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IL CODICE DEONTOLOGICO

CNF approva il Codice con Delibera del

31.1.2014

Entrata in vigore: 15.12.2014

STRUTTURA

73 ARTICOLI

7 TITOLI

CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE

CODICE DEONTOLOGICO (2014)

CODICE DEONTOLOGICO (2014)

CODICE DEONTOLOGICO (2014)

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ART. 38 – RAPPORTO DI COLLEGANZA

[ ART. 22 RAPPORTO DI COLLEGANZA ]

1. L’avvocato che intenda promuovere un giudizio nei confronti di un collega per fatti attinenti all’esercizio della professione deve dargliene preventiva comunicazione per iscritto, salvo che l’avviso possa pregiudicare il diritto da tutelare.

2. L’avvocato non deve registrare una conversazione telefonica con un collega; la registrazione nel corso di una riunione è consentita soltanto con il consenso di tutti i presenti.

3. L’avvocato non deve riportare in atti processuali o riferire in giudizio il contenuto di colloqui riservati intercorsi con colleghi.

4. La violazione del dovere di cui al co. 1 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento. La violazione dei divieti di cui ai co. 2 e 3 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

COLLEGAMENTI

Articolo 22 Cod. deont. 1997 *** **** ***

Art. 19 - Doveri di lealtà e correttezza verso i colleghi e le Istituzioni forensi.

L’avvocato deve mantenere nei confronti dei colleghi e delle Istituzioni forensi un comportamento ispirato a correttezza e lealtà.

Art. 46 – Dovere di difesa nel processo e rapporto di colleganza

1.Nell’attività giudiziale l’avvocato deve ispirare la propria condotta all’osservanza del dovere di difesa, salvaguardando, per quanto possibile, il rapporto di colleganza. […… ].

Dovere di colleganza subordinato al dovere di difesa

CASISTICA

• Obbligo di fornire notizie vere sulle iniziative in corso • Obbligo di seguire le trattative in corso •  Rispetto degli impegni assunti verso un collega

•  Il canone 2 vecchio Cod. Deont. era stato modificato nel 2006: il testo precedente richiedeva la preventiva informazione al COA per un tentativo di conciliazione. Attualmente è sufficiente inviare una preventiva informazione al collega e l’obbligo riguarda soltanto azioni per fatti attinenti all’attività professionale.

SEGUE

•  Registrazione delle conversazioni. •  Il divieto è di carattere assoluto e generale. •  L’eventuale tutela di un legittimo interesse – leso o

messo in pericolo dall’altrui condotta (divulgazione per impedire che un reato sia portato a compimento) – legittima la registrazione e la successiva rivelazione (Cass. Sez. I n. 7072/1993 e CNF n. 118/1995) (estrosione). •  Illiceità della registrazione: CNF, 27.6.2003, n. 207, in

Rass. Forense, 2004, 1127.

DIFENSORE D’UFFICIO

ART. 46 RAPPORTO DI COLLEGANZA E

DOVERE DI DIFESA NEL PROCESSO [ ART. 23 …..]

1.  Nell’attività giudiziale l’avvocato deve ispirare la propria condotta all’osservanza del dovere di difesa, salvaguardando, per quanto possibile, il rapporto di colleganza.

2. L’avvocato deve rispettare la puntualità sia in sede di

udienza che in ogni altra occasione di incontro con colleghi; la ripetuta violazione del dovere costituisce illecito disciplinare. 3. L’avvocato deve opporsi alle istanze irrituali o ingiustificate che, formulate nel processo dalle controparti, comportino pregiudizio per la parte assistita.

SEGUE ART. 46

4. Il difensore nominato di fiducia deve comunicare tempestivamente al collega, già nominato d’ufficio, l’incarico ricevuto e, senza pregiudizio per il diritto di difesa, deve sollecitare la parte a provvedere al pagamento di quanto dovuto al difensore d’ufficio per l’attività svolta.

5. L’avvocato, nell’interesse della parte assistita e nel rispetto della legge, collabora con i difensori delle altre parti, anche scambiando informazioni, atti e documenti.

