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01 n° 02, aprile 2009 MEGLIO O PEGGIO DEL 1929? A che punto siamo della notte? Il peggio è pas- sato e già si vedono i primi bagliori della pros- sima alba? Può bastare qualche dato econo- mico positivo e un forte rimbalzo delle Borse di quasi tutto il mondo dopo oltre 20 mesi di ribasso a segnare uno spartiacque fra reces- sione quasi depressione e ripresa? L’inchiesta di copertina di questo mese affron- ta questo argomento e coglie una provocazio- ne lanciata da molti nostri lettori, confrontan- do l’attuale crisi con quella del 1929 che inne- scò una delle più Grandi Depressioni economi- che dell’età contemporanea. Inutile negarlo: le analogie (come avrete modo di leggere) sono presenti e numerose. Persino un rimbalzo (che arrivò a superare allora dopo il crollo di otto- bre oltre il 50%) accompagnato dalle solite pa- role rassicuranti di economisti, politici e ana- listi. Che fu poi smentito da una discesa delle Borse e dell’economia tremenda al cui con- fronto quello che era accaduto prima sembra- va quasi nulla. Chi ci conosce sa che il nostro approccio non è catastrofista, né stoltamente perennemente ottimista. Se c’è qualcosa che abbiamo imparato in questi decenni dai mer- cati è che il peggior errore che si può commet- tere è pensare di aver capito tutto. “La vostra strategia deve essere sufficientemente flessi- bile e dinamica da cambiare, se cambia il con- testo” ha scritto Mark Weinstein, uno dei tra- der di maggior talento raccontati nel libro cult “Market Wizard” di Jack Schwager. P reoccupati dell’andamento e del- la volatilità delle Borse? I dati eco- nomici vi preoccupano e mentre leg- gete i dati sul crollo della produzio- ne e sui nuovi licenziamenti temete che prossimamente questa cosa po- trebbe riguardare anche voi? Il rim- balzo dei mercati azionari non capi- te se è una trappola dell’orso o se è invece il segnale di un’inversione di tendenza? Affidarsi alle opinioni di esperti, eco- nomisti e analisti o alla grancassa dei giornali non è un buon metodo per capire a che punto siamo del “gua- do” visto che a seguirli ci si sarebbe trovati in questi anni a entrare in pros- simità dei massimi e a essere rassi- curati a ogni rimbalzo dei mercati che “il peggio era passato”. Come era ac- caduto poche settimane prima… del crac di Lehman Brother’s e del crol- lo verticale dei mercati nonostante le dichiarazioni più che rassicuranti del- le principali autorità economiche, dif- fuse con grande enfasi dai giornali. Quello che accaduto ai mercati finan- ziari e all’economia poi nell’ultimo anno e mezzo non è in effetti norma- le. D’accordo gli alti e bassi dei listi- ni e la volatilità elevata dell’investi- mento azionario ma per vedere di- scese di oltre il 60% dei listini azio- nari in così poco tempo occorre ZOOM RISERVATA PERSONALE Ecco perché i dinosauri si sono estinti CONSIGLI e STRATEGIE per INVESTITORI combATTIVI segue in ultima pagina ›› Fondato e diretto da Salvatore Gaziano RIVISTA IN ABBONAMENTO ›› NONOSTANTE IL G20 E IL RIMBALZO DEI LISTINI LO SPETTRO DELLA GRANDE DEPRESSIONE E DELLA CADUTA DELL’IMPE- RO AMERICANO ANCORA ALEGGIANO. COSA ACCADDE AL- LORA, COSA POTREBBE ACCADERE OGGI. QUALI SONO LE STRATEGIE PIÙ SICURE PER DIFENDERSI SE LE COSE SI MET- TESSERO MALE… E COME CAPIRE QUANDO SI AVVICINA LA FINE DEL TUNNEL.

CONSIGLI e STRATEGIE per INVESTITORI combATTIVI ......2017/07/02  · “Market Wizard” di Jack Schwager. Preoccupati dell’andamento e del-la volatilità delle Borse? I dati eco-nomici

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n° 02, aprile 2009

MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

A che punto siamo della notte? Il peggio è pas-sato e già si vedono i primi bagliori della pros-sima alba? Può bastare qualche dato econo-mico positivo e un forte rimbalzo delle Borsedi quasi tutto il mondo dopo oltre 20 mesi diribasso a segnare uno spartiacque fra reces-sione quasi depressione e ripresa?L’inchiesta di copertina di questo mese affron-ta questo argomento e coglie una provocazio-ne lanciata da molti nostri lettori, confrontan-do l’attuale crisi con quella del 1929 che inne-scò una delle più Grandi Depressioni economi-che dell’età contemporanea. Inutile negarlo: leanalogie (come avrete modo di leggere) sonopresenti e numerose. Persino un rimbalzo (chearrivò a superare allora dopo il crollo di otto-bre oltre il 50%) accompagnato dalle solite pa-role rassicuranti di economisti, politici e ana-listi. Che fu poi smentito da una discesa delleBorse e dell’economia tremenda al cui con-fronto quello che era accaduto prima sembra-va quasi nulla. Chi ci conosce sa che il nostroapproccio non è catastrofista, né stoltamenteperennemente ottimista. Se c’è qualcosa cheabbiamo imparato in questi decenni dai mer-cati è che il peggior errore che si può commet-tere è pensare di aver capito tutto. “La vostrastrategia deve essere sufficientemente flessi-bile e dinamica da cambiare, se cambia il con-testo” ha scritto Mark Weinstein, uno dei tra-der di maggior talento raccontati nel libro cult“Market Wizard” di Jack Schwager.

P reoccupati dell’andamento e del-la volatilità delle Borse? I dati eco-

nomici vi preoccupano e mentre leg-gete i dati sul crollo della produzio-ne e sui nuovi licenziamenti temeteche prossimamente questa cosa po-trebbe riguardare anche voi? Il rim-balzo dei mercati azionari non capi-te se è una trappola dell’orso o se èinvece il segnale di un’inversione ditendenza? Affidarsi alle opinioni di esperti, eco-nomisti e analisti o alla grancassa deigiornali non è un buon metodo percapire a che punto siamo del “gua-do” visto che a seguirli ci si sarebbetrovati in questi anni a entrare in pros-simità dei massimi e a essere rassi-curati a ogni rimbalzo dei mercati che“il peggio era passato”. Come era ac-caduto poche settimane prima… delcrac di Lehman Brother’s e del crol-lo verticale dei mercati nonostante ledichiarazioni più che rassicuranti del-le principali autorità economiche, dif-fuse con grande enfasi dai giornali.Quello che accaduto ai mercati finan-

ziari e all’economia poi nell’ultimoanno e mezzo non è in effetti norma-le. D’accordo gli alti e bassi dei listi-ni e la volatilità elevata dell’investi-mento azionario ma per vedere di-scese di oltre il 60% dei listini azio-nari in così poco tempo occorre

ZOOMRISERVATA PERSONALEEcco perché i dinosauri si sono estinti

CONSIGLI e STRATEGIE per INVESTITORI combATTIVI

segue in ultima pagina ››

Fondato e diretto da Salvatore Gaziano

RIVISTA IN

ABBONAMENTO

››

NONOSTANTE IL G20 E IL RIMBALZO DEI LISTINI LO SPETTRO

DELLA GRANDE DEPRESSIONE E DELLA CADUTA DELL’IMPE-

RO AMERICANO ANCORA ALEGGIANO. COSA ACCADDE AL-

LORA, COSA POTREBBE ACCADERE OGGI. QUALI SONO LE

STRATEGIE PIÙ SICURE PER DIFENDERSI SE LE COSE SI MET-

TESSERO MALE… E COME CAPIRE QUANDO SI AVVICINA LA

FINE DEL TUNNEL.

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riportare le lancette indietro di moltidecenni. E per vedere un mese così ne-gativo a Wall Street come è accaduto a ot-tobre con una discesa di quasi il 20% oc-corre tornare indietro al 1937. I mercatifinanziari anticipano spesso quello cheaccadrà alle economie e alle imprese e,infatti, nei mesi successivi il “contagio”si è esteso puntualmente dall’economiadi carta a quella reale con una velocità dipropagazione impressionante.Basta leggere i dati diffusi in questi gior-ni dall’Ocse (Organizzazione per la Coo-perazione e Sviluppo Economico) e cheraggruppa i 30 Paesi più sviluppati delmondo per scoprire che l’attuale situa-zione economica (vedi grafico 1) “è lapiù profonda e sincronizzata a memoriad’uomo”.Attività economiche, produzio-ne industriale, commercio internaziona-le, credito, settore immobiliare, materieprime, valute, disoccupazione, deficit pub-blico: tutti gli indicatori sono entrati inrosso. Con alcune economie che rischia-mo di saltare. Una crisi più forte di quel-la petrolifera dei primi anni ’70 e che fa

prevedere per quest’anno, agli economi-sti dell’Ocse, una contrazione dell’attivi-tà economica fra il 4 e il 7% dell’insiemedei Paesi appartenenti all’organizzazio-ne. E una disoccupazione di oltre il 10%in Europa: solo in Italia oltre 1 milioni dinuovi disoccupati e circa 25 milioni intutto il Vecchio Continente.Da finanziaria, insomma, la crisi è diven-tata economica. Il movimento di fortissi-ma riduzione della leva finanziaria ha co-sì colpito l’intera architettura finanziariamondiale, cambi compresi. In poco più diun anno si passati così in molti settori dal-l’euforia alla depressione e il contagio ne-gli ultimi mesi è arrivato anche al pubbli-co dei consumatori che hanno frenato gliacquisti e i consumi in modo drastico. Ilrisultato è stato non solo un crollo delleborse e poi dei consumi ma anche dei prez-zi in moltissimi settori. Dalle case al pe-trolio, dai prodotti alimentari ai noli ma-rittimi. Generando un fenomeno mone-tario che si studia sui libri di economia mache moltissimi consumatori non avevanomai visto nella realtà: la deflazione

MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?ZOOM

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LA CADUTA DELLA PRODUZIONE SECONDO L’OCSE SARÀ NEL 2009-2010 LA PIÙ ELEVATA DEGLI ULTIMI DECENNI (IN PERCENTUALE SUL POTENZIALE PRODUTTIVO)

Nella tempesta finanziaria che hasconvolto nazioni intere, con la necessitàdel Fondo Monetario Internazionale diprovvedere a interventi tampone, il casopiù clamoroso è certo quello dell’Islanda.Un Paese che veniva considerato fino apoco tempo fa artefice di un piccolomiracolo economico e finanziario con unodei più alti redditi pro-capite del pianeta:52.487 dollari. Ma dal boom è passato inpochi mesi al crac. Stando ai calcolidell’agenzia Bloomberg, l’Islanda haaccumulato un debito pari a 61 miliardi didollari, una cifra 12 volte superiore al Pildell’isola dei geyser.Un regime fiscale molto favorevole avevaattirato capitali stranieri in grandequantità rendendo il Paese e le banchesempre più ricche. E una piena auto-sufficienza energetica visto che il 99,9%dell’energia è fornita da fonti rinnovabili.La Borsa nello scorso autunno è statachiusa per diverse sedute (e quandohanno provato a riaprirla le quotazionisono scese di oltre l’85%), la coronaislandese è precipitata, le maggioribanche sono fallite o per meglio dire sonostate nazionalizzate (e i correntisti,soprattutto inglesi, infuriati visto chepensavano di essere protetti dallagaranzia statale islandese sui depositi cheil governo ora dice di non poter dare aglistranieri). Il presidente islandese OlafurRagnar a un certo punto della crisi è statoperfino ricoverato per problemi cardiaci.Per secoli gli islandesi erano statipescatori, poi erano passati al terziarioavanzato: banche e finanza. Ora moltisono ritornati al lavoro dei padri. Dallostoccafisso ai conti deposito e derivati. Eritorno. La situazione dell’Islandapotrebbe sembrare un fatto episodico,marginale, quasi di colore. Ma quello cheè accaduto a settembre a quest’isola èstato poi solo la prima spia di quello chenazioni con economie fragili e indebitaterischiano in questa tempesta finanziaria.Crollo della moneta, fuga dei capitali. Conl’accendersi della spia che segnala ilrischio default (insolvenza) poiché neimercati globalizzati tutto è veloce. Ebasta veramente un battito d’ali di unafarfalla per provocare un uraganodall’altra parte del mondo come recita lateoria del caos. Poche settimane dopo ilterremoto finanziario che ha colpitol’Islanda, il Fondo MonetarioInternazionale è dovuto correre alcapezzale di altri Paesi con la promessadi sostanziosi aiuti finanziari per evitareil rischio crac. E’ il caso di nazioni nonpropriamente “bonsai” o pittoreschecome Ungheria, Romania, Ucraina,Turchia, Filippine, Argentina, Cile…

IL CASO ISLANDESE:DALLO STOCCAFISSOALLA “FINANZAFACILE” E RITORNO

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(vedi legenda). Un fenomeno che siverifica quando i prezzi al consumo scen-dono. Tutto questo mentre il tasso di di-soccupazione in moltissimi Paesi del mon-do è tornato a salire a livelli a 2 cifre.Tutti fenomeni che riportano alla memo-ria lo spettro del 1929. La grande crisi fi-nanziaria che tracimò in una crisi econo-mica dalle proporzioni epiche con un tas-so di disoccupazione che balzò quasi al 30%negli Stati Uniti (12,5 milioni di disoccu-pati, come dire un americano ogni tre nonoccupato nell’agricoltura si trovò in prati-

ca senza lavoro), un crollo del prodotto in-terno lordo degli Stati Uniti del 60% dai li-velli pre-crac con le azioni falcidiate di ol-tre l’85% dai massimi precedenti, investi-menti in picchiata dell’89%, produzioneautomobilistica in calo del 65% e del valo-re delle costruzioni del 75%. Potrebbe ve-rificarsi ancora uno scenario così terrifi-cante? E come si arrivò nel 1929 a quellasituazione? I vari governi (a partire da quel-lo degli Stati Uniti) stanno facendo di tut-to per evitare di cadere nella Grande De-pressione? Cosa potrebbe accadere nello

scenario peggiore e cosa accadde veramen-te allora? Può un risparmiatore protegge-re i propri risparmi? Quali saranno i setto-ri meno toccati dalla crisi? Quali sono gliindicatori da tenere sotto controllo per far-si un’idea di quello che sta accadendo e ca-pire a che punto siamo? ››

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

1. “Non avremo più crolli nellanostra epoca” John MaynardKeynes nel 19272. “Cresce il dissenso versol’affermazione che stiamovivendo nel paradiso dei pazzi eche la prosperità in questopaese debba necessariamentediminuire nel prossimo futuro” E.H. H. Simmons, President, New YorkStock Exchange, 12 gennaio 19283. “Nessun Congresso degli StatiUniti ha potuto operare con unaprospettiva migliore di quellaattuale. Nel mercato internoregna la tranquillità e la gioia…e ci aspettano gli anni dimaggiore prosperità. I rapporticon le altre nazioni sono ottimi”Calvin Coolidge, 4 dicembre 19284. “Ci potrà essere un

deprezzamento dei corsiazionari ma niente di simile aun crollo” Irving Fisher,economista, New York Times, 5settembre 1929 5. “I prezzi delle azioni hannoraggiunto una stabilitàpermanente. Non penso che iprezzi scenderanno del 50-60%rispetto ai livelli attuali, comepronosticano i ribassisti. Miaspetto di vedere il mercatoazionario salire nelle prossimesettimane” Irving Fisher,economista, 17 ottobre 19296. “Le persone più intelligentistanno comprando azioni…ameno che non scatti il panico –e questo nessuno seriamente locrede – le azioni hannoraggiunto il livello più basso” R.

