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03/10/2016 p. i. Marco Masi 1 Corso post-Diploma: Tecnico Superiore per la gestione e la verifica di impianti energetici Corso di Formazione PRESENTAZIONE

Corso post-Diploma: Tecnico Superiore per la gestione e la ... · verifica di impianti energetici Corso di Formazione PRESENTAZIONE. 03/10/2016 p. i. Marco Masi 2 Richiami sulle misure

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Corso post-Diploma: Tecnico Superiore per la gestione e la

verifica di impianti energetici

Corso di Formazione

PRESENTAZIONE

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Richiami sulle misure

“Quando puoi misurare ciò di cui stai parlando, ed esprimerlo in numeri, puoi affermare di saperne qualcosa; se però non puoi misurarlo, se non puoi esprimerlo con numeri, la tua conoscenza sarà povera cosa e insoddisfacente: forse un inizio di conoscenza, ma non abbastanza da far progredire il tuo pensiero fino allo stadio di scienza, qualsiasi possa essere l'argomento.”

“Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla.”

[Lord William Thomson, I barone Kelvin]Sviluppatore della scala KELVIN di temperatura assoluta

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Richiami sulle misure

UNITA’ DI MISURAUNITA’ DI MISURAUNITA’ DI MISURAUNITA’ DI MISURALe unità di misura sono uno standard per la misurazione di quantità fisiche. In fisica e in metrologia, è necessaria una definizione chiara e univoca di tali quantità, al fine di garantire l'utilità e la riproducibilità dei risultati sperimentali, che sono alla base del metodo scientifico.

SISTEMA DI MISURA INTERNAZIONALESISTEMA DI MISURA INTERNAZIONALESISTEMA DI MISURA INTERNAZIONALESISTEMA DI MISURA INTERNAZIONALEIl sistema internazionale di unità di misura (in lingua francese Système international d'unités), abbreviato in SI, è il più diffuso tra i sistemi di unità di misura che è fondato su sette unità base (fondamentali), e in cui tutte le altre unità derivano da queste.Dal 1° gennaio 2000 è obbligatorio utilizzare in Italia le unità di misura del Sistema Internazionale (SI), previste dalla direttiva 80/181/CEE del 20 dicembre 1979.

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Richiami sulle misure

UNITA’ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE UNITA’ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE UNITA’ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE UNITA’ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE FONDAMENTALIFONDAMENTALIFONDAMENTALIFONDAMENTALILunghezza = m (METRO)Massa = kg (KILOGRAMMO)Tempo = s (SECONDO)Corrente elettrica = A (AMPERE)Temperatura termodinamica = K (KELVIN)Intensità luminosa = cd (CANDELA)Quantità di sostanza = mol (MOLE)

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Richiami sulle misure

UNITA’ DI MISURA DEL SISTEMA INTERNAZIONALE DERIVATE DI RILEVANTE IMPORTANZA PER LA CONDUZIONE DELLE CENTRALI TERMICHEForza = N (NEWTON)Pressione = Pa (PASCAL)Lavoro - Energia - quantità di calore = J (JOULE)Potenza =W (WATT)Differenza di potenziale - Tensione elettrica = V (VOLT)Frequenza = Hz (HERTZ)

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

MASSAMASSAMASSAMASSALa massa è una grandezza fisica fondamentale, definita secondo la meccanica newtoniana come la misura dell'inerzia offerta dai corpi al cambiamento del proprio stato di moto. Nella teoria della gravitazione universale di Newton la massa ha anche un altro ruolo: costituisce la carica della forza gravitazionale. La teoria della relatività di Einstein dà ragione di questo doppio ruolo e lega strettamente i concetti di massa ed energia (E = mc²).Il chilogrammo è l'unità di massa, ma nell'uso comune "chilogrammo" è un'abbreviazione per "il peso di un corpo avente la massa di un chilogrammo, a livello del mare sulla terra"; tuttora si usa in molte situazioni quotidiane il chilogrammo forza come unità di misura della forza, ma quest'uso non è conforme al Sistema Internazionale e deve essere evitato nei contesti scientifici.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

Questi termini possono facilmente confondere ed è quindi importante rimarcare la seguente distinzione: massa e forza sono due grandezze concettualmente distinte, con unità di misura diverse, rispettivamente il chilogrammo per la massa e il Newton per la forza; ed è bene sottolineare il fatto che il peso di un oggetto è una forza, non una proprietà fisica intrinseca dell'oggetto (quale invece è la massa).

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

PESOPESOPESOPESOIn fisica classica la forza peso agente su un corpo (oppure, più brevemente, il suo peso) è la forza di attrazione che su di esso applica un campo gravitazionale. La forza peso è stata definita da Isaac Newton nel libro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica del 1687, definendo la legge di gravitazione universale. Come ogni altra forza, la forza peso si misura in Newton.La forza peso può essere espressa anche attraverso il seconda legge della dinamica, ovvero: F = m * gF = m * gF = m * gF = m * g dove g è l'accelerazione gravitazionale.Per il pianeta Terra il valore dell'accelerazione di gravità è stato convenzionalmente fissato a 9,80665 m/s2 nell'ambito della terza Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure del 1901.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

PESO & MASSAPESO & MASSAPESO & MASSAPESO & MASSALa fisica distingue forza peso e massa come due grandezze sostanzialmente diverse: mentre la massa di un corpo è una sua proprietà intrinseca, indipendente dalla sua posizione nello spazio e da ogni altra grandezza fisica, il peso è l'effetto prodotto su tale massa dalla presenza di un campo gravitazionale. Quindi la massa di un corpo è generalmente costante, mentre il suo peso varia a seconda del luogo in cui viene misurato; in particolare il peso di un corpo cambia enormemente se il corpo si trova sulla Terra o su un altro corpo celeste (ad esempio sulla Luna i corpi pesano di meno). Pensiamo alla bilancia a due bracci identici, per intenderci quella vista nelle gioiellerie e la stessa simbolo della equita’ della giustizia essa sostanzialmente effettua un confronto tra due masse.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

Il principio e’ quello dell’ equilibrio dei momenti della forza peso, che, avendo costante l’ accelerazione di gravita’ (g), permette di confrontare le masse. Resta comunque la differenza tra la massa di un corpo, cioe’ la quantita’ di materia presente, ed il peso cioe’ la forza che il campo gravitazionale esercita su di essa.

CADUTA DEI GRAVICADUTA DEI GRAVICADUTA DEI GRAVICADUTA DEI GRAVII corpi materiali cadono, nel vuoto (escludendo quindi qualunque effetto di attrito), tutti con la stessa accelerazione, indipendentemente dalla loro massa; questo fenomeno è conseguenza diretta dell'equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale. Da essa si deduce che ogni corpo, in prossimità della superficie terrestre, subisce una accelerazione pari a circa: 9,81 m/sec2.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

Per capire bene la differenza tra massa e peso immaginiamo che un astronauta, avente sulla Terra una massa di 78 kg, passeggi sulla Luna, la forza di gravità, che è quella forza che attira un corpo verso il centro di un pianeta, è di un'intensità minore di quella che agisce sulla Terra (circa 1/6). Se ora il nostro astronauta salisse su una bilancia pesa persone avrebbe una grossa sorpresa: leggerebbe 13 kg anziché 78 kg. La sua massa non è certo cambiata: infatti, se egli usasse una bilancia a due piatti il risultato della misura sarebbe ancora 78 kg (ossia il suo corpo sarebbe bilanciato da una quantità di pesi pari a 78 Kg misurati sulla terra).

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

PESO SPECIFICOPESO SPECIFICOPESO SPECIFICOPESO SPECIFICOIl peso specifico è definito come il peso di un campione di materiale diviso per il suo volume. Nel Sistema internazionale l'unità di misura è il newton/m3.Comunemente il termine peso specifico è usato come sinonimo di densità e per questo si trova molto spesso indicato come g/cm3 o kg/litro o kg/dm3. In questo caso i grammi sarebbero da intendersi secondo un'obsoleta definizione di grammi peso, non grammi massa, dove 1 grammo peso è il peso di 1 grammo massa in condizioni di accelerazione di gravità standard.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

La differenza è sottile e per la verità all'atto pratico la si può spesso ignorare, ma è opportuno tener presente che mentre la densità è un rapporto tra una massa e un volume, il peso specifico è un rapporto tra un peso (quindi una forza) e un volume. Visto che il peso è pari alla massa moltiplicata per l'accelerazione di gravità, peso specifico e densità hanno di conseguenza il medesimo valore solo se ci si trova in un punto dove l'accelerazione di gravità è esattamente uguale a g (che per convenzione è pari a 9,80665 m/s2).In generale, a meno di motivi specifici, è da preferire l'uso della densità.

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

VOLUMEVOLUMEVOLUMEVOLUMEIl volume o capacità è la misura dello spazio occupato da un corpo. Viene valutato ricorrendo a molte diverse unità di misura. L'unità adottata dal Sistema Internazionale è il metro cubo, simbolo m3.Il metro cubico o metro cubo è l'unità di misura di volume nel Sistema Internazionale di unità di misura. È per definizione il volume racchiuso da un cubo avente gli spigoli lunghi un 1 metro.Ha per simbolo m³ ed è spesso, impropriamente per quanto riguarda le normative imposte dal sistema internazionale, abbreviato con la sigla mc.Un metro cubo è uguale a: 0,000000001 chilometri cubici = 1 000 litri = 1 000 decimetri cubi = 1 000 000 centimetri cubi

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Nozioni di Massa, Volume, Peso e Peso Specifico

Standard legati al metro cuboStandard legati al metro cuboStandard legati al metro cuboStandard legati al metro cuboSm³ o standard metro cubo è un'unità di misura impiegata per misurare la quantità di gas a condizioni standard di temperatura e pressione. Per definizione è la quantità di gas necessaria ad occupare un metro cubo di volume a 15 °C di temperatura e 1,01325 bar assoluti (pressione atmosferica sul livello del mare) di pressione.

Nm³ o normal metro cubo è un'unità di misura impiegata per misurare la quantità di gas e GPL a condizioni normali (c.n.). Per definizione è la quantità di gas necessaria ad occupare un metro cubo di volume a 0 °C di temperatura e 1,01325 bar assoluti (pressione atmosferica sul livello del mare) di pressione. I Nm³ sono legati agli Sm³ dalla seguente relazione: 1 Nm³ = 1.0561 Sm³.

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TITOLO II della PARTE V del D.LGS. 152/2006 e s.m.i.

PRINCIPALI DEFINIZIONIImpianto termico:Impianto destinato alla produzione di calore costituito da uno o più generatori di calore e da un unico sistema di distribuzione ed utilizzazione di tale calore, nonché da appositi dispositivi di regolazione e di controllo.Impianto termico civile:Impianto termico la cui produzione di calore é esclusivamente destinata, anche in edifici ad uso non residenziale, al riscaldamento o alla climatizzazione invernale o estiva di ambienti o al riscaldamento di acqua per usi igienici e sanitari; l’impianto termico civile è centralizzato se serve tutte le unità dell’edificio o di più edifici ed è individuale negli altri casi” (art. 283 D.Lgs. 152/06 come modificato dal D.Lgs. 128/2010).(così sostituita dall'articolo 3, comma 16, d.lgs. n. 128 del 2010)Generatore di calore:qualsiasi dispositivo di combustione alimentato con combustibili al fine di produrre calore, costituito da un focolare ed eventualmente uno scambiatore di calore;(così sostituita dall'articolo 3, comma 16, d.lgs. n. 128 del 2010)

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GENERATORI DI CALOREAPPARECCHIATURE, STRUMENTI E IMPIANTI DI RISCALDAMENTO

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

GENERATORI DI VAPORE (Nozioni)GENERATORI DI VAPORE (Nozioni)GENERATORI DI VAPORE (Nozioni)GENERATORI DI VAPORE (Nozioni)Esistono molti diversi criteri di classificazione dei generatori di vapore , è importante conoscerli perchè nel gergo del mestiere si userà nominare il piu' appropriato in base alle tipo di caratteristiche del generatore di vapore che si intendono evidenziare.

Classificazione dei generatori di vapore:

1) Riferendosi al tipo di installazione

Generatori fissi: Sono interamente montati e costruiti in modo da non essere rimovibili senza demolire parte dell' impianto.

Generatori semifissi: Sono interamente sganciabili dai servizi della centrale termica in cui si trovano e trasportabili per funzionare altrove.

Generatori mobili: Spesso sono direttamente montati su ruote.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

2) Riferendosi alla pressione

Bassa pressione < di 1 bar

Media pressione Da 1 a 15 bar

Alta pressione Da 15 a 100 bar

Altissima pressione oltre i 100 bar

Descrizione dei tipi di generatori di vapore

Generatori tipo Cornovaglia:

Questo tipo di generatore di vapore prende il suo nome dall' omonima regione inglese dove vennero costruiti i primi tipi di Cornovaglia. La possiamo definire come il prototipo dei moderni generatori a tubi da fumo mentre la sua classificazione è la seguente : fisso , a grande volume d' acqua e focolare interno. Ai nostri giorni la Cornovglia ed in generale i generatori a grande volume d' acqua non vengono praticamente piu' costruiti , in quanto superati dai modelli moderni con rendimenti sensibilmente piu' elevati.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

IMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAImpianto termico costituito da:- uno o più generatori di calore;- apparecchi utilizzatori distinti dal o dai generatori;- un sistema di espansione, costituito da uno o più vasi, chiusi o aperti, avente la funzione di consentire le variazioni di volume dell'acqua dell'impianto causate dalle variazioni della temperatura;- tubazioni di collegamento dei componenti dell’impianto;- apparecchiature e dispositivi per la sicurezza,protezione e controllo dell'impianto durante l'esercizio.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Tipi di impianto e componentiTipi di impianto e componentiTipi di impianto e componentiTipi di impianto e componentiGli impianti di riscaldamento si suddividonoa. In relazione al sistema d’espansione• Impianto a vaso aperto• Impianto a vaso chiusob. In relazione alla fonte energetica usata• con generatori alimentati con combustibili solidi polverizzati.• con generatori alimentati a combustibili solidi non polverizzati, a caricamento automatico• con generatori alimentati con combustibili liquidi• con generatori alimentati con combustibili gassosi• con generatori alimentati da energia elettricac. In relazione al numero ed alla tipologia dei generatori• con generatori singoli• con generatori disposti in batteria• con generatori modulari

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Impianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto il cui vaso di espansione è in comunicazione diretta con l’atmosfera.

Impianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto il cui vaso di espansione ha una pressione interna che può essere o divenire superiore a quella atmosferica.

Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

GENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAApparecchio che rientra nel campo di applicazione del Titolo II del D.M. 1.12.75 (R.1.A. punto 3) avente la funzione di riscaldare l’acqua.Il generatore di calore è la composizione di bruciatore e caldaia. Quando riscaldano acqua ad una temperatura inferiore alla temperatura di ebolizione a pressione atmosferica (<100°C) si definiscono “ad acqua calda”. (PED CE97/23 <110°C / 0,5 bar).Ogni generatore deve essere dotato della targa del costruttore, come previsto dalla legislazione vigente e dalle relative norme di prodotto.La targa di costruzione dei generatori di calore a fuoco diretto deve recare le seguenti indicazioni:a) nome (o marchio) del costruttore;b) numero di fabbrica o sigla di identificazione; ;c) potenza nominale utile, in kW;d) potenza nominale del focolare, in kW;e) pressione massima di esercizio, in bar.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di riscaldamento

Prova idraulicaProva idraulicaProva idraulicaProva idraulicaAl termine della costruzione, ogni generatore di calore deve essere sottoposto, a cura del costruttore, ad una prova idraulica a pressione non inferiore ad 1.43 volte la pressione massima ammissibile del generatore. Nel caso di riparazioni, non comportanti modifiche alla struttura costruttiva originale, la prova idraulica va ripetuta, a pressione non inferiore a 1,43 volte la pressione massima ’esercizio del generatore, a cura del riparatore, che rilascerà il relativo certificato. In caso di riparazioni che comportano modifiche alla struttura costruttiva originaria, il riparatore deve rilasciare un nuovo certificato di costruzione (rif. Art. 17D.M. 1/12/75).

Libretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneOgni generatore deve essere accompagnato da un libretto d'uso e manutenzione redatto a cura del costruttore.Il documento dovrà contenere, tra l’altro, l’indicazione dell’avvenuta prova idraulica con esitosoddisfacente.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

GENERATORI A TEMPERATURA SCORREVOLEGENERATORI A TEMPERATURA SCORREVOLEGENERATORI A TEMPERATURA SCORREVOLEGENERATORI A TEMPERATURA SCORREVOLELe Caldaie a Temperatura Scorrevole consentono il raggiungimento di elevati valori di rendimento medio stagionale, grazie al loro funzionamento caratterizzato da una temperatura variabile che è in funzione della richiesta del carico dell'impianto e delle condizione climatiche. Gli elevati rendimenti sono dovuti in parte alla possibilità di una variare la temperatura all'interno della caldaia, perché produca esattamente il calore richiesto, in parte alla possibilità di lavorare con basse temperature di esercizio, che riducono le perdite verso l'ambiente attraverso l'involucro esterno e il camino (quando il bruciatore è spento).

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Le principali caratteristiche funzionali che distinguono un generatore a temperatura scorrevole da uno tradizionale sono: possibilità di produrre fluido termovettore anche a bassa temperatura (fino a circa 30°C); utilizzo di bruciatori multistadio con regolazione automatica della portata d'aria; possibilità di accoppiare bruciatori modulanti con regolazione dell'aria comburente e regolazione continua del rapporto aria-combustibile.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

GENERATORI A CONDENSAZIONEGENERATORI A CONDENSAZIONEGENERATORI A CONDENSAZIONEGENERATORI A CONDENSAZIONEIl funzionamento delle Caldaie a Condensazione si basa sul principio dello sfruttamento del calore latente contenuto nei gas di scarico. Le caldaie tradizionali, utilizzano solo una parte dell'energia posseduta del combustibile: durante la combustione, infatti, si produce vapore acqueo che si disperde dal camino insieme ai fumi trasportando via con sé il calore che è servito a generarlo (il "calore latente"). Per questo motivo ai combustibili si attribuisce un valore energetico detto "Potere Calorifico Inferiore" (p.c.i.), ovvero il calore che è possibile estrarre dal combustibile al netto di quello disperso sotto forma di vapore acqueo. Nelle caldaie a condensazione, invece, un apposito sistema recupera questa energia altrimenti inutilizzabile, condensando il vapore acqueo e trasferendo il calore in esso contenuto al fluido termovettore tramite un particolare scambiatore. Quindi, rispetto alle tradizionali, le caldaie a condensazione sfruttano una percentuale maggiore dell'energia contenuta nel combustibile, il cosiddetto "Potere calorifico superiore", col risultato che il rendimento globale risulta maggiore del 100% (es. 108% contro il 90% di una caldaia tradizionale, entrambi riferiti al p.c.i.).

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di riscaldamento

Per favorire una combustione pressoché perfetta, la caldaia a condensazione può essere accoppiata ad un bruciatore a premiscelazione, in cui le quantità di gas e di aria sono immesse sempre in maniera proporziale tramite una ventilatore e una valvola particolare. Il maggior rendimento, unito alla minore temperatura del fluido termovettore, comportano un minor consumo di combustibile, da cui deriva una notevole riduzione delle emissioni inquinanti e dei costi di gestione. Si noti che la quota di sfruttamento del calore di condensazione dipende dalla temperatura di ritorno del sistema di riscaldamento e dalla temperatura dei gas di scarico della caldaia. Più basse sono entrambe, tanto più alto è lo sfruttamento del calore latente e quindi anche il rendimento della caldaia a condensazione. Ne deriva che le caldaie a condensazione si rivelano molto convenienti se associate a impianti di riscaldamento funzionanti a bassa temperatura, come i pannelli radianti: diversamente, il maggior costo della caldaia non è sufficientemente compensato dai vantaggi energetici.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

E' infatti da cosiderarsi buono un rendimento dell' 85% per un generatore di vapore di questo tipo. I generatori a grande volume d' acqua hanno avoto comunque un larghissimo utilizzo nel nostro paese e se ne trovano alcuni adirittura ancora in uso date le bune caratteristiche di affidabilità , facilità di manutenzione e di pulizia interna dovute alla semplicità di costruzione ed alle non poco rilevanti dimensioni , nonchè per l'elevato volano vapore.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

CONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.S.P.E.S.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.S.P.E.S.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.S.P.E.S.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.S.P.E.S.L

Tubo di espansioneTubazione che mette in comunicazione il generatore con il vaso d'espansione.

Tubo di caricoTubazione che collega la parte inferiore del generatore con la parte inferiore del vaso d'espansione aperto.

Gruppo di riempimentoSistema costituito da un riduttore di pressione, valvole di intercettazione e valvola di ritegno la cui funzione,oltre al riempimento dell’impianto, è quella di mantenere stabile la pressione ad un valore non inferiore alla pressione idrostatica a cui è sottoposto l’impianto.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

DISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADispositivi automatici destinati ad impedire che siano superati i valori limiti prefissati di pressione e temperatura dell’acqua.

Valvola di sicurezza

Valvola che automaticamente, senza l'assistenza di energia diversa da quella del fluido in pressione, scarica una quantità di fluido tale da impedire che sia superata la pressione di sicurezza prefissata. La valvola deve richiudersi entro lo scarto di chiusura ammesso. In base al tipo ed al modo in cui è sistemato il carico , possiamo classificare le valvole di sicurezza in:

- Valvole a peso diretto

- Valvole a peso e leva o a peso indiretto

- Valvole a molla diretta

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Il carico delle valvole di sicurezza Calcolo del carico diretto: il peso diretto che agisce sulla valvola di sicurezza si calcola:(superficie valvola X pressione di bollo) - peso otturatoreCarico = (cm2 X ate) - peso otturatore Calcolo del carico indiretto: una volta ottenuto il peso diretto ( P ) con la formula sopra-citata dovremo solo sottrarre il vantaggio ottenuto grazie alla leva : ( P * BraccioCorto) / BraccioLungo = ContrappesoNon bisogna dimenticare, se non già sottratto , il peso dell' otturatore e del braccio di leva.

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Valvola di scarico termicoValvola ad azione positiva che automaticamente scarica una quantità di fluido tale da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata. La valvola deve richiudersi al cessare della sopraelevazionedella temperatura dell’acqua che ne ha determinato l’intervento e deve essere dotata di un interruttore destinato, in caso di apertura della valvola stessa, ad arrestare il bruciatore.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Valvola di intercettazione del combustibile autoazionataValvola ad azione positiva che automaticamente intercetta il flusso del combustibile in caso di sopraelevazione della temperatura dell'acqua in modo da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata. Si intende per valvola autoazionata una valvola “attuata” cioè azionata dallo stesso fluido che percorre la tubazione sulla quale è installata la valvola stessa.

Tubazione di sicurezzaTubazione che collega la parte superiore del generatore di calore con l’atmosfera.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Valvola di intercettazione del fluido primario autoazionataValvola ad azione positiva che automaticamente intercetta il fluido primario negli scambiatori di calore in caso di sopraelevazione della temperatura del fluido secondario in modo da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata.

Sistema di intercettazione del fluido primario negli scambiatori di calore.Sistema costituito da:- una valvola di intercettazione del fluido primario autoazionata o non (termoregolatrice);- un termostato di blocco che aziona la valvola.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

DISPOSITIVI DI PROTEZIONEDispositivi destinati a proteggere il generatore prima dell’entrata in funzione dei dispositivi di sicurezza.

Termostato di regolazione o di limitazione o di esercizioDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di temperatura dell'acqua e di ripristinarlo solo dopo l'abbassamento della temperatura sotto il predetto limite. Tale dispositivo può essere di tipo elettromeccanico o elettronico;inoltre la sua funzione può essere integrata in un sistema elettronico di termoregolazione.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Termostato di blocco o di sicurezzaDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di temperatura dell'acqua. Il ripristino dell'apporto di calore deveavvenire solo con intervento manuale.

Pressostato di blocco o di sicurezzaDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di pressione dell'acqua. Il ripristino dell'apporto di calore deve avvenire solo con intervento manuale. Esso sarà tarato ad una pressione inferiore alla taratura della valvola disicurezza, ha infattiun' unica funzione: rilevare lo sfioro della pressione di bollo e mandare in blocco il bruciatore senza che esso possa "alzare le valvole di sicurezza".

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

DISPOSITIVI DI CONTROLLODispositivi indicatori di parametri di esercizio (atti a consentire la misura dei parametri di esercizio: pressione, temperatura, livello ecc.) nonché dispositivi di allarme.

Manometri I manometri servono a misurare ed indicare la pressione relativa all' interno del generatore di pressione o di altra apparecchiatura a pressione. Sono generalmente metallici e di tipo Burdon o piu' raramente di tipo Schaffer.

Manometro BurdonE' il tipo piu' diffuso ed è costituito da un tubo di forma ellittica schiacciata e piegato ad arco. Una estremità è posta a diretto contatto con la pressione che deve essere misurata e l' altro e' collegato , tramite leve e meccanismi , alla lancetta indicatrice.

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Generatori, Apparecchiature, Strumenti e Impianti di Riscaldamento

Nel caso del generatore di vapore , la pressione schiaccia il tubo e di conseguenza la lancetta ruota su una scala graduata che indica la pressione rilevata.

Manometro SchaefferE' costituito da una membrana metallica sulla quale agisce la pressione che la fa flettere , anche in questo caso tramite un meccanismo la flessione della membrana determina il movimento della lancetta indicatrice sulla scala.

Norme relative ai manometriIl manometro deve essere posto in posizione ben visibile e di appropriate dimensioni , la scala su di esso riportata non deve superare il doppiodella pressione di bollo e non deve essere inferiore a una volta e mezza. Deve altresi essere separato dal generatore da un rubinetto di intercettazione , un sifone ( condensa il vapore , una temp. troppo alta lo danneggerebbe presto), una presa per manometri campione di Diam. 40*4mm ed un rubinetto a tre vie necessario per le verifiche.

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TRATTAMENTO DELL’ACQUA NEGLI IMPIANTI TERMICI AD USO CIVILE

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

REQUISITI DELL’ACQUA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTOREQUISITI DELL’ACQUA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTOREQUISITI DELL’ACQUA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTOREQUISITI DELL’ACQUA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO

• Norma UNI• Norma UNI• Norma UNI• Norma UNI----CTI 8065 CTI 8065 CTI 8065 CTI 8065 Disposizioni tecniche richiamate dalle leggi e relative al trattamento Disposizioni tecniche richiamate dalle leggi e relative al trattamento Disposizioni tecniche richiamate dalle leggi e relative al trattamento Disposizioni tecniche richiamate dalle leggi e relative al trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile dell’acqua negli impianti termici ad uso civile dell’acqua negli impianti termici ad uso civile dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

DUREZZA DELL’ACQUADUREZZA DELL’ACQUADUREZZA DELL’ACQUADUREZZA DELL’ACQUA

La durezza di un'acqua esprime il contenuto di sali di calcio, magnesio e ioni in essa disciolti tipo carbonati, bicarbonati, solfati, nitrati e cloruri.Il grado francese (°f) è un'unità di misura della durezza di un'acqua.I gradi francesi esprimono tale contenuto salino riferendosi all'equivalente di CaCO3 presente in un volume unitario di acqua.Il valore della durezza di un'acqua in gradi francesi si ottiene moltiplicando per 10 la quantità di CaCO3 in essa presente, espressa in mmol/l (millimoli per litro).Ad esempio: a 0,2 mmol/l corrispondono 2 °f; a 0,8 mmol/l corrispondono 8 °f.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

SCALA DELLA DUREZZA DELL’ACQUASCALA DELLA DUREZZA DELL’ACQUASCALA DELLA DUREZZA DELL’ACQUASCALA DELLA DUREZZA DELL’ACQUA

Scala di misura della durezza dell'acqua in gradi francesi (°f) :

durezza 1-7 molto dolce

« 8-15 dolce

« 16-25 mediamente dura

« 25-32 abbastanza dura

« 33-42 dura

« > 42 molto dura

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PH (ACIDITA’)PH (ACIDITA’)PH (ACIDITA’)PH (ACIDITA’)

Il pH è una scala di misura dell'acidità o della basicità di una soluzione.Il pH solitamente assume valori compresi tra 0 (acido forte) e 14 (base forte). Al valore intermedio di 7 corrisponde la condizione di neutralità, tipica dell'acqua pura a 25 °C.

Valori rappresentativi di pH

Sostanza pH

acido cloridrico 1 M 0

Batteria acida 1,5

Succo gastrico 1,0 – 2,0

Succo di limone 2,4

Coca Cola 2,5

Aceto 2,9

Detergente intimo antibatterico 3,5

Succo di arancia 3,7

Birra 4,5

Pioggia acida 4,5 - 4,8

Caffè 5,0

Tè, pelle sana e detergente intimo lenitivo 5,5

Acqua deionizzata a 25 °C 5,5 - 6,0

Acqua ossigenata 6,2

Latte ben conservato 6,5 - 6,7

Acqua distillata a 25 °C 7,0

Saliva umana normale 6,5 – 7,5

Sangue 7,40 - 7,45

Acqua di piscina regolare 7,2 - 7,8

Acqua di mare 7,7 – 8,3

Saponi alcalini 9,0 – 10,0

Ammoniaca 11,5

Varechina 12,5

Liscivia 13,5

Idrossido di sodio 1 M 14

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

ALCALINITA’ALCALINITA’ALCALINITA’ALCALINITA’

Con il termine alcalinità si esprime la quantità di sali con proprietà di alcali disciolti nell'acqua. Potrebbe molto semplicemente essere definita il contrario di acidità. Nella pratica essa rappresenta la capacità dell'acqua a "resistere" a cambiamenti indotti del suo pH. Viene determinata per titolazione utilizzando i due differenti indicatori fenolftaleina ed il metilarancio. L'unità di misura è espressa in termini di ppm (parti per milione).

