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CORSO DI STATISTICA PER GLI ENTI LOCALI E INTERMEDI A.A. 2013/14 Corso di Laurea Magistrale in SCIENZE DEL GOVERNO E POLITICHE PUBBLICHE (Ord. 2008) Crediti formativi 9.0 Docente BOLZAN MARIO DIPARTIMENTO DI SCIENZE STATISTICHE,Via C. Battisti 241-3 tel 049 8274181, [email protected]

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CORSO DI STATISTICA PER GLI ENTI LOCALI E INTERMEDI

A.A. 2013/14 •

Corso di Laurea Magistrale in

SCIENZE DEL GOVERNO E POLITICHE PUBBLICHE (Ord. 2008)

Crediti formativi 9.0

DocenteBOLZAN MARIO

DIPARTIMENTO DI SCIENZE STATISTICHE,Via C. Battisti 241-3 tel 049 8274181, [email protected]

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PROGRAMMA

• Prerequisiti.• Nella presentazione di alcuni argomenti si ricorrerà alla

formalizzazione e linguaggio matematico. Per tali circostanze sarà sufficiente la conoscenza degli elementi di matematica, algebra e geometria presentati nei programmi scolastici della maggior parte delle scuole medie superiori. E' ritenuto utile aver frequentato un corso di SECS- S/01 o S/05 nella Laurea triennale

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Conoscenze e abilita' da acquisire• Gli obiettivi formativi del corso sono tali da fornire una formazione di

base sul contributo della statistica nella metodologia della ricerca empirica in campo sociale. L’attenzione sarà comunque rivolta sia alle potenzialità del metodo che alla conoscenza delle singole tecniche. In particolare il corso intende offrire gli elementi utili a : - Conoscere le potenzialità della statistica nei processi della ricerca in ambito pubblico e nel governo delle amministrazioni; - Conoscere e applicare i contributi della statistica nella formazione ed analisi descrittiva e campionaria del dato empirico; - Conoscere le potenzialità conoscitive e applicative delle principali Sistemi Informativi (ISTAT, SISTAN, EUROSTAT); -Conoscere le potenzialità informative della Statistica in problemi di valutazione delle attività di governo, di amministrazione pubblica e dei servizi pubblici.

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Modalita' di esame• La modalità di esame prevista sarà la prova

scritta. La prova di accertamento è in forma scritta, suddivisa in almeno tre distinte parti, con alcune domande a risposta multipla, almeno una a risposta breve, infine la soluzione di esercizi di elementare calcolo ed analisi statistica. Durante il corso si svolgeranno attività di laboratorio che saranno valutabili a fini di superamento dell'esame.

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Lavoro individuale/Tesina

• Verranno proposti lavori individuali e/o di gruppo da sottoporre su temi indicati dal docente.

• Saranno valutati e potranno rappresentare una integrazione al voto di esame.

• Dettagli a lezione.

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Criteri di valutazione

• La valutazione della preparazione avverrà sulla base della capacità dello studente di cogliere gli elementi statistici caratterizzanti un problema di ricerca in ambito pubblico e di azioni politiche o di servizi e le potenzialità informative in essa contenute. Inoltre si svilupperà nella conoscenza puntuale e articolata dei fondamenti della materia presentati a lezione.

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Contenuti 1. I bisogni conoscitivi per la programmazione e le decisioni. Il dato

statistico e l’informazione. Gli indicatori, i rapporti statistici. Le Fonti Statistiche Ufficiali (ISTAT, Eurostat, Sistar).2. La formazione del dato statistico. Loro rappresentazione in tabelle e grafici .3. Le variabili statistiche. Qualitative nominali o sconnesse, ordinali. Quantitative continue e discrete.

• 4. Indicatori di centralità e posizione: moda, mediana, media aritmetica. Indicatori di mutabilità, di variabilità assoluta e relativa.

