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Leggi, norme e disciplina della professione dello psicologo  LEGGI, NORME E DISCIPLINA DELLA PROFESSIONE DELLO PSICOLOGO Materiale del l’ Ordine per l’ esame di Stato 3

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Leggi, norme e disciplina della professione dello psicologo  

LEGGI, NORME E DISCIPLINA

DELLA PROFESSIONEDELLO PSICOLOGO

M a t e r i a l e d e l l ’O r d i n ep e r l ’ e sam e d i St a t o

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Più volte, sulle pagine del nostro notiziario, abbiamo pubblicato commenti e

documenti sul passaggio dal sistema universitario al sistema professionale, dalla posizione di studente alla posizione di professionista.

È, questo, un passaggio delicato. Spesso studenti e giovani laureati inPsicologia vivono un forte disorientamento riguardo alla loro professionalità presentee futura. Si rileva una incertezza sulla propria identità professionale e sullaspendibilità delle proprie conoscenze: ci si confronta con la difficoltà ad elaborare un

 progetto professionale, a definire i propri interessi, a scegliere contesti diapprendimento, a operare scelte efficaci.

L'Ordine ha inteso porre molta attenzione su questo passaggio e intende proseguire su questa via. Vi sono state numerose iniziative volte a creare continuitàtra momento formativo e accesso alla professione, volte a favorire la costruzione diuna immagine della professione e dell'Ordine professionale spendibili come modello dicompetenza che possa orientare la fruizione e l'utilizzo dei momenti formativi e ditirocinio.

Diversi convegni e giornate di studio promossi dall'Ordine hanno toccato inmaniera talvolta più diretta, talaltra più tangenziale, la tematica. Un convegnodell'Ordine - "La Riforma universitaria e il mercato del lavoro della psicologia", del 20settembre 2002 - ha affrontato invece direttamente i temi del rapporto traformazione e professione. La tavola rotonda tra Ordine e presidi delle facoltà di

 psicologia (Università pubbliche) e dei corsi di laurea in psicologia (Università private)è stata pubblicata sul numero 1-2 del 2003 del Notiziario dell'Ordine.

È prassi ormai consolidata che il notiziario dell'Ordine venga distribuito sia nelmomento in cui lo studente presenta la richiesta di tesi di laurea in segreteria sia almomento in cui il neo-laureato si presenta a sostenere l'esame di Stato. Il notiziarioviene inoltre inviato in tutte le sedi di tirocinio.

Numerosa è stata la presenza degli studenti e dei tirocinanti alle passateiniziative dell'Ordine, in primo luogo ai cosiddetti "seminari del sabato" (a forteimpronta professionale, in aree spesso innovative) e all'iniziativa denominata"Psicoterapia e Formazione".

Molti i contatti sul nostro sito e molte le e-mail con richieste di informazioni da parte di chi iscritto non è ancora.

Riteniamo questi scambi e queste iniziative un investimento importante da parte dell'Ordine professionale per realizzare un terreno di scambio e di conoscenzareciproca e anche per dare un contributo alla costruzione di una forte identità

 professionale non solo in chi è in professione ma anche in chi si appresta ad entrarvi.Per queste ragioni molti sono stati gli incontri tra rappresentanti dell'Ordine e

gli studenti, su iniziativa per lo più di presidi o docenti universitari che, spesso susollecitazione degli studenti, ci hanno chiamato ad illustrare la funzione e le politichedell'Ordine. Sono incontri risultati di grande interesse, sulla cui scia si è, tra l’altro,deciso di istituire lo sportello di orientamento alla professione presente presso lanostra sede.

Oltre a questa linea scelta dall'attuale Consiglio dell'Ordine regionale, vi sono

due chiamate dirette per l'Ordine da parte della legge: i tirocini e l'esame di Stato. È

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stata sottoscritta tra Ordine e le Università del Lazio una convenzione sui tirocinimentre per quanto riguarda gli esami di Stato vi è un protocollo di intesa per gliesami/di abilitazione relativi alle lauree ordinarie (triennali).

È in questo quadro che il Consiglio dell'Ordine regionale presenta qui una seriedi materiali che possano essere elemento di riflessione per l'esame di abilitazione alla

 professione di psicologo, sollecitato in tal senso dal gruppo di ricerca sull'esame diStato dell'Ordine regionale, che ogni anno è composto dai professionisti che sonocommissari d'esame, coordinati dai consiglieri dell'Ordine David Cariani, GuidoCrocetti, Catia Del Monte e Franca Mora.

È da tempo che l'Ordine ha aperto una riflessione al suo interno sulla tematicadell'esame di Stato intendendolo, con uno slogan, non più come l'ultimo esameuniversitario ma come il primo dei tanti "esami" formali o informali che i

 professionisti sono chiamati a sostenere nel corso del loro percorso lavorativo.Per questa ragione presentiamo alcuni materiali di base che caratterizzano

l'appartenenza al sistema professionale della psicologia.

La legge di ordinamento della professione di psicologo, la n° 56 del 1989, haregolamentato nel nostro paese la psicologia e l'attività psicoterapeutica togliendo la

 psicologia e la connessa specializzazione psicoterapeutica da una situazione di totalederegolamentazione che di fatto delegittimava le competenze accumulate attraverso icorsi di laurea partiti nel 1972 e esercitate da sempre più professionisti. Nell'art. 1della legge sono fissate le competenze dello psicologo e negli articoli successivivengono tra l'altro definiti i criteri per l'appartenenza al sistema professionale della

 psicologia.

Il DPR 328/01 e la Legge 170/2003 rappresentano la normativa recente su temiriguardanti l’ordinamento della professione di psicologo.

Il DPR 328 del 2001 riguarda l’applicazione al versante ordinistico della recenteriforma universitaria (meglio conosciuta come “3+2”), che si declina poinell’articolazione del’Albo degli Psicologi (e di altre otto professioni) in due Settori: ilsettore A per i laureati con laurea specialistica di 5 anni, il settore B per i laureati conlaurea triennale; vi sono inoltre importanti innovazioni per l’esame di Stato e per iltirocinio

La legge 170 del 2003 specifica i Settori entro cui si debbono svolgere le attivitàdegli iscritti alla Sezione B dell’Albo, ovvero dei laureati triennali che hanno superato

l’esame di Stato e che sono iscritti all’Albo professionale.

Il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani è la normativa di riferimento checrea la cornice entro la quale collocare i comportamenti professionali. Forniscenaturalmente indicazioni prescrittive e definisce quanto non viene consideratodeontologicamente corretto. Ma è senz'altro molto di più. È un testo fortementeorientato in senso metodologico, che può essere uno strumento importante per lacondivisione di criteri che differenziano un comportamento competente da un altroche tale non è, al di là delle scuole o degli indirizzi di appartenenza del singolo

 professionista. In sostanza la filosofia di questo codice deontologico degli psicologi èche il comportamento deontologicamente scorretto è in primo luogo un compor-

tamento incompetente.

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Questo Codice può essere uno degli strumenti con cui costruire la cultura delsistema professionale, la dimensione simbolica e operativa dell'appartenenza

 professionale. È necessario costruire una cultura più omogenea del nostro operare,

che sia riconoscibile da chi pensa a noi come possibili interlocutori. Dobbiamocostruire un sistema professionale che sia più compatto sul valore della

 professionalità, sullo stile di rapporto con le committenze e con i destinatari dei nostriinterventi, sulle cose che si possono e che non si possono ragionevolmente fare. Ilnostro codice deontologico contiene molta sapienza in questa direzione: segna unostile e fornisce preziose indicazioni di metodologia della prassi prima ancora che

 precise opzioni di etica professionale.

La legge sulla privacy è un altro argomento proposto in questi materiali ed èintrodotta da un documento sul segreto professionale e da un documentosull'applicazione della legge della privacy nella nostra professione.

Il documento sul segreto professionale è stato elaborato dal legale che assistel'Ordine, fin dalla sua costituzione, per gli aspetti deontologici e che ha accumulatomolta esperienza sulla tematica applicata alla nostra professione. Da questo lavoroemerge la grande tutela che la legge garantisce al contenuto della prestazione

 psicologica.Il documento che presentiamo sulla privacy è il risultato di un lungo e

minuzioso lavoro condotto dal gruppo di approfondimento "Privacy e Pubblicità"dell'Ordine regionale che il Consiglio ha fatto proprio. Tale documento è stato pensatoin riferimento all'area clinica libero-professionale perché ci è sembrata la più espostaa rischi connessi all'omissione di procedure previste dalla legge, anche perché il

 professionista risulta più isolato. L'area clinica è peraltro il settore dove più delicata può risultare /'immissione di normative che potrebbero essere percepite come corpiestranei alla relazione clinica. Il documento sulla privacy indica gli standard minimi acui ci si deve per legge attenere; ad esempio nell'informazione al cliente per iltrattamento dei suoi dati e per la raccolta del suo consenso al trattamento deglistessi.

I colleghi che lavorano nei servizi pubblici hanno regolamentazioni specifichesulla privacy che è dovere delle amministrazioni rendere loro note, come anche chilavora in qualità di dipendente di aziende. Rimangono da approfondire le peculiaritàdella privacy applicata a segmenti libero-professionali non strettamente clinici.

L’atto di indirizzo della pubblicità professionale, redatto dall’Ordine degli psicologi del Lazio, fornisce indicazioni su come promuovere la propria attività professionale, in linea con la normativa sulla pubblicità sanitaria (Legge 5 febbraio1992, n. 175 e successive modifiche).

Il Codice di Condotta relativo all’utilizzo di tecnologie per la comunicazione adistanza nell’attività professionale degli psicologi, deliberato dal Consiglio dell’Ordinedegli psicologi del Lazio, vuole rappresentare in primo luogo uno stimolo allariflessione e alla sensibilizzazione dei colleghi e dell’opinione pubblica sulla delicatezzadell’intervento psicologico e sulla problematicità che l’utilizzo del mezzo telematicointroduce in questo contesto. Vi sono, pertanto, specificati gli ambiti in cui appare

adeguato l’uso delle tecnologie per la comunicazione a distanza e gli ambiti in cui

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questo utilizzo non risulta consono alla complessità e alla specificità della natura dellanostra professione. Sullo stesso oggetto - ponendosi in un’ottica della promozionedella qualità - l’Ordine ha attivato, sul proprio sito, un servizio di consulenza per la

creazione e gestione di siti web per l’attività professionale degli psicologi. L’obiettivo è promuovere un una “buona pratica” nell’utilizzo del web come mezzo di supporto alla professione, riconoscendone pregi e limiti.

Etica e Selezione sta ad indicare un documento fatto proprio dal Consigliodell'Ordine nella seduta del 19 luglio 2001, avente la seguente denominazione estesa:"Linee guida di etica e di deontologia professionale nelle attività di selezione evalutazione del personale" prodotto dall'omonimo gruppo di studio che per un annoha lavorato alla tematica.

L'area della selezione e della valutazione del personale è spesso ingiustamenterelegata sullo sfondo della riflessione professionale. Ingiustamente perché è un 'area

che svolge una funzione importante nei contesti organizzativi, perché dà una fortevisibilità alla psicologia, perché occupa molti colleghi, perché ha forti complessitàteoriche e metodologiche spesso sottovalutate, perché è delicata per l'obiettivo che si

 pone: la valutazione delle persone. Abbiamo ritenuto e riteniamo che in questo settore sia necessario segnare una

maggiore presenza da parte dell'Ordine professionale, perché molte sono le professioni contigue che si manifestano e perché la tutela della professionalità psicologica non è supportata da riferimenti normativi e strumenti adeguati. Proprio per accrescere le risorse a tutela della professione nel campo della selezione e dellavalutazione, il documento è nato. Uno degli obiettivi del documento è proprio quello

di fornire strumenti di tutela sotto il profilo deontologico a questa area della nostra professione. Il nostro Codice Deontologico è influenzato da una concezione della psicologia intesa come disciplina essenzialmente legata alla clinica mentre è povero diindicazioni per molte aree che nel frattempo sono cresciute e stanno rivendicando unamaggiore tutela.

Il documento viene proposto tra questi materiali in quanto ci sembra l'esempiodi come possa essere "pensata” un'area professionale attraverso appropriatistrumenti metodologici e modelli concettuali. Da esso si possono trarre utili riflessioni,valide per tutta la psicologia, sui rapporti tra approcci metodologici, prassi

 professionali e questioni di competenza e deontologia.

Il Presidente del Consigliodell’Ordine degli Psicologi del Lazio

(dott. Emanuele Morozzo della Rocca)

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INDICE 

SESSI ONE I °- L e l e g g i f o n d am e n t a l i

Legge 18 febbraio 1989, n. 56

Normativa recente: il DPR 328/01 e la legge 170/03

SESSI ONE I I °- L a p r o f e s s i o n e

Il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani

La disciplina del segreto professionale per gli psicologi

Vademecum sulla privacy

 Atto di indirizzo della pubblicità professionale

Codice di condotta relativo all’utilizzo di tecnologie per lacomunicazione a distanza nell’attività professionale degli psicologi

Linee guida di deontologia professionale nei percorsi di selezionee valutazione del personale

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SESSI ONE I ° 

 

Le l e g g i f o n d am e n t a l i

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Leggi, norme e disciplina della professione dello psicologo  

  Legge 18 febbraio 1989, n. 56

  Normativa recente su temi riguardanti l’ordinamento della professione di psicologo: il DPR 328/01 e la legge 170/2003

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LEGGE 18 FEBBRAIO 1989, N. 56ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI PSICOLOGO 

Art. 1Definizione della professione di psicologo 1. La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e diintervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e disostegno in ambito psicologico rivolte alle persona, al gruppo, agli organismi sociali ealle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in

tale ambito.Art. 2Requisiti per l'esercizio dell'attività di psicologo1. Per esercitare la professione di psicologo è necessario aver conseguito l'abilitazionein psicologia mediante l'esame di Stato ed essere iscritto nell'apposito alboprofessionale.2. L'esame di Stato è disciplinato con decreto del Presidente della Repubblica, daemanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.3. Sono ammessi all'esame di Stato i laureati in psicologia che siano in possesso diadeguata documentazione attestante l'effettuazione di un tirocinio pratico secondomodalità stabilite con decreto del Ministro della pubblica istruzione, da emanarsi

tassativamente entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.Art. 3Esercizio dell'attività psicoterapeutica 1. L’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazioneprofessionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o inmedicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali cheprevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia, attivati ai sensi deldecreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso scuole dispecializzazione universitaria a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all’art. 3 delcitato decreto del Presidente della Repubblica.2. Agli psicoterapeuti non medici è vietato ogni intervento di competenza esclusiva

della professione medica.3. Previo consenso del paziente, lo psicoterapeuta e il medico curante sono tenuti allareciproca informazione.

Art. 4Istituzione dell'albo1. È istituito l'albo degli psicologi.2. Gli iscritti all'albo sono soggetti alla disciplina stabilita dall'articolo 622 del codicepenale.

Art. 5Istituzione dell'Ordine degli psicologi

1. Gli iscritti all'albo costituiscono l'Ordine degli psicologi. Esso è strutturato a livello

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regionale e, limitatamente alle province autonome di Trento e Bolzano, a livelloprovinciale.

Art. 6Istituzione di sedi provinciali del consiglio regionale dell'Ordine1. Qualora il numero degli iscritti all'albo in una regione superi le mille unità e nefacciano richiesta almeno duecento iscritti residenti in province diverse da quella in cuiha sede l'Ordine regionale e tra loro contigue, può essere istituita una ulteriore sedenell'ambito della stessa regione.2. L'istituzione avviene con decreto del Ministro di grazia e giustizia, sentito il Consiglionazionale dell'Ordine.3. Al consiglio dell'Ordine della sede istituita ai sensi dei commi 1 e 2, si applicano lestesse disposizioni stabilite dalla presente legge per i consigli regionali o provincialidell'Ordine.

Art. 7Condizioni per l'iscrizione all'Albo1. Per essere iscritti è necessario:a) essere cittadino italiano o cittadino di uno Stato membro della C.E.E. o di uno Statocon cui esiste trattamento di reciprocità;b) non avere riportato condanne penali passate in giudicato per delitti che comportinol'interdizione dalla professione;c) essere in possesso della abilitazione all'esercizio della professione;d) avere la residenza in Italia o, per cittadini italiani residenti all'estero, dimostrare dirisiedere all'estero al servizio, in qualità di psicologi, di enti o imprese nazionali cheoperino fuori dal territorio dello Stato.

Art. 8Modalità di iscrizione all'Albo1. Per l'iscrizione all'albo l'interessato inoltra domanda in carta da bollo, al consiglioregionale o provinciale dell'Ordine, allegando il documento attestante il possesso delrequisito di cui alla lettera c) dell'articolo 7, nonché le ricevute dei versamenti dellatassa di iscrizione e della tassa di concessione governativa nella misura prevista dallevigenti disposizioni per le iscrizioni negli albi professionali.2. I pubblici impiegati debbono, inoltre, provare se è loro consentito l'esercizio dellalibera professione.3. Ove tale esercizio sia precluso, ne viene riportata sull'albo annotazione con larelativa motivazione.

Art. 9

Iscrizione1. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine, di cui al precedente articolo 8,esamina le domande entro due mesi della data del loro ricevimento.2. Il consiglio provvede con decisione motivata, su relazione di un membro, redigendoapposito verbale.

Art. 10Anzianità di iscrizione nell'Albo 1. L'anzianità di iscrizione è determinata dalla data della relativa deliberazione.2. L'iscrizione nell'albo avviene secondo l'ordine cronologico della deliberazione.3. L'albo reca un indice alfabetico che riporta il numero d'ordine di iscrizione.4. L'albo contiene per ciascun iscritto: cognome, nome, luogo e data di nascita eresidenza, nonché, per i sospesi dall'esercizio professionale, la relativa indicazione.

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Art. 11Cancellazione dall'Albo 1. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine, d'ufficio o su richiesta del pubblico

ministero, pronuncia la cancellazione dall'albo:a) nei casi di rinuncia dell'iscritto;b) nei casi di esercizio di libera professione in situazione di incompatibilità;c) quando sia venuto a mancare uno dei requisiti di cui alle lettere a), b) e d)dell'articolo 7, salvo che, nel caso di trasferimento della residenza all'estero, l'iscrittovenga esonerato da tale requisito.2. Il consiglio anzidetto pronuncia la cancellazione dopo aver sentito l'interessato,tranne che nel caso di irreperibilità o in quello previsto dalla lettera a) del comma 1.

Art. 12Consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine è composto di sette membri nel caso

in cui il numero degli iscritti non superi i duecento, di quindici membri ove il numerodegli iscritti sia superiore a duecento. I componenti devono essere eletti tra gli iscrittinell'albo, a norma degli articoli seguenti. Il consiglio dura in carica tre anni dalla datadella proclamazione. Ciascuno dei membri non è eleggibile per più di due volteconsecutive.2. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine esercita le seguenti attribuzioni:a) elegge, nel suo seno, entro trenta giorni dalla elezione, il presidente, il vicepresidente, il segretario ed il tesoriere;b) conferisce eventuali incarichi ai consiglieri, ove fosse necessario;c) provvede alla ordinaria e straordinaria amministrazione dell'Ordine, cura ilpatrimonio mobiliare ed immobiliare dell'Ordine e provvede alla compilazione annualedei bilanci preventivi e dei conti consuntivi;d) cura l'osservanza delle leggi e delle disposizioni concernenti la professione;e) cura la tenuta dell'albo professionale, provvede alle iscrizioni e alle cancellazioni edeffettua la sua revisione almeno ogni due anni;f) provvede alla trasmissione di copia dell'albo e degli aggiornamenti annuali alMinistero di grazia e giustizia, nonché al procuratore della Repubblica presso iltribunale ove ha sede il consiglio dell'Ordine;g) designa, a richiesta, i rappresentanti dell'Ordine negli enti e nelle commissioni alivello regionale o provinciale, ove sono richiesti:h) vigila per la tutela del titolo professionale e svolge le attività dirette a impedirel'esercizio abusivo della professione;i) adotta i provvedimenti disciplinari ai sensi dell'art. 27;l) provvede agli adempimenti per la riscossione dei contributi in conformità alledisposizioni vigenti in materia di imposte dirette.

Art. 13Attribuzioni del presidente del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Il presidente ha la rappresentanza dell'Ordine ed esercita le attribuzioni conferiteglidalla presente legge o da altre norme, ovvero dal consiglio.2. Egli, inoltre, rilascia i certificati e le attestazioni relative agli iscritti.

Art. 14Riunione del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Il consiglio dell'Ordine è convocato dal presidente almeno una volta ogni sei mesi, ecomunque ogni volta che se ne presenti la necessità o quando sia richiesto da almenoquattro dei suoi membri, o da almeno un terzo degli iscritti all'albo. Il verbale della

riunione non ha carattere riservato, è redatto dal segretario sotto la direzione del

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presidente ed è sottoscritto da entrambi.

Art. 15Comunicazioni delle decisioni del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Le decisioni del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine, sulle domande diiscrizione e in materia di cancellazione dall'albo, sono notificate entro venti giorniall'interessato e al procuratore della Repubblica competente per territorio.2. In caso di irreperibilità, la comunicazione avviene mediante affissione delprovvedimento, per dieci giorni nella sede del consiglio dell'Ordine ed all'albo delcomune di ultima residenza dell'interessato.

Art. 16Scioglimento del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine se, richiamato all'osservanza deipropri doveri, persiste nel violarli, ovvero se ricorrono altri gravi motivi, può essere

sciolto. Inoltre può essere sciolto su richiesta scritta e motivata da almeno un terzodegli appartenenti all'albo.2. In caso di scioglimento del consiglio dell'Ordine, le sue funzioni sono esercitate daun commissario straordinario, il quale dispone, entro novanta giorni dalla data delloscioglimento, la convocazione dell'assemblea per le elezioni del nuovo consiglio.3. Lo scioglimento del consiglio dell'Ordine e la nomina del commissario sono disposticon decreto del Ministro di grazia e giustizia, da emanarsi entro trenta giorni dalverificarsi dei casi di cui al comma 1.4. Il commissario ha la facoltà di nominare, tra gli iscritti dell'albo, un comitato di nonmeno di due e non più di sei membri, uno dei quali con funzioni di segretario, che locoadiuva nell'esercizio delle sue funzioni.

Art. 17Ricorsi avverso le deliberazioni del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine ed inmateria elettorale1. Le deliberazioni del consiglio dell'Ordine nonché i risultati elettorali possono essereimpugnati con ricorso al tribunale competente per territorio, dagli interessati o dalprocuratore della Repubblica presso il tribunale stesso.

Art. 18Termini per la presentazione dei ricorsi1. I ricorsi di cui all'articolo 17 sono proposti entro il termine perentorio di trentagiorni dalla notificazione del provvedimento impugnato o dalla proclamazione deglieletti.2. I ricorsi in materia elettorale non hanno effetto sospensivo.

Art. 19Decisioni sui ricorsi1. Sui ricorsi avverso le deliberazioni del consiglio dell'Ordine, di cui all'articolo 17, iltribunale competente per territorio provvede in camera di consiglio, sentiti il pubblicoministero e l'interessato.2. Contro la sentenza del tribunale gli interessati possono ricorrere alla corte d'appellocon l'osservanza delle medesime forme previste per il procedimento davanti altribunale.

Art. 20Elezione del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. L'elezione del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine si effettua nei trenta

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giorni precedenti la scadenza del consiglio in carica e la data è fissata dal presidentedel consiglio uscente, sentito il consiglio.2. Il consiglio dell'Ordine uscente rimane in carica fino all'insediamento del nuovoconsiglio.3. Gli iscritti nell'albo esercitano il diritto di voto presso il seggio istituito nella sede delconsiglio dell'Ordine o in altra sede prescelta dal consiglio stesso.4. L'avviso di convocazione è spedito a tutti gli iscritti per posta raccomandata oconsegnata a mano con firma di ricezione almeno quindici giorni prima della datafissata per la prima convocazione.5. L'avviso di convocazione, che è comunicato al Consiglio nazionale dell'Ordine,contiene l'indicazione del luogo, del giorno e delle ore di inizio e chiusura delleoperazioni di voto in prima e in seconda convocazione.6. La seconda convocazione è fissata a non meno di cinque giorni dalla prima.7. L'elettore viene ammesso a votare previo accertamento della sua identitàpersonale, mediante l'esibizione di un documento di identificazione ovvero mediante ilriconoscimento da parte di un componente del seggio.

8. L'elettore ritira la scheda, la compila in segreto e la riconsegna chiusa al presidentedel seggio, il quale la depone nell'urna.9. Dell'avvenuta votazione è presa nota da parte di uno scrutatore, il quale appone lapropria firma accanto al nome del votante nell'elenco degli elettori.10. È ammessa la votazione per corrispondenza. L'elettore chiede alla segreteria delconsiglio dell'Ordine la scheda all'uopo timbrata e la fa pervenire prima della chiusuradelle votazioni al presidente del seggio in busta sigillata, sulla quale sono apposte lafirma del votante, autenticata dal sindaco o dal notaio e la dichiarazione che la bustacontiene la scheda di votazione; il presidente del seggio, verificata e fatta constatarel'integrità, apre la busta, ne estrae la relativa scheda senza dispiegarla e, previaapposizione su di essa della firma di uno scrutatore, la depone nell'urna.11. La votazione si svolge pubblicamente almeno per otto ore al giorno, per non più di

tre giorni consecutivi. Viene chiusa, in prima convocazione, qualora abbia votatoalmeno un terzo degli aventi diritto.12. In caso contrario, sigillate le schede in busta, il presidente rinvia alla secondaconvocazione. In tal caso, la votazione è valida qualora abbia votato almeno un sestodegli aventi diritto.13. Il seggio, a cura del presidente del consiglio dell'Ordine è costituito in un localeidoneo ad assicurare la segretezza del voto e la visibilità dell'urna durante leoperazioni elettorali.

Art. 21Composizione del seggio elettorale1. Il presidente del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine uscente o il

commissario, prima di iniziare la votazione, sceglie fra gli elettori presenti, ilpresidente del seggio, il vice presidente e due scrutatori.2. Il segretario del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine esercita le funzioni disegretario del seggio; in caso di impedimento è sostituito da un consigliere scelto dalpresidente dello stesso consiglio dell'Ordine.3. Durante la votazione è sufficiente la presenza di tre componenti dell'ufficioelettorale.

Art. 22Votazione1. Le schede per la prima e la seconda convocazione sono predisposte in un unicomodello, predeterminato dal Consiglio nazionale con il timbro del consiglio dell'Ordine

regionale o provinciale degli psicologi. Esse, con l'indicazione della convocazione cui si

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riferiscono, immediatamente prima dell'inizio della votazione, sono firmate all'esternoda uno degli scrutatori, in un numero corrispondente a quello degli aventi diritto alvoto.2. L'elettore non può votare per un numero di candidati superiore alla metà di quellida eleggere. Eventuali arrotondamenti sono calcolati per eccesso.3. Risultano eletti coloro che hanno riportato il maggior numero di voti.4. I componenti eletti che sono venuti a mancare per qualsiasi causa sono sostituitidai candidati, compresi nella graduatoria, che per minor numero di voti ricevutiseguono immediatamente nell'ordine. Qualora venga a mancare la metà dei consiglierisi procede a nuove elezioni.

Art. 23Comunicazioni dell'esito delle elezioni1. Il presidente del seggio comunica alla presidenza del consiglio dell'Ordine regionaleo provinciale i nominativi di tutti coloro che hanno riportato voti e provvede allapubblicazione della graduatoria e dei nomi degli eletti mediante affissione nella sededel consiglio dell'Ordine.2. I risultati delle elezioni sono, inoltre, comunicati al Consiglio nazionale dell'Ordine,al Ministro di grazia e giustizia, nonché al procuratore della Repubblica del tribunale incui ha sede il consiglio regionale o provinciale.

