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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA FACOLTÀ DI INGEGNERIA Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Corso di Logistica industriale Riorganizzazione del servizio raccolta rifiuti nella città di Bologna: individuazione di procedure organizzative ed ipotesi migliorative. Tesi di Laurea di: Relatore: Emanuele MONDINI Chiar.mo Prof. Emilio FERRARI Correlatore: Chiar.mo Prof. Daniele VIGO Chiar.mo Prof. Alberto REGATTIERI Ing. Roberto CASADIO Anno Accademico 2001-2002

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA

FACOLTÀ DI INGEGNERIA

Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Corso di Logistica industriale

Riorganizzazione del servizio raccolta rifiuti nella città di Bologna: individuazione di procedure organizzative ed

ipotesi migliorative.

Tesi di Laurea di: Relatore:

Emanuele MONDINI Chiar.mo Prof. Emilio FERRARI

Correlatore:

Chiar.mo Prof. Daniele VIGO

Chiar.mo Prof. Alberto REGATTIERI Ing. Roberto CASADIO

Anno Accademico 2001-2002

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Indice

1

INDICE

INTRODUZIONE……………………………………………………………….4

CAPITOLO 1: IL PROCESSO DI RACCOLTA……………………………11

1.1 la complessità organizzativa del sistema e dei suoi fattori principali…........11

1.2 la gestione del servizio nella città di Bologna……………………………...16

1.3 conclusioni…………………………………………………………………..18

CAPITOLO 2 : IL TEMA AFFRONTATO…………………………………20

2.1 diversi approcci d’intervento alla gestione di un problema: sono più

importanti i dettagli o le dinamiche del sistema?.................................................20

2.2 il problema e il livello della soluzione……………………………………...23

2.3 conclusione………………………………………………………………….24

CAPITOLO 3 : LA SITUAZIONE ATTUALE……………………………...26

3.1 il settore ponente…………………………………………………………….26

3.2 la dinamica del servizio……………………………………………………..30

3.3 conclusioni…………………………………………………………………..35

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Indice

2

CAPITOLO 4 : OBIETTIVI E PROCEDURE D’INTERVENTO………...38

4.1 dichiarazione d’intenti………………………………………………………38

4.2 l’approccio al sistema come un unico fattore multidimensionale …………42

4.3 procedure d’intervento………………………………………………………46

4.4 conclusioni…………………………………………………………………..47

CAPITOLO 5 : LA COSTRUZIONE DEL MODELLO………………...…49

5.1 l’organizzazione dei percorsi………………………………………………..49

5.2 analisi dalla variazione dei volumi………………………………………….52

5.3 Analisi della correlazione fra il volume dei contenitori e la frequenza……..54

5.4 variazione dell’efficienza di raccolta………………………………………..60

5.5 i limiti dell’analisi di correlazione…………………………………………..62

5.6 il passaggio dall’analisi delle correlazioni al modello complesso…………..69

5.7 lo sviluppo del modello……………………………………………………..70

5.8 la descrizione del modello conforme alle zone monoperatore……………...74

5.9 procedura di utilizzo del modello…………………………………………...77

5.10 validazione del modello……………………………………………………78

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Indice

3

5.11 procedura per l’analisi delle zone tradizionali……………………………..80

CAPITOLO 6 : LE SCELTE GESTIONALI...................…………….……..85

6.1 l’ultima chance dell’attuale struttura organizzativa…………………………85

6.2 soluzioni alternative di primo livello………………………………………..86

6.3 valutazione degli investimenti e dei costi di gestione………………..……..92

6.4 confronto dell’investimento con i risparmi attesi…………………………...94

6.5 confronto qualitativo delle alternative analizzate…………………………...95

6.6 conclusione………………………………………………………………...102

APPENDICE : tabelle sintetiche del modello………………………………...103

BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI………………………………..………121

RINGRAZIAMENTI………………………………………………………...122

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Introduzione

4

INTRODUZIONE

Nel 1997 nasce, per volere degli enti locali bolognesi, la Seabo

S.p.A.; con 404.124.504 euro di capitale sociale versato, la nuova

società è controllata al 74% dal comune di Bologna ed è partecipata

per il resto da gran parte dei comuni della provincia. Essa nasce

dalla convergenza della società consortile Acoser, preposta alla

gestione dei servizi acqua, gas e teleriscaldamento, con la società

municipalizzata Amiu, preposta a garantire l’igiene urbana. La

multiutility Seabo si configura come il soggetto incaricato di gestire

tecnicamente, industrialmente ed amministrativamente gli interventi

nei settori strategici dell 'energia, dell 'ambiente e della

conservazione e distribuzione delle risorse idriche; tale

trasformazione permette all’impresa di agire in maniera efficiente,

autonoma e con responsabilità sui piani economico e operativo-

gestionale, rispondendo del proprio operato sia ai cittadini clienti

che agli Enti soci.

La nuova S.p.A. si prefigge di garantire la qualità del servizio al

cliente in tutto il territorio servito, coniugandola con la

salvaguardia delle risorse e dell 'ambiente.

La partita che ora si gioca vede un nuovo arbitro: il mercato. Questo

comporta dei notevoli cambiamenti a causa delle maggiori spinte,

esterne ed interne, al recupero di efficienza organizzativa ed

operativa.

Nel settore produttivo-industriale certe logiche di profitto, e la

continua rincorsa al recupero di ogni possibile margine di

efficienza, sono una condizione necessaria, ma spesso non

sufficiente alla sopravvivenza. Sono stati affrontati molti studi e

molte tecniche sono state messe a punto per ottenere i miglioramenti

richiesti da un mercato sempre più esigente. Anche il rinnovato

mondo dei servizi sta ora affrontando questa affascinante sfida

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Introduzione

5

potendo approfittare degli strumenti e dell’esperienza acquisiti, con

duri programmi di allenamento alla sopravvivenza, nel mondo

dell’industria. Questo avvicinamento è favorito dal fatto che i

ridotti margini ottenibili all’interno delle aziende spingono la

ricerca dell’efficienza anche all’esterno. La funzione logistica inizia

quindi ad esplorare tutta la catena del valore, cercando sinergie e

miglioramenti in una visione integrata e completa lungo l’intera

fil iera del prodotto: dalle materie prime al cliente finale, compresi i

trasporti ed i servizi al consumatore.

Non deve quindi stupire sentire parlare di logistica industriale

nell’ambito dei servizi. La sfida di questa tesi è proprio il tentativo

di trasferire al mondo dei servizi l’esperienza accumulata dal r icco

tessuto industriale del nostro territorio, esperienza dalla quale ho

avuto modo di attingere in questi 5 anni di studio.

LA STRUTTURA DELL’AZIENDA

L’unificazione dei servizi energetico-ambientali sotto un’unica

proprietà richiede comunque, dal punto di vista organizzativo e

finanziario, di mantenere separate le strutture riguardanti le diverse

attività. Nell’organigramma che segue sono evidenziate in maniera

netta, all’ultimo livello, le divisioni in cui vengono raggruppate le

principali attività dell’azienda. Tali divisioni sono dei centri di

profitto che agiscono in maniera abbastanza indipendente fra loro,

con elevate differenze sia sul piano del contenuto di manodopera

delle attività di competenza delle divisioni stesse, sia dal punto di

vista del tipo di immobilizzazioni e dei risultati economici.

La divisione acqua comprende le attività di captazione, di

potabilizzazione, di distribuzione, di collettamento fognario e di

depurazione. La divisione energia si occupa, invece, di

distribuzione di gas metano e GPL, di produzione di energia

elettrica e di vendita a clienti idonei, di produzione gestione e

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Introduzione

6

distribuzione del calore, ed infine di i lluminazione pubblica ed

impianti semaforici.

Le rimanenti divisioni appartengono all’area materia e le si può

considerare come un’unica divisione nel confronto con le altre;

questa si occupa di tutte le attività di gestione dei rifiuti, dalla

raccolta allo smaltimento e dell’igiene urbana come, ad esempio, la

pulizia delle strade e dei graffiti sui muri.

La struttura di Seabo S.p.A.

Le principali differenze fra le 3 divisioni possono essere rilevate dal

confronto sul fatturato, sul numero di dipendenti e sul MOL.

Fatturato Seabo per divisione

Acqua ;

23%

Materia;

19%Energia;

58%

MO L Se abo per divisione

Acqua ;

31%

Energia;

64% M ateria;

5%

Dipe ndenti Seabo pe r divisione

Acqua ;

36%

Materia;

38%

Energia;

26%

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Introduzione

7

Emerge chiaro dai precedenti grafici che l’area di attività materia è

la più critica, poiché, nonostante occupi il maggior numero di

dipendenti e contribuisca in maniera abbastanza consistente al

fatturato, non riesce però, ad incidere con la stessa importanza

anche sul MOL.

I motivi di questo margine così ridotto nella gestione dei rifiuti

sono molteplici. 1) le peculiarità e le normative che regolamentano

questo settore; 2) la presenza di alcune fasi particolarmente critiche

della catena del valore.

1) Per comprendere la cause appartenenti al primo gruppo si

propone questo elementare esempio sul ciclo dei rifiuti: il rifiuto

per definizione è una cosa che non ha più nessuna utilità funzionale,

o a alla quale non viene più riconosciuto un valore (né economico

né di altra natura), occorre quindi disfarsi di questo fardello.

Intervengono le pubbliche istituzioni a regolamentare e a disporre

delle aree adeguate in cui far confluire questi inutili scarti. In

questo modo il ciclo rappresenta solo un costo per la società, che

paga i mezzi, la manodopera e i terreni adibiti a discarica. In questa

semplice visione il rifiuto è un’attività che ha solo dei costi, non ha

senso parlare di margine operativo lordo o di profitti. Complicando

il sistema con società terze, che offrono il servizio in cambio di

remunerazione, la situazione cambia. Le società e gli enti, pubblici

e privati, iniziano a cercare strade per ridurre i costi di gestione, ma

soprattutto per ridare valore a ciò che l’aveva perso. E chiaro che -

essendo stata intrapresa da poco tempo questa strada, e dato il

carattere di tassa della remunerazione del servizio da parte dei

cittadini “clienti” – il MOL di questo settore è ancora di piccole

dimensioni e deve affidare le prospettive future di crescita quasi

esclusivamente all’introduzione di sempre nuovi metodi di

rivalorizzazione dei rifiuti ed al miglioramento dell’efficienza delle

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Introduzione

8

attività; poiché l’unica alternativa possibile sarebbe quella di

aumentare le tasse.

Gli operatori del settore hanno quindi una grande responsabilità

verso tutti i cittadini: perché se la loro ricerca del profitto si

focalizza sulla prima delle alternative appena descritte, oltre ad

avere un orizzonte sconfinato di possibilità, cala il peso per l’intera

società.

Le norme che regolamentano il settore stanno andando in questa

direzione.

Primo: il decreto Ronchi indica una scala di possibilità, a valle

dell’attività di raccolta, con questa sequenza di priorità, il r iuso, il

riciclo, il recupero di materia ed energetico e il residuo,

specificando a livello di direttive anche i tempi e le percentuali, sul

totale dello smaltimento, che devono seguire un percorso

differenziato (35% entro il 2003).

Secondo: l’istituzione di una tariffa sostitutiva della tassa. La

tassa era legata alla superficie dell’appartamento indipendentemente

dal numero degli occupanti. La tariffa (fatta salva l’applicazione del

tributo ambientale ex D. Lgs. 504/92) dovrebbe essere più equa e

legata alla reale produzione di rifiuto, articolata per fasce di utenza

e territoriali; ed assicurare la copertura integrale dei costi di

investimento e di esercizio. Inoltre sarebbe applicata direttamente

dai soggetti gestori nel r ispetto della convenzione e del relativo

disciplinare e da essi riscossa.

2) Nel precedente punto si è già accennato al problema del valore.

In questa trattazione il problema non è il dibattito su come deve

essere distribuito il valore creato, se alle società terze o ai cittadini

in termini di sconti. A questo ci penseranno logiche politiche e di

mercato. L’attenzione va qui rivolta all’individuazione dell’anello

debole della catena del valore e dei punti crit ici che riguardano tale

anello. Perché il primo problema è come creare valore.

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Introduzione

9

Il rifiuto, che i cittadini producono, può essere conferito in modi

diversi e avviato ad altrettante differenti destinazioni (interrato in

discarica, incenerito con recupero di calore, riciclato dai vari

consorzi per i l recupero di materie prime secondaria, destinato al

compostaggio per la produzione di concime).

Nella città di Bologna vengono praticate tutte le diverse fasi e

possibili tà del ciclo dei rifiuti.

Certe aziende si occupano solo di alcune delle fasi del ciclo.

Prendendo come esempio l’incenerimento per il recupero energetico,

è facile immaginarla come un’attività abbastanza redditizia, visto

che ci potrebbe essere qualcuno disposto a pagare per fornire la

materia prima rifiuto. L’attività di raccolta invece comporta spese

sia in ingresso che in uscita: da dove vengono i suoi introiti? Dalle

tasse. La semplicità del precedente esempio trova conferma nei dati

relativi al confronto di Seabo con alcuni dei principali operatori del

settore su scala nazionale. Infatti, società come la Acsm di Como o

la Amiat di Torino hanno un MOL superiore al 20% del fatturato,

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Introduzione

10

ma queste si occupano, esclusivamente la prima ed in gran parte la

seconda, di smaltimento, a differenza della Seabo che opera anche

nella raccolta e vede ridurre il suo MOL a valori prossimi al 5%. La

maggior parte degli operatori che si occupa di raccolta ha dei

margini di questo calibro.

I principali fattori di criticità della fase di raccolta r iguardano in

particolare problemi di carattere logistico. I l lavoro, che segue nei

prossimi capitoli, si concentrerà in maniera dettagliata su questi

problemi, affrontando il sistema in tutta la sua complessità

gestionale, organizzativa ed operativa; proponendo, in alternativa

alla situazione attuale, soluzioni gestionali complete.

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Capitolo 1

11

CAPITOLO 1

IL PROCESSO DI RACCOLTA

Nella sua accezione più elementare il processo di raccolta consiste

nel percorrere le strade della città con dei mezzi dotati di

attrezzature per lo svuotamento dei contenitori, posizionati

appositamente sul percorso allo scopo di contenere i rifiuti prodotti

dalla popolazione. Dopodiché tali mezzi scaricano il loro contenuto

in sit i realizzati per lo smaltimento, come discariche, inceneritori ed

altri impianti per il trattamento ed il recupero dei rifiuti.

La gestione di tali processi è particolarmente complessa.

1.1 LA COMPLESSITÀ ORGANIZZATIVA DEL SISTEMA E DEI SUOI

FATTORI PRINCIPALI

Innanzitutto occorre dividere il territorio di competenza in tante

sottoaree, dette zone, corrispondenti ad altrettanti percorsi di

raccolta. Il punto di partenza della discussione è la circoscrizione

delle zone, ovvero l’organizzazione dei percorsi. Questa attività

richiede la gestione efficiente ed efficace di 4 fattori principali:

1) le risorse umane;

2) i mezzi di raccolta;

3) i cassonetti dei rifiuti;

4) la sequenza delle strade.

5) la qualità di servizio al cittadino

L’attività di raccolta dal punto di vista operativo è abbastanza

semplice, non si può dire lo stesso per le attività di progettazione e

di gestione dell’ intero servizio. Infatti alle comprensibili, anche se

non eccessive, difficoltà di ottimizzare un sistema a 4 variabili

bisogna aggiungere i vincoli e le problematiche introdotti da un

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Capitolo 1

12

elevato numero di altri fattori collegati. Ad un primo livello ci sono

i problemi direttamente collegabili ad ogni singolo fattore, questi

presi singolarmente sono lineari e di facile gestione. La situazione

diventa critica ad un secondo livello in cui si combinano i fattori

principali. Le decisioni vengono prese util izzando parametri,

variabili e modelli evolutivi descritt i da funzioni discrete e

circolari, la cui ottimizzazione avviene nella maggior parte dei casi

per approssimazioni successive.

Propongo qui di seguito un elenco dei principali elementi critici per

ogni singolo fattore:

1) la gestione delle risorse umane nell’attività di raccolta

deve fare i conti con due tipi di competenza, gli addetti

semplici e quelli che possono anche guidare i mezzi.

Nella combinazione degli uomini con i mezzi esiste,

infatti, una enorme differenza di costo fra una raccolta

tradizionale con autista e due operatori e quella

monoperatore. Inoltre nella progettazione della sequenza

dei turni, la variabile costo non differisce più solo in

base alla competenza ed al numero degli addetti, ma

anche in seguito alla programmazione di turni di lavoro

in orari notturni ed in giorni festivi;

2) esiste veramente una grande varietà di mezzi di trasporto

(più di 15 nella rimessa della Seabo) che si distinguono

per capienza, modalità di carico dei cassonetti,

dimensioni d’ingombro, per tipo di raccolta e per

velocità di trasferimento, solo per citare le differenze

più rilevanti. Le criticità delle precedenti considerazioni

emergono fondamentalmente nell’assegnazione dei

mezzi alle zone. I problemi diretti della gestione dei

mezzi riguardano, invece, la manutenzione e le forme di

possesso: acquisto, leasing o affitto;

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Capitolo 1

13

3) considerando tutti i tipi diversi di raccolta effettuati da

Seabo sul territorio di Bologna si trovano attualmente 43

modelli diversi di contenitori. Per una stessa tipologia di

rifiuto le differenze riguardano il volume, i ganci per

l’abbinamento al gruppo di svuotamento dei mezzi e,

molto importante, la presenza o meno delle ruote che

permettono all’operatore, in casi crit ici, di spostare il

contenitore; nelle strade in pendenza, però, può risultare

poco sicura l’installazione di cassonetti mobili. Altri

problemi legati ai contenitori sono la manutenzione, la

sostituzione e la pulizia che deve essere fatta con

frequenza più elevata nel periodo estivo. Esiste poi una

serie di vincoli da rispettare nella fase di progettazione

della sistemazione geografica dei contenitori: i l numero

minimo dei contenitori è dettato dal fatto che il

capitolato prevede che non ci debbano essere più di 200

metri fra un numero civico ed il cassonetto più vicino, e

dal fatto che debbano essere in numero sufficiente a

contenere la produzione di rifiuti della popolazione

adiacente; il tetto massimo è fissato dall’estetica e dal

buon senso nonché dalle esigenze di parcheggio. Un

altro fattore non trascurabile sono le lamentele dei

cittadini: gli anziani e i disabili richiedono più

contenitori, più vicini e soprattutto dalla loro parte della

strada (i mezzi monoperatore caricano solo a destra); i

negozianti hanno bisogno di contenitori per i loro

imballaggi non troppo lontani ma non davanti alle

vetrine per questione di immagine. Queste cose possono

far ridere, ma sono da risolvere.

4) La sequenza delle strade deve essere tale da permettere

al mezzo di percorrerla tutta nel tempo di turno e non

deve essere troppo corta, per evitare inefficienze nello

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Capitolo 1

14

sfruttamento dell’orario di lavoro. I vincoli che

intervengono sono i sensi unici, la larghezza delle

strade, la disposizione dei civici sui lati della strada

perché, come abbiamo visto, esistono particolari

esigenze dell’utenza ma anche vincoli strumentali come

i monoperatori con carico unilaterale. Esistono anche

vincoli di orario o di giorni su alcuni tratti di strada o in

alcuni interni particolari come caserme, scuole,

supermercati, zone industriali, ecc.. Un altro importante

problema è legato ai percorsi delle zone collinari e alla

lontananza fra certe zone di raccolta ed i siti adibiti allo

scarico dei rifiuti. Esiste poi tutta una serie di problemi

organizzativi legati alla percorribili tà delle strade, in

termini di traffico, che varia continuamente durante

tutto l’arco della giornata: se si facessero girare

contemporaneamente tutti i percorsi del centro

nell’orario di punta, bloccheremmo tutte le strade con

una confusione da panico; occorre individuare per ogni

zona delle fasce orarie ad intesità di traffico diversa e

programmare i percorsi di conseguenza. Inoltre se i turni

notturni semplificano queste difficoltà, è anche vero che

non si può girare solo la notte, perché l’attività è

rumorosa e più costosa se fatta in tale orario.

5) Questo fattore ha molte sfaccettature. La più importante

è la necessità, da un lato, di evitare situazioni sgradevoli

per la vista e l’ igiene installando un volume sufficiente

a contenere tutto il rifiuto prodotto, dall’altro di

garantire gli svuotamenti con una frequenza tale da

prevenire l’insorgere di cattivi odori. Per la

formalizzazione di tutte queste indicazioni di qualità è

stato realizzato un codice nominato “carta dei servizi”,

che è scaricabile da internet nel sito dell’azienda. In

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Capitolo 1

15

questo volume ci sono le dichiarazioni d’impegno

dell’azienda nei confronti dell’utenza e la

formalizzazione delle procedure di mantenimento della

qualità di servizio.

Progettare il servizio di raccolta richiede come input i dati sulla

produzione di rifiuti da parte dell’utenza, una conoscenza capillare

della conformazione del territorio: la rete stradale nel dettaglio di

tutte quelle informazioni che servono alla sistemazione dei

contenitori ed al transito dei mezzi, la densità dei numeri civici e

delle attività commerciali e i vincoli di orario e di giorni dei casi

particolari. Il risultato è la definizione del numero di zone in cui

deve essere diviso il territorio di competenza, i l numero di

contenitori e la frequenza settimanale di passaggio sulla zona o di

svuotamento per ogni singolo cassonetto, la durata e la rotazione

dei turni, la richiesta di mezzi e addetti, compreso il

dimensionamento della riserva. Occorre quindi comprendere quali

dei precedenti valori non sono variabili organizzative, ma vincoli, e

far derivare gli altri come conseguenza. Tutto questo comunque

deve essere bilanciato in maniera efficiente evitando eccessivi tempi

morti e lo scarso util izzo della capienza dei mezzi. La complessità

di gestione del sistema viene ulteriormente incrementata dalle

evoluzioni in atto nell’intero settore.

I vantaggi relativi alla raccolta differenziata hanno sull’altro piatto

della bilancia le complicazioni introdotte nel tentativo di

riorganizzare il servizio. Non è scontato che il valore aggiunto della

differenziazione esca vittorioso dal confronto con l’aumento dei

costi di riorganizzazione. Senza entrare nel dettaglio si evidenzia

solo la natura di tali costi e la necessità di raggiungere una scala

minima per rientrare delle spese.

Per fare chiarezza su quanto detto sopra si consideri i l rifiuto come

la materia prima di un processo produttivo, che fornisce come

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Capitolo 1

16

output dei semilavorati destinati a svariati settori. Dal punto di vista

logistico le complicazioni crescono in maniera proporzionale al

numero delle differenti tipologie di rifiuti da raccogliere, per la

logistica in entrata e in proporzione ai diversi settori di destinazione

per la logistica in uscita. Infatti se prima si percorreva il territorio

una sola volta per raccogliere lo stesso tipo di rifiuto, oggi occorre

percorrerlo una seconda volta per la plastica, una terza per la carta

e avanti così per il resto. Occorrono anche investimenti in strutture

adeguate per trattare e smistare queste diverse tipologie di rifiuto,

da qui la necessità di economie di scala, che incrementano le

difficoltà di carattere logistico.

C’è da dire, inoltre, che la trasformazione del servizio a favore

dell’incremento di raccolta differenziata, incide in maniera non

trascurabile sui fattori organizzativi come la produzione di rifiuti

indifferenziati ed il numero di contenitori installati lungo i percorsi.

Indipendentemente da questo fatto il sistema è soggetto comunque

ad una sua evoluzione intrinseca, come già accennato nel precedente

paragrafo. Per cui il problema non è la progettazione di un sistema

fisso, ma la gestione della sua evoluzione.

1.2 LA GESTIONE DEL SERVIZIO NELLA CITTA’ DI

BOLOGNA

La raccolta e la gestione dei r ifiuti per il Comune di Bologna è stata

data in appalto alla Seabo, che ha deciso di organizzarsi su 3 distinti

settori corrispondenti ad altrettante macroaree: il settore Levante,

Ponente e Centro.

