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Crestomazia Sarda

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Page 1: Crestomazia Sarda

O f f I C I N ALINGUISTICAANNO $V - N. 4 - DICEMBRE 2002

EDUARDO BLASCO FERRER

CRESTOMAZIA SARDADEI PR IM I SECOLI

–VOLUME PRIMO–TESTI - GRAMMATICA STORICA - GLOSSARIO

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Page 3: Crestomazia Sarda

O f f I C I N ALINGUISTI CAANNO $V - N. 4 - DICEMBRE 2003

EDU AR DO BLASCO FER R ER

CRESTOMAZIA SARDA

DE I P R IM I S ECO L I- VO LUME P R IMO-

TESTI - GRAMMATICA STORICA - GLOSSARIO

CENTRO “MAX LEOPOLD WAGNER” PER LA DOCUMENTAZIONE E RICERCA LINGUISTICA

Page 4: Crestomazia Sarda

Alcuni anni or sono, dopo la scomparsa di Raphael G. Urciolo, la Ilisso Edizioni ac-quisiva i diritti di tutte le opere edite di Max Leopold Wagner, oltre ai lavori inediti,alle carte e all’intera biblioteca del grande glottologo tedesco, padre della linguisti-ca sarda. È noto, infatti, che Wagner (nato a Monaco di Baviera nel 1880 e mortoa Washington D.C. nel 1962) trascorse gli ultimi anni della sua vita negli Stati Uni-ti presso l’avvocato italo-americano studioso di linguistica, potendo attendere inquesto modo senza preoccupazioni alle proprie ricerche e, in particolare, alla rea-lizzazione del Dizionario Etimologico Sardo, uno dei capolavori della romanistica.Una volta morto Urciolo, i suoi Eredi, in relazione alle opere di Wagner, hanno ge-nerosamente effettuato il lascito ricordato a favore della Ilisso Edizioni, intendendoin questo modo rinsaldare lo speciale legame spirituale e scientifico che per oltre uncinquantennio unì lo studioso tedesco all’isola.In séguito a questo evento è sorto, per iniziativa della Ilisso Edizioni, il Centro “MaxLeopold Wagner” per la documentazione e ricerca linguistica che, oltre a diffonderela conoscenza della figura e delle opere di Wagner, si propone i seguenti scopi: a)ampliare e aggiornare il fondo Wagner con l’acquisizione di altro materiale biblio-grafico concernente non solo la Sardegna, ma più in generale l’àmbito mediterra-neo; b) promuovere la raccolta di materiale documentario e la realizzazione di ri-cerche e opere sul sardo e sulla linguistica mediterranea, con particolare riguardoper le aree linguistiche e culturali che hanno avuto relazione con la Sardegna inepoca preistorica, protostorica e storica; c) pubblicare i materiali e le ricerche di cuisopra nei quaderni di «Officina linguistica».Nel 1997 è uscito il primo volume di «Officina linguistica», una nostra raccolta di saggiintitolata Studi sul sardo medioevale, avente per oggetto l’analisi storica di alcuniaspetti della complessa compagine lessicale dei più antichi testi in volgare dell’isola.Nel 1998 è seguito il secondo numero della serie, Dai bressaglieri alla fantaria. Letteredei soldati sardi nella grande guerra, uno studio di Ines Loi Corvetto sulle interferenzedel sardo con l’italiano in un ricco e interessante corpus epistolare di area campida-nese meridionale. Infine nel 2000 ha visto la luce il terzo numero, un’indagine di Gio-vanni Lupinu (Latino epigrafico della Sardegna. Aspetti fonetici) dedicata all’esamedella lingua dei titoli latini, retaggio della dominazione romana dell’isola.Oggi proponiamo il quarto numero della collana, un’antologia di testi sardi delleOrigini, ad opera di Eduardo Blasco Ferrer. Si tratta di 27 documenti dei secoli XI-XIV, alcuni inediti, di cui lo studioso catalano, professore di Linguistica sarda pres-so la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari, fornisce un’e-dizione interpretativa basata su un’analisi autoptica dei manoscritti, curando direstituirne e chiarirne ogni tratto costitutivo attraverso una densa disamina storica,codicologica, diplomatistica, paleografica, linguistica e filologica. Di ogni testo pub-blicato si allega la riproduzione fotografica eseguita nell’archivio o nella bibliotecache lo custodisce, sì che sarà possibile riscontrare direttamente la lezione o l’inter-pretazione proposta dall’editore, il quale, in considerazione del valore documenta-rio, storico-linguistico nonché culturale dei documenti considerati, si è attenuto, co-me è norma in questi casi, a criteri editoriali molto conservativi. Completano illavoro due strumenti utili alla comprensione dei materiali pubblicati: un capitolocontenente i lineamenti della grammatica storica del sardo medioevale e un glossa-rio relativo alle voci occorrenti nei testi.A distanza di quasi un secolo e mezzo dalla pubblicazione del Codex DiplomaticusSardiniae di Pasquale Tola, opera importante ma del tutto inadeguata alle esigenzedella scienza filologica, questa meritoria fatica di Eduardo Blasco Ferrer colma unalacuna nell’àmbito degli studi di filologia e di linguistica e rappresenta un contribu-to prezioso alla conoscenza del mondo sardo medioevale.

Giulio Paulis

Il Centro “Max Leopold Wagner”

CENTRO “MAX LEOPOLD WAGNER” PER LA DOCUMENTAZIONE E RICERCA LINGUISTICA

Dedicato alla memoria di Raphael G. Urciolo, mecenate di Max Leopold Wagner

Diretto da:

GIULIO PAULISUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

Dipartimento di Filologia Classica e Glottologia

Comitato scientifico:

EDUARDO BLASCO FERRERUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Filosofiche

MICHEL CONTINIUNIVERSITÉ STENDHAL GRENOBLE IIILangues, Lettres, Langage, CommunicationU.F.R. des Sciences du Langage Centre de Dialectologie

INES LOI CORVETTOUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

Dipartimento di Linguistica e Stilistica

GIOVANNI RUFFINOUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO

Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche

DOMENICO SILVESTRIISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE DI NAPOLI

Dipartimento del Mondo Classico e del Mediterraneo Antico

NICOLA TANDAUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI

Istituto di Filologia Moderna

JACQUES THIERSUNIVERSITÉ DE CORSE

Culture et Langue Régionale

HEINZ JÜRGEN WOLFUNIVERSITÄT BONN

Romanisches Seminar

Page 5: Crestomazia Sarda

11 Prefazione

12 Ringraziamenti

INTRODUZIONE

15 1. Genesi

15 2. Articolazione

16 3. Le scriptae sarde medievali

17 4. Testi. Criteri d’edizione

19 5. Commento storico

20 6. Commento codicologico

20 7. Commento diplomatistico

20 8. Commento paleografico

20 9. Commento linguistico

21 10. Commento filologico

21 11. Riferimenti bibliografici specifici

21 12. Sintesi di grammatica storica

21 13. Glossario

22 14. Indici di nomi di persona e di luogo

22 15. Carte e Tavole

TESTI

SCRIPTA LATINA RUSTICA

25 Tavola genealogica generale

27 I. Carta di donazione di Barisone I,1064/1065

33 II. Carta di donazione di Pietro de Athen,29 ottobre 1113

SCRIPTA CAMPIDANESE

41 Tavola genealogica del Giudicato di Cagliari

43 III. Carta di donazione di Orzocco-Torchitorio, ca. 1066-1074

51 IV. Carta di donazione in caratteri greci,1089

63 V. Prima carta d’acquisizione patrimonialedi Paolo, vescovo di Suelli, ca. 1190-1200

69 VI. Seconda carta d’acquisizionepatrimoniale di Paolo, vescovo di Suelli,ca. 1190-1200

72 VII. Carta di compromesso del priore diSan Saturno, ca. 1190-1206

77 VIII. Trattato di pace del 1206

85 IX. Carta di donazione di Guglielmo-Salusio,10 maggio 1211

89 X. Carta di Torchitorio, vescovo di Suelli,30 settembre 1215

93 XI. Carta di Benedetta de Lacon, 30 maggio1225

SCRIPTA ARBORENSE

97 Tavola genealogica del Giudicato diArborea

99 XII. Carta di permuta fra Torbeno eCostantino d’Orrubu, 15 ottobre 1102

104 XIII. Carta di renovatio donationisd’Orzocco de Zori, ca. 1112-1120

109 XIV. Condaghe di Santa Maria diBonarcado, ca. 1120/30-1146

118 XV. Securitas del Giudice Mariano, ca.1124-1127/30

Indice

GraficaAntonello Cuccu

StampaLito Terrazzi, Firenze

© ILISSO EDIZIONI - Settembre 2003via Guerrazzi n. 608100 Nuoro - Italia0784-33033 / fax 35413www.ilisso.it - [email protected] 88-87825-65-3

Page 6: Crestomazia Sarda

125 XVI. Carta di donazione di Barisoned’Arborea, giugno 1184

129 XVII. Carta di donazione di Pietro d’Arborea(18 gennaio 1228?)

138 XVIII. Carta de Logu d’Eleonora d’Arborea,1355-1376

SCRIPTA LOGUDORESE

147 Tavola genealogica dei Giudicati di Torrese Gallura

149 XIX. Condaghe di San Pietro di Silki, post1073-1180

154 XX. Condaghe di San Nicola di Trullas,post 1113-1140

160 XXI. Carta di donazione di Furatu de Gitila Montecassino, ca. 1122

165 XXII. Condaghe di San Leonardo diBosove, post 1120-1173

170 XXIII. Carta di donazione di Costantinode Athen a Montecassino, 20 maggio 1136

174 XXIV. Carta di revoca tributaria a favoredi Montecassino, 1170

177 XXV. Carta di compromesso fra l’Operaiodi Pisa e il vescovo di Civita, 1173

182 XXVI. Statuti di Sassari, post 1272

189 XXVII. Statuti di Castelgenovese, ca.1334/36

SINTESI DI GRAMMATICA STORICA

195 I. Fonologia e grafematica

195 A) Vocalismo tonico

196 B) Vocalismo atono

197 C) Consonantismo

202 D) Fenomeni generali

204 II. Morfosintassi

204 A) Il sostantivo (= N) e l’aggettivo (= A)

205 B) I determinanti di N

208 C) I sostituenti di N

210 D) Il verbo (= V)

215 E) I determinanti relazionali di N e Pro

216 F) I determinanti di V

218 G) Frase e periodo (= F)

223 H) Formazione delle parole

APPARATI

227 Glossario

245 Indice onomastico

249 Indice toponomastico

252 Bibliografia

Lai, al renc de Sardenha, estai l’Amors qu’amar suoill

A Leti, Anna Maite, Margarita

A su pópulu sardu

Se uno pilastro fia carico da uno de’ lati solamente, fia di poca eternità

(Leonardo da Vinci, 1492, A 52r)

Page 7: Crestomazia Sarda

A soli 11 anni dalla pubblicazione del pon-deroso Codex Diplomaticus Sardiniae di Pa-squale Tola (1861) il noto romanista tedesco Ed-mund Stengel, nel pubblicare sulle paginedell’autorevole Rivista di Filologia Romanza(I,1872) la Carta gallurese del 1173 – ch’egliaveva ritenuto inedita in un primo momento –,dava notizia con palese entusiasmo del progettodi riedizione dei «piú vecchi documenti in linguasarda» che il conte Baudi di Vesme, scaltro pa-leografo e profondo conoscitore della storia del-la Sardegna, aveva deciso d’avviare. L’elegantedamnatio memoriae dell’imponente opera delTola da parte d’un eminente esperto della filolo-gia romanza e sarda pesava piú, in una tale cir-costanza, di una densa e caustica stroncatura.Ma l’entusiasmo con cui lo Stengel annunciò ilprogetto si rivelò intempestivo. L’ardua impresadi localizzazione, recupero e controllo direttodelle piú antiche pergamene sarde, disseminatein numerosi archivi e biblioteche italiani ed este-ri, dovette sembrare al Vesme una fatica di Sisifoo di Danaidi, un compito – come avrebbe potu-to dire Hegel – senza progressus ad finitum, eperciò fu presto accantonata.

Tra il 1872 e la seconda guerra mondiale fu-rono scoperti ulteriori documenti redatti in sar-do nei primi secoli del volgare, ma purtroppole loro edizioni, curate da studiosi di storia o diistituzioni del diritto sardo, sono anche colmedi lezioni spurie e prive, nel complesso, del ne-cessario rigore filologico.

Dal 1987 in modo intermittente, dal 1992con costante regolarità, abbiamo intrapreso l’e-same particolareggiato di tutti i testi sardi delle

Origini, analizzandoli nelle sedi che li ospitano,dove li abbiamo anche fatti fotografare. L’edizio-ne e i commenti analitici che compongono unaparte essenziale della presente opera rappresen-tano il risultato di questa lunga fatica, durante laquale siamo stati guidati da due principali obiet-tivi, già espressi come massime da illustri pensa-tori di altri tempi: conservare ogniqualvolta fos-se possibile le lezioni dei testi («Il faut conserverle plus possible, réparer le moins possible, nerestaurer à aucun prix», Joseph Bédier) e inter-pretare correttamente la lingua tramandata daidocumenti («saber ab dreichura quals est aycellaparladura», Terramagnino da Pisa), senza scansa-re parole o costruzioni apparentemente ermeti-che (contravvenendo in questo caso all’aureagnome di Giulio Cesare: «tamquam scopulum sicfugias inauditum atque insolens verbum»).

Giunti alla fine del nostro sofferto percorso,non ci sfugge certamente il fatto che, a dispettodelle centinaia di emendamenti formali e delledecine di rettifiche di voci, etimologie, date, luo-ghi e persino nomi e identificazioni di personag-gi, questo lavoro, che rivendica una forte conver-genza di competenze interdisciplinari, sia daconsiderare ancora ™k me/rouj. Alla comunitàscientifica consegniamo, dunque, l’onere d’ap-profondire o completare i quadri interpretativi danoi offerti, e anche di dar risposte soddisfacentiai quesiti rimasti insoluti. Col nostro sforzo noicrediamo, tuttavia, d’aver contribuito, pro viriliparte, a restituire ai Sardi qualche pilastro piú si-curo per i loro monumenti letterari delle Origini.

E. B. F.

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Prefazione

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III,V,VI,VIII,X,XIV,XVII,XVIII,XX) e Pietro PaoloPinna di Núoro (per i documenti XIX,XXVI,XXVII). Per l’elaborazione cartografica un senti-to ringraziamento va al competente dott. Ales-sandro Pintus.

Viva gratitudine rivolgo a tutte le personeche hanno efficacemente contribuito alla realiz-zazione del progetto iniziale: ai colleghi e amicidel mio Dipartimento – compresa la zelante Se-gretaria amministrativa Antonella Caddeo – esegnatamente al caro amico Preside AlbertoGranese, che con entusiasmo e sentita parteci-pazione ha appoggiato l’impresa; agli amici delRotary Club di Cagliari e Quartu S.E., e in parti-colare al dott. Enrico Marcialis; a Annette Kellere ai Sardi “de su disterru” del Circolo MartinoMastinu di Bruxelles; agli onorevoli: AssessoreRegionale alla Cultura dott. Beniamino Scarpa,Presidente della Provincia di Cagliari dott. San-dro Balletto, Assessore agli Affari Generali e Isti-tuzionali della Provincia di Cagliari dott. Mariano

Ignazio Contu, Assessori Provinciali alla Culturadott. Tonino Rocca (Núoro), dott. Giovanni De-martis (Oristano); nonché ai funzionari: dott.Attilio Dedoni (Assessorato Regionale al Lavo-ro), dott. Billia Fancello (Assessorato Regionalealle Finanze), dott. Giuseppe Corongiu (Gabi-netto dell’Assessorato Regionale alla Cultura),prof. Luigi Nieddu (consulente presso la Presi-denza della Provincia di Sassari), dott. ChiccoFrongia (Consiglio Provinciale di Cagliari), dott.Giuliano Nocco (Assessorato Provinciale allaCultura di Oristano), dott.ssa Maria AntoniettaPiroddi (Assessorato Provinciale alla Cultura diNúoro); infine – last but not least –, un partico-lare ringraziamento va a Franco Diana, per inumerosi quanto preziosi suggerimenti e l’infi-nita pazienza.

A totus, gràssias meda!E.B.F.

Regnum SardiniaeCalendimaggio MMIII

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Licenziando questa Crestomazia voglio espri-mere la mia riconoscenza a quanti, a vario titolo,mi hanno facilitato il compito, a cominciare dagliamici e colleghi che con grande partecipazione einteresse hanno letto criticamente e miglioratouna prima bozza del testo: Roberto Coroneo, Fran-co Diana, Costanzo Di Girolamo, Mauro Maxia,Gian Giacomo Ortu, Marco Piras, Olivetta Sche-na, Pinuccia Simbula, Francesco Sini, Heinz Jür-gen Wolf e Corrado Zedda. Ringrazio inoltre sen-titamente l’amico Giulio Paulis, direttore dellacollana che ospita il presente lavoro, per la co-stante disponibilità a discutere durante tutto ilprocesso di gestazione dell’opera alcuni punticontroversi della grammatica storica.

Ho un grande debito di gratitudine nei con-fronti del mio Maestro Arrigo Castellani che haaccompagnato sin da principio quest’impresacon la sua assidua consulenza e con paternoconforto.