W. McNeal, analista finanziarionell’ottobre 19297. “La discesa riguarda il prezzidelle azioni, non i beni tangibilio i servizi…l’America staattraversando il suo ottavo annodi crescita e siccome i periodiprecedenti di crescita sonodurati 11 anni abbiamo ancoratre anni di prosperità” The Timesof London, 2 novembre 19298. “La tempesta finanziaria èdefinitivamente passata” BernardBaruch telegramma a WinstonChurchill, 15 novembre 19299. “Sono convinto che conqueste misure abbiamoristabilito la fiducia”Herbert Hoover, dicembre 192910. “Per il prossimo futuro leprospettive del mercato sonocome minimo luminose” IrvingFisher, economista, all’inizio del193011. “Ci sono indicatori chemostrano che la fase più severadella recessione è terminata”Harvard Economic Society, 18gennaio 193012. “Non c’è niente di cuipreoccuparsi nella situazioneattuale” Andrew Mellon, segretariodel Tesoro Usa, febbraio 193013. “La primavera del 1930segna la fine di un periodo digrande preoccupazione…L’attività economica in Americasta tornando a un livellonormale di crescita” JuliusBarnes, capo di Hoover’s National

Business Survey Conference,16 marzo 193014. “Le prospettive continuanoa essere buone” HarvardEconomic Society 19 aprile 193015. “Nonostante il crollo siaavvenuto sei mesi fa sonoconvinto che il peggio è passatoe che con uno sforzo costantepossiamo rapidamente cambiarerotta, Non c’è stato nessunsignificativo fallimento a livellobancario e industriale. Questopericolo è dietro le nostrespalle” Herbert Hoover, presidentedegli Stati Uniti, 1 maggio 193016. “I movimenti irregolari econflittuali dell’attivitàeconomica dovrebbero lasciarepresto il passo a una crescitasostenuta” Harvard EconomicSociety, 28 giugno 193017. “La depressione attuale haperso di intensità” HarvardEconomic Society, 30 agosto 193018. “Siamo vicini alla fine deldeclino che ha caratterizzatoquesta depressione” HarvardEconomic Society, 15 novembre 193019. “La stabilizzazione su questilivelli è chiaramente possibile”Harvard Economic Society, 31ottobre 193120. “Tutti i depositi bancari equelli presso le istituzionifinanziarie sono al sicuro… epotranno essere solo aperti inpresenza di un funzionario delfisco” Presidente Franklin D.Roosvelt 1933

1927-1933 IL GRAFICO DEI MAGNIFICI PROFETI

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Sulla crisi del 1929 che innestò poi laGrande Depressione sono stati scritti

molti libri. Ripercorrere quello che èaccaduto non è l’obiettivo primario diquesta inchiesta visto che ora siamo nel2009 e ci interessa capire soprattutto lasituazione attuale. Ma vale semprericordare e tenere a mente il saggioconsiglio di Burton Malkiel, economistae studioso dei mercati azionari:

“Le autopsie possonorisultare utili non soloper i medici, ma ancheper chi si dedica agliinvestimenti”.E quello che accadde allora ha molte ana-logie con la situazione attuale (per quan-to alcuni economisti scomodano comeconfronti con la crisi attuale anche quel-le del 1907 e del 1872 che vengono giu-dicate più simili) nelle cause primarie cheportarono (allora come ora) al tracollo:l’avidità della speculazione e l’eccesso dileva finanziaria. La dimostrazione che infondo le crisi si ripetono sempre ugualinel corso dei secoli perché paura e avidi-tà sono e saranno sempre nel Dna di tut-te le generazioni di investitori.“Il carattere dominante del mercato azio-nario degli anni Venti non fu la caccia sel-vaggia alle innovazioni speculative mal’impiego del debito per investimenti pi-ramidali e l’intensificarsi dei guadagni.Con i prestiti garantiti da azioni gli spe-culatori potevano permettersi di compra-re qualsiasi cosa. La leva finanziaria nonera limitata a singoli speculatori che ot-tenevano prestiti garantiti da azioni; di-venne la struttura portante della finanzaamericana” ha scritto nel suo saggio diqualche anno fa dedicato alle bolle spe-culative Edward Cancellor, ricordando leparole di un banchiere “sano” (Paul M.Warburg) che prima dello scoppio delcrac già denunciava: “La storia, che si ri-pete in modo doloroso, ha insegnato al-l’umanità che l’eccessiva espansione spe-

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culativa si conclude inevitabilmente in uneccesso di contrazione e nella miseria...Ma se si consente alle orge speculative diespandersi oltre misura è certo che il crol-lo finale non colpisce soltanto gli specu-latori ma determina anche una depres-sione generale che coinvolge tutto il Pae-se”. Basta esaminare i dati sul deficit pub-blico oppure sull’indebitamento comples-sivo (di privati consumatori, banche,aziende e amministrazione pubblica) ri-spetto al prodotto interno lordo in nazio-ni “locomotori” come gli Stati Uniti (ve-

di grafico 2) per rendersi conto in un col-po d’occhio di come il capitalismo degliultimi decenni si sia fondato sempre piùsui soldi altrui, moltiplicati all’infinito, su-perando “alla grande” il tetto del 1929che aveva poi costretto a uno “smontag-gio” della leva finanziaria.Un debito gigantesco che è cresciuto co-

me una palla di neve che rotola verso val-le e che è stato alimentato da un sistemabancario fuori controllo a cui è stato per-messo dalle autorità di controllo di faretutto. Anche (come abbiamo raccontatonell’inchiesta del Money Report n.1) diprendere i soldi dei depositanti e reinve-stirli per oltre 40/50 o addirittura 100 vol-te in attività non sempre “tranquille” perpoter così moltiplicare i propri profitti ininvestimenti sempre più azzardati. Allostesso tempo per stimolare i consumi e so-stenere l’economia anche ai privati veni-va dato il più ampio accesso di credito del-la storia, favorendo anche lo svilupparsidi una delle più gigantesche bolle immo-biliari (l’indice dei prezzi medi delle casenegli Stati Uniti è ora sceso del 33% daipicchi del 2006 con punte di oltre il 50%in alcuni Stati come l’Arizona). Dalla cri-si del 1929 se ne uscì con il New De- ››

MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

FARE L’AUTOPSIA AL PASSATO PUÒ SERVIRE

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Non è nostro compi-to delineare quali so-

no le migliori azioni perrilanciare l’economia (perquanto anche noi come glieconomisti ‘austriaci’ dubi-tiamo fortemente della capa-cità della “mano pubblica” disistemare le cose e non peggio-rarle nel tempo, spostando so-lo i problemi più avanti) macerto ci possiamo porre al-cune domande crucialiper un investitore a que-sto punto del guado:

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al, promosso dal presidente america-no Franklin Delano Roosvelt, che secon-do la storia ufficiale fra il 1933 e il 1937avviò un intervento massiccio dello Sta-to nell’economia in tutti i campi (quelloche in parte si sta cercando di replicareora). Ma non mancano gli economisti (ein particolare quelli appartenenti alla co-siddetta Scuola Austriaca fra cui l’econo-

mista e filosofo americano Murray Ro-thbard che fu l’esponente di spicco) chesostennero come tutto questo interventi-smo statale non fu affatto quel toccasanaraccontato visto che già nel 1939 l’eco-nomia americana ricadde in un’altra du-ra crisi e solo la Seconda guerra mondia-le fu in grado di assorbire l’enorme sac-ca di disoccupati e rilanciare l’economia.

L’ indice Dow Jones Industrial Average,per tornare ai livelli massimi pre-crac

(indice Dj a 386 nel settembre 1929),dovette attendere 25 anni, ovvero ilnovembre. Come dire che occorrerebbeattendere intorno al 2032 se si vuole tornarein pari se si fa parte di quelli investitori chepuntano sulla strategia “compra e tieni” epensano che la storia si ripeta. Ma cometutti i dati statistici (vedi la poesia sui pollidi Trilussa) vanno sempre presi con le pinzeperché alcuni risparmiatori in realtà persero

quasi tutto (senza la possibilità quindi direcuperare le perdite subite) dato che moltesocietà fallirono o l’eccessiva leva finanziaria(allora i fondi d’investimento potevanooperare a leva come oggi gli hedge fund)fu fatale.Anche perché indici come il DowJones Industrial Average fotografano solol’andamento dei 30 principali titoli di WallStreet: le blue chips. Ma dicono poco onulla di quello che è accaduto a uninvestitore che magari deteneva “pennystocks”. Riguardo l’andamento

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

“Compra quandoil sangue scorrenelle strade, evendi al suonodelle trombe”

Barone Nathan Rothschild

I SEGNALI PER DECIFRARE L’USCITA DAL TUNNEL

Quanto durò allora la discesa dei mercatie quanto tempo occorse prima che i prezzidelle azioni tornassero ai livelli pre-crac?

Rispetto alla crisi del 1929 oggi i politicie i banchieri hanno più esperienza efacilità di mettere le cose a posto ed

evitare gli errori del passato, oppure tutto è piùcomplicato e il rischio potrebbe essere perfinopiù alto e con danni potenzialmente maggiori?

Quali possono essere i segnali premonitori che l’alba è vicina dopo la “nottata”?

Se si teme che il peggio non è invece ancora arrivato quali sono gli investimenti più sicuri?

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Quanto duròallora la discesadei mercati e

quanto tempo occorseprima che i prezzidelle azioni tornasseroai livelli pre-crac?

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LE RISPOSTE

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QUATTRO MERCATI MOLTO “ORSO” A CONFRONTO

Gli ottimisti, quelli che vedonorosa, ci sono. Sono numerosi,infatti, i gestori, banchieri,economisti e addetti ai lavori chespiegano, con motivazioni più omeno approfondite, che il“mondo non può finire” e se siguarda al passato tutte le crisi diquesto tipo sono state delleformidabili opportunità diacquisto viste col senno del poi.Secondo gli ottimisti dal punto divista statistico la discesa deimercati finanziari (oltre il 60%dai massimi) è stata cosìpoderosa che è “stato scontatodai prezzi già tutto o quasi” e sesi guarda ai multipli attuali delleazioni siamo in presenza di verisaldi di fine stagione. E sarebbe

assurdo quindi uscire dal mercatoora o addirittura nonapprofittarne, acquistandomagari qualcosa, secondo gliottimisti. E’ vero che siamoappena entrati nell’era dellarecessione ufficiale (il prodottointerno lordo di 2 trimestri è statonegativo nella maggior partedelle economie occidentali ‘forti’)ma sempre guardando al passatosecondo gli ottimisti ci si puòaspettare che già nella secondametà del 2009 il peggiodovrebbe essere alle spallegrazie alle misure prese daigoverni e agli anticorpi che lostesso mercato avrà in un certosenso generato. E visto che imercati finanziari anticipano già

tutto, uscire adesso dai mercati èprobabilmente troppo tardiperché si rischia di uscire vicinoai minimi assoluti. D’altraparte,secondo molti dei sostenitori diquesta teoria, è inutile cercare dianticipare i mercati e fare“market timing”. E’ inutile,dannoso e rischioso: meglioessere investiti stabilmente epuntare al lungo periodo senzavoler fare “dentro e fuori” con leazioni: la ricompensa arriverà.Questioni di anni, lustri odecenni. Ma alla fine “chi la dura,la vince” (non è il nostro parerema sempre quello degli ottimisti).Più nel dettaglio diversi fattoriinvitano a non essere catastrofisti(come il sociologo tedesco Ralf

Dahrendorf che prevede chequesta crisi ci farà tornareindietro di 30-40 anni cometenore di vita con molta piùtecnologia ma senza l’ottimismodegli anni Sessanta) e aconfidare in una ripresa secondogli ottimisti, puntando su alcunifattori che potrebbero esseredecisivi (alcuni dei quali certoauspicabili). Ecco quali:

1. PRESIDENZA OBAMACon l’elezione di Barack Obama aPresidente degli Stati Unitid’America inizia un nuovo ciclo etermina il periodo di incertezzapolitica. La politica che vareràsarà sicuramente fondata su

LE 10 RAGIONI DEGLI OTTIMISTI

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dell’indice Dow Jones va fatta peròun’altra considerazione guardando nonsolo l’andamento nominale dell’indice maanche quello reale. Che rassicureràsicuramente chi non vuole (perché magariteme di passar a miglior vita) attendere finoal 2032 per rivedere il segno più sullapropria posizione se si è entrati inprossimità dei massimi e si è rimasti sempree costantemente investiti a “tavoletta”. Seè vero, infatti, che all’indice Dow Jonesfurono necessari 25 anni per tornare ailivelli massimi è anche vero che uno studioserio dovrebbe tenere conto anche deidividendi ricevuti e del valore della monetache in tempi di deflazione (come avvennenegli anni ’30) fa sì che aumenti il poteredi acquisto. Con gli stessi soldi compri piùcose! E se si analizza quel periodo tenendoconto anche di queste due importantivariabili (come ha fatto Jeremy Siegel dellaWharton University in alcuni importantistudi) si scoprirà che in quegli anni ladeflazione arrivò fino al 25% mentre idividendi annui arrivarono a pesare ancheil 7-8% annuo. Morale: se si guarda intermini reali all’indice Dow Jones dei 30titoli più importanti industriali dell’epocaoccorsero meno di 10 anni per tornare ailivelli pre-crac. Può essere interessanteosservare (ma la storia e i prezzi delle azioninon è assolutamente scritto da nessunaparte che si ripetano con la stessa

scansione) che dopo il crollo del settembre1929 e col primo minimo raggiunto nelnovembre successivo (-49,4%) il mercatorisalì nei 5 mesi successivi del 52,2%. Inmolti periodi della lunga crisi ci furonoanche occasioni per momenti di ottimismo(celebre un telegramma che il banchiereBernard Baruch inviò nel 1929 a Churchillper dirgli che “la crisi finanziaria erafinita”). Un’opinione allora condivisa damolti piccoli e grandi speculatori chepeggiorarono la loro situazione mettendosi

in testa che il crollo offrisse nuovepossibilità di acquisti e di guadagno aprezzi “regalati”. Purtroppo la “corsa deglisciocchi” come fu chiamata più tardi,ricorda Chancellor “si concluse nellaprimavera del 1930 quando il mercatoriprese il suo percorso discendente finoall’inizio del 1932 con il Dow Jones cheraggiunse un minimo di 41,88 (il massimoera stato il 3 settembre 2009 a 386,1) conuno scambio di meno 400.000 azioni algiorno”.

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GRAFICO 3

Collo del 1929: 9/3/1929 - 7/8/1932 (34,2 mesi)1973 Crisi Petrolifera: 1/11/1973 - 10/3/1974 (20,7 mesi)

Crollo della New Economy:3/24/2000 - 10/9/2002 (30,5 mesi)Crisi attuale: 10/9/2007 - ? (17,7 mesi fino a ora)

-47,9%

-56,8%

-48,2% -49,1%

-89,2%

1973 Crisi Petrolifera

Crollo della New Economy

Collo del 1929

Crisi attuale

Attualmente -48,2%Sopra 19,8%dai minimi

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Fonte: www.dshort.com

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massicci investimenti ininfrastrutture e incentivi alleaziende che consentirannoall’economia a stelle e strisce dirialzare la testa. E questoriporterà il sereno anche nellarestante parte del pianeta checomunque dipende ancora moltodall’andamento della locomotivaUsa.

2. NEW DEAL EINTERVENTI DI SOSTEGNOI governi stanno varando in tuttoil mondo massici aiuti al sistemabancario e finanziario e stannovalutando anche di estenderequesto “scudo” ad altri settori. Ilpiano di salvataggio governativoUsa si estenderà quindi ben oltre

i recinti del comparto finanziarioma interesserà settori ad elevatoutilizzo di manodopera e inpesante crisi. L’uso della leva fiscale in moltiPaesi consentirà di fornire unsostegno alle classi più colpitedalla crisi mentre massiciprogrammi di investimento (laCina ha stanziato oltre unmigliaio di miliardi di dollari conla finalità di sostenere ladomanda interna) saràimportante e probabilmentelimiterà la forza devastante dellarecessione in atto. In questigiorni a Londra i Paesi piùimportanti del mondo si sono datiappuntamento per un summit(G20) dove definire nuove regole

finanziarie e rilanciare leeconomie: una sorta di nuovaBretton Woods. Allo studio anchenuovi principi contabili e misureche limitino i maxistipendi deimanager ma anche una totaleriscrittura comune delle regoledei mercati finanziari cheprevenga nuove crisi, garantendomaggiore trasparenza. Ilcoinvolgimento per la prima voltanella storia di tutte le piùimportanti economie del mondonel varare un piano comune persostenere l’economia e rivederele regole del credito.

3. RIPRESADELL’IMMOBILIAREI prezzi del settore immobiliare

continuano a scendereininterrottamente da quasi 2 anninegli Stati Uniti e lecompravendite latitano. L’indiceS&P/Case-Shiller Composite-20,che sintetizza l’andamento deiprezzi delle case in 20 cittàchiave degli Stati Uniti, hasegnato un ribasso del 19% subase annua rispetto allo stessomese del 2008. Questo indice cidice che il prezzo delle case ècresciuto del 52% nel periodo2003- 2006. Ma che poi, apartire dalla seconda metà del2006, i proprietari di immobilihanno perso circa la metà delrialzo accumulato nel decennioprecedente. Un ››segue a pag. 07

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Non è facile rispondere in modo ogget-tivo a questa domanda perché dal

1929 a oggi certo sono stati fatti molti pro-gressi e nell’attuale fase vi è certo una mag-giore consapevolezza dei rischi che unaGrande Depressione potrebbe generare.E i politici e gli economisti dovrebbero es-sere più preparati visto che sanno il rischioenorme a cui si potrebbe andare incontromemori della lezione della Grande De-pressione susseguente al crac del 1929. Labuona notizia è che oggi nel pianeta nonesiste solo il locomotore Usa ma esistonoanche altri Paesi che creano ricchezza, fan-no investimenti, consumano e risparmia-no come molti degli ex Paesi Emergenti.Dalla Cina all’India. Oltre un miliardo dinuovi consumatori si è affacciato sul mer-cato e vuole restarci. La cattiva notizia è

però che oggi, rispetto al passato, tutte leeconomie sono estremamente più interdi-pendenti e connesse per merito, o colpa,della globalizzazione e dell’informazioneiper-veloce (dalla tivù al web). Negli anni’30, poi, oltre un quinto della forza lavoroera impiegata negli Stati Uniti nell’agricol-tura; oggi questa cifra si è ridotta di 10 vol-te. Meno dell’1% del Pil degli Stati Unitisi produce dalla terra. Una lunga e fortedepressione genererebbe quindi una situa-zione sociale difficile da sostenere in mol-te parti del mondo visto che il modello“americano” è stato esportato con “suc-cesso” in tutto il globo con economie ba-sate sempre più soprattutto sulla finanzae sui servizi e un sempre più basso livellodella produzione manifatturiera e agrico-la. Globalizzazione poi significa che se nel1929 la crisi partita dagli Stati Uniti, pri-ma di arrivare all’Europa, impiegò alcunianni, nell’era di Google e dei mille canalisatellitari sono bastate poche ore perché lacrisi si propagasse in tutto il mondo in unrapporto causa effetto difficilmente distin-guibile in un effetto domino micidiale. Maquesta “globalizzazione” e “finanziarizza-zione” estrema del pianeta è inevitabilmen-te anche un grosso punto debole del siste-ma. Se nel passato una o più banche dipiccola-media stazza potevano fallire sen-za conseguenze “sistemiche”, oggi questoè molto più difficile poiché tutto il sistema

è diventato estremamente più complessoe a rischiare maggiormente nell’attuale sce-nario sono poi le banche più grandi (chespesso sono legate una all’altra come in ungioco di matrioske russe in infiniti passag-gi dove è difficile comprendere per gli stes-si banchieri cosa hanno ora in bilancio)poiché sono quelle che più si sono espan-se in questi anni con investimenti e impie-ghi spesso azzardati e patrimoni minusco-li al confronto. Per avere un’idea della mon-tagna di “carta” su cui sediamo e la bollafinanziaria che è stata creata in questi de-cenni basti pensare che essa ha raggiuntooramai dimensioni (grazie anche all’esplo-sione dei prodotti finanziari derivati) chenulla hanno a che fare con l’economia rea-le, intendendo non solo quella più stretta-mente produttiva come l’industria ma an-che i servizi, l’attività più propriamente in-tellettuale. In altre parole almeno il 90%delle attività finanziarie mondiali oggi nonha alcun rapporto con qualcosa di reale,produzione o servizio che sia. Pura scom-messa finanziaria secondo i critici di que-sto modello di sviluppo e di capitalismodell’azzardo. Una situazione molto delica-ta che significa che il tentativo fatto dai go-verni di tutto il mondo di impedire il de-generare della crisi è un esercizio moltodelicato (e basato soprattutto sulla fiduciache saprà ingenerare) come cercare di met-tere le mani e disinnescare una bom-

MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

Rispetto alla crisi del1929 oggi i politici e ibanchieri hanno più

esperienza e facilità dimettere le cose a posto ed

evitare gli errori del passato,oppure tutto è più complicato

e il rischio potrebbe essereperfino più alto e con danni

potenzialmente maggiori?

