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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del ......governo del territorio a scala vasta (il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Il Piano Territoriale Paesistico

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 1

SOMMARIO

CAP. 1 INTRODUZIONE …………………………………………………………………............ p. 3

1.1 Il Documento di Piano ………………………………………………….......... p. 4

1.2 Obiettivi dell’amministrazione comunale ………………………………. p. 6

CAP. 2 QUADRO RICOGNITIVO E PROGRAMMATORIO 2.1 Aspetti demografici e socioeconomici ………………………………………. p. 8

2.1.1 Demografia ……………………………………………………………….. p. 10

Popolazione e famiglie ……………………………………….. p. 18

2.1.2 Il mercato del lavoro …………………………………………… ………….. p. 21

L’area indagata nel contesto più ampio ……………………… p. 22

Il mercato regionale del lavoro ……………………………… p. 22

Il mercato provinciale del lavoro ……………………………… p. 24

Il mercato del lavoro nella circoscrizione dell’impiego …….. p. 25

Popolazione e sistema di imprese ………………………………. p. 26

L’offerta di lavoro ……………………………………………….. p. 30

La domanda di lavoro ……………………………………………….. p. 33

2.1.3 Benessere e tenore di vita ………………………………………. p. 39

La propensione delle municipalità alla spesa sociale …….. p. 40

L’utente dei servizi ……………………………………………….. p. 40

2.2 Inquadramento territoriale e ricognizione della programmazione territoriale

2.2.1 Inquadramento territoriale ……………………………………………….. p. 41

2.2.2 Il Piano Territoriale Regionale ……………………………………….. p. 44

2.2.3 Il Piano Territoriale Paesistico Regionale ………………………………. p. 55

2.2.4 Il Piano Territoriale Coordinamento Provinciale ……………………… p. 67

2.2.5 Il PLIS del Serio Nord ………………………………………………………... p. 91

2.3 Vincoli sovraordinati ………………………………………………………………… p. 96

2.4 Istanze e proposte provenienti dai cittadini ………………………………………. p. 100

CAP. 3 QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE 3.1 Il sistema urbano ………………………………………………………………… p. 103

3.1.1 Sviluppo urbano ……………………………………………………….. p. 103

3.1.2 Attività edilizia e stato di attuazione del PRG vigente …………….. p. 106

3.1.3 Il sistema dei servizi esistenti ………………………………………. p. 111

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Documento di Piano – Relazione 2

3.1.4 Il sistema commerciale ……………………………………………….. p. 120

3.2 Studi e piani di settore

3.2.1 Indagini geologiche e idrogeologiche ………………………………. p. 122

3.2.2 Studio Paesaggistico ………………………………………………………… p. 124

3.2.3 Studio Agronomico ………………………………………………………… p. 126

3.2.4 Studio Forestale ………………………………………………………… p. 128

3.2.5 Piano Generale del Traffico Urbano …………………………................... p. 130

3.2.6 Piano Urbano Generale dei Servizi del Sottosuolo ……………………… p. 131

3.2.7 Carta di zonizzazione acustica ………………………………………. p. 132

CAP. 4 OBIETTIVI E INDIRIZZI 4.1 Obiettivi e indirizzi strategici ………………………………………………….. ……… p. 133

4.2 Obiettivi relativi alla realizzazione dei vari ambiti …………………………………. p. 137

4.3 Dimensionamento residenziale ……………………………………………………… p. 141

4.4 Offerta residenziale …………………………………………………………………… p. 143

4.5 Dimensionamento e offerta produttiva - commerciale - terziaria ……………….. p. 144

4.6 Consumo di suolo …………………………………………………………………….. p. 147

CAP. 5 POLITICHE DI INTERVENTO 5.1 Criteri generali di intervento …………………………………………………………. p. 148

5.1.1 Principi di perequazione urbanistica ……………………………………….. p. 148

5.1.2 Principi di compensazione urbanistica ……………………………………. p. 150

5.2 Politiche di intervento per la mobilità ………………………………………………. p. 151

5.3 Politiche di intervento per la residenza ……………………………………………. p. 153

5.4 Politiche di intervento per i servizi e le attrezzature e per il verde ……………… p. 154

5.5 Politiche di intervento per le attività produttive e terziarie ……………………….. p. 156

5.6 Politiche di intervento nelle aree agricole …………………………………………. p. 157

CAP. 6 COMPATIBILITA’ DELLE POLITICHE DI INTERVENTO CON LE RISORSE ECONOMICHE ATTIVABILI ……………….......................................................................................................... p. 159

Elenco degli elaborati del Documento di Piano ……………………………………………………. p. 161

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Documento di Piano – Relazione 3

CAP. 1 INTRODUZIONE

La redazione del nuovo PGT di Scanzorosciate interviene in una fase di trasformazione della

legislazione urbanistica regionale e nazionale. Soprattutto a livello regionale è entrata in vigore la

nuova legge per il governo del territorio, L.R. 11 marzo 2005, n. 12 modificata e integrata con

successive leggi.

Il Piano di Governo del Territorio deve attenersi ai contenuti e alle indicazioni degli indirizzi emanati

con provvedimenti della Giunta o Consiglio Regionale ed in particolare:

• D.G.R. n. 8/1681 del 29.12.2005 – Modalità per la pianificazione comunale;

• D.G.R. n. 8/1562 del 22.12.2005 – Modalità di coordinamento ed integrazione delle

informazioni per lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale Integrato;

• D.C.R. n. 351 del 13.03.2005 – Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e

programmi;

• D.G.R. n. 8/6420 del 27.12.2007 – Valutazione ambientale di piani e programmi – Ulteriori

adempimenti;

• D.G.R. n. 8/1566 del 22.12.2005 – Criteri ed indirizzi per la definizione della componente

geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio.

• D.G.R. n. 8/7374 del 28.05.2008 – Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione

della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”.

Il Piano di Governo del Territorio si articola in tre atti:

• Documento di Piano: contiene gli elementi conoscitivi del territorio e le linee di sviluppo che

l’Amministrazione comunale intende perseguire; inoltre, attiva i piani attuativi comunali;

• Piano dei Servizi: riguardante le modalità di inserimento delle attrezzature di interesse

pubblico o generale nel quadro insediativo;

• Piano delle Regole: nel quale sono contenuti gli aspetti regolamentativi e gli elementi di

qualità della città costruita.

Tutti questi strumenti di governo del territorio “dialogano” con l’obiettivo di superare il precedente

modello gerarchico di pianificazione.

Le previsioni del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole hanno carattere prescrittivo e vincolante e

producono effetti diretti sul regime di conformazione dei suoli diversamente dalle scelte operate dal

Documento di Piano.

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Documento di Piano – Relazione 4

Dal punto di vista operativo il Comune di Scanzorosciate per la sua dimensione demografica ricade

nella fase transitoria determinata dall’articolo 7 comma 3 della Legge Regionale 12/2005: non

essendo stati ancora emanati i criteri di semplificazione richiamati si rende necessario avvalersi della

disciplina ordinaria.

1.1. IL DOCUMENTO DI PIANO

L’apparato conoscitivo di carattere tradizionale di cui si dispone si è fortemente consolidato grazie allo

stratificarsi degli strumenti di pianificazione del territorio che nel tempo si sono succeduti e alle banche

dati cui si può attingere, a livello locale e sovracomunale.

Il PGT si pone oggi come un significativo tassello in relazione con una molteplicità di documenti di

governo del territorio a scala vasta (il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Il Piano

Territoriale Paesistico Regionale) e di settore (studi geologici, sistema dei trasporti, sistema dei

servizi, Parchi locali di interesse sovracomunale ecc..).

Il Documento di Piano definisce:

a) il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del

comune, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto degli atti di

programmazione provinciale e regionale, eventualmente proponendo le modifiche o le integrazioni

della programmazione provinciale e regionale che si ravvisino necessarie;

b) il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute,

individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree

di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale, e le relative aree

di rispetto, i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio-economici,

culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto

urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo;

c) l’assetto geologico, idrogeologico e sismico.

Il Documento di Piano:

a) determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali obiettivi il

documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo

del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, della definizione dell’assetto

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Documento di Piano – Relazione 5

viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici

e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale;

b) determina, in coerenza con gli obiettivi a valenza strategica prefissati e con le politiche per la

mobilità, specifiche politiche di intervento e linee d’azione per la residenza (includendo anche il settore

dell’edilizia residenziale pubblica) e per le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, con

particolare attenzione alle politiche da attivare per il settore della distribuzione commerciale,

evidenziando le scelte di rilevanza sovracomunale.

c) dimostra la compatibilità delle predette politiche di intervento con le risorse economiche attivabili

dalla pubblica amministrazione;

d) individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti di trasformazione,

definendo i relativi criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico–

monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese

aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva;

e) determina le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello

sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale;

f) definisce gli eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione.

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Documento di Piano – Relazione 6

1.2. OBIETTIVI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Nelle “Linee guida per la redazione del Piano di Governo del Territorio”, approvate dal Consiglio

Comunale il 26.01.2008, sono state messe a fuoco le principali problematiche che interessano il

Comune di Scanzorosciate e per le quali si attende una risoluzione nella proposta del nuovo PGT.

In particolare sono stati delineati gli obiettivi che di seguito si elencano raggruppati per temi.

Generali 1) Perseguire concretamente il principio della sostenibilità ambientale attraverso scelte orientate alla

qualità ambientale caratterizzata da:

• utilizzo di materiali e concezioni ispirate alla bioedilizia nelle modalità e nelle forme del

costruire

• riduzione delle fonti di inquinamento presenti nel territorio;

• incentivazione nell’uso di fonti di energia pulite;

• contenimento nel consumo di energia e nell’uso di risorse ambientali;

• utilizzo di sistemi di produzione di energia alternativi.

2) Limitare l’utilizzo di aree libere per nuovi insediamenti residenziali e/o industriali, evitando in ogni

caso la previsione di piani attuativi di notevoli estensioni.

Viabilità 3) Favorire il miglioramento della qualità della vita dei cittadini attraverso la riduzione del traffico di

attraversamento, ora molto consistente, mediante il completamento e l’entrata in esercizio della rete

viaria sovracomunale.

4) Sviluppare la rete ciclabile per favorire il collegamento con la città di Bergamo e i collegamenti tra le

frazioni e i poli attrattori, in particolare i servizi pubblici e le scuole.

Edilizia residenziale e centri storici 5) Pianificare lo sviluppo del paese prevedendo per il prossimo decennio un graduale e moderato

incremento della popolazione; la sua consistenza dovrà essere valutata con il perfezionamento delle

analisi e delle scelte del PGT.

6) Favorire il recupero dei volumi dismessi o sottoutilizzati esistenti nei centri storici e nei nuclei siti in

ambito rurale (se non più necessari all’attività agricola) e gli ampliamenti di edifici esistenti in zone

residenziali.

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Documento di Piano – Relazione 7

7) Favorire il recupero dei volumi dismessi o sottoutilizzati esistenti nei centri storici e nei nuclei siti in

ambito rurale (se non più necessari all’attività agricola) e gli ampliamenti di edifici esistenti in zone

residenziali.

8) Incentivare soluzioni di pedonalizzazione di aree del centro storico, creando nel contempo nuove

opportunità di parcheggio sia per i residenti che per quanti vi accedono per lavoro, acquisti o svago.

9) Utilizzare gli interventi edilizi per riqualificare e completare ambiti esistenti, colmando eventuali

carenze di servizi e per promuovere una nuova qualità della vita sia in termini tipologici che in rapporto

agli aspetti ambientali ed energetici.

10) Prevedere un’adeguata politica della casa, con l’intento di rispondere alla domanda di alloggi da

parte delle varie fasce sociali e di calmierare i costi del mercato immobiliare.

Attivita’ produttive 11) Favorire la realizzazione di un piccolo polo artigianale per rafforzare il tessuto produttivo,

favorendo l’insediamento di nuove attività ad elevato contenuto tecnologico.

12) Promuovere la riconversione di quelle aree produttive ubicate in contesti residenziali o di pregio

ambientale e generatrici di impatti negativi; nel contempo favorire il mantenimento in ambiti

residenziali di attività compatibili con la residenza.

13) Continuare l’attività di confronto e di monitoraggio relativa all’insediamento chimico esistente per

perseguire il più elevato grado di compatibilità con il territorio, ricercando gli interventi rivolti a ridurre i

fattori di rischio (diretti ed indiretti), l’inquinamento ambientale (rumore, emissioni) e l’ impatto visivo.

Protezione dell’ambiente naturale, del verde pubblico e agricolo 14) Confermare e sviluppare la scelta di istituire il PLIS della collina, che costituirà una consistente

dotazione ambientale preservata per usi innanzitutto agricoli ma anche naturalistici, culturali, turistici e

ricreativi, favorendo lo sviluppo di attività agrituristiche e di bed and breakfast.

15) Favorire lo sviluppo delle attività agricole esistenti legate alla produzione vitivinicola che

costituiscono un elemento di valorizzazione ambientale, di difesa del suolo e di sviluppo culturale e

ricreativo.

16) Favorire l’ampliamento delle superfici destinate alla produzione vitivinicola attraverso l’utilizzo di

spazi abbandonati, originatisi a seguito della regressione dei terreni vitati ed individuare le modalità

per la realizzazione dei locali necessari per lo svolgimento dell’attività (cantine, essiccatoi, …).

17) Riqualificare e valorizzare il sistema idrico minore costituito dai torrenti (Gavarno, Fiobbio,

Gamberone, Zerra) e dalle rogge (Borgogna).

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Documento di Piano – Relazione 8

CAP. 2 QUADRO RICOGNITIVO E PROGRAMMATORIO

2.1. ASPETTI DEMOGRAFICI E SOCIOECONOMICI1 La pianificazione a scala comunale tende a porre in ombra la dimensione economica, sulla scorta

dell'ipotesi che questa assuma carattere sostanzialmente esogeno; ciò che è deciso ed è agito ad un

livello superiore costituisce un vincolo per lo sviluppo locale. Esiste però un approccio economico ai

problemi che affonda le proprie radici negli strumenti di analisi territoriali, dove il territorio è inteso

come lo spazio convenzionale di vita della popolazione ed è definito per le variabili che lo

attraversano.

La molteplicità ed eterogeneità degli elementi identificabili nel territorio ne rendono opportuna l’analisi.

Solo attraverso una prima riduzione della complessità in singoli elementi, la definizione rigorosa di

questi e il loro studio in termini dinamici, è possibile, infatti, favorire un processo più ampio di

comprensione; tutto ciò attraverso la restituzione di un’immagine di sfondo della comunità.

Il termine «sfondo» rimanda implicitamente al suo complemento: immagine. Si vuole in pratica

cogliere un’immagine - quella della popolazione che vive a Scanzorosciate - anche con l’aiuto di

quello che si vede (intravede) su di un piano all’intorno, più profondo o semplicemente diverso. La

complessa rete di significati e percezioni insiti nella dialettica tra immagine e sfondo è connotata da

forti ambivalenze.

Risulterà opportuno dunque, partire da un «tratteggio» della morfologia sociale, poiché uno sfondo

troppo nitido finirebbe per competere con l’individuazione degli elementi in primo piano, quelli che il

Piano di governo del territorio enuclea all’interno degli altri capitoli.

La conoscenza del Comune attraverso gli aspetti demografici e socioeconomici costituisce in questo

senso un elemento essenziale per la realizzazione di un buon Piano di governo del territorio. Lo studio

urbanistico infatti si alimenta dell’apporto di un insieme di saperi e approcci che consentono uno

sguardo complessivo sulle dinamiche di sviluppo di Scanzorosciate.

1 Natale Carra

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Documento di Piano – Relazione 9

L’analisi che qui si propone parte dalla dimensione demografica, attraversa il lavoro - letto all’interno

del sistema locale - e introduce l’approdo al tema del benessere, indagato come tenore di vita;

quest’ultimo aspetto verrà sviluppato all’interno del Piano dei Servizi.

La mappa concettuale sottostante si affida all’idea che l’uomo produce modifiche incessanti nelle

comunità e che osservarne le «tracce» possa fornire elementi interpretativi molto interessanti sul

piano sociale, economico ed urbanistico.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 10

2.1.1. DEMOGRAFIA

Scanzorosciate ha visto modificati i propri confini comunali e la stessa denominazione più volte nel

corso dei secoli. Le località di Scanzo e Rosciate risultano unite alla fine del ‘500; si rendono

autonome nel 1659; sono aggregate al comune di Bergamo nel 1809; nel 1816 riacquistano la loro

autonomia, per fondersi definitivamente nel 1926 in una unica municipalità. La breve stagione di inizio

‘800 che vede le due distinte località acquisite ai confini della città offre lo spunto per «collocare»

Scanzorosciate nell’area intorno alla città, che con alterne fortune da oltre cinquant’anni emerge

all’attenzione degli amministratori e dei cittadini sotto il nome di «grande Bergamo».

Attualmente si considerano compresi in questa area urbana 48 comuni, aggregati in 7 ambiti, disposti

a raggiera intorno al capoluogo.

Figura 1 – Gli ambiti della “grande Bergamo

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 11

Si assumerà pertanto questa corografia come riferimento per le analisi che seguiranno.

Nei 48 comuni della grande Bergamo (d’ora in poi GBG) risiedono 340mila abitanti, che sommati ai

115mila della città, rappresentano oltre il 43 per cento della popolazione provinciale. Scanzorosciate,

con i suoi 9.200 abitanti (il confronto è su dati 31.12.2006), apporta il 24 per cento della popolazione

all’ambito 2 ed il due per cento a GBG.

Più interessante il confronto dinamico dal dopoguerra ad oggi. Osserviamo i saggi di variazione

demografica2 nei diversi decenni, rispettivamente di Scanzorosciate, l’ambito 2 di GBG, il suo insieme

e la provincia, riportati nel grafico che segue.

Figura 2 - Saggi di crescita demografica. Scanzorosciate nella "grande Bergamo"

0,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

3,50

anni '50 60 70 80 90 nuovo secolo

Scanzorosciate Ambito 2 GBG Provincia Grande Bergamo

Il comune mantiene saggi di crescita senz’altro significativi, in particolare durante gli anni ’60 e ’70

(2% all’anno), ma sistematicamente più contenuti di quelli dell’ambito 2; ma soprattutto, durante l’inizio

del nuovo secolo torna ai livelli contenuti di crescita degli anni ’50 (1% all’anno), mentre l’insieme della

2 Il saggio di variazione è così calcolato: variazione percentuale nel decennio su popolazione a inizio periodo, divisa per il

numero di anni dell’intervallo

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 12

provincia supera i tassi degli anni ’60 (familiarmente noti come quelli del baby-boom), raggiungendo

un +1,5 % all’anno.

Un segnale positivo, pur nella relatività del dato, per l’ipotesi di «sviluppo sostenibile» di

Scanzorosciate. Il dato risulta maggiormente significativo se consideriamo il rapporto tra estensione

territoriale e presenza demografica; Scanzorosciate si colloca in decima posizione (su 48 comuni)

nella graduatoria demografica di GBG (dopo Dalmine, Seriate, Albino, Alzano Lombardo, Stezzano,

Nembro, Osio Sotto, Ponte San Pietro e Treviolo), mentre risulta 35esimo per quanto riguarda la

densità (850 ab/Kmq).

Figura 3 – Residenti e densità

Popolazione residente e densità abitativa

1.000

4.000

7.000

10.000

13.000

16.000

19.000

22.000

25.000

28.000

31.000

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Res

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100

400

700

1.000

1.300

1.600

1.900

2.200

2.500

2.800

3.100

Den

sità

Popolazione Densità

L’ammontare osservato della popolazione - il dato di stock - non restituisce l’idea della dinamica

interna; se solo riflettiamo come l’insieme di una comunità sia in ogni istante modificato dai flussi di

natimortalità e migratori che la coinvolgono, possiamo dedurre come la dinamica di questi ne definisca

il livello di variazione. Mentre i flussi naturali negli ultimi venti anni sono rimasti costanti intorno al 10

per mille, il ricambio migratorio che alla fine degli anni ’80 si aggirava intorno al 20 per mille, nei primi

anni di questo secolo oscilla tra 30-40 per mille in uscita e tra 40-50 per mille in entrata.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 13

Figura 4 – I movimenti demografici negli ultimi venti anni

Movimenti demografici. Scanzorosciate

60

50

40

30

20

10

0

10

20

30

40

50

60

1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

ogni

mille

resid

enti

Nati Morti Immigrati Emigrati

Questi elevati flussi di mobilità sono confermati dai dati estratti dalla anagrafe del comune e relativi al

1 marzo 2008; da questi risulta infatti che la parte della popolazione residente in comune dalla nascita,

ammonta al 40% e che dunque il 60% è immigrato da qualche altro luogo.

Dalle figure che seguono possiamo cogliere anche il bacino di immigrazione, che come si vede per

oltre l’85% è provinciale, di cui quasi il 70% coincide con la GBG. Sarebbe interessante disporre di

una matrice dei flussi migratori tra i comuni di GBG, che richiederebbe però l’esame congiunto dei

database delle 48 anagrafe comunali; in mancanza di questi è comunque ragionevole ipotizzare che,

a partire dagli anni ’70-’80 sia andato costituendosi uno scambio demografico molto intenso nell’area,

anche e forse soprattutto intergenerazionale, così GBG potrebbe configurarsi come area territoriale

compatta, non solo nominalmente3.

3 Lo scrivente ha avuto occasione di elaborare in questi anni dati analoghi relativi ai comuni di Azzano San Paolo, Gorle,

Lallio, Orio al Serio, Pedrengo, Ponteranica, Ranica, San Paolo d’Argon, Sorisole, Torre Boldone, Valbrembo, Verdellino,

Villa di Serio, ove ha riscontrato notevoli flussi migratori di interscambio.

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Documento di Piano – Relazione 14

Figura 5 - Residenti per luogo di nascita

Dalla nascita; 3725; 40%

Reimmigrati; 245; 3%

Resto provincia; 4687; 50%

Resto regione; 280; 3%

Resto Italia; 227; 2%

Estero; 224; 2%

Figura 6 – Immigrati per comune di immigrazione

Bergamo 1448

Villa Di Serio 395

Pedrengo 320

Seriate 254

Alzano Lombardo 251

Nembro 204

Gorle 198

Albano Sant'Alessandro 159

Ranica 143

Torre De' Roveri 116

Resto provincia 992

Resto Italia 507Estero 224

Torre Boldone 207

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Documento di Piano – Relazione 15

Queste considerazioni – ed altre che seguono più avanti – offrono lo spunto per una breve digressione

sull’utilità dei dati anagrafici comunali nelle analisi conoscitive dei PGT (e non solo).

Così come nella vita di un individuo possiamo scorgere degli elementi strutturanti la sua personalità,

così dentro una comunità possiamo individuare relazioni di interdipendenza complesse che nel loro

agire ne determinano l’identità.

Tali relazioni riguardano in particolare lo scambio quotidiano di prodotti, di servizi e di tempo di lavoro;

le attività messe in campo stabiliscono una incessante trasformazione sull’organizzazione dello spazio

di vita quotidiana, così che «abitare» il Comune (e nel nostro caso GBG) risulta il precipitato instabile

ma caratteristico delle persone che vi risiedono. Sotto questa luce è interessante calcolare con quale

intensità si presentino i fattori d’identità. Per poter misurare ciò, si è partiti dall’enumerazione delle

persone che sono nate e ancora risiedono nel Comune; tale persistenza consente di definire in una

certa misura il «grado di radicamento» dei suoi abitanti.

Risulterà inoltre interessante misurare il numero di anni che una persona ha trascorso nel paese -

numero di anni che va messo in relazione alla propria età - con particolare attenzione per quel gruppo

che risulta risiedere in paese fin dalla nascita.

Tale indicatore, estremamente importante anche per fondare alcune ipotesi previsionali, richiede

l’accesso agli archivi informatizzati anagrafici, dove è possibile rintracciare le informazioni di ciascun

cittadino rispetto a:

• sesso

• data, comune, provincia, nazione di nascita

• se residente o no dalla nascita

• stato civile

• cittadinanza

• codice famiglia e posizione in famiglia

• convivenza (in istituti, caserme …)

• data, comune, provincia, nazione d’immigrazione

• data, comune, provincia, nazione di emigrazione

• data di morte

• sezione elettorale di appartenenza

Tali dati naturalmente sono messi a disposizione rispettando le regole della privacy e cioè omettendo i

dati che rendano identificabile il singolo cittadino.

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Documento di Piano – Relazione 16

La figura che segue rappresenta per ciascuna classe quinquennale dei residenti, la quota di tempo di

residenza a Scanzorosciate, rispetto ai propri anni di vita; e così, possiamo constatare come siano i

2mila bambini e ragazzi (20% su residenti) a vantare il primato in questo campo; se infatti essi

possono contare su di un 80-90 per cento di tempo di residenza in paese, gli adulti da 30 a 49 anni

(32% su residenti) vi hanno trascorso meno della metà della proprio vita (42-48%).

Figura 7 - Quota della vita trascorsa a Scanzorosciate per classe d'età

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

55,0

60,0

65,0

70,0

75,0

80,0

85,0

90,0

95,0

0 -

4

5 -

9

10

- 14

15

- 19

20

- 24

25

- 29

30

- 34

35

- 39

40

- 44

45

- 49

50

- 54

55

- 59

60

- 64

65

- 69

70

- 74

75

- 79

80

- 84

85

e +

Un ulteriore indicatore della mobilità demografica del nostro comune può essere indirettamente

ricavato dall’esame dell’onomastica dei residenti; abbiamo riportato nella tabella che segue la

classifica dei primi 6 cognomi più diffusi tra i capofamiglia.

Pur raggiungendo il 12% dei capofamiglia, tali valori indicano una scarsa concentrazione della

tradizione onomastica dei cognomi.

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Documento di Piano – Relazione 17

Tabella 1 - I cognomi più diffusi

N° Capofamiglia % su totale

Pezzotta 95 2,6

Brignoli 71 2,0

Barcella 55 1,5

Algeri 47 1,3

Magri 47 1,3

Pievani 46 1,3

Alborghetti 41 1,1

Assolari 41 1,1

443 12,3

In complesso 3601 100,0

L’altro aspetto demograficamente rilevante della popolazione è la sua struttura per età, che il

demografo solitamente rappresenta attraverso questa figura.

Figura 8 - La piramide delle età. Scanzorosciate

500

450

400

350

300

250

200

150

100 50 0 50 100

150

200

250

300

350

400

450

500

0 - 4 5 - 9

10 - 14 15 - 19 20 - 24 25 - 29 30 - 34 35 - 39 40 - 44 45 - 49 50 - 54 55 - 59 60 - 64 65 - 69 70 - 74 75 - 79 80 - 84 85 e +

maschifemmine

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 18

Una specie di botte, azzurra e rosa, e le doghe sono di lunghezza diversa. Questa che si vede è una

«piramide delle età» ed è usata dai demografi per rappresentare una comunità che, al crescere degli

anni delle persone, è via via più contenuta; la morte tocca le persone proporzionalmente all’età; il fatto

che non assomigli più ad una piramide è dovuto ad un drastico ridimensionamento delle comunità. Dai

neonati ai ventenni sono molto meno le persone che vivono a Scanzorosciate; poi si vede un salto

verso la base di una figura piramidale. L’utilità di una tale rappresentazione è data anche dal fatto che

se noi facciamo slittare mentalmente verso l’alto ogni barra, possiamo immaginare come sarà la

struttura per età della popolazione tra cinque anni. D’altra parte gli indici demografici non lasciano

dubbi: Scanzorosciate è solo leggermente più giovane della provincia, vi nascono un po’ più bambini,

tra coloro che terminano la loro carriera lavorativa e coloro che la iniziano (indice di ricambio) ci sono

17,8 punti percentuali, mentre in provincia 11,9.

Tabella 2 - Indici demografici

Indice di: Scanzorosciate Provincia Delta

vecchiaia Iv P65 e oltre / P0-14 * 100 112,7 114,1 -1,5

dipendenza Id (P65 e oltre + P 0-14 )/P15-64* 100 49,5 47,9 1,6

struttura Is P40 - 64 / P15 - 39 * 100 108,0 103,8 4,2

ricambio Ir P60 - 64 / P15 – 19 * 100 117,8 111,9 5,9

carico Ic P0 - 4 / Pf 15 – 44 * 100 27,4 26,3 1,1

POPOLAZIONE E FAMIGLIE

Le persone vivono perlopiù in famiglie e risulta poco significativo analizzare la componente

demografica di un territorio senza considerarne le aggregazioni che trasformano gli individui in

comunità, la più importante delle quali risulta la famiglia. Prenderemo quindi come categorie di

osservazione il numero dei componenti, la loro età, il genere, le relazioni generazionali e quanto

necessario e sufficiente per individuare delle tipologie che consentano di leggere e cercare di

interpretare la domanda di servizi (sociali) che da queste provengono. Ad una determinata

distribuzione della tipologia delle famiglie corrisponde una domanda potenziale di servizi; per bambini,

per anziani, per adulti in difficoltà. Le possibilità analitiche rispetto alla tipologia di nuclei familiari sono

molto vaste. Si propone una classificazione che dà luogo alla matrice che segue.

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Documento di Piano – Relazione 19

Tabella 3 - Residenti in famiglia per ampiezza e tipologia della famiglia. Marzo 2008

Numero componenti Totale

1 2 3 4 5 6 7 o + famiglie componenti

Unipersonale 900 900 900

uomo giovane (<35 anni) 118 118 118

adulto (35-64 anni) 224 224 224

anziano (65 anni e +) 75 75 75

donna giovane 50 50 50

adulta 142 142 142

anziana 291 291 291

Pluripersonale nucleare 950 766 678 161 27 10 2.592 7.956coppia con figli 667 666 158 27 9 1.527 5.689

coppia giovane con figli (cf <35 anni) 45 34 3 3 1 86 311

coppia adulta con figli (cf 35-64 anni) 476 592 141 23 6 1.238 4.690

coppia anziana con figli (cf 65 anni e +) 146 40 14 1 2 203 688

coppia senza figli 719 719 1.438

coppia giovane senza figli 76 76 152

coppia adulta senza figli 301 301 602

coppia anziana senza figli 342 342 684

padre con figli 75 31 3 1 110 262

padre giovane con figli 27 12 1 40 94

padre adulto con figli 35 16 2 1 54 133

padre anziano con figli 13 3 16 35

madre con figli 156 68 9 3 236 567

madre giovane con figli 7 5 2 14 37

madre adulta con figli 67 53 5 2 127 323

madre anziana con figli 82 10 2 1 95 207

Altre situazioni 58 26 12 6 4 3 109 327

Famiglie in complesso 900 1.008 792 690 167 31 13 3.601 9.183

Sembra quasi di entrare tra le mura domestiche a vedere la figura che segue; ci dice come sono

diverse le famiglie: uomo giovane (<35 anni), adulto (35-64 anni), anziano (65 anni e +), donna

giovane, adulta, anziana, coppia giovane con figli (capofamiglia <35 anni), coppia adulta con figli

(capofamiglia 35-64 anni), coppia anziana con figli (capofamiglia 65 anni e +) e coppia senza figli;

coppia giovane senza figli; coppia adulta senza figli, coppia anziana senza figli, padre con figli, padre

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Documento di Piano – Relazione 20

giovane con figli, padre adulto con figli, padre anziano con figli, madre con figli, madre giovane con

figli, madre adulta con figli, madre anziana con figli, altre situazioni.

Certo che la frammentazione è notevole, basta guardare tutti gli spicchi della torta; ciononostante 1/3

delle famiglie sono rappresentate da coppie adulte (il capofamiglia ha un’età compresa tra 35 e 64

anni) con figli.

Figura 9 – Distribuzione delle famiglie per tipologia

Tipologia delle famiglie

coppia adulta con figli (cf 35-64 anni)

34,4%

padre adulto con figli1,5%

padre anziano con figli0,4%

madre giovane con figli0,4%

madre adulta con figli3,5%

coppia giovane con figli (cf <35 anni)2,4%

madre anziana con figli2,6%

padre giovane con figli1,1%

Altre situazioni3,0%

anziano (65 anni e +)2,1%

donna giovane1,4% adulta

3,9%

anziana8,1%

adulto (35-64 anni)6,2%

uomo giovane (<35 anni)3,3%

coppia anziana con figli (cf 65 anni e +)

5,6%

coppia giovane senza figli2,1%

coppia adulta senza figli8,4%

coppia anziana senza figli9,5%

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Documento di Piano – Relazione 21

2.1.2. IL MERCATO DEL LAVORO I lineamenti economici di una comunità amministrata sono segnati per gran parte dalle caratteristiche

individuali dei suoi abitanti, in rapporto al mercato del lavoro. Alcuni indicatori ci consentono di

disegnarne un profilo. Così il rapporto tra popolazione attiva e non, stigmatizza il peso della presenza

sul mercato; il titolo di studio approssima il grado di investimento che le famiglie mettono in atto; il

settore economico e la posizione professionale sono la risultante del processo d’incontro tra domanda

e offerta, misurata, si badi bene, attraverso quest’ultima.

Per quanto possa sembrare paradossale, elementi di questi tipo su di una popolazione a livello

comunale e sovracomunale, sono un bene informativo scarso; infatti solo ogni dieci anni, in seguito

alla rilevazione del Censimento della popolazione operata dall’ISTAT, possiamo avere un’analisi

dettagliata della posizione di ciascun cittadino rispetto ad alcune variabili fondamentali, tra le quali

appunto il lavoro. È anche in considerazione di questi limiti che siamo pertanto ricorsi ad una variabile,

quella demografica, per la quale le informazioni sono più ricche e soprattutto puntuali. Inoltre occorre

sottolineare come le trasformazioni demografiche stiano interessando le economie mature e che gli

impatti socio-economici che esse determinano inducono riflessioni approfondite.

Prima di trattare dunque i dati raccolti, volevamo riportare una breve considerazione che nasce da

alcuni aspetti legati a come una persona può vivere il lavoro.

Se solo provassimo a leggere tra le righe ciò che ci diciamo in occasioni informali e ne ricercassimo

una storia che affiora per brevi cenni, troveremmo le svariate modulazioni che si danno, e non ce ne

accorgiamo, tra una organizzazione e i propri componenti; il lavoro non è solo ciò che facciamo ma

anche come lo facciamo. Lavorare ad esempio per mesi intorno a una macchina perché occorre che

alla fine funzioni proprio come se lo aspetta chi l’ha commissionata, richiede una tecnica e una

esperienza individuale particolare, ma anche un coordinamento sapiente di chi vi lavora intorno. Allora

l’organizzazione che porta con sé una inevitabile carica coercitiva - bisogna - assume i contorni più

morbidi di un obiettivo comune, finisce per proteggere il nostro lavoro. Non è difficile intravedere che

ogni pezzo «finito» che esce dal cancello di un’azienda porta con sé una parte del proprio lavoro;

tanto più che poi queste macchine vanno un po’ ovunque, utili a costruire un mare di cose.

Incorporerà, a ben pensarci, il progetto e quindi le idee di chi l’ha costruita; dalla corretta scelta dei

materiali e dalla coerenza dell’assemblaggio delle parti dipenderà il buon funzionamento, ma la

soddisfazione del cliente sarà anche frutto di quell’intreccio di domande e risposte intercorse tra

fornitore e cliente nella fase di ideazione e progettazione. «Ho un problema...»; inizia quasi sempre

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Documento di Piano – Relazione 22

così la telefonata tra di loro. La tecnologia allora esce dal campo fascinoso e oscuro della scatola nera

per assumere i caratteri familiari delle grane quotidiane, dei «colli di bottiglia».

Occupiamoci ora di esaminare i tratti caratteristici del mercato locale del lavoro a partire dalla

contestualizzazione di quest’ultimo nell’area più vasta di appartenenza.

L’AREA INDAGATA NEL CONTESTO PIÙ AMPIO

Il progresso incessante delle innovazioni tecnologiche e organizzative - che riguardano sia le attività

industriali che quelle dei servizi – caratterizza ormai le aree più sviluppate dei Paesi industrializzati e

comporta una contrazione dei cicli economici. La domanda di lavoro richiede nuove competenze e

caratteristiche professionali dei lavoratori. Il sistema dell’istruzione è pressato da due esigenze

diverse: fornire capacità e conoscenze generali che consentano agli individui di destreggiarsi sul

mercato del lavoro; fornire competenze specifiche che rispondano alla domanda di breve termine del

sistema produttivo. I caratteri innovativi di questa domanda sono indagati in modo frammentario; se a

un livello generale manca una sintesi in tal senso, a livello locale non si trovano neppure le

informazioni elementari di base. La nostra ricognizione cerca di dare un contributo in questa direzione,

non senza avere prima collocato il territorio indagato nel contesto economico e territoriale più ampio.

IL MERCATO REGIONALE DEL LAVORO

Il mercato del lavoro in Lombardia riflette storicamente le condizioni di una regione che si colloca

ancora al primo posto, in ambito nazionale, e fra i primi nel contesto delle regioni europee, quanto a

livello di sviluppo economico.

Gli alti gradi di partecipazione al mercato del lavoro e, nonostante questi, il basso ammontare assoluto

e relativo della disoccupazione (dimezzato rispetto alla media nazionale), derivano dalla capacità di

crescita e di continua trasformazione del suo sistema produttivo.

Una condizione che viene "da lontano", anche se la crescita economica non è certo più quella degli

anni ‘50 e ‘60 (sostenuta allora da forti flussi migratori dal Mezzogiorno e dalle regioni del Nord-Est).

Pur se la Lombardia negli anni più recenti è stata sopravanzata, quanto a tassi di crescita, dalle

regioni di più recente industrializzazione, soprattutto del Nord-Est, le stesse che fino agli anni ‘70

erano ancora economie agricole e terre di emigrazione.