Art. 24Adunanza del consiglio regionale o provinciale dell'Ordine - Cariche1. Il presidente del consiglio dell'Ordine uscente o il commissario entro venti giornidalla proclamazione, ne dà comunicazione ai componenti eletti del consiglio regionaleo provinciale dell'Ordine e li convoca per l'insediamento. Nella riunione presieduta dalconsigliere più anziano per età, si procede all'elezione del presidente, del vicepresidente, di un segretario e di un tesoriere.2. Di tale elezione si da comunicazione al Consiglio nazionale dell'Ordine e al Ministrodi grazia e giustizia ai fini degli adempimenti di cui all'articolo 25.3. Per la validità delle adunanze del consiglio dell'Ordine occorre la presenza dellamaggioranza dei componenti. Se il presidente e il vice presidente sono assenti oimpediti, ne fa le veci il membro più anziano per età.4. Le deliberazioni vengono prese a maggioranza assoluta di voti ed il presidente votaper ultimo.5. In caso di parità di voti prevale, in materia disciplinare, l'opinione più favorevoleall'iscritto sottoposto a procedimento disciplinare, e negli altri casi, il voto delpresidente.

Art. 25

Rinnovo delle elezioni nel consiglio regionale o provinciale dell'Ordine1. Il tribunale o la corte d'appello competenti per territorio, ove accolgano un ricorsoche investe l'elezione di tutto un consiglio regionale o provinciale dell'Ordine,provvedono a darne immediata comunicazione al consiglio stesso, al Consiglionazionale dell'Ordine ed al Ministro di grazia e giustizia, il quale nomina uncommissario straordinario ai sensi dell'articolo 16.

Art. 26Sanzioni disciplinari1. All'iscritto nell'albo che si renda colpevole di abuso o mancanza nell'esercizio dellaprofessione o che comunque si comporti in modo non conforme alla dignità o al decoroprofessionale, a seconda della gravità del fatto può essere inflitta da parte del

consiglio regionale o provinciale dell'Ordine una delle seguenti sanzioni disciplinare:

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a) avvertimento;b) censura;c) sospensione dall'esercizio professionale per un periodo non superiore ad un anno;d) radiazione.2. Oltre i casi di sospensione dall'esercizio professionale previsti dal codice penale,comporta la sospensione dall'esercizio professionale la morosità per oltre due anni nelpagamento dei contributi dovuti all'Ordine. In tale ipotesi la sospensione non èsoggetta a limiti di tempo ed è revocata con provvedimento del presidente delconsiglio dell'Ordine, quando l'iscritto dimostra di aver corrisposto le somme dovute.3. La radiazione è pronunciata di diritto quando l'iscritto, con sentenza passata ingiudicato, è stato condannato a pena detentiva non inferiore a due anni per reato noncolposo.4. Chi è stato radiato, può, a domanda, essere di nuovo iscritto, nel caso in cui alcomma 3, quando ha ottenuto la riabilitazione giusta le norme di procedura penale.5. Avverso le deliberazioni del consiglio regionale o provinciale l'interessato puòricorrere a norma dell'articolo 17.

Art. 27Procedimento disciplinare1. Il consiglio regionale o provinciale dell'Ordine inizia il procedimento disciplinared'ufficio o su istanza del procuratore della Repubblica competente per territorio.2. Nessuna sanzione disciplinare può essere inflitta senza la notifica all'interessatodell'accusa mossagli, con l'invito a presentarsi in un termine che non può essereinferiore a trenta giorni innanzi al consiglio dell'Ordine per essere sentito. L'interessatopuò avvalersi dell'assistenza di un legale.3. Le deliberazioni sono notificate entro venti giorni all'interessato ed al procuratoredella Repubblica competente per territorio.4. In caso di irreperibilità, le comunicazioni di cui ai commi 2 e 3 avvengono mediante

affissione del provvedimento per 10 giorni nella sede del consiglio dell'Ordine edall'albo del comune dell'ultima residenza dell'interessato.

Art. 28Consiglio nazionale dell'Ordine1. Il Consiglio nazionale dell'Ordine é composto dai presidenti dei consigli regionali,provinciali, limitatamente alle province di Trento e di Bolzano, e di quelli di cui alprecedente articolo 6. Esso dura in carica tre anni.2. È convocato per la prima volta dal Ministro di grazia e giustizia.3. Elegge al suo interno un presidente, un vice presidente, un segretario ed untesoriere.4. Il presidente ha la rappresentanza dell'Ordine ed esercita le attribuzioni conferitegli

dalla presente legge o da altre norme, ovvero dal Consiglio.5. In caso di impedimento è sostituito dal vice presidente.6. Il Consiglio nazionale dell'Ordine esercita le seguenti attribuzioni:a) emana il regolamento interno, destinato al funzionamento dell'Ordine;b) provvede alla ordinaria e straordinaria amministrazione dell'Ordine, cura ilpatrimonio mobiliare e immobiliare dell'Ordine e provvede alla compilazione annualedei bilanci preventivi e dei conti consuntivi;c) predispone ed aggiorna il codice deontologico, vincolante per tutti gli iscritti, e losottopone all'approvazione per referendum agli stessi;d) cura l'osservanza delle leggi e delle disposizioni concernenti la professionerelativamente alle questioni di rilevanza nazionale;e) designa, a richiesta, i rappresentanti dell'Ordine negli enti e nelle commissioni a

livello nazionale, ove sono richiesti;

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f) esprime pareri, su richiesta degli enti pubblici ovvero di propria iniziativa, anchesulla qualificazione di istituzioni non pubbliche per la formazione professionale;g) propone le tabelle delle tariffe professionali degli onorari minime e massime e delleindennità ed i criteri per il rimborso delle spese, da approvarsi con decreto del Ministrodi grazia e giustizia di concerto con il Ministro della sanità;h) determina i contributi annuali da corrispondere dagli iscritti nell'albo, nonché letasse per il rilascio dei certificati e dei pareri sulla liquidazione degli onorari. Icontributi e le tasse debbono essere contenuti nei limiti necessari per coprire le speseper una regolare gestione dell'Ordine.

Art. 29Vigilanza del Ministro di Grazia e Giustizia1. Il Ministro di grazia e giustizia esercita l'alta vigilanza sull'Ordine nazionale deglipsicologi.

Art. 30Equipollenza di titoli1. All'esame di Stato di cui agli articoli 2 e 33 della presente legge possono parteciparealtresì i possessori di titoli accademici in psicologia conseguiti presso istituzioniuniversitarie che siano riconosciute, con decreto del Ministro della pubblica istruzionesu parere del Consiglio universitario nazionale, di particolare rilevanza scientifica sulpiano internazionale, anche se i possessori di tali titoli non abbiano richiestol'equipollenza con la laurea in psicologia conseguita nelle università italiane.

NORME TRANSITORIE

Art. 31Istituzione dell'Albo e costituzione dei Consigli regionali e provinciali dell'Ordine1. Nella prima applicazione della presente legge il presidente del tribunale deicapoluoghi di regione o di province autonome, entro trenta giorni dalla pubblicazionedella legge medesima, nomina un commissario che provvede alla formazione dell'alboprofessionale degli aventi diritto all'iscrizione a norma degli articoli seguenti.2. Il commissario entro tre mesi dalla pubblicazione dei risultati della sessione specialedell'esame di Stato per i titoli di cui all'articolo 33, comma 1, indice le elezioni per iconsigli regionali o provinciali dell'Ordine, attenendosi alle norme previste dallapresente legge. Provvede altresì a nominare un presidente di seggio, unvicepresidente, due scrutatori ed un segretario, scegliendoli tra funzionari dellapubblica amministrazione.

Art. 32Iscrizione all'Albo in sede di prima applicazione della legge1. L'iscrizione all'albo, ferme restando le disposizioni di cui alle lettere a), b) e d)dell'articolo 7, è consentita su domanda da presentarsi entro sessanta giorni dallanomina del commissario di cui all'articolo 31:a) ai professori ordinari, straordinari, associati, fuori ruolo e in quiescenza cheinsegnino o abbiano insegnato discipline psicologiche nelle università italiane o instrutture di particolare rilevanza scientifica anche sul piano internazionale, nonché airicercatori e assistenti universitari di ruolo in discipline psicologiche e ai laureati chericoprano o abbiano ricoperto un posto di ruolo presso un istituzione pubblica inmateria psicologica per il cui accesso sia attualmente richiesto il diploma di laurea in

psicologia;

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b) a coloro che ricoprano od abbiano ricoperto un posto di ruolo presso istituzionipubbliche con un'attività di servizio attinente alla psicologia, per il cui accesso siarichiesto il diploma di laurea e che abbiano superato un pubblico concorso, ovvero cheabbiano fruito delle disposizioni in materia di sanatoria;c) ai laureati che da almeno sette anni svolgano effettivamente in manieracontinuativa attività di collaborazione o consulenza attinenti alla psicologia con enti oistituzioni pubbliche o private;d) a coloro che abbiano operato per almeno tre anni nelle discipline psicologicheottenendo riconoscimenti nel campo specifico a livello nazionale o internazionale.

Art. 33Sessione speciale di esame di Stato1. Nella prima applicazione della legge sarà tenuta una sessione speciale di esame diStato per titoli alla quale saranno ammessi:a) coloro che ricoprano o abbiano ricoperto un posto presso un'istituzione pubblica inmateria psicologica per il cui accesso era richiesto il diploma di laurea;b) coloro i quali siano laureati in psicologia da almeno due anni, ovvero i laureati inpossesso di diploma universitario in psicologia o in un dei suoi rami, conseguito dopoun corso di specializzazione almeno biennale ovvero di perfezionamento o diqualificazione almeno triennale, o quanti posseggano da almeno due anni titoliaccademici in psicologia conseguiti presso istituzioni universitarie che sianoriconosciute, con decreto del Ministro della pubblica istruzione su parere del Consigliouniversitario nazionale, di particolare rilevanza scientifica sul piano internazionale,anche se i possessori di tali titoli non abbiano richiesto l'equipollenza con la laurea inpsicologia conseguita nelle università italiane, e che documentino altresì di aver svoltoper almeno due anni attività che forma oggetto della professione di psicologo;c) i laureati in discipline diverse dalla psicologia, che abbiano svolto dopo la laureaalmeno due anni di attività che forma oggetto della professione di psicologo

contrattualmente riconosciuta dall'università, nonché i laureati che documentino diavere esercitato con continuità tale attività, presso enti o istituti soggetti a controllo ovigilanza da parte della pubblica amministrazione, per almeno due anni dopo la laurea;d) coloro che siano stati dichiarati, a seguito di pubblico concorso, idonei a ricoprire unposto in materia psicologica presso un'istituzione pubblica per il cui accesso erarichiesto il diploma di laurea.

Art. 34Ammissione all'esame di Stato degli iscritti ad un corso di specializzazione1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 2, comma 3, sono ammessi a sostenerel'esame di Stato di cui al comma 2 di detto articolo, dopo il conseguimento del diplomadi specializzazione, coloro che, al momento dell'entrata in vigore della presente legge,

risultino iscritti ad un corso di specializzazione almeno triennale in psicologia o in unodei suoi rami, e che documentino altresì di avere svolto, per almeno un anno, attivitàche forma oggetto della professione di psicologo.

m o d i f i c a d e l l ’ a r t . 3 4   

A seguito dell’approvazione della Legge 4/99, art. 1, comma 4, pubblicata sulla G.U.Serie Generale n. 14 del 19/01/99, al primo comma dell’art. 34 della legge 56/89 si èaggiunto il seguente, che chiude definitivamente la predetta norma transitoria: “E’autorizzata l’iscrizione all’albo degli psicologi di coloro che, ammessi con riservaall’esame di stato di cui all’art. 34 della legge 18 febbraio 1989, n. 56, lo abbianosuccessivamente superato. Le disposizioni del predetto art. 34 continuano ad

applicarsi fino alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda

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 per l’ammissione alla prima sessione dell’esame di stato successiva alla data di entratain vigore della presente legge (L.4/99)”.

Art. 35Riconoscimento dell'attività psicoterapeutica1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 3, l'esercizio dell'attività psicoterapeutica èconsentito a coloro i quali o iscritti all'Ordine degli psicologi o medici iscritti all'Ordinedei medici e degli odontoiatri, laureati da almeno cinque anni, dichiarino, sotto lapropria responsabilità, di aver acquisita una specifica formazione professionale inpsicoterapia, documentandone il curriculum formativo con l'indicazione delle sedi, deitempi e della durata, nonché il curriculum scientifico e professionale, documentandonela preminenza e la continuità dell'esercizio della professione psicoterapeutica.2. È compito degli ordini stabilire la validità di detta certificazione.3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 sono applicabili fino al compimento del quintoanno successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

m o d i f i c a d e l l ’ a r t . 3 5

In base alla medesima Legge 4/99, che all’art. 1, comma 2, testualmente recita:“All’articolo 35, comma 1, della legge 18 febbraio 1989, n. 56, le parole: ‹laureati daalmeno cinque anni› sono sostituite le seguenti: ‹laureatesi entro l’ultima sessione dilaurea, ordinaria o straordinaria, dell’anno accademico 1992-1993›, e al comma 3dello stesso articolo così continua: “Il termine di cui all’art. 35, comma 3, della legge18 febbraio 1989, n. 56, è differito fino al centottantesimo giorno successivo alla datadi entrata in vigore della presente legge” , l’art. 35 risulta così modificato:

1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 3, l’esercizio dell’attività psicoterapeutica èconsentito a coloro i quali o iscritti all’Ordine degli psicologi o medici iscritti all’Ordinedei medici e degli odontoiatri, laureatesi entro l’ultima sessione di laurea, ordinaria ostraordinaria, dell’anno accademico 1992/1993, dichiarino, sotto la loro responsabilità,di aver acquisita una specifica formazione professionale in psicoterapia,documentandone il curriculum formativo con l’indicazione delle sedi, dei tempi e delladurata, nonché il curriculum scientifico e professionale, documentandone lapreminenza e la continuità dell’esercizio della professione psicoterapeutica.

2. E’ compito degli ordini stabilire la validità di detta certificazione.

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 sono applicabili fino al centottantesimo giornosuccessivo alla data di entrata in vigore della legge  (L. 4/99 e cioè il 2 agosto 1999).

Art. 36

Copertura finanziaria1. Agli oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 31, 32 e 33 si fa fronte a caricodegli appositi capitoli dello stato di previsione del Ministero di grazia e giustizia.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficialedegli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti diosservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Roma, addì 18 febbraio 1989

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NORMATIVA RECENTE SU TEMI RIGUARDANTI

L’ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONEDI PSICOLOGO:

IL DPR 328/01 E LA LEGGE 170/2003

Il DPR 328/01 e la Legge 170/2003 rappresentano due momenti importanti per laspecificazione, in sede legislativa, di temi sostanziali per la professione di psicologo.

Il DPR 328 del 2001 riguarda l’applicazione al versante ordinistico della recenteriforma universitaria (meglio conosciuta come “3+2”). Il Decreto articola l’Albo degliPsicologi (e di altre otto professioni) in due Settori: il settore A per i laureati conlaurea specialistica di 5 anni, il settore B per i laureati con laurea triennale. Modificainoltre le prove dell’esame di Stato; rinnova il tirocinio, che può essere svolto

 parzialmente entro il percorso universitario e che deve essere regolato nelle sue formeda una convenzione tra università e ordini regionali.

Con la legge 170 del 2003 vengono indicati i Settori entro cui si debbono svolgere leattività degli iscritti alla Sezione B dell’Albo, ovvero dei laureati triennali che hannosuperato l’esame di Stato e che sono iscritti all’Albo professionale.Con la legge 170/03 viene dunque affiancata, a quella indicata dall'art. 1 della nostralegge ordinistica, la definizione delle "attività professionali che formano oggetto delle

 professioni" di "dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi edel lavoro" e di "dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e allacomunità”. La legge ne specifica temi e competenze, riservando al laureatoquinquennale iscritto all’Albo (“psicologo”) il coordinamento delle attività svolte dagliiscritti alla Sezione B dell’Albo.

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DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

5 giugno 2001, n. 328Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissioneall'esame di Stato e delle relative prove per l’esercizio di taluneprofessioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto l'articolo 87, quinto comma della Costituzione;Visto l'articolo 1, comma 18, della legge 14 gennaio 1999, n. 4, modificato dall’articolo6, comma 4, della legge 19 ottobre 1999 n.370;

Visto l'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400;Sentiti gli ordini e collegi professionali interessati;Visto il parere del Consiglio universitario nazionale, espresso nell'adunanza del 22marzo 2001;Visto il parere del Consiglio nazionale studenti universitari, espresso nell'adunanza del6 marzo 2001;Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del4 aprile 2001;Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla sezione consultiva per gli attinormativi nell'adunanza del 21 maggio 2001;Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 maggio2001;Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri ad interim Ministrodell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con il Ministro dellagiustizia;

EMANA

il seguente regolamento:

TITOLO PRIMO NORME GENERALI

Art. 1Ambito di applicazione  

1. Il presente regolamento modifica e integra la disciplina dell'ordinamento, deiconnessi albi, ordini o collegi, nonché dei requisiti per l'ammissione all'esame di Statoe delle relative prove, delle professioni di: dottore agronomo e dottore forestale,agrotecnico, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo,geometra, ingegnere, perito agrario, perito industriale, psicologo.2. Le norme contenute nel presente regolamento non modificano l'ambito stabilitodalla normativa vigente in ordine alle attività attribuite o riservate, in via esclusiva omeno, a ciascuna professione.

Art. 2Istituzione di sezioni negli albi professionali1. Le sezioni negli albi professionali individuano ambiti professionali diversi in relazioneal diverso grado di capacità e competenza acquisita mediante il percorso formativo.2. Ove previsto dalle disposizioni di cui al titolo II, negli albi professionali vengono

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istituite, in corrispondenza al diverso livello del titolo di accesso, le seguenti duesezioni:a) sezione A, cui si accede, previo esame di Stato, con il titolo di laurea specialistica.b) sezione B, cui si accede, previo esame di Stato, con il titolo di laurea.3. L'iscritto alla sezione B, in possesso del necessario titolo di studio può essereiscritto nella sezione A del medesimo albo professionale, previo superamento delrelativo esame di Stato.

Art. 3Istituzione di settori negli albi professionali1. I settori istituiti nelle sezioni degli albi professionali corrispondono a circoscritte eindividuate attività professionali.2. Ove previsto dalle disposizioni di cui al titolo II, nelle sezioni degli albi professionalivengono istituiti distinti settori in relazione allo specifico percorso formativo.3. Il professionista iscritto in un settore non può esercitare le competenze di naturariservata attribuite agli iscritti ad uno o più altri settori della stessa sezione, fermarestando la possibilità di iscrizione a più settori della stessa sezione, previosuperamento del relativo esame di Stato.4. Gli iscritti in un settore che, in possesso del necessario titolo di studio, richiedano diessere iscritti in un diverso settore della stessa sezione, devono conseguire la relativaabilitazione a seguito del superamento di apposito esame di Stato limitato alle prove ealle materie caratterizzanti il settore cui intendono accedere.5. Formano oggetto dell'attività professionale degli iscritti ad un settore della sezioneA, oltre a quelle ad essi specificamente attribuite, anche quelle attribuite agli iscrittidel corrispondente settore della sezione B.

Art. 4Norme organizzative generali

1. Salve le disposizioni speciali previste nel presente regolamento, il numero deicomponenti degli organi collegiali, a livello locale o nazionale, degli ordini o collegirelativi alle professioni di cui all'articolo l, comma l, qualora vengano istituite le duesezioni di cui all'articolo 2, è ripartito in proporzione al numero degli iscritti a ciascunasezione. Tale numero viene determinato assicurando comunque la presenza diciascuna delle componenti con una percentuale non inferiore al cinquanta per centoalla componente corrispondente alla sezione A. L’elettorato passivo per l’elezione delPresidente spetta agli iscritti della sezione A.2. Nell'ipotesi di procedimento disciplinare i relativi provvedimenti vengono adottatiesclusivamente dai componenti appartenenti alla sezione cui appartiene ilprofessionista assoggettato al procedimento.3. Con successivo regolamento ai sensi dell'articolo l, comma 18, legge 14 gennaio

1999, n. 4, e successive modificazioni, verranno definite le procedure elettorali e ilfunzionamento degli Organi in sede disciplinare, nel rispetto dei principi definiti neicommi 1 e 2.

Art. 5Esami di Stato1. Coloro che hanno titolo per accedere all'esame di Stato per la sezione A possonoaccedere anche all'esame di Stato per la sezione B, fermo, ove previsto, il requisito deltirocinio.2. Salvo disposizioni speciali, gli esami consistono in due prove scritte di caratteregenerale, una prova pratica e una prova orale. Sono esentati da una delle provescritte coloro i quali provengono dalla sezione B o da settori diversi della stessa

sezione e coloro che conseguono un titolo di studio all’esito di un corso realizzato sulla

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base di specifiche convenzioni tra le università e gli ordini o collegi professionali.3. Il contenuto delle prove degli esami di Stato non modifica l'ambito delle attivitàprofessionali definite dagli ordinamenti di ciascuna professione.4. Nulla è innovato circa le norme vigenti relative alla composizione delle commissioniesaminatrici e alle modalità di espletamento delle prove d'esame.

Art. 6Tirocinio1. Il periodo di tirocinio, ove prescritto, può essere svolto in tutto o in parte durante ilcorso degli studi secondo modalità stabilite in convenzioni stipulate fra gli ordini ocollegi e le università, ed eventualmente, con riferimento alle professioni di cui al capoXI, con gli istituti di istruzione secondaria o con gli enti che svolgono attività diformazione professionale o tecnica superiore.Coloro che hanno effettuato il periodo di tirocinio per l'accesso alla sezione B possonoesserne esentati per l'accesso alla sezione A, sulla base dei criteri fissati con decretodel Ministro competente sentiti gli ordini e collegi.

Art. 7Valore delle classi di laurea1. I titoli universitari conseguiti al termine dei corsi di studio dello stesso livello,appartenenti alla stessa classe, hanno identico valore legale ai fini dell'ammissione agliesami di Stato, indipendentemente dallo specifico contenuto di crediti formativi.2. I decreti ministeriali che introducono modifiche delle classi di laurea e di laureaspecialistica definiscono anche, in conformità alla normativa vigente, la relativacorrispondenza con i titoli previsti dal presente regolamento, quali requisiti diammissione agli esami di Stato.

Art. 8Salvaguardia del valore dei titoli di studio e abilitativi conseguiti inconformità al precedente ordinamento1. Fatto salvo quanto previsto dalle norme finali e transitorie contenute nel titolo II,coloro i quali hanno conseguito o conseguiranno il diploma di laurea regolatodall'ordinamento previgente ai decreti emanati in applicazione dell'articolo 17, comma95, legge 15 maggio 1997, n. 127, sono ammessi a partecipare agli esami di Stato siaper la sezione A che per la sezione B degli albi relativi alle professioni di cui al titolo II,ferma restando la necessità del tirocinio ove previsto dalla normativa previgente.2. Coloro i quali, ai sensi della normativa vigente in ciascuna professione, hanno titoload iscriversi all'albo professionale indipendentemente dal requisito dell'esame di Stato,conservano tale titolo per l’iscrizione alla sezione A dello stesso albo.3. I diplomati nei corsi di diploma universitario triennale sono ammessi a sostenere gli

esami di Stato secondo la tabella A allegata al presente regolamento.

…omissis…

TITOLO SECONDO DISCIPLINA DEL SINGOLI ORDINAMENTI 

CAPO XPROFESSIONE DI PSICOLOGO 

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Art. 50Sezioni e titoli professionali

1. Nell'albo professionale dell'Ordine degli psicologi sono istituite la sezione A e la

sezione B.2. Agli iscritti nella sezione A spetta il titolo professionale di psicologo.3. Agli iscritti nella sezione B spetta il titolo professionale di psicologo junior.4. L'iscrizione all'albo professionale degli psicologi è accompagnata rispettivamentedalle dizioni: «sezione degli psicologi», «sezione degli psicologi juniores». Nellasezione degli psicologi juniores viene annotata la specifica attività professionaledell'iscritto in coerenza con il percorso formativo, con riferimento alle specifiche figureprofessionali, individuale con decreto del Ministro dell'università e della ricercascientifica e tecnologica, come previsto all'articolo 52, comma 15. Qualora gli iscritti nella sezione A abbiano conseguito la specializzazione inpsicoterapia, l’esercizio dell'attività di psicoterapeuta è annotata nell'Albo, comeprevisto dalla legge 18 febbraio 1989, n. 56.

Art. 51Attività professionali

1. Formano oggetto dell'attività professionale degli iscritti nella sezione A, ai sensi eper gli effetti di cui all'articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzionigià stabilite dalla vigente normativa, oltre alle attività indicate nel comma 2, le attivitàche implicano l'uso di metodologie innovative o sperimentali, quali:a) l'uso di strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, leattività di abilitazione, riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte allapersona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità;b) le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito;

c) il coordinamento e la supervisione dell'attività degli psicologi juniores.2. Formano oggetto dell'attività professionale degli iscritti nella sezione B, ai sensi eper gli effetti di cui all'articolo 1, comma 2, restando immutate le riserve e attribuzionigià stabilite dalla vigente normativa, le attività di natura tecnico-operativa in campopsicologico nei riguardi di persone, gruppi, organismi sociali e comunità, da svolgerealle dipendenze di soggetti pubblici e privati e di organizzazioni del terzo settore comelibero professionista. In particolare lo psicologo junior:a) partecipa alla programmazione e alla verifica di interventi psicologici e psicosociali;b) realizza interventi psico-educativi volti a promuovere il pieno sviluppo dipotenzialità di crescita personale, di inserimento e di partecipazione sociale;c) utilizza il colloquio, le interviste, l'osservazione, i tesi psicologici e altri strumenti dianalisi, ai fini della valutazione del comportamento, della personalità, dei processi

cognitivi e di interazione sociale, delle opinioni degli atteggiamenti, dell’idoneitàpsicologia a specifici compiti e condizionid) utilizza con persone disabili strumenti psicologici per sviluppare o recuperarecompetenze funzionali di tipo cognitivo, pratico, emotivo e relazionale, per arrestare laregressione funzionale in caso di malattie croniche, per reperire formule facilitantialternative;e) utilizza strumenti psicologici per l'orientamento scolastico-professionale, la gestionee lo sviluppo delle risorse umane;f) utilizza strumenti psicologici ed ergonomici per rendere più efficace e sicurol'operare con strumenti, il comportamento lavorativo e nel traffico, per realizzareinterventi preventivi e formativi sulle tematiche della sicurezza con individui, gruppi ecomunità, per modificare e migliorare il comportamento in situazione di persone ogruppi a rischio;g) cura la raccolta, il caricamento e l'elaborazione statistica di dati psicologici ai fini di

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ricerca.

Art. 52

Esami di Stato per l'iscrizione nella sezione A1. L'iscrizione nella sezione A è subordinata al superamento di apposito esame diStato.2. Per l'ammissione all'esame di Stato è richiesto il possesso della laurea specialisticanella classe 58/S - Psicologia, oltre a un tirocinio della durata di un anno.3. L'esame di Stato è articolato nelle seguenti prove:a) una prima prova scritta sui seguenti argomenti: aspetti teorici e applicativi avanzatidella psicologia; progettazione di interventi complessi su casi individuali, in ambitosociale o di grandi organizzazioni, con riferimento alle problematiche della valutazionee dello sviluppo delle potenzialità personali;b) una seconda prova scritta sui seguenti argomenti: progettazione di interventicomplessi con riferimento alle problematiche della valutazione dello sviluppo delle

potenzialità dei gruppi, della prevenzione del disagio psicologico, dell'assistenza e delsostegno psicologico, della riabilitazione e della promozione della salute psicologica;c) una prova scritta applicativa, concernente la discussione di un caso relativo ad unprogetto di intervento su individui ovvero in strutture complesse;d) una prova orale sugli argomenti della prova scritta e su questioni teorico-praticherelative all'attività svolta durante il tirocinio professionale, nonché su aspetti dilegislazione e deontologia professionale.

Art. 53Esami di Stato per l’iscrizione alla sezione B

1. L 'iscrizione alla sezione B è subordinata al superamento di apposito esame di

Stato.2. Per l'ammissione all'esame di Stato è richiesto il possesso della laurea nella classe34 -Scienze e tecniche psicologiche, oltre a un tirocinio della durata di sei mesi.3. L'esame di Stato è articolalo nelle seguenti provea) una prova scritta vertente sulla conoscenza di base delle discipline psicologiche edei metodi di indagine e di intervento;b) una seconda prova scritta vertente su discipline e metodi caratterizzanti il settore;c) una prova pratica in tema di definizione e articolazione dello specifico interventoprofessionale all'interno di un progetto proposto dalla commissione;d) una prova orale consistente nella discussione delle prove scritte e della provapratica, e nella esposizione dell'attività svolta durante il praticantato, nonché suaspetti di legislazione e deontologia professionale.4. L'iscrizione nella sezione B avviene con l'annotazione della specifica attivitàprofessionale, in coerenza con il percorso formativo, con riferimento alle specifichefigure professionali individuate con decreto del Ministro dell'università e della ricercascientifica e tecnologica, su proposta dell'Ordine, sentita la conferenza dei presidi dellefacoltà di psicologia, ferma restando comunque la facoltà di esercitare una qualsiasidelle attività di cui all'articolo 51, comma 2.