6. L’avvocato, nei casi di difesa congiunta, deve consultare il codifensore su ogni scelta processuale e informarlo del contenuto dei colloqui con il comune assistito, al fine della effettiva condivisione della difesa.

SEGUE ART. 46

7. L’avvocato deve comunicare al collega avversario l’interruzione delle trattative stragiudiziali, nella prospettiva di dare inizio ad azioni giudiziarie.

8. La violazione dei doveri di cui ai commi da 1

a 6 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento. La violazione del dovere di cui al comma 7 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

CASISTICA

•  Il dovere di difesa prevale sul rapporto di colleganza; •  n o n e s c l u d e , a n z i , l o p r e s u p p o n e , u n

comportamento ispirato alla lealtà e alla probità (art. 88 cpc)

•  Partecipazione all’udienza: condotta; •  Richiesta di rinvio: condotta; •  Nomina di fiducia: rapporti con il difensore d’ufficio

MANCATO PREAVVISO AL COLLEGA

Condotta da tenere fra colleghi in relazione alle somme dovute dal cliente a seguito di pronuncia giudiziale (CNF 14.10.2004 n. 233)

CNF 28.12.2012, n. 206: non integra l’illecito

deontologico (lealtà e correttezza) intimare l’atto di precetto senza preavviso al Collega, difensore della parte soccombente che – dopo la pronuncia giudiziale – non aveva richiesto il conteggio delle somme dovute.

SEGUE

•  Collaborazione con difensori di altre parti: processo penale;

•  Limiti: interesse della parte assistita e rispetto della legge (in Remo Danovi, Commentario…, si legge:” il pericolo latente..è che la comunicazione ..realizzi u n ’ i p o t e s i d i f a v o r e g g i a m e n t o , d i c u i inevitabilmente verrebbe accusato il difensore”

• 

IL FAVOREGGIAMENTO

L’AVVOCATO (?) E IL CARABINIERE

L’AVVOCATO E IL CARABINIERE

•  L’ipotesi trattata da Cass. Sez. VI penale, n. 35327, del 22.08.2013 riguarda una notizia appresa dall’avvocato da un suo amico carabiniere, incaricato di procedere nei confronti di un indagato, circa l’imminente esecuzione di una misura cautelare. •  Ritenuta l’illiceità del modo in cui la notizia era stata

appresa, è stata confermata (annullamento con rinvio limitatamente ad una aggravante) la condanna inflitta al difensore.

ANCORA IL FAVOREGGIAMENTO

Cass. pen. Sez. VI 18.05.2010 n. 20813.

Lo sguardo al terminale!

LO SGUARDO AL TERMINALE

•  L’avvocato «capta» la notizia della richiesta di una misura cautelare a carico di un suo assistito dal terminale della Procura della Repubblica, lasciato aperto da un impiegato. •  Assoluzione perché l’acquisizione dell’informazione

è dovuta ad un caso fortuito.

L’avvocato, noto penal ista, è dest inatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Reato ipotizzato: concorso esterno in associazione mafiosa. L’avvocato, non nominato difensore di fiducia, aveva attinto informazioni da un collega di studio, difensore d’ufficio di un correo. Aveva quindi telefonato al «cliente» e gli aveva riferito che secondo lui il PM aveva chiesto misure cautelari contro lo stesso cliente. Tribunale del Riesame non aderiva alla prospettazione contenuta nell’ordinanza impositiva, ritenendo che:

SEGUE

1.  Il rapporto tra l’avvocato ed il cliente era pur sempre di natura fiduciaria (l’avvocato aveva difeso da sempre quel cliente) per cui anche in mancanza di un mandato formale il tutto si inquadrava nel rapporto cliente/avvocato;

2.  Non si configurava neppure l’ipotesi minore di favoreggiamento,

3.  perché il difensore di un indagato non ha alcun obbligo di mantenere il segreto sull’atto a cui ha assistito (interrogatorio), se l’atto non è secretato.