Non si deve però dimenticare che lo sviluppo economico regionale si è accompagnato, nell’ultimo

quarto di secolo, a un processo di profonda trasformazione, che ha investito imprese, settori e territori,

modificandone progressivamente, ma in modo molto marcato, le caratteristiche originarie, basate

sull’industrializzazione e in particolare sulla grande impresa industriale, su un’ampia presenza di

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Documento di Piano – Relazione 23

settori di base, su una forte concentrazione di attività industriali nel territorio milanese e nel suo

hinterland.

A partire dalla seconda metà degli anni ‘70 si è infatti avviato un ampio processo di

ridimensionamento del settore industriale, compensato in larga parte da una vivace crescita di attività

terziarie, soprattutto nei settori privati del terziario di mercato, tra i quali, in modo particolare, quelli dei

servizi alle imprese. Grazie a questo, anche nel periodo più difficile del dopoguerra, la prima metà

degli anni ‘80, quando alle ristrutturazioni industriali si è accompagnato un forte flusso di nuovi

ingressi sul mercato del lavoro, dovuto alle ultime leve demografiche consistenti contemporanee

all’esplosione del tasso di attività femminile, la disoccupazione ha raggiunto al massimo il 7,4 per

cento.

Oltre a grandi trasformazioni intersettoriali (che hanno portato l’incidenza dell’occupazione nei servizi

dal 43 per cento del 1980 al 60 per cento del 2001) si è profondamente modificato lo stesso settore

industriale: le grandi imprese «storiche» sono letteralmente scomparse, le grandi imprese si sono

snellite negli organici, tutte hanno accentuato, nonostante l’esternalizzazione di molti servizi, il grado

di «terziarizzazione implicita», per effetto di una riorganizzazione che ha dato maggiore spazio alle

funzioni tecniche, commerciali, finanziarie, direzionali.

Anche se l’occupazione industriale dall’inizio degli anni ‘80 al 2001 si è ridotta di 393mila unità e ha

perso 20 punti di quota su totale (dal 64% al 44%), non per questo la Lombardia ha comunque

perduto la propria caratterizzazione industriale; regione di snodo con i mercati internazionali, di

principale operatore con l’estero anche per beni destinati al resto del paese; basti considerare che

l’occupazione nell’industria supera ancora di quasi 6 punti la media nazionale, e che tra tutte le regioni

la Lombardia, quanto a quota dell’occupazione industriale, figura in seconda posizione, appena dopo il

Veneto.

Oltre a questi fenomeni vanno infine ricordati i processi di redistribuzione territoriale e di nuove

specializzazioni: in particolare è la provincia di Milano che ha perso in larga misura i suoi caratteri

storici di vera e propria capitale industriale del paese, sviluppando in grado elevato la presenza di

attività terziarie avanzate (nei settori del credito. della finanza, delle comunicazioni, dei servizi alle

imprese); le altre province, al contrario, e al loro interno i molti distretti con produzioni specialistiche,

hanno rafforzato le proprie attività industriali, le quali, nonostante le specificità locali e l’avanzata dei

servizi, continuano ancora a caratterizzare in forte misura quasi tutte le economie locali.

Le trasformazioni strutturali del sistema produttivo lombardo cui si è brevemente accennato, possono

essere definite in estrema sintesi come un processo di terziarizzazione senza deindustrializzazione;

ciò ha comportato cambiamenti radicali anche sul mercato del lavoro, da un lato determinando

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Documento di Piano – Relazione 24

l’obsolescenza di molti «mestieri» e competenze tradizionali, dall’altro trasformando i contenuti di

molte professioni, infine provocando la nascita di molte professioni completamente nuove.

IL MERCATO PROVINCIALE DEL LAVORO

Al riguardo ci affideremo alle considerazioni dell’ultimo rapporto annuale che l’IRS produce per la

CCIAA da ormai quasi venti anni.

“La provincia di Bergamo anche nel 2007 si distingue per avere un’industria nel complesso più

dinamica della media italiana. Il differenziale di crescita della produzione industriale continua difatti

ad ampliarsi e, anche se ci sono segnali di rallentamento, l’attività produttiva in provincia di

Bergamo resta in espansione, con tassi non trascurabili, mentre in Italia si osserva una

stabilizzazione molto più marcata. La migliore performance dell’industria bergamasca rispetto a

quella nazionale può essere ricondotta ad una struttura produttiva più orientata verso quei settori

che si stanno dimostrando più dinamici della media, ma anche ad un maggiore dinamismo in

generale. Confrontando la performance settoriale dell’industria bergamasca con quella italiana,

infatti, si osserva come in molti casi la prima stia registrando andamenti più brillanti. Non è quindi

solo un effetto di composizione a spiegare l’ampliamento del differenziale di crescita. Questo è un

buon segnale di una diffusa salute del sistema produttivo bergamasco, che cresce di più perché è

in generale più vivace e non solo perché ha la fortuna di essere più specializzato nei settori in

espansione.

Il picco del ciclo, comunque, è stato superato anche a Bergamo: il ritmo della crescita sta

rallentando, e la sua diffusione tra i settori è in deterioramento. Si rilevano inoltre alcune differenze

a seconda della dimensione delle imprese: quelle grandi stanno infatti registrando delle contrazioni

nei livelli produttivi, mentre quelle di dimensioni inferiori continuano ad evidenziare incrementi

dell’attività a tassi non trascurabili. Gli indicatori, comunque, segnalano per l’industria della

provincia di Bergamo un’evoluzione a breve non deludente. Il ciclo industriale appare in tenuta,

anche se con minor vigore rispetto al passato, e anche le prospettive restano improntate ad una

sostanziale fiducia. In particolare, le imprese manifatturiere bergamasche mostrano aspettative più

ottimiste sulla domanda estera, anche quando il tasso di cambio ha cominciato a manifestare un

intenso rafforzamento. Al momento non è ancora chiaro se questo rafforzamento del cambio sia

stato interamente colto al momento delle rilevazioni o se, piuttosto, la tenuta delle aspettative sia da

attribuire a prospettive più favorevoli circa la domanda, che in alcune aree (paesi asiatici, ma anche

Russia) potrebbe dimostrarsi particolarmente brillante, in grado di compensare, almeno in parte, la

perdita di competitività di prezzo. O ancora, le imprese della provincia di Bergamo potrebbero dare

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Documento di Piano – Relazione 25

più peso che in passato ai fattori di competitività non di prezzo, essendo stati interessati da

processi, non indolori, di ristrutturazione negli ultimi anni.

In conclusione, Bergamo si conferma una provincia dinamica, anche se con un tasso di creazione

di nuove imprese manifatturiere negativo. Ciononostante, sulle prospettive a breve pesano le

incertezze che gravano anche sul resto dell’economia italiana.

I dati relativi alle esportazioni bergamasche, lombarde ed italiane mostra una forte vivacità e questo

è vero in modo particolare per la provincia di Bergamo che continua ad essere un volano

dell’economia italiana. Ancora più rilevante è il fatto che anche il saldo normalizzato sia positivo

(contrariamente a quanto accade a quello italiano e, soprattutto, lombardo). Il peso delle

esportazioni provinciali su quelle regionali e nazionali resta invece stabile. Il tessile continua a

perdere terreno, infatti la variazione delle esportazioni rispetto allo scorso anno è negativa; altri

settori (alimentare, chimico, gomma-plastica e dei prodotti in metallo) crescono più che per

Lombardia e Italia, ma è la metallurgia a registrare i tassi di crescita maggiori (28,3%). Per quanto

riguarda i partner commerciali, tornano ad accelerare le esportazioni verso la Germania (+12,8%),

mentre l’India si rivela il mercato a più rapida crescita (+41,6%), seguito dalla Polonia con il 32,2%.

Le esportazioni verso il mercato cinese subiscono una consistente battuta di arresto: a fronte di un

aumento nel valore esportato del 20% registrato lo scorso anno, quest’anno la crescita rallenta fino

a valori prossimi allo zero.

I dati relativi al mercato del lavoro continuano a riflettere il buon andamento dell’economia

provinciale. Anche nel 2006 il tasso di disoccupazione scende, assestandosi al 3%. La diminuzione

della disoccupazione è però dovuta soprattutto alla stabilità del tasso di attività piuttosto che

all’aumento dell’occupazione. L’aspetto più critico del mercato del lavoro bergamasco rimane la

scarsa capacità di occupazione femminile: Bergamo è infatti la provincia lombarda con il più basso

tasso di attività e occupazione femminile.”

E’ noto come il problema principale nell’analisi del mercato del lavoro sia quello di cogliere la

domanda effettiva del sistema delle imprese, in particolare quella di prospettiva. Partiremo pertanto da

una sintesi evolutiva relativa all’area di riferimento, in questo caso ci riferiremo alla circoscrizione per

l’impiego.

IL MERCATO DEL LAVORO NELLA CIRCOSCRIZIONE DELL’IMPIEGO

Considerando l’evoluzione nel periodo più recente del sistema delle imprese per circoscrizione

territoriale dell’impiego, si nota come al forte sviluppo del «sistema locale» appena citato si

contrappone la stazionarietà delle aree delle Valli Seriana e Brembana (e in misura minore, dell’Alto

Sebino): un saldo di poche decine di unità nello stock di imprese registrate – comprese forme

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Documento di Piano – Relazione 26

giuridiche e d’impresa «sulla carta», come le immobiliari su beni propri o le società finanziarie –

significa di fatto una contrazione della base imprenditoriale attiva. È probabile che la crescita continua

delle imprese individuali nell’edilizia, che in tutte le circoscrizioni ha contribuito positivamente alla

tenuta del sistema economico, rifletta anche, in misura difficile da quantificare, un incremento di

prestazioni d’opera dotate di scarsa autonomia contrattuale e riconducibili a forme di lavoro subalterno

«con partita IVA». Gli squilibri territoriali nel tessuto economico della provincia si sono tuttavia acuiti

nel corso degli ultimi anni. Si conferma un generale rallentamento delle aree montane e un maggior

dinamismo della fascia pedemontana e delle aree della pianura, soprattutto sul versante est del

territorio bergamasco che lambisce Scanzorosciate, appartenente però alla circoscrizione di Bergamo,

ove si registra un incremento complessivo significativo: +3,30 %.

Tabella 4 - Variazione % delle imprese. 2006/2004

Circoscrizione per

l'impiego Agricoltura Industria Edilizia Commercio

Pubblici

esercizi

Servizi alle

imprese

Servizi

collettivi

Servizi

personali N.C. TOTALE

Albino -2,60 -4,10 1,20 0,70 2,20 3,60 8,30 1,10 3,80 0,50

Bergamo 0,60 0,30 6,20 -1,40 5,20 8,30 10,40 2,30 1,10 3,30

Clusone -0,90 -0,30 4,60 -1,00 -2,50 3,20 16,70 -3,70

11,9

0 1,40

Grumello del Monte -1,20 0,50 4,60 1,90 1,80 8,60 39,10 1,10 9,60 3,30

Lovere -0,50 1,90 4,90 -2,50 2,30 8,70 0,00 6,20 2,20 2,70

Ponte S. Pietro 3,60 0,40 4,60 2,80 4,00 8,60 20,50 3,00 4,30 4,00

Romano di

Lombardia -1,30 -1,90 7,30 -0,70 12,90 11,50 18,80 2,70 1,10 3,80

Trescore Balneario 1,70 1,90 8,00 2,20 3,10 9,40 3,70 4,80 5,30 5,00

Treviglio -1,40 -0,90 7,70 0,40 0,00 9,10 20,50 4,00

11,3

0 3,80

Zogno -3,10 -1,70 6,30 -1,60 -0,80 1,70 -2,90 3,70 -0,50 1,00

Totale provincia -0,70 -0,50 5,70 -0,10 2,70 7,80 12,70 2,50 4,00 3,00

Ma questa numerosità delle imprese come può essere interpretata?

POPOLAZIONE E SISTEMA DI IMPRESE

Iniziamo allora da uno dei dati più citati a proposito dell’economia bergamasca - la numerosità della

sua «popolazione»di imprese e l’inevitabile costellazione degli indici statistici che discendono

dall’onda lunga di questo fenomeno.

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Documento di Piano – Relazione 27

A fine 2007 troviamo registrate nell’archivio camerale 619 imprese localizzate a Scanzorosciate. Nel

1971 erano poco più di 1/4 e precisamente 174 e nel 1991 se ne contavano 460. All’indubbia densità

del fenomeno imprenditoriale si possono associare alcuni spunti di analisi che posso risultare

importanti per il nostro modo di guardare la popolazione delle imprese locali.

1 ) L’universo demografico delle imprese ha ripreso a crescere, ma i tassi di natalità netta si sono fatti

meno intensi rispetto alla provincia e ad altre regioni italiane.

Nello stesso tempo, le piccole e medie imprese nate dall’emergere di nuovi mercati si sono irrobustite

e alcune di esse hanno conosciuto una forte espansione nella provincia e anche fuori di essa e degli

stessi confini nazionali.

Le indagini degli ultimi anni, scavando oltre le semplici identità giuridiche, hanno anche dimostrato

l’esistenza nel comparto manifatturiero di gruppi di imprese e di relazioni incrociate di controllo e di

partecipazione vaste e ramificate.

Oggi non sembra dunque più opportuno riproporre una visione particolaristica dell’offerta di

professioni imprenditoriali. L’osservazione demografica deve lasciar posto ad un approccio focalizzato

più che sugli spontanei processi di creazione di nuove imprese - caratterizzati tipicamente anche da

un elevato tasso di mortalità - sulle loro strategie di localizzazione, di alleanza e di adattamento ai

nuovi mercati. Lo stesso orizzonte locale e provinciale non è il più adeguato a rappresentare

compiutamente i percorsi di crescita delle organizzazioni aziendali.

2) Se consideriamo l’intero bacino del capoluogo, giungendo fino alle estensioni padane verso Milano

e Brescia possiamo parlare di un’area urbana manifatturiera sufficientemente coesa in cui si produce,

si commercia e si esporta (quasi) di tutto e dove le relazioni intra ed intersettoriali sono intensissime e

tuttora in gran parte mediate dai contesti locali in termini di infrastrutture, capitale umano e istituzioni

sociali.

La versatilità dell’apparato industriale e la propensione all’esportazione generano una pluralità di filiere

produttive che collegano le produzioni di beni finali (soprattutto prodotti per la casa e per la persona)

alle produzioni, in buona parte destinate all’export, di beni intermedi e d’investimento (macchine

utensili e per l’industria, elettromeccanica, materiali edili, ecc.) passando per la fitta rete della

subfornitura e dell’indotto delle medie e grandi imprese.

In presenza di vincoli sempre più stringenti sul versante dell’offerta di lavoro - e negli usi del suolo - e

di una competizione più aspra sui mercati internazionali, il futuro richiede però un salto di qualità in

termini di investimenti, innovazione e innalzamento del sapere messo in gioco nei processi produttivi.

Comporta inoltre un esplicito ripensamento delle relazioni tra economia, territorio, istituzioni e

comunità locali. L’eccessiva enfasi data al problema delle infrastrutture logistiche riflette, forse, anche

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Documento di Piano – Relazione 28

l’esaurirsi di uno sviluppo spontaneo dei vantaggi delle economie esterne e la debolezza, culturale

prima che politica, di un governo del territorio.

3) Negli ultimi anni il sistema integrato delle relazioni interindustriali si è allargato ben oltre l’ambito

locale: la delocalizzazione di impianti produttivi verso paesi esteri e gli accresciuti flussi d’investimento

fuori provincia non hanno intaccato la tenuta occupazionale del mercato del lavoro locale ma hanno

piuttosto innalzato le soglie di efficienza di una parte del sistema imprenditoriale, la sua articolazione

finanziaria e la sua competitività internazionale. L’internazionalizzazione dell’economia bergamasca è

cresciuta ad un tasso considerevole negli ultimi 15 anni.

4) L’evoluzione della popolazione di imprese locali illustra chiaramente anche una virtù di sistema

dell’economia locale. A un’industria manifatturiera che rimane forte, perde meno addetti che altrove e

continua ad avere buone performance sui mercati esteri si è accompagnato uno sviluppo significativo

del terziario avanzato e dei servizi alle imprese.

La presunta sottoterziarizzazione dell’economia locale risulta solo da una interpretazione statistica

scorretta che enfatizza gli effetti di composizione derivanti da una forte presenza manifatturiera.

Dopo queste sintetiche ma necessarie considerazioni, quello che ora vogliamo indagare sono i

fenomeni legati alla dinamica della struttura produttiva, anche in considerazione dei mutamenti

sempre più veloci del paradigma economico che vedrà in futuro il prevalere di quelle aree territoriali in

grado di conquistarsi posizioni di vantaggio competitivo.

Al proposito ci vengono ancora in soccorso i dati desunti dal registro delle imprese della camera di

commercio, che utilizzeremo per le sole manifatture, cercando di ricostruire una serie storica

significativa della variazione del numero di imprese per contenuto tecnologico delle stesse.

La classificazione delle imprese manifatturiere per contenuto tecnologico fa riferimento al fatto che tra

gli studiosi e i policy makers è sempre più riconosciuto il ruolo ricoperto dalla produzione, la

trasformazione e lo sfruttamento delle conoscenze nel determinare il successo economico, la

competitività industriale e la crescita dell’occupazione. È la stessa Commissione Europea che ha

posto il rafforzamento dell’innovazione tra i pilastri della propria strategia con l’obiettivo di far divenire

l’Unione Europea l’economia fondata sulla conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo

entro la fine del decennio (Consiglio Europeo di Lisbona, marzo 2000). Tutto ciò avendo identificato

proprio nel ritardo nell’innovazione la spiegazione degli insufficienti risultati delle economie europee in

materia di produttività.

L’evoluzione del concetto di innovazione implica però che le politiche dell’innovazione non debbano

concentrarsi esclusivamente sulla relazione tra innovazione e ricerca.

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Documento di Piano – Relazione 29

Oltre alla nozione di innovazione tecnologica, che designa l’innovazione derivata dalla ricerca, si può

infatti parlare anche di innovazione organizzativa o relativa ai modelli commerciali, riconoscendo che

nuovi modi di organizzare il lavoro in settori quali la gestione delle forze lavoro, la distribuzione, il

finanziamento o la produzione possono avere un influsso positivo sulla competitività. Oppure anche di

innovazione stilistica e commerciale, come espressione dell’innovazione in settori come il design e il

marketing.

Con il termine innovazione solitamente si identificano congiuntamente la creazione e lo sfruttamento

economico di nuovi prodotti destinati tanto a mercati di beni intermedi quanto a mercati di beni finali.

L’innovazione si distingue dalla semplice attività inventiva nella quale lo scopo conoscitivo è

prevalente rispetto all’obiettivo dell’utilizzazione economica. In termini generali si può parlare di

innovazione sia con riguardo alla tecnologia, che all’organizzazione dell’impresa. Se la definizione di

innovazione e di impresa innovativa non presenta particolari difficoltà dal punto di vista teorico,

sicuramente più arduo è il compito di identificare quali sono le imprese effettivamente innovative nella

realtà.

È utile ricordare brevemente la definizione e le più recenti tassonomie dell’attività innovativa per poi

circoscrivere con maggiore precisione l’obiettivo di queste considerazioni. Innanzitutto l’innovazione

può essere di prodotto o di processo, dove per innovazione di prodotto si intende la creazione di nuovi

prodotti o servizi, mentre per innovazione di processo si intende l’introduzione di metodi di produzione

più efficienti in grado di ridurre il costo di produzione di beni esistenti.

La linea di demarcazione fra i due tipi di innovazione non sempre è tracciabile in modo chiaro; infatti

un prodotto nuovo di un’impresa può rappresentare l’occasione di adozione di un nuovo processo per

un’altra impresa. La tassonomia più esaustiva delle forme di innovazione tecnologica distingue fra

innovazione radicale, incrementale, architettonica e modulare.

Tornando ai fenomeni in sede locale, ove le informazioni sono naturalmente circoscritte, abbiamo al

proposito fatto ricorso come si diceva più sopra ai dati desunti dal registro delle imprese della camera

di commercio, cercando di ricostruire una serie storica significativa della variazione del numero di

imprese per contenuto tecnologico delle stesse.

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Documento di Piano – Relazione 30

Figura 10 – Andamento delle imprese per contenuto tecnologico. Scanzorosciate

10

15

20

25

30

35

40

45

50

55

60

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

mediobasso medioalto

La figura mostra come risultino in calo le imprese a medio-alto contenuto tecnologico. Ciò desta

qualche preoccupazione per il prossimo futuro.

L’OFFERTA DI LAVORO

A proposito di qualità dell’offerta di lavoro, sono interessanti i dati sulla scolarità che vedono

Scanzorosciate in media con i dati dell’area di confronto: al 2001 il 30,7 per cento dei cittadini sopra i

6 anni erano in possesso almeno del diploma di scuola media superiore; tra questi il 6 per cento

risultavano laureati.

È abbastanza ragionevole presupporre che questa situazione positiva della scolarità rifletta la

posizione territoriale del comune.

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Documento di Piano – Relazione 31

Tabella 5 - Grado di istruzione. Su popolazione > 6 anni al 2001

Comune Licenza Elementare

Licenza Media Diploma Laurea

Albano S.

Alessandro 34,4 38,6 22,9 4,1 100,0

Gorle 24,8 29,7 33,6 12,0 100,0

Montello 36,2 40,9 20,3 2,6 100,0

Pedrengo 32,2 38,4 24,9 4,5 100,0

San Paolo d'Argon 34,8 39,4 21,6 4,3 100,0

Scanzorosciate 35,2 34,2 24,7 6,0 100,0

Torre de’ Roveri 35,4 39,3 20,0 5,3 100,0

Totale Ambito 2 33,1 36,4 24,7 5,8 100,0

Competenze specifiche e generali

Misurare il grado di istruzione quale proxy della qualità dell’offerta di lavoro presuppone l’idea che la

scolarità formale, il conseguimento di un titolo di studio a seguito della frequenza di un percorso

scolastico, costituisca il prerequisito fondamentale per un buon ingresso nel mercato del lavoro. Agli

estremi di questa considerazione si situa da una parte l’atteggiamento di coloro che considerano la

scuola incapace di preparare i giovani al mondo del lavoro e dall’altra la constatazione che, uno

scarso bagaglio culturale impedisca l’evoluzione progressiva delle persone e le consegni alla

situazione lavorativa in condizione di rischio di impoverimento professionale nel tempo. È sintomatica

al riguardo l’enfasi che si viene ponendo da parte del mondo produttivo sulle competenze cosiddette

trasversali. Sembra allora opportuno tentare di ridefinire il rapporto di coerenza tra studio e lavoro, tra

scuola e azienda, attraverso considerazioni di medio e lungo periodo. Inoltre probabilmente, perché il

titolo di studio non svolga la funzione di semplice segnale sul mercato delle professioni, occorre

ripensarlo all’interno di un percorso individuale - legato dunque ad attitudini e fatti peculiari - attento

alle richieste del mercato e capace di «filtrare» tra dato contingente e di prospettiva. Esemplificando,

la scelta di iscriversi ad una determinata facoltà per un giovane, va interpretata alla luce di almeno tre

variabili: la vicinanza territoriale, una considerazione positiva generalizzata, l’ipotesi di uno sbocco

lavorativo possibile; contemporaneamente non potranno considerarsi in modo simmetrico coloro che

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Documento di Piano – Relazione 32

si iscrivono in vista di una futura corresponsabilità nell’azienda familiare - e non sono pochi - e coloro

che prefigurano per sé altri percorsi.

D’altra parte la dimensione rispetto al mercato del lavoro conferma la situazione particolare degli

scanzorosciatesi. Le tabelle che seguono, col consueto limite per questi dati non aggirabile, di riferirsi

ad un tempo ormai lontano (Censimento 2001) sono esplicite: 19, 7% i pensionati contro una media

d’area del 17%; 22,5% gli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori autonomi a fronte del 21,1%

nell’area.

I lineamenti economici di una comunità amministrata sono segnati per gran parte dalle caratteristiche

individuali dei suoi abitanti in rapporto al mercato del lavoro. Alcuni indicatori ci consentono di

disegnarne un profilo. Così il rapporto tra popolazione attiva e non, stigmatizza il peso della presenza

sul mercato; il titolo di studio approssima il grado di investimento che le famiglie mettono in atto; il

settore economico e la posizione professionale sono la risultante del processo d’incontro tra domanda

e offerta, misurata attraverso quest’ultima. Per quanto possa sembrare paradossale, elementi di

questi tipo su di una popolazione a livello comunale, sono un bene informativo scarso; infatti solo ogni

dieci anni, in seguito alla rilevazione del Censimento della popolazione operata dall’ISTAT, possiamo

avere un’analisi dettagliata della posizione di ciascun cittadino rispetto ad alcune variabili

fondamentali, tra le quali appunto il lavoro.

Va anche ricordato come la distanza temporale del dato sia compensata dalla natura strutturale del

fenomeno che lascia ad interpretazioni non congiunturali ma di medio periodo. Fatte queste dovute

precisazioni possiamo osservare la tabelle che seguono.

Tabella 6 - Caratteristiche dell'occupazione. Censimento 2001

Comune Occupati In cerca di lavoro Studenti Casalinghe Pensionati

Altra condizione Totale

Albano S. Alessandro 57,2 1,9 5,3 16,7 14,8 4,0 100,0

Gorle 53,0 2,1 9,1 15,3 18,1 2,5 100,0

Montello 55,9 2,5 5,6 16,8 15,6 3,6 100,0

Pedrengo 55,6 1,9 6,6 15,9 17,5 2,6 100,0

San Paolo d'Argon 59,5 2,2 5,7 15,7 14,3 2,6 100,0

Scanzorosciate 51,7 1,6 6,4 16,2 19,5 4,5 100,0

Torre de' Roveri 55,4 1,7 5,8 16,9 17,4 2,8 100,0

Totale Ambito 2 55,0 1,9 6,4 16,1 17,0 3,4 100,0

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Documento di Piano – Relazione 33

Tabella 7 - Caratteristiche degli occupati. Censimento 2001

Comune

Imprenditori e liberi professionisti

Lavoratori in proprio

Soci di cooperative Coadiuvanti Dipendenti Totale

Albano S. Alessandro 4,6 13,0 1,4 1,8 79,2 100,0

Gorle 12,8 14,2 0,9 1,4 70,7 100,0

Montello 5,0 11,8 0,5 2,0 80,6 100,0

Pedrengo 5,8 13,7 1,1 2,1 77,4 100,0

San Paolo d'Argon 7,2 14,0 0,7 2,9 75,2 100,0

Scanzorosciate 7,6 14,8 0,7 2,3 74,6 100,0

Torre de' Roveri 6,9 15,9 1,2 2,1 73,9 100,0

Totale Ambito 2 7,2 13,9 0,9 2,1 75,9 100,0

I tradizionali rapporti socioeconomici su realtà territoriali a livello comunale o di bacini contenuti,

nell’affrontare le dimensioni del mercato del lavoro si preoccupavano di considerare il cosiddetto

bilancio occupazionale; vale a dire il rapporto tra occupati e posti di lavoro presenti. Non sembra

opportuno, all’inizio del terzo millennio, di fronte ai fenomeni di globalizzazione porsi l’obiettivo

analitico un po’ angusto di autocontenimento dell’occupazione; se mai va vista con attenzione positiva

la formazione di un mercato del lavoro basato su «reti lunghe».

LA DOMANDA DI LAVORO

È noto come il problema principale nell’analisi del mercato del lavoro sia quello di cogliere la domanda

effettiva del sistema delle imprese, in particolare quella di prospettiva. Partiremo pertanto, così come

abbiamo fatto per l’offerta di lavoro, da una analisi evolutiva relativa al nostro comune. Attraverso le

figure 12, 13, 14 e 15 che seguono si vuole segnalare la dinamica di medio e lungo periodo, dal 1971

al 2001, a Scanzorosciate e nell’area dell’ambito 2 di GBG in termini di occupazione: addetti alle unità

locali secondo i censimenti, in complesso e nelle attività manifatturiere.

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Documento di Piano – Relazione 34

Figura 11 - Scanzorosciate. Evoluzione struttura produttiva. Addetti alle unità locali. 1971 e 2001

0 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400

Agricoltura, caccia e silvicoltura

Attività manifatturiere

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua

Costruzioni

Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli,motocicli e di beni personali e per la casa

Alberghi e ristoranti

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

Intermediazione monetaria e finanziaria

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attivitàprofessionali e imprenditoriali

Istruzione

Altri servizi pubblici, sociali e personali

19712001

Figura 12 –Ambito 2 GBG. Evoluzione struttura produttiva. Addetti alle unità locali. 1971 e 2001

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000

Agricoltura, caccia e silvicoltura

Attività manifatturiere

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua

Costruzioni

Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli,motocicli e di beni personali e per la casa

Alberghi e ristoranti

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

Intermediazione monetaria e finanziaria

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attivitàprofessionali e imprenditoriali

Istruzione

Altri servizi pubblici, sociali e personali

19712001

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Documento di Piano – Relazione 35

Nello specifico nelle figure 14 e 15 si riporta la dinamica del settore manifatturiero:

Figura 13 - Scanzorosciate. Evoluzione manifatture. Addetti alle unità locali. 1971 e 2001

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

Industrie tessili e dell'abbigliamento

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari

Industria del legno e dei prodotti in legno

Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta;stampa ed editoria

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento di combustibilinucleari

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo

Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, compresil'installazione, il montaggio, la riparazione e la manutenzione

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche edottiche

Fabbricazione di mezzi di trasporto

Altre industrie manifatturiere

19712001

Figura 14 – Ambito 2 GBG. Evoluzione manifatture. Addetti alle unità locali. 1971 e 2001

0 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 1.600

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

Industrie tessili e dell'abbigliamento

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari

Industria del legno e dei prodotti in legno

Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta;stampa ed editoria

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento di combustibilinucleari

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo

Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, compresil'installazione, il montaggio, la riparazione e la manutenzione

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche edottiche

Fabbricazione di mezzi di trasporto

Altre industrie manifatturiere

19712001

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Documento di Piano – Relazione 36

I dati messi a disposizione a inizio 2007 di ASIA unità locali (Archivio Statistico delle Imprese Attive)

da parte di ISTAT consente una stima attendibile e dettagliata degli addetti alle unità locali d’impresa –

con l’esclusione del settore pubblico e del non profit – nella media dell’anno 2004. Il confronto con il

corrispondente dato censuario al 2001, sempre al netto del settore pubblico, va preso con cautela

date le differenze di impostazione delle due rilevazioni. Il 2004 è stato inoltre un anno difficile, dal

punto di vista del ciclo economico, e complicato, per la regolarizzazione del lavoro degli stranieri. Qui

si propone una breve analisi delle unità locali e degli addetti, cioè i «posti di lavoro» in provincia

confrontati con l’area approssimata dal bacino del Centro per l’impiego di Bergamo.

A fine 2004 le unità locali di impresa in provincia di Bergamo sono 90.972 e occupano 380.888 addetti

(dipendenti o indipendenti). Ben più della metà delle unità locali (il 54,6%) ha un solo addetto ed è,

quindi, in linea di massima composta da singoli lavoratori autonomi. La quota di micro-imprese è più

alta nella circoscrizione di Bergamo (57,2%), per la concentrazione nel capoluogo di attività

professionali e imprenditoriali e di servizi, anche avanzati, svolti da consulenti e figure simili. Le unità

locali con un numero di addetti tra 2 e 9 (il 36,2% sul totale delle imprese) impiegano il 29,2% degli

addetti totali. Oltre i 9 addetti, invece, la piramide delle unità locali per classe dimensionale si

assottiglia con il 5,7% tra i 10 e 49 addetti e dell’1% oltre i 50 addetti. In termini di quota

occupazionale, tuttavia, le classi intermedie equivalgono a quasi un quarto (24,7%) dell’occupazione

complessiva e le imprese maggiori (con 50 addetti e oltre) offrono lavoro al 32,9% degli addetti totali.

Tabella 8 - Addetti alle Unità locali (media annua 2004) per classe di addetti

Circ.ne per l'impiego

Bergamo 1 add. 2-9 add. 10-19 add 20-49 add > 50 add Totale

Unità locali 16.993 10.760 1.156 526 297 29.732

Addetti 16.788 37.082 15.349 15.985 41.771 126.975

Unità locali % 57,2 36,2 3,9 1,8 1,0 100,0

Addetti % 13,2 29,2 12,1 12,6 32,9 100,0

Totale provincia

Unità locali 49.657 34.933 3.854 1.667 861 90.972

Addetti 49.149 119.812 50.899 49.988 111.041 380.889

Unità locali % 54,6 38,4 4,2 1,8 0,9 100,0

Addetti % 12,9 31,5 13,4 13,1 29,2 100,0

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 37

La distribuzione settoriale di unità locali e addetti mette in evidenza le differenti specializzazioni e

vocazioni del nostro territorio in raffronto alla provincia di Bergamo e, in modo approssimato,

l’evoluzione complessiva tra il 2001 e il 2004. Per quanto concerne le unità locali, la densità

imprenditoriale al 2004 è maggiore nei servizi alle imprese (trasporti, servizi finanziari, informatici e

professionali) - 10.988 unità locali pari al 37,0% (27,1 in provincia), ma qui gioca certo un ruolo

rilevante il capoluogo; è minore per converso nell’industria – 3.583 unità pari al 12,1% (15,8 in

provincia) ed edilizia - 3.432 pari al 11,5% (19,8 in provincia).

Tabella 9 - Unità locali di impresa e addetti per settore di attività economica

Circ.ne per l'impiego

Bergamo Industria Edilizia Commercio

Pubblici

esercizi

Servizi

alle

imprese

Servizi

collettivi

Servizi

personali TOTALE

Unità locali 3.583 3.432 7.352 1.303 10.988 1.680 1.394 29.732

Addetti 39.281 12.273 25.516 5.105 36.232 5.038 3.531 126.976

Unità locali % 12,1 11,5 24,7 4,4 37,0 5,7 4,7 100,0

Addetti % 30,9 9,7 20,1 4,0 28,5 4,0 2,8 100,0

Totale provincia

Unità locali 14.362 18.027 21.002 4.699 24.642 3.860 4.378 90.970

Addetti 158.887 54.264 57.792 14.736 74.435 10.981 9.785 380.880

Unità locali % 15,8 19,8 23,1 5,2 27,1 4,2 4,8 100,0

Addetti % 41,7 14,2 15,2 3,9 19,5 2,9 2,6 100,0

Rispetto alla situazione registrata nel Censimento 2001 si verifica un aumento di peso relativo delle

unità locali dei servizi alle imprese (+ 1,29%), ma non del commercio (-1,53% per via della grande

distribuzione) e una live contrazione dell’industria (-0,26%) e dell’edilizia (-0,16). A questo livello le

specificità territoriali si confermano, con qualche modesta variazione rispetto al 2001.

La distribuzione degli addetti vede ancora prevalere l’attività industriale: 39.281 addetti medi nel corso

del 2004 pari al 30,9% del totale. Il peso relativo si riduce però – anche se non sensibilmente - rispetto

al Censimento del 2001 dove l’industria pesava il 32,9%. Pur con i limiti di disomogeneità del

confronto, si può dire che l’industria ha perso nell’arco di circa tre anni solo 850 addetti (-2,0% in

termini relativi). L’edilizia ha più che compensato lo snellimento occupazionale dell’industria: con

12.273 addetti (autonomi o dipendenti) valeva al 2004 il 9,7% dell’occupazione nelle imprese private

contro l’ 8,9% del 2001. Sono oltre 5mila gli addetti complessivi in più rispetto al censimento del 2001

(5.130 per l’esattezza). I saldi di tutti i settori sono in progresso rispetto al 2001 con la sola eccezione

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Documento di Piano – Relazione 38

dell’industria anche se il dato degli addetti ai servizi collettivi, in pratica sanità e istruzione private, va

considerato col beneficio del dubbio per possibili problemi di classificazione di imprese o istituzioni

nonprofit nel settore. Una parte significativa della crescita dei servizi alle imprese, in senso proprio

(logistica e trasporti, finanza, marketing, ICT, ecc.) e nel settore del commercio all’ingrosso, è

presumibilmente funzione dei processi di sviluppo e outsourcing delle imprese industriali.

L’occupazione nel settore dei servizi alle imprese testimonia la loro grande rilevanza locale che

rappresenta al 2004 quasi la metà dei posti in provincia: 36mila addetti nella circoscrizione su 74mila

in tutta la provincia.

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Documento di Piano – Relazione 39

2.1.3. BENESSERE E TENORE DI VITA

Rimane il compito, al termine di questo primo rapporto, di riportare alcune considerazioni che

verranno meglio sviluppate in sede di redazione di Piano dei Servizi. Ci pare comunque significativo

avviare una apertura del tema, anche perché attende di essere affrontato coerentemente con gli

obiettivi del Piano di Zona d’area, ex-lege 328/2000.

Compito dell’amministrazione pubblica, in particolare la municipalità, è quello di favorire il benessere

dei cittadini; questo rimanda al tema essenziale dello stabilire un livello minimo di soddisfazione, che a

sua volta potrebbe essere identificato attraverso il «tenore di vita» a cui il cittadino aspira. Il tenore di

vita non attiene solamente al possesso di beni, ma riguarda ciò che siamo in grado di realizzare

attraverso abilità e capacità.

Il miglioramento del tenore di vita così concepito provoca, a Scanzorosciate come altrove, una

crescita costante ed inesorabile nella domanda di servizi sociali. Ogni cittadino, infatti, mano a mano

guadagna una situazione di progressivo benessere, aumenta il proprio livello di consapevolezza

rispetto al grado di benessere sociale.

Il problema allora non è solo quello di disegnare un sistema di protezione sociale meno costoso e

perciò più accettabile dai contribuenti. La vera sfida consiste nell’escogitare modelli di fornitura dei

servizi che mostrino un grado elevato di solidarietà nei confronti di cittadini in stato di bisogno e,

congiuntamente, siano dotati di sistemi di incentivi idonei a stimolare la loro autonomia; che stimolino

la presenza di una pluralità di fornitori, così da consentire l’instaurarsi di meccanismi competitivi e

garantire ragionevoli margini di scelta dei cittadini e, nel contempo, assicurino una elevata efficienza

produttiva.

