9
Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 1 1. Cosa studia la Linguistica, le lingue del mondo, le varietà linguistiche italiane, piano del significante e piano del significato, segni linguistici. La linguistica è la disciplina che si occupa di studiare come sono fatte le lingue. L’italiano potrebbe essere considerata lingua unica perché c’è intervarietà fra le varie varietà. Un conto possibile del numero delle lingue del mondo arriva a circa 6.000. http://www.ethnologue.com/ Una delle questioni in atto sul problema delle lingue è che ce ne sono moltissime a rischio di estinzione e un fenomeno che si è osservato è che le aree del pianeta terra in cui c’è maggiore diversità biologica sono anche le aree in cui c’è maggior diversità linguistica. Un esempio è la Papua Nuova Guinea che riscontra grande diversità biologica, quindi grande diversità di lingue. In queste aree in cui è facile sopravvivere perché la natura è generosa i gruppi umani possono svilupparsi anche in piccoli gruppi, quindi isolarsi. In aree dove c’è maggior bisogno di comunità, di maggiori dimensioni per poter sviluppare la vita economica, tutti i gruppi convergono in uno solo e quindi anche la diversità linguistica viene a mancare. Un altro indicatore puramente numerico che ci porta ad accettare che l’essere umano è fondamentalmente plurilingue sta nel fatto che quelle circa seimila lingue, se divise per i circa duecento stati fanno trenta lingue a stato. Le minoranze linguistiche. Bisogna distinguere le minoranze storiche di antico insediamento come ad esempio quelle dei parlanti tedeschi meridionali di Bolzano, parlanti francesi della valle D’Aosta, sloveni in Friuli (Gorizia) che sono anche ampiamente tutelate e riconosciute dalle altre. Altre lingue di minoranza di antico insediamento sono meno protette come il ladino (una lingua che è una trasformazione del latino seguita alla fine dell’impero romano, parlata in alcune valli delle Province di Trento e di Bolzano), è una lingua che ha la caratteristica di non essere lingua ufficiale in nessun posto e quindi viene meno protetta nel contesto nazionale. Dal punto di vista tecnico linguistico tutte le lingue neolatine hanno pari statuto, si usa pertanto la metafora dell’albero genealogico. Altre lingue di minoranza sono invece frutti di immigrazioni, e sono presenti nelle cosiddette isole alloglotte (alloglotto un'altra lingua). Le minoranze di nuova formazione, conseguenze di immigrazioni avvenute negli ultimi decenni includo ad esempio il cinese, l’arabo nordafricano, il filippino, il rom. In Italia vengono oggi riconosciute e tutelate come minoranze linguistiche il Sardo, il Fiulano, il Tedesco, il Francese, lo Sloveno, il Francoprovenzale, l’Albanese (Arbëreshë), il Ladino, il Catalano, il Greco (griko), il Walser (germanico derivante dall’alemanno), i dialetti tedeschi di Friuli e Trentino, il Croato, il Mòcheno e il Cimbrico.

Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Corso di Linguistica Generale, Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Citation preview

Page 1: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 1

1. Cosa studia la Linguistica, le lingue del mondo, le varietà linguistiche italiane, piano del significante e piano del significato, segni linguistici.

La linguistica è la disciplina che si occupa di studiare come sono fatte le lingue.

L’italiano potrebbe essere considerata lingua unica perché c’è intervarietà fra le varie varietà. Un conto possibile del numero delle lingue del mondo arriva a circa 6.000.

http://www.ethnologue.com/

Una delle questioni in atto sul problema delle lingue è che ce ne sono moltissime a rischio di estinzione e un fenomeno che si è osservato è che le aree del pianeta terra in cui c’è maggiore diversità biologica sono anche le aree in cui c’è maggior diversità linguistica. Un esempio è la Papua Nuova Guinea che riscontra grande diversità biologica, quindi grande diversità di lingue. In queste aree in cui è facile sopravvivere perché la natura è generosa i gruppi umani possono svilupparsi anche in piccoli gruppi, quindi isolarsi. In aree dove c’è maggior bisogno di comunità, di maggiori dimensioni per poter sviluppare la vita economica, tutti i gruppi convergono in uno solo e quindi anche la diversità linguistica viene a mancare. Un altro indicatore puramente numerico che ci porta ad accettare che l’essere umano è fondamentalmente plurilingue sta nel fatto che quelle circa seimila lingue, se divise per i circa duecento stati fanno trenta lingue a stato.

