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Con l'ennesima partecipazione ai Grandi Giochi Romani la Cohors III Praetoria diventa certamente il gruppo con più partecipazioni a questo meraviglioso evento. Probabilmente a parità con altri gruppi come gli amici della Legio XII Fulmi- nata, ma sebbene questa non sia una gara, è significativo ri- cordare questi dati statistici per capire quale sia la considera- zione nei confronti del nostro gruppo e di quale importante ruolo abbiamo nel panorama rievocativo. Quest'anno le novità sono state molte a livello organizzativo a cominciare dalla condivisione del pullman con altri gruppi e molte delle cose che lo scorso anno sono state da me vissu- te con enorme stress sono filate via lisce senza tensioni e sen- za preoccupazioni nonostante le nostre vicende interne risa- lenti a febbraio e marzo. Guardando indietro anzi si può affermare che lo scossone che ci ha colpito è servito sia a farci conoscere meglio sia a motivare le persone e a cimentare il gruppo con il risultato che a Nimes tutto è sembrato ancora più oliato e ben orga- nizzato al nostro interno con una partecipazione di tutti più convinta, serena ed efficace. L'utilizzo del pulmann è stato uno splendido inizio: azzerato lo stress del viaggio, l'arrivo a Nimes è stato perfetto e senza quello stillicidio di attese e piccoli ritardi che creano da subi- to apprensione. Un serie infinita di piccoli problemi rimossi al 100%. E si vede subito che alle prove generali del venerdì pomerig- gio non si teme di finire come lo scorso anno alle otto di sera. Certamente è contata l'esperienza dei tanti gruppi già presenti la volta scorsa, Eric stesso molto più deciso e in pic- cola parte anche io mi sono messo subito e senza indugi ad aiutare il coordinamento insieme a Simone di Culturespaces. La vera novità thrilling quest'anno è stata certamente la pre- senza dell'elefante con cui nessuno di noi aveva mai avuto a che fare e che indubbiamente preoccupava tutti. L'elefante avrebbe dovuto sfilare in un corridoio grande a sufficienza per poi farsi “abbattere” nelle retrovie. Alle prove del venerdì, complice anche un po' di emozione della simpatica bestia, in effetti qualche piccolo problema c'è stato. Infatti l'elefante, sempre alla ricerca di qualche caroti- ANNO IX N.44 31 OTTOBRE MMXV AD LOCVTIO COHORS III PRAETORIA – GLADIATORES Bollettino dell'Associazione Culturale Cisalpina ANNIBALE AI GRANDS JEUX DI NIMES L'attacco con l'elefante nella battaglia del sabato. © Luigi Cardillo

COHORS III PRAETORIA - cisalpina.net · seguendo il copione loro assegnato. ... Il secondo giorno si replica e la fatica della lunga marcia si fa sentire moltissimo di più. Qualcuno

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Con l'ennesima partecipazione ai Grandi Giochi Romani laCohors III Praetoria diventa certamente il gruppo con piùpartecipazioni a questo meraviglioso evento. Probabilmente aparità con altri gruppi come gli amici della Legio XII Fulmi-nata, ma sebbene questa non sia una gara, è significativo ri-cordare questi dati statistici per capire quale sia la considera-zione nei confronti del nostro gruppo e di quale importanteruolo abbiamo nel panorama rievocativo.

Quest'anno le novità sono state molte a livello organizzativoa cominciare dalla condivisione del pullman con altri gruppie molte delle cose che lo scorso anno sono state da me vissu-te con enorme stress sono filate via lisce senza tensioni e sen-za preoccupazioni nonostante le nostre vicende interne risa-lenti a febbraio e marzo.Guardando indietro anzi si può affermare che lo scossoneche ci ha colpito è servito sia a farci conoscere meglio sia amotivare le persone e a cimentare il gruppo con il risultatoche a Nimes tutto è sembrato ancora più oliato e ben orga-nizzato al nostro interno con una partecipazione di tutti piùconvinta, serena ed efficace.

L'utilizzo del pulmann è stato uno splendido inizio: azzeratolo stress del viaggio, l'arrivo a Nimes è stato perfetto e senzaquello stillicidio di attese e piccoli ritardi che creano da subi-to apprensione. Un serie infinita di piccoli problemi rimossial 100%.

E si vede subito che alle prove generali del venerdì pomerig-gio non si teme di finire come lo scorso anno alle otto disera. Certamente è contata l'esperienza dei tanti gruppi giàpresenti la volta scorsa, Eric stesso molto più deciso e in pic-cola parte anche io mi sono messo subito e senza indugi adaiutare il coordinamento insieme a Simone di Culturespaces.

La vera novità thrilling quest'anno è stata certamente la pre-senza dell'elefante con cui nessuno di noi aveva mai avuto ache fare e che indubbiamente preoccupava tutti. L'elefanteavrebbe dovuto sfilare in un corridoio grande a sufficienzaper poi farsi “abbattere” nelle retrovie. Alle prove del venerdì, complice anche un po' di emozione della simpatica bestia, in effetti qualche piccolo problema c'è stato. Infatti l'elefante, sempre alla ricerca di qualche caroti-

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ANNO IX N.44

31 OTTOBREMMXV

AD LOCVTIOCOHORS III PRAETORIA – GLADIATORESBollettino dell'Associazione Culturale Cisalpina

ANNIBALE AI GRANDS JEUX DI NIMES

L'attacco con l'elefante nella battaglia del sabato. © Luigi Cardillo

na, annusando l'aria con la probosci-de si è gettata direttamente la centrodel quadrato al nostro fianco presidia-to dalla Legio XII di Rudilosso, la“Decima Legio” di Cascarino e dalla“Legio Decima” di Franchetti che sisono tranquillamente spostati perfare passare chi era più grosso. Ubimaior! L'incidente in realtà ha dato confi-denza a tutti che l'animale in caso disfondamento accidentale si poteva ge-stire tranquillamente semplicementespostandosi e nemmeno tanto preci-pitosamente.