In ognuno di questi settori vengono gestite tutte le attività

riguardanti la raccolta e la pulizia delle strade di competenza. Esiste

poi un ufficio logistico unificato preposto al controllo ed

all’ottimizzazione organizzativa ed operativa dei singoli settori. Il

compito principale di questo ufficio è quello di guidare l’evoluzione

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Capitolo 1

17

del servizio avvalendosi dell’esperienza decennale dei capi settore,

per sfruttarla al meglio con l’ausilio di modelli matematici e

tecnologie informatiche. L’elevata complessità del sistema infatti

non può continuare ad essere gestita solo dall’esperienza del

personale addetto, per ovvi motivi di continuità e di qualità.

Occorre poter tenere memoria dei parametri caratteristici per

effettuare confronti con il passato e valutarne l’evoluzione. Inoltre

c’è la necessità di ottenere dei parametri e delle procedure di

confronto con altre aziende presenti sul territorio, sia per

individuare interventi migliorativi sia per rinnovare l’attuale

appalto e vincerne di nuovi.

Per rispondere a tutti questi problemi l’azienda si è dotata di un

sistema informativo territoriale e, con l’ausilio della società di

consulenza TEMSI, di un programma di simulazione, in grado di

integrarsi con il sistema informativo, e permette di calcolare in via

preventiva i tempi e i costi dei percorsi, sia di quelli attuali e delle

eventuali variazioni, sia di percorsi progettati in nuove aree per le

quali è stata indetta una gara d’appalto. Ovviamente le modalità di

implementazione di tale programma devono garantire un’elevata

generalità di util izzo, legata in parte ai sistemi o ai canali

informativi di appoggio ed in parte a come sono stati fissati gli

standard operativi. Per questi ultimi si può fare l’esempio dei tempi

riguardanti le azioni umane: l’universalità della misura di tali tempi

è garantita dall’aver util izzato lo standard internazionale di

metodologie PMT (Predeterminate Time Method). In questo modo

oltre ad avere dei r isultati particolarmente attendibili in via

preventiva, abbiamo un ottimo parametro di controllo

dell’efficienza delle attuali modalità di lavoro.

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Capitolo 1

18

1.3 CONCLUSIONI

Ognuno dei 3 settori contiene decine di zone, in ognuna di esse

avvengono fino a 6 o 7 tipologie di raccolta: indifferenziata, carta,

plastica, vetro, multimateriale, pile esauste, farmaci scaduti, rifiuti

agricoli, industriali , cimiteriali, ingombranti, ecc… Tutti questi tipi

di rifiuti vengono stoccati in migliaia di contenitori presenti su tutta

l’area di Bologna: escludendo i rifiuti speciali, sono quasi 9.000. La

Seabo ha disposizione una varietà di 43 diversi tipi di contenitori.

Anche relativamente ai mezzi la variabilità è alta, sia per gli

abbinamenti degli attacchi con i ganci dei cassonetti sia per le

differenti caratteristiche delle strade da percorrere: nella rimessa,

solo per il servizio di raccolta, ci sono decine di mezzi, di circa

venti modelli diversi.

Per le ragioni viste in precedenza avvengono frequenti variazioni di

percorso e di posizione dei cassonetti: le richieste particolari e le

lamentele sono una prassi quotidiana. A tutto questo bisogna

aggiungere i continui ritocchi, decisi dai settori, tendenti al

recupero di efficienza - che spesso avvengono per tentativi

attendendo che il tempo ne testi l’efficacia – e le variazioni legate

alla trasformazione del servizio in favore della raccolta

differenziata. Ciò che era stato progettato efficacemente per ieri può

non essere più la soluzione ottimale anche per oggi. Come si fa

allora ad avere sempre sottocontrollo la situazione e l’evoluzione

dei percorsi? Ma soprattutto come riprogettare un efficace

bilanciamento dei percorsi con i turni di lavoro? Inoltre come si fa a

sapere se le inefficienze sono dovute a peculiarità non controllabili

del percorso o piuttosto dovute a fattori sui quali è possibile

intervenire per arginare le perdite? Una prima possibilità di risposta

chiama in causa l’esperienza e le misure dirette. Queste portano a

risultati statistici che possono in alcuni casi individuare gli

scostamenti più importanti, ma spesso mancano di un sufficiente

contenuto informativo tale da permettere confronti oggettivi; il

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Capitolo 1

19

problema più grande da superare è che la loro attendibilità è una

funzione crescente del tempo, che rappresenta una risorsa limitata.

L’ufficio logistico si sta quindi dotando di supporti informatici che

potenzialmente possono portare un grosso contributo alla soluzione

di tali problemi.

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Capitolo 2

20

CAPITOLO 2

IL TEMA AFFRONTATO

“Riprogettare il sistema ha lo scopo di azzerare ogni riferimento di

resistenza al cambiamento.”

2.1 DIVERSI APPROCCI D’INTERVENTO ALLA GESTIONE DI UN

PROBLEMA: SONO PIÙ IMPORTANTI I DETTAGLI O LE DINAMICHE

DEL SISTEMA?

Focalizzarsi sui dettagli fa perdere di vista le complesse relazioni

che legano i fattori cardine del sistema. Il lavoro che ho svolto

presso la Seabo appoggia su questo presupposto. Qualsiasi problema

può essere affrontato a più livelli, occorre identificare quello su cui

puntare l’analisi e le proposte di intervento. E’ possibile definire in

via teorica la complessità di un sistema come la somma della

complessità di ogni singolo fattore moltiplicata per quella di tutti

gli altri fattori, interni ed esterni al sistema, con cui interagisce e

per un coefficiente rappresentativo della frequenza e

dell’importanza di tali interazioni. Il massimo della semplicità

corrisponde ad un sistema costituito da pochi fattori elementari con

legami reciproci trascurabili. Un tale sistema è di facile gestione,

infatti è sufficiente spingere l’ottimizzazione sui singoli fattori, non

curandosi delle interazioni fra di essi.

Man mano che il sistema si complica deve cambiare l’approccio alla

gestione del sistema. Occorrono valutazioni generali, poiché gli

interventi marginali su ogni singolo fattore possono essere

trascurabili rispetto a soluzioni globali che mirano ad un’efficienza

complessiva del sistema. In tali casi infatti il rischio è quello di

spostare il problema da un fattore ad un altro, per rendersi conto,

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Capitolo 2

21

dopo numerosi e dispendiosi tentativi, che il problema è ancora

presente.

Ho sintetizzato i l ivelli d’intervento nei 4 riquadri di una matrice

che ha come dimensioni caratteristiche: per prima la complessità

delle relazioni misurabile in termini di numerosità delle interazioni

fra i fattori; la seconda è la complessità dei singoli fattori

misurabile come il numero medio delle dimensioni fondamentali con

cui è possibile definire ognuno di essi, per esempio di un mezzo di

raccolta ci potrebbero interessare solo 2 dimensioni, la velocità di

trasferimento e la portata.

1. bassi valori, in entrambe le dimensioni caratteristiche della

complessità, richiedono di focalizzarsi sull’ottimizzazione spinta

dei dettagli;

2. al crescere della complessità dei fattori, nell’ipotesi di mantenere

una certa indipendenza operativa fra loro, occorre concentrarsi

comunque sui singoli fattori, ma progressivamente aumenta anche

l’importanza dell’efficienza relazionale;

3. la semplificazione, della gestione di in sistema con intricati

legami fra molteplici fattori elementari, passa attraverso la

riduzione delle relazioni ovvero attraverso l’accorpamento di gruppi

di fattori, ordinati in base alle reciproche interazioni, in

sottosistemi indipendenti. A questo punto si cerca l’ottimizzazione

di ogni singolo sottosistema. Nel caso peggiore al crescere

dell’intreccio di relazioni non resta che focalizzarsi quasi

esclusivamente sulla gestione globale del sistema come se fosse un

unico oggetto dotato di più dimensioni, pari alla somma di tutti i

fattori componenti;

4. la quarta classe vede la concorrenza di elevati valori lungo tutte

2 le dimensioni della complessità. Qui gli interventi devono essere

sia a l ivello dei dettagli, che a livello di sistema, e le due azioni

devono essere coordinate in un’unica strategia d’intervento. Il

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Capitolo 2

22

problema è capire quale soluzione fra quelle attuabili può essere la

più appropriata, prima della definizione dei dettagli.

Tab 2.1: sintesi dei possibili livelli d’intervento

POSIZIONE DEL PROBLEMA AFFRONT ATO

Ho ritenuto adeguato posizionare fra il terzo ed il quarto quadrante

il sistema che nei prossimi capitoli andrò ad affrontare. In pratica

affronto un’analisi del problema nella sua completezza per offrire

delle soluzioni organizzative globali da cui ricavare le linee guida

per la progettazione specifica dei dettagli.

COMPLESSITA’ DELLE RELAZIONI

INTERVENTI A LIVELLO

DEI SINGOLI FATTORI;

LE RELAZIONI ANCHE SE

SCARSE NON VANNO

TRASCURATE

AZIONE COORDINATA

SIA A LIVELLO DI

OTTIMIZZAZIONE DEI

DETTAGLI CHE A

LIVELLO SOLUZIONI

GLOBALI

CO

MP

LE

SS

ITA

’ D

EI

FA

TT

OR

I

OTTIMIZZAZIONE

SPINTA DEI SINGOLI

FATTORI

ACCORPAMENTO IN

SOTTOGRUPPI

INDIPENDENTI DI

FATTORI E RIDUZIONE

DELLE RELAZIONI

GESTIONE GLOBALE DEL SISTEMA

FO

CA

LIZ

ZA

ZIO

NE

SU

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TT

AG

LI

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Capitolo 2

23

2.2 IL PROBLEMA E IL LIVELLO DELLA SOLUZIONE

L’ufficio logistico della Seabo si trova oggi ad dover affrontare,

insieme al rinnovamento tecnologico della gestione del servizio, la

trasformazione dei percorsi di raccolta nel punto più critico della

città di Bologna: il settore del Ponente. In quest’area infatti dei 4

quartieri che ne fanno parte, 2 sono già attrezzati per la raccolta

differenziata, gli altri 2 invece stanno subendo tale trasformazione

in questo periodo. Nei mesi di lavoro presso l’azienda ho potuto

constatare notevoli variazioni con un ritmo abbastanza elevato.

L’area del Ponente è particolarmente critica per un motivo

particolare che la distingue in maniera netta dalle altre aree: la

distanza che la separa dagli impianti di deposito rifiuti. Quelli che

non vanno direttamente nell’inceneritore, a fine percorso, finiscono

nella discarica che si trova nel comune di Baricella. Per ovvi motivi

di efficienza esiste un’isola di stoccaggio provvisoria, che permette

di contenere i tempi di trasferimento allo scarico dei mezzi

assegnati alla raccolta. Alla fine del percorso i mezzi vanno a

scaricare in tale isola in poche decine di minuti, fra andata e

ritorno. In questo modo molti mezzi riescono a proseguire il loro

tragitto, facendo un secondo carico di rifiuti: i l tempo del turno

viene così sfruttato appieno. Ciò che rende critica l’area del Ponente

è il fatto che sia l’ inceneritore che l’isola provvisoria si trovano in

estrema periferia esattamente dalla parte opposta della città. I mezzi

che lavorano nei percorsi del Ponente impiegano in media più di

un’ora per i trasferimenti allo scarico. Questo comporta, nella

maggior parte dei casi, l’impossibilità di fare un secondo carico, ma

soprattutto determina un’inefficienza sul tempo di turno molto

costosa: oltre ad occupare direttamente un sesto del turno, il lungo

tempo di trasferimento impedisce di sfruttare utilmente degli

intervalli di tempo non trascurabili nell’economia del turno, ma

nello stesso tempo insufficienti per ritornare nell’area di

operatività.

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Capitolo 2

24

Il mio lavoro si intromette nella fase di taratura degli strumenti in

dotazione all’ufficio logistica, in particolare nella definizione dei

parametri caratteristici del programma di simulazione. Questa prima

parte di lavoro mi permetterà una minuziosa comprensione del

sistema, oltre a fornirmi un prezioso strumento di supporto per la

seconda fase della mia analisi.

In un secondo momento lo studio compiuto sul sistema mi

permetterà di creare dei modelli di evoluzione e di realizzare

procedure di supporto alla progettazione, organizzazione e gestione

del servizio. Alla fine tutto ciò mi permetterà di:

1) suggerire all’azienda alcune soluzioni organizzative differenti;

2) valutarne la fattibilità;

3) confrontarle dal punto di vista dei risparmi e dell’efficienza,

individuando anche i principali vantaggi, nonché i vincoli, che si

presentano nella progettazione dei dettagli in ognuno dei casi in

esame.

2.3 CONCLUSIONE

Vorrei riportare l’attenzione sul fatto che l’evoluzione, delle

variabili e degli indicatori di costo e di qualità del sistema, segue

dei modelli descritti da funzioni discrete e circolari. Per questo

motivo l’ottimizzazione del sistema avviene nella maggior parte dei

casi per approssimazioni successive.

La validità del mio studio consisterà nel proporre delle nuove

soluzioni gestionali che portino il modello il più possibile vicino

alla soluzione ottima, per r idurre il tempo della procedura di

approssimazione.

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Capitolo 2

25

Fig 2.1 : costi di ottimizzazione in funzione della precisione del modello di supporto

Cost i

Costi total i

Costi di ott imizzazione del modello

Costo delle approssimazioni

Precis ione de l model lo

Più la soluzione si avvicina all’ottimo, minore sarà la fase di

approssimazione, di contro però, sarà più lungo e costoso il suo

raggiungimento. Occorre trovare il minimo della funzione dei costi

totali.

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Capitolo 3

26

CAPITOLO 3

LA SITUAZIONE ATTUALE

3.1 IL SETTORE PONENTE

Il settore ponente comprende i quartieri Borgo Panigale, Porto,

Reno e Saragozza. Gli abitanti di quest’area sono in totale 126.009

ed hanno a loro disposizione 2506 cassonetti per la raccolta

indifferenziata di rifiuti solidi urbani (RSU), 472 per la raccolta di

materiale organico, 151 campane per la carta, 288 per i l vetro e 38

per la plastica.

Poiché al momento a noi interessano solo i dati relativi all’area

periferica del ponente dobbiamo escludere la parte dei quartieri

Saragozza e Porto interne alla cerchia delle mura. Il numero dei

cassonetti RSU diventa di circa 1800 mentre quello degli abitanti si

riduce a 98.940 unità, infatti, nel quartiere Saragozza si passa da

36.738 a 24.241 e nel quartiere Porto da 32.860 a 18.288 abitanti.

Vediamo ora nel dettaglio i dati concernenti l’utenza e i percorsi

restringendo il campo d’indagine alla sola RSU.

L’UTENZA

L’analisi statistica effettuata sui dati dell’anno 2000 mostra, per

l’intero comune di Bologna, una produzione di rifiuti pro-capite di

427,43 Kg/anno, che ridotta al periodo di una settimana è pari a

8,22 Kg.

Con tali dati in teoria i 98.940 abitanti dell’area periferica del

settore ponente dovrebbero produrre in media 813.188 Kg la

settimana.

In realtà noi faremo i conti con un numero più contenuto, in parte

perché in periferia c’è una produzione minore rispetto al centro,

denso di attività commerciali, ma specialmente perché sta crescendo

il ricorso alla raccolta differenziata.

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Capitolo 3

27

Questo spiega i risultati dei calcoli che ho fatto sui dati riguardanti

il 2° semestre del 2001 e i primi mesi del 2002.

Tab 3.1: produzione media di rifiuti nell’area Ponente

MESE luglio agosto Sett. ottobre Nov.. Dic. gennaio febbraio

Media sett.

526.465

431.719

581.887

670.934 594.477 583.520

625.603

593.925

Tot mese 2.331.490 1.911.900 2.493.800 2.971.280 2.547.760 2.584.160 2.698.300 2.375.700

Infatti, com’è possibile vedere dalla tabella i valori delle medie

settimanali oscillano da un minimo di 431.719 Kg toccato in Agosto

2001 ad un massimo di 670.934 raggiunto ad Ottobre.

LA SUDDIVISIONE DELLE ZONE

Il settore del ponente è stato suddiviso in 12 zone di raccolta

ognuna delle quali viene svuotata con una frequenza 6/7 ovvero dal

lunedì al sabato. Ad ogni zona corrisponde un percorso, fatta

esclusione per la 409 e la 440. Queste, infatti, sono state divise in 2

percorsi, effettuati con frequenza 3/7, che differiscono per qualche

decina di cassonetti. 410 e 441 sono rispettivamente i raddoppi del

409 e del 440.

Sull’intera area del settore sono installati circa 1800 cassonetti con

volume totale di 3.181.600 litri.

Per fare un confronto con il dato della produzione occorre

convertire il volume in peso; a tale scopo si usa un parametro di

conversione pari a 0,05 Kg/litro. Così facendo si otterrebbe il valore

massimo di rifiuti stoccabili nelle strutture attualmente esistenti sul

territorio. Ovviamente non si può però attendere che i cassonetti

siano saturi prima di svuotarli.

Occorre garantire un adeguato livello di servizio; questo può essere

definito come una misura dell’adeguatezza delle strutture e

dell’organizzazione del lavoro di raccolta alle esigenze dell’utenza,

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Capitolo 3

28

ovvero una misura della soddisfazione dei cittadini e delle

istituzioni in merito alla qualità del servizio svolto.

Si fissa allora un limite massimo al grado di riempimento medio dei

cassonetti. Per i calcoli che seguono ho ritenuto che un valore di

tale parametro pari a 0,8 possa garantire un adeguato livello di

servizio.

In accordo a quanto detto sopra il volume disponibile si riduce a

2.545.300 litri corrispondenti a 127.265 Kg. Con tale valore la

frequenza teoricamente necessaria sarebbe di 4,7/7.

LE ATTREZZATURE

I mezzi dedicati alla raccolta indifferenziata possono essere distinti

in 3 classi principali: tradizionali, monoperatori, e “citypack”.

Con il termine tradizionale si classificano tutti quei mezzi che

hanno il gruppo di svuotamento posteriore e che richiedono

l’intervento degli operai (2 oltre l’autista) per movimentare e

disporre il cassonetto prima e dopo il sollevamento.

Il “citypack” è analogo al tradizionale ma di dimensioni più ridotte,

e prevede la presenza di un solo operatore oltre a quello che guida

(che non è classificato come autista), infatti, anche quest’ultimo

scende dal mezzo per movimentare i cassonetti. Questa macchina è

stata pensata appositamente per i l centro storico dove grazie alle

dimensioni ridotte risultano più agevoli i trasferimenti ma

soprattutto le norme di sicurezza non obbligano chi guida a

rimanere nell’abitacolo durante lo svuotamento, da qui la possibilità

di risparmiare un operaio. Questo tipo di mezzo non sarà preso in

considerazione nelle soluzioni proposte poiché abbiamo escluso da

questo studio la parte dei quartieri compresa nel centro storico.

Il monoperatore, come dice la parola stessa, è gestito

completamente dall’autista senza l’ausilio di alcun operaio. Il

gruppo di sollevamento è laterale e l’operatore attiva il meccanismo

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Capitolo 3

29

dall’abitacolo, da dove può controllare tutta la manovra dai monitor

collegati a cinque telecamere poste in varie parti del camion.

Parlando di cassonetti, senza entrare nel dettaglio dei 43 diversi tipi

presenti sul territorio di Bologna, le variabili principali sono la

volumetria e il tipo d’attacco.

Per la raccolta indifferenziata ci sono due tipi di attacchi, bologna e

din, che possono essere presenti entrambi in alcuni cassonetti;

mentre la scala dei volumi è la seguente: 1.3-1.4-1.5-1.7-1.9-2.0-

2.2-2.4-3.2 m3 .

I PARAMETRI DI COSTO

Ci interessa qui porre attenzione solo ai costi diretti dei mezzi e del

personale, che sono riassunti nella seguente tabella.

Tab 3.2: costi diretti del personale e dei mezzi

feriale Personale

diurno notturno festivo

Monoperatore 47.439 64.991 78.274

Tradizionale 135.695 185.902 223.897

Mezzo 52.000

I valori della tabella sono orari ed espressi in lire. Il costo orario

del personale monoperatore è quello dell’autista, mentre quello del

tradizionale è la somma del costo dell’autista uguale a quello del

monoperatore più 2 volte il costo di ogni singolo addetto semplice

pari a 44.128 lire. I costi orari dei mezzi sono contabilizzati in

maniera equivalente, 52.000 lire, indipendentemente dal tipo di

mezzo e dalle condizioni di utilizzo; in tale cifra sono compresi la

manutenzione, consumi di carburante, la manutenzione e la gestione

generale dei mezzi, nel senso che entrano nel conto i costi totali di

disponibili tà dei mezzi per l’intera area. Questa sottolineatura sarà

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Capitolo 3

30

ripresa in seguito per valorizzare i risparmi ottenibili da una

gestione che preveda anche la riduzione del parco mezzi.

Con la scorta del lunedì in realtà ogni turno viene remunerato per la

durata di 6 ore e 30 minuti. I percorsi sono 12, 2 dei quali in

servizio notturno, con una frequenza 6/7 per 52 settimane l’anno.

Convertendo i dati in euro si ha che il costo totale dei monoperatori

è di 18.729 euro a settimana a cui si aggiungono i 7.561 euro del

415 e 440; il costo del 412 a causa della sua particolare irregolarità

di svolgimento è stimabile intorno ai 2.000 euro: i costi diretti

totali, della raccolta indifferenziata RSU nel settore del ponente,

corrispondono a circa 28.290 euro settimanali, in un anno sono 1

milione e 471 mila euro.

La particolare criticità di questa area richiede l’utilizzo di un

elevato numero di mezzi diversi, che necessariamente devono essere

presenti in rimessa: questo rappresenta un’elevata componente di

costo.

Da quanto appena esposto si può dedurre una prima ipotesi sui

parametri da minimizzare per i l miglioramento del sistema: le

componenti di costo di ogni singolo turno, ed il numero totale di

turni per settimana.

3.2 LA DINAMICA DEL SERVIZIO

L’organizzazione dei percorsi è in continua evoluzione, cambiano i

tragitti delle zone di raccolta, i l numero e il tipo di cassonetti

nonché il tipo di mezzi che li svuota. Si sta infatti cercando di

trasformare tutte le zone, dove è possibile, a monoperatore; i

contenitori vengono sostituiti con altri più capienti e ridotti di

numero allo scopo di eliminare dei percorsi, incrementando l’area di

competenza dei rimanenti.

Il nostro processo di ottimizzazione deve astrarsi dalla confusione

appena descritta. Nel contempo le line progettuali che verranno in

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Capitolo 3

31

seguito affrontate godranno di notevoli benefici, se prenderanno il

via dalla situazione attuale, frutto dell’esperienza accumulata in

tanti anni di lavoro; è per questo che come punto di partenza

fisseremo un’istantanea di come era strutturata l’organizzazione dei

percorsi nel mese di aprile 2002.

Da questo punto in poi si divideranno le due strade, infatti, grazie

alle relazioni messe in luce dai modelli proposti nei prossimi

capitoli, saremo in grado di individuare: i valori ottimi dei vari

parametri, corrispondenti al l imite di efficienza massima ottenibile

sotto particolari vincoli; le leve su cui è necessario agire per non

vanificare, o per meglio dire, per sfruttare al massimo le

potenzialità degli interventi ipotizzati.

LE COMPONENTI DI TEMPO REALI E QUELLE DEL PORGRAMMA DI

SIMULAZIONE

Per poter quantificare il divario d’efficienza con la soluzione ideale

proponiamo ora un quadro riassuntivo delle componenti di costo, e

della suddivisione dei tempi che costituiscono ogni singolo turno.