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ba a tempo. Per farlo seriamente occor-rerebbe intervenire sui meccanismi chehanno originato la crisi (e che molti gover-ni e autorità di controllo hanno di fatto la-sciato agire indisturbati). Ma farlo richie-derebbe un coraggio e una determinazio-ne estremi che apparirebbero scomodi amolti poteri forti con i quali si deve com-battere. Un compito non semplice se si vaverso scelte largamente condivise a livellointernazionale visto che inevitabilmenteemergono gli interessi e gli egoismi nazio-nali e il punto di incontro si trova più fa-cilmente verso le scelte non troppo corag-giose. Col rischio quindi di trovare e con-cordare soluzioni tampone, immettendoliquidità nel sistema che può essere certomomentaneamente utile ma non risoluti-va.Anzi alla lunga controproducente e pa-radossalmente a favore di chi è responsa-bile dei disastri economici e finanziari crea-ti. Per questo, secondo i critici, tali inter-venti servono solo ad aspettare che passi“la nottata”. Ora il G20 chiuso a Londrain questi giorni ha nelle dichiarazioni deipartecipanti trovato un punto di incontroper avviare una regolamentazione finan-ziaria adeguata (dagli hedge fund ai com-pensi dei banchieri), combattere i paradi-si fiscali e stimolare l’economia con inter-venti a pioggia. Si tratterà di vedere se que-sto pacchetto di interventi riuscirà a inci-dere concretamente nell’economia, al di làdell’effetto annuncio.

Accertato che siamo entrati in situa-zione di pesante recessione e credit

crunch (vedi legenda) ci resta da… stabi-lire quali possono essere i segnali che po-trebbero dirci che la fine del tunnel è vi-cina. Non esiste un test infallibile che cipuò svelare quando è giunto il segnale del-la fine della crisi (non pensando eviden-temente di poter in questo modo entraresul mercato ai minimi: a quello sono mae-stri i bugiardi) ma ci sono alcuni indizi ri-correnti che si sono osservati in queste si-tuazioni. Eccoli:a) il massimo del pessimismo da parte deirisparmiatori, dei giornali e dei più impor-tanti attori economici può essere un buonindicatore “contrarian” per capire che ilpunto massimo della crisi si è avvicinato.Negli Stati Uniti sono stati elaborati di-versi indicatori (fra cui il più famoso è for-se il Daily Sentiment Index costruito dal

trader Jake Bernstein) che analizzano lepercentuali di ottimismo e pessimismopresenti sui vari mercati. La teoria sotto-stante a tale indicatore è che un elevato li-vello di ottimismo o pessimismo, ricava-to da un certo numero di operatori nonprofessionali, provoca con tutta probabi-lità un movimento di mercato “nell’altradirezione” (il filone di pensiero al quale cisi rifà è quello cosiddetto ‘contrarian’ chemira, secondo l’esperienza empirica, a ot-tenere guadagni dall’andamento dei mer-cati agendo in modo opposto al compor-tamento prevalente della folla dei rispar-miatori). Questo perché il “pubblico”(mettendoci dentro anche molti opinionleader e attori del mercato) è raramente“dalla parte giusta” nei momenti di inver-sione di tendenza del mercato. In genera-le, quando il consenso sull’ottimismo (osentiment) raggiunge picchi del 90%, siha motivo di ritenere che ben presto so-praggiungerà un ribasso nel mercato.Un’abbondanza di pessimismo, cioè unottimismo inferiore al 10%, rende moltoprobabile un rialzo. Analoghe considera-zioni e studi sono stati condotti anche suiflussi di sottoscrizione e riscatti dei fondicomuni d’investimento. Quando i rispar-miatori si muovono in massa dal moneta-rio verso l’azionario è vicino il mo-

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

ridimensionamentoveramente significativo che è frai più alti statisticamente mairegistrati nel passato e che cisegnala che forse la fine non èlontana. Anche perché prezzi piùbassi del mattone potrebberoprossimamente significare unaripresa degli acquisti.

4. IL PETROLIOSolo qualche mese fa il problemaeconomico “numero uno” delpianeta sembrava il caro barilecon quotazioni del greggio viste a200 dollari da analisti del settorecome prediceva Arjun N. Murti,capo economista della bancad’affari Goldman Sachs. Unpetrolio così caro significava una

forte minaccia per i conti di moltirisparmiatori e imprese vista lafortissima dipendenza da questamateria prima dell’economia el’importanza della bollettaenergetica. Ora in pochi mesi citroviamo in tutt’altro scenario colprezzo del petrolio che è scesosotto i 50 dollari al barile. Molteposizioni speculative sono statechiuse e i timori di una fortefrenata economica (chesignificherà meno consumipetroliferi) possono spiegarequesto fenomeno. Una situazioneanche questa che presto o tardiavrà effetti benefici per imprese econsumatori con una bollettaenergetica molto più bassa dapagare.

5. I MUTUILa politica di rigore attuata dallaBanca Centrale Europea èarrivata finalmente a un punto disvolta e l’ossessione non è più ilcontenimento dell’inflazione equindi un costo del denaro piùelevato. Tutt’altro. Da ottobre aoggi la Banca Centrale Europeaha tagliato, infatti, i tassid’interesse dal 3,75% all’attuale1,25%. Una politica, quella direndere il costo del denaro menocaro e accrescere massicciamentela liquidità nel sistema, chedovrebbe avere benefici effettisul sistema famiglie e imprese.Rendendo nettamente piùconveniente stipulare un mutuo oaccedere o rimborsare un

finanziamento. Basti pensare chel’indice Euribor a 1 mese, che aottobre 2008 aveva superato il5%, è sceso ora all’1,1%. Unasituazione che porterà a renderedecisamente più convenientel’acquisto di una casa grazie aprezzi più ragionevoli e rate delmutuo più basse.

6. LA FORZA DEGLIEMERGENTINon sono più gli Stati Uniti illocomotore economico unico eprincipale del mondo. Seppure lacrisi è globale ci sono altre “tigri”che possono sostenere lacrescita, soprattutto fra leeconomie del Sud Est Asiatico. ››segue a pag. 08

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Quali possono essere i segnali premonitoriche l’alba è vicina dopo la “nottata”?

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>>LE 10 RAGIONI DEGLI OTTIMISTI

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Cina, India, Corea e ancheparte dell’America Latina, Brasilein testa. Secondo le stime ilprodotto interno lordo cinesedovrebbe salire dell’8% nel 2009e nel mese di ottobre il surpluscommerciale di questa nazione èstato positivo per 35 miliardi didollari, un vero primatomondiale. Peraltro la Cinadispone di riserve che sfiorano i2mila miliardi di dollari e depositibancari che rappresentano il150% del Pil, ossia circa 5milamiliardi di dollari (metà di quelloche guadagnano i cinesi lorisparmiano). Mentre i profittidelle imprese statali sono arrivatial 23% del Pil. E in Cina nonesiste un problema

“indebitamento” comenell’Occidente visto che i debitiin sofferenza delle banche sisono ridotti del 75% rispetto a undecennio fa nel pieno della crisifinanziaria asiatica. Ma non èsolo la Cina ad avere un trendpositivo e in controtendenza.Anche altre nazioni dovrebberovedere le loro economie crescerecome l’India o il Brasile facendochiudere in positivo la crescitaglobale del pianeta nel 2009.Questo significa anche che apartire dagli Anni ‘80 un miliardodi persone circa sono entratenell’economia di mercato,rendendo più competitivo, maanche più capace di compensarele perdite.

7. RITORNOALL’ECONOMIA REALEDi fronte alla spaventosa crisifinanziaria in corso si stannofinalmente riscoprendo le virtùdell’industria e della produzionemanifatturiera. Da diversi annil’economia era cresciuta,nutrendosi più di carta che dieconomia reale. Dove gli stipendidei mega manager avevano persoqualsiasi contatto con la realtà edove i laureati in ingegneriaerano più attratti da una carrieranelle banche d’affari (doveelaborare modelli matematicisempre più complessi) piuttostoche dall’industria. Se la grandecrisi, come sembra,ridimensionerà la

finanziariarizzazionedell’economia, ecco che torneràin campo l’industria. Che pagameno ma crea più posti di lavoro,crea meno ricchezza ma ladistribuisce di più. Si tornerà aprodurre, più che a speculare.

8. SUPEREUROAnche a livello valutario la fortefrenata giunta dai mercatifinanziari ha provocato non solodanni per l’economia europea eitaliana. Se qualche mese il tassodi cambio euro/dollaro eraarrivato a sfiorare gli 1,6 ora illivello è sceso fino a 1,2 per poirisalire nelle ultime settimane.Un forte ribasso che rende

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mento del crollo e viceversa quando siassiste al fenomeno contrario e la caccia èverso “l’investimento sicuro” le possibili-tà di ripresa dei mercati azionari aumen-tano notevolmente;b) il tasso di disoccupazione è un datomolto importante e nelle crisi passate si èverificato che un boom del tasso di disoc-cupazione (ovvero quando le aziende ini-ziano a licenziare nel modo più massiccioperché temono un prolungarsi quasi infi-nito della crisi e spesso si muovono un po’in ritardo su questo fronte, sottovalutan-do le possibilità di ripresa del mercato) an-ticipa spesso la ripresa che arriverà me-diamente nei sei mesi successivi. Osserva-re quindi il tasso di disoccupazione (inparticolare il suo picco negativo) e la suaevoluzione mese per mese può essere unindicatore importante per capire a chepunto si è del guado, attendendo, per es-sere più ottimisti, non un solo dato posi-tivo (“una rondine non fa primavera”) mauna serie di risalite mese dopo mese con-secutive e significative (un aumento deltasso di disoccupazione anno su anno su-periore al 50-60% negli Stati Uniti ha spes-so indicato la fine della recessione). Se leaziende tornano ad assumere significa, in-fatti, che si aspettano una ripresa produt-tiva e stanno ricostituendo in maniera si-gnificativa le scorte.Analogamente una ri-presa costante, per diversi mesi consecu-tivi, dei permessi di costruzione richiesti

e quindi del mercato immobiliare è un ul-teriore segnale di cambiamento positivo;c) un indicatore semplice ma fra i più uti-lizzati per valutare la convenienza delleazioni è dividere la capitalizzazione borsi-stica sull’utile netto atteso. La difficoltà intempi di forte crisi è avere delle stime at-tendibili sugli utili poiché quelli degli an-ni precedenti possono essere ingannevo-li. In ogni caso un rapporto di prezzo/uti-

le per azione atteso sotto il livello di 10 vol-te (se associato a un costo del denaro bas-so) o analogamente con le stesse avver-tenze un rapporto dividendo/prezzo su-periore al 6-7% (vedi grafico 4) sono in-dicatori molto attraenti di sottovalutazio-ne del mercato e di fine prossima della cri-si (attualmente questo rapporto è intornoal 4% per l’indice Dow Jones);d) alcuni trader hanno calcolato co-

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

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IL RAPPORTO DIVIDENDO/PREZZI DELLA BORSA AMERICANA DAL 1926 al 1929

150012501000750500250

1098765432

GRAFICO 4

L’esperienza storica evidenzia come un rapporto dividendo/prezzo sotto il livello del 2,5-3% mo-stri una sopravvalutazione del mercato mentre un livello di questo rapporto sopra il 6% indichiun’opportunità di acquisto.

S&P 500 LARGE CAP INDEX (mensile)

IL DIVIDEND YIELD

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estremamente più competitivol’export europeo e italiano chetanta importanza ha nei nostriconti economici. Un euro menoforte aiuta quindi in generale leimprese italiane che fanno affariin dollari, rendendo i nostriprodotti e servizi più competitivi.

9. PREZZI BASSI INBORSAI forti ribassi di questi mesihanno portato le quotazioni aiminimi degli ultimi 10 anni inmolte situazioni. Se si analizzanoalcuni degli indicatori più usaticome il rapporto fracapitalizzazione di borsa e gliutili o il patrimonio, i livelliraggiunti sono ai minimi storici.

In molti casi siamo in presenza diprezzi veramente stracciati consocietà che valgono in alcuni casimeno della liquidità che hanno incassa o comunque meno delpatrimonio. E confrontando (congli anni precedenti) il rapportofra il prezzo di Borsa e gli utili perazioni previsti per il 2009 siamoveramente ai minimi storici.Livelli che mostrano un’evidentesottovalutazione del mercatopoiché un investimento “privo dirischio” (free risk) come, peresempio, l’acquisto di un titolo diStato, garantisce un rendimentonel breve dell’1% e nel mediolungo termine del 2,5%. Il premioal rischio ha quindi raggiuntolivelli altissimi.

10. MAGGIORESORVEGLIANZAQuello che è accaduto non sarebbepotuto accadere probabilmente sele autorità di controllo avesserosvolto fino in fondo la loro attività.Ma il punto più basso è statoprobabilmente già toccato ed èprobabile una stretta sulle regole.Anche riguardo la finanza più difrontiera (come gli hedge fund)sembrano maturi i tempi perl’adozione di “misure concordate”a livello internazionale in materiadi trasparenza e controllo di fondispeculativi e fondi sovrani. Unrafforzamento della trasparenzache potrà far bene ai mercati. Tuttigli Stati si sono mobilitati persostenere un’economia finanziaria

di cui avevano completamenteperso il controllo, delegandolo intutto e per tutto ai manager. Una“pulizia” che dovrebbe fare beneai mercati e all’economia perché aessere più puniti dovrebberoessere proprio i comportamenti piùspeculativi e azzardati che hannoportato l’economia mondiale aquesto punto con un eccesso dicredito e di speculazione. Negliultimi anni i governi si sonosempre dimostrati deboli quandosi trattava di regolamentare lafinanza: ora hanno un’occasioneda non sprecare per riprendere ilcontrollo della situazione, almenodal punto di vista delle regole edella forza di chi è chiamato afarle rispettare. E

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

Se la recessione dura dovesse continua-re, investire con serenità e relativa si-

curezza diventerà sempre più difficile vi-sto (come spiegato sopra) che il sistemaeconomico-finanziario attuale è potente-mente interconnesso e a differenza del 1929questa volta sono più le grandi imprese ele grandi banche a rischiare (mentre allo-ra fallirono soprattutto le piccole impresee le piccole casse di risparmio) visto l’ele-vato livello di indebitamento di cui sonogravate o la presenza negli attivi di “inve-stimenti tossici” di difficile se non impos-sibile liquidabilità. Gli interventi program-mati dagli Stati certo possono aiutare a for-nire un tampone per cercare di ripristina-re un minimo di fiducia ma se la crisi peg-giorasse drasticamente (con lo scatenarsidi un nuovo effetto panico sui mercati e lacorsa agli sportelli) nessun governo po-

trebbe risolvere con una bacchetta magi-ca la situazione perché le grandezze in gio-co sono troppo alte per tutti e i bilanci pub-blici stanno raggiungendo vette di debitodifficilmente sostenibili per lungo tempo.Tornando quindi alla domanda di quali so-no gli investimenti più sicuri in uno sce-nario tempestoso, sicuramente occorrereb-be privilegiare gli investimenti più liquidie con le maggiori garanzie. Molti di quel-li che sono presentati come “valori rifugiosicuri” storicamente non lo sono in questefasi (dall’oro ai diamanti, dalle azioni “peril buon padre di famiglia” ai prodotti piùfantasiosi che le reti di vendita delle ban-che cercheranno di rifilare) se non ma-neggiati con cura. I titoli di stato o i depo-siti garantiti dagli Stati (se ci si fida dellasolvibilità) o le obbligazioni o i certificatidi deposito emessi da banche ritenute af-fidabili rappresentano quindi l’investimen-to più sicuro. In alternativa, in uno scena-rio ancora più pessimistico ed estremo, ilcash, ovvero il contante, rappresentano unaforma di impiego remunerativo! Ancheperché se si verificasse quello che avven-ne nella Grande Depressione (ovvero unoscenario deflazionistico) i soldi che “dor-mono” aumentano di valore poiché tutti iprezzi dei beni e dei servizi iniziano a

me altro criterio per stabilire che si èarrivati alla fine anche il rapporto fra l’in-dice Dow Jones (attualmente circa 8milapunti) e il prezzo dell’oro per oncia (at-tualmente poco sopra i 900 dollari). Se-condo questa teoria un rapporto Dow Jo-nes/Oro al di sotto del valore di 4 (attual-mente è circa 8,9) può costituire un se-gnale anticipatore della fine della recessio-ne e della ripresa prossima ventura;e) Un indice poco conosciuto al largo pub-blico ma interessante per comprenderel’andamento del commercio mondiale è ilBaltic Dry Index. Un indice compostodalla media del prezzo dei noli di 24 lineemarittime internazionali. Nell’economiaglobalizzata tante più merci si spedisconoda una parte all’altra del mondo tanto piùvuol dire che le cose vanno bene e siamoin una fase di espansione. Il prezzo dei no-li delle navi porta container rappresenta ilcosto per trasportare materie prime (ac-ciaio, grano…) con cui si produrrannomerci nei mesi a venire. Negli scorsi me-si questo indice ha segnalato repentina-mente che l’economia mondiale stava en-trando in profonda crisi, perdendo in po-che mesi fino al 90% del valore. Dai livel-li minimi raggiunti a inizio anno questoindice è risalito ma è ancora ben lontanodall’essersi stabilizzato e osservarne l’an-damento (e il superamento della media a200 giorni) potrebbe essere un segnale diuscita dalla crisi.

