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Concetti Lezione 13 Maggio Postulato : L’antropologia si fonda sul postulato dell’unità del genere umano, ma non considera l’uomo come uniforme. I primi soggetti di indagini sono stati gruppi sociali considerati arcaici o primitivi, contrapposti alle società civilizzate, secondo l’ottica basata su uno schema evolutivo che segue una linea di progresso costante dell’umanità. L’obbiettivo poi si allarga alla considerazione di tutte le diversità, abbandonando l’idea di progresso come idea di supremazia di una civiltà sull’altra. -rivoluzionista= idea che l'uomo si evolve verso uno sviluppo finale -il concetto di sviluppo ( sul libro a pag 135 mito occidentale cap 6) L’altro : “Poiché studia le differenze tra società e culture, l’antropologia si assegna il compito di pensare l’altro”. In un primo momento lo studio dell’alterità è concepita come storica: l’uomo europeo storicamente evoluto rispetto a quello primitivo o geografica : l’uomo europeo in contrapposizione a quello non europeo. Il concetto di europeo era associato al positivo, il non europeo al negativo; concetto poi invertitosi nel corso del xx secolo. Al primitivo si sono associati valori di uguaglianza, fraternità e comunitarismo, all’uomo civilizzato la perdita di umanità e alienazione dai valori umani. Si tratta in entrambi i casi di estremizzazioni ideologiche alquanto generaliste smentite a seguito di ulteriori ricerche. L’altro non si riferisce necessariamente a realtà lontane. Nel momento in cui l’antropologo studia ad esempio la cultura degli emarginati di una grande città la distanza rispetto all’oggetto non è più geografica, ma sociale e cognitiva. L’etnocentrismo : il concetto di etnocentrismo consiste nel giudicare le forme, morali, religiose e sociali di un’altra comunità in base alle proprie norme e considerare le differenze riscontrate come anomalie. È una forma di orgoglio nella quale l’antropologia è caduta fin dalla sua nascita. Anche ottimi osservatori ed antropologia sono talvolta incappati in questo errore, a volte inconsciamente: è molto difficile infatti liberarsi dall’influenza della propria cultura dopo averla così lungamente assorbita. La cultura occidentale è sempre stata caratterizzata da un rigido etnocentrismo ed è stata a lungo considerata come il prototipo della civiltà stessa. Tutto ciò che da essa si discosta veniva considerato come subcultura. Le teorie evoluzioniste hanno contribuito all’elevazione di questo aspetto come scientifico, enfatizzando lo sviluppo tecnologico come parametro per riferirsi alle culture.

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Concetti Lezione 13 Maggio

Postulato : L’antropologia si fonda sul postulato dell’unità del genere umano, ma non considera l’uomo come uniforme. I primi soggetti di indagini sono stati gruppi sociali considerati arcaici o primitivi, contrapposti alle società civilizzate, secondo l’ottica basata su uno schema evolutivo che segue una linea di progresso costante dell’umanità. L’obbiettivo poi si allarga alla considerazione di tutte le diversità, abbandonando l’idea di progresso come idea di supremazia di una civiltà sull’altra.

-rivoluzionista= idea che l'uomo si evolve verso uno sviluppo finale -il concetto di sviluppo ( sul libro a pag 135 mito occidentale cap 6)

L’altro : “Poiché studia le differenze tra società e culture, l’antropologia si assegna il compito di pensare l’altro”. In un primo momento lo studio dell’alterità è concepita come storica: l’uomo europeo storicamente evoluto rispetto a quello primitivo o geografica: l’uomo europeo in contrapposizione a quello non europeo. Il concetto di europeo era associato al positivo, il non europeo al negativo; concetto poi invertitosi nel corso del xx secolo. Al primitivo si sono associati valori di uguaglianza, fraternità e comunitarismo, all’uomo civilizzato la perdita di umanità e alienazione dai valori umani. Si tratta in entrambi i casi di estremizzazioni ideologiche alquanto generaliste smentite a seguito di ulteriori ricerche. L’altro non si riferisce necessariamente a realtà lontane. Nel momento in cui l’antropologo studia ad esempio la cultura degli emarginati di una grande città la distanza rispetto all’oggetto non è più geografica, ma sociale e cognitiva.