Durante gli spettacoli nulla di questoè accaduto e si è visto davvero comel'elefante africano ogni giorno dive-nisse più sicuro di se regalando, allafine della seconda giornata, una cor-sa con inchino al pubblico che faceva trasparire gioia e diver-timento. Alla fine ovviamente tutti ci siamo affezionati al te-nero animale.

Al sabato si mette alla prova un'altra importante novità, ovve-ro della grande cerimonia presso i Giardini della Fontana al posto della Maison Carreé. Bel luogo e anche una buona pre-parazione degli spazi. Dall'alto la vista della folla era incredi-bile e se mi intendo un poco del capire quanta gente fosse presente mi sento di dire che sotto vi erano non meno di die-

cimila persone a guardare e fotografare una festa gigantesca.Il vero problema di quel luogo è che ha praticamente raddop-piato il percorso della parata, in altre parole ha raddoppiato la fatica che è stata al limite per moltissimi di noi non poten-do nemmeno fare pause per lasciare gli scudi.

Lo spettacolo è avvenuto come per gli altri anni. Non erava-mo più noi al centro perfetto a comandare tutta la linea, ma eravamo davanti in uno dei due quadrati di centro: ogni gruppo di testa comandava il relativo quadrato e quindi noi

2L'impressionante colpo d'occhio del tutto esaurito, prima volta che accade nella storia dei Grands Jeux Romains.

© Lugi Cardillo

Bel quadrato 4x4. Anche quest'anno nessun gruppo è riuscito a fare lo stesso oltre ilnostro. © Lugi Cardillo

il nostro composto da tre gruppi in totale. Di fatto però i dueschieramenti al centro dovevano avanzare insieme per cui alla fine il tempo lo davamo insieme io e Rudilosso della Le-gio XII e le ali avrebbero seguito più o meno in autonomia seguendo il copione loro assegnato.Per una volta Eric Teyssier ci ha chiesto di non comparire con la segmentata essendo una battaglia ambientata in perio-do repubblicano. Per cui chi aveva la hamata l'ha tenuta, gli altri hanno potuto combattere con la sola tunica con soddi-sfazione delle nostre colonne vertebrali.La battaglia è andata molto bene come spettacolo, ma ci sono stati numerosi problemi di carattere disciplinare con due contusi che sono stati medicati e portati in ospedale. Se-gno che più di qualcuno ha esagerato.Il gruppo di cartaginesi davanti a noi, guidati dal celebre rie-vocatore sprannominato Pitta, è stato più che corretto, anzi ad onore del vero viene da dire che gli italiani sono stati esemplari a questo riguardo, cosa che non si può dire dei francesi per i quali è anche visibile in video una serie di gra-vissime scorrettezze che costeranno l'esclusione di due gruppiil prossimo anno.

Il caso di quest'anno è stato proprio l'estrema violenza di al-cuni che hanno picchiato loro antagonisti con il riconosciutointento di fare male. Al termine degli scontri nessuno era in grado di dire chi fosse stato esattamente per cui Michael Couzigou disse chiaramente che avrebbe guardato i filmati e se avesse riconosciuto i responsabili disse chiaramente: “pour

ils les Grands Jeux sont fini” ovvero se li becco “per loro i giochi sono finiti”.Per la cronaca i responsabili non sono stati individuati, ma l'esame successivo dei molti filmati anche in mano nostra ha evidenziato alcuni comportamenti molto gravi e pericolosi dialcuni elementi francesi.Tra gli italiani invece non vi è stato alcun problema e questo se da un lato mi rende orgoglioso della nostra compagine dall'altro mi fa pensare che forse il mio vademecum inviato ai rievocatori durante i mesi precedenti ha sortito qualche ef-fetto. Chissà!

Il secondo giorno si replica e la fatica della lunga marcia si fa sentire moltissimo di più. Qualcuno mi riferisce di riuscire a stento ad arrivare all'arena. Ci credo, anche io pur non aven-do il problema dello sbilanciamento dello scudo ho sofferto un forte mal di schiena.Prima della battaglia il solito briefing di Eric con alcune racco-mandazioni sulla sicurezza in francese, ma poi invece di tra-durre lui per gli italiani mi cede il microfono affinché possa dire bene le stesse cose in italiano. In realtà non essendo pre-parato e non ricordando le sue esatte parole, ignoro del tuttola traduzione e parto in tromba con alcuni richiami pratici del tipo “non mirate al volto e soprattutto non lanciate alcunoggetto fuori dei momenti nei quali la controparte è pronta ariceverli” concetto che ribadisco ben tre volte ogni volta al-zando il tono e riscontrando addirittura un applauso genera-le segno che la cosa era molto sentita.

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Gruppo ottimamente schierato ai Jardins de la Fontaine.© Lugi Cardillo

Tutti concentrati, si replica. Tutto ancora quasi perfetto in un'arena che per il secondo giorno presentava un inedito tut-to esaurito che per noi voleva dire un colpo d'occhio mozza-fiato nel momento in cui si entrava nell'arena.

Luca Bonacina

IL PUNTO DEL CENTURIONimes 2016 è avvenuta in un momento storico particolare del-la nostra associazione dopo l'abbandono di un socio come Martino. A febbraio pensare di partecipare ancora con 18 perso-ne più o meno come gli anni scorsi era una vera scommessa.La riuscita di questo evento, cre-

do mai come altre volte, è dipesa dalla responsabilità e buonavolontà di tutti che si sono davvero prodigati in tutto e per tutto per riuscire a esserci e a dare il meglio per la buona riu-scita dell'evento e per il successo della nostra organizzazione.Grazie ai consiglieri “reduci” Davide e Lorenzo per l'incredi-bile energia che hanno saputo esprimere, grazie a Raul e Ro-berto per il preziosissimo e entusiastico supporto, grazie al neo papà Luca Manzoli che c'è sempre, grazie al fratello Enri-co che ha coinvolto due simpatiche e competenti reclute Fe-derico e Andrea, grazie a Igor, Andrea sempre presenti stavol-ta anche con il grande Nader, a Giorgio simpaticissima pre-

