, motorini e stu-denti tra una docente che si lamenta del suo ritardo sul posto di lavoro, una maestra elementare che appoggia con un sorriso la protesta ma che chiede anche di poter raggiungere la sua scuola e una nonna desiderosa di correre dai nipotini, troviamo persone molto meno ragionevoli esaspe-rate da quel clima insostenibile. Assistiamo infatti all’aggressione di uno studente da parte di un uomo su di un motorino, una signora in auto che tampona gli studenti provando a rompere il cordone e un elettricista di passaggio che minaccia alcuni ragazzi impugnando un cacciavite. Il bloc-co della strada ha creato non pochi disagi. Raccogliamo ancora l’opinione del popolo intervistando un gruppo di tassisti che per quelle ore di blocco stradale non lavoreranno. Si lamen-tano dei continui disagi e al grido del corteo “noi la crisi non la paghia-mo!” rispondono con simpatia “in questo momento la crisi la stiamo pa-gando solo noi”. L’opinione dei tassisti non è molto chiara riguardo il de-creto, anche perché non sono molto informati, ma tendono ad essere favorevoli al maestro unico e contrari agli “insegnati fannulloni” Intervistiamo anche un’impiegata al comune. “le proteste dei giovani vanno sempre appoggiate – dice la signora – ma c’è il dubbio che non si sia formata una vera e propria coscienza studentesca. Anche perché al centro delle proteste non dovrebbe essere tanto il decreto, del quale vie-ne chiesta l’abrogazione, quanto la manovra finanziaria di Tremonti”.

giuvic

L’OPINIONE DEL POPOLO L’OPINIONE DEL POPOLO L’OPINIONE DEL POPOLO L’OPINIONE DEL POPOLO

TRA COMPRENSIONE ED ESASPERAZIONETRA COMPRENSIONE ED ESASPERAZIONETRA COMPRENSIONE ED ESASPERAZIONETRA COMPRENSIONE ED ESASPERAZIONE

novembre_2008

Page 9: Camaleo Novembre 2008

canto all’uscita della metropolitana, dietro di loro assemblea all’aperto. Aria amareggiata, volantini tra le mani: si raccolgono firme per salvare il Convitto Nazionale. «Il nostro liceo conta meno di 500 studenti – rivela una ragaz-za – noi frequentiamo l’indirizzo “classico euro-peo”: un mix tra classico tradizionale e linguisti-co destinato ad essere soppresso». Stesso u-more anche tra i professori. Domenico Iaquin-ta, docente di francese, ex professore del Vico, lancia una provocazione: «Napolitano, che or-mai è vecchio e potrebbe morire anche domani, per non andarsene con la coscienza sporca, si dimetta piuttosto che firmare questo decreto. Mandate e-mail al Quirinale, ragazzi, affinché il Presidente della Repubblica lasci il suo incarico per stare con la coscienza a posto». Crocevia delle manifestazioni studentesche, invece, è piazza del Gesù, sede dei licei Geno-vesi e Fonseca: entrambi occupati. La piazza è gremita di ragazzi provenienti dalle scuole di Napoli e dintorni: Dieste, Labriola, Diaz, I.T.C. Miano e altri. Qualcuno scambia la protesta per una partita di pallone ed accende i fumogeni colorati. Un ragazzo dell’Alberti annuncia la li-nea del suo liceo: occupazione parziale (didattica garantita al mattino e il pomeriggio corsi alternativi). Proseguendo per via Benedetto Croce un gruppo di bambini della scuola primaria in gita, taglia il corteo

PRIMO PIANO 9

Ci fermiamo a parlare più approfonditamente con il professor Iaquinta, palesemente preoccupato dall’imminente soppressione dell’indirizzo in cui insegna. “la nostra unica scappatoia può essere quella di far stima-re il numero di alunni comprendendo anche le elementari: in quel caso supereremmo i 500 alunni. Questo indirizzo è fantastico, dà una forma-zione completa, in Francia sono tutti così i licei. Da noi si fa il tempo prolungato fino alle 17.30 e io credo che questo tempo lungo stimoli moltissimo i ragaz-zi e li salvi dalla televisione” spiega il professore e in-sieme ai suoi dis-sensi nei confronti del decreto Gelmi-ni ci dà una chicca: “la verità è che questo edificio è agognato dal co-mune per fare de-gli uffici. Non ve-dono l’ora di man-darci via” e con una punta di ironia ci dice: “dovranno istituire manicomi per maestri unici dopo questo decreto”, riferendosi all’evidente difficoltà per un maestro di tenere a bada da solo una classe sovrappopolata.

giuvic

DECRETO GELMINI: DECRETO GELMINI: DECRETO GELMINI: DECRETO GELMINI:

IL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSOREIL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSOREIL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSOREIL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSORE

Ci avviciniamo all’ingresso del liceo classico Genovesi. Il primo ad occupa-re. Ci aprono il portoncino dei ragazzi che controllano le uscite e le entra-te. Chiediamo di farci un giretto per la scuola ma non ci viene concesso, forse più tardi. Parliamo fugacemente con i “primi occupanti” ma non ne caviamo fuori niente di che. Ci accontentiamo, quindi, di scambiare due chiacchiere con Caterina: una ragazza messa a guardia dell’ingresso. Ca-terina ci dice che l’occupazione è avvenuta senza problemi, parla addirit-tura di un tacito assenso dei professori. “La polizia non ci ha cagato pro-prio”, commenta, constatando che durate tutta l’occupazione non si sono viste volanti delle forze dell’ordine: immancabili in piazza del Gesù. “L’occupazione funziona benissimo – rassicura Caterina – Solo qualche problema con dei ragazzi esterni che volevano entra-re attirati dalla musica: un vetro rotto, un po’ di diplomazia e tutto risolto”. Facciamo pochi metri su via Benedetto Croce e raggiungiamo il liceo Fonseca. Ci fermiamo davanti al portone serrato so-pra il quale troneggia l’immancabile striscione “Fonseca occupato”. Attirano la nostra attenzione alcuni cartelli affissi al porto-

ne con gli orari dei corsi di tutte le discipline divise per anno e indirizzo. La nostra presenza incuriosisce gli “occupanti” così si apre una finestrella sul por-tone in stile carcere e parliamo con una bella ragazza dai capelli neri. La fine-strella si richiude e dopo poco esce dal portoncino un ragazzo in tenuta da “occupante”: maglietta smanicata, cappellino, kefiah e pantaloni larghi. Ci spiega molto gentilmente l’organizzazione della scuola che ci convince abba-stanza. Ci dice che ogni giorno vengono tenuti dagli studenti corsi di didattica canonica. Leggiamo infatti: “secondo anno – matematica – scomposizione pro-dotti notevoli, equazioni di primo grado e geometria euclidea” oppure “primo anno – spagnolo – alfabeto e pronuncia, i falsi amici e il verbo ser”. Insomma niente didattica alternativa. Interessante.

giuvic

GENOVESI E FONSECA: I DUE LICEI OCCUPATI GENOVESI E FONSECA: I DUE LICEI OCCUPATI GENOVESI E FONSECA: I DUE LICEI OCCUPATI GENOVESI E FONSECA: I DUE LICEI OCCUPATI

NEL CENTRO NEVRALGICO DELLA PROTESTANEL CENTRO NEVRALGICO DELLA PROTESTANEL CENTRO NEVRALGICO DELLA PROTESTANEL CENTRO NEVRALGICO DELLA PROTESTA

novembre_2008

Page 10: Camaleo Novembre 2008

per dirigersi verso la libreria Mondadori di “Spaccanapoli”. «Siamo una classe dell’istituto Ristori di Forcella – racconta una maestra – portiamo i bambini ad acquistare libri con i loro soldi per insegnare loro il valore della cultura» e aggiunge: «Purtroppo, il decreto Gelmini im-pedirà lo svolgimento di questa e di tante altre attività extracurricolari. Come farò a girare per Napoli da sola con trenta bambini?». L’istituto Ristori, difatti, rappresenta un baluardo contro la dispersione scolastica: piaga frequente nei quartieri disagiati. Numerose iniziative adottate dall’istituto, come i corsi pomeridiani e la scuola estiva saranno stroncate dai tagli della finanzia-ria. Piazza S. Domenico ore 11: anche il palazzo Saluzzo di Corigliano, sede dell’università “l’Orientale” è stato occupato. Una ragazza invi-ta gli studenti a recarsi a palazzo Giusso, altra sede dell’università anch’essa occupata, per seguire l’assemblea regionale inter ateneo. «Hanno tanto criticato il corso di lingua berbera con due studenti, sappiate che questo è l’unico in Italia ed è simbolo di eccellenza non di spre-co – lamenta uno studente – così come le cat-tedre di lingua urdu e tibetana». Una ragazza aggiunge: «Non si può quantificare l’utilità di un corso dal numero di iscritti»: tesi sostenuta anche da un professore precario di storia del pensiero scientifico che rincara la dose affer-mando: «Ad un professore ordinario spettano solo settanta ore di insegnamento, il resto è ricerca: il mercato su cui si basano le fondazio-ni non può prevalere su questo». Via Porta di Massa ore 12.00: in una facoltà di giurisprudenza deserta, Carlo Amirante, pro-fessore di diritto costituzionale si aggira tra i corridoi del “palazzo di vetro”. Benché prossimo al pensionamento non ha abbandonato i ragaz-zi nella protesta ed esprime tutto il suo disappun-to per le riforme in materia di scuola e di univer-sità. «Vorrei segnalare una proposta di riforma costituzionale passata in secondo piano – fa notare il professore – il dise-gno di legge del senatore Eufemi, che prevede la modifica del terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione, eliminan-do la parte “senza oneri a carico dello stato” dalla disposizio-ne “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione”. In questo modo lo stato sarà legittimato a conferire finanziamenti a scuole e università private». Piazza del Plebiscito ore 14.00: scuole e università tutte in piazza. Sfilano cortei di ogni tipo. Tra questi spicca la prote-sta di alcuni ragazzi in camice bianco: sono i ricercatori di scienze biologiche. «Temiamo che, con le fondazioni univer-sitarie, la ricerca di base venga accantonata in favore di studi mirati ad ottenere guadagni immediati nel settore industriale-farmaceutico.» C’è da dire, per esempio, che senza la ricerca di base sulle particelle elementari, sempre in bilico negli anni, al giorno d’oggi non avremmo potuto farci una TAC. Intanto a giurisprudenza è ancora notte fonda. Alle prote-ste contro la Gelmini si è aggiunta una lotta intestina tra i

ragazzi di sinistra e “Blocco Universitario”: un’associazione che fa capo al partito “la Destra” di Storace. Mentre a Roma piazza Navona è messa a ferro e fuoco, Napoli vive una si-tuazione insolita. «Abbiamo teso la mano agli organizzatori della protesta per abbattere barriere ideologiche e scendere insieme in piazza come accadde a Valle Giulia – ha rivelato Antonio Mollo, candidato al consiglio di facoltà per il blocco universitario – ma il nostro invito non è stato accolto».