Sono debitore di preziosi consigli e di solle-citi aiuti tecnici ai colleghi Ottavio Banti, PaoloCugusi, Silvia Buzzetti Gallarati, Anna Frattini,Michele Loporcaro, Lidia Perria, Aurora Pe+an,Massimo Pittau, Santo Lucà, Luciana Mosiici,Maria Teresa Sblendorio e Francesco Sitzia.

Un sentito ringraziamento va agli amici delCNR di Cagliari e, in particolare, al sempre gene-roso direttore Francesco Cesare Casula per le ri-produzioni dei sigilli e la collaborazione offerta.

In questa lista di benemeriti non possonoovviamente mancare i direttori degli archivi edelle biblioteche che hanno concesso, a piú ri-prese, le autorizzazioni a consultare, fotografaree stampare i documenti qui riuniti, nonché i lo-ro collaboratori, i quali mi hanno decisamentefacilitato l’accesso ai materiali esaminati. Nell’or-dine alfabetico di denominazioni delle sedi rin-grazio:

Mons. Tonino Cabizzosu, direttore dell’ArchivioArcivescovile di Cagliari (AACa), e la dott.ssa CarlaMurgioni;

Don Faustino Avagliano, direttore dell’Archi-vio dell’Abbazia di Montecassino (AAM);

Arch. Guglielmo Maria Malchiodi, Soprinten-dente per i Beni Architettonici e per il Paesag-gio, per il Patrimonio Storico, Artistico e De-moetnoantropologico per le Province di Pisa,Livorno, Lucca e Massa Carrara, e la dott.ssaMaria Teresa Lazzarini, direttrice dell’Archiviodella Certosa di Calci (ACCal);

Mons. Giorgio Beconcini, direttore dell’Ar-chivio Capitolare di Pisa (ACapPi);

Dott.ssa Raymonde Finizio, direttrice degliArchivi Dipartimentali des Bouches-du-Rhône aMarsiglia (ADMa);

Dott.ssa Rosalia Manno Tolu, direttrice del-l’Archivio Storico di Firenze (AStFi);

Dott.ssa Paola Caroli, direttrice dell’Archivio diStato di Genova (AStGe), e il dott. Alfonso Assini;

Dott. Giancarlo De Fecondo, direttore reg-gente dell’Archivio Storico di Pisa (AStPi), e ladott.ssa Daniela Staccioli;

Dott.ssa Anna Tilocca Segreti, direttrice del-l’Archivio Storico di Sassari, e la dott.ssa Mari-sella Demontis;

Dott.ssa Dolores Melis, direttrice della Biblio-teca Comunale di Cagliari (BComCa);

Dott.ssa Ester Gessa, direttrice della Bibliote-ca Universitaria di Cagliari (BUCa), e la dott.ssaMaria Teresa Passiu;

Dott.ssa Giuseppina Uleri, direttrice della Bi-blioteca Universitaria di Sassari (BUSs), e ladott.ssa Antonella Panzino.

La mia gratitudine va anche ai fotografi chehanno reso possibile con la loro professionalitàl’ottima riuscita delle riproduzioni dei documenti:oltre il personale addetto ai Servizi di Riproduzio-ne degli Archivi Dipartimentale di Marsiglia e diStato di Firenze, Genova e Pisa, i professionistidott. Aldo Mela di Pisa (per i documenti II,XI,XV,XVI,XXII,XXV), Luciano Pedicini di Napoli(per i documenti I,XXI,XXIII,XXIV), Pierluigi Des-sí e Nicola Monari di Cagliari (per i documenti

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Ringraziamenti

Page 9: Crestomazia Sarda

1. Genesi

L’esigenza concreta di scrivere, dopo un rigo-roso collaudo filologico, i testi sardi delle Originiantologizzati in parte da Pasquale Tola nel 1861nell’imponente Codex Diplomaticus Sardiniae,fonte inesauribile di lezioni spurie e di conse-guenti ricostruzioni linguistiche inattendibili, erastata avvertita già da tempo, come testimonia l’i-nappellabile condanna espressa nientemeno cheda Gianfranco Contini nel 1950 (68 n.1):

«Normalmente non è tenuto conto dei documenti del Tola[...] per la pessima qualità della lezione, che imporrebbecome compito urgente della filologia sarda una riedizionedi quei diplomi volgari collazionati sugli originali, integratadagli eventuali inediti degli archivi continentali».

Fatta astrazione dal salutare, ma purtroppoisolato contributo di Paolo Merci nel 1978, il mo-nito continiano non ha trovato eco fino al 1990,quando in occasione d’una molto vivacemente di-scussa rivalutazione complessiva – filologica, lin-guistica, paleografica, diplomatistica e storica –del presunto documento sardo piú antico conser-vato autografo, il cosiddetto Privilegio Logudorese(cfr. Wolf 1990a, Blasco Ferrer 1993a, Sabatini1996 I:311-312, Frank/Hartmann 1997 V:30-32,num. 74.005), la comunità scientifica internaziona-le ha trasformato l’esigenza di riedizione del Tolain urgenza improcrastinabile di revisione puntualedi tutti i manoscritti sardi dei primi secoli.

La presente Crestomazia, con la sua pretesadi colmare una siffatta lacuna nell’ambito dellafilologia sarda, fornisce un’edizione interpretati-va dei primi testi volgari basata esclusivamentesu un’analisi autoptica dei manoscritti, che perla prima volta vengono pubblicati in riproduzio-ni fotografiche eseguite negli archivi e nelle bi-blioteche che li custodiscono.

La scelta dei documenti ospitati nell’antolo-gia è stata dettata prevalentemente da criteri dicarattere storico-linguistico: sono stati pubblica-ti infatti, integralmente o parzialmente, tutti i

documenti, autografi o apografi, la cui redazionedefinitiva a noi pervenuta ricadesse entro il1400. I testi compilati dopo tale data – ad esem-pio il Condaghe logudorese di San Pietro di Sor-res (Sanna 1957a), il Brogliaccio arborense diSan Martino di Oristano (Atzori 1956), il Conda-ghe oristanese di Santa Chiara (Maninchedda1987b) o anche l’Officium disciplinae di SantaCroce di Nuoro (Lupinu 2002), per tacere deivari prodotti ibridi minori, campidanesi e logu-doresi (Blasco Ferrer/Schena 1998) – denuncia-no in effetti un influsso costante e profondo del-le lingue italiana e catalana, nelle consuetudinigrafiche, nel lessico e persino nella grammaticao nello stesso ordito sintattico. Per queste ultimeconsiderazioni sono state altresí espunte le po-che ed eccentriche lettere “mistilingui” trecente-sche, redatte da personale siculo e catalano,scoperte recentemente da Maria Giuseppina Me-loni (1995) e da Corrado Zedda (Zedda/Santoro1999:267-268). Requisiti squisitamente filologicihanno inoltre imposto l’esclusione, ovvia, diquei documenti letti e trascritti dal Tola che so-no andati smarriti – per esempio i lacerti delCondaghe logudorese di Sant’Antioco di Bisarcio–, e lo scarto, meno ovvio ma pure determinan-te, dei testi tramandati in copie eccessivamentedistanti dalle redazioni originali e infarcite di pa-lesi tracce d’inquinamento – quali il Libellus Ju-dicum Turritanorum di metà del sec. XIII, tràdi-to da un apografo settecentesco in piú partirimaneggiato (Sanna 1957b), o piú perentoria-mente lo “pseudo-Condaghe” di San Gavino,pervenutoci in un’infida copia secentesca ap-prontata con chiaro intento ricostruttivo dall’eru-dito sassarese Francesco Roca (Meloni 2001).

2. Articolazione

La Crestomazia comprende, dunque, i testipiú importanti per la ricostruzione storica e lin-guistica della Sardegna dei secoli XI-XV. Il lavoro

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Introduzione

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pregnantemente la presenza anche in Sardegnad’un latinum circa romançum, a quanto parecongelato nel tempo – come in altre aree “ritar-datarie” del sud d’Italia – e ripristinato a scopocelebrativo o di nobilitazione dei rozzi contenutiutilitaristici dei diplomi in periodi ben dilatatidei secoli XI-XII. E dall’ispezione piú accurata ditesti coevi in volgare – ad esempio di quello lo-gudorese del 1122 proveniente da Montecassino– sembrerebbe poter scorgere un utilizzo pro-grammato di schemi testuali bipartiti, con uso direpertori fissi nei formulari di protocollo edescatocollo, e libera fruizione di forme semivol-gari nel dispositivo, ossia nella parte corrispon-dente alla rapida imbreviatura degli arredi e be-ni dotali: indizio concreto, non mera congettura,d’una tradizione ancora giovane, come noi pen-siamo indotta dall’esterno piuttosto che genera-tasi autonomamente nell’Isola.

Ecco, in conclusione, il quadro generale econfrontativo dei tratti identificativi delle trescriptae sarde rappresentate nel nostro corpus(per la scelta dei parametri si vedano: Meyer-Lübke 1902, Guarnerio 1906, Wagner 1928 e1939/40:107-132; riassunto con tavola sinotticain Blasco Ferrer 1995b:245):

Logudorese Arborense Campidanese

§ 2 IA/IENUAM ianna genna

§ 6 DOMO domo domo domu

IUDICEM iudice iudice iudigi

§ 13 FACIO fatho faço fazzu

§ 24 FUIT fuit fudi fudi

§ 25 STARE,STET istare istit stari

RIVUM erriu erriu

§ 36 IPSOS sos sos/sus sus/is

§ 38 MEUM meu meu miu

§ 41 ILLUM/ILLI lu,li llu,lli llu,lli

§ 44 Ger.-ANDO sende pagande/ sendu

± -INDE lebando(ro)

§ 48 -NT furun furunt furuntaen aent aent

§ 48 -A(V)IT levait torredi(t) levedi(t)± DEDIT

§ 56 NEC (± NON) nen nen/ni nin/ni

Bibliografia di riferimento: Banniard (1992),Berschin/Berschin (1987), Braccini (1995), Ca-stellani (1980a III:12-90), Dees (1980, 1985,1987), Goebl (1979), Holtus (1995), Koch (1993),Lüdtke (1964), Mancini (1994), Perugi (1994),Roncaglia (1987), Sabatini (1996,I), Tomasin

(2001), Vàrvaro (1991), Wright (1989), Wunderli(1964), Zumthor (1963).

4. Testi. Criteri d’edizione

4.1 Testi. I testi qui appresso raccolti ed editi,compresi nelle scriptae appena descritte, com-paiono in ordine cronologico. Le date di riferi-mento sono quelle d’effettiva o presunta reda-zione definitiva delle carte o delle schede deitesti lunghi da noi presi in considerazione,eventualmente accompagnate fra parentesi – eprecisate poi nei rispettivi commenti filologici –dalle date di stesura delle copie tramandate.L’elenco dei testi pubblicati è il seguente:

Scripta latina rusticaI Carta di donazione di Barisone I, 1064/65.II Carta di donazione di Pietro de Athen, 29 ottobre 1113.

Scripta campidaneseIII Carta di donazione di Orzocco-Torchitorio, ca. 1066-

1074 (post 1423).IV Carta di donazione in caratteri greci (Cgr), 1089.V Prima carta d’acquisizione patrimoniale di Paolo, ve-

scovo di Suelli, ca. 1190-1200.VI Seconda carta d’acquisizione patrimoniale di Paolo,

vescovo di Suelli, ca. 1190-1200.VII Carta di compromesso del priore Raimondo di San

Saturno, ca. 1190-1206.VIII Trattato di pace del 30 ottobre 1206 (1307).IX Carta di donazione di Guglielmo-Salusio, 10 maggio

1211.X Carta del vescovo di Suelli Torchitorio, 30 settembre

1215.XI Carta di Benedetta de Lacon, 30 maggio 1225.

Scripta arborenseXII Carta di permuta fra Torbeno e Costantino d’Orrubu,

15 ottobre 1102.XIII Carta di renovatio donationis d’Orzocco de Zori, ca.

1112-1120.XIV Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (CSMB), ca.

1120/30-1146 (sec. XII ex.).XV Securitas del Giudice Mariano (PL), ca. 1124-1127/30.XVI Carta di donazione di Barisone d’Arborea, giugno

1184.XVII Carta di donazione di Pietro d’Arborea (18 gennaio

1228?).XVIII Carta de Logu (CL) d’Eleonora d’Arborea, 1355-1376

(ms. a: 1376-1392; incunabolo B: 1480/85).

Scripta logudoreseXIX Condaghe di San Pietro di Silki (CSPS), post 1073-

1180 (vecchio condaghe: ca. 1150; nuovo condaghe:post 1180).

XX Condaghe di San Nicola di Trullas (CSNT), post 1113-1140 (secondo quarto del sec. XII).

XXI Carta di donazione di Furatu de Gitil a Montecassi-no, ca. 1122.

Introduzione

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di cesello che è stato condotto sui documenti, al-lo scopo di restituirne e interpretarne ogni trattocostitutivo, ha implicato necessariamente una di-samina interdisciplinare che si manifesta nell’arti-colazione stessa dell’opera. Nei punti che seguo-no illustriamo in dettaglio i principi metodologiciche ci hanno guidato nell’esame particolareggia-to dei singoli aspetti, intrinseci ed estrinseci, deidocumenti. Tali punti trovano applicazione nelleseguenti sezioni che fungono da corredo alle ri-produzioni fotografiche:

– edizione dei testi;– commento storico;– commento codicologico;– commento diplomatistico;– commento paleografico;– commento linguistico;– commento filologico;– riferimenti bibliografici specifici.

Prima d’esporre il contenuto delle sezionisopraelencate, fornendo in fondo a ciascunadescrizione una minima selezione bibliograficadi consultazione indispensabile, è necessario di-scutere il concetto di scripta che utilizziamo peruna preliminare divisione della macrostrutturadell’opera. Alla fine di questa rassegna illustre-remo anche i contenuti e i criteri che hannopresieduto all’organizzazione delle macrosezio-ni III (Sintesi di grammatica storica) e IV (Glos-sario), nonché all’allestimento di indici e carte.

3. Le scriptae sarde medievali

Per un corretto inquadramento storico-lin-guistico dei documenti sardi dei primi secolicorre l’obbligo di servirsi del concetto modernodi scripta, cosí com’è stato rielaborato negli ulti-mi decenni.

Di là dalla plurima stratigrafia dei documen-ti, che si riflette nel carattere modulare – ovvero“diasistemico” – degli stessi, con variazioni dicarattere orizzontale o diatopico e stratificazionidi carattere verticale legate alle vicende inerentialla trasmissione testuale, è sempre possibile in-dividuare in essi una ristretta scelta di soluzionigrafico-fonologiche, grammaticali e lessicali sta-tisticamente d’elevata frequenza, peculiari dellesingole aree storiche che col tempo sono dive-nute focolai di norme geolinguistiche. La cerni-ta delle isoglosse condotta a scopo classificato-rio varia certamente con i secoli, a riprova che

le scriptae enucleate non rappresentano entitàmeramente astratte e statiche, bensí sviluppiconcreti e dinamici, strettamente correlati, su unpiano euristico, con l’andamento costante e im-prevedibile delle condizioni storiche – ossia re-lative a uomini, centri di cultura, giurisdizioniamministrative ed ecclesiastiche, mode e con-suetudini – che man mano si formano o si di-sgregano nell’Isola.

Seguendo quest’interpretazione dei dati ab-biamo proposto – o invero riproposto con affi-namenti non irrilevanti – una tripartizione deidocumenti, basata appunto su un numero ditratti geolinguistici che, considerati non singolar-mente bensí nella loro somma globale, sembra-no identificare le tre macroaree storiche medie-vali, nella fattispecie i Giudicati – o, secondouna recente impostazione storiografica, Regni –di Cagliari a sud, di Torres e Gallura a nord, del-l’Arborea nel centro. Quest’articolazione geolin-guistica delle scriptae – giova ricordare – ha al-tresí una forte giustificazione ricostruttiva, nelsenso che gli spazi che essa individua sembranorispondere in ultima analisi ai risultati di normecentripete derivanti dal latino trapiantato nell’I-sola in diverse ondate. Per quanto riguarda l’a-rea mediana, rivendicata da poco in quanto do-minio contrassegnato da un’identità propria diconfini dialettali nel periodo cruciale di forma-zione altomedievale, tale norma rispecchieràl’ulteriore conflittualità spettante a una zona “gri-gia” o Übergangsgebiet, con conseguenti taglisincronici che si riflettono nell’avvicendamentodelle forme documentate in senso sud-nord.