senza, grazie ad Alessandro finalmente in quel di Nimes, gra-zie ad André, Silvio, Maurizio e Francesca sempre affidabili, a Sergio che ringiovanisce ogni volta che viene a Nimes, gra-zie alla compagnia che ci valorizza anche di Stella e Giada.Infine un ringraziamento particolare anche al lavoro super-prezioso di Luigi e Massimo senza i quali non avremmo al-cun ricordo fotografico e video della nostra quarta avventura di Nimes.(e qui a questo punto spero proprio di non avere dimentica-to nessuno…)Veniamo agli aspetti tecnici.Quest'anno ho ben poco da rilevare. Tutti i problemi riscon-trati lo scorso anno sono stati superati con i semplici accorgi-menti provati in allenamento a marzo a Villa Mineur e aprilea Modena. La testudo fatta, che testudo non è, sebbene filologi-camente è una forzatura ha funzionato bene per la nostra si-curezza e noto dalle foto che invece i francesi alla nostra de-stra hanno fatto la vera testudo (alta e di movimento) come fa-cemmo noi lo scorso anno. Tra l'altro quel gruppo è quello nuovo di Eric. Mannaggia avremmo dovuto parlarci prima…Siamo stati così concentrati e addestrati nei movimenti che l'inserimento di ben quattro nuovi tirones è andato via liscio come l'olio, questo fa onore a tutti.Non ci sono parole adeguate ad esprimere la mia soddisfazio-ne per la buona riuscita e la gratitudine che provo nei con-fronti di tutti, mi pare che il gruppo con questa uscita abbia fatto un enorme salto in avanti nella maturità e questo pone delle nuove basi per un futuro ancora tutto da scrivere.

Luca Bonacina

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Il Foulkon fatto con gli scudi sovrapposti al contrario per ragioni pratiche di spettacolo e sulla sinistra il gruppo di Eric cheinvece fa la vera testudo alta. © Lugi Cardillo

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Sopra: una foto che trovo favolosa delle nostre matrone e puellae a Nimes. Avere al seguito un gruppo nutrito di civili romaniè sempre un compendio davvero utile al morale e al completamento filologico del gruppo. © Lugi Cardillo

Sotto:Il momento dello “sfondamento” dell'elefante con la simulazione dei colpi all'animale forse anche troppo timidi per viadelle questioni di sicurezza. Da notare i volti divertiti del pubblico con più di qualcuno che applaude. © Lugi Cardillo

L assemblea di'inizio anno aVillarfoc-chiardoQuest'anno si è deciso di interrom-pere la tradizione che voleva il luo-go dell'assemblea in alternanza suibacini lombardo e piemontese ripe-tendo l'evento nella bella cascina diVillarfocchiardo.È stata una riunione davvero interessante dove sono stati vo-tati in un caso a maggioranza e nell'altro all'unanimità due modifiche statutarie.Si è poi proceduto alla vo-tazione per l'elezione delpresidente con le modalitàdecise nelle prime settima-ne essendo io dimissiona-rio dal giugno precedente.La modalità prevedeva chele candidature fossero pre-sentate senza alcuna prece-dente consultazione o presentazione e l'esitodel tutto inatteso è stato che il nuovo presiden-te è stata Valentina Russo eletta a maggioranza.Che io sappia è la prima volta che una donnadiventa presidente di un gruppo storico roma-no e sono stato davvero felice che fosse capita-to a noi questo primato.Non vado oltre a descriverela bella giornata, perchécome sappiamo Valentina harassegnato le dimissioni sola-mente 18 giorni dopo,all'indomani dell'abbandonodi Martino dicendo che insua assenza non se la sentivadi proseguire.L'Associazione ha sperimentato da questo momento in poi una vicenda i cui contorni non saranno mai del tutto chiariticon la rinuncia di una parte dei soci. - Luca

UN ARRIVEDERCI:Martino e gli altriMi sono chiesto più volte se fosse il caso di tornare sul temadell'abbandono di alcuni nostri amici e soci storici, ma credoche non sia giusto non lasciare almeno una traccia nel nostrobollettino ufficiale almeno come memoria oltre ai verbali uf-ficiali delle riunioni.Nel corso di febbraio, com'è noto a tutti, Martino Cervellera,socio e fondatore dell'associazione ha deciso di dimettersi dasocio e dalle cariche che ricopriva giustificando formalmenteil gesto a non precisate discordanze con altri soci.

Come ho avuto modo di illustrare tra me e lui vi è stata unaforte discussione nelle ore precedenti la sua iniziativa fattiche sicuramente sono stati determinanti nell'evolversi dellasituazione. Come ho già avuto modo di dire una discussione

che credevo una normale vicenda tra due persone è statapresa come opportunità per compiere un gesto di rottura,segno che vi era ben altra brace sotto la cenere come lostesso Martino nel corso degli ultimi mesi continuava a ri-petere senza tuttavia precisare bene le circostanze.Non si è capito, anche a distanza di mesi da quegli eventi,quali fossero con esattezza le ragioni della discordia tali daindurre un gesto del genere, ne si capisce come mai al ge-

sto di Martino sono seguiti ancheanaloghe dimissioni di un totale diundici altri soci, dei 44 iscritti, chehanno giustificato il gesto con unaserie di ragioni che nelle settimanesuccessive si sono rivelate fasulle otalvolta solamente “curiose” allaluce degli eventi rievocativi ai qualihanno in buona parte partecipato.Da tempo noi “reduci” ci stiamo

chiedendo da quanto tempo questa decisione dicreare un nuovo gruppo fosse in pectore e da chifosse davvero propugnata, materiale certo diconversazione e non più di questo, ma la vicen-da è iniziata probabilmente almeno due anni in-dietro con un capitolo costituito forse dalle miedimissioni da Presidente.Oggi la compagine di amici, seppur con qualche

eccezione, si è iscritta in massa all'Associazione Okelum conla quale comunque pensiamo di collaborare nei prossimianni.Non ci resta infine che salutarli cordialmente con un arrive-derci augurando agli amici Martino e Andrea di potere benlavorare e divertirsi nella costruzione dell'unità di ausiliariche sembra stiano mettendo in piedi. - Luca