Dal punto di vista dei tempi un turno deve comprendere:

- 10 minuti di set-up del mezzo. Per set-up s’intende il controllo che

l’autista compie ad inizio del turno per controllare che sia tutto in

ordine, la movimentazione del gruppo di svuotamento, le

telecamere, la cicala della retromarcia, il l ivello di carburante nel

serbatoio e l’eventuale tempo per fare il pieno;

- 15 minuti di pausa, che gli operai si gestiscono come vogliono

all’interno del turno;

- 15 minuti per svuotare il mezzo ogni volta che si reca allo scarico;

- il tempo di trasferimento da via del frullo alla zona di operatività

e ritorno;

- il tempo di trasferimento per fare gli scarichi intermedi;

- il tempo complessivamente necessario per svuotare tutti i

contenitori;

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Capitolo 3

32

- la somma di tutti i tempi necessari per il trasferimento fra 2 punti

di raccolta successivi.

Nel programma di simulazione quest’ultimo tempo è detto “tempo di

operatività in zona”. Il tempo di set-up è considerato un tutt 'uno

insieme con il tempo di pausa e quindi pari a 25 minuti. Il tempo

dello svuotamento dei cassonetti è differente a seconda del tipo di

mezzo usato: va dai 50 secondi (0,83 minuti) per la raccolta

tradizionale, al minuto per i monoperatori, escluso il monoperatore

ribassato che ha dei tempi di pochissimo inferiori al tradizionale

(0,81minuti).

Il totale di tutti questi tempi dovrebbe stare dentro le 6 ore e 24

minuti, con un certo margine di sicurezza, dovuto ad imprevisti

come incidenti, rotture e rimozioni di autovetture parcheggiate

davanti ai cassonetti.

A causa della mancata raccolta nei giorni festivi il lunedì è un

giorno molto particolare, in cui si ha in genere un peso in discarica

maggiore di circa il 30-40% rispetto agli altri giorni, solo in tale

giorno infatti gli autisti sono obbligati a finire il percorso

ricorrendo eventualmente al lavoro straordinario, mentre il resto

della settimana possono interrompere il percorso alla fine delle ore

programmate e richiedere l’intervento della riserva. In realtà anche

il lunedì si ricorre spesso alla riserva.

La tabella che segue mostra nel dettaglio i tempi riguardanti tutti i

percorsi RSU del settore ponente.

Le prime 4 colonne contengono i tempi in minuti delle varie fasi del

processo di raccolta, per le quali è possibile studiare interventi di

miglioramento. Gli altr i tempi che non sono stati presi in

considerazione sono, infatti, tutti relativi a procedure standard, a

vincoli tecnici e contrattuali, come lo scarico del mezzo, il

rifornimento, e il quarto d’ora di pausa degli operai.

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Capitolo 3

33

Tab 3.3: scomposizione dettagliata dei tempi delle zone

ZONA T trasfer T Trasf in discarica T Operatività T svuotamento T tot TEMSI T medio tot differenza

401 42 0 80,35 147 5.09.44 5.15.43 6 min in+

402 45,72 0 146,13 170 6.41.51 5.46.15 55 min in-

404 74,78 0 49,15 141 5.04.56 5.16.34 12 min in+

405 33,2 0 90,82 151 5.15.00 5.35.38 20 min in+

406 74,28 0 71,25 102,5 4.48.02 5.31.28 43 min in+

407 37,3 0 52,07 136 4.25.00 4.45.53 20 min in+

408 35,38 69,43 60,68 140,67 6.01.20 5.47.56 13 min in-

409 45,62 0 135,75 127,85 5.20.30 - -

410 45,62 0 205,3 157,8 7.28.00 - -

411 40 0 157,9 154 6.31.54 5.50.21 40 min in-

412 67,6 0 174,57 64,27 5.50.11 5.50.00 =

415 56,45 47,53 68,82 138,62 6.14.24 5.49.41 25 min in-

440 59,28 0 139,35 108,42 5.53.20 5.32.13 21 min in-

441 59,33 0 148,08 98,8 5.51.57 5.36.07 15 min in-

Il tempo di svuotamento dei cassonetti dipende dal tipo di mezzo.

Vedremo, quindi, se esiste la possibilità di ottenere reali benefici

adottando dei mezzi più veloci. Teoricamente il tempo dipende

anche dalla velocità della squadra, nei percorsi tradizionali, e da

come vengono inseriti nei contenitori i rifiuti ingombranti, come ad

esempio gli scatoloni di cartone, ma su questi si può fare poco.

Il tempo di operatività in zona è abbastanza vincolato perché

dipende dalla disposizione dei contenitori sul territorio, comunque

si può tentare di r idisegnare la mappa di tutti i percorsi evitando

inutili duplicazioni concentrando le zone di raccolta in aree più

ristrette. Il vantaggio sarebbe doppio poiché una riduzione di

chilometri non solo contiene i tempi ma diminuisce anche i consumi

di carburante.

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Capitolo 3

34

LE INEFFICIENZE E LE DISCONTINUITÀ DEL PROCESSO

Il tempo di trasferimento dalla sede centrale all’inizio della zona

potrebbe sembrare il più vincolato, ma mentre per gli altri si

possono suggerire solo interventi marginali, è su questo che si può

fare veramente la differenza. Se è vero che in zona ci dobbiamo

comunque arrivare e che le strade e il traffico sono quello che sono,

non è però detto che ci dobbiamo per forza andare a partire dalla

sede centrale. Sarà interessante valutare l’investimento per

realizzare un’isola di stoccaggio provvisoria nel settore del ponente

e confrontarlo poi con i benefici ottenibili. La somma su tutti i

percorsi restituisce un tempo di trasferimento complessivo pari a 11

ore e 10 minuti ai quali vanno aggiunti i tempi della seconda

colonna, riguardanti gli scarichi intermedi, per un totale di 13 ore e

8 minuti: ci stanno dentro altri due turni!! Se a questi si aggiunge

anche quella parte di turno - che non può essere utilmente sfruttata,

a causa dell’ impossibilità di r itornare in zona - il totale dei tempi

persi, imputabili al trasferimento, diventa superiore alle 20 ore: 20 e

54 minuti. In un turno da 6 ore e 24 minuti il tempo a disposizione

per l’operatività è di 5 ore e 34 minuti che su 13 percorsi vuol dire

un totale di 72 ore e 20 minuti: l’indice d’inefficienza dato dal

rapporto fra i 2 precedenti totali (21 ore di tempi persi e 72 a

disposizione) è pari al 30%.

Poco sopra avevo ipotizzato come parametro da ottimizzare il

numero complessivo dei turni settimanali, ma dopo essere entrati

nello specifico dei tempi e dei costi si capisce che questo parametro

può darci solo indicazioni di massima, questo risulterà ancora più

evidente quando inizieremo a fare dei confronti con delle soluzioni

che prevedono una variazione della durata del turno. Le funzioni

obiettivo da minimizzare probabilmente saranno il numero dei

chilometri e i l tempo totale di raccolta, ovvero il costo totale del

servizio.

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Capitolo 3

35

Abbiamo visto che i cassonetti installati sul territorio possono

contenere 127.265 Kg con un riempimento pari all’80% del volume

totale, in realtà possono contenere fino a 159.081 Kg.

Capita spesso però, che il lunedì venga raccolto un volume di rifiuti

maggiore della capienza dei contenitori come si può vedere dalla

tabella che segue, che mostra i picchi medi mensili, rilevati nello

stesso periodo dei dati visti nelle precedenti tabelle.

Tab 3.4: picco massimo giornaliero nella produzione di rifiuti nel ponente

MESE Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio

Media sett. 526.465 431.719 581.887 670.934 594.477 583.520 625.603 593.925

Picco 144.967 148.633 162.287 169.306 148.450 147.477 151.170 148.130

Differenza 381.499 283.086 419.600 501.629 446.027 436.043 474.433 445.795 frequenza

residua 2,63 1,90 2,59 2,96 3,00 2,96 3,14 3,01

Analizzando la differenza si può notare che, in media questo valore

si attesta intorno ai 420.000 Kg, quindi con un volume disponibile

di 127.265 Kg potrei permettermi di passare solo altre 3,3 volte.

Ragionando in termini discreti 4 volte al posto delle 5 attuali.

Avevamo già visto che la frequenza ideale è di 4,7 su 7, ma gli

straordinari del lunedì ci confermano ancora di più nella necessità

di ridurre le frequenze in maniera forse anche più spinta di quella

prevista. Infatti se spesso per il lunedì la volumetria risulta scarsa,

tutti gli altri giorni è notevolmente abbondante rispetto alle

esigenze reali.

3.3 CONCLUSIONI

Una prima conclusione, che è possibile trarre, è la necessità di

incrementare il volume per migliorare la raccolta del lunedì e la

possibili tà che tale aumento di volume offre per l’organizzazione

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Capitolo 3

36

del servizio nei restanti giorni della settimana. Fatto salvo il fatto

che esistono soluzioni più fini anche se più rivoluzionarie, questo

appena descritto non è il problema principale di questa area. La

criticità vera è dovuta alla distanza dei punti di scarico, che risulta

essere il principale vincolo a qualunque intervento ipotizzabile.

Occorre quindi, prima di tutto, individuare le possibilità di

annullare o almeno di aggirare tale ostacolo, per poi valutarne la

fattibilità e i risparmi ottenibili.

Dal punto di vista teorico è facilmente dimostrabile la necessità che

l’aumento di volume avvenga attraverso un incremento della

volumetria media dei cassonetti, piuttosto che con l’aumento del

numero di questi.

Con alcune differenze a seconda del tipo di mezzo, generalmente in

ogni giro è possibile caricare al massimo fino a 100 quintali, che è

praticamente il peso corrispondente a 150 cassonetti da 1767 litri

pieni all’80%. Quindi se si vuole procedere all’aumento della

volumetria e alla riduzione delle frequenze bisogna prevedere la

possibili tà di effettuare più di uno scarico per turno, a causa della

saturazione del mezzo, così come avviene tutti i lunedì. La prima

conseguenza del raddoppio degli scarichi è ovviamente il raddoppio

dei tempi di trasferimento e di scarico, che abbiamo già visto

incidere con una certa importanza sul totale dei tempi. Il problema è

abbastanza vincolato, infatti, in molti percorsi non c’è il tempo per

ritornare in zona dopo lo scarico per riprendere gli svuotamenti

mancanti.

Le strade da percorrere, per ovviare a tale inconveniente, sono

fondamentalmente riconducibili a due tipi di intervento principali,

che possono essere attivati congiuntamente:

1) Organizzazione di turni di lavoro più lunghi: da 7 ore e 12

minuti fino a 9 ore;

2) Allestimento di un’isola di stoccaggio provvisorio nell’area

del ponente.

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Capitolo 3

37

Qualunque tipo d’intervento per poter puntare al massimo recupero

d’efficienza deve prevedere almeno una della 2 soluzioni appena

elencate.

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Capitolo 4

38

CAPITOLO 4

OBIETTIVI E PROCEDURE D’INTERVENTO

Nel capitolo precedente è stato ampiamente esposto il problema,

rimane ora da definire il livello delle soluzioni che intendo proporre

e le procedure che seguirò, prima nella fase di studio

dell’evoluzione del sistema, e poi nella fase di valutazione dei

suggerimenti che lascerò all’azienda. In accordo con la matrice dei

livelli d’intervento su un sistema complesso, mostrata nel secondo

capitolo, ed in seguito ad una più chiara comprensione del sistema,

descritta nel terzo, si conferma il posizionamento del problema ad

un’elevata complessità della correlazione fra le varie parti. Per

quanto riguarda i singoli fattori molti di questi sono elementari,

altri invece risultano scomponibili in numerose dimensioni. Intendo

quindi procedere inizialmente nell’individuazione dei fattori più

complessi e del riflesso che una loro variazione ha su tutto il

processo di raccolta; in un secondo momento invece, nella fase di

sintesi, la definizione dei fattori sarà una conseguenza della

soluzione scelta.

4.1 DICHIARAZIONE D’INTENTI

La qualità e i costi della gestione di un sistema dipendono da due

aspetti principali: dalla sua struttura di base e dall’ottimizzazione

delle sue parti. Ad un livello teorico è possibile graficare

l’efficienza (i costi) e la qualità come funzioni a gradini, dove

sull’asse delle ascisse ci sono le diverse strutture, visionate per un

certo intervallo di tempo, e sulle ordinate i parametri di valutazione.

In corrispondenza di ogni scelta strutturale è possibile fissare un

valore medio dei parametri efficienza e qualità. Si tracci una linea

corrispondente ad un periodo di tempo, fissato per i confronti fra le

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Capitolo 4

39

diverse soluzioni. Ognuna di queste linee – rappresentando un

valore medio caratteristico della struttura, che ipotizziamo

sostanzialmente stabile nel tempo – è costante con il trascorrere del

tempo, ed in particolare si scosta di valori discreti da tutte le altre.

Q

T

B

A

C D

Esiste poi una variabilità intrinseca del sistema che genera, nel

tempo, delle variazioni intorno al valore medio, più o meno ampie.

Premesso che tali variazioni corrispondono ai tentativi di

ottimizzazione della struttura, la teoria ci dice che esse seguono,

nella loro oscillazione, un trend crescente grazie all’effetto

esperienza. Questo trend però, come la teoria insegna, ha dei

margini decrescenti nel tempo, l’andamento diventa infatti

asintotico orizzontale, e i grandi sforzi organizzativi ottengono un

effetto sempre più ridotto. Occorre comprendere il momento in cui

tutte queste energie possono essere utilmente indirizzate verso un

cambiamento strutturale del sistema, nella ricerca di un vero e

proprio salto di qualità. Intervengono però 2 fattori importanti a

complicare questo processo di trasformazione; i l primo è un

problema di valorizzazione, il secondo lo definirei di t ipo

procedurale:

1) a seconda del sistema preso in esame, in funzione anche della

sua flessibilità, le oscillazioni intorno al valore medio e la

crescita del trend sono di diversa entità; può quindi capitare

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Capitolo 4

40

che l’ottimizzazione delle parti porti la curva caratteristica di

una struttura a superare il valore medio di una struttura di

qualità superiore, almeno sulla carta. Questo tipo di problema

è caratteristico di quei sistemi in cui non è definibile in modo

preciso una loro identità, ma piuttosto sono frammentati in

tanti dettagli indipendenti ben identificabili; in questo caso

infatti è difficile immaginare una modifica del sistema se non

a partire dai singoli fattori. In questo caso, fintanto che il

divario fra i valori caratteristici delle 2 differenti strutture

rimane ridotto, la gestione continua per la stessa strada. Solo

quando il valore medio della nuova soluzione supera una certa

soglia la gestione decide di accettare la sfida. E’ in questo

momento che intervengono gli ostacoli del secondo tipo;

2) questo tipo di problema nasce fondamentalmente dalla

limitatezza della risorsa tempo. La procedura di

ottimizzazione avviene in genere per piccoli passi e per

tentativi e quindi, anche se studiata e pesata prima sulla carta

con estrema perizia, mantiene un certo margine di insicurezza

sui r isultati operativi. Questo è però un problema di l ieve

entità poiché, avvenendo per piccoli passi, il tempo per

testarne il successo o il fallimento è ridotto. In quest’ultima

ipotesi, il naufragio del tentativo lascia dietro di sé pochi

danni e consegna, nella maggior parte dei casi, utilissimi

consigli per il cambio di rotta. La situazione, in ogni caso,

rimane abbastanza sotto controllo. Tutto ciò fa si che

generalmente chi è incaricato della gestione prediliga questa

procedura di smussamento degli spigoli alle rivoluzioni; per

cui succede che l’attuale struttura viene spinta verso

miglioramenti marginali sempre più ridotti e si continua a

spremere la situazione anche se la curva caratteristica ha già

un evidente andamento asintotico. A rinforzare tale

meccanismo interviene, insieme ad aspetti caratteriali e

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Capitolo 4

41

temperamentali, una comprensibile resistenza nei confronti di

grossi cambiamenti la cui validità è attestata quasi

esclusivamente in linea teorica. Se ne deduce che ogni

proposta di miglioramento per essere tale - oltre a lasciar

trasparire, da parte di chi la presenta, una profonda

comprensione delle dinamiche evolutive del sistema nella sua

globalità - deve fornire ragioni adeguate per la sua

attendibilità e, soprattutto, deve presentare dei risultati che

non siano soltanto confortanti ma, in particolare, attraenti .

A questo punto posso dire di poter garantire sull’attendibilità delle

procedure e sulla mia approfondita comprensione delle dinamiche

evolutive del sistema, nella speranza che sia l’esperienza a fornire i

risultati attraenti. La validità delle mie proposte, e delle modalità di

formulazione delle stesse, non può prescindere dalla comprensione

dei fattori coinvolti nei processi decisionali. Poiché sono convinto

di trovarmi di fronte ad un sistema, che può sviluppare pienamente

le sue potenzialità di miglioramento avendo il coraggio di

intraprendere la strada di forti cambiamenti strutturali. Mio il

compito di verificare la marginalità degli interventi a livello di

dettaglio rispetto ad alcune soluzioni di riorganizzazione globale.

C

T

B

A

5.5%

5.5%

14.5%

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Capitolo 4

42

Il salto di qualità della nuova soluzione deve superare la soglia di

approssimazione asintotica del trend attuale.

Lo scopo deve essere quello di dimensionare le soluzioni

alternative, senza aver la pretesa di trovare il sistema perfetto,

delegando il perfezionamento alle successive approssimazioni, in

accordo con il grafico dei costi totali di progettazione mostrato nel

capitolo 2. Questo, oltre ad essere una mia scelta sul livello di

approccio al problema basato su assunti teorici, è dettato anche

dalle difficoltà procedurali che avrei incontrato, seguendo altri

approcci, per l’ impossibilità di supportare il mio studio con “prove

di laboratorio”. Il problema infatti che mi trovo ad affrontare è

quello di prevedere le reazioni del sistema a certi interventi, senza

però avere accesso alla gestione del sistema. E’ per questo motivo

che risulta indispensabile, per chiunque in futuro si troverà ad

affrontare queste valutazioni, il supporto del programma di

simulazione.

Per quanto detto finora, il valore aggiunto e la credibilità del mio

lavoro, nello scrupoloso tentativo di valutare la fattibili tà di certe

scelte, sono affidati più che alla perfezione delle soluzione teoriche,

all’individuazione delle potenzialità e dei vincoli associati ad

ognuna di esse.

4.2 L’APPROCCIO AL SISTEMA COME UN UNICO FATTORE

MULTIDIMENSIONALE

L’idea è quella di slegarmi in parte dalle modalità operative

dell’azienda, e pensare alla valutazione di nuovi scenari

organizzativi.

OBIETTIVI

Penso che la particolare situazione del mio oggetto d’indagine non

lasci molto spazio alla scelta degli obiettivi. Emergono quasi

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Capitolo 4

43

spontaneamente dallo studio della sua criticità, che consiste nella

ormai completa impossibilità di ottenere margini di miglioramento

se non a fronte di tentativi pressoché rivoluzionari, almeno dal

punto di vista delle routine organizzative. La speculazione

intellettuale potrebbe trovare gusto nello spremere ancora, dal punto

di vista teorico, certi fattori che sono ormai al l imite. Il senso

pratico con cui ho condotto il mio studio mi ha mostrato invece un

labirinto di dettagli talmente intricato da lasciare prevedere poche

possibili tà di miglioramento e solo con sforzi sproporzionati, nei

tempi e nei costi, rispetto ai vantaggi ipotizzabili. Non ho fatto

altro, allora, che accettare la sfida di immaginare nuove possibilità

di sviluppo del sistema considerandolo nella sua globalità e dotato

di tante dimensioni. La possibili tà di trovare nuovi scenari

organizzativi più efficienti rende secondario il problema

dell’ottimizzazione dei dettagli corrispondenti a tali dimensioni.

Una delle ultime e più importanti evoluzioni del processo di

raccolta è stata la trasformazione della raccolta da tradizionale a

monoperatore. Questa ha richiesto un adeguamento dei percorsi, un

nuovo parco macchine, una maggiore abilità e responsabilità del

personale, ma in cambio ha quasi dimezzato le spese dirette, ha

permesso l’ installazione di contenitori più capienti e ha ridotto

notevolmente il carico di gestione del personale. L’adozione di

questa nuova tipologia di raccolta, a dispetto dei grandi

sconvolgimenti organizzativi richiesti, era sponsorizzata dagli

elevati r isparmi che lasciava presagire. Questa trasformazione è

stata spinta al limite fin dove si è potuto, infatti , esistono ancora

delle zone tradizionali. Da qui si è aperta un’altra importante

evoluzione: la sostituzione dei contenitori con altri più capienti allo

scopo di ridurre il loro numero totale. Ma anche questa sta

raggiungendo un punto morto. Vediamo ora una panoramica della

situazione attuale con un elenco degli interventi desiderabili e dei

vincoli che li impediscono, restringendo il campo d’analisi alle zone

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Capitolo 4

44

monoperatore, poiché le tradizionali erano già vincolate ad un passo

precedente.

Tab 4.1 : dati medi zone monoperatore del settore Ponente

N° di zone 9

km operativi/zona 26,67

T di turno 384

T operatività 100

T morti 50

T per trasf e scarichi 85,56

T per gli svuotamenti 148

svuotamenti possibil i 164

Media degli svuotamenti per zona 144

tot svuotamenti/gg 1296

vol medio dei contenitori 1990

vol svuotato per zona 286.560

Media contenitori per zona 155

tot contenitori 1397

Vol totale instal lato per zona 308.892

kg svuotati in media ogni giorno 8.889

kg svuotati in media per scarico 7.273

n° di scarichi 1,22

Grado di r iempimento riferi to agli svuotamenti 0,620

Grado di r iempimento riferi to al tot dei contenitori 0,57

La tabella supporta la descrizione mostrando i valori medi

caratteristici dell’area, poiché è da questi che si evincono le

inefficienze.

1) Partiamo dalla media degli svuotamenti per turno che è di 144

su 164 possibili pari al 87,8%. Questa inefficienza, dovuta al

secondo scarico che accorcia i tempi util i per la raccolta,

potrebbe sembrare abbastanza ridotta, ma se la calcoliamo

tenendo conto anche dei tempi morti e di trasferimento allo

scarico, diventa assolutamente non trascurabile, dell’ordine

del 50%.

2) Sul territorio sono presenti 1397 contenitori, pari a 155,11 per

zona, con una capienza corrispondente a 15.444 kg. Essendo la

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Capitolo 4

45

media giornaliera di 8.889 kg, il grado di riempimento medio

è di 0,57; si può chiamare questo indice anche con il nome di

grado di sfruttamento del volume disponibile.

3) Un piccolo miglioramento rispetto al punto precedente in

realtà è possibile rilevarlo relativamente alle frequenze. La

frequenza delle zone è 6/7 ma poiché per alcuni contenitori è

sufficiente passare un numero minore di volte la settimana, si

ottiene una media di 144 svuotamenti per turno. Infatti, i 1397

contenitori vengono svuotati con una frequenza 5,58, ovvero

1299 al giorno 6 giorni la settimana: il grado di r iempimento

medio sale allo 0,62. Nel tentativo di portarlo a 0,8 la

frequenza potrebbe essere ridotta fino a 4,65 senza toccare il

volume totale.

Cerchiamo ora di capire su quali variabili si possa intervenire, e

quali siano i principali vincoli al miglioramento complessivo del

sistema.

1) Nella tabella 4 abbiamo visto che gli scarichi in media sono

1,22. Se provassimo a sfruttare di più il tempo utile

aumentando il N° medio degli svuotamenti dovremmo

aumentare anche il N° di scarichi e di conseguenza anche il

tempo medio di trasferimento. Questo farebbe diminuire il

tempo utile, e di conseguenza non sarebbe più possibile

incrementare gli svuotamenti. Qui il problema principale è

che, mentre il dato medio degli scarichi può essere

considerato continuo, in realtà ogni aggiunta di uno scarico ad

un percorso introduce delle variazioni discrete: 1,22 – 1,33 -

1,44 – 1,55 ecc…. il vincolo in questo caso è evidentemente il

tempo di trasferimento.

2) Poiché il l imite di peso per ogni scarico dipende dal mezzo, è

chiaro che se programmo gli svuotamenti prevedendo un grado

di riempimento più elevato: o cresce la necessità di fare degli

scarichi in più, cosa irrealizzabile come nel punto sopra; o di

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Capitolo 4

46

aggiungere delle zone riducendo quelle esistenti. Le

conseguenze di un tale intervento introducono due effetti uno

positivo e l’altro negativo. I l primo è l’opportunità di ridurre

la frequenza, il secondo è il rischio dell’aumento dei tempi

residui in misura non sufficiente a permettere uno scarico in

più. Questa riduzione è dovuta al minor N° di svuotamenti

necessari a saturare il mezzo, e alla riduzione dei km percorsi

in zona. Anche in questo caso il tempo di trasferimento

rappresenta il vincolo principale.