In questo variegato quadro di correlazioni,testuali e storico-linguistiche, s’inseriscono – inquanto antecedenti genetici e nel contempo te-stimonianze sincere d’un traumatico processod’elaborazione scrittoria – i due documenti cheper primi presentiamo: quello notissimo di Nici-ta, del 1064/65, e quello finora inedito e rilevan-tissimo del 1113. Entrambi appartengono a quel-la fenomenologia documentaria complessa dipassaggio da una diglossia a un bilinguismoscritto che è stata chiamata scripta latinarustica, in cui la contrapposizione fra registri elingue appare con piena nitidezza d’intenzioni.In particolare il secondo documento si qualificacome uno straordinario testimone d’un finoramalnoto o persino negato processo elaborativodi testi semivolgari, fase postulata altrove nellaRomània quale stadio embrionale obbligatoriodelle succedanee scriptae neolatine. Ora, la dop-pia redazione del documento qui prodotto rivela

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 11: Crestomazia Sarda

esponente di corpo minore nelle schede e neidocumenti che presentano righe di breve lun-ghezza; negli altri la numerazione è segnalatanel margine sinistro, prima dell’inizio delle sin-gole righe del testimone;

– regolarizzazione secondo l’uso moderno diu-v e di i-j-y vocalico (forma unica di i anche perl’eventuale semiconsonante iniziale da 2- e D2-);

– eliminazione dell’h esclusivamente nelleforme non-etimologiche delle parti in latino (ades.: ms. ha < AD = a);

– accenti, maiuscole e punteggiatura secondole regole odierne (e si noterà, sistematicamente,Iudice, -ke, -gi, ch’è il ‘Giudice-Re’ o sovranod’un Giudicato; inoltre Ego, quando il pronomesi riferisce alla sua persona); maiuscola semprela prima lettera di parole collocate dopo i duepunti di segnalazione d’apertura di discorso di-retto (ad es.: narai-nde-li ca: Parçitu amus);

– divisione delle parole secondo la normasarda tradizionale (ad es.: preposizioni articola-te con sibilante raddoppiata dell’articolo, dessu,daessu);

– trascrizione della nota tironiana con et edel titulus con m, salvo nei casi in cui sia ragio-nevole postulare scioglimenti alternativi (ad es.:&dego = ed ego) o compaiano nella scrittura apiene lettere soluzioni divergenti (ad es.: edaba, Inperatore);

– corsivo per lo scioglimento dei compendi(abbreviazioni, titulus) nel testo; in apparato,dove le lezioni rigettate sono sempre in corsivo,le abbreviazioni sciolte si trovano fra parentesitonde;

– sottolineato nel testo per emendamenticongetturali (solo una o piú lettere, o tutta lavoce se sono coinvolti piú segmenti di parola),in apparato per frammenti testuali espunti;

– parentesi quadre, [X], per l’integrazione dilacune meccaniche (lettere illeggibili per mac-chie e guasti dovuti a corrosione, lacerazioni,abrasioni, biffature; tra parentesi tanti puntiniquante lettere mancanti, con indicazione nume-rica, dopo i tre primi puntini, quando la lacunaè molto vasta);

– parentesi aguzze, <X>, per l’integrazione dilacune accidentali (omissioni di titulus, di vocalio consonanti, di sillabe per aplografia, di parole);

– tratti di separazione per pronomi atoni ac-coppiati (ad es.: bi-la posit, dono-lis-lu) ed encli-tici/anficlitici postverbali (ad es.: pónio-bi, maanche sénde-ibi mécum o ponémus-ibi sa dó-mo), oppure collocati dopo un esiguo numerodi particelle (avverbi, preposizioni, congiunzioni,

relativo) che fungono da ospite fonologico (ades.: ki-nde, co-nde, cantu-lloi); forma unica, inossequio alla tradizione, in nolla < nos+la;

– punto in alto per assimilazione – dichiara-ta mediante esplicito raddoppiamento dellaconsonante che segue o implicita – di s, t e npreconsonantici in clausola sintattica, e anchenel caso di enclisi pronominale (ad es.: fiio.suosda fiios+suos; sun.testimonios da sunt+testimo -nios; a.bolere da at+bolere; feri.ssi da ferit+si;dedi.lloi da dedit+lloi; no.nde da non+nde);

– apostrofo per caduta di vocale, consonanteo sillaba (ad es.: daba ’sta per afèresi; dedi’ issiper apocope consonantica; press’ erat per elisio-ne vocalica; de ’illa per dileguo di fricativa bila-biale derivante da V- in clausola sintattica; Sanct’’Eru per elisione piú dileguo di fricativa); mancanelle forme pronominali aferetiche (ad es.: nde,nke/ke, llu, lloi), dove l’allomorfo originario èstato da secoli pienamente integrato nel sistemapronominale e nelle scritture (cfr. sd. mod.:[KJe, KJi, Øke/k(k)e, nt∫i/t∫i, JJu, JJ]j); lo usia-mo altresí per segnalare l’eccezionale cadutadella vocale tonica del pronome di 3p, dopouna necessaria ritrazione d’accento (ad es.: pro’llos da pro íllos > *pró illos; cu-’nde, da cun ín-de > *cún inde, con 2NDE suppletivo di 2LLE).

Bibliografia di riferimento:[4.1] Blasco Ferrer (1993a; 1995b), Böhmer (1998),Dettori (1994), Era (1933; 1938), Frank/Hartmann(1997 V:§§ 7.4.1-7.4.4), Koch/Oesterreicher (1990),Merci (1994).[4.2] Frank (1994), Koch (1993), Marongiu (1975),Sabatini (1996, I), Solmi (1905a,b).[4.3] Merci (1992).

5. Commento storico

Il commento storico è teso a offrire un succin-to inquadramento del testo nelle coordinate stori-co-culturali che l’hanno generato. In esso vieneinnanzitutto fornito un breve cappello introdutti-vo con i profili, sicuri o congetturali, dei perso-naggi principali che compaiono nei documenti (1= Commento generale), seguito da microschedeesplicative dei personaggi secondari o dei luoghiaccertati (2 = Personaggi e luoghi). All’interno delCommento viene spesso discussa criticamentel’intera genesi del documento, con puntuali riferi-menti e quadri di correlazioni sottesi con altri te-sti coevi. La barra obliqua posta fra due cifre rela-tive a nomi di persona o a documenti segnala

Introduzione

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XXII Condaghe di San Leonardo di Bosove (CSLB), post1120-1173 (ca. 1220-1230).

XXIII Carta di donazione di Costantino de Athen a Mon-tecassino, 20 maggio 1136.

XXIV Carta di revoca tributaria a favore di Montecassino,1170.

XXV Carta di compromesso fra l’Operaio di Pisa e il ve-scovo di Civita, 1173.

XXVI Statuti di Sassari (StSS), post 1272 (1316).XXVII Statuti di Castelgenovese (StCast), ca. 1134/36 (sec.

XIV ex.).

4.2. Tipologie testuali. Le tipologie testuali riuni-te nella presente antologia sono, come si vededall’elenco, diverse per natura e concezione.Data la particolare importanza che studi recenti– soprattutto della scuola di Freiburg im Brei-sgau – hanno attribuito alla tipologia dei testi aifini della corretta identificazione della loro ca-ratterizzazione strutturale e grammaticale, è be-ne soffermarsi brevemente su quest’aspetto perfornire una sommaria descrizione tipologica deidocumenti qui raccolti ed esaminati.

(1) Diplomi, chiamati nella consuetudine scrit-toria sarda medievale cartas bulladas (bullatae,dotate di bulla plumbea o sigillo), di concessionio privilegi, compravendite, esenzioni da tributi,notifiche di giudicati e altro, emanati direttamentedai Giudici o, previa loro autorizzazione (assoltu-ra), rogati da ecclesiastici. L’articolazione di que-sti preziosi documenti è stata oggetto preciso dinumerosi esperti di Diplomatica e di Istituzionigiuridiche della Sardegna, e verrà illustrata parti-colareggiatamente nei commenti analitici riservatia ciascun documento. Nei concisi contenuti delladispositio si trova regolarmente in questi diplomil’uso schietto del volgare, incorniciato dai formu-lari del protocollo e dell’escatocollo, in un latinosui generis, che sembra rigidamente ancorato auna tradizione endogena, debitrice di schemi bi-zantini (Terracini).

(2) Condaghes o codici di registrazioni patri-moniali, derivanti dall’unione, in piú tempi e dapiú mani, di carte di donazioni e di quaderni dimemorias riguardanti tutti i negozi e transazioni,lasciti ed esiti giudiziari che, aventi in caso dicontroversia forza probante, costituiscono la do-tazione finale prevalentemente d’un ente mona-stico. Le singole registrazioni mostrano uno sche-ma di trascrizione molto semplificato, con una“grammatica testuale” che privilegia la focalizza-zione immediata in sequenza del tipo d’azioneeseguita, dell’attore e del beneficiario, seguita poidal mero elenco dei beni e delle disposizioni.

Non è inusuale rinvenire in queste sezioni braniche incrostano spezzoni di verbalizzazioni – conrisultati non omogenei d’avvicinamento a unamimèsi dell’oralità – in un impianto diegetico.

(3) Codificazioni di leggi, norme statutarie eordinanze comunali, promulgate da Giudici ovarate da autorità pubbliche, atti dotati d’una co-stituzione connaturata ai documenti giuridico-amministrativi coevi, ma a quanto pare compilatia partire da un fondo consuetudinario comuneche trae linfa dalla realtà storico-culturale sardamedievale. In questi testi vi è maggiore spazioper una sintassi e una tecnica descrittiva e com-mentativa piú elaborata, che raggiunge la sua ac-me con la Carta de Logu del Regno di Arborea.

4.3. Criteri d’edizione. L’inconfutabile valore do-cumentario, storico-linguistico nonché culturaledei testi riuniti nella presente silloge impone cri-teri editoriali molto conservativi. Seguendo per-ciò i canoni ben consolidati nella prassi ecdoticadi testi dialettali delle Origini (Avalle 1970:100-101, Brambilla Ageno 1975:120-128, Castellani1952 I:12-18; 1982 I:XVI-XIX, Stussi 1994:141-143,151, Inglese 1999:38-44, Segre 2001:940-941),l’edizione vuol essere interpretativa, e rispetta lalezione tramandata dai testimoni, conservando laloro disposizione per linee e limitando gli inter-venti sicuri a quei loci che offrivano ragioni pe-rentorie ed evidenti di correggere. Sempre con lastessa ratio, e allo scopo di mantenere intatta laforma tràdita dai manoscritti, non abbiamoemendato i tratti grafici, morfosintattici o lessicaliincontrovertibilmente addebitabili all’opera deicopisti, preminentemente pisani (cfr. ad esempio:<ch> per <k>; -o finale per -u; elli ‘egli’ soggettoneutro), delegando all’apparato una breve se-gnalazione, e al commento linguistico una piúdensa trattazione degli stessi, col conseguente re-cupero dell’effettiva stratigrafia inerente ai pro-dotti finali pervenutici. Per il resto, l’apparato for-nisce fedelmente la situazione dei manoscritti,indicando in corsivo dopo una parentesi chiusale lezioni tramandate rifiutate, nonché quelle re-gistrate nelle principali edizioni precedenti per lequali è lecito controvertere, o palesemente erro-nee ma rilevanti per una ricostruzione della tra-smissione testuale o della fortuna dei documenti.I criteri cui ci siamo attenuti sono:

– barra obliqua singola (/) per cambio di ri-go (o linea = l.) nel manoscritto (= ms.), doppia(//) per cambio di carta con numerazione in

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 12: Crestomazia Sarda

Wagner (1938/39, 1952, DES, 1984 [1941], 1996[1921], 1997 [1951], i tre ultimi siglati Wa-gner/Paulis), Wolf (1992a).

10. Commento filologico

Il commento filologico, in presenza d’un testi-mone, è la sede deputata a stabilire se esso siaautografo o copia e, quando la tradizione è fon-data invece sopra piú d’un testimone, a illustrarein dettaglio le operazioni di recensio che consen-tono di ricostruire lo stemma codicum (analisiselettiva della varia lectio ed eliminazione dei co-dices descripti). In questa sede conclusiva si ap-pronta un consuntivo dei risultati dei commentiprecedenti, in base al quale è possibile ricavareun parere accettabile sulla genesi ultima e sullevicende di trasmissione di ogni documento.

Bibliografia di riferimento:Avalle (1970), Balduino (1989), Brambilla Ageno(1975), Stussi (1994).

11. Riferimenti bibliografici specifici

Ogni analisi particolareggiata d’un documen-to ospitato nella presente silloge chiude con unelenco minimo di riferimenti bibliografici che ri-guardano aspetti specifici del testo trattato. Neirinvii bibliografici la barra obliqua fra due o piúnomi indica un lavoro a due o piú mani, mentreil trattino di separazione segnala un cognomecomposto; la barra obliqua fra due date in suc-cessione immediata avverte d’un unico scrittoarticolato in piú puntate, mentre il trattino di se-parazione segnala due o piú scritti, spaziati neltempo ma relativi a un singolo argomento.

Bibliografia di riferimento:Blasco Ferrer (2002a).

12. Sintesi di grammatica storica

L’edizione dei testi è seguita dal capitolo III,che offre una puntuale descrizione diacronica ditutti i fenomeni grammaticali riscontrati nei do-cumenti dell’antologia. Per ovvi limiti del corpusselezionato questo capitolo non può che rappre-sentare una “sintesi” di grammatica storica, mal’insieme dei dati riuniti dopo lo spoglio sistema-tico dei documenti e l’esame delle occorrenze

d’ogni singola struttura consente – crediamo – diconsiderare il compendio che ne è scaturito co-me un valido e collaudato testo di consultazioneprimaria, per quanto riguarda l’evoluzione delsardo fra il 1100 e il 1400. Per ogni fenomenotrattato diamo anche in questo capitolo dei rife-rimenti bibliografici, generali e specifici. Deimorfemi o delle strutture grammaticali d’alta fre-quenza si forniscono soltanto le prime occorren-ze, per evitare un eccessivo e ingombrante ac-cumulo di dati ripetitivi. L’impianto descrittivo,per evidenti motivi di spazio, è indiscutibilmentetradizionale, ma non disdegna, saltuariamentenella disposizione del materiale e meno desulto-riamente nei rinvii bibliografici, le acquisizioniscaturite da approcci poco diffusi fra i romanisti.I rinvii avvengono mediante l’indicazione, in pri-mo luogo, del documento con il numero in let-tere romane che lo contrassegna, seguita dallecifre relative alle righe, o quando si tratta di testilunghi articolati, alle schede o ai capitoli (= §)piú le righe corrispondenti alle occorrenze, conseparazione di punto fra riga e rispettivamentetesto o scheda/capitolo, e di spazio bianco sol-tanto fra testo e scheda/capitolo (ad esempio:IV.10 = documento IV = Carta campidanese incaratteri greci o Cgr, linea 10; XXII 11.3 = docu-mento XXII = Condaghe di San Leonardo di Bo-sove o CSLB, scheda 11, linea 3). Gli esiti, atte-stati nei documenti, derivanti da un solo etimovengono separati dal punto e virgola, mentrecon la sola virgola si separano gli esiti risultantida etimi differenti.

Nei Testi e nel Glossario i rinvii ai paragrafidi questa sezione avvengono mediante la se-quenza III:§, seguita da numeri arabi.

Bibliografia di riferimento: Castellani (2000), Lau-sberg (1967-1972), Rohlfs (1988-1989), Serianni(1989), Tekav*i" (1980), Wagner (1938/39).

13. Glossario

Il Glossario di tutte le voci lessicali conte-nute nei testi, corrispondente al capitolo IV, èstato allestito seguendo dappresso lo schema diMerci (1992), che per praticità ed economia siqualifica come il piú proficuo per un controllorapido e attendibile delle occorrenze. Non so-no state lemmatizzate esaurientemente, è ov-vio, le strutture grammaticali trattate e spogliateselettivamente nel capitolo III. Ogni occorrenzalessicale è stampata in neretto in apertura della

Introduzione

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date alternative rispettivamente di presunti ini-zio/fine di governo o di postulata stesura dellaredazione definitiva.

Bibliografia di riferimento:Artizzu (1973, 1974, 1985, 1995), Besta (1979),Boscolo (1978, 1979, 1985), Brook et alii (1984),Casula (1980, 1984, 1985, 1992, 2001), Day(1984a, 1987), Guidetti (1988), Livi (1984), Paulis(1987), Scano (1941), Terrosu Asole (1974), Tur-tas (1999), Wolf (1988a).

6. Commento codicologico

La descrizione dettagliata del materiale(membranaceo, cartaceo) e delle dimensioni deldocumento (altezza per lunghezza in mm),nonché d’ogni altra peculiarità riguardante leparti utilizzate (recto = r., e nel caso ci sianodelle annotazioni dorsali anche verso = v.), lacomposizione (completo, mutilo, con segnala-zione dell’eventuale cartulazione), lo stato diconservazione (buono o difettoso, con lacera-zioni e guasti di dimensioni variabili che ne im-pediscono la lettura) e naturalmente la rigorosaindicazione della sua attuale collocazione, sonoi punti compendiati nella breve scheda codico-logica. Quando vi sono piú testimoni, ognunodi essi, contrassegnato da una sigla, vieneugualmente descritto nei particolari.

Bibliografia di riferimento:Canart/Lucà (2000), Petrucci (2001), Ruiz (1988),Stussi (1994).

7. Commento diplomatistico

Al commento diplomatistico spettano gli one-rosi compiti d’accertare, prima di tutto, l’autenti-cità del documento, e di verificare, in un secondomomento, se esso rispetti i canoni della diploma-tica locale o mostri invece peculiarità da imputarea correnti e focolai culturali esogeni. Le caratteri-stiche estrinseche ed intrinseche del documento,nonché la sua presunta funzione pubblica o pri-vata, vengono riferite in questa sezione in unoschema descrittivo stringato ma esauriente.

Bibliografia di riferimento:Bascapé (1969), Bresslau (1998), Casula (1974),Cortese (1964), Giry (1925), Pratesi (1979), Schlum -berger (1963).