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Sul periodico "Storica" dell'ottobre 2014 è stato pubblicato un articolo sui pretoriani, al quale è stata addirittura dedica-ta la copertina, a firma di uno studioso spagnolo Fernando Lillo Redonet.Era la prima volta che sentivo il suo nome e già questo era un primo segnale. Non che io possa conoscere tutti gli stu-diosi dell'antichità nel mondo, ma di certo se specializzati sul-le tematiche dell'esercito romano ne conosco quasi sempre almeno il nome se non addirittura posso vantare di averci scambiato un po' di email o addirittura di averli incontrati.Ho già avuto modo di esprimere sulla nostra mailing list il mio stupore per questo pessimo articolo, da quale ne è anchescaturita una forte discussione con uno di noi.L'articolo in questione fa un escur-sus vastissimo, comprendendo varipezzi, certamente troppi, della vicen-da pretoriana e già questa premessacostituisce di per se una vera sfidainadatta alla compressione o allasemplificazione necessaria ad un sin-golo articolo di una rivista. Il risulta-to è proprio in linea con le aspettati-ve: una serie di fatti, certamente cor-retti, scelti dalla grande mole di in-formazioni a disposizione, elencatisovente senza un vero obbiettivo senon quello di dare delle frettolosepennellate ad una tela bianca e trop-po grande , omettendo inevitabil-mente informazioni talvolta più im-portanti o approfondimenti cheavrebbero potuto dare un quadropiù sincero rispetto alla figura delpretoriano "guardia del corpo", cor-rotto e pronto a vendersi per qual-che soldo.

L'articolo però casca rovinosamentequando imprudentemente si accin-ge a descrivere il modo di vestirsidel pretoriano o il suo equipaggia-mento bellico senza le minime cono-scenze in materia dove vengonodate una serie di informazioni deltutto sbagliate, talvolta inventate disana pianta oppure troppo parziali.Segno di una ricerca di informazio-ni frettolosa a livello "google".

Credo sia utile, anche per una no-stra "verifica", riportare questo bra-no per commentarlo attraverso lenote, smentire alcuni fatti clamorosie magari confrontare le informazio-

ni con la panoramica che feci sul bollettino n.21 del lontano 17 aprile 2006 e con l'articolo "Una corazza per il pretoriano"contenuto nell'area "research" - Archivio Documenti.L'intero articolo è disponibile nell'area privata del sito insie-me ad un altro uscito a luglio 2015 sulla rivista francese “Pré-torien” di gran lunga migliore anche se anch'esso con qual-che piccolissima imprecisione.un caso da manuale di uno studioso, magari bravissimo in al-tri ambiti che si improvvisa esperto di Esercito Romano per-ché glielo chiede una rivista. Con tanti rievocatori in giro profondi conoscitori di alcuni dettagli il pericolo di essere smascherati in un attimo è altissimo!

Luca Bonacina

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UN ALTRO PESSIMO ARTICOLO

Una pagina dell'articolo dove nelle didascalie si leggono cose ben migliori chenell'articolo stesso. Da notare però la pessima rappresentazione del “nostro” scudodella Cancelleria Vaticana: stessa scelta di azzurro, i fulmini del tutto reinventati, un

bordo metallico che nell'originale è del tutto diverso, ecc.

I pretoriani avevano un equipaggia-mento simile a quello dei legionari1,sebbene si distinguessero da questi ultimi per le particolari insegne nei loro scudi2, come il raggio ala-to, la luna e le stelle o lo scor-pione, simbolo zodiacale dell'impe-ratore Tiberio3. I pretoriani vesti-vano abiti in stile repubblicano4: una tunica bianca5 e il sagum o la paenula, due tipi di mantello con cappuccio sotto i quali si poteva nascondere un'arma; sopra vi era unacorazza segmentata6. Portavano un elmo di tipo Montefortino, retaggio sempre della tradizione repubblica-na, con una vistosa cresta7. Il colo-re dominante del pennacchio e degli scudi era il blu8 per contrapporsi alrosso dei legionari9. Portavano uno scudo ovale, anche questo di stile

1 è un'informazione corretta, ma solo se limitata all'ambito pura-mente bellico come dicono sia Tacito che Flavio Giuseppe.

2 tutte le unità dell'esercito romano (coorti o centurie) si distin-guevano per scudi diversi, per cui è molto fuorviante affermareche i pretoriani avessero insegne diverse, da un lato è ovvio,ma la frase implicherebbe che allora le legioni avessero tutteun disegno identico, una sciocchezza enorme.

3 Interessante affermazione. L'autore prende come unici esempilo scudo della Cancelleria Vaticana (ovvero il nostro) e quellodi Pozzuoli (Berlino) come se fossero le uniche rappresentazio-ni pretoriane concludendo implicitamente che se eri pretoria-no avevi per forza uno o più di questi simboli. La cosa non ècorretta anche solo considerando il celeberrimo rilievo delLouvre dove sono ritratti quattro pretoriani con quattro scudidiversi e nessuno di questi ha uno di questi elementi! Inoltrenon si comprende affatto cosa sia il "raggio alato". Si intendo-no le "ali" della vittoria, la Nike? Possibile che uno studiosonon conosca l'ABC del simbolismo greco-romano? Insommasembra proporre una "regola standard" elencando elementi chein realtà potevano essere combinati da soli o con altri. Comeper qualsiasi altro reparto dell'esercito romano.

4 Interessante sarebbe capire cosa è un abito in stile "repubblica-no". Forse l'autore intendeva che l'equipaggiamento bellico po-teva rispecchiare alcuni elementi più antichi, ma questa infor-mazione che viene dai primi del '900 (cit. Passerini che cita asua volta Flavio Giuseppe) è gran parte superata dagli studi piùrecenti.

5 Informazione plausibile, come sappiamo, ma qui data un po'troppo per "certa".

6 Frase mal costruita: come fa una corazza ad essere sopra la pae-nula o il sagum? Al di là di questo è errato stabilire che ci fossesempre una corazza e che questa fosse sempre di aspetto "seg-mentata". La realtà era ben più articolata e varia e quasi ognitipo di corazza o anche nessuna corazza sono attestate.