3) La riduzione delle frequenze è estremamente dipendente dal

grado di riempimento, specialmente a causa delle difficoltà

che si incontrano, sia a livello pratico che teorico,

incrementando il numero totale dei contenitori. Infatti, fissato

il valore massimo al grado di riempimento si può solo

procedere installando nuovi contenitori, questo non sempre è

possibile sia a causa dei tempi maggiori richiesti dai nuovi

svuotamenti sia dalla necessità di fare degli scarichi in più che

riducono i tempi a disposizione.

Si conferma, come già visto nel capitolo precedente, che l’obiettivo

principale è la r iduzione assoluta dei tempi di trasferimento, o

almeno della loro incidenza percentuale sul totale del turno. A patto

che le spese per ottenere tali obiettivi siano minori dei vantaggi

ottenuti.

4.3 PROCEDURE D’INTERVENTO

Tenendo conto del fatto che la ridotta incidenza degli interventi sui

dettagli non sminuisce la loro importanza come componenti

fondamentali del sistema, esplicito la procedura seguita nel lavoro

presentato nei prossimi capitoli.

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Capitolo 4

47

- Occorre prima capire le variabili principali e i l riflesso che hanno

sull’intero sistema per poter poi procedere a ritroso, dalla

definizione di soluzioni gestionali efficienti di alto livello alla cura

dei dettagli.

- Dall’analisi della situazione attuale è emerso che le soluzioni

desiderabili appartengono fondamentalmente a 2 classi d’intervento:

l’aumento della durata di un turno e la riduzione dei tempi di

trasferimento con l’eventuale costruzione di un’isola di stoccaggio

provvisoria. Queste 2 classi rappresentano le 2 dimensioni di una

matrice, che definisco decisionale, perché i suoi riquadri

rappresentano le possibili scelte che l’azienda può effettuare.

- All’interno di ogni riquadro esistono diverse possibilità

organizzative, la cui definizione dipende da quali variabili vengono

fissate, in quanto possono rappresentare dei vincoli progettuali.

- Occorre poi valutare, per le 2 classi di intervento, le conseguenze

sui parametri organizzativi e di costo, ed i riflessi che tali soluzioni

possono avere sia a livello sindacale, sia a livello di gestione

finanziaria e di manutenzione dei mezzi, che a livello della qualità

percepita da parte degli utenti.

- Sarà poi necessario determinare in maniera estremamente accurata

i r isparmi ottenibili nell’ipotesi di dell’isola di stoccaggio

provvisoria, al fine di stabilire i l piano degli ammortamenti della

struttura e calcolare il VAN dell’investimento. Il risultato lo

ricaverò dal confronto congiunto delle 2 righe della matrice

decisionale, corrispondenti ai 2 diversi siti di scarico, mediando i

valori, corrispondenti a tutte le altre scelte di durata del turno,

lungo ogni riga.

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Capitolo 4

48

4.4 CONCLUSIONI

Tutta la procedura descritta prende il via dalla costruzione di un

modello matematico, che analizzi in maniera realistica l’evoluzione

del sistema al variare delle variabili decisionali ed organizzative.

Ad ognuna delle soluzioni verrà assegnato un parametro di costo per

effettuare i confronti necessari. Saranno individuate anche delle

procedure di supporto alla definizione dei particolari del sistema.

Confronteremo poi alcune soluzioni gestionali complete anche

attraverso la swot-analysis.

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Capitolo 5

49

CAPITOLO 5

LA COSTRUZIONE DEL MODELLO

E’ stato posto l’obiettivo di r iorganizzare l’area critica del settore

Ponente attraverso alcuni interventi volti a superare il principale

fattore di criticità: la grande distanza che separa tale area dai siti

adibiti allo scarico dei mezzi di lavoro.

In questo capitolo ripercorrerò in maniera sintetica tutti i passi che,

attraverso l’osservazione, lo studio e le indagini statistiche, mi

hanno portato alla costruzione del modello finale, con il quale ho

potuto prevedere l’evoluzione del sistema in funzione delle

soluzioni proposte.

La descrizione del modello, che prende forma a partire dai dati

reali, metterà in luce, con maggiore chiarezza, le ridottissime

possibili tà rimaste per l’ottimizzazione del sistema senza

l’intervento di importanti e coraggiosi cambiamenti organizzativi e

strutturali.

La costruzione del modello è iniziata immaginando di dover

organizzare dei percorsi ex-novo sulla pianta di quelli attuali.

5.1 L’ORGANIZZAZIONE DEI PERCORSI

SCOPO

Lo scopo è garantire il continuo svuotamento dei cassonetti fissando

il grado di riempimento in accordo al livello di servizio desiderato.

Le rilevazioni fatte negli ultimi otto mesi sulle zone di raccolta

indifferenziata del ponente mostrano una produzione media

settimanale di 576.066 Kg di rifiuti.

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Capitolo 5

50

VINCOLI

Come già visto i cassonetti hanno due tipi d’attacchi, stessa cosa

vale per i mezzi, solo alcuni di questi hanno la possibili tà di

scambiarli. Di conseguenza nell’assegnazione dei mezzi alle zone

occorre verificare la corrispondenza di tutti i cassonetti all’attacco

del mezzo sostituendo quelli che non vanno bene.

In alcune strade strette possono passare solo alcuni tipi di mezzi,

inoltre dove ci sono i cavi per il filobus bisogna usare mezzi

particolari come il monoperatore ribassato che si distingue dallo

standard per una minore corsa verticale del gruppo di sollevamento.

Esistono anche vincoli sindacali che prevedono per il momento turni

giornalieri di sei ore e ventiquattro minuti.

LE VARIABILI ORGANIZZATIVE

Per iniziare a comprendere la complessità del sistema iniziamo

considerando come variabile principale il volume medio dei

cassonetti.

Ipotizziamo per un momento di mantenere costante il volume totale

installato su tutta l’area. Se questo fosse distribuito in contenitori

da 1.2 m3 servirebbero 2651 cassonetti. Considerando i turni di sei

ore e ventiquattro come da vincolo sindacale possiamo ipotizzare,

senza deviare molto dalla realtà dei fatti, che ogni squadra svuoti in

media 150 cassonetti per turno, e quindi che servano 19 turni per

svuotarli tutti. Poiché la frequenza è 6/7 i turni settimanali

sarebbero 114.

Poiché i costi diretti sono imputabili ad ogni singolo turno, si

potrebbe concludere con l’ipotesi che nello specifico il nostro

obiettivo consista nella r iprogettazione di un sistema, che oltre a

ridurre il costo diretto di ogni singolo turno, sia particolarmente

orientato ad una soluzione organizzativa che riduca il numero

complessivo dei turni per settimana.

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Capitolo 5

51

Dal precedente esempio si possono individuare le due variabili

principali su cui fare leva per ottenere un’organizzazione efficiente:

se lo scopo è ridurre i turni giornalieri e le frequenze settimanali

bisogna allora agire sulla volumetria dei singoli cassonetti e sul

volume totale.

Questo primo approccio organizzativo ha il solo scopo di mostrare

le leve principali e i parametri fondamentali su cui poggia la

funzione obiettivo di minimizzazione dei costi e di riduzione della

complessità di gestione. Ciò che ci interessa infatti, è distinguere le

variabili organizzative da quei parametri che possono rappresentare

dei vincoli progettuali, per loro natura o per scelte atte a ridurre la

variabilità del sistema. La semplicità dell’esempio proposto, infatti,

non ha evidenziato l’influenza di alcuni elementi, come la durata

del turno, che abbiamo visto essere una dimensione della matrice

decisionale e per questo la sua influenza ad un livello più a monte

delle scelte organizzative effettuate in questa fase di analisi. Qui

infatti, riferendoci al modello della matrice decisionale, siamo

posizionati all’interno del r iquadro corrispondente alla situazione

attuale.

Vorrei chiarire meglio quanto ho appena detto: se per esempio

aumentassimo l’orario di lavoro a sette ore e dodici minuti,

potremmo diminuire il numero dei turni giornalieri o la frequenza

settimanale, ma incrementeremmo il costo interno del singolo turno;

il risultato sarebbe uguale a prima.

Solo dopo aver arricchito il problema con altri elementi reali

emergerà l’importanza di intervenire anche sulle variabili di primo

livello.

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Capitolo 5

52

5.2 ANALISI DELLA VARIAZIONE DEI VOLUMI

VARIAZIONE DELLA VOLUMETRIA

Ritornando all’esempio del precedente paragrafo, vediamo nel

dettaglio che cosa comporta un aumento della capienza media dei

cassonetti.

Ricordiamo che il valore totale del volume installato e di 3.181.600

litri, prendiamo dalla scala dei volumi le capienze dei cassonetti e

ricaviamo il corrispondente valore dei turni settimanali. La tabella

riassume i r isultati relativi alle capienze più usate nella zona del

Ponente:

Tab 5.1: n° dei turni settimanali in funzione della volumetria

CAPIENZA 1.200 1.500 1.700 2.400 3.200 N° CASSONETTI 2.651 2.121 1.872 1.326 994

N° TURNI/GG 19 15 13 9 7

N° TURNI/SETT 114 91 80 57 43

La reazione più logica, dopo aver visto questi r isultati, non è tanto

quella di sostituire tutti cassonetti con dei 3.200, quanto piuttosto

di chiedersi quali s iano gli impedimenti che limitano il processo di

sostituzione e fino a che punto questa sia possibile.

Le ragioni sono fondamentalmente due, la prima d’ordine tecnico

poiché molti mezzi di raccolta non sono attrezzati per sollevare

contenitori di dimensioni così elevate; la seconda legata alla densità

demografica ed alla struttura del territorio.

Mentre il vincolo tecnico interviene solo sui contenitori da 3.200 e

2400 litri, per tutti gli altri modelli l‘impedimento potrebbe essere

solo del secondo tipo.

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Capitolo 5

53

1200120012001200

19191919

150015001500150016161616

1700170017001700

14141414

1767176717671767

13131313

2400240024002400

10101010

3200320032003200

8888

0

5

10

15

20

25

30

35

1 2 3 4 5 6

RELAZ IONE VOLUMETRIA-N° CASSONETTIRELAZ IONE VOLUMETRIA-N° CASSONETTIRELAZ IONE VOLUMETRIA-N° CASSONETTIRELAZ IONE VOLUMETRIA-N° CASSONETTI

CAPIENZA

N° TURNI/GG

Sempre a proposito dei contenitori, in alcuni punti è utile ridurre il

numero di quelli adiacenti per l imitare l’ingombro, mentre in tanti

altri, soprattutto in zone di periferia come quella in esame, non è

possibile raggrupparli a causa delle elevate distanze fra due civici

successivi.

Vorrei precisare che l’insieme dei cassonetti assegnato, lungo la

dimensione temporale, alla durata di un turno, corrisponde

geograficamente al percorso di una ben determinata zona di

raccolta. Questo vuol dire che se diminuisce il numero totale dei

cassonetti, in realtà aumenta l’area contenente i 150 contenitori e

quindi la strada percorsa per svuotarli .

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Capitolo 5

54

VARIAZIONE DEL VOLUME TOTALE

Abbiamo appena visto come la variazione delle capienze dei

cassonetti mantenendo il volume costante non incida sulla frequenza

delle zone di raccolta ma solo sul numero e sull’estensione

geografica di queste.

La frequenza finora usata (6/7) deriva principalmente da scelte

organizzative che mirano a semplificare la gestione del personale e

garantire la qualità del servizio, ma non è detto che sia anche la più

economica: i l servizio prevede lo svuotamento quotidiano dei

cassonetti fatta esclusione, nella maggior parte dei casi, per i giorni

festivi. Per alcuni tipi di frequenze in altre zone sono stati usati

anche dei valori più piccoli, ma sempre e solo sottomultipli interi di

sei: 3/7, 2/7, 1/7.

Un aumento del volume installato farebbe diminuire in maniera

proporzionale la frequenza di raccolta; se il volume raddoppiasse,

infatti, potrei stoccare rifiuti in quantità pari alla produzione di 2

giorni invece che di uno, allora basterebbe fare 3 giri la settimana:

in teoria ho dimezzato i costi. Tralasciando la semplicità di

quest’esempio vedremo in seguito i problemi e le spese che nascono

nel tentativo di r idurre le frequenze.

5.3 ANALISI DELLA CORRELAZIONE FRA IL VOLUME DEI

CONTENITORI E LA FREQUENZA

Sarebbe interessante, per fare uno studio più approfondito della

variabile frequenza, considerarla continua invece che discreta per

organizzare eventualmente dei percorsi con frequenze 5/7 o 4/7 con

sfasamenti non più di 24 ore ma anche di 29 o di 36.

Le soluzione appena proposta comporta dei notevoli cambiamenti

nella gestione del servizio, probabilmente difficili da digerire, e non

è per nulla scontato che possa essere implementata con particolari

vantaggi dal punto di vista dei costi.

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Capitolo 5

55

Vediamo ora se e come è possibile perseguire questa strada,

sicuramente questo tentativo ci fornirà importanti informazioni

sull’azione dei vincoli.

Innanzitutto l’input è la produzione media settimanale, poiché

useremo il periodo di una settimana come unità temporale minima

del nostro sistema.

In precedenza avevamo determinato una produzione media di

576.066 Kg, ma per dimensionare il nostro sistema considereremo

una produzione di 600.000 Kg. Questo ci permetterà di gestire

meglio i picchi di quelle settimane che sfondano il livello medio

inoltre non vogliamo prendere un valore più elevato, perché

sovradimensionare troppo il sistema vuol dire perdere efficienza.

Infatti, conviene piuttosto prevedere delle riserve per le emergenze

piuttosto che girare continuamente sotto peso.

Per gestire un flusso settimanale di 600.000 Kg con una frequenza

di svuotamento 6/7 occorre installare un volume corrispondente a

100.000 Kg.

La precisione di questo dato non deve preoccupare perché ci

dobbiamo ricordare che siamo solo all’80% del volume totale

installato quindi abbiamo ancora un margine del 20% per contenere

i picchi.

In realtà oggi nel settore ponente è installata una capienza pari a

127.265 Kg. La frequenza corrispondente risulta di 4,7

(600.000/127.265).

Valutiamo, tanto per farci un’idea, i costi riguardanti la perdita di

efficienza dovuta al sovradimensionamento del sistema. Tale perdita

potrebbe essere definita anche inefficienza di gestione, se non fosse

che è dovuta quasi esclusivamente a fattori esterni, che impediscono

gli interventi di miglioramento lungo ogni dimensione

caratterizzante il sistema

Se assumiamo, in accordo ai dati statistici ricavati dalla gestione

dell’anno 2001, che un turno monoperatore costi 334 EURO,

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Capitolo 5

56

potremmo risparmiare - per 1,3 turni settimanali per ognuna delle 12

zone di raccolta moltiplicato per 52 settimane l’anno – fino a

270.800 EURO (pari a circa 525 milioni di vecchie lire). Il dato

potrebbe essere più alto considerando il fatto che 3 dei 12 percorsi

sono tradizionali e per questo costano quasi il doppio di quelli

monoperatore.

Se la riduzione delle frequenze è legata al volume totale, come fare

allora per aumentarlo ?

La prima cosa da fare è sicuramente quella di sostituire i cassonetti

con altri più capienti dove possibile, poi proseguire aggiungendo

nuovi contenitori fintanto che il vantaggio che si ottiene dalla

riduzione delle frequenze non viene ridotto dall’aumento del numero

di zone di raccolta che, ricordiamo, è proporzionale al numero totale

dei cassonetti.

Quest’ultima affermazione è vera solo perché nel caso reale

lavoriamo con variabili discrete intere.

Dimostriamo ora che se lavorassimo con variabili continue, in linea

con gli assunti iniziali, il numero dei turni settimanali dipenderebbe

solo ed esclusivamente dalla volumetria media dei contenitori e non

cambierebbe al variare delle frequenze.

Ipotesi:

1) la produzione settimanale è di 600.000 Kg;

2) il singolo turno dura 6 ore e 24 minuti;

3) in media vengono svuotati 150 contenitori a turno;

Tesi: il numero di turni settimanali è proporzionale alla volumetria

media dei cassonetti;

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Capitolo 5

57

Incognite:

1) X: valore massimo di Kg stoccabili corrispondenti alla

volumetria installata;

2) Y: frequenza settimanale di svuotamento;

3) C: numero totale di cassonetti;

4) Z: numero di zone;

5) N: numero dei turni per settimana.

Costanti:

V: volume dei contenitori = 2.400 litri;

g: grado di riempimento = 0,8;

p: parametro di conversione da li tri a Kg = 0,05 Kg/litro;

K1 = 1/p/g/V = 0,010417;

K2 = 150;

Equazioni:

1) C = X *K1;

2) X*Y = 600.000;

3) Z = C/K2;

4) N = Z*Y= K1/K2*X*Y;

Si può notare che ci sono 4 equazioni a 5 incognite perciò il sistema

è indeterminato, ma l’indeterminatezza non spetta alla variabile

numero dei turni settimanali N, che risulta essere una costante,

infatti:

se dalla (2) r icaviamo Y = 600.000/X

e lo sostituiamo nella (4) si ottiene:

N = K1 /K2*(X*600.000/X) = K1/K2*600.000 = 41,6

turni per settimana indipendentemente dal volume installato.

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Capitolo 5

58

Vediamo ora cosa succede se facciamo variare anche il volume V,

che diventa la sesta incognita del nostro sistema. Ho detto la sesta

perché se prima N era costante adesso non lo è più, perché dipende

da V: questa almeno è la nostra tesi iniziale, che ora andremo a

dimostrare.

Le equazioni (1), (4), si trasformano così:

1)’ C = X*K/V

4)’ N = Z*Y= K/(K2*V)*X*Y = (K/K2*600.000)1/V

in più si aggiunge l’equazione

5)Z = K/(K2*V)*X;

Con K = g*p = 25.

E’ stata introdotta una nuova equazione (5) : in questo caso però la

N non è più costante infatti, dalla (5) discende che il numero di

turni per settimana è inversamente proporzionale al volume dei

cassonetti: il sistema ha ancora un grado di libertà. Questo è un

risultato fondamentale, perché ci mostra che la variabilità del

sistema coinvolge anche il numero di turni alla settimana, che è la

nostra funzione obiettivo da minimizzare. Questa dimostrazione è

fondamentale, nella sua semplicità, soprattutto per un altro motivo.

Infatti ci ha permesso di evidenziare qual è la variabile su cui fare

leva per ottenere il risultato desiderato: i l volume medio dei

contenitori.

Nelle tabelle che seguono si può osservare, per le principali classi

di volume, cosa succede al variare della frequenza su una scala

discreta di valori da 6 a 2. Anche per tutti gli altri parametri sono

stati presi a valori interi.

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Capitolo 5

59

Tab 5.2: Turni relativi ad un volume dei cassonetti di 1700 litri

Y 6 5 4 3 2

X 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000

C 1.471 1.765 2.206 2.941 4.412

Z teorico 9,8 11,8 14,7 19,6 29,4

Z reale 11 13 16 21 32

N 66 65 64 63 64

Tab 5.3: Turni relativi ad un volume dei cassonetti di 2400 litri

Y 6 5 4 3 2

X 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000

C 1.042 1.250 1.563 2.083 3.125

Z teorico 6,9 8,3 10,4 13,9 20,8

Z reale 7 9 11 14 21

N 42 45 44 42 42

Tab 5.4: Turni relativi ad un volume dei cassonetti di 3200 litri

Y 6 5 4 3 2

X 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000

C 781 937 1.172 1.562 2.344

Z teorico 5,2 6,2 7,8 10,4 15,6

Z reale 6 7 8 11 16

N 36 35 32 33 32

Il confronto fra i valori presenti nelle precedenti tabelle sono

visibili più chiaramente nel seguente grafico:

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Capitolo 5

60

3200

2400

1700

66666666 65656565 64646464 63636363 64646464

42424242 4545454544444444

42424242 4242424236363636

3535353532323232 33333333

32323232

0

10

20

30

40

50

60

70

turni sett.

volume

Variazione turni sett. con la volumetria

3200

2400

1700

frequenze

65 4 3

2

5.4 VARIAZIONE DELL’EFFICIENZA DI RACCOLTA

L’aumento dell’efficienza intrinseca di ogni singolo turno

rappresenta, insieme alla riduzione del numero totale dei turni, il

secondo fattore della funzione obiettivo di minimizzazione dei

costi.

Nella precedente dimostrazione insieme alle costanti che

rappresentano un vincolo progettuale è stato considerato come tale

anche il numero medio di contenitori svuotabili in un turno. Questo,

infatti, è stato rilevato dalla situazione reale e dipende dalle

capacità dei mezzi, degli operatori ed è proporzionale alla durata

dell’orario di lavoro. Ipotizzando di poter migliorare tali capacità, o

di estendere il tempo utile per gli svuotamenti a parità di durata del

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Capitolo 5

61

turno, fissiamo K2 = 160 e vediamo come incide su tutto il sistema

questo recupero di efficienza.

Tab 5.5: Turni relativi ad un volume dei cassonetti di 2400 litri (K2=160)

Y 6 5 4 3 2

X 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000

C 1.042 1.250 1.563 2.083 3.125

Z teorico 6,5 7,8 9,8 13,0 19,5

Z reale 7 8 10 13 20

N 42 40 40 39 40

Il confronto fra le tabelle 5 e 3 evidenzia un recupero complessivo,

in termini percentuali, praticamente identico all’aumento del

numero di cassonetti (nell’esempio 6,5%). Gli interventi su questa

variabile hanno un effetto leva certamente non trascurabile. Nelle

soluzioni che presenteremo sarà, quindi, dedicata una particolare

attenzione all’aumento della capacità di raccolta per ogni singolo

percorso.

CONCLUSIONE

Nei conti, svolti in questo e nei precedenti paragrafi, hanno preso

forma con maggiore chiarezza, sia gli obiettivi che è necessario

perseguire: la riduzione del numero dei turni settimanali e

l’aumento dell’efficienza dei percorsi di raccolta; sia le relazioni

fra le variabili in gioco ed in particolare le leve su cui agire per

ottenere i miglioramenti desiderati.

Per esempio partendo dalla tabella 3 prendiamo i valori relativi alle

frequenze 5 e 4. I dati ci porterebbero immediatamente a decidere

per la frequenza 5 (N=45). Pensando al futuro, però, occorre

aggiungere altre considerazioni sui possibili cambiamenti che questa

soluzione è in grado di gestire e su quelli invece che la potrebbero

far saltare.

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Capitolo 5

62

Lo Z teorico di questa soluzione è 8,9 e questo vuol dire che se

aumenta la produzione media anche solo di un 3% Z teorico diventa

9,2 quello reale 10 e N=50, maggiore rispetto a N=48 della

soluzione a frequenza 4 su 7; in conclusione la soluzione 5 su 7

lascia margini di crescita quasi trascurabili. Nel caso però che sia

più probabile una riduzione della produzione, a causa della raccolta

differenziata, e grazie anche al fatto che il dato di partenza è già

sovradimensionato rispetto alla realtà, facciamo notare come uno Z

teorico di 11,2 (e di conseguenza uno Z reale=12) potrebbe ridursi

con poca fatica e portare lo Z reale ad un valore pari a 11 per un

totale di N=44 turni settimanali!

Solo un’attenta indagine statistica, anche su altri elementi presenti

nel modello reale, può farci sfruttare appieno le potenzialità di

quest’analisi.