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Se si teme che ilpeggio non è inveceancora arrivato qualisono gli investimentipiù sicuri?

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

scendere o crollare. Ovvero con gli stes-si soldi puoi acquistare più cose. Fra il 1929e il marzo del 1933 i risparmiatori ameri-cani che tennero i soldi sotto il “materas-so” (salvo furti e rapine!) videro il propriopotere d’acquisto salire del 37%; chi inve-stì in depositi a 3 mesi (in banche che evi-dentemente non saltarono) vide il propriocapitale aumentare in termini reali del 54%mentre chi mantenne i soldi investiti inazioni perse il 90%. Il paradosso della de-flazione e della depressione è infatti quel-lo che il cash (certo meglio se remunera-to e… rimborsato!) è l’investimento idea-

le e senza sforzi e stress si ottengono i ri-sultati migliori. Come abbiamo spiegatonel numero 1 di Money Report per que-sto motivo valutare con attenzione la scel-ta della banca a cui prestare i soldi è par-ticolarmente importante se volete essereiper prudenti (per questo ogni numerodiamo anche un rating ai conti depositocome potete analizzare a pagx xx), privi-legiando le banche meno “rampanti” co-me quelle regionali o provinciali ed evi-tando quelle troppo “internazionali” o“straniere” poiché spesso con attivi piùproblematici.

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Infine qualche parola è necessario spen-derla sull’approccio utilizzato dall’Uf-

ficio Studi di Borsa Export, la società edi-trice del mensile Money Report e che daanni adotta per la maggior parte dei suoiportafogli un approccio basato su un tra-ding system proprietario che cerca di pre-vedere il market timing più adatto per uninvestitore prudente (e non un trader) perentrare e uscire sul mercato. Obiettivo: fa-

re meglio del mercato. Le spiegazioni piùdettagliate di questo approccio sono in-dicate nelle pagine 13 e seguenti dedica-te al Barometro degli Investimenti doverisulta evidente che utilizzare questo cri-terio avrebbe abbondantemente tagliatole perdite rispetto a una gestione “buy andhold”, compra e tieni, anche in questa pe-sante crisi. L’approccio consigliato da Mo-ney Report e dall’Ufficio Studi di BorsaExpert agli investitori di medio lungo pe-riodo è, infatti, questo poiché nel tempoè il solo che ha dimostrato di poter gene-rare risultati incommensurabilmente su-periori rispetto a qualsiasi gestione pas-siva o di quella realmente ottenuta da ol-tre il 95% di fondi e gestioni nel tempo(pur non essendo immune, naturalmen-te, da falsi segnali anche ripetuti). Un ap-proccio quindi molto pragmatico dove al-

l’esame del mercato e degli indicatori piùimportanti viene associato un criterioquantitativo che segnala ai propri Clien-ti in modo inequivocabile quando entra-re e uscire dal mercato e che dal mese digennaio 2008 avrebbe consigliato di usci-re (senza più rientrare), per esempio, dalmercato americano quando l’indice DowJones era al livello di 12.614 punti (ora èa 7.978 dopo aver raggiunto il 6 marzoun livello minimo di 6.470 punti). Per cu-riosità abbiamo voluto verificare cosa ilnostro modello avrebbe consigliato di fa-re nel periodo della Grande Depressio-ne, caricando nel nostro storico tutte lequotazioni giornaliere dell’indice Dow Jo-nes Industrial Average per effettuare unasimulazione e verificare così la robustez-za nel medio-lungo periodo delle nostrestrategie. Ebbene, dall’1 ottobre 1928 fi-no al 31 dicembre 1940 un investitore“medio” in termini nominali avrebbe vi-sto passare il proprio capitale di 1000 dol-lari in questi 12 anni a 547,3 dollari seavesse adottato una strategia passiva deltipo “compra e tieni”. Una perdita di qua-si il 50%. Seguendo il nostro sistema (quel-lo che consigliamo sul barometro e appli-chiamo poi nei portafogli di BorsaExpert.itin modo ancora più avanzato) inve-

DEFLAZIONE,QUESTASCONOSCIUTATutti sanno che cos’è l’inflazione: si haquando i prezzi aumentano. La deflazione èsemplicemente il suo contrario: lariduzione del livello assoluto dei prezzi. Ladeflazione a sua volta può essere buona,quando la diminuzione dei prezzi è dovutaad abbondanza di offerta: generosoraccolto agricolo o progressi tecnologici osalto di qualità nella concorrenza. Oppurepuò essere cattiva, quando è dovuta abassa domanda: basti pensare allastagnazione dell’economia giapponesenegli anni Novanta. La deflazione “cattiva”è una specie di anoressia dell’economia ecomplica la politica monetaria, perché perstimolare l’economia bisognerebbespingere i tassi d’interesse sotto lo zero,cosa che non è possibile.Teoricamente livelli bassi o nulli degliinteressi dovrebbero spingere gliimprenditori a investire ma la realtà diquesti anni (il caso Giappone inparticolare) hanno insegnato che inun’economia affetta da deflazione pochisono disposti a rischiare perché il mercatosi riduce continuamente come la spesa deiconsumatori. Il lato positivo delladeflazione è che chi dispone di un redditofisso (esempio i pensionati o i dipendentipubblici) vede aumentare il proprio potered’acquisto. In ogni caso la deflazionepreoccupa perché complica le possibilitàdi ripresa e non si esaurisce in unarretramento della crescita economica. Lerecessioni sono relativamente frequenti esono un male curabile e ben noto alleautorità di politica economica. Ladeflazione invece è un fenomeno difficileda capire finché non ci si è in mezzo: eallora è spesso troppo tardi. Come insegnail caso giapponese (dalla fine degli anni ’80l’economia e la borsa hanno iniziato untunnel senza fine con una discesadell’indice Nikkei dell’80% dai massimi) oquello della gli anni Trenta con la GrandeDepressione americana. La dimostrazione,secondo gli economisti, che la deflazionenon è “bella” ma distruttiva perché puòcorrodere e far implodere un sistemaeconomico-finanziario. In Europa ladeflazione è già arrivata in Spagna con unacrescita negativa dei prezzi rispetto almese precedente ma in tutto il mondo sista assistendo in questi mesi a un bruscostop e inversione della curva dei prezzi alconsumo.

L’APPROCCIO DI ALLAPROVA DEL TEMPO (ANCHE DEL 1929)

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012

ce avrebbe visto il proprio capitale pas-sare dai 1000 dollari iniziali a 1752 dol-lari se avesse replicato la strategia consi-gliata sull’indice. Con l’ulteriore vantag-gio, rispetto a una gestione passiva, di ve-der fluttuare negativamente nella fase peg-giore il proprio capitale solo del 14,51%(drawdown) mentre chi ha adottato unastrategia passiva (come quella adottatadalla maggior parte dei risparmiatori eancora oggi dalla maggior parte dei ge-stori di fondi) avrebbe oltre che dimez-zato il capitale nominale iniziale con unaperdita fino all’89,4%!

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MEGLIO O PEGGIO DEL 1929?

CREDIT CRUNCHCon il termine stretta del credito (in inglese credit crunch) si indica un calo significativo(o inasprimento improvviso delle condizioni) dell’offerta di credito al termine spesso diun prolungato periodo espansivo e di credito facile. Un fenomeno che può ancheaccentuare la fase recessiva e che può essere provocato dalle autorità monetarie o dalcomportamento delle banche che preoccupate della solvibilità di coloro a cui prestano isoldi tirano i remi in barca, concedendo prestiti a condizioni più rigide. Aumentando itassi o chiedendo più garanzie.Negli ultimi anni e mesi si è sempre più parlato di credit crunch visto che molte banchehanno irrigidito gli standard di prestito perché preoccupate del loro capitale che è statoeroso dalle minusvalenze dovute alla crisi dei mercati finanziari e dalle perdite subite suparte degli investimenti e degli impieghi. A seguito della stretta del credito possonoverificarsi fallimenti sia di banche che di imprese e famiglie debitrici. I mancatipagamenti che vengono a crearsi, e gli eventuali fallimenti, si traducono in pignoramentidei beni ipotecati a garanzia dei crediti, e un aumento delle proprietà in capo alla banche.

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IL BAROMETRO SUI MERCATI E SULLE AZIONIANCORA UN +150% E TORNIAMO PARI...

Dopo una discesa quasi ininterrotta par-tita nel mese di maggio del 2007, i mer-

cati finanziari a marzo/inizio aprile hannopreso un po’ di fiato. Nel punto più bassodella discesa l’Indice Mibtel è arrivato aperdere il 70% dai massimi con alcuni com-parti in discesa anche del 90%. Ma nelleultime settimane si è verificato il tanto so-spirato rimbalzo che ha riportato il princi-pale Indice di Piazza Affari a recuperare fi-no al 30% del suo valore. Questo non si-gnifica che per tornare sui massimi il Mib-tel dovrà riguadagnare un ulteriore 40%tutt’altro. Per tornare sui massimi del mag-gio 2008 (valore 100) si dovrà guadagna-re un altro 150% abbondante con l’indiceche dovrà passare da 39 a 100. Questi so-no i calcoli della matematica finanziaria,una scienza tanto realistica quanto concre-ta. Ben lungi quindi dal pensare che l’im-pennata pre-pasquale abbia fatto riguada-gnare una buona parte del terreno perso.Tuttavia i principali esperti di finanza tor-nano ad essere ottimisti comportandosi unpo’ come una bandiera che segue le folatedel vento. Ma allora dove sta la verità? Bi-sogna vendere tutto come si diceva qual-che settimana fa o bisogna riacquistare co-me si dice oggi? In realtà nessuno conoscela risposta perché nessuno sa quando la si-tuazione che ha portato al quasi collassodel sistema finanziario (con ripercussionisul sistema reale) potrà tornare alla norma-lità.All’interno di una tendenza discenden-te come è stata quella degli ultimi due an-ni i rimbalzi sono quasi fisiologici, comescosse di assestamento. Ma attenzione a la-sciarsi prendere dall’euforia e dalla frettadi voler cavalcare una salita che non si sase sarà duratura.La cosa migliore, secondo noi, non è quel-la di mantenere i titoli in portafoglio perlungo termine a prescindere dalle condi-

zioni del mercato pensando che prima opoi le quotazioni torneranno ai nostri prez-zi di carico. E’ importante invece seguireun sistema consolidato nel tempo (una stra-tegia), come quello che ha permesso ai Por-tafogli di BorsaExpert di centrare ripetu-tamente l’unico obiettivo che ci siamo sem-pre prefissati, quello di far meglio del mer-cato, ovvero perdere meno quando la Bor-sa scende e guadagnare di più quando laBorsa sale. Un obiettivo che nella stragran-de maggioranza dei casi (oltre 9 volte sudieci) non viene realizzato dai gestori.Il modello che abbiamo presentato nelloscorso numero di MoneyReport segnalasenza giri di parole (sovrappesare o sotto-

pesare come fanno molti non permetten-do di conoscere i risultati passati di questisegnali) quando è il momento migliore peracquistare un titolo (segnale verde) o quan-do ancora è il caso di starne fuori (segna-le rosso).Anche questo mese abbiamo vo-luto mettere a disposizione dei nostri letto-ri l’aggiornamento mensile del Baromen-to in cui sono indicati non solo la posizio-ne del sistema sul singolo titolo o sul sin-golo indice ma anche quando è stata effet-tuata l’ultima operazione. E ci si accorge-rà che il recente rimbalzo del mercato nonha ancora fatto scattare alcun segnale di ac-quisto confermando tutte le posizioni di at-tesa dello scorso mese.

NELLE PAG. 14 E 15 IL BAROMETRO CON TUTTE LE TABELLE

“LA STRATEGIA SOTTOSTANTE ALL’INDICATORE CHE C’È DIETRO AL NOSTRO BAROMETRO VIENE UTILIZ-ZATA DA ANNI CON SUCCESSO (ANCHE CON TIME FRAME DIVERSI) NEI PORTAFOGLI DI BORSAEXPERT.ITIL FUNZIONAMENTO È LEGATO AD ALCUNI ALGORITMI E INDICATORI DELL’ANALISI TECNICA CHE ABBIA-MO SPERIMENTATO ESSERE IN GRADO, IN UN ORIZZONTE TEMPORALE DI MEDIO-LUNGO PERIODO, DIMIGLIORARE NETTAMENTE IL TIMING DI INGRESSO E DI USCITA RISPETTO A UNA GESTIONE PASSIVACON CONSEGUENTE MIGLIORAMENTO DEL RENDIMENTO E DIMINUZIONE DELLA VOLATILITÀ”.

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IL FUNZIONAMENTO DEL BAROMETRO: come leggere la tabellaIl problema principe di ogni investitore è quello di scegliere quando è il momento più opportuno per entrare suun titolo azionario, su un indice o su un settore. Ma ancor più importante è sapere quando la fase rialzista del ti-tolo, del settore o del mercato su cui ha investito si è invertita. A dire il vero ci sono coloro che affermano che laricerca del “timing” è tempo… perso e che occorrerebbe essere sempre investiti, accada quel che accada, poi-ché nel lungo periodo (una sorta di “paradiso” degli investitori passivi) si sarà premiati. Non è la nostra filosofiapoiché se certo non crediamo che sia possibile entrare ai minimi o uscire ai massimi riteniamo che sia possibi-le (e più furbo) adottare comunque un approccio attivo e flessibile. Da molti anni (e i portafogli di BorsaExpert.itlo dimostrano) reputiamo, infatti, più saggio adeguarci noi ai mercati piuttosto che pensare che i mercati si ade-guino ai nostri investimenti. Replicare totalmente i benchmark e “mantenere ad ogni costo sempre e comunquele posizioni ci sembra una scelta perdente (e l’andamento dei mercati di questi ultimi anni lo sta confermandopiù di ogni altra cosa) e distruttiva. Che fa solo l’interesse di chi lo consiglia.. Il nostro obiettivo è fare meglio delmercato. Credendo di fare una cosa utile in questa pubblicazione ogni mese presentiamo questa versione sem-plificata di indicatore di tendenza che può dare una preziosa idea del mercato e dei titoli o settori “forti” e da pri-vilegiare. Un indicatore che, sulla base dell’andamento dei prezzi dei titoli e dei settori indicati in tabella, segna-la i momenti in cui è più opportuno rimanere investiti (segnale verde) o neutrali (segnale rosso) sulle singole po-sizioni. Gli abbonati ai nostri portafogli di www.borsaexpert.it ricevono invece un “Semaforo” ad hoc con segna-li giornalieri o settimanali la cui visualizzazione è ugualmente semplice e ancora più immediata (giornaliera o set-timanale). Nulla comunque di estremamente complicato o richiede un trading continuo poiché non crediamo af-fatto che movimentare la propria posizione in continuazione accresca le possibilità di ricchezza (sicuramentequelle del proprio intermediario): al contrario ! Per correttezza dobbiamo ricordare che questo indicatore (sem-plificato come quello che proponiamo in queste pagine o più avanzato come quello che rilasciamo ai nostri ab-bonati) non è infallibile. Il valore aggiunto di questo “barometro” è prima di tutto un contenimento della volatili-tà. I falsi segnali possono esserci (anche oltre il 50%) ma l’esperienza empirica (e i risultati di tutti i nostri porta-fogli di questi anni lo dimostrano) ci dice che operare con strategia premia nettamente rispetto al non averla eaffidarsi agli umori del mercato. Meglio chiudere tante operazioni in piccola perdita che mantenere sempre col-lezionando grandi perdite!