5. Principi di campionamento e indagini campionarie.  Stima puntuale e intervalli di confidenza per la media Il dato e l’informazione statistica. 6. Metodi per la ricerca sociale partecipata. Introduzione alla ricerca sociale partecipata. Metodo Delphi per la convergenza delle opinioni,

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Attivita' di apprendimento previste e metodologie di insegnamento

• Saranno previsti laboratori di gruppo ed individuali. In tali circostanze verrà messo a disposizione del materiale integrativo di esercizi. Il Corso di articolerà in unità didattiche, ciascuna cercherà di affrontare in modo coerentemente completo gli argomenti previsti. Sarà organizzata in: a)lezioni quadro; b)laboratori individuali; c)laboratori di gruppo. 

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Eventuali indicazioni sui materiali di studio

• A lezione il docente indicherà puntualmente i libri o materiale didattico specifico per i singoli argomenti. Simone Borra, Agostino Ciaccio (2008), Statistica. Metodologie per le scienze economiche e sociali, seconda edizione, McGrraw-Hill, Milano. Antonio Pacinelli (2008), Metodi per la ricerca sociale partecipata, Franco Angeli, Milano. 

- Materiale didattico scaricabile Dispensa e materiale messo a disposizione nel sito del docente. COMPENDIO DI STATISTICA / MANUALI SIMONE ED. 2005.

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DECIDERE, PERCHE’? COME?

• Decidere per governare i processi caratterizzati dall’incertezza;

• Per decidere bisogna capire(dare senso)

• Per capire bisogna conoscere

• Per conoscere bisogna misurare;

• Per misurare bisogna classificare;

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Ad esempio, costruiamo indicatori per misurare/valutare:

• Le condizioni di salute degli anziani;• Lo sviluppo industriale di aree territoriali;• La soddisfazione degli utenti di un certo servizio

pubblico;• Il livello di inquinamento dell’aria;• Il grado di utilizzo delle strutture ospedaliere;• La capacità contributiva;

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Il modello logico entro il quale definire gli indicatori

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VARIABILE LATENTE

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ESEMPI

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Come traduciamo in pratica questo schema concettuale?

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INFORMAZIONE COME DIMENSIONE DEI

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Schema di un sistema complesso:salute e sanità

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continua

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continua

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Dal Sistema Organizzativo al Sistema Informativo.

La visione sistemica dei servizi/organizzazioni significa mettersi

nella condizione di saper cogliere:

• i) la complessità degli elementi;

• ii) la dinamicità che "lega" gli elementi;

• iii) la scambiabilità delle informazioni tra gli elementi.

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Logica di sistema

• significa porre attenzione alla configurazione (complessa) degli organismi, o enti, e alle funzioni (istituzionali) che tali organismi assolvono.

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Significa privilegiare

• il coordinamento dinamico delle informazioni prodotte sul territorio di riferimento attraverso scambi di dati, di informazioni e di statistiche che avvengono tra enti, ovvero mediante la costituzione di preordinati flussi informativi tra le diverse parti del sistema, tra le parti e l' "esterno" e tra l' "esterno" ed il sistema.

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Con le conseguenze di:

• coordinamento non come un problema di interconnessione tra basi di dati, e dunque essenzialmente come un problema di comunicazione "informatica".

• anche la realizzazione di un sistema viene fortemente condizionata dalla capacità di garantire opportune integrazioni fra tutte le fonti (informative) coinvolte nel sistema stesso.

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• SISTEMA INFORMATIVO • Visto come un complesso dinamico e

coordinato di elementi, atto a produrre e scambiare informazioni utili per decidere e operare a diversi livelli (all'interno di un'organizzazione).

• Per affrontare infatti le questioni relative ai sistemi informativi in maniera corretta occorre partire dall'informazione, definibile come tutto ciò che consente di ridurre l'incertezza in un processo decisionale.

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IL DATO

• Spesso si confonde il dato con l’informazione. • Il dato è la cosiddetta materia prima del

processo di produzione delle informazioni, è un messaggio codificabile con il valore potenziale di diventare strumento decisionale- l’informazione- nei processi di scelta fra ipotesi alternative e condotte in condizioni di incertezza(cioè, appunto per mancanza di informazioni) .

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Il dato

• è l'elemento essenziale su cui l'informazione stessa si basa, l'informazione è quel processo di sintesi (in genere, ma in alcuni casi anche di analisi) del dato che lo rende utile per decidere, una specie di "interfaccia" tra dato e decisione, tra dato e motivo per cui il dato stesso viene raccolto, conservato, scambiato(vedere anche pacinelli ultimo libro arrivato).