PRIMO PIANO 10

Sarà ricordato come uno dei professori più amato dagli studenti, Carlo Amirante, docente di Diritto Costituzionale, ad un passo dalla pensione, non ha chiuso gli occhi di fronte a questa onda di decreti che stanno tra-volgendo l’università italiana. “Se il decreto Gelmini è criticato dal partito di opposizione, da intellettua-li, docenti, sindacati, famiglie … è perché gli interventi che prevedono il taglio dei fondi, la riduzione delle ore ed il taglio del personale rappre-sentano una scelta improvvida” ha affermato il professore. Indubbiamente, il cosiddetto “maestro prevalente” comporterà una ridu-zione del personale e non solo: “Prima di tutto il docente unico verrà interpretato dai bambini come un “vice-genitore” – ha aggiunto Amirante – In secondo luogo è un errore perché fin da piccoli bisogna capire che esiste una pluralità di strumenti educativi”. Ma il principale problema che emerge dalla legge 133/2008 è la possibili-tà di trasformare gli Atenei in fondazioni. Le rassicurazioni del Rettore Guido Trombetti non hanno calmato gli animi dei manifestanti. Amirante conferma le preoccupazioni degli studenti affermando: “Questa trasfor-mazione sarebbe una catastrofe. Ciò potrebbe portare ad una dipenden-za del pubblico dal privato. Questa sarà la pietra tombale della ricerca di base”. Non va dimenticato che gli investitori privati non avendo alcun ritorno economico diretto punteranno ad un guadagno in prospettiva. Questo sistema, di conseguenza, favorirà le aree maggiormente industrializzate dove sarà più facile reperire i fondi. Raffaele Perrone Capano, docente di Diritto Finanziario, prova a spiegare il perché di questi tagli: “Il decentramento fiscale, tanto caro a Tremonti, non sarà a costo zero – ha dichiarato il professore – servirebbe una vi-sione di sistema che tutt’ora manca”. “La verità è che la nostra economia ha risentito moltissimo della globaliz-zazione – ha concluso Perrone Capano – Dovremmo puntare allo svilup-po di settori che possono essere qualificati come delle punte di qualità. Non si deve dimenticare che l’Italia è un paese di manifatturiero”.

stesca

CARLO AMIRANTE CONFERMA: CARLO AMIRANTE CONFERMA: CARLO AMIRANTE CONFERMA: CARLO AMIRANTE CONFERMA:

LA RIFORMA DANNEGGERÀ LA DIDATTICALA RIFORMA DANNEGGERÀ LA DIDATTICALA RIFORMA DANNEGGERÀ LA DIDATTICALA RIFORMA DANNEGGERÀ LA DIDATTICA

novembre_2008

Page 11: Camaleo Novembre 2008

sibile puri e privi di contaminazioni. Come un cuore che dorme, gli sus-surro mentre è impegnato a cambiare marcia, la vespa raschia, il cambio non è un gran che mi dice. I quartieri spagnoli sbadigliano sotto il suono dei motori, di donne che ur-lano ai figli, di venditori ambulanti che strepitano fin dal mattino. Via Mezzocannone è quella di sem-pre, gente indaffarata che va su e giù senza alzare lo sguardo, un’affollata caffetteria e piccole cartolerie e libre-rie appese ai lati della strada. Tutti continuano la loro vita placidamente, non sembra esserci un’ombra dietro ai loro respiri. L’atmosfera è surreale, cerchiamo negli sguardi qualcosa da non incasellare nella quotidianità, ma niente, nulla, neppure il grido d’un pagliaccio. La cosa più rivoluzionaria è prendere il cappuccino al posto del caffè. Erano giunte voci, certe, e piuttosto insistenti, di una facoltà di lettere e filosofia scatenata, dinamica e con-creta, capace perfino di ottenere l’oc-cupazione. Ce ne meravigliamo, quando ci ritro-viamo come sempre a seguire le le-zioni. Inglese è d’una noia mortale, “La nausea” di Sartre sembra una barzel-

letta in confronto. Ci districhiamo con battute e risate imbarazzanti, tra con-versazioni splendide e presuntuose con qualche ragazza che è troppo più in là. Alle 10 meno 15 un boato. Un grido, un cane irato che abbaia, dieci cani, canto cani. Si, qualcosa sta succe-dendo. Si sparge la voce di un’assem-blea nel chiosco di Lettere, alle 10. Decidiamo di dirigerci là. Il Coltorti e Lo Spinelli solcano la strada con ele-ganza e passo deciso, il cielo grigio, leggermente insanguinato dal sole, sembra racchiudere tutto il centro in una bolla. I disordini (che ascoltati dall’aula universitaria sembravano tanto eclatanti) erano dovuti ad un gruppetto di manifestanti che si era fermato a San Domenico Maggiore. Sulla destra c’è l’orientale. Mi sento come Penthotal. Guardo con sguardo disorientato tutto quel cumulo di u-manità che si sforza, che sorride e vive in pose così energiche e innatu-rali. Le falci e i martelli, l’enorme stri-scione esposto, treccine e piercing che inondano la piazzetta. “Tagliato fuori, sono completamente tagliato fuori” direbbe Pazienza appoggiato ad una radiolina minuscola. Mi sento alienato, distante da una realtà che mi sembra finta, frutto di un’arcaica

Di Fabrizio Spinelli Presi la decisione di andare all’univer-sità in vespa con un amico e non a piedi come ogni mattina. Comodo, certo. Ma ciò mi avrebbe impedito di svegliarmi insieme alla città, insieme a quel sole basso, a quell’odore di cornetti e brioche che coloravano le vie del centro alle 8 meno qualcosa. Poco importa. Il Coltorti passò alle 8 e 30, galoppando il suo vespino nero classe ’81, avvolto da una sciarpa a righe e un giubbotto nero. Coma va? Bene. Ieri? Apposto. Si passa per il glorioso G.B. Vico, che cerchiamo di sbirciare curiosamente dietro le mac-chine che invadono l’asfalto come i barbari le vie di Roma: è tutto tran-quillo, non c’è nessuno fuori i cancel-li, nessuno stoico cartellone “VICO OCCUPATO” si affaccia dalle balcona-te come nelle altre scuole di Napoli.

Le strade congestionate a prima mat-tina dal frenetico movimento della vita ci spazzano via dal caos, permet-tendoci di studiare per qualche se-condo il riflesso del sole a mezz’aria che scolpisce nella luce pezzi enormi di mare e città, che cerchiamo di fis-sare, di immagazzinare nella nostra mente, per serbarli il più a lungo pos-

UNIVERSITA’ IN AGITAZIONEUNIVERSITA’ IN AGITAZIONEUNIVERSITA’ IN AGITAZIONEUNIVERSITA’ IN AGITAZIONE

Cronache diCronache diCronache diCronache di un venerdì universitarioun venerdì universitarioun venerdì universitarioun venerdì universitario

PRIMO PIANO 11 novembre_2008

Page 12: Camaleo Novembre 2008

PRIMO PIANO 12

che mi perseguita da gironi, “Lettere è occupata!”, non so cosa voglia dire, non so da dove prenda spunto. C’è un’auletta, alla quale mi sono avvici-nato, che è occupata, o roba simile, è in gestione agli studenti comunque, e lì dentro c’è assemblea permanente. Permanente nel senso che ci stanno sempre le solite persone, le stesse facce. Alle nostre spalle saltella qua è là un Luca Gallo certamente divertito, che ha sposato in pieno la causa di promotore della rivoluzione, una spe-cie di PR per buffoni. Ripercorriamo indietro il chiosco, sa-lutiamo la bellissima ragazza che mi regala la sua sciarpa (in cambio della mia) (la sniffo, mi drogo di essa, del suo odore così invadente e armonio-so), e ci rimettiamo in vespa. Sem-briamo davvero usciti da un fumetto di Paz. Rrrrrr. Il cambio raschia. “La meccanica non mi interessa”. Nel let-to aspetto ogni giorno un pezzo di te, un grammo di gioia del tuo sorriso, e non mi basta nuotare nell’aria per immaginarti, se tu sapessi che pena… L’aria intorno è più nebbia che altro. L’aria. Arriviamo a Gesù. Cerchiamo di intro-durci al Genovesi alla ricerca di un nostro amico. Il Genovesi occupato. Il

Genovesi comunista. Una manciata di tamarri ci rispondono che non si può entrare, che il nostro amico verme non c’è. Poco importa. Ci rimettiamo in vespa e rrrrrrrr. Biso-gna starci attenti al cambio. Torniamo a cantare. Senza capire ciò che si sussegue così rapidamente. Ciò che ci circonda, che ci rende estranei a tutto. Mi sento piantato in un’immobilità fredda, tagliato in due e gettato in una pièce di Ionesco, in un quadro di Dalì. Ma sono tranquillo, tanto, me l’hanno detto loro. “è solo l’inizio…” “[…]Morire per delle idee sarà il caso di dirlo è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno. E sotto ogni bandiera li vediamo su-perare il buon matusalemme nella longevità per conto mio si dicono in tutta inti-mità moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta. A chi va poi cercando verità meno fittizie

ogni tipo di setta offre moventi originali e la scelta è imbaraz-zante per le vittime novizie morire per delle idee è molto bello ma per quali. E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba vedendole venire dietro il grande stendardo pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo" moriamo per delle idee, va bè, ma di morte len-ta, va bè, ma di morte lenta […]” Fabrizio De Andrè, Mo-rire per delle idee

invenzione. Svoltiamo presto, il Col-torti, notata un’impressionante somi-glianza con Zanardi, mi dice che quel-la gente fa schifo: Ce lo cacano che fanno i bohemien, gli alternativi, i punkabbestia di ‘sta minkiascrittocon-lacappa, è molto più vera e ricca den-tro la gente povera, non mi iscriverei mai all’orientale, a studiare giappone-se o arabo, ce lo cacassero. Arrivia-mo al cortiletto di lettere. La ragazza con cui si faceva gli splendidi ci ha seguito con le amiche. Per buoni 10 minuti (dieci) mi perdo dietro a paro-le banali e alla profondità dei suoi sguardi. La sua bellezza è, ahimè, fonte di paura e distacco. Non mi rendo conto per un attimo di quello che mi circonda. Niente. Proprio nien-te. L’università è pigra e vuota, ci sono un paio di cartelloni con le foto e gli articoli di qualche giornale ri-guardo l’assemblea del 15 Ottobre, in una spuntiamo anche io e una mano del Coltorti, la scritta che segue è perlomeno inquietante: “è solo l’ini-zio…”. Siamo in buonissime mani al-lora. Quella frase si staglia con forza nell’aria e rispecchia nel deserto della facoltà la sua pochezza, la sua vanità. La rivolta studentesca è appendere un paio di cartelloni. La famosa frase

novembre_2008

Page 13: Camaleo Novembre 2008

La Crisi EconomicaLa Crisi EconomicaLa Crisi EconomicaLa Crisi Economica Per capirne di piùPer capirne di piùPer capirne di piùPer capirne di più

riuscire a pagare le rate del presti-to, mentre i mutui subprime vengo-no concessi anche a chi è molto indebitato o è disoccupato e quindi non dà alla banca la certezza di po-ter pagare le rate con regolarità. E qui comincia il gioco sporco perché le banche, quando si accorgono che un cliente di questi mutui non può pagare le rate, vendono il suo mu-tuo ad un'altra banca che dovrà quindi riscuotere il prestito, la quale banca a sua volta lo rivende a un’

altra banca che poi lo rivende ad un’ altra banca e così via. Questo carosello di scaricabarile ha portato ad una diminuzione di liquidità (disponibilità di contante) da parte delle banche, in quanto impegnan-do denaro contante per l’ erogazio-ne dei mutui e ricevendo dalla loro compravendita solo denaro virtuale con scarse probabilità di riscossione hanno finito col non avere più soldi reali e ciò ha portato molte banche al fallimento; questo ha causato un crollo della fiducia verso le banche da parte degli investitori che per paura di perdere i propri soldi han-

no cominciato a smettere di deposi-tare il proprio denaro presso le ban-che e di effettuare operazioni che comportassero un qualche rischio di perdita; contemporaneamente gli investitori hanno smesso di giocare in borsa e a vendere tutti i loro titoli azionari quasi azzerandone il valore e mettendo nei guai l’azienda e/o ditta corrispettiva a questo o a quel titolo. Questo crollo della borsa ini-ziato già da un po’ ha causato la crisi finanziaria che sta mettendo in ginocchio molti mercati e soprattut-to molti stati (fra i quali l’ Islanda che prima dell’ inizio della crisi de-teneva molti primati positivi come il grado di abitabilità, le condizioni di vita e ora è sull’ orlo della bancarot-ta) in quanto a causa del crollo del-le borse il sistema economico di molte nazioni vacilla e in alcuni casi è prossimo al crac. Proprio per evi-tare di essere trascinati verso la bancarotta molti paesi (primi fra tutti gli U.S.A.) stanno varando pia-ni economici per risanare il mercato e aiutare le banche, il cui punto car-dine è l’immissione sul mercato da parte della zecca di nuovo contante per rifornire le banche. Questo però rischia di causare una fortissima inflazione (cioè la svalutazione della moneta), in questo caso dovuta all’ eccessiva quantità di contante in circolo, la quale potrebbe portare a disagi molto gravi fra i quali un non indifferente abbassamento delle condizioni di vita. Detto ciò bisogna solo sperare che la crisi passi in fretta e che non ar-rechi danni molto gravi all’economia europea, anche se visti i recenti av-venimenti si tratta di una speranza molto vana (che però è sempre l’ ultima a morire).

