Chiapelli. La Dottrina della resurrezione della carne nei primi secli della chiesa. 1894

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    LADOTTRINA DELLA RESURREZIONE DELLA CARNE

    NEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA

    MEMORI ALetta all' Accademia di Scienze Morali e Politiche

    della Societ Reale di NapoliDAL SOCIO

    ALESSXNDBO CHIAPPELLI

    NAPOLITIPOGRAFIA DELLA REGIA UNIVERSIT1894

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    MAY - W55773Estratto dal Voi. XXVI degli Atti della Reale Accademia

    di Scienze Morali e Politiche di Napoli.

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    LA DOTTRINA DELLA RESURREZIONE DELLA CARNENEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA

    Non vi ha forse dottrina della Chiesa che si sia svol-ta in modo cos rapido ed organico come la dottrina dellaresurrezione della carne ; n forse altra che abbia eser-citata cos profonda azione sul costume e sulla vita cristiana. Il ricercare le origini e i primi svolgimenti ondes'and ben presto componendo a dogma, per molti ri-spetti di singolare importanza. Non solo perch questoun terreno , in tanto fervore di studi congeneri nel no-stro tempo, pressoch inesploralo (1) , ma perch anche

    (1) Per il Giudaismo dell'et di ('risto si trovano molti materiali sparsi p. e. nella classica opera dello Schiirer, Geschichte desJudischen Volkes im Zeitalt. J. Chr. II , 2 ed. 188G, nel lavorodello Schwally, Das Leoni rtach dem Tode nach dea Vorstellun,yen d. alien Israel und des Judenthums. Giessen 1892 spec. p. 131-102. Per l'et Cristiana oltre le pi autorevoli Storie dei dogmi,come quella del Thomasius e dell'Harnack, nel libro dell'AtzbergerChristliche Escatologie Freiburg, 1890, e nella ricca memoriadell' Haller, nella Zeitsckrft pur Theologie und Krche II, 3 e 4Heft. 1892, l'unico lavoro speciale che io conosca sull'argomento.

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    .- ',. -i documenti antichi che si riferiscono ad esso , pervenu-tici relativamente assai in buon numero , ci consentonodi seguire con certa approssimazione il cammino che que-sta idea fece nella coscienza cristiana nei primi secoli,in mezzo alle resistenze e alle opposizioni aperte dellacultura pagana e delle scuole eretiche. Quello che perconferisce uno speciale rilievo a cotal ricerca V avernoi qui dinanzi un elemento , il piale , accolto nclT or-ganismo del dogma ecclesiastico , non ripete le sue ori-gini da quelli influssi dell'Ellenismo che per diverse vieebbe lauta parte nella formazione storica di queir orga-nismo dottrinale, come oramai dopo li studi recenti non pi lecito revocare in dubbio (1). Qui abbiamo anzi unordine d' idee da cui repugnava tenacemente la culturaellenica e che nondimeno si fiss nella chiesa cristianacome parte integrante del suo sistema. N la Gnosi eretica,n la polemica pagana, n la Gnosi cristiana degli alessan-drini valsero ad arrestare lo svolgimento di questa dot-trina che al principio del terzo secolo si pu dire gidogma compiuto ed immutabile; n i padri della Chiesanelle et successive poterono aggiungervi alcunch dinuovo, tanto la forma che ebbe fin dall' ora era precisae defili ila.

    (1) 1/ opera che negli ultimi anni ia meglio illustrata questaaziono dell' Ellenismo nella formazione storica del dogma eccle-siastico e, senza dubbio, quella dell' Harnack, Lehrbuch der Dog-mengeschichte 1888-90, cfr. anche il bel libro dell'Hatcli, The In-fluence /' Greci; Ideas and Usages i>i>

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    .)Il periodo in cui questa dottrina si svolge si pu, dunque

    circoscrivere a poco oltre i due primi secoli della Chiesa.Ma prima di esaminare davvicino codesto lavoro del pen-siero patristico, e per intenderne bene le movenze varie, ilsignificato , giova delineare in pochi ma sicuri traiti glielementi che fornivano a codesta opera ideale la teologiagiudaica e il Nuovo Testamento, come premesse storichedi cui la genesi di quella dottrina fu come un intimaconseguenza.

    ;TWEB

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    INTRODUZIONE

    Gli antecedenti nella Teologia giudaica.

    Godesti antecedenti storici nel Giudaismo non debbonoIonio cercarsi nella teologia giudaica-alessandrina o elle-nistica , quanto nella teologia pi veramente nazionale etradizionale che aveva la sua sede principale nella Pale-stina. 1/ idea della resurrezione dei corpi non poteva es-ser accolta dalla speculazione alessandrina che la suadottrina antropologica ed etica fondava sul dualismo pi-tagorico-platonico e nel rispetto elico anche stoico, appli-candone poi, col metodo allegorico, i principi air interpre-tazione dell'Antico Testamento. Gli scritti di Filone d'Ales-sandria , ai nostri giorni oggetto di cosi assidue e frut-tuose ricerche, ne tanno testimonianza manifesta, (ionienon vi scuopfi (i-acce visibili di speranze messianiche., cosinon vi apparisce l'idea della resurrezione che ne , co-me vedremo , in gran parte derivata. Anzi il corpo vi descritto non come alcunch di pregevole e di de-gno , ma come il lato animalesco dell' uomo , la fon-te (V ogni male , (rcovyjpv cpaet\ carcere in cui lo spiri-

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    to derivante dalla divinit confinato (Ssaftwi^ptov) (1) , ilcadavere (vsxpv affxa) che 1' anima condannata a por-tare attorno seco (2) ; grave incarco che la incatena er opprime; sepolcro, donde essa dovr risvegliarsi alla veravita (3), secondo l'analogia orfico -platonica di afiijxa cona%,a, che Filone riproduce (4). Come il corpo compo-sto dalla materia e questa per la sensibilit attirando leanime che specialmente sono terrene le corrompe , cosi di grave impedimento all' anima , il cui compito eticoconsiste anzi nella liberazione dai legami del serso (5).N il corpo potrebbe giovare air anima in un altra esi-stenza come quello che di natura sua suscettivo di cor-ruttela e di annullamento , onde ia Genesi lo chiamaEfron cio fango (xo0d> oppure ombra (ax:) (o) ed ins qualcuna di morto (vexpv xal xe&wptc, ad) (7). Tanto

    (1) De ebriet. 1 372 (Mangej) Leg. allegor, I, 05. De Migrat.Abrah. I 437. cfr. Wendland, Philos Schrift uher die Vorsehung.Berlin 1892 p. 7 ss.

    (2) Leg-. allegor, I 100, De gr. Noe I, 304 vyj\ vsxpo^c/D^uca.(3) Migrat. A'br. 1 438 Leg. aleg. 1 05.(4) De Just.,

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    8 anzi lontano il pensiero di Filone dall' attribuire unaimmortalit al corpo, che non per la materialit sua loriguarda come nemico dell" anima, sibbene perch feno-menico e mortale (1). Una vera e suprema felicit non consentita air anima se non in uno stato immaterialein cui sia spoglia di codesto impedimento (2) , e ci av-viene in parte nell' estasi o nella contemplazione del di-vino, che, liberandoci dagli affetti terreni, ci distacca dalcorpo (piasi sia un morire dell' anima alla vita del corpo,come aveva detto Platone. Questo per soltanto simbo-lo e preludio del compiuto affrancamento che non pudarsi se non in una felicit ulteriore e trascendente (3),ossia nel ritorno dell'anima al suo primitivo stato incor-poreo, di cui vengono fatti partecipi soltanto colore si sontenuti lontani da questo corpo sensibile e non ne hannoesperimentato il malefico influsso.

    Anche in altri scritti alessandrini, che si sogliono de-signare col nome di Apocrifi dell'antico Testamento, neiquali l'influsso dell'Ellenismo evidente, noi ritroviamochiaramente affermata 1' immortalit dell' anima, ma nes-suna traccia dell'idea giudaica d' una resurrezione deicorpi. L' autore del Libro della Sapienza , non anteriorecerto al secondo secolo avanti Cristo, e, com' noto, scri-vente sotto l'influsso di dottrine platoniche e specialmente

    (1) Drummund, Philo Judaeus ec, II 290.(2) Leg. ali. Ili, li (I, 95).(:'>) Ve Sacri!'. Abel. et Gain. 2, ">. De Gonfus. ling., 17: De

    Gigant. 3, De "Somn. I, 22 < i ss.

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    - 9 stoiche, e nello stesso spirito di Filone, descrive a pi ri-prese la vita futura come necessaria sanzione del benee del male di questa (2, 21-3, 10 5, 15-17). L' animache preesisteva alla sua unione col corpo (8, 19 s),e vi discesa come in un carcere (9, 15), non patiscemorte colla morte di questo (3 , 2 s.). La vera morte la corruzione di essa , non il disolvimento del corpo(2, 23), che non se non un rivestimento terreno (yswss axrjvo;) destinato a ritornar polvere (1 5, 8) (1). Nello stesso ordine d'idee si muove, egualmente informa-to dalle dottrine stoiche , il quarto libro dei Maccabei ,dove il concetto dell'immortalit non ha la t'orma dellacredenza farisaica nella resurrezione, bens quella comuneai Giudei ellenisti della fede in una sopravvivenza delleanime sante nel cielo, o nel seno d' bramo (13, 16),dove Eleazaro e la madre coi sette tgli che hanno sof-ferto il martirio, godono piena, beatitudine (17, 18 cf.15, 2) (2).

    Per la stessa ragione avvenne che tutte quelle sette

    (J) Alcuni passi di questo scritto 1$, 7 s., 4, 20 s. 5, 1 ss., po-trebbero far credere che vi si alluda ad una resurrezione dei morti.Ma che non sia cos, si veda dimostrato dal Grbler, Siudien undKriliken, 1870 p. 690 s. e Haller, Zeitschrist fir Theol. und Kirche1892 p. 270.

    (2) Sui due luoghi di questo scritto (13, 14; 18, 17), nei qualisi potrebbe vedere l'idea della resurrezione dei corpi, si vedano,fra gli altri, il Freudenthal, Hellenist. Studien I p. 07-71 e Schii-rer op. cit. II, 768.

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    10 giudaiche che ebbero contatto anche indiretto coli' Elleni-smo, come i Sadducei e i Samaritani, (1) resistessero acodesta credenza popolare nella resurrezione; Pi mani-testo questo apparisce per gli Esseni, dei quali oggi, salvopoche eccezioni , i pi autorevoli critici consentono nel-T ammettere la dipendenza dalla filosofa greca. Comeattesta il Flavio , (2) mentre gli Esseni escludevano ogniimmortalit del corpo e della materia , insegnavano cheT anime tonnate dal pi puro etere , ad esso agognanodi ritornare liberate che sieno dalla schiavit carnale ;e che le buone fra esse , giunto il sospirato termi-ne , se ne vanno in un luogo al di l dell'oceano , de-scritto in modo simile ali' isola dei Boati nella li Olim-pica di Pindaro, mentre le anime malvage precipitanonelle oscure regioni dei tormenti. Cos deviando dallalede popolare nella resurrezione , gli Esseni annuncia-vano l'immortalila dell' anima immateriale (3), ricolle^

    (l)Pseado-Tevhill. adv. haer. 1.(2) Bello Ind. II, 8, li. cpra^ ;jv ehon (Xe'yO "^ cciptaxa xat

    \rfi S>./|V cu [lv/jjlsv a"5i; , ~lz l

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    gandola ad un altra idea estranea al Giudaismo e d' ori-gine schiettamente ellenica (pitagorico-platonica), la pree-sistenza dell' anima.