Per procedere in questa direzione occorre effettuare una ricognizione dettagliata dei servizi sulla

scorta di una tipologia degli stessi, il risultato della quale sarà riportato su di una matrice sintetica.

Tali informazioni verranno messe a confronto con i dati emergenti da due fonti principali:

1. l’analisi dei bilanci comunali, nella fattispecie della spesa sociale sostenuta dalle municipalità

negli ultimi anni;

2. l’elaborazione dei dati raccolti dall’ufficio di piano dell’ambito territoriale di riferimento (L

328/2000), in particolare delle schede economico-finanziarie, la cui compilazione è prevista per

l’assolvimento del cosiddetto «obbligo informativo» previsto dalla Regione Lombardia.

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Documento di Piano – Relazione 40

LA PROPENSIONE DELLE MUNICIPALITÀ ALLA SPESA SOCIALE La spesa municipale rappresenta il costo che un Comune sostiene per tutte le azioni redistributive.

Qui si propone una particolare attenzione alla spesa sociale. Se in senso lato ricadono nella spesa

sociale le voci relative a sanità, istruzione, previdenza e servizi sociali, noi indagheremo in modo

particolare su questi ultimi. Non è da trascurare in questo contesto il processo di ridefinizione che essi

stanno subendo da quando è entrata in vigore la legge quadro di riforma (328/2000).

La fonte più attendibile per l’esame della spesa sociale, è costituita dai bilanci del Comune, anche in

considerazione della sua rinnovata centralità nelle azioni di produzione dei servizi per i cittadini ed

inoltre del fatto che nei bilanci transitano anche significative quote della spesa per funzioni delegate

degli enti sovraordinati.

Nell’ambito della contabilità municipale, la parte delle spese è ordinata gradualmente in titoli, funzioni,

servizi e interventi. Tra i servizi rivestono importanza particolare in questo periodo i servizi sociali, che

nel conto consuntivo di bilancio sono cinque: (1) asilo nido, servizi per l’infanzia e minori; (2)

prevenzione e riabilitazione; (3) residenze e ricoveri per anziani; (4) assistenza, beneficenza pubblica,

servizi alla persona; (5) necroscopico e cimiteriale.

Per la nostra analisi della spesa sociale si escluderà per motivi intuitivi il quinto.

L’UTENTE DEI SERVIZI In Italia si avverte ancora la carenza di informazioni strutturate relative alla dimensione economica dei

servizi sociali. L’aggregato di spesa per residente (desumibile dall’analisi di bilancio), necessario per il

dimensionamento e la sostenibilità della stessa non risulta del tutto soddisfacente; occorre conoscere

o stimare la spesa sociale ad utente, il fruitore dei servizi. Per ottenere tale stima si farà riferimento a

quanto più sopra già anticipato: ai dati raccolti dall’ufficio di piano dell’ambito territoriale di riferimento

(L 328/2000).

Tale dato, pur non costituendo ancora un indicatore della domanda complessiva, riferendosi solo alla

domanda soddisfatta, consentirà - quando sarà messo a disposizione - comunque di accostare

l’indicatore di spesa in relazione all’utenza servita.

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Documento di Piano – Relazione 41

2.2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E RICOGNIZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE

2.2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il comune di Scanzorosciate dista dal capoluogo provinciale circa 7 km e da Milano circa 60 km.

I confini amministrativi sono: a nord con i comuni di Villa di Serio, Nembro e Pradalunga, ad est con i

comuni di cenate Sopra, Cenate Sotto, a sud-est con il comune di San Paolo d’Argon, a sud con i

comuni di Torre de’ Roveri e Pedrengo, a ovest con i comuni di Gorle e Ranica.

Figura 16 - Ripresa aerea del territorio di Scanzorosciate

Nato nel 1927 in seguito alla fusione dei comuni di Scanzo e Rosciate, comprende sul proprio

territorio cinque frazioni: Gavarno Vescovado, Negrone, Rosciate, Scanzo e Tribulina.

Il paese è di origini romane e conobbe nel medioevo un periodo di particolare importanza, essendo

ubicato in posizione strategica, alle porte di Bergamo. Testimonianze di questo periodo sono le

fortificazioni e i castelli presenti sia a Scanzo che a Rosciate, di cui oggi restano poche vestigia. Tra il

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Documento di Piano – Relazione 42

XVII ed il XVIII secolo il paese conobbe un periodo di prosperità, con le famiglie più in vista impegnate

nella costruzione di fastose ville sui colli circostanti al paese.

Situato al margine meridionale delle Prealpi orobiche, è bagnato a ovest dalla sinistra orografica del

fiume Serio mentre il crinale del Monte Bastia, connesso al Monte Misma, funge da confine a nord con

i comuni di Villa di Serio e di Nembro.

Lo sviluppo urbanistico del comune si è principalmente distribuito lungo l’asse ovest-est che dall’asta

del fiume Serio conduce verso l’imbocco della Valcavallina attraverso la S.P. 69, lungo la quale si

trovano i centri abitati di Scanzo, Rosciate (ancora paesaggisticamente legati al contesto del fiume) e

Negrone, che costituisce il nucleo di connessione tra l’ambito pianeggiante a sud e le colline a nord.

Da qui in direzione nord-sud, valli e vallecole si connettono con il crinale collinare del Monte Bastia,

della Serradesca (impluvio del torrente Zerra alimentato da ovest dal torrente Gambarone) e del

monte Misma dal quale scende il torrente Fiobbio fino a confluire a valle nella roggia Borgogna.

Lungo queste ultime pendici meridionali, e quindi meglio esposte, si sono sviluppati i centri di Gavarno

e di Tribulina.

L’andamento altimetrico evidenzia notevoli variazioni di quota, a partire da quella minima (257 s.l.m.),

in prossimità della sponda sinistra del fiume Serio, per giungere alla parte più elevata del Costone del

Gavarno (686 s.l.m.).

Il territorio comunale ha un’estensione di 1.078 ha (10 Kmq), dei quali il 24% risulta area urbanizzata,

il 32% a bosco, mentre la rimanente parte è diversamente coltivata.

Una parte del territorio (circa 8 ha) ricade in area tutelata dal PLIS del Serio Nord, mentre per altri 390

ha circa vi è una proposta di inserimento in un costituendo PLIS della collina.

Le infrastrutture principali che attraversano il territorio comunale sono costituite dalla viabilità per

trasporto su gomma costituita dalle arterie della SP 68 (direzione ovest-est: Scanzorosciate-Negrone-

Tribulina), la SP 70 (direzione sud-nord: Albano-Torre de’ Roveri-Negrone), la SP 67 Alzano-Costa di

Mezzate e la SP65 Albino -Trescore Balneario.

Con la recente apertura della galleria di Monte Negrone si è concluso il tratto della SP 671 che ha

consentito di connettere Seriate con l’imbocco della Valle Seriana evitando di attraversare le strade

urbane di Scanzorosciate.

La stazione ferroviaria più vicina è quella di Albano S.Alessandro sulla tratta Bergamo-Brescia. Il

casello autostradale di riferimento è quello di Seriate che, attraverso la SP 671, conduce a Pedrengo

e quindi Scanzorosciate.

L’aeroporto di Orio al Serio, a sud di Bergamo, costituisce un comodo scalo per i collegamenti

nazionali e internazionali.

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Documento di Piano – Relazione 43

Figura - Estratto della TAV. A9 Mosaico dei PRG

Dalla lettura del Mosaico Informatizzato degli strumenti urbanistici Comunali (MISURC) elaborato dalla

Provincia di Bergamo (TAV. A9 – Mosaico dei PRG) relativa al contesto territoriale comprendente

Scanzorosciate emerge evidente l’elevata pressione abitativa dell’area, in particolare degli ambiti posti

ad est e ovest del fiume Serio. E’ inoltre del tutto percepibile il disordine urbanistico prodotto dallo

sviluppo urbanistico dei vari comuni, risultato della totale mancanza di coordinamento tra essi.

L’aspetto più evidente del processo di sviluppo è la frammentazione degli spazi agricoli, ridotti spesso

a vere e proprie isole all’interno dell’urbanizzato.

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Documento di Piano – Relazione 44

2.2.2. IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE

La Giunta Regionale ha approvato il 16 gennaio 2008 la proposta di Piano Territoriale Regionale

(PTR). Pur non essendo operativo in quanto non ancora approvato dal Consiglio Regionale si ritiene

opportuno illustrarne gli aspetti più importanti, riprendendoli dal documento di presentazione del PTR

stesso.

Il PTR, attraverso la dichiarazione di obiettivi specifici, propone un “progetto” da condividere per il

territorio, e restituisce l'immagine della regione che si vuole costruire, la Lombardia del futuro.

Il ruolo del PTR è quello di costituire il principale quadro di riferimento per le scelte territoriali degli Enti

Locali e dei diversi attori coinvolti, così da garantire la complessiva coerenza e sostenibilità delle

azioni di ciascuno e soprattutto la valorizzazione di ogni contributo nel migliorare la competitività, la

qualità di vita dei cittadini e la bellezza della Lombardia.

Anziché essere, dunque, uno strumento di pianificazione gerarchicamente sovraordinato, il PTR, nella

concezione della L.R. 12/05, costituisce cornice di riferimento interattivo e di raccordo per la

pianificazione locale con la quale si pone in costante rapporto dialettico.

La valenza paesaggistica del PTR (art. 76, 77) Il PTR ha la valenza di Piano Paesaggistico ai sensi del D.Lgs. n. 42/04. La scelta del legislatore

regionale attesta la profonda compenetrazione esistente fra governo del territorio e valorizzazione

paesaggistica e ambientale, come logico abbinamento di materie che la stessa Costituzione ha

ritenuto di dover porre in capo alle regioni. Adottando il criterio di fornire previsioni di sempre maggior

definizione alle varie scale, il PTR fornisce individuazioni di obiettivi generali di salvaguardia ed

indicazioni di misure di tutela ambientale.

Il riassetto idrogeologico del territorio (art. 55) Il territorio lombardo presenta una complessità notevole rispetto alle componenti morfologiche,

geologiche e idrogeologiche. Al PTR è assegnato il compito di definire gli indirizzi per il riassetto del

territorio, così da ridurre i rischi presenti e garantire un corretto uso delle risorse territoriali, che

consentano condizioni di sicurezza per i cittadini e per lo sviluppo di attività antropiche, nonché

condizioni ambientalmente sostenibili per l’intera regione.

Il PTR lavora in raccordo con la pianificazione a scala di bacino e tiene conto delle direttive per la

prevenzione del rischio sismico.

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Documento di Piano – Relazione 45

Il ruolo della conoscenza (art. 3) La natura del PTR attribuisce al sistema di conoscenze del territorio valore fondante e necessaria

componente del Piano stesso, presupposto per qualunque valutazione nell’affrontare le scelte e

promuovere misure.

L’importanza che la L.R. 12/05 attribuisce al Sistema Informativo Territoriale Integrato è uno dei modi

concreti con cui si costruisce la condivisione delle strategie da parte dei diversi attori; disporre di un

sistema conoscitivo completo e soprattutto condiviso diviene una necessità nel modello di

pianificazione di cui la Lombardia si sta dotando con l’aggiornamento concomitante di tutta la

strumentazione urbanistica e pianificatoria.

La Valutazione Ambientale (art. 4) Il PTR è assoggettato a Valutazione Ambientale; la valutazione ha il compito di evidenziare le

congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità e le sinergie con gli altri strumenti, le

alternative assunte, gli impatti potenziali, le misure di mitigazione e compensazione. La Valutazione

Ambientale che la legge prevede estesa ai piani e programmi di natura territoriale diviene anche uno

strumento attraverso il quale garantire la sostenibilità delle scelte e la coerenza delle azioni nel

perseguire gli obiettivi di sviluppo per il territorio della Lombardia.

Gli obiettivi regionali sono derivati dalla sintesi dei principali orientamenti della programmazione

nazionale e comunitaria, dalle previsioni del PRS e dal dialogo con le pianificazioni di settore; il

processo di sintesi è stato accompagnato dal confronto con il territorio e dall’attenta valutazione della

sostenibilità ambientale delle scelte. Gli obiettivi costituiscono l’elemento non negoziabile del Piano e il

principale riferimento per tutti gli attori pubblici o privati.

Il Piano del Paesaggio Lombardo, formato dagli atti di specifica valenza paesaggistica prodotti da

Regione (PTR), Province (PTCP), Enti gestori dei Parchi (PCP) e Comuni (PGT), è l’elemento

fondativo del sistema di pianificazione del paesaggio regionale, così come già riconosciuto nel Piano

Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato nel 2001 e attualmente vigente.

Con l’entrata in vigore del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42) e

della L.R. 12/05, si è reso necessario integrare ed aggiornare il PTPR, che già contiene la maggior

parte degli elementi specificati dal Codice (art. 143) e fa già riferimento al concetto di paesaggio

contenuto nella “Convenzione Europea del Paesaggio”, (ratificata con la L. 14/06).

Infatti la verifica di conformità del Piano (art. 156 del Codice) ha portato a ritenere che il PTPR vigente

corrisponde di massima ai requisiti introdotti dal Codice. Pertanto nell’aggiornamento del PTPR,

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Documento di Piano – Relazione 46

assunto dal PTR, vengono confermate le disposizioni generali del Piano del 2001, e in particolare la

centralità del Piano del Paesaggio Lombardo, e viene rafforzata l’efficacia del quadro di riferimento

paesaggistico del Piano, aggiornato con le misure di indirizzo e di prescrittività definite in funzione

delle priorità territoriali messe a sistema dal PTR.

L’aggiornamento del Piano vigente, aderendo ai contenuti del Codice, individua altresì le aree

significativamente compromesse o degradate dal punto di vista paesaggistico e nuovi indirizzi per gli

interventi di riqualificazione, recupero e contenimento del degrado (art 143, comma 1, lettera g del

Codice).

I Piani Territoriali Regionali d’Area (PTRA), previsti dalla L.R. 12/05 (art.20) sono progetti di

sviluppo territoriale che danno attuazione e integrano gli obiettivi del PTR, condivisi con gli Enti locali,

per il governo delle complessità e di aree di significativa ampiezza territoriale interessate da opere,

interventi o destinazioni funzionali aventi rilevanza regionale o sovraregionale. Le finalità del PTRA

sono quelle di precisare gli obiettivi e le strategie e, coerentemente alle stesse, definire il quadro di

riferimento territoriale per un’azione coordinata ed efficace di tutte le programmazioni territoriali dei

soggetti interessati; essi rappresentano anche il luogo della costruzione di consenso e cooperazione

per affrontare criticità e nodi problematici e cogliere le opportunità di sviluppo coordinato e di crescita

sostenibile per i territori interessati e per l’intera Regione.

Il PTR individua alcuni ambiti per i quali promuovere la formazione di un PTRA . Il PTRA diviene

occasione di compensazione e regolamentazione fra gli enti locali nella ripartizione degli effetti positivi

e negativi conseguenti alla realizzazione degli interventi previsti e alle azioni di Piano.

Le sezioni di cui si compone il Piano sono:

• Presentazione

• Documento di Piano

o Piano Paesaggistico

o Sezioni tematiche

o Strumenti operativi

• La Valutazione Ambientale del PTR

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Documento di Piano – Relazione 47

Il Documento di Piano E’ l’elaborato di raccordo tra tutte le altre sezioni del Piano poiché, in forte relazione con il dettato

normativo (art. 19, comma 2 lett.a) della L.R. 12/05), definisce gli obiettivi di sviluppo socio economico

della Lombardia individuando 3 macroobiettivi (principi ispiratori dell’azione di Piano con diretto

riferimento alle strategie individuate a livello europeo e nell’ambito della programmazione regionale

generale) e 24 obiettivi di Piano. Gli obiettivi che in apertura del Documento descrive, il quadro di riferimento e le dinamiche in atto

costituiscono, per tutti i soggetti coinvolti a vario livello nel governo del territorio, un riferimento

centrale da condividere per la valutazione dei propri strumenti programmatori e operativi.

Nel Documento di Piano la declinazione degli obiettivi, con contestuale definizione delle relative linee

d’azione, è effettuata sia dal punto di vista tematico, in relazione a temi individuati dallo stesso PTR

(ambiente, assetto territoriale, assetto economico/produttivo, paesaggio e patrimonio culturale, assetto

sociale) sia dal punto di vista territoriale. La declinazione territoriale è effettuata sulla base

dell’individuazione di sistemi territoriali considerati come chiave di lettura del sistema relazionale a

geometria variabile ed integrata, che si attiva e si riconosce spazialmente nel territorio: Sistema

Metropolitano, della Montagna, Pedemontano, dei Laghi, della Pianura Irrigua, del Fiume Po e Grandi

Fiumi di Pianura.

La duplice declinazione degli obiettivi è volta a favorire una più immediata lettura, da parte delle

programmazioni settoriali e a facilitare la costruzione degli altri strumenti di pianificazione, a fronte

della valenza di quadro di riferimento per tutte le altre programmazioni riconosciuta al PTR ai sensi

dell’art. 20 della L.R. 12/05.

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Documento di Piano – Relazione 48

In coerenza con gli obiettivi determinati, il Documento di Piano definisce (art. 19, comma 2 lett. b della

L.R. 12/05) le linee orientative dell’assetto del territorio regionale identificando gli elementi di

potenziale sviluppo e di fragilità che si ritiene indispensabile governare per il perseguimento degli

obiettivi. Per tale individuazione il Documento di Piano, pur riconoscendo e rimandando a piani e

normative di settore, effettua identificazioni specifiche e talora puntuali in considerazione della loro

valenza strategica a livello regionale.

La definizione degli orientamenti è costruita in riferimento agli obiettivi prioritari di interesse regionale,

identificati ai sensi dell’ art.19, comma 2 lett.b della L.R. 12/05: poli di sviluppo regionale, zone di

preservazione e salvaguardia ambientale e infrastrutture prioritarie. In base ai disposti di cui all’art. 20

della L.R. 12/05, il Documento di Piano nella sezione dedicata agli effetti del PTR, esplicita la sua

valenza di “quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di

comuni, province, comunità montane, parchi…” richiamando gli strumenti operativi che possono nel

concreto creare sinergie tra le programmazioni locali e il sistema degli obiettivi del PTR.

Il sistema degli obiettivi costituisce pertanto un riferimento centrale attraverso il quale piani o

programmi, locali e di settore, devono confrontarsi con i contenuti del PTR, considerare la propria

coerenza nel perseguire gli obiettivi e individuare concretamente strumenti efficaci di azione ad

implementazione di quelli già definiti dal PTR.

Il Documento di Piano determina quindi effetti diretti e indiretti la cui efficacia, in relazione al

perseguimento degli obiettivi è valutata attraverso il sistema di monitoraggio del Piano e l’Osservatorio

permanente della programmazione territoriale previsto dalla L.R.12/05.

Tuttavia, in relazione ai disposti di cui all’art. 20 della L.R. 12/05, il Documento di Piano evidenzia

puntualmente alcuni elementi del PTR che hanno effetti “diretti” in particolare:

• gli obiettivi prioritari di interesse regionale

• i Piani Territoriali Regionali d’Area

Il Documento di Piano identifica infine gli Strumenti Operativi che il PTR individua per perseguire i

propri obiettivi. Gli obiettivi definiti nel Documento di Piano costituiscono per tutti i soggetti coinvolti a

vario livello nel governo del territorio un riferimento centrale e da condividere per la valutazione dei

propri strumenti programmatori e operativi.

Il Documento di Piano contiene in allegato 4 tavole:

tav.1 - Polarità e poli di sviluppo regionale

tav.2 - Zone di preservazione e salvaguardia ambientale

tav.3 - Infrastrutture prioritarie per la Lombardia

tav.4 - I Sistemi Territoriali del PTR

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Documento di Piano – Relazione 49

Figura 17 - PTR TAV. 1 - Polarità e poli di sviluppo regionale

Figura 18 - PTR TAV. 2 - Zone di preservazione e salvaguardia ambientale

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Documento di Piano – Relazione 50

Figura 19 - PTR TAV. 3 - Infrastrutture prioritarie per la Lombardia

Figura 20 - PTR TAV. 4 - I Sistemi Territoriali del PTR

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Documento di Piano – Relazione 51

I 32 strumenti operativi del PTR

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Documento di Piano – Relazione 52

Il “sistema rurale-paesistico-ambientale” del PTR Il PTR (Documento di Piano – paragrafo 1.5.1) orienta la pianificazione del territorio regionale a partire

dalla visione sistemica e integrata degli spazi del “non costruito”, che sovente vengono considerati per

ambiti frammentati e attraverso approcci settoriali (con categorie quali: valore paesaggistico, ambiti

assoggettati a vincoli di varia natura, zone agricole o di interesse ecologico-ambientale).

Gli spazi del non costruito compongono in realtà un sistema complesso, che assolve a funzioni

diverse, sovente compresenti, e che pertanto non deve essere considerato “territorio libero”, locuzione

che fa pensare ad ambiti “disponibili” per altri usi, per trasformazioni, per accogliere quanto viene

espulso dal territorio urbanizzato.

Per questo motivo nella definizione dell’organizzazione territoriale risulta fondamentale considerare le

relazioni tra le diverse parti del territorio libero secondo la pluralità di funzioni presenti, in quanto tali

ambiti possono essere identificati come elementi fondamentali di un sistema più ampio che può

essere denominato “sistema rurale-paesistico-ambientale”.

Il sistema rurale-paesistico-ambientale interessa dunque il territorio prevalentemente libero da

insediamenti o non urbanizzato, naturale, naturalistico, residuale o dedicato ad usi produttivi primari.

Questo spazio territoriale concorre, unitamente agli ambiti del tessuto urbano consolidato e agli ambiti

di trasformazione, a formare la totalità del territorio regionale. Esso in particolare fornisce valore

aggiunto alla qualità complessiva dei territori, quale fattore localizzativo e di attrazione per funzioni di

eccellenza.

Il sistema rurale-paesistico-ambientale si riferisce al patrimonio territoriale e paesistico nell’ambito del

quale possono essere svolte funzioni produttive primarie, di tipo fruitivo pubblico e che riveste un ruolo

essenziale per il bilancio ambientale complessivo; tale sistema, gestito in modo sostenibile, svolge

funzioni decisive per l’equilibrio ambientale, la compensazione ecologica e la difesa idrogeologica, per

il tamponamento degli agenti inquinanti e la fitodepurazione, per il mantenimento della biodiversità,

per la qualificazione paesistica e per contrastare il cambiamento climatico.

La multifunzionalità del sistema richiede il riconoscimento di una struttura articolata e complessa,

costituita da sottosistemi diversi, caratterizzati da contesti e aspetti specifici, per tipologie funzionali e

caratteristiche che possono anche sovrapporsi ed essere compresenti su medesimi ambiti areali.

E’ bene inoltre ricordare che il Piano del Paesaggio Lombardo evidenzia come tutto il territorio

regionale presenti qualità paesaggistiche diffuse che devono essere attentamente considerate e

valorizzate.

Il PTR identifica come fondamentale il riconoscimento di tale visione di sistema all’interno di tutti gli

strumenti di governo del territorio e come orientamento delle politiche di settore. La formulazione di

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Documento di Piano – Relazione 53

politiche attive e degli strumenti di governo del territorio, nell’ambito delle competenze di ciascun

soggetto, deve esplicitamente riferirsi al sistema rurale-paesistico-ambientale nel suo complesso.

La lettura territoriale del sistema è necessariamente multiscala, in quanto esso si compone anche

delle funzioni che vengono definite a diversi livelli di dettaglio e approfondimento. Il SIT Integrato,

tramite la cooperazione dei diversi soggetti, renderà disponibili gli elementi che consentono di

comporre il sistema e di riconoscerlo alle diverse scale di dettaglio.

L’articolazione del sistema:

A – ambiti destinati all’attività agricola (PTCP) B – ambiti a prevalente valenza ambientale e naturalistica: sono gli ambiti dove vige un regime di

efficacia prescrittiva e prevalente, dettato da norme regionali, nazionali e comunitarie; tali ambiti sono

riconosciuti dal PTR come zone di preservazione e salvaguardia ambientale

C – ambiti di valenza paesistica (Piano del Paesaggio Lombardo): vasta parte del territorio regionale

è interessata da beni paesaggistici formalmente riconosciuti, per i quali, nel quadro del Piano del

Paesaggio Lombardo, sono identificate strategie, politiche e azioni di valorizzazione, nonché disciplina

degli interventi, delle trasformazioni e le azioni di valorizzazione (PTR - Piano Paesaggistico – norma

art.2).

D - sistemi a rete: il PTR promuove la realizzazione della Rete Verde Regionale (PTR – Piano

Paesaggistico, norme art.24) e della Rete Ecologica Regionale. In particolare i sistemi a rete sono

prioritario elemento conoscitivo e di riferimento nell’ambito della valutazione delle scelte di

trasformazione degli spazi liberi, che devono essere attuate con l’attenzione prioritaria alla

conservazione della continuità delle reti.

E – altri ambiti del sistema: gli ambiti che non appartengono alle categorie A, B, C, D sono rinviati

alla disciplina degli altri strumenti di pianificazione, secondo i principi definiti dal PTR.

Il Sistema rurale-paesistico-ambientale

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Documento di Piano – Relazione 54

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Documento di Piano – Relazione 55

2.2.3. IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE Il Piano Territoriale Regionale, in base alla L.R. 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale

paesaggistico, e pertanto la Regione Lombardia ha proceduto nel nuovo PTR ad integrare ed

aggiornare il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2001, in linea con la

"Convenzione Europea del paesaggio" e con il D. Lgs. 42/2004.

La Giunta Regionale, con la DGR 6447 del 16 gennaio 2008, ha proceduto all’aggiornamento del

piano territoriale pesistico su due livelli e in due tempi:

• ha approvato le integrazioni e gli aggiornamenti del quadro di riferimento paesistico e degli

indirizzi di tutela del PTPR del 2001, come primo ed immediato aggiornamento dello stesso di

competenza della Giunta stessa. Queste integrazioni sono immediatamente operanti;

• ha inviato al Consiglio regionale la proposta complessiva di Piano Paesaggistico quale sezione

specifica del PTR, comprensiva della revisione della disciplina paesaggistica regionale e

correlati documenti e cartografie, per l’ adozione.

La cartografia di piano è stata rivista nel suo complesso, migliorandone anche i livelli di

georeferenziazione dei dati e rinnovandone la forma grafica, aggiornandola e integrandola alla luce

dei nuovi temi introdotti.

La nuova cartografia che accompagna il quadro di riferimento e gli indirizzi di tutela, con i correlati

repertori, costituisce aggiornamento già operante del Piano Territoriale Paesistico Regionale vigente,

le tavole che fanno invece diretto riferimento alle disposizioni normative vanno a completare la

proposta complessiva di Piano Paesaggistico inviata, nel quadro della proposta di PTR, al Consiglio

regionale per l’adozione.

Nell’Abaco delle principali informazioni paesistico-ambientali articolato per comuni, Volume 1

“Appartenenza ad ambiti di rilevanza regionale”, Scanzorosciate appare sottoposto alla disciplina di

cui all’art. 17 ed inserito nella fascia collinare.

Il Piano Paesaggistico ha integrato gli indirizzi di tutela con l’introduzione di una specifica Parte IV di

indirizzi e criteri per la “Riqualificazione paesaggistica e contenimento dei potenziali fenomeni di

degrado” che contiene una serie articolata di indirizzi tra cui si segnalano i principali che interessano il

territorio di Scanzorosciate.

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Documento di Piano – Relazione 56

2. Aree e ambiti di degrado paesistico provocato da processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani Indirizzi di riqualificazione

Le ipotesi di riqualificazione saranno definite valutando il territorio considerato sotto il profilo

paesaggistico in base alla rilevazione, alla lettura e alla interpretazione dei fattori fisici, naturali,

storico-culturali, estetico-visuali ed alla possibile ricomposizione relazionale dei vari fattori e in

particolare sulla base di una un’attenta lettura/valutazione dei seguenti aspetti :

• grado di tenuta delle trame territoriali (naturali e antropiche) e dei sistemi paesistici

storicamente definitesi

• connotazioni paesistiche del contesto di riferimento e rapporti dell’area degradata con esso

• individuazione delle occasioni di intervento urbanistico e ottimizzazione delle loro potenzialità

di riqualificazione paesistica

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio

Integrazione degli aspetti paesistici nelle politiche e nelle azioni: di Pianificazione territoriale e di

Governo locale del territorio, di progettazione e di realizzazione degli interventi I nuovi interventi di urbanizzazione saranno definiti sia in termini localizzativi che di assetto sulla base

di una approfondita analisi descrittiva del

paesaggio, dell'ambiente e del contesto interessato ponendo come obiettivi primari:

• il rispetto dei caratteri strutturali del paesaggio interessato (naturali e storici)

• l'assonanza con le peculiarità morfologiche dei luoghi

• la ricostruzione di un rapporto più equilibrato tra parti urbanizzate e spazi aperti, che dovranno

essere messi in valore, riscoprendone i caratteri sostantivi e identitari, anche in correlazione

con la definizione delle rete verde provinciale e dei sistemi verdi comunali

2.1 Aree di frangia destrutturate Indirizzi di riqualificazione. Azioni:

Ridefinizione di un chiaro impianto morfologico prioritariamente attraverso:

• la conservazione e il ridisegno degli spazi aperti, secondo un’organizzazione sistemica e

polifunzionale, come contributo alla costruzione di una rete verde di livello locale che sappia

dare continuità alla rete verde di scala superiore; in particolare :

• conservando, proteggendo e valorizzando gli elementi del sistema naturale e

assegnando loro un ruolo strutturante

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Documento di Piano – Relazione 57

• riqualificando il sistema delle acque

• attribuendo alle aree destinate a verde pubblico esistenti e previste nell’ambito

considerato una elevata qualità ambientale, paesistica e fruitiva

• rafforzando la struttura del paesaggio agricolo soprattutto nei casi ove questo sia

ancora fortemente interconnesso con il grande spazio rurale, conservando e

incentivando le sistemazioni colturali tradizionali, promuovendo programmi specifici per

l’agricoltura in aree periurbane, etc.

• la riqualificazione del tessuto insediativo; in particolare

• conservando e assegnando valore strutturante ai sistemi ed elementi morfologici e

architettonici preesistenti significativi dal punto di vista paesistico

• definendo elementi di relazione tra le diverse polarità, nuove e preesistenti

• preservando le ‘vedute lontane’ come valori spaziali irrinunciabili e curando

l’architettura dei fronti urbani verso i territori aperti

• riconfigurando l'impianto morfologico ove particolarmente destrutturato

• orientando gli interventi di mitigazione al raggiungimento degli obiettivi di cui sopra

• il recupero e la valorizzazione delle aree degradate, sottoutilizzate e in abbandono con finalità

paesistico- fruitivi e ambientali

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio

Azioni:

Pianificazione attenta delle nuove previsioni di sviluppo alla chiara e forte definizione dell’impianto

morfologico in termini di efficace correlazione con le tessiture territoriali ed agrarie storiche, con

specifica attenzione agli ambiti di trasformazione ed alla piena valorizzazione della qualità paesistica

nella pianificazione attuativa; in particolare:

• conservando e assegnando valore strutturante ai sistemi ed elementi morfologici e

architettonici preesistenti significativi dal punto di vista paesistico

• difendendo gli spazi aperti e attribuendo al loro ridisegno un valore strutturante

• localizzando in modo mirato le eventuali nuove necessità in modo tale da riqualificare i rapporti

tra i margini urbani e i territori aperti

• impedendo la saldatura di nuclei urbani contigui

• conservando e assegnando valore strutturante ai sistemi ed elementi morfologici e

architettonici preesistenti significativi dal punto di vista paesistico

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Documento di Piano – Relazione 58

• individuando e promuovendo prestazioni di elevata qualità per i piani attuativi e i progetti

urbani

2.2 Conurbazioni Indirizzi di riqualificazione. Azioni:

• salvaguardia e potenziamento dei varchi esistenti e delle relazioni interne ai sistemi degli spazi

aperti per il rafforzamento della rete verde provinciale e del sistema del verde comunale e per

una chiara individuazione delle relazioni tra gli elementi costitutivi del paesaggio

• attenta considerazione in tal senso dei progetti di recupero degli ambiti degradati e dismessi

• rafforzamento e attenta riqualificazione della rete idrografica

• sistemazione paesistica degli ambiti contermini alle infrastrutture con attenta

contestualizzazione dell'equipaggiamento vegetale

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni:

• salvaguardia e potenziamento dei varchi esistenti e chiara individuazione delle relazioni tra gli

elementi costitutivi del paesaggio :

• disincentivando l’occupazione di nuove aree

• garantendo la massima continuità degli spazi aperti naturali e agricoli

• potenziamento della fruizione panoramica delle direttrici di collegamento territoriale con

particolare riguardo agli elementi morfologici e storico-culturali che devono mantenere la

leggibilità del ruolo e della funzione storicamente avuta nell’organizzazione territoriale

• accompagnamento dei progetti di nuova infrastrutturazione con correlati progetti di

contestualizzazione volti alla ricucitura delle relazioni e alla riconnessione paesistica

dell'intorno, anche tramite la riqualificazione delle aree degradate

2.3 Territori contermini alle reti infrastrutturali della mobilità e del trasporto e produzione dell’energia Indirizzi di riqualificazione.Azioni:

• interventi di mitigazione anche tramite equipaggiamenti verdi in grado di relazionarsi con il

territorio

• interventi correlati alle infrastrutture esistenti attenti alle zone marginali e volti a ridurre la loro

estraneità al contesto e l’effetto frattura che generano

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Documento di Piano – Relazione 59

• attenta considerazione degli interventi di servizio alle infrastrutture cercando di evitare la

possibile accentuazione dell’effetto di frattura indotto, accentuazione dell’effetto di frattura

indotto, operando riconnessioni funzionali tra i territori separati e recuperando gli ambiti

marginali con la massima riduzione dell’impatto intrusivo; in particolare:

• le barriere antirumore dovranno avere caratteristiche di qualità paesistica, oltreché

ambientale, sia per quanto riguarda il lato interno, verso l’infrastruttura stessa, sia per

quanto riguarda il lato esterno, rivolto verso il territorio circostante

• gli interventi di manutenzione e adeguamento delle aree di servizio dovranno porsi

obiettivi di riqualificazione paesistica

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• progettazione integrata del tracciato, comprensivo del suo equipaggiamento verde, attenta ai

caratteri paesistici dei contesti

• progettazione unitaria dei manufatti e delle relative aree di servizio attenta ai caratteri paesistici

dei contesti

• eventuale acquisizione delle aree laterali all’infrastruttura in misura adeguata allo sviluppo e

attuazione di un progetto di valorizzazione paesaggistica dei territori attraversati

2.4 Centri e nuclei storici soggetti a perdita di identità e riconoscibilità Indirizzi di riqualificazione. Azioni:

• rimozione di elementi intrusivi di maggior impatto

• interventi di riqualificazione volti ad un attento

• recupero dei manufatti di valore storico-architettonico

• cura e attenta riqualificazione dello spazio pubblico attraverso la condivisione degli obiettivi di

riqualificazione e una progettazione delle opere di sistemazione e arredo attenta ai caratteri dei

luoghi

• utilizzo di specifiche tecniche per la manutenzione e il recupero dell’edilizia tradizionale

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni:

• iniziative per prevenire la perdita di vitalità dei centri e nuclei storici e la realizzazione di opere

non compatibili

• iniziative per prevenire la realizzazione di elementi incongrui

• Interventi di riqualificazione con sviluppo di attività culturali, di sedi per la ricerca scientifica e di

formazione e di nuove funzioni civili e spazi qualificati di intrattenimento e di comunicazione

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Documento di Piano – Relazione 60

• attività di promozione, diffusione, stesura di apposite “guide” e incentivazione, anche tramite

appositi finanziamenti e/o sgravi fiscali, di interventi di manutenzione e recupero del patrimonio

architettonico tradizionale per la conservazione dei valori identitari

2.5 Aree industriali-logistiche Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• avvio di processi di riqualificazione

• interventi di mitigazione e mascheramento anche tramite equipaggiamenti verdi in

grado di relazionarsi con il territorio

• interventi per la formazione di aree industriali ecologicamente attrezzate

• migliore qualificazione architettonica degli interventi di sostituzione

• adeguamento e potenziamento delle aree attrezzate per la sosta con creazione di spazi

comuni e di opere di arredo qualificate e coerenti con i caratteri paesistici del contesto,

curando in modo particolare l'equipaggiamento verde

• riassetto funzionale e distributivo degli spazi pubblici (viabilità, percorsi ciclopedonali,

aree verdi)

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• attenta localizzazione degli interventi e indicazioni di obiettivi di qualificazione estesi alla

sistemazione delle aree contermini correlati alla pianificazione paesistica locale

• progettazione organica delle strutture e dei volumi delle aree di servizio e di sosta nonchè delle

infrastrutture contermini e definizione di elementi di correlazione paesistica con il contesto

3. Aree e ambiti di degrado e/o compromissione paesistica provocata dalle trasformazioni della produzione agricola e zootecnica Indirizzi di riqualificazione.