Art. 54Norme finali e transitorie

1. Al fine di assicurare l'elezione di rappresentanti iscritti a entrambe le sezionidell'Albo, fino alle elezioni dei rappresentanti delle due sezioni, e comunque non oltre il

mese di febbraio 2003, sono prorogati i consigli provinciali, regionali e nazionale nella

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composizione vigente alla data di entrata in vigore del presente regolamento.2. Gli attuali appartenenti all'Ordine degli psicologi sono iscritti nella sezione Adell'albo degli psicologi.3. Coloro i quali sono in possesso dell'abilitazione professionale alla data di entrata invigore del presente regolamento possono iscriversi nella sezione A dell'albo deglipsicologi.4. Coloro i quali conseguono l'abilitazione professionale all'esito di esami di Statoindetti prima della data di entrata in vigore del presente regolamento possonoiscriversi nella sezione A dell'albo degli psicologi. 

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LEGGE N. 170 - 11 LUGLIO 2003 

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 maggio2003, n. 105, recante disposizioni urgenti per le università e gli enti diricerca nonché in materia di abilitazione all'esercizio di attività professionali

p u b b l i c a t a n e l l a G a zz e t t a U f f i c i a le n . 1 6 0 d e l 1 2 l u g l i o 2 0 0 3

LEGGE DI CONVERSIONE Art. 11. Il decreto-legge 9 maggio 2003, n. 105, recante disposizioni urgenti per leuniversità e gli enti di ricerca, e' convertito in legge con le modificazioni riportate inallegato alla presente legge.2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della suapubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

TESTO DEL DECRETO-LEGGE COORDINATO CON LA LEGGE DI CONVERSIONE 

...omissis...

Art. 3Esami di Stato per l'abilitazione alla professione di farmacista e per l'accesso allasezione B dell'albo professionale degli psicologi e altre norme in materia di abilitazioneprofessionale1.   In deroga a quanto previsto dall'articolo 1, primo comma, del regolamento sugliesami di Stato, di cui al decreto del Ministro per la pubblica istruzione 9 settembre1957, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 271 del 2 novembre 1957 con ordinanzadel Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono indette, per l'anno 2003,senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, una sessione straordinaria diesami di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di farmacista, riservataai laureati in farmacia con percorso formativo quadriennale, i quali abbiano iniziato laloro formazione anteriormente al 1° novembre 1993, nonché una sessionestraordinaria di esami di Stato per l'accesso alla sezione B dell'albo professionale deglipsicologi.

1-bis.  I possessori dei titoli conseguiti secondo l'ordinamento previgente alla riforma dicui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3novembre 1999, n. 509, e ai relativi decreti attuativi, fino alle sessioni di esame diStato di abilitazione professionale dell'anno 2006, svolgono le prove degli esami diStato per le professioni di dottore agronomo e dottore forestale, architetto, assistentesociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo secondol'ordinamento previgente al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n.

328.

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1-ter.  Al fine di consentire lo svolgimento degli esami di Stato per l'accesso ai settoriprevisti nella sezione B dell'albo professionale degli psicologi dall'articolo 53, comma 3,lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, nellapredetta sezione B sono individuati i seguenti settori:a) settore delle tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro;b) settore delle tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità.

1-quater . Agli iscritti nei settori di cui alle lettere a) e b) del comma 1-ter spettano,rispettivamente, i titoli professionali di 'dottore in tecniche psicologiche per i contestisociali, organizzativi e del lavoro' e di 'dottore in tecniche psicologiche per i servizi allapersona e alla comunità, in luogo del titolo di 'psicologo iunior' previsto dall'articolo50, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328.

1-quinquies.   Le attività professionali che formano oggetto delle professioni di cui aicommi 1-ter e 1-quater sono individuate nel modo seguente:

a) per il settore delle tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e dellavoro:

1) realizzazione di progetti formativi diretti a promuovere lo sviluppo dellepotenzialità di crescita individuale e di integrazione sociale, a facilitare i processi dicomunicazione, a migliorare la gestione dello stress e la qualità della vita;2) applicazione di protocolli per l'orientamento professionale, per l'analisi deibisogni formativi, per la selezione e la valorizzazione delle risorse umane;3) applicazione di conoscenze ergonomiche alla progettazione di tecnologie e almiglioramento dell'interazione fra individui e specifici contesti di attività;4) esecuzione di progetti di prevenzione e formazione sulle tematiche del rischio e

della sicurezza;5) utilizzo di test e di altri strumenti standardizzati per l'analisi del comportamento,dei processi cognitivi, delle opinioni e degli atteggiamenti, dei bisogni e dellemotivazioni, dell'interazione sociale, dell'idoneità psicologica a specifici compiti econdizioni;6) elaborazione di dati per la sintesi psicodiagnostica prodotta dallo psicologo;7) collaborazione con lo psicologo nella costruzione, adattamento estandardizzazione di strumenti di indagine psicologica;8) attività didattica nell'ambito delle specifiche competenze caratterizzanti ilsettore.

b) per il settore delle tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità:

1) partecipazione all'equipe multidisciplinare nella stesura del bilancio delledisabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché dellerichieste e delle risorse dell'ambiente;2) attuazione di interventi per la riabilitazione, rieducazione funzionale eintegrazione sociale di soggetti con disabilità pratiche, con deficit neuropsicologici,con disturbi psichiatrici o con dipendenza da sostanze;3) collaborazione con lo psicologo nella realizzazione di interventi diretti asostenere la relazione genitore-figlio, a ridurre il carico familiare, a sviluppare retidi sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità;4) collaborazione con lo psicologo negli interventi psico-educativi e nelle attività dipromozione della salute, di modifica dei comportamenti a rischio, di inserimento epartecipazione sociale;5) utilizzo di test e di altri strumenti standardizzati per l'analisi del comportamento,

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dei processi cognitivi, delle opinioni e degli atteggiamenti, dei bisogni e dellemotivazioni, dell'interazione sociale, dell'idoneità psicologica a specifici compiti econdizioni;6) elaborazione di dati per la sintesi psicodiagnostica prodotta dallo psicologo;7) collaborazione con lo psicologo nella costruzione, adattamento estandardizzazione di strumenti di indagine psicologica;8) attività didattica nell'ambito delle specifiche competenze caratterizzanti ilsettore.

1-sexies.  Il comma 2 dell'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 5giugno 2001, n. 328, e' abrogato.

...omissis... 

INVARIATI FINO AL 2006 GLI ESAMI DI STATO PER I LAUREATI

SECONDO IL "VECCHIO ORDINAMENTO"

L'art. 3 della legge 170/2003 stabilisce che i possessori dei titoli conseguitisecondo l'ordinamento previgente alla riforma introdotta dal D.P.R.328/2001 svolgeranno le prove degli esami di Stato secondo la consuetamodalità, che consta di tre prove, fino a tutto il 2006.

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SESSI ONE I I ° 

 

La p r o f e s s i o n e

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  Il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani

  La disciplina del segreto professionale per gli psicologi

 

Vademecum sulla privacy

  Atto di indirizzo della pubblicità professionale

  Codice di condotta relativo all’utilizzo di tecnologie per lacomunicazione a distanza nell’attività professionale degli

 psicologi

  Linee guida di deontologia professionale nei percorsi diselezione e valutazione del personale

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IL CODICE DEONTOLOGICO

DEGLI PSICOLOGI ITALIANI T e s t o a p p r o v a t o d a l Co n s i g l i o N a z i o n a l e d e l l ’O r d i n e   

n e l l ’a d u n a n z a d e l 2 7 - 2 8 g i u g n o 1 9 9 7

CAPO IPRINCIPI GENERALI

Art. 1

Le regole del presente Codice deontologico sono vincolanti per tutti gli iscritti all’Albo

degli psicologi. Lo psicologo è tenuto alla loro conoscenza, e l’ignoranza delle medesime non esimedalla responsabilità disciplinare. 

Art. 2

L’inosservanza dei precetti stabiliti nel presente Codice deontologico, ed ogni azione odomissione comunque contrarie al decoro, alla dignità ed al corretto esercizio dellaprofessione, sono punite secondo quanto previsto dall’art. 26, comma 1°, della Legge18 febbraio 1989, n. 56, secondo le procedure stabilite dal Regolamento disciplinare. 

Art. 3

Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamentoumano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppoe della comunità. 

In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone dicomprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua edefficace. 

Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fattoche,nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri;pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali,organizzativi,finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non

utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committentie degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. 

Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili diretteconseguenze. 

Art. 4

Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto allariservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono dellesue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suosistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia,nazionalità,estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza,orientamento

sessuale, disabilità. 

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Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la suacollaborazione ad iniziative lesive degli stessi. 

Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo

opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprieresponsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. 

In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o dipsicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatariodell’intervento stesso. 

Art. 5

Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale ead aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera.Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formaleautorizzazione. 

Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed iriferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettativeinfondate. 

Art. 6

Lo psicologo accetta unicamente condizioni di lavoro che non compromettano la suaautonomia professionale ed il rispetto delle norme del presente codice, e, in assenzaditali condizioni, informa il proprio Ordine. 

Lo psicologo salvaguarda la propria autonomia nella scelta dei metodi, delle tecniche edegli strumenti psicologici, nonché della loro utilizzazione; è perciò responsabile dellaloro applicazione ed uso, dei risultati, delle valutazioni ed interpretazioni che ne ricava. 

Nella collaborazione con professionisti di altre discipline esercita la piena autonomiaprofessionale nel rispetto delle altrui competenze. 

Art. 7

Nelle proprie attività professionali, nelle attività di ricerca e nelle comunicazioni deirisultati delle stesse, nonché nelle attività didattiche, lo psicologo valuta attentamente,anche in relazione al contesto, il grado di validità e di attendibilità d informazioni, dati

e fonti su cui basa le conclusioni raggiunte; espone, all’occorrenza, le ipotesiinterpretative alternative, ed esplicita i limiti dei risultati. Lo psicologo, su casispecifici, esprime valutazioni e giudizi professionali solo se fondati sulla conoscenzaprofessionale diretta ovvero su una documentazione adeguata ed attendibile. 

Art. 8

Lo psicologo contrasta l’esercizio abusivo della professione come definita dagli articoli1 e 3 della Legge 18 febbraio 1989, n. 56, e segnala al Consiglio dell’Ordine i casi diabusivismo o di usurpazione di titolo di cui viene a conoscenza. 

Parimenti, utilizza il proprio titolo professionale esclusivamente per attività ad essopertinenti, e non avalla con esso attività ingannevoli od abusive. 

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Art. 9

Nella sua attività di ricerca lo psicologo è tenuto ad informare adeguatamente isoggetti in essa coinvolti al fine di ottenerne il previo consenso informato, anche

relativamente al nome, allo status scientifico e professionale del ricercatore ed alla suaeventuale istituzione di appartenenza. Egli deve altresì garantire a tali soggetti lapiena libertà di concedere, di rifiutare ovvero di ritirare il consenso stesso. 

Nell’ipotesi in cui la natura della ricerca non consenta di informare preventivamente ecorrettamente i soggetti su taluni aspetti della ricerca stessa, lo psicologo ha l’obbligodi fornire comunque, alla fine della prova ovvero della raccolta dei dati, le informazionidovute e di ottenere l’autorizzazione all’uso dei dati raccolti. Per quanto concerne isoggetti che, per età o per altri motivi, non sono in grado di esprimere validamente illoro consenso, questo deve essere dato da chi ne ha la potestà genitoriale o la tutela,e, altresì, dai soggetti stessi, ove siano in grado di comprendere la natura dellacollaborazione richiesta. 

Deve essere tutelato, in ogni caso, il diritto dei soggetti alla riservatezza, alla nonriconoscibilità ed all’anonimato. 

Art. 10

Quando le attività professionali hanno ad oggetto il comportamento degli animali, lopsicologo si impegna a rispettarne la natura ed a evitare loro sofferenze. 

Art. 11

Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivelanotizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né

informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che nonricorrano le ipotesi previste dagli articoli seguenti. 

Art. 12

Lo psicologo si astiene dal rendere testimonianza su fatti di cui è venuto a conoscenzain ragione del suo rapporto professionale. 

Lo psicologo può derogare all’obbligo di mantenere il segreto professionale, anche incaso di testimonianza, esclusivamente in presenza di valido e dimostrabile consensodel destinatario della sua prestazione. Valuta, comunque, l’opportunità di fare usoditale consenso, considerando preminente la tutela psicologica dello stesso. 

Art. 13Nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia, lo psicologo limita allo strettonecessario il riferimento di quanto appreso in ragione del proprio rapportoprofessionale,ai fini della tutela psicologica del soggetto. 

Negli altri casi, valuta con attenzione la necessità di derogare totalmente oparzialmente alla propria doverosa riservatezza, qualora si prospettino gravi pericoliperla vita o per la salute psicofisica del soggetto e/o di terzi. 

Art. 14

Lo psicologo, nel caso di intervento su o attraverso gruppi, è tenuto ad in informare,

nella fase iniziale, circa le regole che governano tale intervento. 

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È tenuto altresì ad impegnare, quando necessario, i componenti del gruppo al rispettodel diritto di ciascuno alla riservatezza. 

Art. 15

Nel caso di collaborazione con altri soggetti parimenti tenuti al segreto professionale,lo psicologo può condividere soltanto le informazioni strettamente necessarie inrelazione al tipo di collaborazione. 

Art. 16

Lo psicologo redige le comunicazioni scientifiche, ancorché indirizzate ad un pubblicodi professionisti tenuti al segreto professionale, in modo da salvaguardare in ogni casol’anonimato del destinatario della prestazione. 

Art. 17

La segretezza delle comunicazioni deve essere protetta anche attraverso la custodia eil controllo di appunti, note, scritti o registrazioni di qualsiasi genere e sotto qualsiasiforma, che riguardino il rapporto professionale. 

Tale documentazione deve essere conservata per almeno i cinque anni successivi allaconclusione del rapporto professionale, fatto salvo quanto previsto da normespecifiche. 

Lo psicologo deve provvedere perché, in caso di sua morte o di suo impedimento, taleprotezione sia affidata ad un collega ovvero all’Ordine professionale. 

Lo psicologo che collabora alla costituzione ed all’uso di sistemi di documentazione siadopera per la realizzazione di garanzie di tutela dei soggetti interessati. 

Art. 18

In ogni contesto professionale lo psicologo deve adoperarsi affinché sia il più possibilerispettata la libertà di scelta, da parte del cliente e/o del paziente, del professionistacui rivolgersi. 

Art.19

Lo psicologo che presta la sua opera professionale in contesti di selezione evalutazione è tenuto a rispettare esclusivamente i criteri della specifica competenza,qualificazione o preparazione, e non avalla decisioni contrarie a tali principi. 

Art. 20

Nella sua attività di docenza, di didattica e di formazione lo psicologo stimola neglistudenti, allievi e tirocinanti l’interesse per i principi deontologici, anche ispirando adessi la propria condotta professionale. 

Art. 21

Lo psicologo, a salvaguardia dell’utenza e della professione, è tenuto a non insegnarel’uso di strumenti conoscitivi e di intervento riservati alla professione di psicologo, asoggetti estranei alla professione stessa, anche qualora insegni a tali soggettidiscipline psicologiche. 

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È fatto salvo l’insegnamento agli studenti del corso di laurea in psicologia, aitirocinanti, ed agli specializzandi in materie psicologiche. 

CAPO IIRAPPORTI CON L’UTENZA E CON LA COMMITTENZA

Art. 22

Lo psicologo adotta condotte non lesive per le persone di cui si occupaprofessionalmente, e non utilizza il proprio ruolo ed i propri strumenti professionali perassicurare a sé o ad altri indebiti vantaggi. 

Art. 23

Lo psicologo pattuisce nella fase iniziale del rapporto quanto attiene al compensoprofessionale. 

In ambito clinico tale compenso non può essere condizionato all’esito o ai risultatidell’intervento professionale; in tutti gli ambiti lo psicologo è tenuto al rispetto delletariffe ordinistiche, minime e massime. 

Art. 24

Lo psicologo, nella fase iniziale del rapporto professionale, fornisce all’individuo, algruppo, all’istituzione o alla comunità, siano essi utenti o committenti, informazioniadeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, le finalità e le modalità delle stesse,nonché circa il grado e i limiti giuridici della riservatezza. 

Pertanto, opera in modo che chi ne ha diritto possa esprimere un consenso informato. 

Se la prestazione professionale ha carattere di continuità nel tempo, dovrà esserneindicata, ove possibile, la prevedibile durata. 

Art. 25

Lo psicologo non usa impropriamente gli strumenti di diagnosi e di valutazione di cuidispone. 

Nel caso di interventi commissionati da terzi, informa i soggetti circa la natura del suointervento professionale, e non utilizza, se non nei limiti del mandato ricevuto, le

notizie apprese che possano recare ad essi pregiudizio. 

Nella comunicazione dei risultati dei propri interventi diagnostici e valutativi, lopsicologo è tenuto a regolare tale comunicazione anche in relazione alla tutelapsicologica dei soggetti. 

Arti. 26

Lo psicologo si astiene dall’intraprendere o dal proseguire qualsiasi attivitàprofessionale ove propri problemi o conflitti personali, interferendo con l’efficacia dellesue prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte. 

Lo psicologo evita, inoltre, di assumere ruoli professionali e di compiere interventi nei

confronti dell’utenza, anche su richiesta dell’Autorità Giudiziaria, qualora la natura di

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precedenti rapporti possa comprometterne la credibilità e l’efficacia.

Art. 27

Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeuticoquando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non èragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa. 

Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adattiinterventi. 

Art. 28

Lo psicologo evita commistioni tra il ruolo professionale e vita privata che possanointerferire con l’attività professionale o comunque arrecare nocumento all’immaginesociale della professione. 

Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegnopsicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattienerelazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologicainstaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale. 

Allo psicologo è vietata qualsiasi attività che, in ragione del rapporto professionale,possa produrre per lui indebiti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale onon patrimoniale, ad esclusione del compenso pattuito. 

Lo psicologo non sfrutta la posizione professionale che assume nei confronti di colleghiin supervisione e di tirocinanti, per fini estranei al rapporto professionale.

Art. 29

Lo psicologo può subordinare il proprio intervento alla condizione che il paziente siserva di determinati presidi, istituti o luoghi di cura soltanto per fondati motivi dinatura scientifico-professionale. 

Art. 30

Nell’esercizio della sua professione allo psicologo è vietata qualsiasi forma di compensoche non costituisca il corrispettivo di prestazioni professionali. 

Art. 31

Le prestazioni professionali a persone minorenni o interdette sono, generalmente,subordinate al consenso di chi esercita sulle medesime la potestà genitoriale o latutela. 

Lo psicologo che, in assenza del consenso di cui al precedente comma, giudichinecessario l’intervento professionale nonché l’assoluta riservatezza dello stesso, ètenuto ad informare l’Autorità Tutoria dell’instaurarsi della relazione professionale. 

Sono fatti salvi i casi in cui tali prestazioni avvengano su ordine dell’autoritàlegalmente competente o in strutture legislativamente preposte. 

Art. 32

Quando lo psicologo acconsente a fornire una prestazione professionale su richiesta di

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un committente diverso dal destinatario della prestazione stessa, è tenuto a chiarirecon le parti in causa la natura e le finalità dell’intervento. 

CAPO IIIRAPPORTI CON I COLLEGHI

Art. 33

I rapporti fra gli psicologi devono ispirarsi al principio del rispetto reciproco, della lealtàe della colleganza. 

Lo psicologo appoggia e sostiene i Colleghi che, nell’ambito della propria attività, qualeche sia la natura del loro rapporto di lavoro e la loro posizione gerarchica, vedanocompromessa la loro autonomia ed il rispetto delle norme deontologiche. 

Art. 34

Lo psicologo si impegna a contribuire allo sviluppo delle discipline psicologiche e acomunicare i progressi delle sue conoscenze e delle sue tecniche alla comunitàprofessionale, anche al fine di favorirne la diffusione per scopi di benessere umano esociale. 

Art. 35

Nel presentare i risultati delle proprie ricerche, lo psicologo è tenuto ad indicare lafonte degli altrui contributi. 

Art. 36Lo psicologo si astiene dal dare pubblicamente su colleghi giudizi negativi relativi allaloro formazione, alla loro competenza ed ai risultati conseguiti a seguito di interventiprofessionali, o comunque giudizi lesivi del loro decoro e della loro reputazioneprofessionale. 

Costituisce aggravante il fatto che tali giudizi negativi siano volti a sottrarre clientela aicolleghi. Qualora ravvisi casi di scorretta condotta professionale che possano tradursiin danno per gli utenti o per il decoro della professione, lo psicologo è tenuto a darnetempestiva comunicazione al Consiglio dell’Ordine competente. 

Art. 37

Lo psicologo accetta il mandato professionale esclusivamente nei limiti delle propriecompetenze. 

Qualora l’interesse del committente e/o del destinatario della prestazione richieda ilricorso ad altre specifiche competenze, lo psicologo propone la consulenza ovverol’invio ad altro collega o ad altro professionista. 

Art. 38

Nell’esercizio della propria attività professionale e nelle circostanze in cui rappresentapubblicamente la professione a qualsiasi titolo, lo psicologo è tenuto ad uniformare lapropria condotta ai principi del decoro e della dignità professionale. 

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CAPO IVRAPPORTI CON LA SOCIETÀ

Art. 39

Lo psicologo presenta in modo corretto ed accurato la propria formazione, esperienzae competenza. Riconosce quale suo dovere quello di aiutare il pubblico e gli utenti asviluppare in modo libero e consapevole giudizi, opinioni e scelte. 

Art. 40

Indipendentemente dai limiti posti dalla vigente legislazione in materia di pubblicità, lopsicologo non assume pubblicamente comportamenti scorretti finalizzati alprocacciamento della clientela. In ogni caso, la pubblicità e l’informazione concernentil’attività professionale devono essere ispirate a criteri di decoro professionale, diserietà scientifica e di tutela dell’immagine   della professione.

CAPO VNORME DI ATTUAZIONE

Art. 41

È istituito presso la “Commissione Deontologia” dell’Ordine degli psicologil’Osservatorio permanente sul Codice Deontologico”, regolamentato con apposito attodel Consiglio Nazionale dell’Ordine, con il compito di raccogliere la giurisprudenza inmateria deontologica dei Consigli regionali e provinciali dell’Ordine e ogni altromateriale utile a formulare eventuali proposte della Commissione al ConsiglioNazionale dell’Ordine, anche ai fini della revisione periodica del Codice Deontologico.Tale revisione si atterrà alle modalità previste dalla Legge 18 febbraio 1989, n. 56. 

Art. 42

Il presente Codice deontologico entra in vigore il trentesimo giorno successivo allaproclamazione dei risultati del referendum di approvazione, ai sensi dell’art. 28,comma6, lettera c) della Legge 18 febbraio 1989, n. 56. 

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LA DISCIPLINA DEL SEGRETO

PROFESSIONALE PER GLI PSICOLOGI A v v . A n t o n i o C u c in o   

La disciplina del segreto professionale è dettata innanzitutto dalla normativa statale,con validità per tutte le categorie professionali ivi individuate, ed in secondo luogo daisingoli ordini professionali che, nei propri codici deontologici, fissano, ovviamente inarmonia con le disposizioni statali, le soglie ed i parametri di rispetto connaturati alle

 prestazioni fornite all’utenza.Le regole deontologiche, comprese quelle relative al segreto professionale, alle qualiha il dovere di attenersi lo psicologo sono in vigore da gennaio 1998 e sono contenute

nel Codice Deontologico approvato, con referendum nazionale tra tutti gli iscritti, il15.12.1997.E’ evidente che la normativa statale, che di qui a breve esamineremo, è prevalenterispetto ai principi deontologici, che tra l’altro non hanno dignità di legge. Per cui, inrelazione alle problematiche connesse al segreto professionale, la normativadeontologica è vincolante e deve essere rispettata, sin quando non confligga con i

 precetti contenuti nei codici penale e di procedura penale. Tra l’altro potrebbeipoteticamente configurarsi una sorta di conflitto tra le due normative,concretizzantesi in una diversa valutazione del comportamento di uno psicologo: adesempio, violazione del segreto professionale per il Codice Deontologico (e quindi perl’Ordine Regionale competente per la materia disciplinare), atto dovuto, giustificabilee, quindi, non punibile per la giustizia penale.Ma procediamo con ordine.

LA NORMATIVA STATALE

Art. 200 codice procedura penale: “Segreto Professionale”.

Art. 256 c.p.p.: “Dovere di esibizione e segreti”.

Art. 362 c.p.p.: “Assunzione di informazioni”.

Art. 334 c.p.p.: “Referto”.

Art. 365 codice penale: “Omissione di referto”.

Art. 622 c.p.: “Rivelazione di segreto professionale”.

L’ art. 200 c.p.p. (1) dispone che non possono essere obbligati a deporre, su ciò chehanno appreso nell’esercizio della propria attività, tra gli altri, tutti gli esercenti una “professione sanitaria ”. In questa categoria sono da ricomprendere, evidentemente,anche gli Psicologi (2).Lo stesso articolo pone un’unica eccezione, nel primo comma, allorché elimina ildivieto per i casi in cui, i detti professionisti, hanno “l ’ o b b l i g o d i r i f e r i r n ea l l ’ A u t o r i t à G i u d i z i a r i a  ”.La categoria professionale sanitaria ha, infatti, nel nostro ordinamento penale,l’obbligo del “r e f e r t o  ”, previsto dall’ art. 365 c.p.  (3)  e regolato dall’  art. 334 c.p.p.(4). Tale obbligo sorge allorché, nell’ambito della prestazione erogata, il professionistaha conoscenza (certa o anche solo presunta) di una fattispecie che mostri i caratteri di

un delitto perseguibile d’ufficio (sono, quindi, esclusi i delitti perseguibili a querela di

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parte ed i reati contravvenzionali). Ovviamente la valutazione in ordine allaperseguibilità (e, quindi, alla gravità) del possibile reato, va fatta dallo psicologo sullascorta di quelle che sono le informazioni sull’accadimento in suo possesso e delle suenormali ed ordinarie conoscenze del diritto, non rilevando assolutamente l’eventuale,futura valutazione che del fatto adotterà l’Autorità Giudiziaria.Tale obbligo (sanzionato penalmente, con la pena della multa sino a £.1.000.000)prevede però un’importante eccezione, quella introdotta dal legislatore al 2° commadell’art. 365 c.p., nei casi in cui “ i l r e f e r t o e s p o r r e b b e l a p e r s o n a a s s i st i t a ap r o c e d i m e n t o p e n a le  ”  (5) (6).  In più l’ art. 256 c.p.p. (7), che regolamenta il rapporto tra il dovere di esibizione(incombente, tra gli altri, sugli esercenti le professioni sanitarie) degli atti e deidocumenti richiesti dall’Autorità Giudiziaria (Pubblico Ministero e Polizia Giudiziariadelegata) e i “segreti ” (professionale, d’ufficio e di Stato), esclude il detto “d o v e r e  ”nel caso in cui il professionista dichiari per iscritto che si tratta di segretoprofessionale.Al secondo comma, la stessa norma, consente all’Autorità Giudiziaria, nel caso in cui

dubiti della fondatezza della dichiarazione del professionista, di procedere agliaccertamenti necessari. Accertamenti che, ove si appurasse che la dichiarazione siapriva di fondamento, potrebbero condurre ad un provvedimento di sequestro. Nelcaso in cui lo psicologo, alla richiesta di esibizione, non opponga il segretoprofessionale, il Pubblico Ministero potrà, comunque, disporre il sequestro sulla scortadella norma generale contenuta nell’art.253 I° comma c.p.p., che prevede il sequestro “ n e c es sa r i o p e r l ’ a cc e r t a m e n t o d e i f a t t i  ” (8).Tutto ciò, ripeto, con riguardo agli atti ed alla documentazione.Riguardo, poi, alla richiesta di notizie e chiarimenti  stesso discorso: nell’ambitodell’attività di assunzione di informazioni, prevista dall’ art. 362 c.p.p. (9), nel corsodelle indagini preliminari, il Pubblico Ministero è tenuto al rispetto, tra l’altro, di quantoprevisto dal citato art. 200 c.p.p. (Segreto professionale).