5.5 I LIMITI DELL’ANALISI DI CORRELAZIONE

L’analisi appena svolta ha un grande pregio perché, come dice il

nome stesso, ci permette di comprendere le reciproche influenze fra

le variabili in gioco. Purtroppo, nella sua potente semplicità, risulta

povera di elementi necessari alla progettazione di una nuova

pianificazione dei percorsi. Cerchiamo di capire le ragioni di tale

limite, perché a noi interessa capire bene come evolvono i parametri

del sistema, a seguito delle decisioni prese a monte. Affronterò

quindi una pianificazione di una nuova soluzione organizzativa, per

individuare quali altr i elementi occorre introdurre, per la

realizzazione di un modello, adeguato allo studio dell’evoluzione

del sistema, anche in presenza di apprezzabili cambiamenti

strutturali.

Abbiamo già rilevato, dalla scomposizione dei tempi nel terzo

capitolo, che in ogni turno rimane del tempo inutilizzato. Come si

può vedere dalla tabella che segue questo tempo residuo non è

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Capitolo 5

63

sufficiente affinché la squadra possa ritornare in zona a raccogliere

altri cassonetti.

Tab 5.6: tempi inutilizzati all’interno dei turni

ZONA t trasferimento t residuo t sfruttabile

401 57 60 -

402 61 0 -

404 90 64 -

405 48 54 -

406 89 81 -

407 52 104 52

408 134 8 -

409 45 35 -

411 55 42 -

412 82 34 -

415 134 10 -

440 74 31 -

Nella terza colonna è stato calcolato il tempo realmente sfruttabile,

nell’ipotesi di dover fare uno scarico in più, per fare tutti gli

svuotamenti aggiuntivi.

Il vantaggio principale dell’allungamento del turno è proprio la

possibili tà di poter sfruttare il tempo residuo.

La maggiore capacità di ogni percorso può essere valorizzata in

diversi modi. O si riduce il numero di zone facendo in modo che le

rimanenti coprano un’area maggiore oppure si riduce la frequenza

aumentando il numero di cassonetti (e quindi il volume) installato in

zona. Questa seconda ipotesi sembra la più efficace dal punto di

vista dell’organizzazione del lavoro, infatti, se i turni da 6 ore e 24

minuti vanno bene per la frequenza 6 su 7, quelli da 7 e 12 si

adattano molto bene ad una frequenza 5 su 7, o ancora meglio 4 su

7.

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Capitolo 5

64

La tabella che segue mostra un confronto fra le soluzioni appena

proposte focalizzando l’attenzione su alcuni parametri indicativi del

livello di efficienza ottenibile.

Tab 5.7: indici di inefficienza per quintale raccolto

t morti

tot t morti

t morti/qle

Km/gg tot km

km morti/qle

Turni da 6.24 (6/7)

1.339 8.034 1,39 832 4.992 0,87

Turni da 6.24 (5/7)

1.339 6.695 1,16 832 4.160 0,72

Turni da 7.12 (5/7)

1.336 6.680 1,16 1057 5.285 0,92

Turni da 7.12 (4/7)

1.336 5.344 0,93 1057 4.228 0,73

Questi parametri sono i tempi morti e i km di trasferimento per

quintale di rifiuto raccolto, generalizzati a tutta l’area del ponente

nel periodo di una settimana.

Resta ora da calcolare se l’aumento del numero di cassonetti, reso

possibile da questo differente orario di lavoro, ci permette di

spingere la riduzione della frequenza fino a 4/7.

Tab 5.8: incremento dei cassonetti in seguito all’allungamento del turno

ZONA t trasf t residuo

incremento tot recupero effettivo

incremento cassonetti

401 42 75 48 123 81 47

402 46 0 48 48 2 0

404 75 79 48 127 52 27

405 33 69 48 117 84 49

406 74 96 48 144 70 51

407 37 119 48 167 130 82

408 104 23 48 71 71 51

409 16 64 48 112 96 74

411 40 42 48 90 50 26

412 67 34 48 82 15 0

415 104 10 48 58 58 40

440 59 31 48 79 20 0

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Capitolo 5

65

Si potrebbero aggiungere 446 cassonetti con un incremento di

volume di 1.070.160 pari a 40.131 Kg, che sommati ai 127.265 già

installati ci danno un totale di 170.030 Kg. Probabilmente non sarà

possibile mettere tutti i cassonetti previsti ma, ricordando ciò che

avevamo già visto prima, si può ottenere lo stesso volume

sostituendo i cassonetti più piccoli con dei 2400.

Applichiamo l’analisi della correlazione fra il volume e le frequenze

confrontando, a parità di volume installato, due differenti capacità

di raccolta: 150 cassonetti per turno contro i 187 nell’ipotesi di

orario prolungato.

Tab 5.9: confronto fra i volumi e le frequenze con il turno allungato

Y 6 5 4 3,529 3 X 100.000 120.000 150.000 170.030 200.000

C 1.415 1.698 2.122 2.255 2.830

Z teorico 10,1 12,1 15,2 16,1 20,2

Z reale 10 12 15 16 21

1767 150 cont

N 60 60 60 60 63 C 1.321 1.585 1.981 2.105 2.641

Z teorico 9,4 11,3 14,1 15,0 18,9

Z reale 10 12 14 15 19

1893 150 cont

N 60 60 56 56 57 C 1.042 1.250 1.563 1.660 2.083

Z teorico 7,4 8,9 11,2 11,9 14,9

Z reale 8 9 11 12 15

2400 150 cont

N 48 45 44 45 45 C 1.415 1.698 2.122 2.255 2.830

Z teorico 7,6 9,1 11,3 12,1 15,1

Z reale 8 9 12 12 15

1767 187 cont

N 48 45 48 45 45 C 1.321 1.585 1.981 2.105 2.641

Z teorico 7,1 8,5 10,6 11,3 14,1

Z reale 7 9 11 12 14

1893 187 cont

N 42 45 44 45 42 C 1.042 1.250 1.563 1.660 2.083

Z teorico 5,6 6,7 8,4 8,9 11,1

Z reale 6 7 9 9 11

2400 187 cont

N 36 35 36 34 33

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Capitolo 5

66

La prima tabella ricalca la situazione attuale dei contenitori con

una volumetria media di 1767 litri, la seconda prende in

considerazione un aumento della volumetria media (1893 litri)

dovuto all’aggiunta di contenitori da 2400 litri, con turni invariati.

Dalla penultima tabella si ricava che la frequenza perfetta,

mantenendo inalterato il numero di zone, sarebbe 3,5 su 7, ma

ragionando in termini discreti una 4/7 può rappresentare una

soluzione molto accettabile anche dal punto di vista dei margini di

sicurezza, inoltre questo caso ci permetterebbe di ridurre il numero

dei turni settimanali.

Tutti questi conti sono stati fatti nell’ipotesi di aggiungere

contenitori lungo lo stesso percorso, ma se decidessimo di

mantenere una frequenza elevata il numero di zone diminuirebbe, di

conseguenza dovrei allungare il tragitto di ognuna di queste.

L’aumento dei chilometri, e quindi del tempo necessario a

percorrerli fa sicuramente diminuire il tempo a disposizione per lo

svuotamento.

Facciamo un esempio per comprendere meglio i vincoli che entrano

in gioco in questo approccio organizzativo: consideriamo una

frequenza 6/7 con volumetria media di 1893 litr i. In questo caso

potrebbe essere necessario fare 8 zone al posto di 7 con una media

di 165 cassonetti per zona invece che di 187, per poter avere lo

stesso volume. Però, come si può vedere dalla prossima tabella,

questo non è possibile perché con 8 zone posso svuotare al massimo

135 cassonetti.

Si può infatti notare da tabella 7 che gli indici di inefficienza si

riducono in modo rilevante solo quando la frequenza cala a 4 su 7.

Dalle tabelle 9 e 10 si vede che con questa frequenza occorre

realizzare almeno 11 zone con una possibilità di fare in media circa

180 svuotamenti.

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Capitolo 5

67

Tab 5.10: variazione degli svuotamenti in base alla lunghezza km per zona differenza km diff. Minuti tot contenitori 6 63 +31 -104 83 7 54 +22 -74 113 8 47 +16 -52 135 9 42 +10 -35 152 10 38 +6 -21 166 11 34 +3 -9 178 12 31 0 0 187 13 29 -2 8 195 14 27 -4 15 202 15 25 -6 21 208 media svuotamenti con 12 zone: 187 km in zona: 375 velocità media: 18 km/h

km in zona

svuot

83

113

135152

166178

187 195202 208

6354

4742 38

34 31 29 2725

Relazione fra il N° di zone e il N° di svuotamenti

km in zona svuot

67 8 9 10 11 12

13 14 15N° di zone

L’allungamento del turno può portare dei vantaggi solo se si

prevede una consistente riduzione delle frequenze, non solo per

vincoli di efficienza, ma soprattutto per l’apparente impraticabilità

delle altre soluzioni. Infatti, se volessi mantenere l’attuale 6/7, con

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Capitolo 5

68

una media di 1893 litri a contenitore, dovrei disegnare 7 zone con

54 Km in media di tragitto operativo. Con questi dati la tabella 11

ci dice che possiamo realizzare al massimo 113 svuotamenti, ma 113

per 7 da come risultato 791 contro i 1321 preventivati. Questo dato

è vincolato alla frequenza e da questo discende in maniera univoca

il numero di zone, con il corrispondente valore medio di

svuotamenti. La tabella 10 ci aiuta a ricavare questi risultati.

Tab 5.11:assegnazione del N° di zone in base alla frequenza.

Frequenze 6 5 4 3,7 3

N°cassonetti 1321 1585 1981 2105 2641

N° zone svuotamenti

6 83 15,9 19,1 23,9 25,4 31,9

7 113 11,7 14,1 17,6 18,7 23,5

8 135 9,79 11,7 14,7 15,6 19,6

9 152 8,67 10,4 13 13,8 17,3

10 166 7,95 9,54 11,9 12,7 15,9

11 178 7,44 8,93 11,2 11,9 14,9

12 187 7,06 8,47 10,6 11,3 14,1

13 195 6,77 8,13 10,2 10,8 13,5

14 202 6,54 7,85 9,81 10,4 13,1

15 208 6,35 7,63 9,53 10,1 12,7

Tot turni settimanali 54 50 44 44 42

Per la frequenza 6/7 occorrono 9 zone, poiché nella colonna del 6,

in corrispondenza di 152 svuotamenti, si vede che sono necessari

almeno 8,67 percorsi. Nell’esempio precedente, infatti, avevamo già

notato come non solo 7 zone non sono sufficienti, ma anche 8

risultano ancora scarse.

L’ostacolo più grande alla riduzione del numero di zone è

l’impossibili tà di diminuire il numero dei contenitori sotto una certa

soglia, regolata dal capitolato d’appalto.

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Capitolo 5

69

5.6 IL PASSAGGIO DALL’ANALISI DELLE CORRELAZIONI AL

MODELLO COMPLESSO

Pensare ad una soluzione organizzativa con turni da 7 ore e 12

minuti è relativamente semplice, poiché le differenze rispetto alla

situazione attuale sono ridotte. Quello che non è facile, invece, è

individuare in maniera abbastanza precisa le differenze qualitative e

di costo. Per questo occorrerà pensare ad un modello d’analisi, più

ricco della complessità propria del nostro oggetto di studio.

Dopodiché sarà necessario stabilire dei parametri e delle procedure,

che in funzione di tali parametri favoriscano la progettazione delle

soluzioni più efficienti. In quest’ultimo approccio alla progettazione

di turni prolungati rispetto a quelli attuali è stato aggiunto un’ altro

fattore primario per la progettazione delle zone: la lunghezza del

tragitto operativo, che nella prima fase dell’analisi era stato

trascurato per evidenziare le relazioni fra altre variabili.

Partendo dalle informazioni ottenute dall’analisi delle correlazioni

siamo ora in grado di affrontare la realizzazione di un modello

molto più complesso, arricchito con altri elementi fondamentali, e

con i dati statistici rilevati sul campo, con osservazioni quotidiane

effettuate per un mese intero.

La costruzione di questo modello è necessaria per affrontare la

valutazione di soluzioni estremamente diverse da quella attuale. Per

soluzioni simili infatti è facile prevedere l’evoluzione del sistema,

perché gli scostamenti corrispondenti di ogni fattore sono ridotti.

Più ci si allontana dalla situazione reale più si diversificano le

alternative possibili. In tal caso diventa sempre più precaria

l’attendibilità di soluzioni immaginate senza il supporto di un

modello, che permetta di gestire l’evoluzione dei parametri

caratteristici.

Nella sua inevitabile complessità i l modello non ha la pretesa di

fornire l’ottimizzazione dei dettagli, che risulta marginale rispetto

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Capitolo 5

70

alle possibili rivoluzioni organizzative che ci proponiamo di

analizzare.

Attraverso l’utilizzo del modello valuterò le potenzialità, i vincoli

ed i costi relativi ad ogni singola scelta organizzativa.

In sintesi il modello deve risultare adeguato per:

1) confrontare le differenze fra diverse soluzioni con dati

sintetici di costo;

2) individuare, relativamente ad ogni singola scelta

organizzativa, su quali variabili intervenire per superare la

soglia di un più alto grado di efficienza.

5.7 LO SVILUPPO DEL MODELLO

Anche in questo caso si parte dalla progettazione di una particolare

scelta organizzativa, ma a differenza dell’analisi delle correlazioni

che aveva come punto di partenza l’attuale organizzazione, qui

partiamo da dati s intetici di sistema, rilevati statisticamente, per

scendere nei dettagli organizzativi in un secondo momento.

Tentiamo ora di progettare un sistema con turni da 9 ore.

I dati di partenza sono: il totale dei Km in zona (375), la media dei

Km di trasferimento (33 compresi anche quelli degli scarichi

intermedi), le velocità medie in zona ed in trasferimento (18 Km/h e

38 Km/h), una volumetria media di 1893 litri, 50 minuti di tempi

morti per turno, 1 minuto per svuotare ogni contenitore, e 15 minuti

per scarico che avviene in media ogni 120 cassonetti.

Tab 5.12: dati per la progettazione di turni da 9 ore

Zona Trasferimento cassonetti

tot Km v media km medi v media t medio N° c/scarico volume

375 km 18 km/h 33 km

38 km/h 52 min 120

1893 litri

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Capitolo 5

71

In tabella 11 abbiamo mostrato che, fissati i volumi medi e totali, i l

numero di zone dipende dalla frequenza scelta, poiché la lunghezza

del percorso limita il numero di svuotamenti.

Vediamo due possibilità di intervento:

a) Riduzione del numero di zone: prima conseguenza l’aumento dei

km di operatività di ognuna, quindi elevati tempi di percorrenza. Si

riduce il tempo a disposizione per gli svuotamenti allora devo

ridurre il numero dei contenitori per zona che invece tenderebbe ad

aumentare a causa del prolungamento del tragitto. Comunque la

riduzione dei contenitori fa calare il volume installato ovvero deve

crescere la frequenza. Questo intervento trova principalmente 2

vincoli:

1) esiste un limite minimo al numero di contenitori che è

regolato dal capitolato (massimo 200m da ogni civico); inoltre

se mantengo alto il numero dei contenitori, nel rispetto del

capitolato, si ottiene un grado di riempimento minore, questo

mi permette di effettuare più svuotamenti prima di andare a

scaricare, il tempo recuperato dalla riduzione degli scarichi,

però, è speso per incrementare gli svuotamenti

2)l’inevitabile aumento dei km da percorrere impedisce una

significativa riduzione delle zone.

b) Riduzione della frequenza, significa aumentare il volume, per cui

contenitori più grandi, ed in numero più elevato. Di conseguenza

deve diminuire la dimensione delle zone, non solo per l’accresciuta

densità geografica dei contenitori ma, anche per il minor numero di

svuotamenti che saturano la capacità di carico: aumenta il numero

degli scarichi. Il nodo principale qui è dovuto al fatto che fissata la

frequenza il numero degli scarichi medi su tutta l’area risulta

costante al variare di altri fattori; la riduzione delle frequenze fa

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Capitolo 5

72

invece crescere mediamente il numero di scarichi per turno, e per

questo aumenta anche il peso dei tempi morti sul totale dei tempi di

turno. Le evoluzioni del sistema ipotizzabili a partire da questo

intervento trovano 4 vincoli:

1) esiste un limite massimo all’aumento dei cassonetti di poco

maggiore al numero attuale;

2) in alcuni casi la frequenza non è una variabile decisionale ma

un vincolo del nostro sistema;

3) il vincolo della volumetria, già visto;

4) i l quarto vincolo è legato al peso percentuale dei tempi

morti.

Nel caso descritto è sempre necessario il secondo scarico, che nel

caso di poche zone con alta frequenza, può risultare anche molto

scarso, quindi inefficiente. La durata del turno, però, non ci

permetteva di migliorare tale situazione.

Il turno da 6 ore non ci dava la possibilità di fare il secondo scarico,

quello da 7 non ce lo fa sfruttare al meglio. Il turno da 9 potrebbe

fornire delle possibilità in più. In questo caso un aumento delle

zone con riduzione delle frequenze mi riduce i costi e le

inefficienze di ogni singolo turno, ma rischia di farne aumentare il

numero complessivo. Percorsi più brevi infatti possono fare più

svuotamenti con una minore frequenza, ma richiedono poi un

numero maggiore di scarichi che riducono nuovamente il tempo a

disposizione per la raccolta.

Entriamo ora nel dettaglio dei tempi. Sicuramente ogni zona deve

fare almeno 2 scarichi per cui togliendo alle 9 ore i 104 minuti di

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Capitolo 5

73

trasferimento più i 30 di scarico e i 50 di tempi morti rimangono

540-104-30-50=356 minuti in media per l’operatività in zona.

Tab 5.13: evoluzione dei parametri del sistema al variare del n° di zone N° di zone 7 8 9 10 11 12 media km in zona 53,57 46,88 41,67 37,50 34,09 31,25 t percorso in zona 178,57 156,25 138,89 125,00 113,64 104,17 t tot per gl i svuotamenti 178 200 218 231 243 252 n° medio di cassone tt i 178 200 218 231 243 252

n° scar ichi 2 2 2 2 2 3 scar ichi i n più 0 0 0 0 0 1 r iduz. tempi per gl i scar ichi 178 200 218 231 243 185 svuot . ef fett ivi 178 200 218 231 243 240 scarichi effett ivi 2 2 2 2 2 2 tot cassone tt i 1.246 1.600 1.962 2.310 2.673 2.880 volume in zona 336.954 378.600 412.674 437.283 459.991 454.320 kg medi insta l la t i 13.478 15.144 16.507 17.491 18.400 18.173 kg tot insta l la t i 94.347 121.152 148.563 174.913 202.400 218.074 f requenza teor ica 6,36 4,95 4,04 3,43 2,96 2,75 frequenza reale 7 5 4 4 3 3 N turni /sett 49 40 36 40 33 36 tempo(h) tot di t r asf 150,2 122,6 110,4 122,6 101,2 110,4 Tempi (h) mort i /q. le 0,025 0,020 0,0184 0,020 0,016 0,018

ore tot /q. le 0,0735 0,0600 0,0540 0,0600 0,0495 0,0540

km tot t rasf 3234 2640 2376 2640 2178 2376 Km mort i/q. le 0,539 0,44 0,396 0,44 0,363 0,396 tot km 5859 4515 3876 4140 3303 3501

Km tot /q. le 0,976 0,7525 0,646 0,69 0,5505 0,5835

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Capitolo 5

74

In base al numero di zone vediamo quanti contenitori possiamo

assegnare ad ognuna di esse, e da questo ci ricaviamo la frequenza

corrispondente.

Quello appena visto è solo il primo passo della realizzazione del

modello totale.

Finora rispetto all’ultima versione dell’analisi delle correlazioni,

migliorata con l’introduzione del parametro dei km medi per zona,

abbiamo aggiunto, fra gli altri, un fattore importantissimo: la

necessità di scaricare il mezzo. Questo è forse il fattore più

importante da tenere sotto controllo perché è proprio su questo che

insorge la crit icità dell’area del Ponente: una grande distanza separa

infatti questa area dai siti adibiti allo scarico, comportando un

enorme peso dei tempi di trasferimento sul totale del turno.

A questo punto è d’obbligo un’inevitabile separazione. I dati

utilizzati finora sono riferiti a tutta l’area del Ponente che

comprende sia zone tradizionali che monoperatore. Le tradizionali

sono fondamentalmente 2, più la 412 che è molto particolare e può

quasi essere considerata come tappa buchi. Le zone monoperatore

sono 9, e quindi sono abbastanza per essere raggruppate a formare

un unico sistema, per le notevoli possibilità offerte a livello di

mutui aggiustamenti per il bilanciamento reciproco.

Quelle tradizionali sono poche per lasciare sufficienti margini di

manovra. Alla fine della trattazione sul modello individueremo altre

procedure di supporto alla riorganizzazione dei percorsi

tradizionali.

5.8 LA DESCRIZIONE DEL MODELLO CONFORME ALLE ZONE

MONOPERATORE

Proseguiamo con la definizione di tutte le variabili caratteristiche

del modello delle zone monoperatore.

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Capitolo 5

75

Tab 5.14: variabili caratteristiche del sistema monoperatore

VARIABILI RANGE

DECISIONALI :

Durata del turno 6.24 , 7.12 , 9.00 h.mm

Trasferimento 28.7 , 7 km

ORGANIZZATIVE :

N° di zone 5 – 15

Frequenza settimanale 2 – 7

VINCOLATE :

N° di contenitori 900 – 1.800

Grado di riempimento 0,45 – 0,8

PARAMETRI

FISSATI

Tempi morti 50 minuti

Tempo di scarico 15 – 10 minuti

Conversione litr i/kg 0,05

Volume cassonetti 2400 litri

Velocità di

trasferimento

34,8 km/h

Velocità di operatività 16 km/h

Area operativa 240 km

Capacità di carico 75,8 q.li

La durata del turno, e la distanza fra le zone ed il sito adibito allo

scarico dei mezzi, sono le due dimensioni di una matrice decisionale

che comprende, nei suoi quadranti, 6 soluzioni alternative. Occorre,

quindi determinare quale di queste permette di realizzare

l’organizzazione più efficiente.

Per scaricare i mezzi in un luogo prossimo alle zone di raccolta

bisogna fare degli investimenti per realizzare le strutture adeguate.

Il posto adatto potrebbe essere un’area di proprietà dell’azienda,

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Capitolo 5

76

situata in via del Triumvirato. Tali investimenti devono essere

valutati e messi in relazione con i risparmi che possono essere

ottenuti dalla consistente riduzione dei tempi di trasferimento. In

teoria, per valutare il recupero di efficienza, il confronto andrebbe

fatto fra la migliore soluzione ottenibile sulla prima riga della

matrice, quella corrispondente allo scarico in via del Frullo con

28,7 km di trasferimento, in funzione della durata del turno, con

quella ottenibile sulla seconda riga. Questo procedimento ha molte

carenze che si chiariranno nella descrizione delle procedure

organizzative che fanno leva sul secondo gruppo di variabili, quelle

organizzative appunto.

Queste ultime variabili hanno delle complesse relazioni con quelle

definite vincolate. Tale definizione nasce dal fatto che i limiti per il

N° di contenitori e per il grado di riempimento sono abbastanza

stretti e definiti spesso da enti e condizioni esterne, come la

struttura del territorio o dell’impianto stradale come dalla densità

demografica nonché dai capitolati d’appalto. Il comune ha infatti

fissato che ogni civico deve avere un cassonetto ad al massimo 200

m, mentre il grado di r iempimento associato al livello di servizio

non è definito in maniera chiara dai capitolati, ma diciamo che è

regolato dal buonsenso e dalle eventuali lamentele dei cittadini.

Tenuto conto di questi limiti esiste ancora un certo margine di

manovra su questi valori.

Nel precedente paragrafo ho affrontato il primo passo della

realizzazione del modello, mostrando una procedura di

progettazione dei percorsi, che a partire dal numero delle zone,

ricavava la definizione di tutti gli altri parametri in funzione dei

vincoli posti. Questa è solo una parte del modello, infatti lo scopo è

quello di studiare l’evoluzione del sistema partendo anche da altre

variabili.

Questo è necessario perché, essendo un sistema multidimensionale

regolato da un numero di equazioni inferiore alle incognite, ha più

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Capitolo 5

77

gradi di l ibertà; bisogna quindi procedere fissando una alla volta le

variabili interessate e derivando tutte le altre in funzione dei

vincoli. Questo ci permette di esplorare tutte le possibili evoluzioni

del sistema, nei limiti concessi dal trattamento di variabili

comunque discrete. Questo è un limite del sistema facile da

superare.