LEGGI LE TABELLE ALLE PAG. 14 E 15

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014

IL BAROMETRO SUI MERCATI E SULLE AZIONI

A2A

ALLEANZA

ATLANTIA

AUTOGRILL

BANCA MPS

BANCA POP MI

BANCO POPOLARE

BULGARI

BUZZI UNICEM

ENEL

ENI

FASTWEB

FIAT

FINMECCANICA

FONDIARIA-SAI

GENERALI

GEOX

GR. ED. L'ESPRESSO

IMPREGILO

INTESA SANPAOLO

ITALCEMENTI

LOTTOMATICA

LUXOTTICA

MEDIASET

MEDIOBANCA

MEDIOLANUM

MONDADORI

PARMALAT

PIRELLI&C

PRYSMIAN

SAIPEM

SEAT PG

SNAM RETE GAS

STMICROELECTRONICS

TELECOM ITALIA

TENARIS

TERNA

UBI BANCA

UNICREDIT

UNIPOL

-71,25%

-64,98%

71,97%

-61,89%

-63,26%

-53,69%

-65,22%

-62,35%

-13,89%

-52,11%

38,92%

-92,43%

-75,06%

-59,21%

-60,68%

-56,20%

-4.00%*

-92,53%

-91,93%

-46,23%

-27,68%

95,16%

-31,54%

-77,14%

-33,63%

-80,22%

-84,94%

-37,42%

-77,01%

-48.00%**

282,19%

-94,02%

71.10%***

-91,89%

-81,25%

375.70%****

34.10%*****

-38,39%

-69,32%

-69,93%

-63,21%

-50,62%

-55,39%

-59,78%

-64,68%

-59,75%

-71,71%

-64,61%

-50,03%

-55,87%

-40,66%

-38,70%

-60,85%

-51,63%

-68,32%

-56,33%

-61,92%

-71,70%

-54,09%

-59,65%

-43,47%

-49,04%

-44,30%

-46,68%

-51,68%

-50,46%

-55,95%

-41,68%

-65,84%

-49,85%

-48,73%

-52,18%

-10,98%

-57,24%

-50,67%

-45,91%

-16,41%

-49,23%

-73,10%

-65,37%

14-03-08

27-07-07

25-01-08

26-10-07

03-08-07

29-06-07

08-06-07

31-08-07

14-09-07

25-01-08

04-07-08

25-05-07

14-12-07

23-05-08

17-08-07

01-02-08

25-01-08

21-10-05

29-06-07

07-09-07

20-07-07

20-07-07

26-10-07

02-06-06

22-06-07

27-07-07

25-05-07

20-07-07

07-12-07

26-09-08

01-08-08

10-08-07

21-03-08

27-07-07

04-05-07

19-09-08

01-08-08

29-06-07

20-07-07

01-06-07

19,47%

-21,17%

69,34%

25,43%

45,22%

141,11%

59,75%

84,59%

142,76%

14,77%

44,52%

36,67%

85,47%

34,12%

106,91%

20,15%

27,98%

13,40%

-67,18%

49,79%

89,96%

51,84%

66,00%

-0,44%

56,85%

-10,40%

14,30%

-2,06%

21,33%

-17,47%

138,61%

-16,08%

1,58%

-25,88%

2,32%

431,02%

-2,26%

33,72%

23,93%

-11,34%

-23,25%

0,00%

-15,08%

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-9,09%

-8,34%

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-11,54%

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-8,39%

-12,80%

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-17,47%

-11,92%

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-10,76%

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-14,33%

-5,07%

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AZIONI S&P MIB40 PERFORMANCE PERFORMANCE BAROMETRO DATA IN CUI PERFORMANCE PERFORMANCEDAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008 IL BAROMETRO DAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008

È SCATTATO SEGUENDO SEGUENDOIL BAROMETRO IL BAROMETRO

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* primo giorno di quotazione 2 dicembre 2004** primo giorno di quotazione 3 maggio 2007*** primo giorno di quotazione 7 dicembre 2001**** primo giorno di quotazione 18 dicembre 2002***** primo giorno di quotazione 24 giugno 2004

NONOSTANTE IL FORTE RECUPERO DELLE SCORSE SETTIMANE IL NOSTRO BAROMETRO SEGNA AN-CORA CATTIVO TEMPO SU TUTTI I MERCATI. LA DISCESA E’ STATA COSI’ FORTE CHE IL RECUPERO NONE’ STATO ANCORA SUFFICIENTE PER FAR SCATTARE I PRIMI SEGNALI DI ACQUISTO. NON E’ D’ALTRAPAR-TE UN INDICATORE STUDIATO PER IL BREVE PERIODO MA PER GUIDARE (E PROTEGGERE) LE SCELTEDEGLI INVESTITORI DI MEDIO-LUNGO TERMINE.

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015

S&P MIB40

EUROSTOXX50

S&P 500 USA

NASDAQ USA

NIKKEI GIAPPONE

SENSEX INDIA

SHENZEN CINA

DAX GERMANIA

BOVESPA BRASILE

RTS RUSSIAN

-59,01%

-57,25%

-44,80%

-62,94%

-53,95%

98,61%

313,71%

-40,66%

145,50%

293,49%

-56,04%

-52,26%

-44,75%

-41,54%

-42,47%

-49,09%

-50,49%

-48,66%

-34,29%

-70,03%

03-08-07

25-01-08

11-01-08

18-01-08

17-08-07

04-04-08

22-02-08

08-02-08

25-07-08

25-07-08

55,71%

34,88%

8,22%

14,79%

22,35%

119,43%

144,42%

63,80%

115,62%

200,26%

0,00%

-14,25%

-4,59%

-11,77%

0,00%

-24,37%

-11,00%

-16,11%

-10,47%

-13,81%

INDICI AZIONARI PERFORMANCE PERFORMANCE BAROMETRO DATA IN CUI PERFORMANCE PERFORMANCEDAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008 IL BAROMETRO DAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008

È SCATTATO SEGUENDO SEGUENDOIL BAROMETRO IL BAROMETRO

R

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R

RR

R

RRRR

ESTOXX BANK

ESTOXX OIL&GAS

ESTOXX PHARMA

ESTOXX INDUSTRIAL

ESTOXX TELECOM

ESTOXX RETAIL

ESTOXX TECH

ESTOXX INSURANCE

ESTOXX MEDIA

ESTOXX CONSTRUCTION

ESTOXX AUTO

ESTOXX FOOD&BEVIOUR

ESTOXX CHEMICAL

-61,05%

-17,44%

-14,58%

-54,97%

-68,71%

-51,28%

-79,01%

-71,54%

-73,22%

-19,01%

-34,33%

-5,89%

-15,12%

-69,27%

-43,27%

-35,40%

-56,15%

-33,22%

-38,37%

-55,65%

-60,59%

-41,45%

-52,68%

-51,53%

-41,33%

-46,07%

31-08-07

11-07-08

13-07-07

18-01-08

22-02-08

04-01-08

18-01-08

31-08-07

31-08-07

17-08-07

04-01-08

08-02-08

18-07-08

45,64%

24,05%

54,23%

57,35%

-13,78%

-18,39%

-4,39%

73,68%

73,50%

79,21%

23,80%

21,19%

10,81%

0,00%

-10,20%

0,00%

-9,55%

-13,66%

-6,26%

-15,67%

0,00%

0,00%

0,00%

-10,73%

-15,85%

-22,43%

INDICI SETTORIALI PERFORMANCE PERFORMANCE BAROMETRO DATA IN CUI PERFORMANCE PERFORMANCEDAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008 IL BAROMETRO DAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008

È SCATTATO SEGUENDO SEGUENDOIL BAROMETRO IL BAROMETRO

R

R

R

RR

R

RRRR

R

R

R

GOLDBRENTCOMMODITIES

221,39%93,98%37,22%

11,17%-50,16%-42,38%

MATERIE PRIME PERFORMANCE PERFORMANCE DAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008

EONIAEURIBOR 1 meseEURIBOR 3 mesiEURIBOR 6 mesi

0,891%1,076%1,479%1,653%

TASSI VALORE

1,980%3,210%3,550%3,750%4,050%

TASSI VALORE

EURO/DOLLARO USAEURO/FRANCO SVIZZEROEURO/STERLINAEURO/YEN

30,42%-5,75%47,63%26,86%

-9,19%-8,17%

24,63%-19,85%

VALUTE PERFORMANCE PERFORMANCE DAL GENNAIO 2000 DAL GENNAIO 2008

ZONA EUROGERMANIAFRANCIAITALIAUSAREGNO UNITOGIAPPONE

1,20%1,20%1,44%2,04%0,89%1,32%0,41%

2,24%2,24%2,40%3,14%1,75%2,55%0,76%

3,08%3,08%3,50%4,33%2,72%3,40%1,31%

3,68%3,68%3,87%5,00%3,47%4,10%1,91%

MERCATO OBBLIGAZIONARIO (curva dei tassi) 2 anni 5 anni 10 anni 30 anni

ZONA EUROGERMANIAFRANCIAITALIAUSAREGNO UNITOGIAPPONE

2,10%2,30%1,50%1,80%2,10%2,30%0,00%

3,30%2,60%2,80%3,30%3,80%3,60%1,30%

1,20%0,90%1,00%1,10%0,25%1,10%

-0,60%

TASSO DI INFLAZIONE 2007 2008* 2009*

DATACENTERI DATI FINANZIARI PIÙ IMPORTANTI PER CAPIRE L’ANDAMENTO DEI MERCATI

EONIA: l’Euro OverNight Index Average è iltasso di interesse interbancario a 1 giorno perla zona di euro.EURIBOR: l’Euro Interbank Offered Rate è iltasso medio a cui avvengono le transazioni fi-nanziarie in Euro tra le grandi banche europeee viene sovente utilizzato come indicatore diriferimento per i mutui o i prestiti.IRS: l’Interest Rate Swap è un contratto in cuile controparti si scambiano, a scadenze con-cordate, dei flussi di interessi (uno fisso e l’al-tro variabile), calcolati sullo stesso capitalenominale che non viene mai scambiato. In ba-se a tale contratto le due parti possono modi-ficare la natura del proprio debito senza la ne-cessità di estinguerlo per aprirne uno nuovo.

Zona euroUSAGiapponeSvizzeraRegno Unito

1,25%0,25%0,10%0,50%0,50%

TUS VALORE

TUS: il Tasso Ufficiale di Sconto è il tassocon cui la Banca centrale concede prestiti al-le altre banche.

E' possibile con questa tabella avere un'idea di quanto rendono su base annua i titoli di Stato in base alla scadenza e al Paese Emittente.

* Tas

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IL BAROMETRO SUI MERCATI E SULLE AZIONI

IRS 2 anniIRS 7 anniIRS 10 anniIRS 12 anniIRS 20 anni

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016

È la piattaforma preferita dai trader diprofessione. Consente di comprare

tutte le azioni del mondo (compresi ilGiappone e l’Australia). Si può specula-re sui cambi (peso messicano e rand su-dafricano compresi) o sulle commodities(dal grano alla soia), sui tassi di interesseo sulle valute. Dà accesso a tutte le obbli-gazioni quotate sul Mot, Euromot, Tlx,Eurotlx e anche sul circuito OTC (overthe counter). Per quanto riguarda i deri-vati Iwbank consente di operare sulle op-zioni e sui futures trattati sui mercati ditutto il mondo. L’operatività su fondi e si-cav è garantita da accordi con 63 societàdi gestione. Non vengono applicate sunessun fondo e su nessuna sicav commis-sioni di ingresso, switch o uscita.

DUE CONTI PER OPERAREE’ possibile scegliere tra aprire

un conto trading (che consente di operaresui derivati e a leva) o un conto banking. Ilprimo applica per la compravendita di azioniitaliane, per i covered warrant e per leobbligazioni quotate sul Mot, Euromot, Tlx eEurotlx una commissione di 12,5 euro pereseguito mentre con il conto banking sipaga lo 0,19% per operazione con unacommissione minima di 5,00 euro emassima di 19,00 euro indipendentementedall’importo transato.

UN COSTO MASSIMOPER OPERAZIONEOperare sulle azioni italiane ha

un costo massimo di 12,5 euro (nel caso delprofilo trading) o di 18,00 euro (nel caso delprofilo banking) indipendentemente dallacifra intermediata. Questo fa sì che lacommissione applicata sia moltoconveniente per chi opera su grossiquantitativi mentre su importi piccoli il costofisso è decisamente elevato: Fineco applica

un costo minimo per operazione di soli 2,95euro mentre Iwbank applica 5,00 euro diminimo nel caso del profilo banking e 12,5euro nel caso del profilo trading.L’operatività sul mercato obbligazionario èuno dei punti di forza di Iwbank. Comprareuna obbligazione per un controvalore di 100mila euro costa 12,5 o 19,00 euro su Iwbank(a seconda del profilo scelto) mentre pagarela commissione variabile come fanno lebanche tradizionali può costare dai 200 ai300 euro. Veramente unica anche lapossibilità di comprare (ma solo via callcenter) le obbligazioni quotate sul mercatoOTC (anche se sempre con unacommissione variabile del 1,99%).

APPROFONDIMENTISu tutte le società quotateitaliane è disponibile

l’andamento del titolo, le news, una sintesidell’attività, l’azionariato, i giudizi deglianalisti e alcuni dati previsionali. Sono

gratuite le news (dell’agenzia MF-DowJones), i grafici di tutti gli strumentifinanziari negoziati, una sezione dedicataalle valute e una panoramicasull’andamento dei principali mercatimondiali.

TANTI I SERVIZIEXTRA A PAGAMENTO Sono a pagamento tutte le

quotazioni in tempo reale di tutti i mercatiad esclusione della Borsa Italiana. Sono apagamento anche le news relative almercato azionario e monetario Usa, dellecommodities e dell’energia. E’ possibileacquistare diverse piattaforme di trading e isoftware Tradestation e Metastock deiprogrammi che consentono di fare analisitecnica su tutti i titoli e elaborare strategieautomatiche per operare in Borsaeffettuando anche dei back test perverificare quali risultati ha prodotto unadeterminata strategia operativa.

LA PIATTAFORMA DEL MESELA PIATTAFORMA PIU’ AVANZATA PER I TRADER DI PRO-FESSIONE. CONSENTE DI SPECULARE SU TUTTO, DAL-LE AZIONI AUSTRIALIANE ALLA SOIA. MOLTO COMPE-TITIVE LE CONDIZIONI APPLICATE.

IL NOSTRO GIUDIZIONon è la piattaforma più semplice da usare ma è sicuramente a oggi la piùcompleta quanto a gamma di azioni negoziate (Italia, Usa, Europa, Asia,

Oceania), obbligazioni (Mot, Euromot, Tlx, Eurotlx, Otc), derivati (su indici azionari,cambi, tassi di interesse, commodities, titoli obbligazionari e azionari) e valute sucui è possibile operare. Notevoli anche il numero di piattaforme e strumenti asupporto per il trading cui a pagamento consente di accedere. Per i trader più attivisono previsti piani commissionali personalizzati. E a supporto di tutti oltre alconsueto numero verde c’è una utilissima chat dove operatori sempre molto benpreparati rispondono con brio a tutte le domande dei clienti. Interessanti molti dei servizi offerti come la possibilità di inserire ordinicondizionati (che si attivano automaticamente quindi al raggiungimento dideterminati parametri che sono stati impostati). E per gli scalper la possibilità dioperare a leva intraday e overnight fino al 500%. Unico punto dolente rispetto aFineco sono le schede informative sui titoli obbligazionari che mancano del tuttomentre per ogni emissione su Fineco compaiono tutte le caratteristiche principali diuna emissione (scadenza, tipo di tasso, cedola, meccanismo di indicizzazione) eanche il prospetto informativo. Ri

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IWBANK AI RAGGI X

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LA PIATTAFORMA DEL MESEQuesto mese parliamo di Sito internetA chi appartieneQUANTO TI COSTA APRIRE IL CONTO E MANTENERLOQuanto costa aprirloQuanto costa mantenerlo apertoQuanto costa chiuderloQuanto tempo occorre per chiuderloQUANTO TI COSTA PRELEVARE E PAGAREAssegno circolareBonificiLibretto assegniBancomatPrelievo con bancomat presso sportelli automaticibanche dello stesso gruppoPrelievo con bancomat presso sportelli automaticibanche non dello stesso gruppoPrelievo in filiale

Massimali prelievo contante con bancomatCarta di creditoVersamento contanti e assegni

Pagamenti e versamenti gratuiti

Pagamento tramite bollettino postaleQUANTO COSTA FARE TRADING SUAzioni Italia

Azioni AmericaAzioni Francia e GermaniaObbligazioni quotate al Mot, Euromot, Tlx, Eurotlx

Futures su S&P/MIB e DaxFutures MiniS&P/MIBFuture CmeOpzioni

Covered Warrant Obbligazioni OTC

Etf

ValutePiani commissionali per i trader più attiviFondi e Sicav a disposizioneCommissioni di ingresso su fondiCommissioni di acquisto su fondi italianiCommissioni di acquisto su sicavCommissioni di switch su fondiRaccolta ordini da promotore finanziarioCosto custodia titoliPossibilità di inserire stop loss e take profitPossibilità di inserire ordini condizionatiAlert via smsPossibilità di inserire ordini dal telefoninoSERVIZI INFORMATIVI PER INVESTIREQuotazioni in tempo reale Schede informative sui titoliQUANTO GUADAGNI SENZA FAR NIENTEQuanto remunera la liquidità lasciata sul contoPortafoglio remuneratoPronti contro Termine (Supersave)

SE HAI BISOGNO DI ASSISTENZA

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Se si generano commissioni elevate è possibile concordare un profilo commissionale personalizzato Oltre 2000 fondi e sicavNoNoNoNoNoGratuitoSìSìSìSì

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Nessuna remunerazioneSìSì può apire un conto di deposito gratuito (Iwpower) che da a 1 mese un tasso netto del 1,20% a tre mesi del1,30% netto a un anno dell'1,50% nettoC'è una utilissima chat online e un numero verde

12,5 euro fissi

10,00 euro + 0,01 euro per azione0,25% con un minimo di 15,00 euro15,00 euro per Mot e Euromot 12,5 euro per tlx e eurotlx 10,00 euro5,00 euro15,00 euroÈ possibile scegliere tra due profili commissionali: 2,5euro per contratto con un minimo di 25,00 euro pereseguito o 5,00 euro per contratto senza minimo 10,00 euroSono negoziabili solo telefonicamente pagando lo0,199% (min 5 euro)12,5 euro fissi