Di Mattia Ostinato

In questo periodo l’attenzione dei mezzi mediatici è rivolta alla crisi finanziaria, una sorta di terremoto che sta sconvolgendo i mercati di mezzo mondo. Ma quali sono le cause di questa crisi? Le cause van-no cercate in America dove dall’ inizio del secolo le banche hanno cominciato a erogare i cosiddetti mutui subprime o second chance; ora generalmente un mutuo fun-ziona così: se A ha bisogno di soldi

per un certo tipo di operazioni co-me ad esempio comprare una casa, si rivolge ad una banca la quale gli presta la somma di cui ha bisogno e in cambio A gli offre una garanzia materiale nel caso non possa estin-guere il mutuo (cioè se ad esempio A impegna la sua casa e non può pagare le rate perde la casa a favo-re della banca) fino a che non ripa-ga del tutto il prestito. Per accende-re un mutuo però bisogna soddi-sfare certi requisiti fra i quali il non avere debiti ingenti e avere una fonte di guadagno fissa (come un lavoro) per garantire alla banca di

13 ATTUALITA’ novembre_2008

Page 14: Camaleo Novembre 2008

Di Alessandra Petagna

Martedì 4 novembre 2008 L’America cambia faccia. E con lei il mondo pure. Tutto grazie ad un solo uomo, Barack Obama, ormai universal-mente noto come il Presidente, al-meno per i prossimi quattro anni.

Nato nel 1961 in quel di Honolulu e laureatosi in legge alla prestigiosa facoltà di Harvard, il nuovo Capo di Stato ha insegnato come professore universitario e ricoperto il ruolo di senatore dell’Illinois e del distretto di Washington; scelto come rappre-sentante del partito democratico dopo aver battuto alle primarie l’ex first lady Hillary Clinton ed aver a-vuto la meglio sul repubblicano McCain, il candidato democratico ha potuto finalmente gridare “Yes, we won”. E festeggiare – perché non è mai il caso di affidarsi ciecamente a quanto affermato dai sondaggi, da sempre a suo favore - dopo aver tenuto il primo discorso da leader degli USA, con migliaia di sostenito-ri commossi raccolti a Grant Park, nel cuore di Chicago, la città in cui la famiglia Obama vive da anni.

Sono state proprio alcune questioni familiari ad impegnare il quarantasettenne hawaiano nelle prime ore subito dopo il trionfo: gli tocca infatti mantenere la promessa fatta alla figlia di regalarle un cagnolino, “Possibilmente preso da un canile…ma lì ne troveremo solo di razza bastarda, co-me me” – queste le sue parole a riguardo in confe-renza stampa, che si ag-giungono alle tante affer-mazioni sarcastiche invo-lontarie sull’ “abbronzatura” dell’attuale presidente elet-to subito successive la vit-toria – ed accompagnare la moglie alla ricerca di una

espressione dell’esigenza del popolo statunitense di rinnovamento dopo la recente crisi, sono state una ga-ranzia di successo, per quella che s’è rivelata un’elezione il cui esito era a molti già chiaro sin dalle pri-me ore delle votazioni.

La preannunciata riuscita di Obama ha generato quello che può senza dubbio essere considerato un feno-meno di costume: la Barack-mania imperversa ovunque, dai titoli dei quotidiani alle rivelazioni dei capi di governo di tutta Europa e non solo, dalle vetrine dei negozi che urlano alla tendenza – innegabile l’anticon-formismo del neo presidente in quanto al look: stile tutt’altro che “ingessato”, cravatte colorate e ma-ni in tasca la sua formula – e dai blog che ammiccano da internet.

Tanta è la fiducia nell’ ”homo no-vus” di Honolulu, ancor di più le aspettative sul suo operato.

Indiscutibile l’esistenza di problema-tiche urgenti da affrontare.

Non si può fare altro che congratu-larsi con Obama.

E, per quanto riguarda tutto il re-sto, l’unica risposta che ci si può attualmente dare è un diplomatico “Who knows?”.

scuola per le bambine ed a visitare la loro nuova casa.

Infatti, anche se il neo eletto s’inse-dierà nella Casa Bianca solo nel gennaio prossimo, sin dai primi i-stanti ha manifestato la volontà di collaborare con il governo uscente, nonostante le posizioni divergenti su argomenti centrali ed importanti come la guerra in Iraq ed il nuclea-re. Occasione prima per discutere di questa “alleanza”, basata sul rispet-to democratico che Obama ha dell’i-stituzione presidenziale, è stato l’in-contro formale con Bush in quella residenza che è ancora sua: i mass media hanno già parlato di un meeting tra gli evidenti errori del passato e la speranza riposta nel-l’immediato – e ci si augura prospe-ro – futuro, come è stato anche messo in risalto da una fotografia “di famiglia”, di quelle da appende-re sopra il caminetto per celebrare i bei tempi che furono, che ritrae i due politici: la storia ed il presente, il passato non sempre limpido ed un domani pieno di attese.

L’afro-americano che guiderà le re-dini della prima potenza mondiale ha conquistato e convinto tutti: l’in-teresse per il ceto medio, le grandi doti comunicative che riportano all’-epoca di Kennedy e – perché no – il colore della sua pelle, ulteriore

YES, WE WONYES, WE WONYES, WE WONYES, WE WON Il “ciclone Obama” incanta il mondoIl “ciclone Obama” incanta il mondoIl “ciclone Obama” incanta il mondoIl “ciclone Obama” incanta il mondo

14 ATTUALITA’ novembre_2008

Page 15: Camaleo Novembre 2008

L’IMMIGRATO: IL CAPRO ESPIATORIO

DI UN PAESE DEBOLE Tolleranza zero, ronde e rimpatri. Ecco come il

governo ci difende dalla nuova “minaccia”

Di Giulio Viceconte La campagna elettorale del quarto Governo Berlusconi si è aperta su un tema scottante: l’immigrazione, additata dal Cavaliere come il primo dei nostri problemi. Ma siamo sicuri che quello dell’immigrazione sia davvero un tema così scottante, o “qualcuno” ha pensato bene di farlo giungere alla ri-balta delle cronache per qualche tornaconto personale? Chissà come mai il “problema immigrazione”, prima della campagna elettorale del PDL, non era così incontenibile. Chissà perché i telegior-nali, prima dell’insediamento del nuovo governo, non usavano espres-sioni come “Un rumeno” o “Uno zingaro” per raccontare nei minimi det-tagli anche lo scippo ad una vecchietta commesso da un extracomunita-rio. Ma per il governo e per la Lega Nord (alla quale associamo inevitabil-mente le dichiarazioni dei suoi esponenti come Borghezio, che disinfe-stava i treni dai neri, o Gentilini, che intimava ai musulmani di “andare a pisciare nelle loro moschee”) il problema clandestini è talmente grave da dover ricorre a leggi ad hoc. Ed eccoci arrivati al “Pacchetto sicurez-za”. Per farla breve: sindaci-sceriffo, espulsioni immediate, polizia e militari ovunque in un clima di terrore, razzismo e populismo unico. Ma guai a chi parla di istigazione all’odio razziale. Guai a chi accusa il governo di voler fomentare un clima xenofobo, emanando decreti e pacchetti di facciata per non risolvere volutamente il problema. D'al-tronde dire che “La carne negra puzza anche se lavata”(ipse dix: Ber-nardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa, 13 sett.2008) non è razzi-smo. Non è razzista neanche aizzare il popolo contro il nuovo “criminale per eccellenza”: il clandestino. Uno straniero che rapisce i bambini, che svaligia le case, che ruba il lavoro ai poveri ragazzi italiani che non ne hanno. Già li vedo, infatti, questi poveri ragazzi italiani che aspirano nella loro vita a fare gli operai in nero, i fruttivendoli e i panettieri, de-fraudati della possibilità di compiere lavori per loro così gratificanti. Forse i signori onorevoli del PDL hanno dimenticato il nostro passato di emigranti. Hanno dimenticato che nel dopoguerra noi italiani siamo arrivati nelle Americhe esportando mafia e micro criminalità. Non sanno forse che a Buenos Aires, la città con più italiani nel mondo oggi, i co-siddetti “lumbard”, ai quali Boss dice di appartenere, venivano incarce-rati così spesso che crearono, per comunicare nei penitenziari, un dia-letto che ancora oggi si parla nella capitale: il “lunfardo”. Ma perché tanta importanza ad un problema che tanti altri paesi del mediterraneo affrontano serenamente? Come la Spagna, che con la formula “Papeles para todos y todas. Ningún ser humano es ilegal (documenti per tutti. Nessun essere umano è illegale)” riconosce e for-nisce un documento ad ogni extracomunitario. Fornendo quindi diritti e doveri uguali a quelli dei cittadini spagnoli, controlla definitivamente gli immigrati sul territorio. La realtà è che il governo ha cavalcato l’onda della paura, inculcata alla gente dai mezzi di informazione, per riscuotere un sano, demago-gico successo elettorale e per ottenere anche qualche privilegio. Nel famigerato “pacchetto sicurezza”, infatti, Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, provò ad inserire una clausoletta tra le tante altre, che avrebbe rinviato dopo l’estate il processo per corruzione “Mills” che vede imputato il Premier. Con un altro “codicillo”, invece, avrebbe pro-rogato la presenza abusiva di “Rete 4” sulle reti regolarmente acquista-te da “Europa 7”, defraudata della possibilità di trasmettere su frequen-ze sue di diritto, a scapito, come al solito, della pluralità d’informazione.