Le minoranze linguistiche. Bisogna distinguere le minoranze storiche di antico insediamento come ad esempio quelle dei parlanti tedeschi meridionali di Bolzano, parlanti francesi della valle D’Aosta, sloveni in Friuli (Gorizia) che sono anche ampiamente tutelate e riconosciute dalle altre. Altre lingue di minoranza di antico insediamento sono meno protette come il ladino (una lingua che è una trasformazione del latino seguita alla fine dell’impero romano, parlata in alcune valli delle Province di Trento e di Bolzano), è una lingua che ha la caratteristica di non essere lingua ufficiale in nessun posto e quindi viene meno protetta nel contesto nazionale. Dal punto di vista tecnico linguistico tutte le lingue neolatine hanno pari statuto, si usa pertanto la metafora dell’albero genealogico.

Altre lingue di minoranza sono invece frutti di immigrazioni, e sono presenti nelle cosiddette isole alloglotte (alloglotto un'altra lingua). Le minoranze di nuova formazione, conseguenze di immigrazioni avvenute negli ultimi decenni includo ad esempio il cinese, l’arabo nordafricano, il filippino, il rom. In Italia vengono oggi riconosciute e tutelate come minoranze linguistiche il Sardo, il Fiulano, il Tedesco, il Francese, lo Sloveno, il Francoprovenzale, l’Albanese (Arbëreshë), il Ladino, il Catalano, il Greco (griko), il Walser (germanico derivante dall’alemanno), i dialetti tedeschi di Friuli e Trentino, il Croato, il Mòcheno e il Cimbrico.

Page 2: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 2

Il LATINO genera il portoghese, lo spagnolo, il catalano, il provenzale, il francese, il rumeno e l’italiano. Il latino è la lingua madre, le altre sono lingue figlie. Queste lingue vengono dette neolatine o romanze.

LATINO

PORTOGHESE CATALANO PROVENZALE FRANCESE RUMENO ITALIANO

SCHEMA DI JAKOBSON

Contesto

Messaggio

Emittente Ricevente / Destinatario

Canale

Codice

Secondo lo schema di Jakobson il contesto è un elemento ineliminabile perché a volte soltanto conoscendo il contesto posso decodificare il messaggio. Il semaforo ci dice solo: fermo, vai, o attenzione. Il codice del semaforo ha un piano dell’espressione costituito dalle luci, un piano del contenuto costituito dalle istruzioni da dare a chi percorre quella strada, la luce azzurra ad esempio non è materia del piano dell’espressione del codice del semaforo. È un codice convenzionale e arbitrario, ciò significa che per convenzione s’è stabilito che col rosso è obbligatorio fermarsi mentre col verde è possibile impegnare l’incrocio. È facile fare delle convenzioni, ma non altrettanto facile stravolgere le regole stabilite convenzionalmente; per una questione di abitudine i colori utilizzati dai semafori sono immodificabili e qualora si decidesse di cambiarli ci vorrebbe un certo lasso di tempo per abituare tutti i cittadini ai nuovi codici. Le lingue possono comunque cambiare nel tempo e questa loro capacità è dovuta al loro non essere completamente naturali (non sono solo geneticamente programmate ma hanno anche una componente storica). La componente genetica che ci da la facoltà di costruire codici e lingue venne definita da Saussure facoltà di linguaggio, la componente storica fa sì che le lingue siano tante.