L’etnocentrismo : il concetto di etnocentrismo consiste nel giudicare le forme, morali, religiose e sociali di un’altra comunità in base alle proprie norme e considerare le differenze riscontrate come anomalie. È una forma di orgoglio nella quale l’antropologia è caduta fin dalla sua nascita. Anche ottimi osservatori ed antropologia sono talvolta incappati in questo errore, a volte inconsciamente: è molto difficile infatti liberarsi dall’influenza della propria cultura dopo averla così lungamente assorbita. La cultura occidentale è sempre stata caratterizzata da un rigido etnocentrismo ed è stata a lungo considerata come il prototipo della civiltà stessa. Tutto ciò che da essa si discosta veniva considerato come subcultura. Le teorie evoluzioniste hanno contribuito all’elevazione di questo aspetto come scientifico, enfatizzando lo sviluppo tecnologico come parametro per riferirsi alle culture.

Razza : termine a lungo servito per designare una suddivisione della specie umana basta su criteri biologici. La classificazione pensa di poter ordinare ciò che nella diversità è genetico, l’unico modo tuttavia per poter operare una distinzione consiste nell’osservare la tendenza dei membri di una comunità a sposarsi tra loro per una procedura logica di raggruppamento e per un grado di somiglianza genetica: la conclusione più corretta è che la suddivisione in razze non spiega che in piccola parte la diversità genetica della specie umana. Le classificazioni razziali quindi ancora in vigore sono arbitrarie e lacunose, ma in certi ambienti si continua a pensare in termini di razza, a considerare ogni popolazione come costituita da tipologie razziali definiti arbitrariamente. È stato comunque appurato e confermato che il termine razza appartiene a concetti di un’epoca passata, all’antropologia approssimativa del xix secolo i cui frutti hanno dato origine a tragiche conseguenze come le Shoa, basata sui concetti assurdi e differenze inesistenti all’interno della stessa specie umana. Da quel momento il problema delle razze umane diventa un oggetto inesistente.

Nascita antro : l’antro nasce come forma di riflessione scientifica sulle società e le culture umane durante il regno della regina Vittoria (1837-1901). Ad eccezione di alcune ricerche condotte in clima illuminista, nessuna teoria o riflessione su altre società esterne al modello europeo venne condotta prima. L’antropologia si afferma in clima positivista, nato dall’incontro di metodi di ricerca e una visione ottimistica in cui le scienze naturali e storiche ricevono un nuovo impulso. Alcune opere come l’origine della specie di Darwin gettano luce sul passato e sul mondo degli uomini e scuoto alle basi teorie considerate inattaccabili come il creazionismo rendendo possibile per l’antropologia svilupparsi al pari di altre scienze; l’idea dell’evoluzione in Inghilterra viene adottata per spiegare tutte le forme di organizzazione sociale dove le società più complesse sono quelle più evolute.

Evoluzionismo : l’evoluzionismo si pone come obbiettivo di formare una mappa dell’evoluzione dell’umanità. Con questa teoria viene giustificata in parte la colonizzazione. Non vi è tuttavia nessuna evoluzione lineare nella storia dell’uomo, possiamo solo osservare determinate popolazioni dislocate nello spazio. Nella storia umana vi sono anche fallimenti e passi indietro per quanto riguarda l’evoluzione e non è possibile attribuire certi cambiamenti ad una singola causa. Nonostante

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l’evoluzionismo ebbe il merito di inquadrare per la prima volta il problema dell’evoluzione, esso venne trattato con semplicità eccessiva sintetizzando delle fasi che dovrebbero essere percorse da ogni civiltà, inoltre gli evoluzionisti ponevano la civiltà occidentale come l’espressione più avanzata dell’evoluzione sociale, designando le altre società primitive, ancora in attesa di percorrere il medesimo percorso evolutivo, sopravvissuti e repliche errate della civiltà occidentale.