    Invece l'altra dottrina della resurrezione della carne chiaramente significata dall'autore del secondo libro deiMaccabei , che nonostante la sua origine alessandrina ,mostra di aver avuto contatto colla teologia giudaica diPalestina. Chi paragoni le parole del vecchio Eleazaroprima di morire, morto o vivo non sfuggir alla manodell' Onnipotente (6,26) , colle espressioni dei martiriMaccabei i quali ripetutamente accennano alla speranzache le loro membra un giorno risorgeranno (1) , e delvecchio Razis che prima di far violenza al proprio corpo,per non cader nelle mani dei nemici , invoca il Signoreaffinch un giorno glielo restituisca (14,46), natural-mente indotto a credere che qui non si parli della re-surrezione dei morti soltanto in modo figurato come inalcuni luoghi dell' antico Testamento, e come ha pur cre-dulo qualche recente critico (2), bens di un vero risor-gere del corpo mortale.

    d' Ippolito Philos. IX , '21. 'ssw:a'. zzo uT-si; ~*/j: vy.c'd-czvz Asys;. /AsK&jf^fct YJ-7 * 71 *'

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    - H -Cosi dunque la letteratura ellenistica, in quanto riman

    fedele air intuizione platonica della materia come l'onte eliogni male e del corpo per se stesso corruttibile, repugnadall' idea della resurrezione di esso. Questa idea ha in-vece la sua vera sede nel Giudaismo di Palestina.

    Sebbene il concetto dell' immortalit del corpo sia ra-zionalmente in antitesi coir idea dell' immortalit dellospirito, poich (pianto pi 1' immortalit di questo sembraderivare dalla immaterialit sua tanto pi resulta esclusal'indissolubilit del corpo materiale, e perci dove troviamocbiaramente affermata quella, come nelP Ellenismo, questanon apparisce , nondimeno storicamente innegabile diequeste due intuizioni corrono parallele e si corrispondononel giudaismo. Non ci possiamo aspettare dall'antico Israelela idea della resurrezione dei corpi, la quale per un certorispetto suppone gi chiara e definita quella d' una vitafutura. Senza voler entrare qui in un argomento cosi con-troverso e disputato vriamente com' questo, la conclu-sione per in cui sembra oggi vi sia il maggior consensodella critica biblica che l'antica credenza popolare nelloSheol, la regione oscura e triste ove dormono le ombredei morti, ammessa pure dai Profeti e legislatori d'Israe-le , non era entrata nel sistema morale e religioso diquel popolo (1). Il sublimo libro di Job, e 1' Ecclesiaste,

    piil. II, 187 s., cfp. invece Schultz , Alttestamentliche Theologie2 And. p. 809.

    (1) I). Castelli, The Vaiavo Life in Rabbinical Literature , inJewisli Quarterly Revew I. 1. 1889 p. 314 ss., e Schwally, Das

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    gli scritti dei profeti come Geremia e alcuni Salmi nesono prove non dubbia. 11 terribile problema della inegua-le distribuzione dei beni e dei mali nella vita , e dellapossibilit di conciliare la provvidenza di Jahvch colla fe-licit dei malvagi, si era presentato alle menti pi alte ;ma, come apparisce dal libro di Job , 1' antica coscienzad" Israele , quivi rappresentata dai saggi Themauiti, eraimpotente a risolverlo , come quella che non riconoscevaaltra sanzione del bene e del male fuori di questa vita.I beni della terra, la prosperit della famiglia, la lon-gevit, sono segni visibili della benedizione di Javeh ; lesciagure d'una casa e d'un popolo dimostrano che lamano di lui se n' allontanata. La conclusione del li-bro di Job , comunque se ne giudichi, prova che 1' idead' una vita futura , sanzione di questa , non balenataancora (1). L'infelice Idumeo che, nella sua confusio-ne , costretto a confessare che la mente umana nonpu n deve scrutare i secreti arcani della Provvidenza,riconosce che il problema insolubile , e fa sentire cheegli si muove ancora nelT antica intuizione israeliticadell' et patriarcale, che si rappresentava lo Sheol comeluogo d'oscurit e di tenebra mutale (10, 21), regioneobliviosa , onde non speranza di ritorno o di resurre-

    Leben trarli, dem l'ode , nach der Vorstellimgen des aitai Israelund des Judenthutm in Zeit. 1. Chr. Omesseti 1892.

    (1) Gahen , Exquisse sur la pirli, da licre de Job. p. 00 nellaBibbia del Gahen. Renati, Le Licre de Job. p, LXXX e se^g". 1800Castelli, Della Poesia Bblica p. 540 e sg. 1878.

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    - 14 -/ione (li, L2). N Geremia , De i Salmisti pi antichi(nemmeno FA. del Salmo LXXIII), n il saggio autore deiProverbi, n molto pi tardi il Siracide (1) e il libro diTobia , meglio risolvono il problema ; poich F idea del-l' immortalit dell'anima che avrebbe offerta una soluzio-ne immediata e facile alla angosciosa incertezza, non viapparisce mai , almeno nel significato filosofico e moraleche noi le attribuiamo.

    Ma co) volger del tempo, e torse dopo F esilio di Ba-bilonia, le credenze degF Israeliti andarono soggette a pro-fonde trasformazioni , e dal!1 oscura escatologia popolaredell* et primitiva d' Israele, si svolse, come sembra, F i-dea d" una vita futura, nella doppia forma della immor-talit dell' anima e della resurrezione dei corpi. La spe-ranza di esser salvato dalla triste e tenebrosa dimoradello Sheol e di poter vivere in cielo presso Dio, si troval'orse per la prima volta fugacemente espressa nel Sal-mo XL1X che si pu riportare a non antica et ; doveF altra forma di dottrina intorno ad una vita futura, laresurrezione dei morti, sembra essersi svolta alquanto pitardi. Che sia penetrata nella religione giudaica per in-flussi persiani opinione tenuta da molti critici, ma non

    (i) Che in alcuni passi del Libro di Siradi , come 1, 13; 4811: 7, 17 non si alluda propriamente alla vita futura e molto menoalla risurrezione dei morti, dimostra anche lo SHiwallv op. cit.158 , ss. Lo stesso dicasi del libro di Tobia clic pure riproducele antiche intuizioni israelitiche , anche iiii chiaramente dell' Ec-clesiaste.

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    In -accolta da altri i quali negano anche che nelle parti piantiche del Zend-A vesta si trovi veramente V idea dellaresurrezione dei morti , e che in ogni caso , la resurre-zione Zoroastrica differisce dalla resurrezione giudaica,perch resurrezione dei morti , non resurrezione deicorpi, i quali per la religione iranica erano dopo morte,qualcosa d'impuro (1). Comunque sia di ci, a noi pareindubitabile che questa idea possa spiegarsi coi presuppo-sti essenzialmente giudaici, e come uno svolgimento spon-taneo delle antiche credenze d' Israele. Poich lo Sheolera rappresentato come un soggiorno oscuro, e la con-dizione delle anime, i rephalm, simili ai Manes dei La-tini e pi ancora agli ettoXa omerici , pi ombre checosa salda , appariva come un sonno indistinto, formatache fu T idea d' una vita futura , il passaggio dall' unaall' altra dov apparire come un risveglio e una risur-rezione. E nell' idea ancora oscura di questa dov averparte anche il corpo , tanto pi che lo Shed non erasolo la regione tenebrosa e obliviosa te^V inferi o del-l' Ade , ma talora era confuso colla fossa o col sepol-cro (2) ; e il risorgere da questo doveva significare unridestarsi del corpo.

    Ma la vera sorgente di codesta credenza fu la idea

    (1) Van den in Gheyn Reme des Religione, 1889 n. 3 p. 202 ss.cf. Schwally op. ci t. p. 149 ss. La derivazione della idea giudai-ca della resurrezione dal Mazdeisrao sostenuta , fra gli altri ,dalTHavet, Le Christanisme et ses origines III, p. 346 seg.

    (2) Kahle, Bibliche Eschatologie 1870.

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    li; messianica, eolla quale la troviamo in dubbiamente con-nessa. Ecco perch si delinca per la prima volto in unlibro apocalittico, il libro di Daniele, all'et dei Maccabei.Gli altri luoghi dell* antico Testamento che si citano, comecontenenti accenni alla resurrezione dei morti (l), ancheprescindendo dal capitolo d" Isaia dalla critica pi rigo-rosa non tenuto per autentico, ne parlano soltanto in unmodo figurato, come di un simbolo che sta a rappresen-tare il risorgere del popolo d' Israele, la cui condizionepareva talora simile a quella d'un morto (Baruch, 3,10e segg.). N pi vero che ad una resurrezione deimorti si accenni nel libro di Job; (p. e. XIX, 25), per-ch se l'autore del poema avesse accolta questa creden-za , in questa e non nelP imprescrittibile onnipotenza di-vina avrebbe trovata la soluzione del problema. Ed egual-mente nel celebre capitolo di Ezechiele la resurrezio-ne dei morti, rappresentata in una visione , non clicun simbolo e una promessa della resurrezione d' Israe-le (2), poich al veggente pare incredibile e da aspettar-si solo da un miracolo di Javeh ( Ezech. 37,3 ). Ma co-me dalla visione del miracolo alla fede nella realt delfatto era facile e naturale il passo, cosi fu facile niFarisei nelT et dopo T esilio di Babilonia piegare altriluoghi scritturali a questo significato prendendo alla let-tera espressioni figurate come questo Io tccio moriree lccio vivere (Dent. 32,39) Jahveb fa morire e fa

    (1) Hosea, VI 1, sgg. Jesaj. XXVI, IO. Ezechiel, XX XVII, 1-14.(2) Ezech. :57, 11, 12. efr. Schwally o. e. 115,

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    17 vivere: fa scendere allo Sheol, e ne la risalire (l Sani.2,0 e i luoghi citati eli Hosea ed Isaia).

    Ora T intimo nesso della speranza nella resurrezionecol l'idea messianica ,. checch ne dica qualche critico re-cente (1), apparisce evidente dal libre di Daniele (12,2 sg.)e dai cosi detti Salmi di Salomone (3,16) (2). Se nei dueluoghi si dice che i giusti risorgeranno a vita eterna,in questa espressione, secondo l'ordine d' idee che dominain questi libri , non pu trovarsi significato altro che lavita nel regno messianico. N poteva essere altrimenti; per-ch il desiderio ardente di aver parte a questo regno diliberazione, doveva necessariamente estendere la speranzaanche alla resurrezione corporale, essendo il regno mes-sianico un fatto necessariamente sensibile nelle sue formecome quello che doveva restaurare la vera grandezza d' I-sraele e compensare i lunghi dolori del popolo oppresso.Solo pi tardi i due concetti della vita nel regno Mes-sianico, e della ?wy] awvto; si andarono distinguendo.