Secondo uno schema di Saussure c’è un primo momento psicologico in cui si genera il messaggio, per poi passare ad un momento fisiologico in cui viene prodotto il suono. Ammesso che entrambi i parlanti conoscano il codice e che non vi sia rumore – tutto ciò che interrompe un canale di

Page 3: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 3

trasmissione viene detto tecnicamente rumore – il suono arriva all’orecchio del destinatario dove da una prima fase fisica (l’udito) si passa ad una fase psichica in cui l’utente deve riconoscere il contenuto del codice così come era partito dalla mente originale del destinatario. In un altro schema Saussure ci spiega come funziona qualsiasi tipo di messaggio: quando l’emittente comincia a voler comunicare qualcosa egli ha un concetto che associa ad un immagine acustica (termini che poi Saussure abbandonerà) che non è ancora un suono concreto ed esiste a livello mentale ma non fisico in quanto non ancora percepibile dal destinatario. L’unione di un concetto e di un immagine acustica, e più nello specifico di un’espressione e di un contenuto, è quello che costituisce un segno linguistico.

Senso Concetto

Fonia Immagine acustica

Concreto Astratto

Senso diventa SIGNIFICATO

Immagine acustica diventa SIGNIFICANTE

Concetto e immagine acustica sono distinti ma inseparabili e attraverso queste due cose creiamo delle fonie passando così dall’astratto al fisico/concreto. Anche nel singolo segno noi riconosciamo un piano dell’espressione e uno del contenuto attribuendo così ad entrambi i piani una dimensione concreta e una astratta. I codici si distinguono fra di loro sia per quello che utilizzano al livello dei due piani sia per quali principi regolano i rapporti fra i due piani.

Tornando all’esempio del semaforo: Il piano dell’espressione sono le luci, il piano del contenuto comprende le indicazioni che queste luci danno, cioè “stop”, “vai”, “attenzione”. La relazione fra gli elementi dei due piani è convenzionale, ciò significa che non c’è nessun motivo naturale per cui ad esempio il verde debba significare “vai”.

Page 4: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 4

2. Semiotica Quando usiamo la parola segno, la usiamo in tanti contesti. Per esempio possiamo constatare che uno ha la febbre toccandogli la fronte che scotta (la fronte calda è il nostro segno) c’è quindi una relazione naturale fra il segno e l’interpretazione che dobbiamo dare a questo, e la fronte che scotta sarà il nostro indice. Per altri tipi di codici si utilizzano princìpi diversi, ad esempio di iconicità. I pupazzetti dei cessi, che si basano sullo stereotipo “donna-gonna”/ “uomo-pantaloni” creano un codice basato sull’iconicità.

I segni che incontriamo nella nostra vita sono stati classificati dal filosofo americano Charles Sanders Pierce in tre grosse categorie che lui ha chiamato Indici, Icone e Simboli.

Gli indici sono ad esempio il caso della febbre, cioè cose per noi interpretabili prodotte non intenzionalmente che hanno un legame naturale con ciò a cui rimandano. Qui espressione e contenuto solo legati in maniera casuale. Un altro esempio è quello delle nuvole che si addensano: da questo indice capisco che sta per piovere.

Le icone sono invece tipi di segni prodotti intenzionalmente in cui c’è un legame non naturale, ma che ci si industria a creare, di somiglianza fra ciò che è percepibile ed il contenuto a cui quest’immagine deve rimandare. Esse rinviano pertanto ad un oggetto o ad un evento per analogia, e dunque l’espressione tende ad imitare in qualche modo il contenuto.

I simboli sono segni prodotti intenzionalmente in cui il legame tra l’elemento d’espressione e il suo contenuto è puramente arbitrario e convenzionale. Non c’è dunque un legame naturale o per analogia fra espressione e contenuto, esso è del tutto convenzionale. Esempio il semaforo, il simbolo della pace, il simbolo del dollaro, la svastica nazista.