I 3 moduli di cui è composto il modello partono rispettivamente

fissando: il numero di zone, la frequenza, ed il numero di

cassonetti. per questo motivo le prime 2 sono state definite variabili

organizzative; anche la terza sarebbe di tale natura ma poiché i

vincoli che agiscono su questa sono di origine esterna oltre che di

natura organizzativa, la considero vincolata. Il grado di

riempimento è una variabile molto delicata da gestire e nell’util izzo

del modello viene fatta variare solo a fini statistici non potendo

essere realmente fissata a priori in maniera generica per tutto il

sistema esistono moltissimi casi particolari di contenitori in cui i l

grado di riempimento diventa una variabile aleatoria, più che

vincolata, in funzione di altr i fattori esterni: possibilità di

disposizione dei contenitori, variabilità nella produzione di rifiuti

da parte dei cittadini.

5.9 PROCEDURA DI UTILIZZO DEL MODELLO

Ora basta applicare i 3 moduli del modello in ognuno dei 6 riquadri

della matrice decisionale per ottenere una visione dell’evoluzione

dei parametri caratteristici e dei costi associati ad ogni decisione

possibile.

Per una maggior comprensione dell’applicazione si rimanda

all’appendice dove sono visibili le 18 tabelle riassuntive (3 tabelle

per ognuno dei 6 riquadri), corrispondenti ad un grado di

riempimento dell’ 80%.

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Capitolo 5

78

Nel prossimo capitolo per attuare le procedure statistiche di

confronto prenderemo in considerazione anche la variabilità del

grado di riempimento.

Esplicito qui di seguito come si svolge la procedura di valutazione

di una scelta organizzativa di primo livello, come può essere la

decisione di trasferire gli scarichi in un’isola di stoccaggio

provvisoria in area. Si seleziona il riquadro desiderato e si prende

in considerazione tutto il panorama delle possibili evoluzioni del

sistema, nel rispetto di certi vincoli, come il ristretto range di

variabilità dei cassonetti. A questo punto si fissano quelle variabili

che nei singoli casi particolari rappresentano dei vincoli progettuali,

definendo le altre con valutazioni di carattere qualitativo-

ambientale, tecnico, organizzativo ed economico.

La media dei costi, associati ad ogni singola opzione organizzativa

di basso livello, rappresenta il parametro di costo indicativo della

soluzione scelta.

Questa procedura di assegnazione di un parametro di costo

indicativo individua quel valore medio caratteristico della struttura

di cui ho parlato nel modello presentato nel capitolo 4; in questo

schema di riferimento i valori, corrispondenti alle scelte

organizzative di basso livello, costituiscono le oscillazioni attorno a

tale valore medio e il trend della curva di esperienza, crescente con

il passare del tempo.

5.10 VALIDAZIONE DEL MODELLO

E’ necessario, per garantire chi dovrà sfruttare i risultati di questo

mio lavoro, testare la validità del modello. Tale test è stato

effettuato facendo evolvere il sistema teorico con valori molto

prossimi a quelli reali, confrontando infine il parametro indicativo

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Capitolo 5

79

di costo del modello rispetto alla spesa attuale e misurando in

termini percentuale il divario ottenuto.

Tab 5.15: confronto dei costi del modello con quelli del caso reale variabile fissata

N° di zone N° di

contenitori frequenza

situazione attuale

° di riempimento

0,62 0,57 0,62 0,57 0,62 0,57 0,62 0,57

N° di zone 10 10 10 10 10 10 9 9 zone con 2 scarichi

1 1 1 1 1 1 2 2

frequenza 6 6 6 6 6 6 6 5,58

N°Contenitori 1340 1460 1300 1400 1296 1410 1299 1396

costo/sett. Peggiore

20.023 20.023 20.023 20.023 20.023 20.023 18.729

costo/sett. Migliore

16.686 18.354 16.686 16.686 17.743 17.743 18.669 0,3%

media migliore-peggiore

errore relat ivo modello-realtà

La tabella riassume i risultati, calcolati con il modello

precedentemente descritto, relativi all’organizzazione del servizio

sotto i vincoli dell’attuale situazione. Nelle ultime due colonne sono

elencati i valori delle variabili principali r iguardanti la situazione

attuale; nelle precedenti sono elencati i valori relativi al caso

peggiore, ricavati fissando, uno alla volta, il N° di contenitori e le

due variabili organizzative. Si può vedere che per confrontare il

modello con la realtà abbiamo considerato delle situazioni che

fossero confrontabili sul N° di contenitori e sulla frequenza

ottenendo un numero di zone più grande di quello reale, 10 contro 9,

nonostante questo i costi della situazione reale risultano in linea con

quelli del modello perché, al fine di bilanciare tutto il servizio, 2

percorsi sono fatti di notte con un notevole incremento di spesa.

Nella realtà c’è da considerare anche, rispetto alle colonne

precedenti sia un numero minore di cassonetti, o comunque di

svuotamenti, sia una frequenza reale, riferita ai contenitori, più

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Capitolo 5

80

ridotta 5,58 (vedi ultima colonna). Abbiamo allora mediato i costi

del caso peggiore con quelli immediatamente più vicini, per esempio

a parità di condizioni con una frequenza ridotta a 5/7. Questo è

necessario a causa del limite del modello che considera solo dati

discreti, ma abbiamo saltato questo ostacolo mediando fra le due

situazioni estreme a quella presa in esame.

Come si vede nella tabella i l r isultato è abbastanza soddisfacente

visto che l’errore è solo dello 0,3%.

5.11 PROCEDURA PER L’ANALISI DELLE ZONE TRADIZIONALI

Dalle precedenti considerazioni ne sottolineo una particolarmente

importante: il N° di zone che dal modello si ricava per analogia con

la situazione reale è pari a 10 con una sola zona a doppio scarico,

per un totale di 11 scarichi giornalieri. Nella realtà le zone sono 9

con due a doppio scarico, il totale è sempre lo stesso. E’

ipotizzabile che il valore più ridotto di alcuni parametri reali quali

la frequenza reale di svuotamento di 5,58, possa far presumere la

possibili tà, osservando il modello, di r idurre le zone da 9 a 10

facendo lo scarico doppio solo in un’altra zona. Questa variazione,

apparentemente piccola, associata ad una frequenza elevata come

quella attuale, porta ad un risparmio settimanale di circa 2.000

euro, il costo diventa più contenuto rispetto a quello reale, pari cioè

a 18.020 euro. Questo è esattamente il costo corrispondente alla

situazione reale, nell’ipotesi di riportare tutti i percorsi nelle fasce

diurne.

Per capire meglio, chiediamoci come potrebbe avvenire il

miglioramento ipotizzato. Abbiamo già notato dei valori inferiori di

alcuni parametri, che potrebbero incrementare le altre variabili in

maniera sufficiente per portarle al valore discreto successivo, e far

evolvere il sistema in maniera vistosamente più vantaggiosa.

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Capitolo 5

81

In realtà non ci siamo accontentati di questa sbrigativa anche se

valida supposizione, ma abbiamo cercato di individuare le fonti del

vantaggio del caso reale (9 zone invece di 10 a parità di frequenza).

La risposta a questo quesito viene dal tenere conto, nello studio del

modello, che i tempi a disposizione di ogni turno per l’operatività in

zona dipendo dal valore medio dei km della zona. I percorsi reali

invece possono avere delle lunghezze che si discostano anche

parecchio dalla media, quindi se si cerca di trasferire tutte le

inefficienze su dei percorsi che in nessun modo possono ottenere dei

miglioramenti sufficienti a fare dei veri e propri salti di qualità, per

rispettare la media, ci ri troveremo dell’efficienza “residua” da

accumulare nei percorsi con maggiori potenzialità di miglioramento.

Questo è quello che succede nel percorso 408.

L’elevata densità demografica e delle attività commerciali in alcuni

punti comporta naturalmente un grande densità di contenitori,

basteranno quindi percorrere pochi km per realizzare un N° di

svuotamenti sufficiente a saturare il mezzo. Il tempo recuperato nel

percorrere una zona ridotta servirà per il trasferimento allo scarico.

Occorre considerare anche un’altra cosa molto importante: data

l’elevata densità, molto probabilmente il grado di riempimento dei

contenitori posti in queste aree sarà molto elevato, non c’è molto

spazio per aggiungere altri contenitori. Gli svuotamenti che

saturano il mezzo allora saranno di meno, da qui si ottiene un altro

recupero di tempo sfruttabili per lo scarico in più. Altri percorsi

dovranno quindi percorrere una maggiore quantità di km per

completare gli svuotamenti di loro competenza, ed in più avranno un

maggiore quantitativo di svuotamenti da effettuare vista la riduzione

del grado di r iempimento. Anche questi percorsi si ritroveranno un

completo sfruttamento del tempo a disposizione.

Nel dettaglio 9 zone hanno in media quasi 27 km di operatività e 29

di trasferimento, il 408 ne ha rispettivamente 15 e 26. I risparmi di

tempo rispetto alla media sono calcolati in 45 min risparmiati in

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Capitolo 5

82

zona e 10 nel complessivo dei 2 trasferimenti, nei conti dai 384

minuti del turno meno i 50 di tempi morti i 110 dei 2 trasferimenti e

i 55 in di percorrenza della zona rimangono 169 minuti per fare i

169 contenitori previsti, poiché il mezzo usato per questa zona

anziché un minuto a svuotamento, impiega 50 secondi otteniamo

anche un margine di sicurezza di 28 minuti.

Dall’analisi del percorso 408 ricaviamo una procedura di supporto

alla fase organizzativa del progetto del servizio.

Dopo aver individuato uno o più quadranti di riferimento nella

matrice decisionale, si procede individuando gli interventi possibili

per ottenere un reale salto di qualità come, ad esempio, l’aggiunta

di uno scarico in più ad un percorso per ridurre il numero totale

delle zone. Per fare questo abbiamo visto che occorre saper sfruttare

i vantaggi offerti da una certa conformazione territoriale. Infatti, la

disomogeneità delle caratteristiche dell’area può complicare

parecchio lo studio integrato di tutto l’insieme dei percorsi. Questo

ci richiede di determinare i parametri fondamentali, su cui

intervenire, per effettuare il bilanciamento. Il problema infatti nasce

dall’avere una durata del turno uguale per tutti i percorsi e, come

abbiamo visto nel caso reale, questo ci porta ad avere dei giri che

nel periodo di turno non riescono a saturare la capacità del mezzo,

inefficienza di sfruttamento volumetrico; altr i, invece, dopo avere

scaricato il mezzo pieno non hanno abbastanza tempo a disposizione

per essere utilmente sfruttato, inefficienza di sfruttamento del

tempo.(grafico da dispensa TTP).

I suddetti parametri sono la frequenza teorica, il ° di riempimento, e

il N° di contenitori al km.

I percorsi 404, 406, 408 hanno i tempi di operatività, corrispondenti

ad uno scarico, compresi fra le 2 ore e mezza e le 3 ore scarse.

Avrebbero eventualmente la possibili tà di fare il secondo scarico,

ma di questi solo il 408 lo fa con 169 svuotamenti totali.

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Capitolo 5

83

TAB 5.16: tempo di operatività per saturare un carico in funzione della conformazione del percorso

ZONA

freq. teorica

freq. reale

° di riemp. reale

m/ svuot volume medio cont.

capienza mezzo

N° cont/ scarico

Minuti /svuot

tempo operativo /scarico

Km zona

401 3,00 6 0,50 191 2.493 75,80 122 1 3,48 23,2

402 4,83 6 0,80 204 1.501 75,80 126 1 3,69 25,6

404 4,46 6 0,74 90 1.499 75,80 136 1 3,03 12,3

405 3,07 6 0,51 134 2.358 75,80 125 1 3,14 16,8

406 5,08 6 0,85 127 1.498 75,80 119 0,83 2,60 15,1

407 3,13 6 0,52 135 2.220 75,80 131 1 3,29 17,7

408 4,51 6 0,75 91 1.500 75,80 134 0,83 2,62 12,2

409 1,98 6 0,33 316 2.400 75,80 191 1 6,96 60,4

411 3,15 6 0,53 243 2.323 75,80 124 1 3,96 30,3

415 4,04 6 0,67 140 1.494 75,80 151 0,89 3,55 21,0

440 2,00 3 0,67 231 1.504 75,80 151 0,89 4,43 35,0

441 2,60 3 0,87 262 1.416 75,80 123 0,89 3,85 32,4

Il 406 oltre a fare 123 svuotamenti, spesso fa da riserva per altri

percorsi; il 404 invece fa 141 svuotamenti invece di 136, poiché il

grado di riempimento riflette anche il picco del lunedì, allora gli

altri giorni i contenitori sono meno pieni: posso svuotarne di più,

prima di saturare il mezzo; i l conseguente incremento dei tempi di

operatività riduce la possibilità di prevedere il secondo scarico in

questo percorso, inoltre i l secondo giro risulterebbe sfruttato al

massimo al 10-15%.

Prendiamo quest’ultimo esempio e con l’ausilio della tabella

cerchiamo di capire come ottimizzare, ovvero bilanciare, la zona

404. Il grado di riempimento è 0.74, è quasi al limite, per cui

l’unica cosa da fare per r idurlo è aumentare il volume medio, non

essendo efficiente l’aumento delle frequenze. Vediamo la tabella 20

poi la commentiamo:

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Capitolo 5

84

Tab 5.17: variazione del tempo di saturazione del carico per la zona 404

freq. ° riemp. m/ svuot volume

medio cont. capienza mezzo

N° cont/ scarico

minuti/svuot

tempo operativo/ scarico

Km zona

6 0,74 90 1.499 75,80 136 1 3,03 12,3 6 0,46 90 2.400 75,80 136 1 3,03 12,3 5 0,56 90 2.400 75,80 113 1 2,53 10,2 4 0,70 90 2.400 75,80 91 1 2,02 8,2 3 0,93 90 2.400 75,80 68 1 1,52 6,1 6 0,62 120 2.400 75,80 102 1 2,47 12,3 5 0,74 120 2.400 75,80 85 1 2,06 10,2 4 0,93 120 2.400 75,80 68 1 1,65 8,2

ZONA 404

3 1,24 120 2.400 75,80 51 1 1,23 6,1

Nella parte bassa della tabella la distanza media fra due svuotamenti

successivi è stata aumentata indicativamente del 33%, da 90 a 120

metri, poiché lo scopo di sostituire i contenitori con quelli più

capienti è anche quello di diminuire il loro numero.

E’ importante sottolineare il fatto che con uno scarico restano a

disposizione per l’operatività più di 4 ore, con il secondo scarico

circa tre ore e venti minuti. Se, con 2 scarichi, vogliamo ottimizzare

lo sfruttamento del tempo e della capienza del mezzo occorre

individuare una combinazione, fra la frequenza, il numero di

contenitori ed il grado di riempimento, tale per cui la saturazione

del mezzo avviene ogni 100 minuti o poco più. Nell’esempio della

tabella le combinazioni più vicine a questi valori non sono attuabili

a causa del troppo elevato ° di riempimento per cui la migliore

possibile sembra essere quella che richiede 2 ore, per scarico; in

questo caso otteniamo una frequenza 4/7 con una discreta

utilizzazione anche del secondo giro, 65-70%.

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Capitolo 6

85

CAPITOLO 6

LE SCELTE GESTIONALI

Prima di passare alla valutazione di cambiamenti strutturali basati

sulle variabili di primo livello, quelle della matrice decisionale,

utilizziamo il modello per verificare se esiste ancora un margine di

miglioramento apprezzabile, agendo solo sulle variabili

organizzative.

6.1 L’ULTIMA CHANCE DELL’ATTUALE STRUTTURA

ORGANIZZATIVA

Attualmente abbiamo visto che nelle zone monoperatore la

volumetria media dei contenitori è di 1990 litr i, mentre nel modello

presentato nel precedente capitolo avevo fissato, come costante di

progetto, un volume di 2400 litri poiché è già in atto la sostituzione

di tutti i contenitori con altri più capienti da 2400 appunto. Nel giro

di pochi mesi terminerà tale operazione. Riporto all’attenzione del

lettore che tale trasformazione è stata resa possibile dall’adozione

dei mezzi monoperatore. Come stabilito dalla procedura prendiamo

il parametro indicativo di costo, mediato su quelli corrispondenti a

tutte le alternative organizzative possibili, sotto gli attuali vincoli.

Poi, mantenendo costanti tutti i rimanenti parametri, variamo il

volume medio ed otteniamo l’evoluzione del sistema in tutte le sue

possibili tà di svolgimento, r iapplichiamo la procedura delle medie e

confrontiamo il nuovo parametro di costo con il primo ottenuto.

Il confronto dei costi ci dà un’indicazione sull’esistenza di

possibili tà di miglioramento o anche sull’eventualità di

peggioramento. L’osservazione, invece, di tutta la panoramica delle

soluzioni aiuta ad identificare gli interventi che permettono il

vantaggio ed i vincoli che lo minacciano. Dalla sequenza di tutte le

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Capitolo 6

86

soluzioni realizzabili con gli attuali vincoli la più plausibile sembra

essere la riduzione del numero di zone possibile grazie alla

diminuzione del numero totale di cassonetti: a parità di volume

installato, un aumento della capienza dei contenitori ne riduce il

numero totale. Dal modello questa ipotesi sembra realizzabile. Se

così fosse il r isparmio ammonterebbe a 2002 euro. Vediamo invece

a quanto ammonterebbe il r isparmio attraverso il confronto dei

parametri indicativi di costo delle 2 soluzioni in oggetto, calcolati

dal modello con la procedura delle medie. E’ possibile ricavare tali

dati dalla seguente tabella:

Tab 6.1: risparmi legati alla possibilità di riduzione delle zone

1990 2400 DIFFERENZA

M1 19.096 17.019 2.076

M2 18.260 16.158 2.101

M3 18.955 17.142 1.813

MEDIA 18.770 16.773 PARAMETRO FINALE DI CONFRONTO 1.997

M1, M2, M3, individuano i dati corrispondenti ai 3 moduli. Si può

vedere prima di tutto che il parametro di costo per la situazione

attuale è praticamente uguale al valore reale e poi che il risparmio

prevedibile è di 1997 euro, equivalente al risparmio ottenibile con

la situazione ipotizzata, questo vuol dire che le possibilità di

riuscita sono molto alte anche nella teoria. Nel giro di pochi mesi

scopriremo se è davvero così.

6.2 SOLUZIONI ALTERNATIVE DI PRIMO LIVELLO

Ulteriormente confortato dai brillanti risultati della precedente

analisi, proseguo nella definizione della soluzioni organizzative di

primo livello. Nel precedente capitolo ho mostrato una situazione

attuale estremamente vincolata dalla quale è difficile spremere

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Capitolo 6

87

ulteriori margini di miglioramento se non con l’ipotesi appena vista,

ma questa rappresenta veramente l’ultima chance degna di nota.

Facendo riferimento allo schema delle curve di esperienza del

secondo capitolo, si può dire che la condizione attuale si trova già

in una posizione molto avanzata del ramo asintotico, con

oscillazioni veramente ridotte. Tutto questo è dovuto al fatto che

ormai ogni possibilità di manovra è spezzata dal vincolo principale:

l’eccessiva distanza che separa i siti di scarico dalle zone di

operatività. In effetti è questo l’unico vero ostacolo ad un

apprezzabile salto di qualità.

In precedenza sono state proposte, attraverso lo schema della

matrice decisionale, 2 ipotesi d’intervento: l’allungamento

dell’orario di lavoro e la costruzione di un’isola di stoccaggio

provvisoria.

Per la prima dimensione ho considerato 3 valori: l’attuale 6 ore e 24

minuti, 7 e 12 minuti e 9 ore esatte. La seconda dimensione è

rappresentata dai km di trasferimento medi, i valori sono 28,7 km

per l’attuale scarico e 7 per il nuovo impianto. Per una migliore

comprensione presento tale matrice arricchita, in corrispondenza di

ogni riquadro, dei relativi indici sintetici di costo calcolati con il

modello.

Tab 6.2: matrice decisionale e relativi parametri indicativi di costo

6.24 7.12 9.00

FEA 16.773 16.218 15.633

ISP 13.127 12.769 12.372

Esplicito la procedura con cui sono stati ottenuti i precedenti valori,

mostrando, per ognuno dei 3 moduli del modello, le tabelle

riassuntive dei dati indicativi di costo di ogni r iquadro della matrice

decisionale.

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Capitolo 6

88

Tab 6.3 confronto costi, mediati al variare del grado di riempimento e del N° di zone, con contenitori da 2400 litri

differenziale cambiando il luogo di scarico

differenziale dei costi a parità

di turno

luogo di scarico

tempo di

turno

costo medio

sett

media riferita

allo scarico

recupero/ sett

annuale euro

annuale lire recupero/

sett annuale

euro annuale lire

6.24 17.019

7.12 16.634 3.856 200.523 388.265.955

FEA

9.00 15.710

16.454

6.24 13.163 3.655 190.081 368.048.556

7.12 12.979 ISP

9.00 12.322

12.821

3.633 188.934 365.827.705

3.388 176.199 341.168.605

Tab 6.4 Confronto costi, mediati al variare del ° di riempimento e della frequenza, con contenitori da 2400 litri

differenziale cambiando il luogo di scarico

differenziale dei costi a parità

di turno

luogo di scarico

tempo di

turno

costo medio

sett

media riferita

allo scarico

recupero/ sett

annuale euro

annuale lire recupero/

sett annuale

euro annuale lire

6.24 16.158

7.12 15.646 3.656 190.127 368.138.156

FEA

9.00 14.877

15.560

6.24 12.502 3.550 184.624 357.482.668

7.12 12.095 ISP

9.00 11.995

12.299

3.262 169.607 328.404.075

2.882 149.849 290.148.391

Tab 6.5 Confronto costi, mediati al variare del N° di contenitori e della frequenza, con contenitori da 2400 litri

differenziale cambiando il luogo di scarico

differenziale dei costi a parità

di turno

luogo di scarico

tempo di

turno

costo medio

sett

media riferita

allo scarico

recupero/ sett

annuale euro

annuale lire recupero/

sett annuale

euro annuale lire

6.24 17.142

7.12 16.375 3.426 178.157

344.959.368 FEA

9.00 16.311

16.609

6.24 13.715 3.142 163.384 316.356.343

7.12 13.233 ISP

9.00 12.799

13.249

3.360 174.716 338.296.816

3.512 182.606 353.574.736

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Capitolo 6

89

Nelle tabelle sono mostrati anche i risparmi ottenibili, con

l’applicazione di quel particolare modulo di programmazione,

separando gli effetti dovuti all’aumento del turno da quelli dovuti

alla riduzione dei km di trasferimento.

Proseguo presentando una tabella che nella terza colonna contiene,

per ogni riga, la media dei corrispondenti valori della terza colonna

di tutte le precedenti tabelle.

Tab 6.6 Confronto costi, mediati al variare del N° di contenitori e della frequenza, con contenitori da 2400 litri

differenziale cambiando il luogo di scarico

differenziale dei costi a

parità di turno

luogo di scarico

tempo di

turno

costo medio

sett

media riferita

allo scarico

recupero/ sett

annuale euro

annuale lire recupero/sett

annuale euro

annuale lire

6.24 16.773

7.12 16.218 3.646 189.602 367.121.160

FEA

9.00 15.633

16.208

6.24 13.127 3.449 179.363 347.295.856

7.12 12.769 ISP

9.00 12.372

12.756

3.452 179.506 347.571.420

3.261 169.551 328.297.244

In questo modo, nella terza colonna, abbiamo ottenuto proprio quei

valori inseriti nei riquadri della matrice decisionale mostrata nella

pagina precedente. Da qui possiamo finalmente ricavare il reale

divario fra la situazione attuale - nella fortunata ipotesi di ottenere

realmente dei vantaggi con l’aumento dei contenitori – e

l’evoluzione permessa dall’isola di stoccaggio provvisoria. La

validità di questo confronto sta nel fatto che: tutta la gamma delle

possibili evoluzioni del sistema, all’interno di ogni riquadro della

matrice, è stata ottenuta sotto le medesime condizioni al contorno,

mediando fra tutte le possibili soluzioni di intervento sulle variabili

di secondo livello. In questo modo il divario è costituito realmente

dalle differenze fra le diverse scelte strutturali, di primo livello.