15 novembre_2008

Page 16: Camaleo Novembre 2008

qualcuno che ha a cuore il futuro dei bambini stranieri, ma qualcuno cui preme ghettizzare i suddetti stranieri, reprimerli, aggiogarli, qualcuno gravemente malato di xe-nofobia, o probabilmente malato di “male” e basta. Non vogliono accogliere gli stra-nieri? È un loro problema, ma nes-suno di loro pensa che se cinquant’-anni fa questo discorso l’avessero fatto gli Americani, noi a quest’ora saremmo una massa di morti di fa-me, o perlomeno, non pensano cosa noi avremmo pensato di loro, e quanto inumani li avremmo rite-nuti? Ragazzi concludo chiedendovi generosità , apertura all’altro, acco-glienza, vi chiedo di non vedere nel diverso per forza un motivo di peri-colo, non possiamo essere tanto stupidi da generalizzare sulle perso-ne. Armiamoci di buona volontà, profondo amore, e ripudio per le idee razziste sia della Lega sia di chiunque altro solo cosi forse riusci-remo a vivere sereni probabilmente.

indetto a Colonia, dal 19 al 21 set-tembre 2008 contro la costruzione di una moschea. Altri esempi di in-tolleranza razziale li possiamo tro-vare a Caravaggio,cittadina in pro-vincia di Bergamo, roccaforte della Lega, che, grazie alle sue leggi anti-straniero, è diventata invivibile per il 16% dei suoi abitanti. Ne cito una giusto per darvi un’idea: i matrimo-ni fra immigrati clandestini e italiani non sono permessi. Vado avanti e volendo fare una cernita tra i tanti episodi a cui attingere, come non citare lui, Mario Borghezio, uomo politico militante nella lega: nel1991 trattiene per un braccio un vendi-tore ambulante marocchino di 12 anni per consegnarlo ai carabinie-ri,in seguito ha pagato una multa di 750.000 lire per violenza privata su minore. Nel luglio 2005 è stato condan-nato a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa di 3.040 euro, perché respon-sabile dell'incendio, aggravato da finalità di discriminazione, appiccato ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino nel luglio 2000, e gli episodi continuano fino ad og-gi. Insomma non vi ho raccontato tutte queste belle cose per annoiar-vi, ma per farvi capire che chi ci propone classi differenziate non è

Di Lorena Gallotti Panico per “la riforma Gelmini”, se ne parla, la si critica,si protesta. Ma non vorremo mica attribuire a lei tutti i mali? Neanche la Lega Nord scherza con le “proposte inde-centi” in ambito scolastico. Recentemente ha infatti propo-sto classi diversificate per bambini italiani e quelli stranieri. Lo scopo? Loro sostengono che in questo mo-do i bambini arrivati da poco in Ita-lia, laddove non dovessero superare il test d’ingresso per la scuola “normale”, potranno usufruire di un’istruzione fatta su misura per loro, così da poter essere introdotti al meglio sia nella lingua che nella mentalità italiana, e in questo mo-do, soprattutto, non rallentare il normale svolgimento delle lezioni per gli altri alunni. Visto cosi sembrerebbe tutto molto bello, molto generoso e soli-dale, a patto però che questa pro-posta non sia stata avanzata pro-prio da quella Lega che contro gli stranieri ne ha fatte di cotte e cru-de. Giorgio Bettio, esponente della Lega a Treviso, in un’assemblea comunale propose di «Usare gli stessi metodi delle SS: punire dieci immigrati per ogni torto commesso a un italiano» inoltre, come sappia-mo, la Lega Nord ha aderito al “Congresso contro l’islamizzazione”

Classi differenziate per Classi differenziate per Classi differenziate per Classi differenziate per bambini immigrati bambini immigrati bambini immigrati bambini immigrati

16 novembre_2008

Page 17: Camaleo Novembre 2008

Di Mattia Ostinato Il mese scorso il Ministero della di-fesa della Romania, in seguito ad alcuni attriti avuti con il nostro go-verno a causa dello spietato bom-bardamento mediatico contro l’ im-migrazione clandestina in Italia, che ha coinvolto soprattutto gli immi-grati rumeni, ha lanciato una cam-pagna dal nome “Romania piacere di conoscerti” il cui scopo è quello di presentare agli italiani la cultura rumena, onde evitare discriminazio-ni. Questa Iniziativa,appoggiata tra l’ altro dal nostro governo che però era stato il primo ad effettuare di-scriminazioni verso gli immigrati, si avvale soprattutto di supporti multi-mediali e consiste in alcuni spot e in un documentario, visualizzabili sul sito della campagna (www.romaniapiacerediconoscerti.it). Il documentario è un reportage sulla vita di alcuni immigrati di na-zionalità rumena, che vengono ri-presi sul posto di lavoro e intervi-stati riguardo la loro storia di immi-

grazione: quando sono arrivati in Italia, come hanno trovato lavoro e come sono i loro rapporti con gli italiani. Questo significativo reportage tenta di dissipare le idee xenofobe di certa gente che vede l’immigra-zione come presenza ingombrante che li priva dei propri diritti e risor-se, senza pensare che dietro ogni persona c’è un’identità culturale che è bene conoscere per ampliare i propri orizzonti. Non bisogna evita-re chi è diverso da noi ed è proprio questo che vuole dire questa campa-gna di sensibilizza-zione, che, benché si rivolga nello specifi-co ai soli rumeni, si può allargare a tutte le persone che per fame, mancanza di lavoro, situazioni politiche ostili o per altri motivi emigra in altri paesi.

Molte delle persone che discrimi-nano gli immigrati forse dimentica-no che noi prima di tutti siamo stati un paese di emigranti e che quasi ogni italiano ha o ha avuto in fami-glia almeno una persona che è an-data a cercare la fortuna in altri pa-esi come ora altre persone la cerca-no in Italia. il documentario, infatti, finisce con queste parole:”Cosa vo-gliono veramente? Lavorare, poter avere una casa, una famiglia. Ma non sono le cose che vogliamo tut-ti?”

17

Governo e discriminazione: Governo e discriminazione: Governo e discriminazione: Governo e discriminazione: come salvarsi la facciacome salvarsi la facciacome salvarsi la facciacome salvarsi la faccia

novembre_2008

Page 18: Camaleo Novembre 2008

18

Abbiamo intervistato Marina Mo-sca,l’autrice di una delle tre tesi vincitri-ci della XXII edizione del premio lette-rario “Procida,Isola di Arturo- Elsa Mo-rante”,riconoscimento divenuto negli anni uno dei più ambiti e dei più seguiti dalla stampa nazionale,nella sezione “all’Isola”. Nella sua tesi “Tra storia e memoria: l’emigrazione procidana tra Ottocento e Novecento” Marina Mosca, con uno studio unico nel suo genere, ha trattato l’emigrazione procidana ver-so l’America e l’Algeria. Ecco cosa ci ha raccontato. Marina,come mai hai scelto questo argomento? Cosa ti lega all’isola? Io sono di origini procidane, nella mia famiglia, tranne me e mia madre, sono tutti originari di Procida. Ho un legame

raccontate dai figli e dalle mogli degli emigranti. Oltre alle cartoline, alle fotografie e alle testimonianze indirette, co-me hai ricavato i dati riguardo a questi flussi? Benché l’emigrazione sia stato un feno-meno che ha interessato per ben due secoli moltissimi procidani, purtroppo non c’è alcuna statistica. La maggior parte emigrava clandestinamente. Gli unici dati che ho ottenuto, li ho ricavati personalmente dal sito di Ellis Island, dove sono stati registrati i procidani fermatisi lì tra l’800 e il ‘900. Perché,secondo te, l’emigrazione procidana si è concentrata proprio sull’America e sull’Algeria? I procidani sono sempre emigrati in tutto il mondo, tuttavia l’America e l’Al-geria sono state mete predilette per cercar fortuna. L’Algeria è stata meta dei corallari, i pescatori di corallo, la cui lavorazione era affidata agli artigiani di Torre del Greco e Torre Annunziata i quali, in seguito alla prima crisi econo-mica di metà ‘800 ed all’abbassamento del prezzo del corallo si spostarono lungo le coste algerine, ricche di questa materia. L’America invece era una meta facilmente raggiungibile,in quanto pun-to di arrivo delle rotte mercantili. In che anni e in che modo si è av-viata questa emigrazione? Il fenomeno è cominciato a partire da metà ‘800, quando i procidani, soprat-tutto pescatori e marinai, imbarcati sulle navi come lavoratori, non doven-do pagare i costosi biglietti per il viag-gio, una volta arrivati a destinazione scendevano clandestinamente dalle navi e non vi risalivano più. Allo stesso modo, gli emigranti che si dirigevano verso l’Algeria erano pescatori che rag-giungevano con le loro barche il luogo. I procidani furono quindi avvantaggiati rispetto agli altri emigranti italiani, che per anni continuavano a pagare i debiti contratti per il viaggio, come accade, per esempio per gli Sri Lankesi immi-grati in Italia, costretti a pagare il debi-

affettivo con quest’isola dove vado fin da piccola. L’idea della tesi, mi è venuta da una fotografia del mio bisnonno che lo ritra-eva con il gruppo di amici con cui emi-grò in America. Volendo scoprire qual-cosa di più sulle persone partite con lui, ho pubblicato la foto sul giornale di Procida, chiedendo di essere contattata da chiunque riconoscesse qualcuno degli uomini dell’immagine. Purtroppo nessuno mi ha risposto. ma non per questo ho perso l’entusiasmo. Così mi sono interessata all’argomento ed ho poi sviluppato un lavoro su di esso. Di cosa parla la tua tesi? Come l’-hai strutturata? Nell’introduzione sono partita dalla sto-ria dell’isola fin dai tempi delle colonie greche e nel primo capitolo ho parlato

in generale dell’emigrazio-ne italiana nei primi del No-vecento; in seguito ho sviluppato un capitolo sull’e-migrazione dei procidani in America, a Brooklyn e un altro sull’emi-grazione in Algeria, a Mers El Kebir, p o r t i c c i o l o dove si ripren-dono le abitu-dini e gli stili di vita della Coricella, pic-colo porto di Procida. Ho quindi conclu-so la tesi con un capitolo in cui ho raccolto cartoline, foto-grafie, storie

Procidani tra America e Procidani tra America e Procidani tra America e Procidani tra America e

Algeria: un’emigrazione Algeria: un’emigrazione Algeria: un’emigrazione Algeria: un’emigrazione

particolareparticolareparticolareparticolare

novembre_2008

Page 19: Camaleo Novembre 2008

to contratto per il viaggio in aereo per molto anni. Anche in questo caso il flusso si è avviato tramite un passaparola? Si, indubbiamente. Come in tutti i flussi migratori, la diffusio-ne di un determinato filone e la scelta del-la meta sono date da un grande passapa-rola, basato su rac-conti di cose meravi-gliose, di grande be-nessere e felicità, che attraverso reti familiari e lavorative, riesce a mobilitare interi paesi. Le migrazioni era-no volte all’inse-diamento o erano basate sulla spe-ranza di un ritor-no? E che rapporto c’era tra gli emigranti e il paese d’origine? Lo spostamento, dato da necessità eco-nomiche e dal desiderio di fare fortuna, non implicava sempre l’insediamento; le esperienze erano abbastanza varie-gate. Inizialmente erano solo gli uomi-ni, di solito tra i diciotto e i trentacin-que anni, che andavano via per quattro o cinque anni, a seconda di come an-davano le cose, per poi tornare a Proci-da. Successivamente cominciarono a spostarsi interi nuclei familiari, ma vi furono anche individui che condussero tutta la vita tra Procida e l’America, vivendo in una doppia realtà. Quali differenze ci sono tra i due filoni che hai analizzato? I due filoni sono molto diversi tra loro, soprattutto per quanto riguarda l’inseri-mento nella società del luogo. Infatti mentre in Algeria,in una società simile alla loro, i procidani continuarono i me-stieri che facevano sull’isola, creando una comunità procidana accanto a quella algerina, al contrario in America, a Brooklyn, dovettero adeguarsi ad un tessuto sociale diverso e in via di affer-mazione, in cui furono costretti a cam-biare lavoro, diventando, ad esempio, da pescatori operai nei cantieri. Ovvia-mente la condizione lavorativa influiva sullo stato d’animo dell’emigrante, che era segnato, in questo caso, da una condizione di depressione, di insicurez-