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Dato elementare• Si parla anche di dato elementare che si

riferisce al singolo carattere o dimensione osservato sull’unità statistica o di analisi, studio. Blumenthal (S.C. Blumenthal, Il sistema informativo, ISEDI, Milano, 1973, p.35) definisce il dato come:” una descrizione originaria e non interpretata di un evento” mentre l’informazione come “.. l’insieme di uno o più dati memorizzati, classificati, organizzati, messi in relazione o interpretati nell’ambito di un contesto in modo da assumere un significato” sostantivo e pertinente al problema in esame.

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INFORMAZIONE

• Se il dato ha una sua oggettività, l’informazione si distingue per la sua soggettività nel senso che è destinata a qualcuno a cui serve per un qualche fine.

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Definizione di informazione

• La International Federation of Information Processing (IFIP) definisce il dato:” la rappresentazione, formalizzata e suscettibile di elaborazione e trasmissione con mezzi automatici, di oggetti, persone, fatti, idee” e come informazione “il significato che può essere assegnato ad una messaggio con segno(dato) ad un soggetto(persona o decisore).

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Informazione / dato

• Davies ritiene che l’informazione sia un dato che è stato sottoposto ad un processo che lo ha reso importante per il destinatario (committente della ricerca non necessariamente detentore dello stesso).

• Qui si trova allora il contenuto, il destinatario(o utente), il fine (uso previsto), i modi, i luoghi ed i tempi di produzione. (G.B.Davies,MIS: Conceptual, foundations, structure and development, Mc Graw-Hill, 1974, p.32)

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I REQUISITI

• Il dato deve possedere determinanti requisiti: completezza, omogeneità e fasatura.

• La completezza riguarda la rappresentazione del fenomeno in osservazione, che deve essere completa cioè non ci devono essere dimensioni o dati mancanti.

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Omogeneità

• deve garantire la possibilità corretta di poter fare confronti fra dati che rappresentano gli stessi fenomeni in luoghi e tempi diversi (ciò si riferisce in particolare alla fase di rilevazione).

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Fasatura

• riguarda invece quei dati che si riferiscono a situazioni variabili nel tempo e possono essere rappresentati solo con riferimento a momenti o periodi storici o situazioni geografiche precise.

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• Se i dati sono incompleti, eterogenei, sfasati le informazioni conseguenti sono da ritenersi non attendibili o inaffidabili.

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Dall’informazione al Sistema Informativo

• Dopo aver capito la distinzione tra dato ed informazione, passiamo alla distinzione tra singola informazione e sistema informativo.

• Il grado di “informatività” delle comunicazioni che facciamo dipende anche da come le singole informazioni che trasmettiamo sono strutturate.

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informatività

• Trasmettere informazioni in modo armonizzato e coerente garantisce una buona “informatività” di queste, mentre trasmettere informazioni in modo disordinato, se non contradditorio, determina un basso livello di informatività del messaggio trasmesso.

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• Dunque si rende necessario selezionare le informazioni da veicolare, e per selezionare le informazioni in modo coerente e coordinato è necessario partire da uno schema concettuale all’interno del quale ogni informazione ha il suo ruolo.

• Questa è la caratteristica fondamentale che differenzia un sistema informativo da una base di dati.

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• Nella base di dati, infatti, non esiste nessun vincolo sulla coerenza e l’informatività dei dati presenti. Dietro alla costruzione di un sistema informativo c’è, dunque, un lavoro intellettuale che passa per delle ipotesi interpretative (per forza di cose soggettive) che determinano la qualità ed il potere esplicativo delle informazioni trasmesse. Queste strutture concettuali da cui il sistema informativo prende forma devono essere rese esplicite, vista la loro natura soggettiva.

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Sistema Informativo SI

• La nozione di SI nasce nell’ambito della gestione aziendale, dove è necessario che le informazioni vengano scambiate tra i vari soggetti in modo veloce ed efficiente, limitando al massimo ogni ambiguità, incoerenza o inadeguatezza che possa rallentare il processo produttivo. La base di dati è, invece, l’architettura informatica predisposta per l’archiviazione dei dati.