0,10 sul controvalore dell'operazione

0,199% con un minimo di 5,00 euro per operazionee un massimo di 18,00 euro per operazione10,00 euro + 0,01 euro per azione0,25% con un minimo di 15,00 euro0,199% con un minimo di 5,00 euro per operazionee un massimo di 18,00 euro per operazioneOperatività non consentita in questo profiloOperatività non consentita in questo profiloOperatività non consentita in questo profiloOperatività non consentita in questo profilo

Operatività non consentita in questo profiloSono negoziabili solo telefonicamente pagando lo0,199% (min 5 euro)0,199% con un minimo di 5,00 euro per operazionee un massimo di 18,00 euro per operazione0,10 sul controvalore dell'operazione

IWBANKwww.iwbank.itGruppo UBI (Unione di Banche italiane)

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E' possibile prelevare denaro contante (massimo 6000 euro al giorno effettuando la richiesta con 4 giorni dianticipo) presso gli sportelli bancari di Milano oltre 1000 filiali del gruppo Ubi e in tutti i 14000 uffici postali3000,00 euro in un meseGratuitaE' possibile versare denaro contante (massimo 10000 euro al giorno) presso gli sportelli bancari di Milano ol-tre 1000 filiali del gruppo Ubi e in tutti i 14000 uffici postaliAccredito stipendio/Addebito delega F24/Addebito Rid-utenze/Bollettini Mav e Rav/Ricarica telefonicaonline/TelepassConsentito i costi dipendono dal proprio profilo

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IL NOSTRO GIUDIZIOA parità ovviamente di performance (i due ETF seguono quasi pedissequa-mente l’andamento dell’Indice S&P/MIB) le caratteristiche che li differenzia-

no l’uno dall’altro sono relative alle commissioni di gestione e alla liquidità. Mentrel’ETF S&P/MIB DB è da preferire in relazione a commissioni di gestione più basse, l’ETFS&P/MIB LYXOR può essere scelto perché scambia circa 20 volte più del concorrente.Secondo la nostra esperienza operare su un ETF poco liquido significa acquistare il ti-tolo a un prezzo leggermente superiore rispetto a quello di mercato e venderlo a unprezzo leggermente inferiore poiché la differenza tra denaro e lettera all’interno delbook è leggermente più ampia (ricordiamo che per gli ETF non si incrociano le propo-ste di acquisto con le proposte di vendita ma esiste un market maker che si pone da in-termediario decidendo sostanzialmente il prezzo dello scambio). Le commissioni di ge-stione non vanno quindi utilizzate come unico criterio per stabilire la convenienza diun Etf. Riguardo la strategia da attuare su questo Etf normalmente viene consigliato didetenerli per il lungo …periodo all’interno magari di una diversificazione di portafoglio.Non è il nostro approccio preferendo una gestione flessibile. Il nostro sistema di con-sulenza operativa (che utilizziamo nei portafogli di Etf di www.borsaexpert.it ) ci ha in-fatti su questo Etf fornito un segnale di uscita il il 27 luglio 2007, da allora Piazza Affa-ri ha perso il 58,7%. E prima di rientrarci e consigliarne l’acquisto aspettiamo quindi…diligentemente un segnale contrario. Una strategia che ci sembra migliore di quellafondata sul lungo periodo o sulla pretesa capacità di capire quali saranno i punti mini-mi e massimi…Approcci che lasciamo volentieri ad altri, più che soddisfatti di questi ri-sultati che pochissimi investitori professionali (e non) hanno centrato.

018

ATTENTI A QUEI DUEA CONFRONTO I DUE ETF CHE “CLONANO” L’ANDAMENTO DELL’INDICE S&P MIB40. SE SI EFFETTUA TRA-DING LA NOSTRA PREFERENZA VA A QUELLO EMESSO DA LYXOR.

T ra i tanti ETF presenti a Piazza Affa-ri (ormai circa 300) ne abbiamo scel-

ti questo mese due che hanno come obiet-tivo quello di replicare l’andamento diPiazza Affari. Si tratta dell’ETF S&P/MIBDB (ticket XMIB, Isin LU0274212538)emesso da Deutsche Bank e dell’ETFS&P/MIB LYXOR (ticket ETFMIB, IsinFR0010010827) emesso da Société Gé-nérale.

COSA REPLICANOLa caratteristica comune adentrambi è che replicano l’an-

damento dell’indice benchmark di riferi-mento, ossia l’indice guida di Piazza Af-fari (lo S&P/MIB), e per tale motivo so-no adatti a investitori che vogliano segui-re l’andamento dei maggiori titoli quota-ti a Piazza Affari evitando l’esposizioneai rischi caratteristici di un investimentosui mercati esteri, principalmente il ri-schio paese e il rischio cambio. L’indiceS&P/MIB, sviluppato congiuntamente daStandard & Poor’s e Borsa Italiana, è com-posto dalle quaranta principali azioni quo-tate sui mercati organizzati di Borsa Ita-liana, le cosiddette blue chip. I criteri diingresso nell’indice sono la liquidità, lacapitalizzazione del flottante e la rappre-sentazione settoriale. L’indice viene rivi-sto due volte all’anno, nei mesi di marzoe settembre, da parte di un’apposita com-missione per verificare se il numero del-le società componenti sia idoneo a rap-presentare correttamente il mercato. Ilcomparto finanziario risulta quello mag-giormente pesato all’interno dell’indicecon una percentuale prossima al 40%: se-guono energia, media, telecomunicazio-ni ed utility. La quota residua è ricopertada titoli industriali, semiconduttori e be-ni di consumo.

COMMISSIONI DI GESTIONE E DIVIDENDILe differenze tra i due ETF co-

minciano se si analizzano le commissio-ni di gestione. Infatti se si detiene l’ETFS&P/MIB emesso da Deutsche Bank(Db) si corrisponde una commissione digestione su base annua pari allo 0,3%, leg-germente inferiore rispetto alla detenzio-ne dell’ETF S&P/MIB LYXOR che cor-risponde allo 0,35% su base annua. Cer-tamente questa differenza non è giustifi-cata dato che gli analisti hanno solamen-te il compito di pesare i vari titoli presen-ti nell’Indice S&P/MIB senza effettuarealcun tipo di analisi.Entrambi gli ETF distribuiscono un di-videndo con cadenza annuale: per l’ETFS&P/MIB DB l’ultimo importo di tale di-videndo è stato di 1,15 euro e la distribu-

zione viene effettuata il 29 di agosto ditutti gli anni, mentre per l’ETF S&P/MIBLYXOR l’ultimo importo è stato di 1,33euro e la distribuzione avviene ogni annoil 17 luglio.

QUANTITÀ SCAMBIATEUna notevole caratteristica di-stintiva riguarda le quantità

scambiate che stanno a individuare la li-quidità del titolo. Nell’ultimo anno di con-trattazione l’ETF S&P/MIB DB ha scam-biato una media giornaliera di 13.433 pez-zi per un controvalore, al prezzo medio di25,01 euro, di 335.998 euro. Molto più li-quido appare l’ETF S&P/MIB LYXORche sempre nell’ultimo anno ha scambia-to una media giornaliera di 280.864 pez-zi per un controvalore, al prezzo medio di24,79 euro, di 6.961.913 euro.

QUEI REPLICANTI DI PIAZZA AFFARI

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019

MONITOR

QUANTO RENDEINVESTIRE A BREVE SUI CONTI DEPOSITOC on i conti di deposito vincolati si può

guadagnare fino al 4% lordo all’anno.Non hanno spese e bastano (anche per leaziende) pochi click per aprirli. Ma atten-zione: oltre ai tassi offerti (talvolta civetta)bisogna valutare la solidità dell’istituto cheli offre.A chi dispone di liquidità sul pro-prio conto corrente le banche offrono sem-pre più conti di deposito che consentonodi ottenere degli interessi maggiori rispet-to a quelli offerti attualmente da impie-ghi a breve termine come i titoli di stato,i fondi monetari e i titoli obbligazionariche scadono entro pochi mesi. Con i con-ti di deposito si può arrivare, infatti, a gua-dagnare fino al 3% netto su base annua.In principio è stato il gruppo olandese Ingcon il Conto Arancio (quello pubbliciz-zato con la zucca) a reclamizzare massic-ciamente questa forma di impiego, viva-cizzando il panorama bancario italianotutt’altro che competitivo.

Iconti di deposito sono dei conti che si

appoggiano al conto corrente tradizio-

nale e possono essere da questo alimen-

tati facendo dei bonifici dal proprio conto

corrente al conto deposito. Se si ha sul con-to corrente della liquidità in eccesso la sipuò versare sul conto di deposito per sfrut-tare il maggior tasso di remunerazione cheoffre. Se invece si ha bisogno di liquiditàla si preleva dal conto deposito e la si tra-sferisce sul conto corrente. I conti di de-posito non hanno spese di apertura né dichiusura. Per aprirli è sufficiente compi-

lare online il modulo di apertura, stam-parlo, firmarlo e inviare per posta alla ban-ca proponente una copia della propriacarta d’identità e del codice fiscale oltrea fare un bonifico anche di pochi euro dalproprio conto corrente per essere identi-ficati.

Ma vale la pena aprire un conto depo-

sito? Fra 30.000 euro impiegati al4% annuo lordo (2.92% considerando laritenuta fiscale del 27%) e la stessa cifraremunerata allo 0,5% lordo (quanto lamaggior parte delle banche remunera ipropri correntisti) in 6 mesi si può otte-nere una remunerazione di 438,00 eurooppure di 54,00 euro. Ed è evidente chelo “sbattimento” di aprire un nuovo con-to, mandare un modulo e fare una foto-copia della propria carta d’identità sia giu-stificato (438 euro per sei mesi, 876 me-si per 12 mesi) anche perché le condizio-ni attuali dei mercati sul mercato mone-tario non offrono certi rendimenti asso-lutamente comparabili (i Bot a 12 mesioffrono attualmente un rendimento net-to del 1,05%). Ma prima di aprire un con-to di deposito è bene fare qualche inda-gine riguardo l’affidabilità e solidità del-le banche che garantiscono questi conti.Teoricamente si tratta di investimenti si-curissimi e fino a 103 mila euro i conti dideposito sono garantiti dal Fondo di Tu-tela dei Depositi. Ma di questi tempi mol-ti risparmiatori sono diventati (giustamen-te) più realisti del Re e preferiscono affi-

dare i propri soldi a banche più tranquil-le e solide. Esistono indicatori che ci di-cono quali sono queste banche? I rispar-miatori più smaliziati guardano soprat-tutto a due indicatori. Una banca solidadovrebbe avere il Core Tier (un indicato-re di bilancio che misura la solidità di unabanca) sopra il 6% ma soprattutto un co-efficiente di solvibilità (patrimonio nettodiviso attivo) sopra l’8%. Il secondo indi-catore è probabilmente di questi tempi ilpiù interessante e dice quanto è elevata laleva finanziaria ovvero quante volte la ban-ca ha fatto “girare” i propri soldi rispet-to al patrimonio.Tanto più è elevato que-sto numero tanto maggiori sono i rischiche eventuali perdite e svalutazioni azze-rino il patrimonio. E da questo punto divista banche straniere come Ing o Bar-clays mostrano indicatori decisamente so-pra la media. Ing che propone il conto dideposito più famoso (il Conto Arancio)senza il recente intervento dello Stato olan-dese avrebbe avuto una leva di 70. Un li-vello decisamente elevato. Una banca conuna leva finanziaria di 50 potrebbe, infat-ti, essere messa completamente fuori gio-co (salvo interventi di salvataggio con inie-zione di mezzi freschi) con un tasso diperdita sugli attivi di solo il 2%.Ipotesi certo del tutto teoriche ma l’inter-vento massiccio degli Stati a difesa del si-stema bancario non è detto che possa an-dare avanti all’infinito se la crisi econo-mica e finanziaria dovesse ancora preci-pitare. Anche perché le grandezze in

I CONTI DEPOSITO CONTINUANO A DIMOSTRARSI PIÙ COMPETITIVI DI OBBLIGAZIONI A BREVE TERMI-NE E TITOLI DI STATO ANCHE SE NELLE ULTIME SETTIMANE, COMPLICE IL TAGLIO DEI TASSI DI INTERES-SE, ANCHE IL LORO RENDIMENTO STA SCENDENDO. I NOSTRI DUBBI PERMANGONO SU QUELLI OFFER-TI DAGLI STRANERI ING E BARKLAYS, ISTITUTI CHE MOSTRANO INDICATORI DI SOLIDITÀ E SOLVIBILITÀPEGGIORI DELLA MEDIA. SEMPRE MOLTO CONVENIENTE RISULTA L’OFFERTA DI BANCA CARIGE CONCONTOCONTO.

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MONITOR

020

gioco sono decisamente elevate e mol-ti Stati per salvare le banche più impor-tanti dovrebbero stanziare risorse che ol-tre a non avere appaiono veramente mo-struose rispetto ai bilanci pubblici. Chivuole essere prudente quindi valuta nonsolo le condizioni offerte ma anche la so-lidità degli emittenti, cercando di scansa-re le banche troppo “tirate”.Detto questo sfruttare le offerte di alcu-ni conti deposito può essere un’idea fur-ba per fare i propri interessi ma senza la-sciarsi “ingabbiare”, passando a quelliche offrono remunerazioni più interes-santi o evitando di restare investiti oltre itermini delle promozioni quando i tassidi rendimento offerti non sono più cosìinteressanti.

Su quali puntare? Se non si ha bisognodella liquidità per almeno tre mesi si

può aprire un conto di deposito vincola-to. Se si rispetta il vincolo che si è scelto(mantenere la liquidità sul conto deposi-to per almeno 3 6 o 12 mesi) si può sa-pere in anticipo quanto si guadagnerà nelperiodo prescelto indipendentemente dal-le modifiche ai tassi decise dalla BCE. Ilconto di deposito vincolato attualmentepiù pubblicizzato è quello proposto daChe Banca! (la banca al pubblico del grup-po Mediobanca). Fino al 15 aprile 2009Che Banca offre un tasso del 2,26% net-to vincolando il capitale per 3 mesi; untasso del 2,55% vincolando il capitale per6 mesi; un tasso del 2,92% vincolando ilcapitale per 12 mesi.Tradotto in numerisignifica che 50 mila euro investiti per tremesi frutteranno 282,5 euro di interessi,mentre vincolati per 12 mesi daranno1460,00 euro di interessi. Rendimenti in-feriori sono offerti sui 12 mesi da Santan-der Time Deposit (2,57%). Ma con ungrosso limite per questo conto: se si ha bi-sogno di liquidità ci vogliono 15 giorniper riavere i soldi perché non sono con-

sentiti prelievi parziali: se si vuole inter-rompere il rapporto bisogna prelevare tut-to e quindi chiudere il conto e per farlooccorrono 15 giorni. Decisamente piùbassi i rendimenti offerti da Iwpower Tur-bo, il deposito proposto dalla banca onli-ne Iwbank: vincolando il capitale per 1mese si ottiene l’1,20%, vincolando il ca-pitale per 9 mesi l’1,30% vincolando il ca-pitale per 12 mesi l’1,50%.

Per chi non si vuole impegnare vinco-

landosi a scadenze fisse perché nonha un’idea precisa di quando avrà biso-gno della liquidità di cui dispone è megliooptare per un conto di deposito libero.Stessi vantaggi di quello vincolato (nes-suna spesa di apertura mantenimento echiusura) senza venir penalizzati in ter-mini di rendimento in caso di dimissioneanticipata. Il conto di deposito libero piùfamoso è il Conto Arancio di Ing Direct(quello del “mettetevelo nella zucca”). Of-fre fino al 15 aprile 2009 il 3,10% su ba-se annua per sei mesi. In cifre significa chechi investe 50 mila euro su Conto Aran-cio per sei mesi si ritroverà alla fine del pe-riodo con un guadagno di 775,00 euro. E

se porta un amico guadagna altri 90,00euro. Ma più di un dubbio sulla banca chelo propone è espresso nella tabella dedi-cata ai conti di deposito liberi. Più solidain termini di banca proponente, e più ge-nerosa come rendimento, l’offerta di Ban-ca Carige che con Contoconto.it offre il3,28% netto per sei mesi fino a 50 milaeuro di capitale investito. Inferiore l’of-ferta della Sparkasse Italia che fa capo algruppo austriaco Sparkasse. Il Conto Ex-tra offre il 2,19% per tre mesi su giacen-ze fino a 100 mila euro. Come Conto San-tander fino a quando sarà valida la pro-mozione in corso. Meno interessante ri-spetto a un tempo la proposta di Rendi-max dell’italiana Banca Ifis che dal 5 mag-gio 2009 taglierà il rendimento al 2,16%netto (dall’attuale 2,92%) Sono previsteofferte per chi è già cliente e deciderà divincolare il capitale per un periodo pre-definito ma ancora non sono state ufficia-lizzate. Rendimax è l’unico conto di de-posito che può essere aperto dalle azien-de. Come impiego a breve della liquiditàaziendale è sicuramente l’impiego più fles-sibile e redditizio rispetto a investimenticome titoli di stato o fondi monetari.

