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Glottologia - Bologna 01.10.2012 Il termine glottologia è un calco della parola tedesca Sprachwissenschaft, ossia scienza del linguaggio. L'approccio allo studio linguistico è essenzialmente di due tipi: Sincronico = identifica la lingua come processo naturale Diacronico = premette un'evoluzione e un'analisi storiche del linguaggio (storico = empirico) Operando una sintesi tra queste due linee teoriche, potremmo dire che le lingue sono organizzazioni arbitrarie dell'esperienza naturale del linguaggio. Solitamente, tra due diverse lingue non vi è una corrispondenza biunivoca a livello lessicale, così come non è automatico che le categorie grammaticali (modo e tempo verbale, persona, numero ecc.) si presentino identiche. Fonetica/ Fonologia La fonetica è quella branca della linguistica che studia la sostanza dell'aspetto semantico costituito dal suono di una parola; la fonologia invece indica la forma, e dunque l'organizzazione, delle articolazioni linguistico - lessicali. I sistemi fonologici delle lingue sono diversi tra loro. Prendiamo come esempio la parola testa: ha un proprio 1

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Corso prof. Bologna anno accademico 2012-2013

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Glottologia - Bologna

01.10.2012

Il termine glottologia è un calco della parola tedesca Sprachwissenschaft, ossia scienza del

linguaggio.

L'approccio allo studio linguistico è essenzialmente di due tipi:

Sincronico = identifica la lingua come processo naturale

Diacronico = premette un'evoluzione e un'analisi storiche del linguaggio (storico = empirico)

Operando una sintesi tra queste due linee teoriche, potremmo dire che le lingue sono

organizzazioni arbitrarie dell'esperienza naturale del linguaggio.

Solitamente, tra due diverse lingue non vi è una corrispondenza biunivoca a livello lessicale, così

come non è automatico che le categorie grammaticali (modo e tempo verbale, persona, numero

ecc.) si presentino identiche.

Fonetica/ Fonologia

La fonetica è quella branca della linguistica che studia la sostanza dell'aspetto semantico costituito

dal suono di una parola; la fonologia invece indica la forma, e dunque l'organizzazione, delle

articolazioni linguistico - lessicali. I sistemi fonologici delle lingue sono diversi tra loro. Prendiamo

come esempio la parola testa: ha un proprio particolare significato, ma si possono operare delle

sostituzioni cambiando le lettere che la costituiscono --> T E S T A / T A S T A / R E S T A --> le

lettere determinano il significato della parola, si dice perciò che hanno funzione distintiva.

Fonema = in un sistema fonologico, è un elemento che ha funzione distintiva: è per questo che tra

le varie lingue non c'è spesso corrispondenza fonetica, perché alla base non c'è corrispondenza

fonologica.

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Linguaggio verbale

Due sono le sue caratteristiche principali:

Riflessività = De Mauro denota questa proprietà come la principale in un linguaggio che si

definisca verbale: per spiegare un oggetto linguistico, la lingua usa se stessa. Questo fenomeno

prende il nome di metalinguaggio, e in sintesi si parla di metalinguisticità riflessiva. Il

metalinguaggio non è solo di tipo scientifico, ne esiste anche uno comunemente usato.

Logonimo = termine con cui, nella lingua comune, si indicano aspetti propri dello studio linguistico

(o metalinguistico): es. dire, parlare, ma anche sentire, comprendere (l'atto linguistico è infatti di

per sé un procedimento comunicativo, al locutore si accosta implicitamente l'interlocutore). Lo

studio interlinguistico dei logonimi ha portato ad identificare espressioni metaforiche per indicare

l'atto linguistico (es. parlare fuori dai denti).

Articolazione linguistica = nel metalinguaggio scientifico, è anch'essa una caratteristica del

linguaggio verbale. Ad esempio, la voce verbale prendo è già una combinazione articolata della

radice prend- e della desinenza -o. Si segue un criterio di economia, che è di fatto gerarchico, in

quanto la radice mi dà il significato lessicale, la desinenza quello grammaticale. Le lingue

organizzate in struttura articolata hanno di solito una doppia articolazione: la prima risiede nel

livello di analisi degli elementi dotati di significato, la seconda di quelli che ne sono privi. Il primo a

teorizzare la doppia articolazione del linguaggio fu A. Martinet, francese dell'epoca del

funzionalismo (seconda metà del XX secolo).

Tipologia linguistica / Linguistica storico-comparativa

La tipologia linguistica si pone come scopo quello di trovare gli universali linguistici, forme

semantiche o morfologiche comuni alle varie lingue, oppure quello di classificarne la diversità (in

questo caso serve un criterio di classificazione - es. morfologico - e si dividono le lingue in tipi).

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Il metodo storico-comparativo invece individua gli aspetti comuni tra le lingue, quali si sono

manifestati ad una analisi storica (che tiene conto in quanto tale dell'evoluzione naturale del

linguaggio). Questo metodo si è molto diffuso nell'ambito dell' indoeuropeistica.

Es. dal punto di vista tipologico, l' inglese moderno è molto diverso da quello antico, ma nell' ottica

storico-comparativa (che ha come fondamento la fonetica) si può affermare per esempio che

l'inglese è una lingua germanica.

02.10.2012

Le caratteristiche del segno linguistico

La linguistica nasce all'inizio del XIX secolo: la riflessione metalinguistica occidentale ha le sue

radici nella Grecia antica. Lepschy scrive un volume di storia linguistica orientale, in cui si

percepisce come netta la diversità di orientamento al livello del rapporto significante/significato.

Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, Ferdinand de Saussure, uno svizzero di Ginevra, tiene

dei corsi di linguistica, i cui appunti vengono raccolti dai suoi studenti in un volume dal titolo Cours

de linguistic general - 1916. Suo è il merito di aver dato avvio alla cosiddetta filologia saussuriana.

Forte impatto in ambiente accademico: in quel periodo era in voga la linguistica storica, priva però

di una sezione di approfondimenti nel campo dell'indoeuropeistica.

Un aspetto linguistico individuato da Saussure è il segno linguistico, che ha una doppia valenza:

Significante = espressione

Significato = contenuto

Tra queste due articolazioni del segno linguistico c'è un legame convenzionale e arbitrario.

Icona = l'espressione riproduce immediatamente il contenuto/ si parla di segno iconico

Indice = il rapporto tra espressione e contenuto è di contiguità/ segno indessicale

Simbolo = il rapporto espressione - contenuto è arbitrario/ segno simbolico

L'arbitrarietà è indubbia, altrimenti non esisterebbero lingue diverse; può non essere assoluta, ma

relativa, e in certi casi è limitata.

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L'opposto di arbitrario è motivato.

Metafora = è un segno iconico; esiste una metafora vera e propria, percepita e compresa dagli

interlocutori, e una metafora morta, che risulta incomprensibile.

03.10.2012

La fonologia nasce dall'arbitrarietà linguistica, e indica il modo in cui le diverse lingue utilizzano le

potenzialità fonatorie. Uno studio fonologico che si proponga come generale è necessariamente

contrastivo.

Fono (o suono) = unità di analisi della fonetica

Fonema = unità di analisi della fonologia

Il sistema di scrittura alfabetico, in cui i fonemi sono delle lettere, portò i primi linguisti tedeschi

(verso la metà del XIX secolo) a utilizzare indifferentemente i termini Laut (suono) e Buchstabe

(lettera); ma il collegamento non è così automatico. Ad esempio, si consideri la lettera C in italiano:

CASA / CENA > due lettere, un unico suono (questo vale anche per la lettera G, o per il digramma

TH inglese). E ancora, in latino, il segno V indica di volta in volta il suono |v| e |u|.

La scrittura alfabetica non è certo l'unica esistente. Ma che cos'è la scrittura? Si potrebbe definire

così:

Scrittura = rappresentazione grafica del processo linguistico. Con il passaggio dall'oralità alla

scrittura, nasce anche la riflessione metalinguistica.

Il segno linguistico è anch'esso doppiamente articolato: ha un aspetto di espressione e uno di

contenuto (in base al quale distinguiamo tra icone, indici, simboli). Per classificare le diverse

modalità di scrittura, di norma si risale all'unità di analisi:

Unità linguistica (o di analisi) = contenuto del segno grafico/ consonante, vocale, sillaba ecc.

Elenco dei principali tipi di scrittura

Scrittura alfabetica = la sua unità minima è la lettera, quella massima invece la sillaba.

Scrittura sillabica = le sue unità linguistiche prendono il nome di sillabogrammi: a un solo segno

corrisponde una sillaba. Hanno scritture sillabiche il miceneo - lineare B - e il cipriota.

Problemi di traslitterazione/ necessità di regole grafiche

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La scrittura sillabica presuppone un segno grafico solo per una sillaba; la vocale ha un proprio

segno nel caso in cui costituisca una sillaba isolata.

Esempi

A/STE > nella traslitterazione sillabica diventa A - Se - Te. Sul piano della fonetica generale, è

possibile sia A/STE che AS/TE (dipende dalle convenzioni e dalle regole che ogni lingua pone per

quanto riguarda la corretta divisione in sillabe). ST = nesso (o gruppo) consonantico.

PSI/CHE > Pi - Si - Che

PA/STA > Pa - Sa - Ta (I, A = vocali quiescenti)

AR/TE > A - Ra - Te (sillaba AR- > a = attacco / r = coda)

Al contrario: A - To - Ro - Qo (in miceneo) diventa anthropos (in greco)

Consonante N (nasale) > tautosillabica; appartiene alla stessa sillaba della vocale A

Digramma consonantico TH (occlusiva aspirata) > eterosillabica

Suono P in greco = esito del mutamento della labiovelare (per questo nella traslitterazione sillabica

si trova -Qo)

Anche la scrittura ha la sua evoluzione, come la lingua; ma le due cose non vanno di pari passo/

ne è un esempio la rotacizzazione della sibilante in latino.

Scrittura logografica = il suo segno è il logogramma; il suo contenuto è una parola in una

determinata lingua > unità di prima articolazione/ es. nella frase ho 6 mele, 6 è un logogramma.

NB: dire ideogramma in luogo di logogramma non è propriamente corretto: l'ideogramma

sottolinea la natura iconica del segno logografico.

Scrittura pittografica = a un determinato segno corrisponde un'idea (dunque più parole); es. il

simbolo del sole con i raggi può significare sole, calore, estate ecc.

Procedimento acrofonico = dal simbolo del sole, passando per la trascrizione fonetica, si avrà

So in una traslitterazione sillabica, S in una alfabetica.

Materia fonica = segni prodotti dall'apparato fonatorio umano.

08.10.2012

Fonetica5

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La scienza della fonetica è articolata e suddivisa in due grandi rami:

Fonetica articolatoria = studia l'articolazione dei suoni da parte dell'apparato fonatorio umano

(dal punto di vista fisico)

Fonetica acustica = caratteristiche acustiche della fonazione (studio sulle onde sonore, la

sequenza delle quali genera i foni). Il primo strumento per misurare le onde era lo spettrografo, che

produceva gli spettrogrammi.

È importante tenere conto della relazione locutore - interlocutore, la quale non può prescindere da

una corretta ricezione acustica; spesso la percezione uditiva viene corretta e immediatamente

alterata dalle modalità di articolazione fonologica dell'ascoltatore (es. il locutore dice béne, e

l'interlocutore può comprendere bène/ in questo caso la trascrizione porterebbe al medesimo

risultato).

[P] = con l'uso della parentesi quadra viene indicato il fono P (consonante occlusiva bilabiale

sorda)

<P> = se le parentesi sono uncinate, si considera un'unità grafica (lettera Pi)

Apparato fonatorio (vedi scheda)

L'aria espiratoria viene espulsa dai polmoni, attraversa la trachea e arriva nella laringe; qui ci sono

le corde vocali: se rimangono aperte non si hanno vibrazioni, e dunque i suoni emessi saranno

sordi (es. [P] di pane); se invece si avvicinano e vibrano, si otterranno dei suoni sonori (es. [B] di

bene).

Consonanti / Vocali

Le vocali sono sempre sonore; le consonanti invece si distinguono in sorde e sonore. Alcune

consonanti (come la <S>) possono essere dell'uno o dell'altro tipo, altre invece (<N> , <R>, <L>)

sono solo sonore, e vengono dette sonoranti, altre ancora sono sonore ma hanno la

corrispondente sorda (<D> - <T>).

La fondamentale differenza tra vocali e consonanti risiede nel fatto che - nella produzione del

l'articolazione delle vocali - l'aria non viene bloccata in alcun modo.

Alfabeto fonetico internazionale (IPA) = nasce dalla necessità di superare le difficoltà che le

diverse ortografie pongono: è un sistema convenzionale che permette di trascrivere tutte le

caratteristiche dei foni (NB. questo non è l'unico alfabeto fonetico: ad esempio, negli studi di

dialettologia esiste un'altra proposta di sistema codificato).