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Sistema Informativo Statistico (SIS)

• E’ un Sistema Informativo, che pone l'accento su un tipo particolare di "informazioni" quali sono quelle statistiche. Queste risultano utili soprattutto (anche se non esclusivamente) in processi decisionali di "alto" livello, che coinvolgono ambiti organizzativi prevalentemente "complessi".

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I SIS• possono essere visti come sistemi informativi (e

quindi dinamici e coordinati) in cui l'utilizzo delle informazioni prevalentemente statistico-quantitative è prioritariamente finalizzato a decisioni di "governo", ma anche a soddisfare esigenze conoscitive di carattere generale.

• In tale concezione si privilegia il fine (l'utilizzo delle informazioni) e non il soggetto (le informazioni come dati statistici) o il mezzo (per esempio il calcolatore o i suoi derivati).

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continua

• In ogni organizzazione infatti le statistiche o meglio le informazioni a carattere statistico giocano un ruolo più o meno fondamentale, a seconda di fattori soggettivi (per esempio, la volontà di utilizzarle) e di fattori oggettivi (per esempio, la grandezza e il tipo di organizzazione che le utilizza).

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La definizione data dalle Nazioni Unite

• “I Sistemi Informativi Statistici sono dei particolari sistemi informativi orientati alla raccolta, immagazzinamento, elaborazione e distribuzione di informazione statistica” (UN/ECE, 2000). Mentre i SI sono finalizzati alla gestione e funzionamento di grandi organizzazioni, i SIS devono “diminuire il grado di incertezza” dei decisori a livello di macro-organizzazioni.

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un esempio

• Il ministero dell’istruzione ha certamente un suo sistema informativo che permette l’organizzazione del ministero stesso, ma per prendere decisioni strategiche (compito che al ministero compete) nel campo dell’istruzione è necessario avere delle informazioni che permettano ai decisori di ridurre al minimo il grado di incertezza. Questo sarà possibile se l’informazione supporta il processo decisionale mediante informazioni anche relative ad ambiti “esterni” all’organizzazione del ministero.

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Altra definizione

• fornita da D’Angiolini e Garofalo (1995) scompone il concetto di SIS nelle sue varie componenti e in questo senso è particolarmente esplicativa:

• “Ampia base informativa, generalmente costituita da diverse fonti d’informazione (eventualmente gestite da differenti organismi), strutturate e rese disponibili in funzione del loro utilizzo per lo studio statistico di particolari fenomeni”

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• Sulla base di queste considerazioni potremmo definire il Sistema Informativo Statistico come “un sistema informativo per il quale l’utilizzo dell’informazione è principalmente quantitativo e cognitivo”. Tale definizione pone maggiormente l’attenzione sul fine del SIS piuttosto che sull’oggetto (come fa, invece, la definizione delle Nazioni Unite).

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Ampia base informativa

• Grandi moli di dati, che richiedono quindi:– l’utilizzo della tecnologia informatica del

database– Disponibilità di sw e hw adeguato per

l’archiviazione dei dati

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Costituita da diverse fonti d’informazione

• I dati provenienti da differenti rilevazioni e indagini statistiche confluiscono in un unico contenitore, con lo scopo di incrementare il potenziale informativo su un determinato argomento. … Ma è possibile integrare diverse fonti di dati? E come?

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Gestite da differenti organismi

• Più organismi, per scopi differenti, raccolgono dati intorno allo stesso fenomeno (o a fenomeni molto simili). Il sistema informativo tenta di integrare l’informazione proveniente da differenti organismi (Es: disabilità/invalidità/handicap)

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Strutturate

• Ovvero organizzate in modo da poter essere consultate all’interno dello stesso sistema.

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Rese disponibili

• Il sistema informativo deve essere organizzato in modo tale da consentire la consultazione delle diverse fonti informative in maniera agevole ma al tempo stesso ineccepibile dal punto di vista metodologico.