    Conseguenza necessaria di questo intimo nesso origina-rio della speranza nella resurrezione colla escatologia mes-sianica che la l'orma pi antica e prevalente nel giudaismodi quella credenza circoscrive il fatto della resurrezione

    (1) Sthelin, in Jahrbcher far deut. Theolugie 1874 p. 199 ss.cfr. Schurer, Gesch. des lud. Volkes ecc. II p. 457, 1886, e Drum-mond, The Jewish Messiah 1877 p. 300 ss. Wellhausen, Die Pha-riser und die Sadducer, Gscifswald 1874.

    (2) Cito l'edizione del Fritzsche, Libri Vet. Testam. pseudo-epi-tj rapili. Lipsiae 1871 p. 5.

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    18 ai soli giusti nel giorno messianico. Soltanto assai tardisi parla chiaramente cruna resurrezione universale, oraprima ora dopo V avvento di quel regno. La primasembra prevalere gi nel libro di Daniele (1), e con-servarsi pi tardi nella tradizione dei Farisei (2) , enella letteratura apocalittica. La seconda , amplificazionedella prima , apparisce in alcuni scritti giudaici degliultimi tempi e si svolge poi nel Cristianesimo che pre-sto distingue 1' vaiaac; v^iazu); dall' vaiaai; Jtor^. Chehi prima prevalesse nel Giudaismo parr naturale achi pensi che la resurrezione dei grandi profeti e deisanti era per la lede popolare un preludio dell'auroramessianica; e anche i martiri Maccabei affermano vigoro-samente la speranza che il risorgere della loro carnesar un premio del loro sacrifcio (3). D'altronde l'idead' una resurrezione universale implicava una grave dif-ficolta, una pietra d'inciampo, la resurrezione degliempi. Ora gli accenni a questo non mancano certo ancheprima dell'Apocalissi di Giovanni, ma sono mollo rari e

    (1) Hilgenfeld , Die Judische Apokalyptik , .Iona 1857 , p. 15Schwally. Op. cit. 33. s.

    (2) Joseph. Antiq. 18 i, 3. (Dindorf. I 694). Bell. Jud. II, 8.11. Giuseppe non parla di :idn-7.cz per ragioni forse di prudn-za politica. Egli dice che l'anime rivivono (vfli^iouv), volendo si-gnificare che assumono un altro corpo ({ASTa^aivsw v.'. zxzpov cCma).Ma che questa trasmigrazine delle animo sia ben lontana dalleidee farisaiche, fuor di dubbio cfr. Schwally p. 169.

    (:j) 2 Macc. 7, 9 si; auvi9v vajJiuwiv Jwyjjs ^as yaonjaei,

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    - IO -incerti. Alla gloria e alla maest del regno messianicobastava solo la resurrezione dei giusti. L' altra non ave-va un valor pratico, bens solo un carattere drammatico.Tanto pi quando all'antica rappresentazione dell' Ade bi-blico o dello Sheol s'and innestando l'idea delle peneivi riserbate ai malvagi. Ora 1' idea d' una tale sanzioneapparisce per la prima volta nel cos detto libro di Enochdove anche si disegna come una t'orma di transizionel'idea d'una doppia resurrezione (1), che ritroviamo pichiara nell' Apocalissi di Giovanni. Lo stato delle animenel periodo intermedio fra la morte e la resurrezione vi rappresentato come una vita consapevole e personale ,nella quale sono gi stabiliti i premi e le pene. All' ir-rompere del regno messianico, avviene il giudizio che di-scern i buoni dai malvagi, e quelli avvia alla resurre-zione eterna .(91, 10 ; 02, 3), questi all'eterna desola-zione (00, 17, ss; 100, 1. ss.) (2). Invece nelle partipi recenti dello scritto, probabilmente post-cristiane, siafferma risolutamente la resurrezione universale. La morterender tutti coloro che prese non solo dai sepolcri, madalla solitudine dei deserti e dalle profondit del mare(01, o; 51 1 cfr. pocal.).

    Che questa credenza estranea alla teologia alessan-

    (1) Sulla quale cfr. Schwallv op. cit. p. 17? ss.(2) The Hook of Enoch translated by Schodde, Andover 1882,

    Hilgnfeld Jud. Apokalyptik p. 123 ss. Schwallv. op. cit. p. 1;*8s. l)caue Pseudoepigrapha, account o/ apokr. Sacred wrtings, E-dinburgh 1801 p. 40.

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    20 (Irina del tempo , e negata esplicitamente dai Sadducei ,l'osso, in questo periodo ultimo del Giudaismo precristia-no , largamente penetrata nel sistema per cos dire uf-ficiale del Farisaismo, non solo T argomentiamo da altriscritti non intieramente giudaici bench giudaizzanti nelloro spirito (1), ma anche retrospettivamente da una se-rie di documenti che , quantunque d' origine post-cristia-na e pi recente, riflettono le antiche dottrine dei padri,trasmesse per tradizione non interrotta ed immutata, vogliodire la letteratura Talmudica e Rabbinica. Noi possiamoquindi sicuramente trai* partito dagl'insegnamenti della Mi-schila e dal Talmud sulla resurrezione per illustrare la dot-trina cristiana corrispondente. Ora dalle belle ricerche delWeber sulla teologia dell'antiche Sinagoghe, desunta da co-desta vasta letteratura, alle quali principalmente qui ci ri-feriamo (2) riproducendone le sostanziali conclusioni, risul-ta che la idea della resurrezione dei morti (tehit hammotim)vi tanto pur efficacemente, affermata, quanto rnen chiara-mente vi delineato il concetto della immortalit dell'ani-ma ; o per meglio dire quella vi tiene generalmente illuogo di questa. Tua tale incertezza ha la sua principale

    (1) Apocal. Baruch 30, 1-5; 50, 1-51, 0. IV Esr. 7. 32 (FrietzscheLibri vet. Tesi, pseudepiyraph Lips. ISTI) Testam. XII Patriare.Jud. 25. Benjam. LO. Gracili. Sibyliina II, 221, sgg. Vili, 205, ed.Alexandre L869.

    (2) Weber, System der altsynagogalischen Theologie Leipsg isso.Debbo molte grazie all'egregio amico Prof. Castelli, per gdi ef-ficaci aiuti che ha dato a questa parte della mia ricerca.

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    - -il -ragione in ci che il concetto e il termine di vita futura(oleum habbd), come contrapposto alla, vita presente (oldmhazz) nei libri talmudici e nei Midraschim, non ha unsenso ben definito e costante (1) ; ed ora sta a signifi-care T esistenza dell' anima separata dal corpo (non sem-pre come credeva il Maimonide), ora invece indica laventura et messianica, collegata col risorgimento politi-co e religioso d' Israele. Codesta oscillazione, rispondentea quella che nel N. Testamento ha l'espressione di regnodei cieli , ci spiega molti fatti. In (filanto il Giudaismooltrepassa i limiti d' una religione nazionale , e 1' Jahvehbiblico divenuto Adonai (il Signore) nella letteratura rab-binica, non restringe la sua opera di giustizia ai figlid' Israele, ma abbraccia tutte le genti, in tanto vi pene-tra 1' idea d' una vita immortale dell'anima dopo la mor-ie, e della resurrezione dallo Sheol di cui sono partecipitutti gli uomini. A questa veduta pi liberale, e che sem-bra accolta in un periodo pi recente dal Farisaismo, comeera passata nel Cristianesimo, die una forinola precisaRabbi Joshua i giusti di tutte le nazioni avranno parte nelmondo avvenire (Toseft Sanhedrin C. XIII). Ma gianche in uno dei luoghi classici del Talmud sulla resur-rezione dei morti (Sanhedrin 105 a) si annovera fra gliesclusi dai godimenti del mondo avvenire anche Balaam, ilquale, come noto, non apparteneva al popolo ebreo; e. siaggiunge anche Ma gli altri (cio gli altri non ebrei)

    (1) Webei op. ctt. 382 ss.

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    il :2 poroftno averne parte Ed egualmente in un passo dellaMischila s* insegna che come i nati son devoti a morte,cui i morti son destinati a risorgere (Abofi, IV, 22).Ma poich la speranza della resurrezione era congiuntaalla fede nella venuta messianica, naturale che questa comequella apparisse (piasi una prerogativa del popolo di Dio odi Israele, e pi specialmente dei martiri e dei giusti cheavevano sofferto nei periodi di oppressione del popolo eletto.Perch costoro non avrehhero dovuto partecipai'!? al risor-gimento e alla gloria messianica? Quanto inen chiara eraT idea della sopravvivenza immortale delle anime la qualeavrebbe offerto una finale soluzione suscitando il convinci-mento che le anime di quei santi vedrebbero dal loro sog-giorno di beatitudine l'adempimento delle promesse mes-sianiche, tanto pi era naturale 1* immaginare che i giustitornassero di nuovo in vita a godere di ci che avevanosperato . di ci che gli aveva confortati a sostenere ilmartirio e la morte. Questo il mondo avvenire di cuiil Talmud dice g* Israeliti saranno latti partecipi, salvo al-cune categorie di peccatori che uno dei passi citati (Sahne-(h-iii C. XI) diligentemente enumera. Dai Patriarchi sinoal compimento dei (empi i tgli d' Israele dovranno pergiustizia godere del risorgimento messianico , non altri. Rabbi Chiya figlio di Ahha diceva: la pioggia mag-giore della resurrezione dei morti, perch questa perl'uomo, e quella per l'uomo e per gii animali: la resur-rezione dei morti per Israele, e la pioggia per tullele nazioni. (Beresshith Eabba 13. ci*. Vayr Rabba 13)La resurrezione solo pei giusti, la pioggia e pei giusti

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    23e pei peccatori (Janianith 7 a); motivo questo che noirisentiamo sulla bocca di Ges (Matto 5, 45). N menorecisamente dice un altro scritto talmudico (1) comepotrehero coloro che sono senza Dio rivivere di nuovo ,essi che anche nella or vita son morti ? mentre i giustianche nella morte sono viventi .

    Da questi e da molti altri luoghi apparisce manifestoche la resurrezione rappresentala come un privilegiod'Israele, e specialmente dei giusti di questo popolo, (glialtri sono eguagliati ai pagani ed idolatri), come prelu-dio al regno messianico , che perci deve precedere dipoco T et messianica e inaugurarla (2). La regione oveessa avviene quindi la terra promessa (Chetuboth, ili)e quivi dovranno esser ridotti per vie sotterranee anchequei tigli d'Israele che furono sepolti fuori d'essa (comeMos ) per poter risorgere dalla terra santa. Ma codestaresurrezione messianica non tiene cosi il campo che talo-ra non baleni V idea d' un mondo avvenire come alcun*che di durevole e d' universale, e non sia consentito dipartecipare a codesta vita eterna e air unione con Dioagli eletti di tutte le genti (3). Come in altri pocral del-l'antico Testamento (Enoch, Apocalisse di Baruch, IV Esra)

    (1) Il Beresch Rabba citato dal Weber o|>. ci t. p. 372.(2) Talmud di Gerusal. Sabba th I, 5 Shekalim, III, 1.(3) Il Weber o. e. p. 372 e dietro lui l'Haller o. e. p. 282 af-fermano troppo recisamente che una resurrezione universale non

    si dia negli scitti rabbinici.