RICORSO PER CASSAZIONE

Il PM ricorreva per Cassazione, ritenendo violate le regole deontologiche del dovere di correttezza e fedeltà da parte degli avvocati. Conseguentemente era esclusa la scriminante dell’art. 51, cioè dell’esercizio del legittimo diritto di difesa – Cass. Pen. Sez. I, 11547 del 01.03.2005 rigetta il ricorso, ritenendo che gli atti di indagine sono coperti da segreto fino a quando l’imputato non ne possa avere conoscenza e comunque fino alla conclusione delle indagini preliminari. Afferma che il difensore, munito o meno di mandato per quel particolare procedimento, può legittimamente acquisire informazioni su un indagine in corso che potrebbe interessare il proprio cliente purché l’acquisizione sia lecita. Ed aggiunge che l’acquisizione è lecita ogni qualvolta non sia avvenuta in violazione delle regole dell’art. 329 c.p.p.

SEGUE – LA REGOLA

«l’ ipotesi d’accusa della i l l iceità di questa acquisizione, per violazione di regole deontologiche di correttezza e fedeltà da parte del difensore propalante e di quello ricevente le notizie, appare non fondata, ben potendo 2 difensori scambiarsi notizie, legittimamente acquisite, sul medesimo procedimento»

ART. 39 – RAPPORTI CON I COLLABORATORI

DELLO STUDIO. [ ART. 25 …. ]

  1.  L’avvocato deve consentire ai propri

c o l l a b o r a t o r i d i m i g l i o r a r e l a l o r o preparazione professionale e non impedire od ostacolare la loro crescita formativa, compensandone in maniera adeguata la collaborazione, tenuto conto dell’utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio.

2.  La violazione dei doveri di cui al presente articolo comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento.

COLLEGAMENTI

Articolo 7 (Responsabilità disciplinare per atti di associati, collaboratori e sostituti)

Art. 40 (Rapporti con i praticanti)

ART. 40 – RAPPORTI CON I PRATICANTI. [ ART. 26 ….]

1.  L’avvocato deve assicurare al praticante l’effettività e la proficuità della pratica forense, al fine di consentirgli un’adeguata formazione.

2.  L’avvocato deve fornire al praticante un idoneo ambiente di lavoro e, fermo l’obbligo del rimborso delle spese, riconoscergli, dopo il primo semestre di pratica, un compenso adeguato, tenuto conto dell’utilizzo dei servizi e delle strutture dello studio.

SEGUE ART. 40

3. L’avvocato deve attestare la veridicità delle annotazioni contenute nel libretto di pratica solo in seguito ad un adeguato controllo e senza indulgere a motivi di favore o amicizia.

4. L’avvocato non deve incaricare il praticante di svolgere attività difensiva non consentita.

5. La violazione dei doveri di cui ai commi 1, 2 e 3 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento. La violazione del divieto di cui al comma 4 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

LEGGE PROF. - ARTICOLO 41

(Contenuti e modalità di svolgimento del tirocinio). 1.Il tirocinio professionale consiste nell’addestramento, a contenuto teorico e pratico, del praticante avvocato finalizzato a fargli conseguire le capacità necessarie per l’esercizio della professione di avvocato e per la gestione di uno studio legale nonché a fargli apprendere e rispettare i principi etici e le regole deontologiche.

SEGUE – ART. 41

DURATA è 18 mesi (applicazione immediata)

INTERRUZIONE < 6 MESI

5. Il tirocinio è svolto in forma continuativa per diciotto mesi. La sua interruzione per oltre sei mesi, senza alcun giustificato motivo, anche di carattere personale, comporta la cancellazione dal registro dei praticanti, salva la facoltà di chiedere nuovamente l’iscrizione nel registro, che può essere deliberata previa nuova verifica da parte del consiglio dell’ordine della sussistenza dei requisiti stabiliti dalla presente legge.