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Informazioni statistiche

• La gestione di queste "particolari" informazioni diventa comunque fondamentale in una macro-organizzazione, che si caratterizza per la presenza di diversi "multi" livelli tecnici (multifunzionalità, multidiscipilinarietà, multidimensionalità, etc.) e politici (multicentricità delle decisioni

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SISTEMA TERRITORIALE/AMMINISTRATIVO

COMPLESSO•

Un’unità complessa (regione, provincia, grosso comune) può essere individuata come un sistema territoriale ove le unità elementari si distribuiscono secondo un addensamento di dimensioni varie (popolazione, residenze, servizi, centri di produzione, bisogni, disagi, emergenze), le quali registrano una eterogeneità interna di problemi e risorse che si ripetono per tipologia di relazione, se non proprio per consistenza, in ogni unità elementare (Quadro A)[1].

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Rappresentazione schematica fra territorio e sistema organizzativo e informativo

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CONTINUA

• Questo sistema complesso si può organizzare in due maniere fra loro alternative. L’organizzazione classica del territorio, e quindi della popolazione, avviene attorno alla dimensione amministrativa (descritta schematicamente dalla Quadro B), incline a raccogliere il territorio secondo una visione centralistica e rigida che contiene tutto e cerca di affrontare la dinamicità e consistenza dei fenomeni del sistema in modo simile in ogni unità territoriale, avendo come criterio di valutazione delle attività di governo l’autoreferenzialità della struttura amministrativa.

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continua

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CONTINUA

• Questo approccio tende quindi ad assicurare una visione indipendente del governo del sistema, ove i problemi vengono affrontati in maniera funzionale all’organizzazione amministrativa del territorio. In tal modo si privilegia la dimensione Amministrativa/ gestionale e non l’efficacia della politica che si ottimizza attraverso un governo dei processi e dei problemi che emergono dal territorio dove insiste la comunità, che altrimenti risulta dipendente, ininfluente e danneggiata.

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continua

• Ciascuna di queste unità detiene al suo interno una struttura organizzativa e amministrativa comune (centro/periferia) a tutte le altre unità (Quadro A entro la B).

• L’approccio alternativo, descritto dal quadro C, propone una visione dove l’aggregazione avviene cercando di tenere conto che una ottimale risoluzione dei problemi passa attraverso la loro identificazione e organizzazione (Quadro A entro C) al netto dei vincoli amministrativi.

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CONTINUA

• Si pensi ai problemi dell’inquinamento, dell’accesso a servizi qualificanti come la formazione superiore o universitaria, i bacini d’utenza degli ospedali, e considerare questi come subalterni e funzionali alle esigenze della popolazione. In questa seconda ipotesi i benefici sono evidenti perché vengono distinte le funzioni di governo da quelle di gestione amministrativa e ne risulta privilegiata l’efficacia dell’azione politica in quanto diretta verso contesti e obiettivi più omogenei.

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CONTINUA

• Il rapporto storico che la statistica ha avuto con l’amministrazione mostra, proprio attraverso questa visione, tutta la propria insufficienza. Appare allora doveroso riflettere sulla capacità dei tradizionali sistemi informativi di dire e capire quanto sta emergendo nel Paese.

• Si impone così un modo di pensare forme nuove e adeguate di sistemi statistico-informativi che sappiano cogliere i problemi alla loro formazione per poterne poi dare adeguate e pertinenti risposte politiche, sociali e culturali.

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SCHEMA A. Alcuni requisiti strategici di un sistema

di raccolta, elaborazione ed offerta di dati statistici.

COERENTI CON LE CONDIZIONI SPAZIO-TEMPORALI SPECIFICHE

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SCHEMA C.

Alcuni limiti all’attuale sistema di rilevazione statistica.FATTORI DI RISCHIO DI UN SISTEMA DI RILEVAZIONE

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INFORMAZIONI: ORIGINALE

STRUTTURATA

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INDICATORE STATISTICO

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Indicatori in base agli scopi di utilizzo

• Indicatori descrittivi

• Indicatori esplicativi

• Indicatori normativi

• Indicatori predittivi

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Indicatori in base agli scopi di utilizzo

• Indicatori descrittivi

• Costruiti per rendere esplicito lo stato dei fenomeni sociali senza presupporre un quadro teorico concettuale a cui fare riferimento.