7 Informazione totalmente errata, che non ha alcun riscontro inarcheologia.

8 Informazione che non ha alcun riscontro in archeologia, ma èuna mera ipotesi qui data per "certa".

9 Idem come sopra.

repubblicano10, a differenza dei le-gionari in epoca imperiale che ne avevano uno rettangolare11. Come armiusavano il gladio classico, una spa-da a lama larga e corta12 e infine una lancia. Gli interventi in caso di battaglia furono numerosi poiché spesso l'imperatore era in guerra. Durante le campagne militari la guardia pretoriana aveva armi più pesanti13, portava cotte di maglia e una corazza di cuoio, chiamata lori-ca segmentata14, il gladio e ben due lance pesanti15. I pretoriani non fe-cero mai parte della fanteria legge-ra16, poiché dovevano difendere la vita all'imperatore, soprattutto quando era in battaglia17. Settimio Severo istituì anche un corpo di pretoriani a cavallo, che portava lunghe spade.18

Come si vede dall'articolo forse si può salvare una mezza riga,

10 La maggior parte delle raffigurazioni sembra andare in questosenso concordemente a Flavio Giuseppe. L'informazione parecorretta!

11 Non è vero che i legionari avessero sempre e necessariamenteuno scudo rettangolare in epoca imperiale. Sebbene questa in-formazione sia percentualmente vera o possibile non è vera nel-la totalità dei reparti o delle situazioni e sono comunque tanteanche le raffigurazioni di legionari con scudi ovali. L'errore quista nel creare uno "standard" che standard non era affatto.

12 Cosa si intende per “Gladio Classico” non si può intuire, macertamente il gladio non è una spada corta come la daga. An-che questo è un modo di dire che si trova spesso su Internet.Sarebbe meglio indicare il gladio come una spada media.

13 Più pesanti di cosa se prima si fa menzione già a delle "corazze"?14 Qui si entra in una campo ahimè ben noto che non merita ul-

teriori commenti.15 Informazione che non trova alcun riscontro e del resto mi chie-

do cosa siano delle lance pesanti e se sono pesanti come possaportarne in battaglia ben due?

16 Osservazione superficiale. Cosa intende per fanteria leggere nelI secolo?

17 La fanteria di solito si definisce pesante perchè costituisce ilnerbo delle file scherate che prendono la maggiore pressione.Se la giustificazione dell'essere pesante è per proteggere l'impe-ratore, mi verrebbe da dire che l'Imperatore potesse essereschierato in battaglia in prima fila, cosa che trovo difficoltà acredere.

18 La cavalleria romana ha sempre avuto spade più lunghe (spa-thae) pertanto questa precisazione è inutile. Dire poi che Setti-mio Severo abbia avuto questa responsabilità storica è del tuttosbagliato. Fu Nerone ad istituire una sua guardia a cavallo conamici germani successivamente organizzati in Equites Singula-res Augusti in età Flavia, anche se la certezza di questa organiz-zazione la si ha sotto Traiano. Settimio Severo razionalizzò di-versamente allargando l'organico, ma non inventò proprioniente e soprattutto non allungò nessuna spada!

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ANTICHI IN TECHNICOLOR

Come noto uno dei miei temipiù cari è quello dei coloridell'antichità, tema che mi ponein netto contrasto con l'immagi-nario collettivo che vorrebbe gliantichi guerrieri e soldati spor-chi, con colori lividi, oppure tuttitendenti al nero-grigio secondo icanoni del machismo di questo

inizio di secolo in buona parte derivati dalla cultura del sol-dato del secolo scorso sporco alla guerra perchè "striscia" nel-le trincee, una cosa che in antichità era probabilmente piut-tosto rara.

Come anche per l'archeologia del tessile, da qui nasce tuttoun nuovo filone che negli ultimi anni proprio grazie ai rievo-catori ha vissuto un notevole impulso facilitato dalla semprepiù ampia disponibilità di nuove tecnologie.

Prendendo spunto da un nuovo articolo della apprezzata ar-cheologa Lindsay Powell sulla rivista Ancient Warfare di lu-glio 2015, torno sull'argomento perchèmi pare che più passa il tempo e più vene sia bisogno anche per noi.

L'aspetto sempre intrigante della faccen-da è he con i colori si trovano nuovi ele-menti per il dibattito sui possibili mate-riali delle armature rappresentate sullestatue o nelle altre innumerevoli rappre-sentazioni.Se vediamo un elmo o uno scudo inuna raffigurazione antica come possia-mo capirne il loro vero aspetto origina-rio? È possibile anche suggerire sequell'oggetto sia in rame, acciaio o bron-zo?Una ulteriore visita alla rinnovata mo-

stra itinerante "Dei a Colori: Scultura dipinta nell'Antichità"ha fornito nuove risposte.

È noto da tempo che i rilievi sulle steli greche e romane era-no altamente decorate a colori diversamente da come le ve-diamo oggi completamente pulite e bianche. La mostra espo-ne ricostruzioni completamente dipinte con veri pigmenticompletati da aggiunte di altri materiali, come ciglia metalli-che o occhi intarsiati con vetro e pietra.I loro antichi creatori miravano a rappresentare la vita nelmodo più veritiero possibile. Gli artisti greci dal settimo al se-sto secolo a.C. hanno spesso usato colorazioni non-naturali(valga per tutti l'esempio dei leoni blu) per vantare l'uso dipigmenti rari o materiali preziosi come la foglia d'oro, ma du-rante il periodo classico e più tardi, dal V secolo a.C., la colo-razione divenne più naturale. I colori originali sono solita-mente sbiaditi dalla lunga esposizione agli elementi, ma inmolti casi tracce di vernice sono sopravvissute. Un'attenta

analisi scientifica nel corso degli ultimi 20 anni ha rivelato al-cuni dei segreti dell'antica policromia. A guidare questa ricer-ca sono stati Vinzenz Brinkmann e Ulrike Koch-Brinkmann.Le tracce di colore sulle sculture sono state studiate sotto laluce ultravioletta e tutti rilievi evidenziati con l'uso di unaforte illuminazione obliqua. La ricerca ha rivelato che gliscultori antichi lavoravano con una tavolozza di colori ampia