Quale principio regola l’associazione degli elementi dell’espressione e degli elementi di contenuto nei sistemi linguistici? Già dalla filosofia greca ci si pose questo quesito, e nella storia del pensiero si sono seguite varie risposte fino ad arrivare a quella più articolata ideata da Saussure. La prima ipotesi che è sorta e si è fatta strada è stata che anche per i segni linguistici il rapporto fosse di carattere iconico con i significati. Imitare con la nostra voce suoni già presenti è un dato di fatto: infatti in quasi tutte le lingue abbiamo gli ideofoni e le onomatopee, cioè parole che tramite suoni prodotti dalla voce cercano di imitare un suono o un rumore che si produce in un fenomeno. Una caratteristica degli ideofoni è che spesso non somigliano alle altre parole della lingua (boom, splash). Le onomatopee in comune con gli ideofoni hanno l’idea di imitare dei suoni ma sono meglio integrate nel sistema linguistico, cioè più simili alle altre parole (nitrire, pigolare). Questi però funzionano solo se l’elemento di contenuto che vogliamo trasmettere è qualcosa di udibile, e non tutto è udibile. Un tentativo di vedere se si potesse salvare l’idea di costruire gli elementi di espressione linguistici costruiti solo da iconicità è stata molto discussa nel Cratilo di Platone, un’opera in cui il filosofo si occupa del problema del linguaggio. Possiamo capire bene quello che Platone dice nel Cratilo dall’interpretazione di Belardi, ma si deve partire dal presupposto che in quest’opera vengono presentate delle definizioni che poi verranno confutate. Platone sostiene che tutte le parole che indicassero il piccolo avessero una i e tutte quelle che indicavano il grande

Page 5: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 5

contenessero una a (es. micron, macro). Quest’idea che Platone presenta è di per sé il concetto di iconicità e il principio dell’organizzazione linguistica che è chiamata da Belardi mimesi articolatoria del mondo.

Mimesi: imitazione

Articolatorio: articolazione, produzione dei suoni linguistici.

Quindi “imitazione del mondo tramite suoni linguistici”. Secondo Belardi non bisogna guardare al carattere acustico del suono ma a come si dispongono i nostri organi articolatori; quando pronunciamo ad esempio la “i” la lingua si innalza verso l’alto e occupa più spazio rimpicciolendo lo spazio vuoto a disposizione all’interno dello spazio orale; oppositamente per la “a”. Dunque questo principio di iconicità visto dal punto di vista della mimesi articolatoria del mondo è parzialmente esistente e si manifesta effettivamente nelle lingue, ma non esaurisce il problema intero della comunicazione. Lo stesso Platone alla fine dirà che le parole non sono così come sono per natura ma sono così come sono per convenzione.

Secondo Saussure infatti vedere le lingue come codici puramente convenzionali ci farebbe vedere le lingue come semplici nomenclature, liste di etichette appiccicate alle cose. La lingua non è una nomenclatura.

Tornando agli schemi di Saussure, come già detto lui cambierà idea sui termini da utilizzare decidendo di istituire una terminologia in cui i due termini di riferimento sono significato e significante. “Significato” viene introdotto proprio per evitare che la lingua venga vista come una nomenclatura perché i significati di due lingue diverse non sono sovrapponibili. Chiamare immagine acustica “significante”, invece, ci da il vantaggio di non rimandare esclusivamente al canale acustico e quindi prendere in considerazione non solo il codice lingua che si esprime attraverso un canale di tipo acustico, ma tutti i codici.

Page 6: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 6

3. Forma e sostanza del piano dell’espressione e del contenuto Arbitrarietà. È una nozione fortemente legata a Ferdinand de Saussure, piuttosto complessa. Un primo aspetto di questa cosa è che le due facce di un segno linguistico o di qualunque altro codice e quindi i confini fra significante e significato di una lingua non si sovrappongono mai allo stesso modo in cui si sovrappongono in un'altra lingua. Questo rapporto fra significato e significante è prima di tutto convenzionale o arbitrario. Ciò vuol dire che non c’è un motivo naturale per cui un determinato significato debba esprimersi secondo certi suoni piuttosto che altri. Ci sono determinati tipi di parole – come quelle onomatopeiche – che hanno un certo rapporto di somiglianza fra significato e significate un po’ in tutte le lingue ma la stragrande maggioranza delle altre parole riporta il rapporto significato/significante in maniera convenzionale.