8. Commento paleografico

Nel commento paleografico vengono sinte-tizzate le caratteristiche della scrittura che è da-to leggere nei documenti, ascrivendole all’ususdi copisti già noti o ignoti, all’influsso di precisenorme scrittorie e all’epoca in cui esse vigeva-no. Anche in questa sezione è possibile dirime-re ipotesi d’attribuzione o di genuinità dei testi-moni. Come si vedrà dai commenti analitici deidocumenti qui riuniti, prevale in tutta l’Isola, fi-no allo scorcio del sec. XII, la scrittura minusco-la carolina (per la cui descrizione offrono sinte-si fondamentali: Battelli 1949:186-198, Cencetti1997 [1953-54]:166-205, Bischoff 1992:160-183),seguita poi dalla gotica textualis e dall’umanisti-ca (per le quali cfr. Casula 1978, 1979).

Bibliografia di riferimento:Battelli (1949), Bischoff (1992), Cau (2000), Cen-cetti (1997 [1953-54]), Loddo Canepa (1962), Mo-naci (1889), Petrucci (1992), Cappelli (1985, 1998).

9. Commento linguistico

Il commento linguistico è articolato in duesottosezioni. Nella prima (1 = Quadro di corre-lazioni diatopiche e di stratigrafia linguistica),sulla base d’una scrupolosa analisi grafico-fono-logica, morfosintattica e lessicale, viene stabilitala maggiore o minor distanza linguistica dei do-cumenti dai quadri di correlazioni geolinguisti-che pertinenti ad ogni scripta enucleata. Anchein questa fase d’esame si prospettano i diasiste-mi sincronici che eventualmente hanno prodottonel documento sub iudice una chiara stratigrafialinguistica, sceverando le difformità grafemati-che e strutturali ragionevolmente imputabili al-l’interferenza dei copisti sull’assetto della reda-zione originale (cosí ad es. i numerosi prestitiacclimati, ossia adeguati alle regole morfologi-che del sardo). Nella seconda sottosezione (2 =Voci e strutture notevoli) vengono chiariti i signi-ficati di singoli termini o di brevi passi che pos-sono creare difficoltà di comprensione al lettore,offrendo per ogni lemma selezionato una densadiscussione storico-etimologica.

Bibliografia di riferimento:Atzori (1975), Blasco Ferrer (1984a, 1988, 1994a,2002a), Casu (2002), Contini (1987), Espa (1999),Guarnerio (1906), Jones (1993), Paulis (1997), Pi-ras (1994), Pittau (1980, 2000), Puddu (2000),

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 13: Crestomazia Sarda

Testi

microstruttura, la quale offre soltanto una sinteti-ca descrizione del significato e una proposta eti-mologica (in casi controversi con rinvio alle fon-ti lessicografiche di cui quest’ultima è debitrice).Per facilitare la lettura abbiamo posto l’accentonei proparossitoni e negli ossitoni (in questa se-zione, e anche negli indici di nomi di persona edi luogo: doméstia, Plátages, Góntini, Orrú, Si-norbí). Tra parentesi quadre collochiamo l’infini-to non registrato dei verbi che compaiono nelleforme flesse (indicando le persone, quando leforme scrutinate all’interno d’uno stesso temposono piú di una). Le forme nominali vengonodate secondo il maschile, singolare o plurale,ma nella microstruttura si trovano elencate di se-guito tutte le altre occorrenze di minor frequen-za. Le varianti diasistemiche (logudoresi, arbo-rensi, campidanesi) non sono state riunite sottodenominatori comuni (che avrebbero implicatosoluzioni ricostruttive non sempre pacifiche) e sitrovano, perciò, nel luogo d’occorrenza lorospettante secondo l’ordine alfabetico del lemma-rio (e per le varianti grafiche i rimandi offronoragguagli sufficienti per un’utile consultazionedel significato e dell’etimologia). Nei rinvii ai te-sti adoperiamo il punto e virgola per la separa-zione fra documenti, la sola virgola per la sepa-razione fra righe o paragrafi all’interno di singolidocumenti. Inoltre, la barra obliqua fra due nu-meri indica che il fenomeno indagato si trova inuna lezione segmentata tra la fine d’un rigo e l’i-nizio del seguente, mentre il trattino di separa-zione avverte che tale fenomeno ricorre piú vol-te fra i due righi riportati.

Bibliografia di riferimento:Guarnerio (1906), Merci (1992), Porru (1976),REW (1935), Satta (1982), Spano (1975), Wagner(DES = 1960-1964).

14. Indici di nomi di persona e di luogo

Gli indici onomastico e toponomastico con-sentono di rintracciare agevolmente nei docu-menti i nomi di personaggi e luoghi che posso-no essere utili alla ricostruzione o alle datazionidi singoli capitoli di storia della Sardegna o deitesti tràditi. Interessante ci sembra la possibilità –invero, finora poco sfruttata – di condurre analisi

incrociate dei dati contenuti nei documenti, peres. fra i testimoni dei negozi giuridici, agevo-lando in questo modo la ricerca di correlazionifra i testi e fra i protagonisti che in essi com-paiono. Per il controllo dei nomi di persona sinoterà, infine, la particolarità sarda consistentenell’utilizzazione di piú espedienti deonomasti-ci, di carattere patronimico, etnonimico e speci-ficativo. Cosí, l’identificazione d’un nome dipersona può avvenire mediante la menzionedella sua linea patronimica (Mariani Concas,Petru Sóriga) o della sua appartenenza a unafamiglia o casata (Comida de Laccon, Gosantinede Athen), spesso mercé l’indicazione di prove-nienza (sono i tipici Herkunftsnamen: Marianide Nuragi Nigellu, Comida de Unali de Genoni,Petru d’Arcedi), e anche per il tramite d’un so-prannome aggiuntivo, che scherzosamenteidentifica fra piú omonimi l’identità del perso-naggio in questione (Comida de Lacon FronteAcuza, Gosantine de Athen Dente Nigella, Sal-toro de Unali Corrogla). Proprio perché molteindicazioni antroponimiche o toponomastichecompaiono incomplete, e anche perché i docu-menti antologizzati concernono tagli sincronicie aree storico-linguistiche diverse, abbiamo evi-tato di parificare i nomi di persona e di luogo,salvo quando la loro identificazione sicura po-teva escludere il puro caso d’omonimia. Diconseguenza, negli elenchi il lettore troverà perrigoroso ordine alfabetico le occorrenze regi-strate nei testi.

15. Carte e Tavole

Per una consultazione veloce, che possa fa-cilitare l’inquadramento linguistico dei testi otopografico e cronologico dei nomi di luogo edei nomi di persona piú rilevanti che ricorrononei documenti, abbiamo approntato delle cartecontenenti dati geolinguistici (principali isoglos-se medievali, rapportabili ai tratti identificatividelle scriptae: elaborazione nostra) e storici(giurisdizioni ecclesiastiche e amministrative: ri-facimento delle carte elaborate da FrancescoCesare Casula e Raimondo Turtas) inserite nelsecondo volume, nonché delle tavole genealo-giche, che collochiamo prima d’ogni sezione ditesti afferenti alle scriptae individuate.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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Scripta latina rustica

TAVOLA GENEALOGICA GENERALE

Documento Giudice/consorte Periodo presunto di governo

[Cáralis o Pluminus]

IV Mariano-Salusio I/Iorgia de Setzale ante 1058III Orzocco-Torchitorio I/Bera -1058-1081m.IV Costantino-Salusio II/Iorgia de Lacon 1081-1103-

(Mariano-Torchitorio II/Preziosa)XIV Costantino-Salusio III/Sardinia -1130-1168X Pietro Torchitorio III 1168-1188m.

(Oberto di Massa/Iorgia)V, VI, VII, XIII Guglielmo-Salusio IV/Adelasia > (Guisiana) -1190-1214m.IX, X, XI Benedetta de Lacon/Barisone-Torchitorio IV 1214-1232

[Torres]

I Barisone I -1064/65-1073XIX Mariano I de Lacon-Gunale/Susanna 1073-1114II, XXI Costantino I/Marcusa 1114/1124XV, XX, XXII Mariano de Athen-Lacon (de facto) 1124-1127/30XIV, XX, XXIII Gonnario de Lacon/Maria 1127/30-1134XIX, XXII, XXV Barisone II/Preziosa de Orrú (> Elene?) 1134-1191m.XIX, XXIV Costantino II/Prunisinda 1191-1198

[Gallura]

XIV Comita Spanu ca. 1116-1146XIV Costantino III de Lacon/Elena (> Sardínia) 1146-1173(?)(XXV?) (Barusone de Gallul?/Elene de Laccun) (1173)

[Arborea]

(Mariano de Lacon-Zori)XIII Orzocco I/Nibata -1070-1073-XII, XIII Torbeno/Anna de Lacon -1102-1112XIII Orzocco II/Maria de Orrú 1112-1120XIV Costantino I/Anna de Zori 1120-1124 XV Mariano de Athen (condominus in Torres) 1124-1127/30XIV Comita III/Vera de Gunale 1130-1146XIV, XVI Barisone I/Agalbursa 1146-1185m.

(Pietro I/Giacobina)VIII, XVI Ugo Ponzio I de Bas-Serra/Preziosa

(condominus con Pietro I) 1192-1228XVII Pietro II 1228-1241m.

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I.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:153, sec. XI, num. 6 = T), Saba(1927:133-134 = S).

1 In nomine Dei eterni miserator et pii ren-na<n>te domino Barossone e nepote

2 eius donno Marianus, in renno quo diciturOre, deinde donnicelo Mariane

3 e don<n>icelo Petro e donnicelo Comita si-mul cu<m> omnibus frates e parentes eo-rum, conside-

4 rabimus e memorabimus nobis de omnibuspeccatis nostris e pro mercede e redençione

5 anime nostre ud ic ed in eternum domini re-quie e misericordia inbenire baleamus. Sic tra-

6 didimus atque concedimus basilica SancteMarie Dei genetricis Domini, de loco quoddiccitur

7 Bubalis, deinde Sancto Elias de Monte Sanctocum omnibus que modo abent ed an-

8 tea iubante Deo dare illis potuerimus cumcaritate perfecta. Sic tradidimus illos

9 monasterios nostros a basilica e monasterioSancte Benedictus qui dicitur Castro

10 Caxinom ed a donno Desiderio gratia Domi-ni abbas ed a suos succesores ad abendu, te-nendu atque possi-

11 dendu e faciendu omnia quidquid ud illisnecesaria in isos monasterios.

12 Et nullus rege qu<i p>ost obito nostro ren-nabit hi non <a>beat comiato retraere

13 abbas in bita, e sic migrabit de istius seculihi e nunque avet alius quod

14 fac<e>ret ad abas, dirigat misos agere SanctiBenedicti ed acipiat alius

15 abbas. Et xi quis <is>ta cartula quod nosius<sum> fuerit <des>truere aut esterminarebolue-

16 rit, sibe iudice sibe donna, estrumet Deusnomen suu de libro bibençiu e carres eius

17 dirrupiat bolatilibus celi et bestias teren<as>

e fiat maledicti de Sancto Benedicto18 et .XII. Appostoli et .XVI. Prophete, ed aveat

maledicçione de .IIII. Ebangelistas Mar-19 cus, Macçeus, Lucas et Iohannes, et .VIIII.

ordines A<n>gelorum et .X. Arcangelorumed apiri-

20 at illis terra e deglutiat eos bibos sicut de-glutibit Datçan, Coren ed Abi-

21 ron, e fiat maledicti de omnes sancti esanctas Dei, Amen. Fiat. Amen. Fiat. Fiat.

22 Et xi quis <is>ta brebe audire ea boluerit edisserit quia ben’ est, abeat

23 benedicçione de domino nostru Iesu Cristo ede sancta gloriosa matre eius Maria eda<beat>

24 benedicçione de Sanctum Benedictu e deSanctum Elias confecsor ed abeat

25 benediçione de omnes <sanctos> e sanctasDei quod superius diximus. Amen. Fiat. Fiat.

26 Nicita lebita iscribanus in palacçio regisiscrisi quod in illa ora fuit tenebre e pauculumine abu<it> inn illa

27 ora, e grande press’ erat michi. Domino aba-te de Casinensis mons quod setis in ser-biççiu Dei e Sanctum Benedictum, no

28 michi teneatis in detuperiu, si ’mbemnietislictera edificata male, bos qui sapies estis,ed <e>mendate in cor-

29 de bestro ed orate pro me misero et gulpa-bile, quo ego so testimoniu.

_____

Croce greca piena prima dell’incipit. Si trova ripetuta nelmargine sinistro, da l.18 a l.24.1 eterni]terni, preceduto da segno tachigrafico eseguito in

quattro tempi, simile a un’e ingrandita e integrata da duecurve oblique; il valore fonetico qui è chiaramente di/e/ (cfr. anche l.24 ed abeat e il Commento paleografi-co); T,S trascrivono regolarmente et in tutto il testo da-vanti a consonante. T,S rennante, senza avvertire dell’in-tegrazione della nasale corrispondente al titulus omesso.

3 donnicelo]donicelo per omissione del titulus. cum]cuper omissione del titulus; T,S cum. frates]frer sormon-tato da doppio titulus; T,S fratres.

27

I. Carta di donazione di Barisone I, 1064/65

Page 16: Crestomazia Sarda

tato dallo scriniarius, il quale si serve – in mo-do estremamente maldestro – della clausula de-fensionis (12-14), nonché delle tipiche formuledi sanctio negativa (15-21) e positiva (22-25).Anomala è, rispetto al resto della tradizione su-perstite, l’inclusione dell’elenco dei testimonidella donazione nelle prime righe (2-3), anzichénella solita notitia testium che chiude regolar-mente la dispositio. Ma trattandosi di copia aduso esclusivo degli amministratori benedettinicui la donazione è rivolta, quest’anomalia appa-re pienamente coerente. Particolare rilevanza ri-costruttiva ha il sigillo di piombo conservato,con la legenda in latino Baresone Rex sul recto,completata sul verso da una schematica effigiein originale del Giudice (cfr. fig. 1-2). Sul pianoculturale i sigilli settentrionali – in tutto 8 piom-bi di Torres e Gallura – mostrano unanimemen-te una tipologia sfragistica diversa da quella deisigilli centro-meridionali: i secondi, come si ve-drà nel doc. V, fanno ricorso regolare all’uso dischemi bizantini, mentre i primi sembranouniformarsi invece ai modelli continentali e re-cano delle raffigurazioni dei sovrani (Casula1974:82-85 per un breve riassunto; piú fotogra-fie di sigilli turritani si trovano nel volume col-lettaneo su Il mondo della Carta de Logu, nelcontributo firmato sempre da Casula 1979:192-193 e 216-217, tuttavia con legenda errata nel-l’ultima riproduzione, che si riferisce a un diplo-ma del 1170).

I.5 Commento paleografico

Scrittura carolina di modulo medio-grande,dal ductus pesante e male allineata, con supe-ramento dello specchio di scrittura sul marginesinistro nelle quattro righe della postilla. Sonocaratteristiche da addebitare ad un influsso di-retto della scrittura beneventana sull’usus scri-bendi del copista: la r alta, la t con asta ricurvae tratto orizzontale orientato a sinistra dell’asta,la legatura ri alta, la z in forma di c-cedigliata,il titulus doppio (frates 3, omnia 11), certe ab-breviazioni (mia per misericordia 5, oms peromnes 25), i due punti per le pause interme-die. Degne di particolare rilievo, oltre la cedi-glia, sono l’impiego di <x> = [ss] e la massicciafruizione del nesso per et, ingrandito e realiz-zato in quattro tempi (Petrucci/Mastruzzo1996:208). In particolare quest’ultimo fatto ac-comuna il nostro documento al discusso PL(doc. XV), e anche ad altre carte arborensi,dov’è possibile enucleare un valore foneticounivoco di [ed] fra vocali, confermato dal fattoche alla nota tironiana segue spesso una d da-vanti a vocali, la quale viene amalgamata dagliimperiti scriptores per concrezione al resto del-la parola (ed in eternum 5; ed abeat 24; diconseguenza, come giustamente hanno inter-pretato Petrucci e Mastruzzo sulla scia di Wolf,innanzi a consonante si leggerà e: cfr. qui e+ter -nus = eternus 1).

Scripta latina rustica – DOCUMENTO I

29

4 nostris]nris piú doppio titulus. T redemptione, S re-denzione.

5 T animae. nostre]nre piú doppio titulus. T et in. mise-ricordia]mia piú doppio titulus; S misericordiam. Timbenire. Sic]sit.

6 T tradimus. basilica] La b maiuscola. T,S genitricis. Tdicitur.

7 omnibus]omib piú doppio titulus.8 T antea iubente. Deo]do piú doppio titulus. T charita-

te. sic]sit. T tradimus.10 T,S et da. ed a suos succesores] Nell’interlinea, aggiun-

to in corso di copia.11 omnia]omia piú doppio titulus. ud illis]utdillis, con

resa grafica della pronuncia effettiva di T fra vocali inclausola sintattica, preceduta dalla trascrizione delladentale etimologica (cfr. l.5 UT HIC = ud ic). T,S neces-saria.

12 qui post]quost; T post. hi]ih. non abeat]n¢beat, col seg-mento be aggiunto nell’interlinea in corso di copia. Tretrahere.