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Un classico esempio di come l'estetica attuale viri le colorazioni con alti contrasti e verso il blu e il nero per rendere la scenapiù drammatica. A sinistra un momento della battaglia della prima scena dello sceneggiato “Roma” della HBO, a destra unafoto di scena con i colori reali. In entrambe si vede comunque il trucco pesante che ha mirato ad “impolverare” e sporcare

gli attori e le comparse che indossano scudi “neri” e armature tutte annerite. Nell'immagine di sinistra si nota anche un sol-dato della seconda linea che ha un braccio insanguinato prima ancora di iniziare a combattere!

e con modelli complicati. Le materie prime per i pigmenti in-clusi azzurrite, ocra rossa e gialla, blu egiziano, robbia lago, ci-nabro, orpimento, malachite, l'ematite, ossido di ferro, e real-gar. Macinati finemente, questi minerali naturali sono statimescolati con la tempera alla caseina d'uovo per formare unavernice liquida. L'artista le applicava alla scultura con unpennello. Con la pratica, gli artisti sono diventarono moltoabili a creare diversi effetti di vernice.Un esempio calzante è la stele funeraria da Velanideza, Atti-

ca (ca. 510 a.C.). Con il ripristinodel suo colore, l'immagine del Ari-stion deceduto si trasforma daquello di un fantasma a un essereumano riconoscibile. Il scalpellino,Aristocle, in particolare ha proce-duto a decorare ogni dettaglio delladecorazione del suo linothoraxcome pure i lacci di serraggio e i se-gni distintivi o di grado fino alla tu-nica (Chiton) sulla superficie del ri-lievo. L'ipotesi è che questi fosseroeffettivamente copiati dalla pano-plia relae del defunto.I restauratori hanno trovato traccedi giallo per l'armatura e marroneper la pelle.Aristocle scelse infine il rosso perlo sfondo probabilmente per farerisaltare ancora di più il suo sogget-to. Uno dei reperti più memorabilidella mostra è senza dubbio la co-pia del cosiddetto Sarcofago diAlessandro, una lastra scolpita daun lungo sarcofago di marmo tro-vato nella tomba reale sotterraneadi Sidone in Libano e datato ca.320 a.C. Sono stati identificati benventidue pigmenti permettendo

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nale. Alessandro si abbatte su un cavaliere persiano a ter-ra. Sulla sua testa una testa di leone di colore giallo, conevidenza del bianco degli occhi e delle pupille: una testadi vero leone o un elmo in metallo molto realistico?Alessandro indossa un mantello rosso mattone decoratocon il Sole di Vergina emblema adottato dal re di Mace-donia, in contrasto con uno sfondo bianco, e una tunicaa maniche lunghe. Alle gambe dei calzari che appaionodei sandali con una calza rossa (la Powell identifica unostivaletto con lacci gialli che mi pare una interpretazionemolto dubbia). Il persiano morto a terra indossa sotto unfoulard con un forte giallo, una tunica blu sopra una ca-nottiera viola e tubo bianco decorato con diamanti inbande alternate di colore rosso, giallo, blu e verde.Tuttavia l'aspetto finale non può essere determinato concertezza in tutti i casi. Il curatore della mostra ha presenta-to per esempio due diverse versioni di un torso che appar-teneva alla statua di un guerriero con una corazza anato-micamente corretta dall'Acropoli di Atene. Datato al ca.470 a.C., il chitone sotto il pettorale muscoloso mostratracce di blu e rosso per le decorazioni con forme foglia-cee che parrebbero in righe alternate. Tuttavia, l'aspettodella armatura è ancora oggi ipotetico: una versione infat-ti mostra una simulazione di bronzo lucidato mentre la se-conda suggerisce una pelle stampata. Metallo o pelle?

Luca Bonacina

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Un altro esempio cinematografico questa volta al positivo. La ricostruzione dell'antica Babilonia in “Alexander” di OliverStone. La scena è straordinaria per il colpo d'occhio e i colori vivacissimi come certamente è corretto filologicamente. Il film

è stato un relativo insuccesso. Forse anche per l'occhio moderno che vede come inverosimili queste ricostruzioni seppurperfette?

ARCHEOLOGIAUna nuova tunicaRiportiamo il ritrovamento di una tunica in Norvegia di epo-ca pre-vichinga permessa grazie al ritiro dei ghiacciai.La tunica è stata trovata nel 2013 malto mal riposta nell'areadel ghiacciaio norvegese Lendbreen a circa 3000 metri di al-tezza. L'analisi al radiocarbonio ha datato il reperto tra il 230e il 390 d.C. e quindi in epoca imperiale romana seppur de-cisamente fuori dai confini dell'Impero.Non è stata ritrovata insieme ad altri oggetti e quindi non èriconducibile ad alcuna cultura particolare, per cui potrebbeanche trattarsi di un oggetto appartenuto ad un esploratore

romano.La tunica è abbastanza corta come si conviene alla cultura ro-mana e realizzata in un pezzo solo. Dalle misure si ricava cheavrebbe potuto essere indossata da un nuomo con un altezzaaddirittura di 175 cm, molto alta per l'epoca.L'apertura della testa è la classica apertura orizzontale da unaspalla all'altra. Mostra un notevole uso e consumo con un due riparazionifatte con toppe.La lavorazione è tecnologicamente rilevante, la tessitura rea-lizzata in diamond twill, in quel tempo particolarmente popo-lare in nord Europa.