Arbitrario non significa comunque necessariamente convenzionale, visto che è arbitrario il modo in cui ciascuna lingua sceglie di far corrispondere ad un significante un determinato significato, mentre per convenzionale si intende solo la non imitazione dei suoni naturali. Le lingue sono un tipo particolare di codice, cioè un insieme di associazioni fra quelli che noi chiamiamo due piani: uno dell’espressione e uno del contenuto. Questa terminologia è una terminologia sviluppata dal linguista danese Hjelmslev, un grande interprete del pensiero di Saussure. La grossa differenza fra le lingue e qualsiasi altro codice è che si può dire che le lingue abbiano un piano del contenuto pressoché illimitato, i codici non naturali o artificiali sono limitati ad una certa area di contenuto: le lingue sono il codice più potente della terra quindi molti associano ad esse l’onnipotenza semantica, che sarebbe il caso di chiamare più correttamente onniformatività semantica. Per ogni codice possiamo descrivere quale sia il suo piano dell’espressione e quale quello del contenuto. Per parlare dei due piani Hjelmslev ha introdotto degli elementi che però richiedono di fare distinzioni all’interno dei due piani. In particolare, in partenza i due piani si presentano così: il piano del contenuto è illimitato, la sua materia è illimitata, e contiene cioè tutto ciò che è concepibile e immaginabile da parte della specie umana; questa materia viene organizzata da ogni lingua in modo parzialmente diverso. Nella terminologia di Hjelmslev ciò che organizza questa materia è chiamata forma. Materia del contenuto, materia dell’espressione; forma del contenuto forma dell’espressione.

ESPRESSIONE CONTENUTO

FORMA significati, fonemi significati, accezioni

SOSTANZA suoni, foni concretamente prodotti e percepiti sensi in un determinato contesto

Nel piano del contenuto troviamo una materia che è uguale per tutti, indipendentemente dalle lingue la nostra realtà è comune, ma le lingue le danno forma in maniera differente: è come una rete che proietta la sua ombra sulla materia in maniera tale da organizzarla e dividerla secondo le maglie di quella rete, e ogni lingua è una rete diversa. Esempi concreti sono i nomi dei colori. Lo stesso Hjelmslev confronta inglese e gallese, due lingue molto diverse ma parlate in due luoghi contigui ed essenzialmente molto simili. La porzione di materia del contenuto è una porzione

Page 7: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 7

dell’area dei colori che in inglese è denominata dalle parole come da schema. Se la materia fosse fatta di concetti dovremmo trovare nella parte gallese righe alla stessa altezza di quelle inglesi, in realtà cambiando lingua cambiano anche i confini fra un elemento e l’altro. In italiano d’altro canto c’è una distinzione fra celeste e blue che magari in inglese potrebbe non esistere. Questo fatto, cioè il fatto che le lingue diano forma diversa a quella che è la stessa materia è il senso più profondo di quello che diceva Saussure quando parlava di arbitrarietà, perché si può mettere un confine fra due concetti, ma non è detto che si debba farlo. I significati dei segni linguistici hanno dei confini che si definiscono solo all’interno del codice di cui fanno parte e questi confini non stanno nello stesso posto passando da una lingua all’altra.

INGLESE GALLESE ITALIANO

gwyrdd green celeste blue glas azzurro blu gray llwyd brown

Prendiamo ora dall’italiano il verbo ANDARE, che significa spostarsi da un luogo ad un altro, un movimento verso una meta. Può significare muoversi utilizzando le gambe, oppure tramite svariati mezzi: cose materialmente diverse ma tutte racchiuse nella forma del verbo andare. In tedesco ‘andare in bagno’ è gehen, se dico ‘vado a Roma’ è fahren, se dico ‘vado a New York’ è fliegen.