13 sic]sit; T,S sit. hi]ih. Dopo avet segue una lettera biffata.14 faceret]facret; T sacret. agere]agr piú titulus; T a gratia.15 Et] In lettere maiuscole. quis ista]quista (cosí T,S). ius-

sum fuerit destruere]ius:furiettruere, con trascrizionefortemente compromessa dall’omissione della desi-nenza piú la metatesi grafica e l’aplografia che seguo-no. Il senso della costruzione verbale finita è chiaro:Nicita allude alla iussio ricevuta per rogare il docu-mento; T josi fueri, S iusi furi.

16 -rit]erit, con e ricopiato dal segmento della fine del ri-go precedente espunto. T,S bibenziu.

18 T maleditione, S malediczione.19 T,S Maczeus. T et depiriat, S etd apiriat.20 T declutiat, declutibit. T Datan, S Datzan.22 Et] In lettere maiuscole. quis ista]quista, per aplogra-

fia. T breve. ben’ est]benest (cosí S).23 T benedictione, S benediczione. nostru] Con u sopra-

scritta su o. Iesu]Iho, con h astata. gloriosa] La l inseri-ta nell’interlinea in corso di copia. ed abeat]da prece-duto dal segno tachigrafico per et; il troncamentodella forma verbale può essere stato promosso daaplologia con benedicçione.

24 T benedictione, S benediczione. T et dabeat, S etdabeat.

25 T benedictione, S benediczione.26 Inizia con questo rigo la postilla di Nicita, vergata in

scrittura di dimensioni piú piccole rispetto al resto deltesto. T palactio, S palaczio. ora] Inserito nell’interli-nea in corso di copia. abuit inn]abuinn per aplogra-fia; T abit inci, S abu inn. grande]de aggiunto nell’in-terlinea in corso di copia.

27 T presse erat. T serbiziu, S serbizziu.28 S mihi. T inde superiu. T si imbennietis, S si imbem-

nietis. T litera. edificata] La e è stata eseguita allo stes-so modo della prima componente del segno tachigra-fico per e/et. ed emendate]dm£date, con l’asta dellaprima d tagliata da tratto orizzontale; T demandate, Sdemendate.

29 T et donate, S etd orate.

I.2 Commento storico

L’atto di donazione delle chiese di S. Mariade Bubalis e di S. Elias de Montesantu a Monte-cassino da parte del Giudice turritano Barisone

I nel 1064/65 costituisce una delle prime e piúsignificative testimonianze dei fitti rapporti in-trattenuti fra il Giudicato di Torres e i Benedetti-ni. Mezzo secolo piú tardi un vero exercitumDei si sarà stabilito in tutti i Giudicati sardi, be-neficiando d’ingenti concessioni, di chiese, ter-re, servi e decime (Anatra 1997:cap. I, Besta1979 I:75-77, Casula 1992:232, § 248, Meloni1988:57, Turtas 1999). Con i Benedettini diMontecassino in un primo momento, seguiti daCamaldolesi, Vittorini, Cistercensi e Vallombro-sani, l’asfittica cultura isolana riceve un chiaroimpulso, che trova un riflesso immediato so-prattutto nell’assorbimento di norme ed usi discrittura, latina e volgare.

Barisone I de Lacon-Gunale, sovrano delGiudicato di Torres, noto per il tramite del no-stro documento, è il nonno di Mariano I cheassiste, insieme con i figli Mariano, Comita ePietro, alla concessione regia (Brook et alii1984:83 e 188, tav.V). Lo stesso monarca avevainviato legati all’abate Desiderio nel 1063 conpreghiera di mandargli alcuni frati per un mo-nastero che intendeva fondare allo scopo disollevare le condizioni morali e culturali deisuoi sudditi. Le chiese di Santa Maria de Buba-lis, nota anche con la denominazione di Mesu-mundu, e di Sant’Elia, ai piedi della sommitàdel Monte Santo nella piana del Logudoro chefa capo al comune di Síligo all’interno della cu-ratoria del Meilogu, sono state erette seguendoappunto il progetto iniziale di Barisone (Coro-neo 1993:117-119).

I.3 Commento codicologico

Archivio dell’Abbazia di Montecassino, aulaIII, capsula XI, num. 11. Pergamena, mm354x235, in buono stato di conservazione, consigillo in piombo legato alla membrana da unatenia o cordicella di canapa. Rigatura sul latopelo, dove la scrittura della carta corre parallelaal bordo superiore per un totale di 29 righe.Descrizione in Leccisotti (1965 II:61, num. 11) eCau (2000:330).

I.4 Commento diplomatistico

Come si dirà piú avanti a proposito delleprime carte in volgare, il formulario diplomaticotipico sardo viene qui pedissequamente rispet-

28

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

1 2

Page 17: Crestomazia Sarda

in funzione di obliquo omnibus; qualche es.:– nominativo: rege 12, iudice 16, donna 16;– obliquo: Marianus 2 (abl.), donnicelo 2

(accus.), frates e parentes 3 (abl.), castro 9 (ac-cus.), abbas 10 (accus.), in isos 11 (per IN IPSIS),comiato 12 (accus.), alius abbas 15 (accus.).

Confusione nel numero fra morfemi in sin-tagmi coesi: omnia quidquid 11 (per OMNE, senon è QUAEQUAE).

Estensione morfologica del maschile a sca-pito del neutro: lumine 26.

Consolidamento delle forme verbali protoro-manze nei paradigmi: so 29, che riflette il diffu-so S8 delle iscrizioni volgari (Diehl 1910:num.1537) e il sd. log. [s], 's]e]; setis 27, che presup-pone appunto un *S2T2S per ESTIS, donde it. siete,sd. ['seddzis, 'sejzi] (Roth 1965:96 e 268, Grand-gent 1976:227).

Scambio tra modi che segnala indirettamen-te la labilità del congiuntivo: potuerimus 8 perP3T42MUS.

d) SintassiCostruzione infinitivale anziché col gerun-

dio: agere 14 per AD AGENDUM, con riscontro –peraltro raro – nel sermo vulgaris dell’Itala (Vi-neis 1974:195-196).

Scambio tra preposizioni: de per A 17.Costrutto subordinativo con congiunzione

anziché mediante l’oggettiva: disserit quia beneest 22 (fenomeno generale nel lat. volgare di tut-ti i secoli: cfr. elettivamente Herman 1963:155,dove si sottolinea la specializzazione sarda e ita-liana meridionale di ca < QUIA dopo verba sen-tiendi et dicendi).

Fossilizzazione del relativo e complementa-tore QUOD 6,13,25 (cfr. Maurer 1959:113-115).

e) Lessico– esterminare 15: sinonimo volgare di DESTR41-

RE, attestato in lat. col nuovo significato a parti-re dalle traduzioni cristiane confluite nell’Itala(Rönsch 1965:365-366).– estrumet 16: forse derivato deverbale da STRU-

MA, come ha proposto Nunzio Cossu (1968:182-183), usato nelle formule d’esecrazione sarde colvalore di ‘distruggere, deformare per sfacimento’(il verbo (i)strumare, -i è tuttora in uso nei dia-letti, in particolare ogliastrini, per il significato di‘rovesciare, rovinare, non osservare’).– detuperiu 28: *VITUPERIO per VITUPERATIO.– testimoniu 29: TESTIMONIUM per TESTIS.

I.7 Commento filologico

La nota carta rogata da Nicita tramanda un te-sto articolato in due sezioni: la trascrizione deldocumento di donazione a Montecassino dellechiese di S. Maria de Bubalis e di S. Elias deMontesanto voluto da Barisone I (1-25) e la fa-mosa postilla (26-29) dello scriptor e rogatarioNicita.La prima sezione risponde alla struttura canoni-ca delle concessioni regie volgari, con la divisio-ne formale e contenutistica inerente ai diplomisardi. Ora, l’analisi linguistica svela senza grandiproblemi che essa è frutto d’una ricopiatura fret-tolosa e insicura: lo scriba, che forse durante lanotte – come nel caso di Mariane de Nuraxi-nieddu discusso piú avanti nel doc. XII – avevaimbastito una minuta contenente i dati specificidella dispositio inseriti nelle parti formulari, tra-scrive dall’imbreviatura senza grande cura,omettendo titulus (emblematico don<n>icelo 3),troncando parole e producendo non pocheaplografie (a<beat> 23; si quis <is>ta 15), dovu-te al suo dettato mentale inaffidabile. Non ci so-no differenze di tenuta, per quanto riguardal’instabilità delle forme, fra le parti del formula-rio e la parte libera della dispositio: entrambequalificano la lingua come un latinum circa ro-mançum.La seconda sezione è una postilla che s’inseri-sce perfettamente nel “genere” delle brevi scrit-te che gli estensori altomedievali di documentiufficiali apponevano alla fine del loro oppri-mente lavoro, spesso sfogandosi con metafore,arzigogoli o indovinelli, attinti dalla loro memo-ria uditiva piuttosto che visiva (cfr. Sabatini1996 I:84-87). La captatio benevolentiae di Nici-ta si accosta, in questo senso, ai topoi della mo-destia o della demissione di fronte al destinata-rio, di cui i testi del periodo di transizione tralatino e volgare hanno restituito non pochiesemplari (ne valga come esempio quello, ana-logo per contenuto, che si trova in un palinse-sto bobbiense del VII sec.: «Ora pro scripture, siChristo habeas adiuture; scripsi ut potui, non utvolui», Braccini 1995:159).In conclusione, la testimonianza autografa del1065 costituisce un esempio palese d’emulazione,da parte d’uno scriba sardo, di schemi scrittoriestranei al fondo culturale indigeno, destinati aperdurare quasi un secolo, in modo desultorioe con funzionalità limitata, in piena simbiosicon i prodotti volgari, i quali raggiungono entro

Scripta latina rustica – DOCUMENTO I

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I.6 Commento linguistico

a) Scripta latina rusticaLa carta di donazione di Barisone I del

1064/65 costituisce una testimonianza eccezio-nale della sopravvivenza, esile ma duratura,d’una scripta latina rustica di Sardegna, vale adire d’una consuetudine scrittoria che, lontanadai quadri di riferimento del latino classico,s’appoggia al volgare, generando un codiceibrido ma funzionale in ambito amministrativo.Come in tanti casi di scritture semivolgari (cfr.Avalle 1965a,b per due sillogi di testi esaminatiin dettaglio), l’estensore del documento sardo,nello sforzo per superare la polarità fra scritto eparlato, produce un compromesso duplice: dauna parte “mediale” fra codici grafico e fonico,introducendo nuovi grafismi per fonemi nonpiú latini, e dall’altra “concezionale”, avvicinan-do con determinazione le strutture morfologi-che e lessicali al sistema del volgare (cfr. Ko-ch/Oesterreicher 1990 per l’opposizionediamesica fra Medium ‘codice’ e Konzeption‘concezione, strategia comunicativa’, e Koch1993 e Perugi 1994 per due applicazioni nonunivoche alle scriptae romanze). Il testo di Nici-ta, oggetto di molteplici interpretazioni, lasciaintravedere nel complesso un notevole ritardonell’assimilazione della riforma carolingia, e de-nuncia, anche con spie grafiche molto distinti-ve, il carattere tributario della scripta, che si ri-vela pienamente dipendente dalle normecontinentali, e nel nostro caso benedettina cas-sinese. Quando a poche decadi di distanza s’e-saurisce il processo artificioso ed inerziale d’i-mitazione di grafie e forme latine e la scriptavolgare sarda raggiunge un sistema grafico coe-rente, essa si presenta con inequivocabili tracced’origine non autoctona.

Senz’avallare la piú che improbabile reduc-tio ad unum fra latino e volgare preconizzatada Roger Wright (1989; cfr. fra altre recensionicritiche Berschin/Berschin 1987), un’analisi par-ticolareggiata dei fenomeni grafico-fone[ma]tici,grafico-morfologici e grafico-lessicali del nostrotesto consente d’enucleare un dinamico schemadi correlazioni fra espressioni grafiche e valorisoggiacenti, di cui forniamo di seguito quellepiú rappresentative.

b) Grafia e FoneticaSono grafie tipiche d’una scripta precarolingia:

<i> = [e]: apiriat 19 < AP1RIAT, con “simula-zione” merovingia di [e] (da [}], chiusa per me-tafonesi dovuta alla vocale postonica);

<x> = [ss]: xi 15 (con coerente allungamentodella sibilante dopo et);

<cç> = [tts]: Macçeus 19.Regolare la chiusura in iato in comiato 12

per COMMEATUM, dirrupiat 17 per DI(S)RUMPEAT.Generale l’omissione di -M e di altre conso-

nanti finali latine: suu 16, paucu 26, basilica 9(accus.), bita 13 (accus.); a AD 9. Ipercorretto èsit (ms.) 5,13 per SIC, divenuto opaco dopo lacaduta della consonante.

Normale l’omissione di H- lat.: abendu 10,abent 7, ora 26; rafforzamento con <ch> comerisultato ipercorrettivo tipico delle scritture me-rovinge (cfr. nichil) in michi < MIHI 27.

Sono grafie che riflettono esiti sardi:<b> per U(V), fatto generale di confusione

fra /b/ e /w/, prima in posizione intervocalica epoi iniziale assoluta e postconsonantica (l’esitopiú arcaico è sicuramente /B/, poi /b/: Blu-menthal 1972:47-50, B.Löfstedt 1961:148-159,Zamboni 2000:151 e ora Lupinu 2000:49-53): in-benire 5 INV1N7RE, che come relitto si conservasoltanto in Sardegna (Bitti, Ardauli), baleamus5, che sta per VOLUMUS, bita 13 VITAM, boluerit15, sibe 16, bibençiu VIVENTIUM 16, bolatilibus17, bos 28, bestro 29; grafia inversa in avet 13;da sottolineare iubante 8, che ricorda l’esempioafricano iubare, piú volte attestato dopo il IIsec. (Acquati 1974:23).

<d> per -T- in fonetica sintattica: ud ic edin eternum 5 = ut hic et in aeternum; il feno-meno spiegherebbe anche la genesi del prono-me di 1p dego, deo, deu < et+ego [ed+ego] →e+dego.

<g> per C-: gulpabile 29, un chiaro caso diAnlautsonorisierung (Figge 1966), tipico delsardo (C4LT1LLUM > [gur'teJJu]).

<nn> per -GN,MN-: rennante 1, renno 2; don-no 10.

<rr> per -RN-: carres 16.<s(s)> per -PS,X-: isos 11 IPSOS (per IPSIS);

esterminare 15, iscrisi 26; grafia fonetica anchein disserit 22.

<e>-prostetica: estrumet 16.

c) MorfologiaCostanti le inosservanze dei casi, con continui

scambi fra nominativo e accusativo, soprattutto

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 18: Crestomazia Sarda

II.1 Testo A

Ed.: Mittarelli/Costadoni (1770 III, num. 96,coll. 241-243), Spano (1974 [1840] II:86-87), Tola(1861 I:189, sec. XII, num. 17), Schirru (1999:74-76 = Sch).

1 Auxiliante domino Deo atque salvatori no-stro Iesu Cristo et intercedente pro

2 nobis beata et gloriosa senperque virginemDei genitrice Maria, et beato

3 Michaelem archangelo tuo preposito paradi-si, et beato Petro principem

4 omnium Apostolorum, in cuius manus tradi-dit Deus claves regni celorum, et beato Ga-

5 vinio, Proto et Ianuario Martires Cristi, subquorum protectionem atque de-

6 fensionem in hac i<n>sula Sardiniae guber-natos nos credimus esse salvatos.