Sulla base di un’attenta individuazione e valutazione dei caratteri paesistici preesistenti e delle criticità

emergenti in particolare negli ambiti a maggiore sensibilità paesaggistica e ad elevata funzionalità

ecologica saranno promosse azioni di potenziamento dell’uso multiplo degli spazi agricoli finalizzato

alla valorizzazione dei contesti rurali collegata :

• alla salvaguardia e alla riqualificazione delle tessiture del territorio, delle infrastrutture d’acqua,

• di terra e del verde che le definiscono

• alla definizione di nuove relazioni con il sistema degli insediamenti

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Documento di Piano – Relazione 61

• al riutilizzo turistico-fruitivo

• alla valorizzazione del rapporto “paesaggioprodotto”

• alla produzione di energia da fonti rinnovabili correttamente inserita nel paesaggio agrario

locale di riferimento

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio

Sulla base di un’attenta individuazione e valutazione dei caratteri paesistici e ambientali dei diversi

contesti, in particolare negli ambiti a maggiore sensibilità paesaggistica e ad elevata funzionalità

ecologica, saranno considerate le possibilità di maggior integrazione tra obiettivi di valorizzazione e

ricomposizione paesistica del territorio e di riqualificazione ambientale integrate a quello del settore

primario:

• potenziando gli aspetti di multifunzionalità anche in modo mirato secondo i diversi contesti

regionali

• valorizzando il rapporto “paesaggio – prodotto”, attraverso lo sviluppo di beni e servizi in grado

di aumentare la competitività delle filiere tipiche dei settori agroalimentari e forestali, in stretta

connessione con il paesaggio locale

3.2 aree a colture intensive su piccola scala (serre, colture orticole, vivai industriali…) Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• salvaguardia e valorizzazione dei manufatti tradizionali

• interventi di mitigazione dei manufatti esistenti attenta ai caratteri percettivi rilevanti, all’uso di

materiali, colori e tecniche costruttive coerenti agli aspetti costitutivi dei luoghi

• particolare attenzione alla qualità progettuale dei manufatti e delle strutture negli interventi di

manutenzione e adeguamento

• riqualificazione, reinserimento, infittimento di elementi arborei o arbustivi, in coerenza con le

trame del parcellario agricolo del contesto specifico

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• integrazioni normative ai fini del contenimento delle trasformazioni degli ambiti agricoli a

maggiore rilevanza paesaggistica o ecologica e alla diffusione delle attività connesse

• promozione di attività di progettazione per il miglioramento della qualità architettonica e

paesistica di componenti e soluzioni tecniche dei manufatti

• integrazione fra finalità produttive e sociali e finalità paesistico-ambientali

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Documento di Piano – Relazione 62

3.3 aree a colture specializzate (oliveti, frutteti, vigneti) e risaie; Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• riqualificazione del paesaggio agrario con interventi di arricchimento del mosaico paesistico

(recupero di assetti colturali tradizionali, formazione di filari, siepi specie quando utili a

ripristinare o dare continuità a strutture più complesse), prioritariamente in correlazione alla

formazione della Rete verde provinciale e locale

• recupero degli elementi consolidati di forte connotazione morfologico-paesistica dei paesaggi

locali (muri di contenimento, percorsi, opere d’arte)

• promozione nei contesti rurali contraddistinti da elevata integrità all’utilizzo di materiali e

manufatti coerenti con quelli tradizionali o meglio inseribili

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• favorire il potenziamento della pluralità di funzioni di alto valore (culturale, sociale, economica,

di difesa del suolo) anche connesse all’utilizzo del paesaggio come fattore di valorizzazione

del prodotto

• promozione di studi per verificare gli effetti indotti su cambiamenti di giaciture orientamenti,

pendenze e dimensioni anche in relazione ai rapporti consolidati dei diversi paesaggi, tenendo

conto delle esigenze produttive al fine di definire linee guida per gli interventi sostenibili da

diversi punti di vista

4. Aree e ambiti di degrado e/o compromissione paesistica provocata da sotto-utilizzo, abbandono e dismissione Indirizzi di riqualificazione

In linea di massima le aree e gli ambiti di degrado e/o compromissione paesistica dovuti a sotto-

utilizzo, abbandono e dismissione sono da considerarsi occasioni prioritarie per interventi integrati di

riqualificazione e di valorizzazione urbanistica, paesistica e ambientale.

Le difficoltà maggiori stanno nella riassegnazione di significati coerenti per fattibilità socioeconomica e

di ruolo in riferimento ad una strategia più generale di riconfigurazione coerente.

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio

Gli indirizzi generali richiedono approcci adeguati in termini di :

• formulazione di progetti di recupero a conclusione delle attività che si correlino a scenari più

ampi di ricomposizione paesistica, per le aree e gli ambiti di dismissione legata ad usi a

termine (ad es. cave e discariche)

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Documento di Piano – Relazione 63

• formulazione di scenari di “reversibilità” o “riconversione” (da prendere in considerazione già in

fase di progettazione e assenso) con individuazione delle componenti di cui sarà da prevedere

lo smantellamento al termine del ciclo vitale, per le aree e gli ambiti di dismissione di strutture

altamente tecnologiche in rapida evoluzione

• definizione di priorità di intervento in riferimento a politiche economiche e correlati incentivi

finanziari e urbanistici al fine di contenere gli effetti indotti dalle mutazioni del quadro generale

di natura socio-economica e i rischi di degrado e dismissione dovuto a tali mutazioni

4.4 piccoli centri, nuclei edificati e edifici tradizionali diffusi (con particolare riferimento all’edilizia rurale storica) in abbandono Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• impostazione di politiche e interventi di recupero e di valorizzazione dei caratteri identitari di

matrice storica all’interno di scenari di sistema più ampi legati agli usi multifunzionali

dell'agricoltura, alla promozione del turismo sostenibile, alla soluzione di problematiche

insediative, alla formazione della rete verde e dei percorsi di fruizione paeasaggistica

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• definizione di scenari di sviluppo e valorizzazione che prevedano incentivi a iniziative

organiche e integrate per il recupero del patrimonio edilizio storico, correlati alla promozione di

iniziative volte al rafforzamento o alla introduzione di nuove attività con concrete possibilità di

sviluppo futuro, inserite in una logica di sistema più ampia

6. Elementi detrattori Sono considerati detrattori tutti gli elementi intrusivi che alterano gli equilibri di un territorio di elevato

valore paesistico senza determinarne una nuova condizione qualitativamente significativa.

6.1 elementi detrattori a carattere puntuale:

• aree destinate alle attività di escavazione, coltivazione e trattamento inerti (cave e torbiere,

trattamento inerti; miniere, cave di materiale litoide dall’alveo dei fiumi etc.);

• discariche ed impianti di smaltimento rifiuti; ecc.

• aree per il deposito, trattamento e stoccaggio di merci, rottami, ecc.

• complessi industriali e relativi spazi aperti di pertinenza (in particolare quelli ad elevato impatto

e quelli a rischio di incidente rilevante) ;

• impianti per la produzione energetica, termovalorizzazione, stoccaggio;

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Documento di Piano – Relazione 64

• impianti per la produzione agricola, zootecnica, acquacoltura;

• opere idrauliche (dighe, sbarramenti, invasi);

• infrastrutture portuali e aeroportuali;

• complessi edificati “insularizzati”;

• spazi aperti attrezzati (complessi sportivi, campi da golf, parchi tematici, campeggi, parcheggi,

ecc);

Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• interventi di mitigazione

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• definizione di specifiche linee guida per indirizzare le programmazioni e progettazioni di settore

verso una migliore contestualizzazione delle opere

• promozione di progetti integrati a sistema in grado di coniugare tutela e qualificazione del

paesaggio e esigenze funzionali, prevedendo ex-ante, in caso di attività a termine, scenari di

recupero

6.2 elementi detrattori a rete :

• opere ed infrastrutture stradali e ferroviarie;

• reti infrastrutturali;

• torri, tralicci e ripetitori per la telecomunicazione;

• impianti di risalita; interventi per la sistemazione idrogeologica; impianti eolici; ecc.

Indirizzi di riqualificazione. Azioni :

• interventi di mitigazione da integrare ove possibile nei corridoi della rete verde

• progetti di migliore contestualizzazione estesi ad un intorno significativo comprensivi di linee

guida per gli interventi di sostituzione o riorganizzazione di parti o componenti della rete

• interventi di restyling dei manufatti

Indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio. Azioni :

• definizione di specifiche linee guida volte a migliorare l’approccio e la cura progettuale

indirizzando meglio lo studio del tracciato, del manufatto, delle opere compensative e delle

mitigazioni

• promozione di progetti integrati volti a qualificare l’infrastruttura nel paesaggio e a ridisegnare

gli ambiti contermini al fine di ricostruire e reinterpretare le relazioni con il contesto anche

tramite specifici piani o accordi

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Documento di Piano – Relazione 65

• promozione di proposte progettuali innovative e maggiormente coerenti con il paesaggio

relativamente a componenti tecniche e infrastrutture di servizio

• integrazione dei programmi/progetti di sviluppo e di inserimento paesistico con scenari ex ante

di recupero paesistico nel caso di abbandono o sostituzione dell’infrastruttura o di parti di essa

Si segnalano inoltre le norme del PTR già operative:

TITOLO III – DISPOSIZIONI DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (P.P.R.)

IMMEDIATAMENTE OPERATIVE

- Art. 17 (Tutela paesaggistica degli ambiti di elevata naturalità)

- Art. 18 (Tutela paesaggistica dell’ambito di valore storico-ambientale del Barco Certosa)

- Art. 19 (Tutela e valorizzazione dei laghi lombardi)

- Art. 20 (Rete idrografica naturale fondamentale)

- Art. 21 (Infrastruttura idrografica artificiale della pianura: Principali Navigli storici, canali di bonifica e

rete irrigua)

- Art. 22 (Geositi)

- Art. 23 (Siti UNESCO)

- Art. 24 (Rete verde regionale)

- Art. 25 (Individuazione e tutela dei Centri, Nuclei e Insediamenti Storici)

- Art. 26 (Riconoscimento e tutela della viabilità storica e d’interesse paesaggistico)

- Art. 27 (Belvedere, visuali sensibili e punti di osservazione del paesaggio lombardo)

- Art. 28 (Riqualificazione paesaggistica di aree ed ambiti degradati o compromessi e contenimento

dei processi di degrado)

- Art. 29 (Norma di prevalenza)

La cartografia di Piano Territoriale Paesistico Regionale è stata aggiornata nel suo complesso,

anche ai fini miglioramento dei livelli di georeferenziazione dei dati e rinnovandone la forma grafica,

integrandone dati e contenuti alla luce di quanto sopraindicato. Conseguentemente alla revisione delle

tavole è l’aggiornamento dei repertori correlati. La cartografia base del piano è ora composta dalle

seguenti tavole:

Tavola A – Ambiti geografici e unità tipologiche

Tavola B – Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico

Tavola C – Istituzioni per la tutela della natura

Tavola D – Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale

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Documento di Piano – Relazione 66

Tavola E – Viabilità di rilevanza regionale

Tavola F – Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale

Tavola G – Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed aree

di attenzione regionale

Tavola H – Contenimento dei processi di degrado paesaggistico: tematiche rilevanti

Tavole I – Quadro sinottico delle tutele paesaggistiche di legge.

Nella Tav. A2 del Documento di Piano del PGT di Scanzorosciate sono riportati gli estratti della

cartografia del PTPR:

• nell’estratto della tavola A del PTPR “Ambiti geografici e unità tipologiche” si evidenzia che il

comune di Scanzorosciate è inserito nell’ambito geografico 9 delle Valli Bergamasche ed il suo

territorio è interessato dalla presenza di tre unità tipologiche di paesaggio: Fascia collinare:

paesaggio delle colline pedemontane; Fascia alta pianura: Paesaggio dei ripiani diluviali e

dell’alta pianura asciutta; Fascia alta pianura: Paesaggio delle valli fluviali escavate.

• nell’estratto della Tavola C “Istituzioni per la tutela della natura” è evidenziato che il territorio di

Scanzorosciate è interessato dalla presenza di “ambiti di elevata naturalità” di cui all’art. 17

del PPR.

• nell’estratto della Tavola F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione

regionale” Scanzorosciate” risulta all’interno degli “Ambiti del Sistema metropolitano lombardo

con forte presenza di aree di frangia destrutturate” (par. 2.1); come elementi di degrado

paesistico sono individuati due elettrodotti e le aree industriali.

• nell’estratto Tavola H “Contenimento dei processi di degrado paesaggistico: tematiche

rilevanti” per quanto riguarda il territorio di Scanzorosciate si evidenzia:

o Degrado paesistico provocato da dissesti idrogeologici e avvenimenti calamitosi e

catastrofici:

o presenza di fasce fluviali di deflusso di piena e di esondazione (fasce A e B)

(par. 1.4), di fasce fluviali di inondazione per piena catastrofica (fascia C) (par. 1.4)

e rischio sismico (fasce 2 e 3);

o Degrado paesistico provocato da criticità ambientali

territorio caratterizzato da inquinamento atmosferico (zone critiche) (par. 5.1).

• nell’estratto delle Tavole I –“Quadro sinottico delle tutele paesaggistiche di legge è riportata

l’area di rispetto dei corsi d’acqua tutelati (Zerra e Gavarno).

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Documento di Piano – Relazione

67

2.2.4. IL PIANO TERRITORIALE COORDINAMENTO PROVINCIALE Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stato approvato dal consiglio Provinciale con

deliberazione n. 40 del 22 febbraio 2004.

Con deliberazione n. 372 del 24 luglio 2008 la Giunta Provinciale ha approvato le “Linee guida per il

dimensionamento e l'individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell'impatto ambientale e

della qualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed

edilizia” proponendole al Consiglio Provinciale per la relativa approvazione. Le Linee Guida sugli

sviluppi insediativi costituiscono strumento di attuazione del PTCP vigente e si configurano come

direttive ai sensi degli artt. 16 comma 5 e 4 comma 3 delle Norme di Attuazione del Piano.

Le Linee Guida assumono come elemento fondativo di riferimento per la definizione delle proprie

direttive gli Obiettivi Generali del PTCP definendo Obiettivi Specifici attinenti le tematiche insediative.

Obiettivi:

1. garantire la compatibilità dei processi di trasformazione e di uso del suolo con la necessaria

salvaguardia delle risorse (in particolare della risorsa “suolo agricolo”, che costituisce

l’elemento in genere più facilmente aggredibile);

Obiettivi Generali

compatibilità dei processi di trasformazione e di uso del suolo con la necessaria salvaguardia

delle risorse

Obiettivi Specifici

Garantire attento rapporto tra esigenze di espansione e necessità di massima conservazione

dei suoli agricoli attivi

2. individuare tutte le provvidenze necessarie per la difesa dal rischio idrogeologico e idraulico, la

tutela delle qualità dell’aria e delle acque di superficie e sotterranee considerate pregiudiziali

ad ogni intervento sia di destinazione sia di trasformazione del suolo;

Obiettivi Generali

difesa dal rischio idrogeologico e idraulico, tutela delle qualità dell’aria e delle acque,

pregiudiziali alla destinazione e alla trasformazione del suolo

Obiettivi Specifici

Contenimento estensione delle superfici impermeabilizzate. Contenimento fabbisogno

energetico nell’edilizia nuova ed esistente

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Documento di Piano – Relazione

68

3. individuare già alla scala territoriale - e promuovere alla scala locale - la realizzazione di un

sistema di aree e ambiti di“continuità del verde” anche nella pianura e nelle zone di più

modesto pregio, con particolare attenzione agli elementi di continuità delle preesistenze e dalle

fasce già in formazione sempre con attenzione alla varietà e alla diversità biologica;

Obiettivi Generali

realizzazione di un sistema di aree e ambiti di “continuità del verde” con attenzione alla varietà

e alla diversità biologica

Obiettivi Specifici

Tutelare corridoi ecologici esistenti attraverso il mantenimento dei varchi nelle aree edificate

4. tutelare il paesaggio nei suoi caratteri peculiari, promuoverne la riqualificazione nei sistemi più

degradati e promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano presenti elementi di

segno negativo o siano previsti nuovi interventi di trasformazione territoriale;

Obiettivi Generali

tutela e riqualificazione del paesaggio, promozione di “nuovi paesaggi” in sistemi degradati o

con interventi di trasformazione Territoriale

Obiettivi Specifici

Corretto inserimento paesistico dei nuovi interventi

5. garantire la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali, e tutelare e rafforzare le

caratteristiche e le identità delle “culture locali”;

Obiettivi Generali

salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e delle “culture locali”

Obiettivi Specifici

Tutela del patrimonio architettonico e recupero dei centri storici

6. promuovere e sostenere la qualità e l’accessibilità delle “funzioni centrali strategiche” e dare

impulso alla formazione di un sistema integrato di centralità urbane, organizzando sul territorio

il sistema dei servizi, con particolare attenzione alla sua relazione con i nodi di scambio

intermodale della mobilità;

Obiettivi Specifici

qualità e accessibilità delle “funzioni centrali strategiche”in un sistema integrato di centralità

urbane, con particolare attenzione ai nodi di scambio intermodale

Obiettivi Specifici

Potenziare i nodi di interscambio modale. Concentrare i servizi nelle polarità urbane di

riferimento per gli ambiti territoriali

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69

7. proporre un’attenta riflessione sulle modalità della trasformazione edilizia (residenziale,

industriale, terziaria, ecc.) la quale, pur tenendo conto delle dinamiche socio-economiche,

dovrà individuare una nuova modalità di risposta alle esigenze insediative, evitando il

perpetuarsi di alcuni indirizzi che hanno dato risultati negativi sugli assetti territoriali

complessivi e che hanno inciso negativamente sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente, e

proponendo invece indirizzi e modelli capaci di dare o di restituire una qualità insediativa

veramente positiva;

Obiettivi Generali

nuova modalità della trasformazione edilizia (residenziale, industriale, terziaria, ecc.) in

risposta alle esigenze insediative

Obiettivi Specifici

Ricostituzione nelle aree di frangia di un corretto rapporto tra la forma urbana e gli ambiti non

edificati

8. razionalizzare la distribuzione delle aree per attività produttive e dei servizi a loro supporto,

considerando come primaria anche la questione delle necessità di recupero del consistente

patrimonio dismesso e ponendo particolare attenzione alla necessità di ridurre e controllare sia

le situazioni di rischio sia quelle di incompatibilità con altre funzioni;

Obiettivi Generali

razionalizzazione delle aree produttive e dei servizi a loro supporto

Obiettivi Specifici

Recupero del patrimonio dismesso

9. promuovere la formazione di Piani locali per lo sviluppo sostenibile, “Agende 21 locali”, di

Comunità Montane, Comuni e loro Associazioni.

Obiettivi Generali

formazione di piani locali per lo sviluppo sostenibile

Obiettivi Specifici

Coinvolgimento delle risorse sul territorio nell’attuazione degli obiettivi e dei contenuti del

PTCP

Le NTA del PTCP contengono una serie articolata di prescrizioni, direttive e indirizzi per la

pianificazione locale tra cui si segnalano i principali che interessano il territorio di Scanzorosciate.

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Documento di Piano – Relazione

70

Art. 43 Ambiti interessati da fenomeni di dissesto reale o potenziale in zona montana:

prescrizioni

Il PTCP individua per la zona montana, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e

idrogeologico, derivanti da frane, esondazioni e dissesti morfologici lungo le aste dei corsi d’acqua,

trasporto di massa su conoidi, valanghe, ecc. che vengono così

individuate nella Tav. E1:

• Aree che non consentono trasformazioni territoriali a causa di gravi situazioni dovute alla

presenza di ambiti a forte rischio idrogeologico (frane/esondazioni) …

In tali aree sono escluse previsioni di nuovi insediamenti sia di espansione che di

completamento. … i Comuni, in sede di adeguamento dello strumento urbanistico alle

prescrizioni di cui al successivo comma 2, indicano gli interventi ammissibili nel rispetto dei

criteri attuativi della L.R. 41/97. Per l’individuazione e l’autorizzazione di tali interventi, i

Comuni dovranno fare riferimento alle prescrizioni delle Norme di Attuazione del PAI – art. 9.

Art. 44 Criticità in ambito di pianura: prescrizioni

Il PTCP individua nella Tav. E1:

• Aree prevalentemente inedificate nelle quali la compatibilità degli interventi di trasformazione

territoriale è condizionata ad approfondimenti e studi di dettaglio di carattere idrogeologico ed

idraulico che accertino la propensione dell’area all’intervento proposto.

• Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono essere

assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica.

• Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono garantire il

mantenimento delle condizioni geologiche ed idrauliche esistenti.

Art. 53 Aree ex art. 17 del PTPR

Il PTCP individua alla Tav. E2.2 le aree di cui all’art. 17 del PTPR (aree di elevata naturalità) … Sono

ammessi gli interventi di cui al comma 6 del citato art. 17 del PTPR, relativi alle attrezzature per lo

sviluppo sportivo, ricettivo, e turistico solo se già individuati dalla cartografia di Piano o previsti

all’interno dei piani di settore di cui al precedente art.17 del PTCP o di progetti strategici di iniziativa

comunale, intercomunale o sovracomunale …

Cap. 2 Disciplina delle aree, degli ambiti, dei contesti ambientali e paesistici e dell’edilizia di antica formazione

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Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale individua in maniera specifica e puntuale

nell’allegato E5.4 tutti gli elementi di elevato valore naturalistico e paesistico anche non soggetti a

tutela diretta della vigente legislazione europea, nazionale, regionale.

Si riconoscono di particolare rilevanza paesistica le seguenti componenti identificative, percettive e

valorizzative del paesaggio:

• Ambiti connotati dalla presenza di fattori fisico-ambientali e/o storico culturali che determinano

la qualità dell’insieme. Tali ambiti svolgono un ruolo essenziale per la riconoscibilità del

sistema dei beni storico-culturali e delle presenze insediative, nonché per la salvaguardia degli

ambiti paesistici d’elevata significatività;

• Contesti di rilevanza storico-testimoniale;

• Luoghi caratterizzati da beni storici specifici;

• Punti panoramici;

• Visuali panoramiche;

• Itinerari di fruizione paesistica;

• Aree protette istituite ai sensi della L.R. 86/83 esistenti (parchi, riserve, monumenti naturali,

PLIS istituiti);

• Aree protette di progetto, finalizzate all’estensione e connessione del sistema Ambientale e

paesistico provinciale.

Il PTCP, inoltre, individua gli elementi del paesaggio agrario e delle aree coltivate. Sono le aree nelle

quali viene esercitata l’attività agricola o che sono vocate all’esercizio di tale attività. Tali ambiti sono

da considerarsi come essenziale risorsa ambientale e come fondamentale risorsa economica. Gli

ambiti agricoli vengono differenziati nella tavola E5.4 sulla base delle relazioni esistenti fra le diverse

componenti del paesaggio agrario. In particolare sono individuati i seguenti elementi tipologici:

• Paesaggio pedemontano e/o collinare antropizzato di relazione con gli insediamenti di

versante e fondovalle: ambiti terrazzati a seminativo, vigneti, prati e prati-pascoli;

• Paesaggio delle colture agrarie caratterizzate dalla presenza del reticolo irriguo, dalla

frequenza di presenze arboree e dalla presenza di elementi e strutture edilizie di preminente

valore storico culturale;

• Paesaggio delle colture agrarie con modeste connotazioni arboree, irrigue e fondiarie con

presenza di edilizia sparsa;

• Paesaggio agrario di particolare valore naturalistico e paesistico di relazione con i corsi

d’acqua principali.

Art. 54 Contesti di elevato valore naturalistico e paesistico: prescrizioni

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1. Gli ambiti di cui al presente articolo sono caratterizzati da un insieme articolato di elementi di

valenza ambientale e paesistica con presenze di interesse storico, geomorfologico e naturalistico tali

da determinare situazioni di particolare interesse in ordine alla necessità di azioni di tutela e

valorizzazione.

In tali ambiti è da perseguire la conservazione, la valorizzazione e il recupero di tutti gli elementi

costitutivi del paesaggio e la salvaguardia delle presenze significative della naturalità.

Ogni tipo di attività o di intervento deve avvenire avendo cura anche della valorizzazione dei percorsi

storici presenti, delle presenze edilizie e dei nuclei di antica formazione e di tutti gli elementi di

rilevanza paesistica, avendo come riferimento per la loro individuazione e disciplina le indicazioni

inerenti le componenti dei “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” così come individuati alla Tav.

allegato E5.4.

2. In tali zone potranno essere ammessi interventi che prevedano trasformazioni edilizie e

urbanistiche del territorio solo se finalizzate alle attività necessarie per la conduzione agricola,

agrituristica e agro-silvo-pastorale per la manutenzione dei caratteri e delle presenze ambientali e

paesistiche e la prevenzione del degrado delle componenti del territorio.

Sono altresì ammesse trasformazioni edilizie finalizzate all’organizzazione dell’attività turistica laddove

queste siano previste dai Piani di Settore di cui al precedente art. 17 o dai progetti strategici di

iniziativa comunale, intercomunale o sovracomunale di intesa con la Provincia e approvati dal

Consiglio Provinciale con procedura di cui all’art.22, commi 2 e 3.

È di massima esclusa la previsione di ambiti insediativi, salvo interventi da subordinare a preventiva

variante al PTCP. Sono fatte salve tutte le previsioni dei Piani Attuativi per il recupero del patrimonio

edilizio esistente già approvati e vigenti alla data di efficacia del PTCP.

I Comuni, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico o di formazione di un nuovo strumento o

di sue varianti, verificano e individuano i perimetri degli ambiti di cui al presente articolo e possono

proporre eventuali modifiche degli stessi che potranno essere recepite previa variante al PTCP.

3. Gli interventi ammessi dal presente articolo dovranno essere sottoposti a specifiche verifiche

preliminari con la Provincia finalizzate alla valutazione di coerenza con i contenuti del presente articolo

e con la disciplina generale di cui agli artt. 47, 49, 50 e 52. Sono fatti salvi interventi edilizi necessari

all’esercizio dell’attività agricola, per i quali i Regolamenti Edilizi comunali dovranno comunque definire

precise indicazioni in ordine all’uso dei materiali e delle tecniche costruttive, nonché gli interventi sul

patrimonio edilizio esistente che dovranno essere specificamente disciplinati dagli strumenti urbanistici

ed edilizi avendo riguardo agli esiti degli studi di dettaglio della componente paesistica dei PRG.

Art. 57 Versanti boscati : prescrizioni

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1. Il PTCP individua le aree boscate nonché le aree ricoperte prevalentemente da vegetazione

arborea che per caratteristiche e collocazione assumono interesse naturalistico, ambientale,

paesistico ed ecologico.

Detta individuazione assume efficacia di prescrizione. Gli interventi ammessi in tali ambiti, devono

rispondere al principio della valorizzazione. Tali ambiti rappresentano ecosistemi che hanno funzione

di fondamentale elemento di equilibrio ecologico.

Art. 59 Versanti delle zone collinari e pedemontane

1. Questi ambiti rivestono il carattere delle aree sensibili in quanto elementi fortemente percepibili

attraverso i quali emerge un sistema integrato di valenze naturalistiche, agrarie ed insediative.

2. Essi sono soggetti alle seguenti prescrizioni:

1. Dovranno essere conservati e mantenuti riconoscibili tutti gli elementi di emergenza

naturalistica, nonché tutte le componenti che concorrono alla stabilità dei versanti ed agli

equilibri idrogeologici.

2. Dovranno essere evitati i processi di compromissione dei terrazzi e delle balze, tramite un

adeguato controllo delle scelte insediative degli strumenti urbanistici.

3. Dovranno inoltre essere seguite le seguenti direttive:

1. Le parti terrazzate dei versanti, ove ancora coltivati, dovranno essere mantenute secondo

l’impianto originario; eventuali modifiche potranno essere consentite in presenza di

sostituzione delle tecniche colturali che valgano a garantire una migliore economicità delle

lavorazioni, fatta salva la verifica delle conseguenze di eventuali alterazioni indotte negli

equilibri idrogeologici del versante.

2. Dovrà essere posta particolare cura per il recupero del sistema di percorsi esistenti, e nella

progettazione di infrastrutture, impianti e servizi tecnologici e nella riqualificazione delle

attrezzature esistenti che si pongono in contrasto con i caratteri ambientali dei siti.

3. Potranno essere effettuate previsioni insediative con i criteri di cui all’art. 58, commi 4, 5 e 6.

Art. 61 Aree di colture agrarie con modeste connotazioni arboree, irrigue e fondiarie

In queste zone che sono caratterizzate dalle colture agrarie estensive e oggetto di coltivazioni che

hanno già spesso modificato la tessitura storica del reticolo idraulico tradizionale, la tutela si applica

attraverso politiche di miglioramento dei connotati percettivi del paesaggio agrario, con interventi di

trasformazione fondiaria, di contenimento dei limiti di campitura e con introduzione di alberature con

funzione di fondale visivo.

Per tali aree si individuano le seguenti direttive:

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1. In tali ambiti sono consentiti interventi di edificazione a scopo agricolo e infrastrutturale di livello

locale e comprensoriale, previa verifica di compatibilità ambientale.

2. Eventuali previsioni insediative di altra natura dovranno essere motivate con specifica relazione

nell’ambito del P.R.G. indicandone gli elementi di necessità rispetto a possibili

alternative.

Art. 63 Paesaggio agrario di particolare valore naturalistico e

paesistico di relazione con i corsi d’acqua principali

Le aree poste lungo i corsi d’acqua principali come individuati nell’allegato Tav. E5.4, devono essere

conservate e valorizzate nei loro aspetti di naturalità e di caratteristiche geologiche, avendo riguardo

particolarmente alla presenza di eventuali attività estrattive che, a ridosso delle scarpate, determinano

fenomeni di erosione. È prescrittiva, inoltre, la tutela dei terrazzi liminari dall’edificazione in genere.

In particolare il PTCP indica le seguenti prescrizioni:

1. La tutela degli elementi geomorfologici va estesa a tutti gli ambiti dove il corso d’acqua ha agito,

con terrazzi e meandri, con ramificazioni attive o fossili.

2. Vanno tutelati anche i caratteri di naturalità, i meandri, gli argini e i terrazzi di scorrimento.

3. Deve essere potenziata la vegetazione riparia, così come i boschi e la flora dei greti, nell’ottica della

costruzione della

continuità verde, anche lungo le aste fluviali, in quanto indispensabile per l’organizzazione della rete

ecologica provinciale e regionale.

4. Le attività agricole, qualora presenti, devono rispettare la morfologia evitando la proliferazione di

bonifiche agrarie tendenti all’alienazione delle discontinuità altimetriche.

5. Vanno recuperati e conservati i manufatti relativi ad antichi guadi, ed a tutte le strutture storiche

connesse.

6. Dovranno essere precluse nuove espansioni insediative, specie industriali, e al contrario,

incentivato il recupero dei nuclei limitrofi e del rapporto visivo con il corso d’acqua e con gli elementi

storici presenti.

I P.R.G. comunali si atterranno inoltre nella definizione della propria normativa alle seguenti direttive:

1. Laddove il sistema vallivo si presenta in forme più morbide e allargate la tutela dovrà essere estesa

oltre alle scarpate anche alle zone boschive e agricolo intercluse.

2. Le aste fluviali inoltre, che presentano elementi di testimonianza storica e di cultura materiale

(apparati e manufatti idraulici, e altri manufatti) saranno da tutelare e valorizzare attraverso programmi

complessivi e integrati di recupero.

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3. Lungo il solco vallivo sarà da disincentivare la percorrenza veicolare favorendo invece itinerari

pedonali e ciclabili con l’obiettivo di favorire la conservazione e la migliore fruizione

degli ambienti.

4. Sarà infine ridefinito l’impatto delle attrezzature ricettive collocate nelle vicinanze dei luoghi di

maggiore fruizione delle aste fluviali e dei luoghi attraverso studi ambientali di dettaglio.

Art. 65 Aree agricole con finalità di protezione e conservazione

Per esse sono configurate le seguenti funzioni :

a) Ambiti di conservazione di spazi liberi interurbani e di connessione.

Per tali aree individuate alla Tav. E2.2 i PRG prevederanno una forte limitazione dell’occupazione dei

suoli liberi, anche nel caso di allocazione di strutture al servizio dell’ agricoltura.

I PRG dovranno quindi individuare, ai sensi degli artt. 1 e 2 della L.R. 1/2001 le funzioni e le

attrezzature vietate, dovranno essere indicati specifici parametri edilizi e previste adeguate indicazioni

e modalità localizzative per le strutture ammissibili.

I perimetri delle aree sono indicativi e potranno quindi subire modificazioni, alle condizioni di cui

all’art.93, comma 4, mentre sono prescrittive la continuità delle fasce e il mantenimento di spazi liberi

interurbani. Tali fasce dovranno comunque obbligatoriamente rispettare i corridoi denominati “varchi”

indicati schematicamente nella Tavola allegato E5.5 del PTCP, parte dei quali sono compresi in zone

disciplinate dal presente articolo.

b) Zone a struttura vegetazionale di mitigazione dell’impatto ambientale e di inserimento paesaggistico

delle infrastrutture.

La Tav. E2.2 indica i corridoi e spazi verdi finalizzati all’inserimento ambientale dei tracciati

infrastrutturali, da effettuarsi con una progettazione specifica e con eventuale riqualificazione

paesaggistica.

Ove necessario dovrà essere armonicamente inserita una fascia – diaframma vegetazionale per la

mitigazione degli inquinamenti prodotti dai traffici.

Tali fasce si integrano al sistema dei corridoi ecologici e paesistici e agli areali di particolare valore

ambientale individuati dalla Tav. E2.2 del PTCP.

Art. 66 Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione paesistica

1. Il PTCP si pone come obiettivo quello di individuare già alla scala territoriale – e promuovere alla

scala locale – la realizzazione di un sistema di aree e ambiti di “continuità del verde”, anche nella

pianura e nelle zone di più modesto pregio con particolare attenzione agli elementi di continuità delle

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preesistenze e delle fasce già in formazione sempre con attenzione alla varietà e alla diversità

biologica.

2. Allo stesso modo il PTCP si pone di tutelare il paesaggio nei suoi caratteri peculiari, promuoverne la

riqualificazione dei sistemi più degradati e promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano

presenti elementi di segno negativo o siano previsti nuovi interventi di trasformazione territoriale.

3. A tal fine individua ambiti, areali e corridoi territoriali che, pur nell’ambito della loro utilizzabilità

anche a fini agricoli, sono volti a finalità di caratterizzazione ambientale e paesistica con interventi di

conservazione, di valorizzazione e/o di progettazione

paesistica. L’edificazione necessaria alla conduzione dell’attività agricola potrà essere consentita dagli

strumenti urbanistici comunali che dovranno prevedere una preliminare verifica della possibilità di

allocazioni alternative degli edifici. Nel caso di realizzazione degli stessi all’interno degli ambiti di cui al

presente articolo, dovranno individuare gli elementi fondamentali di caratterizzazione dei progetti

edilizi in coerenza con le Linee guida previste all’art.16, ove definite.

4. I PRG comunali dovranno prevedere nell’ambito dei rispettivi azzonamenti, d’intesa con la

Provincia, la definizione e la perimetrazione delle aree di cui al presente articolo come individuate alle

Tav. E2.2 e E4 del PTCP, con la possibilità di meglio definire i contorni, fermo restando l’ordine di

grandezza dimensionale delle fasce e/o degli areali.

5. Le aree interne a questi ambiti potranno essere utilizzate a fini agricoli e/o per finalità di interesse e

uso pubblico connesso con gli interventi di riqualificazione ambientale e/o paesistica. Sono inoltre

ammessi interventi per il recupero ed il riuso del patrimonio edilizio esistente anche con limitati

ampliamenti volumetrici. E’ altresì possibile prevedere l’inserimento di infrastrutture viarie di carattere

locale.

6. Sono escluse altre forme di insediamento e di edificazione.

Art. 68 Insediamenti rurali di interesse storico

1. Il PTCP individua nell’allegata Tav.E5.6 i principali nuclei e le aggregazioni insediative di origine e

tipologia rurale di antica formazione sia in ambiente di pianura che in ambiente collinare e montano

che si pongono in organico rapporto con il paesaggio agrario circostante.

2. Tali nuclei e aggregazioni insediative sono caratterizzati da un impianto planimetrico e da un

tessuto edilizio relativamente integri, sono costituiti da edifici e complessi produttivi agricoli

(cascine) comprendenti strutture edilizie, organismi ed elementi architettonici di interesse storico e

paesaggistico legati a originarie funzioni abitative, produttive agricole e zootecniche, in alcuni casi con

presenza di edifici religiosi e abitazioni padronali.

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Documento di Piano – Relazione

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Detta individuazione costituisce riferimento obbligatorio e può essere approfondita, integrata o corretta

con adeguate ricognizioni ai fini della loro classificazione negli strumenti urbanistici comunali.

3. Il Comune, in fase di adeguamento alle indicazioni del PTCP, o di predisposizione dello strumento

urbanistico, definisce su planimetria, in scala, adeguata il perimetro degli insediamenti rurali di

interesse storico presenti nel territorio, integrandoli con le aree di pertinenza visiva o funzionale

presenti ai margini.

4. Per tali ambiti sono da osservare le seguenti direttive:

a. La normativa dei PRG individua le indicazioni e le prescrizioni atte a garantire il mantenimento

dei caratteri del contesto dell’impianto e del tessuto edificato nonché dei caratteri tipologici e

dei materiali costruttivi tipici del luogo attraverso specifiche indicazioni di intervento.

b. Laddove risulti necessaria la previsione di nuovi volumi edilizi devono essere prescritte le

forme, i materiali nonché l’adozione di tecniche costruttive affinchè lo sviluppo dell’ attività

agricola e della zootecnia garantisca il rispetto dei fondamentali caratteri storici e ambientali

dell’insediamento e del paesaggio circostante.

c. I mutamenti della destinazione agricola originaria degli edifici eventualmente dismessi, sono

consentiti qualora non pregiudichino la prosecuzione dell’attività agricola nelle aree circostanti

ancora condotte o non alterino i caratteri e gli elementi del contesto territoriale, quali i tracciati

stradali poderali ed interpoderali, i canali di scolo e di irrigazione, le siepi, i filari alberati, gli

elementi storico – testimoniali riconducibili alla originaria partizione agraria.

Art. 69 Elementi storici e relative aree di pertinenza

1. Il PTCP indica come direttiva per la predisposizione degli strumenti urbanistici la necessità di

pervenire ad un repertorio del patrimonio che riguarda architetture, arti decorative, arte dei

giardini, urbanistica,ecc. integrativo di quello allegato al presente Piano. I PRG prevederanno

conseguentemente la disciplina atta a garantire la conservazione e la trasmissione di questo

patrimonio, avviando programmi di recupero e intervento, e garantendo la non compromissione delle

aree interstiziali.

