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CARTESIO: IL FONDATORE DEL RAZIONALISMO INTRODUZIONE Con la pubblicazione, nel 1637, del ‘’Discorso sul metodo’’, Cartesio si inserisce apertamente nel dibattito filosofico che si sviluppo nel corso del Seicento e che si pone alle origini della rivoluzione scientifica moderna cercando un metodo per la filosofia e individuandolo nei canoni esatti della ragione matematica. ‘’A parte i nostri pensieri, non c’è nulla che sia davvero in nostro potere’’

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CARTESIO: IL FONDATORE DEL RAZIONALISMO

INTRODUZIONE Con la pubblicazione, nel 1637, del ‘’Discorso sul metodo’’, Cartesio si inserisce apertamente nel dibattito filosofico che si sviluppo nel corso del Seicento e che si pone alle origini della rivoluzione scientifica moderna cercando un metodo per la filosofia e individuandolo nei canoni

esatti della ragione matematica.

‘’A parte i nostri pensieri, non c’è nulla che sia davvero in nostro potere’’

Page 2: CARTESIO: IL FONDATORE DEL RAZIONALISMO · Con la pubblicazione, nel 1637, del ‘’Discorso sul metodo’’, Cartesio si inserisce apertamente nel dibattito filosofico che si

BIOGRAFIACartesio è il nome italianizzato del filosofo francese René Descartes, nato a La Haye (in Turenna) nel 1596. Da ragazzo studia presso l’ordine dei gesuiti di La Flèche fino al 1612. Il filosofo stesso, nella sua opera ‘’Discorso sul metodo’’, sottoporrà a critica gli studi condotti in questo periodo, giudicandoli insufficienti per fornire un orientamento sicuro all’indagine teorica e pratica. La prima opera in cui espone le sue intuizioni, ‘’Regole per dirigere l’ingegno’’, fu composta tra il 1619 e il 1630, anni in cui l’autore è impegnato nella milizia e partecipa alla Guerra dei trent’anni. Nonostante ciò coltiva i suoi interessi per la matematica e per la fisica. Una volta trasferitosi in Olanda inizia a comporre un trattato di metafisica che in seguito invia a un gruppo di filosofi e teologi affinché espongano le loro osservazioni a riguardo: è il simbolo del ritorno del dibattito socratico fondato sulla circolarità e il confronto. Tale opera viene poi pubblicata nel 1614 con il titolo ‘’Meditazioni sulla filosofia’’ che successivamente rielabora dandogli la forma di un sommario destinato alle scuole (‘’Principi di filosofia’’). Si occupa poi della stesura di una monografia psicologica ‘’Le passioni dell’anima’’. Muore a Stoccolma nel 1650.

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IL METODO

Le regole del metodo

EVIDENZA: accettare come vero solo ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto.

ANALISI: suddividere ogni problema complesso nei suoi elementi più semplici.

SINTESI: risalire gradualmente dalle conoscenze più semplici a quelle più

complesse.

ENUMERAZIONE E REVISIONE: enumerare tutti gli elementi individuati mediante l’analisi e controllare tutti i

passaggi della sintesi.

Deve essere un criterio di orientamento unico e semplice sia dal punto di vista teorico che pratico. Deve infatti essere la garanzia della validità della conoscenza umana e dell’agire dell’uomo nel mondo e deve aiutare quest’ultimo a distinguere il bene dal male e il vero dal falso.

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IL DUBBIO E IL COGITO

Cartesio opera una critica radicale di tutto il sapere già dato e segue il procedimento noto come dubbio metodico, il quale consiste nel considerare provvisoriamente falso tutto ciò di cui si può dubitare e propone di ricostruire il sapere a partire dalle conoscenze certe. Il dubbio investe in primo luogo i gradi inferiori del sapere, ovvero tutte le conoscenze sensibili, ma si estende gradualmente a ogni cosa, comprese le conoscenze matematiche: esso culmina così nel dubbio iperbolico. Quest’ultimo è sorretto dall’ipotesi di un genio maligno che fa apparire come certo anche ciò che non lo è.