Qui il cerchio si chiude: il P.M. nulla può di fronte ad una ben motivata opposizione delsegreto professionale. A conferma di ciò è opportuno citare anche l’ art. 622 c.p.(10), che punisce la rivelazione, “s e n z a g i u s t a c a u s a  ”, del segreto professionalequando, da tale azione, possa derivare un “n o c u m e n t o  ” alla persona offesa. Lastessa norma, però come detto, prevede la scriminante della “giusta causa” e ciò è dirilevante importanza (11) (12).In buona sostanza, la scelta è del professionista. Ovviamente, in caso di “r i v e l a z i o n e  ”la giusta causa deve avere carattere preminente ed incontestabile (in caso contrariol’operatore si esporrebbe oltre che alle dette attività del Procuratore della Repubblica,anche ad una indagine disciplinare da parte del Consiglio dell’Ordine ed a una richiestadi risarcimento danni da parte del cliente “tradito”).E’ importante considerare che anche in caso di mancanza di giusta causa, tale

valutazione (fatta dal professionista) deve necessariamente essere incontestabile o,quantomeno, supportata da evidenti riscontri, altrimenti, anche in questo caso, taleatteggiamento, sarebbe penalmente ed eticamente scorretto e, quindi, perseguibile.

LA NORMATIVA ORDINISTICA

Artt. 11 – 12 – 13 – 14 – 15 – 16 e 17 Codice Deontologico degliPsicologi.

L’ art. 11 cod. deont. detta una regola generale abbastanza ferrea: lopsicologo non può rivelare nulla di quanto ha appreso nell’esercizio delle sue funzioni

(13), a meno che non ricorrano alcune ipotesi previste negli articoli successivi.

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Il divieto è valido anche in caso di testimonianza, ai sensi dell’ art. 12 c.d..Potrà configurarsi una deroga a tale rigido divieto solo in caso di liberatoria da partedel cliente (14). In ogni caso, anche in tale ultima eventualità, la valutazione finalespetterà sempre allo psicologo, il quale, pur in presenza di liberatoria da parte delpaziente, potrà legittimamente decidere, nell’interesse della salute di quest’ultimo, dinon divulgare nessuna notizia riservata che lo riguardi. Tale valutazione discrezionale,se ben motivata, può costituire la “giusta causa” prevista dall’art. 622 c.p. .

In più, all’ art. 13 c.d. si ufficializza che è un obbligo per lo psicologo redigere il “referto” (15)  e che quindi egli è un “ esercente di professione sanitaria”.

L’ art. 14 c.d., poi, detta le regole della riservatezza in caso di intervento “su oattraverso gruppi” (16)   e l’  art. 15 quelle cui far riferimento in caso di incarichiespletati in collaborazione con professionisti di altre discipline (17).

L’ art. 16 c.d., inoltre, indica il corretto comportamento, per la tutela deldestinatario della prestazione, in caso di comunicazioni scientifiche, anche nel caso incui fossero destinate a professionisti a loro volta tenuti al segreto professionale (18).

Infine, l’ art. 17 c.d.  fissa le importanti regole relative alla “ custodia” e al

 “controllo di appunti, note, scritti o registrazioni di qualsiasi genere e sottoqualsiasi forma, che riguardino il rapporto professionale” (19).

Queste norme deontologiche, si ripete, non potranno mai superare o derogarequelle statali per cui nell’eventualità si verifichi un conflitto tra esse, saranno,ovviamente, quelle statali (sia procedurali, sia sostanziali) ad avere la prevalenza.Tra le norme statali è utile ed importante ricordare, infine, che vanno rincompresequelle poste a tutela della privacy, relative al trattamento dei dati personali idonei, trale altre cose, a rivelare lo stato di salute delle persone. La ben conosciuta legge ditutela ed i provvedimenti dell’Autorità Garante individuano quei dati che possonoessere trattati dallo psicologo e che, quindi, creano una vera e propria eccezioneall’esaminata normativa ed al conseguente dovere del segreto professionale.

NOTE

(1) Art.200 c.p.p.  ( Segreto professionale) - 1. Non possono essere obbligati a deporre su quantohanno conosciuto per ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi i casi in cui hannol’obbligo di riferirne all’autorità giudiziaria: a) i ministri di confessioni religiose, i cui statuti noncontrastino con l’ordinamento giuridico italiano; b) gli avvocati, i consulenti tecnici e i notai; c) imedici e i chirurghi, i farmacisti, le ostetriche e ogni altro esercente una professione sanitaria; d)gli esercenti altri uffici o professioni ai quali la legge riconosce la facoltà di astenersi dal deporredeterminata dal segreto professionale. – 2. Il giudice se ha motivo di dubitare che ladichiarazione resa da tali persone per esimersi dal deporre sia infondata, provvede agliaccertamenti necessari. Se risulta infondata, ordina che il testimone deponga. – 3. Ledisposizioni previste dai commi 1 e 2 si applicano ai giornalisti professionisti iscritti nell’alboprofessionale, relativamente ai nomi delle persone dalle quali i medesimi hanno avuto notizia di

carattere fiduciario nell’esercizio della loro professione. Tuttavia se le notizie sono indispensabiliai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata soloattraverso l’identificazione della fonte della notizia, il giudice ordina al giornalista di indicare lafonte delle sue informazioni.

(2) Pur non esistendo un elenco normativamente fissato di coloro i quali debbano essere considerati “esercenti la professione sanitaria”, la Corte Suprema ha, in più di una occasione, ricompreso intale categoria gli psicologi. Ciò ha fatto in sede penale, allorchè ha ritenuto che anche gli psicologifossero tenuti all’obbligo di referto ex art.365 c.p., previsto, appunto, per chi svolga attivitàprofessionale in ambito sanitario (si veda Cass. Pen. n.4137 del 3.3.1998 Sez.VI). Anche in sedecivile, in più di una occasione, la Corte Suprema ha ricompreso gli psicologi tra gli esercenti leprofessioni sanitarie (si vedano per tutte Cass. Civ. Sez.III n.5755 dell’11.6.1999 e idem n.5825del 12.6.1999).In più, in numerose disposizione legislative la figura professionale dello psicologoè inserita tra quelle esercenti le professioni sanitarie (si vedano per tutte Decreto Ministro Sanità

del 28.2.97 (su G.U. 8.3.97 n.56) e idem del 31.7.97 (su G.U. 2.9.97 n.204), entrambi relativialla “ Attività libero professionale e incompatibilità del personale della dirigenza sanitaria del

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S.S.N.. Interessante è anche il D.M. 17.1.97 n.136 (in G.U. 24.5.97 n.119) recante il “Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale delterapista occupazionale”. 

(3) Art. 365 c.p. (Omissione di referto) – 1. Chiunque, avendo nell’esercizio di una professionesanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di undelitto per il quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’Autorità indicatanell’art.361, è punito con la multa fino a lire un milione. - 2. Questa disposizione non si applicaquando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale. 

(4) Art. 334 c.p.p. (Referto) – 1. Chi ha l’obbligo del referto deve farlo pervenire entro quarantottoore o, se vi è pericolo nel ritardo, immediatamente al pubblico ministero o a qualsiasi ufficiale dipolizia giudiziaria del luogo in cui ha prestato la propria opera o assistenza ovvero, in loromancanza, all’ufficiale di polizia giudiziaria più vicino. – 2. Il referto indica la persona alla quale èstata prestata assistenza e, se possibile, le sue generalità, il luogo dove si trova attualmente equanto altro valga a identificarla nonché il luogo, il tempo e le altre circostanze dell’intervento;dà inoltre le notizie che servono a stabilire le circostanze del fatto, i mezzi con i quali è statocommesso e gli effetti che ha causato o può causare. – 3. Se più persone hanno prestato la loroassistenza nella medesima occasione, sono tutte obbligate al referto, con facoltà di redigere esottoscrivere un unico atto. 

(5)   “La disposizione specifica dell’art.95 L.22 dicembre 1975 n.685, in ordine all’anonimato,confermato dal successivo art.96, di cui può beneficiare colui che fa uso personale nonterapeutico di sostanze stupefacenti costituisce un particolare aspetto del dovere deontologico delsanitario del segreto professionale che ha trovato esplicita considerazione nel secondo commadell’art.365 cod.pen. Tale disposizione (infatti) stabilisce un’espressa deroga dell’obbligo delreferto imposto dal primo comma quando il referto esporrebbe la persona assistita a

 procedimento penale” (Cass. Pen. Sez.IV 12.10.1987 n.10621). 

(6) La casistica processuale sull’argomento è molto ricca. Di particolare interesse: “Non è punibile per falsa o reticente testimonianza, ex art.384 comma 2° c.p., il sanitario chiamato a deporre suun fatto dal quale può derivare la sua responsabilità per omissione di referto, non potendosiapplicare in tale ipotesi l’art.200 c.p.p., che riguarda il diverso caso in cui il dovere di riferire

all’autorità giudiziaria, che supera il segreto professionale, non implica profili di responsabilità penale del dichiarante. (Nella specie, una psicologa era stata esaminata come teste su un caso dimaltrattamenti e di violenza sessuale in danno di una paziente che era stata da lei visitata, fattoin relazione al quale essa non aveva assolto all’obbligo di referto).” (Cass. Pen. Sez. VI,7.10.1998, n.13626). 

(7) 

Art. 256 c.p.p. (Dovere di esibizione e segreti ) – 1. Le persone indicate negli artt.200 e 201devono consegnare immediatamente all’autorità giudiziaria, che ne faccia richiesta, gli atti e idocumenti, anche in originale se così è indicato, e ogni altra cosa esistente presso di esse perragioni del loro ufficio, incarico, ministero, professione o arte, salvo che dichiarino per iscritto chesi tratti di segreti di Stato ovvero di segreto inerente al loro ufficio o professione. – 2. Quando ladichiarazione concerne un segreto di ufficio o professionale, l’autorità giudiziaria, se ha motivo didubitare della fondatezza di esse e ritiene di non poter procedere senza acquisire gli atti, idocumenti o le cose indicati nel comma 1, provvede agli accertamenti necessari. Se la

dichiarazione risulta infondata, l’autorità giudiziaria dispone il sequestro. – 3 e 4 omissis. (8) “In assenza di formale opposizione del segreto d’ufficio o professionale alla richiesta di esibizione

di documentazione ai sensi dell’art.256 comma 1 c.p.p., nulla impedisce all’autorità giudiziaria procedente di emanare un normale decreto di sequestro della documentazione in questione sullabase della generale di cui all’art.253 comma 1 c.p.p. e non dell’art.256 comma 2 stesso codice, lacui operatività è espressamente fondata nel presupposto che vi sia stata una formale opposizionedel segreto, della cui fondatezza l’autorità giudiziaria procedente abbia motivo di dubitare.”  (Cass. Pen. sez II, 22.1.1997, n. 144). 

(9) 

Art. 362 c.p.p. ( Assunzione di informazioni ) – 1. Il pubblico ministero assume informazioni dellepersone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini. Si applicano le disposizioni degliartt.197, 197, 198, 199, 200, 201, 202 e 203. 

(10)  Art. 622 c.p. (Rivelazione di segreto professionale) – 1. Chiunque, avendo notizia, per

ragione del proprio stato o ufficio, o della propria professione o arte, di un segreto, lo rivela,

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senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, de dal fatto puòderivare nocumento, con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire sessantamila a unmilione. – 2. Il delitto è punibile a querela della persona offesa. 

(11)  Infatti <<...quando sussiste...[la giusta causa], il nocumento non è ingiusto, e quindi non è“nocumento” in senso giuridico e, viceversa, ogni volta che il nocumento è giusto, vi è “giustacausa” della rivelazione>> (Corte Cassazione Sez. II^ 15.12.61).

(12) 

Molto interessante sull’argomento è la pronuncia della Corte Costituzionale n.1 del28.1.1981. La Consulta, infatti, riguardo all’esonero dal rendere testimonianza previsto per alcuniprofessionisti, chiarisce che “Tale disciplina differenziata non si pone in contrasto con laCostituzione, poiché le situazioni di esonero si fondano su una comune esigenza di riservatezzaattinente a sfere di interessi costituzionalmente rilevanti, che il legislatore ritiene prevalentirispetto al contrapposto interesse della giustizia, che è alla base del dovere di testimonianza. 

(13)  Art. 11 cod. deont. – 1. Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale.Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale,né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che non ricorranole ipotesi previste dagli articoli seguenti.

(14)  Art.  12 cod. deont. – 1. Lo psicologo si astiene dal rendere testimonianza su fatti di cui èvenuto a conoscenza in ragione del suo rapporto professionale. – 2. Lo psicologo può derogareall’obbligo di mantenere il segreto professionale, anche in caso di testimonianza, esclusivamentein presenza di valido e dimostrabile consenso del destinatario della sua prestazione. Valuta,comunque, l’opportunità di fare uso di tale consenso, considerando preminente la tutelapsicologica dello stesso.

(15)  Art. 13 cod. deont.  – 1. Nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia, lo psicologolimita allo stretto necessario il riferimento di quanto appreso in ragione del proprio rapportoprofessionale, ai fini della tutela psicologica del soggetto. – 2. Negli altri casi, valuta conattenzione la necessità di derogare totalmente o parzialmente la propria doverosa riservatezza,qualora si prospettino gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica del soggetto e/o di terzi.

(16)  Art. 14 cod. deont. – 1. Lo psicologo, nel caso di intervento su o attraverso gruppi, è tenutoad informare, nella fase iniziale, circa le regole che governano tale intervento. – 2. E’ tenutoaltresì ad impegnare, quando necessario, i componenti del gruppo al rispetto del diritto diciascuno alla riservatezza.

(17)  Art. 15 cod. deont.  – 1. Nel caso di collaborazione con altri soggetti parimenti tenuti alsegreto professionale, lo psicologo può condividere soltanto le informazioni strettamentenecessarie in relazione al tipo di collaborazione.

(18)  Art. 16 cod. deont.   – 1. Lo psicologo redige le comunicazioni scientifiche, ancorchèindirizzate ad un pubblico di professionisti tenuti al segreto professionale, in modo dasalvaguardare in ogni caso l’anonimato del destinatario della prestazione.

(19)  Art. 17 cod. deont.  – 1. La segretezza delle comunicazioni deve essere protetta anche

attraverso la custodia e il controllo di appunti, note, scritti o registrazioni di qualsiasi genere esotto qualsiasi forma, che riguardino il rapporto professionale. – 2. Tale documentazione deveessere conservata per almeno i cinque anni successivi alla conclusione del rapporto professionale,fatto salvo quanto previsto da norme specifiche. – 3. Lo psicologo deve provvedere perché, incaso di sua morte o di suo impedimento, tale protezione sia affidata ad un collega ovveroall’Ordine professionale. – 4. Lo psicologo che collabora alla costituzione ed all’uso di sistemi didocumentazione si adopera per realizzazione di garanzie di tutela dei soggetti interessati.

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VADEMECUM SULLA PRIVACY ISTRUZIONE PER L’USO 

A c u r a d i : G u i d o C r o c e t t i , D a n i e l a P a sq u a l e , A n n i b a l e B e r t o l a , Fr a n c o P a s t o r ec o n l a c o l l a b o r a z i o n e d i Fe d e r i c a M a z z e o

A g g i o r n a m e n t o a c u r a d i : A v v . A n t o n i o Cu c i n oc o n l a c o l l ab o r a z i o n e d i St e f a n i a D e M a r c o

ARTICOLAZIONE DEL DOCUMENTO

1. Introduzione  p. 482. Quando applicare la legge  p. 493. Prima di raccogliere i dati  p. 49

3.1 L’informativa e il consenso  p. 493.2 Obbligatorietà del consenso scritto  p. 503.3 Facoltatività del consenso scritto  p. 503.4 I diritti del Paziente/Cliente  p. 50

4. La notificazione al Garante  p. 515. Conservazione dei dati  p. 52

5.1 Introduzione  p. 525.2 La disciplina  p. 535.3 Redazione del documento programmatico sulla sicurezza  p. 545.4 Eventuali proroghe  p. 555.5 Trattamenti senza l'ausilio di strumenti elettronici  p. 555.6 Riepilogo scadenze adempimenti  p. 55

6. Cessazione del trattamento dei dati  p. 567. Glossario  p. 58

Allegati:  p. 61•  Fac simile informativa  p. 61•  Fac simile modulo consenso  p. 62•  Articoli estratti dal Codice  p. 63

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Quando i colleghi che si erano presi l’impegno di approfondire la legge sulla privacyhanno presentato i primi risultati del loro lavoro, diversi di noi hanno avuto più di unsussulto. La legge sulla privacy è a tinte forti, è chiara e non può essere aggirata.E’ proprio questa nettezza che consente alla psicologia di evidenziare le proprie

 peculiarità che, ancora una volta, la differenziano dalle altre professioni e discipline.Non credo sia casuale che i colleghi del gruppo di lavoro abbiano trattato in primoluogo la privacy nel rapporto clinico perché in esso tali peculiarità si evidenziano piùchiaramente.

Il documento sulla privacy è il risultato di un lungo lavoro condotto dal gruppodi approfondimento “Privacy e Pubblicità” dell’Ordine regionale, a cui va il nostroringraziamento. Il documento è stato recepito dal consiglio ancora lo scorso anno e hasubito il vaglio di diversi colleghi prima della sua pubblicazione.

 Abbiamo ritenuto necessario riprodurre ampi stralci della normativa sulla privacy.Il vademecum rappresenta dunque un kit di pronto intervento sulle tematiche esposte.

Il documento sulla privacy è stato pensato in riferimento all’area libero-professionale perché ci è sembrata la più esposta a rischi connessi all’omissione di procedure previste dalla legge, anche perché il professionista risulta più isolato. I colleghi chelavorano nei servizi pubblici hanno peraltro regolamentazioni specifiche sulla privacyche è dovere delle amministrazioni rendere loro note, come anche chi lavora in qualitàdi dipendente di aziende.Il tema della privacy, ma non di meno quello del segreto professionale, spingono ariflettere sulle priorità e sugli assetti che riteniamo irrinunciabili nel lavoro clinico;investono le fondamenta sulle quali poggia il nostro essere in professione e ci portanoa considerare quanta e quale parte ha questo lavoro nell’insieme delle nostre scelte efino a dove siamo disposti a procedere per dare tutela a ciò che riteniamo sia in gioconella relazione clinica e psicoterapeutica. E’ questo uno dei casi in cui le scelte etiche

 possono fare maturare assetti professionali congrui all’ampliamento di spazi di pensiero, come peraltro, in senso inverso, la competenza rappresenta anche unatenuta etica.Sarà compito della comunità professionale approfondire le implicazioni sul pianoclinico che tale legge comporta e anche illustrare eventualmente al Garante le

 peculiarità della nostra professione per individuare possibili adattamenti dellanormativa che si rendessero opportuni.

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1. Introduzione

L’applicazione del Codice in Materia di Protezione dei Dati (D.Lgs n. 196 del 30/6/2003in vigore dal 1° gennaio 2004 e succ. mod.) che ha abrogato la Legge 675/96, com'ènoto, costituisce un obbligo che riguarda gli psicologi al pari di tutte le altre categorieprofessionali.Tuttavia l’applicazione della normativa può comportare per lo psicologo alcuni problemiconnessi in modo specifico all’ambito della propria attività, dato che alcuni degliadempimenti richiesti possono a prima vista sembrare difficilmente conciliabili con laspecificità dell’ “oggetto” della psicologia e, in particolare, con la natura peculiare delrapporto che intercorre tra psicoterapeuta e paziente.

Si potrebbe osservare che il rispetto della riservatezza altrui è, per così dire, iscrittonel DNA degli psicologi, oltre che prescritto dal loro codice deontologico, e che non c'èbisogno di una legge per farlo osservare, oppure che può essere problematico inserire

nella relazione professionale atti così formali come la firma di moduli o di consensi.

Tuttavia, l’ampio concetto di “riservatezza”, cui più volte il Diritto – penale e civile – fariferimento, si declina poi in contesti specifici diversi e, nel nostro caso, interessa sia laprivacy che il segreto professionale. I due istituti sono formalmente e sostanzialmentediversi, come qui di seguito illustrato:

•  L a p r i v a c y r i g u a r d a…

la regolamentazione delle modalità di raccolta ed elaborazione dei dati personali esensibili, quindi…

riguarda tutti i dati del cliente/paziente, anche quelli insignificanti dal punto

di vista della segretezza

•  I l s e g r e t o p r o f e s s i o n a l e r i g u a r d a .…

l’obbligo, indicato ampiamente anche dal Codice Deontologico, di tutelare l’intimitàdella relazione professionale con il cliente, quindi….

riguarda fondamentalmente notizie “segrete”, ovvero le informazioni cheverosimilmente il cliente/paziente vuole che non escano dal setting dellarelazione

Per comprendere la natura specifica della privacy e cosa esattamente la legge richiede- e perché - è necessario ricordare l'ambito d'applicazione della normativa.

Il Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs n. 196/2003 e succ. mod.)è un’insieme di norme poste a specifica tutela della persona, che disciplina iltrattamento dei dati personali considerandoli proprietà inalienabile dell’individuo. Essaregola ogni attività che abbia per oggetto il trattamento dei dati personalisubordinandola all'informazione e al consenso dell’interessato.

Il presupposto è che sia necessario governare e disciplinare il trattamento dei datipersonali per tutelare la libertà della persona nei confronti del potere informatico. Conl’avvento dei personal computer, infatti, le possibilità di archiviazione, elaborazione etrasferimento dei dati sono divenute pressoché illimitate, dato che attraversol’associazione di diverse banche dati è possibile organizzare le diverse informazionisino ad avere il controllo dell’intera identità personale, con tutti i rischi connessi a taleoperazione, compresa la discriminazione.

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E’ necessario dunque che vengano stabilite regole a tutela della riservatezza sia deidati personali sia dei dati sensibili, ovvero di quelle informazioni particolari cheattengono all'intimità della persona e che possono incidere sulla sua dignità eriservatezza.

In particolare è consentito agli psicologi, così come ad altri professionisti del settoresanitario, trattare questi dati senza richiedere l’autorizzazione al garante (ad eccezionedei pochi casi illustrati nel presente vademecum nella sezione relativa allaNotificazione al Garante) a condizione che vengano osservate precise misure a tuteladell’anonimato e della privacy. 

2. Quando applicare la legge

La legge si applica al momento del trattamento dei dati, ossia della raccolta di datisia personali sia sensibili, al fine di registrarli su strumenti capaci di

conservarli  (trascrizione su archivi cartacei, informatizzati, registrazioni audio evideo, ecc.).

Il Codice in Materia di Protezione dei Dati Personali - D.Lgs n. 196/2003 e succ. mod. -regolamenta il trattamento dei dati; non si viene quindi limitati nella raccolta enell’uso dei dati necessari, ma si devono seguire delle regole.

Non è soggetto alla normativa della  privacy   il trattamento dei dati effettuato per finiesclusivamente personali (in agende, elenchi, raccolte), né il semplice ascolto dinotizie e informazioni. Anche in questo caso, tuttavia, è bene adottare tutte le misurepossibili per proteggere i dati, evitandone la diffusione anche fortuita.

La buona prassi di utilizzare codici di identificazione per ogni paziente non esonera ilprofessionista dal rispettare gli adempimenti della legge!

3. Prima di raccogliere i dati

3 . 1 L ’ in f o r m a t i v a e i l c o n s e n s o

In base all'art. 23 del D.Lgs.n.196/2003 il trattamento dei dati personali  (VediGlossario) da parte di soggetti privati è ammesso solo con il consenso espressodell'interessato (e cioè del "cliente/paziente"). Il consenso è validamente prestato solose è espresso liberamente, in forma specifica e documentata per iscritto, e se sonostate date all'interessato per iscritto, oppure verbalmente - le seguenti informazioni

(art. 13 del D.Lgs. 196/2003):

•  le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati;

•  la natura obbligatoria o facoltativa del conferimento dei dati;

•  le conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere;

•  i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati personali possono esserecomunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di responsabili oincaricati, e l'ambito di diffusione dei dati medesimi;

•  i diritti di cui all'articolo 7;

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•  gli estremi identificativi del titolare e, se designato, del responsabile.

Il consenso deve essere manifestato in forma scritta quando il trattamentoriguarda dati sensibili (Vedi Glossario).

Dunque è necessario sottoporre al cliente/paziente:

1) L’informativa  relativa al trattamento dei dati (la si può fornire ancheverbalmente).

2) Il modulo per la firma del consenso  dell’interessato al trattamento dei dati.All’interessato ne sarà rilasciata una copia (se l’informativa è stata fornitaverbalmente, ciò deve essere esplicitato nel modulo suddetto).

In allegato si trova un esempio di modulo da utilizzare, modificabile in base alle

proprie necessità,e personalizzabile con carta intestata.

Nel caso in cui i dati trattati riferibili a persone minorenni o a soggetti per i quali siastata accertata giudizialmente l’incapacità di agire (interdetti o inabilitati) il consensodeve essere richiesto agli esercenti la potestà genitoriale o tutoria, oppure a unparente o a un convivente, oppure, infine al legale responsabile della struttura pressola quale sia stato affidato.

3 . 2 O b b l i g a t o r i e tà d e l c o n s e n s o s c r i t t o

E’ sempre necessario raccogliere il consenso scritto dell’interessato quando:

s'intende comunicare i suoi dati anche ad un solo soggetto esterno;

si deve adempiere ad obblighi previsti da leggi e regolamenti nei confronti disoggetti che svolgono prestazioni o servizi a favore dell’interessato(assicurazioni, medico curante, ecc.).

si effettui il trattamento dei dati sensibili del paziente/cliente mediante appuntiscritti o inserimento dei dati sul proprio computer (redazione di resoconti,valutazioni, ecc.).

3 . 3 Fa c o l t a t i v i tà de l co n s e n s o s c r i t t o

Il consenso scritto non è necessario:

per finalità di ricerca scientifica, quando i dati siano stati resi anonimi. 

Per ottemperare ad obblighi di legge come nel caso di ricevute fiscali.

Quando lo psicologo o lo psicoterapeuta non redigano resoconti o valutazioniscritte del paziente, ma si limitino al solo ascolto.

3 . 4 I d i r i t t i d e l Cl ie n t e / P a zi e n t e

L’interessato ha il diritto di controllare i dati che lo riguardano, di chiederne la rettifica,di opporsi al trattamento degli stessi.

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Si tratta però dei soli dati forniti da lui stesso o da terzi. La legge sulla privacy, inogni caso, non obbliga il titolare del trattamento dei dati a consentirel’accesso del cliente/paziente ad altri dati, quali, ad esempio, valutazioni,resoconti, ecc.

I diritti dell’interessato sono indicati nell’art. 7 del D.lgs 196/2003.

4. La notificazione al Garante

Innanzitutto occorre ricordare che gli psicologi erano stati esonerati dall’obbligo dinotificazione al Garante mediante le autorizzazioni n. 2/2002 e n. 4/2002.