19

al ’32, gli anni difficili della “grande de-pressione”, in una casa con un gruppo di amici procidani, tutti uomini, ovvia-mente,che lui ripagava dell’ospitalità occupandosi costantemente della puli-zia e dell’ordine dell’abitazione,oltre a svolgere un lavoro presso il porto. Arri-vato in America il giorno di Ferragosto, per non scendere con le valigie ed es-sere, quindi, riconosciuto come diserto-re, indossò tutti i vestiti che aveva con sé e poi, così conciato, con un indirizzo in mano, chiese indicazioni ad un poli-ziotto, anche lui italiano, che ricono-sciuto l’accento, si offrì di accompa-gnarlo fino a casa. Ciò che più colpisce delle esperienze di queste persone sono la solidarietà che le unisce e la tenerezza delle lettere e delle fotografie, inviate per rassicurare i cari, insistendo sul benessere e sulla disponibilità di lavoro. Marina, concludiamo qui la nostra intervista: grazie mille per le inte-ressanti informazioni che ci hai fornito e…in bocca al lupo per il futuro! Grazie anche a voi,crepi!!

za, da una visione malinconica della sua stessa esistenza e dal sogno della patria perduta. Che rapporto hanno la terza e la quarta generazione degli emigran-ti con le loro radici? Mentre la maggior parte dei discenden-ti degli emigrati in America si stanziò lì, quando l’Algeria, colonia francese, nel 1962 divenne indipendente, avendo assunto la cittadinanza francese, la terza generazione di emigrati procidani dovette stabilirsi in Francia,in una real-tà assolutamente sconosciuta, in quan-to pur parlando francese, non avevano nessun legame con quella cultura; in Algeria, avevano mantenuto le propria abitudini e la propria tradizione religio-sa, tant’è vero che ogni anno a Mers El Kebir si teneva la processione di S. Mi-chele, patrono di Procida. Da alcuni anni, stanno nascendo asso-ciazioni di figli di procidani che vogliono riscoprire le proprie origini e organizza-no visite guidate e incursioni a Procida per conoscere i luoghi, a loro del tutto sconosciuti, dei loro nonni o addirittura dei loro bisnonni. Dicevi prima,di aver raccolto una serie di testimonianze e di storie: ce n’è qualcuna che ti ha partico-larmente colpita? Sono molto legata all’esperienza del mio bisnonno, Raffaele Castaldo, che visse in America per cinque anni dal ’27

novembre_2008

Page 20: Camaleo Novembre 2008

20

Il volto dello straniero Il volto dello straniero Il volto dello straniero Il volto dello straniero

Di Emanuele Ariprete

Girava per i paesi una voce remo-ta, accompagnata da lievi variazio-ni. C’era sempre qualcuno che vi iniettava un particolare in più di sua creazione, seppur la voce rimanesse essenzialmente sempre la stessa: Come? E viene da solo? I vecchi attendevano un risplendere negli occhi dei loro figli, solo per aggiun-gere particolari dei quali nemmeno loro erano sicuri, poiché la voce era prima partita da Est, poi si era ac-cartocciata contro i monti di Renti-nuun, a Nord, sino a rimbalzare lun-go i borghi antichi, e qui si era ela-borata sotto forme diverse. Ad ogni via la bardatura dello Straniero as-sumeva un colore diverso, e tutti stavano a discutere sulla forma del suo mantello, simile più ad un paio di ali nere, di quelle che nemmeno i diavolacci di sotto dovevano avere; tolto questo, la notizia nuda e cruda era che lui stava arrivando dopo essere scomparso per molti anni. I vecchi ne avevano sentito parlare dai loro padri, i quali a loro volta ne avevano sentito qualcosa dai loro nonni, e così via sino all’aurora del-le ombre. In tutto ciò, la forma del-lo Straniero non la sapeva nessuno, né tanto meno coloro che lo aveva-no visto sembravano poter ricordar-la, ma per non perdere credibilità dinanzi agli interlocutori le attribui-vano cose di punto in bianco: chi diceva che somigliasse ad un ser-pente, chi ad un angelo, a un me-nestrello impazzito, uno stregone, un assassino. Quando arrivò l’au-tunno, durante un giorno piovoso ci fu un annuncio impazzito che schiz-zò per tutte le valli delle Contee Brune: lo Straniero era stato visto procedere per gli orti di un certo Ottregaglia, dopo di che, sia di lui,

che dello stesso Ottregaglia non si era saputo più nulla. Divorati dall’U-nica Tenebra! Ecco perciò un’altra voce che in breve accompagnò il lento e oscuro procedere dello Stra-niero: divorava le persone, se ne nutriva e non ne lasciava più nien-te. Ogni tanto qualcuno spariva, e allora puntualmente la colpa ricade-va su di lui. Un uomo, stanco della moglie casa e chiesa, fuggiva con l’amante e si rifaceva una vita a O-vest, nelle Grandi Città, senza la-sciar detto alcunché agli altri? Era stato lo Straniero, senza dubbio! Lo aveva colto sulla via del ritorno, all’imbrunire, e se l’era ingoiato in un sol boccone. Sebbene la verità fosse tutta un’altra, tanto di guada-gnato per quell’uomo! Di lì in poi sarebbe stato ricordato come un ottimo padre di famiglia, e la moglie si sarebbe recata ancor più spesso in chiesa per onorarne la memoria.

Dopo la sparizione del buon Ot-tregaglia (per la quale si iniziò a sospettare del contadino suo confi-nante, ben più probabile artefice del tutto), non si seppe più nulla dello Straniero per un paio di mesi. A seguire, un’ulteriore voce si diffu-se ovunque: Egli era in cerca di qualcosa, probabilmente d’un disce-polo. I vecchi allora impallidirono sul serio: anche quel particolare accompagnava le storie di cui erano a conoscenza, ma non avevano mai avuto modo di riscontrarne la veri-dicità durante le loro esistenze. Tra-scorso un numero interminabile di anni, lo Straniero intraprendeva una vera e propria ricerca che lo condu-ceva in tutti i paesi, uno ad uno se li faceva tutti, vi soggiornava per una notte o due, nel caso qualcuno intendesse sfidarlo, e se ciò non avveniva, andava via silenzioso, avvolto da quell’aria mesta che lo accompagnava come una fedele

compagna. Ignorando in cosa con-sistesse questa misteriosa sfida, la maggior parte dei vecchi non esita-va affatto a ipotizzare che l’even-tuale sconfitta consistesse in una morte sicura e terribile.

Sul finire dell’inverno, dalle nevi di Echelor si seppe che lo Straniero era giunto in una locanda e qui a-veva pernottato per poco tempo. Tutti erano troppo terrorizzati per agire, provare a cacciarlo, o addirit-tura tentare di ucciderlo; inoltre, un uomo del paese era impazzito di-cendo di sentire delle voci nella sua testa che lo incitavano a raccogliere una sfida di cui non sapeva nulla. Quello stesso uomo, quando lo Straniero fu andato via, scomparve con lui, per poi essere ritrovato coi polsi aperti nascosto in un riposti-glio. Ovviamente ciò andò ad ali-mentare la sanguinosa fama dello Straniero, ma a questo punto era chiaro che, qualunque cosa fosse, egli la cercava – o sarebbe stato più giusto dire attendeva?

Ben presto, e con incredibile rapi-dità, la sua ombra fu vista arrivare e recarsi in tanti luoghi diversi.

Sperduto a Sud, esisteva un pae-sucolo di pietre e pastori, noto co-me Poeteja. I vecchi del posto ave-vano timore che giungesse finanche da loro, ma non potevano far nulla per impedirlo, e perciò consigliaro-no di organizzare una massiccia di-fesa nel caso si fosse presentato, e di decapitarlo, così da guadagnarne in onore e innalzare la fama di Poe-teja al di sopra delle Grandi Città. L’idea fu in parte appoggiata, ma avevano tutti troppa paura per pro-vare davvero a uccidere lo Stranie-ro. Ecco spiegato per quale motivo, quando Egli si presentò all’unica taverna di Poeteja, nessuno alzò un solo dito e cercò di attuare quanto suggerito dai vecchi; rimasero piut-

Alla mia splendida Federica

novembre_2008

Page 21: Camaleo Novembre 2008

21

tosto a osservarlo, ciascuno barrica-to per bene a casa sua, da lontano, mentre il visitatore scendeva dalla propria bardatura, un semplice mu-lo da campagna (al che in molti si chiesero come avesse fatto a giun-gere sin lassù, sulla cima della montagna dove sonnecchiava il bor-go). Era sera e una leggera pioggia discendeva sui tetti delle abitazioni. Lo Straniero non si guardò attorno. Appoggiandosi ad un lungo basto-ne, entrò nella locanda e non uscì più.

Un po’ più isolata dalle altre case c’era quella del giovane Samuel, che in quel momento era a cullarsi tra i respiri della sua compagna. Samuel aveva vent’anni e aiutava il fabbro del paese; lo vedevano tutti così com’era, un ragazzo alto, coi capelli lunghi e la barba lievemente trascurata. Tutti ignoravano la sua innata dote di mettere in riga le pa-role. Ci riusciva come nessun altro, lui le seduceva e diceva loro quel che dovevano fare, quale ordine assumere, limava qua, colpiva là, batteva il martello del suo senti-mento su quell’unico incudine di carta. Solo la sua dolce compagna era a conoscenza di questa capacità di Samuel, ed era proprio quel che più l’aveva indotta ad innamorarsi di lui.

La sera in cui giunse lo Straniero, un dolore improvviso lacerò le tem-pie di Samuel, a cui diedero la sen-sazione di sfaldarsi a metà. Emise un gemito e si piegò su stesso, mentre una voce profonda, tran-quilla, s’insinuava tra i suoi pensieri.