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Anche l'alfabeto fonetico, come la lingua, deve seguire un principio di economia: per questo

abbiamo dei simboli base, a cui si aggiungono dei segni diacritici che apportano alcune modifiche.

Consonanti (vedi scheda)

Tre variabili articolatorie:

Modo di articolazione (colonna verticale)

Luogo o punto di articolazione (colonna orizzontale)

Vibrazione delle corde vocali (consonanti sonore/sorde)

In base al movimento dei muscoli dell'apparato fonatorio, possiamo suddividere le consonanti

secondo il luogo di articolazione:

Glottide = glottidali (o laringali)

Faringe = faringali

Ugola = uvulari

Velo pendulo (o palatino) = velari

Palato = palatali

Alveoli = alveolari

Denti = dentali / interdentali

Labbra = labiodentali / bilabiali

Un dittongo è un digramma formato da due vocali appartenenti ad un'unica sillaba (es. BAITA -

dittongo discendente, perché l'intensità del suono è sulla vocale <A> / UOMO - dittongo

ascendente, secondo la vecchia classificazione; in realtà, la <U> è considerata una consonante

approssimante).

09.10.2012

Vocoidi / Contoidi

La lingua è caratterizzata dalla variazione, per questo prende il nome di diasistema. Ognuno di noi

parla una lingua diversa, anche a seconda delle circostanze, delle competenze e dei campi in cui il 7

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linguaggio naturale si trova a svolgere la sua funzione. Con riferimento al metalinguaggio, è

necessario avere una competenza multipla: dunque, risulta importante accostare questi due

termini specifici ai più comuni vocali e consonanti (il primo a introdurli fu uno studioso americano,

Pike, in un saggio del 1943). L'uso dei sostantivi vocoide e contoide si applica a uno studio di

fonetica articolatoria, ma se queste strutture sono inserite in una categoria linguistica chiusa (vedi i

saggi di Whorf) è bene dire vocali e consonanti.

(Riprende)

Consonanti occlusive = l'aria espiratoria viene bloccata (occlusione) per un momento. Es. [P] =

occlusiva secondo il modo di articolazione; gli organi fonatori in gioco entrano in contatto. C'è

un'occlusione, e l'aria espiratoria viene bloccata per un attimo. Poiché in questo caso gli organi che

entrano in contatto sono le due labbra, secondo il luogo di articolazione, definiamo il fono [P] una

consonante bilabiale, sorda perché non sussiste vibrazione delle corde vocali. [T] di tetto =

occlusiva dentale sorda (in italiano) / occlusiva alveolare sorda (in inglese)

Consonanti fricative = gli organi in gioco nella fonazione si accostano senza bloccare del tutto il

passaggio dell'aria > frizione. Es. [F] = fricativa per modo di articolazione: c'è una frizione tra

arcata dentale superiore e labbro inferiore; labiodentale per luogo di articolazione; sorda. [S] di

sera = la punta della lingua (apice) si avvicina agli alveoli dei denti > fricativa alveolare sorda.

Consonanti approssimanti = si differenziano dalle fricative per la distanza degli organi fonatori:

nelle approssimanti, questi sono più distanti. Più la lingua è in alto verso il palato, più il suono è

chiuso. Es. se dico [I] pronuncio una vocale chiusa; se dico ieri, la distanza tra la lingua e il palato

è più piccola rispetto a quella che ho pronunciando la vocale; se dico fille, pronuncio una

consonante [L] fricativa palatale. [I], ieri e fille hanno tutte lo stesso luogo di articolazione (il palato)

ma hanno diverso modo di articolazione: la consonante approssimante di ieri è una via di mezzo

tra una vocale e una consonante (si definisce ance semiconsonante).

Iato = es. sciare / lo ottengo quando due vocali sono accostate ma appartengono a due sillabe

diverse. Nella parola iato, divisa in due sillabe (ia-to) la sillaba ia ha una coda vocalica, e un

attacco consonantico.

Dittongo = se due vocali sono accostate in un'unica sillaba. Il picco di sonorità della sillaba (unità

di seconda articolazione) è quasi sempre una vocale. Es. mai - la [I] funge da coda della sillaba

(NB una sillaba che ha una coda consonantica si definisce chiusa, se la coda è vocalica invece si

dice aperta). In trascrizione fonetica, il dittongo ai si indica con un segno diacritico > un archetto

verso il basso sottoposto alla vocale [I].

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Consonanti nasali = l'aria espiratoria fuoriesce dalle fosse nasali. Il modo di articolazione nasale

si realizza anche in diversi punti di articolazione (non solo bilabiale, alveolare e palatoalveolare):

quando la nasale precede una consonante, per effetto di coarticolazione, ha lo stesso luogo di

articolazione di quest'ultima. Es. dente (nasale dentale), inferno (nasale labiodentale), ancora

(nasale velare).

Consonanti laterali = dentali, alveolari, palatali (trigramma gli > un unico suono > un unico

simbolo), velari (non in italiano/ es. francese -ail al plurale -aux; come è possibile? Vuol dire che

c'era una pronuncia velare > la grafia è spia del mutamento fonetico).

Consonanti vibranti = la loro articolazione consiste nel susseguirsi di più chiusure e aperture del

canale vocale, che producono una vibrazione; tipiche vibranti sono le varie qualità di [R]: apicali-

alveolari (in cui vibra l’apice della lingua appoggiato agli alveoli degli incisivi superiori, come in

rosa); uvulari (come [R] francese).

Consonanti affricate = quando un parlante ad esempio di Firenze dice zio, si possono identificare

due componenti distinte per una sola unità monofonologica: un momento di occlusione e uno di

frizione, in cui la consonante pronunciata è la fricativa corrispondente per quel luogo di

articolazione (NO nesso consonantico). Le consonanti affricate sono omorganiche (= stesso punto

di articolazione) Es. se un latino diceva quis, inizialmente pronunciava [K] + una consonante

labiovelare [V] = KW. L'esito del mutamento della labiovelare può essere [C], [P], come nel greco

omerico boukolos (bovaro) e aipolos (pastore), oppure una consonante approssimante. Usando

l'alfabeto fonetico, è necessario usare un segno diacritico per indicare le affricate: ts con un

archetto sovrapposto o sottoposto. Anche i foni [C] e [G] deboli sono delle consonanti affricate

(non più dentali ma alveopalatali / paleoalveolari).

Per antichisti = in certi casi notiamo che il digramma ei indica un suono [E], esito di allungamento

di compenso. Se dico peisomai, e lo confronto con peitho, ho immediata comprensione della

differenza tra la radice con la dentale peith- e il tema peis- usato per il futuro. Il verbo essere (emi,

dove la e/ ei è una [E] lunga) in sanscrito è asmi, e in latino sum - esito di apofonia es - s. Eimi

dunque non ha dittongo, solo digramma, la [E] lunga è chiusa (diverso dal suono indicato dalla

eta). Perché allungamento di compenso? Partendo dalla forma esmi, il greco tende a semplificare

il nesso consonantico: quando ho una [S] seguita da una nasale, la fricativa cade e per conservare

la quantità della sillaba, la [E] diventa ei. In eolico si trova emmi.

Pasa, con [A] lunga = da pantja, che diventa panta, cade la nasale e per mantenere la quantità

della sillaba, la [A] si allunga. In eolico c'è paisa.

Tous = da tons, cade la nasale/ in eolico tois.

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10.10.2012

Consonanti sonoranti / Consonanti ostruenti

Il punto di articolazione della [C] di che è di poco più avanzato della [C] di cane. In italiano, la

velare è propria dei fonemi: davanti a [E] e [I] ho le varianti combinatorie deducibili dal contesto,

sempre un po' più deboli dei fonemi veri e propri.

Es. centum: dal latino all'italiano la velare si anteriorizza, è cambia modo e punto di articolazione.

Anche quis - tis - sis (sis arcadico-cipriota) o que - te- cia (cia sanscrito).

Variante combinatoria = luogo di articolazione che deriva dalla consonante che segue.

Allofono = termine tecnico che indica la variante combinatoria di un fono. Una nasale labiodentale

è un allofono.

Variante libera = pronuncia diversa della [R] di vero, che non dipende dal contesto (quindi non

dalla consonante che segue) ma dalle caratteristiche della lingua del parlante (variante idiolettica).

Prefissoide/ Suffissoide = morfemi lessicali che non si trovano in una parola libera, ma che

costituiscono il primo o il secondo termine di un composto. Ciò che nasce come un prefissoide o

un suffissoide può - grazie al fenomeno della lessicalizzazione - diventare parola singola (es. fono,

euro). / Il fenomeno inverso è la grammaticalizzazione.

In latino esisteva la laterale e anche l'allofono laterale-velare: [L] pinguis e [L] exilis. Es. il verbo

volo (vult, velim): mutamento fonetico e > o se questa vocale era seguita da una laterale-velare.

Velle: esito dell'assimilazione tra laterale e fricativa alveolare (desinenza dell'infinito latino: -se)

Es. oliva è un prestito dal greco elaiwa > approssimante che indica la conservazione del digamma

+ mutamento fonetico tipico del latino (il digramma ai si monottonga) = il mutamento e > o è

avvenuto prima di quello ai > i.

15.10.2012

Dopo vocale anteriore: consonante fricativa palatale

Dopo vocale posteriore: consonante fricativa alveolare (es. Buch - libro)

Come mai ad una consonante che ora riconosciamo come occlusiva alveolare sonora corrisponde

in tedesco una fricativa alveo-palatale? [G] diventa ch (ἐγώ > Ich)

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Fricativa glottidale: comunemente detta aspirazione (se sorda); nella storia della lingua latina c'è

stato un momento in cui, su modello greco, si aspiravano più vocali possibile, anche se non ce

n’era bisogno (ipercorrettismo).

La nascita di alcune consonanti affricate nelle lingue germaniche spesso deriva da una modifica di

precedenti occlusive: anche nel lessico italiano a volte è così (es. zolla - variante dialettale tolla >

vuol dire che questo termine è un retaggio di una mescolanza con una lingua germanica. / es.

tappo - in lessico medico zaffo, che è anche il tappo delle botti) Queste sono parole di prestito, e la

fonetica aiuta a risalire alla loro origine. I Goti parlavano il gotico, i Longobardi un dialetto alto-

tedesco, in cui delle precedenti occlusive sono diventate delle affricate (es. apple che in tedesco è

Apfel) > forma con affricata: longobarda / forma con occlusiva: gotica.

Consonante occlusiva aspirata = da non confondere con una fricativa (chiamata in passato

spirante); è un'occlusiva seguita da un'aspirazione (in italiano si trova come allofono). Si dovrebbe

scrivere il simbolo dell'occlusiva corrispondente con un segno diacritico a forma di h (es. φέρω - in

caratteri latini phero)/ in sanscrito si ha l'occlusiva sonora (quindi bhar), in latino c'è la fricativa.

Vocali

Trapezio vocalico = idealmente lo si potrebbe inserire nella cavità orale, perché indica dei punti

equidistanti in cui si pronunciano le vocali principali. Sui lati del trapezio ci sono altri simboli (per gli

allofoni di una particolare lingua).

Sui lati orizzontali sono indicati i luoghi di articolazione in riferimento alla posizione della lingua

rispetto al palato (vocali centrali, posteriori/velari e anteriori/palatali). I lati verticali indicano i diversi

punti di apertura della cavità orale > inversamente proporzionale all'altezza della lingua. Es. [A]

vocale aperta bassa / [U] vocale chiusa alta.

Perché trapezio? Perché le vocali posteriori hanno sempre lo stesso luogo di articolazione, mentre

quelle anteriori sono un po' più anteriori man mano che diventano chiuse.

Esistono due vocali definite anteriori alte/chiuse. Qual è l'altra variabile articolatoria che serve?

L'arrotondamento delle labbra (es. vocale ü / NB se in francese dico nui non ho una vocale ma una

consonante approssimante): c'è una componente labiale. Quindi le vocali si distinguono in

labializzate e non labializzate. Questa definizione è preferibile rispetto a vocali arrotondate: si

possono infatti avere labializzazione e protrusione, o solo una delle due.

Vocale procheila/aprocheila = indica la maggiore o minore protrusione delle labbra.

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In greco, il suono <ü> si trova solo in attico, negli altri dialetti non c'è la vocale labializzata. In

latino, a un certo punto viene introdotta la lettera y per indicare i grecismi. Quando un suono come

<ü> è in una parola di prestito, il parlante può pronunciarlo esattamente solo se conosce bene la

lingua d'origine (nessuno dice menü, più usata la pronuncia menu). Il dubbio è che forse il latino

possa aver avuto in una sua fase il sonus medius ü, ad esempio in quei casi di doppia grafia:

maximus / maxumus, libet / lubet...

Una vocale può essere definita orale oppure nasalizzata: queste ultime si trascrivono col segno

delle vocali orali con il segno diacritico della nasalità (tilde). In italiano, la vocale nasalizzata è un

allofono: si trova quando una vocale è seguita da una consonante nasale tautosillabica (es. bimbo,

punto, tanto).