Il D.Lgs n. 196/2003 non introduce significative novità rispetto all’obbligo dinotificazione, infatti ribadisce che la notificazione al Garante deve essere effettuatasolo se il trattamento dei dati personali è indicato specificamente nel Codice entrato in

vigore lo scorso 1° gennaio.In prima istanza, l’ Art. 37 del D.Lgs n. 196/2003 ha previsto che il titolare notifichi alGarante i dati personali che intende trattare, solo se il trattamento riguarda (i casiriportati di seguito sono quelli riferibili alla professionalità dello psicologo):

 “…lettera b) dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale, trattati a finidi procreazione assistita, prestazione di servizi sanitari per via telematica relativi abanche di dati o alla fornitura di beni, indagini epidemiologiche, rilevazione dimalattie mentali, infettive e diffusive, sieropositività, trapianto di organi e tessutie monitoraggio della spesa sanitaria;

lettera d) dati trattati con l'ausilio di strumenti elettronici volti a definire il profilo o

la personalità dell'interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo,ovvero a monitorare l'utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusionedei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agliutenti;

lettera e) dati sensibili registrati in banche di dati a fini di selezione del personaleper conto terzi, nonché dati sensibili utilizzati per sondaggi di opinione, ricerche dimercato e altre ricerche campionarie…”

Successivamente, però, il Garante ha adottato un Provvedimento relativo ai casida sottrarre all'obbligo di notificazione,   pubblicato in Gazzetta Ufficiale  del 6aprile 2004, n. 81, nel quale vengono individuati alcuni casi sottratti all’obbligo dellanotificazione e dei quali qui di seguito elenchiamo quelli riferibili alla professionalitàdello psicologo:

 “Sono sottratti all’obbligo di notificazione:

 “…..con riferimento ai casi di cui al comma 1, lett. b) della medesima disposizione,i trattamenti di dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale effettuatida esercenti le professioni sanitarie, anche unitamente ad altri esercenti titolaridei medesimi trattamenti

…..con riferimento ai casi di cui al comma 1, lett. d), i trattamenti di dati personaliche non siano fondati unicamente su un trattamento automatizzato volto adefinire profili professionali, effettuati per esclusive finalità di occupazione o di

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gestione del rapporto di lavoro, fuori dei casi di cui alla lettera e) del medesimoart. 37, comma 1;

….. con riferimento ai casi di cui al comma 1, lett. e), i trattamenti di dati sensibili

effettuati al solo fine di selezione di personale per conto esclusivamente disoggetti appartenenti al medesimo gruppo bancario o societario…”

Per quanto concerne l’esercizio della libera professione psicologica e dell’attivitàpsicoterapeutica è dunque evidente che non esiste obbligo della notificazione, conalcune eccezioni. 

Infatti, hanno l’obbligo della notificazione al Garante: gli psicologi che in formaautonoma/libero professionale o in forma imprenditoriale (societaria)svolgano attività di selezione di personale per conto terzi e che in tale attivitàregistrino e utilizzino dati sensibili in banche di dati;

Per questi casi specifici si consiglia sempre di chiedere consiglio al propriocommercialista per vedere se essi rientrano o meno tra quelli che richiedono lacomunicazione al Garante.

5. Conservazione dei dati

5 . 1 I n t r o d u z io n e

E’ obbligatorio attuare misure di sicurezza per la conservazione dei dati archiviati, inmodo da ridurre al minimo i rischi di distruzione o perdita, anche accidentale, dei datistessi, di accesso non autorizzato o di trattamento non consentito o non conforme allefinalità della raccolta.

Il Codice in materia di protezione dei dati personali ha confermato e aggiornato ladisciplina in materia di sicurezza dei dati personali e dei sistemi informatici e telematiciintrodotta dalla Legge 675/96.

Il Codice ha inoltre ampliato il numero dei soggetti tenuti alla redazione delDocumento Programmatico sulla sicurezza (DPS). Mentre prima si era tenuti allaredazione del DPS, esclusivamente in caso di trattamento di dati sensibili o relativi adeterminati provvedimenti giudiziari effettuato con l’ausilio di elaboratori accessibilimediante una rete di telecomunicazioni disponibile al pubblico, adesso sono tenuti allaredazione tutti i  titolari di un trattamento di dati sensibili o giudiziarieffettuato con strumenti elettronici, e ciò entro il 31 dicembre 2004.

La revisione delle procedure di sicurezza e il relativo aggiornamento del DPSdevono essere effettuati entro il 31 marzo di ogni anno.

Anche per  i  trattamenti senza l'ausilio di strumenti elettronici (ad es. daticontenuti in archivi cartacei), sono previste nuove “misure minime di sicurezza”, purnon essendo, per questi ultimi, obbligatorio redigere il DPS.

Qualora, per una ragione qualsiasi, dovesse verificarsi una fuga di dati, il titolare deltrattamento dovrà dimostrare di aver osservato tutte le disposizioni in materia diprotezione dei dati, e di aver adottato le misure preventive di sicurezza per ridurre ilrischio di perdita o distruzione dei dati, di accesso non autorizzato o di trattamentoinadeguato.

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IN SINTESI

Ob b l i g a t o r i e tà d e l l e m i s u r e m i n i m e d i s i c u r e z z a

Le misure minime di sicurezza, come indicato dal Codice in Materia di Protezione deiDati (artt. 31-36 e allegato B), sono obbligatorie per tutti i titolari di dati sensibili (e,quindi, anche per gli psicologi), trattati in forma non anonima sia nel caso in cui pertale trattamento adoperino strumenti elettronici, sia che si servano solo di supporticartacei.

Obb l i g a t o r i e tà de l DPS

E’ obbligatorio redigere il DPS quando sul proprio PC (anche se non accessibile in rete)siano presenti dati sensibili dei pazienti (quali ad es. valutazioni, resoconti ecc.),trattati in forma non anonima  o in modo tale da consentire, comunque,l’identificazione del paziente. Il DPS non va inviato al Garante.

No n o b b l i g a t o r i e t à d e l DPS

Non è obbligatorio redigere il DPS quando sul proprio PC siano presenti dati sensibili(valutazioni, resoconti ecc.) dei pazienti in forma anonima o comunque non associatia dati personali che consentano l’identificazione del paziente.Non è obbligatorio redigere il DPS quando i dati sensibili (valutazioni, resoconti ecc.)dei pazienti siano esclusivamente su supporto cartaceo.In quest’ultimo caso è necessario, però, che gli archivi cartacei siano conservati inarmadi/casseforti chiusi a chiave e che i fascicolatori siano protetti da lucchetto.

5 . 2 L a d i s c i p l i n a

In materia, come già previsto dalla legge n. 675/1996, il Codice in materia diprotezione dei dati personali distingue due distinti obblighi:  

a) l’obbligo più generale di ridurre al minimo determinati rischi.  

Occorre custodire e controllare i dati personali oggetto di trattamento per contenerenella misura più ampia possibile il rischio che i dati siano distrutti, dispersi ancheaccidentalmente, conoscibili fuori dei casi consentiti o altrimenti trattati in modoillecito.

Resta in vigore, oltre alle cosiddette "misure minime", l’obbligo di adottare ogni altramisura di sicurezza idonea a fronteggiare le predette evenienze, avuto riguardo alleconoscenze acquisite in base al progresso tecnico, alla natura dei dati e allecaratteristiche del trattamento, di cui si devono valutare comunque i rischi.

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Come in passato, l’inosservanza di questo obbligo rende il trattamento illecito anchese non si determina un danno per gli interessati; viola inoltre i loro diritti, compreso ildiritto fondamentale alla protezione dei dati personali che può essere esercitato neiconfronti del titolare del trattamento, ed espone a responsabilità civile per dannoanche non patrimoniale qualora, davanti al giudice ordinario, non si dimostri di averadottato tutte le misure idonee ad evitarlo.

b) nell’ambito del predetto obbligo più generale, il dovere di adottare in ogni caso le"misure minime".

Nel quadro degli accorgimenti più ampi da adottare per effetto dell’obbligo orarichiamato, occorre assicurare comunque un livello minimo di protezione dei datipersonali.

Pertanto, in aggiunta alle conseguenze appena ricordate, il Codice conferma l’impianto

secondo il quale l’omessa adozione di alcune misure indispensabili ("minime"), le cuimodalità sono specificate tassativamente nell’Allegato B) del Codice, costituisce anchereato ( art. 169 del Codice ), che prevede l’arresto sino a due anni o l’ammenda da 10mila euro a 50 mila euro, e l’eventuale "ravvedimento operoso" di chi adempiepuntualmente alle prescrizioni impartite dal Garante una volta accertato il reato edeffettua un pagamento in sede amministrativa, ottenendo così l’estinzione del reato).

Il Codice, come già previsto dalla legge n. 675/1996 e come dovrà avvenireperiodicamente in base all’evoluzione tecnologica ha aggiornato l’elenco delle "misureminime" le cui modalità di applicazione, sulla base di alcune prescrizioni di ordinegenerale, sono indicate analiticamente nelle 29 regole incluse nell’Allegato B) delmedesimo Codice che più oltre riportiamo per esteso.

5 . 3 R ed a z i o n e d e l d o c um e n t o p r o g r am m a t i c o s u l la s i cu r e z z a ( e n t r o i l3 1 d i c em b r e 2 0 0 4 , t e r m i n e c o s ì p r o r o g a t o d a l D .L . n . 1 6 1 d e l2 2 . 6 . 2 0 0 4 )

La redazione del DPS è una “misura minima”, prevista dall’Allegato B).

Si tratta di una misura non nuova,  sebbene sia aumentato il numero dei soggettiche deve redigere il DPS e sia parzialmente diverso il suo contenuto rispettoalla L. 675/96.

Infatti, la precedente disciplina  prevedeva già  l’obbligo di predisporre e aggiornare il

DPS, almeno annualmente, in caso di trattamento di dati sensibili o relativi adeterminati provvedimenti giudiziari effettuato mediante elaboratori accessibilimediante una rete di telecomunicazioni disponibili al pubblico. 

In base al nuovo Codice, la misura minima del DPS deve essere ora adottata da tutti ititolari di un trattamento di dati sensibili o giudiziari effettuato con strumentielettronici.

Pertanto, il DPS deve essere redatto da alcuni soggetti che non vi eranoprecedentemente tenuti (ad esempio, da chi trattava dati sensibili o giudiziari, ma conelaboratori non accessibili mediante una rete di telecomunicazioni disponibili alpubblico).

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E il contenuto stesso del DPS è arricchito da nuovi elementi che si aggiungono a quellinecessari in base alla precedente disciplina o ne specificano alcuni aspetti. Adesempio, nel DPS occorre descrivere ora i criteri e le modalità per ripristinare ladisponibilità dei dati in caso di distruzione o danneggiamento delle informazioni o deglistrumenti elettronici; occorre individuare poi i criteri da adottare per cifrare o perseparare i dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale trattati daorganismi sanitari ed esercenti le professioni sanitarie.

Il Garante ha posto a disposizione dei titolari del trattamento interessati sul sitowww.garanteprivacy.it, una “Guida operativa per redigere il Documentoprogrammatico sulla sicurezza”.

5 . 4 Ev e n t u a l i p r o r o g h e

E’ previsto un periodo più ampio per l’adeguamento (fino al 31 marzo 2005, anchequesto termine è stato prorogato dal D.L. 161/2004) solo se, in un caso del tuttoparticolare, ricorrano obiettive ragioni di natura tecnica.

Si tratta dell’ipotesi specifica (che riguarda solo i trattamenti effettuati con strumentielettronici) in cui il titolare del trattamento, alla data del 1° gennaio scorso, disponevadi strumenti elettronici che, per le predette obiettive ragioni esclusivamente tecniche,documentate in un atto a data certa da redigere al più tardi entro il 31 dicembre 2004,non consentono di applicare immediatamente, in tutto o in parte, le nuove   misureminime. Sempre in questo circoscritto caso, nel quale si è obbligati a prevenirecomunque un incremento dei rischi, occorre conservare il documento a data certa ilquale non va trasmesso al Garante, che può però richiederne l’esibizione in sede diaccertamento anche ispettivo.

In sostanza, potrà essere redatto dal professionista (non esiste, infatti, un modellostandard) un atto nel quale saranno indicate la cause di natura tecnica che sono diostacolo all’adeguamento alle misure minime di sicurezza, cause che saranno risolteentro il 31 marzo 2005. Tale atto non dovrà essere inviato al Garante, ma potràessere conservato dal professionista stesso. L’unica incombenza è quella di dotarel’atto di una data certa: si dovrà applicare la disciplina civilistica in materia di provadocumentale (v. in particolare, gli artt. 2702-2704 del codice civile) e si potrannotenere presenti i suggerimenti formulati dal Garante in un parere del 2000, e redatto aproposito di un analogo documento previsto in tema di sicurezza (art. 1l. n. 325/2000) disponibili sul sito www.garanteprivacy.it.

5 . 5 T r a t t a m e n t i s e n z a l ' a u s i l i o d i s t r u m e n t i e l e t t r o n i c i

Per i trattamenti di dati con il mezzo cartaceo (effettuati, quindi, senza l’ausilio distrumenti elettronici) non v’è obbligo di redigere il DPS, pur tuttavia il titolare (o ilresponsabile, ove designato e/o l'incaricato, ove presente), devono adottare leseguenti modalità tecniche:

1. Agli incaricati (Vedi Glossario) sono impartite (dal titolare o dal responsabile, senominato) istruzioni scritte finalizzate al controllo ed alla custodia, per l'intero ciclonecessario allo svolgimento delle operazioni di trattamento, degli atti e dei documenti

contenenti dati personali. Nell'ambito dell'aggiornamento periodico con cadenza

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almeno annuale dell'individuazione dell'ambito del trattamento consentito ai singoliincaricati, la lista degli incaricati può essere redatta anche per classi omogenee diincarico e dei relativi profili di autorizzazione.

2. Quando gli atti e i documenti contenenti dati personali sensibili o giudiziari sonoaffidati agli incaricati del trattamento per lo svolgimento dei relativi compiti, imedesimi atti e documenti sono controllati e custoditi dagli incaricati fino allarestituzione in maniera che ad essi non accedano persone prive di autorizzazione, esono restituiti al termine delle operazioni affidate.

3. L'accesso agli archivi contenenti dati sensibili o giudiziari è controllato. Le personeammesse, a qualunque titolo, dopo l'orario di chiusura, sono identificate e registrate.Quando gli archivi non sono dotati di strumenti elettronici per il controllo degli accessio di incaricati della vigilanza, le persone che vi accedono sono preventivamenteautorizzate.

4. In ogni caso gli archivi cartacei dovranno essere conservati in armadi/casseforti

chiusi a chiave e i fascicolatori, contenenti le cartelle dei clienti/pazienti, dovrannoessere protetti da lucchetto. 

5 . 6 Ri e p i lo g o s c a d e n z e a d em p i m e n t i

31 Dicembre 2004 adozione delle misure minime di sicurezza e redazione del DPS

31 Marzo 2005 adozione delle misure minime di sicurezza per chi ha redatto entro il31 Dicembre 2004 un documento sull’impossibilità tecnica di adeguamento 

31 marzo 2006   revisione delle procedure di sicurezza (la revisione va fatta il 31

marzo di ogni anno)

6. Cessazione del trattamento dei dati

Innanzi tutto va ricordato che gli psicologi, ai sensi della nuova normativa e come giàespresso nelle autorizzazioni 2/2002 e 4/2002 del Garante, non essendo tenuti anotificare l’inizio del trattamento dei dati, sono conseguentemente esonerati dalcomunicarne la cessazione all’Autorità del Garante.

Le uniche eccezioni a tale regola sono quelle già illustrate nel presente vademecumnella sezione relativa alla Notificazione al Garante. Coloro i quali devono produrre laNotificazione al Garante, dovranno poi comunicare la relativa cessazione deltrattamento, seguendo le indicazioni contenute nel sito www.garanteprivacy.it 

Per ciò che concerne poi la fine del trattamento, è opportuno sottolineare che i datiche consentono l’identificazione dell’interessato non devono essere conservati  perun periodo di tempo superiore a quello necessario allo scopo  per cui sono statiraccolti. Quindi potranno essere conservati anche dopo la cessazione del rapporto solose resi anonimi e, pertanto, definitivamente epurati da qualsiasi elemento checonsentirebbe l’identificazione del paziente.

In caso di cessazione, per qualsiasi causa, del trattamento, i dati raccolti potranno:

essere distrutti;

essere ceduti ad altro titolare (con finalità analoghe), previa autorizzazione del

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paziente (sull’argomento è opportuno ricordare che l’art. 17 del CodiceDeontologico degli Psicologi Italiani prevede, al III comma, che lo psicologo deveassicurare continuità alla protezione dei dati da lui trattati e conservati,prevedendo in particolare che, in caso di sua morte o impedimento, tale protezionesia affidata ad un collega o all’Ordine professionale);

essere conservati e/o ceduti per scopi storici, di ricerca e statistica, nel rispetto deicodici di deontologia e buona condotta;

essere conservati per fini esclusivamente personali, effettuandone il trasferimentoin archivio diverso, del quale sia in ogni caso garantita la riservatezza, ancheattraverso l’epurazione di tutti gli elementi che consentirebbero l’identificazione delpaziente.

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7. Glossario

DEFINIZIONI AI SENSI DELL’ART. 4 DEL CODICEIN MATERIA DI TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI 

Si intende per:

a) trattamento,  qualunque operazione o complesso di operazioni, effettuati anchesenza l'ausilio di strumenti elettronici, concernenti la raccolta, la registrazione,l'organizzazione, la conservazione, la consultazione, l'elaborazione, la modificazione, laselezione, l'estrazione, il raffronto, l'utilizzo, l'interconnessione, il blocco, lacomunicazione, la diffusione, la cancellazione e la distruzione di dati, anche se nonregistrati in una banca di dati;

b) dato personale,  qualunque informazione relativa a persona fisica, personagiuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente,mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero diidentificazione personale;

c) dati identificativi,  i dati personali che permettono l'identificazionedirettadell'interessato;

d) dati sensibili,  i dati personali idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, leconvinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l'adesione apartiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politicoo sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita

sessuale;

e) dati giudiziari,  i dati personali idonei a rivelare provvedimenti di cui all'articolo 3,comma 1, lettere da a) a o) e da r) a u), del D.P.R. 14 novembre 2002, n. 313, inmateria di casellario giudiziale, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti dareato e dei relativi carichi pendenti, o la qualità di imputato o di indagato ai sensi degliarticoli 60 e 61 del codice di procedura penale;

f) titolare, la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione equalsiasi altro ente, associazione od organismo cui competono, anche unitamente adaltro titolare, le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di datipersonali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza;

g) responsabile, la persona fisica, la persona giuridica, la pubblica amministrazione equalsiasi altro ente, associazione od organismo preposti dal titolare al trattamento didati personali;

h) incaricati, le persone fisiche autorizzate a compiere operazioni di trattamento daltitolare o dal responsabile;

i) interessato, la persona fisica, la persona giuridica, l'ente o l'associazione cui siriferiscono i dati personali;

l) comunicazione, il dare conoscenza dei dati personali a uno o più soggettideterminati diversi dall'interessato, dal rappresentante del titolare nel territorio delloStato, dal responsabile e dagli incaricati, in qualunque forma, anche mediante la loromessa a disposizione o consultazione;

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m) diffusione, il dare conoscenza dei dati personali a soggetti indeterminati, inqualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione;

n) dato anonimo, il dato che in origine, o a seguito di trattamento, non può essere

associato ad un interessato identificato o identificabile;

o) blocco, la conservazione di dati personali con sospensione temporanea di ogni altraoperazione del trattamento;

p) banca di dati, qualsiasi complesso organizzato di dati personali, ripartito in una opiù unità dislocate in uno o più siti;

Si intende, inoltre, per:

a) comunicazione elettronica, ogni informazione scambiata o trasmessa tra unnumero finito di soggetti tramite un servizio di comunicazione elettronica accessibile alpubblico. Sono escluse le informazioni trasmesse al pubblico tramite una rete di

comunicazione elettronica, come parte di un servizio di radiodiffusione, salvo che lestesse informazioni siano collegate ad un abbonato o utente ricevente, identificato oidentificabile;

b) chiamata, la connessione istituita da un servizio telefonico accessibile al pubblico,che consente la comunicazione bidirezionale in tempo reale;

c) reti di comunicazione elettronica, i sistemi di trasmissione, le apparecchiature dicommutazione o di instradamento e altre risorse che consentono di trasmettere segnalivia cavo, via radio, a mezzo di fibre ottiche o con altri mezzi elettromagnetici, inclusele reti satellitari, le reti terrestri mobili e fisse a commutazione di circuito e acommutazione di pacchetto, compresa Internet, le reti utilizzate per la diffusionecircolare dei programmi sonori e televisivi, i sistemi per il trasporto della correnteelettrica, nella misura in cui sono utilizzati per trasmettere i segnali, le reti televisivevia cavo, indipendentemente dal tipo di informazione trasportato;

d) rete pubblica di comunicazioni, una rete di comunicazioni elettroniche utilizzatainteramente o prevalentemente per fornire servizi di comunicazione elettronicaaccessibili al pubblico;

e) servizio di comunicazione elettronica, i servizi consistenti esclusivamente oprevalentemente nella trasmissione di segnali su reti di comunicazioni elettroniche,compresi i servizi di telecomunicazioni e i servizi di trasmissione nelle reti utilizzate perla diffusione circolare radiotelevisiva, nei limiti previsti dall'articolo 2, lettera c), delladirettiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002;

f) abbonato, qualunque persona fisica, persona giuridica, ente o associazione parte di

un contratto con un fornitore di servizi di comunicazione elettronica accessibili alpubblico per la fornitura ditali servizi, o comunque destinatario di tali servizi tramiteschede prepagate;

g) utente, qualsiasi persona fisica che utilizza un servizio di comunicazione elettronicaaccessibile al pubblico, per motivi privati o commerciali, senza esservi necessariamenteabbonata;

h)  dati relativi al traffico, qualsiasi dato sottoposto a trattamento ai fini dellatrasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica o dellarelativa fatturazione;

i) dati relativi all'ubicazione, ogni dato trattato in una rete di comunicazione

elettronica che indica la posizione geografica dell'apparecchiatura terminale dell'utentedi un servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico;

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l)  servizio a valore aggiunto, il servizio che richiede il trattamento dei dati relativi altraffico o dei dati relativi all'ubicazione diversi dai dati relativi al traffico, oltre a quantoè necessario per la trasmissione di una comunicazione o della relativa fatturazione;

m) posta elettronica, messaggi contenenti testi, voci, suoni o immagini trasmessiattraverso una rete pubblica di comunicazione, che possono essere archiviati in rete onell'apparecchiatura terminale ricevente, fino a che il ricevente non ne ha presoconoscenza.

Si intende, altresì, per:

a) misure minime, il complesso delle misure tecniche, informatiche, organizzative,logistiche e procedurali di sicurezza che configurano il livello minimo di protezionerichiesto in relazione ai rischi previsti nell'articolo 31;

b) strumenti elettronici, gli elaboratori, i programmi per elaboratori e qualunquedispositivo elettronico o comunque automatizzato con cui si effettua il trattamento;

c) autenticazione informatica, l'insieme degli strumenti elettronici e delle procedureper la verifica anche indiretta dell'identità;

d)  credenziali di autenticazione, i dati ed i dispositivi, in possesso di una persona,da questa conosciuti o ad essa univocamente correlati, utilizzati per l'autenticazioneinformatica;

e) parola chiave, componente di una credenziale di autenticazione associata ad unapersona ed a questa nota, costituita da una sequenza di caratteri o altri dati in formaelettronica;

f) profilo di autorizzazione, l'insieme delle informazioni, univocamente associate aduna persona, che consente di individuare a quali dati essa può accedere, nonchè i

trattamenti ad essa consentiti;

g) sistema di autorizzazione, l'insieme degli strumenti e delle procedure cheabilitano l'accesso ai dati e alle modalità di trattamento degli stessi, in funzione delprofilo di autorizzazione del richiedente.

Si intende per:

a)  scopi storici, le finalità di studio, indagine, ricerca e documentazione di figure, fattie circostanze del passato;

b) scopi statistici, le finalità di indagine statistica o di produzione di risultati statistici,anche a mezzo di sistemi informativi statistici;

c) scopi scientifici, le finalità di studio e di indagine sistematica finalizzata allosviluppo delle conoscenze scientifiche in uno specifico settore.

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ALLEGATI

Nota informativa per il trattamento dei dati eraccolta del consenso

(facsimile)1

ai sensi dell’art. 13 del D.lgs 196/2003  

Gentile Signore/a,

desideriamo informarLa che, al fine dello svolgimento dell’incarico

professionale conferitoci, sarà necessario operare il trattamento dei dati

personali e dei dati sensibili che saranno raccolti.

Prima di richiederLe il consenso scritto necessario per il trattamento, Le

forniamo le seguenti indicazioni.

Il trattamento è finalizzato unicamente allo svolgimento dell’attività

professionale, e sarà effettuato mediante: (inserimento in computer,

appunti scritti, altro: ………………………………………………….)2

  Il conferimento dei dati è facoltativo, ma è necessario per

l’instaurazione e la prosecuzione del rapporto professionale.I dati saranno trattati nel rispetto dei principi della correttezza,

liceità e trasparenza dettati dal D.lgs 196/2003, e non saranno

comunicati ad altri soggetti se non con il suo consenso.

I dati potranno essere comunicati ad un dottore commercialista per

finalità contabili.

Il titolare del trattamento è ………………………………………….3

  Il responsabile del trattamento è …………………………………… 4 

I suoi diritti in relazione al trattamento sono quelli previsti dell’art. 7

del D.lgs 196/2003 che, di seguito, riportiamo per esteso

1 È possibile copiare o trascrivere il contenuto sulla propria carta intestata2 Specificare la modalità con cui verrà effettuato il trattamento dei dati3

 Il titolare è lo psicologo o psicoterapeuta (indicare nome e cognome)4 Indicare il responsabile se diverso dal titolare, altrimenti cancellare il punto

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Consenso(facsimile)*

ai sensi dell’art. 13 del D.lgs 196/2003

Il sottoscritto,

acquisite oralmente/per iscritto** le informazioni di cui all’art. 13 del

D.lgs 196/2003, conferisce al dott.……………………………………………………..,

il proprio consenso al trattamento dei suoi dati personali e sensibili.

Data………………………………………..

Firma………………………………………

* E’ possibile utilizzare la propria carta intestata** Indicare la modalità con cui è stata resa nota l’Informativa

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ESTRATTI DAL CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

D.LGS 196/2003Art. 7Diritto di accesso ai dati personali ed altri diritti

1. L'interessato ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che loriguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile.

2. L'interessato ha diritto di ottenere a) dell'origine dei dati personali;b) delle finalità e modalità del trattamento;c) della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l'ausilio di strumenti elettronici;d) degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante designato aisensi dell'articolo 5, comma 2;e) dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o

che possono venirne a conoscenza in qualità di rappresentante designato nel territorio delloStato, di responsabili o incaricati.

3. L'interessato ha diritto di ottenere:a) l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi ha interesse, l'integrazione dei dati;b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazionedi legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per iquali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati;c) l'attestazione che le operazioni di cui alle lettere a) e b) sono state portate a conoscenza,anche per quanto riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali i dati sono stati comunicati odiffusi, eccettuato il caso in cui tale adempimento si rivela impossibile o comporta un impiego dimezzi manifestamente sproporzionato rispetto al diritto tutelato.

4. L'interessato ha diritto di opporsi, in tutto o in parte:a) per motivi legittimi al trattamento dei dati personali che lo riguardano, ancorché pertinentiallo scopo della raccolta;b) al trattamento di dati personali che lo riguardano a fini di invio di materiale pubblicitario o divendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.

Art. 13Informativa

1. L'interessato o la persona presso la quale sono raccolti i dati personali sono previamenteinformati oralmente o per iscritto circa:a) le finalità e le modalità del trattamento cui sono destinati i dati;b) la natura obbligatoria o facoltativa del conferimento dei dati;c) le conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere;

d) i soggetti o le categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o chepossono venirne a conoscenza in qualità di responsabili o incaricati, e l'ambito di diffusione deidati medesimi;e) i diritti di cui all'articolo 7;f) gli estremi identificativi del titolare e, se designati, del rappresentante nel territorio delloStato ai sensi dell'articolo 5 e del responsabile. Quando il titolare ha designato più responsabili èindicato almeno uno di essi, indicando il sito della rete di comunicazione o le modalità attraversole quali è conoscibile in modo agevole l'elenco aggiornato dei responsabili. Quando è statodesignato un responsabile per il riscontro all'interessato in caso di esercizio dei diritti di cuiall'articolo 7, è indicato tale responsabile.

2. L'informativa di cui al comma 1 contiene anche gli elementi previsti da specifiche disposizionidel presente codice e può non comprendere gli elementi già noti alla persona che fornisce i datio la cui conoscenza può ostacolare in concreto l'espletamento, da parte di un soggetto pubblico,di funzioni ispettive o di controllo svolte per finalità di difesa o sicurezza dello Stato oppure di

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prevenzione, accertamento o repressione di reati.

3. Il Garante può individuare con proprio provvedimento modalità semplificate per l'informativafornita in particolare da servizi telefonici di assistenza e informazione al pubblico.