LINKOrmai le ricostruzioni di forti, fortini o torri romane nonsono certo delle novità e restano certamente uno dei “sogni”di molti.Ecco il link al sito ufficiale dell'ultima costruzione in Germa-nia, da notare l'uso corretto degli intonaci a simulare le pie-tre.

http://p248991.mittwaldserver.in-fo/Limeskastell_Relaunch/

LETTERE A CASACom'è noto, uno degli effetti delle moderne tecnologie elet-troniche e di Internet è il più facile accesso alle montagne didocumenti mai letti e studiati di ogni dove. Molte università e biblioteche stanno pubblicando milioni dilibri antichi e manoscritti e tra questi vi sono centinaia di pa-piri anche di epoca romana che nessuno si era mai prodigatodi leggere.È il caso di questa ennesima lettera privata che fu inviata daun soldato mandato in servizio in Pannonia ai suoi parentiscovata da uno studente che vi ha poi fatto la tesi.

Lettera di un soldato in Pannonia

"Aurelio Polion, soldato della Le-gio II Adiutrix a Heron suo fra-tello e Ploutou sua sorella e sua madre Seinouphis venditrice di pane e signora (?), tanti cari sa-luti. Prego costantemente per la vostra buona salute di notte e di giorno, e rendo sempre omaggio a tutti gli dei a vostro nome.

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La tunica al momento del ritrovamento

La tunica spiegata con l'evidenza dei rattoppi e di altri danni.

A sinistra un particolare del tessuto che evidenzia la lavora-zione diamond twill. A destra lo schema dei punti.

Non cesso mai di scrivervi, ma mi pare che non pensiate mai a me. Iofaccio la mia parte nello scriver-vi e non smetto mai di portarvi nella mia testa e nel mio cuore. Ma non mi avete mai scritto per farmi sapere come state e cosa state facendo. Sono preoccupato perchè nonostante le tante lettereche vi ho mandato non mi avete mairisposto così io possa sapere comestate. Durante la mia lontananza in Pannonia vi ho inviato tante lettere, ma voi mi trattate come un estraneo. Ho lasciato ... e tu sei contento che (?) ... l'esercito. Io non ...un ... per l'esercito,ma io ... ti ho lascia-to.Ho inviato sei lettereper voi. Nel momento incui si ha (?) Mi ha inmente, lo farò ottenereun permesso dal console(comandante), e verrò avoi in modo che potreteconoscere vostro fratel-lo. Per chiesi (?) Nien-te da te per l'esercito,ma ho colpa voi perchéanche se ho scritto avoi, nessuno di voi(?) ... ha considerazio-ne. Guarda, la tua (?)Prossimo ... Io sono tuofratello. Inoltre, scri-vetorna da me ... mi scri-va. Chiunque di voi ...,invii la sua ... a me.Salutate il mio (?) pa-dre (?) Aphrodisios eAtesios il mio (?) zio(?) ... sua figlia ... esuo marito e Orsinouphise ai figli della sorelladi sua madre, Senofontee Ouenophis noto anchecome Protas (?) ... ilAurelii ...

(sul margine della lettera : Ai figli e Seinouphis venditori di pane da (?) Aurelio (?) Polion, soldato della Legio II Adiutrix... Da (?) Pannonia inferiore (?) ... Invia a Acutius (?) Leon (?), veterano di legio ..., Da Au-relio Polion, soldato Legio II Adiutrix, In modo che egli possa mandare a casa ... ")

Per chi volesse approfondire il documento originario:

http://news.rice.edu/wp-content/uploads/2014/03/2014-03-14-AdamsonPaper.pdf

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Una mattina fredda e umida.La sera prima pioggia a dirotto.Terreno molle ed inzuppato.Cielo grigio e minaccioso.Così si apre la giornata della quar-ta edizione della manifestazionerievocativa multiepoca di Alessan-dria, a differenza delle condizionimeteo l’ambientazione all’internodella Cittadella è stupenda, unodei più grandiosi monumenti eu-ropei nell’ambito della fortifica-zione permanente del XVIII seco-lo, uno dei pochi ancora esistentie sicuramente uno dei meglioconservati in Europa, all’internodella piazza d’armi vengono asse-gnate le “piazzole” dove ognigruppo può esibire il proprio cam-po o parte di esso.La collocazione delle piazzole se-gue il senso cronologico dal piùantico in avanti fino alla SecondaGuerra Mondiale, girando intor-no al perimetro interno.Lo spazio assegnatoci è veramenteminimo, ci permette di allestiresolamente una tenda ed il velarium, all’ingresso il nostro balli-starius Titus Custidius Briso (Nicola) fa bella mostra del suoscorpio.

Comunque con l’impegno di tutti riusciamo ad allestire lapiazzola in modo logico ed accogliente per il pubblico.Pochissimo tempo per sistemare alcuni particolari e l’organiz-zazione ci chiama per la sfilata che si terrà in centro ad Ales-

sandria,Quattro per ogni gruppo storico veniamo caricati supullman messo a disposizione dal comune per lo sco-po.Ore 10.30 sfilata nelle vie del centro con corteo aper-to e chiuso dagli sbandieratori e tamburini, anche quila disposizione dei gruppi che formano il corteo va insenso cronologico.Mentre noi; Aquila (Luca M.), Claudius Severus Maro(Claudio), (Nicola) e Cais Muzius Romanus (chi scri-ve) sfiliamo, al campo Galerio Drogos Marcellius(Igor), Andreas Tertius Falconius (Andrea) e Iacopo siesibiscono in combattimento Gladiatorio dove Igor“Hoplomacus” e Andrea “Provocator” vengono arbitratida Iacopo. Il pubblico non è in gran numero datal’ora della domenica mattina, ma tutto quello presen-te era catalizzato sul combattimento che ha dimostratodi apprezzare. Il gradimento è ulteriormente aumenta-to quando Iacopo ha saputo coinvolgere i presentispiegando loro che avrebbero deciso della vita o dellamorte dello sconfitto(a terra ferito) tramite l’uso delpronunciamento del mitte o iugula accompagnato dalrispettivo gesto.A preziosa custodia del campo è rimasto Marco Vale-

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IV MULTIEPOCA DI ALESSANDRIA

Il gruppo in parata con Igor a fare il vessillifero (C) Dany Viazzi (da Facebook)