Taylor: animismo e sopravvivenza : Taylor concepisce l’evoluzione culturale su basi cognitiviste, secondo le quali gli individui si sviluppano tramite la crescita delle conoscenze e l’acquisizione di informazione. Questo aspetto dell’evoluzione emerge nei concetti di animismo e sopravvivenza.

a. ANIMISMO: credenza in esseri spirituali e nelle anime. Per T è una caratteristica dei popoli primitivi per i quali anche gli oggetti possiedono un’anima, raggiungibile tramite il sogno e lo stato di trance, fenomeni di sdoppiamento della personalità e di apparizioni dei defunti avvenute durante il sonno creavano la convinzione che vi fosse un’esistenza separata dal corpo umano, un altro piano di esistenza che si manifestava durante la vita e dopo la morte. Dall’animismo si sarebbero poi sviluppate la magia e tutte le credenze religiose, dal politeismo fino al monoteismo. In generale il termine animismo identifica il pensiero mitico, magico, religioso, per distinguerlo da quello scientifico e razionale.

b. SOPRAVVIVENZA: elementi culturali e sociali considerati sopravvissuti ad una precedente fase evolutiva. Come gli antropologi del tempo T credeva che i primitivi fossero rappresentanti di una passata epoca della storia occidentale. T considera lo sviluppo culturale di tutti i popoli come una serie di corrispondenze di momenti evolutivi, in particolare per quanto riguarda i popoli tuttora rimasti allo stadio primitivo come periodo remoto dei popoli civilizzati. Questa teoria evoluzionistica unilineare verrà poi ripresa e condannata dalla critica post-positivista, poiché l’evoluzione di un popolo è la somma di molti aspetti unici e diversi la teoria di T era errata dal punto di vista antropologico, ma corretta dal punto di vista sillogistico.

Riti di passaggio: sono definiti riti di passaggio quei riti che segnano la transizione di individui o gruppi sociali da una condizione sociale ad un’altra, sono meccanismi cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i mutamenti di ogni tipo di individui o gruppi. Van Gennep è colui che si è occupato molto di questo aspetto sociale che si caratterizza in due grandi divisioni: una base sessuale (maschio-femmina), l’altra magico-religiosa che si esprime nella distinzione sacro-profano.Dalla nascita alla morte l’individuo passa da una condizione all’altra, e ogni società si occupa che questi cambiamenti possano avvenire senza scosse per la società né violenti arresti per la vita individuale e collettiva; van gennep ha inteso il passaggio di condizioni sociali in termini di passaggio materiale, es il matrimonio implica cambiamento di domicilio. Dal modello di passaggio materiale, gennep ricava una nozione fondamentale di MARGINE, una linea di confine più o meno chiara, una zona neutra una terra di nessuno che si trova tra gli spazi sociali. La struttura dei riti di passaggio:

o Riti di separazione, agevolano il distacco dalla situazione originariao Riti di margine, stato di sospensioneo Riti di aggregazione, introduzione nel nuovo gruppo, territorio, condizione

Il merito di van gennep è quello di aver richiamato alla nozione di margine, che rallenta il passaggio e introduce una gradualità tipica del rituale. Ma secondo van gennep il concetto di margine si riscontra anche nei ritmi naturali, biologici e cosmici. Se si va oltre queste scarne opinioni, si può affermare che gli effetti convergenti dei riti di passaggio sono la naturalizzazione della società umana, o l’umanizzazione della natura; questi riti si presentano come un ponte mediatico tra i due regni: un linguaggio sociale che impiega termini naturali.

Il corpo innaturale: Il primo modo con cui noi percepiamo gli altri passa attraverso lo sguardo: l’aspetto di un individuo è il primo parametro sulla base del quale classifichiamo e definiamo un individuo. Uno dei primi elementi che si incontrano in una ricerca è proprio l’aspetto delle persone, il loro modo di presentare il corpo, di decorarlo, di modellarlo. Gli antropologi si sono sempre interrogati sul rapporto tra natura e cultura: il corpo umano è un ottimo strumento per analizzarlo, poiché l’uomo ha completato la propria struttura con un più o meno consistente apparato culturale. La diffusa opinione che fosse stato il fatto di avere un cervello proporzionalmente più grande rispetto agli altri primati ad aver consentito all’uomo di costruire e utilizzare attrezzi è stata capovolta da Andrè Leroi-Gourhan, che sostenne che fosse il fatto di utilizzare attrezzi che ha contribuito allo

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sviluppo del nostro cervello. La cultura ha contribuito a influenzare la natura del nostro corpo, così come la lingua ha influenzato la distribuzione genetica dei gruppi umani. L’intreccio e l’interscambio tra natura e cultura è continuo e costante. È vero che discendiamo dalle scimmie, ma è anche vero che il corpo che ci accomuna è scolpito, disegnato e modellato in modo diverso: dall’acconciatura alle pitture corporali, alle incisioni e alle deformazioni, come se il corpo così com’è non soddisfi le esigenze dell’uomo.