ISTRUZIONI PER L’USO DELLE TABELLEI rendimenti forniti sono basati su quanto dichiarato dalle banche nei rispettivi siti e i base a interviste telefoni-che con il personale del call center. La valutazione fatta da questa rivista sulla bontà del conto o dell’istituto so-no basate sui dati di bilancio consultati e resi pubblici e vogliono fornire solo un’opinione indicativa e possonoessere soggette anche a cambiamenti drastici in base all’evolversi del mercato. Il rendimento viene calcolato su10.000 euro per dare un’idea concreta del guadagno effettivo. Evidentemente per capitali superiori basterà mol-tiplicare per enne volte il rendimento facendo però attenzione alle eventuali limitazioni poste ai capitali remune-rati col tasso di entrata. Se su 3 mesi un deposito di 10 mila euro rende 82,25 euro netti significherà che su50.000 euro il rendimento sarà di 411,25 euro. Attenzione sempre ai limiti che alcuni conti prevedono sulla re-munerazione in base al capitale depositato (e che indichiamo comunque nelle tabelle). Vi è comunque da ricor-dare che le condizioni offerte dalle banche possono sempre cambiare (in base soprattutto all’andamento del co-sto del denaro) e si consiglia quindi di consultare i siti delle società per verificare eventuali cambiamenti.

LEGGI LE TABELLE ALLE PAG. 22 E 23

QUANTO RENDEINVESTIRE A BREVE SUI CONTI DEPOSITO

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021

CONTO DELLE MIE BRAME

CONTI DI DEPOSITO

COME FUNZIONA IL FONDOINTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI

Sono dei conti che si appoggiano al tuo conto corrente tradizionalee possono essere alimentati facendo dei bonifici dal tuo conto cor-rente al conto deposito. Se hai sul conto corrente della liquidità chenon ti serve la puoi versare sul tuo conto deposito per sfruttare ilmaggior tasso di remunerazione che offre. Se hai bisogno di liquidi-tà la prelevi dal conto deposito e la trasferisci sul conto corrente.

PERCHÈ POTRESTI APRIRNE UNOOffrono dei tassi di rendimento della liquidità maggiori non solo diquelli offerti dai conti correnti ma anche dei fondi monetari e dei tito-li obbligazionari a breve termine.

PRONon hanno vincoli di tempo quindi il rendimento che offrono è pertutto il periodo in cui la liquidità giace sul conto. Sono privi di spesedi apertura e chiusura.

CONTROI rendimenti più alti vengono in genere offerti all'inizio e ai nuovi clien-ti per un periodo limitato di tempo (il periodo promozionale) e in alcu-ni casi solo se l'importo depositato non supera una certa cifra. Trascor-sa la promozione i tassi scendono anche se si mantengono in generepiù elevati di quelli offerti dal conto corrente.

ATTENZIONENon sono dei conti correnti quindi non vengono rilasciati strumenti dipagamento (libretto degli assegni, bancomat, carta di credito) nè sipuò ricevere lo stipendio o pagare le bollette.

CHI VALE DI PIÙ?

LEGGI LA TABELLA A PAG. 22

CONTI DI DEPOSITO VINCOLATISono dei conti che si appoggiano al tuo conto corrente e possonoessere da questo alimentati. Se si ha sul conto corrente della liqui-dità che non serve la si versa sul conto deposito se si ha bisogno diliquidità la si trasferisce dal conto deposito al conto corrente.

PERCHÈ SI APRONOOffrono dei tassi di rendimento della liquidità maggiori di quelli of-ferti dai conti correnti.

PROOffrono una remunerazione della liquidità maggiore di quella offertadai conti di deposito. Si sa in anticipo quanto si guadagnerà indipen-demente dalle modifiche ai tassi decise dalla BCE. Sono privi di spe-se di apertura e chiusura.

CONTROPer ottenere questi rendimenti occorre vincolare il capitale investitoper un periodo di tempo predeterminato (3,6 o 12 mesi).

ATTENZIONENon sono dei conti correnti quindi non viene rilasciato un libretto degliassegni non si possono pagare le bollette non si può ricevere lo stipen-dio su questi conti nè vengono rilasciati bancomat o carte di credito.

LEGGI LA TABELLA A PAG. 23

LEGENDA TABELLE PAG. 22 E 23:

I giudizi forniti sono basati su quanto dichiarato dalle società nei rispet-tivi siti e i base a interviste telefoniche con il personale del call center.La valutazione fatta da questa rivista sulla bontà del conto o dell'istitu-to sono basate sui dati di bilancio consultati e resi pubblici e voglionofornire solo un'opinione indicativa e possono essere soggette anche acambiamenti drastici in base all'evolversi del mercato.

Il rendimento viene calcolato su 10.000 europer dare un’idea concreta del ritorno. Eviden-temente per capitali superiori basterà moltipli-care per enne volte il rendimento facendo pe-rò attenzione alle eventuali limitazioni poste aicapitali remunerati col tasso di entrata.

LE CONDIZIONI OFFERTE POSSONO CAM-BIARE ANCHE IMPROVVISAMENTE E SICONSIGLIA DI CONSULTARE I SITI DELLESOCIETA' PER VERIFICARNE L’APPLICA-BILITA’ PRIMA DI SOTTOSCRIVERE QUAL-SIASI PROPOSTA.

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E’ istituito per proteggere i depositi dei correntisti dal fallimento di una banca e rim-borsa fino a un massimo di 103.291,38 euro. Anche ai conti deposito viene aggiun-ta questa tutela. Al Fondo aderiscono tutte le banche italiane ad eccezione di quel-le di credito cooperativo che hanno un proprio Fondo di Garanzia. Per un’analisi piùapprofondita fare riferimento al primo numero di MoneyReport alle pagg. 3 e 4.

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DENARO & LETTERE

Gentile Gaziano, ho sottoscritto molti anni fa un fondo

immobiliare quotato e in particolare Bnl Im-mobiliare Crescita. Entro questo giugno 2009la società si era impegnata a restituire il ca-pitale ma ho scoperto sconcertata che nono-stante la società fino a pochi mesi fa avevadetto che tutto andava bene (e avrebbe quin-di rispettato il termine dei rimborsi) ha cam-biato idea. E ha chiesto altri 3 anni di tempo!E’ legale una cosa del genere? Cosa sta acca-dendo? Cosa mi consiglia? Anche con queisoldi mia figlia doveva sposarsi…

R.S. Via e-mail

Cara lettrice,purtroppo le cose stanno come Lei ha racconta-to e se la può consolare non è sola in questa si-tuazione visto che circa 13 mila risparmiatori (manon tutti con la figlia che si deve sposare), quasitutti clienti di Bnl, si trovano nelle stesse agitateacque. Secondo regolamento la società aveva 7anni per liquidare il fondo e tutto sembrava an-dare in quella direzione. Il regolamento della Ban-ca d’Italia prevede comunque che una societàpossa chiedere un periodo di “grazia” nel casoche i mercati non consentano la liquidazione perle “avverse condizioni”. Ma entro i termini previstiil management di Bnl Immobiliare Crescita nonaveva richiesto questo “salvagente”, ipotizzandosempre di vendere in “blocco” tutto il patrimonio.Salvo a fine dicembre dello scorso anno “scopri-re” che non sapeva come disfarsi degli immobili,chiedendo a termini superati il periodo di “grazia”di 3 anni che Banca d’Italia giustamente ha ne-gato in quanto presentato oltre il termine previ-sto dal regolamento stesso. Siamo ora in una si-tuazione particolare e occorrerà vedere entro il30 giugno 2009 come si comporterà la Sgr (so-cietà di gestione del risparmio), quanto e se rim-borserà. Intanto le quote di questo fondo sonostate sospese dalla contrattazione a tempo inde-terminato dalla Borsa Italiana. L’ultima valutazio-ne di stima delle quote di questo fondo era di3520 euro, ma l’ultimo prezzo segnato è stato di2715 euro. Il consiglio che Le posso fornire èquello di unirsi ad altri “quotisti” nella sua condi-zione che vogliono veder tutelati i propri diritti. Edè nata da poche settimane un’ associazione sen-za fine di lucro (www.quotistifondocrescita.it ) ilcui obiettivo è prendere tutte le iniziative i rispar-miatori intrappolati ed eventualmente agire legal-mente contro i vertici di questo fondo. Non è cer-to giusto che quando le cose vanno bene le ban-che e le sgr incassino laute commissioni (decinee decine di milioni di euro in questo caso) men-tre quando fanno seri e gravi errori di valutazio-

Per i vostri quesiti in tema di finanza personale potete scrivere a [email protected]

Per colpa della crisi dei mercati i gestori di Bnl Immobiliarecrescita (gruppo Bnp Paribas) non vogliono restituire i soldi ai lorosottoscrittori. Tutto normale?“

”ne (come quello che ha commesso questa so-cietà) il peso ricada solo e interamente sui loroclienti. “Rifarsi alla crisi del credito è solo una di-fesa da parte della Sgr, ma i fatti testimoniano diuna totale inattività da parte della Sgr nell’arcodel 2007 e del 2008” osserva Carlo Mazzola pre-sidente di Norisk, fra i più impegnati e attivi con-sulenti finanziari nel difendere le ragioni dei quo-tisti e fra i promotori di questa associazione. Quel-lo che lascia perplessi molti quotisti è la mancan-za totale di trasparenza e di comunicazione og-gettiva da parte della sgr che, in fin dei conti, èuna “dipendente” dei quotisti... i tempi indicati nonsono stati mai rispettati, anche le indicazioni peril 2009 non hanno avuto alcun riscontro.

“L’attesa passiva di giugno 2009 - osserva Car-lo Mazzola - rischia di ratificare un comportamen-to poco efficiente che ha già creato notevoli dan-ni, soprattutto se si pensa all’asta pubblica chela stessa BNL ha effettuato per liquidare un al-tro fondo da lei gestita e che ha dato risultati bril-lanti”. In questi mesi, alcuni fondi hanno sorpre-so negativamente gli investitori non rimborsan-doli quando sono arrivate le richieste, qui i termi-ni ad oggi sono differenti, ma le conseguenze peri quotisti rischiano di essere le medesime: nonrientrare in possesso dei propri soldi nei tempistabiliti, con inevitabili danni e contraccolpi nonsolo psicologici. Se fossimo allo stadio dovrem-mo urlare: BNL Sveglia!

CheBanca! CheDelusione?

Spett.le redazione,ho aperto due conti deposito con Rendimax e CheBanca alimentandoli entram-

be con il mio conto online di Fineco. Con il primo tempi brevissimi, bonifico accetta-to, nessun intoppo, ricevimento codici operativi superveloce. Grande efficienza in-somma. Faccio per Chebanca un primo bonifico da 1 (un ) euro per...sondare il terre-no con la cautela che ormai mi guida quando si tratta di denaro. Dopo 5 giorni ese-guo un secondo bonifico “mooolto” più consistente e resto in attesa dei codici pervincolare la somma. Non ricevendo nulla chiamo e mi dicono di inviare un fax dispo-nendo i vincoli temporali. Il giorno stesso Fineco mi comunica che il primo bonificoè stato respinto .Chiamo Chebanca e mi dicono che il contratto manca del riconosci-mento dell’intestatario e va perfezionato recandosi di persona a Milano in corso Sem-pione. Rispondo picche e, visto l’importo, mi assicurano a breve un contatto con unloro funzionario che sarebbe venuto da me per la procedura . Poi dopo sette giorni diinutile attesa, richiamo infuriata pretendendo la restituzione dei soldi. Non si può senon faxando e spedendo a un nuovo indirizzo la richiesta di restituzione evidenzian-do l’Iban del mio conto. Schiumo dalla rabbia! Per restituire un euro, procedura snel-la, per riavere (senza interessi) ben altra cifra, mille ostacoli. Basterebbe semplice-mente ri-bonificare sul mio conto. Vorrei tanto poteste dare risalto a queste mie di-savventure per mettere sull’avviso altri risparmiatori.

M.C.

Gentile investitrice, per la legge anti-riciclaggio tutti i rapportibancari necessitano di un riconoscimento“fisico” da parte del titolare del rapporto. Viè poi una sorta di mutuo riconoscimento frabanche …ma alcune banche (come raccon-ta bene nel caso di Che Banca!) esigonouna procedura diretta di riconoscimento permaggiore tutela nel caso il conto correntedi corrispondenza sia stato aperto con unabanca online (il che potrebbe essere discu-

tibile ed eccessivo perché comunque unabanca online ha già dovuto comunque atte-nersi obbligatoriamente alla normativa anti-riciclaggio). CheBanca è una di quelle ban-che un po’ pedanti nell’applicarla (sarebbecerto meglio che la Banca d’Italia o chi si oc-cupa di queste cose visto fornisse un codi-ce comune per tutte le banche e i risparmia-tori) in senso restrittivo. Peraltro va detto chetale problema viene segnalato da Che Ban-ca al momento della compilazione on- ›› Ri

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RATING: BBB+ (rating della controllante)MERCATO DOVE È TRATTATO: EUROTLX

GIUDIZIO: Obbligazione subordinata, emessa da Meliorbanca spa (ora Banca Pop Emi-lia Romagna dopo l’opa ), che prevede il pagamento di cedole fisse crescenti ed un pia-no di rimborso (ammortamento) del capitale a quote costanti a 100. Visto l’esito positivodell’opa di Banca Popolare Emilia riteniamo che l’acquisizione abbia ridotto sensibilmen-te il rischio di credito legato all’emittente; suggeriamo comunque di destinare all’obbli-gazione una modesta quota di portafoglio, indicativamente non oltre il 4% del patri-monio, visto anche il grado di subordinazione. Nel recente passato prima dell’opa

lanciata da Banca Popolare di Emilia e Romagna questo titolo ha mostrato unavolatilità elevat prezzi in caduta (fino a quota 75) e scambi spesso limitati o

assenti visto che il business della società non offriva grandi prospettive inrelazione anche all’andamento dei mercati finanziari. Il passaggio de-

finitivo sotto l’ala di Bper ha migliorato sensibilmente la capa-cità di solvibilità di questa società e l’elaborazione di

una più definita strategia di sviluppo.

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line del modulo per aprire il conto. Ab-biamo contatto la società (non come gior-nalisti o addetti ai lavori ma da comuni ri-sparmiatori) e ci è stato spiegato che laprocedura di riconoscimento può avvenirein due modi: o recandosi personalmentepresso una filiale di Che Banca (l’elencodelle filiali è disponibile sul sito www.che-banca.it ) o facendosi inviare da Che Ban-ca un pre-stampato, compilandolo e recan-dosi presso un qualsiasi sportello banca-rio per effettuare la procedura di ricono-scimento. Sicuramente quindi chi ha unconto online deve fare qualche “sbattimen-to” in più per aprire il conto con Che Ban-ca. Ma non ci sembra che sia qualcosa diimpossibile. Se ci permette un’osservazio-ne l’aver fatto il secondo bonifico senzaaccertarsi che il primo fosse andato a buonfine è stato forse troppo precipitoso e sa-rebbe stato meglio aspettare dal momen-to che nella procedura di compilazione delmodulo online all’atto di aprire il conto vie-ne segnalato che chi fa il primo bonificoda un conto online deve fare la proceduradi riconoscimento. Come hanno fatto altrilettori che come Lei hanno il conto con Fi-neco e sono riusciti ad arrivare alla meta.

››Salvatore Gaziano, direttore investimenti e amministratore di BorsaExpert. E’ anche giornalista professionista e collabora con diverse testatefra cui Millionaire (di cui è anche direttore editoriale), Milano Finanza eL’Unione Sarda. In precedenza è stato fra i fondatori nonchè vice-direttoredel settimanale Borsa & Finanza e ha fondato il sito Bluinvest.com E’autore del libro “Bella la Borsa, peccato quando scende”, una guidacontrocorrente alla finanza personale.

Roberta Rossi, consulente finanziario indipendente, titolare del sitoMoneyExpert.it Si occupa da alcuni anni esclusivamente di consulenzafinanziaria personalizzata per assistere investitori privati nella costruzioneottimale e gestione operativa del proprio patrimonio. In precedenza avevalavorato al sito Soldionline.it come responsabile della finanza personale epoi in Bluinvest.com come direttore operativo e in BorsaExpert.it con lostesso incarico.

Francesco Pilotti. Laurea in Scienze Economiche e Bancarie conseguitapresso l’Università di Siena. Dopo aver collaborato con l’Istituto diStatistica dell’Università di Scienze Economiche e Bancarie di Siena inqualità di cultore – ricercatore, ha intrapreso una carriera nell’analisieconomico-finanziaria (frequentando anche un corso di specializzazionedell’Aiaf) in collaborazione con il Prof. Alessandro Cortesi (docentedell’Università L. Bocconi di Milano) ed il Prof. A. Falini (docentedell’Università C. Cattaneo di Castellanza). Dopo un’esperienza come

analista finanziario presso Bluinvest.com ha assunto in BorsaExpert.it la responsabilità deisistemi quantitativi e trading system.

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OGNI MESE ESAMINEREMO IN QUESTA RUBRICA UN OBBLIGAZIONE CHE CI SEMBRA INTERESSANTE COME RAPPORTORISCHIO/RENDIMENTO PER INVESTITORI CON UN PROFILO DI RISCHIO MEDIO-ALTO. CHI FOSSE INTERESSATO APORTAFOGLI MODELLO DI TIPO OBBLIGAZIONARIO PUÒ CONSULTARE I NOSTRI SERVIZI SUL SITO WWW.BORSAEXPERT.ITO SCRIVERCI ([email protected]) PER MAGGIORI INFORMAZIONI AL RIGUARDO.