Vocali brevi/lunghe = se si prende a esempio la lingua latina, si trovano delle parole che hanno

uguale grafia, ma in cui la durata delle vocali è diversa (es. venit presente/ venit perfetto). In

italiano invece, la lunghezza dei suoni vocalici dipende dal contesto (allofoni) > quando ho una

sillaba aperta accentata, come in pala, la vocale è lunga / se la stessa vocale è accentata in sillaba

chiusa, es. palla, è breve.

NB in posizione finale, ad esempio amò, la vocale è breve; le sillabe atone sono sempre brevi.

16.10.2012

Con le vocali centrali, la posizione della lingua è intermedia rispetto a quella che essa assume

pronunciando le vocali anteriori e posteriori.

La <e> rovesciata si chiama schwa > vocale centrale dal tono indistinto, utile nella riflessione in

ambito di indoeuropeistica (es. verbo essere > in latino est - in greco εστί - in sanscrito asti - nelle

lingue germaniche mutamento fonetico in <i>).

padre / pater / πατήρ / father / pitar (sanscrito): questa [I] che compare in area indo-iranica (a volte

si trova anche ptar) fu un ostacolo per gli indoeuropeisti, che ipotizzarono una possibile origine da

un iniziale schwa, vocale che Saussure catalogò meglio nei suoi studi linguistici.

δατός / datus

στατός / status

Nel sistema fonologico italiano, la differenza tra vocale semi-chiusa e semi-aperta può essere un

problema solo se questa si riscontra in sillaba accentata (es. bene - c'è chi è portato a segnare il

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simbolo di vocale anteriore chiusa e chi invece aperta, ma solo nella prima sillaba - la [E] della

seconda sillaba è sicuramente chiusa).

Di solito, si tende a considerare come elementi di seconda articolazione solo le vocali e le

consonanti (perché vengono visualizzate immediatamente nella catena fonica). Ma c'è un altro

aspetto a cui fare attenzione, e che si manifesta diversamente dalle vocali e dalle consonanti:

Es. Penso che i milanesi abitino a Milano / Ieri ho visto in vetrina un bell'abitino > la sequenza

fonica è la stessa, ma la parola abitino assume due funzioni morfo-sintattiche diverse. Le unità

foniche come l'accento, la quantità o l'intonazione - quelle che non si identificano nella catena

fonica lineare - si definiscono soprasegmentali (perché indicate con un segno posto sopra alla

sequenza fonica), o prosodiche.

Accento = ad+cantus, calco del greco προσωδία.

Saussure aveva ragione quando definì il segno linguistico come lineare: abbiamo però una

limitazione, posta da queste unità foniche soprasegmentali; la catena fonica lineare è come

interrotta. La possibilità di utilizzare l'accento con funzione distintiva è data dalla sua posizione

libera / alcune lingue invece hanno un'accentazione fissa (es. francese, quasi sempre accentato

sull'ultima sillaba). In latino > ago, in composti adigo, adactus - facio, conficio ma confectus >

Lachmann (filologo) ragionò sulle radici fac- e ag- / la [A] di ag- è lunga perché seguita da una

sonora (sonora + sorda = sorda + sorda + allungamento della vocale precedente > ag-tus diventa

ac-tus).

In trascrizione fonetica, l'accento si indica con un trattino verticale posto prima dell'attacco della

sillaba accentata - pane > 'pane

Fonologia

Per un certo periodo, i termini fonetica e fonologia venivano considerati sinonimici, ma in realtà

non lo sono. In ambito francese, alcuni giovani studiosi di inizio '900, ad esempio Grammont e

Mellier, parlarono già del sistema dei suoni come un tutto che si tiene (strutturalismo).

Da che cosa dipendono le differenze tra le lingue? Non certo dalla modalità di produzioni dei suoni,

piuttosto dall'abitudine articolatoria (propria di ogni singolo sistema fonologico): in questi termini si

espressero i linguisti che per primi coniarono il termine fonologia. Se si parte dall'idea che la lingua

esiste per svolgere una determinata funzione, si è portati ad analizzare anche la funzione dei

singoli elementi che la compongono - sia per quanto riguarda le unità di prima articolazione, sia

per quelle di seconda articolazione. Ambito della scuola di Praga: i più noti linguisti di questo

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Page 14: Corso Bologna, Glottologia

circolo sono Jakobson e Trubeckoj, che scrissero in tedesco i Fondamenti di fonologia (cfr. testo in

fotocopia).

Rappresentazione linguistica / Lingua = l'accento può aiutare a riconoscere le parole (funzione

culminativa) > infatti, se dico mi piace, in realtà pronuncio una parola sola, perché mi è un fonema

clitico > quindi mipiàce.

Funzione delimitativa = è quella del colpo di glottide che indica l'inizio di una parola (in tedesco),

o dell'accento in quelle lingue che hanno accentazione fissa sull'ultima sillaba.

Funzione distintiva = è quella che distingue le diverse unità fornite di significato. Es. ho mal di

testa > la consonante occlusiva dentale sorda distingue l'unità di prima articolazione testa. La

funzione distintiva è quella fondamentale nel sistema fonologico di una lingua.

17.10.2012

Opposizione distintiva = viene definita in ambito fonologico, e si riscontra ad esempio tra /P/ ~ /T/.

L'unità fonica con valore distintivo si chiama fonema, sempre considerando un singolo sistema

fonologico (es. quello dell'italiano) / Se si individuano delle coppie minime, come patto-tatto, che

differiscono per un solo elemento fonico, si può attribuire quest'ultimo all'inventario dei fonemi

dell'italiano. I fonemi si indicano con le parentesi oblique: /P/ ~ /T/.

Un'opposizione tra occlusiva sorda e occlusiva sonora, in italiano, è ad alto rendimento

funzionale; una a basso rendimento funzionale è invece quella tra fricativa alveolare sorda e

corrispondente sonora ([S] di sera e [S] di rosa).

Esiste la possibilità di operare uno studio fonologico con lo scopo di analizzare l'evoluzione della

lingua > se posso pensare a un mutamento fonologico, presumo che la perdita di un fonema

avvenga per quanto riguarda le opposizioni a basso rendimento funzionale; analizzando il

mutamento linguistico, lo si può interpretare a posteriori come dovuto a determinate condizioni

strutturali di partenza (non si arriva però ad una previsione esatta del mutamento fonologico). Ad

esempio, il principio di economia in campo lessicale può determinare dei mutamenti - come nel

caso di omofonia; ma questo non è un assunto generale che mi porti a una regola fissa.

Grammaticalizzazione = certi elementi di prima articolazione, che hanno valore lessicale, perdono

questa valenza e assumono valore grammaticale (es. verbi ausiliari nelle forme perifrastiche >

Luigi è andato > il verbo essere non ha più il suo valore lessicale / Non l'ho mica detto > mica è un

termine grammaticalizzato). Quando il verbo essere funge da copula, non ha valore predicativo

(proprio invece del nome del predicato): infatti, in altre lingue, la funzione copulativa è espressa in

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Page 15: Corso Bologna, Glottologia

modo diverso > russo - frase nominale (Luigi bello), lingue semitiche - forma avverbiale (Luigi lui

bello). A volte, anche alcuni verbi di movimento hanno valore grammaticale ma non lessicale di per

sé (es. omerico βή δ'ίμεν - si mosse per andare).

Classificazione delle opposizioni (vedi scheda)

Opposizioni bilaterali, quando la base di comparazione (insieme delle proprietà che i due termini

dell'opposizione hanno in comune) è propria soltanto dei due termini dell'opposizione

Opposizioni plurilaterali, quando la base di comparazione è propria anche di altri elementi del

sistema

Opposizioni proporzionali

Opposizioni isolate

Opposizioni privative, come quella fra /T/ e /D/: infatti, al primo fonema manca una caratteristica,

un tratto, che invece il secondo fonema possiede. Quando si parla di tratto, si usa un termine che,

soprattutto quando serve a indicare una netta distinzione, è sinonimo di marca; /D/ è un fonema

marcato, perché ha la caratteristica di sonorità, /T/ invece è non marcato. Se in un sistema

fonologico ho la serie delle occlusive sonore, come tendenza generale ho anche le sorde > la

marca di sonorità implica la presenza dei corrispondenti fonemi sordi (criterio di marcatezza) /

Implicazione che si riscontra anche a livello morfologico = i sistemi morfologici delle lingue sono

diversi; come i fonemi hanno funzione distintiva in fonologia, e creano coppie di opposizione, così i

morfemi sono l'unità minima distintiva in ambito di morfologia. Categorie grammaticali > in

particolare il numero esemplifica bene i rapporti di marcatezza e implicazione - se penso al

rapporto tra singolare e plurale, mi rendo conto che l'elemento non marcato è il plurale (e per

esempio in inglese si aggiunge una <s>) / NB il singolare del collettivo si chiama singolativo: nel

rapporto tra collettivo e singolativo, quest'ultimo è l'elemento marcato (chicco è marcato / grano è

non marcato). In più, ci si accorge che anche il campo d'uso dell'elemento non marcato è maggiore

rispetto a quello dell'elemento marcato (in greco si può avere il soggetto al duale e il verbo al

plurale, ma non posso trovare un duale in luogo di plurale - allo stesso modo, anche la relazione

tra congiuntivo e ottativo è legata da un rapporto di marcatezza, tanto è vero che nell'evoluzione

del latino l'ottativo è decaduto).

Opposizioni graduali, quando i termini sono contrassegnati da un diverso grado della stessa

proprietà

Opposizioni equipollenti

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Page 16: Corso Bologna, Glottologia

Opposizioni costanti, se noto che non c'è alcuna restrizione che regola l'opposizione fonologica tra

due fonemi distinti, all'interno del sistema (ad eccezione di quella tra vocoide chiuso e vocoide

semiaperto > in sillaba atona, l'opposizione tra vocale semichiusa e vocale semiaperta si

neutralizza > in posizione di neutralizzazione importa poco come venga pronunciata la vocale).

Quando si descrive un'opposizione fonologica, quello che interessa è la funzione svolta dai fonemi;

da un punto di vista funzionale, ciò che rimane valido in una eventuale opposizione distintiva è la

base di comparazione, comune alla <E> chiusa e alla <E> aperta. Arcifonema = in una posizione

di neutralizzazione, è ciò che mantiene una possibilità di funzione distintiva (base di

comparazione); da un punto di vista strettamente articolatorio, l'arcifonema si definisce con la

variante semichiusa, pronunciata un po' più aperta (più marcata). Es. occlusiva palatale, in che è

meno marcata che in chian (allofoni) / Es. se in tedesco si trova una sonora <D> in fine di parola,

si pronuncia come la sorda <T>, per esito di neutralizzazione dell'opposizione fonologica > la

funzione del fonema non cambia, si ha un arcifonema che si realizza con la variante sorda (che è

l'elemento non marcato nella coppia di opposizione). [media-tenue = sonora-sorda]

In latino, l'opposizione tra vocale lunga e vocale breve è fonologica (in italiano rappresenta una

variante combinatoria) / c'è un caso in cui si può individuare una posizione di neutralizzazione:

vocalis ante vocalem corripitur.

Digramma <GN> = la pronuncia latina sarebbe potuta essere quella di una nasale velare (come la

forma -ing in inglese) > se questo è vero, si trova una coppia minima tra agnus e annus.

22.10.2012

Nella fonologia di Jakobson e in quelle successive, il fonema sempre di più si presenta come un

insieme di tratti (non come singolo elemento); i tratti distintivi si riscontrano all'interno di una serie

di caratteristiche proprie del fonema > [P] si oppone a [B] per il fatto di essere una consonante

occlusiva bilabiale sorda, ma a parte questo entrambe hanno gli stessi tratti. Per questo è possibile

raffigurare i suoni consonantici con uno schema di tipo cartesiano (ma in una matrice jakobsoniana

ci sono tratti che nella matrice IPA non sono presenti: più compatto, più diffuso ecc. / sono tratti

acustici).

Un fonema altro non è che una classe di foni: se dico rana e tana, ho una coppia minima che mi

consente di inserire la vibrante nel sistema fonologico dell'italiano; la vibrante però ha a sua volta

delle varianti libere (palatale-uvulare).

Trascrizione fonetica = occorre tenere conto dei tratti distintivi del fonema, ma anche del contesto:

in questo modo, la trascrizione sarà stretta, e più precisa. C'è anche la possibilità di fare una

trascrizione fonetica larga, che più si avvicina alla realtà fonologica (quindi, se scrivo ancora,

posso anche non indicare la nasale velare, e usare il simbolo dell'alveolare).