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    e come troveremo nell'Apocalisse del N. Testamento, an-che negli scritti Talmudici son combinate talore le due re-surrezioni, 1" una messianica e parziale, l'altra universaleprecedente Y ultimo giudizio (1). Questo risulta chiaro dalseguente luogo talmutico {Tana deb Eliyahu. 5) 11Santo il benedetto operer una resurrezione de' moriiai tempi del tglio di David (il Messia) per dare unpremio ai pi amici e a quelli che lo temono, ed opereruna resurrezione dei morti nel mondo avvenire per dargiustizia e ragione . E che codesta ultima resurrezionesegua alla fine del mondo presente lo conferma un altrolibro rabbinico (Sifr Dentei* 357) dove si dice che Diomostr a Mos prima della sua morte tutto il mondo- dallacreazione tino alla resurrezione dei morti.

    Suir esistenza nella vita futura , nell' olm habb . naturale che s'alternino quindi due diverse intuizioni. Nellapittura del regno messianico sulla terra domina sempreuna tinta sensibile; dove prevale quindi codesto signifi-cato della vita futura , dovr apparire una rappresenta-zione materialistica. Quindi che talora si parla del-la generazione corporale dei giusti, del grande banchettoove gli eletti si ciberanno delle carni del Leviathan edel Behemoth (Pesikt, 188 b ), e cosi di altri piacerisensuali , e perfino di peccati che in queir et sarannoconsentiti ai Santi ( Tanchuma Schernirli , 4 ). Dove al-l' incontro prevale il concetto d'una vita immortale, an-

    (l) Castelli, Jew. Quarterly Reoien 1889 p. 33t>.

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    che Ja resurrezione acquista un significato pi spirituale.Vn curioso dialogo fra Giacobbe ed Esa mentre ancorasono ned' utero materno, riferito in un Aggada, terminacoli' assegnare a questi il mond terreno, a Giacobbe in-vece il mondo avvenire come contrapposto a quello , edesente da ogni vestigio di sensualit (1); conclusione questaconfortata di un altro luogo talmudico {Berah 17 a), dove pur detto che non come questo mondo il mondo fu-turo, nel quale non ha luogo il mangiare n il bere, neil generare, n l'operare, e dove i giusti, incoronati, seg-gono contemplando la gloria di Dio.

    Non giova al nostro proposito ricercare S3 la vita dopola resurrezione secondo 1' escatologia dei talmudisti, sareterna o cesser dopo un periodo pi o men lungo; qualisieno le categorie degli esclusi dalla resurrezione, o chedivenga dell' anima dalla morte del corpo al giorno dellaresurrezione; o infine se vi sia un vero Concetto dell' im-mortalit dell'anima nella letteratura rabbinica. Invece im-porta il vedere come sia rappresentato il processo dellaresurrezione, e sopratutto come ve ne sia dimostrata larazionalit. Perci che attiene al primo punto, un fortecolorito realistico e materialistico riveste costantementela rappresentazione di queir avvenimento. Non solo si dice{Sunhedrin 91 6) che tutti i morti risorgeranno nello stes-so stato in cui erano al tempo di lor morte, e che soloDio riparer ad ogni infermit corporale per rendere idifettosi e g' infermi degni della perfetta beatitudine, ina

    (1) .lalkut Sellini. Beresch, ili. Weber altsyn. Theol. p. 383.

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    ili -si descrivono con minuta cura i momenti del dramma so-lenne. Al primo squillar della tromba celeste si commo-ver la terra; poi si separer la polvere, si raccoglieran-no indi le ossa dei morti; poi si rincalderanno le loromembra; e su di esse si distender la pelle; poi lo spi-rito animatore penetrer i lor corpi; e infine divenutiviventi sorgeranno in piedi e colle loro vesti (Othioth diRabbi Akiba 17 e). Questo e altri luoghi dimostrano cheil corpo futuro sar per la materia e per la sua strut-tura sostanzialmente identico al corpo presente. E la gros-solana rappresentazione materialistica si spinge a tal segnoda attribuire al corpo risorto lo stesso rivestimento ondefu deposto cadava re nel sepolcro: rozza immaginazione cheun Rabbi Meir {Panliedriu 90 b) cerca di giustificarecoir analogia (che troviamo anche in Paolo I Cor. 15,o5-42) del grano il quale, deposto nudo nella terra, neesce ricco di sp bella veste.

    Quesf ultimo esempio ci conduce a parlare del meto-do onde i Farisaismo rabbinico s' argomenta di giustifica-re con parvenza di razionalit il dogma della resurrezione.11 qual metodo in generale si riassume nel largo uso del-l' immagine, dell'analogia e dalla parabola; ma non si chetalora non apparisca un tentativo di dimostrazione.

    Non mancano nelle discussioni ghemariche argomentidedotti dall' autorit della rivelazione. E richiederebbetroppo lungo discorso il vedere con (piali strane interpre-tazioni di [tassi scritturali nella Mishna e nel Talmud, idottoii rabbinici si argomentano di ricavarne testimo-nianze della resurrezione. Ci busti notare che in alcunediscussioni compariscono i Sadducei a disputare contro

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    Z 1 Rabbi Gamaliele ed altri (ci'. Sanhedrla l.)() b) sulla resur-rezione dei morii, al modo ehe nel N. Testamento i Sadducei disputano sullo stesso argomento con Ges (1).

    Ma se contro i Sadducei i dottori del Farisaismo usa-vano valersi di prove scritturali, discutendo con altri ricor-revano a prove razionali. Allo stesso Gamaliele un impe-ratore Romano, come sembra, dimandava come fosso pos-sibile resuscitare dalla polvere. Alla domanda rispose lafiglia del Rabbi. Nella nostra citt sono due vasai; unol'orma i vasi dall' acqua, un altro dall' argilla. Chi pilodevole dei due? L'imperatore rispose. Colui che gli l'or-ma dall'acqua Ed ella replic: Se Dio dunque forma gliuomini da un liquido, non li former di nuovo tanto pidall'argilla o dalla polvere? (2)

    Con un altro paragone era illustrata la possibilit dellaresurrezione nella scuola di Rabbi Ismael. So gli oggettidi cristallo, vi si diceva, che si lavorano col soffi 3 del-l' uomo (piando si rompono possono accomodarsi (rifon-dersi, spiega 1' Isaacita), i mortali cho so.io formati dal-l' abito del Santo benedetto (pianto pi potranno ricom-porsi ? (Bereschiht Rabba $ 14). Si narra anche che aun eretico (forse uno gnostico, come congetturano l'Ham-burger e il Castelli (3) il ([naie faceva la stessa domati*

    (1) Mattli. XXII, 23-33 Marc. XII, 18-27. (Lue. XX, 27-40).(2) Presso il Castelli Jew. Quart. Review. 1889 p. 323.(3) Il termine Mina che trovasi nel miglior codice e nelle mi-

    gliori edizioni, spesso significa cristiani . Ma poich questi cre-devano alla resurrezione dei corpi, pi naturale il pensare a uno

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    28 hi dell' Imperatore a Gamaliele, questi rispondesse sipu paragonare a un re mortale, che ordin ai suoi servidi andare a fabbricargli grandi palazzi in luogo ove nonera n acque n terra: andarono e glieli fabbricarono.Ma dopo alcun tempo i palazzi rovinarono. Allora disseloro d'andare a fabbricarli dove era acqua e terra. Glirisposero: non possiamo. E il re si adir contro di loroe disse: Gli avete costituiti prima in luogo ove non eran acqua n terra, ora che acqua e terra v'-, non lodovete tanto pi ? E il dottore sogni ta va citando al-l' incredulo esempi di generazione propria e spontanead1 animali.

    Pi arguta la risposta data ad un altro eretico chedisse ad un Fariseo Guai a voi peccatori i quali ditei morti rivivano. Se i vivi muoiono, i morti possono essiriviv.'n 1 ? Questi rispose : Guai a voi peccatori che ditei morti non rivivano. Se quelli che prima non erano vi-vono , non potranno tanfo pi rivivere coloro che orai)gi vivi ?

    Questi argomenti analogici e ipotetici non erano peri soli onde il Faisaismo cercava di giustificare questadeliziosa speranza. Vi concorreva altres una motivazionemorale e religiosa, che, come vedemmo, fu i\n-*c una dellocause del sorgere di codesta credenza, e che ritroveremopi tardi ampiamente svolta dagli apologisti cristiani; laesigenza, cio, che In giustizia divina estenda la sua sanzio-

    fjriostino o un palino Hamburger, Rwl Eaeyr.lopaedte I, 127. Ca-stelli. 1. e, n. 1.

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    na di premio e di pena anche al corpo come complicedel peccalo. Ed notevole che questo concetto appariscain un dialogo fra il Rabbi Jehuda il Santo e l'ImperatoreAntonino (Sanhedrin. fol. 91), riferito dunque a un tem-po in cui appunto questo stesso concetto d' altronde ap-parisce per la prima volta nella letteratura cristiana, nelloscritto sulla resurrezione dei morti di Atenagora, contem-poraneo di Marco Aurelio; senza che ci sia dato di sta-bilire se i due scrii ti siano indipendenti, o quale dei duedipenda dall'altro. L'imperatore dunque poneva al Rabbila seguente quistione. Il corpo e 1' anima potrebberoliberarsi dal giudizio cosi. Il corpo pu dire: 1' anima hapeccato; perch dal giorno che si separata da me , iosono come pietra immobile nel sepolcro. E V anima pudire: il corpo ha peccato, perch dal giorno che me nesono separata, ecco io volo per 1' aria come un uccello.Il Rabbi gli rispose. Io ti dir una parabola alla qualetulio ci simile. Un re mortale aveva un giardino pienodi belle primizie, e vi pose due guardiani, 1' uno zoppoT altro cieco. Lo zoppo disse al cieco: Bei frutti primatic-ci che io vedo nel giardino; vieni, prendemi sulle spallee li mangeremo. E lo zoppo mont sulle spalle del cieco,li presero e li mangiarono. Dopo alcun tempo venne ilpadrone del giardino e disse loro: i frutti primaticci dovesono? Lo zoppo rispose; ho io forse i piedi per potergiungere fino a quelli. Il cieco disse: ho io forse gli oc-chi per vedere? Ma il padrone pose lo zoppo sulle spalledel cieco , e li pun insieme. Cosi anche il Santo bene-detto infonde V anima nel corpo e giudica insieme am-bedue .

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    - rio -Tale dunque 1' ampio sostrato storico su cui insiste

    e r edifico la dot Irina cristiana della resurrezione. La qualeper pi davvicino dipende dai termini in cui questa ap-parisce delineata nel Nuovo Testamento, e che convien rias-sumere per meglio intendere di quella le l'orme e losvolgimento.

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    CAPITOLO PRIMOIL NUOVO TESTAMENTO - LA DOTTRINA DI PAOLO

    SULLA RESURREZIONE.