2. I progetti degli interventi dovranno essere accompagnati da specifiche notizie storiche, da analisi

paesistiche, e da una verifica della compatibilità visiva rispetto alle principali linee esterne di

percezione visiva.

3. La Provincia individua con apposito elenco provinciale, approvato con le procedure di cui all’art.22,

comma 2, gli esemplari arborei di alto pregio naturalistico, storico, paesaggistico e culturale. Il

Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico alle

indicazioni del PTCP :

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Documento di Piano – Relazione

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a. verifica ed eventualmente integra i dati conoscitivi presenti nell’elenco inserendo negli elaborati

della componente paesistica gli elementi individuati;

b. elabora misure per la tutela degli esemplari individuati finalizzate ad evitare il danneggiamento

e l’abbattimento degli stessi, salvo i casi derivanti da esigenze di pubblica incolumità o da

esigenze fitosanitarie e comunque previo accertamento dell’impossibilità di adozione di

soluzioni alternative effettuato da tecnico specialista nel settore, nonché le modalità di

manutenzione degli stessi;

c. disciplina gli interventi edilizi e di modifica del suolo in rapporto alla necessità di garantire lo

spazio minimo vitale degli alberi, il mantenimento degli spazi di percezione, la protezione degli

apparati radicali dalle operazioni di scavo.

Fino alla data di efficacia dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali è fatto divieto

di abbattimento degli alberi inseriti nell’elenco provinciale fatti salvi i casi previsti al precedente

punto.

Art. 71 Ambiti di opportuna istituzione dei PLIS (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale)

1. Il PTCP individua alcuni ambiti di particolare significato naturalistico, ambientale e paesistico di

dimensione sovracomunale e con caratteri di interesse provinciale per i quali viene ritenuta opportuna

l’istituzione di PLIS, al fine di garantireuna maggiore valorizzazione del patrimonio naturale e

paesistico e una progettazione degli interventi, sia sotto il profilo delle opportunità di utilizzo delle

risorse a fini di miglioramento della qualità dell’offerta ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della

gestione degli interventi per la salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle loro peculiarità.

2. A tal fine la Provincia potrà promuovere iniziative opportune per la formazione dei PLIS di cui al

comma 1.

3. Fino all’approvazione dei PLIS i suddetti ambiti sono soggetti alla disciplina dell’art.54 e seguenti, in

rapporto alla classificazione delle aree in essi comprese, come individuata nella tavola allegato E5.4.

In particolare le aree individuate nel sistema del “Paesaggio della naturalità” sono soggette alla

disciplina dell’art.54.

Le aree interne al sistema del “Paesaggio agrario e delle aree coltivate” e appartenenti alla “fascia

prealpina”, sono soggette alla disciplina dell’art.58. Le aree interne al medesimo sistema e

appartenenti alla “fascia collinare”, sono soggette alla disciplina dell’art. 59.

Le aree della “fascia della pianura” sono soggette, nell’ordine, alla disciplina degli artt. 60, 61, 63, 64,

57 come richiamati nella

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legenda della Tav. E5.4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno specificamente individuare tutti i

“sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” definiti alla Tav.E5.4, prevedendone specifica disciplina e

valorizzazione.

4. Il PTCP recepisce inoltre i PLIS istituiti o gli ampliamenti delle relative perimetrazioni anche se non

specificamente rappresentati nella cartografia di Piano.

5. Qualora venissero istituiti da parte di Enti locali nuovi PLIS successivamente all’adozione del PTCP,

le previsioni e le prescrizioni a contenuto ambientale, paesistico e naturalistico

saranno considerati come elementi di maggiore definizione, ai sensi degli articoli 3, 3° comma e 6, del

PTPR e, come tali, saranno prevalenti immediatamente sulla disciplina paesistica del

PTCP. Sono fatti salvi e prevalgono comunque gli elementi prescrittivi del PTCP relativi al quadro

infrastrutturale.

6. Qualora i PLIS istituiti avessero perimetri di dimensione diversa da quella individuata dal PTCP, le

parti esterne al perimetro del PLIS istituito restano soggette alla disciplina del comma 3 del presente

articolo.

Art. 72 Percorsi lineari e punti di visuale paesistica

1. La Tav. allegato E5.4 individua con apposito segno grafico i percorsi lineari che presentano valenza

panoramica e i punti di particolare interesse visuale, panoramico e paesistico.

2. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno curare che le fasce prospettiche definite dalla

proiezione dei vettori visuali indicati dal PTCP vengano mantenute libere da ostacoli visivi rispetto al

paesaggio o ai siti di riferimento.

3. Si dovrà in particolare prevedere il controllo tipologico e dimensionale di tutti gli insediamenti del

contesto di riferimento che possano in ogni caso interferire con segni identificativi, come campanili,

cupole, edifici noti, assi urbanistici, prospettive di elementi naturali, ecc.

Art. 74 Rete ecologica provinciale

1. La Rete ecologica della Provincia di Bergamo definita nella Tav. E5.5 del PTCP, sarà oggetto di

specifico Piano di Settore come previsto dall’art. 17.

2. Il Piano di settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalente a supporto

di uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile le criticità esistenti suscettibili

di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le opportunità positive del rapporto

uomo-natura.

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3. I criteri e le modalità di intervento saranno volti al principio prioritario del miglioramento

dell’ambiente di vita per le popolazioni residenti e all’offerta di opportunità di fruizione della qualità

ambientale esistente e futura e al miglioramento della qualità paesistica.

Art. 74 Rete ecologica provinciale

1. La Rete ecologica della Provincia di Bergamo definita nella Tav. E5.5 del PTCP, sarà oggetto di

specifico Piano di Settore come previsto dall’art. 17.

2. Il Piano di settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalente a supporto

di uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile le criticità esistenti suscettibili

di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le opportunità positive del rapporto

uomo-natura.

3. I criteri e le modalità di intervento saranno volti al principio prioritario del miglioramento

dell’ambiente di vita per le popolazioni residenti e all’offerta di opportunità di fruizione della qualità

ambientale esistente e futura e al miglioramento della qualità paesistica.

– RETE VIARIA

- Rete autostradale esistente e di previsione, connessioni autostradali (categoria A)

- Strade statali e provinciali (esistenti e di previsione) (categoria B, C, F)

– RETE CICLOVIARIA (maglia principale e secondaria)

Art. 84 Rete delle ciclovie

1. Il PTCP, nella Tav. E3, indica la rete cicloviaria di interesse provinciale.

Nell’ambito territoriale, la struttura della rete è costituita da

- Maglia principale: percorsi ciclabili in sede propria adiacenti le grandi infrastrutture viarie e ferroviarie

che collegano i maggiori poli di attrazione per una mobilità pendolare alternativa nell’area

metropolitana di Bergamo.

- Maglia secondaria: percorsi ciclabili in sede propria, in corsia riservata o in sede promiscua (su

strade residenziali e aree di traffico limitato) che collegano i centri vallivi e pedecollinari con valenza

prevalentemente cicloturistica e di supporto di una possibile mobilità pendolare casa-scuola e casa-

lavoro nelle aree urbanizzate.

2. Le caratteristiche tecniche e funzionali delle piste ciclabili devono essere conformi alla normativa

regionale e statale vigente.

Art. 89 Obiettivi per l’organizzazione, la riqualificazione e lo sviluppo del sistema insediativo

1. Il PTCP in ordine agli assetti insediativi si propone i seguenti obiettivi:

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a. potenziare e valorizzare i riferimenti di centralità e di erogazione di servizi di scala

sovracomunale relativi al territorio provinciale e agli ambiti individuati ed elencati al

1. precedente art.11, all’interno dei quali dovrà essere previsto un adeguato equilibrio tra funzioni

residenziali, commerciali e di servizio che devono essere presenti e garantite;

b. subordinare le nuove previsioni di quantità insediative e l’espansione delle aree urbane

all’effettiva possibilità di assicurare a ciascun sistema urbano una dotazione sufficiente

2. di servizi essenziali e condizioni di adeguata accessibilità a tutti i servizi che sono presenti o

previsti negli ambiti di riferimento;

c. promuovere la tutela del patrimonio architettonico di interesse storico, artistico, culturale e

ambientale mantenendo i rapporti consolidati tra i beni storico-architettonici, le loro pertinenze,

e il contesto agricolo e ambientale nel quale si trovano collocati e i coni percettivi;

d. rapportare l’attività di espansione degli insediamenti a un corretto e reale soddisfacimento

delle necessità abitative esistenti e di previsione attraverso il prioritario recupero dei

3. centri storici e gli interventi di riqualificazione dell’esistente, tenuto conto anche della

opportunità di promuovere progetti di ristrutturazione urbanistica per le aree più degradate;

e. evitare l’espansione incontrollata degli aggregati urbani e la formazione di insediamenti lineari

lungo gli assi della viabilità interurbana contrastando qualsiasi forma di saldatura;

f. privilegiare il completamento e la ricucitura delle zone di frangia e dei bordi degli aggregati

urbani;

g. promuovere e stimolare tutte le precauzioni necessarie a garantire un attento rapporto tra le

esigenze dell’espansione e la necessità della massima conservazione dei suoli agricoli

4. produttivi, intesi come elemento di importanza strategica, economica, paesistica e ambientale.

Art. 91 Centri storici

1. Il PTCP indica come obiettivo fondamentale della pianificazione territoriale, e quali direttive alla

pianificazione urbanistica locale, la conservazione e la valorizzazione dei tessuti urbani di antica

formazione, assumendo gli obiettivi di mantenimento della continuità del ruolo e della identità culturale

dei nuclei antichi, in rapporto alla propria specificità e dimensione, attraverso una situazione integrata

delle funzioni residenziali, commerciali (avendo riguardo alla valorizzazione della rete commerciale

minore), terziarie e, ove possibile, dell’artigianato diffuso, ponendo inoltre attenzione alla

valorizzazione degli spazi pubblici, alla permanenza delle funzioni civili e culturali, alla tutela del

contesto architettonico e urbano da perseguirsi

prioritariamente con la conservazione e la valorizzazione degli edifici di antica formazione.

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2. I PRG prevederanno la disciplina degli interventi nei centri storici, ai sensi dell’art. 17 della L.R.

51/75, così come modificato dall’art. 5 della L.R. 1/2001.

I vari livelli della pianificazione generale ed attuativa dovranno essere accompagnati da analisi e

documentazioni atte a definire l’insieme dei caratteri degli ambiti individuati.

3. Il PTCP individua nel Repertorio e nella Tavola allegati:

- i Centri storici e i Nuclei di antica formazione;

- le agglomerazioni rurali di interesse storico, caratterizzate dall’impianto urbanistico e dalla

edilizia spontanea di pregio tipologico già disciplinati agli artt. 68 e 69.

4. Per tali ambiti il PTCP individua le seguenti direttive generali:

a. La pianificazione urbanistica locale definirà, più puntualmente, il perimetro degli insediamenti

che rivestono carattere storico-artistico e di pregio ambientale individuando puntuali indicazioni

sugli interventi ammissibili e tenendo presente il mantenimento del paesaggio urbano nel suo

complesso e delle tipologie edilizie storiche, la conservazione degli

b. elementi architettonici, e il rispetto dei caratteri peculiari della cultura tradizionale locale. In tale

ottica si terrà conto degli spazi al contorno, che ne sono parte percettiva, e degli aspetti

paesistici di insieme.

c. Le caratteristiche del reticolo viario, degli slarghi e delle piazze, la tutela degli spazi liberi che

sono parte integrante degli edifici, sono assunti come elementi di tipicità caratterizzanti i luoghi.

d. Gli interventi di carattere innovativo, ove ammessi, dovranno ricercare un adeguato

inserimento nell’ambito di riferimento.

Art. 92 Sistema delle aree e degli insediamenti agricoli principali

1. Gli ambiti agricoli saranno individuati negli strumenti urbanistici comunali in coerenza con le

indicazioni della Tav. E2.2 ed E4 del PTCP. Tali ambiti, specificatamente definiti nella cartografia di

Piano, sono stati differenziati in base alla gradualità delle relazioni esistenti fra i diversi elementi

componenti il paesaggio agrario e del rapporto con i contesti urbani ed ambientali. In particolare sono

stati definiti gli ambiti agricoli di qualificazione paesistica maggiormente strutturati, gli ambiti agricoli

caratterizzati dalla presenza di elementi di qualità paesistica; gli ambiti agricoli a prevalente funzione

ecologico-ambientale e gli ambiti con modeste connotazioni ambientali e paesistiche necessari a

sostenere e conservare il ruolo di presidio ambientale del territorio rurale, salvaguardando i fattori

produttivi del suolo, la vitalità economica e la diversificazione delle attività agricole.

I P.R.G. avranno particolare riguardo all’indicazione di elementi atti a perseguire il contenimento delle

trasformazioni ed i consumi di suolo per espansioni e trasformazioni urbane.

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2. Il PTCP individua le seguenti direttive:

a) utilizzo di idonee pratiche agricole e manutentive che non alterino l’assetto del paesaggio

agrario e la funzionalità dei suoi elementi costitutivi;

b) interventi per la riqualificazione diffusa dell’agro-ecosistema anche mediante incrementi

arboreo–arbustivi dell’equipaggiamento di campagna;

c) il mantenimento degli elementi tipici dell’organizzazione agraria che ne caratterizzano la tipicità

e il significato sotto il profilo ambientale e paesistico (sistema irriguo storico, filari ecc);

d) il potenziamento della fruibilità degli spazi rurali per usi sociali e culturali compatibili;

e) il mantenimento della compattezza delle aree agricole evitando che interventi per nuove

infrastrutture o impianti tecnologici comportino la frammentazione di porzioni di territorio di

rilevante interesse agricolo;

f) la valorizzazione e mantenimento della la funzionalità e dell’efficienza della rete irrigua

valorizzandola attraverso opere di ingegneria naturalistica;

g) le espansioni e le trasformazioni urbane in immediato rapporto con le aree agricole dovranno

configurarsi come elementi di riqualificazione e ricomposizione dei fronti e delle

a. frange urbane anche tramite il riequipaggiamento arboreo ed arbustivo del territorio;

h) saranno attentamente valutate le necessità di eventuale allocazione di attrezzature, servizi e

opere di urbanizzazione secondaria che, qualora ammesse dalla pianificazione comunale o

sovracomunale devono comunque essere caratterizzate da bassi rapporti di copertura delle

superfici territoriali.

3. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico

alle indicazioni del PTCP, provvede a tradurre nei propri strumenti le direttive dei precedenti commi,

adattandole alle situazioni territoriali locali ed individuando gli ambiti agricoli sui quali attivare progetti

di valorizzazione paesistica o progetti di consolidamento ecologico. In particolare i Comuni, a seguito

di puntuale ricognizione, individuano nei propri strumenti urbanistici le aree condotte per l’esercizio di

attività agricole o agro-silvo-pastorali, nonché quelle dotate di infrastrutture ed impianti a supporto

delle medesime.

4. Ai sensi e per gli effetti dell’art.8 della L.R. 10/98, negli strumenti urbanistici dei Comuni classificati

come montani è vietata la previsione di modificazioni all’uso delle aree aventi le caratteristiche di cui al

comma precedente.

5. Le previsioni di modifica delle destinazioni delle aree di cui al presente articolo devono rispettare la

disciplina degli articoli 60, 61 e 93, comma 5.

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Art. 94 Organizzazione degli insediamenti produttivi: obiettivi

1. In materia di insediamenti produttivi, gli obiettivi che il PTCP persegue sono quelli di determinare

nel territorio della Provincia una situazione normativa e urbanistica atta a:

a. creare un ambiente favorevole al miglioramento delle condizioni insediative ed ai dinamismi

delle attività industriali e artigianali;

b. fornire i fondamenti strutturali necessari al rafforzamento del vantaggio competitivo del sistema

manifatturiero;

c. indicare le azioni di breve e medio periodo in materia di politica industriale;

d. individuare gli indirizzi di riequilibrio territoriale degli insediamenti produttivi finalizzato al

rafforzamento del vantaggio competitivo dei vari sistemi che lo compongono;

e. considerare i problemi occupazionali della popolazione attiva in relazione all’evoluzione dei

fabbisogni.

2. Sono direttive generali per la pianificazione locale:

a. favorire ed incrementare prioritariamente l’utilizzazione delle aree produttive esistenti e

previste dai PRG quando siano già infrastrutturate e ben collocate sotto il profilo logistico ed

a. ambientale;

b. attenuare l’impatto territoriale degli insediamenti produttivi, evitando la disseminazione di aree

e di complessi isolati;

c. incrementare l’accessibilità delle zone produttive con l’adeguamento delle dotazioni di

infrastrutture e la loro connessione funzionale con gli assi della mobilità principale e la

dotazione dei servizi necessari allo svolgimento delle attività stesse.

Art. 98 Le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante

1. La Provincia, ai sensi del D.M. 09.05.2001, con il concorso dei Comuni interessati, individua le aree

sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al decreto

legislativo 17 agosto 1999, n. 334, acquisendo, ove disponibili, le informazioni e facendole oggetto di

uno specifico Piano di settore ai fini della determinazione degli assetti generali del territorio, della

disciplina della relazione degli stabilimenti con gli elementi territoriali e ambientali vulnerabili, con le

reti e i nodi infrastrutturali, di trasporto, tecnologici ed energetici, esistenti o previsti, tenendo conto

delle aree di criticità relativamente alle diverse ipotesi di rischio naturale individuate nel Piano di

protezione civile.

2. Gli strumenti urbanistici comunali individuano e disciplinano, anche in relazione ai contenuti del

Piano di Settore, di cui al comma 1, ove definito, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione,

tenuto conto anche di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all’area vasta.

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Documento di Piano – Relazione

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3. In sede di formazione degli strumenti urbanistici nonché di rilascio delle concessioni e

autorizzazioni edilizie si deve in ogni caso tenere conto, secondo i principi di cautela, degli elementi

territoriali e ambientali vulnerabili esistenti e di quelli previsti.

Art. 99 Area critica di Bergamo

1. Il PTCP alla Tav.E4 individua il perimetro dell’area critica di Bergamo di cui al relativo

provvedimento regionale in materia di inquinamento atmosferico. In tale area dovranno essere

osservate particolari provvidenze per l’allocazione degli insediamenti produttivi che possano costituire

fonti di criticità ambientale in rapporto alle emissioni in atmosfera, prevedendo le opportune forme di

consultazione con i Comuni contermini.

2. I PRG, utilizzando le possibilità previste dagli artt. 1 e 2 della L.R. 1/2001 provvederanno ad

individuare l’elenco delle attività vietate.

Nelle TAVV. A3, A4, A5, A6 e A7 del Documento di Piano sono riportati gli estratti delle tavole del

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

TAV. A3 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Suolo e acque

TAV. A4 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Paesaggio e ambiente

Il PTCP classifica gli ambiti pedecollinari prossimi ai centri di Scanzo, Rosciate e Negrone

come “versanti delle zone collinari e pedemontane” (art. 59 delle NTA del PTCP), le fasce

collinari a quote superiori, la Valle Serradesca e gli ambiti circostanti Tribulina e Gavarno come

“ambiti di opportuna istituzione di PLIS” (art. 71 delle NTA del PTCP), mentre classifica come

“versanti boscati” (art. 57 delle NTA del PTCP) le parti più alte del territorio verso il Costone del

Gavarno; le aree di pianura sono suddivise in “aree agricole con finalità di protezione e

conservazione”, mentre sono individuati come “ambiti di valorizzazione, riqualificazione e/o

progettazione paesistica” (art. 66 delle NTA del PTCP) quelli in relazione con il fiume Serio.

La cartografia riporta anche le “aree di elevata naturalità di cui all’art. 17 del PTPR “ (art. 53

delle NTA del PTCP).

TAV. A5 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Infrastrutture per la mobilità

Il PTCP individua la rete viaria principale esistente di cat. C (la SP 671 Seriate – Nembro –

Cene), la rete viaria locale esistente (la SP 68 Scanzorosciate -Tribulina, la SP 67 Alzano-

Costa di Mezzate e la SP65 Albino -Trescore Balneario), e la previsioni contenute nel Piano

dei percorsi ciclabili della Provincia di Bergamo approvato nel 2003. In particolare sono

evidenziati due tracciati (il percorso Villa di Serio- Scanzorosciate - Pedrengo e il percorso

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Documento di Piano – Relazione

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Scanzo - Gorle – Seriate) che appartengono alla maglia secondaria della rete provinciale delle

ciclovie

TAV. A6 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Organizzazione del territorio e sistemi

insediativi

TAV. A7 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Allegati Figura 21 - Estratto della TAV. A5 - PTCP - Infrastrutture per la mobilità

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Allegato al PTCP è il Repertorio che contiene gli elementi ed ambiti oggetto di tutela ex D.Lgs 490/99

oltre che gli elementi storici architettonici.

Si riportano quelli relativi al comune di Scanzorosciate BENI IMMOBILI D’INTERESSE ARTISTICO E STORICO EX D. LGS. 490/99 – ART. 2 Casa con portale Vedi 437 Cod. Pav: 419 del 17/11/1927 - Non cartografato Casa Formentini del sec. XVI-avanzi di fregi e affreschi Scanzo / G. Adelasio (via) Cod. Pav: 417 del 17/11/1927 Casa natale di F. Martinengo Colleoni condottiero del sec.XVI. Scanzo / Mons. Radici (p.zza) Cod. Pav: 418 del 17/11/1927 Villa ex Colleoni del sec. XVII-portale-sale affrescate e numerose tele del Cifrondi - gli affreschi sono stati tolti recentemente come pure la villa ha subito sostanziali modifiche architettoniche Rosciate / G. Medolago (via) Cod. Pav: 437 del 10/07/1941 Villa Vitalba Masciadri Daina del sec. XVIII modificata successivamente- affreschi del sec.XVIII - cortile antistante con aiuole-statue mitologiche - loggiato a colonne ioniche binate-giardino alla italiana-parco e rustici annessi Loc. Celinate / Sporla (via) Cod. Pav: 221 del 11/07/1978 Castello di Gavarno-vasta casa colonica con ampi portici presenti anche ai piani superiori - nel 700 apparteneva alla mensa vescovile - ampliata nello 800 inglobando i resti di una torre del 500 - portale d' accesso con stemma in cotto Loc. Gavarno Vescovado / Castello (p.zza) dal 3 al 17 Cod. Pav: 553 del 06/06/1978 Resti della Torre medioevale del sec. XV Scanzo / F. Martinengo Colleoni (via) - via Abadia Cod. Pav: 298 del 12/07/1914 Case rurali - resti di un Castello del sec. XVI Rosciate / Serenissima 11 (via) - via Cavagnis 1 Cod. Pav: 416 del 17/11/1927 FIUMI, TORRENTI E CORSI D’ACQUA EX D. LGS. 490/99 – ART. 146 (lett. c) Fiume Serio Tratto vincolato: Tutto il corso in ciascuno dei suoi rami di origine fino ai Laghi Maldina di Barbellino e Cerviara Codice fiume: 160146 Rio di Magusat o Valle del Gavarno Tratto vincolato: Dallo sbocco a 1,5 km a monte del ponte per il castello di Gavarno Codice fiume: 160225 CENTRI STORICI E NUCLEI STORICI - ELEMENTI STORICO ARCHITETTONICI (escluse presenze archeologiche)

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Tipologia: Centro o nucleo storico Centro storico di Rosciate Riferimenti cronologici: Comune fino al 1927 Centro storico di Scanzo (Sede Comunale) Nucleo di Gavarno Riferimenti cronologici: Cit. nel sec.X Nucleo di Negrone Tipologia: Chiesa, parrocchiale, pieve, oratorio, cimitero Ex Parrocchiale S. Giovanni nei Boschi Località: Tribulina - Riferimenti cronologici: Sec. XVI - Note: (Parr. 1911). I Morti Parrocchiale S. Giovanni Battista Località: Tribulina - Riferimenti cronologici: 1913 Note:(Parr. 1911). Parrocchiale S. Maria Assunta Località: Rosciate - Riferimenti cronologici: 1829-40 - Note: Prepositurale. Parrocchiale S. Pantaleone Martire Località: S. Pantaleone - Riferimenti cronologici: Sec. XV - Note: (Parr. 1951). Parrocchiale S. Pietro Apostolo Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: 1933-38 - Note: Prepositurale (Parr. 1307). Parrocchiale SS. Trinità Località: Gavarno Vescovado - Riferimenti cronologici:1803 Note: (Parr. 1934). S. Alessandro Tipologia: Torre, castello Borghetto fortificato Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: Sec. X Note:Nel centro di Scanzo si conservano i resti di un borghetto fortificato altomedioevale, che nonostante i mutamenti nel corso dei secoli l'impianto generale del complesso, è rimasto pressoché invariato. Visibili gli accessi fortificati resti di una torre mozzata e parte delle cortine murarie in ciottoli di fiume con feritoie. Casaforte Località: Rosciate - Riferimenti cronologici: Sec. XIV - Note: In origine casaforte ha poi subito ampi rimaneggiamenti nei secoli successivi. Impianto a C con robuste murature in ciottolame di fiume e cantonali in arenaria e laterizio. La corte interna è protetta a sud da un alto muro cieco in pietra. - Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.416 del 17/11/1927 Castello Località: Gavarno - Contesto: In posizione elevata

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Documento di Piano – Relazione

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Note:Vasta casa colonica con ampi portici presenti anche ai piani superiori fabbricati adiacenti e una chiesa costruiti inglobando i resti di un fortilizio preesistente. – Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.553 del 06/06/1978 Torre Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: Sec. XIV Note: La torre sorse in prossimità di uno degli accessi all'antico borgo ha pianta quadrangolare e probabilmente è stata cimata. Venne sostanzialmente modificata alla fine del secolo scorso e le murature in arenaria occultate da intonaco. La parte sommitale è stata sistemata a cella "passeraia". - Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.298 del 12/07/1914 Tipologia: Palazzo, villa Casa Formentini Riferimenti cronologici: Sec. XVI Note: Avanzi di fregi e affreschi. - Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.417 del 17/11/1927 Casa natale di F. Martinengo Colleoni Note: Vi nacque F. Martinengo Colleoni, condottiero del sec.XVI. Attualmente resta una parte del fabbricato, mentre il resto é stato demolito con la costruzione della Parrochiale e della piazza antistante. - Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.418 del 17/11/1927 Villa Brentani Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: Ristr. e Ampl. Sec. XIX Note: Pianta complessa. Magnifico Parco con laghetto lambito dalla Roggia Borgogna. Villa Daina Vitalba Masciadri Località: Loc. Celinate - Riferimenti cronologici: Sec. XVIIm Ampl. secc. XVIII-XIX - Contesto: Ai piedi della collina entro una conca naturale Note: Pianta a due L accostate. Cortile con aiuole. Giardino all'Italiana antistante la Villa con lungo viale d'accesso alberato. - Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.221 del 11/07/1978 Villa Montecchio Località: Loc. Montecchio Basso - Riferimenti cronologici: Sec. XVIII - Contesto: Isolata ai piedi della collina Note: Pianta a U. Giardino con lungo viale d'accesso. Villa Pagnoncelli Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: Sec. XVII, Ampl. sec. XVIII Note: Pianta a L. Breve Giardino antistante. Preesistenze non databili nella torre con tracce di interventi secenteschi. Villa Piccinelli Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: Sec. XVII, Rifatto interamente - Note: Pianta a L. Del fabbricato originale rimane solo la facciata. Villa Savoldi Nassa Località: Valbona - Riferimenti cronologici: Secc. XVIIXVIII Contesto: Isolata sul colle Note: Pianta lineare. Lungo viale alberato di accesso e Giardino terrazzato. Villa Zanchi Medolago (Colleoni Vestoni Levati) Località: Rosciate - Riferimenti cronologici: Tardo 600 o primi del 700 Trasf. sec. XX Note: Pianta a corpo lineare. Parco con viale d'acceso partendo dal fianco della Parrocchiale. Un secondo ingresso è costituito da un portale laterale inserito tra le dipendenze della Villa. Rimane soltanto la facciata dell'originale edificio. – Vincolo D.Lgs.490/99 art. 2 n.437 del 10/07/1941 Tipologia: Struttura ricettiva di interesse collettivo Osteria Nicolò

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Documento di Piano – Relazione

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Località: Loc. Il Dosso Tipologia: Mulino Molino Nuovo Contesto: Roggia Borgogna Molino Vecchio Tipologia: Complessi industriali Tessitura C. M. Caprotti e Guttinger Località: Scanzo - Contesto: Sulla roggia Borgogna Note:Addetti al 1910 = 100/500. Nel periodo fascista la tessitura viene trasformata in industria chimica per la produzione di coloranti, restò l'unica industria locale fino al 1945 dopo la chiusura dei forni della cava di cemento. Oggi stabilimento chimico. Tipologia: Industria estrattiva e di Trasformazione Soc. Berg.sca Fabbricazione Cemento e Calce Idraulica Località: Scanzo - Riferimenti cronologici: 1864 - Contesto: Ai piedi del Monte Bastia Note: Addetti al 1910 = 10/50. In questa officina G. Piccinelli ideò il primo cemento a lenta presa; da lì si arriverà all'attuale Italcementi. Tipologia: Nuclei rurali a carattere permanente, malghe, cascine Berlendesa Bosio Burlì Cacciatori Cascina Alta Cascina Boni Cascina Donecco Cascina Gerre Cascina Giustiniana Cascina Meloni Cascina S. Giovanni Casc. Terzago Cascina Trefaldina Casino Cassonetto Castelletto Cerri Cipresso Cornolto Corso Figarolo Grassone La Bionda La Bugherata Le Piazze Ludgarda Maffioli Mesghét Montecchio Alto Montecchio Basso Piazzolo Pomarolo Tribulina Vegino Figura 22 - Estratto della Tav. E5.6.l del PTCP “Centri e nuclei storici – Elementi storico architettonici

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Documento di Piano – Relazione 91

Tipologia: Roccoli

Roccolo "Cerri" Località: Gavarno PRESENZE ARCHEOLOGICHE Areali Area archeologica Località: Monte Bastia - Riferimenti cronologici: Epoca incerta Note: Insediamento difensivo Elementi puntuali Corredi tombali con armi romane (II/III sec. d.C.) e umbone di scudo longobardo (circa prima meta' del VII secolo) (r/a) Località: Frazione Scanzo, Giardino di Casa Brentani Data di ritrovamento: 1844 Modalità: fortuite per lavori di scasso Industria litica preistorica (p) Località: Frazione Gavarno, area a Nord-Est della Chiesa Data di ritrovamento: 1984 Modalità: ricerca di superficie Industria litica preistorica (p) Località: Serradesca - Data di ritrovamento: 1988 Modalità: ricerca di superficie Industria litica preistorica (databile a lungo arco di tempo dal Paleolitico Medio al Neolitico o eta' del Rame (p) Località: Frazione Gavarno, Cascina Ca' Nova - Data di ritrovamento: 1991 Modalità: ricerca di superficie Industria litica preistorica (indicativamente del Paleolitico) (p) Località: Frazione Gavarno, Tribulina Data di ritrovamento: 1984 Modalità: ricerca di superficie Resti architettonici d'età romana (r) Località: Frazione Rosciate, via Serenissima 11b (gia' Proprieta' Medolago Alb.) Sito preistorico (frr. di ceramica e industria litica) (p) Località: Monte Bastia Data di ritrovamento: 1977 Modalità: ricerca di superficie Sito riferibile al Neolitico Inferiore-Medio (p) Località: Cascina Terzago Data di ritrovamento: 1988-91 Modalità: ricerca di superficie

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Documento di Piano – Relazione 92

2.2.5 IL PLIS DEL SERIO NORD

Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Serio Nord è stato riconosciuto con la Delibera della

Giunta Provinciale n. 391 del 31 agosto 2006. Sono interessati, in maniera parziale, i territori

amministrativi dei comuni di Gorle, Pedrengo, Scanzorosciate, Seriate e Villa di Serio. Gli abitanti

interessati dal Parco sono 47.561 mentre la superficie totale è di 157 ettari così suddivisi per

comune: Gorle 43 ettari/5.506 abitanti, Pedrengo 24 ettari/5.321 abitanti, Scanzorosciate 8 ettari/8.918

abitanti, Seriate 20 ettari/21.628 abitanti, Villa di Serio 62 ettari/6.188abitanti.

Con la creazione del Parco le cinque Amministrazioni comunali hanno inteso tutelare e valorizzare

un’area preziosa per i suoi caratteri naturalistici, chiusa all’interno di un territorio che negli ultimi

decenni è stato investito da processi di edificazione molto intensi.

Queste dinamiche di sviluppo edilizio hanno tagliato le relazioni ecologiche fra il fiume e le sue

sponde, da un lato, e i versanti della valle, dall’altro, con una conseguente frammentazione del

territorio, esasperata dal fitto reticolo viario che ha spezzato le interconnessioni tra le singole parti del

territorio stesso.

Dal Piano triennale degli interventi 2006-2008 si ricavano gli obiettivi di medio-lungo termine e le

politiche che il Parco si prefigge di perseguire.

Le aree identificate come “Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Serio Nord” costituiscono

oggetto di specifica tutela e valorizzazione territoriale e ambientale. Il PLIS si configura come

elemento di connessione, integrazione e progettazione ambientale alla scala intermedia; le finalità

delle politiche e degli interventi condotti nell’area del PLIS rivestono valenza di carattere territoriale.

Obiettivi dominanti:

• valorizzare e salvaguardare l’ambito fluviale e i territori circostanti allo scopo di favorire la

conoscenza e il senso di appartenenza dello stesso da parte della cittadinanza;

• valorizzare il paesaggio agrario, anche attraverso il sostegno a forme di agricoltura tradizionale;

• contribuire a una politica di salvaguardia degli spazi verdi e di equilibrio ambientale alla grande

scala, anche mediante lo sviluppo di reti ecologiche;

• riqualificare le porzioni di territorio degradato mediante specifici progetti di riqualificazione

paesaggistica e ambientale;

• delineare un margine al tessuto edificato volto a definirne la forma urbana e le relazioni con gli spazi

verdi;

• costituire ambiti di fruizione e ricreazione eco-compatibili.

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Documento di Piano – Relazione 93

Figura 24 - Perimetro dei Parchi (istituiti e in fase di istituzione) e delle Riserve

Gli obiettivi previsti nel triennio sono:

1. Attività di promozione e di divulgazione dell’esistenza, delle attività (e delle finalità) del Parco,

attraverso interventi di identificazione territoriale e comunicazione: (i) tabellazione dell’area Parco; (ii)

installazione di sistema di segnaletica direzionale sulla viabilità esterna di adduzione verso le “porte”

di accesso al Parco; (iii)segnaletica direzionale e informativa interna; (iv) azione di comunicazione

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Documento di Piano – Relazione 94

verso la cittadinanza, i soggetti istituzionali e territoriali, attraverso pubblicazione di carattere

divulgativo.

2. Il consolidamento della struttura operativa tecnica deputata al coordinamento delle attività del

Parco, con funzione di appoggio per l’espletamento delle pratiche amministrative alla struttura tecnica

del comune capofila, ma anche e soprattutto orientata alla facilitazione delle occasioni di progettualità

attenta alle forme di finanziamento; si identificheranno nel percorso di lavoro le condizioni per una

progressiva strutturazione dell’ente Parco come unità operativa specifica. Il principale compito

operativo consiste nel costruire una mappatura delle risorse, delle criticità e delle progettualità del

Parco, al fine di formulare una programmazione complessiva degli interventi; altro progetto rilevante

sul piano tecnico è l’elaborazione di un Regolamento del Parco che contenga un Capitolato tecnico

per la disciplina degli interventi in area Parco.

3. L’attivazione di un servizio di vigilanza dell’area Parco; l’attivazione del servizio di vigilanza farà

riferimento in prima istanza a Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) e associazioni già presenti sul

territorio, e potrà integrarsi con servizi di vigilanza convenzionati con associazioni abilitate. La

prospettiva di azione potrebbe orientarsi alla costruzione di un nucleo di GEV proprie del Parco,

magari attraverso l’organizzazione di un corso (L.R. 9/2005).

4. L’attivazione di sinergie di lavoro con le realtà locali; importanza fondamentale per la vita del Parco

è la cooperazione con le forze sociali già operanti sul territorio, a partire dalle associazioni. Una

prospettiva di rilevante interesse è la costruzione di momenti di collaborazione con Centri di

Educazione Ambientale già attivi sul territorio, al fine di accompagnare le azioni con un costante

lavoro di coinvolgimento della cittadinanza, a partire dalle strutture scolastiche. Emerge poi

l’intenzionalità di collaborare con gli imprenditori agricoli operanti nell’area; tale prospettiva muove

dalla convinzione di ritenere fondamentale la ricerca di una condivisione delle azioni con la comunità

locale, a partire dagli agricoltori, quali soggetti che (attraverso accordo retribuito mediante

convenzione) possono offrire, unitamente alla normale attività di presidio, servizio di cura e

manutenzione delle infrastrutture verdi e di servizio del Parco.

5. La strutturazione di un sistema per la fruizione. Il sistema della fruizione poggia sull’identificazione

di una rete dei percorsi “portante” della mobilità lenta/dolce, sulla quale appoggiare le strutture di

accoglienza/fruizione del Parco. Le azioni orientate alla creazione di un sistema di fruizione didattico-

culturale e ricreativa, sono: (i) identificazione di “porte” di accesso come luoghi privilegiate di accesso

all’area Parco; (ii) identificazione di aree/punti di sosta; (iii) progettazione e realizzazione di una rete di

sentieri didattici e aule ambientali per favorire le attività di educazione ambientale “sul campo”.

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Documento di Piano – Relazione 95

6. Il recupero e il potenziamento del sistema del verde; tale tipologia di intervento rappresenta per

questo Parco un elemento di centrale importanza. Il potenziamento del sistema del verde è (i)

funzionale al potenziamento della dotazione naturalistica dell’area, anche in termini di riequilibrio

ambientale del contesto territoriale di riferimento; (ii) volto all’equipaggiamento della rete della

fruizione e all’arricchimento della dotazione paesistica del Parco; (iii) di rilevanza territoriale entro una

cornice di definizione di un disegno, alla scala territoriale, di rete ecologica.