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Page 17: Corso Bologna, Glottologia

Mutamento fonetico / Mutamento fonologico

Anche in riferimento all'evoluzione diacronica della lingua si osservano dei mutamenti: ho un

mutamento fonetico quando nel tempo c'è una perdita o un'acquisizione di determinate

articolazioni fonatorie; certi mutamenti fonetici possono causare dei mutamenti fonologici (es.

perdita o acquisizione di coppie di opposizione > dal latino all'italiano, nel sistema fonologico, si

sono persi alcuni fonemi - anziché avere due fonemi ho due allofoni). / es. da tectum si ha tetto:

assimilazione (fonetica sintattica = se dico in pace, pronuncio impace > questi fenomeni si

chiamano sandhi - parola sanscrita che significa 'fuso insieme').

23.10.2012

La variazione è la caratteristica di ogni lingua storica; i tipi di variazione riscontrabili sono

(riflessione di Coseriu sul mutamento linguistico):

Diacronico - variazione nel tempo

Diatopico - nello spazio

Diastratico - differenze sul piano socio-linguistico (es. latino scritto e sermo vulgaris)

Diafasico - variazione stilistica

Diamesico - la variazione dipende dal mezzo che veicola l'espressione linguistica

Spesso vi è una coesistenza di variazioni (arcaismi, rusticismi ecc.) / in latino il dittongo <EI> si

monottonga, e diventa <I> lunga; la variante intermedia in <E> lunga è comunque attestata (come

nelle commedie di Plauto > giochi di parole come quello tra era - padrona - e ira). Quindi la storia

di un mutamento linguistico deve tenere conto di tutti i diversi tipi di varianti.

Un mutamento fonetico riguarda l'articolazione dei foni; certi mutamenti fonetici riguardano

determinati foni indipendentemente dalla posizione che occupano nella parola, a volte invece ci

sono delle restrizioni. Quando si è cominciato a riflettere sul mutamento linguistico, gli studiosi

indagarono le cause del mutamento fonetico: la principale è da individuare empiricamente

nell'articolazione fisica dei foni da parte dell'apparato fonatorio umano. Nell'800 si spiegava questo

fatto con il principio di economia (quindi necessità di utilizzare meno i muscoli dell'apparato

fonatorio).

Assimilazione = un fono acquisisce un tratto di un altro fono presente nella stessa parola (sia per

quanto riguarda elementi contigui, sia per quelli distanti) / factum > fatto, nesso kt > tt

(assimilazione progressiva completa, perché è la prima consonante che muta il tratto distintivo, e

l'esito è un nesso consonantico di due consonanti uguali) / in molte lingue si riscontra il passaggio

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Page 18: Corso Bologna, Glottologia

dal nesso consonantico nasale+dentale a quello nasale+nasale: nd > nn (assimilazione regressiva

completa) / nt > nd (assimilazione parziale) / Variante sostratica = ad esempio, in Campania si

tende a sonorizzare il nesso <NT>: questo è un retaggio del sostrato osco, in cui si diceva

operannum in luogo di operandum.

Dilazione = assimilazione di elementi a distanza (definizione marcata, nel rapporto

assimilazione/dilazione). È interessante quando riguarda le vocali, e si distinguono due fenomeni:

Metafonia - definizione data dai primi comparativisti e germanisti - calco del tedesco Umlaut. La

metafonia più diffusa è quella palatale (es. se dico Buch - libro, pronuncio una fricativa velare; se

dico Bücher - libri, pronuncio una fricativa palatale - il suono si anteriorizza / ci sono casi di Umlaut

anche nell'inglese > foot-feet, perché in origine si aveva una forma foti) / NB il simbolo per indicare

che la vocale <U> è labializzata è la dieresi, che in tedesco si dice proprio Umlaut.

Apofonia = esempio di metafonesi, di base è un fenomeno morfologico e non fonetico. Calco del

termine tedesco Ablaut (il corrispondente semantico di um è ab) / Spesso, fermandosi a un livello

sincronico, si può riscontrare l'apofonia anche dove, con un'analisi diacronica, non la si troverebbe

(es. vol/vel di velle - volo ma velim, risultato della caduta dell'approssimante, che si comporta in

modo diverso davanti alla laterale)

Armonia vocalica = questo fenomeno caratterizza le lingue agglutinanti (es. turco), che hanno

parole piuttosto lunghe perché le categorie grammaticali vengono indicate come aggiunte a un

nucleo centrale, portatore di significato / Es. gül (rosa), al plurale güller; at (cavallo), al plurale atlar

> si riscontrano due allomorfi, selezionati in base a regole fonetiche: se il nucleo semantico

presenta una vocale anteriore, anche il suffisso avrà una vocale anteriore; se invece la vocale del

nucleo è centrale/posteriore, si utilizzerà il morfema di conseguenza. / Es. anche l'ungherese è

una lingua agglutinante, e se si pensa al tedesco Herzog (duca) e al serbo-croato Herzeg, è

evidente che questa parola è passata da una lingua all'altra mediata dall'ungherese.

Dissimilazione = es. in francese, marmo si dice marbre, in inglese marble > marmore - marmre

(sincope) - marmbre (epentesi) - marbre (semplificazione) > perdita di un tratto distintivo di un

fonema, in questo caso passaggio da una vibrante a una laterale. Dissimilazione preventiva > si

inserisce nell'ambito di un mutamento fonetico (che ha un inizio e una fine nel tempo) - in latino si

verificò il fenomeno del rotacismo, che però non interessò parole come causa (che aveva la

fricativa alveolare sorda, divenuta sonora) o miser (che ha un originale tema in -o > miseros) / NB

se prima della vibrante c'è una vocale non succede niente, se c'è una consonante viene inserita

una vocale che non è etimologica (miser > miseros / ager > agros) / es. quaerere, che ha come

corrispondente fonetico in italiano chiedere: nel pronunciare rapidamente la parola, la ripetizione di

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Page 19: Corso Bologna, Glottologia

suoni uguali non è comoda, e dunque uno dei due foni muta, mantenendo il luogo di articolazione

(palatoalveolare).

24.10.2012

Interversione (o inversione) = mutamento nell'ordine delle lettere che compongono le parole >

formaggio (latino formaticu), in francese fromage / fabula, che ha come esito sia favola che fiaba:

attestata una forma secondaria fabla (variazione diastratica) che in seguito a interversione diventa

flaba (così anche per la parola orecchio, esito del mutamento auricola-oricla - monottongazione di

<AU> + elisione della vocale interconsonantica). Tratto morfologico tipico del latino volgare: forma

comune del sermo humilis ("fenomeno carsico"), con desinenza del diminutivo che designa il

sostantivo primitivo.

Metatesi = tipo di interversione che interessa due lettere contigue / πόλις, πόλεως (e non πόληος >

metatesi quantitativa) / scintilla, in francese étincelle - in sardo istinchidda > dobbiamo presumere

un'interversione dal latino scintilla-stincilla.

Sincope = caduta di una vocale interna in sillaba atona / dal latino calidu si ha l'italiano caldo.

Apocope = caduta di una vocale in fine di parola.

Morfonologia = campo di studio linguistico comprendente elementi di morfologia e di fonologia.

Nessi consonantici

Un nesso consonantico può rimanere tale, o portare a una semplificazione per ragioni di

economia: es. fulmine, dal latino fulmen > ma se operiamo un'analisi etimologica sincronica (detta

anche statica o grammaticale o sincronologica), e cioè risalendo al sostantivo primitivo

individuando le motivazioni grammaticali (es. suffisso diminutivo), notiamo un suffisso -men (che in

greco è -μα) unito a una radice ful- che indica il fulgore > quindi si ipotizza un'iniziale forma

*fulgmen, con successiva perdita di un elemento fonico e semplificazione del nesso consonantico.

Anaptissi = inserimento di una vocale non etimologica in posizione interconsonantica / es.

Ηρακλής in latino diventa Hercules.

Epentesi = inserimento di una consonante in un nesso consonantico / Es. francese marbre: dal

latino marmore, sincopato marmre - nesso <mr>, che favorisce un mutamento fonetico in <mbr> /

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Page 20: Corso Bologna, Glottologia

ανήρ, ανδρός - epentesi del delta / βροτός > da una forma μροτός, che diventa μβροτός in seguito

all'epentesi dell'occlusiva bilabiale sorda.

Evoluzione dei dittonghi

Dittongo lungo > diventa un dittongo breve per abbreviazione di una delle due vocali

Dittongo breve > tende a monottongarsi, con la caduta della semivocale / es. rosae, da rosai [a:i],

la vocale <I> è destinata a perdersi / EU > OU > [O] lunga chiusa > [U] lunga chiusa - abdeucit >

abdoucit > abdocit > abducit / OI > EI > [E] lunga chiusa > [I] lunga chiusa - doivos > deivos >

devos > divos

NB: l'esito del dittongo OI in latino può anche essere OI > OE > [O] lunga chiusa > [U] lunga chiusa

- in corrispondenza di unum, in un'epigrafe (iscrizione IX, volume I del CIL, seconda edizione)

abbiamo una forma oino / coeravere in luogo di curavere.

Mutamento fonologico

Alla base ha sempre un mutamento fonetico. Possiamo individuare tre processi di mutamento

fonologico:

Se si acquisisce in diacronia un'opposizione fonologica che prima non c'era > fonologizzazione

Se si perde un'opposizione > defonologizzazione

Se rimane l'opposizione fonologica tra due fonemi, ma cambia il tratto distintivo >

rifonologizzazione (es. in francese opposizione [A] posteriore / [A] anteriore diventa opposizione

[A] breve / [A] lunga)

30.10.2012

Morfologia

Quando si parla di morfemi si ha la percezione che alcuni di essi siano liberi (come bar) e alcuni

legati. Ci sono poi morfemi che vanno a costituire parole complesse che possono essere composte

o derivate. In morfologia si individuano dei morfemi grammaticali detti affissi: sono i prefissi, gli

infissi e i suffissi; vi è poi un’unità morfologica detta circonfisso, in cui il prefisso e il suffisso

costituiscono unità funzionale. / Prefissoidi e suffissoidi sono morfemi slegati, che hanno un

significato se presi singolarmente > soggetti a un processo di lessicalizzazione.

Il termine fonema è da intendersi anche come elemento comprendente una classe di foni (es.

fonema nasale)

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Page 21: Corso Bologna, Glottologia

Non c’è corrispondenza biunivoca tra morfo (che designa la variante di morfema attraverso cui si

realizza la funzione del morfema stesso) e morfema: morfo assume una funzione segmentale e

corrisponde al sistema funzionale.

Isomorfismo = caratteristica delle lingue agglutinanti - per indicare un valore grammaticale si usa

un segmento (corrispondenza biunivoca forma-funzione). Es. lupos > il morfema flessivo –s indica

contemporaneamente le categorie grammaticali genere, numero e caso / nelle lingue agglutinanti

invece (come nel turco), si ha un segmento per indicare il genere, uno per il numero e un altro

ancora per la funzione logica.

Allomorfismo = un unico valore funzionale può sovrapporsi a diversi segmenti. Es. articolo

maschile singolare, che può essere il, lo o l’ a seconda dei differenti contesti fonici. In greco questo

fenomeno è detto suppletivismo.

Morfema zero = si ha in situazioni in cui esiste la funzione grammaticale, ma non è espressa dal

segmento fonico.

Morfo > forma

Morfema > funzione

Architettura della lingua

Rapporti associativi (o paradigmatici): costituiscono dei paradigmi, classi associative nella mente

del parlante / es. insegnare-imparare (insegn- e impar- sono i lessemi tra cui il locutore può

scegliere)

Rapporti sintagmatici

Saussure divide l’atto linguistico in due componenti: langue (ossia la possibilità di astrazione, al cui

livello si collocano i rapporti associativi / aspetto sociale, momento di potenziale, sistema di

riferimento a disposizione del parlante – rapporti in absentia) e parole (realizzazione concreta

dell’atto linguistico del parlante, in cui si riscontrano dei rapporti sintagmatici tra i vari elementi

dell’enunciato – rapporti in praesentia)

Sintagma = deriva da sunta@ssw−mettere insieme

I rapporti sintagmatici quindi sono di tipo esclusivo, quelli paradigmatici invece sono di tipo

associativo.

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Page 22: Corso Bologna, Glottologia

Saussure utilizza delle metafore o delle similitudini per esprimere concetti di metalinguaggio; per

spiegare i rapporti sintagmatici e paradigmatici utilizza l’immagine del tempio greco:

Il rapporto tra la colonna e l’architrave è sintagmatico

Il rapporto tra una colonna dorica e una ionica è paradigmatico

Le parole derivate possono essere denominali (se derivano da un nome), deverbali (se derivano

da un verbo) o parasintetiche (come imbiancare ed ingiallire, che non derivano propriamente né da

un verbo né da un sostantivo).