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Capitolo 6

90

Proprio per l’appena citata equivalenza delle condizioni al contorno,

ottenuta con l’util izzo degli stessi parametri operativi, non sono

state prese in considerazione le maggiori potenzialità di

miglioramento offerte dall’ isola di stoccaggio in area. Il divario

potrebbe infatti aumentare ulteriormente. Alcuni di questi ulteriori

vantaggi sono valutabili in termini economici, altri per i l momento

solo in termini qualitativi. Più avanti fornirò la valutazione del

principale di questi vantaggi misurabili: la riduzione dei mezzi di

raccolta complessivamente necessari, riserve comprese.

Tutta la precedente trattazione era rivolta allo studio delle zone

monoperatore, ora ci restano da valutare le potenzialità evolutive

delle zone tradizionali.

Riprendo, dalla fine del precedente capitolo, la procedura realizzata

appositamente per lo studio di piccole sottoparti del sistema, come

questa dei percorsi tradizionali. Essendo solo 2 infatti, non hanno

dei margini di evoluzione sufficienti ad ottenere dei risultati

attendibili con il gioco delle medie, come abbiamo fatto per le zone

monoperatore.

Tab 6.7: variazione del tempo di saturazione del carico per la zona 415

freq ° riemp. m/ svuot volume medio cont.

capienza mezzo

N° cont/ scarico

minuti/ svuot

tempo operativo/ scarico

km di zona/ scarico

tempo di operatività

6 0,72 140 1.494 54,00 101 0,89 2,38 14,1 4,1

6 0,63 140 1.700 54,00 101 0,89 2,38 14,1 4,1

5 0,76 140 1.700 54,00 84 0,89 1,98 11,7 4,1

4 0,94 140 1.700 54,00 67 0,89 1,59 9,4 4,1

3 1,26 140 1.700 54,00 50 0,89 1,19 7,0 4,1

6 0,77 170 1.700 54,00 83 0,89 2,11 14,1 3,6

5 0,92 170 1.700 54,00 69 0,89 1,76 11,7 3,6

4 1,15 170 1.700 54,00 55 0,89 1,41 9,4 3,6

ZONA 415

3 1,53 170 1.700 54,00 41 0,89 1,05 7,0 3,6

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Capitolo 6

91

Tab 6.8: variazione del tempo di saturazione del carico per la zona 440

freq ° riemp. m/ svuot

volume medio cont.

capienza mezzo

N° cont/ scarico

minuti/ svuot

tempo operativo/ scarico

km di zona/ scarico

tempo di operatività

3 0,68 231 1.504 60,50 118 0,89 3,12 27,3 3,5

3 0,60 231 1.700 60,50 118 0,89 3,12 27,3 3,5

2 0,90 231 1.700 60,50 79 0,89 2,08 18,2 3,5

3 0,73 281 1.700 60,50 97 0,89 2,81 27,3 3,2

ZONA 440

2 1,10 281 1.700 60,50 65 0,89 1,87 18,2 3,2

3 0,89 262 1.416 54,00 86 0,89 2,40 22,6 3,4

3 0,74 262 1.700 54,00 86 0,89 2,40 22,6 3,4

2 1,11 262 1.700 54,00 57 0,89 1,60 15,0 3,4

3 0,79 281 1.700 54,00 80 0,89 2,32 22,6 3,3

ZONA 441

2 1,19 281 1.700 54,00 54 0,89 1,55 15,0 3,3

Analizziamo il percorso 415: nella prima riga si nota che per

percorrere tutta la zona occorrono circa 4 ore, non sarebbe dunque

possibile fare 2 scarichi, in realtà vengono saltati in media una

decina di contenitori ogni volta e si rientra nei tempi previsti.

Il percorso 440 necessità di 3,5 ore di operatività e da tabella lo

scarico dovrebbe avvenire dopo 3 ore e un quarto, in genere però ce

la fa comunque a starci dentro. Diverso discorso per il 441 che

richiede 2,4 ore per lo scarico contro le 3,4 necessarie a coprire la

zona intera, infatti capita spesso che deve fare il secondo scarico,

ma i tempi sono veramente al limite. Si può concludere che il 440 è

affetto da inefficienza di tempo, il 441 da inefficienza di carico;

non è possibile allo stato attuale combinare i 2 percorsi in maniera

differente per ottenere miglioramenti, neanche combinandoli con il

415. Vediamo ora che possibilità di miglioramento può offrire

l’isola di stoccaggio provvisoria.

Complessivamente per coprire l’area di competenza delle zone

tradizionali occorrono 7,6 ore i giorni dispari e 7,5 i giorni pari. Nel

primo caso si effettuano 3 scarichi, nel secondo in realtà sono

spesso 4. I tempi medi di scarico sono di circa 25 minuti. Esiste un

mezzo monoperatore con portata ridotta che potrebbe sostituire

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Capitolo 6

92

adeguatamente i mezzi di raccolta tradizionale. La più bassa

capacità di tali mezzi comporta però la necessità di aumentare gli

scarichi. Questo problema, insolvibile nel caso di scarico al Frullo,

diventa poco rilevante nell’ipotesi di scarico in loco, poiché

l’incremento dei tempi dovuto agli scarichi in più è minore della

riduzione dovuta alla diminuzione dei km di trasferimento. Questa

semplice operazione di sostituzione dei mezzi comporta degli

enormi risparmi.

Tab 6.9

costo orario dei mezzi 52.000

costo tot tradizionale 187.695

costo squadra tradizionale

135.695 costo tot monoperatore 99.439

costo autista monoperatore

47.439 differenza 88.256

La differenza oraria di costo è di 88.256 lire (in lire perché riferita

ai dati del 2001, convertiremo in euro solo il risultato finale). Il

turno è di 6 ore e 30 minuti, per 12 turni la settimana per 52

settimane l’anno: il risparmio è di quasi 358 milioni di l ire all’anno,

ovvero 185 mila euro.

6.3 VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI E DEI COSTI DI GESTIONE

Per quanto riguarda le decisioni che coinvolgono solo variazioni dei

turni di lavoro non si pone il problema di investimenti degni di

nota. Differente considerazione per la realizzazione di un’isola di

stoccaggio.

Per valutare l’investimento, l’impianto è stato dimensionato su una

portata media settimanale di rifiuti RSU pari 550.000 kg, con 3

punti di scarico. Le attrezzature ausiliarie sono riconducibili

principalmente agli strumenti di pesatura del carico. Nell’isola di

via Guelfa c’è una pesa fissa, poiché il numero di zone che fanno

riferimento a tale impianto è sufficientemente grande da richiedere

un siffatta attrezzatura di misura del carico. Nel nostro caso le

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Capitolo 6

93

dimensioni dell’area di riferimento sono più ridotte, questo permette

di adottare strumenti mobili e maneggevoli, con ingenti risparmi

economici a scapito di un lieve incremento della complicazione

delle operazioni. Ai fini della presente trattazione il costo di tali

strumenti è trascurabile.

L’investimento per realizzare un siffatto impianto è stato

valorizzato indicativamente pari ad 1 milione e 800 mila euro

ammortizzabili in 10 anni, per la spesa iniziale, ed intorno ai 60.000

euro di costi di gestione annua. La vita utile di tale struttura - non

per obsolescenza, ma per i rischi di inutilizzo in seguito a

cambiamenti strutturali - è stimabile in 15 anni. È inoltre

ipotizzabile la necessità di ristrutturazioni o di modifiche, dopo un

periodo di 10 anni. Il costo di tali interventi è stato stimato con un

valore di 500.000 euro.

Vediamo ora a quanto potrebbero ammontare i risparmi legati alla

riduzione del numero di mezzi.

Dalle tabelle in appendice si può vedere che la progettazione

organizzativa che segue alla costruzione dell’ isola di stoccaggio

prevede in media una trentina di turni settimanali. Consideriamo per

stare sul sicuro 36 turni settimanali. Escludendo le domeniche

rimangono 6 giorni, quindi 6 turni al giorno. Ipotizzando 2 fasce di

orario, per non incorrere nell’aumento dei costi del turno di notte,

abbiamo in contemporanea attivi 3 percorsi per fascia, quindi

necessitiamo di almeno 3 mezzi. Volendo stare sicuri prevediamo

ancora 2 mezzi di riserva, sia per la flessibilità organizzativa sia per

le rotture. In totale 5 mezzi. Oggi servono, per garantire un

sufficiente bilanciamento delle zone con la disomogeneità delle

condizioni di percorso, almeno 5 mezzi diversi, in teoria avremmo

bisogno di almeno una riserva per ogni diversa tipologia di mezzo.

Grazie al grande numero di mezzi usati in comune con altri settori i l

numero delle riserve non è dieci. Potremmo allocare all’area del

ponente un peso di mezzi di riserva pari a 2. C’è da aggiungere a

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Capitolo 6

94

favore della nuova soluzione il fatto che la trasformazione delle

zone tradizionali a monoperatore piccolo aumenta la flessibili tà del

sistema, sia in termini di bilanciamento generale sia in termini di

riserve. Ma, a parte questa valutazione qualitativa, per ora

consideriamo il r isparmio minimo ottenibile, corrispondente alla

riduzione di 2 mezzi. Il costo annuo di un mezzo è di circa 30.000

euro, compresa la manutenzione ed il carburante, per 2 otteniamo un

risparmio annuo di 60.000 euro. Tale cifra bilancia perfettamente i

costi di gestione annua. Non resta ora altro da fare se non il

confronto fra i risparmi calcolati nei precedenti paragrafi ed il

totale delle spese d’investimento.

6.4 CONFRONTO DELL’INVESTIMENTO CON I RISPARMI ATTESI

Sommando i risultati ottenuti per le zone monoperatore e

tradizionali si ottiene un risparmio annuo di 365.000 euro, questo è

il valore delle entrate per ogni esercizio.

Le uniche 2 uscite, data l’equivalenza fra i costi di gestione e i

risparmi annui dei mezzi, sono il milione e 800 mila euro all’anno 0

e i 500 mila euro all’anno 10.

Per il calcolo del VAN ho usato un costo del capitale del 10%. Tale

valore non è particolarmente elevato, ma le considerazioni che

posso portare a favore del basso rischio dell’operazione sono varie.

Prima di tutto il fatto che per i dati negativi è stato preso un valore

assoluto elevato, per stare dal lato del sicuro. Per la stessa ragione

nelle entrate sono indicati solo i valori minimi, ovvero quelli che è

stato possibile stimare con sufficiente precisione. In realtà tali

valori minimi hanno buoni margini di crescita per tutta una serie di

considerazioni qualitative già accennate in precedenza.

Vediamo ora, nella tabella riassuntiva dei flussi di cassa

corrispondenti a 15 esercizi consecutivi, i valori attualizzati di tali

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Capitolo 6

95

flussi di cassa con il conto del relativo VAN, visibile nell’ultima

riga in corrispondenza dell’ultima colonna:

Tab 6.10: calcolo del VAN per l’isola di stoccaggio provvisorio

Anno entrate uscite f lusso di cassa

valore attualizzato

0 365.000,00 1.800.000,00 -1.435.000,00 -1.435.000,00

1 365.000,00 0,00 365.000,00 361.386,14

2 365.000,00 0,00 365.000,00 357.808,06

3 365.000,00 0,00 365.000,00 354.265,40

4 365.000,00 0,00 365.000,00 350.757,83

5 365.000,00 0,00 365.000,00 347.284,98

6 365.000,00 0,00 365.000,00 343.846,51

7 365.000,00 0,00 365.000,00 340.442,09

8 365.000,00 0,00 365.000,00 337.071,38

9 365.000,00 0,00 365.000,00 333.734,04

10 365.000,00 500.000,00 -135.000,00 -122.213,74

11 365.000,00 0,00 365.000,00 327.158,16

12 365.000,00 0,00 365.000,00 323.918,97

13 365.000,00 0,00 365.000,00 320.711,85

14 365.000,00 0,00 365.000,00 317.536,48

totale 5.475.000,00 2.300.000,00 3.175.000,00 2. 858 . 708 ,13 V A N

In termini percentuali, sul costo totale del servizio, il risparmio

medio annuo ammonta al 16,5%, contro una variabilità intrinseca

del 5,5% (in teoria!).

6.5 CONFRONTO QUALITATIVO DELLE ALTERNATIVE ANALIZZATE

Nel caso di una decisione negativa in merito all’isola di stoccaggio,

rimane da tentare la strada del prolungamento dell’orario di lavoro.

lungo questa strada i risparmi attesi calcolati dal modello sono

dell’ordine dei 50.000 euro all’anno per i percorsi monoperatore.

Per quelli tradizionali il miglioramento atteso è molto ridotto,

valuto quindi il caso peggiore e considero nullo tale vantaggio.

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Capitolo 6

96

LA SITUAZIONE ATTUALE

E’ una situazione estremamente vincolata si sta attuando l’ultimo

apprezzabile recupero di efficienza e di costi, valorizzabili in

questo modo: riduzione del carico di lavoro pari all’11% per la

prima, un risparmio di 2.000 euro la settimana per la seconda.

Dopodiché occorre prendere decisioni più coraggiose ed

intraprendere la strada di cambiamenti strutturali.

Per una veloce comprensione dell’attuale situazione propongo una

sintesi dell’analisi fatta attraverso lo schema della Swot-Analysis:

Punti di forza:

� Il principale è che, essendo quella attuale, i dati relativi a

tale situazione non hanno il carattere di stime ma sono

certi;

� Il secondo, non per importanza, è che questa struttura

organizzativa si adatta bene ad un’alta frequenza come

l’odierna 6/7, che garantisce quei livelli di qualità richiesti

nella stesura della “carta dei servizi”.

Punti di debolezza:

� dal punto di vista dei costi e dei parametri di efficienza il

più importante, per non dire l’unico, punto di debolezza è

sicuramente l’eccessiva distanza che separa le zone dai

punti di scarico;

� Una sottolineatura importante riguarda la complessità di

gestione dei turni. Infatti il personale da contratto ha un

orario di lavoro di 36 ore settimanali, che divise in 6 gioni

diventano 6 ore per ogni turno. I turni però sono stati

pianificati con una durata di 6 ore e 24 minuti con il

recupero del lunedì, con turni da 7 ore, in definitiva si

lavora 39 ore la settimana. Questa complicazione è stata

introdotta per esigenze di bilanciamento dei percorsi. E’

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Capitolo 6

97

interesse della direzione non remunerare tali ore in più

come degli straordinari, per cui è stata concordata con il

sindacato tale decisione: il personale lavora 39 ore la

settimana, poi, quando ha accumulato un sufficiente monte

ore, viene lasciato a casa qualche giorno per recuperare.

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

• Disponibilità di dati certi

invece delle stime

• Adeguata all’alta

frequenza richiesta dalla

“carta dei servizi”

• L’eccessiva distanza dei

siti di scarico dalle zone

• Complicata gestione dei

turni

O P P O R T U N I T A’

• Riduzione zone con

contenitori più capienti

R

I

S

C

H

I

• Ostacoli sindacali alla

flessibilità di

pianificazione

dell’orario di lavoro

Opportunità:

� L’unica apprezzabile opportunità rimasta, la riduzione del

numero di zone grazie a contenitori più capienti, è

attualmente cavalcata e fra pochi mesi ne scopriremo le

potenzialità. Ma questa opportunità è comune a qualunque

altra scelta organizzativa.

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Capitolo 6

98

Rischi:

� In questa voce farei rientrare principalmente i rischi dovuti

a decisioni sindacali che ostacolino quella flessibilità

richiesta per i bilanciamenti. Un altro rischio è legato alle

possibili difficoltà di gestione introdotte dalla raccolta

differenziata.

ALLUNGAMENTO DEL TURNO

Punti di forza:

� l’area di lavoro è lontana dallo scarico per cui alla fine del

primo giro, con i turni attuali non rimane il tempo di fare

un altro carico, e per quei percorsi che ne prevedono 2 il

secondo risulta abbastanza vuoto. Allungare il turno ci

dovrebbe permettere di impiegare utilmente i tempi residui

e, per chi fa già 2 scarichi, di sfruttare pienamente il

secondo;

� questa soluzione dovrebbe permettere una riduzione dei

tempi morti per quintale caricato;

Punti di debolezza:

� Se per ridurre i turni settimanali , anziché calare le

frequenze, provo a ridurre il numero di zone, il turno da 7

ore e 12 minuti risulta ancora troppo corto per conseguire il

vantaggio desiderato;

� C’è il rischio che l’aumento dell’orario di lavoro mi renda

disponibile una capacità aggiuntiva sufficiente solo a fare

dei mezzi carichi, e quindi rischio di perder tutta

l’efficienza che mi proponevo di recuperare, a causa dei

tempi elevati di trasferimento;

� Il parametro d’inefficienza legato ai Km per quintale

caricato peggiora, questo problema emerge quando i costi

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Capitolo 6

99

del mezzo vengono allocati in base ai Km e non in base alle

ore di lavoro;

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

• recupero tempi residui dei

turni attuali

• riduzione dell’inefficienza

tempi morti/q.li raccolti

• peggiora l’indice

d’efficienza Km/q.li

raccolti

• tempo insufficiente per

ridurre il N° di zone

• perdita di efficienza con il

secondo giro mezzo

scarico

O P P O R T U N I T A’

• possibilità di fare uno

scarico in più

• permette la riduzione

delle frequenze

R

I

S

C

H

I

• non c’è miglioramento

senza riduzione della

frequenza

Opportunità:

� La più importante delle opportunità offerte è sicuramente

quella di poter normalizzare gli accordi sindacali regolando

la pianificazione dei turni;

� La riduzione delle frequenze richiede un aumento della

capacità di raccolta, l’allungamento del turno apre la strada

a questa possibili tà;

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Capitolo 6

100

� Rimarchiamo fra le opportunità la possibilità di aumentare

il numero degli scarichi di un percorso;

Rischi:

� I miglioramenti per essere tali richiedono necessariamente

una riduzione della frequenza;

ISOLA DI STOCCAGGIO PROVVISORIA NEL PONENTE

Punti di forza:

� L’elevata riduzione dei tempi di trasferimento ottenibili

permette di intraprendere tutte quelle iniziative di

ottimizzazione dell’assetto organizzativo che erano prima

impedite;

� Permette un migliore bilanciamento dei percorsi e di

conseguenza la riduzione del numero di mezzi necessari;

� Con tale intervento è possibile trasformare le zone

tradizionali a monoperatore, con un recupero di costi

enorme;

� Esistono notevoli margini di miglioramento anche per le

zone monoperatore.

Punti di debolezza:

� Il principale è l’elevato costo dell’ investimento;

� Il secondo punto di debolezza riguarda la gestione delle

variabili organizzative, poiché il vantaggio ottenibile

richiede in molti casi la riduzione delle frequenze e

bilanciamenti con una maggiore sovrapposizione di

percorsi; importanti

� Un altro punto critico, in fase organizzativa, è dovuto al

fatto che le potenzialità dell’isola di stoccaggio vengono

sfruttate al meglio con l’allungamento dei turni di lavoro,

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Capitolo 6

101

questo comporta le problematiche relative a questo tipo di

intervento, già viste nel precedente paragrafo;

� Si prevede una complicazione nella gestione dei mezzi.

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

• Ottimizzazione assetto

organizzativo

• Ingenti risparmi sui costi

diretti

• Trasformazione zone

tradizionali a

monoperatore

• Alti costi d’investimento

• Richiede importanti

cambiamenti organizzativi

• Complicazioni nella

gestione dei mezzi

O P P O R T U N I T A’

• Sfruttamento

dell’impianto anche

per altre tipologie di

raccolta

R

I

S

C

H

I

• Rischi d’investimento,

in particolare riduzione

del volume di lavoro

necessario

all’ammortamento

Opportunità:

� La natura delle opportunità offerte riguarda

fondamentalmente la possibilità di usare, mediante il solo

ampliamento delle strutture murarie senza complicarne la

gestione - lo stesso impianto d’appoggio per le zone di altri

tipi di raccolta come la multimateriale, se l’esperimento

con l’RSU porta i frutti desiderati non c’è motivo per non

replicare tale scelta.

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Capitolo 6

102

Rischi:

� Oltre ai rischi standard associati ad un qualunque

investimento con lunghi tempi di ammortamento, nello

specifico il rischio presente in questo caso è legato alla

possibili tà di un fortunato e veloce incremento della

raccolta differenziata. In tal caso la richiesta di RSU per

alimentare l’inceneritore potrebbe ridurre l’affluenza di

rifiuti all’ isola per andare direttamente in via del Frullo

dall’altra parte della città. È questo un rischio molto

ridotto poiché la capacità dell’inceneritore è comunque

bassa e, per quanto detto basta adeguare la struttura al

trattamento del incrementata raccolta differenziata.

6.6 CONCLUSIONE

Finora ho tenuto separati gli effetti dell’allungamento del turno da

quelli legati all’isola di stoccaggio ma, sarebbe interessante valutare

il loro effetto congiunto rispetto alla situazione attuale. I costi

settimanali sono oggi pari a 18.729 euro, l’aumento del volume dei

contenitori potrebbe portare ad un risparmio di 2.000, si otterrebbe

quindi 16.729 euro. Il parametro sintetico di costo corrispondente

alla scelta dell’isola è pari a 12.756 euro, sottraendo questo valore

ai 16.729 otteniamo un risparmio di quasi 4.000 euro la settimana a

cui vanno aggiunti i precedenti 2.000. In totale per l’area critica

del ponente si è valutata la possibilità, effettuando tutti gli

investimenti necessari, di ridurre le spese dirette di operatività di

6.000 euro alla settimana, equivalenti a 182.000 euro. I l VAN totale

in questo caso cresce a 3 milioni 670 mila euro.

In termini percentuali la stima del recupero totale di efficienza e di

costi, rispetto alla situazione attuale, ammonta al 21%.