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Indicatori esplicativi

• Costruiti per cercare di interpretare la realtà sociale. Hanno pertanto come riferimento uno schema concettuale che consente di stabilire dei legami tra gli indicatori e il fenomeno oggetto di studio. Degli indicatori descrittivi possono diventare esplicativi nel momento in cui sono inseriti in uno schema concettuale.

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Indicatori in base agli scopi di utilizzo

• Indicatori normativi

• Orientati ai problemi da risolvere e utili per guidare gli interventi programmati. Spesso definiti e misurati in funzione di un obiettivo richiesto o auspicabile. Richiedono la definizione di standard.

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Esempio di indicatori normativi

• Indicatori per il monitoraggio del rispetto, in ciascuna regione, dei livelli essenziali ed uniformi di assistenza (Dm 12_12_2001). A seguito della modifica del Titolo V della Costituzione (2001), rientra nella esclusiva legislazione dello Stato la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Per quanto riguarda la tutela della salute la potestà regolamentare spetta alle Regioni. Quindi le Regioni devono rispettare le linee guida dello Stato, ma hanno potere normativo.

• Il decreto fissa un insieme di indicatori per il monitoraggio del rispetto dei LEA, suddivisi in 5 aree: assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e lavoro, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera, indicatori di risultato, informazioni sullo stato di salute e sul contesto.

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Un esempio di indicatore, area ASSISTENZA OSPEDALIERA

• Indicatore: Posti letto per 1.000 abitanti• Definizione: Rapporto tra il numero dei posti letto (P.L.) e la popolazione residente (distintamente per il regime di

degenza ordinaria ed a pagamento e per il regime di day hospital)• N. P.L. di degenza ordinaria e a pagamento nelle discipline per acuti X 1.000• Popolazione residente• N. P.L. di day hospital nelle discipline per acuti X 1.000• Popolazione residente• N. P.L. di degenza ordinaria e a pagamento nelle discipline di riabilitazione X 1.000• Popolazione residente• N. P.L. di day hospital nelle discipline di riabilitazione X 1.000• Popolazione residente• N. P.L. di degenza ordinaria e a pagamento nella disciplina di lungodegenza X 1.000• Popolazione residente• La popolazione considerata è quella media dell’anno. Sono considerati i posti letto nelle strutture pubbliche e

private accreditate.• Fonte dei dati: Numeratore: Ministero della salute. Denominatore: ISTAT• Note: Esprime l’offerta di assistenza ospedaliera ai residenti nella Regione. L’art.1 della L.23/12/1996, n.662,

fissa un valore pari a 5,5 posti letto per 1.000 abitanti, di cui 1 per mille riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza.

• Parametro di riferimento:Posti letto per acuti in degenza ordinaria: 4,05 per 1.000 abitantiPosti letto per acuti in Day Hospital: 0,45 per 1.000 abitantiPosti letto per riabilitazione lungodegenza: 1 per 1.000 abitanti

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Indicatori predittivi

• Gli indicatori predittivi forniscono indicazioni sulla tendenza evolutiva del fenomeno in esame. Questi indicatori devono essere sufficientemente sensibili ai mutamenti sociali e aggiornati periodicamente in modo da poter essere usati come sistemi rapidi di allarme.

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Indicatori predittivi

• . La figura seguente mostra un esempio di indicatore predittivo relativo alle emissioni di gas-serra nell’Unione Europea rispetto al livello obiettivo, che equivale a 92. Per poter avere valore “predittivo” questi indicatori devono essere presentati sotto forma di serie storiche in modo da poter effettuare delle forme di estrapolazioni dei valori futuri dell’indicatore stesso. Nel caso riportato in grafico si può estrapolare che, se continuerà il trend osservato negli ultimi 5-6 anni, si andrà in direzione opposta rispetto all’obiettivo di ridurre le emissioni del gas serra.

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Emissioni di gas-serra nell’Unione Europea rispetto all’anno

base (1990). Anni 1994-2004.