Parole composte

Più una lingua è grammaticale (es. tedesco, greco, sanscrito) e più tende a utilizzare parole

composte (Wortbildung – formazione di parole)

Composti copulativi = per comprendere la natura del composto, bisogna scomporlo nei vari

segmenti che o costituiscono (es. cassapanca > cassa+panca) / Il termine acropoli deriva dal

greco, e significa città alta: il rapporto tra aggettivo (che funge da genitivo) e nome è funzionale

Composti determinativi = parole in cui i segmenti sono legati da rapporti di determinazione (es.

pettirosso, pentagramma, Riccardo e tutti i nomi in –ardo > da una forma germanica per cuore)

Composti possessivi = sono quelli la cui parafrasi è una frase possessiva (es. euègenh@v - c’è

il tema di ge@nov a diverso grado apofonico con allungamento tipico del nominativo; tutti gli

aggettivi in –hv sono composti possessivi; magnanimo = colui che ha un grande animo)

Trascategorizzazione = la classe a cui appartiene il composto è diversa dalle classi degli elementi

che lo compongono non c’è quindi l’elemento in grado di determinare la classe del composto.

Es. il capostazione è un capo, ma magnanimo non è un animo!

I composti che hanno un centro sono chiamati endocentrici (acropoli, capostazione). I composti

che non possiedono questo centro sono invece chiamati esocentrici (pettirosso, magnanimo).

Questi termini furono coniati da Bloomfield, che però li usava per indicare i sintagmi.

I copulativi sono doppiamente endocentrici; i possessivi sono esocentrici, mentre i determinativi

possono essere sia endocentrici che esocentrici (portapenne = esocentrico; capostazione =

endocentrico).

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Page 23: Corso Bologna, Glottologia

Classificazione delle lingue

Isolanti (inglese)

La parola non subisce modificazioni per esprimere i diversi contenuti, quindi è spesso molto corta

(monosillabica). I contenuti possono essere espressi con l’ordine delle parole o con degli avverbi.

Dire che una parola di una lingua isolante sia composta da un solo fonema però non è corretto

perché le lingue isolanti spesso sono tonali, quindi il tono, avendo funzione distintiva, è un tonema.

Agglutinanti (turco)

La parola è piuttosto lunga a causa dell’isomorfismo. In turco infatti la parola ellerimde si traduce

con “nelle mie mani” (el = mano; ler = plurale; im = possessivo; de = stato in luogo)

Flessive (greco, latino, italiano)

La parola viene modificata attraverso affissi o prefissi; inoltre è caratterizzata dalla possibilità di

variazione attraverso l’apofonia. Non c’è isomorfismo.

Incorporanti o polisintetiche (groenlandese, lingue amerindiane)

La parola è costruita come nelle lingue agglutinanti, quindi è molto lunga. La differenza è che in

queste lingue la parola può incorporare anche verbi e più di un morfema lessicale, quindi molto

spesso si traduce con un’intera frase.

05.11.2012

Il contenuto di un morfema è una categoria grammaticale. Le categorie (che non vanno confuse

con le categorie logiche, di pensiero) sono il modo con cui le lingue si organizzano.

Persona = è la risorsa mediante la quale le lingue identificano chi è l'emittente e chi è il ricevente.

La persona è una categoria deittica, e pertanto rimanda alla situazione in cui avviene l'atto

linguistico.

Il contesto può essere la frase (linguistica interna > bisogna basarsi solo sulla realtà

grammaticale), oppure anche la realtà extra-linguistica (pragmatica > ambito di studio che

osserva le scelte linguistiche tenendo conto delle scelte operate dall'emittente) / In quest'ottica, la

metafora è davvero una malattia del linguaggio? Es. questa tavola rotonda è quadrata, questa

frase va contestualizzata. Due termini diversi per indicare il contesto linguistico (cotesto) e quello

situazionale (contesto). Se io dico questo libro è bello, questo è un pronome deittico, ed è un

elemento del contesto, non del cotesto.

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Page 24: Corso Bologna, Glottologia

Terza persona = spesso nelle lingue si nota la tendenza a segnalare la terza persona

distinguendola dalla prima e dalla seconda (es. inglese) > è un po' meno persona delle altre due.

Immaginiamo un enunciato in cui è presente il pronome di terza persona: ieri ho visto la mia amica

Lucia; lei sì che ha un bel cappotto - lei è un elemento del cotesto, si riferisce direttamente a la mia

amica.

Funzione anaforica = viene ripreso un elemento antecedente (es. frase su Lucia)

Funzione cataforica = anticipa un elemento successivo nella frase (es. vi dico questo, che dovete

studiare) / in latino e in greco, le particelle dichiarative non sono altro che pronomi deittici neutri

(quod, ὅτι), che hanno subito un processo di grammaticalizzazione cataforica / ὅτι è un pronome

doppio, formato dal neutro del relativo e dal neutro dell'interrogativo (mentre in latino quis deriva

direttamente da τίς > esito della labiovelare)

Quindi la terza persona può avere sia funzione deittica che funzione forica (cfr. Benveniste)

In sanscrito, per dire darò (datasmi), abbiamo un'originaria forma che si traduce con sono un

datore (perifrasi) / datasi, tu darai / egli darà è semplicemente data (cfr. frase nominale, senza il

verbo asmi)

La terza persona è anche quella della narrazione.

Numero = è fondamentalmente un quantificatore / Duale: se leggiamo Omero, spesso troviamo il

duale Αἰάντε, antroponimo che identifica Aiace (anche se gli Aiaci sono due, a volte ci si riferisce

ad uno solo > duale ellittico o estensivo) - forma di parale > si designano con il duale due elementi

che sono "due per natura" - numero presente nel tocario. Es. i genitori sono per forza due, e in

sanscrito ho pitarau (pitar - padre + morfema au del duale). Una lingua che non ha il parale usa il

duale, e se non ha il duale usa il plurale (es. Castores - Castore e Polluce / ma in italiano un paio è

un classificatore, ed è un esempio di parale nella frase ho comprato un paio di scarpe)

Genere = non c'è corrispondenza tra categorie logiche e categorie grammaticali. Apparentemente

abbiamo una rispondenza tra genere come categoria e realtà, ma non è sempre così. Ad esempio,

è interessante vedere come viene assegnato il genere alle parole di prestito (come quelle che in

italiano derivano dall'inglese, in cui il genere è una categoria velata - che si scopre con il contrasto

animato/inanimato, o in altre lingue con l'articolo - cfr. "La foresta di piume" o "I sei lati del mondo"

- ma anche gli studi di Whorf sulle etnoscienze) / spesso si riconosce il genere accordando nome e

aggettivo.

Es. il sole e la luna / è il mito che ne determina il genere o viceversa? Qualcuno ha notato la

tendenza ad usare il genere come denotativo di una polarità (non sempre e non in tutte le lingue

però)

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Page 25: Corso Bologna, Glottologia

Caso = nelle lingue flessive, indica il rapporto con la funzione sintattica svolta nella frase.

Nominativo / accusativo = siamo soliti pensare al primo come caso del soggetto e al secondo

come caso del complemento oggetto. Nelle lingue che conosciamo non c'è differenza tra soggetto

di verbo transitivo e soggetto di verbo intransitivo, ma in altre lingue (dette ergative) questa

differenza c'è (es. basco) - il caso assolutivo in queste lingue corrisponde al complemento oggetto

e al soggetto di verbo intransitivo, mentre il soggetto di un verbo transitivo (più "attivo") è in caso

ergativo.

Tempo, modo, diatesi, aspetto, azionalità = categorie proprie del verbo / l'aspetto mi dice ad

esempio se un'azione è puntuale o durativa - l'azionalità (dal tedesco Aktionsart) è denotata da

categorie lessicali, es. guardare-vedere.

Metafora aspettuale = es. distinzione amò/amava; si pensi a tutti i cotesti linguistici che per loro

natura preferiscono l'imperfetto al passato remoto (verbali di polizia, giochi di ruolo dei bambini...)

Metafora temporale = es. presente storico

06.11.2012

Mutamenti morfologici

La nozione di grammaticalizzazione affonda le sue radici nella storia della linguistica (cfr. Michel

Bréal, Essai de semantique, 1897); la grammaticalizzazione è anche un mutamento semantico e

subisce un particolare condizionamento sintattico (si inserisce in un contesto di rapporti

sintagmatici). In un'epoca in cui prevale un certo paradigma evoluzionistico, prevale anche un

certo tipo linguistico. Ma come può avvenire il passaggio da una lingua isolante a una

agglutinante? Proprio mediante la grammaticalizzazione: una parola subisce un processo di

desemantizzazione e diventa un affisso. Già Franz Bopp aveva teorizzato questo processo ("teoria

dell'agglutinazione"), ponendo molta attenzione non solo al dato fonetico, ma anche alla morfologia

(la sua opera venne definita un'etimologia della grammatica). Alla base della flessione delle più

antiche lingue conosciute ci sarebbe perciò un processo di agglutinazione. Nella seconda metà

dell'800, le ipotesi di Bopp vennero difese con argomentazioni di linguistica generale (anche in

ambito statunitense): ad esempio, se osserviamo in sincronia le lingue, senza operare

ricostruzioni, risulta evidente che il fenomeno di agglutinazione è realmente avvenuto (avverbi che

terminano in -mente: grammaticalizzazione dell'ablativo di mens, mentis, che diventa un morfema

derivazionale). La grammaticalizzazione ravvisabile nelle lingue vive fu oggetto di studio anche dei

neogrammatici, che assunsero come base un'interpretazione uniformista (opposta a quella

catastrofista).

25

Page 26: Corso Bologna, Glottologia

Meillet sostiene che un esempio di mutamento morfologico è anche l'analogia, che invece chiama

in causa i rapporti associativi; l'analogia è uno di quei processi alla base del funzionamento della

lingua (es. *dicete in luogo di dite) / la forma più antica è sempre quella irregolare, che si uniforma

per analogia a quella regolare (es. *siem che diventa sim per analogia con simus).

Sintassi

La linearità del segno linguistico cela in realtà dei rapporti gerarchici; schemi a scatola / ad albero

> servono a identificare l'ordine sintattico all'interno dell'enunciato.

Sintagma = unità sintattica minima (esistono sintagmi nominali - SN, sintagmi verbali - SV,

sintagmi preposizionali, che per natura sono esocentrici > non si trovano isolati, ma sempre inseriti

in un cotesto) La differenza tra sintagma e frase è la stessa che Bloomfield evidenziava tra

composti endocentrici ed esocentrici. Una frase è tale se c'è la predicazione (ossia un predicato,

non sempre è non per forza un verbo!)

07.11.2012

Negli anni '60, Greenberg svolse un'analisi tipologica su un campione rappresentativo di lingue,

osservando quello che è l'orde des mots (SVO,SOV); il suo obiettivo era l'individuazione di

universali linguistici, suddivisi in universali assoluti (determinate caratteristiche possedute da

tutte le lingue) e universali implicazionali (caratteristiche riscontrabili in una lingua secondo il

rapporto di implicazione con altre).

Sei combinazioni di questi sintagmi:

SVO - SOV - VSO / la posizione dell'oggetto è posposta rispetto a quella del soggetto (sembra la

più naturale, ossia originaria, perché è la tipologia più diffusa). Se una lingua è SOV, ha una

tendenza all'uso di posposizioni (es. casi) e di modificatori antecedenti all'elemento modificato; se

è SVO presenta preposizioni e modificatori a destra.

OVS - OSV - VOS

Tipologia sincronica/diacronica (Sapir, Greenberg)

Eugenio Coseriu = riflessione linguistica a partire dalle categorie saussuriane / a proposito del

contenuto (cfr. "I falsi problemi della traduzione"), egli usava distinguere tra significato e

designazione > le possibili vie sono l'osservazione dell'extralinguistico o dell'intralinguistico.

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Page 27: Corso Bologna, Glottologia

Verbi delocutivi (cfr. Benveniste) = sono quelli che derivano da una locuzione (es. salutare = dire

salute) / un atto linguistico può essere locutivo, illocutivo o perlocutivo. Se io dico Gianni

scappa, compio un atto locutivo; se ad esempio la stessa frase è pronunciata da un poliziotto e io

analizzo la sua intenzionalità (ambito extralinguistico), Gianni scappa è un atto illocutivo; se

osservo una determinata azione prodotta dal medesimo enunciato - come l'inizio dell'inseguimento

- evidenzio un atto perlocutivo.

Lessico = onomasiologia / semasiologia > nel primo termine domina il nome, nel secondo il

significato; quando opero uno studio onomasiologico, prendo in considerazione un referente, e

analizzo quindi come un nome o un campo semantico vengano espressi nelle varie lingue (metodo

usato in dialettologia); con uno studio semasiologico, invece, parto dal lessema e lo analizzo dal

punto di vista del significato (sia in sincronia che in diacronia).

Prestiti / Calchi = sono fenomeni che costituiscono la conseguenza dell'interferenza linguistica

(oggetto di studio dell'interlinguistica); macrostoria delle lingue. Creolizzazione = creazione di una

nuova lingua / terreno di indagine interessante come quello delle lingue "morte".