4. Se i dati personali non sono raccolti presso l'interessato, l'informativa di cui al comma 1,comprensiva delle categorie di dati trattati, è data al medesimo interessato all'atto dellaregistrazione dei dati o, quando è prevista la loro comunicazione, non oltre la primacomunicazione.

5. La disposizione di cui al comma 4 non si applica quando:a) i dati sono trattati in base ad un obbligo previsto dalla legge, da un regolamento o dallanormativa comunitaria;b) i dati sono trattati ai fini dello svolgimento delle investigazioni difensive di cui alla legge 7dicembre 2000, n. 397, o, comunque, per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria,sempre che i dati siano trattati esclusivamente per tali finalità e per il periodo strettamentenecessario al loro perseguimento;c) l'informativa all'interessato comporta un impiego di mezzi che il Garante, prescrivendoeventuali misure appropriate. dichiari manifestamente sproporzionati rispetto al diritto tutelato,ovvero si riveli, a giudizio del Garante, impossibile.

Art. 16Cessazione del trattamento

1. In caso di cessazione, per qualsiasi causa, di un trattamento i dati sono:a) distrutti;b) ceduti ad altro titolare, purché destinati ad un trattamento in termini compatibili agli scopiper i quali i dati sono raccolti;c) conservati per fini esclusivamente personali e non destinati ad una comunicazione sistematicao alla diffusione;

d) conservati o ceduti ad altro titolare, per scopi storici, statistici o scientifici, in conformità allalegge, ai regolamenti, alla normativa comunitaria e ai codici di deontologia e di buona condottasottoscritti ai sensi dell'articolo 12.

2. La cessione dei dati in violazione di quanto previsto dal comma 1, lettera b), o di altredisposizioni rilevanti in materia di trattamento dei dati personali è priva di effetti.

Art. 23Consenso

1. Il trattamento di dati personali da parte di privati o di enti pubblici economici è ammesso solocon il consenso espresso dell'interessato.2. Il consenso può riguardare l'intero trattamento ovvero una o più operazioni dello stesso.

3. Il consenso è validamente prestato solo se è espresso liberamente e specificamente inriferimento ad un trattamento chiaramente individuato, se è documentato per iscritto, e se sonostate rese all'interessato le informazioni di cui all'articolo 13. 4. Il consenso è manifestato informa scritta quando il trattamento riguarda dati sensibili.

Art. 37Notificazione del trattamento

1. Il titolare notifica al Garante il trattamento di dati personali cui intende procedere, solo se iltrattamento riguarda:a) dati genetici, biometrici o dati che indicano la posizione geografica di persone od oggettimediante una rete di comunicazione elettronica;

b) dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale, trattati a fini di procreazioneassistita, prestazione di servizi sanitari per via telematica relativi a banche di dati o alla

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fornitura di beni, indagini epidemiologiche, rilevazione di malattie mentali, infettive e diffusive,sieropositività, trapianto di organi e tessuti e monitoraggio della spesa sanitaria;c) dati idonei a rivelare la vita sessuale o la sfera psichica trattati da associazioni, enti odorganismi senza scopo di lucro, anche non riconosciuti, a carattere politico, filosofico, religioso o

sindacale;d) dati trattati con l'ausilio di strumenti elettronici volti a definire il profilo o la personalitàdell'interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a monitorare l'utilizzo diservizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabiliper fornire i servizi medesimi agli utenti;e) dati sensibili registrati in banche di dati a fini di selezione del personale per conto terzi,nonché dati sensibili utilizzati per sondaggi di opinione, ricerche di mercato e altre ricerchecampionarie;f) dati registrati in apposite banche di dati gestite con strumenti elettronici e relative al rischiosulla solvibilità economica, alla situazione patrimoniale, al corretto adempimento di obbligazioni,a comportamenti illeciti o fraudolenti.

2. Il Garante può individuare altri trattamenti suscettibili di recare pregiudizio ai diritti e allelibertà dell'interessato, in ragione delle relative modalità o della natura dei dati personali, conproprio provvedimento adottato anche ai sensi dell'articolo 17. Con analogo provvedimentopubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana il Garante può anche individuare,nell'ambito dei trattamenti di cui al comma 1, eventuali trattamenti non suscettibili di recaredetto pregiudizio e pertanto sottratti all'obbligo di notificazione.

3. La notificazione è effettuata con unico atto anche quando il trattamento comporta iltrasferimento all'estero dei dati.

4. Il Garante inserisce le notificazioni ricevute in un registro dei trattamenti accessibile achiunque e determina le modalità per la sua consultazione gratuita per via telematica, anchemediante convenzioni con soggetti pubblici o presso il proprio Ufficio. Le notizie accessibilitramite la consultazione del registro possono essere trattate per esclusive finalità di applicazionedella disciplina in materia di protezione dei dati personali.

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ATTO DI INDIRIZZO DELLA PUBBLICITÀ PROFESSIONALE REDATTO DALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO

d e l ib e r a n . 2 4 1 / 9 9 e s u c ce s si v e m o d i f ic h e

Art. 1Definizione generale1. È ammessa la pubblicità mediante targhe apposte sull’edificio nel quale ilprofessionista svolge l’attività e mediante inserzioni sugli elenchi telefonici. Taledisposizione è estesa anche alle associazioni fra professionisti, alle iscrizioni su cartaintestata, sui biglietti da visita e sulle pagine Web di Internet.

Art. 2Domanda1. Va redatta una domanda di autorizzazione indirizzata al Sindaco del Comunecompetente per il territorio dove si intende pubblicizzare la professione. Tale domandadeve essere corredata da una descrizione dettagliata del tipo, delle caratteristiche edei contenuti dell’annuncio pubblicitario e deve essere inoltrata tramite il ConsiglioRegionale dell’Ordine, il quale, previo nulla osta, dovrà trasmetterla entro trenta giornial Sindaco di cui sopra.2. Gli psicologi provenienti da altri Ordini, che intendano reclamizzare la propriaattività nel territorio di competenza dell’Ordine del Lazio dovranno presentare aquest’ultimo il certificato di iscrizione rilasciato dal proprio Consiglio Regionale.

Art. 3Caratteristiche generali1. Le targhe e le inserzioni possono contenere le seguenti informazioni:I. nome, cognome, indirizzo, numero telefonico ed eventuale recapito delprofessionista e orario delle visite e di apertura al pubblico;II. titoli di studio:a) titoli di laurea come 'psicologo' o 'dottore in psicologia' (tali diciture sono consentitesolo a coloro che sono regolarmente iscritti all’Albo) con l’eventuale menzionedell’indirizzo specifico:— 'dottore in psicologia ad indirizzo Applicativo', 'dottore in psicologia ad indirizzoDidattico' e 'dottore in psicologia ad indirizzo Sperimentale' (per coloro che si sonolaureati con il vecchio ordinamento);— 'dottore in psicologia ad indirizzo di Psicologia Generale e Sperimentale', 'dottore in

psicologia ad indirizzo di Psicologia Clinica e di Comunità', 'dottore in psicologia adindirizzo di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione', 'dottore in psicologia adindirizzo di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni' (per coloro che si sono laureaticon il nuovo ordinamento);b) titoli di specializzazione o di formazione post laurea - senza abbreviazioni chepossano indurre in equivoco - come 'psicologo clinico', 'psicologo-psicoterapeuta'oppure 'specialista in .....' (materia della scuola di specialità universitaria) oppure'psicologo in ...' (area, setting e modello di riferimento come più in basso specificatonel paragrafo delle 'caratteristiche specifiche'), etc.;III. titoli di carriera e accademici, come 'psicologo dirigente', 'professore in ....'(materia di insegnamento in psicologia), etc.;IV. onorificenze concesse o riconosciute dallo Stato come 'Cavaliere', cariche

istituzionali, etc.

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Art. 4Caratteristiche specifiche1. I criteri che regolamentano la pubblicità professionale dello psicologo si articolanosu due diverse aree e/o competenze:a) attività non sanitaria in ambito psicologico, ex art. 1 legge 56/89, che, non essendosoggetta alla legge 175/92, è soggetta alla regolamentazione ordinistica, al fine dipermettere una pubblicità più puntuale ed informativa rispetto alla più generalequalifica di psicologo;b) attività Sanitaria in ambito psicologico-clinico e psicoterapeutico, ex artt. 3 e 35legge 56/89, soggette alla legge 175/92 e alla conseguente specificaregolamentazione applicativa dell’Ordine Regionale.

Art. 5Attività non sanitaria in ambito psicologico1. Coloro che svolgono attività Psicologica, ex art. 1 della legge 56/89, sono tenuti ad

osservare integralmente le disposizioni della presente delibera consiliare.2. Le targhe e le inserzioni possono contenere le seguenti informazioni:a) titoli di studio come specificato nel precedente paragrafo delle caratteristichegenerali;b) per una maggiore chiarezza nei confronti del cliente il professionista può faremenzione all’area della disciplina specifica che esercita: 'psicologia del lavoro edell’organizzazione', 'psicologia dello sport', 'psicologia dei contesti educativi','psicologia giuridica', 'psicologia di comunità', 'psicologia ambientale', 'marketing epubblicità', 'ricerca'.3. In questo caso il professionista deve presentare una dichiarazione nella qualeattesti di avere svolto una formazione e/o l’attività nella specifica area per un periodocomplessivamente non inferiore alla durata legale dei relativi corsi universitari di

specializzazione e comunque per almeno 4 anni.

Art. 6Attività sanitaria in ambito psicologico-clinico e psicoterapeutico1. Coloro che svolgono attività psicologico-cliniche e psicoterapeutiche sono tenuti adosservare integralmente le disposizioni di cui alla legge 175/92 integrate dallaseguente normativa deliberata dal Consiglio dell’Ordine del Lazio.2. Per quanto attiene le caratteristiche estetiche delle targhe, insegne ed inserzioni, lapresente normativa fa fede a quanto disposto dal Decreto del Ministero della Sanitàn°657/94.3. Le targhe e le inserzioni possono contenere le seguenti informazioni:a) la dicitura 'psicologo psicoterapeuta' è consentita a coloro che hanno ottenuto il

riconoscimento dell’attività psicoterapeutica da parte dell’Ordine in base all’art. 35della legge 56/89, o che sono in possesso di un attestato di formazione in psicoterapiariconosciuto in base all’art. 3 della legge 56/89;b) la dicitura 'specialista in psicologia clinica' o 'psicologo clinico' con l’eventualemenzione dell’indirizzo specifico - 'individuale e di gruppo' oppure 'intervento nelleistituzioni' - o altre specializzazioni riconosciute è consentita solo a coloro che hannoconseguito il titolo di specialista presso corsi di specializzazione universitari;c) la dicitura di 'specialista in psicologia del ciclo vitale' con l’eventuale menzionedell’indirizzo specifico - 'psicologia del bambino, dell’adolescente, della famiglia' oppure'psicologia dell’adulto e dell’anziano' o ancora 'psicologia dei disturbi cognitivi edell’handicap' - o altre specializzazioni riconosciute è consentita solo a coloro chehanno conseguito il titolo di specialista presso corsi di specializzazione universitari.4. Per una maggiore chiarezza nei confronti del cliente si potrà, in base a quantostabilito dall’art. 4 della legge 175/92, fare menzione della disciplina specifica che si

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esercita, definendo il setting o l’area di intervento:a) 'terapia individuale', terapia di gruppo', 'terapia familiare e/o di coppia', 'terapiainfantile e/o dell’adolescente' e il modello teorico-clinico di riferimento scelto tra iseguenti elencati;b) 'dinamico-analitica', 'cognitivo-comportamentale', 'sistemico-relazionale','umanistico-esistenziale', 'psicoterapia corporea'.5. In questo caso il professionista deve presentare una dichiarazione che attesti diavere svolto una specifica formazione e/o l’attività nel setting o area di intervento enello specifico modello di riferimento per un periodo non inferiore alla durata legale deicorsi universitari di specializzazione e comunque per almeno 4 anni.6. Quanto sopra definito agli artt. 5 e 6 è valido anche per gli studi professionaliassociati con la definizione che segue:a) in caso di 'studio di psicologia', di 'psicologia clinica', di 'psicoterapia', etc. deveseguire il nominativo del professionista, con la possibilità di menzionare i titoli, l’area,il setting e il modello teorico-clinico della disciplina specifica che viene esercitata;b) in caso di 'studi associati di psicologia', di 'psicologia clinica', di 'psicoterapia', etc.

devono seguire i nominativi dei professionisti, con la possibilità di menzionare i titoli,l’area, il setting e il modello teorico-clinico della disciplina specifica che vieneesercitata;c) per tutti gli altri casi (Centro 'XY', Associazione 'XY', sigla 'XY') si può pubblicizzarenella seguente maniera: 'nome' e 'cognome', 'psicologo' o 'psicologo-psicoterapeuta' o'psicologo clinico' presso il Centro 'XY' (o altra definizione), con la possibilità dimenzionare i titoli, l’area, il setting e il modello teorico-clinico della disciplina specificache viene esercitata

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CODICE DI CONDOTTARELATIVO ALL’UTILIZZO DI TECNOLOGIEPER LA COMUNICAZIONE A DISTANZA

NELL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE DEGLI PSICOLOGI 

Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio ha adottato il Codice di Condotta prescritto dal D.Lgs. n° 70 del 9/04/2003 che detta le regole per la 'Attuazione delladirettiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della societàdell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno'.Un'altra fonte normativa che richiedeva il suo adeguamento al Web riguarda la

 pubblicità sanitaria e l'informativa professionale che sono regolamentate da leggispecifiche. Da anni non si può più pubblicare sui giornali, come una volta, l’elencointerminabile e spesso fantasioso delle prestazioni del 'dottore'. Per le targhe e igiornali 'virtuali' su internet (per esempio l’home page) debbono valere le stesseregole fissate dalla legge sull’informativa professionale per gli ambienti pubblici(targhe e giornali). Dentro al sito/studio virtuale del professionista va collocato quanto

 può essere contenuto nello studio reale del professionista e dunque assoggettato alleregole del Codice Deontologico e della normativa sulla pubblicità sanitaria.C'è infine la legge sulla Privacy che deve trovare naturalmente applicazione anche inInternet.Il Codice di Condotta si suddivide in 6 articoli.Il primo circoscrive le attività da svolgere in Internet.

Il secondo concerne la privacy.Il terzo articolo tratta la sicurezza delle comunicazioni, la tutela della riservatezza e leresponsabilità del professionista.Il quarto concerne le eventuali sanzioni.Il quinto i rapporti con l’Ordine Regionale.Il sesto riporta alcune norme transitorie per la messa a regime del codice di condotta.Il Codice di Condotta indica i comportamenti che, a giudizio del Consiglio dell’Ordinedel Lazio e alla luce anche della delibera del Consiglio Nazionale degli Psicologi, sonointerpretati come rientranti nelle normative sopra citate, segnatamente il CodiceDeontologico.Sono indicate attività di informazione scientifica e professionale, attività di formazionee di psico-educazione e attività di raccolta dati a fini di ricerca. Può occasionalmente

essere condotto anche il processo di valutazione diagnostica ed attitudinale, relativoalle aree della psicologia del lavoro e dello sport, fermo restando l'avere preventivamente stabilito di persona rapporti diretti.Si sono voluti specificare alcuni limiti da non superare quali la psicoterapia, l’attività

 psicologica di sostegno (il counselling), la funzione diagnostica individuale,l’indicazione su trattamenti da effettuare, l’espressione di giudizi sull'appropriatezzadegli interventi e/o delle diagnosi effettuati da colleghi, la manifestazione di ogni tipodi commento, suggerimento o valutazione in relazione a casi specifici. Non si possonooffrire servizi o accettare scambi sotto forma anonima. I siti debbono chiaramenteavere l’indicazione del responsabile del sito e gli psicologi indicare il numero diiscrizione all’Albo professionale. Debbono essere reperibili il Codice Deontologico e ilCodice di Condotta.L'Ordine Regionale fornirà un parere di conformità del sito al Codice Deontologico, alCodice di Condotta e alla normativa sulla pubblicità e tale parere dovrà essere visibile

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sul sito.In Internet si possono fare molte cose e la rete costituisce un potente strumento didiffusione del sapere psicologico/psicoterapeutico e della conoscenza e dell’immaginedella professione. Oltre alle attività indicate, è possibile aiutare chi si rivolge ad uno

 psicologo sul Web a superare eventuali resistenze e difficoltà e a rivolgersi ad uno psicologo, se lo si ritiene opportuno; suggerire indirizzi di professionisti (incluso il proprio) o organizzazioni pubbliche e private che possano andare incontro allespecifiche esigenze di chi scrive; rispondere a domande generali sui differentiorientamenti nella psicologia e psicoterapia dando informazioni corrette da un punto divista deontologico secondo lo spirito di colleganza; dare tutte le informazioninecessarie per portare un contributo sulla prevenzione del disagio mentale, familiare esociale; dare informazioni generali per esempio sui campi di applicazione della

 psicologia.L’Ordine regionale ha istituito un Osservatorio permanente dei servizi psicologici offertivia internet da parte dei propri iscritti e terrà un registro aggiornato dei siti in cui glistessi iscritti offrono i detti servizi psicologici. L’Osservatorio permanente richiede

anche suggerimenti, commenti e segnalazioni agli psicologi che offrono servizi sul webe offre agli stessi un supporto di consulenza.Il Codice di Condotta è entrato in vigore il 1° luglio 2004.

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CODICE DI CONDOTTA RELATIVO ALL’UTILIZZO DI TECNOLOGIEPER LA COMUNICAZIONE A DISTANZA NELL’ATTIVITA’

PROFESSIONALE DEGLI PSICOLOGI.

Con riferimento al Dlgs 9/04/2003, n. 70 (Attuazione della direttiva 2000/31/CErelativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, inparticolare il commercio elettronico, nel mercato interno), art. 18, che recita:

1.  Le associazioni o le organizzazioni imprenditoriali, professionali o di consumatori promuovono l’adozione di codici di condotta che trasmettono al Ministero delle attività produttive ed alla Commissione Europea, con ogni utile informazione sulla loroapplicazione e sul loro impatto nella pratiche e consuetudini relative al commercioelettronico.

2.  Il codice di condotta, se adottato, è reso accessibile per via telematica e deve essere

redatto, oltre che in lingua italiana e inglese, almeno in un’altra lingua comunitaria.3.  Nella redazione dei codici di condotta deve essere garantita la protezione dei minori e

salvaguardata la dignità umana.

Il Consiglio regionale dell’Ordine ha emanato il seguente Codice di Condotta.

Art. 1Limiti nell’uso di tecnologie elettroniche per la comunicazione a distanza

1.  L’uso di tecnologie elettroniche per la comunicazione a distanza è consentitoagli psicologi limitatamente allo svolgimento di attività di informazione scientifica e

professionale, di attività di formazione e di psicoeducazione e di attività di raccolta datia fini di ricerca.

2.  Il processo di valutazione diagnostica ed attitudinale, relativo all’area dellapsicologia del lavoro e dello sport, sia basato sulla semplice osservazione, sia basatosull’uso di materiali psicodiagnostici e psicometrici, può essere occasionalmentecondotto, con l’ausilio delle dette tecnologie per la comunicazione a distanza e conparticolare attenzione alla tutela dei dati così acquisiti. Tali interventi saranno limitatialle successive fasi di sviluppo del rapporto professionale e, quindi, ai clienti e aicommittenti con i quali gli psicologi abbiano di persona preventivamente stabilitorapporti diretti, non mediati quindi dalle tecnologie sopra menzionate.

3. 

In ogni caso, ed in particolare con l’utilizzo di internet, è vietato:a)  svolgere attività di diagnosi, per la quale l’incontro di persona con ilcliente/paziente è sempre condizione imprescindibile;b)  fornire indicazioni su trattamenti da effettuare;c)  esprimere giudizi sull’appropriatezza degli interventi e/o delle diagnosieffettuati da colleghi;d)  manifestare qualsiasi tipo di commento, suggerimento o valutazione inrelazione a casi specifici.

4.  Le attività di abilitazione-riabilitazione e sostegno di cui all’art. 1 L. 18.2.1989n.56, le attività a ciò affini indicate dalla L. n. 170 del 2003, riguardante lecompetenze degli iscritti alla sezione B dell’Albo e le attività di psicoterapia di cuiall’art. 3 L. 56/89, non possono essere svolte con la mediazione di tecnologieelettroniche per la comunicazione a distanza, salvo nei casi in cui ciò sia necessario

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per l’impossibilità di mantenere di persona il contatto con i clienti/pazienti. In tal casociò è consentito alle seguenti condizioni:

a)  il rapporto con il cliente/paziente sia già stato stabilito in precedenza di personae senza l’utilizzo delle tecnologie sopra menzionate;b)  per fasi chiaramente determinate e circoscritte nel tempo;c)  senza corresponsione di compenso, poiché il rapporto mediato dalle tecnologieper la comunicazione a distanza, non può configurarsi come una delle attivitàindicate nella prima parte di questo comma.

Art. 2Consenso informato

1.  In tutti i casi previsti dall’art. 1 gli psicologi sono tenuti ad acquisire dai clienti edai committenti il consenso informato per l’uso di tecnologie elettroniche per lacomunicazione a distanza.

2.  Le regole sulla custodia dei dati e delle informazioni si applicano anche per iservizi a distanza qualunque tipologia di supporto o tecnologia sia utilizzata.

Art. 3Sicurezza delle comunicazioni, tutela della riservatezza e responsabilità delprofessionista

1.  In tutti i casi, indicati nell’art. 1, nei quali gli psicologi si servano di tecnologieelettroniche per la comunicazione a distanza per le proprie attività scientifiche eprofessionali, sarà loro cura e ricadrà sotto la loro responsabilità l’utilizzo di sistemi

hardware e/o software adeguati e aggiornati per la protezione delle comunicazioni edelle operazioni finanziarie connesse a tali attività.

2.  È fatto obbligo agli psicologi di fornire ai clienti e ai committenti, quando nonsia possibile l’identificazione diretta, la certificazione della propria identità con l’uso disistemi legalmente riconosciuti, come ad esempio la firma digitale. Và, altresì,comunicato il numero di iscrizione all’Ordine degli Psicologi del Lazio.

3.  Gli psicologi possono farsi ospitare, a qualsiasi titolo, esclusivamente su sitiweb nei quali risulti facilmente identificabile il nome e il recapito del responsabile delsito.

4. 

Nei siti in cui, da parte di iscritti all’Ordine Regionale, siano offerti serviziinerenti la psicologia e/o siano pubblicati messaggi promozionali delle singole attivitàprofessionali in ambito psicologico, devono essere facilmente rintracciabili il CodiceDeontologico degli Psicologi italiani e il presente Codice di Condotta dell’Ordine degliPsicologi del Lazio.

5.  Gli psicologi che per le loro attività scientifiche e professionali utilizzino le dettetecnologie, hanno la responsabilità diretta dell’accertamento, con l’utilizzo deimedesimi sistemi, dell’identità dei clienti e dei committenti, con particolare riferimentoall’età anagrafica, al genere e al titolo di studio. In tale fase è opportuna laspecificazione dell’importanza di una corretta risposta. Non sono consentiti, in nessuncaso, gli accessi anonimi a servizi professionali. Una particolare attenzione deve essereprestata all’autenticità del consenso e alla identificazione di coloro i quali richiedonol’accesso al servizio nella qualità di esercenti la potestà genitoriale o la tutela.

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Art. 4Sanzionabilità dell’inosservanza del presente atto

1.  L’inosservanza delle disposizioni contenute nel presente Codice di Condottasarà valutata ai sensi:a)  del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani ed in particolare delle normeriportate negli artt. 5 (comma 1), 17 (comma 1) e 24 (comma 1);b)  del Codice sulla Privacy, in vigore dal 1 gennaio 2004;c)

 

della normativa dettata per la regolamentazione della pubblicità in ambitosanitario.

2.  Qualora l’inosservanza disposta dal I comma sia rilevante ai sensi dell’art. 10D.L. 9 aprile 2003 n. 70 (Attuazione della Direttiva 2000/31/CE relativa a taluniaspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercioelettrico, nel mercato interno), l’Ordine Regionale provvederà a darne segnalazione

all’Autorità amministrativa competente, indicata nell’art. 21 dell’indicato D.L.

3.  Per tutto quanto non espressamente regolamentato dal presente articolato, glipsicologi sono tenuti al rispetto dell’Atto di Indirizzo in materia di utilizzo delletecnologie per la comunicazione a distanza, adottato dal Consiglio Nazionale degliPsicologi e che con il presente atto viene recepito, ad esclusione delle norme incontrasto con le disposizioni di questo Codice di Condotta.

Art. 5Rapporti con l’Ordine degli Psicologi del Lazio

1.  Lo psicologo singolo o associato, iscritto all’Albo degli Psicologi del Lazio, cheintenda apparire e/o operare in un sito internet che eroga servizi è tenuto a richiedere,preventivamente, un parere al proprio Ordine Regionale. Nella richiesta dovrannoessere indicati:

a)  indirizzo web del detto sito;b)  nome, cognome ed eventuale titolo professionale del responsabile;c)  sistemi hardware e/o software di protezione delle comunicazioni, utilizzati dalsito stesso;d)  natura dei servizi offerti e delle modalità operative di erogazione.

2.  Nel caso di siti multidisciplinari deve essere indicato, nella richiesta di parereprevista dal I comma, lo psicologo referente all’Ordine Regionale.

3.  L’Ordine Regionale fornirà un parere di conformità al Codice Deontologico, alCodice di Condotta e alla normativa sulla pubblicità. Il rilascio del detto parere potràessere subordinato alla richiesta, da parte dell’Ordine, e alla fornitura da parte delgestore del sito, delle informazioni relative all’avvenuto adeguamento, da parte diquest’ultimo, ai principi e alle disposizioni contenute nel presente Codice di Condotta.

4. 

Lo psicologo che ottiene il parere di conformità dall’Ordine Regionale dovràattenersi alle disposizioni del presente Codice di Condotta, pena la revoca del parerestesso. In ogni caso la richiesta di parere dovrà essere reiterata all’inizio di ogni annosolare.

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5.  In caso di parere favorevole di conformità da parte dell’Ordine Regionale, nelsito ne dovrà essere data chiara e visibile comunicazione, con indicazione del numerodi protocollo e data della pratica.

6.  Nel caso in cui, dopo il rilascio del parere favorevole di conformità,intervengano modifiche sostanziali nell’attività del sito, lo psicologo interessato dovràrichiedere all’Ordine Regionale il rilascio di un nuovo parere.

7.  L’Ordine degli Psicologi del Lazio istituirà un Osservatorio permanente deiservizi psicologi offerti via internet da parte dei propri iscritti e terrà un registroaggiornato dei siti in cui gli stessi iscritti offrono i detti servizi psicologici.

8.  L’Osservatorio permanente richiederà suggerimenti, commenti e segnalazioniagli psicologi che offrono servizi sul web e offrirà agli stessi un supporto di consulenza.

Art. 6Pubblicazione – regime transitorio

1.  Il presente Codice sarà pubblicato sul primo utile Notiziario dell’Ordine deglipsicologi del Lazio, oltre che sul sito internet dello stesso Ordine ed entrerà in vigore apartire dal 1° luglio 2004.

2.  Entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente Codice, tutti glipsicologi, iscritti all’Ordine Regionale, singoli o associati, che, a qualsiasi titolo, operinogià in internet o, comunque, utilizzino mezzi di comunicazione a distanza, dovrannorichiedere all’Ordine Regionale stesso il parere di conformità previsto dall’art. 5.

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LINEE GUIDA DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE 

NEI PERCORSI DI SELEZIONE E VALUTAZIONEDEL PERSONALE 

a cura di: Da v i d Ca r i a n i , Fr a n c o I s s o p i , Pa t r i z i a M a s c o l o , Fr a n c a M o r a ,A n g e l a P a n s i n i , P a o l a P i r r i , Fr a n c e s c o Tu l l i

Le attività di selezione del personale e, in generale, tutti gli interventi psicologici cheprevedono la valutazione delle risorse umane all'interno di contesti lavorativi eorganizzativi, hanno consistenti implicazioni deontologiche. Nell'ambito di questeattività l'esperto assume importanti responsabilità professionali sia rispetto allacorrettezza delle procedure utilizzate in rapporto ai soggetti valutati, sia nei confrontidei soggetti committenti.Il documento ha per riferimento il Codice Deontologico degli psicologi italiani. Inquesto senso in nessun modo lo sostituisce; il presente documento, piuttosto, deveessere inteso come approfondimento operativo dei principi espressi dal CodiceDeontologico in relazione a specifiche attività professionali. Le linee guida dideontologia professionale proposte in questo scritto hanno, dunque, la finalità difavorire una corretta applicazione della prassi professionale psicologica all'interno deicontesti di selezione e valutazione del personale.Nell'elaborazione del lavoro che viene presentato sono state compiute alcune scelte.