Attacco dell'hoplomacus sul provocator (C) AlbeM (da Facebook)

rio Corvo (Alex).Di ritorno alla cittadella ci siamo riu-niti e abbiamo avito l’occasione discambiare quattro chiacchiere con ilgruppo IX Regio disposti fianco a noi,che tra l’altro vorrei ringraziare pubbli-camente per il gradito dono che cihanno fatto (ghiande in piombo perfrombola realizzate artigianalmente daloro), notevoli e variegati gli oggettiche realizzano, di ottima fattura. Com-plimenti !Alle 13.00 abbiamo consumato ilpranzo offerto dall’organizzazione, nelpomeriggio Marco Valerio ha organiz-zato un piccolo addestramento nellospazio di fronte al campo, consistentenella tenuta della linea di combatti-mento cercando di sfondare il muro discudi schierati, che dopo varie “pene-trazioni” alla fine ha retto abbastanzabene agli urti tenendo conto del numero di tirones presenti.Anche in questo caso l’apprezzamento del pubblico è statonotevole, tanto che tutti noi, ma in particolare Lucius Metel-lo e Titus Custidius Briso, abbiamo impiegato tutto il restodel tempo a rispondere alle domande interessate del pubbli-co, svolgendo un ruolo importante e prezioso.Per quanto mi riguarda sono soddisfatto della giornata chenon era partita con i migliori auspici, il ritardo nel presentar-si di alcuni componenti ci ha costretti a stravolgimenti e ri-maneggiamenti rispetto a quello che ci eravamo prefigurati,ma poi la giornata si è “rimessa sui giusti binari” e si è rivela-ta divertente e soddisfacente. Ha chiuso la manifestazione una sfilata intorno al perimetrointerno della cittadella, questa volta abbiamo sfilato tutti in-sieme con Galerio Drogos Marcellius nell’insolito ruolo diVessillifero che ha saputo interpretare al meglio. Bravo Igor!Credo che per prestanza fisica e portamento, abbiamo trova-to chi può coprire il ruolo di Davide quando dovesse manca-re la sua magnifica presenza.Colgo l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti e sottoli-neare che ancora una volta abbiamo saputo dimostrare chein qualsiasi occasione sappiamo cavarcela con grande dignità.

Lorenzo Romano

IL PUNTO DEL CENTURIOPer una volta è toccato a me, mannaggia, di dare una buca di quelle proprio brutte all'ultimo momento. Mi scuso nuovamentedavvero con tutti quanti, ma pur-troppo la famiglia ha nel mio modo di vivere la priorità.Ma i duri si vedono quando il gioco si fa duro. In questa diffi-

coltà creatasi non tanto per la mancanza della mia persona inse, ma per il fatto che avevo tenuto io i contatti, conoscevo lascaletta, ecc. alla fine se ne è usciti benissimo per come ci sia-mo detti.La cosa però non era iniziata proprio benissimo, visto che il sabato alle 18.30 ricevo la telefonata dell'organizzatrice che mi chiede: “dove siete? Quanto vi manca per arrivare?”. Se-gue mio silenzio imbarazzato di due interminabili secondi durante i quali scandagliavo la mia memoria alla ricerca di qualche appiglio. Non trovandone ammisi: “ci deve essere unfraintendimento, noi abbiamo preparato per arrivare domat-tina.” “No, voi avete scritto che sareste arrivati sabato alle 18per montare il campo, vi aspettavamo per cena!”Non sono mai riuscito a capire come si è creato questo frain-tendimento, in ogni caso, pazienza.La mattina dopo un po' di panico nel gestire gli orari che nessuno legge perché tanto c'è sempre il centurio che li sa, qualche ritardatario troppo ritardatario, ma alla fine è stato un grande successo.Di tutto questo dobbiamo ringraziare soprattutto Lorenzo che ha preso in mano la situazione.Il combattimento dei gladiatori un bel passo avanti rispetto ad Almese, segno che la scuola gladiatori ha ripreso il cammi-no soprattutto in quel di Cuneo anche con nuovi arrivi.La nostra presenza è stata quella forse maggiormente signifi-cativa visto che “gli altri romani” non se li è filati nessuno e tutti i visitatori hanno fatto presenza interminabile davanti alnostro piccolo campo.Qualche nota “personale” è certamente dovuta ad Alex che èrientrato da optio, a Luca Manzoli che si è prodigato nella di-dattica insieme a Nicola con la sua creatura lignea che faceva bella mostra di se e anche il possibile futuro tiro Jacopo che ha sostituito Raul all'ultimo momento per fare il summa rudis con i gladiatori. Infine Claudio che ritorna in Cohors III esattamente dopo dieci anni. Bravi!

Luca Bonacina

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Luca Manzoli mentre fa didattica (C) Dany Viazzi (da Facebook)

NUOVI ARRIVIIn occasione della nostra missione a Nimes si sono uniti a noi molti nuovi amici che hanno partecipato alle attività francesi con ottimi risultati.Un caloroso benvenuto al carissimo Giuseppe Micciché (60) da Pioltello in provincia di Milano, appassionato di storia ro-mana, ha partecipato già a molti eventi quest'anno.Salutiamo il simpaticissimo Giorgio (61), fratello di Lorenzo Romano, che è stato con noi a Nimes e probabilmente parte-ciperà solamente a questa rievocazione anche il prossimo anno.Salutiamo la graziosissima Antonina Stella (62), un nome e

una garanzia diromanità, legataa Enrico Manzo-li che non soloha portato lapropria ragazza,ma ha anchecoinvolto duecompagni di stu-di archeologiciche sono venuticon noi a Ni-mes: Federico

Prandoni (64) e Andrea Figun-dio (65) addirittura dalla Svizze-ra!Grazie Enrico per averci fatto conoscere tanti nuovi amici!Un caloroso benvenuto anche aNader Moukarzel (63) di originilibanesi, finalmente un medio-rientale come si conviene in un vero gruppo romano.

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Da Sinistra: Federico Prandoni, Giorgio Romano e Andrea Figundio

Nader Moukarzel

Giuseppe Micciché Antonina Stella

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