12.11.2012

Interlinguistica

Con questo termine si indica l'insieme di condizioni che favoriscono il contatto tra lingue diverse, e

gli effetti che da esso derivano. L'interlinguistica è alla base del rinnovamento delle lingue >

prestiti, calchi.

Fenomeni di interferenza = lingua modello e lingua replica, che si arricchisce con il prestito (forma

di imitazione) / vi è un'interferenza anche diastraticamente (linguaggi settoriali influenzati dalla

lingua comune). Linguaggi settoriali del latino, es. sermo castrensis - molte volte i termini latini

sono il risultato di un'interferenza, e derivano dal linguaggio dell'agricoltura (come delirare, lett.

uscire dal solco). Se analizziamo il lessico militare latino e quello italiano troviamo molte analogie,

come l'uso di derivati e composti, di metafore ecc.

Prestito = prendere a prestito (metafora dell'ambito economico) / Quelli che in sincronia sono

considerati errori, quando passano dal livello di parole a quello di langue costituiscono un

mutamento linguistico (es. analogia) / computer è una parola di prestito dall'inglese; ci sono anche

dei prestiti casuali, che vengono comunemente utilizzati.

Bilinguismo = non è sinonimo di diglossia (uso di due varietà di lingue in diversi contesti - es.

greco moderno - cfr. Ferguson).

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Page 28: Corso Bologna, Glottologia

Lega linguistica = fenomeno di convergenza tra due o più lingue, dovuto non a cause

genealogiche ma geografiche (contatto interlinguistico). Ne è un esempio la lega linguistica

balcanica, che ha dato avvio a un ambito di studio detto balcanologia = lingue slave meridionali

(Jugoslavia - Slavia del sud) + ungherese + rumeno + neogreco + albanese. Il primo a parlare di

lega linguistica fu Trubeckoj nel 1928 a l'Aja (usò il termine Sprachbund), il quale pensava che

l'indoeuropeo originario non fosse una lingua, ma una lega linguistica.

Germanicità = caratteristica propria delle lingue germaniche; ma serve una protolingua di base o

tedesco e inglese si assomigliano perché l'antico germanico è il risultato di un contatto geo-

linguistico?

Calco = viene riprodotta la struttura morfologica della parola nella lingua modello (es.

Sprachwissenshaft - glottologia) / Se penso a una parola come sport, mi rendo conto che questo

anglismo è talmente entrato a far parte del lessico italiano da costituire la base per dei composti

(es. sportivo) si dice perciò che sport è un prestito acclimatato (fenomeno di acclimatamento) / Se

invece si tende ad adattare la pronuncia del prestito a quella della lingua replica, si ha un

fenomeno di integrazione.

A volte un'integrazione fonologica è anche morfologica (es. brioches che alcune vecchie

pronunciano brioscia) / Neutralizzazione lessicale: la parola di prestito arriva a sostituire

completamente la parola straniera (es. inglese: nesso consonantico <sk> derivante da un contatto

con lingue nordiche - sky)

Polarizzazione = ne sono un esempio i germanismi nell'italiano, es. trincare - ma il verbo bere fa

comunque parte del lessico italiano / già Saussure distingueva lingue lessicologiche e lingue

grammaticali (come il tedesco, in cui la parola tufo è passata dal latino ma è diventata Tufstein -

pietra di tufo)

Integrazione grafica = fa sì che una parola come nylon venga scritta *nailon. Es. parola inglese

debt, prestito dal francese dette; perché compare la [B]? Perché graficamente ci si accosta

all'etimologia del latino debitum.

13.11.2012

Prestito diretto = esito di un fenomeno di interferenza, ad esempio in aree di bilinguismo, o quando

c'è il passaggio dal linguaggio comune a quello settoriale (es. il termine file, che prima indicava

soltanto una casella).

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Page 29: Corso Bologna, Glottologia

Prestito a distanza = chi parlava di Sputnik negli anni '70 non conosceva il russo, ma aveva

appreso quella parola dai giornali.

Prestiti mediati = es. tedesco Herzog che in serbo-croato diventa Herzeg, passando per bocca

ungherese.

Prestiti di ritorno = es. balcone rimanda alla parola tedesca Balken (trave); ma quando in tedesco

trovo Balkon, capisco che è avvenuto un doppio passaggio.

Il calco invece è un fenomeno di imitazione; ne esistono di due tipi

Calco strutturale = fuorilegge, ferrovia / il calco strutturale può essere composizionale o

derivazionale (come in latino quei termini filosofici che vengono recuperati dal greco > qualitas,

calco di ποιότης) / il sintagma nominale guerra fredda è calco dell'inglese cold war (si definisce

sintema)

Calco semantico = non è la semplice imitazione del significato di una parola straniera (quella

sarebbe soltanto una traduzione); ma se ad esempio prendiamo la parola stella, che dall'inglese

star ha preso non solo il significato primario, ma anche quello metaforico (stella del cinema),

individuiamo un calco semantico / La parola ceca che significa prezzo ha acquisito dal tedesco

anche il significato di premio / Il verbo latino tingo è un calco del greco βαπτίζω, che però ha dato

origine anche al prestito baptizo / Background è un prestito, retroterra è un calco.

Sprachmischung, mescolanza tra le lingue; il contatto interlinguistico contribuisce alla realizzazione

di altri fenomeni

Prestito sintattico > come è nata la forma -ing in inglese? C'entrano le lingue celtiche, che hanno

una predisposizione all'uso delle frasi nominali.

Prestito morfologico > è possibile, ma alla base c'è sempre un prestito lessicale; con rapporti

associativi basati sull'analogia, i prestiti si "grammaticalizzano" / es. suffisso latino di origine greca

-issa (diaconus-diaconissa, morfo diventato produttivo) / quindi il prestito morfologico è indiretto, o

indotto (fenomeno di induzione).

14.11.2012

Indoeuropeistica / Metodo storico-comparativo

Siamo nell'800, la glottologia inizia ad essere concepita come una scienza autonoma, con delle

cattedre universitarie (soprattutto a Berlino - von Humboldt). Anche un'opera comparativistica

29

Page 30: Corso Bologna, Glottologia

come quella di Bopp si inserisce in una ricerca idealistica dello "spirito linguistico": c'è la tendenza

all'indagine su una possibile lingua originaria.

La linguistica francese si inseriva in un solco di studi più tradizionale, anche per quanto riguarda le

etimologie (sincronica/diacronica); la voce etymologie nell'Enciclopedia illuminista (cfr. Diderot e

D'Alembert) risale al 1756, e fu scritta da Turgot, che tra l'altro era un economista.

Scoperta del sanscrito: alcuni dei primi comparativisti erano anche i primi idealisti / la conoscenza

delle lingue indiane da parte di europei è attestata già a partire da epoche precedenti > 1500,

Filippo Sassetti, un viaggiatore, iniziò a notare delle somiglianze tra il sanscrito e lingue a lui note

(le sue lettere però vennero pubblicate nell'800) / Un missionario tedesco, Roth, scrisse una

grammatica sanscrita nel 1664, pubblicata soltanto nel 1988 / Gesuita francese, Coeurdoux /

Carmelitano austriaco, Paolino da San Bartolomeo, fu autore di opere sul sanscrito (in latino) alla

fine del '700.

Zendo = antico iranico (lingua dell'Avestico)

Nel 1786 un giudice inglese, William Jones, il quale lavorava in una società di studi induisti, emise

una dichiarazione in cui ipotizzava la parentela linguistica tra greco, latino e sanscrito (lingua più

perfetta di tutte). Se si volesse fare un calco latino del termine sanscrito, si avrebbe confectus >

cum corrisponde a sam, la radice di facio in area indo-iranica è kr, il suffisso -tus è -ta > sams-kr-ta

Alcuni tra i primi comparativisti furono tentati dal considerare il sanscrito come la lingua madre,

quando invece è più che altro una sorella maggiore; lo stesso Schlegel lo dice e lo nega all'interno

della sua opera. Questo sanscritocentrismo è stato accantonato con la scoperta delle lingue

celtiche e anatoliche.

Friedrich von Schlegel = nel 1808 scrive la sua opera che ben si inserisce in un contesto

humboldtiano, poiché analizza la lingua e la sapienza degli Indiani. Influsso dell'anatomia

comparata (cfr. Cuvier), e il paragone tra le due scienze è reso esplicito dallo stesso autore.

Zergliederung = parte costitutiva di un organismo (studio delle radici) / Es. il sscr. danam

assomiglia al lat. donum > posso dimostrare che queste due forme storicamente attestate hanno

alle spalle un denominatore comune, ricostruibile tramite un'analisi dei mutamenti fonetici / Es.

verbo essere > sscr. asti - gr. esti - lat. est - ted. ist - ingl. is > inizialmente i grammatici

ricostruivano *asti, ma è sbagliato: le ricostruzioni corrette sono *esti o *Hesti.

Ricostruzione esterna/interna = esterna se assumo come metro di paragone elementi di lingue

diverse, interne se rimango nell'ambito di una stessa lingua > es. rapporto tra relinquo e relictus;

nel participio è avvenuta una dissimilazione, la labiovelare ha perso la labialità perché seguita da

un'occlusiva dentale > ricostruisco *reliq

30

Page 31: Corso Bologna, Glottologia

Es. sscr. sacate, lat. sequitur, gr. hepetai (la fricativa alveolare sorda, in greco corrisponde a una

fricativa laringale / la labiovelare in gr. dà come esito la labiale, in sscr. la velare / la desinenza -te

corrisponde perfettamente a -tai)

19.11.2012

Indoeuropeo = in ambito tedesco si usa il termine Indogermanisch > questa definizione entra in

uso già a partire dall'inizio degli studi di linguistica storico-comparativa (ma a Bopp piaceva di più

dire indoeuropeo)

Ariano = ovviamente all'inizio dell'800 non aveva una connotazione razzista

Franz Bopp = si interessò soprattutto alla morfologia, e ipotizzò dei fenomeni di

grammaticalizzazione che avrebbero dimostrato un indoeuropeo di tipo agglutinante (opera del

1816, versione inglese del 1820) - ricerca sui morfemi flessivi. Bopp scrive anche una grammatica

comparativa (1833) di diverse lingue, e con studi successivi dimostra anche l'indoeuropeità del

ceppo celtico.

Alcuni comparativisti avevano interessi più legati alla fonetica: sono i primi germanisti che,

operando un confronto tra le lingue germaniche e le altre, individuarono dei mutamenti fonetici che

si ripetevano sempre uguali.

Rasmus Kristian Rask = confrontando le lingue germaniche con le altre indoeuropee (ma NON con

il sanscrito), notò alcune corrispondenze regolari > es. nella parola per padre, dove in greco e in

latino c'è una occlusiva bilabiale sorda, nelle lingue germaniche c'è una fricativa labiodentale

sorda. Queste considerazioni non sono sistematiche, perché il primo che operò un'analisi fonetica

dettagliata fu...

(vedi scheda) Jacob Grimm = ipotizzò dei mutamenti fonetici da una fase indoeuropea al

germanico comune. La ricostruzione parte dall'osservazione - *p > f (legge generale ricostruita

empiricamente) / Lautverschiebung = mutazione di suoni, individuata dagli studi di Grimm. Alcuni

studiosi traducono questo termine con rotazione consonantica, ma è una traduzione errata.

* p > f

* b > p

* c > ch

Thorn = simbolo con cui si traslittera, da caratteri gotici, la fricativa interdentale sorda.

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Page 32: Corso Bologna, Glottologia

Es. lat. decem, gr. δέκα, sscr. dasa, got. taihun (termina in -un perché la desinenza latina -em non

è originaria! Passaggio *m sonante > a > em > un)

20.11.2012

Lingue italiche, a cui il latino si è sovrapposto, creando degli idiotismi. Le conosciamo solo tramite

testimonianze epigrafiche (lingue di frammentaria attestazione - Restsprachen, opposte a quelle

largamente attestate - Grosscorpusprachen) / Es. esito dell'occlusiva sonora aspirata, in latino dà

<f> solo all'inizio di parola, in area italica anche in posizione mediana.

Ruber / Rufus / Robus = in robus soprattutto > il consonantismo è latino, mentre la <o> in luogo di

<u> indica una variante diatopica e diastratica.

Es. nelle lingue italiche, l'esito della labiovelare è un'occlusiva bilabiale sorda (coquina in lat. è

affiancato dal sinonimo popina).

Problema: le sorde aspirate / nel sistema fonologico dell'indoeuropeo, riusciamo a ricostruire le

occlusive sonore, sorde e le occlusive sonore aspirate, ma NON le sorde aspirate. In sanscrito

però esiste anche la serie delle sorde aspirate!