La prima si riferisce all'estensione di quanto proposto a quei professionisti ed espertiche, pur non condividendo un percorso formativo e professionale ascrivibile allaprofessione psicologica, svolgono quotidianamente il lavoro di selezione e valutazionedel personale e si trovano per questo a gestire i medesimi problemi e le medesimesfide deontologiche. La finalità che comunque l'esperto psicologo e l'esperto nonpsicologo condividono, di individuare metodologie e strumenti volti a garantire ilrispetto delle implicazioni deontologiche che il lavoro comporta, conducono al tentativodi sollecitare una partecipazione congiunta alla costruzione di prassi che garantiscanola qualità del lavoro sia rispetto alla committenza sia rispetto ai soggetti valutati. Alcontempo sono mantenute e sottolineate proposte relative alla specificità dellopsicologo e delle sue competenze nella gestione di diverse situazioni che, come sivedrà, attengono alla gestione del rapporto con il committente e con i soggetti

valutati.La seconda decisione presa nell'elaborazione dello scritto si riferisce alla trattazionecongiunta di situazioni e questioni che nella quotidianità sono distinte e implicanoproblematiche non sempre sovrapponibili; ci si riferisce alla distinzione fra percorsi diselezione di candidati esterni e percorsi di valutazione del personale internoall'Organizzazione, così come alla distinzione fra le situazioni che si trovano a gestirerispettivamente un esperto che opera all'interno dell'Organizzazione committente e unesperto che riveste una posizione di consulente esterno. La consapevolezza di unadifferenza ha condotto il gruppo di lavoro a individuare e presentare situazioni critichein modo distinto, mentre un approfondimento delle riflessioni compiute ha consentitodi asserire che sul piano deontologico gli obiettivi e i comportamenti da perseguire nonsono distinguibili e sono anzi da condividere in una logica di integrazione e confronto.

Lo scritto proposto di seguito si articola in un percorso sovrapponibile alle diverse fasioperative che descrivono un processo di selezione e valutazione del personale. Ogni

INTRODUZIONE 

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capitolo è organizzato internamente in paragrafi; dopo una breve introduzione sultema specifico trattato, vengono proposte le principali competenze necessarie per unabuona prassi operativa in linea con le indicazioni deontologiche. Si delineano poi gliobiettivi più rilevanti che l'esperto dovrebbe perseguire nello svolgimento del suolavoro e le situazioni critiche più frequenti che nell'operatività e nella quotidianità diquesto lavoro è possibile incontrare e che possono rivelarsi ostative o problematicheper il perseguimento delle finalità. Infine vengono proposti i comportamenti e le prassioperative che l'esperto dovrebbe garantire nell'espletamento delle sue funzioni in uncontesto di selezione e valutazione del personale.Lo scritto ha inizio con un richiamo e un'esplicitazione dei valori e dei principiprofessionali che hanno costituito la cornice per la stesura delle linee guida proposte.Appare importante precisare che nel proporre un documento sull'etica della selezione edella valutazione non si vuole pensare ad un'attività moralizzatrice, né proporre unancoraggio alla norma codificata. L'etica, infatti, è una legge interiore fatta da uominiper uomini che si riconoscono in valori di riferimento condivisi e che verso di essaorientano la propria attività professionale.

I diritti del Paziente/Cliente I diritti del

"Opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principiodi una legislazione universale [...] Opera in modo da trattare l'umanità, nella tua comenell'altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo." (I. Kant)

I valori ritenuti necessari per adempiere al mandato sociale e culturale che vieneaffidato all'esperto impegnato in processi di selezione e valutazione del personaledebbono soprattutto riguardare:

I VALORI E I PRINCIPI PROFESSIONALI 

•  la responsabilità•  l'integrità•  l'autonomia•  la competenza•  la cura dell'altro•  il rispetto dell'altro

RESPONSAB I L I TÀResponsabilità individuale. Nella professione si maturano dei diritti ma si è anche

titolari di obblighi. E di questi obblighi si deve rendere conto per quanto riguarda leconseguenze che il proprio operato può determinare nei confronti delle persone e delleattività affidate. Il valore responsabilità rimanda, quindi, alla consapevolezza di unvincolo personale con gli impegni assunti o accettati anche quando non si è avuta lalibertà di rifiutarli.Responsabilità professionale. L'esperto di selezione e valutazione agisce secondostandard professionali, aderisce ai doveri professionali del ruolo, accetta leresponsabilità relative al suo comportamento e adatta i propri metodi ed i propribisogni ai differenti gruppi di persone. Collabora con altri professionisti e istituzioni peroperare al meglio nell'interesse dei propri clienti, committenti, altri destinatari deipropri servizi, in particolare nei confronti dei candidati. I comportamenti e gli standardmorali degli esperti impegnati nella selezione sono questioni personali, alla stessamaniera di come avviene per ogni altra persona, ad eccezione del fatto che la lorocondotta possa compromettere le loro responsabilità professionali o ridurre la fiducia

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pubblica che si ripone nella selezione e nei selezionatori.Responsabilità sociale. La responsabilità vuole essere anche una caratteristica socialeche contribuisce alla percezione della professione e genera visibilità perché in grado disviluppare qualità nell'attività svolta nei confronti del cliente (committente ecandidato) e della persona. Come professionisti gli psicologi si trovano a competere suvalori economici e professionali; debbono, però, competere anche su valori immaterialiquali l'immagine, il servizio, la soddisfazione del cliente per aggiungere valore al lorolavoro.Gli esperti di selezione e valutazione sono quindi interessati al consenso etico dellacondotta scientifica e professionale dei loro colleghi e, quando è opportuno, siconsultano con loro al fine di prevenire ed evitare comportamenti non etici. Essi sonoconsapevoli delle loro responsabilità scientifiche e professionali nei confronti dellasocietà in cui vivono e lavorano. Si adoperano per evitare l'uso improprio del lavoro eapplicano le loro conoscenze, maturate attraverso un continuo aggiornamento eperfezionamento di studi e tecniche scientifiche, al fine di eliminare le cause cheimpediscono la crescita della persona.

Osservano le leggi e incoraggiano lo sviluppo di norme e politiche sociali che servonogli interessi dei candidati, dei clienti e della collettività.

I N TEGRI TÀGli esperti di selezione e valutazione si impegnano nel promuovere l'integrità nellaselezione e nella valutazione del personale.Integrità professionale. L'integrità nasce dalla consapevolezza del mandato socialeaffidato al selezionatore, dalla coscienza dei propri limiti, dalla capacità di svilupparepadronanza di sé.L'integrità fa riferimento all'agire di tipo tecnico, quello più squisitamente professionalee diventa rigore metodologico, disciplina, acquisizione di criteri di sistematicità e dirazionalità. Nel fare questo gli esperti di selezione e valutazione sono onesti, giusti e

rispettosi degli altri. Descrivendo o riportando le loro qualifiche, servizi, prodotti,compensi, ricerche e insegnamenti, essi non fanno dichiarazioni false, ingannevoli oillusorie. Sono coscienti del proprio sistema di credenze, di valori e di bisogni ed anchedei limiti e degli effetti che questi hanno sul proprio lavoro. Si impegnano a chiarire ilruolo che stanno svolgendo ed evitano relazioni inopportune e potenzialmentedannose.Integrità personale. L'integrità personale fa riferimento ad un richiamo etico e deveessere intesa come serietà, come trasparenza, sia nei confronti del committente chedel candidato, come coinvolgimento genuino nel proprio ruolo, nella situazione, nellarelazione con gli altri.L'integrità implica il costo di un investimento personale profondo che si paga standodentro le situazioni con una rigorosa attuazione degli impegni presi senza cedere alle

giustificazioni e alle scuse che nascondono la superficialità, l'approssimazione e lamancata coincidenza tra parole e fatti.

AU TONOM I ACostruzione di un proprio sistema di riferimento. Essere autonomi significa riuscire asviluppare un ruolo di autorità rispetto a sé stessi e costruire un proprio sistema diriferimento. La consapevolezza del proprio ruolo e della propria professionalitàdetermina la capacità di definirsi rispetto agli altri e la possibilità di stabilire relazioniautentiche.Interdipendenza. Autonomia significa liberarsi dalle forme negative della dipendenza (ilcompiacimento, la ricerca a tutti i costi dell'approvazione,…), dalla controdipendenza(difensività, proiezione sugli altri dei problemi e delle responsabilità,…),

dall'indipendenza come forma di estraneità e di autosufficienza in cui la relazione ènegata all'origine. Resta l'interdipendenza come unica configurazione relazionale che

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mantiene la finalità primaria quella di preservare e far evolvere il rapporto. Questa cheè la base fondamentale di ogni autentica collaborazione.

COMPETENZAConoscenza di sé. La conoscenza di sé si fonda sulla comprensione delle modalità concui si attribuiscono significati agli eventi e significa aver capito il valore dei propriprogetti, delle proprie emozioni e della propria immagine confrontata con larappresentazione che gli altri si fanno di noi.La conoscenza di sé consente lo sviluppo del proprio potenziale in una prospettiva chepassa dalla reattività alla padronanza di sé.Flessibilità. Il forte ancoraggio in sé stessi deve spingere ad utilizzare di continuo i datianche se obbligano a rivedere continuamente il risultato raggiunto. Il metodo di lavoronon deve favorire posizioni di autolegittimazione e di rigidità. Ogni percorsoprofessionale nasce dal rapporto con l'altro e si sviluppa nella comprensione di questarelazione per valorizzare le modalità dell'intervento.Possesso di conoscenze. Competenza vuol dire essere coscienti del fatto che lecompetenze richieste durante l'attività di lavoro variano con le caratteristiche distintivedelle persone con cui si interagisce. Gli esperti di selezione e valutazione sonoconsapevoli della portata e dei limiti delle loro competenze specialistiche e forniscono iservizi e usano le tecniche per le quali sono qualificati tramite il titolo di studio, laformazione o l'esperienza. Possiedono la conoscenza delle principali informazioniscientifiche riguardanti i servizi che rendono e fanno un uso adeguato delle risorseprofessionali, tecniche e amministrative.Impegno. Gli esperti di selezione e valutazione si impegnano a misurarsi con standarddi eccellenza costruiti su un continuo sforzo di miglioramento e nel cercare dimigliorare la capacità individuale e del team per fornire risposte che soddisfino ilcliente esterno e il cliente interno, il committente ed il candidato. Per questo scopo gliesperti selezionatori sviluppano le abilità e le conoscenze necessarie per eseguire il

servizio richiesto e sono motivati ad accrescerle e a condividerle con gli altri.

LA CURA DELL ' A LTROCurare e prendersi cura. Un setting di selezione tecnicamente rigoroso non garantiscel'efficacia del processo. Del valore cura, infatti, occorre saper dare una interpretazionedi natura tecnico/scientifica ed una interpretazione di natura umanistica. Nel primocaso l'agire del curare significa ottenere risultati secondo uno standard di riferimento;nel secondo caso l'agire del curare significa aiutare a crescere, favorire un processo ditrasformazione ed assistere allo sviluppo di un universo che cresce da questainterazione. Gli obiettivi di una selezione svolta nell'ottica del servizio al cliente sonoappunto questi: il curare e il prendersi cura, la realizzatività e la dimensionerelazionale. Si tratta di integrare coerentemente l'agire tecnico, teso al

raggiungimento dei risultati, con l'agire evolutivo, teso ad un rapporto di continuacrescita nell'interazione con il cliente.Rifuggire dalle difese offerte dal ruolo. Prendersi cura vuole anche dire non interagirecon l'altro protetti dalla posizione sicura data dal ruolo e gestire la asimmetria delrapporto governando sia il rischio di imposizione e controllo che quello dellapermissività e dell'assenza di regole. Prendersi cura vuole anche dire evitare unatteggiamento "oracolare" in cui il selezionatore legge significati nascosti o imponeall'altro il ruolo di chi viene sostenuto riservando a se stesso la funzione di chi "cercadi fare il bene ".La relazione con l'altro come relazione d'aiuto. Se l'agire del curare comportaattraverso la relazione con l'altro una crescita, la selezione diventa anche relazioned'aiuto. Relazione di aiuto che si fonda su una specifica caratteristica: aiutare l'altro a

comprendere la situazione e a gestire il rapporto con piena responsabilità, superando.Chi fa selezione deve rifiutare la tentazione di indebolire l'altro attraverso la propria

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direttività e competenza. Le soluzioni devono venire per quanto possibile dalla personain selezione: l'aiuto consiste nel rendere possibile la attivazione o l'organizzazione ditutte le risorse possedute.

R I SPETTO DELL ' A LTROAscolto. Molte possono essere le dimensioni del rispetto. Ma si può parlare di rispettosolo quando è presente la volontà di ascolto che si fa disposizione verso l'altro esensibilità interpersonale. L'ascolto favorisce la sensibilità diagnostica e lacomprensione della mentalità, degli interessi, dei bisogni e delle prospettive degli altri.Invece non c'è rispetto se manca chiarezza, trasparenza e onestà nel rapporto e sel'altro viene piegato a fini strumentali e nascosti.Alla luce di questa relazione autentica e produttiva gli esperti di selezione evalutazione garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, della privacy,della riservatezza, dell'autodeterminazione e dell'autonomia. Sono consci delledifferenze individuali, culturali e di ruolo, inclusi quelli dovuti all'età, al genere, allarazza, all'etnia, alle origini nazionali, alla religione, alle preferenze sessuali, alladisabilità, alla lingua ed allo status socio economico. Gli esperti di selezione evalutazione cercano di eliminare l'effetto sul loro lavoro delle distorsioni dovuti aquesti fattori e non si prestano intenzionalmente a favorire e mettere in atto pratichediscriminatorie.Collaborazione. Gli esperti di selezione e valutazione conoscono le differenze di potere,reali e attribuite, che caratterizzano la selezione e non sfruttano, ingannano o siapprofittano degli altri prima durante o dopo tale relazione professionale. Rispettosignifica collaborazione, cioè apertura, disponibilità genuina a discutere, confrontarsi,operare con l'altro. Gli esperti di selezione e valutazione si sottraggono, quindi, algioco di scambiare informazioni non condivise, di sottrarre dati, di non comunicare, difare promesse irrealistiche.Servizio. Il rispetto diventa anche desiderio di aiutare e "servire" gli altri scoprendone

e soddisfacendone successivamente le necessità e diventa etica del comportamentoquando si riesce a mantenere anche in condizioni conflittuali. Rispetto significa, infine,interesse per il benessere altrui.

L'analisi della domanda che il committente pone allo psicologo è la prima fase di unintervento di selezione e valutazione del personale. In questo documento vieneaffrontato il tema dell'analisi della domanda del committente dal punto di vistaorganizzativo e istituzionale. Quindi sono trattate le implicazioni deontologiche nella

gestione degli aspetti razionali ed espliciti e delle dimensioni implicite e inconsapevolidella domanda di intervento.

COMPETENZE NECESSAR I E

Conoscenze

ANALISI DELLA DOMANDA 

•  Conoscenza dei modelli e delle prassi di consulenza di processo, della loroapplicabilità in relazione a specifici contesti, degli obiettivi che perseguono e deirisultati che ottengono.

• 

Conoscenza del concetto di cultura organizzativa

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•  Conoscenza di un modello di analisi delle Organizzazioni da punto di vistastrutturale, funzionale, psicosociale.

Capacità

•  Capacità di riconoscere gli aspetti impliciti della domanda, relativi sia all'utilizzosecondario che l'Organizzazione, anche inconsapevolmente, può perseguireattraverso l'intervento, sia al ruolo che è attribuito al consulente entro ilsistema di rapporti che esiteranno dalla realizzazione dell'intervento diselezione e valutazione (ad esempio quello triadico committente-consulente-candidati). Tale competenza è peculiare della professionalità psicologica.

OB I ET TI V I R I L EV A N TI

Gli aspetti più rilevanti sotto il profilo deontologico in questa fase dell'interventoconcernono la definizione del contratto psicologico e la gestione della richiesta che ilcommittente pone all'esperto e la definizione delle finalità, dei metodi, degli strumentie degli esiti dell'intervento.

•  Perseguire come obiettivi generali dell'intervento psicologico lo sviluppodell'Organizzazione committente e della propria capacità di produrreconoscenza su se stessa e la crescita del benessere delle persone che ne fannoparte.

•  Conservare una logica di responsabilità che eviti sia la totale assunzione delladelega eventualmente proposta dal committente, sia l'accettazione di una

riproduzione adempitiva delle logiche dell'intervento proposte dal committente.

•  Acquisire una conoscenza complessiva sia del ruolo professionale da valutaresia dell'Organizzazione nel suo complesso, anche nelle sue dimensioni culturalie di clima, al fine di perseguire sia una corretta valutazione dellacorrispondenza tecnico-professionale fra il ruolo e il singolo candidato sia unaadeguata valutazione delle possibilità di sviluppo dell'integrazione e delbenessere del candidato all'interno del ruolo e dell'Organizzazione.

•  Ottenere un consenso informato sull'intervento da parte del committente afronte di una chiarezza e un'esplicitazione dell'effettiva efficacia e predittivitàdegli strumenti e delle metodologie impiegate.

•  Mantenere indipendenza di giudizio ancorando le valutazioni a criteriscientificamente e metodologicamente fondati.

•  Definire le finalità dell'intervento e l'utilizzo dei dati e delle informazioniacquisiste attraverso le procedure di valutazione, evitando ambiguità eponendo le basi per un rapporto trasparente con tutte le parti coinvolte.

•  Conservare la logica delle pari opportunità e del rispetto dell'individuorifiutando qualsiasi azione volta alla discriminazione dei candidati basata susesso, identità sessuale, razza, religione.

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S I TUAZ I ON I CR I T I CHE PI Ù FREQUENT I

• 

Assunzione da parte dell'esperto di un ruolo "sostitutivo" piuttosto checonsulenziale o accettazione di una riproduzione adempitiva delle logichedell'intervento proposte dal committente.

•  Ancorare il progetto di selezione e valutazione ad un'analisi dellacorrispondenza fra le competenze trasversali e tecnico-professionali del ruoloanalizzato e quelle del singolo candidato, perdendo di vista la possibilità disviluppo dell'integrazione e del benessere del singolo candidato entro quel ruoloprofessionale o quell'Organizzazione.

•  Richiesta del committente di mantenere un canale privilegiato di valutazioneper alcuni soggetti.

•  Ambiguità della richiesta di un intervento di valutazione per personale internoall'azienda, con finalità implicite incompatibili con quelle esplicite: da un lato larichiesta si presenta come iniziativa di ottimizzazione delle risorse umane e conobiettivi volti a promuovere lo sviluppo del personale coinvolto; dall'altro siconnota con un utilizzo punitivo o selettivo dei risultati del processo divalutazione.

•  Richiesta di mediare come consulenti presso i "candidati" informazioni false oparziali su: finalità dell'intervento, utilizzo dei risultati, metodologie utilizzate,ecc.

• 

Esistenza di una doppia committenza o scarsa chiarezza sul committente ultimodell'intervento. Ne sono esempi: il caso in cui il committente è una sedecentrale che commissiona una selezione sulle sedi periferiche; il caso in cui ilcommittente è il settore del personale ma i ruoli di riferimento si inseriranno inaltro settore aziendale; il caso in cui il committente è nel corpo dirigente ma viè un "committente delegato" che gestisce il processo.

•  Richiesta del committente di non esplicitare ai candidati che è in atto unprocesso di valutazione che li coinvolge.

•  Richiesta del committente di effettuare un processo di selezione che su unpiano implicito appare finalizzato non già a una reale selezione o valutazionedei candidati quanto piuttosto a rendere più appetibile il ruolo o l'iniziativa percui la selezione si svolge.

•  Richiesta del committente di effettuare un processo di selezione o valutazioneper una posizione lavorativa che prevede condizioni che non rispondono aiprincipi del rispetto della dignità e del benessere biopsicosociale del lavoratore.

COMPORTAMENT I

•  Nel convenire dialogicamente con il committente le condizioni, le modalità

realizzative, le fasi operative dell'intervento, l'esperto conserva la suaautonomia professionale e decisionale. Nel rapporto con la committenza pone

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attenzione agli aspetti espliciti ed impliciti della domanda; si propone alcommittente in una logica consulenziale di reciprocità e interscambio, orientataallo sviluppo dell'organizzazione.

• 

L'esperto rifiuta una riproduzione adempitiva delle logiche dell'interventoeventualmente proposte dal committente qualora le ritenga incompatibili con iprincipi scientifici, metodologici, tecnici e deontologici della professione; utilizzain modo costruttivo, piuttosto che controagire, richieste di intervento incontrasto con i principi della disciplina psicologica.

•  L'esperto rifiuta la sua prestazione professionale:I) qualora le condizioni lavorative proprie della posizione professionaleper cui gli è richiesta una attività di selezione non rispondano ai principidel rispetto della dignità e del benessere biopsicosociale del lavoratore;con riferimento alla selezione e al reclutamento per l'inserimento in

attività formative qualora appaia evidente che tali attività abbianocarattere ingannevole.II) con riferimento alle attività di reclutamento qualora il percorsoselettivo intenda essere strumentalmente utilizzato con il fine prevalentedi rendere maggiormente desiderabile la posizione professionale ol'iniziativa formativa.

•  L'analisi della mansione deve essere compiuta in modo chiaro e articolato edeve comprendere non solo l'analisi e la descrizione delle mansioni del ruolo edelle competenze, attitudini, abilità che il candidato deve possedere, ma ancheun approfondimento di: caratteristiche del ruolo in termini di obiettivi, insiemedi responsabilità e compiti, rapporti con altri ruoli all'internodell'Organizzazione, caratteristiche del settore operativo in cui è inserito ilruolo, degli elementi di clima e cultura del settore e dell'Organizzazione in cui ilruolo dovrà operare. Ciò al fine di perseguire sia una corretta valutazione dellacorrispondenza tecnico-professionale fra il ruolo e il singolo candidato sia unaadeguata valutazione delle possibilità di sviluppo dell'integrazione e delbenessere del candidato all'interno del ruolo e dell'Organizzazione.

•  L'esperto non fornisce informazioni false o fuorvianti ai candidati circa l'utilizzodelle valutazioni realizzate e in generale si astiene dal risponderecollusivamente ad una richiesta di alleanza e di triangolazione da parte dellacommittenza o dei candidati.

•  Nelle situazioni in cui vi siano committenze plurime l'esperto preferiràcoinvolgerle nella definizione dell'intervento.

•  L'esperto considera inaccettabile produrre valutazioni all'insaputa dei candidatie si assicura che i soggetti sottoposti a valutazione ne siano a conoscenza; hacura di comunicare ai soggetti valutati i tempi, i contesti e le attività che egliutilizza per trarre informazioni a fini valutativi.

•  Nelle valutazioni l'esperto si ispira a principi di equità, imparzialità, ancoraggioa criteri scientificamente e metodologicamente fondati.

•  L'esperto, nell'espletamento delle sue funzioni in ambito di selezione e

valutazione del personale non utilizza la propria posizione per trarre vantaggi

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personali indebiti.•  In presenza di segnalazioni e raccomandazioni da parte del committente o di

altri l'esperto si pone in un atteggiamento consulenziale ed evidenzia al

committente i problemi che una gestione acritica di tali segnalazioni puòcomportare. Rifiuta di modificare le proprie valutazioni in seguito a pressioni einfluenze di altri.

•  L'esperto non effettua valutazioni che coinvolgano persone rispetto alle qualiabbia implicazioni affettive ed emotive che gli impediscano equità e imparzialitàdi giudizio.

•  L'esperto informa il committente dell'effettiva efficacia e predittività deglistrumenti e delle metodologie utilizzate evitando di indurre aspettativeincongrue. Opera pertanto in modo da ottenere un consenso informato dalparte delle persone coinvolte.

•  L'esperto non intraprende attività di selezione e valutazione qualora nonritenga in base alle analisi della domanda e del contesto effettuate chel'organizzazione e gli individui che ne fanno parte non traggano beneficio datale forma di intervento.

•  L'esperto non intraprende attività di selezione e valutazione qualora nonritenga di avere competenze e conoscenze sufficienti per svolgere tale attivitàin relazione allo specifico contesto di intervento.

•  Costituisce grave violazione del codice e della normativa vigente, accettareeventuali richieste volte alla discriminazione dei candidati basata su sesso,

identità sessuale, razza, religione.

In questa parte del documento viene proposta un'analisi delle questioni deontologichelegate alla comunicazione e diffusione delle informazioni sul processo di selezione e divalutazione del personale. Nel caso della ricerca del personale ci si riferisce alle fasi direclutamento dei candidati, ad esempio attraverso inserzioni o ricerca per elenchi, discreening dei curricola, di contatto telefonico preliminare alla fase selettiva; nel caso di

processi di valutazione di personale interno ci si riferisce alle fasi di divulgazioneinterna delle informazioni, di convocazione, di presentazione del percorso divalutazione al personale coinvolto così come a quello non coinvolto.

COMPETENZE NECESSAR I E

Conoscenze

COMUNICAZIONE E DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI 

•  Conoscenza del ruolo professionale di riferimento (mansioni, funzioni, obiettivi,rapporto con altri ruoli).

•  Conoscenza dei principali pregiudizi e aspettative che possono essersi formatinei candidati sul percorso di selezione o di valutazione.

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Capacità

• 

Capacità di informare e formare adeguatamente sul ruolo professionale diriferimento le persone coinvolte nel processo di screening dei curricola e nellafase di contatto telefonico.

•  Capacità di elaborare un'inserzione chiara.

•  Capacità di gestione (intesa come capacità di cogliere, analizzare, rispondere inmodo chiaro, non ambiguo né oppositivo) degli eventuali pregiudizi e delleaspettative dei candidati sul percorso di selezione o valutazione.

OB I ET TI V I R I L EV A N TI

Gli aspetti più rilevanti sotto il profilo deontologico del processo di comunicazione ediffusione di informazioni negli iter di selezione e valutazione del personale riguardanola salvaguardia delle logiche della trasparenza, del rispetto della persona, dellerichieste di riservatezza espresse dal committente.

•  Mantenere chiarezza e trasparenza sul ruolo professionale richiesto.

•  Mantenere chiarezza e trasparenza sulle finalità del percorso di selezione o divalutazione.

•  Salvaguardare le logiche della trasparenza, nel rispetto delle richieste diriservatezza espresse dal committente.

S I TUAZ I ON I CR I T I CHE PI Ù FREQUENT I

•  Lo screening dei curricola, nei percorsi di ricerca del personale è affidato apersonale non qualificato.

•  L'eccessivo costo delle inserzioni a mezzo stampa, nella ricerca del personale,non consente al committente di finanziare uno spazio congruo a dareinformazioni sufficienti.

•  I potenziali candidati in una ricerca del personale, chiedono notizie sul marchio

dell'Organizzazione, quando questa ha espressamente richiesto di mantenere inuna prima fase l'anonimato.

•  Le comunicazioni sui percorsi di valutazione del personale interno rivolte sia alpersonale coinvolto che a quello non coinvolto, non sono chiare.

•  I candidati convocati a un percorso di selezione per la ricerca di personale siritirano dalla selezione dopo aver compiuto l'intero iter o parte di esso a causadi una precedente scarsa chiarezza sul ruolo professionale e le caratteristichecontrattuali.

•  In un percorso di valutazione di personale interno l'incompletezza o la scarsa

chiarezza delle informazioni precedentemente diffuse ovvero altre ragioni non

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immediatamente collegate al processo di comunicazione, ha causato oalimentato pregiudizi e aspettative irrealistiche sull'iter di valutazione.

Il problema relativo ad un eventuale duplice obiettivo del committente nell'utilizzo deipercorsi di valutazione o di selezione del personale è analizzato nel paragrafo dedicatoall'Analisi della domanda. Al medesimo paragrafo si rimanda anche per le questionideontologiche connesse alla scarsa chiarezza sul ruolo professionale di riferimento.