dubbio metodico

conoscenze sensibili

conoscenze matematiche dubbio iperbolico

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LA MORALE PROVVISORIA

Nella terza parte del ‘’Discorso sul metodo’’, prima di iniziare l’analisi metafisica con l’applicazione del dubbio metodico, Cartesio stabilisce alcune regole di morale provvisoria: ‘’poiché non basta, prima di iniziare a ricostruire la casa dove si abita, abbatterla ma è pure necessario essersene procurata un’altra, dove si possa alloggiare comodamente durante il tempo in cui procedono i lavori; nello stesso modo, per non rimanere indeciso nelle mie azioni per tutto il tempo in cui la ragione mi imponeva di esserlo nei miei giudizi e per non rinunziare sin da allora a vivere il più serenamente possibile, mi formai una morale provvisoria’’. Tale morale consta di tre regole principali: 1) Obbedire alle leggi e ai costumi del paese. II) Essere il più fermi e risoluti possibile nell’azione e di seguire con costanza anche l’opinione più dubbiosa. III) Vincere piuttosto se stessi che la fortuna e cambiare i propri desideri più che l’ordine del mondo.

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Naufrago nell’acqua profondissima del dubbio, Cartesio decide di proseguire il suo cammino, sapendo che esso lo porterà comunque a una conoscenza certa: o a una nuova, solida base per il sapere umano, o alla certezza che nulla si può sapere con certezza. Riuscire a trovare anche ‘’solo una cosa, che sia certa e indubitabile’’ sarebbe una ‘’scoperta’’ di grandissimo valore, paragonabile a quella della leva, con la quale Archimede aveva dichiarato di poter sollevare il mondo. Dopo aver brevemente ripercorso i vari passaggi con cui nella prima meditazione ha sottoposto al dubbio ogni tipo di conoscenza, Cartesio trova finalmente, proprio nella consapevolezza di non poter che dubitare di tutto, quell’appoggio saldo che gli è necessario per ricominciare a risalire verso la verità: se dubita, se pensa, allora egli esiste. E questa è una certezza che neppure il genio maligno può incriminare, dal momento che, per essere ingannati, è necessario esistere.

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LE DISCUSSIONI INTORNO AL COGITO

Vi sono certi atti che chiamiamo corporei che presuppongono l’estensione. In appresso, vi sono altri atti che noi chiamiamo intellettuali che non possono essere senza pensiero, o percezione, o coscienza e conoscenza; e la sostanza nella quale risiedono, noi

diciamo che è una cosa che pensa, da non confondere con la sostanza corporea, poiché gli atti intellettuali non hanno nessuna affinità con gli atti corporei, ed il pensiero, che è la ragione

comune nella quale essi convengono, differisce totalmente dall’estensione, che è la ragione comune degli altri.

Ma dove il nostro autore aggiunge: ‘’cioè uno spirito, un’anima, un intelletto, una ragione’’, là nasce il dubbio. Poiché

non mi sembra un ragionamento ben dedotto dire: ‘’io sono pensante’’ dunque ‘’io sono un pensiero’’; oppure ‘’io sono intelligente’’, dunque ‘’io sono intelletto’’. Poiché nella stessa guisa potrei dire: ‘’io sono

passeggiante’’ dunque ‘’io sono una passeggiata’’. Il signore Des Cartes, dunque, prende la cosa intelligente, e l’intellezione che ne è

l’atto, per una medesima cosa.

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DIO COME GIUSTIFICAZIONE METAFISICA DELLE CERTEZZE UMANE

Con l’esistenza del cogito, Cartesio trova la verità originaria per distruggere il dubbio ma lascia

ancora in sospeso la questione delle altre esistenze. L’espressione ‘’io penso, o dubito’’ equivale a dire ‘’io ho delle idee che metto in dubbio’’ dove per

idee si intende ogni oggetto o contenuto del pensiero, le quali si trovano sicuramente nello

spirito dell’entità pensante. L’unica cosa di cui non si può essere sicuri, arrivati a questo punto, è quella

per cui a tali idee corrispondano realtà effettive fuori dalla res cogitans. Per superare quest’ostacolo, il filosofo dovrà dimostrare l’esistenza di Dio e di un Dio buono, che, in quanto tale, non inganna

l’uomo. Per costruire la prima prova dell’esistenza di tale entità egli comincia dall’analisi delle idee

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• INNATE: sono presenti nell’uomo fin dalla nascita, esse sono verità in qualche modo impresse nel pensiero stesso e alle quali ogni uomo non può sottrarsi.