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

CONDUCIBILITA’CONDUCIBILITA’CONDUCIBILITA’CONDUCIBILITA’

La conducibilità o conduttanza è l'espressione quantitativa dell'attitudine di un conduttore ad essere percorso da corrente elettrica . La conduttanza viene solitamente indicata con la lettera G. La sua unità di misura nel sistema internazionale è il siemens.Il siemens (simbolo S) è l'unità di misura della conducibilità elettrica, ovvero l'inverso della resistenza elettrica, del Sistema Internazionale.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

ADDOLCIMENTOADDOLCIMENTOADDOLCIMENTOADDOLCIMENTO

L'addolcimento è un processo di rimozione parziale di solidi disciolti in un solvente, allo scopo di ridurre la durezza della soluzione. L'addolcimento a differenza della demineralizzazione non rimuove i solidi disciolti, ma li modifica chimicamente.Avendo constatato che la maggior parte delle incrostazioni delle superfici a contatto con acqua avente sali disciolti avvengono a causa di sali di ioni metallici bivalenti, e in particolare calcio e magnesio, si è pensato che in molti casi si possa limitare il processo di demineralizzazione alla rimozione di tali ioni.

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ADDOLCIMENTOADDOLCIMENTOADDOLCIMENTOADDOLCIMENTOCiò può essere fatto per via fisico-chimica trattando il solvente (solitamente acqua) con opportuni reagenti (Ca(OH)2 e Na2CO3) o, più frequentemente, mediante l'impiego di resine a scambio ionico.Le resine a scambio ionico usate in questi casi sono resine cationiche, che funzionano tramite reazioni del tipo:CaSO4 + Rm → RmSO4 + Ca++Se ad esempio lo ione metallico Rm è costituito da sodio Na, otterremo solfato di sodio, solubile, al posto del solfato di calcio, quasi insolubile.La rigenerazione quindi viene fatta, invece che con un acido forte, con un sale sodico di acido forte, quasi sempre NaCl, in soluzione satura, e l'eluato, nel caso illustrato, sarà costituito da CaCl2, relativamente inerte.

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ADDOLCITORE A RESINE IONICHEADDOLCITORE A RESINE IONICHEADDOLCITORE A RESINE IONICHEADDOLCITORE A RESINE IONICHEL’addolcitore a scambio di resine ioniche é composto da un cilindro contenente delle speciali resine impregnate di ioni di sodio (sale).Queste resine reagiscono al passaggio dell'acqua, trattengono gli ioni di calcio e magnesio presenti nell'acqua dura attraverso uno scambio chimico che restituisce ioni di sodio.Col passare del tempo il sale si esaurisce e le resine non hanno più modo di effettuare lo scambio chimico.E' questo il momento di rigenerarle.Questa operazione si effettua facendo scorrere una soluzione molto concentrata di acqua e sale attraverso le resine, in questo modo gli ioni di sodio vanno a sostituire gli ioni di calcio e magnesio che vengono trasportati dall'acqua fino allo scarico.A questo punto le resine rigenerate hanno di nuovo la capacità di produrre acqua dolce.L'intera operazione é svolta autonomamente dall'apparecchio per mezzo di un timer elettronico.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

ADDOLCITOREADDOLCITOREADDOLCITOREADDOLCITORE

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

LEGIONELLALEGIONELLALEGIONELLALEGIONELLA

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

LEGIONELLA : Normativa RegionaleLEGIONELLA : Normativa RegionaleLEGIONELLA : Normativa RegionaleLEGIONELLA : Normativa RegionaleREGIONE EMILIA-ROMAGNADELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 21 luglio 2008, n. 1115Approvazione linee guida regionali per la sorveglianza e il controllo della legionellosi

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

LEGIONELLOSILEGIONELLOSILEGIONELLOSILEGIONELLOSICol termine legionellosi sono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie di batteri gram-negativi aerobi del genere legionella. Fino ad oggi, sono state identificate più di 40 specie di questi batteri: la pneumophila è la specie più pericolosa e ad essa sono addebitati circa il 90% dei casi di legionellosi. Ci si può ammalare di legionellosi respirando acqua contaminata diffusa in aerosol: cioè in goccioline finissime.La malattia non si contrae

bevendo acqua contaminata e neppure per trasmissione diretta tra uomo e uomo.

Dal punto di vista clinico, la legionellosi può manifestarsi sotto due forme: la febbre di Pontiac e la malattia del Legionario.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

CONDIZIONI DI SVILUPPO DELLA LEGIONELLACONDIZIONI DI SVILUPPO DELLA LEGIONELLACONDIZIONI DI SVILUPPO DELLA LEGIONELLACONDIZIONI DI SVILUPPO DELLA LEGIONELLA1 - Temperatura ottimale di sviluppo

varia da 25 a 42°C , la crescita dei batteri è massima a circa 37°

2 – Ambiente aerobico

cioè ambiente con presenza di ossigeno3 – Presenza di elementi nutritivi

biofilm, scorie, ioni di ferro e di calcare, altri microrganismi4 – Polverizzazione dell’acqua

formazione di microgocce aventi diametri variabili da 1 a 5 micron5 – Alto livello di contaminazione

generalmente si ritiene che tale livello debba superare i 1.000 Cfu/lCfu/l è l’unità di misura con cui si valuta la contaminazione dell’acqua e indica la quantità di microorganismi presenti in un litro d’acqua.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA Clorazione

Il cloro è un forte agente ossidante, da molti anni usato per la disinfezione delle acque potabili. Per il trattamento antilegionella, è però richiesto in dosi molto elevate e presenta quali effetti negativi:– la formazione di alometani (sostanze in parte ritenute cancerogene);– l’insorgere di gravi fenomeni di corrosione;– l’instabilità della concentrazione nel tempo;– la poca penetrazione nei biofilm;– l’insufficiente azione dove l’acqua ristagna;– l’alterazione del gusto e del sapore dell’acqua.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA Biossido di cloro

Possiede buone capacità antibatteriche, non produce alometani e permane relativamente a lungo nelle tubazioni. Le sue molecole, inoltre, possono entrare all’interno dei biofilm. Comporta,tuttavia, i seguenti svantaggi:– deve essere prodotto “in loco” con procedure- abbastanza complesse;– può corrodere le tubazioni anche se in modo- meno grave del cloro;– richiede costi di gestione alquanto elevati.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA Battericidi di sintesi

Messi in commercio da Società specializzate nel trattamento dell’acqua, possono essere attivi anche contro la legionella. Alcuni di questi prodotti esercitano anche un’efficace azione contro leincrostazioni e i biofilm. Sono, comunque, da verificare gli effetti negativi legati alla specificità del prodotto, alla loro stabilità nel tempo e agli effetti sugli utenti.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA Raggi ultravioletti (UV)

Sono in grado di inattivare i batteri che passano attraverso le apparecchiature di emissione dei raggi. Va, tuttavia, considerato che tali apparecchiature possono esercitare solo un’azione locale. Inoltre la torbidità dell’acqua può creare coni d’ombra che proteggono i batteri. Pertanto all’azione dei raggi UV vanno associati altri sistemi di disinfezione. Sussistono limiti anche per quanto riguarda la quantità d’acqua che può essere trattata da ogni apparecchiatura. Infatti, il flusso del fluido sottoposto all’azione dei raggi deve avere uno spessore piccolo (in genere non più di 3 cm) e questo riduce sensibilmente la portata delle apparecchiature utilizzate per il trattamento.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA Trattamenti termici

Come nel caso della filtrazione, il punto di forza di questi trattamenti sta nel fatto che essi possono esercitare una completa azione battericida senza alcuna aggiunta di prodotti chimici e senza aver bisogno (come nel caso dei raggi UV) di sistemi integrativi.La loro azione si basa sul fatto che le temperature elevate causano la morte dei batteri in generale e della legionella in particolare. Il diagramma sotto riportato indica i tempi di sopravvivenza dellalegionella al variare della temperatura dell’acqua.In pratica il diagramma ci assicura che se l’acqua è mantenuta sopra i 50°C non c’è alcun pericolo che si sviluppi la legionella, anzi la sua eliminazione avviene nel giro di qualche ora.

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Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile

PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA PRINCIPALI TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE CONTRO LA LEGIONELLA

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IMPIANTI TERMICIad ACQUA CALDA in PRESSIONE

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Raccolta R edizione 2009Regolamentazione tecnica sugli impianti di riscaldamento ad acqua calda in pressioneNel mese di aprile 2010 si è concluso l’iter approvativo presso la Commissione Europea dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della direttiva 98/34/CE per la nuova Raccolta R edizione 2009. Le disposizioni, emanate come specificazioni tecniche applicative del Titolo II del D.M. 1.12.75 ai, sensi dell’art. 26 del decreto medesimo si applicano agli impianti centrali di riscaldamento utilizzanti acqua calda sotto pressione con temperatura non superiore a 110°C, e potenza nominale massima complessiva dei focolari (o portata termica massima complessiva dei focolari) superiore a 35 kW. In accordo alla Circolare n. 1 IN/2010 dell’INAIL - Dipartimento Certificazione e Conformità Dei Prodotti e Impianti – Ex ISPESL, la nuova Raccolta R – Edizione 2009, si applica a far data dal 1° marzo 2011.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Raccolta R edizione 2009

Le specificazioni tecniche in oggetto non si applicano nel caso in cui detti impianti risultino certificati come insiemi CE/PED secondo quanto previsto dall’art.1 del D.Lgs. n.93 del 25/02/2000 nel qual caso l’esercizio risulta regolamentato dalle disposizioni di cui al DM 1/12/04 n.329 e dal D.Lgs. 9/4/2008 n.81 e s.m.i..Non si applicano inoltre ai generatori di calore alimentati a gas secondo la Direttiva 2009/142/CE.

ISPESL > INAILLa legge 30 luglio 2010, n. 122 di conversione con modificazioni del D.L. 78/2010, prevede l'attribuzione all'INAIL delle funzioni già svolte dall'ISPESL.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

IMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAIMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDAImpianto termico costituito da:- uno o più generatori di calore;- apparecchi utilizzatori distinti dal o dai generatori;- un sistema di espansione, costituito da uno o più vasi, chiusi o aperti, avente la funzione di consentire le variazioni di volume dell'acqua dell'impianto causate dalle variazioni della temperatura;- tubazioni di collegamento dei componenti dell’impianto;-apparecchiature e dispositivi per la sicurezza,protezione e controllo dell'impianto durante l'esercizio.Impianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto con vaso di espansione apertoImpianto il cui vaso di espansione è in comunicazione diretta con l’atmosfera.Impianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto con vaso di espansione chiusoImpianto il cui vaso di espansione ha una pressione interna che può essere o divenire superiore a quella atmosferica

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

GENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAGENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDAApparecchio che rientra nel campo di applicazione del Titolo II del D.M. 1.12.75 (R.1.A. punto 3) avente la funzione di riscaldare l’acqua.Il generatore di calore è la composizione di bruciatore e caldaia. Quando riscaldano acqua ad una temperatura inferiore alla temperatura di ebolizione a pressione atmosferica (<100°C) si definiscono “ad acqua calda”. (PED CE97/23 <110°C / 0,5 bar).Ogni generatore deve essere dotato della targa del costruttore, come previsto dalla legislazione vigente e dalle relative norme di prodotto.La targa di costruzione dei generatori di calore a fuoco diretto deve recare le seguenti indicazioni:a) nome (o marchio) del costruttore;b) numero di fabbrica o sigla di identificazione; ;c) potenza nominale utile, in kW;d) potenza nominale del focolare, in kW;e) pressione massima di esercizio, in bar.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Prova idraulicaProva idraulicaProva idraulicaProva idraulicaAl termine della costruzione, ogni generatore di calore deve essere sottoposto, a cura del costruttore, ad una prova idraulica a pressione non inferiore ad 1.43 volte la pressione massima ammissibile del generatore. Nel caso di riparazioni, non comportanti modifiche alla struttura costruttiva originale, la prova idraulica va ripetuta, a pressione non inferiore a 1,5 volte la pressione massima ’esercizio del generatore, a cura del riparatore, che rilascerà il relativo certificato. In caso di riparazioni che comportano modifiche alla struttura costruttiva originaria, il riparatore deve rilasciare un nuovo certificato di costruzione (rif. Art. 17D.M. 1/12/75).

Libretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneLibretto d'uso e manutenzioneOgni generatore deve essere accompagnato da un libretto d'uso e manutenzione redatto a cura del costruttore.Il documento dovrà contenere, tra l’altro, l’indicazione dell’avvenuta prova idraulica con esitosoddisfacente.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

CONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.N.A.I.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.N.A.I.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.N.A.I.LCONNESSIONI CON IL GENERATORE IMPORTANTI AI FINI I.N.A.I.L

Tubo di espansioneTubazione che mette in comunicazione il generatore con il vaso d'espansione.

Tubo di caricoTubazione che collega la parte inferiore del generatore con la parte inferiore del vaso d'espansione aperto.

Gruppo di riempimentoSistema costituito da un riduttore di pressione, valvole di intercettazione e valvola di ritegno la cui funzione,oltre al riempimento dell’impianto, è quella di mantenere stabile la pressione ad un valore non inferiore alla pressione idrostatica a cui è sottoposto l’impianto.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

DISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADISPOSITIVI DI SICUREZZADispositivi automatici destinati ad impedire che siano superati i valori limiti prefissati di pressione e temperatura dell’acqua.

Valvola di sicurezza

Valvola che automaticamente, senza l'assistenza di energia diversa da quella del fluido in pressione, scarica una quantità di fluido tale da impedire che sia superata la pressione di sicurezza prefissata. La valvola deve richiudersi entro lo scarto di chiusura ammesso. In base al tipo ed al modo in cui è sistemato il carico , possiamo classificare le valvole di sicurezza in:

- Valvole a peso diretto

- Valvole a peso e leva o a peso indiretto

- Valvole a molla diretta

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Valvola di scarico termicoValvola ad azione positiva che automaticamente scarica una quantità di fluido tale da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata. La valvola deve richiudersi al cessare della sopraelevazionedella temperatura dell’acqua che ne ha determinato l’intervento e deve essere dotata di un interruttore destinato, in caso di apertura della valvola stessa, ad arrestare il bruciatore.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Valvola di intercettazione del combustibile autoazionataValvola ad azione positiva che automaticamente intercetta il flusso del combustibile in caso di sopraelevazione della temperatura dell'acqua in modo da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata. Si intende per valvola autoazionata una valvola “attuata” cioè azionata dallo stesso fluido che percorre la tubazione sulla quale è installata la valvola stessa.

Tubazione di sicurezzaTubazione che collega la parte superiore del generatore di calore con l’atmosfera.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Valvola di intercettazione del fluido primario autoazionataValvola ad azione positiva che automaticamente intercetta il fluido primario negli scambiatori di calore in caso di sopraelevazione della temperatura del fluido secondario in modo da impedire che sia superata la temperatura di sicurezza prefissata.