    Non per 1' idea dell' iti) mortalit filosofica il Giudai-smo precristiano confort 1' uomo e 1! elev air eroismo,bens per la speranza in una grande rigenerazione delmondo, a cui si collegavano la venuta messianica e la resur-rezione. La quale per i giudei non significava compenso eriparazione per 1' individuo alle ingiustizie della vita pre-sente , ma un rinnovamento di quesla, che dovea sosti-tuire al trionfo attuale delle potenze malvagie il regnod' una Gerusalemme celeste. Con questa speranza d' unapalingenesi finale, cio l'avvento del regno di Dio sullaterra , il cristianesimo conquist il mondo. Il dogna del-l' immortalit oltremondana non si fa via che lentamentenella coscienza cristiana e vi si fissa assai tardi; n maibene e spontaneamente si concilia colf idea primitivamen-te cristiana, 1' idea della resurrezione, che nel giudaismoconnessa colla speranza messianico, per lungo tempo ade-risce a quella che ne era un riflesso nel cristianesimo ,1' espettazione millenaria. Tutta l'et apostolica aspetta an-siosamente la seconda Parusia del Cristo come prossimae per la generazione vivente. Soltanto quando questo sognograndioso and lentamente dileguandosi , dinanzi all' osti-nato sopravvivere del mondo, e il rinnovamento prossi-mo dell'universo non t\\ pi atteso che da pochi m illena-

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    -2 ri impenitenti, si trasfer por un processo naturale al giu-dizio individuale e ai destini dell' anima personale quelloche Uno allora suonava l'innovemento totale e prossimodel mondo e del genere umano (1).

    naturale quindi aspettarsi d* incontrare in quei docu-menti cristiani che, se non pi antichi, almeno rappresen-tano il periodo pi aulico del cristianesimo, gli evangelisinottici e irli Atti degli apostoli, le slesse opinioni e in-tuizioni che abbiamo trovate nella religione giudaica deltempo. Da essi appar manifesto che i contemporanei di(reso credevano generalmente alla resurrezione dji morti,e che in quest' ordino d' idee Ges aderiva sostanzialmen-te alle opinioni dei connazionali. Il ritornare h' egli vifa a pi riprese sulla Gehenna come luogo oscuro di pe-na, e siili' idea del seno d' Abramo, (piale apparisce nellaparahole dell' epulone e di Lazzaro; la difesa ch'egli vifu della opinione dei Farisei sulla resurrezione (Matt.22-23,&0) contro le negazioni dei Sadducei (Ih. Marc. 12,18, Lue. 20,17), ci persuadono che la escatologia giu-daica era essenzialmente accolta e presupposta dalla pre-dicazione sua. Quanto poi la credenza nella ressurrezionefosse comune e popolare al suo tempo, ce ne fanno i'edomolteplici indizi. Erode all'udir di Ges esclama (-estui Giovanni Battista, egli resuscitato dai morti (Matt.14,2 Marc. (i,I I Lue. 9,7) ; ; e allorch Ges sulla via diCesarea domanda ai discepoli chi diceva il popolo egli lbs-

    (1) Cfi\ il mio scritto Li' idee millenarie dei Cri\tiatn , Napo.li, L888.

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    33se, costoro gli rispondono; alcuni dicono Giovanni Bat-tista; altri Elia , altri Geremia o un dei profeti (Matt.16,14, e i luoghi paralleli). Nello stesso senso dicono i sa-cerdoti e i Farisei a Pilato, dopo la morte di Ges: Signo-re noi ricordiamo che quel seduttore da vivo diceva: ioresusciter Ira tre giorni. Ordina dunque che il sepolcrosia sicuramente custodito fino al terzo giorno ; onde i di-scepoli per avventura non vengano di notte e noi rubi-no, e dicano poi al popolo: egli resuscitato da morti ( Matt. 27,03 s. Si diceva anzi che , spirato Ges , Si scoprirono le tombe, e molti corpi dei santi che dor-mivano, resuscitarono ) (1) (Matt. 27,52), Comunque sigiudichi sul processo reale di questi fatti, certo che queiluoghi suppongono nei giudei di quel tempo radicata e dif-fusa l'opinione della resurrezione dei corpi, a cui parteci-pava lo stesso Erode: e che talora la resurrezione credutaappariva come un preludio della venuta messianica. Senzaquesta ferma fede popolare, da cui dissentivano solo i Sad-ducei, non si spiega, non dico Fattivit taumaturgica diGes, ma il giustificare ch'esso facon questi atti il suocarattere messianico: sopratutto poi quelle fede popolareci d ragione della rapida , incontrastata diffusione dellacredenza nel Cristo risorto. Nonostante la diffidenza chemostrano i discepoli al racconto delle pie donne , e laquasi ostinata incredulit di Tommaso, noi non troviamomai che fra i Giudei o i discepoli la possibilit d' un talfatto sia assolutamente negata come irrazionale ed assurda.

    (1) Dan. 1?, 2.

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    .-;

    La convinzione di codesta possibilit corno il sottosuoloalla l'e(]c nel latto (1), e ci spiega le incertezze le con-tradizioni colle ({noli questo viene interpretato e descrit-to. Si pu applicare ai primi discepoli quello die Paoloscriveva ai Corinti (1 Cor. XV. 13,16) se non vi re-surrezione deniorti, neanche Cristo resuscitato . Orapoich la resurrezione dei morti era certa come articolodi lede dei padri, cosi Cristo pu, anzi deve, esser risor-to secondo le scritture .

    Non mancano segni dai quali apparisce che il prole!di Nazareth anche su questo punto si discostava dal sen-sibilismo della religione giudaica. Egli parla d' una eter-na pena dei peccatori nella geenna , non d 1 una loro re-surrezione, e, per contrapposto, del seno d' bramo come luogo di beatitudine (Lue. 16, 23), e pi general-mente del secolo venturo (Matt. 12,32), che non altrose non 1' olrm habbd giudaico. Pure egli ammette al re-gno dei cieli e alla resurrezione finale anche uomini ve-nuti di Levante e di Ponente (Matt. 8,11) , escludendone

    (1) Renan, Les Aptres 1806 p. 3 e 175 Weizscker, Das Apo-stoliche ZrUaltcr 2 ed. 1892, p. 8. p. 82 ss. Il solo punto incilisembra apparire un dubbio sulla resurrezione nel racconto dellatrasfigurazione (Marc. 9, 10). Quando Ges fa divieto ai discepolidi narrare il latto primach il figliuol dell' uomo sia risoltodai morti costoro si domandano che cosa Cossi 1 (pad resuscitai'dai morti . Ma sul significato allegorico di questa narrazione esulla sua dipendenza dall'idea dogmatica ili Paolo cfr. Pfleiderer.Deus Urchrfofenthum Berlin 1SS7 p. 387, ss.

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    i figliuoli del regno, cio Israele, e sopratutto sembra pie-gare a una interpretazione spirituale della resurrezione ,contro il materialismo dei Sadducei, che perci la nega-vano, in quanto annuncia che gli uomini nella resurrezio-ne saranno come angeli di Dio nel cielo (Maft. 22,30) ;interpretazione questa, che vedremo poi ripresa e svilup-pata da Paolo.

    Come in tutta l'et apostolica l'idea della resurrezio-ne e del giorno finale e luminoso sempre congiunta collalede nel ritorno del Cristo, cos la troviamo nel suo froadoidentica in tutti gii altri sci itti del nuovo Testamento (Act.11,20 Iac. 5,7 s; Iud. 0; 2 Petr. 1,1 ; 2,9: 3,4 ss.). Noncos per che non vi appariscano notevoli differenze. Lapi rilevante delle quali nelF Apocalisse, che pi tena-cemente aderisce al tipo dell' escatologia giudaica. Al paridi altre apocalissi giudaiche, coire quella di Enoch , se-condoch abbiamo accennato (1), V apocalissi cristiana (osecondo V ipotesi recente del Vischer giudaica nel suo fon-do e rimaneggiata da un cristiano) , parla d' una doppiaresurrezione e d' un periodo millenario cha dova separa-re la prima dalla seconda , e perci d1 un doppio regnodel Cristo glorificato , 1' uno circoscrtto nei limiti d 1 untempo definito, V altro eterno (Ap. 20,4-15). Questa com-binazione di due motivi differenti della escatologia giu-

    (1) Gfr. anche Baldensparger, Das Selbstbeuouotsein Jesu, 1888p. UT ss. e il mio scritto Sulle Idee Millenarie dei Cristia-ni 1888.

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    - 36 -daica, riesciva ad assicurare ai martiri un privilegio sulutti gli altri eletti. L' idea d' una simile prerogativa di-venne una delle tesi favorite di molti cristiani . dopo lefine del primo secolo; ed apri la via nella letteratura cri-stiana a lutto queir insieme di decorazioni fantastiche nelladescrizione della felicit nel regno millenario, che era un\rifioritura giudaica (i). Una sola risurrezione finale am-mette invece il quarto Evangelio , e sebbene distingua undoppio modo di essa, la resurrezione di vita e la resur-rezione di condanna (5,29) cio degli eletti e dei reiet-ti, descrive la resurrezione nell' ultimo giorno comepreludio alla salute messianica e alla vita eterna ((5,40e seg).

    Oramai questa della resurrezione dei morti divenivauna parte essenziale delle speranze cristiane. N ci fa me-raviglia che anche l 1 autore probabilmente alessandrinodella lettera agli Ebrei annoveri la resurrezione dei mor-ti fra gli articoli fondamentali delia fede cristiana (0,2);sebbene poi non apparisca chiaro in qual modo egli se larappresenti (2). Ma gi verso la fine dell' et apostolica

    (i) Weber System d. Altiimg. Theol p. 357 s. 381 s. cfr. Hof-mann, Handcommmtar Z. N. Testar. -aito, IV. 2. p. :>1 (.>. FreibrngL891, cfr. Heuss, Hlst. de lf Thologie Chrt. au Sieri, > apostoli-que T i. 126 Strassbong. 1860.

    (2) Vedasi 1' oscuro passo 11 , 35 sul quale efr. il commentodei von Soden, Hand-Commentar Zara. N. Testamenti ITI I>1. 2.Freiburg ixuo p. 78, s.

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    - .)/nel seno delle comunit cristiane cominciavano a serpeg-giare dei dissensi e dei dubbi. Alcuni, probabilmente Gno-stici come vedremo, con una interpretazione spiritualisticaassottigliavano tanto 1' idea della resurrezione dei mortida ridurla ad una allegoria o simbolo della purificazionedell'anima dalla morte e dal peccato: altri che scompi-gliavano la fede comune, sostenendo la resurrezione essergi avvenuta, e vana indi ogni ettesa. Contro costoro po-lemizzano alcune delle lettere Pastorali (2 Tina. 2,18) ela cosi detta Seconda di Pietro (2 Petr. 3, 3 s).

    Ora ai primi dava senza dubbio un appiglio la dottrinadi Paolo sulla resurrezione. La (piale di capitale im-portanza, non gi perch sia penetrata nell'organismo deldogma ecclesiastico; poich qui, come in altri casi (1), laCbiesa sembra anzi abbia tenuti lontani gli elementi delPaulinismo dalla forma ufficiale del dogma ; ma perchad ora ad ora il pensiero di Paolo rifiorisce nei pi altiintelletti, anche quando la dottrina ecclesiastica della re-surrezione della carne aveva gi preso un significato es-senzialmento diverso da quello che domina in Paolo.

    Come il Cristo il centro della fede cristiana, cos lacredenza nei Cristo risorto anche il cardine della dot-trina pauliniana della resurrezione. La resurrezione di Ge-s la garenzia e il pegno della resurreziane finale deimorti. Colui die lo resuscit dai morti, vivificher ancorai corpi mortali (Rom. 8,11; I Cor 6,14; 2 Cor. 1,9);

    ([) Pfbidcrer, Urchrittenthum p. 295.

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    ;";s e por via del Cristo medesimo anzi ci sveglier dal sonnodella morte (1). Per questo Cristo chiamato primiziav,Colos. 1,18).