Chi sei Sai chi sono E tu sai cosa sarai fra un anno, fra un’eternità? Sarò me stesso Cioè Nulla, e niente di più Cosa vuoi Risorgere dentro di te Purché tu ne sia degno Io non posso Raccogli la sfida Di cosa stai parlando lasciami va’ via Se io an-drò, ti perderai dentro te stesso

La sua compagna, spaventata, cercò di soccorrere Samuel, che sembrò essere altrove, le orbite di-venute bianche come neve, o come la spuma di mare, e i denti che af-fondavano nelle labbra, e il sangue

che scuriva la barba bionda. Tra-scorse qualche istante, poi il ragaz-zo tornò se stesso e scoppiò a pian-gere in modo convulso, aggrappan-dosi alla sua donna. Quando si fu calmato, tacque e le domande di lei non servirono a strappar nulla su quanto fosse ac-caduto. Disse soltanto: « Sarai linfa per le mie creature. Annegherai nel tessuto dei miei occhi, e lì vivrai con me. »

Il mattino dopo Samuel si recò nella piazza di pietra, sotto gli an-geli scolpiti. C’era lo Straniero ad attenderlo, avvolto nel manto nero, in modo che del suo volto non si vedesse nulla. I due si studiarono a vicenda alcuni istanti, restando fer-mi come rocce nel vento. Ma era come se sapessero già esattamente quel che dovevano fare. Lo Stranie-ro si abbassò il cappuccio del man-to, mostrando un volto anziano, entro cui si raccoglievano i fiumi di tutte le ere e di tutti i tempi, gli oc-chi come gemme silenziose, e iniziò a muover le labbra nell’atto di par-lare, senza che però non uscisse fuori alcun suono se non l’aria; lo stesso fece Samuel. Sembravano sputarsi l’un contro l’altro parole fatte di nebbia, o suoni così antichi, così distanti che gli altri di Poeteja, nascosti agli angoli della piazza a spiare l’incontro, non erano in gra-do di ascoltare. Lo Straniero sem-brò fare un sorriso, poi il suo manto si svuotò. Samuel restò immobile a fissare il drappo nero che si rag-grinziva, adagiandosi sulla pietra, come un fiore reciso. Allora gli altri del paese, del tutto sconvolti, guar-darono nel volto del ragazzo e non videro più lui, ma anche lui, assie-me al volto consumato di prima, e ad altri volti, di coloro che furono e coloro che saranno, similmente ad uno specchio in pezzi che riflette centinaia d’occhi, e bocche, sebbe-ne il volto fosse uno, e gli occhi due, assieme alla bocca, ch’era pu-re lei una sola. Samuel raccolse il manto e lo indossò; poi si recò nella locanda, dove recuperò un libro scuro nascosto in un panno, assie-

me a quel vecchio bastone visto la sera prima. Nel frattempo la gente di Poeteja si era raggruppata fuori, dopo aver assistito a quella scena priva di significato, e aveva recupe-rato un minimo di coraggio da im-piegare per far qualcosa. Raggiun-sero la locanda e intimarono allo Straniero di uscir fuori, avendo po-co prima convenuto che a sparire non fosse stato Lui stesso, ma il povero Samuel, finito chissà dove negli stomaci dell’Ombra. Lo Stra-niero, quando si presentò, fu accol-to da sputi, sassi, e minacce; silen-zioso, senza rispondere a nessuno, recuperò il mulo. Poi andò via curvo su se stesso, giacché di fatto nessu-no dei paesani ebbe il coraggio di andar oltre e agire in prima perso-na. Di lui non si seppe più nulla per molti anni.

Alcuni giorni dopo, alquanto im-provvisamente, all’interno delle Bi-blioteche di Ossian venne ritrovato un tomo scuro, e non era la prima volta che se ne trovavano, e ognu-no recava in sé opere stupende e perfette, date da intrecci di parole, lettere, e versi liquidi, come vivi.

Ma di questo parlerà qualcun al-tro…

novembre_2008

Page 22: Camaleo Novembre 2008

22

Esemplare ben riuscito del jazz di stampo multietnico, il quartetto di virtuosi sa unire ad arte l'intensità e il carattere della musica ar-gentina con la raffinata tradizione giapponese. L' inaspettato incontro dei quattro "pionieri" avviene in territorio neutro, a Parigi. Lì il contrabbassista Carlos "El Tero" Bushini e il suo connazionale Gerardo Di Giusto, pianista e compositore, incontrano la straordinaria violinista Aska Kaneko,autentica star del jazz del suo paese, e il caleidoscopico percussionista Tomohiro Yahiro, in un meeting che ben presto sarebbe andato ad esplorare i confini del jazz sperimentale di stampo virtuosistico. E così in poco tempo viene realizzato il loro primo lavoro. L'omonimo disco sa mescolare sapientemente la sonorità latine a melodie complesse e ricercate che sanno d'oriente. Ma, sebbene il lavoro fosse brillante e ben curato, rischiava di essere un biglietto da visita sbagliato per il gruppo e scadere nel solita vetri-na di prodezze stumentali. E quì subentra Udin, il secondo disco. Lavoro total-mente diverso, che segna un intensa maturazione del gruppo e il raggiungimento di equilibrio timbrico-armonico. Vale molto più di un semplice ascolto! Con-versazioni mirabili e interplay commovente sono il il frutto della libertà d'espressione di ogni singolo ele-mento, che dimostra cosa sia conoscere il proprio stu-mento. La manifestazione pratica di un progetto a ca-vallo tra il world e il jazz più classico che ci dimostra che quando si tratta di arte non esistono lingue.

GAIA QUATRO: GAIA QUATRO: GAIA QUATRO: GAIA QUATRO:

i suoni della terrai suoni della terrai suoni della terrai suoni della terra

L'ensamble è capitanato dal polifunzionale clarinettista belga Peter Vermeersh, che ricopre anche il ruolo di direttore e di pro-duttore. Forte di esperienze in ambito classico e rinomato per i suoi lavori indirizzati e teatro e cinema, il compositore decide con questa formazione di sfidare la figura tradizionale della big band (nel caso della FES si parla di 14 elementi, tra cui mensio-niamo il tastierista Vandenberghe e tre ex membi dei Think Of One) e di farla uscire dai parametri dentro cui era sempre rimasta confinata. Potrebbe sambrare un im-presa ardua e presuntuosa quella dell' orchestra nor-deuropea, ma l'obbiettivo non è poi così lontano e irrangiuggibile come sem-

bra. Il mix di influenze dei musicisti conferisce ai brani sapori e colori molto vari. Ne è un esempio lampante il loro album Psychoscout, una sorta di ritratto dei profili dei 14 sperimentatori che combattono l'uno contro l'altro per guadagnarsi uno spazio solistico, tra nevrotici spasmi di suono e funamboliche prodezze strumentali, oscillando tra l'im-magine di una big band e uno scontro armato a colpi di note.

FLAT EARTH SOCIETY:FLAT EARTH SOCIETY:FLAT EARTH SOCIETY:FLAT EARTH SOCIETY:

davvero sta suonando una big band? davvero sta suonando una big band? davvero sta suonando una big band? davvero sta suonando una big band?

A cura di Renato Grieco

novembre_2008

Page 23: Camaleo Novembre 2008

stero, cioè in trasferta, a por-tare in giro per il mondo un’i-dea vincente. Che è l’idea di Dio”. Silvio Berlusconi , Pdl (Città del Vaticano 1988). Del-la serie:“CHI NON SALTA MU-SULMANO È!” “E poi, diciamolo, avere tre televisioni mi ha danneggia-to”. Silvio Berlusconi,Pdl (maggio 1994). Quattro, quat-tro sarebbe stato il numero perfetto… “Sono di sinistra se, di fronte alla solitudine di un'anziana malata, mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa; sono di sinistra se le rinunce di una famiglia di quattro per-sone rendono la mia più pove-ra; sono di sinistra se vedo un bambino che muore di fame, e in quel momento è mio fi-glio, mio f ra te l lo piccolo”. W a l t e r Veltroni, Pd. Co-m ’ è bbbuoo-o n o Walter!!! “Dare il voto agli extraco-

munitari, non mi sembra il ca-so, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi, dai”. Roberto Calderoli, Lega Nord. i “bingo-bongo” sugli alberi e Calderoli? Ai posteri l’ardua sentenza “La Rai è ancora nelle mani della sinistra. Noi vogliamo una televisione pubblica obiet-tiva, equilibrata. Come le mie televisioni private”. Silvio Ber-lusconi, Pdl. Il bue che dice cornuto all’asino “I give you the salutation of my president of Republic”. Sil-vio Berlusconi, Pdl. L’inglese, come ha sempre detto il pre-mier, è importante.

Di Giulio Viceconte "Ma ormai lo conoscete tutti come e' fatto Berlusconi. Lui ovunque va si adegua. Ad e-sempio se va a Piacenza vuole piacere, se va a Lodi vuole lo-dare e se va a Chiavari...". Umberto Bossi, Lega. Il distin-to padano invidia l’intensa at-tività sessuale del Cavaliere. Ricorda forse con nostalgia il malore che la Luisa Corna riu-scì a procurargli? "Walter Veltroni è stato colpito da un fulmine sulla strada di Damasco come San Pietro''. Silvio Berlusconi , Pdl. Revisio-nismo storico o ignoranza? ''Su di me continuano a dire falsità, dicono che metto in lista delle soubrette mentre con le soubrette io farei altre cose''. Silvio Berlusconi,Pdl mentre programmava un sog-giorno nella città di Chiavari “La sinistra è un male che solo la presenza della destra rende sopportabile”. Massimo D’Ale-ma, PD. L’autocritica è la pri-ma cosa, Massimino…ma non sarà che ne avete fatta già troppa? Passare ai fatti non vi piace proprio eh? “Cara Santità, mi lasci dire che lei assomiglia al Milan. Infatti, lei, come noi, è spesso all’e-

FUORI ORARIO 23

IPSE DIXITIPSE DIXITIPSE DIXITIPSE DIXIT Il peggio della politicaIl peggio della politicaIl peggio della politicaIl peggio della politica

novembre_2008

Page 24: Camaleo Novembre 2008

si sapesse da almeno trent’anni a questa parte; altri hanno affermato l’inutilità della denuncia effettuata dal film, considerato un ulteriore infanga-mento della già cattiva reputazione della realtà campana e meridionale in generale; altri ancora, geografica-mente lontani da questa realtà, han-no rimarcato la propria completa e-straneità alla situazione, dimentican-do il coinvolgimento del nord indu-strializzato nei loschi affari della ca-morra. Di contro c’è il parere entusia-sta della critica e di buona parte del pubblico che ha apprezzato i signifi-cati civili, culturali e sociali del film e il suo valore di denuncia e di stru-mento di lotta alla camorra stessa, poiché, attirando l’attenzione dell’opi-nione pubblica sul fenomeno, ha co-stretto i media ad occuparsene in maniera sempre più incisiva e atten-ta, fatto che rappresenta il principale timore della camorra, in quanto svi-luppa nel lettore che compra il gior-nale, nello spettatore che guarda il film, una maggiore attenzione sulla problematica e lo spinge a chiedere più giustizia, più interventi, più parte-cipazione. Nasce, dunque, nel cittadi-no, il desiderio di cambiamento e l’a-spettativa di vittoria su un’organizza-zione che basa la propria forza sul silenzio. Complessivamente è stato ricono-sciuto al libro prima,e al film poi la grande capacità di sensibilizzare ad ampio raggio le coscienze, vedremo ora quale sarà l’impatto del film oltre-oceano, sperando che, come ha af-fermato lo stesso Saviano, si com-prenda che “raccontare non è diffa-mare, ma resistere”.

ribalta non è portato lo stereotipo di una Napoli “da cartolina” e nemmeno una storia melodrammatica che rie-cheggia la sceneggiata napoletana. La grandezza del libro e del film sta nel rendere una storia particolare sto-ria di tutti, dando cittadinanza univer-sale a temi apparentemente solo lo-cali, raccontando le contraddizioni del mondo attraverso la nostra realtà particolare. Lo stesso Martin Scorsese nel commentare il film afferma: “ Uno dei grandi punti di forza di questo film è che non c’è via d’uscita. Di-menticate l’esposizione, la narrativa tradizionale. Nel film non sai in che paese ti trovi, in che città, e nemme-no in quale strada. Sei intrappolato su un altro pianeta e sei solo. Non c’è sollievo, non c’è via d’uscita e anche se avverti che l’unico modo per que-ste persone nel film di venirne fuori sarà un brutto modo, non importa cosa accadrà a quelle persone, tu sai una sola cosa, il mondo rappresenta-

to nel film con-t inuerà. Ed è un m o n d o piuttosto i n f e l i -ce.” La candi-d a t u r a ha susci-tato en-tusiasmo ma an-che criti-che. Se-c o n d o alcuni il film non r i v e l a nulla che già non