• AVVENTIZIE: provengono dal mondo esterno al pensiero, dal mondo in cui il pensiero agisce ossia quello della natura fisica e della percezione sensoriale.

• FATTIZIE: non hanno nessun riscontro con la realtà delle cose, sono infatti appartenenti alla fantasia e alla falsificazione, inventate dal soggetto pensante.

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LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO

DA DOVE DERIVA LA MI IDEA DI DIO? Cartesio si pone il problema dell'idea di

Dio: questa idea sembra avere in sé il carattere della perfezione assoluta. L'uomo è di per sé imperfetto, malgrado ciò nel suo pensiero alberga l'idea di un essere perfetto, ciò dimostra come questa idea gli provenga da un essere più perfetto di lui.

DA DOVE DERIVANO LE MIE ‘’IMPERFEZIONI’’? Se il soggetto fosse l’autore del suo essere sarebbe Dio perché non dubiterebbe, non avrebbe desideri e avrebbe ogni perfezione. Ma dal momento che questo non avviene Dio esiste.

LA PROVA ONTOLOGICA: Non è possibile concepire Dio come essere sovranamente perfetto senza ammettere la sua esistenza, perché l’esistenza è una delle sue perfezioni necessarie.

Una volta riconosciuta l’esistenza di Dio, il criterio dell’evidenza trova la sua ultima garanzia. Dio, essendo perfetto, buono e verace non può ingannare le sue creature questo significa che tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere vero, perché Dio lo garantisce come tale. Da ciò si deduce che l’unica possibilità dell’errore consiste nel fatto che l’uomo non adoperi rettamente la sua facoltà di giudizio.

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La veracità divina è garanzia della validità del metodo

Dio esiste e non mi inganna

La mia ragione può conoscere la verità

Esiste un mondo fuori di me (dal momento che mi appare evidente e

Dio non mi inganna)

Le verità sul mondo sono attendibili

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IL DUALISMO CARTESIANO

SOSTANZA PENSANTE (RES COGITANS)

Incorporea, consapevole e libera Corporea e spaziale, inconsapevole

e determinata

SOSTANZA ESTESA (RES EXTENSA)

GHIANDOLA PINEALE

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LO STUDIO DELLA PASSIONI.

‘’C’è nel cervello una piccola ghiandola in cui l’anima esercita le sue funzioni più specificamente che non nelle altre parti e i suoi lievi movimenti possono mutare molto il corso degli

spiriti, mentre, inversamente, i minimi mutamenti nel corso di questi spiriti possono portare grandi cambiamenti nei

movimenti di questa ghiandola. Infatti tale ghiandola, posta al centro del cervello, può essere mossa, da un lato dall’anima, dall’altro dagli spiriti animali…succede spesso che le due

spinte siano contrastanti e che la più forte impedisca l’effetto dell’altra’’.

‘’Piccoli filamenti o canaletti, provenienti tutti dal cervello, e pieni, come il

cervello, di una certa aria o vento sottilissimo’’ ossia parti materiali che con il loro movimento, causato o dal corpo o dall’anima stessa, possono spiegare l’interazione fra mente e

corpo.

AUTOMATISMO

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Le passioni sono percezioni che si riferiscono all’anima in particolare e che sono causate, mantenute, rafforzate, da qualche movimento degli spiriti animali. Cartesio ci tiene a chiarire che le passioni non hanno la caratteristica di alcune idee di essere ‘’chiare e distinte’’ ma come espressione dell’unione di anima e corpo sono ‘’confuse e oscure’’. Egli individua sei passioni primitive:

• MERAVIGLIA: ‘’Una sorpresa improvvisa dell’anima, per cui essa si volge a considerare con attenzione gli oggetti che le sembrano rari ed eccezionali’’.

• AMORE: ‘’Un’emozione dell’anima cagionata dagli spiriti, che la incita ad unirsi volontariamente agli oggetti che sembrano convenirle’’. Di tale passione vi sono diverse specie:

• ODIO: ‘’Un’emozione causata dagli spiriti che incita l’anima a desiderare d’essere separata dagli oggetti che si presentano ad essa come nocivi’’.

• DESIDERIO: ‘’Un’agitazione dell’anima causata dagli spiriti che la dispongono a volere per l’avvenire le cose che essa si rappresenta come convenienti’’.