Vale infine la pena di ricordare che è stato sottoscritto un accordo programmatico tra i comuni di

Scanzorosciate e di Villa di Serio per la costituzione di un PLIS del Monte Bastia, in attuazione a

quanto previsto dal PTCP Sono già stati affidati gli incarichi per le procedure relative alla

perimetrazione e al riconoscimento del Parco.

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Documento di Piano – Relazione 96

2.3. VINCOLI SOVRAORDINATI

Il Documento di Piano per la parte che riguarda la lettura del territorio viene accompagnato dalla TAV.

8 – Repertorio dei vincoli sovraordinati che evidenzia i vari vincoli e limitazioni che si riscontrano sul

territorio comunale.

Figura 25 - Estratto della TAV. A8 Repertorio dei vincoli sovraordinati

a) Vincoli derivati dal testo unico sui beni culturali e ambientali D.Lgs 42/2004 che individua i “beni culturali” e i “beni paesaggistici”. I beni culturali sono quei beni protetti e preventivamente “vincolati” mediante un apposito

provvedimento amministrativo o in via immediata diretta dalla legge indipendentemente dall’adozione

di qualunque atto di vincolo. Fra i beni protetti preventivamente vi sono i vincoli monumentali derivanti

dalla ex legge 1089 del 1/8/1939 riguardanti la tutela delle cose di interesse artistico e storico.

I beni vincolati in via immediata dalla legge sono le cose immobili e mobili che presentano interesse

artistico, storico, archeologico le quali abbiano più di cinquant’anni e non sono opera di autori ancora

viventi e che appartengono alle Regioni, Province, ai Comuni od altri Enti pubblici.

I beni paesaggistici e ambientali sono le aree di particolare interesse ambientale vincolate dalla ex

legge 431/85 o a protezione delle bellezze naturali individuate dalla ex legge 1497 del 29/8/1939.

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Documento di Piano – Relazione 97

Fra questi vincoli si annoverano le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezze naturali o di

singolarità geologica; le ville, i giardini e i parchi che si contraddistinguono per la loro non comune

bellezza; i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore

estetico e tradizionale ed infine le bellezze panoramiche nonché i punti di vista o belvedere accessibili

al pubblico.

Ambiti assoggettati a tutela con specifico provvedimento ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs n. 42/2004

Sono vincoli individuati con apposito decreto ministeriale:

• Torre Medioevale - Cod. Pav: 298 del 12/07/1914

• Case in Via Maggiore - Cod. Pav: 416 del 17/11/1927

• Casa Formentini - Cod. Pav: 417 del 17/11/1927

• Resti della casa natale di F. Martinengo Colleoni - Cod. Pav: 418 del 17/11/1927

• Villa Colleoni - Cod. Pav: 437 del 10/07/1941 - Cod. Pav: 419 del 17/11/1927

• Villa e parco Daina, Vitalba, Masciadri (Celinate) - Cod. Pav: 221 del 11/07/1978

• Castello di Gavarno - Cod. Pav: 553 del 06/06/1978

Ambiti assoggettati a tutela con specifico provvedimento ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs n. 42/2004

• Ex Cinema – Decreto del Direttore Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del

29/01/2007

• Ex Oratorio – Corpo 1 - Decreto del Direttore Regionale del Ministero per i Beni e le Attività

Culturali del 29/01/2007

• Villa Colleoni, Zanchi, Medolago, Vestoni, Levati e annessi - Decreto del Direttore Regionale

del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 03/04/2008 (parzialmente già vincolato con

due decreti ministeriali)

• Immobile in Via Don Spinelli – Decreto del Soprintendente Regionale del Ministero per i Beni e

le Attività Culturali del 31/07/2004

Beni culturali oggetto della tutela ai sensi artt. 10 del Dlgs del 22 gennaio 2004 n. 42/2004

Scanzo:

• Parrocchiale di S. Paolo Apostolo

• ex Parrocchiale di San Pietro

• Chiesa di S. Alessandro

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Documento di Piano – Relazione 98

• Cappella I morti

• Municipio

• Cimitero comunale

Rosciate:

• Parrocchiale di Santa Maria Assunta

• Cappella dei Morti della peste

Negrone:

• Chiesa di San Pantaleone

• Cappella

Tribulina:

• Parrocchiale di S. Giovanni Battista

• Cimitero comunale

• Cappella

Gavarno:

• Parrocchiale della SS Trinità

• Cimitero comunale

Ambiti tutelati ai sensi dell’art. 142 del Dlgs del 22 gennaio 2004 n. 42

Fiumi e corsi d’acqua (vincolo comma 1, lettera c)

Il vincolo riguarda i fiumi, i torrenti e le relative sponde per una fascia di150 metri ciascuna.

• fiume Serio,

• torrente Zerra,

• torrente Gavarno

Boschi e foreste (vincolo comma 1, lettera g)

Il vincolo paesaggistico riguarda i territori coperti da foreste o da boschi (la definizione di bosco è

dettata dalla normativa regionale vigente art. 3 L.R. 28/10/2004 n. 27).

Zone archeologiche (vincolo comma 1, lettera m)

Zone archeologiche segnalate dalla Carta Archeologica della Lombardia (sono presenti 8 siti)

b) Vincoli derivanti dalla Pianificazione di bacino (legge 183/89). Tra questi vincoli si annoverano le fasce fluviali PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) (art. 17 della L.

183/1989).

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Documento di Piano – Relazione 99

c) Vincoli e limitazioni di polizia idraulica Fasce di rispetto attigua al Reticolo Idrico Minore di competenza comunale (LR 1/2000);.

Vincolo idrogeologico – R.D. n. 3267 del 30/12/1923

d) Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile (art. 94 del D.Lgs n. 152/2006). Sono costituite da una zona di tutela assoluta delle captazioni ad uso idropotabile (pozzi) che inibisce

qualsiasi manomissione del terreno nei dieci metri intorno alle stesse captazioni e da una zona di

rispetto che prevede alcune specifiche limitazioni.

e) Altri tipi di vincoli e limitazioni sono costituiti da:

• rispetti cimiteriali

• rispetti stradali (fasce di 30 metri ciascuna per le strade di tipo C, di 20 metri per le per le

strade di tipo F all’esterno del perimetro dei centri abitati definito ai sensi dell’art. 4 del D.L.

285/1992);

• rispetti degli elettrodotti (art. 6 D.P.C.M. 8 luglio 2003)

• rispetto metanodotto (in progetto)

• aree e gli edifici a rischio di incidente rilevante (D.M. 9 maggio 2001 e D.G.R. 6 febbraio 2004

n. 7/16320)

• le aree di elevata naturalità (art. 17 P.T.P.R.)

• le aree soggette a PLIS

f) Limitazioni paesistiche del P.T.P.R. e del P.T.C.P. Sono costituiti da elementi naturali per i quali le norme paesistiche del P.T.C.P. pongono dei

vincoli o delle limitazioni specifici.

Sul territorio comunale sono costituiti da:

• centri e nuclei storici

• percorsi panoramici

• filari arborei

• prospettive visuali

g) Alberature vincolate art. 9 – L.R. 30/11/1983

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Documento di Piano - Relazione

2.4. ISTANZE E PROPOSTE PROVENIENTI DAI CITTADINI

A seguito dell’avviso di avvio del procedimento sono state raccolte le istanze e le proposte

provenienti dai cittadini: sono pervenute 134 proposte che sono state individuate sulla TAV. A10 e

catalogate nell’ALL. A11.

Figura 26 - Estratto della TAV. A10 Individuazione delle proposte a seguito dell’avvio del procedimento

Viene di seguito riportata la suddivisione delle proposte per territorio, per tipologia di intervento

richiesto e per destinazione d’uso richiesta.

Ben 75 istanze (52% del totale) riguardano richieste di trasformazione di aree attualmente

classificate come zona agricola in zone a destinazione residenziale e, in minore parte, in zone a

destinazione produttiva. Le istanze comporterebbero un consumo do oltre 540.000 mq. di territorio

attualmente a destinazione agricola in ambiti prevalentemente collinari o pedecollinari.

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Documento di Piano – Relazione 101

Tabella 11 - Proposte suddivise per destinazione d’uso richiesta

Destinazione d'uso richiesta Numero proposte Superficie Volume

RESIDENZA 78 434.584 10.800

COMMERCIO - TERZIARIO 4

PRODUTTIVO ARTIGIANALE 11 91.232

AGRICOLE AMBIENTALE 24

MIX FUNZIONALE 6 13.080 9.000

SERVIZI 1

VIABILITA' 7

SENZA SPECIFICA NUOVA

DESTINAZIONE 2 2.630

Figura 27 - Proposte suddivise per destinazione d’uso richiesta

SERVIZI; 1; 1%

VIABILITA'; 7; 5%

SENZA SPECIFICA NUOVA DESTINAZIONE; 2; 2%

MIX FUNZIONALE 6; 5%

AGRICOLE AMBIENTALE; 24 18%

PRODUTTIVO ARTIGIANALE;11; 8%

COMMERCIO - TERZIARIO; 4 3%

RESIDENZA; 78 58%

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Documento di Piano – Relazione 102

Figura 28 - Proposte suddivise per territorio

ALTRO; 17 13% SCANZO; 23

17%

ROSCIATE; 13 10%

NEGRONE; 26 19%

TRIBULINA; 17 13%

GAVARNO; 7 5%

TERRITORIO APERTO; 33 23%

Figura 29 - Proposte suddivise per intervento richiesto

ALTRO; 20 14%

MODIFICA NORMATIVA; 28 20%

MODIFICA DESTINAZIONE D'USO; 10

7%

ESPANSIONE; 75 52%

INCREMENTO VOLUMETRICO; 10

7%

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Documento di Piano – Relazione 103

CAP. 3 QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE

3.1. IL SISTEMA URBANO

3.1.1 SVILUPPO URBANO

Il territorio comunale di Scanzorosciate ha un’estensione di 1.078 ha (10 Kmq).

Le parti abitate sono concentrate in cinque frazioni, delle quali Scanzo rappresenta il capoluogo.

Le altre frazioni sono Rosciate (ad est di Scanzo col quale costituisce un unicum senza soluzione

di continuità), Negrone, Tribulina e Gavarno Vescovado.

Il suo assetto urbanistico si presenta fortemente caratterizzato: il tessuto residenziale è disposto

prevalentemente in senso est-ovest ad avvolgere i due centri storici di Scanzo e Rosciate, lungo la

strada storica che, attraverso il ponte di Gorle, conduce a Bergamo

Lo sviluppo urbanistico degli ultimi decenni ha generato il processo di saldatura con l’abitato di

Villa di Serio in direzione nord lungo la sponda ovest del fiume Serio, mentre è stata mantenuta

una, sia pur esigua in alcuni tratti, fascia agricola di transizione tra l’abitato di Scanzorosciate e

Pedrengo.

Salvo episodiche eccezioni, la zona produttiva è unica, di rilevanti dimensioni ed è ubicata a sud-

est pressoché in continuità quella di Pedrengo: essa trova il suo nucleo originario nel Cotonificio

già esistente nel secolo XIX lungo la Roggia Borgogna, poi inglobato nel polo chimico.

Nell’ambito est del territorio comunale, che presenta un’elevata qualità paesaggistica valorizzata in

particolare dai terrazzamenti collinari coltivati a vigneto, sono inseriti i centri abitati di Negrone,

Tribulina e Gavarno, oltre che un discreto numero di nuclei storici minori.

L’espansione urbanistica di Negrone si è indirizzata in parte verso la collina a nord e, più

recentemente, verso ovest mentre Tribulina e Gavarno si sono sviluppati secondo le direttrici

radiali che dal centro portano all’esterno..

Il 24% del territorio comunale è costituito da area urbanizzata, il 32% da bosco, l’11% è coltivato a

vigneti, il 20% è coltivato a seminativi, prati, arborei e oliveti, mentre il rimanente 13% è

diversamente destinato.

Le destinazioni in essere relative alla territorio urbanizzato sono rappresentate nella TAV. A12 –

Carta di uso del suolo.

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Documento di Piano – Relazione 104

Figura 30 - Estratto della TAV. A12 Carta di uso del suolo

Nella TAV. A13 - Evoluzione storica del territorio sono riportate gli estratti delle cartografie

dell’Istituto Geografico Militare (del 1889, del 1931, del 1955 e del 1971) e della Carta Tecnica

Regionale del 1980 e del 1994) che rappresentano l’abitato di Scanzorosciate nelle diverse soglie

temporali, mentre nella TAV. A14 – Carta del consumo del suolo (su aerofotogrammetrico 1997)

sono evidenziati gli ambiti urbanizzati relativi ai periodi compresi tra le medesime soglie temporali.

Le tabelle successive riportano i dati relativi alla consistenza dell’urbanizzato alle diverse soglie

temporali e il consumo di suolo nei periodi compresi tra le diverse soglie temporali

Appare evidente il progressivo consumo di suolo, particolarmente marcato negli anni ’70.

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Documento di Piano – Relazione 105

Figura 31 - Estratto della TAV. A14 Carta del consumo del suolo

Tabella 12 - Consistenza dell’urbanizzato alle diverse soglie temporali

anni urbanizzato (ha) abitanti

1889 29 2.407

1931 32 3.854

1955 42 5.000

1971 98 6.251

1980 170 7.515

1994 218 8.382

2007 246 9.200

Tabella 13 - Consumo di suolo nei periodi compresi tra le diverse soglie temporali

PERIODO

urbanizzazione

(mq.)

consumo di suolo/anno

(mq.)

fino al 1889 289.575

dal 1889 al 1931 35.225 839

dal 1931 al 1955 95.200 3.967

dal 1955 al 1971 559.825 34.989

dal 1971 al 1980 722.425 80.269

dal 1980 al 1994 479.850 34.275

dal 1994 al 2007 277.125 21.317

totale 2.459.225

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Documento di Piano – Relazione 106

3.1.2. ATTIVITÀ EDILIZIA E STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE

Il Piano Regolatore Generale vigente è stato adottato con D.C.C. n. 27/1995 ed approvato con

D.G.R. n. 38031/98. Si riporta di seguito la situazione della pianificazione urbanistica comunale

con i provvedimenti di adozione e approvazione

Strumento urbanistico Adozione Approvazione P.R.G. 32 11/04/1997 38031 06/08/1998

Variante al P.R.G. vigente 45 27/09/2001 13267 09/06/2003

Variante al P.R.G. vigente 33 26/04/2004 93 20/12/2004

Programma Integrato di Intervento 43 27/07/2006 79 14/12/2006

Var. LR 23 3 06/02/1998 33 25/06/1998

Var. LR 23 5 18/01/2001 33 21/06/2001

Var. LR 23 15 20/03/2001 44 27/09/2001

Var. LR 23 10 26/02/2002 47 21/06/2002

Var. LR 23 54 16/07/2002 76 28/10/2002

Var. LR 23 83 19/12/2002 15 07/05/2003

Var. LR 23 17 07/05/2003 42 01/10/2003

Var. LR 23 41 01/10/2003 6 22/01/2004

Var. LR 23 8 22/01/2004 56 20/07/2004

Var. LR 23 18 05/05/2005 35 28/07/2005

La capacità insediativa prevista dal PRG vigente (escludendo la potenzialità residua dei piani

attuativi vigenti alla data di adozione del PRG e tenendo conto delle previsioni introdotte dalle

successive varianti) è pari a 3.129 abitanti teorici (attribuendo, in base alla normativa vigente al

momento dell’approvazione del PRG, ad ogni abitante la volumetria di 100 mc.) così articolati:

• 737 in piani attuativi vigenti alla data di adozione del PRG

• 755 in zone di completamento

• 1.443 in zone di espansione

• 194 in zone assoggettate a PII

Nelle tabelle successive è riportata l’attività edilizia dal 1998 al 2007, suddivisa tra destinazioni

residenziali e produttive.

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Documento di Piano – Relazione 107

Tabella 14 - Attività edilizia dal 1998 al 2007 con destinazione residenziale

ANNO RESIDENZIALE

ZONE ESPANSIONE ZONE COMPLETAMENTO ALTRE ZONE

nuova

costruzione ampliamento

nuova

costruzione ampliamento

nuova

costruzione ampliamento totale

slp slp slp slp slp slp slp

1998 233 95

1999 1.348 2.033 1.454 247

2000 1.616 471

2001 4.055 606 618

2002 3.801 158 229 756

2003 8.502 2.701 1.043

2004 2.985 217 922 87

2005 18.391 1.335 75 396

2006 3.992 263 2.436 513

2007 9.709 392 848 172

TOTALE 52.783 1.030 12.037 6.119 730 72.699

Tabella 15 - Attività edilizia dal 1998 al 2007 con destinazione produttiva

ANNO PRODUTTIVO

nuova

costruzione ampliamento totale

slp slp slp

1998 2.232 411

1999 1.890

2000 2.280 400

2001 4.750 2.202

2002 841 633

2003 31

2004 162 160

2005

2006 110

2007

TOTALE 10.265 5.837 16.102

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Documento di Piano – Relazione 108

E’ utile confrontare i dati demografici con la consistenza del patrimonio edilizio esistente. Tabella 16 - Variazione dei dati demografici e della consistenza del patrimonio edilizio esistente

1991 2001 var. % var. provinciale % FAMIGLIE 2647 3126 18,10 16,35ABITANTI 8179 8714 6,54 6,90ALLOGGI 2865 3313 15,64 15,53di cui non occupati 239 203

In base alle rilevazioni ISTAT nel 1991 le abitazioni erano 2865 mentre nel 2001 il comune di

Scanzorosciate ne contava 3313, evidenziando un incremento in dieci anni del 15, 64%.

Incrociando tali dati con quelli relativi al numero di famiglie residenti per gli stessi anni di

rilevazione e considerando altresì il numero di alloggi non occupati (239 nel 1991 e 203 nel 2001)

si evince che il patrimonio abitativo risulta sufficiente per il fabbisogno della popolazione residente.

Nel 1991 il numero degli abitanti era di 8179 con una media di 3,11 abitanti per alloggio, mentre

nel 2001 la popolazione saliva a 8714 (incremento del 6,54%) abbassando il rapporto a 2,80

abitanti per alloggio. Come si può evincere dalla tabella tali variazioni appaiono pienamente in

linea con i dati provinciali e sono principalmente da ricondurre alla frammentazione dei nuclei

famigliari nonchè al miglioramento del tenore di vita.

Tabella 17 - Abitazioni, famiglie, edifici e residenti suddivisi per frazioni, nuclei e case sparse (Censimento ISTAT 2001)

ABITAZIONI FAMIGLIE EDIFICI POPOLAZIONE RESIDENTE

TOTALI 3324 3126 1436 8714

GAVARNO/TRIBULINA 580 538 236 1461

NEGRONE 428 423 219 1241

SCANZO/ROSCIATE 2119 2005 892 5561

Costa del Gavarno 11 10 3 29

Giustiniana 10 10 7 24

Maffioli 20 17 5 54

Niccoloni 22 14 11 38

Valbona 13 12 4 38

Case sparse 121 97 59 268

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Documento di Piano – Relazione 109

La situazione relativa allo stato di attuazione del PRG vigente (evidenziata nella TAV. A15 del

Documento di Piano) è la seguente:

Tabella 18 - Stato di attuazione del PRG vigente

EDIFICAZIONE PREVISTA Slp

OPERAZIONE AREA MQ. ATTUATO IN CORSONON ATTUATO

C2.1 - Via Nenni 12.737 4.203

C3.1 - Via Carducci 14.464 2.340 1.419 C2.2 - Via Adelasio 29.715 4.445 2.742 2.618 C4.1 - Via Trieste 12.067 2.659 1.172 C4.2 - Via Gorizia 19.727 6.667 C4.5 - Via Merisio 19.708 5.624 591 201 C4.3 - Negrone 32.206 7.326 360 1.314 C4.4 - Via Giassone 2.000 400 C4.6 - Via Monte Misma 5.373 1.000 C3.4 - Via Monte Cervino 14.960 2.569 271 1.049 PII Via De Sabata 54.468 5.543 923 TOTALE 217.425 37.233 12.098 6.105

Figura 32 - Estratto della TAV. A15 Stato di attuazione del PRG vigente

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Documento di Piano – Relazione 110

Si rileva che tutte le zone di espansione previste dal PRG vigente sono state convenzionate e in

gran parte attuate e/o in corso di attuazione.

Per quanto riguarda l’attività edilizia in zone di completamento, dal 1998 al 2007 sono stati

realizzati 18.156 mq. di nuova Slp (di cui 12.037 relativi a nuove costruzioni e 6.119 a ampliamenti

e/o sopralzi) a fronte di una capacità edificatoria prevista dal PRG di 25.161 mq. di Slp.

Il PRG vigente pertanto è, dal punto di vista dell’edificazione residenziale, in buona parte attuato:

la sua capacità insediativa residua, considerati i piani attuativi in corso e non completati, la

volumetria inserita nel PII di Via De Sabata e le porosità all’interno delle zone di completamento, è

stimabile in 31.327 mq di Slp (18.203 all’interno dei piani attuativi in corso e 13.124 nelle zone di

completamento). A questo dato vanno inoltre aggiunte le superfici recuperabili a residenza nei

centri storici di Scanzo e di Rosciate, stimati in circa 5.500 mq. di Slp.

Per quanto riguarda l’edificazione produttiva risultano ancora non attuati sul territorio comunale

comparti per complessivi 34.000 mq di Slp (op. D3.1 e D4.1).

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Documento di Piano – Relazione 111

3.1.3. IL SISTEMA DEI SERVIZI ESISTENTI

La dotazione dei servizi esistenti è rappresentata nella TAV. A16 e sarà approfondita nella

relazione del Piano dei Servizi. Figura 33 - Estratto della TAV. A16 Carta delle attrezzature di uso e interesse pubblico

La dotazione di attrezzature sia al servizio degli insediamenti residenziali che di quelli produttivi è

riassunta nelle tabelle 19 e 20, mentre nella tabella 21 sono elencate tutte le attrezzature rilevate e

le rispettive superfici.

E’ qui sufficiente affermare che la situazione attuale sia caratterizzata da una buona dotazione di

servizi, sia sotto il profilo quantitativo (32,04 mq/abitante), sia sotto quello della qualità e della

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Documento di Piano – Relazione 112

soddisfazione degli utenti. L’unico settore dove si verifica la necessità di un adeguamento delle

strutture attuali è quello delle attrezzature sportive.

Tabella 19 – Attrezzature esistenti al servizio degli insediamenti residenziali

ATTREZZATURE ESISTENTI AL SERVIZIO DEGLI INSEDIAMENTI RESIDENZIALI superficie (mq.) dotazione (mq/ab) ATTREZZATURE COLLETTIVE 31.900 3,40 ATTREZZATURE RELIGIOSE 31.407 3,35 ATTREZZATURE SCOLASTICHE 29.219 3,11 VERDE PUBBLICO 110.226 11,74 VERDE SPORTIVO 58.412 6,22 PARCHEGGI 39.644 4,22

TOTALE 300.808 32,04 abitanti 9.388

Tabella 20 - Attrezzature esistenti al servizio degli insediamenti produttivi

ATTREZZATURE ESISTENTI AL SERVIZIO DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI

superficie

(mq.)VERDE PUBBLICO 7.580PARCHEGGI 4.895

TOTALE 12.475

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Documento di Piano – Relazione 113

Tabella 21 – Inventario delle attrezzature di uso e di interesse pubblico

SUPERFICI ATTREZZATURE ESISTENTI frazione superficie [m2]

ATTREZZATURE COLLETTIVE - AC frazione superficie [m2]

1 Centro sociale pensionati - Via F. M. Colleoni Scanzo 1.0292 Municipio Scanzo 2.4043 Poliambulatorio Scanzo 2.1294 Biblioteca Scanzo 9815 Ufficio postale - Via Don G. Pezzotta Scanzo 8826 Sede associazioni - Via Don G. Pezzotta Scanzo 1.3297 Area mercato - Piazza Unità d'Italia Scanzo 5.8338 Stazione ecologica - Via Don G. Pezzotta Scanzo 5.4489 Centro sociale* - Piazza Unità d'Italia Scanzo 2.11710 Asilo Nido - Via Don B. Sonzogni Negrone 1.79411 Centro sociale pensionati Tribulina-Gavarno Gavarno 31213 Cimitero - Via IV Novembre Scanzo 5.67414 Cimitero - Via Del Dosso Tribulina 1.10115 Cimitero - Via Giustiniana Gavarno 867

31.900 12 Casa di riposo Maria Consolatrice** Scanzo 27.004 * in fase di realizzazione

** di interesse sovracomunale

ATTREZZATURE RELIGIOSE - AR frazione superficie [m2]

1 Chiesa Parrocchiale ed annessi Scanzo 2.5282 Ex Chiesa Parrocchiale ed annessi Scanzo 2.1733 Oratorio - Via San Michele Scanzo 6.7274 Cappella dei Mortini- Via A. Manzoni Scanzo 6165 Chiesa di S. Alessandro - Via Marconi Scanzo 5606 Chiesa Parrocchiale ed oratorio Rosciate 5.8247 Cappella - Via Montecchio Rosciate 1988 Chiesa Parrocchialeed annessi Negrone 2.3059 Oratorio - Via Valbona Negrone 4.19510 Cappella - Via Valbona Negrone 18711 Chiesa Parrocchiale ed annessi Tribulina 3.75412 Chiesa Parrocchiale ed annessi Gavarno 2.31613 Cappella - Via Gavarno Gavarno 24 31.407 14 Suore Orsoline* Scanzo 4.448 * di interesse sovracomunale

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Documento di Piano – Relazione 114

ATTREZZATURE SCOLASTICHE - AS

frazione superficie area [m2] SCUOLA DELL'INFANZIA 1 Scuola dell'infanzia Parrocchia di San Paolo Apostolo Scanzo 2.4562 Scuola dell'infanzia Mons. Rossi Rosciate 2.6713 Scuola dell'infanzia Don Barnaba Sonzogni Negrone 2.8214 Scuola dell'infanzia* Tribulina 3.614 11.562 SCUOLA PRIMARIA

5 Scuola primaria G. Pascoli Scanzo 5.1976 Scuola primaria A. Moro Rosciate 1.2287 Scuola primaria V. De Sabata Gavarno 3.417 9.842 SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

8 Scuola secondaria di primo grado F. Nullo Scanzo 7.815 29.219 9 Scuola dell'infanzia** Tribulina 697

* in fase di realizzazione ** in fase di dismissione

ATTREZZATURE VERDE PUBBLICO - AV frazione superficie [m2]

1 Area in Via San Michele Scanzo 268

2 Parco Sandro Pertini - Via F.M. Colleoni/Via Monte Bastia Scanzo 2.402

3 Parco in Via Guinizzelli* Scanzo 7.1224 Area in Via F.lli Cervi - angolo Via Matteotti Scanzo 8965 Area in Via F.lli Cervi - angolo Via Acquaroli Scanzo 1426 Area in Via F.lli Cervi - angolo Via Guinizzelli Scanzo 2837 Area in Via F.lli Cervi - angolo Via Nenni Scanzo 6968 Area in Via F.lli Cervi (nord) Scanzo 1.6009 Area in Via F.lli Cervi (sud) Scanzo 3.01510 Area in Via Nenni Scanzo 2.97111 Area in Via Carducci* Scanzo 2.23812 Area in Via Manzoni - angolo Corso Europa Scanzo 47713 Area tra Via Acquaroli e Via Pascoli Scanzo 1.17214 Area in Piazza della pace Scanzo 16715 Parco del Sole/Guido Galli - Via Galimberti Scanzo 7.57216 Area in Via Trieste - angolo Via Roma Scanzo 92116 Parco in Via Gorizia Scanzo 5.61218 Piazza Caslini Scanzo 34619 Area in Via Aldo Moro/cimitero Scanzo 2.82320 Area in Piazza Unità d'Italia Scanzo 5.47921 Parco Primavera - Via IV Novembre/Piazza Unità d'Italia Scanzo 9.15422 Area in Via IV Novembre - monumento ai caduti Scanzo 26223 Area tra Via Don Pezzotta e Via IV Novembre Scanzo 3.87824 Parco Argo - Via Degli Orti Scanzo 2.08425 Monte Bastia Scanzo 2.79726 Aree in Via Don Calvi - angolo Via Cavagnis Rosciate 573

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Documento di Piano – Relazione 115

27 Area tra Via Merisio e Via Fiobbio Rosciate 2.37428 Parco del Fiobbio - Via Fiobbio/Via Montecchio Rosciate 3.32929 Area in Via Fiobbio Rosciate 2.68630 Area in Via Bachelet Negrone 35531 Parco Madre Teresa di Calcutta - Via Don B. Sonzogni Negrone 4.88532 Monumento ai caduti - Via Monte Negrone Negrone 65533 Area in Via Don B.Sonzogni Negrone 2.204

35 Parco tra Via Adige e Via Fugarolo Negrone 5.57036 Area in Via Fogarolo Negrone 26837 Aree lungo Via Polcarezzo Negrone 1.32038 Parco Bambini di Beslan - Via Valle Gavarnia Tribulina 3.44039 Area tra Via Monte Cervino e il torrente Gavarno* Gavarno 2.83240 Parco di Gavarno Vescovado - Via Monte Cervino Gavarno 2.90341 Parco in Via Gavarno* Gavarno 11.70042 Area in Via Medolago Rosciate 29043 Area in Via degli Orti Scanzo 465

110.226

42 Bosco della Fola** Rosciate 18.243

* in fase di realizzazione ** non computata a livello di servizi

ATTREZZATURE VERDE SPORTIVO - AVs frazione superficie [m2]

1 Campo sportivo Oratorio Scanzo 2.9762 Centro sportivo - Via IV Novembre Scanzo 23.1703 Campo sportivo Oratorio Rosciate 7.5534 Campo sportivo Oratorio Don A. Cenati Negrone 3.3635 Palazzetto dello sport- Via Ambrosoli Negrone 4.4176 Palestra - Via Don B. Sonzogni Negrone 1.1657 Centro sportivo Tribulina - Gavarno - Via Monte Misma Gavarno 15.768 58.412

PARCHEGGI - P frazione superficie [m2]

1 Piazza Mons. Radici Scanzo 1.1952 Via Monte San Michele - Chiesa parrocchiale Scanzo 513 Via Monte San Michele Scanzo 1264 Via Monte San Michele - Oratorio Scanzo 475 Via Matteotti Scanzo 376 Angolo Via Matteotti - Via Acquaroli Scanzo 3977 Via Guinizzelli Scanzo 2558 Via Guinizzelli Scanzo 2209 Via Guinizzelli - Casa Maria Consolatrice Scanzo 1.27510 Via Guinizzelli Scanzo 9911 Via Guinizzelli Scanzo 27612 Via Guinizzelli Scanzo 27613 Via Guinizzelli Scanzo 36114 Via Guinizzelli Scanzo 1.786

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Documento di Piano – Relazione 116

15 Via G. Bosis Scanzo 26616 Via G. Bosis Scanzo 21817 Via G. Bosis Scanzo 19518 Via G. Bosis Scanzo 9619 Via F.lli Cervi Scanzo 10320 Via F.lli Cervi Scanzo 14621 Via F.lli Cervi Scanzo 6122 Via F.lli Cervi Scanzo 15423 Via F.lli Cervi Scanzo 11824 Via A. De Gasperi Scanzo 33225 Via A. De Gasperi Scanzo 11526 Via A. De Gasperi Scanzo 14127 Via A. De Gasperi Scanzo 17828 Via A. De Gasperi Scanzo 21132 Via L. Ariosto Scanzo 6833 Via L. Ariosto Scanzo 3031 Via P. Nenni Scanzo 10532 Via P. Nenni Scanzo 76933 Via G. Pascoli Scanzo 12134 Via G. Pascoli/Marconi Scanzo 90235 Via Marconi Scanzo 6936 Via Marconi Scanzo 2037 Via Marconi Scanzo 12038 Via Carducci Scanzo 23839 Via Carducci Scanzo 97140 Via A. Manzoni Scanzo 13841 Via Corso Europa Scanzo 11844 Via F. Parri Scanzo 4945 Via Puccini Scanzo 33546 Via Galimberti Scanzo 41547 Via Trieste Scanzo 65548 Via Trieste Scanzo 19549 Via Trieste/Gorizia Scanzo 16250 Via Gorizia Scanzo 50451 Via Gorizia Scanzo 9552 Via Gorizia Scanzo 9653 Via Gorizia Scanzo 11754 Via G. Sora Scanzo 8655 Via Monte Nervesa Scanzo 7956 Via C. Battisti Scanzo 7657 Via Verdi Scanzo 6358 Via A. Moro Scanzo 1.07059 Via V. Veneto Scanzo 9060 Via V. Veneto - municipio Scanzo 88061 Via V. Veneto Scanzo 7962 Via Degli Orti Scanzo 5363 Via Degli Orti Scanzo 6164 Via Degli Orti Scanzo 19965 Via IV Novembre - monumento ai caduti Scanzo 69366 Piazza Unità d'Italia Scanzo 1.93767 Via IV Novembre - centro sportivo Scanzo 2.58268 Via Don Calvi Rosciate 693

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Documento di Piano – Relazione 117

69 Via Don Calvi - Chiesa parrocchiale Rosciate 64

71 Via Montecchio Rosciate 21572 Via Montecchio Rosciate 7973 Via Montecchio - area tra Via Merisio e Via Fiobbio Rosciate 42874 Via Montecchio - parco del Fiobbio Rosciate 24475 Via Maestri del lavoro Rosciate 15076 Via Maestri del lavoro Rosciate 18077 Via Moroni Rosciate 11878 Via Moroni Rosciate 13779 Via Moroni Rosciate 9880 Via Mons. Merisio Rosciate 6081 Via Mons. Merisio Rosciate 8982 Via Mons. Merisio Rosciate 8783 Via Mons. Merisio Rosciate 6084 Via Mons. Merisio Rosciate 4785 Via Don A. Galizzi Rosciate 23086 Via Don A. Galizzi Rosciate 10787 Via Don A. Galizzi Rosciate 3588 Via Fiobbio Rosciate 8189 Via Fiobbio Rosciate 13990 Via Fiobbio Rosciate 6491 Via Cornelia Quarti Rosciate 26692 Via Medolago Rosciate 20793 Via Polcarezzo Negrone 20294 Via Ambrosoli Negrone 9495 Via Ambrosoli Negrone 2996 Via Ambrosoli Negrone 6297 Via Ambrosoli Negrone 12098 Via Ambrosoli Negrone 12299 Via Ambrosoli Negrone 180100 Via Bonalde Negrone 33101 Via Bonalde Negrone 38102 Via Bonalde Negrone 25103 Via Giassone Negrone 25104 Via Giassone Negrone 74105 Via Giassone Negrone 238106 Via Bachelet Negrone 227107 Via Bachelet Negrone 150108 Via W. Tobagi Negrone 135109 Via G. Rossa Negrone 282110 Via S. Francesco d'Assisi Negrone 77111 Via S. Francesco d'Assisi Negrone 86112 Via Giassone Negrone 87113 Via Giassone Negrone 141114 Via S. Pantaleone - Chiesa Parrocchiale Negrone 337115 Via S. Pantaleone - Centro sportivo oratorio Negrone 186116 Via Valbona Negrone 106117 Via Valbona Negrone 68118 Via Savoldi Negrone 154119 Via Don Sonzogni Negrone 179120 Via Don Sonzogni Negrone 364

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 118

121 Via Don Sonzogni Negrone 424122 Via Adige Negrone 1.460123 Via Fugarolo Negrone 283124 Via Fugarolo Negrone 1.316125 Via Valle Gavarnia Tribulina 774126 Via Valle Gavarnia Tribulina 90127 Via Collina alta - Chiesa Parrocchiale Tribulina 712128 Via Monte Misma Tribulina 142129 Via Monte Misma - Centro sportivo Gavarno 801130 Via Monte Cervino - scuola materna Gavarno 138131 Via Monte Cervino Gavarno 67132 Via Monte Cervino Gavarno 80133 Via Monte Cervino Gavarno 53134 Via Adamello Gavarno 73135 Via Adamello Gavarno 34136 Via Monte Rosa Gavarno 22137 Via Monte Rosa Gavarno 30139 Via Monte Rosa Gavarno 46139 Via Monte Rosa Gavarno 60140 Via Monte Alben Gavarno 71141 Via Monte Alben Gavarno 24142 Via Monte Alben Gavarno 23143 Via Monte Alben Gavarno 22144 Via Monte Alben Gavarno 196145 Via Gavarno Gavarno 347146 Via Gavarno* Gavarno 1.107147 Via Giustiniana* Gavarno 105148 Via Giustiniana Gavarno 100149 Via Giustiniana Gavarno 156150 Via Collina alta - Niccoloni Tribulina 214 39.644 * in fase di realizzazione

PARCHEGGI AL SERVIZIO DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI - Pp frazione superficie [m2]

1 Via A. Moro Scanzo 4422 Via A. Moro Scanzo 9293 Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 8014 Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 8925 Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 3956 Via Fermi Scanzo 1847 Via Fermi Scanzo 1258 Via Fermi Scanzo 539 Via Fermi Scanzo 4810 Via Fermi Scanzo 4611 Via Polcarezzo Scanzo 43012 Via Pederzola Tribulina 550 4.895

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 119

ATTREZZATURE VERDE PUBBLICO AL SERVIZIO DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI - Avp

frazione superficie [m2]1 Area in Via Aldo Moro Scanzo 9252 Area in Via Aldo Moro Scanzo 1.0643 Area in Via Aldo Moro Scanzo 9224 Area in Via Aldo Moro Scanzo 9595 Area in Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 936 Area in Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 2327 Area in Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 3208 Area tra Via C.A. Dalla Chiesa e Via Fermi Scanzo 2619 Area in Via C.A. Dalla Chiesa Scanzo 2.804

7.580

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 120

3.1.4. IL SISTEMA COMMERCIALE

Nella TAV. A17 “Localizzazione esercizi commerciali” sono stati cartografati gli esercizi

commerciali (per semplificazione gli esercizi misti sono stati classificati nella tipologia prevalente,

alimentare o non alimentare), gli esercizi pubblici, i distributori di carburante, gli esercizi di

estetica/parrucchieri, le lavanderie, gli istituti di credito e gli agriturismi.