Sistema di intercettazione del fluido primario negli scambiatori di calore.Sistema costituito da:- una valvola di intercettazione del fluido primario autoazionata o non (termoregolatrice);- un termostato di blocco che aziona la valvola.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONEDispositivi destinati a proteggere il generatore prima dell’entrata in funzione dei dispositivi di sicurezza.

Termostato di regolazione o di limitazione o di esercizioDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di temperatura dell'acqua e di ripristinarlo solo dopo l'abbassamento della temperatura sotto il predetto limite. Tale dispositivo può essere di tipo elettromeccanico o elettronico;inoltre la sua funzione può essere integrata in un sistema elettronico di termoregolazione.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Termostato di blocco o di sicurezzaDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di temperatura dell'acqua. Il ripristino dell'apporto di calore deveavvenire solo con intervento manuale.

Pressostato di blocco o di sicurezzaDispositivo che ha la funzione di interrompere automaticamente l'apporto di calore al generatore al raggiungimento di un prefissato limite di pressione dell'acqua. Il ripristino dell'apporto di calore deve avvenire solo con intervento manuale. Esso sarà tarato ad una pressione inferiore alla taratura della valvola disicurezza, ha infattiun' unica funzione: rilevare lo sfioro della pressione di bollo e mandare in blocco il bruciatore senza che esso possa "alzare le valvole di sicurezza".

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

DISPOSITIVI DI CONTROLLODispositivi indicatori di parametri di esercizio (atti a consentire la misura dei parametri di esercizio: pressione, temperatura, livello ecc.) nonché dispositivi di allarme. Gli indicatori di pressione e di temperatura devono essere installati in modo che ne sia agevole lalettura.

Manometri I manometri devono avere la scala graduata in bar o in mH2O (metri di colonna d'acqua) sulla quale siaindicata, con un segno facilmente visibile, la pressione massima ammissibile dell’impianto.Per l'indicazione della pressione massima è consentito l'uso di un indice regolabile esclusivamente amezzo di un utensile.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Il fondo scala dei manometri deve essere compreso tra 1,25 e 2 volte la pressione massima di esercizio dell'impianto intendendosi per tale la pressione di taratura della valvola di sicurezza (vaso chiuso) o la pressione idrostatica dell'impianto (vaso aperto).Il controllo può essere effettuato sull'impianto oppure su banco appositamente attrezzato. La differenza tra la lettura del manometro e quella dello strumento di controllo non può discostarsi di oltre il 5% del valore di fondo scala dell'indicatore controllato.Le graduazioni della scala dei manometri devono essere tali da permettere tale controllo.Il manometro deve essere applicato direttamente sul generatore, oppure sulle tubazioni di mandata o di ritorno dello stesso, purché non siano interposti organi di intercettazione, mediante una presa dipressione provvista di appendice per l'applicazione dello strumento di controllo. Detta appendice deve essere del tipo a disco piano di 40 mm di diametro e 4 mm di spessore.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

TermometriLa temperatura misurata dal termometro deve essere riportata su scala graduata in °C, con fondo scala non superiore a 120° C (Racc. R 1982) 140°C (Racc. R 2005). La differenza tra la lettura del termometro e quella dello strumento di controllo non può oltrepassare i 2°C . Le graduazioni del termometro devono essere tali da permettere tale controllo. Il termometro atto a misurare la temperatura dell'acqua deve essere posto nelle immediate vicinanze del tubo di uscita dell'acqua dal generatore ed a monte di eventuali organi di intercettazione e di ogni altra accidentalità. Per ogni generatore deve essere altresì previsto un pozzetto, con l'asse verticale o inclinato, del diametro interno minimo di 10 mm, per l'applicazione del termometro di controllo della temperatura dell'acqua all'uscita di ciascun generatore di calore, sistemato anch'esso nelle immediate vicinanze di tale uscita ed a monte di eventuali organi di intercettazione e di ogni altra accidentalità.

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IMPIANTI TERMICI AD ACQUA CALDA IN PRESSIONE

Impianti di riscaldamento – Raccolta R Edizione 2009DISPOSITIVI OBBLIGATORI SU GENERATORI DI CALORE AD ACQUA CALDA PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO

SCHEMA RIEPILOGATIVO DISPOSITIVI DI SICUREZZA, PROTE ZIONE E CONTROLLO IMPIANTI A COMBUSTIBILE GASSOSO E LIQUIDO

Posizione Distanza (m) Vaso aperto Vaso chiuso

Dis

posi

tivi d

i si

cure

zza

Valvola di sicurezza G, M 1 - i.v. • (*1)

Valvola di scarico termico G, M 1 - i.v. •(*3)

Valvola di intercettazione del combustibile M (ele.sens.) 1 •

Tubo di sicurezza •

Tubo di carico •

Dis

posi

tivi d

i pr

otez

ione

Termostato di regolazione (o di limitazione, o di esercizio) G, M 1 • •

Termostato di blocco (o di sicurezza) a riarmo manuale G, M 1 • •

Pressostato di blocco (o di sicurezza) a riarmo manuale G, M 1 •

Livellostato di minimo livello G, M 1 •

Pressostato di blocco minima pressione G, M 1 •

Interblocco con pompe di circolazione e flussostato • (*2)

Dis

posi

tivi d

i co

ntro

llo

Manometro, in bar o mca, fondo scala 1,25 ÷ 2 volte P max esercizio impianto G, M, R 1 • •

Rubinetto portamanometro con presa di pressione a disco piano D=40mm sp.4 mm G, M, R 1 • •

Termometro con fondo scala non superiore a +140°C G, M 1 - i.v. • •

Pozzetto ad asse verticale od inclinato diam. interno minimo 10 mm G, M 1 - i.v. • •

LEGENDA Posizione: G=generatore; M=mandata; R=ritorno

Distanza: i.v.=immediate vicinanze

NOTE (*1) - Per generatori con potenza termica al focolare > 580 kW la portata di scarico va suddivisa su almeno due valvole di sicurezza.

(*2) - Va garantita l'interruzione dell'apporto di calore in caso di arresto delle pompe (R.3.B, par.7.1); il flussostato è facoltativo.

(*3) - Dispositivi di sicurezza alternativi fra loro.

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Corso post-Diploma: Tecnico Superiore per la gestione e la

verifica di impianti energetici

Corso di Formazione

COMBUSTIBILI , COMBUSTIONE E CONTROLLO DELLA COMBUSTIONE

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

STECHIOMETRIASTECHIOMETRIASTECHIOMETRIASTECHIOMETRIALa stechiometria è quella branca della chimica che studia i rapporti quantitativi delle sostanze chimiche e delle reazioni chimiche.Essa viene rappresentata attraverso coefficienti, detti appunto stechiometrici e questi coefficienti esprimono i rapporti molari con cui le sostanze coinvolte nella reazione reagiscono.Il calcolo stechiometrico permette di determinare matematicamente le quantità di reagenti e prodotti coinvolti in una reazione chimica.Gli atomi reagiscono tra loro in rapporti esprimibili con numeri naturali, anche se per comodità spesso vengono usati coefficienti frazionari; comunque dato che cambiando i coefficienti cambia anche la costante di equilibrio, una reazione è bilanciata correttamente solo con coefficienti interi. I coefficienti stechiometrici vengono posti prima di ogni specie chimica che partecipa alla reazione. In assenza di coefficiente si presuppone che il numero sia 1.

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CALORECALORECALORECALOREIl calore è a manifestazione a livello macroscopico dello scambio di energia da un sistema fisico ad un altro unicamente a causa di differenze di temperatura.

“PUNTO”“PUNTO”“PUNTO”“PUNTO”E’ il livello di temperatura di una sostanza alla quale può conclamarsi un fenomeno fisico.

“LIMITE”“LIMITE”“LIMITE”“LIMITE”E’ il livello di concentrazione di una sostanza al quale può conclamarsi un fenomeno fisico.

Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

TEMPERATURE DI SIGNIFICATIVO INTERESSE NELLA COMBUSTIONETEMPERATURE DI SIGNIFICATIVO INTERESSE NELLA COMBUSTIONETEMPERATURE DI SIGNIFICATIVO INTERESSE NELLA COMBUSTIONETEMPERATURE DI SIGNIFICATIVO INTERESSE NELLA COMBUSTIONEPunto di infiammabilità (Flash point)

Il punto di infiammabilità (o flash point) di un combustibile è la temperatura più bassa alla quale si formano vapori in quantità tale che in presenza di ossige (aria) e di un innesco abbia luogo il fenomeno della combustione.

temperatura di autoignizione temperatura di autoignizione(o di autoaccensione) di un combustibile è la temperatura minima alla quale la sostanza inizia spontaneamente a bruciare in presenza di ossigeno, senza sorgenti esterne di innesco. La stessa temperatura costituisce infatti innesco sufficiente alla combustione.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

LA COMBUSTIONELA COMBUSTIONELA COMBUSTIONELA COMBUSTIONELa combustione è una reazione chimico-fisica che comporta l'ossidazione di un combustibile da parte di un comburente (che in genere è rappresentato dall'ossigeno presente nell'aria), con sviluppo di calore e radiazioni elettromagnetiche, tra cui spesso anche radiazioni luminose.In termini più rigorosi la combustione è una ossidoriduzione esotermica in quanto un composto si ossida mentre un altro si riduce (nel caso degli idrocarburi, il carbonio si ossida, l'ossigeno si riduce) con rilascio di energia e formazione di nuovi composti, principalmente anidride carbonica ed acqua.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Il "ciclo del fuoco" consiste nei tre elementi che sono necessari allo svolgersi della reazione di combustione. Questi tre elementi sono (es. gas metano):

Comburente (O)Combustibile (C – H)

Innesco

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Il combustibile può essere di vario tipo, ad esempio: idrocarburi, legname o carbone.Il comburente per eccellenza è l'ossigeno presente nell'aria.Il combustibile e il comburente devono essere in proporzioni adeguate perché la combustione abbia luogo, delimitate dal cosiddetto "campo d'infiammabilità".La reazione tra il combustibile e il comburente non è spontanea ma avviene ad opera di un innesco esterno. L'innesco rappresenta l'energia di attivazione necessaria alle molecole di reagenti per iniziare la reazione. In seguito l'energia rilasciata dalla reazione stessa ne rende possibile l'autosostentamento.La combustione avviene quando il combustibile e' allo stato gassoso.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Il bruciatore di combustibile liquido provvede pertanto alla nebulizzazione, a ridurre cioè il combustibile a particelle piccolissime; la particella trovandosi in camera di combustione e quindi in un ambiente ad alta temperatura, evapora. Se nel tempo di permanenza in camera di combustione la molecola di combustibile non "incontra" quella dell'ossigeno la reazione di combustione non avviene con conseguente perdita di energia, e la cosiddetta formazione di incombusti. Si e' già visto che il carbonio in difetto d'aria può reagire con l'ossigeno formando monossido di carbonio, con conseguente minor sviluppo di calore.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Mancando uno degli elementi del triangolo l'incendio non si sviluppa o si estingue. Spegnere un incendio è infatti possibile per sottrazione (esaurimento o allontanamento) del combustibile, per soffocamento (separazione dell'ossigeno/comburente per mezzo di una sostanza coprente) o per raffreddamento (fermando la reazione a catena di autosostentamento dell'innesco).Durante la combustione, il combustibile è la sostanza che è ossidata, mentre il comburente è quella che ossida. Il metano brucia secondo una reazione esotermica, cioè sviluppa quel calore che andiamo a utilizzare; in particolare, per ogni metro cubo di metano bruciato si sviluppano circa 8.500 kcal (35,58 MJ). Poiché nelle reti di distribuzione del gas naturale non viene immesso metano puro ma, appunto, gas naturale, si considera per convenzione (vincolo di chi fornisce gas naturale) che il potere calorifico sia non inferiore a 8.250 kcal/m3.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

LA COMBUSTIONE IN DIFETTO D'ARIA E LA COMBUSTIONE INCOMPLETA LA COMBUSTIONE IN DIFETTO D'ARIA E LA COMBUSTIONE INCOMPLETA LA COMBUSTIONE IN DIFETTO D'ARIA E LA COMBUSTIONE INCOMPLETA LA COMBUSTIONE IN DIFETTO D'ARIA E LA COMBUSTIONE INCOMPLETA La combustione con eccesso d'aria è, come detto, la condizione di normale funzionamento di una caldaia. Se la combustione avviene con difetto di aria (Ap < At), indice di cattivo funzionamento, nei fumi è presente anche monossido di carbonio CO, carbonio (fuliggine) e combustibile incombusto. Sin qui abbiamo esaminato la combustione stechiometrica (teorica), quella in eccesso d'aria (normale) e quella in difetto d'aria; c'è una quarta condizione: la combustione incompleta, che si ha in condizioni di cattivo funziona- mento, ad esempio durante l'avviamento della caldaia, in caso di cattiva miscelazione del combustibile con l'aria, o quando la temperatura di combustione è bassa. In queste condizioni, nei fumi sono presenti i composti riportati nella combustione in difetto d'aria, in più c'è dell'ossigeno.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Si è affermato che l'azoto dell'aria passa inalterato alla combustione, ma se il combustibile contiene, nella sua molecola, dell'azoto, questo prende parte alla reazione di combustione ed è ossidato formando ossidi di azoto NOx, così come l'eventuale zolfo presente nel combustibile, in presenza dell'umidità atmosferica, si trasformano in acido nitrico e acido solforico dando origine alle cosiddette piogge acide.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

ARIA TEORICAARIA TEORICAARIA TEORICAARIA TEORICAL'aria teorica (di combustione) è la quantità di aria contenente esattamente tanto ossigeno quanto necessario per bruciare in maniera completa una quantità stabilita di combustibile. Nel corso della combustione di una sostanza non tutta l'aria viene a contatto con la superficie del combustibile, quindi la combustione deve avvenire in eccesso d'aria, cioè in presenza di una quantità di aria maggiore di quella stechiometricamente necessaria. Considerando che l'aria in eccesso assorbe parte del calore della combustione, occorre ridurre l'eccesso d'aria al minimo necessario, cioè si tenta di essere quanto più vicini possibile all'aria teorica. Infatti utilizzando l'aria teorica si realizza la massima temperatura di combustione, quindi il massimo rendimento termodinamico del ciclo termico.L'aria teorica dipende dalla natura del combustibile relativo.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

ARIA TEORICAARIA TEORICAARIA TEORICAARIA TEORICAL'eccesso d'aria di solito è nullo in presenza di combustibili gassosi, in cui il mescolamento fra l'aria ed il combustibile è a livello molecolare, mentre sale con combustibili liquidi nebulizzati o solidi polverizzati in modo molto fine, per arrivare a valori notevolmente elevati con combustibili solidi di grossa pezzatura.