7 Ego Petru de Athen et muliere mea Padule-sa, et ego Ithoccor de Athen,

8 et muliere mea Elene de Thori, et ego Ma-riane de Athen, et ego Niscoli de Carbia, et

9 muliere mea Elene de Thori, et ego Comitade Thori et muliere mea Vera de <A>then, et

10 ego Gostantine de Athen et Ithoccor fratremeu, et Petru fratre meu, et Iorgia sorore

11 mea. Nos omnes fratres insimul cum uxori-bus et filiis et filiabus nostris, facimus

12 ista carta cun voluntate de Deus et dessudonnu nostrum Iudice Gostantine dicto no-

13 mine de Laccon et dessa muliere donnaMarcusa Regina dicta nomine de Gunale,

14 et cun voluntate et cun consiliu de domno Pe-tro episcopo de Cannetu et de domno Iohanne

15 presbiter qui modo est rectore de Sancto Pe-tro de Sorra, et cun voluntate de domno Eliaspresbiter,

16 qui modo est rectore de archiepiscopato San -cto Gavinio. La facemus ista carta ad SanctumNi-

17 colaum de Trullas, ca la affiliamus cun om-nia causa quam modo habet, mobilibus vel

18 immobilibus, et quod Deus inantea daturusest ibi pro redemptionem animarum nostra-rum, vel pa-

19 rentum nostrorum, vivorum atque defuncto-rum, ad su eremum de Sanctum Salvatore deCamalduli,

20 et adcomandamus-ila custa causa in manu,et in potestate de domno Guido priore,

21 et ad possessores suos, ci lu faciatis pro amo-re Dei, et vestra sanctitate, et nostra karitate, ci

22 non remaneat custa ecclesia sine regimen declericos ci vi faciant su ministeriu

23 de domine Deum, quantos clericos vobisplacet. Et eccustos clericos ci vi abent esserein Sanctum

24 Nicolaum pro facere su servitiu de Deum,volemus nos cun voluntate de Deum et ve-stra ka-

25 ritate ci vi stent ad honore et abeant vesti-menta et calciamenta, et lectos

26 et victu corporale, quantu illis est opus, etci-nde faciant honore ad alios homi-

27 nes propter caritate Dei, et si placet adDeus, et ad sanctos, et ad Vos, sí vos-indefacemus

28 ad cognoscere sa voluntate nostra, ci nonvolemus ca-nde siat minus dessa ecclesia de

29 Sanctum Nicolaum in paramentos de missa,et ci no·nde siat levata sa mensa dessu

30 argentu ci est in su altare, et non sa crucedessu argentu, et non su calice de

31 cantare missa, non su altare vitoriciu, et nonsas reliquias ci vi sunt, et non sos

32 libros ci vi sunt. Si voluntas Dei est et vestra,ci plus thesauru vi possatis iungere

33 Deo gratias, sin autem, istud ibi permaneatusque in senpiternum, et quantum habet re-mane-

34 re de ssanctita de regimentu dessos clericosci abent essere in Sanctum Nicolaum peripsos

35 domnos de Camaldula, volumus et desidera-mus pro Deum et pro sancta karitate ci non

33

II. Carta di donazione di Pietro de Athen, 29 ottobre 1113la fine del XII secolo la loro piena maturità par-tendo appunto dagli stimoli che un secolo pri-ma erano approdati nell’Isola dal focolaio bene-dettino. La strana aderenza del volgare al latinoin alcune parole e formule delle piú antichecarte sarde, nonché la bizzarra e, se comparatacon le testimonianze neolatine coeve, sorpren-dente uniformità delle manifestazioni volgaridei secoli XII-XIII, che avevano destato perples-sità e sconcerto presso alcuni acuti studiosi dellafilologia sarda (emblematicamente in Benvenuto

Terracini nel 1931, poi 1957:190-192), sono duefenomenologie che trovano un senso se inqua-drate in uno schema ermeneutico piú adeguato,che contempla l’incrostazione di modelli reda-zionali soverchianti su un fondo quasi embrio-nale di sperimentazioni autoctone. Il documen-to rogato da Nicita ci consente di saggiare inconcreto i meccanismi che porteranno, senzalunghi e travagliati processi d’elaborazione se-mivolgare, a scritture pratiche e letterarie affran-cate dalla tradizione latina.

32

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 19: Crestomazia Sarda

49 et de .CXLIIII.] La t aggiunta in corso di copia appenaal disopra del rigo, tra e e d.

53 Per un lapsus Sch omette il segmento testuale da Ar-cangelorum fino a Apostolorum.

60 Sch Seulo (B Setilo). Sch legge Mura de (B Muru et).61 ipsoro] Segue nell’interlinea or con titulus.62 Sch Anno. sunt] Omesso da Sch.63 a dicto] Sch emenda arbitrariamente in que dicitur.64 Sch octobris. lunis]lun piú titulus; Sch luna.65 subscrisi]b corretto su p.

BInedito: Archivio di Stato di Firenze, Diplo-

matico Camaldoli, 29 ottobre 1113. Copia.

Ba1 Auxiliant<e> domino Deo adque salvatori

nostro Iesu Cristo et intercedente pro nobisbeata et gloriosa semper-

2 que virgine Dei genitrice Maria et beato Mi-chaele archangelo tuo preposito paradisi etbeato

3 Petro principe omniu Apostolorum, in cuiusmanus tradidit Deus claves regni celorum, etbeato Gavino, Proto et

4 Ianuario Martires Cristi, sub quorum prote-cione adque defencione in hac insula Sardi-nee gubernatos nos

5 credimus esse salvatos. Ego Petru de Athen etmuchere mea Padulesa, et ego Ithocor de A-

6 then et muchere mea Elene de Thori, et egoMariane de Athen, et ego Niscoli de Carviia, et

7 muchere mea Elene de Thori, et ego Comitade Thori et muchere mea Vera de Athen, etego

8 Gosantine de Athen et Ithocor frate meu, etPetru frate meu et Iorgia sorre mia, nos om-nes

9 frates insimul cum uxoribus et filiis et filia-bus nostris, fachemus custa carta cumboluntate de Deus et des-

10 su donnu nostrum Iudiche Gosantine dictonomine de Lacon et dessa muchere donnaMarcusa Regina

11 dicta nomine de Gunale, et cum boluntateet cum consiiu de donno Petro episcopo deCannetu et de donno Iohanne

12 presbiter qui modo est rectore 13 de Sancto Petro de Sorra et cu<m> boluntate

de donno Elias presbiter qui modo est rectore14 de archiepiscopato Sancto Gavinio. La fa-

chemus custa carta ad Sanctum Nico-15 lau de Trullas, ka l’afiiamus cum omnia quam

modo abet mobilibus vel immobilibus, etquod Deus inantea daturus

16 est ibi, pro redencionis animarum nostrarum,vel parentu<m> nostrorum vivorum adquedefunctorum assu eremu de Sanctum Sal-

17 vatore de Camalduli, et acuma<n>damus-ilacusta casa de Sanctum Nicolaum in manu etin potestate

18 de don<nu> Guidu priore, et a ppossesoressuos, ki lu fathates per amorem Dei, et ve-stra sanctitate et nostra ca-

19 ritate, ki non rema<n>iat custa clesia sine re-gimen de clericos ki vi fathan su ministeriu de

20 domine Deum, quantos clericos vobis placet.Et ecustos clericos ki vi aen esser in SanctumNicolau pro fa-

21 ker in servithu de Domini, volemus noiscu<m> boluntate de Deum et vestra karitateki vi sten ad unore et appan

22 vestimentu et calthamentu et lectos et victucorporale, cantu-lis est opus, et ki-nde fathanunore ad ateros

23 homines pro<p>ter amorem Dei, et si placetad Deum, et a sanctos et ad Vos, sí vos-indefakemus e amostramus a cognoscere sa vo-

24 lintate nostra, ki non bolemus ca-nde siatminus dessa clesia de Sanctum Nicolau inparamentos de missa et

25 ki no·nde siat levata sa mensa dessu argen-tu ki est in s’altare, et non sa gruke dessuargentu, et non su

26 calike de cantare missa, non su altare dessuargentu victorichu, et non sas reliquias chivi sun, et

27 non sos libros cantos vi sun. Si voluntas Deiest et vostra, ci plus thesauru vi pothates aiun-ger Deo gratias,

28 sin autem, istut ibi permaneat usque insempiternum, et quantum abet remaner dessanctita de regimentu

29 de sos clericos ki vi aen esser in SanctumNicolau per issos donnos de Camaldula, vo-lumus et deside-

30 <ra>mus pro Deum et pro sancta caritate kinon vaiat in alia parte, nec in alio opus, nisiin vestimenta et calciamenta des-

31 sos donnos heremitas ki vi sun quomodo insu eremu, e bi aen esser avestara. Nosomnes frates insimul masculi

32 et mulieres, sicut supra legetur, hec cartulaconfirmamus et corroboramus, et facimus adonorem Dei omnipoten-

33 te, et Sancti Salvatoris de Camalduli, etSancti Nicolai confessoris Domini, proptersalutem animarum nostrarum, et parentumnostrorum

Scripta latina rustica – DOCUMENTO II

35

36 vaiat in alia parte, nec in alio opus, nisi investimenta et calciamenta dessos dom-

37 nos heremitas ci vi sunt comodo in su ere-mu, et ibi habent essere avestara. Nos

38 omnes fratres insimul masculi et mulieres,sicut supra legitur, hec cartula confirma-

39 mus et corroboramus et facimus ad honoremDei omnipotentis, et Sancti Salvatoris de Ca-

40 malduli, et Sancti Nikolai confessoris Domi-ni, propter salutem animarum nostrarum, etparentum nostrorum

41 vivorum atque defunctorum, ut siamus elec-ti et aggregati inter numero electorum,

42 si placet illi, qui cun Patre et Spiritu Sanctomvivit et regnat in secula seculorum, Amen.

43 Et si quis ista carta dextruere aut estermina-re voluerit, sibe rex, sibe regina, si-

44 be donnicellu, sibe curatore, sibe episcopo,sibe archiepiscopo, sibe abbas, sibe presbi-ter, sibe maior

45 aut minor vel qualecunquelibet homo, stru-met Deus nomen suo de libro vite, et car-

46 nes eius disrumpant bolatilibus celi et bestiisterre, mittat in eis Dominus morte papelle,

47 et deleantur de hoc mundo citius, et habeatmaledictionem de Deum patre omnipotente

48 et de Sancta Maria mater domini nostri IesuCristi et habeat maledictionem de .XII. Apo-stolis, de .XVI. Prophetas, de .XXIIII. Senio-

49 res, et de .CCCXVIII. Patres Sanctos, qui ka-nones disposuerunt in Nikea civitate, et de.CXLIIII. milia Martires, qui pro

50 Domino passi sunt, et abeat maledictionem deGerubin et Seraphin qui tenent thronum Dei,et de omnes sanctos et sanctas Dei. Amen.

51 Et si quis ista carta audire voluerit, et nostrasordinationes confortaverit et dixerit quia be-ne est,

52 habeat benedictionem de Deum patremomnipotentem et de Sancta Maria mater do-mini nostri Iesu Cristi; et habe-

53 at benedictionem de omnes ordines Angelo-rum, Archangelorum, Patriarcharum celi,<Pro>phetarum, Apostolorum, Ev-

54 angelistarum, Martirum, Confessorum atqueVirginum, et de omnes sanctos et sanctasDei. Amen. Fiat.

55 Et sunt testes, primus Deus omnipotens, dein-de ego Iudice Gostantine dicto nomine deLaccon et

56 muliere mea donna Marcusa Regina dictanomine de Gunale; testes donnicellu Gun-

57 nari de Laccon, donnicellu Ithoccor de Laccon,donnicellu Petru de Serra, donnicellu Dor-

58 beni de Gunale. Testes, Petru de Athen, Ithoc-cor de Athen et Mariane de Athen; testes, Go-stantine

59 de Thori, Comita de Laccon, Mariane de Tho-ri et Ithoccor de Laccon; testes, Barusone deUssan, Gostanti-

60 ne de Setilo et Comita de Martis de kita debuliaccesos, Mariane Galle et Ithoccor de Mu-ru et kita

61 ipsoro, et fratres meos et fideles meos. Testes.62 Anni ab Incarnatione domini nostri Iesu Cristi

sunt Millesimo .C.mo .XIII.mo. Ego Furatuspresbiter dicto nomine de Castra scripsi istacar-

63 ta in regno a dicto Ardar, regnante dominonostro Constantino rex supradicto nominede Laccon et uxor eius domina Marcusa re-gina dicta

64 nomine de Gunale, mensis octubris, dies.XXVIIII., lunis .XVII., .IIII. feria.

65 Ego Albertus episcopus Sorane ecclesie con-firmo, et sub<s>crisi.

_____

2 Sch semperque. Virginem]uirgin£, con titulus non let-to da Sch.

3 Michaelem]michael£, con titulus non letto da Sch. pre-posito]pposito piú titulus, e una v appoggiata sulla onell’interlinea superiore; Sch preposito senz’avvertiredello scioglimento.

6 Sch insula Sardinie.8 Sch Nistoli.9 Athen]then.

10 Sch Ithocor.17 cun]c§, con scioglimento, qui e altrove, secondo la

scrittura estesa di l.12 e l.14.20 Guido]quido, per confusione fra lettere.21 possessores]poscessores.22 custa ecclesia]et custa ecclesia (B copia correttamen-

te), con et espunto.24 Sch per, ma è una p tagliata con uno svolazzo prolun-

gato a sinistra.25 abeant]de abeant, con de cancellato mediante due

tratti obliqui.34 de ssanctita]dessaintica; Sch dessa antica, incompren-

sione della voce della minuta, che B storpia anche indess%ctica. Il guasto comune ad A e B (diffrazione inassenza), può essere risolto per combinatio, postulan-do una lezione già corrotta nell’originale, *de ssancti-ca per de ssanctita (sanctitatis regimentum), reinter-pretata come de ss’antica, donde dess’antica conl’articolo rafforzato dopo la preposizione.

36 dom/nos]doΩ/nos, con simbolo per m nell’interlinea.39 facimus]facamus (B facim piú segno d’abbreviazione

per us).42 Sanctom]scm piú o soprascritto sormontato da titulus (B

reca Sco piú titulus). Una macchia copre parzialmente las e la c di seculorum.

43 Sch destruere.44 abbas]abbax.48 Sch et de XVI.

34

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 20: Crestomazia Sarda

II.2 Commento storico

II.2.1 Commento generalePietro de Athen, personaggio emergente del

Giudicato di Torres, insieme con la sua consortePadulesa e con l’intero lignaggio degli Athen, af-filiano all’eremo di San Salvatore di Camaldoli lachiesa di San Nicola di Trullas, suffraganea dellapiú importante abbazia di Santa Trinità di Sac-cargia. Dà garanzie all’atto di costituzione in en-te monastico e di donazione del patrimonio ter-riero iniziale, nonché alla validità futura delleproprietà elargite, la presenza del Giudice Co-stantino I de Lacon-Gunale, menzionato nei do-cumenti medievali tra il 1082 e il 1124 (Brook etalii 1984:191). Dal documento non emerge chia-ramente la dotazione assegnata al monastero,ma è da presumere che essa sia consistita in va-ste porzioni di terre, boschi, pascoli, vigne, corsid’acqua e insediamenti con servi e bestiame, va-le a dire nei possedimenti che costituivano don-nicalie o curtes, comprese nella fattispecie fraSemèstene e Pozzomaggiore, intorno a una villadominica d’età romana imperiale, dove – forse– in età bizantina era sorta una chiesa cupolata(trudda < troÚlla ‘cupola’; Merci 1992:13, Coro-neo 1993:63).

II.2.2 Personaggi e luoghi57 Petru de Serra: l’intitolazione di donnicellu

accosta questo personaggio a quello traman-dato nel controverso PL (= doc. XV); quasicertamente si tratterà in entrambe le occor-renze del medesimo condominus che nelleGenealogie (Brook et alii 1984:89) collegastrettamente le famiglie di Athen e di Thorinella seconda decade del sec. XII.

60 Gostantine de Sétilo et Comita de Martis de ki-ta de buliaccesos: ufficiali al comando dellaguardia settimanale (kita de b.) che sorveglia-va il palazzo del Giudice, i quali si spostava-no col sovrano per presenziare in qualità ditestimoni agli atti e negozi giuridici stipulatidal medesimo.

II.3 Commento codicologico

A Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico Ca-maldoli, sub data 29 ottobre 1113. Pergamena,mm 635x245, in buono stato di conservazione.Bulla deperdita, di cui resta il cordoncino di setadi colore giallo nella plica. Specchio di scrittura

con rigatura a secco, secondo modalità che ca-ratterizzano l’allestimento delle pergamene sarde.

Notazioni dorsali: sulla plica, in grafia inver-tita, è la segnatura archivistica «Camaldoli 29Ott. 1113»; prima della plica si legge, in una rigache occupa l’intera lunghezza della pergamena,il regesto in grafia sicuramente posteriore aquella del documento: «Sardinia. Cartam quamfecit Petrus de Athen de ecclesia Sancti Nicholaide Trulla. Dupplicata».

B Archivio di Stato di Firenze, DiplomaticoCamaldoli, sub data 29 ottobre 1113, Copia.

Pergamena, mm 325x320, in buono stato diconservazione, scritta su due colonne (a,b). Dal.11 di b iniziano due donazioni posteriori, ver-gate da una seconda mano di metà del sec. XII.

Due notazioni dorsali: in alto il regesto chesi legge in A: «Cartam quam fecit Petrus de Athenet uxor eius Padulesa de ecclesia Sancti Nicholaide Trulla. Ca. Sardinia»; due cm sotto, il regestodelle aggiunte nella colonna b: «Cartam quam fe-cit Iohannes Sargu episcopus de Sorra qui donaitSancti Nicholai de Trulla et Sancti Petri deArkennor et Sancti Petri de Monticleta et Sancta/ Maria de Sagansa Camalduli». Dopo la segna-tura archivistica: «Camaldoli» (a sinistra), «29 Ott.1113» (a destra). Al centro della pergamena: «Re-cordatione. Copia / Donacionum S. Nicolai deTrulla / S. Petri de Arkennor, S. Petri de / Monti-cla, S. Maria de Sagansa / Insula Sardinie».

Poiché le aggiunte fatte a B riguardano con-cessioni elargite sotto la giurisdizione del Giudi-ce Barisone II (cfr. docc. XIX,XXIV,XXV), lequali compaiono ricopiate in un altro documen-to dell’archivio camaldolese del 1134 (Schirru1999:88, doc. XII), è possibile datare il testodella seconda mano a quel preciso anno.

II.4 Commento diplomatistico

Nel doc. A si ha una chiara articolazionedelle formule tipiche dei diplomi sardi (per cuisi vedano Pratesi 1979:67-79 e qui i docc. III-VII,XXI,XXIII-XXV):

– Invocatio 1-6: caratteristico il richiamo aiSanti venerati nella Sardegna settentrionale, Gavi-no, Proto e Gianuario (cfr. Motzo 1987 [1927]:189-221, La passione dei Santi Gavino, Proto e Gia-nuario), che ricorre nelle carte del Giudicato diTorres.