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Componenti della qualità di un indicatore

• Finalizzato • Rilevanza• Integrità• Validità metodologica• Utilità• tempestività e puntualità • coerenza interna e con gli altri insiemi di dati• costante revisione dell’attualità dei dati• Accessibilità• Comparabilità• Coerenza• Completezza• Validità: • Sensibilità e specificità • Affidabilità:

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Finalizzato

• deve misurare il concetto per cui è stato pensato. In realtà, molto spesso, un indicatore misura in parte il concetto per cui è stato pensato e per una restante parte un altro concetto (o una mistura di altri concetti). Si dice che l’indicatore è formato da una parte indicante e da una parte estranea ; maggiore è la parte indicante (minore è la parte estranea) più finalizzato è l’indicatore.

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Esempio

• Dall’indagine sulle forze di lavoro si possono ricavare alcune informazioni sulla salute della popolazione. Ad esempio, si chiede ai lavoratori se nella settimana precedente l’indagine sono stati assenti dal lavoro e, se sì, per quale motivo. Il rapporto tra individui che sono stati assenti per motivi di salute dal lavoro e la popolazione dei lavoratori potrebbe costituire un indicatore di salute della popolazione. Tuttavia, se costruiamo il grafico di questo indicatore nel tempo, per alcuni paesi europei, troviamo dei risultati controintuitivi. Sembra, infatti, assai strano che il livello di salute dell’Olanda sia così smaccatamente più basso rispetto agli altri paesi, soprattutto paesi noti per condizioni sanitarie non eccelse come la Lettonia.

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• Il problema è che in questo indicatore la parte residua è tutt’altro che minima, influenzando in modo pesante i risultati. Infatti, è noto che in certi paesi il livello di assenteismo dal lavoro è più alto rispetto ad altri.

• Alcuni autori hanno mostrato che tali differenze dipendono non solo dallo stato di salute effettivo delle popolazioni, ma della generosità con cui i diversi stati sociali garantiscono il congedo per malattia.

• Dunque, un tale indicatore non è finalizzato a sufficienza, tant’è che non permette di fare dei confronti tra paesi proprio per l’effetto della parte residua.

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Numero di assenti dal lavoro per motivi di salute sul totale della popolazione lavorativa. Uomini, dati standardizzati

per età.

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Esempio. Concetto = religiosità

• Indicatore = pratica religiosa (n° di volte che va a messa in un anno)

• Tale indicatore descrive appieno il concetto di religiosità? No, solo la dimensione della componente ritualistica (e non del tutto), ma vi sono altre dimensioni. Es: il comportamento ispirato da convinzioni religiose (atti di carità, ecc…)

• Al tempo stesso, l’indicatore dipende solo dalla religiosità? No, potrebbe dipendere anche dal conformismo sociale (altro concetto), quindi la parte residua è consistente.

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Rilevanza,Integrità

• Rilevanza: gli indicatori soddisfano le esigenze degli utilizzatori;

• Integrità: oggettività nella raccolta, compilazione e diffusione degli indicatori.

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Validità metodologica

• dei concetti e delle definizioni

• dei sistemi classificatori

• dei metadati

• delle sottostanti basi informatiche

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Utilità

• tempestività e puntualità nella diffusione dati;

• coerenza interna e con gli altri insiemi di dati;

• costante revisione dell’attualità dei dati.

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Accessibilità

• dei dati

• dei metadati

• assistenza agli utenti

• chiarezza delle informazioni

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Comparabilità

• nel tempo

• tra aree geografiche

• fra domini (es. famiglie)

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George Bernard Shaw• «I confronti che, in realtà, sono confronti fra due ceti con differenti

standard di nutrizione ed educazione vengono fatti passare come confronti fra i risultati di un certo trattamento medico e la sua assenza. Così, è facile dimostrare che sfoggiare un cilindro e un ombrello allarga il torace, prolunga la vita e conferisce immunità dalle malattie; infatti, la statistica dimostra che i ceti che usano questi articoli sono più robusti, più sani e vivono più a lungo dei ceti che non hanno mai neppure sognato di possedere quegli oggetti. Non ci vuole una gran perspicacia per capire che ciò che fa la differenza non è il cilindro e l'ombrello, ma la ricchezza e il nutrimento che essi testimoniano; analogamente, si potrebbe provare che un orologio d'oro o l'appartenenza ad un club in Pall Mall possiedono le stesse supreme virtù. Una laurea, un bagno quotidiano, il possesso di trenta paia di pantaloni, la conoscenza della musica di Wagner, un banco in chiesa e, insomma, qualsiasi cosa implichi più mezzi e miglior nutrimento rispetto alla massa di lavoratori può essere statisticamente fatto passare come un incantesimo che conferisce ogni sorta di privilegi.»