COMPORTAMENT I

•  Un'inserzione a mezzo stampa o altro tipo di media deve contenereinformazioni chiare e veridiche sul ruolo professionale ricercato esull'Organizzazione. Anche qualora l'Organizzazione richieda l'anonimato,l'inserzione deve contenere riferimenti veridici all'ambito di attività o alledimensioni.

•  Una comunicazione interna su un percorso di valutazione di personale internodeve esplicitare le finalità, le metodologie e lo scenario entro il quale il percorsosi colloca.

•  Il personale addetto allo screening dei curricola dei candidati in un percorso diricerca del personale deve essere informato in modo dettagliato sul ruoloprofessionale richiesto e sui criteri di inclusione ed esclusione delle candidature,al fine di ridurre al minimo il rischio di valutazioni soggettive.

•  Nel corso del contatto telefonico le informazioni che vengono date al potenzialecandidato devono essere chiare, complete e non ambigue, al fine di consentire

alla persona di scegliere con consapevolezza se aderire o meno al percorso diselezione.

•  Di fronte a eventuali pregiudizi o aspettative irrealistiche dei candidati sull'iterdi selezione o di valutazione, l'esperto si accerta della loro natura e delle lorocause, non si sovrappone al committente, non colma le lacune di informazioneche riguardano ragioni organizzative interne e rimanda i candidati alla fonte; alcontempo rende esplicite, e le comunica con chiarezza, finalità e metodologiadel percorso, caratteristiche del ruolo professionale richiesto, modalità ditrattamento e restituzione dei dati raccolti, evitando con accuratezza di divenireoppositivo ovvero complice nei confronti dei candidati o dello stessocommittente.

In questa parte del documento viene proposta un'analisi delle questioni deontologicheche l'uso di test ed esercitazioni individuali e di gruppo nei percorsi di selezione evalutazione del personale pongono. Nelle diverse fasi di analisi e traduzione delladomanda del committente, di pianificazione e definizione degli strumenti più adeguatiper il perseguimento degli obiettivi individuati, di realizzazione del percorso divalutazione attraverso tali strumenti, di restituzione dei dati al committente e aicandidati, si pongono all'esperto alcuni problemi da gestire e, ad essi connesse, alcuneimportanti implicazioni deontologiche.

GLI STRUMENTI DELLA SELEZIONE 

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COMPETENZE NECESSAR I E

Conoscenze

•  Conoscenza di un ventaglio differenziato di strumenti testologici, al fine digarantire una scelta mirata e adeguata degli strumenti rispetto ai profiliprofessionali da indagare.

•  Conoscenza delle basi teoriche del testing psicologico: validità, attendibilità,probabilità di errore.

•  Conoscenza di un modello di analisi dei ruoli professionali.

•  Conoscenza delle metodologie di elaborazione dei profili professionali.

• 

Conoscenza delle principali teorie e tecniche di costruzione di test.

•  Conoscenza dei principali modelli generativi delle esercitazioni individuali (presadi decisioni, problem solving, comunicazione, creatività, pianificazione, ecc.).

•  Conoscenza delle principali teorie sui gruppi e le relative dinamiche.

Capacità

•  Capacità di interpretare le caratteristiche di validità e attendibilità deglistrumenti utilizzati.

• 

Capacità di individuare la corrispondenza fra attitudini e caratteristicheindagate dallo strumento, da un lato, ed elementi del profilo di ruolo, dall'altro.

•  Capacità di filtrare dalla complessità di un profilo testologico quelle informazionie quegli elementi specificamente inerenti alle caratteristiche (atteggiamenti,attitudini, competenze) del ruolo professionale concordato.

•  Capacità di leggere le dinamiche di gruppo.

•  Capacità di tradurre i modelli teorici di riferimento in categorie applicative diosservazione.

OB I ET TI V I R I L EV A N TIGli aspetti più rilevanti sotto il profilo deontologico dell'uso di test ed esercitazioniindividuali e di gruppo negli iter di selezione e valutazione del personale riguardano ilcorretto approccio metodologico che l'esperto dovrebbe mantenere nella gestione enella scelta degli strumenti e nell'utilizzo delle misure e la salvaguardia delle logichedella trasparenza, del rispetto della persona e della riservatezza.

•  Mantenere chiarezza sugli obiettivi espliciti e impliciti del committentenell'utilizzo dei dati derivanti dagli strumenti testologici ed esercitativi.

•  Perseguire come obiettivo l'acquisizione di un consenso informato

sull'intervento da parte del committente a fronte di una chiarezza e

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un'esplicitazione dell'effettiva efficacia e predittività degli strumenti e dellemetodologie impiegate.

• 

Mantenere chiarezza e trasparenza sulla qualità e la natura della restituzionedei dati derivanti dagli strumenti testologici ed esercitativi, connotate da unaoperazione di filtro sui dati tale da garantire una restituzione mirata sul profiloconcordato piuttosto che su una diagnosi globale di personalità.

•  Conservare con il committente un rapporto professionale specificamente miratoal perseguimento degli obiettivi dell'iter selettivo o di valutazione.

•  Perseguire la logica della trasparenza, del rispetto della persona e dellariservatezza nella gestione dei dati.

•  Mantenere indipendenza di giudizio ancorando le valutazioni a criteri

scientificamente e metodologicamente fondati.

•  Utilizzare test validi e attendibili metodologicamente e seguire modalitàuniformi di somministrazione.

•  Salvaguardare e presidiare il setting di somministrazione e di restituzione deidati ai candidati.

•  Utilizzare esercitazioni individuali e di gruppo specificamente mirate sul profilodi ruolo da valutare.

•  In un percorso di valutazione articolato in più prove avere come obiettivoquello di considerare ogni prova come indipendente o come momento diosservazione a se stante e solo in fase di valutazione globale finale mettere afattor comune i diversi momenti di valutazione.

•  Nella valutazione del singolo candidato il punto di riferimento per l'esperto deveessere il profilo di ruolo concordato piuttosto che elementi situazionali o diprestazione, che possono essere dati ad esempio dal confronto con altricandidati.

S I TUAZ I ON I CR I T I CHE PI Ù FREQUENT I

• 

Richiesta del committente di analisi profonde di personalità attraverso l'uso dispecifici test (soprattutto proiettivi).

•  Pur essendo un'eventualità non molto frequente, è possibile che emerga unarichiesta del committente di dare feedback ai candidati su quanto emerso dallesingole prove, svincolando tali risultati da una visione globale del profilocomplessivo emerso dall'iter di valutazione.

•  Richiesta del committente di utilizzare questionari di personalità e test proiettivicome prova unica di selezione.

•  Setting di somministrazione non adeguati.

• 

Difficoltà a garantire l'uniformità delle modalità di somministrazione, ad

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esempio per la presenza di diversi operatori con professionalità differenti.

•  Impossibilità di restituzione mediata dei risultati delle prove testologiche

selettive ai candidati attraverso l'istituzione di setting adeguati, come adesempio nelle selezioni, concorsi o valutazioni su grandi numeri.

•  Difficoltà di gestione dei rapporti con candidati inseriti in percorsi di valutazioneresidenziali (es. Assessment center) e di mantenimento di una distanzarelazionale ottimale e di una neutralità di rapporto anche nei momenti dicontatto e interazione informali.

•  L'utilizzo di esercitazioni di gruppo può influenzare l'esperto nell'approcciarealla valutazione in una logica comparativa, favorendo così una valutazione deisingoli candidati non indipendente dalla valutazione del gruppo nella suaglobalità. In generale l'esperto può essere portato ad usare una logica

comparativa nelle valutazioni dei singoli candidati, così da perdere come puntodi riferimento il profilo di ruolo concordato e da assumere come elemento digiudizio il confronto con le prestazioni di altri candidati nel medesimo percorsodi valutazione o selezione.

•  Il committente chiede all'esperto di acquisire ed essere messo a conoscenza,accanto alle restituzioni complessive sui singoli candidati, anche i profili dipersonalità emersi dagli strumenti testologici.

•  In un percorso di valutazione articolato in più prove possono emergeredissonanze valutative dai diversi strumenti utilizzati.

• 

Nei diversi momenti della valutazione l'esperto può filtrare le proprieosservazioni sulla base di una logica confermatoria, perdendo di vistaimportanti informazioni funzionali a rendere oggettiva la valutazione.

COMPORTAMENT I

•  L'esperto approfondisce il senso implicito di una eventuale richiesta delcommittente relativa ad analisi profonde di personalità attraverso l'uso dispecifici test (soprattutto proiettivi), qualora ipotizzi la possibilità di unobiettivo implicito di conoscenza e controllo dei dipendenti o futuri dipendenti.

• 

L'esperto individua gli strumenti più mirati e funzionali alla conoscenza deicandidati mantenendo stabile l'ancoraggio al profilo professionale disegnato conil committente.

•  L'esperto ricerca attivamente l'acquisizione di un consenso del committente allarestituzione dei dati filtrata e mirata sul profilo professionale disegnato e nonaccetta la richiesta di una restituzione basata su una diagnosi globale dellapersonalità.

•  L'esperto mantiene con il committente un rapporto specificamente basato sugliobiettivi del percorso di selezione o valutazione, anche qualora il committentesia un collega con competenze di lettura dei dati analoghe a quelle dell'espertostesso: in altri termini la restituzione dei dati sarà comunque filtrata e non

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basata su dati grezzi o dati che esulano dal profilo professionale.

•  Se il committente chiede di dare feedback ai candidati sui dati emersi dall'uso

degli strumenti testologici e/o esercitativi, qualora tali strumenti noncostituissero da soli una prova selettiva ma fossero parte di un più articolatopercorso di valutazione o selezione, l'esperto opererà una relativizzazione deirisultati degli strumenti, accordandosi per una restituzione solo complessiva efiltrata.

•  L'esperto respingerà l'eventuale richiesta del committente di utilizzarequestionari di personalità e test proiettivi come prova unica di selezione e liuserà solo come supporto ad un percorso di valutazione o selezione piùarticolato.

•  È auspicabile usare con oculatezza e solo qualora non esistano strumenti

alternativi, i test proiettivi.

•  I test proiettivi devono essere utilizzati solo da coloro che abbiano seguito unpercorso di approfondimento formativo specifico.

•  I test costruiti appositamente dovrebbero rispondere ai criteri di affidabilitàmetodologica e dunque rispondere ai requisiti di validità e attendibilità. Inoltrela costruzione di un test non deve fare unico riferimento al rigore metodologicoma anche al rigore e alla chiarezza epistemologica.

•  La costruzione di test ad hoc e di esercitazioni individuali e di gruppo, proprio inquanto deve garantire rigore e affidabilità dello strumento, deve prevedere in

fase di progettazione un'indicazione congrua dei costi.

•  La costruzione di test ad hoc e di esercitazioni individuali e di gruppo deveprevedere indicazioni metodologiche dettagliate sulla somministrazione al finedi garantire uniformità inter-somministratore.

•  L'esperto si impegna alla salvaguardia e al presidio del setting disomministrazione degli strumenti, in termini di ambiente, tempo, istruzioni,clima relazionale, chiarezza e trasparenza delle comunicazioni. Il setting dellasomministrazione deve essere in primo luogo uniforme al fine di garantireun'equità di trattamento ai candidati. Ad esempio stili e scelte disomministrazione più o meno ansiogeni devono essere resi uniformi entro un

medesimo percorso di valutazione. L'ambiente deve essere luminoso e unospazio congruo deve essere garantito a ciascun candidato, il rapporto fracandidati e somministratore deve essere mantenuto neutrale (non aggressivo,non amicale, ecc.), deve essere garantita la chiarezza e l'avvenutacomprensione delle istruzioni.

•  L'esperto deve garantire trasparenza sulle dimensioni generali indagate daglistrumenti. In particolare è importante chiarire la specificità delle prove rispettoall'indagine di alcune caratteristiche del profilo di ruolo. Ciò diviene inparticolare irrinunciabile quando il feedback dei risultati non è mediato (es.graduatorie affisse). Infatti, in caso di iter concorsuali o selettivi su grandinumeri, qualora non fosse possibile, per problemi logistici o di tempo, restituire

ai candidati un feedback filtrato delle proprie prestazioni ai test, l'esperto si

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assicurerà una comunicazione chiara ai candidati in fase di somministrazionesul carattere non globale della valutazione finale e sull'ancoraggio che i risultatidei test mantengono con specifiche capacità relative al profilo di ruolo,consentendo loro, in tal modo, di interpretare in modo più competente econtestualizzato i risultati.

•  Le restituzioni dei dati emersi dagli strumenti testologici non si connotano comerisposte diagnostiche di personalità, né vengono date attraverso dati grezzi. Lerestituzioni si configurano come feedback mediati dal riferimento specifico alprofilo di ruolo.

•  Se il test non è una prova unica ma è uno strumento di supporto le restituzionivanno date sulla globalità del percorso di valutazione.

•  Lo psicologo considera inaccettabile produrre valutazioni all'insaputa dei

candidati e si assicura che i soggetti sottoposti a valutazione ne siano aconoscenza; ha cura di comunicare ai soggetti valutati i tempi, i contesti e leattività che egli utilizza per trarre informazioni a fini valutativi.

•  Nelle valutazioni lo psicologo si ispira a principi di equità, imparzialità,ancoraggio a criteri scientificamente e metodologicamente fondati e non utilizzala sua posizione per trarre vantaggi personali.

•  Nei percorsi di valutazione residenziali (es. assessment center) è necessarioconsentire ai candidati il mantenimento di difese. Dunque è indicabilemantenere per quanto possibile un atteggiamento neutrale e uniforme coidiversi candidati, nei momenti informali chiarire che il rapporto rimane

valutato-valutante e non esita in amicalità, avere chiaro che i momentiinformali possono suggestionare i candidati o lo stesso valutatore o suggerirecomportamenti o atteggiamenti più appetibili, ecc.

•  Ogni esercitazione va usata come prova indipendente, come momento diosservazione a se stante, procedendo non in una logica confermatoria, cheporterebbe il valutatore a filtrare le osservazioni successive cercando confermedi quanto osservato all'inizio, ma in una logica falsificatoria.

•  Nell'utilizzo delle prove svolte in un setting di gruppo è necessario mantenerelucidità per non lasciarsi influenzare dal gruppo; ossia, il percorso divalutazione va inteso non come valutazione del "migliore" nel gruppo ma come

valutazione di una corrispondenza fra caratteristiche della persona ecaratteristiche del profilo di ruolo. È necessario non utilizzare la logicacomparativa anche per ciò che riguarda i diversi momenti di valutazione.

•  L'esperto non accoglie la richiesta del committente di avere, oltre allerestituzioni complessive, anche i profili di personalità emersi dagli strumentitestologici.

•  Per gestire le eventuali dissonanze valutative emerse dai percorsi divalutazione articolati in più prove:

I) è auspicabile che il percorso di valutazione o selezione sia organizzato inmodo tale da prevedere uno spazio finale specificamente deputato allaverifica delle eventuali contraddizioni emerse e alla formulazione di ipotesi

valutative volte all'integrazione degli elementi emersi (elettivamente lo

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strumento del colloquio individuale)II) è raccomandato che l'esperto non utilizzi una strategia di negazionedelle dissonanze, ad esempio escludendo la validità di uno degli elementi incontraddizione, ma che le usi come parte integrante del processo divalutazione.

Il colloquio è una conversazione tra esperto e candidato finalizzata all'acquisizione disufficienti elementi di valutazione di idoneità delle caratteristiche, idee, aspirazioni,motivazioni, opinioni ed esperienze del candidato stesso rispetto ad una posizionespecifica o agli obiettivi di un percorso di valutazione, sulla base di indicazionidelineate dalla committenza.

COMPETENZE NECESSAR I E

Conoscenze

IL COLLOQUIO DI SELEZIONE 

•  Conoscenza della dinamica relazionale e comunicativa.

•  Conoscenza delle tecniche di intervista strutturata, degli strumenti,metodologie e riferimenti del colloquio.

•  Conoscenza di sé, delle proprie modalità relazionali e delle proprie reazioni.

• 

Conoscenza della posizione e del contesto di riferimento (quando leinformazioni relative possono essere accessibili).

Capacità

•  Capacità di utilizzare la competenza psicologica con finalità non terapeutiche.

•  Empatia come capacità di cogliere i "segnali" dell'altro avendo a disposizione untempo limitato.

• 

Capacità di ascolto e comunicazione.

•  Capacità di analisi, relativa ai diversi aspetti della vita del selezionato.

•  Capacità espositiva intesa come capacità di utilizzare linguaggi diversi,facendosi comprendere dal candidato.

•  Capacità consulenziali.

•  Capacità diagnostiche e valutative.

• 

Capacità di riconoscere e gestire le proprie reazioni emotive e i propri pregiudizi

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nel rapporto col candidato.

OB I ET TI V I R I L EV A N TI

Gli aspetti più rilevanti da un punto di vista deontologico concernono:•  Il rispetto dei diritti e della dignità delle persone, ponendo particolareattenzione alla costituzione di un setting di scambio adeguato e alladisponibilità di spazio di ascolto del candidato, anche attraverso la garanzia unacongrua quantità di tempo a disposizione del colloquio.

•  Il mantenimento dei confini di ruolo e interpersonali, intesi come attenzione airuoli che nella situazioni di selezione e valutazione vengono giocati,mantenendo il clima dello scambio non amicale né troppo freddo, sia inriferimento alle modalità relazionali utilizzate, sia in riferimento ai contenutiesplorati. Una chiarezza e una coerenza nei confini di ruolo implica, inoltre, lanetta distinzione fra il livello consulenziale del rapporto e la dimensione

terapeutica, che in nessun caso deve intervenire a connotare lo scambio.

•  Rispettare i ritmi e il linguaggio del candidato, ponendo le domande ecostruendo l'interazione in modo chiaro, non intrusivo, comprensibile eutilizzabile per la persona.

•  La gestione del colloquio come strumento di verifica e crescita sia del candidatosia dell'organizzazione che può ottenere in tal modo dei feedback sulla realtàesterna.

•  L'evitamento e il controllo di eventuali "scivolamenti" del candidato sulla sferadel profondo che facilmente possono presentarsi nel caso in cui l'esperto sia

uno psicologo.

S I TUAZ I ON I CR I T I CHE PI Ù FREQUENT I

•  Un colloquio è una situazione in qualche modo implicante non solo per ilcandidato, ma anche per l'esperto; in esso l'esperto può avere risposte emotivein relazione all'interlocutore che possono influenzare il suo giudizio nonché lastessa gestione del colloquio.

•  L'esperto pone domande "intime" al candidato.

•  L'esperto non riesce a gestire un "effetto alone" nel processo valutativo,derivante da propri pregiudizi e valori, così da compiere inferenze, nonnecessariamente coerenti con i dati di realtà, su un complesso di caratteristichedel candidato a partire da alcuni indizi, senza compiere un percorso di verifica.

•  Il setting del colloquio viene connotato da finalità diverse da quelle divalutazione o selezione, ad esempio terapeutiche oppure di scambio amicale,comportando una "scivolamento" di contesto, in quanto tale non gestibile dalcandidato.

•  Difficoltà ad avere quegli elementi di setting necessari per lo svolgimento delcolloquio, come ad esempio tempo a disposizione scarso, interferenze,presenza di estranei).

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•  È necessario, per accordi col committente, dare, ovvero non dare, restituzioniimmediate al candidato sugli elementi della valutazione.

 

Il candidato non viene ascoltato, ne vengono raccolti solo superficiali messaggi,al candidato non viene dato un tempo sufficiente per raccontarsi e per prenderefamiliarità con la situazione di colloquio, così da inficiarne la prestazione.

COMPORTAMENT I

•  L'esperto fornisce sempre indicazioni sugli scopi generali della selezione, sulleposizioni, sulla tipologia del setting che garantiscano al candidato la chiarezzarispetto allo svolgimento del processo e alla realtà organizzativa in cui essoavviene.

• 

L'esperto gestisce il colloquio in modo da evitare qualsiasi ambiguità sul settinge sulle finalità del colloquio stesso (ad esempio l'ambiguità alimentata daun'aspettativa di valenza terapeutica del colloquio).

•  L'esperto assicura le condizioni ottimali del setting in termini di tempo, spazio,clima, tali da suscitare nel candidato la sensazione di benessere (in tal senso,ad esempio, il tempo da dedicare a ogni colloquio deve essere congruo ecoerente sia con gli obiettivi conoscitivi del percorso di valutazione o selezionesia anche con gli obiettivi di costituzione di un setting adeguato esufficientemente accogliente, e comunque mai inferiore a 20 minuti).

•  L'esperto mantiene un comportamento che garantisca nel candidato la certezza

del rispetto dei propri diritti e della propria dignità.

•  L'esperto non pone domande intime che il candidato possa percepire comeintrusive o non pertinenti.

•  L'esperto mantiene un'attenzione costante sulle proprie modalità relazionali e direazione rispetto alle varie tipologie di interlocutori e di setting. In particolarel'esperto deve imparare a riconoscere e gestire le proprie risposte emotive nellarelazione con il candidato o con il contesto, riconoscere i propri pregiudizi e ilrischio di compiere inferenze senza sottoporle a verifica e falsificazione.

•  L'esperto gestisce il colloquio in una logica di "responsabilità sociale", in terminidi orientamento e crescita personale del candidato.

•  Qualora si renda necessaria la presenza di altri osservatori (come ad esempionei concorsi aperti al pubblico) l'esperto deve limitare o contenerel'approfondimento dei temi.

•  L'esperto previene attivamente, già in fase di progettazione e preventivo deicosti, l'eventualità di avere a disposizione per i colloqui un tempo non congruo.

•  Chiarire al committente che se il contesto richiedesse la presenza nel colloquiodi uno o più osservatori, è necessario ridimensionare l'efficacia del colloquio e

la possibilità di approfondimento della conoscenza.

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E' il processo di rielaborazione e restituzione dei dati rilevati e rilevanti del processo divalutazione/selezione. Solitamente, la sintesi di questi dati costituisce la base per ilreport al committente e all'utente.

COMPETENZE NECESSAR I E

Conoscenze

RESTITUZIONE E CONSERVAZIONE DEI DATI 

•  Conoscenza delle problematiche connesse alla tutela della privacy, sia relativealla normativa vigente, sia relative più globalmente al rispetto della persona.

•  Conoscenza dei meccanismi di difesa che la persona utilizza ancheinconsapevolmente ad autotutela.

Capacità

•  Capacità di ricondurre a sintesi globale gli elementi emersi lungo il processo divalutazione senza tralasciare particolari rilevanti.

•  Capacità di utilizzare forme e linguaggi di restituzione adatti a essere compresidalla committenza e dagli utenti conservando al tempo stesso la specificitàdegli elementi tecnico professionali.

OB I ET TI V I R I L EV A N TIGli aspetti più rilevanti sotto il profilo deontologico in questa fase dell'interventoconcernono la restituzione dei dati rilevati secondo una modalità che persegua lacompletezza, la pertinenza, la tutela della privacy, lo sviluppo dei soggetti coinvolti.

•  Perseguire l'ancoraggio ad un'esposizione di dati e a una descrizione di variabilicoerenti con le categorie individuate nel profilo definito precedentemente.

•  Perseguire un'ottica di tutela e sviluppo sia dell'organizzazione committente siadei soggetti inseriti all'interno del percorso di valutazione.

• 

Consentire ai committenti e ai candidati di comprendere i dati acquisiti egarantire ai soggetti coinvolti nel processo di valutazione, informazione edesercizio di controllo su tali dati.

•  Garantire il rispetto della privacy nella conservazione dei dati e restituzione deidati all'utente (test, esercitazioni, schede, ecc.)

S I TUAZ I ON I CR I T I CHE PI Ù FREQUENT I

•  Richiesta da parte di soggetti estranei allo staff di valutazione (committenti,soggetti) di accedere direttamente ai materiali "grezzi" utilizzati emersinell'ambito delle procedure (profili di test, appunti e registrazioni, commenti a

prove esercitative, ecc.).

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•  Acquisizione di informazioni sui candidati attraverso terzi o in modoaccidentale.

•  Concentrazione delle procedure di valutazione in tempi ristretti che riducono oimpediscono la possibilità di un feedback adeguato ai soggetti coinvolti.

•  Richiesta del committente di dare feedback ai candidati (sui test), senza alcontempo consentire la costituzione di un setting di restituzione adeguato.

•  Richiesta del committente di non dare feedback ai candidati.

COMPORTAMENT I

• 

L'esperto o lo staff di valutazione sono responsabili della conservazione eprotezione dei dati; i dati personali trattati in modo automatizzato e/o manualedevono essere custoditi e controllati in modo da evitarne la perdita, ladistruzione e l'accesso non autorizzato, anche al fine di ridurre al minimo ilrischio di trattamento non consentito o non conforme alla finalità della raccolta.

•  L'esperto si astiene dal fornire a soggetti estranei allo staff i materiali grezziutilizzati nel corso delle procedure: profili di test, appunti e registrazioni,commenti a prove esercitative. Non costituisce eccezione a questo principiol'eventuale specializzazione professionale in settori inerenti alla valutazione oalla selezione.

•  L'esperto o lo staff di valutazione restituiscono i dati di valutazione sempre informa filtrata attraverso la redazione di un apposito profilo o report.

•  Nel report, pur espresso in forme diverse, sono riportati esclusivamente queidati e quelle informazioni relativi alle variabili definite all'interno del profilo;l'esperto si astiene dall'inserire nel profilo note, informazioni o commentiestranei o sovrabbondanti rispetto alle finalità della valutazione effettuata.

•  Qualora i soggetti coinvolti nel processo di valutazione chiedano di accedere aidati o alle prove secondo i diritti che la legge prevede, saranno consegnate leprove così come compilate prive di eventuali commenti, profili automatizzati,

ecc.

•  Nella redazione dei profili e dei report l'esperto utilizza solo le informazioniricavate dalle prove e dalle procedure previste nell'ambito del processovalutativo; nella definizione delle valutazioni non utilizza informazioni noncomprovate dalle metodologia e dagli strumenti impiegati (a esempio acquisitein modo accidentale, riferite da terzi, ecc.).

•  Nella redazione dei profili l'esperto utilizza un linguaggio che, pur conservandola specificità e la peculiarità terminologico-descrittiva di un approccio allavalutazione scientificamente e metodologicamente fondato, sia chiaramenteintelligibile e comprensibile per i suoi destinatari. Se non è certo di una chiara

comprensione da parte dei destinatari dei linguaggi e delle metodologie di

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comunicazione utilizzate, l'esperto provvede a porre in atto più adeguatidispositivi di chiarimento e restituzione.

• 

L'esperto ha chiaro e chiarisce ai propri interlocutori i limiti di attendibilità evalidità dei dati rilevati e delle descrizioni presentati.

•  L'esperto opera per definire procedure di valutazione che consentano in tutte lesituazioni in cui questo è possibile una restituzione ai candidati adeguataall'impegno loro richiesto nel processo di valutazione. A questo scopo preferisceutilizzare una restituzione mediata da un colloquio e qualora le condizioniorganizzative o la numerosità dei candidati impediscano tale modalità provvedea informare gli interessati sulle forme di restituzione.

•  Qualora la restituzione avvenga mediante la comunicazione di risultati di provein forma di punteggi, coefficienti, graduatorie, valutazione di idoneità, giudizi

sintetici, l'esperto opera affinché i candidati siano in grado di attribuire uncorretto significato alle valutazioni espresse.

•  Nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali della persona, tutti i dati e lenotizie riguardanti il committente e il candidato, acquisiti nel corso dell'incaricoprofessionale, devono essere considerati riservati e coperti da segretoprofessionale.

•  Nell'ambito delle procedure di selezione l'esperto non fornisce al committentealcuna informazione in merito ad un dipendente del committente che siaentrato in contatto con il professionista in qualità di candidato. Più in dettaglionel caso il professionista venga in possesso, per qualsiasi motivo ed in qualsiasi

modo, di un curriculum vitae o di una domanda di un candidato dipendente diun committente, è opportuno non trasmettere al committente all'insaputa delcandidato, l'informazione di avere ricevuto o di possedere detto materiale.

•  Se il committente chiede di non dare feedback ai candidati sui risultati, chepotrebbe essere in relazione ad una cultura aziendale sul valore dellavalutazione, e dunque rappresentare un elemento fortemente radicato,l'esperto si assicura una comunicazione chiara e trasparente in fase di contattocoi candidati circa l'accordo di non restituzione esistente con il committente.

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