L'aria teorica di combustione viene calcolata mediante la seguente formula:at = mat / mc

dove mat è la massa di aria teorica e mc è la massa di combustibile.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

LA COMBUSTIONE TEORICALA COMBUSTIONE TEORICALA COMBUSTIONE TEORICALA COMBUSTIONE TEORICANella caldaia non giunge ossigeno puro ma aria, composta per il 21% di ossigeno e il 79% di azoto.Come sappiamo, l'azoto non prende parte alla combustione ed esce inalterato dal camino, anzi è il maggiore costituente dei fumi. Per bruciare 1 mc di metano sono necessari 9,52 mc di aria (2 m3 di ossigeno + 7,52 m3 di azoto). Da 1mc di metano si producono 2 m3 di vapor d'acqua (quindi parleremo di "fumi umidi") e 1 mc di CO2 . La produzione di vapore assorbe una parte dell'energia sviluppata; dalla combustione di 1 mc di metano si producono, come si è visto, 2 m3 di vapore che assorbono 900 kcal (3,8 MJ), che rappresentano la differenza tra potere calorifico superiore e inferiore del metano, pari all'incirca al 10-11% del suo contenuto termico

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

ECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIAPer far sì che la combustione avvenga in modo completo si aumenta l'aria rispetto a quella stechiometrica, e si chiama eccesso d'aria :E = (Ap-At)Si intende quindi che per eccesso d'aria uguale a zero l'aria e' uguale a quella teorica.Per aria pratica (o aria effettiva Ae) , Ap, si intende quella effettivamente partecipante alla combustione. La maggiorazione di aria fa sì che tutto il combustibile bruci, annullando o quasi la formazione di incombusti.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

ECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIAECCESSO D’ARIASi definisce anche l’eccesso d’aria percentualeE% = 100 * (Ap-At)/At

L'eccesso d'aria comporta l'abbassamento della temperatura di combustione della fiamma e, quindi, la riduzione dello scambio termico dovuto all'irraggiamento; inoltre, aumenta il volume di aria in gioco e quindi ci sarà un maggior quantitativo di fumi e una conseguente maggiore perdita di calore uscente dal camino (a parità di temperatura dei fumi). Si comprende come la condizione ottimale sia quella di ricorrere al minimo eccesso d'aria che consenta la completa combustione del combustibile

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

COEFFICIENTE DI ECCESSO D’ARIACOEFFICIENTE DI ECCESSO D’ARIACOEFFICIENTE DI ECCESSO D’ARIACOEFFICIENTE DI ECCESSO D’ARIAOltre che l'eccesso d'aria viene anche definito il coefficiente di eccesso d’aria e (o l'indice d'aria l) definito come:e = Ap/At fra l'eccesso d'aria “e” ed il coefficiente di eccesso d’aria “E” c'e' la relazione:E = e -1E% = (e - 1) x 100.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

POTERE CALORIFICOPOTERE CALORIFICOPOTERE CALORIFICOPOTERE CALORIFICOIl potere calorifico superiore, PCS, e' la quantità di calore sviluppata dalla reazione di combustione. Nella combustione dell'idrogeno, o di combustibili contenenti acqua allo stato liquido, si sviluppa acqua allo allo stato di vapore ;il passaggio dell'acqua dallo stato liquido allo stato di vapore comporta la "cattura" del calore latente di vaporizzazione(circa 2500kj/kg) al calore di combustione. Il calore effettivamente disponibile per lo scambio termico e' solo quello quello sensibile e viene definito PCI, potere calorifico inferiore. Solo nelle caldaie a condensazione, in cui avviene la condensazione del vapor d'acqua ,e' possibile recuperare questo calore. Tra PCS e PCI vi e' la relazione:PCI=PCS-2500 x Mh2o [kj/kg]dove Mh2o e' il peso di acqua formatasi in seguito alla combustione

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

RENDIMENTO TERMICO E PERDITE DI CALORERENDIMENTO TERMICO E PERDITE DI CALORERENDIMENTO TERMICO E PERDITE DI CALORERENDIMENTO TERMICO E PERDITE DI CALOREE’ il rapporto tra il calore utile e quindi reso al fluido termovettore ed il calore fornito al focolare e quindi speso o prodotto. η = Qu (calore utile) / Qc (calore prodotto)Il rendimento termico è sempre inferiore ad 1 in quanto durante l’esercizio il generatore subisce delle perdite di calore:- perdite di calore sensibile ne fumi indicato con Ps;[ Ps = Ks * tfumi – taria comburente / CO2 ]- perdite per combustione incompleta indicate con Pc;[ Pc = Kc * CO / CO2 + CO ]- perdite per irraggiamento indicate con Pi;[ valore del generatore misurato secondo UNI-CTI 7936].

Ks e Kc sono coefficienti che dipendono dal tipo di combustibile.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

RENDIMENTO TERMICO CONVENZIONALE O DI COMBUSTIONERENDIMENTO TERMICO CONVENZIONALE O DI COMBUSTIONERENDIMENTO TERMICO CONVENZIONALE O DI COMBUSTIONERENDIMENTO TERMICO CONVENZIONALE O DI COMBUSTIONEE’ il rapporto tra, la differenza fra calore prodotto e perdita di calore sensibile nei fumi, ed il calore prodotto. ηc = Qc (calore prodotto) - Pc (perdite di calore sensibile nei fumi) / Qc (calore prodotto)

rendimento termico.pdf

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

COMBUSTIBILICOMBUSTIBILICOMBUSTIBILICOMBUSTIBILIMETANOMETANOMETANOMETANOIl metano è un idrocarburo semplice (alcano) formato da un atomo di carbonio e 4 di idrogeno; la sua formula chimica è CH4, e si trova in natura sotto forma di gas. Il metano è il principale componente del gas naturale, ed è un eccellente combustibile poiché produce il maggior quantitativo di calore per massa unitaria. Bruciando una molecola di metano in presenza di ossigeno si forma una molecola di CO2 (anidride carbonica), due molecole di H2O (acqua) e si libera una quantità di calore: CH4 + 2O2 → CO2 + 2H2O [+ 891 kJ/mol] Dalla combustione di un normal metro cubo standard di metano si ottengono circa 35,58 MJ (8500 Kcal)Il metano è il risultato della decomposizione di alcune sostanze organiche in assenza di ossigeno.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Caratteristiche generali

Formula bruta o molecolare CH4

Massa molecolare (u) 16,04

Aspetto gas incolore

Densità (g·cm-3, in c.s.) 0,00071682

Indicazioni di sicurezza

Flash point (K) PUNTO DI INFIAMMABILITA’

85 (-188 °C)

Limiti di esplosione 5,3 - 14% vol.

Temperatura di autoignizione (K)TEMPERATURA DI AUTOACCENSIONE

873 (600 °C)

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La combustione completa del metano, CH4, produce anidride carbonica e acqua, mentre in difetto di ossigeno possono avvenire numerose reazioni conducendo a diversi prodotti, tra i quali, oltre al monossido di carbonio, anche metanolo. Volendo analizzare nel particolare la combustione del metano si ha che la reazione stechiometrica di combustione è:CH4 + 2O2 → CO2 + 2H2O ciò vuol dire che per bruciare 1 mole (o, in modo equivalente 0,022414 m3) di metano servono 2 moli di ossigeno. In uscita si avranno 1 mole di anidride carbonica e 2 di acqua allo stato di vapore o, in alcuni casi, liquido (quest'ultimo caso si ha se si utilizza il calore latente di vaporizzazione che condensa l'acqua, come avviene nelle caldaie a condensazione).

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Dato che spesso si utilizza l'aria anziché l'ossigeno puro, bisogna tenere conto anche della presenza dell'azoto. L'aria è teoricamente formata (in volume) da 21% di ossigeno e da 79% da azoto; ciò vuol dire che il rapporto ossigeno/azoto è di 1:3,76. Pertanto la reazione di combustione diventa:CH4 + 2O2 + 7,52N2 → CO2 + 2H2O + 7,52N2 Nella pratica non si brucia mai secondo la reazione stechiometrica. Questo perché rispettando le giuste quantità si rischia di avere incombusti; ecco perché generalmente si cerca sempre di bruciare in eccesso d'aria (o di ossigeno). Dato che stechiometricamente per 1 volume di metano servono 9,52 volumi di aria, nella realtà si ha che il rapporto metano/aria è di circa 1:10.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

GPL (Gas di petrolio liquefatto)GPL (Gas di petrolio liquefatto)GPL (Gas di petrolio liquefatto)GPL (Gas di petrolio liquefatto)Il GPL, gas di petrolio liquefatto è talvolta indicato anche come gas propano liquido (essendo il propano il suo componente principale è una miscela di idorcarburi alcani.Il gpl è un combustibile facilmente reperibile, a basso impatto ambientale e con un'elevata resa energetica e calorifica. Il gpl non inquina il suolo e le falde grazie a un basso contenuto di zolfo e a una combustione completa, con modeste quantità di residui.La composizione del GPL non è definita esattamente, per il propano commerciale la densità è compresa tra 505 e 530 kg/m3 con un potere calorifico che non deve essere inferiore a 10.950 kcal/kg (o 45,83 MJ/kg), con un contenuto di zolfo massimo di 50 ppm.

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POTERE CALORIFICO DEI COMBUSTIBILIPOTERE CALORIFICO DEI COMBUSTIBILIPOTERE CALORIFICO DEI COMBUSTIBILIPOTERE CALORIFICO DEI COMBUSTIBILI

COMBUSTIBILE

C (% peso)

H (% peso)

O (% peso)

S (% peso) Ceneri (% peso)

Umidità (% peso)

PCI

Carbone 67 4 7 0,7 13 8 6200 kcal kg-1

Olio comb. ATZ 84,5 11,5 0,5 3 0,12 -9800 kcal kg-1

Olio comb. BTZ 85,5 12 1 1 0,1 -10000 kcal kg-1

Gasolio 87 12,5 0,05 0,1 0,01 -10800 kcal kg-1

Gas naturale 75 25 - - - -8500 kcal m-3 n

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COMBURENTECOMBURENTECOMBURENTECOMBURENTEComposizione dell’atmosfera terrestre

Composizione dell'aria secca

Nome FormulaProporzione o frazione molecolare

% (m/m)

Azoto N2 78,08 % 75,37 %Ossigeno O2 20,95 % 23,1 %Argon Ar 0,934 % 1,41 %

Diossido di carbonio CO2388 ppm (agosto 2010) [3]

Neon Ne 18,18 ppm

Elio He 5,24 ppm

Monossido di azoto NO 5 ppm

Kripton Kr 1,14 ppm

Metano CH4 1 / 2 ppm

Idrogeno H2 0,5 ppm

Ossido di diazoto N2O 0,5 ppm

Xeno Xe 0,087 ppm

Diossido di azoto NO2 0,02 ppm

Ozono O3 da 0 a 0,01 ppm

Radon Rn 6,0×10-14 ppm

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

GAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEOssigenoL’ossigeno si trova non solo sulla Terra ma in tutto l‘universo. L'ossigeno è l'elemento chimico più comune della crosta terrestre rappresentandone circa il 47% della massa, mentre nell‘atmosfera è in percentuale del 21%.Formula molecolare = O2

Densità (kg·m−3) = 1,429Punto di fusione = 50,35 K (−222,8 °C)Punto di ebollizione = 90,18 K (−182,97 °C)Punto critico = −118,57 °C a 5,04295 MPaPunto triplo = −218,787 °C a 151,99 Pa

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GAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEAzoto

L'azoto molecolare N2, è composto di due atomi di azoto, ed è un gas incolore, inodore, insapore e inerte che costituisce il 78% dell‘atmosfera terrestre (è il gas più diffuso nell'aria).Il suo simbolo è N (dal francese nitrogène).Formula molecolare = N2

Densità (kg·m−3) = 1,2506Punto critico = -147,14 °C a 3,39 MpaPunto di fusione = 63,14 K, (−210,03 °C)Punto di ebollizione = 77,35 K, (−195,82 °C)

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GAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEMonossido di carbonioIl monossido di carbonio è un gas inodore, incolore, insapore e velenoso. La sua molecola è costituita da un atomo di ossigeno e un atomo di carbonio legati con un triplo legame.Si miscela bene con l'aria, con cui forma facilmente miscele esplosive e penetra facilmente attraverso le pareti e il soffitto. Formula molecolare = CODensità (kg·m−3) = 1,145Limiti di esplosione = 12,5 - 74% vol. Temperatura di autoignizione = (K) 878 (605 °C)

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

GAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEGAS DI RILEVANTE IMPORTANZA NEI PROCESSI DI COMBUSTIONEAnidride carbonica

Il biossido di carbonio (noto anche come diossido di carbonio o anidride carbonica) è un ossido acido (anidride) formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno.A temperatura e pressione ambiente è un gas incolore e inodore. Allo stato solido è chiamato “ghiaccio secco”. Sublima a -78 °C.Formula molecolare = CO2

Densità (kg·m−3) = 1,98Punto triplo = 216,5 K (−56,6 °C) / 5,18 × 105 PaPunto critico = 304 K (31 °C) / 7,38 × 106 PaTensione di vapore = (Pa) a 293 K = 5,73 × 106

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PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEI prodotti della combustione dipendono dalla natura del combustibile e dalle condizioni di reazione. Ad esempio, nella combustione del carbone (esente da impurezze e quindi contenente solo carbonio) si produce esclusivamente anidride carbonica se vi è ossigeno in eccesso; in questo caso si parla di combustione completa. In difetto di ossigeno è invece favorita la produzione di monossido di carbonio accompagnata da fumi, nerofumo, in caso di forte carenza di ossigeno.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEOSSIDI DI AZOTO (NOx)L'ossido di azoto è un gas incolore, la formula della sua molecola è NO ed il numero CAS è 10102-43-9. La sostanza è un forte ossidante e reagisce con materiali combustibili e riducenti. Al contatto con l'aria si trasforma in biossido di azoto. In ambito fisiologico l'ossido di azoto rappresenta un importante neurotrasmettitore con effetto vasodilatante.L'ossido di azoto è un ossido neutro e non una anidride,ma reagisce spontaneamente con l'ossigeno per dare il diossido di azoto.2NO + O2 --> 2NO2

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEOSSIDI DI AZOTO (NOx)L'azoto è un inerte, e pertanto non reagisce con nessun elemento o sostanza durante la combustione. Tuttavia, sotto determinate condizioni (alte temperature, grande eccesso d'aria, presenza di azoto nel combustibile), può reagire e creare gli NOx.NOx è una sigla generica che identifica collettivamente tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele.