• Shaw, G.B. (1911). The Doctor's Dilemma.

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CoerenzaCompletezza

• Coerenza: fra fonti diverse

• Completezza: copertura di tutte le esigenze e priorità degli utenti

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Validità

• l’indicatore rileva effettivamente la dimensione del concetto a cui si riferisce. In tal caso l’indicatore si dice adeguato. Il concetto di validità è associato all’errore sistematico.

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Esempio• il QI rileva effettivamente l’intelligenza? Il PIL la ricchezza di una

nazione?• Validità del contenuto: l’insieme di indicatori interpreta in maniera

appropriata tutte le dimensioni di cui si compone il concetto (ricorso a esperti)

• Validità rispetto ad un criterio: Validità rispetto a un criterio esterno considerato gold standard:– Validità predittiva: correlare l’indicatore con un evento successivo ad

esso connesso (Es: test di ammissione con voti ottenuti agli esami)– Validità concomitante: confrontare l’indicatore con un altro valido preso

come criterio (mediante coeff. di correlazione o di cograduazione)– Validità del costrutto: coerenza fra i risultati e le ipotesi teoriche

formulate (valutabile ad esempio mediante analisi fattoriale e verifica che i fattori siano coerenti con le ipotesi di partenza)

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Sensibilità

• il che significa che deve essere in grado di cogliere le modificazioni che possono intervenire, nel corso del tempo o nello spazio, nel fenomeno di interesse. Un indicatore statistico può essere sufficientemente sensibile in un certo momento o in un certo luogo, ma poi diventare non sensibile: negli anni ’50, ad esempio, la presenza in una famiglia di almeno una televisione in bianco e nero poteva essere considerato come un indicatore di benessere abbastanza sensibile ma, ovviamente, al giorno d’oggi questo indicatore non avrebbe più alcuna “sensibilità”.

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Specificità

• Oltre che sensibile un indicatore deve essere anche specifico, ovvero deve reagire unicamente in ragione di variazioni del fenomeno che vuole misurare. Ad esempio, il rapporto di abortività (IVG/Nati) è un indicatore di propensione all’abortività, ma varia anche in funzione alla propensione all’uso di contraccettivi, che modifica il denominatore in misura maggiore del numeratore. Per cui si tratta di un indicatore poco specifico.

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• Sensibilità e specificità sono due requisiti molto forti in ambito sociale, dove i fenomeni sono molto interrelati fra di loro, ed è quindi assai improbabile trovare un indicatore che sia sensibile alle variazioni di uno ed uno solo di questi fenomeni. Inoltre, è assai probabile che i due criteri siano tra di loro in conflitto: più un indicatore è sensibile, più difficilmente sarà anche specifico e viceversa.

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Affidabilità• Sono prodotti gli stessi risultati in ripetute valutazioni sotto le stesse

condizioni (nei limiti accettabili degli errori di osservazione). In tal caso l’indicatore si dice accurato.

• Il concetto di affidabilità è associato all’errore casuale. Ci sono vari modi in cui si può valutare l’affidabilità di uno o più indicatori:

• Stabilità nel tempo: tecnica del test-retest • In termini di equivalenza:• Metodo split-half: confronto fra due gruppi di item che misurano lo

stesso fenomeno• Forme equivalenti:correlazione fra test paralleli• Concordanza fra osservatori• Coerenza interna: correlazione delle risposte a ogni domanda con le

risposte a tutte le altre domande

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continua SIS• I SIS si connotano, in quanto SI, da

flessibilità e dinamicità se si esaltano gli aspetti di flusso e si trascurano gli "oggetti" e gli "organismi" che possiedono le informazioni.

• il SIS non è una mera collezione di statistiche, ma un SI per il governo: ciò ovviamente non implica che tutti i SI per il governo siano solo SI statistici e non esclude che un insieme di rilevazioni statistiche possa produrre anche informazioni utili per il governo.