Per gli esercizi di vicinato e per la media distribuzione si evidenzia la situazione illustrata nelle

tabelle seguenti, ricavate dall’Osservatorio regionale per il Commercio

Tabella 22 - Esercizi di vicinato alla data del 30 giugno 2007

Provincia Comune N. Pdv

alimentari

N. Pdv non

alimentari

N. Pdv merceologia

mista Sup.

alimentari Sup non

alimentari

Sup merceologia

mista

BG SCANZOROSCIATE 14 42 7 495 2.310 478

Tabella 23 - Medie strutture di vendita alla data del 30 giugno 2007

Numero esercizi

Sup. Alimentari

Sup. non alimentari

Sup totale

7 170 1536 1706

Nel territorio comune di Scanzorosciate non sono presenti grandi strutture di vendita commerciale

e anche le medie strutture di vendita riguardano principalmente destinazioni funzionali che non

determinano un forte impatto sul territorio (arredamento, ceramiche, automobili). Anche le due

medie strutture di vendita alimentari hanno superfici complessive di vendita di poco superiori al

limite di categoria dei negozi di vicinato. La forte presenza a livello provinciale di grandi strutture di

vendita (tra l’altro relativamente vicine a Scanzorosciate) ha sicuramente frenato l’insediamento di

strutture di questo tipo, consolidando la tendenza a sviluppare strutture di vendita di dimensioni

ridotte e di minore impatto territoriale e viabilistico.

Si può notare che la maggior parte degli esercizi commerciali si distribuisce lungo l’asse di Via

Roma-Corso Europa (rivolte anche all’utenza di passaggio lungo questo asse stradale) e nell’area

del centro storico di Scanzo; vivace è la situazione di Via Piave a Negrone e della Tribulina, scarsa

la dotazione a Rosciate, mentre non vi sono presenze commerciali a Gavarno e a San

Pantaleone.

Con deliberazione del Consiglio Comunale n. 77 del 29.12.2007 è stato approvato il “Piano di

localizzazione delle medie strutture di vendita” con i relativi criteri per il rilascio delle autorizzazioni.

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Documento di Piano – Relazione 121

Figura 34 - Estratto della TAV. A17 Localizzazione esercizi commerciali

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Documento di Piano – Relazione 122

3.2. STUDI E PIANI DI SETTORE

3.2.1. INDAGINI GEOLOGICHE E IDROGEOLOGICHE Con l’entrata in vigore della “Legge per il governo del territorio” (L.R. 12/05 dell’11 marzo 2005) la

Regione Lombardia ha modificato l’approccio culturale alla materia urbanistica, sostituendo il

principio della pianificazione con quello del governo del territorio. Il successivo D.G.R. 8/1566 del

22 dicembre 2005 ha definito i criteri e gli indirizzi per la definizione della componente geologica,

idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57 della Legge

Regionale.

L’elemento tecnico di maggiore novità introdotto è rappresentato dall’elaborato della carta della

pericolosità sismica con la quale sono individuate quelle parti del territorio comunale che, per

litologia e/o conformazione geomorfologica del paesaggio, presentano maggiore sensibilità ad un

potenziale evento sismico.

E’ stato redatto uno specifico studio a cura del Dott. Renato Caldarelli e del Dott. Massimo Elitropi,

ad integrazione e aggiornamento dello studio geologico di supporto al Piano Regolatore Generale

realizzato nel 1994 dal dott. Daniele Ravagnani, al quale si rimanda per la consultazione della

documentazione di analisi propedeutica.

Figura 35 - Estratto della TAV. E1 - Carta idrogeologica e del sistema idrografico

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Documento di Piano – Relazione 123

In fase di redazione dello studio particolare attenzione è stata posta nell’analisi geomorfologica,

dapprima mediante l’osservazione di fotografie aeree ed ortofoto e successivamente mediante

controlli sul terreno. I dati raccolti hanno permesso l’elaborazione del modello digitale del terreno

(D.T.M.), la redazione degli elaborati grafici da esso derivati (carta delle pendenze, shade relief,

etc. ) e l’aggiornamento della carta idrogeologica.

L'analisi dei singoli tematismi e le loro interconnessioni hanno prodotto la Carta di Sintesi e la

Carta della Fattibilità Geologica, nelle quali sono distinti gli elementi di pericolosità naturale

presenti sul territorio di Scanzorosciate e, per ciascuno di questi, gli approfondimenti d’indagine

propedeutici alle variazioni di destinazione d’uso.

Elenco elaborati:

TAV. E1 Carta idrogeologica e del sistema idrografico (scala 1:10.000);

TAV. E2a Carta della pericolosità sismica locale (scala 1:10.000)

TAV. E2b Carta della pericolosità sismica locale (scala 1:10.000)

TAV. E2c Carta della pericolosità sismica locale (scala 1:10.000)

TAV. E3a Carta dei vincoli (scala 1:5.000);

TAV. E3b Carta dei vincoli (scala 1:5.000);

TAV. E4a Carta di sintesi (scala 1:5.000);

TAV. E4b Carta di sintesi (scala 1:5.000);

TAV. E5a Carta della fattibilità geologica delle azioni di piano (scala 1:5.000)

TAV. E5b Carta della fattibilità geologica delle azioni di piano (scala 1:5.000)

ALL. E6 Relazione

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Documento di Piano – Relazione 124

3.2.2. STUDIO PAESAGGISTICO Allegato al PGT è lo studio paesaggistico elaborato dall l’Arch. Raffaello Cattaneo.

Nell’introduzione della Relazione leggiamo:

“Con la legge regionale 11 marzo 2005, n.12 “Legge per il governo del territorio” gli obiettivi del

P.T.P.R. sono stati ampiamente calati nella pianificazione comunale. In particolare il tema del

paesaggio, in coerenza con la pianificazione regionale e con la cultura europea degli ultimi dieci

anni, pervade le scelte di governo del territorio ponendolo come obiettivo primo nella salvaguardia

e strumento strategico di monitoraggio dello stato ambientale.

Il lento processo che in quasi un secolo ha portato dalla tutela del “componente singolo del

paesaggio alla tutela dell’insieme dei valori, il paesaggio appunto, sembra ormai raggiunto negli

ultimi anni da una normativa sia a livello nazionale che regionale.

… le norme del P.T.P.R. della Lombardia, approvato seppur con notevole ritardo rispetto agli

obiettivi della Legge 431/1985, sono divenute lo strumento e l’elemento ispiratore di una serie di

leggi successive che hanno messo al centro il paesaggio quale prodotto della cultura di un

determinato popolo e quindi come tale da tutelare. Anche una serie di azioni intraprese a livello

comunitario e le recenti conferenze sul paesaggio hanno contribuito a stimolare una crescita

culturale e una nuova attenzione al tema.

Anche il D.lgs 42/2004, il nuovo Codice per la tutela dei beni culturali e del paesaggio, prevede

espressamente una pianificazione paesaggistica da parte delle regioni che indichi oltre alla tutela,

gli strumenti di attuazione e le misure incentivanti. In realtà tale obbligo per le regioni e l’approccio

al paesaggio era già stato individuato dal Titolo II e in particolare dall’art. 149 del D.lgs 490/1999.

Il percorso di trasformazione, sopra descritto, che vede il passaggio da bene “singolo” ad un

insieme di valori che costituiscono appunto il paesaggio, appare matura a tutti i livelli decisionali

nonostante le evidenti difficoltà di crescita di una cultura della tutela del territorio nella concreta

applicazione.

La citata legge regionale n. 12/2005 in merito al Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) sia nel

Documento di piano, sia nel Piano delle regole, individua una serie di attenzioni al paesaggio sia,

come abbiamo già evidenziato, nella fase di analisi, sia nella fase progettuale. In particolare le

modalità per la pianificazione di cui all’art. 7 della L.R. 12/2005 riserva una serie di paragrafi e un

intero allegato sui contenuti paesaggistici del P.G.T.

Particolare rilevanza sembra riposta soprattutto alla fase conoscitiva in quanto una completa

conoscenza dei luoghi è il presupposto ineludibile per un’attenta gestione paesaggistica degli

stessi.”

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Documento di Piano – Relazione 125

Figura 36 - Estratto della TAV. F4 Carta delle componenti del paesaggio naturale e dell’antropizzazione

Elenco elaborati:

ALL. F1 Relazione illustrativa

TAV. F2 Inquadramento territoriale

TAV. F3 Carta delle componenti del paesaggio storico e culturale (scala 1:5.000)

TAV. F4 Carta delle componenti del paesaggio naturale e dell’antropizzazione (scala

1:5.000)

TAV. F5 Carta delle connessioni ecologiche (scala 1:5.000)

TAV. F6 Carta del paesaggio percepito (scala 1:5.000)

TAV. F7 Carta dei vincoli (scala 1:5.000)

TAV. F8 Carta del giudizio di rilevanza e di integrità (scala 1:5.000)

TAV. F9 Carta della sovrapposizione delle componenti e degli ambiti di influenza (scala

1:5.000)

TAV. F10 Carta delle sensibilità del paesaggio (scala 1:5.000)

ALL. F11 Documentazione fotografica

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Documento di Piano – Relazione 126

3.2.3. STUDIO AGRONOMICO A corredo delle indagini per il PGT è stato condotto uno specifico studio sulla componente

agronomica del territorio da parte del Dott. Agronomo Mario Carminati .

Nella stesura del quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e

sociale del Comune, poiché la strutturazione del territorio agricolo è strettamente influenzata dai

processi economici, a loro volta legati a politiche provinciali, regionali, nazionali e soprattutto

comunitarie, è stata condotta un’indagine degli aspetti socio-economici e fondiari delle aziende

agricole presenti sul territorio comunale.

Molte informazioni sono state reperite in studi, indagini, ricerche già facenti riferimento al vigente

strumento urbanistico del comune di Scanzorosciate e al Piano Territoriale di Coordinamento della

Provincia di Bergamo, con l’ausilio di strumenti reperibili nel sistema informativo territoriale della

Regione Lombardia (in particolare S.I.A.R.L.–Sistema Informativo Agricolo della Regione

Lombardia).

Inoltre sono state prese in considerazione le indicazioni degli atti di programmazione emanati da

Enti sovracomunali: il Piano di sviluppo rurale, il Piano Agricolo Provinciale e tutti piani-programmi

sovracomunali inerenti il settore agricolo-forestale, che possono avere diretta influenza sulla

pianificazione del settore agricolo, al fine di pervenire alla formulazione di specifiche politiche di

intervento e linee di azione rivolte alle attività produttive primarie.

Il quadro conoscitivo, per quanto attiene la componente agricola, ha indagato i seguenti aspetti:

• analisi della vocazione d’uso e degli usi attuali del suolo; tale analisi, eseguita sulla base di

dati rilevati da studi esistenti suffragati da rilievi ed indagini di campagna, consiste nella

definizione, da un lato, delle potenzialità d’uso dei suoli, dall’altro, degli usi attuali del suoli

stessi. L’analisi così effettuata, unitamente alla lettura del quadro socio-economico del

comparto agricolo, fornisce importanti indicazioni in un’ottica mirata alla valorizzazione ed

alla salvaguardia della risorsa “suolo”. Particolare attenzione è stata dedicata all’esame

delle aree di margine tra urbanizzato, territorio rurale e aree naturali.

• analisi degli elementi del paesaggio agrario con particolare riguardo alle sistemazione

agrarie storiche, filari, siepi ed altre formazione arboree/arbustive non rientranti nella

definizione di bosco, architetture vegetali, alberi monumentali, reti e connessioni

ecologiche.

Le analisi sopra eseguite hanno portato all’elaborazione della carta dell’uso del suolo e della carta

del valore agricolo del suolo, che rappresenterà uno degli elementi utili per la definizione dello

scenario strategico di Piano.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 127

Figura 37 - Estratto della TAV G1 Carta d’uso del suolo

Elenco elaborati :

ALL. G1 Relazione socio economica del comparto agricolo

TAV. G2 Carta d’uso del suolo (scala 1:5.000)

TAV. G3 Carta delle aree a verde pubblico (scala 1:5.000)

TAV. G4 Carta del valore agricolo dei suoli (scala 1:5.000)

ALL. G5 Relazione generale sul verde pubblico e tabelle riepilogative

ALL. G6 Schede descrittive delle singole aree verdi

ALL. G7 Copia digitale degli elaborati in formato PDF e documentazione fotografica relativa

alle aree verdi ed ai sopralluoghi eseguiti sul territorio

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 128

3.2.4. STUDIO FORESTALE A corredo della redazione del Piano di Governo del Territorio è stato elaborato dal Dott. Forestale

Stefano Enfissi lo studio relativo agli “Aspetti forestali della pianificazione comunale nelle aree

urbane ed extraurbane”, finalizzato in generale alla individuazione dell’uso del suolo a bosco e,

nell’ambito dello stesso, al riconoscimento e studio dei diversi tipi forestali e delle relative “valenze”

del territorio forestale del Comune di Scanzorosciate,

In particolare lo studio analizza, con approccio analitico sistemico, sotto il profilo ecologico-

forestale e paesaggistico-forestale le componenti strutturali del paesaggio forestale del territorio

urbano ed extraurbano del Comune di Scanzorosciate, evidenziando le peculiari qualità ambientali

del territorio in esame, con particolare riferimento all’individuazione delle diverse tipologie forestali

e del loro relativo pregio e/o valenza, al fine di supportare la redazione delle attività di

pianificazione urbanistica.

La necessità di valutare le caratteristiche e le peculiarità del paesaggio rurale ed in particolare di

quello forestale del comune di Scanzorosciate, ha comportato l’esigenza di effettuare, per le aree

urbane e per la aree agricole e forestali, rilievi finalizzati a determinare i diversi usi del suolo e,

nell’ambito dell’uso del suolo a bosco, a determinare le diverse tipologie forestali, per dare quindi

una lettura oggettiva/sistemica del paesaggio agro-forestale di Scanzorosciate.

Figura 38 - Estratto della TAV. H2 Carta delle tipologia forestali

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 129

Attraverso l’analisi del paesaggio e del territorio forestale e delle reti ecologiche, risultano

individuati gli “elementi strutturali” ed i “caratteri” del sistema forestale funzionale alla miglior

definizione e costruzione del “Quadro conoscitivo”, parte integrante ed elemento costitutivo del

Documento di Piano.

In generale si è operato con riguardo a:

• verifica ed analisi delle aree a bosco in ambito extraurbano e urbano con restituzione dei

limiti del bosco in scala 1:5.000 (inserita nella suddetta Carta dell’uso del suolo) e

conseguente definizione del vincolo forestale (art. 4 LR 27/2004);

• redazione della Carta dei tipi forestali, con individuazione delle diverse formazioni forestali

e del loro diverso pregio ecologico-forestale e paesaggistico-forestale;

• redazione della Carta delle valenze forestali

• redazione della Relazione tecnica forestale illustrativa con note tecniche e schede

descrittive, comprensiva di indicazioni/definizione in ordine alle possibili aree forestali di

trasformazione e di tutte le opportune elaborazioni utili al rapportarsi con le pianificazioni di

ordine superiore (es. PIF Provincia di Bergamo).

Elenco elaborati:

ALL. H1 Relazione forestale

TAV. H2 Carta delle tipologie forestali (scala 1:5.000)

TAV. H3 Carta delle valenze forestali (scala 1:5.000)

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Documento di Piano – Relazione 130

3.2.5. PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO L’Amministrazione comunale di Scanzorosciate ha affidato all’Arch. Giovanni Paolo Piras l’incarico

per la redazione del Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU). Lo studio, che viene allegato al

Piano di Governo del Territorio, definisce il “Quadro conoscitivo” del Documento di Piano

relativamente alla mobilità comunale.

Il Piano esamina lo sviluppo della rete viaria e dell’area urbana, la rete viaria esistente, la rete dei

percorsi pedonali e ciclabili, la rete del trasporto pubblico, il sistema della sosta. Sono statti

eseguiti rilievi sui flussi di traffico sia di tipo quantitativo che di tipo qualitativo con indagine origine-

destinazione.

Figura 39 - Sintesi grafica dell’assetto urbano attuale di Scanzorosciate (sono evidenziate la rete viaria principale con i colori rosso e viola, la rete secondaria con il colore arancione, i nuclei storici in azzurro ed in verde le aree edificate)

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Documento di Piano – Relazione 131

Elenco elaborati del PGTU relativi all’indagine conoscitiva::

TAV. I.1 Struttura urbana: destinazioni d’uso delle aree con sintesi P.R.G. vigente

TAV. I.2 Rete stradale esistente

TAV. I.3 Sensi unici e incroci semaforizzati

TAV. I.4 Struttura urbana: localizzazione dei servizi e dei poli di attrazione

TAV. I.5 Localizzazione aree di sosta

TAV. I.6 Rete dei percorsi piedibus e ciclopedonali

TAV. I.7 Rete del trasporto pubblico

TAV. I.8 Criticità

TAV. I.9 Localizzazione degli incidenti stradali 2002-2006

TAV. I.10 Scenari di progetto

TAV I.11 Classificazione funzionale delle strade

ALL I.31 Relazione

3.2.6. PIANO URBANO GENERALE DEI SERVIZI DEL SOTTOSUOLO

L’Amministrazione non è dotata di Piano Urbano Generale dei Servizi del Sottosuolo (PUGSS) di

cui all’art. 38 della L.R.. 26/2003 che verrà allegato al Piano dei Servizi.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 132

3.2.7. CARTA DI ZONIZZAZIONE ACUSTICA Il comune di Scanzorosciate ha provveduto a dotarsi di una zonizzazione acustica del territorio con

deliberazione di Consiglio Comunale n. 63 del 03.11.2006

Figura 40 - Estratto della Zonizzazione acustica del territorio comunale

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Documento di Piano – Relazione 133

CAP. 4 OBIETTIVI E INDIRIZZI

4.1. OBIETTIVI E INDIRIZZI STRATEGICI

Il Piano di Governo del Territorio fa propri gli obiettivi generale dichiarati dall’Amministrazione

comunale e riportati nel paragrafo 1.2. Sinteticamente il PGT si propone di:

a) promuovere politiche per lo sviluppo economico e sociale dei residenti;

b) organizzare la rete di mobilità urbana e intercomunale;

c) migliorare i servizi a carattere locale e sovracomunale;

d) valorizzare le risorse ambientali, storiche, economiche del territorio.

Il Piano di Governo del Territorio si pone come principi fondamentali:

a) la minimizzazione del consumo di suolo orientandosi principalmente verso azioni di

massima riqualificazione urbanistica, paesistica, ambientale;

b) la sostenibilità ambientale degli interventi e delle trasformazioni, intesa come la

salvaguardia dei diritti delle future generazioni attraverso azioni di riduzione del consumo

delle risorse; in caso di insediamenti residenziali, di infrastrutture e attività produttive, e nei

casi di riuso di aree e strutture produttive dismesse o sottoutilizzate, la trasformazione

dovrà garantire adeguate condizioni ecologiche come, ad esempio, piantagioni ed

alberature adeguate, il mantenimento e/ola ricostruzione di connessioni ecologiche, spazi

verdi, schermi verdi a protezione dei margini, che permettano agli ambiti interessati di

contribuire alla rigenerazione dei fattori ambientali compromessi;

c) la perequazione intesa come distribuzione dei diritti edificatori e degli oneri negli ambiti di

trasformazione ispirata a principi di equità sulla base dello stato di fatto e di diritto dei suoli.

Il Documento di Piano definisce:

a) il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del

Comune, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto

degli atti di programmazione provinciale e regionale. Può inoltre eventualmente proporre le

modifiche o le integrazioni della programmazione provinciale e regionale che si ravvisino

necessarie;

b) il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute,

individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o

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Documento di Piano – Relazione 134

vulnerabili, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-

monumentale, e le relative aree di rispetto, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di

ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbano e

ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo;

c) l’assetto geologico, idrogeologico e sismico anche mediante rinvio ad appositi studi.

Sulla base di questi elementi il Documento di Piano:

a) individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore

strategico per la politica territoriale.;

b) determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali

obiettivi il Documento di Piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della

minimizzazione del consumo del suolo, della definizione dell’assetto viabilistico e della

mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e di miglioramento dei servizi pubblici e di

interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale;

c) determina, in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di

intervento per la residenza (includendo anche il settore dell’edilizia residenziale pubblica) e

per le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, comprese quelle della distribuzione

commerciale;

d) dimostra la compatibilità delle politiche di intervento elencate alla lettera c) con le risorse

economiche attivabili da parte dalla pubblica amministrazione;

e) individua gli ambiti di trasformazione; definisce su di essi criteri di intervento, definendone

gli indici urbanistici-edilizi in linea di massima, le vocazioni funzionali e i criteri di

negoziazione, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale,

paesaggistica, storico-monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica,

laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione

conoscitiva;

f) determina, in conformità a quanto disposto dall’art. 8 lett. f) della Legge Regionale n.

12/2005 le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello

sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale;

g) definisce i criteri di perequazione, di compensazione e di incentivazione.

Il Piano dei Servizi ha la finalità di assicurare una dotazione globale di aree per attrezzature

pubbliche e di interesse pubblico e generale, le aree per l’edilizia residenziale pubblica e le

dotazioni a verde, i corridoi ecologici e il sistema del verde di connessione tra territorio rurale e

quello edificato, nonché tra le opere viabilistiche e le aree urbanizzate ed una loro razionale

distribuzione sul territorio comunale, a supporto delle funzioni insediate e previste.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 135

Il Piano dei Servizi valuta prioritariamente l’insieme delle attrezzature al servizio delle funzioni

insediate nel territorio comunale, anche con riferimento a fattori di qualità, fruibilità e accessibilità,

individua le modalità di intervento e quantifica i costi per il loro adeguamento.

Analogamente il Piano dei Servizi indica, con riferimento agli obiettivi di sviluppo individuati nel

Documento di Piano, le necessità di sviluppo e integrazione dei servizi esistenti, ne quantifica i

costi di attuazione e ne prefigura le modalità di attuazione.

Il Piano dei Servizi inoltre:

a) individua un insieme di aree necessarie a dotare il comune di aree per servizi pubblici e di

interesse pubblico o generale a livello comunale;

b) recepisce gli indirizzi e le prescrizioni del Documento di Piano;

c) definisce le modalità per l’esercizio dei meccanismi della perequazione e della

compensazione.

Per l’acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione di nuovi servizio di nuova viabilità il

Piano dei Servizi si avvarrà nella misura massima possibile dei meccanismi di perequazione e

compensazione, ricorrendo, qualora ciò non fosse possibile per qualunque ragione, alle

acquisizioni delle aree anche attraverso l’istituto dell’esproprio.

Il Piano dei Servizi individua le aree agricole che, tramite incentivi ed accordi con i conduttori del

fondo sono in grado di svolgere funzioni ecologiche, ambientali e di servizi, definendo i contenuti di

convenzione utili alla loro attivazione.

Il Piano delle Regole:

a) definisce, sull’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali

insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei

suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse o di completamento;

b) indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale;

c) individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente

rilevante;

d) contiene, in ordine alla componente geologica, idrogeologica e sismica:

• il recepimento e la verifica di coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni del PTCP e del

piano di bacino;

• l’individuazione delle aree a pericolosità e vulnerabilità geologica, idrogeologica e

sismica, nonché le norme e le prescrizioni a cui le medesime aree sono assoggettate in

ordine alle attività di trasformazione territoriale;

e) individua:

• le aree destinate all’agricoltura;

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Documento di Piano – Relazione 136

• le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche;

• le aree non soggette a trasformazione urbanistica.

Il Piano delle Regole persegue i seguenti obiettivi:

a) contenimento del consumo di suolo con priorità agli interventi di recupero e riqualificazione

e di completamento della zona urbanizzata esistente;

b) realizzazione di edilizia bioclimatica e perseguimento del risparmio energetico ed in

generale delle risorse territoriali.

Il Piano delle Regole inoltre:

a) definisce un assetto conformativo dei suoli;

b) recepisce gli indirizzi e le prescrizioni del Documento di Piano;

c) definisce le modalità per l’esercizio dei meccanismi della perequazione e della

compensazione.

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Documento di Piano – Relazione 137

4.2. OBIETTIVI RELATIVI ALLA REALIZZAZIONE DEI VARI AMBITI

In attuazione degli obiettivi prefissati il Documento di piano individua gli ambiti di trasformazione;

definendo per essi i essi criteri di intervento, gli indici urbanistici-edilizi in linea di massima, le

vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela

ambientale, paesaggistica, storico-monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica.

L’Ambito AT1 è collocato all’estremità sud-ovest del territorio comunale. L’inserimento dell’ambito

ha quale finalità principale quella di realizzare il tronco di strada, comprensivo di pista

ciclopedonale, con le due rotatorie su Corso Europa e su Via XXV Aprile (che proseguirà con la

bretella di collegamento con l’asse di penetrazione est), che consentirà di risolvere il problema del

traffico all’incrocio “Tadini”.

Sono state riviste le previsioni urbanistiche vigenti (zona produttiva di espansione) alla luce del

Piano Territoriale di coordinamento provinciale.

Per quanto la variante al PRG sia stata approvata prima dell’adozione del PTCP e pertanto

valgono le disposizioni contenute negli art. 103 e 105 delle NTA dello stesso PTCP, si è ritenuto di

prendere atto delle previsioni contenute negli elaborati del Piano che definiscono l’intero ambito

come “contesti di elevato valore paesaggistico comunale”. Pertanto il Documento di Piano propone

di contenere i nuovi insediamenti residenziali - e non più produttivi come nel PRG vigente, in

considerazione delle destinazioni dell’intorno - ad ovest della nuova viabilità, prevedendo quale

tutela ambientale una significativa area a parco urbano ad est della nuova viabilità che costituisce

zona di connessione ecologica verso il fiume Serio posto a sud.

L’Ambito AT2 è ubicato lungo Via Galimberti, a nord del parco pubblico Guido Galli e si configura

come completamento della zona residenziale esistente e prevede il collegamento pedonale tra la

via Ferruccio Parri e il parco pubblico.

L’Ambito AT3, di carattere prettamente residenziale, si configura come completamento della

frazione Calvarola ponendosi come obiettivo la realizzazione di un’area a verde attrezzato di

quartiere, tuttora mancante. L’ambito prevede quale tutela ambientale la realizzazione di una

fascia filtro piantumata con alberi ad alto fusto posta lungo la Via Aldo Moro e la via Gennaro Sora

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Documento di Piano – Relazione 138

L’Ambito AT4, di carattere prettamente residenziale, si propone il completamento ad est

dell’abitato di Negrone. L’inserimento dell’ambito ha altresì quale finalità la realizzazione della

circonvallazione alla frazione di Negrone: tale previsione va coordinata con il comune di Torre de’

Roveri in quanto il primo tratto di derivazione da Via Piave e parte della rotatoria ricadono nel

territorio del comune vicino. Tale nuova infrastruttura, già prevista nel PRG vigente, consente di

bypassare il centro di Negrone e permette, attraverso le previsioni contenute nell’Ambito AT 8, di

costruire un centro urbano attualmente mancante nella frazione.

L’ambito prevede quale tutela ambientale anche una significativa area a parco urbano all’interno

della zona di connessione ecologica posta tra la nuova viabilità e il torrente Gamberone.

L’Ambito AT 5, residenziale con quota commerciale-terziaria, è in realtà una riqualificazione di

un’area strategica posta tra la Via Manzoni e il fiume Serio, occupata da fabbricati produttivi ora

dimessi.

Tale ambito deve essere oggetto di attenta progettazione urbanistica ed architettonica che tenga

da un lato conto dei vincoli del PLIS Serio Nord e del P.A.I. e dall’altra l’obiettivo di valorizzare la

sponda del fiume Serio lungo la quale andrà previsto un percorso ciclopedonale. Nel perimetro

dell’ambito è ricompresa una porzione d’area inserita all’interno del PLIS Serio Nord per la quale è

individuata la funzione di parco urbano.

L’Ambito AT 8, residenziale con quota di terziario e commercio di vicinato al piano terra, ha quale

finalità principale la creazione di un vero centro urbano per la frazione di Negrone, eliminando la

frattura esistente tra gli abitati di Negrone e di San Pantaleone determinata dal sistema della

viabilità esistente. Viene prevista la rettifica di Via Piave, che viene allineata con Via San

Pantaleone, e la pedonalizzazione di Via Brenta. L’ambito potrà anche essere attuato in lotti distinti

con priorità per l’intervento che garantirà la sistemazione viaria di Via Piave.

L’Ambito AT 9, che prevede la demolizione dell’ex scuola materna di Tribulina per consentire la

realizzazione di un parcheggio pubblico e di allargamenti viari in un comparto particolarmente

critico dal punto di vista della mobilità, è collegato, mediante il meccanismo della perequazione,

con l’Ambito AT 20.

L’Ambito AT11 di carattere produttivo, è localizzato ad sud-est del polo chimico al confine con il

comune di Pedrengo e si pone come obiettivo la realizzazione di un polo produttivo destinato ad

attività ad elevato contenuto tecnologico.

La proposta urbanistica prevede la realizzazione della nuova viabilità di collegamento tra Via

Polcarezzo e il confine con il comune di Pedrengo e la piantumazione dell’area di connessione

ecologica lungo la roggia Borgogna.

L’Ambito AT12, di carattere produttivo, è localizzato ad est della Sp 671 al confine con il comune di

Torre de’ Roveri e costituisce il completamento della zona produttiva esistente in comune di Torre

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Documento di Piano – Relazione 139

de’ Roveri. Per la sua attuazione dovrà essere previsto, previe le necessarie procedure

amministrative, lo spostamento del fosso identificato nel reticolo idrico minore, spostamento che

risulta, sotto il profilo idraulico, compatibile con il regime ideologico del corso d’acqua.

Dovranno essere previste piantumazioni verso la SP 671.

L’Ambito AT13 è localizzata in Via Carlo Alberto Dalla Chiesa e si pone a completamento della

zona produttiva esistente. L’area è di proprietà pubblica ed è destinata all’esercizio dei diritti

volumetrici a destinazione produttiva generati a seguito della cessione al Comune dell’area AT 17

per la realizzazione del parco urbano. Inoltre l’ambito prevede, nella sua porzione posta a nord, la

realizzazione di parcheggio pubblico di 1.000 m2 per almeno 40 posti auto per risolvere la criticità

dovuta alla carenza di parcheggi nella zona.

L’Ambito AT14, di carattere commerciale-terziario, è localizzato ad est della Via Galimberti nella

fascia libera tra l’abitato del centro e quello della frazione Calvarola e si pone la finalità di

consentire la ricollocazione di attività presenti all’interno del tessuto urbano consolidato.

A compensazione dell’intervento è richiesta la realizzazione di un parco urbano con funzioni di

connessione ecologica e di filtro e distacco tra gli abitati. E’ inoltre prevista la piantumazione con

alberi ad alto fusto della fascia di rispetto prevista a nord a protezione delle zone residenziali

esistenti.

L’Ambito AT15, di carattere commerciale-terziario, è localizzato all’angolo tra Via Manzoni e Via

Fratelli Cervi e ha l’obiettivo di consentire il mantenimento e l’adeguamento delle attività

commerciali esistenti. L’ambito prevede tra i criteri di negoziazione la demolizione dell’edificio a

deposito esistente tra la via Manzoni e il fiume Serio ubicato all’interno del PLIS Serio Nord.

L’Ambito AT 16 prevede la realizzazione del polo sportivo in adiacenza del nuovo palazzetto dello

sport. Le aree mediante il meccanismo della perequazione diffusa generano i diritti edificatori

residenziali a favore dei privati proprietari delle aree medesime nel momento in cui vengono

cedute al Comune per la realizzazione del polo sportivo.

L’Ambito AT 17, attualmente caratterizzato dalla presenza di bosco, consente la realizzazione di

un parco urbano, con funzioni di filtro tra le zone residenziali poste a nord e le zone produttive

poste a sud, nonché di corridoio ecologico ed è collegata, mediante il meccanismo della

perequazione, con l’Ambito AT 13.

L’Ambito AT 18 si pone a completamento della zona residenziale esistente. L’area è di proprietà

pubblica ed è destinata all’esercizio dei diritti volumetrici a destinazione residenziale generati a

seguito della cessione al Comune dell’area AT 19 per la realizzazione del parco urbano all’interno

del PLIS Serio Nord e del percorso ciclo-pedonale lungo il fiume Serio.

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Documento di Piano – Relazione 140

L’Ambito AT 20, di carattere prettamente residenziale, è destinato all’esercizio dei diritti volumetrici

a destinazione residenziale generati a seguito della cessione al Comune dell’area AT 9 per la

realizzazione del parcheggio pubblico nella frazione della Tribulina.

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Documento di Piano – Relazione 141

4.3. DIMENSIONAMENTO RESIDENZIALE

Per la determinazione del dimensionamento dei fabbisogni abitativi e la definizione della

conseguente quantità di nuova produzione edilizia necessaria si è seguito il percorso metodologico

indicato nelle “Linee guida per il dimensionamento e l’individuazione degli sviluppi insediativi, per

la verifica dell’impatto ambientale e della riqualificazione architettonica ed urbanistica degli

interventi di trasformazione territoriale ed urbanistica”, approvate dalla Giunta Provinciale con

deliberazione n. 372 del 24/07/2008.

La quantità complessiva dell’offerta abitativa da introdurre in aggiunta a quella esistente

nell’ambito del PGT viene determinata sulla base di un quadro previsionale che affronta il tema

delle nuove esigenze insediative tenendo conto innanzitutto della valutazione dell’effettiva capacità

del patrimonio edilizio esistente, in termine di disponibilità di alloggi e non più di vani, di soddisfare

i bisogni abitativi determinati dalle esigenze dei nuclei familiari già esistenti e prevedibili.

La valutazione della situazione attuale viene effettuata relativamente ai seguenti dati:

• verifica della quantità dimensionale dell’offerta:

- numero delle famiglie insediate: 3.601 famiglie

- quantità complessiva del patrimonio abitativo in alloggi (occupati e non):

determinata sommando il numero di alloggi al 2001 (censimento) e quelli

prodotti dall’attività edilizia 2001/2007 (ottenuta dividendo la quantità totale di

Slp realizzata nel periodo per la dimensione media dell’alloggio):

3.313 + (59.923 : 115) = 3.834 alloggi

- potenzialità residue del PRG vigente (confermate dal PGT):

Piani attuativi convenzionali: 12.098 m2 in corso di realizzazione e 6.105 mq.

non ancora edificati per un totale di 18.203 m2

Zone di completamento: 5.002 m2

Centri e nuclei storici: 3.700 m2

per un totale di 26.905 m2 di Slp

• valutazione della tipologia media dimensionale dell’alloggio

determinata dividendo le superfici residenziali realizzate nel periodo 2001/2007 per il

numero di alloggi realizzati nel medesimo periodo:

59.923 : 521 = 115 m2

• valutazione dell’incidenza media degli alloggi sul consumo di suolo (Superficie territoriale

urbanizzata residenziale esistente/numero totale alloggi):

1.152.600 : 3313 = 348 m2 di St

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Documento di Piano – Relazione 142

• Valutazione del numero degli alloggi in costruzione o teoricamente realizzabili sulla base

delle previsioni del PRG vigente (verificati nell’analisi delle stato di fatto e confermati dalle

previsioni del PGT), determinato dividendo le superfici realizzabili per la dimensione media

degli alloggi.

(26.905 : 115) = 234 alloggi

Stima del fabbisogno di alloggi e delle superfici necessarie al termine dell’orizzonte temporale del

PGT (T= 5 anni) :

• dato di riferimento per l’individuazione del fabbisogno massimo di alloggi alla data limite

dell’arco previsionale di riferimento (5 anni): si ottiene applicando alla quantità dei nuclei

famigliari esistenti il trend di sviluppo dei nuclei famigliari verificato nell’arco temporale

compreso tra il censimento 1991 e il 2007:

Trend di sviluppo 1991/2007 = (3.601 – 2.647) : 2.647 = 36,0408%

Per il periodo 2007/2013 = 36,0408 : 16 anni X 6 anni = 13,5153 %

3.601 x 1,135153 = 4.088 famiglie

• sulla base del numero complessivo di nuclei famigliari determinato come sopra si

determina il fabbisogno quantitativo massimo di alloggi applicando il moltiplicatore 1,07,

che tiene conto della necessità di disporre di un adeguato “vuoto fisiologico”:

4.088 x 1,07 = 4.374 alloggi

• detraendo dal fabbisogno complessivo gli alloggi già esistenti e gli alloggi in costruzione o

teoricamente realizzabili sulla base delle previsioni del PRG vigente (verificati nell’analisi

delle stato di fatto e confermati dalle previsioni del PGT), si ottiene il numero dei nuovi

alloggi necessari:

– 3.834 – 234 = 306 alloggi

• a tale dato si applica il dato medio della superficie unitaria degli alloggi esistenti, ottenendo

le nuove superfici massime da insediare:

306 x 115 = 35.190 m2 di Slp

Ai fini della verifica del contenimento del “consumo di suolo” viene effettuata la stima della quantità

massima delle nuove superfici da urbanizzare al termine dell’orizzonte temporale del PGT (T= 5

anni)

• Il numero di alloggi aggiuntivi determinato come sopra viene moltiplicato per l’indice medio

di occupazione di suolo per alloggio, ottenendo la superficie territoriale di riferimento:

306 x 348 = 106.488 m2 di St

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Documento di Piano – Relazione 143

4.4. OFFERTA RESIDENZIALE

Le destinazioni residenziali insediabili nel limite temporale quinquennale a Scanzorosciate, tenuto

conto delle specifiche situazioni urbanistiche, viene così determinato:

• Zone consolidate residenziali: pur essendo aree già urbanizzate, subiscono situazioni

particolari legati anche alla particolarità della proprietà: spesso sono spesso collegate ad

edificazioni esistenti, a volte risultano da tempo edificabili e pertanto le potenzialità

edificatorie saranno utilizzate esclusivamente per esigenze di carattere familiare. Si ritiene

pertanto che, pur essendo incluse quali aree edificabili vengano computate come

effettivamente realizzate nel quinquennio al 70% della Slp. (m2 7.024 x 0,70 = m2 4.917);

• Zone di espansione residenziale residue del PRG vigente: si ritiene che nel prossimo

quinquennio vengano realizzate e pertanto vengono conteggiate al 100% per una Slp

complessiva di m2 18.203;

• Ambiti di trasformazione del Documento di Piano: vengono considerati al 100% per una Slp

complessiva di m2 34.375;

• Aree soggette a piani attuativi e a permessi di costruire convenzionati del Piano delle

Regole: vengono considerati al 100% per una Slp complessiva di m2 12.118;

• Centri e nuclei storici: si stima che nel prossimo quinquennio possano essere recuperati a

nuova residenza m2 3.700 di Slp.