Scripta latina rustica – DOCUMENTO II

37

34 vivorum adque defun<c>torum, ut siamuselecti et agregati inter numero electorum, siplacet illi q<u>i cum Patrem

35 et Spiritu Sancto vivit in secula seculorum,Amen. Et si quis ista carta destruere aut ex-terminare voluerit, sive rex, sive

36 regina, sive donnicellu, sive curatore, siveepiscopo, sive archiepiscopo, sive abate, sivepresbiter, sive maior aut mi-

37 nor, vel qualecumquelibet homo, istrumetDeus nomen suum de libro vite et carnessuas disrumpant volatilibus

38 celi et bestiis terre, mitat in eis Dominusmortem papelle, et deleantur de <h>ocmundo citius et abeat maledicione

39 de Deum Patrem omnipotente et de SanctaMaria mater domini nostri Iesu Cristi, et abeatmaledicione de .XII.m Apostoli, et .XVI.

40 Prophetas, et de .XXIIII. Seniores, et de.CCCXVIII. Patres Sanctos, qui canones di-sposuerunt i<n> Nichea civitate et de

41 .CXLIIII. milia Martires qui pro Dominitormenta sustinuerunt, et abeat maledicionede Kerubin et Seraphin

42 qui tene<n>t thronum Dei et de omnes sanc-tos et sanctas Dei. Amen. Fiat. Et si quis istacarta audire voluerit et nostras ordi-

43 nationes confortaverit, et disserit quia beneest, habeat benedicione de Deum patremomnipotentem et de

44 Sancta Maria mater domini nostri Iesu Cristi,et habeat benedicione de omnes ordinesAngelorum, Arcangelorum,

45 Patriarcaru<m>, Prophetarum, Apostolorum,Evangelistarum, Martiru<m>, Confessorumadque Virginum et de omnes sanctos

46 et sanctas Dei quid superius dicimus. Amen.

Bb1 Et sunt <te>stes, primus Deus omnipotens,

deinde ego Iudiche Gosantine dicto nominede Laccon et ussore

2 mia donna Marcusa Regina dicta nomine deGunale; testes donnichel<l>u Gunnari deLaccon,

3 donnichellu Ithoccor de Laccon, donnicelluPetru de Serra, donnicellu Dorveni de Gu-nale,

4 Petru de Athen, Ithocor de Athen, Marianede Athen, Gosantine de Thori, Comita deLaccon,

5 Mariane de Thori, et Itthoccor de Laccon,Barusone d’Ussan, Gosantine de Setilo, Co-mita

6 de Martis de kita de buiachesos, MarianeGalle, Ithoccor de Muru et chita issoro,

7 et omnes frates et fideles meos. Testes.8 Ego Furatus indictus presbiter appellativo

nomine dicto de Castra scrisi ista carta inregno qui dicitur Ardar, regnante

9 domino nostro Gosantine Rex supradictonomine de Laccon et uxor eius donna Mar-cusa Regina dicta nomine de Gunale.

10 Anni ab Incarnatione Domini Millesimo.CXIII., mensis octubris, dies .XXVIIII., luni.XVII., feria .IIII.

_____

Ba4 hac]ahc. Sardinee] Con due accenti acuti sulle vocali

finali.12 La riga 13, omessa in un primo momento per evidente

saut du même au même, è stata aggiunta in corpo piúpiccolo nell’interlinea. Di conseguenza, il segmentopresbiter qui modo est rectore, inserito dal copista all’i-nizio di l.14, è stato da noi spostato nella posizioneche gli spettava, dopo la fine di l.11.

21 in ser(vithu)] Nell’interlinea.23 fakemus] Aggiunto nell’interlinea.28 Dopo sempiternum seguono due lettere cancellate per

rasura. de ssanctita]des%ctica piú s aggiunto dopo denell’interlinea in corso di copia; come mostra A, l’anti-grafo doveva già recare una lezione errata, forse do-vuta a mera dissimilazione fra t-t, sicché i copisti han-no interpretato il segmento che segue de come unarticolo, e ne hanno rafforzato l’attacco consonanticoper derivarne una preposizione articolata.

29 donnos] Con titulus biffato. deside-]desideside.31 insimul]$cimul.32 sicut]scicut.34 siamus]ciam piú compendio per us. Dopo electorum

segue un foro, che però non sembra nasconda nessu-na scrittura.

35 destruere] Segue abrasione, ma si può leggere con lalente al quarzo voluerit, errore d’anticipo cancellatodal copista. exterminare]ex$mare. sive]sie piú segnod’abbreviazione identico a quello per nasale (una sor-ta di tilde).

36 donnicellu]d¢nicicellu. episcopo, sive archiepiscopo] Le-o finali dovute ad interferenza con la lingua del copista.

37 carnes suas] La prima s inserita nell’interlinea dopo -ee s- in corso di copia.

38 citius]cuius, per evidente incomprensione del testocopiato.

40 civitate]sivitate.43 nationes]natio$es. benedicione]bene dicio$e. de Deum]de

De Dm piú titulus, con De espunto.46 Amen] Spaziato.

Bb5 (Ithoccor) de Laccon] Soprascritto a de Thori, che il

copista ha cancellato con un tratto di penna.6 Mariane]Mariaria.8 Tutta la completio in corpo minore. indictus]$dicim

piú simbolo d’abbreviazione per us. dicto]dicta n¢e,col secondo termine biffato per errore di ripetizione(e l’estensore inserisce nell’interlinea in corso di copial’indicazione di Herkunftsname: de Castra).

36

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 21: Crestomazia Sarda

(Koch/Oesterreicher: konzeptionell), che ineri-sce al travestimento del volgare, ovvero alla suaricodificazione all’interno d’una scripta latinarustica. L’artificiosità e l’inconsistenza strutturaledi questo latinum circa romançum (cfr. Avalle1965a:XI, il quale riesuma la nota definizioned’un apocrifo medievale ispanico scoperto daRamón Menéndez Pidal) emerge chiaramentedalla stessa mancanza di sistematicità con cuil’estensore di A procede nel suo intento, ma re-sta valida la valutazione funzionale del prodottofinale, che è una vera Distanzsprache, ossia untipo di lingua della comunicazione istituziona-lizzata in grado d’assolvere alle esigenze prati-che dell’ufficialità.

Una collazione serrata delle lezioni volgari diB che A ha trasformato si rivela altamente profi-cua, da una parte per scoprire il nesso di collega-mento che da sempre è stato presupposto tra illatino medievale e le forme protoromanze, e dal-l’altra per confutare le troppo ambiziose interpre-tazioni olistiche di Roger Wright (1989, edizioneriveduta della tesi del 1982; inoltre 1994:30-43 e1999), secondo le quali la lingua dei documenticome il nostro rispecchierebbe tout court un’i-dentità fra latino e volgare. Seguendo qui il mo-dello d’analisi proposto recentemente da AntonioEmiliano (1991; utile discussione in Perugi1994:70-71), è possibile ravvisare diversi tipi d’in-tervento “etimologizzante” nel testo di A rispettoall’originale. Eccoli in ordine di lettura.

(1) Interventi grafico-fonologici: ripristino di vo-cale caduta per sincope: sorore A10 (riflette cer-tamente SOROR piú vocale paragogica, come sup-posero Meyer-Lübke e Wagner) = sorre B8; <u>(regolarizzato in v) per [b]: voluntate A12 = bo-luntate B9; volemus A28 = bolemus B24; <li>per [j] o [(]: consiliu A14 = consiiu B11; <au>per [a]: causa A20 = casa B17 (con esito regola-re in sd. di AU > [a], come in PAUCUM > ['paHu]);ripristino di vocale caduta per afèresi: ecclesiaA22 = clesia B19; restituzione della bilabiale:quantu A26 = cantu B22 (cfr. QUAND8 >['kaKJo]); <o> per [u] in sede protonica: honoreA26 = unore B21 (cfr. 8R2CLAM > [u'rikra] in bar-baricino); impiego di <c> etimologica per [g]sorta per sandhi: sa cruce A30 (si noti l’articolovolgare!) = sa gruke B25 (sd. log. ['gruke]); recu-pero errato del nesso etimologico <ss> per [Q]derivante da -Tj-: possatis A32 (per POSSITIS) =pothates B27 (cfr. l’attestato POTEO > ['p]Qo]);<ps> per [ss]: ipsos A34 = issos B29.

(2) Interventi grafico-morfologici: mea A11 =mia B8; facimus A11 = fachemus B9 (log. ant.[fa'kemus], foggiato secondo il modello della II.classe: Wagner 1938/39:§ 59); faciatis A21 e fa-ciant A22 = fathates B18 e fathan B19; nos A24= nois B21 (da N8B7S); abeant A25 = appan B21(per conguaglio tra HABEO e HABUI > appi, dondelog. ['appo, 'appa/e]); sunt A32 = sun B26 (concaduta regolare, e distintiva del logudorese sindalle prime manifestazioni scritte, della -t desi-nenziale; cosí anche per abent/aen, ha-beant/appan ecc.); nominativo pro caso obliquogeneralizzato: abbas A44 = abate B36.

(3) Interventi grafico-lessicali, limitati alla sosti-tuzione di due morfemi grammaticali liberi, pro-mossa dalla contiguità semantico-funzionale:alios A26 = ateros B22; eius A46 = suas B37.

Come si vede dal confronto analitico, gl’inter-venti del copista-traduttore di A sono tutto som-mato modesti: essi conferiscono sí una patina di“aulicità” alla lingua del documento, ma non rie-scono affatto a deformarla tanto da renderla im-penetrabile agli occhi dei lettori coevi. Restano,infatti, numerose spie di crudi volgarismi (vediemblematicamente avestara < *AB+2ST5 H8R5, gliarticoli su e sa, le preposizioni articolate dessu edessa, i moduli sintattici con pronome avverbialeenclitico ca-nde, ci-nde e no·nde, le costruzionisegmentate adcomandamus-ila custa causa e lafacemus ista carta), o di esiti appena ritoccati perrenderli piú accettabili (si veda il travestimento diaen in abent, di bi in ibi, di lis in illis), insiemecon una mole non indifferente di strutture diffor-mi dal latino classico, che rappresentano il retag-gio piú significativo del latino medievale, cosícom’è stato ricostruito per il periodo cosiddettodi transizione (Berschin/Berschin 1987, Uytfan-ghe 1989, Banniard 1992, Perugi 1994, Sabatini1996 I, Zamboni 1997, 1998a,c), e che convivonoqualche volta con le forme volgari, dando vitaappunto alla miscela artificiosa ma funzionaledella scripta latina rustica (emblematici il casounico di muliere 9 per MULIER, di rectore 15 perRECTOR, con la solita vocale epitetica; la coesisten-za di donno e domno 14, di facimus 11 e face-mus 16, di habet 17 per HABETUR e vi sunt 32).

Nel complesso, si può concludere ragione-volmente che l’immagine che scaturisce da unrigoroso esame del processo di “riscrittura” deltesto volgare non conforta l’ipotesi apodittica diWright: mancano, infatti, esempi palesi di totale

Scripta latina rustica – DOCUMENTO II

39

– Intitulatio 7-16: nomi e titoli degli autori, adiniziare da Pietro de Athen e sua moglie Padulesa,donatori della concessione col beneplacito delGiudice Costantino e delle autorità ecclesiastichea lui subordinate.

– Dispositio 17-42: affiliazione della chiesadi San Nicola di Trullas all’ordine camaldolese,con esplicita dichiarazione della volontà conte-nuta nel documento.

– Sanctio negativa 43-50: elenco di clausolecomminatorie e formule deprecatorie che, conqualche variante, si ritrova nel testo finale delladispositio dei diplomi sardi medievali.

– Sanctio positiva 51-54: repertorio di auspi-ci formulati a chi vorrà osservare il dettato deldiploma.

– Notitia testium 55-61: elenco dei testimoni,Giudice e consorte, figli e parenti, rappresen-tanti di alte cariche amministrative e di corpi diguardia personale.

– Datatio chronica e Completio 62-64: data-zione secondo lo Stile dell’Incarnazione fiorenti-na, con indicazione, assai peculiare nei testi sardi,della feria (Casula 1974:77; secondo il computolunare al 29 ottobre 1113 dovrebbe corrisponderela luna XVI, indicata correttamente negli Excerptadegli Annales Camaldulenses III:152), seguita dal-la formula della iussio che contiene il nome delpresbitero sardo Furatus, scriba al servizio delGiudice, colui che ha vergato la pergamena A,componendovi l’intarsio linguistico che è qui og-getto di discussione.

– Subscriptio 65: sottoscrizione autentica delvescovo Alberto, che firma in una carolina incertanell’allineamento, ma corretta nei compendi, pro-pria di «personaggi eminenti del mondo ecclesia-stico che hanno rapporti non professionali con lascrittura» (Cau 2000:351). Per la valutazione cultu-rale delle sottoscrizioni in base ai tratti paleografi-ci, con qualche utile riferimento alla nostra casi-stica, cfr. Petrucci/Romeo (1992:109-194).

II.5 Commento paleografico

A Scrittura carolina di modulo accurato e diregistri diversificati, omogenea nella messa inpagina, con lettere iniziali finemente decorate.Tratti curvi tracciati in un solo tempo, prevalen-za della congiunzione et in nesso anziché com-pendiata con la nota tironiana o scritta per este-so, uso non desultorio della d diritta e della srotonda (Cau 2000:351, § 27).

B Scrittura carolina, dal ductus poco accurato,consono con la natura non ufficiale della copia.Uso cospicuo della nota tironiana e di compen-di omologati per funzione; collegamenti tra let-tere frequenti anche fra singole parole. Il copi-sta non è sardo, come si evince da alcunescelte grafiche (in particolare <ch>), e anchedall’uso ricorrente della c rovesciata per con,segno tachigrafico assente nella documentazio-ne sarda del sec. XII, ma largamente attestatonel continente, sia in ambito librario che docu-mentario.

II.6 Commento filologico-linguistico

La fortunata conservazione di due testimonidello stesso documento, approntati per scopid’ufficialità ben distinti, offre la possibilità dav-vero eccezionale d’esaminare a fondo la vexataquaestio relativa alle modalità di gestazione del-la scripta latina rustica. In effetti, A e B copia-no dallo stesso antigrafo (perentorio l’errorecongiuntivo di l. A34/B28, che contiene unchiaro caso di diffrazione in assenza), probabil-mente dall’imbreviatura con la verbalizzazionedella dispositio del negozio orale stesa da unoscriba della cancelleria, ma mentre B è destina-to a restare copia ad usi interni – e ciò giustificale aggiunte seriori –, A rappresenta il diplomaufficiale, munito del sigillo che ne garantisce lapublica fides in caso di controversia. Ora, la dif-ferenziata rilevanza giuridica dei due testimonispiega anche la loro diversa configurazione lin-guistica. L’estensore di B, con molta probabilitàun Pisano, si limita a copiare pedissequamenteil testo dell’originale, integrandolo con le clau-sole fisse del protocollo e dell’escatocollo, cheegli attinge dai soliti repertori – salvo la comple-tio, che sarà stata aggiunta in un secondo mo-mento sulla base del diploma ufficiale munitodi sigillo –, e nella disinvoltura dei compendi enegli errori che commette denuncia la scarsa di-mestichezza che egli ha con la lingua latina deiformulari. Il copista di A, per converso, il sardoFuratus, è presumibilmente un ecclesiastico me-diamente edotto nella lettura e scrittura dei testilatini, il quale consapevolmente cerca di “nobi-litare” la lingua volgare del modello, ravvici-nandola graficamente, e anche morfologica-mente, al latino. Il suo frigido esperimento dilaboratorio ci illustra limpidamente il processo“mediale”, e anche di “strategia comunicativa”

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 22: Crestomazia Sarda

TAVOLA GENEALOGICA DEL GIUDICATO DI CAGLIARI

Documento Giudice/consorte Periodo presunto di governo

[Cáralis o Pluminus]

IV Mariano-Salusio I/Iorgia de Setzale ante 1058III Orzocco-Torchitorio I/Bera -1058-1081m.IV Costantino-Salusio II/Iorgia de Lacon 1081-1103-

(Mariano-Torchitorio II/Preziosa)XIV Costantino-Salusio III/Sardinia -1130-1168X Pietro Torchitorio III 1168-1188m.

(Oberto di Massa/Iorgia)V, VI, VII, VIII Guglielmo-Salusio IV/Adelasia > (Guisiana) -1190-1214m.IX, X, XI Benedetta de Lacon/Barisone-Torchitorio IV 1214-1232

41

Scripta campidanesemascheramento delle marche flessive scompar-se, o – piú inverosimilmente ancora – di surro-gazione integrale delle fino all’avvento del vol-gare copiosamente attestate strutture analitiche(cfr. Wright 1989:257, con riguardo al volgareispanico delle origini, <placuit> = ['plogo] o<stabit> pronunciato [esta'raBe], a causa dellastruttura “soggiacente” ST5RE HABET). Malgrado ilnostro copista sia in grado di restituire efficace-mente le forme antecedenti a quelle volgariesemplificate da B, egli non crea una bruscarottura fra i due poli della diglossia, ma lavora

piuttosto all’interno d’un continuum che con-sente di recuperare agevolmente le fasi di svi-luppo che hanno generato il volgare sardo apartire dal latino volgare (cosí va letta l’equipol-lenza tra aen esser B29 e abent essere A23,espressione analitica del futuro deontico sortada *HABENT ESSERE).

La rapida proliferazione di testi “alti” in sardo,nella fattispecie di carte e diplomi emanati da au-torità giudicali, renderà in poco tempo obsoletiesperimenti come il nostro, e condurrà al definiti-vo assestamento del bilinguismo nello scritto.