ART. 41 (COMMA 6)

Dove può essere svolto il tirocinio ?

lett. a) AVVOCATO CON ANZIANITA’ DI ISCRIZIONE ALL’ALBO

NON INFERIORE A CINQUE ANNI

ART. 41 (COMMA 6)

Dove può essere svolto il tirocinio ?

lett. b)

AVVOCATURA DI STATO O UFFICIO LEGALE DI ENTE PUBBLICO O PRESSO UN UFFICIO GIUDIZIARIO PER

NON PIU’ DI 12 MESI

ART. 41 (COMMA 6)

Dove può essere svolto il tirocinio ?

lett. c)

Fino a 6 mesi In altro Paese UE presso avvocato abilitato

all’esercizio della professione

ART. 41 (COMMA 6)

Dove può essere svolto il tirocinio ?

lett. d)

Fino a 6 mesi Nell’ultimo anno di corso laurea giurisprudenza nel

caso di accordi con Università e Ordini

ART. 42

(Norme disciplinari per i praticanti). 1. I praticanti osservano gli stessi doveri e norme deontologiche degli avvocati e sono soggetti al potere disciplinare del consiglio dell’ordine.

CASISTICA

COA Bologna, 15.4.1980 CNF, 28.7.1999, n. 101, sanzione all’avvocato che ha

inserito nel mandato difensivo il praticante non abilitato Ed ancora, CNF, 24.10.2003, n. 306, sanzione all’avvocato che ha

firmato l’atto giudiziario insieme al praticante non abilitato

Controllo della veridicità delle annotazioni (libretto di

pratica): CNF, 19.2.2002, n. 3

ART. 41 – RAPPORTI CON PARTE

ASSISTITA DA COLLEGA [ART. 27 – OBBLIGO DI CORRISPONDERE CON IL COLLEGA ]

1. L’avvocato non deve mettersi in contatto diretto con la controparte che sappia assistita da altro collega.

2. L’avvocato, in ogni stato del procedimento e in ogni grado del giudizio, può avere contatti con le altre parti solo in presenza del loro difensore o con il consenso di questi.

3. L’avvocato può indirizzare corrispondenza direttamente alla controparte, inviandone sempre copia per conoscenza al collega che la assiste, esclusivamente per richiedere comportamenti determinati, intimare messe in mora, evitare prescrizioni o decadenze.

4. L’avvocato non deve ricevere la controparte assistita da un collega senza informare quest’ultimo e ottenerne il consenso.

5. La violazione dei doveri e divieti di cui al presente articolo comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

CORRISPONDENZA TRA COLLEGHI

ART. 48 – DIVIETO DI PRODURRE LA CORRISPONDENZA SCAMBIATA CON IL COLLEGA.

[ART. 28 …..] 1. L’avvocato non deve produrre, riportare in atti

p r o c e s s u a l i o r i f e r i r e i n g i u d i z i o l a corrispondenza intercorsa esclusivamente tra colleghi qualificata come riservata, nonché quella contenente proposte transattive e relative risposte.

2. L’avvocato può produrre la corrispondenza intercorsa tra colleghi quando la stessa:

a)  costituisca perfezionamento e prova di un accordo;

b)  b) assicuri l’adempimento delle prestazioni richieste.

SEGUE – ART.48

3. L’avvocato non deve consegnare al cliente e alla parte assistita la corrispondenza riservata tra colleghi; può, qualora venga meno il mandato professionale, consegnarla al collega che gli succede, a sua volta tenuto ad osservare i l medesimo dovere di riservatezza.

4. L’abuso della clausola di riservatezza costituisce autonomo illecito disciplinare.

5. . La violazione dei divieti di cui ai precedenti commi comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura

RISERVATA NON PRODUCIBILE

Il mittente qualifica riservata la corrispondenza. Il destinatario non può assolutamente contestare la qualificazione, anche se la stessa QUALIFICAZIONE fosse illogica o inconferente. C.N.F., 21.02.2005, n. 36: è inammissibile ogni valutazione discrezionale del carattere riservato della corrispondenza.