• GIOIA E TRISTEZZA: La prima è il godimento del bene che le impressioni del cervello le rappresentano come proprio, mentre la seconda è ‘’il disagio che l’anima riceve dal male’’.

• AFFEZIONE: nei confronti di oggetti che stimiamo meno di noi.• AMICIZIA: nei confronti di colori che stimiamo pari a noi.• DEVOZIONE: nei confronti di qualcosa che stimiamo più di noi.

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L’uomo può essere dominato dalle passioni e per questo il filosofo offre un ‘’rimedio generale’’ contro di esse. Bisogna partire dal considerare che ‘’per loro natura sono tutte buone, e che ci resta da evitarne il cattivo uso e l’eccesso’’. Quando poi ‘’la passione persuade di cose la cui esecuzione ammette un certo indugio, bisogna prendere tempo a riflettere’’ ed inoltre ‘’quando le passioni incitano ad azioni che richiedono una decisione immediata, la volontà deve volgersi soprattutto a considerare e a seguire le ragioni contrarie a quelle presentate dalla passione, anche se appaiono meno forti’’. A tal proposito egli introduce uno dei capisaldi della sua filosofia razionalistica: LA SAGGEZZA

La capacità di dominare le emozioni infatti ‘’non c’è anima tanto debole che non possa, ben guidata,

acquistare un dominio assoluto sulle sue passioni’’ e ciò è possibile solo attraverso l’abitudine e l’esercizio. Solo

con tale dominio progressivo della ragione all’uomo viene restituito l’uso del libero arbitrio divenendo così

padrone della sua volontà.

‘’La saggezza è principalmente utile nell’insegnare a rendersi

totalmente padroni delle passioni e a usarle con tanta accortezza, sì che i

mali che esse causano siano sopportabili, e perfino tali che si

tragga qualche gioia da tutti’’.

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IL MONDO FISICO

Cartesio è uno dei fondatori della fisica meccanicistica infatti egli, nel “Discours de la méthode” (1637) e nei “Principia philosophiae” (1644), pone i fondamenti della nuova visione del mondo. Non accetta tuttavia l'atomismo e difende una teoria della materia costituita da frammenti minutissimi di estensione (corpuscoli), che prevede il pieno e nega il vuoto. Secondo la filosofia meccanicista tutti i fenomeni della realtà, compresi quelli che riguardano gli esseri viventi e il corpo dell'uomo, sono spiegabili in termini di materia e movimento. La materia è identificata con la pura estensione, escludendo qualsiasi principio attivo. Alla base del movimento sta invece il principio d'inerzia: lo stato naturale dei corpi non è più la quiete, come pensava Aristotele, ma il movimento rettilineo uniforme; solo se interviene una causa esterna, un corpo può modificare il proprio movimento o rimanere in quiete. Nella visione cosmologica cartesiana tutto quello che esiste si è andato formando a partire da una materia omogenea primordiale, nella quale Dio ha impresso una quantità di movimento destinata a conservarsi inalterata nel tempo. Subito dopo la creazione materia e movimento hanno prodotto una serie di vortici, che col tempo hanno formato le stelle, i pianeti, la terra e tutto quello che su di essa esiste, compresa la vita. Intorno al Sole, posto in posizione centrale secondo il modello di Copernico, girano i pianeti trasportati dai rispettivi vortici di materia elementare. L'universo appare come una gigantesca macchina, regolata in ogni dettaglio dalle leggi della meccanica. Quello stesso universo, che gli antichi avevano spesso definito come un grande animale dotato di un'anima, si è ora trasformato in un grande orologio, creato e governato, tramite la natura e le sue leggi, dal grande Orologiaio divino.

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‘’Presi la decisione di fingere che tutte le cose che mi erano fino allora venute in mente non fossero più vere delle illusioni dei miei sogni’’

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA.•http://www.treccani.it/enciclopedia/cartesio_(Enciclopedia_dei_ragazzi)/

•‘’L’ideale e il reale, corso della filosofia’’ Abbagnano e Fornero.

•Meditazioni metafisiche, Terze obiezioni e risposte, in Opere, vol I p345-349.

•http://digilander.libero.it/syntmentis/Filosofia/Cartesio.html

•http://nuke.metodocalligaris.org/Default.aspx?tabid=110

•http://www3.unisi.it/ricerca/philab/2001/dida6_st_sc01.html

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