Alcune reazioni di ossidazione dell'azoto e del carbonio sono le seguenti:N2(g) + O2(g) → 2NO(g) NO(g) + 1/2O2(g) → NO2(g) C(g) + O2(g) → CO2(g)

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEL'azoto è in grado di formare diversi ossidi:l'ossido di azoto (NO) il diossido di azoto o ipoazotide (NO2, anche come dimero N2O4) l'ossido di diazoto o protossido di azoto (N2O) il triossido di diazoto o anidride nitrosa (N2O3) il pentossido di diazoto o anidride nitrica (N2O5)

La sigla (NOx) identifica in modo collettivo gli ossidi di azoto che si producono come inevitabili sottoprodotti durante una combustione che avvenga utilizzando aria (dal camino a legna, al motore delle automobili, alle centrali termoelettriche).La quantità e la qualità della miscela di NOx dipende dalla sostanza combusta e dalle condizioni in cui la combustione avviene.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEI NOx si formano in generale secondo tre meccanismi:Prompt, il NOx si forma nella parte iniziale della combustione, dove si è in forte presenza di sostanze intermedie molto aggressive, e che quindi attaccano anche l'azoto. In linea generale la quantità di produzione di promot NOx è nettamente inferiore rispetto a thermal o fuel Thermal il NOx si forma in presenza di elevate temperature e di una grossa quantità di ossigeno.Si forma a partire dall'azoto presente in atmosfera.combustione (come ad esempio il reburning, quindi l'immissione di altro combustivile). Fuel il fuel NOx Si chiamano fuel NOx gli azoti prodotti a partire dall'azoto presente nel combustibile.Combustibili solidi (carbone) possono avere una percentuale di azoto che varia 0,5-2%

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPer limitare e controllare le emissioni di NOx è dunque fondamentale che:La combustione avvenga nel modo più uniforme possibile, evitando picchi di temperatura. Una combustione con eccesso d’aria elevato sarà caratterizzata da elevati livelli di NOx, riconoscibili anche visivamente dal tipico colore giallastro dei fumi.Il compromesso fondamentale da fare ècon il monossido di carbonio (CO) che siforma a basse temperature di combustione.Gli ossidi di azoto sono considerati sostanze inquinanti dell'atmosfera e si ritiene che aggravino le condizioni dei malati di asma. Il triossido ed il pentossido di diazoto sono solubili in acqua e con l'umidità atmosferica possono formare acido nitroso e acido nitrico, entrambi presenti nelle cosiddette "piogge acide".

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPM10 (POLVERI SOTTILI / PARTICOLATO)La sigla PM10 identifica materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro.È costituito da polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide.Le principali fonti di PM10 sono:Sorgenti naturali: l'erosione del suolo, gli incendi boschivi, le eruzioni vulcaniche, la dispersione di pollini.Sorgenti legate all'attività dell'uomo: processi di combustione (tra cui quelli che avvengono nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento, in molte attività industriali, negli inceneritori e nelle centrali termoelettriche), usura di pneumatici, freni ed asfalto Inoltre, una parte rilevante del PM10 presente in atmosfera deriva dalla trasformazione in particelle liquide o solide di alcuni gas (composti dell'azoto e dello zolfo) emessi da attività umane.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEIl particolato che si forma in atmosfera prende il nome di particolato secondario, mentre quello che viene direttamente emesso in forma solida e/o liquida si definisce primario. Nelle aree urbane il traffico veicolare è una fonte importante di PM10. Secondo l'annuario ISPRA (Istituo Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) oltre il 38% delle stazioni di rilevamento registra superamenti dei limiti di qualità dell'aria per le PM10 </ref> - fonte: http://annuario.apat.it

La nocività delle polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell'apparato respiratorio:oltre i 7 µm: cavità orale e nasale ; fino a 7 µm: laringe ; fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari ; fino a 3,3 µm: bronchi secondari ; fino a 2,1 µm: bronchi terminali ; fino a 1,1 µm: alveoli polmonari .

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEDipende inoltre dalla loro natura chimica. In genere, le patologie legate all'inquinamento da polveri sottili sono riconosciute essere l'asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari. La mortalità indotta dalle polveri sottili è oggetto di dibattito. L'OMS, sulla base di uno studio condotto nel 2000 in 8 città del mondo, stima che le polveri sottili siano responsabili dello 0,5% dei decessi registrati nell'anno.I valori limite sono definiti in Italia dal Decreto Ministeriale 2 aprile 2002, n. 60; tale decreto fissa due limiti accettabile di PM10 in atmosfera:Il primo è un valore limite di 50 µg/m³ come valore medio misurato nell'arco di 24 ore da non superare più di 35 volte/anno. Il secondo come valore limite di 40 µg/m³ come media annuale

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEMONOSSIDO DI CARBONIO (detto OSSIDO DI CARBONIO)Il monossido di carbonio (o ossido di carbonio o ossido carbonico) ha formula CO, è un gas inodore, incolore, insapore e velenoso.Si miscela bene con l'aria, con cui forma facilmente miscele esplosive e penetra facilmente attraverso le pareti e il soffitto. In presenza di polveri metalliche finemente disperse la sostanza forma metallo-carbonili tossici e infiammabili. Può reagire vigorosamente con ossigeno, acetilene, cloro, fluoro, ossidi di azoto.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONEPRODOTTI DELLA COMBUSTIONETossicità del monossido di carbonioIl monossido di carbonio è tossico perché legandosi saldamente agli atomi di ferro nell'emoglobina del sangue forma un complesso molto più stabile di quello formato dall'ossigeno. La formazione di questo complesso fa sì che l'emoglobina sia stabilizzata nella forma di carboossiemoglobina che, per le sue proprietà, rilascia più difficilmente ossigeno ai tessuti. Questo porta ad uno stato di incoscienza e quindi alla morte. Anche in bassa concentrazione il monossido di carbonio può ridurre la concentrazione di ossigeno nel cervello al punto che la vittima diventi incosciente e, in casi gravi, muoia di asfissia.

- monossido di carbonio.doc

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

DEFINIZIONI LEGATE AL METRO CUBODEFINIZIONI LEGATE AL METRO CUBODEFINIZIONI LEGATE AL METRO CUBODEFINIZIONI LEGATE AL METRO CUBOSm³ o standard metro cubo è un'unità di misura impiegata per misurare la quantità di gas a condizioni standard di temperatura e pressione. Per definizione è la quantità di gas necessaria ad occupare un metro cubo di volume a 15 °C di temperatura e 1,01325 bar assoluti (pressione atmosferica sul livello del mare) di pressione.

Nm³ o normal metro cubo è un'unità di misura impiegata per misurare la quantità di gas e GPL a condizioni normali (c.n.). Per definizione è la quantità di gas necessaria ad occupare un metro cubo di volume a 0 °C di temperatura e 1,01325 bar assoluti (pressione atmosferica sul livello del mare) di pressione. I Nm³ sono legati agli Sm³ dalla seguente relazione: 1 Nm³ = 1.0561 Sm³.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

PROVA DEL RENDIMENTO DI COMBUSTIONEPROVA DEL RENDIMENTO DI COMBUSTIONEPROVA DEL RENDIMENTO DI COMBUSTIONEPROVA DEL RENDIMENTO DI COMBUSTIONEConsiste nella misurazione in opera del rendimento di combustione dei generatori di calore secondo la Norma UNI 10389. I risultati devono essere riportati sul Libretto di Impianto o di Centrale, nonché sul Rapporto di Controllo Tecnico conforme all’Allegato H al D.P.R. 412/93 e D.P.R. 551/99, debitamente timbrati e firmati dall'impresa abilitata ad eseguire le suddette operazioni. La norma UNI 10389 fissa per convenzione i poteri calorifici di alcuni combustibili :Gas naturale 8250 kcal/m³ (a press. atm. a 15 °C) Gas di petrolio liquefatti GPL 27000 kcal/m³ (a press. atm. a 15 °C) Gasolio 10210 kcal/kg Olio combustibile 9870 kcal/kg

St mc = Nm x 1,055 = Nm x 273+15/273K

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

ESPLOSIONEESPLOSIONEESPLOSIONEESPLOSIONEUn'esplosione è un improvviso e violento rilascio di energia meccanica, chimica o nucleare, normalmente con produzione di gas ad altissima temperatura e pressione. L'espansione istantanea di questi gas crea un'onda d'urto nel mezzo in cui avviene, che in assenza di ostacoli si espande in una sfera centrata nel punto dell'esplosione. Se incontra ostacoli esercita su di essi una forza tanto maggiore quanto maggiore è la superficie investita e quanto più è vicina al centro dell'esplosione.

Si definisce quindi esplosivo una sostanza o una miscela di sostanze che, in determinate condizioni, reagiscono con un'esplosione. Le sostanze esplosive sono le piu varie, di natura gassosa, liquida o anche solida, come le polveri esplosive.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

SCOPPIOSCOPPIOSCOPPIOSCOPPIOLo scoppio è un improvviso e violento fenomeno di rottura o lacerazione improvvisa e fragorosa di un corpo solido e cavo per l'azione di un'eccessiva pressione dall'interno che ne vince la forza di coesione.

es. di una caldaia, di una cisterna, di un tubo, di un pneumatico, di un palloncino

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

DIAGRAMMA DI OSTWALDDIAGRAMMA DI OSTWALDDIAGRAMMA DI OSTWALDDIAGRAMMA DI OSTWALDPer la determinazione delle perdite si richiede l’analisi chimica dei prodotti della combustione, il diagramma di Ostwald ci permette di eseguire un controllo sulla combustione e/o di verificare se i dati delle analisi sono corretti.Il diagramma di Ostwald è diverso per ogni combustibile, esso ci permette di controllare se la combustione è completa, una volta che sappiamo in percentuale in volume della CO2 e dell’O2 nei fumi anidri, in caso contrario, di determinare la percentuale di incombusti presenti come il CO o di ricavare l’eccesso d’aria.

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Combustibili, Combustione e Controllo della combustione

Se abbiamo una combustione completa dove il CO=0, l’equazione della combustione:Il diagramma di Ostwald è un triangolo rettangolo, sul lato coincide con l’asse delle ordinate sono riportati i contenuti percentuali in volume dell’O2 nei fumi anidri fino ad un valore massimo di 20,8 corrispondente alla percentuale di O2 contenuto nell’aria e, sul lato coincidente con l’asse delle ascisse, i contenuti della CO2 fino al massimo corrispondente alla combustione completa con l’aria teorica (CO2 max). I punti che costituiscono l’ipotenusa hanno coordinate i valori corrispondenti alla combustione completa in funzione dell’eccesso d’aria.

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Corso post-Diploma: Tecnico Superiore per la gestione e la

verifica di impianti energetici

Corso di Formazione

DISPOSIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI

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Disposizioni Prevenzione Incendi

CENTRALI TERMICHE DA 35 kW CENTRALI TERMICHE DA 35 kW CENTRALI TERMICHE DA 35 kW CENTRALI TERMICHE DA 35 kW –––– 116 kW (30.000 116 kW (30.000 116 kW (30.000 116 kW (30.000 ---- 100.000 KCAL/H) 100.000 KCAL/H) 100.000 KCAL/H) 100.000 KCAL/H) Obbligo di progettazione e realizzo secondo normativa correlata al combustibile impiegato:- Gas metano D.M. 12 Aprile 1996- Gasolio D.M. 28 Aprile 2005

CENTRALI TERMICHE OLTRE 116 kW (100.000 KCAL/H)CENTRALI TERMICHE OLTRE 116 kW (100.000 KCAL/H)CENTRALI TERMICHE OLTRE 116 kW (100.000 KCAL/H)CENTRALI TERMICHE OLTRE 116 kW (100.000 KCAL/H)Oltre all’obbligo di progettazione e realizzo secondo normativa (D.M. 12 Aprile 1996 - D.M. 28 Aprile 2005) sono soggette al controllo da parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco qualora la portata termica dei generatori termici sia superiore a 116 kW (100.000 kcal/h) (ex attività n.91 del D.M. 16 febbraio 1982 oggi attività n.74 del D.P.R. n.151 del 01.08.2011). Per esercire la centrale deve avere ottenuto il C.P.I. dal comando dei VVF.

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Disposizioni Prevenzione Incendi

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICADECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICADECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICADECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA1111° agosto 2011 , n. 151 .agosto 2011 , n. 151 .agosto 2011 , n. 151 .agosto 2011 , n. 151 .Regolamento recante semplifi cazione della disciplinadei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, anorma dell’articolo 49, comma 4 -quater , del decreto-legge31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modifi cazioni, dallalegge 30 luglio 2010, n. 122.

DPR 01 08 2011 - n°151 (Disciplina Prevenzione Incendi).pdf

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Disposizioni Prevenzione Incendi

Decreto Ministeriale 12 aprile 1996Decreto Ministeriale 12 aprile 1996Decreto Ministeriale 12 aprile 1996Decreto Ministeriale 12 aprile 1996Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati a combustibili gassosi.

Pubblicato sul S.O. n.74 alla Gazzetta Ufficiale Pubblicato sul S.O. n.74 alla Gazzetta Ufficiale Pubblicato sul S.O. n.74 alla Gazzetta Ufficiale Pubblicato sul S.O. n.74 alla Gazzetta Ufficiale num.103 del 4 maggio 1996.num.103 del 4 maggio 1996.num.103 del 4 maggio 1996.num.103 del 4 maggio 1996.

---- DM 12 Aprile 1996.pdfDM 12 Aprile 1996.pdfDM 12 Aprile 1996.pdfDM 12 Aprile 1996.pdf

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PROCEDURA DI PREVENZIONE INCENDI PER ATTIVITA’ SOGGETTE A CONTROLLI VV.F. rif. DPR n.151 del 01.08.2011 tipo C

RICHIESTA DI ESAME PROGETTO AI VV.F. DA PARTE DI EN TI O PRIVATI

ESAME PROGETTO DA PARTE VV.F.

APPROVAZIONE PROGETTO DA PARTE VV.F. CON EVENTUALI CONDIZIONI AGGIUNTIVE

PARERE NEGATIVO

ESECUZIONE DEI LAVORI IN CONFORMITA’ AL PROGETTO AP PROVATOESITO

NEGATIVOVERIFICA MEDIANTE SOPRALLUOGO DA PARTE DI ORGANI V V.F

ESITO POSITIVO DELLA VERIFICA VV.F. CON RILASCIO DI C.P.I.

ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ CON ASSUNZIONE DI RESPONSA BILITA’ DEL TITOLARE DI GARANTIRE IL MANTENIMENTO DELLE CONDIZI ONI DI

SICUREZZA (GESTIONE DELLA SICUREZZA)

MODIFICA DELLE CONDIZIONI DI SICUREZZA PRECEDENTEME NTE ACCERTATE

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RESISTENZA AL FUOCO

Definizione (EX) D.M. 30.11.1983 : Attitudine di un elemento di costruzione (componente o struttura) a conservare, secondo un programma termico

prestabilito e per un tempo determinato in tutto o in parte:

la stabilità [[[[R]]]], la tenuta [[[[E]]]], l’isolamento termico[[[[I ]]]]

RSTABILITA’

(RESISTENCE)

Attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco

ETENUTA

(ETANCHETTE )

Attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto

I parametri R, E, I sono così definiti:

IISOLAMENTO

TEMICO

(Isolament)

Attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore (T < 150°C sul lato non esposto)

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PERTANTO:

� REI = Stabilità+Tenuta+Isolamento termico

• RE = Stabilità+Tenuta

• R = Stabilità

Da specificare che per elementi strutturali quali travi, pilastri e staffaggi ha senso parlare unicamente di R, mentre per elementi piani quali i solai non costituenti compartimentazione di RE, ed infine per pareti costituenti compartimentazione e serrande tagliafuoco REI.