CONCETTO ITALIANO TEDESCO

spostarsi a piedi gehen (andare in bagno ) spostarsi in auto VADO fahren (andare a Roma) spostarsi in aereo fliegen (andare a New York) Tutte le lingue hanno la caratteristica della onnipotenza semantica (poter parlare di tutto) e possiamo quindi anche parlare di come questo esprimere in maniera diversa stessi concetti avvenga. Lo schema di sopra ci mostra perfettamente come ogni lingua amministri la propria arbitrarietà della forma nel piano del contenuto. Anche qui Saussure ci da un grande

Page 8: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 8

armamentario concettuale per lavorare su questo aspetto. I segni linguistici non funzionano isolatamente, ma intrattengono fra di loro due tipi di rapporti: rapporti sintagmatici e rapporti associativi. I rapporti associativi: prendendo ad esempio la parola suggerita da Saussure enseignement notiamo che questa può essere associata da un punto di vista del significato alla parola école, ma è anche vero che essa termina allo stesso modo di doucement con la quale non ha nulla a che fare in termini di significato; somigliandosi solo nel significante. Questi rapporti dunque riguardano il modo in cui alcune parole richiamino ad altre parole per similitudine di significato e/o di significante. Saussure dice che ogni elemento della lingua è in rapporto associativo con altri elementi: da un punto di vista del significato, del significante o di entrambi (in questo caso potremmo avere enseigner).

RAPPORTI ASSOCIATIVI

enseignement

école document somiglianza per significato somiglianza per significante

enseigner somiglianza per significato e significante

I rapporti sintagmatici (sintagma, dal greco = disporre insieme, disporre accanto) sono quei rapporti che le parole hanno per il fatto di essere collocate una accanto all’altra in una sequenza che poi trasmette un messaggio. Tali rapporti legano gli elementi della lingua in maniera diversa e con forza diversa affinché essi non siano una semplice successione lineare. Legano non solo le parole, ma anche i singoli morfemi e ancora più in profondità i fonemi che compongono ogni parola. Se andiamo a riprendere l’esempio di prima notiamo che sfruttando la possibilità di costruire rapporti sintagmatici che il verbo andare ha nella lingua italiana con altre parole, siamo riusciti ad esprimere lo stesso significato che il tedesco o il russo esprimono in una sola parola. Le lingue possono quindi sempre esprimere con mezzi sintagmatici ciò che un’altra lingua esprime con mezzi paradigmatici. I rapporti associativi secondo Saussure sono rapporti “in absentia” cioè rapporti con altri segni assenti in quel momento da quel contesto, il segno da cui parto e quelli con cui questo intrattiene rapporti non sono compresenti; i rapporti sintagmatici sono rapporti “in presentia” dove cioè è necessaria la compresenza fra le varie parole.

Un tipo particolare di rapporti associativi sono quelli che Hjelmslev ha voluto chiamare rapporti paradigmatici. Egli studiava parole con rapporti associativi che in particolare possono essere usate alternativamente l’una a l’altra in uno stesso contesto. Per esempio i tre verbi del tedesco andare

Page 9: Corso di Linguistica Generale - Introduzione alla Linguistica, Semiotica, Piano dell'espressione e Piano del contenuto, Saussure

Appunti di Linguistica Generale. Introduzione, Semiotica, Piano dell’espressione e Piano del contenuto. A cura di Enzo Santilli. Info [email protected] Pag. 9

hanno tra di loro un’ulteriore proprietà che li lega: o uso uno o uso l’altro, sono quasi sostituibili ed hanno quindi un rapporto in assenza. Sono in rapporto paradigmatico perché intercambiabili da un punto di vista strutturale.

Noam Chomsky introduce il termine competenza linguistica. Lui dice di voler descrivere appunto la competenza linguistica di un parlante ideale e che lo scopo della linguistica è quello di ricostruire quelle regole e quelle conoscenze che un parlante nativo di una lingua (bambino cresciuto in un determinato ambiente parlante una determinata lingua) ha di quella lingua. Tali regole sono diverse qualitativamente dalle competenze che si possono arrivare a raggiungere anche studiando approfonditissimamente la stessa lingua. Egli ha una conoscenza tacita, non esplicitata, inconsapevole e inconscia del codice lingua.