Di Francesca Lalla Già premiato al festival di Cannes, Gomorra, il film di Matteo Garrone tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, è stato selezionato tra i cin-que film (“Il Divo”, ”Cover Boy”, ”Giorni e nuvole”, ”Tutta la vita da-vanti”, ”Gomorra”) presentati per la candidatura all’Oscar. Insolita è la decisione di portare alla ribalta inter-nazionale un film difficile, testimo-nianza cruda, feroce e diretta che prepotentemente rivela una realtà “parallela” inimmaginabile, ma terri-bilmente vicina, sconosciuta ad alcu-ni, ma ignorata dai più, un mondo con un proprio deformato codice di valori, un “anti-Stato” nello Stato con proprie leggi e un potere esecutivo di terribile efficacia. Al di là, quindi, della valutazione della giuria e dell’assegnazione dell’O-scar ,la candidatura è da considerarsi una vittoria in se stessa,in quanto alla

la candidatura agli Oscar la candidatura agli Oscar la candidatura agli Oscar la candidatura agli Oscar

di una Napoli non “da cartolina”di una Napoli non “da cartolina”di una Napoli non “da cartolina”di una Napoli non “da cartolina”

CINEMACINEMACINEMACINEMA

24

GomorraGomorraGomorraGomorra

PaesePaesePaesePaese: Italia AnnoAnnoAnnoAnno: 2008

DurataDurataDurataDurata: 135 min GenereGenereGenereGenere: drammatico

RegiaRegiaRegiaRegia: Matteo Garrone SoggettoSoggettoSoggettoSoggetto: Roberto Saviano (romanzo)

ProduttoreProduttoreProduttoreProduttore: Domenico Procacci InterpretiInterpretiInterpretiInterpreti e personaggi e personaggi e personaggi e personaggi

Toni Servillo: Franco Gianfelice Imparato: Don Ciro Maria Nazionale: Maria Salvatore Cantalupo: Pasquale Gigio Morra: Iavarone Salvatore Abbruzzese: Totò Marco Macor: Marco Ciro Petrone: Ciro (detto Pisellì) Carmine Paternoster: Roberto Gaetano Altamura: Gaetano Italo Renda: Italo Festival di Cannes 2008: Festival di Cannes 2008: Festival di Cannes 2008: Festival di Cannes 2008:

Grand Prix Speciale della Giuria,

novembre_2008

Page 25: Camaleo Novembre 2008

25

Di Annamaria Architravo L’infanzia e l’adolescenza di una comu-ne ragazza ebraica di nome Miriam, la sua crescita tra domande, paure e de-lusioni, una vita condizionata dal desti-no che scelte altrui hanno determinato. Queste le tematiche principali di “Miriam delle cose perdute”, testo at-traverso il quale la giovane autrice Mar-ta Barone ha voluto mettere sotto i

riflettori i retroscena di una storia che tutti crediamo di conoscere bene, quel-la di Maria madre di Cristo. Grazie ad uno stile sobrio e diretto, viene proposta la figura della Vergine in modo diverso da come si tende a consi-derarla, inoltre l’attenzione per i parti-colari svela un’accurata analisi dei van-geli Apocrifi effettuata dall’autrice in giovane età. Marta Barone, infatti, dà vita a questo scritto brillante e ben articolato durante l’adolescenza. Sarà per questo che è riuscita a cogliere le cause primarie della sofferenza giovanile: la perdita degli affetti, un amore tormentato, il peso delle responsabilità. Ebbene, sugli scaffali colmi di testi fan-tasy, mistery o che tentano di ripropor-re l’attuale condizione adolescenziale il romanzo in questione emerge per lo stile scorrevole e i contenuti tutt’altro che banali. Ottimo esordio per la ventiduenne tori-nese che ho avuto l’esclusiva possibilità

di intervistare. D: Hai iniziato a scrivere quando eri molto giovane. Da cosa è partita l’ispi-razione? R: In realtà ho iniziato a scrivere da ben prima di Miriam. Le mie prime sto-rie erano a disegni, prima di imparare a scrivere. Poi ho continuato, e continua-to, e continuato. Semplicemente non potevo fare altro. L'ispirazione per Mi-riam, come molte altre nel corso della

mia vita, è arrivata da uno stimolo esterno, o meglio, più d'uno: l'ascolto della Buona novella di De Andrè, la lettura dei Vangeli apocri-fi - e poi, per motivi docu-mentari, dei Vangeli ufficiali e dell'Antico testamento - e, in primis, dal mio interesse "congenito" per l'ebraismo. D: Le tradizionali credenze religiose vengono da te trattate in modo diverso. C’è stato quale evento par-ticolarmente significativo

che ha cambiato il tuo modo di inten-dere i precetti religiosi? R: Io non ho mai ricevuto precetti reli-giosi. Mia madre e mio padre sono atei e mi hanno sempre lasciata libera di approcciarmi alle religioni nella misura in cui volevo. Per me la religione, inte-sa nel senso più ampio del termine, ha interesse esclusivamente antropologico, oppure narrativo, nel caso dei testi bi-blici e talmudici. Quindi sono partita da una tabula rasa che mi ha consentito di non applicare pregiudizi di qualsiasi tipo alla materia di cui mi occupavo. D: Da cosa nasce il tuo interesse per i Vangeli Apocrifi? R: Mi interessava il loro valore narrati-vo, il fatto di raccontare gli "spazi vuo-ti" all'interno della storia più ampia. In ogni caso, praticamente tutta la psicologizzazione dei personaggi evangelici viene da lì.

D: Cos’hai provato nel sapere che una casa editrice come la Rizzoli avrebbe pubblicato il tuo romanzo? R: Questa è paradossalmente la do-manda più complessa. In realtà la sto-ria era nei cassetti della Rizzoli - o me-glio, della Fabbri Editori - dal momento in cui l'avevo finita. Quindi avevo già sperimentato l'emozione di essere letta da una figura di primo piano come Bea-trice Masini, la traduttrice di Harry Pot-ter, la più importante editor italiana per ragazzi nonché grande scrittrice, a se-dici anni. Lei l'aveva già amato all'epo-ca, ma ha dovuto diventare direttrice editoriale per poter proporre un libro difficile e molto poco vendibile come questo. Quindi la mia emozione è stata, come dire, suddivisa in più parti a di-stanza di molti anni e quindi si è molto stemperata. Oltretutto non ero felicissi-ma al momento perché ho dovuto fare un editing terrificante da sola! D: Hai già iniziato a scriverne altri? R: Ne ho scritti altri nel frattempo. Ora sto lavorando a un progetto nuovo ma è ancora molto vago. Tra le altre cose, si parlerà di autismo, anche se non è certo il tema principale. Quello che mi interessa davvero è uno studio di per-sonaggi in una storia da niente, quoti-diana, ed è veramente la sfida più inte-ressante e più complicata per uno scrit-tore. Vedremo. Un grande ringraziamento a Marta per la sua disponibilità.

ANNO: ANNO: ANNO: ANNO: 2008

EDITOREEDITOREEDITOREEDITORE: Rizzoli

PREZZOPREZZOPREZZOPREZZO: € 16,80

Miriam delle cose perduteMiriam delle cose perduteMiriam delle cose perduteMiriam delle cose perdute LIBRILIBRILIBRILIBRI

novembre_2008

Page 26: Camaleo Novembre 2008

26 SPETTACOLI

Di Federica Bertocco

Salve a tutti voi lettori, nuovi ed abitua-li, della sezione spettacoli del nostro giornale Camaleo. Anche per quest’an-no, come gli altri, ci impegneremo al massimo per rendere tale rubrica quan-to più interessante possibile, con news, annunci, recensioni ed interviste esclu-sive. Il 18 ottobre ’08 abbiamo partecipato al “Galà del cinema e della Fiction in Cam-pania” nel suggestivo castello medioe-vale di Castellammare di Stabia, dove hanno partecipato i protagonisti più amati delle fiction e del cinema; alcuni di questi sono stati intervistati per voi dal Camaleo. Dal lunedì al venerdì, a partire dalle ore 20.35, la rai trasmette la soap opera “un posto al sole”. Abbiamo incontrato tre attori: Patrizio Rispo (nella foto in basso a destra con Ilenia Lazzarin) (che interpreta il ruolo di Raffaele), Ilenia Lazzarini (Viola) e Riccardo Polizzy Car-bonelli (Roberto), i quali ci hanno rac-contato le loro esperienze all’interno della soap. Il primo racconta: «Un po-sto al sole è un’industria di formazione sul territorio, non solo per gli attori ma anche per le maestranze; un insieme di tecnici, scenografi che, a mio avviso, meritano questo premio, questo signifi-cherebbe tantissimo per l’economia campana e servirebbe molto per gli artisti. Spero che il nostro lavoro non venga umiliato, ma capito. Un posto al sole è nato con tutti attori teatrali; è come se avessimo interrotto un mecca-nismo che stava prendendo piede una decina di anni fa, dove gli attori erano chiamati a supportare dei “personaggi” che non sapevano cosa fare ed oggi, si è restituita la figura di protagonista agli “attori che fanno gli attori”. Il bello è lavorare tutti i giorni con ritmi così alti: un posto al sole non va mai in vacan-za!». Ilenia Lazzarini si racconta: «Lavorare ad “un posto al sole” è senza

dubbio stimolante, ci conosciamo tutti ed è come una grande famiglia; Poi Cambiare il personaggio, farlo matura-re, cambiare le scene è bello. Rispo in assoluto è il mio maestro, lo prendo proprio come modello, è un’ottima scuola. Il mio personaggio nella soap ha appena trovato un impiego, questo mi permette di far conoscere al pubbli-co il problema attuale del lavoro preca-rio, di guadagnare poco agli inizi e fare gavetta; Un posto a sole è bello per questo, prende tanti argomenti di at-tualità e di cronaca, li rende vita quoti-diana. Mi fa molto piacere l’affetto del pubblico che si ritrova e si immedesima nel personaggio». Ultimo attore intervi-stato di “un posto al sole” è Riccardo Polizzy Carbonelli, il quale ci svela co-me si lavora all’interno di un cast: «Non siamo una famiglia, ma un con-dominio! Giriamo l’equivalente di una puntata e mezza al giorno, quindi ci devono essere ottimi rapporti tra colle-ghi. Io leggo i copioni con un mese, quindici giorni d’anticipo, rispetto a quando giriamo le scene, in modo da sapere già come procedere. A volte

diventa un lavoro, per il resto è tutta passione. Recitare in questa soap ha i suoi lati negativi, c’è sempre una per-centuale di stanchezza, ma d’altra par-te noi non siamo minatori! ». Vi proponiamo adesso l’intervista più attesa della rubrica, quella del mitico e simpaticissimo comico napoletano Ales-sandro Siani, il quale ci svela le sue esperienze teatrali, televisive e cinema-tografiche, ed i suoi prossimi appunta-menti : « In questo momento sto pre-parando un nuovo spettacolo teatrale. Quest’anno mi sono preso un anno di riposo dall’amico De Laurentis, grazie al quale ho girato due film natalizi. Inoltre sono impegnato nella lavorazione del mio terzo film, sul quale però non pos-so rivelare nulla. Dico la verità: rispetto al teatro, il cinema non è lo stesso; mentre recito, inizio a scherzare con chi si trova dietro le telecamere: se fanno un sorrisino faccio la cosa giusta. A teatro è diverso. Durante gli spettacoli il pubblico ride spesso. Anche a me capita di ridere. Delle volte talmente che rido, a fine spettacolo vado al bot-teghino e faccio il biglietto. A parte gli