<B> in latino è un fonema secondario (bellum in origine era dwellum - dw > b)

Una seconda Lautverschiebung venne già ipotizzata da Grimm (anche perché spesso il tedesco va

per conto suo per quanto riguarda i mutamenti fonetici) = interessò i dialetti alto-tedeschi, in

seguito alla prima Lautverschiebung > es. decem - taihun - zehn

Posizione intersonantica = contesto sonoro (tra due vocali o tra vocale e consonante sonora) -

Verso la fine degli anni '70 dell'800, il danese Verner scrisse un articolo su una rivista di linguistica

comparativa tedesca (la famosa KZ) e teorizzò la legge che regola la sonorizzazione delle sorde in

posizione intersonantica.

21.11.2012

Dialetti greci psilotici = in seguito al passaggio *s > h, perdono l'aspirazione (e dunque il simbolo H

che indicava l'aspirazione non serve più, e diventa una vera e propria lettera)

Assibilazione *ti > si = propria di alcuni dialetti greci

Risch, Chantraine = saggi sulla lingua omerica.

Sscr. veda > Gr. oida (la <e> in sanscrito è secondaria, esito di monottongazione di un dittongo in

cui la semivocale è <i>)

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Page 33: Corso Bologna, Glottologia

Apofonia qualitativa/quantitativa = la loro funzione è la stessa (Saussure dimostrò che un

fenomeno che storicamente si configura come apofonia quantitativa, in origine era un'apofonia

qualitativa)

δίδωμι - δοτός - datus

ιστημι - στατός - status

τίθημι - θετός - factus

Verner: la sonorizzazione avviene solo in contesto intersonantico! (sscr. pitàr, gr. patèr, lat. pàter,

got. fàdar, a. ingl. fathèr con <th> sordo, n. ingl. fàther con <th> sonoro e ritrazione dell'accento)

Es. ingl. was/were > dietro was c'era una fricativa alveolare sorda, dietro were una sonora che ha

subito rotacismo. Secondo la legge di Verner, l'accento era posizionato sulla <a> di was e sulla

seconda <e> di were.

I mutamenti fonetici della cosiddetta seconda Lautverschiebung non sono così diffusi come quelli

della prima Lautverschiebung > una prima serie riguarda i luoghi di articolazione labiale, dentale,

velare; una seconda invece riguarda solo le dentali.

Wenker = uno dei primi studiosi di geografia linguistica (vedi scheda - isoglosse, linee che

delimitano territori interessati da mutamenti fonetici diversi) / uno studio di questo tipo suggerisce

che non è errato pensare che il lessico acquisisce sempre più importanza > alcune forme che

magari avevano inizialmente subito solo la prima Lautverschiebung, lessicalizzandosi, diventano

analoghe ad altre che invece erano state interessate anche dalla seconda Lautverschiebung.

26.11.2012

I mutamenti fonetici si sviluppano anche nello spazio.

Metafonia (Umlaut) = assimilazione a distanza

Apofonia (Ablaut) secondaria = tipica delle lingue germaniche > un'originaria apofonia indoeuropea

viene utilizzata anche in altri contesti, perché diventa produttiva (esempio di come il lessico può

influenzare la morfologia)

L'apofonia fu studiata da Grimm, a lui dobbiamo la definizione di gradi apofonici: CeC / CoC / CC -

Nel caso del greco, l'alternanza vocalica è originaria

τίκτω - έτεκον - τέτοκα

λείπω - έλιπον - λέλοιπα (in questo caso il contesto cambia, perché la coda della sillaba radicale è

una semiconsonante)

33

Page 34: Corso Bologna, Glottologia

binden - band - gebunden (forma di participio - la /u/ è esito di un'originaria nasale sonante)

Sulla natura dell'apofonia ci fu da subito una querelle tra Grimm e Bopp.

Nei lavori di alcuni neogrammatici (es. Osthoff, Brugmann) viene dimostrata la vocalizzazione delle

consonanti sonoranti (laterali, vibranti, nasali) > es. radice sanscrita mrta, a cui in latino

corrisponde mort; e nelle lingue germaniche murd; in greco ho βροτ (esito di epentesi) / in un

discorso ricostruttivo si deve necessariamente risalire alla sonante; come esito si ha una

sonorizzazione di una vocale che prima è indistinta, e poi nelle diverse lingue assume l'uno o l'altro

timbro.

Es. sscr. vrka, lat. vulpes, a.ingl. wulf, n.ingl. wolf, ted. Wolf (legge che interessa il sanscrito: le

antiche laterali diventano vibranti sonanti in area indo-iranica)

Saussure riconduceva l'apofonia quantitativa a una più antica apofonia qualitativa > si pensi a

πατήρ, in lat. pater ma in sscr. pitar - la vocale deriva da un grado zero sonorizzato.

27.11.2012

Bopp, Grimm = prima fase dell'indoeuropeistica

Pott = professore di Halle, si occupò anche di linguistica generale (e fu uno studioso di etimologia:

scrisse un articolo sulla diversa denominazione dell'arcobaleno)

Schleicher = cfr. paradigma schleicheriano, inserisce il suo modo di intendere la lingua in un clima

darwiniano. Saussure dice che Schleicher fece un tentativo ridicolo (essai risible) nel definire la

lingua: questo perché Schleicher era un naturalista (contrapposto a Saussure, che invece

muoveva da un'interpretazione storicista), e sosteneva che la linguistica doveva occuparsi solo di

fonetica e morfologia, non di sintassi (ma questa è una finzione metodologica: se io dico che la

lingua è un organismo naturale, e quindi - in termini biologici - soggetta a evoluzione, il mutamento

fonetico diventa uno strumento di differenziazione verticale > da ciò nasce la figura che secondo

Schleicher può determinare il modello con cui le lingue si sono sviluppate a partire

dall'indoeuropeo: l'albero genealogico - influsso della filologia in ambito linguistico)

Schmidt = allievo di Schleicher / geografia linguistica > popoli vicini sono influenzati nel processo di

mutamento fono-morfologico. Se si assume una prospettiva del genere, l'indoeuropeo non è più la

protolingua, ma un risultato di una lega linguistica (cfr. Trubeckoj, Pisani)

Osthoff, Brugmann = terza fase > neogrammaticale

Saussure, Bréal, Whitney = rappresentano la reazione storicista al naturalismo di Schleicher

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Page 35: Corso Bologna, Glottologia

Quando si tratta di ricostruzione linguistica, occorre ricordare che esiste un momento

interpretativo, che è la ricostruzione rispetto alla comparazione: questo modello cambia nel modo

in cui si configura l'interpretazione della lingua dello studioso / Due poli: realismo ricostruttivo

(es. *Hesti - minimo denominatore comune a cui posso arrivare se confronto le forme storicamente

attestate della terza persona singolare del verbo essere; il realismo ricostruttivo mi porta a pensare

che questa sia la forma che più si avvicina a quella della lingua originaria); Hjelsmlev, danese della

scuola post-saussuriana > astrattismo/formalismo ricostruttivo, che porta a considerare la

lingua come una serie di funzioni matematiche (davanti a *Hesti si pensa che il rapporto

instauratosi tra le varie lingue indoeuropee sia di tipo storico, ma ci si ferma lì).

Con i neogrammatici (seconda metà dell'800) il centro di riferimento per gli studi di glottologia

diventa Lipsia / Paul: pubblica nel 1880 i Principi di linguistica - si ritorna alla sintassi, attenzione

agli aspetti psicologici della lingua = i neogrammatici sostenevano l'ineccepibilità del mutamento

fonetico, fatti salvi i fenomeni di prestito e l'analogia (nel momento in cui questo procedimento

viene chiamato in causa nelle lingue moderne, si è autorizzati a pensare che sia avvenuto anche

nelle lingue antiche, in base al criterio metodologico dell'uniformismo)

Consonanti gutturali (velari, labiovelari, occlusive post-palatali) > vedi scheda

28.11.2012

Secondo la classificazione promossa da Ascoli, le consonanti gutturali sono:

Pre-velari pure

Labiovelari

Velari palatalizzate

Oggi nell’IPA si utilizzano i seguenti termini:

Consonanti occlusive velari /k/ - /g/

Consonanti occlusive labiovelari (o velo labiali) /kʷ/ - /gʷ/

Consonanti occlusive palatali /c/ - /ɟ/.

La consonante /c/ viene anche scritta ḱ dagli indoeuropeisti.

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Page 36: Corso Bologna, Glottologia

In italiano la velare palatalizzata sorda [c] si realizza come allofono in che e chi [ce] e [ci]; tra i

dialetti italiani, il friulano possiede sia /c/ che /ɟ/; esempio: “cane” [can] e “gatto” [ɟan].

Aver introdotto la nozione di “gutturali” ci permette di presentare il fenomeno della palatalizzazione,

per cui in alcune lingue (chiamate lingue satem) le consonanti velari cambiano punto

d’articolazione: esso viene spostato più avanti, sul palato, rispetto al luogo d’origine (velo).

Facciamo alcuni esempi:

gr. κλεFος

sscr. śravas-

lat. kentum

gr. (ε)κατον

sscr. śatam

avest. satɘm

Mentre il latino e il greco hanno l’occlusiva velare sorda /k/, il sanscrito e l’avestico hanno

rispettivamente la fricativa post alveolare sorda /ʃ/ e la fricativa alveolare sorda /s/.

Per spiegare questi diversi risultati, si è ipotizzata la presenza in indoeuropeo di una consonante

velare palatalizzata /ḱ/, la quale si è poi evoluta in /k/ in alcune lingue e in /s/ in altre.

Il caso del sanscrito, che presenta invece /ʃ/, si deve alla maggiore capacità di palatalizzazione

propria di questa lingua.

Le lingue in cui /ḱ/ diventa /k/ sono state chiamate da uno studioso tedesco, Von Bradke (op.

Altertumwissenschaft = Scienza dell’antichità) lingue kentum, dall’esito latino; le lingue che invece

presentano una palatalizzazione di /ḱ/ in /s/ o /ʃ/ sono state chiamate lingue satem, dall’avestico.

In realtà, la distinzione operata da Von Bradke viene oggi rifiutata. Egli, infatti, faceva coincidere la

nozione di “lingua satem” con quella di “lingua orientale” e “lingua kentum” con quella di “lingua

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Page 37: Corso Bologna, Glottologia

occidentale”; le successive scoperte di lingue kentum in area orientale (hittita in Asia minore e

tocario nel Turkestan cinese) hanno smentito la sua ipotesi.

Lo schema del fenomeno della palatalizzazione delle occlusive velari sorde dall’indoeuropeo alle

lingue kentum – satem è il seguente:

KENTUM

*/k/ >/k/, /h/ in germ.

*/kʷ/ > varia a seconda del contesto

*/ḱ/ >/k/

SATEM

*/k/ > /tʃ/ davanti a e, i

*/kʷ/ > /k/ davanti a a, u

*/ḱ/ > /s/ (/ʃ/ in alcuni contesti in sanscrito)

(È interessante riportare le forme indoeuropee ipotizzate per “gloria” e “cento”: *ḱlew- e *ḱm0 tóm).

Del resto, la palatalizzazione permette di risolvere un altro problema della prima indoeuropeistica:

precedentemente, si è detto che, in seguito alla “scoperta” del sanscrito, alcuni studiosi

cominciarono a ricostruire forme indoeuropee tenendo conto soltanto del vocalismo sanscrito,

considerando tale lingua, per pregiudizio linguistico, come la più conservativa tra quelle

indoeuropee. Si pensò persino di considerare la a del sanscrito come conservazione della a

indoeuropea, e la e ed o del greco e del latino come derivazioni secondarie della stessa a.

*/a/ > a sanscrito

latino e greco

e

o

Tale ipotesi ricostruttiva si rivelò falsa, e ce lo dimostrano la Legge di Collitz e Saussure. Lo

studioso tedesco, insieme al francese Saussure e al connazionale Schmidt, dimostrò l’esistenza

nell’indiano antico (e quindi nell’indoeuropeo) del timbro vocalico e, che ha provocato la

palatalizzazione della precedente consonante gutturale prima che e diventasse a nell’indiano

antico. Esempio:

lat. –que gr. τε sscr. ca (pronuncia: [tʃa])

dalla forma latina e da quella greca si ricostruisce un tema indoeuropeo *kʷe. Per lo schema

precedente (esito velari palatalizzate in lingue satem), si dimostra l’esistenza di una forma antico

indiano *ce, la quale si è poi evoluta in sscr. ca. La a del sanscrito, quindi, non deriva direttamente

dalla forma indoeuropea, ma è soltanto un esito secondario di e (che palatalizza kʷ).

37

Page 38: Corso Bologna, Glottologia

Ipotesi di Saussure circa l’apofonia quantitativa, in cui lo studioso francese sosteneva la

derivazione di questo tipo di apofonia da quella qualitativa.