    Orto in quanto anche per lui la resurrezione si col-lega in generale all' idea della seconda apparizione o ri-velazione del Cristo $ *rcwXeu|*g toj acupiou 1 Cor. 1, 7:2 Thess. 1, 7. mcpveta x% xapoua&sc), al ritorno o allaParusia di lui, Paolo accoglie, come tutti gli scrittori rotaapostolica, l'apparato un po' teatrale, proveniente dal mes-sianismo e dall' Apocalittica giudaica, nella descrizione dicotesto secondo avvento glorioso, diverso dalla prima ma-nifestazione terrestre ed umana nello stato d'umilt (t Tini.6,14 2 Tini. 4,8 Tit 2,13) (2). Anche per lui il Cristoscender dai cieli, cinto di fiamme ed angeli, annunziato dalsuono della tromba (1 Thess. 4,10: 2 Thess. 1,7. 1 Cor.XV , 52) , come giudice e come re glorioso. Anch' eglidescrive lo stato precedente alla resurrezione dei morticome un sonno inconsapevole e simile allo sheol giudaico (3)e la resurrezione come un risvegliarsi da quel sonno.Anch' egli si piace di descrivere i morti che si risvegiia-

    (1) yj;j.a; f. T^coo %pvais\i r;s^'. 2 Cor. 1, 11.(2) cfv. Reuss, Ilist. de la Thol. Chr. II , 210 Weizscker ,

    Apost. Zet. 2 aufl. p. 104 ss.(:>) K*it7&at, v.ovj.y^v-zc, 1. Cor. XV, 18,20 XvlcTavia'. 1.

    Thess. 1. IO: SYsteuvTfltt 1 Cor. XV, 52 s.

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    39 no dal sonno della tomba alla gran chiamata del signore,fino alla quale egli talora spera di vivere, e traversandol'aria si fanno in contro a lui (I). Ma codesto quadrofantastico delle novissime cose appartiene ad un ordined' idee anteriori e straniere alla dottrina vera del nostroapostolo, e all'insegnamento ulteriore della Chiesa, che nonsi lasci mai fuorviare dai sogni e dalle fantesie apoca-littiche.

    Ma T aver fatto della resurrezione del Cristo la pietraangolare della sua dottrina della resurrezione dei morticonduceva Paolo in un ordine d'idee nuove e originali,che mentre lo distaccano dal Giudaismo, attestano Fazionealmeno indiretta dalla cultura Ellenica su di lui. Se la re-surrezione di Cristo simbolo della nostra, solo chi risorgein Cristo fatto partecipe della resurrezione corporale (Rom.6,8 5,18). Coloro nei quali fu deposto e fecondato il ger-me della nuova vita spirituale , soli avranno parte nellaseconda resurrezione che deve vincere la morte e caccia-re i terrori del sepolcro. Coloro invece che non avrannopartecipato alla prima ressurrezione , resteranno privi del-la seconda. Cosi la resurrezione fisica futura conseguen-za della resurrezione spirituale presente. Nella (piale for-ma del dogma, propria di Paolo, manifesto come unoscmbio dei termini di vita e di morte, e il trapasso dalsenso proprio al senso allegorico e figurato ; imperocchneir idea evangelica non vi ha vita che in Cristo e per

    (!) 1. TIipns. i. 17

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    Cristo, ondo i rigenerati in lui soltanto vivranno. Gli altripasseranno dalla morte temporanea alla morte eterna. Eperci nei due luoghi classici dove Paolo parla pi a lun-go delle cose finali e della resurrezione (I Cor. XV, 2.*> ss.1 Thess. 4, ir> ss.) j non sembra alludere che alla resur-rezione dei Cristiani (1).

    Cosi T idea della resurrezione si eleva ad un signifi-cato mistico veduta nel suo nesso intimo e profondo conquella della fede e della rigenerazione , onde solo coloroche morirono con Cristo saranno vivificati con Cristo(a-jva-oil-avvxs; ouC/jOovcoci), colore che avranno accolto 1* e-vangeio sapranno trionfare sulla morte (2 Tini. 1, 10),Ma a Paolo era necessario rendere in qualche modo ac-cettabile e ragionevole l'idea della resurrezione dei corpiin senso proprio, specialmente nella sua predicazione [iel-le citt greche. Quanta repugnanza provasse lo spiritoellenico da questa dottrina cos crudamente realistica, loprova non solo il noto racconto degli Atti degli Apostolisulla predicazione di Paolo in Atene e sulla derisione dicui fu l'atto segno dagli Ateniesi V annunzio della resur-rezione dai morti (Act. IT, 32), ma lo conferma ancheil trovare questa dottrina svolta da Paolo in una letteradiretta alla comunit di Corinto. Ora qui ci si presentaun altro aspetto originale della dottrina pauliniana, per-ci ch< l attiene alla natura del corpo resuscitato. 1/ usodella lingua ebraica aveva consacrato il termine di re-

    ti) Pieiderer, Urchristenthum [>. '2\^^. Rmw. op. cit. [1,214.

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    il surrezione delia carne; ma per carne l'Antico Testamentointende sempre 1' uomo, la persona umana (i), senza in-sistere sul significato proprio e primitivo dell'espressione.Nondimeno era naturale che questo finisse col prevaleresul senso figurato, e che la resurrezione dei corpi venis-se a significare la restaurazione del corpo mortale in unaltra esistenza.

    Ora contro questa identit materiale del corpo viventee del corpo risorto, Paolo si esprime esplicitamente e ri-petutamente. Non solo egli dichiara che la carne e ilsangue (a*p xai atjta), cio la materia, non erediterannoil regno di Dio (I Cor. XV. 50), ma descrive il nuovocorpo come qualche cosa di diverso essenzialmente daquesto, come dal corpo animale (o psichico) si distingueil corpo spirituale o pneumatico (Ih. 43-44), come il ter-reno si distingue dal celeste (Ih., 48). A quel modo che visono molteplici sostanze corporee , e le carni dei diversianimali diversificano fra loro, e i corpi della terra e delcielo si distinguono pel loro splendore , come il sole laluna e le stelle, cosi della resurrezione dei morti (Ih. 42); dove, si badi hene, per l'Apostolo si tratta nondi molteplicit di forme, ma di diversit di sostanze. Laquale diversit mentre implica che fra i corpi gli uni ,i terreni, sieno corruttibili, gli altri incorruttibili (Ih. 42,50) , ha poi la sua ragione nella diversa origine loro ,cio nell'idea centrale della dottrina di Paolo, la comuni-riione col Cristo. Se la nostra resurrezione difatti una

    (1) Heuss, oj. cit. U, 216.

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    'ri

    conseguenza ili questa eommunione, no sogno elio le con-dizioni di [nella debbono ossero in armonia con questa.Noi porteremo il corpo dell'uomo celeste, il Cristo glori-ficato, che spirito vivificante,, coma noi portiamo ora(e come port egli stesso) il corpo dell' uomo terreno, ilprimo Adamo, che anima vivente. (Ib. 45-49).

    Anche pi recisa codesta distinzione apparisce nellaSeconda ai Corinti (2 Cor. 5 , 1-7). Quivi il corpo diresurrezione rappresentato come un edificio o una abi-tazione, che noi abhiamo da Dio, un tabernacolo eternonei cieli non fatto di mano d' uomo, con tr opposto al ter-restre albergo in cui dimoriamo come forestieri e in pel-legrinaggio sospirando alla vera abitazione che celeste,della quale desideriamo d'esser rivestiti. (I) Le due imma-gini che i[ui s'intrecciano di abitazione e di veste, con-cordano in questo che il nuovo corpo consi derato comeun riparo, che nel cielo dovr sostituire il corpo di cui sa-remo spogliati , e quindi diverso da questo come unanuova veste o una nuova casa che si sostituisco a IT an-tica. L'ima la veste terrena che ci aggrava; L'altra laveste luminosa

    la cesta eh' al gran d sani ai chiara

    Ma in questo medesimo luogo Paolo esprime il desiderio

    (i) Questa descrizione dei rapporti fra 1' anima e il norpo de-riva in Paolo manifestamente dal Libro della Sapienza (9 , 15).Cfr. Orafe, Theologiiche abhandlunget C. Wetesficker gewlfbnet.Freiburg 1892,

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    tardente di non essere spogliato, bens sopravvestit (Ib. 4). acciocch ci che mortale sia assorbito dalla vita .Ora questo sta a significare che il corpo celeste possaesser donato al cristiano immediatamente, senza deporrela veste mortale, cio la natura della carne mortale tra-passi trasformandosi in ima forma di vita immortale. Alche 1' apostolo tanto pi poteva aspirare perch in questacome nella lettera ai Filippesi, scritte nell'ultimo periododi sua vita, non spera pi oramai di poter giungere algiorno della Parusia ( o venuta ) dal Signore; n pi in-siste siili' idea d' uno stato intermedio come d sonno, frala morte e la resurrezione. Ecco perch ai Filippesi scrive(3, 21) noi viviamo aspettando il Salvatore, SignoreGes Cristo, il quale trasformer il nostro corpo vile, ac-ciocch sia reso conforme al suo corpo glorioso, secondol virt onde tutto a lui soggetto.

    Or .questo ci apre un nuovo aspetto della dottrina pau-liniana intorno al rapporto fra il corpo terreno e il corporesuscitato, che senza questo termine medio dell' azionetrasformatrice di Ges Cristo mal potremmo conciliare colprimo, come acceduto anche ad a'euni recenti esposito-ri (1). La metamorfosi del corpo rappresentata dall' im-magine, giudaica nella sua origine (2), del seme depostonella terra e rinascente sotto forma di spiga ; svestirsi il termine figurato per la m

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    Hcorpo terreno (2 Cor. 5, 1); rivestirsi rappresenta ilnuovo stato. Ora il rapporto Tra il seme e la pianta rapporto genetico o organico, e come tale non pu esserepreso alla lettera; che altrimenti non spiegheremo comeT apostolo insista tanto sulla diversit sostanziale dei duecorpi, psichico e pneumatico; e d'altronde il seme del fru-mento non qualche cosa di morto, sibbene come Y em-brione e il germe della nuova pianta. Lo spirito e il signi-ficato dell' imagtne sta in quel luogo (I Cor. XV, 30-38)in ci che la resurrezione del nuovo essere vivente ap-parisce come una restaurazione dell' aulico , in quantoche la spiga che nasce dal seme come quella da cuiil seme caduto. Una certa somiglianza fra i due corpi,secondo la mente di Paolo, c' dunque, se non altronella parvenza esteriore. Il corpo di resurrezione, sebbenematerialmente diverso perch non pi carnale, identiconella sua forma o nel suo aspetto al corpo mortale; equesta identit qualsiasi importava salvare per l'efficaciareligiosa del dogma. Il processo ondo dal corpo corniti i-hile sorge il corpo luminoso di resurrezione non pida questo aspetto, la morte, bens la trasformazione e losvolgimento dell 1 uno dall'altro: per modo che l'anima nonrimango spogliata mai (Y una veste (2 Cor. 5, 4), masopra v vestita d' una perfetta e incorruttibile.