Tutte per voi, solo per voiTutte per voi, solo per voiTutte per voi, solo per voiTutte per voi, solo per voi interviste agli attori di “Un posto al sole”,interviste agli attori di “Un posto al sole”,interviste agli attori di “Un posto al sole”,interviste agli attori di “Un posto al sole”,

Siani, Schettino e tanti altri Siani, Schettino e tanti altri Siani, Schettino e tanti altri Siani, Schettino e tanti altri

novembre_2008

Page 27: Camaleo Novembre 2008

27

scherzi, esistono momenti di panico a teatro, l’importante è continuare a reci-tare o magari improvvisare; in fin dei conti, ho notato, che le migliori battute sono quelle fatte al momento. Colgo l’occasione per invitarvi il 24 dicembre, presso il teatro Augusteo, dove debut-terò con un nuovo spettacolo». Anche il comico di Castellammare di Stabia, Si-mone Schettino, come Siani, ci raccon-ta le sue esperienze lavorative ed i suoi progetti futuri: «La maturità dei napo-letani ha dimostrato che, anche essen-do della provincia, non solo mi hanno adottato, ma mi hanno anche ritenuto un vero e proprio beniamino; è uno dei tanti lati positivi che a Napoli non si mette mai in risalto. Lo dico con una punta d’amarezza in quanto non voglio esser polemico ad oltranza, ma spesso vengono dette cose brutte: Napoli ha di straordinario il fatto che non vede “la carta d’identità”. Riguardo al mio umo-rismo, ho sempre agito volutamente, come se stessi scherzando con una mamma, tanto è vero che se un figlio gioca con la madre lo può fare, ma se mi toccano la mamma reagisco. Tra teatro o televisione? Entrambi, non fa-rei distinzioni, sono due situazioni com-pletamente diverse, ma allo stesso tempo affascinanti. Ad esempio, nell’-ambito teatrale, il pubblico è fonda-mentale, mentre in tv è tutto meravi-glioso; vabbè, in entrambi i casi l’im-portante è farlo bene e con dignità, altrimenti puoi fare anche la cosa più redditizia, ma se la fai senza dignità diventa la più brutta. Quest’anno a Na-tale niente dvd. Non vi preoccupate lo

spettacolo sarà su internet. Ritengo giusto re-galarlo. Non si può vendere la comicità come sac-chi di pata-te. Sembra che le bat-tute venga-no vendute a chili. L’-ammiratore ogni tanto deve esse-

re omaggia-to. E’ anche grazie a loro che ho rag-giunto questi risultati». Ricordate le serie Tv della rai “Capri”? Bene, abbiamo intervistato anche un’-attrice di questa soap: Antonella Stefa-nucci (nella foto in basso a destra) (che interpreta Rossella). L’attrice racconta ed anticipa: «Ho fatto tutte e due le edizioni della serie e sono state molto differenti l’una dall’altra, del resto ave-vamo due registi diversi; siamo sicura-mente un bel gruppo di attori e c’è un bel gioco tra noi. Probabilmente “Capri” continuerà, ma si salta una stagione, perché girarlo è molto difficile e costo-so. Ho creduto molto nel progetto, so-prattutto nella seconda serie, dove il personaggio si è sviluppato maggior-mente e mi sono divertita molto; mi

ispiravo sempre ad Almodovar (regista e sceneggiatore spagnolo) quando reci-tavo: una donna intraprendente, che arrivata a quarant’anni, ha paura della solitudine, dell’indipendenza che a tutti i costi voleva. Sul set, a prescindere dalla stanchezza, giriamo verso ottobre novembre, con il primo freddo, quindi le scene di mare sono faticose, però, ognuno si è immedesimato molto nel personaggio per cui alla fine diventa vita comune. Riguardo ai miei progetti futuri, sono in attesa di firmare un nuo-vo contratto (per scaramanzia non lo dico ancora) ma sarà di sicuro in Rai». Per concludere, e oserei dire in bellez-za, vi proponiamo l’intervista fatta all’-attrice Caterina Murino (nella foto in alto, durante la premiazione), la quale si racconta, dopo aver ricevuto il pre-mio di migliore attrice al Galà: «Sono felicissima per questo premio, anche perché in Campania si girano moltissimi film e le attrici sono bravissime. Riceve-re il premio come migliore attrice è un grandissimo orgoglio per me. Sono molto legata alla Campania, poiché il mio primo film importante è stato gira-to qui. Tuttavia sono sarda e molto legata a tutto ciò che è la regione, amo la mia terra e sto cercando di fare il più possibile per portare la Sardegna all’e-stero e promuoverla. Quando ci sono manifestazioni così, regionali, che si impegnano a portare avanti i propri frutti, bisogna essere presenti. Prossi-mamente sarò impegnata al festival di Roma».

novembre_2008

Page 28: Camaleo Novembre 2008

28

è che non so se possiamo fare quello che stiamo facendo né se stiamo facendo quel-lo che possiamo né se l'opossum si sta fa-cendo quello sì mi ha anche chiesto la roba fantastico BUCCI ragazzi, un minuto di silenzio per bucci... un minuto di raccogli-mento per re artù che è morto cadendo dalle escalibur per questa battuta ver-rai legato alla spalliera del letto di Pupo. NoooooPupo noooooo io non so cosa possiamo scrivere e cosa no per cui mo invito Giulio e glielo chiedo Picardi mi raccomando, niente religione, istituzioni, omosessualità, razzismo e sfottò agli handicap fisici Giulio Viceconte parte-cipa ora alla conversa-zione. Salve Direttore, sei in di-retta sulla tua ultima pagi-na! CRISTO D'UN DIO,dice Napolitano,QUELLO ZOP-PO D'UN NEGRO E' UNA CHECCA! PICARDI! ciao brutte ragadi! E poi dice a noi!!! No, aspetta… Come in diretta sull’ultima pagina? ma allora si può dire raga-di? fantastico!! Questo articolo rimarrà negli anali quante cose rimangono negli anali... ecco lo sapevo vabbè ma la ragade è una malattia...non ti offendi se scrivo ulcera no? ma io non mi offendo nemmeno se ragazzi ma un minimo di contegno no eh? non l'ho comprato, mi spiace tumore. tu banane Io vado a violentare giova-ni raganelle pallide Addio non dimenticare lo yo-gurt alle noci

ah e,lasciandovi vi dico: BANANA YOSHIMOTO E con "Banana Yoshimo-to" intendo!! che pensieri profondi e arditi. Stefano Picardi ha abbandonato la con-versazione. voi mi farete passare un guaio già lo so! anche due se è neces-sario! è quello il divertimen-to!! basta! ciaociao, devo dar da tartaruga al mio man-giare Matteo Bianchini ha abbandonato la con-versazione. vabbè, dài... non è mica il Carosello che piastra il nastro della faccia! e per faccia.......... intendo cazzo siete gratuiti! Non pubbli-cherò mai questo artico-lo! Giulio Viceconte ha abbandonato la con-versazione. a pagamento non so se ci prenderebbero.. siamo rimasti solo io e te! siamo pochi, non credi? non perdiamoci in un bicchiere di thé di me che battuta triste, invite-rò qualcuno Stefano Scarpa parte-cipa ora alla conver-sazione. Ciao, Scarpa! scarpa! sei in diretta sull'ultima pagina del Camaleo dicci qualcosa salve! Matteo Bianchini par-tecipa ora alla conver-sazione. scusate ragazzi, ho dimenticato una cosa cosa? le esperienze di anda-re all'indietro O_O prendile ed esci, per favore, siamo in chiusura prese ecco l'ultima… era sotto il tuo formaggio a pedali ciaociao ragazzi ciao, caro ci becchiamo sull'al-

bero senz'altro Matteo Bianchini ha abbandonato la con-versazione. Dio mio… banana yoshimoto Scarpa, dacci una tua opinione sul "salto della quaglia" e Jorge, non imitare Pi-cardi! posso limitarlo alme-no? l'ha già limitato Giulio salto della quaglia? sisi in bresciano diventa: "el metodò de chei de Salò" Gianluca Uccella par-tecipa ora alla conver-sazione. ciao Gianluca, sei in di-retta sull'ultima pagina del Camaleo, cosa vuoi dirci? salve a te sconosciuto un fiorino secondo me la riflessione va fatta su elementi seri e di interesse generale tipo che tassazione si applica su mary poppins prendo la testa dal freezer e torno Gianluca non è attivo... come pretende che lo si voti come rappresentan-te di istituto, mi chiedo? salvare l'uccella bella lista c'è bisogno di gente nuo-va: Marco Salvemini par-tecipa ora alla conver-sazione. ciao marco marco rispondi Marco, sei in diretta sul-l'ultima pagina del Cama-leo, cosa hai da dirci? marco ci sei? ma che cazzo volete, mi sto tagliando le unghie dei piedi, andate a fan-culo!! Marco Salvemini ha abbandonato la con-versazione. azz, brutto momento difficile soprattutto trovare per-sone che ancora se le tagliano vabbè, uomini, siamo in chiusura che dite, per chiudere invitiamo anche il diretto-

re? eh beh... giulio giulio Giulio Viceconte par-tecipa ora alla conver-sazione. giulio eccolo il nostro diretto-re!! Facci un saluto! ah siete ancora qui saluti finali, diretto’ è un bell'articolo, ti pia-cerà sì sono sicuro, ma non uscirà ma uccella c'è??? ma ke ne so! eh, ad averne di uccel-la... uccella dacci un segno non c'è, mi sembra chia-ro che dite, chiudiamo? io impazzirò! Ma come? quello ci ha mandato a fanculo per-chè doveva tagliarsi le unghie dei piedi cmq sta merda non ve la pubblicherò mai! Come potrei farla uscire? prugne? ultimi 10 secondi 10 9 8 ma le prugne le ha usate tua madre x partorirti come purghe 7 6 5 4 e dopo l'hanno pulita cn la carta igienica 3 2 1 torno nel freezer se volete il protagonista di l'attimo fuggente muore anke dario in qst storia muore au revoir.

Dario De Natale scrive: VIA! Jorge Giaquinto scrive: borghezio con la rab-bia

Stefano Picardi scrive: non mi piace questo articolo!

cioè, aspetta.... vuoi dirmi che Borghezio non ha la rabbia? O_o l'ha con l'arabia Sì, Picardi, ho capito che vorresti scrivere volgarità in maniera compulsiva, ma ci è stato vietato esplicitamen-te anche a me non dispia-cerebbe fare volgari-tà...ma poi non ce la pubblicano.. ma non me ne frega delle volgarità è questione di serietà sii serio allora! se lo fossi,non avrebbe sen-so fare quello che stiamo facendo Dài, mo per farti riprendere invito un comune amico: Matteo Bianchini parte-cipa ora alla conversa-zione. e chi vuole intendere inten-da gli altri in roulotte o in roulette a sparare ai numeri rossi e neri qui liberi pensie-ri,nel vespero migrar ecco, vedi, questo è il para-brezza sempre meglio che il paraurti Matteo, sei in diretta sull'ul-tima pagina del Camaleo dicci qualcosa! o il pararutti ci stavo giusto pensando, ruttando scusate il ritardo ragaz-zi, mi ero incastrato nel frigorifero pavarutti? Pavarutti è morto!! Non facciamo umorismo nero che a Giulio non piace... se hai la erre moscia si la mia evve non è mo-scia! e allora mi confondo con qualcos'altro di tuo oddio, a dire il vero non ha parlato di umorismo nero niente humor nero? ufff avevo anche chiamato eddy murphy e il razzismo? Possiamo parlare di neri?? Oh mio dio, sono in crisi dimmi pure figliuolo

...NTE novembre_2008