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D.M. 16 febbraio 2007

Riclassifica il grado di protezione REI dei materiali e delle strutture introducendo altri importanti parametri:

-W = capacità di non causare irraggiamento della parete

- M = resistenza all’azione meccanica

-S = tenuta al fumo

Negli allegati tabellari sono definiti gli spessori di parete minimi in relazione alla tipologia della composizione della stessa.

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DISPOSIZIONI RISPARMIO ENERGETICORendimento Termico Utile e Rendimento di

Combustione

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- DECRETO 26 giugno 2009Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. (09A07900)(GU n. 158 del 10-7-2009 )- DECRETO_26-06-09 [Linee_guida_nazionali_per_la_certificazione_energetica_degli_edifici].pdf

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- D.P.R. 21 del 2 aprile 2009, n. 59Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decretolegislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. (09G0068) (GU n. 132 del 10-6-2009 )- DPR_ 59 (2 apr 2009) [attuazione DLgs192].pdf

- D.Lgs. 29 dicembre 2006, n. 311Disposizioni correttive ed integrative al Decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia - DLGS_311 (29 dic 2006).pdf

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192Attuazione della direttiva 2000/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia- DLGS_192 (19_ago_2005).pdf

- Legge 23 agosto 2004, n. 239Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- Direttiva 2002/91/CE del 16 dicembre 2002Rendimento energetico in edilizia

- D.P.R. 21 dicembre 1999 n. 551Regolamento recante modifiche al D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici - DPR_551 (21 dicembre 1999) [modifche al DPR412].pdf

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- D.Lgs. 31 marzo 1998 n. 112Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali .

- D.P.R. 15 novembre 1996, n. 660(GU 27 dicembre 1996, n. 302, s.o.)Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10 - DPR_660 (15 novembre 1996) [redimento delle caldaie nuove].pdf

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE---- Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10Quadro riepilogativo L10----DM178DM178DM178DM178----DLGS192DLGS192DLGS192DLGS192----DLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpgDLGS311.jpg

- D.P.R. 26 agosto 1993 n. 412Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10 - DPR_412 (26 ago 1993)_coordinato.pdf

- Legge 9 gennaio 1991 n. 10Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

RENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONED.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 e D.Lgs. 29 dicembre 2006, n. 311

Periodicamente è necessario verificare con un'analisi dei fumi che ilvalore del rendimento di combustione della caldaia sia superiore al livello minimo fissato dalle norme in funzione della potenza dell'impianto.Se il rendimento risulta inferiore di più di 2 punti percentuali rispetto al minimo di legge nonostante le operazioni di manutenzione, la caldaia consuma (e inquina) troppo: bisogna quindi sostituirla entro 300 giorni dalla prova.Nelle tabelle che seguono sono indicate la periodicità con cui va effettuata la prova dei fumi ed i nuovi limiti del valore del rendimento di combustione.Il rendimento di combustione deve essere verificato con la seguente periodicità: - Caldaia con potenza al focolare inferiore a 35 kW (impianti autonomi domestici) ogni due anni- Caldaia con potenza al focolare compresa fra 35 e 350 kW una volta all'anno- Caldaia con potenza al focolare superiore a 350 kW due volte all'anno

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

Il rendimento di combustione del generatore di caloreIn un generatore di calore (dpr 412/93) il rendimento di combustione è il rapporto tra la potenza termica convenzionale (potenza termica del focolare meno potenza termica persa al camino) e la potenza termica del focolare. Il rendimento di combustione è un dato che il tecnico al quale si affida la manutenzione dell'impianto deve necessariamente determinare nel corso della verifica prevista dalla normativa.Tale dato viene riportato sul libretto di centrale o di impianto e nel rapporto di controllo tecnico.I generatori di calore installati prima del 29 ottobre 1993 devono avere un rendimento di combustione misurato nel corso della verifica di combustione che deve essere uguale o maggiore al valore determinato mediante le seguenti formule:per generatori standard ad acqua calda (84+2lgPn)-2per generatori ad aria calda (83+2lgPn)-6I generatori di calore installati dopo il 29/10/1993 e fino al 31/12/1997 devono avere un rendimento di combustione misurato nel corso della verifica di combustione che deve essere uguale o maggiore al valore determinato mediante le seguenti formule:

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

per generatori standard ad acqua calda (84+2lgPn)per generatori ad aria calda (83+2lgPn)-3I generatori di calore installati a partire dal 01/01/1998 e fino al 07/10/2005 devono avere un rendimento di combustione misurato nel corso della verifica di combustione che deve essere uguale o maggiore al valore determinato mediante le seguenti formule:per generatori standard ad acqua calda (84+2lgPn)per generatori a bassa temperatura ad acqua calda (87,5+1,5lgPn)per generatori a condensazione ad acqua calda (91+lgPn)per generatori ad aria calda (83+2lgPn)-3I generatori di calore installati a partire dal 08/10/2005 devono avere un rendimento di combustione misurato nel corso della verifica di combustione che deve essere uguale o maggiore al valore determinato mediante le seguenti formule:per generatori ad acqua calda (90+2lgPn) -1per generatori ad aria calda (83+2lgPn)-3

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

Qualora il rendimento del generatore di calore non rientri nei valori previsti dalla legge e sia impossibile ricondurlo con operazioni di manutenzione entro i valori limite, è necessario provvedere alla sua sostituzione entro 300 giorni dalla data della verifica.

Al termine delle verifiche, il tecnico dovrà rilasciare un Rapporto completo (DL 311/2006, DL 192/2005, DPR 660/1996, DPR 412/1993):- Allegato F = Rapporto di Controllo Tecnico e Manutenzione per impianto termico di potenza maggiore o uguale a 35 kW.- Allegato G = Rapporto di Controllo Tecnico e Manutenzione per impianto termico di potenza inferiore a 35 kW.(ex allegato H DPR412) e preciso sulle operazioni eseguite e sull'esito delle stesse.

Dovrà inoltre compilare le schede relative alle verifiche di combustione e agli interventi di manutenzione presenti nel Libretto di Impianto se Pn<35kW o nel Libretto di Centrale se Pn > 35kW.

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

RENDIMENTO TERMICO UTILE DEI GENERATORI DI CALORERENDIMENTO TERMICO UTILE DEI GENERATORI DI CALORERENDIMENTO TERMICO UTILE DEI GENERATORI DI CALORERENDIMENTO TERMICO UTILE DEI GENERATORI DI CALOREModifica al DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 AGOSTO 1993, n. 412 - DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 21 dicembre 1999, n. 551Art. 6

Rendimento minimo dei generatori di calore di nuova installazione1. Negli impianti termici di nuova installazione, nella ristrutturazione degli impianti termici nonché nella sostituzione di generatori di calore, i generatori di calore ad acqua calda di potenza nominale utile pari o inferiore a 400 Kw devono avere un "rendimento termico utile" conforme a quanto prescritto dal decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996, n. 660. I generatori ad acqua calda di potenza superiore devono rispettare i limiti di rendimento fissati dal medesimo decreto del Presidente della Repubblica per le caldaie di potenza pari a 400 kW. I generatori di calore ad aria calda devono avere un "rendimento di combustione" non inferiore ai valori riportati nell'allegato E al presente decreto.

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 NOVEMBRE 1996, n. 660Regolamento per l'attuazione della direttiva 92/42/CEE concernente i requisiti di rendimento delle nuove caldaie ad acqua calda, alimentate con combustibili liquidi o gassosi.Art. 4.

Requisiti di rendimento1. I diversi tipi di caldaie devono rispettare i rendimenti utili indicati nell'allegato VI sia a potenza nominale, cioè in funzionamento alla potenza nominale Pn, espressa in chilowatt, per una temperatura media dell'acqua nella caldaia di 70 °C, sia a carico parziale, cioè in funzionamento a carico parziale del 30%, per una temperatura media dell'acqua nella caldaia, diversa a seconda dei tipo di caldaia.

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 NOVEMBRE 1996, n. 660 ALLEGATO IIATTRIBUZIONE DELLE MARCATURE DI RENDIMENTO ENERGETICORequisiti di rendimento da rispettare contemporaneamente alla potenza nominale e a carico parziale di 0,3 PnRequisito di rendimento alla potenza nominale Pn e ad una temperatura media dell'acqua della caldaia di 70° C:%>= 84 + 2 log Pn - Marcatura *%>= 87 + 2 log Pn - Marcatura * *%>= 90 + 2 log Pn - Marcatura * * *%>= 93 + 2 log Pn - Marcatura * * * *Requisito di rendimento a carico parziale di 0,3 Pn e ad una temperatura media dell'acqua della caldaiadi %>= 50 °C :%>= 80 + 3 log Pn - Marcatura *%>= 83 + 3 log Pn - Marcatura * *%>= 86 + 3 log Pn - Marcatura * * *%>= 89 + 3 log Pn - Marcatura * * * *

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Disposizioni Risparmio EnergeticoRendimento Termico Utile e Rendimento di Combustione

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 NOVEMBRE 1996, n. 660 ALLEGATO VIRENDIMENTO TERMICO UTILE- DPR_660 (15 novembre 1996) Allegato VI.pdf

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Disposizioni Risparmio EnergeticoLinee guida

EFFICIENZA ENERGETICA PER IL CITTADINO- Efficenza energetica per il cittadino.pdf

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DISPOSIZIONI TUTELA AMBIENTALEControlli Sulle Emissioni in Atmosfera

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Disposizioni Tutela AmbientaleControlli Sulle Emissioni in Atmosfera

QUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALEQUADRO NORMATIVO NAZIONALE

- D.L.G.S. del 3 aprile 2006, n. 152Disposizioni Tutela AmbientaleControlli Sulle Emissioni in Atmosfera- decreto 152 - 3 aprile 2006.pdf

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Disposizioni Tutela AmbientaleControlli Sulle Emissioni in Atmosfera

Note sul D.L.152/06 (Gazzetta Uff. del 14.4.06)Note sul D.L.152/06 (Gazzetta Uff. del 14.4.06)Note sul D.L.152/06 (Gazzetta Uff. del 14.4.06)Note sul D.L.152/06 (Gazzetta Uff. del 14.4.06)attinenti all’obbligo di installazione di sistemi di analisi fumi fissi.attinenti all’obbligo di installazione di sistemi di analisi fumi fissi.attinenti all’obbligo di installazione di sistemi di analisi fumi fissi.attinenti all’obbligo di installazione di sistemi di analisi fumi fissi.

La Parte V del Decreto sopra menzionato si articola in tre “Titoli” .

Titolo 1: ricadono in questa sezione gli impianti industriali e quelli civili di potenza termica nominale complessiva superiore a soglie che dipendono dal combustibile impiegato . L’elenco delle soglie per combustibile si trova all’art 269- comma 14, di seguito citiamo quelle relative ai combustibili di uso pù frequente per impianti civili:

3 MW per impianti alimentati a metano e GPL;

0,3 MW per impianti alimentati a olio combustibile;

1 MW per impianti alimentati a biomasse, gasolio, biodiesel.

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Disposizioni Tutela AmbientaleControlli Sulle Emissioni in Atmosfera

Titolo 2: ricadono in questa sezione gli impianti termici civili (cioè quelli in cui la produzione di calore è destinata, anche in edifici non residenziali, al riscaldamento / climatizzazione di ambienti o al riscaldamento di acqua per usi igienico –sanitari) aventi potenze nominali complessive inferiori a quelle già menzionate nel Titolo 1.Per tutti gli impianti che ricadono in questo titolo vi è l’obbligo (art 285 e Allegato IX-Parte 2 - punto 5) per generatori di calore di potenza nominale superiore a 1Mkcal/h del monitoraggio o della registrazione dei seguenti parametri:parametri > 1 M Kcal/h > 2 M Kcal/hCO2 CO+H2, oppure O2, oppure opacità fumi temperatura fumi pressione in camera di combustione depressione al camino

= registrazione in continuo= apparecchi indicatori

Per impianti di potenza nominale complessiva superiore a 5 Mkcal/h i dati devono essere rappresentati su di un unico dispositivo.

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Disposizioni Tutela AmbientaleControlli Sulle Emissioni in Atmosfera

Titolo 3 contiene prescrizioni per tutti gli impianti termici (Titolo1 e Titolo2).In questa sezione si fissano le prescrizioni per il rendimento di combustione (art 294) e si prescrive che:- gli impianti disciplinati dal Titolo 1 di potenza nominale > 6MW (per singolo impianto) (art 294 punto 1)- gli impianti disciplinati dal Titolo 2 di potenza nominale complessiva >1,5MW (art 294 punto3)devono essere dotati di apparecchiature per monitoraggio /registrazione di:O2 �CO �Temperatura fumi �� = registrazione in continuo� = misurazione in continuo

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REQUISITI PER LA CONDUZIONE E MANUTENZIONE

DEGLI IMPIANTI TERMICI

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

FONTI DEL DIRITTOFONTI DEL DIRITTOFONTI DEL DIRITTOFONTI DEL DIRITTOLeggeLeggeLeggeLeggeLa legge è l'atto normativo per antonomasia e la fonte del diritto per eccellenza. Inferiore soltanto alle norme internazionali e ovviamente alla Costituzione per grado gerarchico, è formalmente un atto su procedimento, ossia il risultato finale derivato da una serie di atti formali precedenti tassativamente previsti.L'organo preposto all'emanazione delle leggi è il Parlamento italiano.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

Decreto LegislativoDecreto LegislativoDecreto LegislativoDecreto LegislativoCon la locuzione decreto legislativo (abbreviato con D. lgs.) o decreto delegato si intende nel diritto costituzionale italiano un atto normativo avente forza di legge adottato dal governo in sede di consiglio dei ministri su delega del Parlamento.La delegazione legislativa è prevista dall'art. 76 della Costituzione ed è un mezzo con il quale le camere decidono di non disciplinare una determinata materia (per motivi di inadeguatezza tecnica, di tempo o altro), riservandosi però di stabilire la «cornice» entro la quale il governo dovrà legiferare.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

Decreto LeggeDecreto LeggeDecreto LeggeDecreto LeggeIl decreto legge (abbreviato con d.l.) è un provvedimento provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza dal Governo, ai sensi dell'art. 77 della Costituzione della Repubblica italiana.Il decreto legge è un atto con forza di legge che può essere adottato dal Governo (cioè dal Consiglio dei Ministri) in casi straordinari di necessità e urgenza. Il d.l. è un provvedimento provvisorio con forza di legge, che entra in vigore immediatamente, il giorno stesso (o il giorno successivo) della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Tuttavia, se non viene convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione, decade retroattivamente (ex tunc): è come se non fosse mai esistito.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

Decreto del Presidente della RepubblicaDecreto del Presidente della RepubblicaDecreto del Presidente della RepubblicaDecreto del Presidente della RepubblicaNell'ordinamento italiano il decreto del presidente della Repubblica (in sigla d.p.R., o anche DPR) è un atto del presidente della Repubblica.Gli atti emanati con DPR di interesse tecnico sono i regolamenti governativi in attuazione di leggi, la normativa precedente al 1988 disponeva che venissero emanati nella forma del DPR i decreti legislativi, ma anche i regolamenti governativi, etcc. Per porre rimedio alla confusione ingenerata l'art. 17 della Legge n. 400/1988, stabilì che i nuovi atti legislativi frutto di esecuzione di una legge delega si sarebbero chiamati semplicemente decreti legislativi, mentre la forma del decreto del Presidente della Repubblica sarebbe rimasta, per quanto concerne gli atti normativi, esclusivamente per i regolamenti governativi.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