    Non v' ha duhhio che codesta trasfigurazione dell' uncorpo nel!" altro pi chiara e manifesta per coloro chevivranno fino alla Parusia del Signore, e che nel giornodella resurrezione, collegato con essa, saranno ancor vi-venti. Mn non per questo deve negarsi . coni k ha fatto

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    t qualche critico recente (1) che si estenda anche a coloroche prima di quel giorno eran morti e dormivano in Cri-sto. Perch se talora Paolo sembra parlare &" una dissolu-zione del corpo vivente (xxtxX'j8-7j 2. Cor. 5 , 1 ), non-dimeno dice chiaro che anche coloro che dormono sa-ranno risuscitati e trasformati, prima di noi viventi (I Thess., 4, 15-17), e ad essi soprattutto s'applica F ima-gi ne del seme che germoglia in frumento. Che rimangain tutta questa teoria qualche cosa di oscuro e d' in-determinato, che a rigor di termini in questo caso nonsi possa parlare d'una resurrezione come nel traveslimontodei viventi , ninno vorrebbe negare. N pu negarsi delresto che meglio covenga a coloro che viventi al grangiorno saranno chiamati alla vita celeste F esempio delcorpo del Cristo risorto due giorni dopo morte* cio nonancora distrutto. Ma ri-man sempre un attinenza del nuovoall'antico, nel senso di una certa somiglianza nell'aspettoo nell'habitus come diranno poi S. Tomaso e gli scola-stici; e con una certa latitudine, anche pei morti in Cristoche si risvegliano, si pu parlare d' una trasformazione e(T u\ travestimento , che lo spirito Santo (Rom. 8,1 1) eil Cristo operano in tutti coloro che credettero in lui, men-tre gli altri che non son fatti partecipi della vita delCristo rimangono nella morte corporale, che morte per-petua. Cosi lo spirito del Cristo, immanente in noi e de-posto nell'essere nostro quasi germe divino, la forza la-

    ( I ) Pfleideror, op. cit., 292 s.

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    KS -lente onde l'innovellato di novella Ibi-mola risorger ilcorpo mortale trasfigurato e trasumanato nel corpo celeste?.

    Questo complesso eli concetti e d'immagini, nel qualenon pu disconocersi V influsso indiretto di dottrine stoi-che, e specialmente dell' idea stoica del ^yo*

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    il -

    CAPITOLO SECONDOLE PIUME LINEE DELLA DOTTRINA, E LE PRIME

    OPPOSIZIONI.

    1.

    I Padri Apostolici

    Fermato cosi il punto di partenza della dottrina cri-stiana sulla resurrezione, per quel che attiene al giudaismoprecristiano e al Nuovo Testamento, segnatamente a Paolo,noi possiamo seguirne il rapido cammino e lo svolgimentonella formazione del dogma ecclesiastico. Ai motivi idealiclferan gi dati in codesto periodo primitivo, se ne ag-giungono per via altri che cospirano ad avviare la ri-flessione patristica in una direzione diversa da que.Ua incui si era messo il pensiero ardimentoso di Paolo.

    Il primo documento cristiano in cui s'incontri un ten-tativo di dimostrazione questa dottrina , la Lettera diClemente Romano ai Corinti; autorevole e solenne documen-to, che per consentimento generale dei critici, risale allafine del primo secolo. Chi legge i capitoli in cui di que-sta dottrina si tratta, (e. 21-27) non tarda ad accorgersi,che il presbitero romano, scrivendo alla comunit di Co-rinto, si riferisce alla lettera di Paolo , non solo perchal pari di questo chiama Ges primi$at $W$y&) della

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    - 18 ventura resurrezione (24,1), ma altres perdio a illustrareil misterioso avvenimento si giova dell1 irnagine medesimadel seme, che gettato nudo ed arido, in terra, dopo es-sersi putrefatto, rinasce, moltiplicandosi e fruttificando(Ih. 2). A questa unisce altre due similitudini ; Punsi, contorse un lontano ricordo del Fedone platonico, tratta dallavicenda diurna del giorno e della notte, simbolo d'unacontinua resurrezione ; P altra (e. 25) tratta dal miste-rioso rinascere dell' araba Fenice dalle sue ceneri ; dimo-strazione analogica questa, che P autore bens non ha tro-vata, come han provato il Gebhardt e PHarnack (l), mache egli per primo ha introdotto nella letteratura cri-stiana e che vien riprodotta pi tardi da Origene e daTertulliano (2); A ogni modo la conclusione Ch'egli netrae l'argomento dell'onnipotenza divina Non terre-mo noi per grande e mirabile cosa se 1' artefice di tuttele cose far risorgere coloro che lo hanno servito santa-mente e nella sicurezza della loro tede, (piando coll'esem-pio di qusto uccello ci manifesta la giandezza delle suepromesse Anche qui la resurrezione sembra limitalasolo ai santi e agli eletti di Dio.

    Fra i luoghi scritturali a cui Clemente si riferisce notvole la citazione d" un passo di Job ch'egli riproduce

    (li Patrum apostolic. Opp. I, 870, ;i q. I. cfr. Sul mito dellaFenice si veda la dotta nota del Lighffoot, The apostolic Fathr?,Si. Clemens bf Rome. London L802 11 p. 82 ss.

    (2) Origr. fW.ra.

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    49 cos : Kal vxavfpeiq irjv apxa (xou (i LXX hanno semprexb olp[xa o io

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    50 nostra carne: e quasi invertendo la espressione di Paoloassevera che saremo chiamati v ^ aapxt a far parte delregno di Dio. 1/ allusione che vi si la al giudizio (*?-vexat) , come successivo alla resurrezione , dimostra chesi presuppone la resurrezione di tutti i morti. Ma soprat-tutto sono notevoli due cose : in primo Luogo che quiper la prima volta la resurrezione carnale dimostrataper la redenzione della carne nel battesimo, e per la ri-velazione di ('risto nella carne. E di questo argomento d'i-stologico si varranno largamente, come vedremo, gii Apo-logisti. In secondo luogo apparisce qui per la prima voltaun motivo nuovo, che in seguito avr molte variazioni ,suggerito, come sembra, da una imagine pauliniana (2 Cor.0, 14, 19). Una delle conseguenze pratiche della ideadella resurrezione della carne, 1' obbligo di conservarlaimmacolata come tempio di Dio. Ora Paolo aveva bensaccennato a questa idea; ma in lui predominava il convinci-mento che la carne fosse originariamente peccaminosa, equindi destinata a dissolversi come tale e ad essere rigene-rata in un corpo pneumatico. Invece la seconda di Clemen-te, come Erma ed altri, trovano nella resurrezione di questacarne un argomento che giustifica la castit e l'ascesi (1).()si allo stesso punto si giungeva per vie opposte. Daun lato il dualismo ellenico proveniente dalle dotti-ine

    (I) 2 Glem. S TY^yjo-aTs ~iv ca?*a vvyjv /. ttjv Gypzyla cTiiXsv"vrj. xfy aiwvisv Cloy^ aTicXapcojJLcV Ih. 6. 'yjjy^^ijvj " [ir.T'.cj/a

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    neoplatoniche e dalla religione dei Misteri, la cui influnzaappena visibile in Paolo manifesta negli Gnostici , rie-sciva a contrapporre la carne (o la materia sensibile) allavi (a dello spirilo come alcunch di ostile e di spregevo-le ; e di qui V ascesi neoplatonica a gnostica. DalF altro,come conseguenza della dottrina realistica della resurre-zione, giudiico-cristiana, si concludeva che la carne umanadestinata a risorgere un giorno deve essere serbata purae incontaminata.

    Come uno degli effetti pratici della fede nella resur-rezione sulla vita cristiana fu la santificazione della ca-stit, preludio alla santificazione finale della carne imma-colata , cosi anche ad essa si deve se prevalse nella so-ciet cristiana Fuso della inumazione dei cadaveri. Che lalede nella resurrezione dei cadaveri sia stato uno dei mo-tivi religiosi che determinarono il sostituirsi dell' inuma-zione alla cremazione pagana, basterebbero a dimostrar-lo, oltre alla corrispondenza dell'uso giudaico, e a moltissi-me iscrizioni cristiane delle Catacombe dov' chiaramenteespressa la speranza che un giorno dalla tomba risorge-rebbe il morto depostovi, il nome stesso di y.oi\rq-y)?iov, cheimplica appunto f idea del sonno da cui saranno sve-gliati i dormienti ; come anche V imagine del corpo di-vino di Cristo risorto dal sepolcro, e il simbolo dell'Eu-caristia, a cui si riferiscono, a proposito delle sepolture,alcuni antichi scritti cristiani (p. e. Const. Apostol. VI, 30Terfull. De An. e. 51 Minuc. Pel. Oct. e. 11). Per mol-lo tempo invalse , difatti , fra i Cristiani , il costumepoi eliminato dalla chiesa specialmente nel terzo Sinododi Cartagine, di deporre sul cadavere l'eucaristia, come

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    simbolo di cibo spirituale che doveva nutrire il corpo deldefunto fino alla sua resurrezione (1).Riprendendo la nostra via , si pu dire c\ie nulla diessenzialmente nuovo si incontra negli altri Padri Apo-stolici. Anche la Lettera di Barnaba allude alla resurre-zione del Cristo come promessa della nostra resurrezionedel corporale (Barn. 5, 6). E come abbiamo veduta nellaseconda

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    ,),} tannini lo spirito, non puoi vivere . Si comprende quindiche nella parte giudaico-cristiana della Didach (e. 16) siparli al modo giudaico non d' una resurrezione generaledei morti , ma d' una resurrezione dei Santi alla venutadel Signore. Ed bello il leggere in uno scritto origina-riamente giudaico, interpolato poi da un cristiano versola fine del secondo secolo il Testamento dei XII Patriar-chi (1), come circonfusa di poesia l'idea della resurre-zione. Beniamino vi dice ai suoi figliuoli dalle mie ossafioriranno gigli, dalla mia carne fioriranno rose.

    Tulli questi elementi ritroviamo in uno scritto cristianoche, secondo le ricerche del Lipsius e dell' Harnack (2),appartiene indubbiamente al secondo secolo, gli Atti di Paoloe di Tecla. Paolo v' insegna esplicitamente la continenzacome condizione della resurrezione, 1' syxpfeta come pre-cetto essenziale, il cui adempimento l'vcrcaa^. Controalle dottrine dei suoi avversari, gli Gnostici , certamenterappresentati qui da Demas ed Ermogene, secondo i (pialialtra resurrezione della carne non si d se non per la

    (1) Sehnapp Die Testamento der 12 Patr. Halle 1884. Harnack,Gesch. fi. Uchristl, Li'teratur, Leipzig 1893, II, p. 852 sgg. An-ehe i un altro scritto giudaico cristiano, del tempo, le Recogni-zioni Clementine, I, 52: IX, 3 si parla della resurrezione dei mor-ti ; ma come distinta della vita delle anime dei beati. Cfr. Hil-genleld, Ketzergeschichte des UrchrLtenthesms 1884 p. 130.

    (2) Lipsius, Apokryphen Apostelgeschchte II, 1, 424 ss. (1884)Harnack, GeschichU der Altchristlichei Literatur I, Bel. 1893,p. 130 sgg.

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    5 riproduzione nei figli (1), Paolo afferma invece non darsialtra resurrezione se non anzi si conservi la purezza ela verginit della nostra carne (2), ed enuncia una seriedi macarismi, o beatitudini, la prima delle quali questa beati coloro che avranno conservata intatta la carne,perch costoro diverranno templi di Dio,.... beati i corpie li spiriti delle vergini . E questo anche il signifi-cato di tutta la leggnda della vergine Tecla , che con-vertita dalla predicazione di Paolo rinunzia al suo sposo,volendo per mezzo (runa vita ascetica assicurare la suaresurrezione. Onde Paolo pronunciando il suo Xyo; -spircapS-evias (e. 7) si fa banditore della immortalit dello spi-rito e dell'incorruttibilit della carne.