Complessivamente le destinazioni residenziali insediabili nell’arco temporale di previsione del

Documento di Piano sono determinate in m2 73.313 di Slp.

La stima della popolazione residente al termine dell’orizzonte temporale del PGT (T= 5 anni), che

potrà essere utilizzata nel Piano dei Servizi ai fini della determinazione del numero degli utenti dei

servizi, viene effettuata sommando al numero degli abitanti esistenti al 31/12/2007 il numero degli

abitanti aggiuntivi insediabili, attribuendo ad ogni abitante 50 m2 di Slp:

- abitanti al 2007 = 9.388

- abitanti aggiuntivi insediabili: 73.313 : 50 = 1.466

- popolazione al 2013 = 9.388 + 1.466 = 10.854 abitanti

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Documento di Piano – Relazione 144

4.5. DIMENSIONAMENTO E OFFERTA PRODUTTIVA, COMMERCIALE TERZIARIA

Per la quantificazione degli sviluppi insediativi del settore produttivo si è seguito il percorso

metodologico indicato nelle “Linee guida per il dimensionamento e l’individuazione degli sviluppi

insediativi, per la verifica dell’impatto ambientale e della riqualificazione architettonica ed

urbanistica degli interventi di trasformazione territoriale ed urbanistica”, approvate dalla Giunta

Provinciale con deliberazione n. 372 del 24/07/2008.

Nell’ottica del perseguimento dell’obbiettivo del contenimento del consumo di suolo le Linee Guida

assumono “come fabbisogno di Piano il dato delle quantità insediative necessarie ad ottenere la

presenza nel territorio di un’offerta teorica di posti di lavoro pari alla domanda teorica (attivi

esistenti e prevedibili)”.

Stima complessiva dell’eventuale fabbisogno di insediamenti produttivi in rapporto al fabbisogno

occupazionale espresso dalla domanda interna.

• Abitanti al 2001 (dati ISTAT): 8.695

• Abitanti teorici al 2013 (desunti dal dimensionamento residenziale): 10.424

• Abitanti al 2001 che svolgono attività lavorativa nel settore produttivo sia all’interno che

all’esterno del territorio di residenza: 1.394

• Percentuale degli abitanti attivi rispetto alla popolazione residente:

1.394 : 8.695 = 16,03%

• Abitanti che si ritiene saranno attivi nel 2013 sulla base del mantenimento di un rapporto

percentuale analogo a quello verificato nell’anno 2001, riferito agli abitanti teorici all’anno

2013:

10.424 X 16,03% = 1.670

• Superficie produttiva già realizzata: 422.880 m2

• Superficie produttiva del PRG vigente confermata dal PGT: 16.263 m2

• Numero di addetti alle attività produttive (sia residenti che non residenti), che operano nelle

aziende collocate sul territorio (fonte ISTAT 2001), esclusi gi addetti alle costruzioni) : 1.687

• Quantità media di superficie per addetto, valutato come rapporto tra la superficie territoriale

produttiva e il numero degli addetti : 422.880 : 1.687 = 251 m2/addetto

(il dato appare più elevato rispetto alla media dell’ambito (181 m2/addetto) per la presenza

del comparto chimico la cui dimensione genera un valore medio fortemente elevato)

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Documento di Piano – Relazione 145

• Totale degli addetti complessivamente prevedibili al 2013:

1.687 + (16.263 : 251) = 1.687 + 65 = 1.752

• Numero dei posti di lavoro in eccedenza all’anno 2013 determinato detraendo dal numero

potenziale di addetti/posti di lavoro il numero di attivi stimato per l’anno 2013:

1.752 – 1.670 = + 82

I risultati del percorso metodologico contenuto nelle Linee Guida provinciali evidenziano pertanto

un pressoché equilibrio tra l’offerta teorica di posti di lavoro e la domanda teorica (attivi esistenti e

prevedibili) che in linea di principo renderebbe non necessaria l’individuazione di ulteriori quantità

insediative produttive.

Le “Linee guida per la redazione del PGT” approvate dall’Amministrazione Comunale si sono

poste quali obiettivi strategici per il settore secondario:

• promuovere la riconversione di quelle aree produttive ubicate in contesti residenziali o di

pregio ambientale e generatrici di impatti.

• favorire la realizzazione di un piccolo polo artigianale per rafforzare il tessuto produttivo,

favorendo l’inserimento di nuove attività ad elevato contenuto tecnologico.

Quest’ultimo obiettivo costituisce scelta strategica in ordine agli sviluppi del settore produttivo e

discende dell’esigenza di diversificare le varie tipologie di attività in considerazione della presenza

di una forte concentrazione monofunzionale (comparto chimico). Inoltre lo studio socio-economico,

che costituisce il quadro riconoscitivo e programmatorio del Documento di Piano, ha messo in

evidenza che sono in calo le imprese a medio-alto contenuto tecnologico e ciò non può non

destare qualche preoccupazione per il futuro. Conseguentemente si ritiene di prevedere all’interno

del nuovo PGT circa 30.000 m2 di nuove Slp a destinazione produttiva

Per quanto riguarda gli sviluppi insediativi del settore terziario- commerciale, l’analisi del quadro

conoscitivo del territorio comunale ha messo in evidenza come nel territorio comune di

Scanzorosciate non siano presenti grandi strutture di vendita commerciale (peraltro non ammesse

dal “Piano di localizzazione delle medie strutture di vendita”) e che anche le medie strutture di

vendita presenti riguardino principalmente destinazioni funzionali che non determinano un forte

impatto sul territorio.

La forte presenza a livello provinciale di grandi strutture di vendita (tra l’altro relativamente vicine a

Scanzorosciate) ha sicuramente frenato l’insediamento di strutture di questo tipo, consolidando la

tendenza a sviluppare strutture di vendita di dimensioni ridotte e di minore impatto territoriale e

viabilistico.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 146

Pertanto il PGT intende contenere la dotazione delle strutture commerciali, limitandosi a prevedere

interventi che mirano a soddisfare i fabbisogni primari di servizio alla popolazione e le necessità di

adeguamento delle attività commerciali esistenti. Complessivamente le destinazioni terziario/commerciali previste nell’arco temporale di previsione

del Documento di Piano agli ambiti di trasformazione sono determinate in m2 5.843 di Slp.

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Documento di Piano – Relazione 147

4.5. CONSUMO DI SUOLO Per la determinazione del verifica del “consumo di suolo” si fa ancora riferimento alle “Linee guida

per il dimensionamento e l’individuazione degli sviluppi insediativi, per la verifica dell’impatto

ambientale e della riqualificazione architettonica ed urbanistica degli interventi di trasformazione

territoriale ed urbanistica”, approvate dalla Giunta Provinciale con deliberazione n. 372 del

24/07/2008.

Nel paragrafo 4.3. si è applicato il percorso metodologico previsto dalle Linee guida ai fini della

verifica del contenimento del “consumo di suolo” che ha determinato in mq 106.488 l’occupazione

massima di suolo per Scanzorosciate per il prossimo quinquennio

La tabella seguente riporta le Superfici territoriali degli Ambiti di trasformazione residenziali.

Ambito Superficie Consumo di suolo

mq mq mq

St totale di cui a parco

urbano AT 1 38.799 13.656 25.143AT 2 3.750 3.750AT 3 18.825 18.825AT 4 46.774 17.508 29266

tot. 1 108.148 31.164 76.984 AT 5 24.625 AT 8 3.900 AT18 2.580 AT20 1.500

tot. 2 32.605

totale 140.753 Gli ambiti di trasformazione residenziali contraddistinti dalle sigle da AT5 a AT20 riguardano m2

32.605 di Superficie territoriale relativi a ristrutturazioni e recuperi nonché ad interventi localizzati

all’interno del tessuto urbano consolidato e pertanto non comportano “consumo di suolo”.

Gli ambiti di trasformazione residenziale contraddistinti dalle sigle da AT1 a AT4 riguardano una

superficie territoriale di m2 108.148 dei quali m2 31.164 sono destinati a parco urbano all’interno

delle zone di connessione ecologica.

Il “consumo di suolo” pertanto è rappresentato da m2 76.984 che risulta inferiore all’occupazione

massima prevedibile.

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Documento di Piano – Relazione 148

CAP. 5 POLITICHE DI INTERVENTO

5.1. CRITERI GENERALI DI INTERVENTO

5.1.1 PRINCIPI DI PEREQUAZIONE URBANISTICA La perequazione urbanistica, qualificabile come strumento di gestione del Piano, è incentrata su

un’equa e uniforme distribuzione di diritti edificatori indipendentemente dalla localizzazione delle

aree per attrezzature pubbliche e dei relativi obblighi nei confronti del Comune.

All’istituto della perequazione è collegata la trasferibilità o commercializzazione dei diritti edificatori

all’interno del comparto o tra comparti diversi.

La perequazione trova applicazione nelle aree definite all’interno del PGT come ambiti di

trasformazione residenziale, produttivo e per servizi.

La perequazione si articola come segue:

a) perequazione di comparto

b) perequazione diffusa

c) corredo minimo delle prestazioni economiche per servizi

La perequazione di comparto è ottenuta applicando lo stesso indice edificatorio all’intera area

inclusa nella perimetrazione che lo definisce fisicamente, indipendentemente dalla destinazione

d’uso indicata nella tavola di piano e dalla presenza di vincoli sovraordinati; le Superfici lorde di

pavimento consentite in applicazione di tale indice saranno poi realizzate sulle aree effettivamente

edificabili, definite in sede di pianificazione attuativa.

Le aree a standard nella quantità individuata negli ambiti di trasformazione o prevista dal Piano dei

Servizi, vengono reperite e cedute gratuitamente all’Amministrazione Comunale all’atto della

convenzione dei Piani stessi.

La perequazione diffusa è ottenuta attribuendo alle aree private destinate a servizi e alle aree

private destinate alla viabilità una capacità edificatoria teorica che si traduce in diritti edificatori che

a favore dei privati proprietari delle aree medesime nel momento in cui esse vengono cedute al

Comune per la realizzazione di servizi pubblici.

I privati proprietari, detentori dei diritti edificatori, hanno facoltà di conferire gli stessi, traducendoli

in beneficio economico, alle aree di trasformazione per il raggiungimento dell’indice minimo di

comparto.

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Documento di Piano – Relazione 149

Infatti, ai fini dell’applicazione della perequazione, gli ambiti di trasformazione residenziali sono

disciplinate da due distinti indici: l’indice di zona e l’indice minimo di edificazione.

L’indice di zona rappresenta il contributo edificatorio massimo delle aree incluse nella

perimetrazione alla edificazione complessiva di ogni area di trasformazione, mentre l’indice minimo

di edificazione definisce la Slp minima che deve essere obbligatoriamente prevista nella

perimetrazione da parte dello strumento attuativo.

La differenza tra indice minimo di edificazione e indice di zona definisce la Slp necessaria per la

realizzazione delle previsioni dello strumento attuativo, che deve essere acquisita attraverso il

meccanismo di conferimento di diritti volumetrici delle aree destinate a servizi esterne ai comparti

ovvero delle aree destinate alla viabilità.

Le aree a servizi nella quantità prevista dal Piano dei Servizi negli Ambiti di Trasformazione e

quindi nei Piani Attuativi, vengono reperite e cedute gratuitamente all’Amministrazione Comunale

all’atto della convenzione dei Piani stessi.

Gli Ambiti di Trasformazione, i Piani Attuativi e i permessi di costruire convenzionati nelle aree

residenziali di ristrutturazione e recupero devono altresì assicurare la formazione di un corredo

minimo di prestazioni economiche per servizi al fine di sostenere la realizzazione di opere ed

infrastrutture e la gestione delle stesse previste nel Piano dei Servizi del PGT.

L’Amministrazione Comunale ogni anno, tenuto conto dell’andamento dei prezzi delle aree, delle

costruzioni e dei servizi da erogare, rivede con il Programma Pluriennale delle opere pubbliche

oltre agli oneri di urbanizzazione previsti, gli importi unitari delle monetizzazioni degli standard e

l’importo relativo al corredo minimo di prestazioni economiche per servizi da applicare nei diversi

Piani Attuativi.

Tale corredo minimo di prestazioni economiche per servizi, differenziato fra le diverse destinazioni,

viene applicato per ogni m2 di Slp di costruzione nei vari negli ambiti di trasformazione. Tale quota

è attualmente stimabile da €/m2 240,00 a €/m2 300,00 di Slp, per la residenza e per il commerciale-

terziario; da €/m2 50,00 a €/m2 70,00 di Sf, per le destinazioni produttive. In questo modo

l’Amministrazione Comunale assicura una perequazione fra tutti gli operatori che svolgono l’attività

nell’ambito comunale.

Il corredo minimo di prestazioni economiche per servizi può essere compensato dalla realizzazione

diretta di opere pubbliche.

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Documento di Piano – Relazione 150

5.1.2 PRINCIPI DI COMPENSAZIONE URBANISTICA Il meccanismo della compensazione è applicabile nel caso di aree destinate alla realizzazione di

interventi di interesse pubblico o generale, non disciplinate da piani o da atti di programmazione.

In luogo della corresponsione dell’indennità di esproprio l’Amministrazione comunale può attribuire,

a fronte della cessione gratuita dell’area, aree pubbliche in permuta o diritti edificatori trasferibili su

aree edificabili private edificabili previste dal PGT anche non soggette a piano attuativo.

L’istituto della compensazione può essere anche utilizzato per consentire la demolizione di

volumetrie private e la loro ricostruzione in posizione coerente con le finalità di riqualificazione

urbanistica e paesistico ambientale del PGT.

L’Amministrazione comunale può utilizzare, ai fini dell’applicazione del meccanismo di

compensazione, anche il proprio patrimonio di aree con permute o altre forme consentite dalla

legge.

Le modalità per l’esercizio dell’istituto della compensazione sono definite dal Piano dei Servizi e

dal Piano delle Regole.

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Documento di Piano – Relazione 151

5.2. POLITICHE DI INTERVENTO PER LA MOBILITA’ Come evidenziato nell’indagine conoscitiva del Piano Generale del Traffico Urbano allegato al

PGT la circolazione stradale di Scanzorosciate risulta sofferente a causa del passaggio nel centro

del paese delle principali strade di collegamento tra le città di Bergamo e Seriate e le aree nord ed

est del suo territorio.

Non solo ma l’asse nord - sud che costeggia il fiume Serio, SP n. 66, che dovrebbe servire di

collegamento tra la valle Seriana e l’area di Pedrengo-Seriate-Gorle, di fatto sopporta una parte

del traffico di accesso al centro cittadino del capoluogo alternativo alla SP n. 35 Bergamo –

Nembro.

Il territorio comunale è altresì interessato da traffico di attraversamento in direzione di Bergamo per

i flussi est -ovest con destinazioni da Bergamo verso Cenate Sopre verso Gavarno e verso Torre

de’ Roveri.

Il territorio comunale è anche attraversato senza sbocchi diretti dal nuovo asse stradale di

collegamento tra la nuova strada per la valle Seriana ex SS 671 e l’asse interurbano che passa in

buona parte in galleria sotto al Monte Negrone.

Le previsioni per Scanzorosciate in grado di portare giovamento alla situazione del traffico sono

prevalentemente concentrate nella realizzazione dell’asse di penetrazione est, con la conseguente

realizzazione del ponte di attraversamento del fiume Serio presso il comune di Gorle.

Questo intervento, in discussione da diversi anni, è individuato nel PTCP. Incontri tra

l’Amministrazione Provinciale e i comuni di Scanzorosciate, Pedrengo e Gorle hanno permesso di

ipotizzare inoltre due collegamenti a bretella con lo stesso asse da realizzarsi il primo ad ovest,

presso la via XXV Aprile all’altezza del cimitero di Pedrengo, e il secondo ad est presso la via

Polcarezzo.

Il Documento di Piano inserisce questo nuovo assetto viario che dovrebbe risolve definitivamente il

problema del traffico di attraversamento est-ovest, ed portare un forte miglioramento anche al

notevole traffico nord-sud che si concentra nei momenti di picco all’incrocio “Tadini”, già in parte

risolto ad est con la nuova strada in galleria a Monte Negrone.

Per quanto riguarda la zona di Negrone il PGT si è posto come obiettivo strategico una radicale

riqualificazione urbanistica della frazione che non può prescindere dall’allontanamento dei traffici di

attraversamento. Pertanto il Documento di Piano conferma le previsioni già contenute nel PRG

vigente relative alla realizzazione della bretella ad est dellì’abitato.

Un altro tema affrontato dal Documento di Piano è la costituito dalla previsione di un raccordo

ferroviario con la linea Bergamo-Rovato per il trasporto delle sostanze pericolose destinate al polo

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Documento di Piano – Relazione 152

chimico in alternativa al loro trasporto su gomma. Il tracciato, che prende spunto da ipotesi già

formulate in precedenza ed è stato discusso con il Comune di Pedrengo, è stato individuato ad est

dell’azienda chimica e si affianca in direzione sud alla bretella di collegamento con la penetrazione

est.

Questo progetto, anche se ancora in corso la discussione tra i comuni di Albano S.A.,

Scanzorosciate, Pedrengo e la Provincia, risulta strategico per aumentare i fattori di sicurezza nel

trasporto delle merci pericolose oltre che ridurre la presenza dei veicoli pesanti dalle direttrici di

ingresso al centro urbano.

Lo studio conoscitivo del PGTU ha messo in evidenza che tutte le maggiori criticità relative alla

mobilità sono prevalentemente concentrate sugli assi stradali principali.

Il Piano delle Regole terrà conto di alcuni interventi mirati volti a contribuire, a mitigare se non

risolvere definitivamente alcune delle principali criticità, tra le quali si possono indicare come

prioritarie: la sistemazione dell’incrocio “Tadini “, la sistemazione delle vie Marconi e Acquaroli con

la disincentivazione del traffico di attraversamento, il recupero del centro storico con la sua messa

in sicurezza, la sistemazione con pista ciclopedonale del tratto inferiore di via Aldo Moro con il

proseguo di quanto già realizzato nel tratto superiore, la sistemazione della pedonalizzazione della

piazza Giovanni XXIII in Tribulina.

Per quanto riguarda la rete dei percorsi ciclopedonali il Documento di Piano recepisce i due

tracciati che appartengono alla maglia secondaria della rete provinciale delle ciclovie, individuata

nel PTCP, introducendone alcune leggere modifiche:

• il percorso da Seriate e Gorle con la previsione della passerella sul fiume Serio che, una volta

incrociata la ciclovia esistente sulla via Manzoni, prosegue il suo percorso verso il centro storico di

Scanzo passando per la via Fratelli Cervi;

• percorso Villa di Serio- Scanzorosciate – Pedrengo.

Per quanto riguarda il sistema della sosta l’indagine conoscitiva della situazione attuale ha messo

in evidenza che, se si escludono alcune situazioni particolari, quale quella dell’area industriale di

via Carlo Alberto Dalla Chiesa, prevalentemente i parcheggi sono occupati da un numero inferiore

di veicoli rispetto ai posti disponibili.

Il Documento di Piano, nell’ambito di trasformazione AT13 prevede la realizzazione di un

parcheggio di almeno 40 auto per colmare la criticità evidenziata.

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Documento di Piano – Relazione 153

5.3. POLITICHE DI INTERVENTO PER LA RESIDENZA Dal punto di vista dell’articolazione del sistema insediativo il PGT si è prefissato di limitare la

tendenza alla dispersione per evitare inevitabili costi di gestione e manutenzione urbana, sia per

evitere effetti dannosi dal punto di vista del paesaggio e della qualità urbana nonché di evitare i

processi si saldatura delle attuali frazioni anche per rafforzare la riconoscibilità e l’identità delle

frazioni stesse.

Per soddisfare i fabbisogni residenziali determinati il PGT al fine del massimo contenimento del

consumo del suolo, deve prevedere:

• l’incentivazione del recupero del tessuto insediativo esistente, in particolare quello

all’interno dei centri storici di Scanzo e di Rosciate e dei nuclei storici in ambito agricolo, in

parte non più utilizzati per fini produttivi;

• la limitazione delle aree edificabili allo stretto soddisfacimento dei fabbisogni

oggettivamente determinati dall’analisi di alcuni indicatori (trend demografico, nuclei

familiari, ecc.) e la conseguente definizione delle nuove aree di trasformazione alle quali

correlare meccanismi perequativi che consentono la realizzazione di servizi ed opere che

contribuiscono al miglioramento della qualità complessiva della vita;

• l’individuazione, all’interno del Piano dei Servizi, di alcune aree da destinare all’edilizia

residenziale pubblica, attraverso una ricognizione complessiva delle aree di proprietà

pubblica, che pur essendo destinate alle più diverse funzioni, possono essere destinate,

come prevede la Legge Regionale n. 12/2005, a questa specifica funzione.

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Documento di Piano – Relazione 154

5.4. POLITICHE DI INTERVENTO PER I SERVIZI E LE ATTREZZATURE E PER IL VERDE

Per quanto riguarda la dotazione di servizi il principale obiettivo strategico definito dal Documento

di Piano è la previsione del nuovo polo sportivo ad ovest di Negrone, nella zona dove da poco

tempo è stato realizzato il palazzetto dello sport.

Le aree necessarie per il polo sportivo saranno ceduta gratuitamente all’Amministrazione

comunale, attraverso il meccanismo della perequazione applicata agli Ambiti di trasformazione

residenziale, mentre la sua realizzazione sarà resa possibile dalle risorse economiche che

l’attuazione degli ambiti metteranno a disposizione.

In linea generale occorre dire che tutti ambiti di trasformazione con la loro attuazione porteranno

significative realizzazioni di servizi pubblici o di interesse generale, o attraverso la cessione

gratuita di aree all’Amministrazione Comunale all’interno dei futuri piani attuativi o attraverso le

risorse messe a disposizione.

Dal quadro conoscitivo si ricava che nel comune di Scanzorosciate sono esistenti m2 29.219 adibiti

alle attrezzature per l’istruzione e m2 63.307 per le attrezzature di interesse comune e religiose

per un totale di m2 92.526; considerando come riferimento la data del 31/12/2007 si hanno sul

territorio comunale, a fronte della presenza di 9.388 abitanti, aree per tali servizi pari a 9,86 m2/ab.

A tali servizi occorre aggiungere m2 39.644 destinati a parcheggi pari a 4,22 m2/ab.

Il totale delle aree per servizi ed attrezzature (escluso il verde) è pari a m2 132.170, pari a 14,08

m2/ab.

Il Documento di Piano assegna alle aree verdi e alle aree ambientali un valore strategico, in

funzione della loro possibilità di caratterizzare il territorio e, soprattutto. di garantire migliori equilibri

ambientali. Si prevede una configurazione del “sistema” complessivo del verde concepito non in

funzione esclusiva della dotazione quantitativa di aree al servizio della popolazione, ma come

maglia territoriale complessa e articolata con funzioni differenziate a seconda delle diverse

caratteristiche, dai parchi locali di interesse comunale (Serio Nord e Monte Bastia) alle aree

ambientali di Gavarno, dalle aree di connessione ecologica a quelle di filtro ambientale e di

protezione. Per quanto riguarda il PLIS del Monte Bastia il Documento di Piano, coerentemente

con le indicazioni del PTCP, definisce la sua perimetrazione sulla base dagli studi effettuati per le

procedure di riconoscimento da parte della Provincia.

Il Documento di Piano inserisce le aree attualmente occupate dal centro sportivo in via Polcarezzo

all’interno delle aree non soggette a trasformazione urbanistica, definendole zone di protezione

ambientale. Il Piano infatti intende strategicamente attribuire alle stesse una forte valenza

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Documento di Piano – Relazione 155

ecologica di distacco e di protezione degli insediamenti residenziali posti a nord di Via Polcarezzo

dall’insediamento chimico posto a sud. La sua attuazione non può che essere subordinata alle

scelte amministrative relative a quest’area: in ogni caso anche dopo l’auspicata realizzazione ed

entrata in esercizio del previsto nuovo polo sportivo ad ovest di Negrone, potrà essere previsto il

mantenimento di tutto o di parte delle funzioni sportive esistenti che risultano comunque compatibili

con la classificazione attribuita.

Complessivamente l sistema del verde proposto dal PGT prevede le seguenti categorie:

- aree che tradizionalmente costituiscono servizi comunali, e cioè parchi urbani, verde di quartiere,

aree attrezzate per il gioco dell’infanzia, verde di arredo, piazze, verde sportivo;

- aree che tradizionalmente non costituiscono servizi comunali, quali i Parchi Locali di Interesse

Sovracomunale e le altre aree di valore paesaggistico -ambientale ed ecologico che completano il

sistema del verde, fatta eccezione per quelle porzioni ricomprese all’interno dei perimetri degli

ambiti di trasformazione alle quali è attribuita la funzione di parco urbano.

Il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole, sulla base delle analisi e dei rilievi effettuati nello studio

conoscitivo, definiranno la rete dei percorsi pedonali e ciclabili necessari per migliore l’accessibilità

al sistema del verde e per consentire di collegare tra di loro i diversi ambiti.

Le aree a verde pubblico attrezzato sono m2 110.226, quelle a verde sportivo sono m2 58.412 per

un totale di m2 168.638, pari a 17,96 m2 /ab.

Complessivamente la dotazione di aree destinate a servizi è di m2 300.808, pari a 32,04 m2 /ab.

Il PGT intende per il futuro mantenere il livello di qualità e quantità della dotazione di servizi

esistente e pertanto si prevede di applicare negli ambiti di trasformazione e nei piani attuativi una

dotazione pari a 35 m2/ab, attribuendo ad ogni abitante 50 m2 di Slp.

Complessivamente le analisi e gli studi confermano la buona dotazione di servizi, sia sotto

l’aspetto quantitativo, sia sotto quello della qualità e soddisfazione dei cittadini. Occorrerà tener

presente le esigenze di adeguamento e di valorizzazione dei servizi presenti sul territorio, in

particolare dei servizi scolastici, socio-assistenziali e delle attrezzature a verde. Già sono in atto

investimenti mirati alle esigenze di completamento della scuola secondaria di primo grado, di

realizzazione del centro sociale per anziani. Per il futuro occorre prevedere, oltre che la già citata

realizzazione del polo sportivo, il completamento del centro sociale e del nido con strutture

integrative e complementari.

Il Piano dei Servizi deve prevedere in cinque anni il recupero delle risorse necessarie a

programmare, per lo stesso quinquennio o poco più, la realizzazione delle opere pubbliche

previste.

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Documento di Piano – Relazione 156

5.5. POLITICHE DI INTERVENTO PER LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIALI E TERZIARIE

Gli obiettivi strategici per il settore secondario partono prendono spunto dalle Linee Guida

approvate dall’Amministrazione comunale che si prefiggevano di

• promuovere la riconversione di quelle aree produttive ubicate in contesti residenziali o di

pregio ambientale e generatrici di impatti negativi; nel contempo favorire il mantenimento in

ambiti residenziali di attività compatibili con la residenza;

• continuare l’attività di confronto e di monitoraggio relativa all’insediamento chimico

esistente per perseguire il più elevato grado di compatibilità con il territorio, ricercando gli

interventi rivolti a ridurre i fattori di rischio (diretti ed indiretti), l’inquinamento ambientale

(rumore, emissioni) e l’ impatto visivo;

• favorire la realizzazione di un piccolo polo artigianale per rafforzare il tessuto produttivo,

favorendo l’insediamento di nuove attività ad elevato contenuto tecnologico.

Le azioni conseguenti agli obiettivi strategici sono in parte contenute nel Documento di Piano

mentre altre troveranno risposta nel Piano delle Regole.

Per quanto riguarda l’insediamento chimico la già citata previsione del raccordo ferroviario non

solo porterà a ridurre i fattori di rischio connessi al trasporto di merci pericolose, ma anche a

migliorare complessivamente il sistema produttivo.

Il Documento di Piano prevede un ambito di trasformazione produttivo, posto a sud-est

dell’insediamento chimico, che discende dell’esigenza di diversificare le varie tipologie di attività in

considerazione della presenza di una forte concentrazione monofunzionale (comparto chimico)

nonché di contrastare la tendenza al calo delle imprese a medio-alto contenuto tecnologico.

Dal quadro conoscitivo si ricava che le attrezzature esistenti al servizio degli insediamenti

produttivi sono m2 12.475, dei quali m2 7.580 a verde pubblico e m2 4.895 a parcheggio.

Poiché dagli studi conoscitivi è emersa una criticità relativa ai parcheggi nella zona di Via Carlo

Alberto Dalla Chiesa, il Documento di Piano prevede, all’interno di un’area di trasformazione

produttiva, la realizzazione di spazi a sosta in grado di colmare tale carenza

Relativamente al settore terziario, in base a quanto è emerso dall’analisi del quadro conoscitivo del

territorio comunale, il Documento di Piano ha inteso contenere la dotazione delle strutture

commerciali, limitandosi a prevedere interventi che mirano a soddisfare i fabbisogni primari di

servizio alla popolazione e le necessità di adeguamento delle attività commerciali esistenti.

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Documento di Piano – Relazione 157

5.6. POLITICHE DI INTERVENTO NELLE AREE AGRICOLE

Il PGT, in applicazione dell’art. 12 individua le aree agricole e le aree di valore paesaggistico-

ambientale ed ecologiche, nelle quali è ammessa la destinazione agricola.

Le scelte di pianificazione locale dovranno contribuire ad integrare l'attività agricola con l'attività

turistica, soprattutto nel territorio in esame dove l'attività agricola è sottoposta a limiti naturali che

ne condizionano lo sviluppo e la redditività e dove uno dei punti di forza consiste nella possibilità di

commercializzare direttamente prodotti tipici di qualità.

Si dovrà promuovere un’agricoltura di qualità e valorizzare le tipicità legate al territorio,

preferibilmente attraverso interventi integrati che uniscano agli interventi strutturali anche iniziative

di tutela, valorizzazione e promozione del territorio, nonché promozione di iniziative finalizzate allo

sviluppo dell'agriturismo.

Il PGT si pone come obiettivo di:

• riconoscere qualità e vivibilità dell'ambiente quali fattori in grado di garantire la permanenza

di attività agricole, anche al fine di incentivare nuove scelte localizzative di attività agricole

innovative e/o di qualità;

• definire norme per la tutela degli elementi del paesaggio rurale, con particolare riguardo per

il recupero e la valorizzazione di elementi caratterizzanti l'identità dei luoghi;

• conferire una forte connotazione architettonica locale ai nuovi insediamenti “tipizzando” le

strutture ricettive ed abitative soprattutto in ambito rurale, rispettando le caratteristiche del

paesaggio agricolo;

• individuare incentivi volti alla tutela ed al miglioramento del territorio e del paesaggio rurale,

ai fini della valorizzazione delle loro potenzialità produttive (anche in termini di servizi

ambientali - ricreativi) e turistiche;

• promuovere azioni sinergiche con le attività agricole al fine di sviluppare nuove offerte

turistiche, con particolare attenzione ai territori la cui conservazione, anche a fini

ambientali, paesistici e turistici, è strettamente correlata ad un uso produttivo agricolo

compatibile con i caratteri dei suoli;

• Incentivare il turismo rurale diffuso promuovendo la riqualificazione del patrimonio edilizio

esistente, sia nel contesto urbano che rurale;

• potenziare la connessione tra il sistema rurale locale e l’offerta turistica complessiva nel

territorio bergamasco; anche in considerazione della sempre più alta affluenza di turisti

provenienti da tutta Europa a seguito del maggior peso assunto dall’aeroporto di Orio al

Serio nel panorama internazionale;

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Documento di Piano – Relazione 158

• riqualificare e potenziare le infrastrutture di collegamento con particolare riguardo al

sistema della viabilità rurale e ciclopedonale;

• promuovere Il rapporto tra attività agricole e fruizione del tempo libero, mediante la stipula

di accordi tra aziende agricole, Enti Locali (ad es. PLIS) e associazionismo per la

promozione, la cura e la manutenzione del paesaggio (piste ciclabili, percorsi equestri,

sentieri, punti di sosta ed osservazione, iniziative didattiche e culturali).

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Documento di Piano – Relazione 159

CAP. 6 COMPATIBILITA’ DELLE POLITICHE DI INTERVENTO CON LE RISORSE ECONOMICHE ATTIVABILI

L’attuazione del P.G.T. nell’arco temporale strategico a cui fa riferimento (fino al 2013) prevede

che si attivino le seguenti risorse economiche:

- negli Ambiti di Trasformazione del Documento di Piano, neii Piani Attuativi e neii permessi di

costruire convenzionati nelle aree residenziali di ristrutturazione e recupero, si ipotizza che

attraverso la formazione del corredo minimo di prestazioni economiche per servizi, oltre la

cessione di aree per servizi previste nel Piano dei Servizi, a fronte della Slp fissata per tali ambiti,

si possano reperire in valuta corrente € 10.933.200,00;

- negli ambiti di trasformazione terziario/commerciali da attuare con piani esecutivi, si ipotizza che

attraverso la corresponsione del corredo minimo di prestazioni economiche per servizi, oltre la

cessione di aree per servizi previste nel Piano dei Servizi, a fronte della Slp fissata per tali ambiti,

si possano reperire in valuta corrente € 1.102.320,00;

- negli ambiti di trasformazione produttivi attuati con piano esecutivo, si ipotizza che attraverso la

corresponsione del corredo minimo di prestazioni economiche per servizi, oltre la cessione di aree

per servizi previste nel Piano dei Servizi, a fronte della superficie fissata per tali ambiti, si possano

reperire in valuta corrente € 2.045.000,00.

Il totale delle previsioni economiche attraverso il corredo minimo di prestazioni economiche per

servizi ammonta ad € 14.893.670,00,

Per l’attuazione del PGT nell’arco temporale strategico a cui fa riferimento (fino al 2013) sono

stimate le seguenti uscite:

- per opere previste nel Programma Triennale delle opere pubbliche € 1.608.500,00

- per opere di interesse pubblico da realizzare nel quinquennio € 14.195.000,00

- per spese di manutenzione straordinaria € 2.000.000,00

- per manutenzione ordinaria € 2.000.000,00

per un totale di € 19.803.500,00

Le entrate previste nell’arco temporale strategico a cui fa riferimento (fino al 2013) sono così

stimate:

- dalla corresponsione del corredo minimo di prestazioni economiche per servizi € 14.893.670,00

- da oneri primari e secondari e costo di costruzione € 3.000.000,00

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 160

- da entrate già previste nel Programma Triennale delle opere pubbliche € 1.089.644,00

- dalla monetizzazione di aree per servizi, se consentita dal Piano dei Servizi, da accesso a mutui,

da alienazioni e da altre entrate € 820.186

per un totale di € 19.803.500,00.

Nel Piano dei Servizi deve essere dimostrata dal quadro economico riepilogativo la sostenibilità

delle previsioni di spesa per la realizzazione delle opere pubbliche e le varie manutenzioni.

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Comune di Scanzorosciate (BG) – Piano di Governo del Territorio

Documento di Piano – Relazione 161

ELENCO DEGLI ELABORATI DEL DOCUMENTO DI PIANO

QUADRO RICOGNITIVO E PROGRAMMATORIO TAV. A1 Inquadramento territoriale (scala 1:25.000)

TAV. A2 Piano Territoriale Paesistico Regionale - Estratti

TAV. A3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Suolo e acque

TAV. A4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Paesaggio e ambiente

TAV. A5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Infrastrutture per la mobilità

TAV. A6 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Organizzazione del territorio e

sistemi insediativi

TAV. A7 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Allegati

TAV. A8 Repertorio dei vincoli sovraordinati (scala 1: 5.000)

TAV. A9 Mosaico dei PRG (scala 1: 10.000)

TAV. A10 Individuazione delle proposte a seguito dell’avvio del procedimento (scala 1:5.000)

ALL. A11 Proposte pervenute a seguito di pubblico avviso di avvio del procedimento

QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE: SISTEMA URBANO TAV. A12 Carta di uso del suolo (scala 1:5.000)

TAV. A13 Evoluzione storica del territorio (scala 1:25000)

TAV. A14 Carta del consumo di suolo (scala 1: 5000)

TAV. A15 Stato di attuazione del PRG vigente (scala 1:5.000)

TAV. A16 Carta delle attrezzature di uso e interesse pubblico (scala 1:5.000)

TAV. A17 Localizzazione esercizi commerciali (scala 1:5.000)

TAV. A18 Carta dei percorsi di interesse pubblico (scala 1:5.000)

TAV. A19 Valori architettonici e ambientali nei nuclei storici (scala 1:2.000)

INDICAZIONI DI PIANO TAV. A20 Quadro di sintesi delle strategie di piano (scala 1:5.000)

TAV. A21 Previsioni di piano (scala 1:5.000)

ALL. A22 Norme tecniche di attuazione

ALL. A23 Relazione illustrativa