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Capitolo 6

103

APPENDICE 1° MODULO: OGNI COLONNA PARTE DA UN FISSATO NUMERO DI ZONE IN CUI VIENE

SUDDIVISA L’AREA, LE ALTRE VARAIBILI SONO RICAVATE DI CONSEGUENZA

N° di zone 8 9 10 11 12 13 media km in zona 30,00 26,67 24,00 21,82 20,00 18,46

t percorso in zona in min

113 100,00 90,00 81,82 75,00 69,23

t tot per lo svuotamento

222 234 244 253 259 265 n° medio di contenitori 222 234 244 253 259 265 n° scarichi effettivi 1,13 1,222 1,300 1,364 1,333 1,385 zone con scarico in + 1,00 2 3 4 4 5 svuot effettivi

113 123 131 137 134 139

scarichi effettivi 24 19,000 16,000 14,000 25,000 22,000 tot contenitori 904 1.107 1.310 1.507 1.608 1.807 volume medio in zona 271.200 295.200 314.400 328.800 321.600 333.600 kg medi installati 8.407 9.151 9.746 10.193 9.970 10.342 kg tot installati 67.258 82.361 97.464 112.121 119.635 134.441 frequenza teorica 7,14 5,83 4,92 4,28 4,01 3,57 frequenza reale 8 6 5 5 4 4 n° turni sett. 64 54 50 55 48 52 ore morte/q.le 0,0274 0,0243 0,0234 0,0265 0,0228 0,0253

ore tot/q.le 0,0867 0,0731 0,0677 0,0745 0,0650 0,0704

costo/sett 21.357 18.020 16.686 18.354 16.018 17.353

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO AL FRULLO

MINUTI TOT: 384 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL

TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+SCARICO: 65 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 50

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Capitolo 6

104

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO AL FRULLO MINUTI TOT: 432 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+SCARICO: 65 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 50

N° di zone 7 8 9 10 11 12

media km in zona 34,29 30,00 26,67 24,00 21,82 20,00

T percorso in zona in min 128,57 112,50 100,00 90,00 81,82 75,00

T tot per lo svuotamento 254 270 282 292 301 307

n° medio di contenitori 254 270 282 292 301 307

n° scarichi effettivi 1,571 1,625 1,667 1,800 1,818 1,917

zone con scarico in + 4 5 6 8 9 11

svuot effettivi 122 126 130 140 141 149

scarichi effettivi 17,000 24,000 29,000 20,000 26,000 18,000

tot contenitori 854 1.008 1.170 1.400 1.551 1.788

volume medio in zona 292.800 302.400 312.000 336.000 338.400 357.600 kg medi installati 11.712 12.096 12.480 13.440 13.536 14.304

kg tot installati 81.984 96.768 112.320 134.400 148.896 171.648 frequenza teorica 5,85 4,96 4,27 3,57 3,22 2,80 frequenza reale 6 5 5 4 4 3

n° turni sett. 42 40 45 40 44 36

ore morte/q.le 0,1684 0,2236 0,3023 0,1875 0,2658 0,1525

ore tot/q.le 0,0630 0,0600 0,0675 0,0600 0,0660 0,0540

costo/sett 15.525 14.786 16.634 14.786 16.265 13.307

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Capitolo 6

105

N° di zone 5 6 7 8 9 10 media km in zona 48,00 40,00 34,29 30,00 26,67 24,00

t percorso in zona in min

180,00 150,00 128,57 112,50 100,00 90,00

t tot per lo svuotamento

310 340 362 378 390 400

n° medio di contenitori 310 340 362 378 390 400 n° scarichi effettivi 1,800 2,000 2,143 2,375 2,444 2,500 zone con scarico in + 4 0 1 3 4 5

svuot effettivi 140 156 167 185 190 195

scarichi effettivi 37,000 37,000 37,000 19,000 21,000 22,000

tot contenitori 700 936 1.169 1.480 1.710 1.950

volume medio in zona

336.000 374.400 400.800 444.000 456.000 468.000 kg medi installati 13.440 14.976 16.032 17.760 18.240 18.720 kg tot installati 67.200 89.856 112.224 142.080 164.160 187.200 frequenza teorica 7,14 5,34 4,28 3,38 2,92 2,56

frequenza reale 8 6 5 4 3 3 n° turni sett. 40 36 35 32 27 30

ore morte/q.le 0,3410 0,3069 0,2984 0,1428 0,1327 0,1542

ore tot/q.le 0,0750 0,0675 0,0656 0,0600 0,0506 0,0563

costo/sett 18.482 16.634 16.172 14.786 12.476 13.862

TURNI DA 9h CON SCARICO AL FRULLO MINUTI TOT: 540 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+SCARICO: 65 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 50

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Capitolo 6

106

N° di zone 6 7 8 9 10 11

media km in zona 40,00 34,29 30,00 26,67 24,00 21,82

t percorso in zona in min 150,00 128,57 112,50 100,00 90,00 81,82

t tot per lo svuotamento 184 206 222 234 244 253

n° medio di contenitori 184 206 222 234 244 253

n° scarichi effettivi 1,667 1,857 2,000 2,111 2,200 2,364

zone con scarico in + 4 6 0 1 2 4

128 144 155 164 171 175

scarichi effettivi 10,000 10,000 11,000 11,000 12,000 13,000

tot contenitori 768 1.008 1.240 1.476 1.710 1.925

volume medio in zona 307.200 345.600 372.000 393.600 410.400 420.000

kg medi installati 12.288 13.824 14.880 15.744 16.416 16.800

kg tot installati 73.728 96.768 119.040 141.696 164.160 184.800

frequenza teorica 6,51 4,96 4,03 3,39 2,92 2,60

frequenza reale 7 5 4 4 3 3

n° turni sett. 42 35 32 36 30 33

ore morte/q.le 0,0394 0,0328 0,0324 0,0365 0,0327 0,0385

ore tot/q.le 0,0569 0,0474 0,0433 0,0488 0,0406 0,0447

costo/sett 14.016 11.680 10.679 12.014 10.011 11.012

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO ALl’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 384 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+SCARICO: 22 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 12

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Capitolo 6

107

N° di zone 5 6 7 8 9 10

media km in zona 48,00 40,00 34,29 30,00 26,67 24,00

t percorso in zona in min 180,00 150,00 128,57 112,50 100,00 90,00

t tot per lo svuotamento 202 232 254 270 282 292

n° medio di contenitori 202 232 254 270 282 292

n° scarichi effettivi 2,000 2,167 2,429 2,500 2,556 2,700

zone con scarico in + 0 1 3 4 5 7

svuot effettivi 137 161 175 188 197 203

scarichi effettivi 10,000 11,000 12,000 13,000 14,000 15,000

tot contenitori 685 966 1.225 1.504 1.773 2.030

volume medio in zona 328.800 386.400 420.000 451.200 472.800 487.200

kg medi installati 13.152 15.456 16.800 18.048 18.912 19.488

kg tot installati 65.760 92.736 117.600 144.384 170.208 194.880

frequenza teorica 7,30 5,18 4,08 3,32 2,82 2,46

frequenza reale 8 6 4 4 3 3

n° turni sett. 40 36 28 32 27 30

ore morte/q.le 0,0375 0,0365 0,0305 0,0373 0,0336 0,0396

ore tot/q.le 0,0600 0,0540 0,0420 0,0480 0,0405 0,0450

costo/sett 14.786 13.307 10.350 11.829 9.980 11.089

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO ALl’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 432 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+SCARICO: 22 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 12

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Capitolo 6

108

N° di zone 4 5 6 7 8 9 media km in zona 60,00 48,00 40,00 34,29 30,00 26,67

t percorso in zona in min

225,00 180,00 150,00 128,57 112,50 100,00

t tot per lo svuotamento

265 310 340 362 378 390 n° medio di contenitori 265 310 340 362 378 390 n° scarichi effettivi 2,500 2,800 3,167 3,286 3,500 3,556 zone con scarico in + 2 4 1 2 4 5

svuot effettivi 183 217 236 253 263 272

scarichi effettivi 13,000 15,000 17,000 18,000 19,000 20,000

Tot contenitori 732 1.085 1.416 1.771 2.104 2.448

volume medio in zona

439.200 520.800 566.400 607.200 631.200 652.800 kg medi installati 17.568 20.832 22.656 24.288 25.248 26.112 kg tot installati 70.272 104.160 135.936 170.016 201.984 235.008 frequenza teorica 6,83 4,61 3,53 2,82 2,38 2,04

frequenza reale 7 5 4 3 3 2 n° turni sett. 28 25 24 21 24 18

ore morte/q.le 0,0327 0,0330 0,0353 0,0325 0,0390 0,0306

ore tot/q.le 0,0525 0,0469 0,0450 0,0394 0,0450 0,0338

costo/sett 12.938 11.552 11.089 9.703 11.089 8.317

TURNI DA 9h CON SCARICO ALl’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 540 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8 TEMPI MORTI: 50 CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+SCARICO: 22 GRADO DI RIEMPIMENTO: 0,8 T TRASF: 12

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Capitolo 6

109

2° MODULO: IN OGNI COLONNA SI FISSA LA FREQUENZA, DA QUI SI RICAVA PRIMA

IL NUMERO DI SCARICHI NECESSARI, E POI TUTTE LE ALTRE VARAIBILI

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO AL FRULLO

MINUTI TOT:

384 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI:

50 CONVERSIONE litri/kg:

0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO:

65 GRADO DI

RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 50

Frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 9 8 7 10 9 8 12 11 10

n° scarichi /zona teorico

1,187 1,335 1,526 1,282 1,425 1,603 1,335 1,457 1,603

Reale 1,222 1,375 1,571 1,300 1,444 1,625 1,417 1,545 1,700 N° zone con scarico in+ 2 3 4 3 4 5 5 6 7 media km in zona 26,67 30,00 34,29 24,00 26,67 30,00 20,00 21,82 24,00 t percorso in zona in min 100,0 112,5 128,6 90,0 100,0 112,5 75,0 81,8 90,0 t tot per lo svuotamento 154,6 132,1 103,3 159,5 140,1 115,9 166,9 151,7 133,5 svuot possibili 139,8 112,7 82,4 139,9 116,6 90,9 140,2 122,0 102,4 svuot da effettuare 92,6 104,1 119,0 100,0 111,1 125,0 104,2 113,6 125,0 n° turni sett. 54 48 42 50 45 40 48 44 40

margine di sicurezza

51,0% 8,2% -30,8% 39,9% 4,9% -27,3% 34,6% 7,4% -18,1% km non operativi/q.le 0,395 0,389 0,407 tempi non operativi/q.le 0,894 0,880 0,921 tot km/qle 0,695 0,695 0,695 0,639 0,639 0,639 0,607 0,607 0,607

tot ore/sett. 346 307 269 320 288 256 307 282 256

ore/q.le 0,072 0,064 0,056 0,067 0,060 0,053 0,064 0,059 0,053 costo sett. Servizio 17.743 15.772 13.800 16.429 14.786 13.143 15.772 14.457 13.143

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Capitolo 6

110

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO AL FRULLO

MINUTI TOT: 432

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO: 65

GRADO DI RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 50

Frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 8 7 6 9 8 7 11 10 9

n° scarichi /zona teorico

1,335 1,526 1,780 1,425 1,603 1,832 1,457 1,603 1,781

Reale 1,375 1,571 1,833 1,444 1,625 1,857 1,545 1,700 1,889 N° zone con scarico in+ 3 4 5 4 5 6 6 7 8

media km in zona 30,00 34,29 40,00 26,67 30,00 34,29 21,82 24,00 26,67 t percorso in zona in min 112,5 128,6 150,0 100,0 112,5 128,6 81,8 90,0 100,0 t tot per lo svuotamento 180,1 151,3 112,8 188,1 163,9 132,7 199,7 181,5 159,2

svuot possibili 158,0 128,4 92,1 163,0 137,9 108,0 170,2 151,0 129,0 svuot da effettuare 104,1 119,0 138,8 111,1 125,0 142,9 113,6 125,0 138,9 n° turni sett. 48 42 36 45 40 35 44 40 36

margine di sicurezza

51,8% 7,9% -33,6% 46,7% 10,3% -24,4% 49,8% 20,8% -7,1% km non operativi/q.le 0,395 0,389 0,407 tempi non operativi/q.le 0,894 0,880 0,921 tot km/qle 0,695 0,695 0,695 0,639 0,639 0,639 0,607 0,607 0,607

tot ore/sett. 345,6 302,4 259,2 324 288 252 316,8 288 259,2

ore/q.le 0,072 0,063 0,054 0,068 0,060 0,053 0,066 0,060 0,054 costo sett. servizio 17.743 15.525 13.307 16.634 14.786 12.938 16.265 14.786 13.307

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Capitolo 6

111

TURNI DA 9h CON SCARICO AL FRULLO

MINUTI TOT: 540

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO: 65

GRADO DI RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 50

frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 7 6 5 7 6 5 8 7 6

n° scarichi /zona teorico

1,526 1,780 2,136 1,832 2,137 2,564 2,003 2,289 2,671

Reale 1,571 1,833 2,200 1,857 2,167 2,600 2,125 2,429 2,833 N° zone con scarico in+ 4 5 6 6 7 8 9 10 11

media km in zona 34,29 40,00 48,00 34,29 40,00 48,00 30,00 34,29 40,00 t percorso in zona in min 128,6 150,0 180,0 128,6 150,0 180,0 112,5 128,6 150,0 t tot per lo svuotamento 259,3 220,8 167,0 240,7 199,2 141,0 239,4 203,6 155,8

svuot possibili 220,0 180,3 154,9 195,9 185,5 125,4 224,0 184,2 135,7 svuot da effettuare 119,0 138,8 166,6 142,9 166,7 200,0 156,3 178,6 208,3 n° turni sett. 42 36 30 35 30 25 32 28 24

margine di sicurezza

84,9% 29,9% -7,0% 37,1% 11,3% -37,3% 43,4% 3,2% -34,9% km non operativi/q.le 0,395 0,389 0,407 tempi non operativi/q.le 0,894 0,880 0,921 tot km/qle 0,695 0,695 0,695 0,639 0,639 0,639 0,607 0,607 0,607

tot ore/sett. 378 324 270 315 270 225 288 252 216

ore/q.le 0,079 0,068 0,056 0,066 0,056 0,047 0,060 0,053 0,045 costo sett. servizio 19.407 16.634 13.862 16.172 13.862 11.552 14.786 12.938 11.089

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Capitolo 6

112

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE

MINUTI TOT:

384 CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI:

50 CONVERSIONE litri/kg:

0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO:

22 GRADO DI

RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 12

frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 8 7 6 8 7 6 9 8 7

n° scarichi /zona teorico

1,335 1,526 1,780 1,603 1,832 2,137 1,781 2,003 2,289

Reale 1,375 1,571 1,833 1,625 1,857 2,167 1,889 2,125 2,429 N° zone con scarico in+ 3 4 5 5 6 7 8 9 10 Media km in zona 30,00 34,29 40,00 30,00 34,29 40,00 26,67 30,00 34,29 t percorso in zona in min 112,5 128,6 150,0 112,5 128,6 150,0 100,0 112,5 128,6 t tot per lo svuotamento 191,3 170,9 143,7 185,8 164,6 136,3 192,4 174,8 152,0 Svuot possibili 183,8 161,5 133,2 174,8 152,3 135,0 177,7 173,4 148,4 svuot da effettuare 104,1 119,0 138,8 125,0 142,9 166,7 138,9 156,3 178,6 n° turni sett. 48 42 36 40 35 30 36 32 28

margine di sicurezza

76,5% 35,7% -4,1% 39,8% 6,6% -19,0% 28,0% 11,0% -16,9% km non operativi/q.le 0,096 0,094 0,098 tempi non operativi/q.le 0,303 0,298 0,312 tot km/qle 0,396 0,396 0,396 0,344 0,344 0,344 0,298 0,298 0,298 tot ore/sett. 307 269 230 256 224 192 230 205 179

ore/q.le 0,064 0,056 0,048 0,053 0,047 0,040 0,048 0,043 0,037 Costo sett. servizio 15.772 13.800 11.829 13.143 11.500 9.857 11.829 10.514 9.200

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Capitolo 6

113

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE

MINUTI TOT: 432

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO: 22

GRADO DI RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 12

frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 7 6 5 7 6 5 8 7 6

n° scarichi /zona teorico

1,526 1,780 2,136 1,832 2,137 2,564 2,003 2,289 2,671

reale 1,571 1,833 2,200 1,857 2,167 2,600 2,125 2,429 2,833 N° zone con scarico in+ 4 5 6 6 7 8 9 10 11

media km in zona 34,29 40,00 48,00 34,29 40,00 48,00 30,00 34,29 40,00 t percorso in zona in min 128,6 150,0 180,0 128,6 150,0 180,0 112,5 128,6 150,0 t tot per lo svuotamento 218,9 191,7 153,6 212,6 184,3 144,8 222,8 200,0 169,7

svuot possibili 206,8 177,7 151,8 196,7 182,5 140,1 221,1 195,2 162,4 svuot da effettuare 119,0 138,8 166,6 142,9 166,7 200,0 156,3 178,6 208,3 n° turni sett. 42 36 30 35 30 25 32 28 24

margine di sicurezza

73,8% 28,0% -8,9% 37,7% 9,5% -29,9% 41,5% 9,3% -22,0% km non operativi/q.le 0,096 0,094 0,098 tempi non operativi/q.le 0,303 0,298 0,312 tot km/qle 0,396 0,396 0,396 0,344 0,344 0,344 0,298 0,298 0,298 tot ore/sett. 302 259 216 252 216 180 230 202 173

ore/q.le 0,063 0,054 0,045 0,053 0,045 0,038 0,048 0,042 0,036 costo sett. servizio 15.525 13.307 11.089 12.938 11.089 9.241 11.829 10.350 8.872

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Capitolo 6

114

TURNI DA 9h CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE

MINUTI TOT: 540

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO: 22

GRADO DI RIEMPIMENTO: 0 T TRASF: 12

frquenza 6 5 4 kg /gg 80.000 96.000 120.000 volume corrisp 2.000.000 2.400.000 3.000.000 N° CONT. 833 1000 1250 N°scarichi totali 10,67948718 12,82051282 16,02564103 n° di zone n° di zone n° di zone N° di zone 6 5 4 6 5 4 7 6 5

n° scarichi /zona teorico

1,780 2,136 2,670 2,137 2,564 3,205 2,289 2,671 3,205

reale 1,833 2,200 2,750 2,167 2,600 3,250 2,429 2,833 3,400 N° zone con scarico in+ 5 1 3 1 3 1 3 5 2

media km in zona 40,00 48,00 60,00 40,00 48,00 60,00 34,29 40,00 48,00 t percorso in zona in min 150,0 180,0 225,0 150,0 180,0 225,0 128,6 150,0 180,0 t tot per lo svuotamento 299,7 261,6 204,5 292,3 252,8 193,5 308,0 277,7 235,2

svuot possibili 277,8 258,5 196,5 289,4 244,6 191,6 300,6 265,8 231,5 svuot da effettuare 138,8 166,6 208,3 166,7 200,0 250,0 178,6 208,3 250,0 n° turni sett. 36 30 24 30 25 20 28 24 20

margine di sicurezza

100,1% 55,2% -5,6% 73,7% 22,3% -23,4% 68,3% 27,6% -7,4% km non operativi/q.le 0,096 0,094 0,098 tempi non operativi/q.le 0,303 0,298 0,312 tot km/qle 0,396 0,396 0,396 0,344 0,344 0,344 0,298 0,298 0,298 tot ore/sett. 324 270 216 270 225 180 252 216 180

ore/q.le 0,068 0,056 0,045 0,056 0,047 0,038 0,053 0,045 0,038 costo sett. servizio 16.634 13.862 11.089 13.862 11.552 9.241 12.938 11.089 9.241

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Capitolo 6

115

3° MODULO: IN OGNI COLONNA SI FISSA IL NUMERO DI CONTENITORI, DA QUI SI

RICAVA LA FREQUENZA E IL ° DI RIEMPIMENTO, POI TUTTE LE ALTRE VARAIBILI

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO AL FRULLO MINUTI TOT: 384

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO: 65

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 50

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 1,21 1,38 1,62 1,16 1,34 1,56 1,29 1,51

n° teorico zone 9,11 9,40 9,90 9,47 9,74 10,28 10,07 10,57

n° di zone 10 10 10 10 10 11 11 11

media effettiva scarichi per percorso

1,100 1,300 1,600 1,100 1,300 1,455 1,182 1,455

zone con doppio scarico 1 3 6 1 3 5 2 5

svuot per zona 120 120 120 130 130 118 127 127

costo/sett. 20.023 16.686 13.348 20.023 16.686 14.683 18.354 14.683

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Capitolo 6

116

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO AL FRULLO MINUTI TOT: 432

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO: 65

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 50

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 1,40 1,60 1,87 1,34 1,54 1,80 1,49 1,75

n° teorico zone 7,88 8,14 8,56 8,19 8,42 8,89 8,71 9,14

n° di zone 8 9 9 9 9 9 9 10

Media effettiva scarichi per percorso

1,375 1,444 1,778 1,222 1,444 1,778 1,444 1,600

zone con doppio scarico 3,00 4,00 7,00 2,00 4,00 7,00 4,00 6,00

svuot per zona 150 133 133 144 144 144 155 140

costo/sett. 17.743 16.634 13.307 19.961 16.634 13.307 16.634 14.786

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Capitolo 6

117

TURNI DA 9h CON SCARICO AL FRULLO MINUTI TOT: 540

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 28,7

TRASF+ SCARICO: 65

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 50

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 1,81 2,07 2,42 1,74 2,00 2,33 1,93 2,27

n° teorico zone 6,08 6,28 6,61 6,32 6,50 6,86 6,72 7,05

n° di zone 7 7 7 7 7 7 7 8

media effettiva scarichi per percorso

1,571 1,857 2,286 1,571 1,857 2,286 1,857 2,000

zone con doppio scarico 4,00 6,00 9,00 4,00 6,00 9,00 6,00 8,00

svuot per zona 171 171 171 185 185 185 200 175

costo/sett. 19.407 16.172 12.938 19.407 16.172 12.938 16.172 14.786

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Capitolo 6

118

TURNI DA 6h 24m CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 384

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO: 22

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 12

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 1,47 1,74 2,11 1,41 1,66 2,02 1,60 1,94

n° teorico zone 7,46 7,48 7,57 7,81 7,81 7,94 8,13 8,23

n° di zone 8 8 8 8 8 8 9 9

media effettiva scarichi per percorso

1,375 1,625 2,000 1,375 1,625 2,000 1,444 1,778

zone con doppio scarico 3,00 5,00 8,00 3,00 5,00 8,00 4,00 7,00

svuot per zona 150 150 150 162 162 162 155 155

costo/sett. 16.018 13.348 10.679 16.018 13.348 10.679 15.017 12.014

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Capitolo 6

119

TURNI DA 7h 12m CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 432

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO: 22

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 12

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 1,70 2,01 2,44 1,63 1,92 2,33 1,85 2,25

n° teorico zone 6,46 6,48 6,55 6,76 6,76 6,87 7,04 7,12

n° di zone 7 7 7 7 7 7 7 8

media effettiva scarichi per percorso

1,571 1,857 2,286 1,571 1,857 2,286 1,857 2,000

zone con doppio scarico 4,00 6,00 9,00 4,00 6,00 9,00 6,00 8,00

svuot per zona 171 171 171 185 185 185 200 175

costo/sett. 15.525 12.938 10.350 15.525 12.938 10.350 12.938 11.829

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Capitolo 6

120

TURNI DA 9h CON SCARICO ALL’I.S.PONENTE MINUTI TOT: 540

CAPACITA' DI CARICO(Q.LI): 75,8 VEL TRASF: 34,8

TEMPI MORTI: 50

CONVERSIONE litri/kg: 0,05 KM TRASF: 7

TRASF+ SCARICO: 22

GRADO DI RIEMPIMENTO: variabile T TRASF: 12

n° contenitori 1200 1200 1200 1300 1300 1300 1400 1400 volume tot 2.880.000 2.880.000 2.880.000 3.120.000 3.120.000 3.120.000 3.360.000 3.360.000

frequenza 6 5 4 6 5 4 5 4

° di riempimento 0,56 0,67 0,83 0,51 0,62 0,77 0,57 0,71

svuot per zona

113 94 75 123 102 82 110 88

scarichi teorici 10,62 12,77 16,00 10,57 12,75 15,85 12,73 15,91

scarichi effettivi 11,00 13,00 16,00 11,00 13,00 16,00 13,00 16,00

km per scarico 22,6 18,8 15 22,7 18,8 15,1 18,8 15,1

tempo di percorrenza zona 84,75 70,50 56,25 85,15 70,62 56,77 70,71 56,57 media teorica scarichi per percorso 2,21 2,60 3,17 2,11 2,49 3,02 2,39 2,91

n° teorico zone 4,98 5,00 5,05 5,22 5,22 5,30 5,43 5,49

n° di zone 5 5 6 6 6 6 6 6

media effettiva scarichi per percorso

2,200 2,600 2,667 1,833 2,167 2,667 2,167 2,667

zone con doppio scarico 6,00 8,00 10,00 5,00 7,00 10,00 7,00 10,00

svuot per zona 240 240 200 216 216 216 233 233

costo/sett. 13.862 11.552 11.089 16.634 13.862 11.089 13.862 11.089

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Capitolo 6

121

BIBLIOIGRAFIA E RIFERIMENTI

LIBRI SU TTP E PTM

Gestire l’innovazione

A. Grandori, Organizzazione e comportamento economico, edizioni Il Mulino,

1999

R. A. Brealey, S. C. Myers, S. Sandri, Capital Budgeting, Mc Grow-Hill, 1999

R. M. Grant, L’analisi strategica per le decisioni aziendali, edizioni Il Mulino,

2000

Dal sito www.seabo.it:

CARTA DEL SERVIZIO RIFIUTI E IGIENE AMBIENTALE

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PAROLE CHIAVE

Raccolta rifiuti Qualità del servizio Modelli evolutivi Procedure organizzative Decisioni