    Per questa via dunque la Chiesa si dilungava semprepi dallo spirito del Paulinismo, e come cadeva in dimen-ticanza l'ida fondamentale di questo, la giustificazione pol-la fede , cosi abbandonato il significato spiritualstico delcorpo di resurrezione quale troviamo in Paolo, si piegasempre pi ad una interpetrazione realistica e sensibile diquesto articolo di fede; e come gi apparisce chiaro dalletestimonianze dei padri apostolici, all'et dunque della ge-nerazione successiva agli apostoli , all' espressione biblicavxaiaac; vexp&v sottentra V altra vaxaa:; aapx;. Questaformula incontriamo difatti in quasi tulli i pi antichi

    (1) Afta Paul, et Torino, ti p. 245, 1 seg. od Lipsius. AcfaApostol. Apocr. T).

    (2) Ib. e. 12. 7.X).(o; vactast: ujjlTv &x sct'.v, iv pj yvsl [Ag/.vijTS, y. -fy vifxa ;r/j jjlsXOvvjts, XX Tyjp^oj-gv yvz\

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    simboli battesimali e regole di fede, che risalgono ai primidel secondo secolo, come non pu essere revocato in dub-bio dopo le belle ricerche del Gaspari (l). Salvo alcuneconfessioni della Chiesa orientale (come quella d'Antiochiae di Cipro e il simbolo Niceno e il NestorianqJ, in tuttigli altri simboli antichi , come quello di Gerusalemme eT antico simbolo romano secondo il testo della lettera diMarcello d'Andra (art. 3), apparisce la formula vxaiaai;aapx; fra gii articoli essenziali di fede. E anche negli altriil termine biblico-apostolico resurrezione dei morti nonha , del resto , diverso significato. 11 medesimo sensoracchiudono le antiche formule delle regnine fidel conser-vateci dai Padri, come Tertulliano ed Ireneo. Secondo ilprimo, questa regola dice che Cristo ritorner nella glo-ria per chiamare i santi a vita e gii empi per condan-nare all'eterno fuoco facto uiriusque partis resuscitationecurii carnis restituitone (De Praescr. haer. 13 ep. Devirg. velari. 1), implicando quindi una doppia resurrezione.Il secondo annovera fra gli articoli di fede della Chiesauniversale, ricevuti dagli apostoli, la venuta del Cristo perrinnovare tutte le cose, e resuscitare la carne di tuttal'umanit (va

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    56 fede, non ancora di una vera e propria dottrina (1). Poi-ch questa si l'ormi sul l'onda mento della regalo fidei cie bisogno che il pensiero cristiano si svolga sotto la dop-pia azione della polemica pagana e del lavoro intellettualedelle eresie gnostiche; cimento grave per la Chiesa, mainsieme potente stimolo allo svolgersi in questa della ri-flessione speculativa, e al fermarsi sempre pi definito neisuoi elementi e nelle sue parti l'organismo dottrinale ec-clesiastico. Conviene quindi vedere piale impulso venisseal pensiero patristico da questa doppia corrente di oppo-sizione contro l'idea della resurrezione corporale, che ora-mai era divenuta parte integrante della i'edo cristiana.

    2.

    / Polemisti Vagoni e gii (raosdei.I due punti principali della dottrina cristiana conilo cui

    rivolgeva le armi la opposizione pagana, e specialmentela polemica platonica contro il Cristianesimo, erano la in-carnazione della divinit e la resurrezione della carne uma-na. All'idealismo dei neoplatonici ellenisti, piegante a unal'orma mistica, l'ima e l'altra di ([nelle dottrine, connesseorganicamente tra loro, era una pietra d'inciampo . Cre-dere che la natura divina possa venire in contatto collamateria era un contaminarla, perch la materia corporea

    (1) Fiarnack, Lehrbuch der Dogmengeschichte F, 107, Grundrimr*1893 p. 32,

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    e qualche cosa eli negativo e d'impure?. E come tale, vana illusione ed assurdo sperare che il corpo car-nale possa divenire, per la resurrezione, incorruttibile edeterno (1).

    Pure mentre e la mitologia popolare e la demonologiaplatonica da un lato, e la filosofa stoica e le dottrine el-lenistiche dall'altro avevan fornito elementi al dogma cri-stologie^) dell'incarnazione, e quindi la Chiesa poteva giu-stificarla e difenderla ricercandone gli antecedenti e lesomiglianze anche nella cultura ellenica, questi appigli levenivan meno interamente rpianto alla tede nella resurre-zione , circa la quale soltanto , si pu dire , si sottrasseagli influssi dell'Ellenismo, rimanendo fedele alla tradizionegiudaica. E la difesa sua, come notammo, si svolge con-tro una doppia specie di avversari, i polemisti pagani con-tro il Cristianesimo, e quelle scuole eretiche e gnostiche,che imbevute di intuizioni elleniche, su questo punto fa-cevan causa comune con quelli. Non meraviglia quindiche molti argomenti contro la fede nella resurrezione ap-partengano agli uni e agli altri. Ma giova, e per la chia-rezza dell'esposizione nostra e per seguir meglio il pro-cesso storico, esaminare paratamente le due fasi o formedella polemica anticristiana.

    (i) Anche l'Harnack, Lehr. d. Docjmcngcschiehte I, p. 078 notagiustamente Die Leliren voti dei' Incarnation , von der Aufer-sthehung des Fleisches und von der zeitliehen Schopt'ung der Weltbildeten die Gfenzlinien Zwischen der Kirchliche Theologen undNeuplatoniker .

    s

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    58 Quanta resistenza opponesse la coscienza g reca a questa

    idea della resurrezione dei morti, apparisce gi, come di-cemmo, dallo scarso effetto che produce nei suoi uditoriil discorso di Paolo nell'areopago ateniese negli Atti apo-slolici; della cui fedelt storica sostanziale non pare oggisi possa dubitare, perch confermata dall'Apologia d' Ari-stide recentemente scoperta (1). Questo della resurrezio-ne, specialmente del Cristo, era come nelle sue lettere,anche nella sua predicazione in Atene, un argomento, co-me sembra, favorito di Paolo (Act. 17, 18, 31). Ma quandogli uditori suoi , raccolti nell'areopago udirono mento-vare la resurrezione de' morti, alcuni se ne facevan beffe,altri dicevano: Noi ti udiremo un' altra volta intorno aci ( Ih. 32 ). Se si deve credere ad alcuni interpretigreci (Crisostomo Teoflatto, Ecumenio) molti ascoltatoriavrebbero anzi presa Anastasis per un nome di divinit,e creduto che Ges ed Anastasi fossero una nuova cop-pia divina, di quelle che gli orientali si piacevano imma-ginare. Ad ogni modo l'avversione dello spirito idealista

    (1) I/Apologia d'Aristide, come ho notato altrove (Nuova \n-tologia 15 Genn. 1893) condotta sullo schema del discorso dPaolo negli Atti. Ora bisogna aggiungere che l'ima e l'altra han-no mi rapporto di affinit coli' antico Kerygma di Pietro (ePaolo) Hilgenfeld, Zeit$chrift fr wissenschaflliche Theologie 1893,p. 539, s. La storicit sostanziale del discorso di Paolo, negli Attiere ammessa anche dal Renan, Saint-Paul, L869, ]>. L94 sgg. edora aneli e in un geniale lavoro di Ernesto Curtius, nei Sitzung'sberinhte

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    513degli ateniesi per questa idea, che resalta anche dalla pole-mica di Atenagora ateniese, ci spiega perch nell'Apologiadi Arisi ile, ateniese egli pure, dove svolta tutta la so-stanza degl' insegnamenti cristiani, sia passata sotto silen-zio la resurrezione dei morti.

    Se dei filosofi epicurei e stoici si facevano beffe al sen-tire annunciare da Paolo la resurrezione de' morti, tantopi ci dovremo aspettare che contro questo insegnamentodei cristiani rivolga Tarmi della sua critica un platonico,come Celso, il grande polemista. Pu parere strano a qual-cuno oggi, in un tempo in cui si parla da tanti dei de-liri ascetici del Cristianesimo e della mortificazione dellacarne eh' esso prescrive , spargendo come le tenebre nelmondo , che invece poco meno di diciotto secoli sono siaccusassero i cristiani di essere un ty.xto&'xvtw ys'vss , comequelli che pregiavano tanto il corpo da tenerlo per incorrut-tibile. Ora Celso muove appunto ai cristiani questa accu-sa (1), e come aspramente combatte la dottrina loro dellaincarnazione divina, cosi respinge sdegnosamente l'ideadella resurrezione. Poich si rappresentano Dio come ai-

    fi) Orig. Centra Cels. VII, 38 (d\ V, 14). Cos nel VII, 42 iCristiani son detti EVTcXw? tyj ca&x voz2[J.c'vs'. (Bigg., The Clivi-si iati Platmsts of Alexandria 188(3 p. 265). Vedi anche il fram-mento dello sci'itto perduto d'Origene sulla Resurrezione pressoHieronym. Ep. 38 (61), ad Pammach. Origenis Opp. ed. de la Rue,(Migne Patrolog. graec. T. XI col. 95). No? simplices et pnlosar-cas dicere, quod cadem ossa et sftnguis et caro, id est, vultus etmembra, totusque compago corpors resurgat in novissima die .

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    IMI cunch di corporeo, cosi credono che noi abbiamo bisognodel senso e del corpo per conoscerlo e vederlo (1). La (pialeidea della resurrezione trae origine dall'avere i cristianifrainteso la dottrina platonico-pitagorica della metensoma-tosi (2), a quella guisa che avendo alcuni greci parlato d'unaconflagrazione finale del mondo, i cristiani insegnarono ,fraintendendoli , che Dio venga come un carneiice a in-cendiare e ad abbruciar tutto (Orig. centra Cels. VII, 13).Ora stolto il credere che questo loro Dio arda ogifal-

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    paro, che tutto possibile a Dio. Quasich Dio potesse far cose turpi , o volesse far cose contro natura. No : che se tu per tua malvagit desidererai qualcosa d'in- degno , non lecito credere che Dio lo voglia e che sia per essere. Non per soddisfare desiderii sfrenati o disordinati errori, ina della giusta e ordinata natura Dio signore. Ben pu largire all'anima vita eterna, ma i cadaveri , come dice Eraclito (1), S3ii pi abietti degli escrementi. E reputare eterna la carne, della cui eor- ruttela nemmeno bello il dire, contro ragione. Dio noi vuole n il pu (2). Collo stesso sdegnoso sarca-smo s'esprime in un altro luogo del suo discorso, conser-vatoci pure da Origene (8). Inoltre e come non assurdoquesto vostro amare il corpo e sperare che esso medesimorisorger un giorno, come se noi non avessimo nulla dimigliore e di pi degno: e d'altra parte darlo in predaalle mortificazioni, come indegno? Ma in verit costoroche credono cosi e stanno attaccati al corpo , non meri-tano si stia con essi a disputare. Costoro sono d' altronderozzi e impuri (

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    _ cr) _divina e incorporea sopraceleste e incorruttibile, o in qua-lunque nitro modo piaccia nomina