REGOLE COMPLEMENTARI

Accordo perfezionato

producibile la corrispondenza che ne costituisca attuazione

SEGUE – REGOLE COMPLEMENTARI

Comunicazione di adempimento da parte del cliente: corrispondenza producibile;

SEGUE – REGOLE COMPLEMENTARI

Revoca del mandato – rinuncia:

l’avvocato deve selezionare il fascicolo, non consegnando al cliente la corrispondenza riservata del collega avversario. La stessa corrispondenza potrà essere consegnata soltanto al collega che succede nel mandato, il quale dovrà mantenere lo stesso obbligo di riservatezza.

COLLOQUI TRA DIFENSORI

Anche i colloqui tra difensori sono da qualificarsi riservati. Non si deve far riferimento agli stessi negli scritti difensivi o far riferimento a documenti scambiati per chiedere al Giudice l’ordine di produzione. •  C.N.F. 02.12.1991, n. 119 ha ritenuto lecito produrre

la documentazione quando l’avversario lo abbia fatto per primo. •  C.N.F. del 2008 sembra aver mutato interpretazione. •  Remo Danovi ritiene che il divieto non possa essere

superato dalla condotta di uno dei due colleghi.

ART. 42 – NOTIZIE RIGUARDANTI IL COLLEGA

[ART. 29 ….]

1. L’avvocato non deve esprimere apprezzamenti denigratori sull’attività professionale di un collega.

2. L’avvocato non deve esibire in giudizio documenti relativi alla posizione personale del collega avversario né utilizzare notizie relative alla sua persona, salvo che il collega sia parte del giudizio e che l’utilizzo di tali documenti e notizie sia necessario alla tutela di un diritto.

3. La violazione dei divieti di cui ai precedenti commi comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento.  

CASISTICA

CNF, 26.9.1986; 4.5.1991; 29.11.2001 è notizia di

presentazione di esposti e querele nei cfr. di un collega, peraltro, poi, tutti archiviati

ART. 43 – OBBLIGO DI SODDISFARE LE PRESTAZIONI AFFIDATE AD ALTRO COLLEGA.

[ART. 30 ….]  

1.  L’avvocato che incarichi direttamente altro co l lega d i e se rc i ta re le funz ion i d i rappresentanza o assistenza deve provvedere a compensarlo, ove non adempia il cliente.

2. La violazione del dovere di cui al precedente

comma comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

COLLEGAMENTI

Art. 19 (Doveri di lealtà e di correttezza verso i colleghi e le Istituzione Forensi)

Responsabilità del mandante (art. 1719 c.c.) Prestatore d’opera (art. 2232 c.c.)

CASISTICA

Non basta indagare circa la presenza di una procura congiunta, quanto verificare le modalità di svolgimento dell’incarico, perché non deve essere necessariamente colui che ha rilasciato la procura a dover pagare, ma potrebbe ben essere anche soltanto colui che abbia affidato al legale il mandato di patrocinio (nei confronti di un terzo).

Cass., 20.11.2013, n. 26060.

ART. 44 – DIVIETO DI IMPUGNAZIONE DELLA TRANSAZIONE RAGGIUNTA CON IL COLLEGA.

[ ART. 32….. ]

1.  L’avvocato che abbia raggiunto con il collega avversario un accordo transattivo, accettato dalle parti, deve astenersi dal proporne impugnazione, salvo che la stessa sia giustificata da fatti sopravvenuti o dei quali dimostri di non avere avuto conoscenza.

2.  La violazione del dovere di cui al precedente comma comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.

ART. 45 - SOSTITUZIONE DEL COLLEGA

NELL’ATTIVITÀ DI DIFESA. [ ART. 33 ….]

1. Nel caso di sostituzione di un collega per revoca dell’incarico o rinuncia, il nuovo difensore deve rendere nota la propria nomina al collega sostituito, adoperandosi, senza pregiudizio per l’attività difensiva, perché siano soddisfatte le legittime richieste per le prestazioni svolte.

2. La violazione dei doveri di cui al precedente comma comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento.

DEONTOLOGIA FORENSE: LE PRINCIPALI NOVITA’

GRAZIE PER L’ATTENZIONE !!!