Decreto MinisterialeDecreto MinisterialeDecreto MinisterialeDecreto MinisterialeIl decreto ministeriale di solito pone norme tecniche di dettaglio o generiche ma relative ad uno specifico argomento, finalizzate all'attuazione di una data norma di legge. È caratterizzato da una certa discrezionalità da parte del ministro che lo emette, ma è sempre prescritto dalla legge, che dopo aver delineato i principi fondamentali di una data materia (ad esempio, la classificazione delle strade), ne affida l'esatta definizione tecnica ed attuazione al ministro competente, che la effettua con proprio decreto. Sotto questo aspetto, il decreto ministeriale non va però confuso con il decreto legislativo, che è invece un atto avente forza di legge emanato dal Governo nel suo insieme a seguito di una legge di delega parlamentare.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

ESTRATTO DELLE NORME PER IL CONSEGUIMENTO DEL PATENTINO ESTRATTO DELLE NORME PER IL CONSEGUIMENTO DEL PATENTINO ESTRATTO DELLE NORME PER IL CONSEGUIMENTO DEL PATENTINO ESTRATTO DELLE NORME PER IL CONSEGUIMENTO DEL PATENTINO DI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICIDI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICIDI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICIDI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICI2003 D.G.R. 10 febbraio 2003, n. 1772002 D.G.R. 13 maggio 2002, n. 7281999 L.R. 21 aprile 1999, n. 3D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 1998D.P.R. 18 aprile 1994, n. 392 1994L. 5 marzo 1990, n. 46 1990D.P.R. 22 dicembre 1970, n. 1391 1970D.M. 12 agosto 1968 1968 – Disciplina dei Corsi.L. 13 luglio 1966, n. 615 1966 – sostituito dal DLGS 152.D.lgs 3 Aprile 2006, nD.lgs 3 Aprile 2006, nD.lgs 3 Aprile 2006, nD.lgs 3 Aprile 2006, n° 152 152 152 152 – Art. 287 Abilitazione alla conduzione -Necessaria per tutti gli impianti termici di potenza superiore ai 232kw.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICI E DI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICI E DI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICI E DI ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEGLI IMPIANTI TERMICI E DI GENERATORI DI VAPOREGENERATORI DI VAPOREGENERATORI DI VAPOREGENERATORI DI VAPOREI certificati di abilitazione alla conduzione degli impianti termici sono di due gradi:- il patentino di 1° Grado abilita alla conduzione degli impianti termici per il cui mantenimento in funzione è richiesto il certificato di abilitazione alla condotta dei generatori di vapore a norma del regio decreto 12 maggio 1927, n. 824;

- il patentino di 2° Grado abilita alla conduzione degli altri impianti termici.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

ABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEI DI GENERATORI DI VAPOREABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEI DI GENERATORI DI VAPOREABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEI DI GENERATORI DI VAPOREABILITAZIONE PER LA CONDUZIONE DEI DI GENERATORI DI VAPOREI certificati di abilitazione alla conduzione dei generatori di vapori sono di quattro gradi:- il certificato di 1° Grado abilita la conduzione dei generatori di vapore di qualsiasi tipo e di qualsiasi superifice;- il certificato di 2° Grado abilita la conduzione dei generatori di vapore di qualsiasi tipo, aventi una producibilità fino a 20 t/h di vapore;- il certificato di 3° Grado abilita la conduzione dei generatori di vapore di qualsiasi tipo, aventi una producibilità fino a 3 t/h di vapore;- il certificato di 4° grado abilita la conduzione dei generatori di vapore di qualsiasi tipo, aventi una producibilità fino a 1 t/h di vapore.Il valore della producibilità da prendere in considerazione ai fini dei gradi stabiliti dall'articolo 1 è quello della producibilità continua dichiarato dal costruttore e riportato dal libretto matricolare del generatore.

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Requisiti per la Conduzione e Manutenzione degli Impianti Termici

RENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONEPeriodicamente è necessario verificare con un'analisi dei fumi che il valore del rendimento di combustione della caldaia sia superiore al livello minimo fissato dalle norme in funzione della potenza dell'impianto ((DL 311/2006, DL 192/2005, DPR 551/99, DPR 660/1996, DPR 412/1993,).Se il rendimento risulta inferiore di più di 2 punti percentuali rispetto al minimo di legge nonostante le operazioni di manutenzione, la caldaia consuma (e inquina) troppo: bisogna quindi sostituirla entro 300 giorni dalla prova.Il rendimento di combustione deve essere verificato con la seguente periodicità: - Caldaia con potenza al focolare inferiore a 35 kW (impianti autonomi domestici) ogni due anni;- Caldaia con potenza al focolare compresa fra 35 e 350 Kw una volta all'anno;- Caldaia con potenza al focolare superiore a 350 kW due volte all'anno.Le operazioni debbono essere svolte secondo la UNI CT 10389.

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ATTIVITA ‘ DI CONDUZIONE E MANUTENZIONE E IMPIANTI TERMICI

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

APPLICAZIONE DEL D.Lgs. 192/2005 IN MERITO ALLA ATTIVITA’ DI APPLICAZIONE DEL D.Lgs. 192/2005 IN MERITO ALLA ATTIVITA’ DI APPLICAZIONE DEL D.Lgs. 192/2005 IN MERITO ALLA ATTIVITA’ DI APPLICAZIONE DEL D.Lgs. 192/2005 IN MERITO ALLA ATTIVITA’ DI MANUTENZIONE E CONTROLLO DEGLI IMPIANTI TERMICI CIVILIMANUTENZIONE E CONTROLLO DEGLI IMPIANTI TERMICI CIVILIMANUTENZIONE E CONTROLLO DEGLI IMPIANTI TERMICI CIVILIMANUTENZIONE E CONTROLLO DEGLI IMPIANTI TERMICI CIVILI

Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia” come modificato dal successivo decreto legislativo 29 dicembre 2006 n. 311, ha introdotto alcuni cambiamenti nella disciplina inerente gli impianti termici, che aveva già come fonti primarie la legge 10/91 e il DPR 412/1993 e 551/1999.In particolare gli articoli 7 e 9 e l’apposito Allegato L del D.Lgs. 192/2005, disciplinano l’attività di manutenzione e quella di controllo delle caldaie come segue:- distinzione, in modo più marcato rispetto alla previgente disciplina, fra periodicità delle manutenzione e periodicità dei controlli di efficienza energetica;- una periodicità per tali controlli non più annuale ma più diluita nel tempo;- estensione del regime dell’autocertificazione periodica a tutte le caldaie.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

Schematizzando l’allegato L dispone:

- manutenzione e controllo_DLGS_192_2005.pdf

- DLGS_192 (19_ago_2005).pdf

- DLGS_311 (29 dic 2006).pdf

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

Indirizzi degli enti locali in merito all’applicazione del DEL D.Lgs. 192/2005 Indirizzi degli enti locali in merito all’applicazione del DEL D.Lgs. 192/2005 Indirizzi degli enti locali in merito all’applicazione del DEL D.Lgs. 192/2005 Indirizzi degli enti locali in merito all’applicazione del DEL D.Lgs. 192/2005 (Regioni, Provincie e Comuni oltre 40.000 abitanti) (Regioni, Provincie e Comuni oltre 40.000 abitanti) (Regioni, Provincie e Comuni oltre 40.000 abitanti) (Regioni, Provincie e Comuni oltre 40.000 abitanti)

Fino all’approvazione di una specifica normativa regionale, il controllo e la manutenzione degli impianti termici sono direttamente disciplinati dal D.Lgs. 192/2005, come modificato dal D.Lgs. 311/2006, nonché dal DPR 412/1993 per le parti non abrogate dal decreto legislativo.Le autorità competenti ai controlli sono individuate dalla legge 9 gennaio 1991 n. 10, Titolo II “Norme per il contenimento del consumo di energia negli edifici” la quale, all’art. 31 comma 3, dispone che i Comuni con più di quarantamila abitanti e le Province per la restante parte del territorio effettuano i controlli necessari e verificano, con cadenza almeno biennale, l'osservanza delle norme relative al rendimento di combustione, anche tramite organismi esterni e con onere a carico degli utenti.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

In applicazione del comma 20 dell’allegato L del succitato decreto legislativo, le attività di accertamento ed ispezione degli enti locali competenti, ovvero Comuni con più di quarantamila abitanti e Province per la restante parte del territorio, devono adeguarsi al dettato dello stesso allegato non oltre il 7 ottobre 2007.Le amministrazioni competenti stanno predisponendo l’attività ispettiva per il prossimo biennio 2007/2008 in considerazione quindi anche della necessità di adeguare la propria azione alle novità contenute nel modificato quadro normativo statale.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

Indicazioni con richiami per la disciplina applicabile delle REGIONI (es. Toscana)Indicazioni con richiami per la disciplina applicabile delle REGIONI (es. Toscana)Indicazioni con richiami per la disciplina applicabile delle REGIONI (es. Toscana)Indicazioni con richiami per la disciplina applicabile delle REGIONI (es. Toscana)Alle seguenti indicazioni si applicano le definizioni del D.Lgs. 192/2005, art. 2 e allegato A.Per “responsabile di impianto” si intende altresì “il proprietario, il conduttore, l'amministratore di condominio, o per essi un terzo, che se ne assume la responsabilità”, come richiamato all’art. 7, comma 1 del D.Lgs. 192/2005.

1. Esercizio e manutenzione1. Esercizio e manutenzione1. Esercizio e manutenzione1. Esercizio e manutenzione1111. L’esercizio e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva, e le attività di accertamento ed ispezione degli stessi impianti, sono disciplinati dal D.Lgs 192/2005,articoli 7, 9 e allegato L allo stesso decreto, nonché dal D.P.R. 412/1993 per le parti non abrogate dal decreto legislativo. Tali norme sono direttamente applicabili sul territorio regionale finché non verranno disapplicate da una nuova disciplina regionale.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

2222. Le operazioni di controllo e manutenzione degli impianti termici sono svolte ai sensi delle disposizioni di cui all’allegato L, commi da 1 a 4, del D.Lgs. 192/2005.3333. Le operazioni di controllo indicate agli allegati F e G del D.Lgs. 192/2005 sono comunque svolte almeno secondo le tempistiche di cui ai commi 5, 6 e 7 dell’allegato L del decreto legislativo, fermo restando quanto specificato di seguito:a)a)a)a) La norma nazionale richiede, per le “caldaiette” (potenza inferiore a 35 kW) a gas, che i controlli di cui all’allegato G siano effettuati almeno ogni 2 anni, con un’eccezione: per quelle, fra loro, di anzianità inferiore a 8 anni, se installate all’aperto o comunque a camera stagna, la stessa norma prescrive che tali controlli avvengano almeno ogni 4 anni per una maggior sicurezza di tali impianti. Qualora l’amministrazione competente ritenga necessario un controllo più puntuale sulla efficienza e sicurezza, si ritiene che anche per questi ultimi impianti i controlli di cui all’allegato G del decreto possano essere effettuati con una frequenza di 2 anni.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

b)b)b)b) La norma nazionale richiede che il rendimento di combustione sia controllato, fermo restando i casi particolari prescritti ai commi 6 e 7 dell’allegato L, con la periodicità prevista dalle norme UNI e CEI. Si ritiene che, per un efficace monitoraggio dell’efficienza degli impianti, inmancanza di una diversa disposizione delle normative UNI e CEI, il rendimento di combustione dovrebbe essere controllato con una periodicità minima uguale a quella sopra indicata per gli altri controlli prescritti agli allegati F e G del decreto. Quindi, fermo restando i controlli dispostinei casi particolari di cui ai commi 6 e 7 dell’allegato L, il rendimento di combustione andrebbe controllato almeno ogni 2 anni per le caldaiette (potenza inferiore a 35 kW) a gas, almeno ogni anno per i restanti impianti.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

2. Accertamenti ed ispezioni2. Accertamenti ed ispezioni2. Accertamenti ed ispezioni2. Accertamenti ed ispezioni1111. I Comuni sopra 40 mila abitanti e le Province per la restante parte del territorio sono, ai sensi dell’art. 31 della legge 10/91, amministrazioni competenti agli accertamenti e le ispezioni degli impianti termici e quindi le “autorità competenti” richiamate all’allegato L, comma 12 del D.Lgs.192/2005.2222. Ai fini della semplificazione degli obblighi dei cittadini, si ritiene debba spettare all’operatore incaricato del controllo dal responsabile di impianto la trasmissione, all'amministrazione competente o all'organismo da questa incaricato, di copia dell’ultimo rapporto di controllo tecnico, con proprio timbro, firma e con connessa assunzione di responsabilità.3333. Per un efficace meccanismo di accertamento la trasmissione dell’ultimo rapporto di controllo dovrebbe avvenire con una periodicità non superiore a 2 anni. Le amministrazioni competenti dovrebbero valutare attentamente l’opportunità di prescrivere l’obbligo di trasmissione del rapportodi controllo entro un mese dal suo rilascio al responsabile dell’impianto.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

4444. Nel programmare le ispezioni le amministrazioni competenti dovrebbero tendere a:a)a)a)a) sottoporre ad ispezione tutti gli impianti termici di cui non risulta pervenuto rapporto di controllo tecnico;b)b)b)b) sottoporre ad ispezione una tantum, da effettuarsi con le modalità di cui all’allegato L, comma 17 del Dlgs 192/2005, tutti gli impianti termici dotati di generatori di calore di età superiore a 15 anni;c)c)c)c) sottoporre ad ispezione a campione gli impianti termici di cui risulta pervenuto rapporto di controllo tecnico.

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Attività di Conduzione e Manutenzione di Impianti Termici

RENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONERENDIMENTO DI COMBUSTIONEPeriodicamente è necessario verificare con un'analisi dei fumi che il valore del rendimento di combustione della caldaia sia superiore al livello minimo fissato dalle norme in funzione della potenza dell'impianto ((DL 311/2006, DL 192/2005, DPR 551/99, DPR 660/1996, DPR 412/1993,).Se il rendimento risulta inferiore di più di 2 punti percentuali rispetto al minimo di legge nonostante le operazioni di manutenzione, la caldaia consuma (e inquina) troppo: bisogna quindi sostituirla entro 300 giorni dalla prova.Il rendimento di combustione deve essere verificato con la seguente periodicità: - Caldaia con potenza al focolare inferiore a 35 kW (impianti autonomi domestici) ogni due anni;- Caldaia con potenza al focolare compresa fra 35 e 350 Kw una volta all'anno;- Caldaia con potenza al focolare superiore a 350 kW due volte all'anno.Le operazioni debbono essere svolte secondo la UNI CT 10389.