Relativismo Culturale: Quelle che chiamiamo culture sono degli insiemi di comportamenti e regole che vengono appresi vivendo in un determinato contesto sociale. Vengono utilizzati due termini per indicare due diverse prospettive di osservazione: etico (si intende il punto di vista dell’osservatore esterno, del ricercatore, che spesso è altro rispetto alla comunità in cui studia, è uno sguardo da fuori che tenta di ricondurre i fatti osservati a una logica di tipo scientifico) ed emico (è il punto di vista di chi fa parte della società in oggetto e che percepisce gli stessi fatti e agisce senza per forza darsi spiegazioni, ma per abitudine, conformismo e routine). Ogni forma di espressione culturale scaturisce dall’elaborazione prodotta da un cervello biologicamente e strutturalmente identico a quello di ogni altro essere umano, ma ciò non impedisce che ciascuna delle popolazioni del pianeta sviluppi soluzioni diverse a situazioni condizionate da eventi esterni oppure di adottare scelte arbitrarie e convenzionali. In questo modo la cultura diventa una sorta di magazzino del sapere accumulato da un gruppo, anche se ci sono delle forme di trasversalità che attraversano molte culture, ma ciò non impedisce che due sistemi, anche se incommensurabili, non possano essere comunque comparati tra di loro.

Darwin: Nei campioni di animali e vegetali da lui riportati osservò somiglianze tra i fossili e le forme viventi di una stessa area, in particolare per ciò che riguardava le tartarughe e gli uccelli delle Isole Galápagos. D. sostenne che variazioni favorevoli ereditarie in una popolazione tendono a diventare sempre più frequenti da una generazione all'altra, secondo un processo da lui denominato selezione naturale. Mettendo assieme le sue rigorose osservazioni, D. arrivò alla conclusione che tutti gli esseri viventi, uomo compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti, chiamati evoluzione. Questa teoria forniva una spiegazione di quella che D. riteneva essere una graduale trasformazione delle specie. La conferma scientifica della validità della teoria evoluzionistica di D. si ebbe agli inizi del 20° sec., con la riscoperta delle leggi di Mendel e la nascita della genetica. L'ipotesi di D. è stata accolta anche con forti distorsioni interpretative: è il caso del. 'darwinismo sociale', una lettura semplificata della teoria di D. che si voleva applicare meccanicamente alle complesse società umane. Il darwinismo sociale fu utilizzato, a fini politici, in chiave razzista da chi, come i nazisti, voleva esaltare il diritto di una specifica 'razza' umana da asservire, e persino a sopprimerne altre, in virtù di una sua non comprovata superiorità

Positivismo: Corrente filosofica che si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo, caratterizzata da un'esaltazione della scienza, considerata l'unica fonte legittima della conoscenza e il modello di riferimento per tutte le scienze degne di tale nome. Il positivismo, che nasce in Francia e si impone successivamente a livello europeo e mondiale, trae il suo nome dalla esaltazione della positività della scienza e dalla concretezza e oggettività dei fatti da essa studiati, in contrapposizione alle astrattezze e alle fantasticherie delle religioni e delle concezioni metafisiche in genere. Da questo punto di vista, tale movimento filosofico appare strettamente legato ai notevoli successi ottenuti dalle scienze esatte nei diversi campi di applicazione (chimica, meccanica, elettrologia, ottica e biologia). Nello stesso tempo non va sottovalutata l'influenza del processo di organizzazione scientifica e tecnica della società, dei sistemi di produzione, sulla maturazione delle nuove idee, le quali daranno, a loro volta, un impulso notevole a tale processo.

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-rivoluzionista= idea che l'uomo si evolve verso uno sviluppo finale

-il concetto di sviluppo ( sul libro a pag 135 mito occidentale cap 6)