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«S frutteremo il sole, il ven-to e la terra per alimen-

tare le nostre automobili e le no-stre fabbriche» ha promesso Ba-rack Obama, appena eletto pre-sidente Usa. I suoi obiettivi: unmilione di auto elettriche o ibri-de entro il 2015, il 25% del-l’energia prodotta da fonti rin-novabili entro il 2025 e, soprat-tutto, cinque milioni di collettiverdi entro dieci anni.Il momento dello sviluppo del-le energie rinnovabili sembraarrivato anche nel nostro pae-se, l’anno scorso, l’incrementodi potenza di questa energia èstato del 35%.Il 2008, per l’eolico italiano, èstato un anno record: 1.010,40MW di nuova installazione e untotale di oltre 6 miliardi di chilowattoradi energia prodotta, pari al consumo do-mestico di 6,5 milioni di italiani e 4,5 mi-lioni di tonnellate di CO2 risparmiate. Lapotenza installata ha dunque raggiunto i3.736,47 MW, mentre la produzione elet-trica è passata da 4 a oltre 6 TWh (pari aquasi il 2% del Consumo interno lordo).Ma in Italia il potenziale ulteriore di for-te crescita di questo settore esiste secon-do gli studi dell’Anev, l’associazione na-zionale energia del vento: ‘Abbiamo fat-to uno studio dei venti durato 15 anni intutta Italia utilizzando 340 anemometri –ha spiegato Simone Togni, segretario na-zionale dellAnev - Escludendo le aree pro-tette, dove quindi le pale eoliche non pos-sono trovare applicazioni, abbiamo sti-mato un potenziale di 16.200 MW instal-

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labili con una produzione effettiva di 27,2TWh’. Il tutto occupando una superficiedi territorio pari allo 0,008% e garanten-do posti di lavoro: oggi, nel settore, tro-vano impiego 15mila persone. Se raggiun-gessimo questo potenziale arriveremmoa 66mila addetti’. Come dire che questosettore potrebbe ancora crescere virtual-mente del 400-500%, tassi di crescita bendifficili da trovare in altri settori. Anchese vi è da osservare che sempre più im-prenditori nel settore stanno dirigendosifuori dall’Italia per motivi economici e‘burocratici’. In Italia le migliori ‘location’iniziano a scarseggiare ma soprattutto ilvero problema è riuscire a superare tuttele fasi autorizzative e arrivare a far gira-re infine le pale. In media in Italia gli iterautorizzativi durano più di tre anni, con-

tro una media di tre mesi in Germania ela normativa europea che prevede 180giorni per esaurire tutte le verifiche e ap-provare o respingere i progetti di instal-lazione delle turbine eoliche. I ritardi, inItalia, si possono dilatare di un altro an-no per ottenere il collegamento dalla re-te elettrica.Prima di questa fase, infatti, vi è un’infi-nità di passaggi non sempre trasparenticome denunciato da alcuni imprenditorie dalla magistratura visto che si è assisti-to in questi anni a tutta una serie di feno-meni che vanno dal lecito (Comuni cheper dare l’autorizzazione richiedono con-tributi economici sempre più rilevanti)all’illecito (mazzette e pure infiltrazionimafiose).«Perché l’impianto sia economica-

ALERIONVA’ DOVE TI PORTA IL VENTO...

LA SOCIETÀ GUIDATA DA GIUSEPPE GAROFANO È DIVENTATA ALERION CLEANPOWER. ENERGIA PULI-TA E RINNOVABILE: EOLICO E SOLARE. MA A PIAZZA AFFARI, VEDENDO LE QUOTAZIONI, LE PALE ANCO-RA NON GIRANO…

QUESTIONI FONDAMENTALIPIAZZA AFFARI ALLA GRIGLIA

››

Il cambiamento di pelle e lo sbarco nel settore eolico nel 2006/2007 ha fatto im-pennare le quotazioni anche in seguito all’annuncio dell’ingresso di importanti in-vestitori istituzionali. Ma il crollo dei mercati ha penalizzato pesantemente questasocietà come tutto il settore delle energie rinnovabili.

04/01/2000 18/06/2001 02/12/2002 17/05/2004 31/10/2005 16/04/2007 29/09/2008

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GRAFICO DI ALERION

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mente sostenibile, serve che il vento siacostante e non troppo forte - spiega Si-mone Togni - Le regioni favorite sonoquindi Puglia, Campania, Sicilia, Sarde-gna e Marche”.

A favorire gli investimenti nelsettore non solo una maggio-re coscienza “verde” ma lapioggia di incentivi (1,6 mi-liardi di euro solo nel 2008)che lo Stato italiano (fra i piùgenerosi in Europa) ha distri-buito a una lunga lista di in-vestitori.Fra questi anche la Alerion guidata da Giu-seppe Garofano, ex amministratore dele-gato di Montedison e stratega finanziariodel gruppo Ferruzzi fino ai primi anni 90,che ha convertito negli ultimi anni questasocietà alla ricerca di energia da fonti rin-novabili. Oggi il gruppo industriale operanei settori eolico, fotovoltaico e biomasse.Vanta cinque parchi eolici operativi in Ita-lia (Ciorlano, Lacedonia, Albanella, Agri-gento e Callari), per un totale di 89 MWinstallati. Ma il piano aziendale prevede lacostruzione entro l’anno prossimo di quat-tro nuovi parchi (San Martino in Pensilis,Ordona, Castel di Lucio, Licodia) chequando entreranno in funzione porteran-no a 204 i MW installati in Italia da Ale-rion. E nei prossimi anni il gruppo guida-to da Giuseppe Garofano punterà sull’in-ternazionalizzazione come leva per lo svi-luppo. L’attenzione è focalizzata soprat-tutto sui Paesi che sono entrati recente-mente a far parte dell’Unione Europea estanno sviluppando una politica volta alsostegno delle rinnovabili: questo sta av-venendo, per esempio, in Romania, Bul-garia e Turchia. Paesi target per Alerion,che conta di raggiungere i 550 MW di ca-pacità installata entro la fine del 2011 (nel2008 la produzione elettrica è stata pari a55.269 MW). Il mercato italiano che il go-verno sostiene tramite i certificati verdiper le fonti rinnovabili è favorito da un piùbasso costo per MegaWatt prodotto che èdi 60-100 per l’eolico (onshore) contro i200-350 per il fotovoltaico, 110-150 per

le biomasse e i 20-40 per l’idroelettrico (mache non ha più possibilità di sviluppo).Questi numeri si confrontano con 87 delprezzo del mercato elettrico di gennaio cal-colato dal GME (gestore mercato elettri-co) e la cifra quasi doppia che invece vie-ne riconosciuta (per 15 anni) ai produtto-ri italiani di energia eolica tramite il mec-canismo dei certificati verdi. Un businessquindi che consente alle aziende del setto-re di contare su un mercato di sbocco cer-to con prezzi fissati e quindi stabilità dei ri-cavi per remunerare il capitale investito inmodo interessante (fra il 10 e il 15%).Pur se a Piazza Affari il titolo Alerion Cle-anpower (questa è la nuova definizione) inquesti mesi non ha brillato e attualmentequota 0,33 euro per azione (pari a una ca-pitalizzazione borsistica di 144,5 milioni dieuro) la società ha impostato un piano di

lungo periodo, imbarcando anche comeazionista rilevante il Fondo nazionale perle infrastrutture (F2I) presieduto da VitoGamberale (e di cui sono azionisti la Cas-sa Depositi e Prestiti, Intesa, Unicredit ol-tre che numerose fondazioni) che è en-trato nel capitale sociale di Alerion con unaquota del 14% circa sulla base di una va-lutazione di 0,92 euro per azione tramiteun aumento di capitale dedicato, non esclu-dendo la possibilità di aumentare la quota(fino al 30%) nel futuro.Eppure come accade di questo periodo anumerose società quotate il paradosso diAlerion è quello di essere assolutamente‘snobbata’ e depressa in Borsa nonostanteil settore in cui è posizionata, il piano di cre-scita e l’attuale capitalizzazione inferiore alvalore dei parchi eolici e solari già funzio-nanti e di quelli autorizzati in costruzione.

Nei piani di Alerion vi è di raggiungere entro il 2011almeno 500 MegaWatt prodotti nell’eolico tramiteinvestimenti per 750 milioni di euro mentre nel so-lare l’ultimo piano industriale presentato punta araggiungere i 50 MW attraverso ulteriori 250 milio-ni di investimenti raccolti in buona parte dal siste-ma bancario tramite il project financing. In questo modo la produzione attuale potrebbe quasi decuplicare e giànel 2012 se il piano venisse centrato al 100% la società produrre nel 2011un margine (ebitda) pari all’attuale capitalizzazione borsistica con unrapporto prezzo/utile di poco superiore a 3.Vedendo il passato vi è pro-babilmente un eccesso di ottimismo in questi numeri poiché vi è sem-pre qualcosa che potrebbe andare storto (per esempio ritardi nell’avviodi impianti o di ottenimenti dei finanziamenti visto il …vento che tira)ma appare comunque forse troppo pessimistica la valutazione del mer-cato per quanto è comprensibile come in questa fase titoli come Alerioncon una bassa capitalizzazione e flottante non siano certo favoriti dalmercato o dai gestori che preferiscono in questa fase ‘scommettere’ suisoliti noti. Anche per questo motivo la società che ha presentato i contidel 2008 (inferiori alle attese e con una perdita di 5,4 milioni di euro)ha annunciato per i prossimi mesi un piccolo buy back (acquisto di azio-ni proprie) di 10 milioni di euro. Per diversi operatori del settore co-munque il futuro di questa società è finire poi acquisita da qualche bigdel settore (da Enel a Iberdrola) ma la società ha smentito che questaipotesi possa realizzarsi prima del 2012 ovvero prima che il piano indu-striale possa essere realizzato. Il valore che potrebbero ricavare ora de-gli investimenti fatti e dei progetti realizzati sarebbe d’altraparte nullo.

QUESTIONI FONDAMENTALIPIAZZA AFFARI ALLA GRIGLIA

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Emnuele Oggioniè gestore azionario di Saint GeorgeCapital Management (gruppoFondiaria Sai), una società di dirittosvizzero con sede a Luganospecializzata nell’asset management.

FINMECCANICAGOLDMAN E LA BUFALA DEGLI ANTICIPI

UNA NUOVA RUBRICA CHE OGNI MESE VI SVELERÀ QUALCOSA DI POCO CONOSCIUTO SUI CONTIAZIENDALI DELLE SOCIETÀ QUOTATE O SUI REPORT TALVOLTA “CURIOSI” CHE CIRCOLANO FRA GLI AD-DETTI AI LAVORI.

QUELLO CHE GLI ANALISTINON DICONO

Cosa non fa un broker per giustificareun downgrade? Anche diffondere no-

tizie false e tendenziose? Nel recente tagliodi stime di Goldman Sachs ha riferito aiclienti che il management stesso di Finmec-canica ha parlato di circa 3 md di “ecxessavances” ossia di saldo netto di anticipi daclienti come depositi per iniziare la com-messa. In pratica ha insinuato che la situa-zione finanziaria è meno bella di quello chesi pensa.Invece la pratica è normale nel settore e ingenerale per una società che lavora su com-messa (il caso Danieli è esemplare in talsenso). In questo caso, infatti, spuntando ilbilancio (pag. 255 della versione italiana)e parlando poi con la società e altri analistiper capire meglio cos’è successo durante ilroad-show, si evince che questa storia sia

tutta una bufala.L’aumento del capitale cir-colante, a seguito anche della variazione delperimetro di riferimento con l’ingresso diDRS (la società americana, uno dei mag-giori fornitori del Pentagono, di cui è stataannunciata la scorsa primavera l’acquisi-zione per oltre 5 miliardi di dollari) è giànei numeri comunicati dalla società!Una somma delle parti corretta che tengaconto dei necessari aggiustamenti alla po-sizione finanziaria netta (e che consideraquindi già gli anticipi, ilTFR/fondo pensione, i costiholding, ecc) indica pertantoun valore “intrinseco” di Fin-meccanica di 16,5 euro perazione. Gli analisti di GoldmanSachs giudicano invece diver-samente il bilancio e le prospet-

tive (ed è loro pieno diritto ma non è il ca-so forse di essere troppo creativi..) e cosìdopo pochi mesi che avevano inserito il ti-tolo Finmeccanica nella lista d’oro delleazioni europee con un prezzo obiettivo a14,3 euro portato (con il titolo poi sceso)ora hanno “dowgradato” il titolo a “neu-tral” con obiettivo a 11,4 euro. Inutile direche il titolo Finmeccanica dopo lo smarri-mento iniziale derivante da questa boccia-tura... ha iniziato a correre all’insù!

Con la collaborazione di Emanuele Oggioni*

SAPERE È POTERE(ancora più quando si parla di soldi…)Di libri che parlano di Borsa e investimenti ce ne sono centinaia. Pochi sono quelli però che offrono un’anali-si critica e impietosa ma anche operativa al servizio del risparmiatore. E non degli interessi degli intermediari.Questo spiega il successo di questo libro che è molto più di un corso sull’argomento. Un manuale difacile lettura certamente anche critico verso la categoria dei giornalisti, dei gestori e dei guru (dall’analisi tec-nica a quella fondamentale e delle teorie ritenute più in voga) attraverso l’esperienza, le letture, le interviste.Un vero distillato di tutto quanto l’autore, Salvatore Gaziano, ha imparato in oltre 20 anni di attività co-me operatore titoli, analista, giornalista professionista, direttore di giornali, trader, investitore, strategist maanche avido lettore di giornali e libri finanziari italiani e internazionali.

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«E’ il miglior libro di critica all’intermediazione finanziaria che è stato scrittonegli ultimi anni senza essere scaduto nel vizio della banale critica antisistema»

Paolo Sassetti, analista indipendente su Soldionline.it del 13/2/2007

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RISERVATA PERSONALE

Un investitore di successo secondoWeinstein deve soprattutto evitare didiventare un dinosauro incapace diadattarsi ai cambiamenti. Teoricamente i dinosauri avrebberosempre dovuto dominare il mondo nel“lungo periodo”… peccato che da 65milioni di anni sono scomparsi. Pre-vedere l’imprevedibile (ovvero i “ci-gni neri” per dirla secondo la felicedefinizione di Nassim Taleb) non è ilnostro mestiere. E lo lasciamo fare aiciarlatani, agli astrologi, agli econo-misti e analisti. Ma adattarsi ai cam-biamenti cercando di darsi delle re-gole e una strategia per battere i mer-cati crediamo sia una strada percor-ribile e possibile. E’ quello che annifacciamo (con un certo successo ve-dendo i risultati) con i portafogli diBorsaExpert.it. Chi non ama leggeree vuole andare al “sodo” trova quin-di nei segnali dei nostri portafogli (do-ve indichiamo in modo preciso e ine-quivocabile cosa comprare o vende-re) una risposta concreta alle esigen-ze di investimento di medio-lungo pe-riodo. Su qualsiasi strumento finan-ziario (azione, etf, fondo, obbligazio-ne o future), patrimonio o esigenzavisto che supportiamo risparmiatoricon capitali dai 20.000 euro alle de-cine di milioni (per la consulenza fi-nanziaria personalizzata collaboria-mo in esclusiva con MoneyExpert.it).Ma per fare bene questo mestiere oessere dei bravi investitori crediamoconti non solo la “tecnica” o la “stra-tegia” ma soprattutto la tenacia e la

conoscenza dei mercati, l’aggiorna-mento continuo. Che può voler direconoscere non solo le ultime novitàma anche la storia passata, fornen-do anche una lettura “cattiva” o “sco-moda” di quella presenta. Un mensile come MoneyReport na-sce anche per questo. E siamo con-tenti che molti investitori (ma ancheaddetti ai lavori) abbiano capito e con-diviso il nostro progetto. E molti in-vestitori (a vedere le reazioni che ab-biamo suscitato fin dal primo nume-ro) sembrano averlo capito, sottoscri-vendo in abbonamento questa rivi-sta. Tutta dalla parte dei lettori, sen-za compromesso alcuno. Se poi c’èqualcuno che vuole continuare a fi-darsi dei consigli finanziari “pseudo-gratuiti” elargiti generosamente daogni parte (anche se poi quasi schi-zofrenicamente se ne dichiara insod-disfatto) continui pure. Ognuno deiproprio soldi è libero di fare quelloche gli pare. Anche bruciarli in esperimenti costo-si o essere vittima di false e distrut-tive credenze o influenze. Fortunata-mente (per noi) qualcosa sta cam-biando e cresce la richiesta di un’in-formazione finanziaria fuori dal coroe un approccio agli investimenti re-almente alternativo e indipendente.E siamo ben felici di condividere que-sta tendenza (per ora certo piccola eminoritaria) e la nostra rivista con tut-ti: risparmiatori, analisti, gestori, in-vestitori, promotori finanziari, consu-lenti e anche “concorrenti”. Ospite-remo infatti ogni mese contributi einterventi esterni poiché questa nonè una house organ. C’è spazio e unpunto d’incontro per tutti quando sicondividono certi Valori. Non propria-mente solo economici…

MoneyReport è un supplemento mensile a BORSAEXPERT, periodico registrato al Tribunale di Milano,numero 652 del 23 novembre 2001. Iscritto al R.O.C.n. 13382 DIRETTORE RESPONSABILE: Salvatore GazianoAUTORI: Salvatore Gaziano, Roberta Rossi, FrancescoPilotti, Mara Dussont, Gregory Mattatia, EmanueleOggioni, Gianfranco Sajeva, Vincent Gallo.PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:Cristina ViganòCONSULENZA TECNICA ED EDITORIALE:Alessandro SeccianiEDITORE: Borsa Expert srl con sedi in Piazza Vetra, 21 - 20123 Milano e Via Matteotti, 21 - 19032 LericiTel. 800.03.15.88 - fax 02 700562002 e-mail: [email protected]

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Finito di scrivere il 6 aprile 2009

continua da pag. 1

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Ecco perché i dinosauri si sono estinti