In particolare, Saussure pensava che una vocale lunga /e:/ derivasse da una /e/ originaria + un

coefficiente sonantico /X/, per cui

/e:/ < /eX/

L’elemento X si comporterebbe come una semiconsonante (w; j) o come una sonante (r,l,m,n)

trovandosi tra due consonanti, a cosiddetto “grado zero”. In sintesi:

se /e:/ < /eX/ allora a “grado zero” C<X<C con X = coefficiente sonantico, => X diventa vocale

breve, nello stesso modo in cui nella apofonia qualitativa λειπ- λοιπ- λιπ- il tema in grado zero

risulta da una vocalizzazione della semiconsonante /j/ tra λ e π.

Saussure ipotizza inoltre che una vocale breve a inizio parola possa derivare da una serie

/Xe/ > /-voc. breve/ = /a/.

Le ipotesi di Saussure sul coefficiente sonantico vennero poi riprese da uno studioso danese,

Mǿller, esperto di lingue semitiche. Egli ipotizzò che X fosse un tipo particolare di consonante: una

laringale. Dal 1927 il polacco Kurułowicz si occupò della vicenda, dando inizio alla ipotesi delle

laringali.

Oggi la questione delle laringali è piuttosto complessa; comunemente si riconoscono tre laringali,

indicate con h1, h2 e h3, che corrispondono ai timbri o, a ed e. Per indicare una laringale in

generale, si usa la lettera H. La Bologna, invece, preferisce utilizzare H1, H2 e H3, perché la

questione è molto controversa e lei preferisce mantenersi in termini generali.

Per ipotizzare che le laringali siano consonanti, si fa riferimento al fatto che le consonanti abbiano

una certa probabilità di cadere in determinate condizioni, ovvero per sillabazione e accento.

A sostegno di questa ipotesi, si citano le forme di “padre” in alcune lingue indoeuropee:

lat. pater gr. πατηρ sscr. pitàr- avest. ptàr → indoeur. *pH2ter

In avestico la “vocale” cade: forse, quindi, si può pensare a una laringale consonantica.

03.12.2012

1927 = scoperta dell'ittita, lingua anatolica; il sanscrito inizia a perdere la sua importanza /

Kurylowicz notò che la terza persona singolare dell'indicativo del verbo essere in questa lingua era

eszi - fenomeno di assibilazione: divide in due parti il territorio in cui si parla greco. Nella forma

eszi non si notano grosse particolarità, invece in una voce come hanta (collegata

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Page 39: Corso Bologna, Glottologia

etimologicamente al greco αντί e al latino ante) ci si riallaccia alla teoria delle laringali > una vocale

lunga è esito di vocale + laringale > sono le laringali a dare diverso timbro alla vocale (H1 - e, H2 -

a, H3 - o).

Saussure vedeva la genesi delle vocali brevi radicali a inizio di parola nella caduta di un'originaria

laringale / H(1,2,3)e > e-a-o

Antica forma di ottativo latino siem, simus - che per analogia diventa sim, simus = se si applica la

legge delle laringali, si nota un'apofonia ieH - iH (la laringale cade e allunga la vocale <i> al grado

zero)

Se inizialmente si ricostruiva *asti, con gli studi sulle laringali si iniziò a ipotizzare un *H1esti.

Le consonanti laringali hanno sostituito la teoria sullo schwa / Benveniste ricostruì l'alternanza di

due tipi tematici nella lingua originaria (e legava questa sua ipotesi al concetto di apofonia) = se

c'era una radice al grado medio CVC, il primo tipo di tema veniva formato con il grado zero (radice

es- ma tema s-); se invece si partiva da un grado zero CC, il suffisso tematico era al grado pieno

(radice bl- ma tema bal-) / Es. tema genes- di γένος e tema gnes- di γνήσιος > nel primo caso avrei

un suffisso di tipo gen-Hes, nel secondo un gn-eHs.

*p > f = posso scriverlo perché è un dato di fatto, abbiamo esperienza e prove di questo

mutamento proprio delle lingue germaniche / se però io partissi da una consonante diversa da

<p>, divenuta <p> in un secondo tempo, entrerei nell'ambito dell'arbitrarietà dei modelli

interpretativi.

Teoria delle glottidali

Gamkrelidze e Ivanov (di cui il primo era georgiano > aveva familiarità con le consonanti glottidali -

doppia occlusione, una glottale e una più avanzata), e autonomamente anche Hopper →

teorizzano delle modifiche nel sistema consonantico indoeuropeo: laddove prima si ricostruivano

delle semplici occlusive sorde, ora si aggiungono gli allofoni aspirati (vedi scheda) / Questo è un

modello interpretativo, lo si può accettare oppure no.

04.12.2012

Indo-Iranico

I testi vedici sono databili al II millennio a.C. / distinguiamo delle lingue antiche, medie e moderne

sia per quanto riguarda l'indiano sia per quanto riguarda l'iranico.

Antico indiano

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Page 40: Corso Bologna, Glottologia

Pànini = grammatico indiano (la sua opera di intitola Aṣṭādhyāyī - ossia Gli otto

capitoli)

Inni vedici = presentano numerose metafore, tratte dal mondo della natura e non

solo

Il termine sanscrito può essere usato in senso lato per indicare l'antico indiano; ma

ad essere più precisi, vi è una distinzione tra vedico e sanscrito.

Medio indiano

Dialetti pracriti = lingua d'uso, non più lingua confecta, parlata soltanto dalla classe

sacerdotale

Dialetto pali = propria del buddismo indiano

Neo-indiano

Hindi

Urdu (in Pakistan)

Antico iranico

Iran è il genitivo plurale del sostantivo arya (lat. alia, dunque indicava una lingua "altra",

barbara)

Avestico

Antico Persiano = lingua dei re Acmenidi

(Scita) = identificabile in un'area iranica settentrionale, ma attestata soltanto da

antroponimi o toponimi in citazioni di storici greci

Medio iranico

Pahlavico = lingua ufficiale di un'area occidentale

Sogdiano = a oriente

Neo-iranico

Persiano

Kurdo

Tratti tipicamente indoiranici:40

Page 41: Corso Bologna, Glottologia

• Vocalizzazione in <a> lunga (μετήρ > matàr)

• Quando cade la laringale > vocalizzazione in <i> (es. pitàr)

• Bartholomae, studioso tedesco - iranista > teorizza un mutamento fonetico tipico delle

lingue indoiraniche (legge di Buddha): es. ted. biudan - la radice biud- presuppone un

*bheudh > gr. *pheuth - peuth per legge di Grassmann > sscr. *bhodh - bodh, al grado

ridotto budh / poiché buddha è un aggettivo verbale, deriva da budh-ta = la legge di

Bartholomae mi dice che occlusiva sonora aspirata + occlusiva sorda danno come esito

una occlusiva sonora aspirata geminata. Es. aog(e)da corrisponde a εύχετο - la radice

presuppone un *aogh- > in greco *euch-

• Passaggio dalle laterali alle vibranti

Tocario

È una lingua centum / Due varietà di questa lingua (toc. A / toc. B) - i documenti pervenutici

provengono dal Turkestan cinese, e sono testi buddisti.

• Presenza del suffisso vibrante che caratterizza le desinenze nella formazione del passivo

- Norme areali teorizzate da Bartoli: nell'ambito delle lingue romanze, si accorse che in

certi casi venivano recuperati vocaboli da un latino arcaico, in altri si riscontravano forme

proprie di un latino tardo-volgare / Aree laterali (di cui fa parte il tocario), aree seriori, aree

isolate.

Armeno

Area caucasica - il termine armeno è di origine iranica (antico persiano) / l'armeno presenta molti

prestiti dall'iranico, per ragioni storiche > supremazia e dominio dei Parti.

• Traduzione di testi filosofici greci

• Lingua satem

• Troviamo l'aumento come in greco

• Presenza di una peculiare rotazione consonantica

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Page 42: Corso Bologna, Glottologia

Lingue anatoliche

Ittito = tavolette di argilla a caratteri cuneiformi (esiste però anche un ittita geroglifico) -

l'ittito cuneiforme è una lingua centum, quello geroglifico è satem. L'indoeuropeità dell'ittito

fu dimostrata da Hrozny

Luviano

Palaico

Lingue slave

Divisione in centrale (ceco, slovacco, polacco) - meridionale (bulgaro, sloveno, serbo-croato,

macedone, antico slavo) - orientale (russo, bielorusso, ucraino)

• Lingue satem

• Molto marcato l'aspetto verbale

• Tendenza a quello che viene definito il principio della sillaba aperta (es. nei toponimi

come Leningrado, grad- è un prestito dal tedesco gard- > metatesi per mantenere la

sillaba aperta)

Lingue baltiche

Lituano

Lettone

Antico persiano (estinto nel XVIII secolo)

Albanese

Ghiego = varietà del nord

Tosco = varietà del sud

Greco

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Page 43: Corso Bologna, Glottologia

05.12.2012

Lingue romanze

Latino / Lingue italiche (soprattutto osco e umbro)

• La labiovelare, nelle lingue italiche, perde la velarità e ha esito labiale (es. popina per

coquina)

• Un nesso labiale + dentale, per un processo di assimilazione = NT > ND / ND > NN

(es. osco upsannam per operandam)

• Un nesso bh-, che in latino dà <f> a inizio di parola ma <b> in medio, in osco/umbro

ha sempre come esito <f> (es. rufus)

• Il latino utilizza la desinenza pronominale anche per i sostantivi con tema in -o, le

lingue italiche invece hanno desinenza -os per il nominativo plurale

Lingue celtiche

Celtico continentale = gallico, celtiberico, lepontico

Celtico insulare = suddiviso in due gruppi dialettali > gaelico e britannico

Gaelico: antico irlandese e scozzese; il più antico documento è rappresentato dalle

scritture ogamiche

Britannico: lingua della Gran Bretagna prima della conquista romana; a un certo

punto si verificò una sovrapposizione tra antico inglese e celtico, per cui a livello di

sostrato linguistico, il britannico è ancora presente nell'inglese moderno. Tre varietà

di britannico > gallese (o cimbrico), attestato a partire dall'VIII secolo - cornico (in

Cornovaglia) - bretone

• Una <e> lunga originaria diventa una <i> (es. rex diventa rix in gallese)

• L'occlusiva bilabiale sorda, quando si trova all'inizio di parola oppure in

posizione intervocalica, cade (es. porcus in irlandese è orc-)

• La labiovelare sonora ha esito bilabiale (come nel greco βίος, esito di gw-)

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Page 44: Corso Bologna, Glottologia

• La labiovelare sorda ha esito diverso a seconda dei due gruppi dialettali >

in ambito gaelico si riscontra K, in britannico P (es. quinque, in gaelico cùig

e in gallese pump) - NB: la sequenza kw...kw del latino è esito di

assimilazione a distanza, originariamente p...kw > gr. πέντε, sscr. panca

Lingue germaniche

Orientali = gotico; traduzione della Bibbia ad opera del vescovo Wulfila (IV secolo d.C.),

originario della Bulgaria

Settentrionali = lingue scandinave; iscrizioni runiche / norvegese, svedese, danese,

islandese (NB: il finlandese non è una lingua indoeuropea!)

Occidentali = due varietà > tedesco (a sua volta diviso in alto e basso tedesco), anglo-

frisone

• Mutazione consonantica (prima Lautverschiebung - e seconda solo per i dialetti

alto-tedeschi)

• Accento dinamico sulla sillaba radicale

• Flessione dell'aggettivo suddivisa in debole/forte

• Verbi forti (con coniugazione apofonica) / Verbi deboli (con suffisso -t per il

preterito)

Padre Nostro - gotico

Quando Wulfila tradusse la Bibbia, non usò l'alfabeto runico, che era pagano, ma ne utilizzò uno

nuovo, quello gotico appunto.

Padre Nostro, che sei nei cieli Atta unsar thu in himinam

o Frase nominale: Padre Nostro tu nei cieli

o Atta = Padre; esempio di ciò che un tedesco chiamerebbe Lallwort (parola del linguaggio

infantile)

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Page 45: Corso Bologna, Glottologia

o Unsar = aggettivo possessivo > un- esito germanico di una sonante

o Thu = esito della prima Lautverschiebung

o Himinam = dativo plurale / il nominativo è himins, ma non è un tema in nasale, bensì in -o

(in origine *himinos > *himinas)

Sia santificato il tuo nome Weihnai namo thein

o Diventi santo il tuo nome, il gotico una un verbo debole derivato dall'aggettivo santo

o Grecismo grafico (greco itacista) = ei si legge i

o Weihnai = forma di ottativo - il suffisso in nasale fa assumere un valore di modo

dell'azione / polimorfia dei temi del presente, che danno dei diversi valori di azionalità alle

radici verbali (es. weihan non significa diventare santo ma santificare)

o Namo = neutro in nasale

o Thein = nominativo singolare dell'aggettivo possessivo di seconda persona

Venga il Tuo regno Qimai thiudinassus theins

o Qimai = nesso kw, derivante da un originario tipo *gw- (cfr. lat. venio, gr. βαίνω)

o Thiudinassus = composto astratto derivato da thindans (che significa re); è il

corrispondente del latino tribunus, con suffisso -nus (in gotico la vocale cade)

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