40

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 23: Crestomazia Sarda

III.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:154-155, sec. XI, doc. 8),Solmi (1905a:281-283 = S; 1917:392-395), Mon-teverdi (1941:25-28), Lazzeri (1954:32-38).

[101r]Hoc est transu<m>ptum fideliter sumptum a

quadam carta pergaminea vetustissima / in lin-gua sardischa, cuius tenor talis est.

1 In nomini de Pater et Filiu et Spiritum Sanc-tum.

2 Ego Iudigi Trogodori de Ugunali cum mulie-ri mia donna Bera et cum filiu miu

3 donnu Gostantini, per voluntate de donnuDeu potestandu parte de Caralis, fagemus-

4 illi custa carta pro beni ki fagemus ass’ar-chiepiscopadu nostru de Caralis,

5 ad honore de Deu et in gratia de Sancta Mariamatrige Domini, et in gratia de Sancto Michali

6 archangelo et de tota sa milicia de sus An-gelus et de sus Archangelus, et in gratia

7 de Sanctu Iohanni Baptista et omnes sanc-tos Prophetas, et in gratia de Sanctu Petruprinceps Apostolorum,

8 et in gratia de Sanctu Stephanu primo Mar-tiru, et in gratia de Sanctu Saturno nostru et

9 omnes sancti Martires, et in gratia de Sanc-ta Cecilia Virgini et omnes sanctos et sanc-tas Dei, ca lli damus

10 ass’archiepiscobatu nostru de Caralis et proremissione dessos peccados nostros et

11 dessos maiorales dessa terra nostra totu ssusliberus de paniliu cantu sunt per totu

12 Caralis, ki serviant assu archiepiscopatunostru de Caralis de tres setmanas una

13 in serbiciu cali abet voler s’archiepiscobu kiaet esser in s’archiepiscopadu in co

14 asserbiant usque modo assu Rennu, et ser-biant-illi in terra et in mari per tota sa Sar-

15 dinga in serbiciu cale aet voler s’archiepi-scobu ki aet esser in s’archiepiscopadu.

16 Custus liberus de paniliu arint et messint et

seident et trebulent et incungent,17 et fazzant omnia serbiciu et pur<i>lis et mai-

strus in pedra et in calcina et in ludu18 et in linna et in omnia fatu kantu ad esser

opus ass’archiepiscopadu. Et non <a>usits’archi-

19 episcopu ki aet esser pro temporale a lleba-ri-llis aliu et non fazant messas mulieres

20 issoru et non di<s>poniat pastores kena fa-chi issoru. Et totu custu serbiciu fagenta

21 fina ad icomo ad su Rennu. Et sunt sas vil-las, ubi sunt ad istari sus liberus

22 de paniliu: sa villa de Sancta Ilia, et QuartuIossu, et Sancta Maria de Paradisu

23 et villa de archiepiscopo de Tolostrai, et issavilla de Sancta Agatha de Zulkes, et

24 Bau de Cannas, et Marganni, et Barau <de>Murakessus, et issa villa de Sancta

25 Agatha de Rutulas. Et damus-illas custas vil-las cum homines cantu sunt et

26 cantu aent esser ad istari intru de custas bil-las pro cantu adi durari su segulu.

27 Et damus-illas custas billas cum fundamen-tus et saltus, aquas et padrus et domesti-

28 gas et semidas et binias quantu se apartenetapusti custas villas, qui ll’apat s’archiepisco-padu de

29 Caralis cantu a·durari su segulu. Et custu or-dinamentu fagemus in manu

30 dess’archiepiscobu nostru maistru Alfrede, etcum voluntate de sus episcopos nostros et

31 de totu su clericadu, et de totu ssus maiora-les frates nostros de Caralis. Et non de-

32 beant serbire custus liberus de panilio assuRennu, et ni a curadore, et ni <a> ar-

33 mentario, et ni a maiori de sco<l>ca et ni agenezzario farce turbet tres arro-

34 batias de arari et tres de messari assu Ren-nu. Et si benit pruinas in sa terra,

35 dent dato et opera. <Et> de cu<ra>tore ki lliaet gittari in iusticia, ki ssiat in bolintadidess’ar-

36 chiepiscopo ki aet esser a ponner curadoreset maiores suos in totas billas dessus //

43

III. Carta di donazione di Orzocco-Torchitorio, ca. 1066-1074

Page 24: Crestomazia Sarda

[f. 305] / 9 de los Apóstoles, y en gracia de SanEstevan, primero Mártir, y / 10 en gracia de SanSaturnino nuestro, y de todos los santos Márti-res, / 11 y en gracia de Santa Cecilia Virgen y to-dos los demás Santos y Santas / 12 de Dios, quele damos el Arzobispado nuestro de Cáller porla remis-/ 13 sión de nuestros pecados y de losmayorales de nuestra tierra, todos / 14 los libresde panilio que biven y se hallan en todo Cáller,para que / 15 sirvan a nuestro Arçobispado deCáller, de tres semanas una, en el ser-/ 16 vicioque querrá el Arçobispo que ha de ser en elArçobispado, como ha / 17 servido hasta el pre-sente Reyno. Y sírvanle en la tierra y en la mar /18 por toda la isla de Sardeña, en el servicio quequerrá el Arçobispo que / 19 ha de ser en elArçobispado. Estos libres de panilio labren, sie-guen / 20 trillen y encierren, y hagan todos losservicios, y sean puestos a tra-/ 21 bajar en lasobras de piedra, cal, lodo, en lenna y en qual-quier otra / 22 cosa que hará menester al Arçobi-spado, y no se sirba el Arçobispado / 23 que hade ser a quitarles o pedirles otra cosa, y sus mu-geres no va-/ 24 yan a segar, ni las ocupen enapasentar los ganados, si ya no estu-/ 25 vierencon sus maridos, porque todo este servicio lohan hecho has-/ 26 ta agora al Reyno. Y las vil-las, donde han de estar y se han de domi-/ 27 ci-liar estos libres de panilio, son: la villa de SantaGilla, la villa / 28 de Quarto Giossu (o de abaxo,para distinguirle de Quarto Susu, o de / 29 arri-ba, que era Quartucho), la villa de Santa Maríade Paradiso, la / 30 villa de Tolostray, que se lla-mava del Arçobispo, la villa de Santa / 31 Adi oAguada de Sulcis, la villa de Bau de Cannas, lavilla de / 32 Santa Aguada de Rútulas; y estas vil-las las damos, con los hombres / 33 quantos haiy han de bivir dentro de las mismas villas paramientras / 34 ha de durar el mundo, y las damosestas villas con los cimientos y / 35 los saltos,aguas, prados y casales, tierras de sembrar yviñas quantas / 36 pertenecen a las mismas vil-las, que las possea y goze el Arçobispo //[f. 306] / 37 de Cáller hasta la fin del mundo. Yesta ordenación y donación la haze-/ 38 mos enmanos de Maestro Alfredo, nuestro Arçobispo ycon voluntad y / 39 consentimiento de todosnuestros obispos, de todo el clero y de todoslos / 40 maiorales de Cáller, nuestros hermanos;y estos libres de panilio no / 41 tengan másobligación de servir al Reyno, ni a Curador, ni aArmen-/ 42 tario, ni a Mayor de escolca y ni aGenezario, salvo que hagan tres jor-/ 43 nalesde labrar y tres de segar al Reyno, y si bienen

esterilidades en la tier-/ 44 ra, han de ajudar, y siacaso los citan a la justicia, tenga libertad y que-/45 de el Arçobispo que ha de ser, de poner suscuradores y maiores en todas / 46 las villas de losdel panilio. Ni se atreva ningún Juez o Señora /47 ni otro hombre mortal de cuantos nos han desuceder en el Judicado / 48 a quitar d’estos libresde panilio, quantos hai y quantos ha de haver, /49 ninguno para servirse d’él, ni tomarlos a jornalsin el consentimien-/ 50 to y licencia del Arçobi-spo; y no se atreva ningún Curador o Maio-/ 51

ral del Reyno entrar para juzgar en estas villas depanilio sin / 52 consentimiento y licencia delArçobispo; y ya el mismo Arçobispo / 53 no quie-ra embiar hombre proprio para aprear, y que laaprea sea por la muer-/ 54 te de la Señora, porlas obras o por citación y prosecución de pleyto./ 55 Esto hazemos y confirmamos para mayorgloria de Dios y de la Vir-/ 56 gen Santa María suMadre, y de todos los Santos, y por la remissiónde / 57 nuestros pecados y de nuestros parientes.Y no se atreva ningún Juez / 58 ni Señora, ni otrohombre carnal a destruir esta ordenación quehe-/ 59 mos hecho por Dios nuestro Señor y porlas almas nuestra<s> y de nuestros / 60 deudos, yprincipalmente porque havían deteriorado mu-chíssimo / 61 las rentas del Arçobispado con lasesterilidades que suelen venir a / 62 la tierra, lehazemos este beneficio y donación. Testigos sonel Don-/ 63 zel Kerkis, el Donzel Comida, Con-stantino Derrubo, logusalva-/ 64 dor, y toda latierra nuestra de Cáller. Y si alguno se atreviere a/ 65 contradecirla o quebrantarla, sea maldito ydescolmulgado del Padre //[f. 307] / 66 del Hijo y del Espíritu Santo, de losdoze Apóstoles y de los quatro Evan-/ 67 geli-stas, de los diez y seis Prophetas, de los veyntey cuatro Ancianos / 68 y de los trescientos diez yocho Padres Santos; y tenga parte con JudasTrai-/ 69 dor en el profundo del Infierno. Fiat.Fiat. Amén.

_____

2 Torgodor de Unale,] Segue y biffato.28 Quarto Susu] Con de cancellato fra nome e avverbio.36 Cáller] Scritto per richiamo nel cambio di f. sotto Arço-

bispo.43 si] Nell’interlinea.51 Reyno] Segue lettera abrasa.52 consentimiento]concentimiento, per distrazione del

copista. y ya]ni ya, con n cancellata mediante trattoobliquo.

53 proprio] Aggiunto nell’interlinea.63 Derrubo]Derruto.65 del Hijo] Scritto per richiamo nel cambio di f. sotto del

Padre.

Scripta campidanese – DOCUMENTO III

45

[101v]37 paniliu<s>. Et non apat ausanzia Iudice et

nin Donna et nin nullo homine carnale ki38 pus nos aet esser, a llebari-nde dessos libe-

ros de panilio cantu sunt et cantu39 aent esser, a poniri-nde su serbiciu suu pe-

runu et ni a preari-nde kena boluntate40 dess’archiepiscopu, et non <a>usent intrare

perunu curatore et nin perunu maiore des-41 su Rennu ad iuigare, et ni a preare in istas

villas de panilio kena boluntate42 dess’archiepiscopo, si non bolet mandare

homine suo s’archiepiscopo a preare ki siatsa prea,

43 aut pro morti d’omine, aut pro sas operas,aut pro parimentu de kertu. Custu

44 fagimus et confirmamus ad honorem Dei etSancte Marie matrige Dominis et de totussus sanctos,

45 et pro remissione dessos peccados nostros etde parentes nostros. Et non appat au-

46 sanzia Iudiki et ni Donna et ni perunu ho-mini carnali ad isbertere custu orminiu

47 k’aemus fattu pro donnu Deu et prossasanimas nostras et de parentes nostrus, et ka

48 fudi minimadu s’archiepiscopadu de pruinaski benint in sa terra, li fegimus

49 custu beni. Et sunt destimonius,do<n>nigellu Zerkis et do<n>nigellu Comita,Gostantine

50 de rRubo logusalbatori, et totu sa terra no-stra de Caralis. Ki l’aet devertere,

51 appat anathema daba Pater et Filiu et SanctuSpiritu, daba .XII. Apostolos et daba

52 .IIII. Evvangelistas, daba .XVI. Prophetas,daba .XXIIII. Seniores, daba .CCCXVIII.

53 Sanctos Patres, et sorti appat cum Iuda ininferno inferiori. Fiat. Fiat. Amen.

_____

1 Croce piena prima dell’invocatio, che inizia a metà ri-ga dopo la fine della vidimazione.

4 beni]beni q, con q espunto, dovuto forse ad inerzialetrascrizione di k col grafema catalano.

5 Sancto] L’o per interferenza con la lingua del copista.6 archangelo] Come 5.8 Saturno] Come 5.

14 asserbiant]esserbiant.16 seident]stident.17 purilis]purlis.18 ausit]usit.20 disponiat]diponiat.21 fina] Con a non eseguita completamente; S fisca, le-

zione spuria, purtroppo tramandata a tutti gli editoridel testo (e anche recepita negli studi linguistici: cfr.

Wagner in DES I:525, con prospetto etimologico).24 de Murakessus]de omesso, e tratto surrogatorio, forse

a indicare un guasto dell’originale.28 Dopo apartenet compare ricopiato e cancellato con

tratto orizzontale il brano di l.27: a billas in funda-mentus et saltus, aquas et padrus.

29 segulu] S trascrive – anzi, glossa con – mundu.30 Alfrede] Sottolineato due volte, da una seconda mano

(espediente di rinvio al margine sinistro, dove unamano disegnata indica con l’indice la precisazione: Al-frede / Archie(pisco)p(u)s / Calar(itan)us).

32 S corregge la -o del copista: paniliu.33 armentario] Come 5; S -u, senz’avvertire. scolca]scoca,

per distrazione del copista. genezzario] Come 5.farce]farbe; S. farçi, senza giustificare l’emendamento.

35 Et de curatore]de cutore, integrato per senso; S. nonintegra e omette de. ki]et, per errore di distrazione.

36 archiepiscopo] Come 5. ponner]ponner, con titulussull’o (a semicerchio, di grande formato) e sulla se-conda n. L’ingrandimento con mezzi informatici diquesto segmento testuale (sollecitato da Franco Diana,che per primo ha letto ponner e ha avuto l’intuizionedella parola-fantasma pertunger, tramandata dal Sol-mi) ha consentito d’interpretare con accuratezza iltracciato delle due nasali, insicuro ed eseguito in duetempi.

37 ausanzia]auzansia, per metatesi. nullo] Come 5.38 liberos] Come 5; S trascrive -us. panilio] Come 5.40 perunu curatore] La prima u costruita a mo’ di b incli-

nata a sinistra su u in corso di copia.41 panilio] Come 5.42 archiepiscopo] Come 5, due volte. Dopo archiepiscopo

segue daba, qui espunto, per ovvio lapsus del copista.43 parimentu] S pariamentu.46 ausanzia] Come 37.48 S punnas. sa terra] S omette l’articolo.49 donnigellu]donigellu due volte, per omissione del ti-

tulus. Comita]Gomita.50 Dopo Rubo segue l cancellata. Ki] S Et ki.

Versione secentesca in spagnolo

Inedito: Biblioteca Universitaria di Cagliari,Sala Piccola 6.3.49, Aleo, Sucessos generales de-la Isla y Reyno de Sardeña, ff. 304-307 (testo dalrigo 22 di f.304; accentazione secondo l’usospagnolo moderno, divisione per righi secondola lezione del ms.).

En nombre del Padre, del Hijo y del Espíritu San-to. Yo el Juez / 2 Torgodor de Unale, con mi mu-ger Doña Vera y con mi hijo Don Cons-/ 3 tanti-no, por la voluntad de Dios, Juezes y Señores delJudicado de Cá-/ 4 ller, hazemos esta escritura delbeneficio que hazemos al Arçobis-/ 5 pado nue-stro de Cáller, para honra de Dios y en gracia deSanta Ma-/ 6 ría su madre, y en gracia de San Mi-guel Arcángel, y de toda la mi-/ 7 licia de los Án-geles y de los Arcángeles, y en gracia de SanJuan Bap-/ 8 tista y de todos los santos Profetas, yen gracia de San Pedro, príncipe //

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 25: Crestomazia Sarda

nero, con differenza per difetto di 16 cc. noncomputate, che si trovano subito dopo il fronte-spizio. Di alcune registrazioni trascritte nel codi-ce a partire dalla seconda metà del Quattrocen-to fu fatta copia in un’altra silloge custoditaugualmente nell’AACa, intitolata Informaciónsobre la Santidad, Milagros, Iglesias y Casas deSan Jorge obispo de Suely con otras escrituras devarias donaçiones hechas al mismo Santo (Ca-gliari, AACa, 1606).

2. Il manoscritto inedito del padre cappuccinoJorge Aleo, Sucessos generales dela Isla y Reyno deSardeña, por el P.F. Iorge Aleo Theologo Capuchi-no de la Provincia de Sardeña y natural de Ciu-dad de Caller, Tomo segundo, en Caller, Año1694, è un codice cartaceo di cc. 1154 (numerate,piú 3 bianche), misuranti mm 296x203, rilegato incuoio, conservato nella Biblioteca Universitaria diCagliari sotto la collocazione Sala Piccola 6.3.49,consultabile anche in microfilm (Pos. 899-1/3).

III.4 Commento diplomatistico

L’originale della carta volgare trascritta nelLiber Diversorum rispettava pienamente l’artico-lazione formulare dei diplomi sardi, la qualeverrà illustrata nei particolari nel commento deidocumenti trasmessi in pergamena (cfr. doc.IV). Qui in sintesi:

– Invocatio 1: simbolica con croce greca(piena) e verbale alla Santissima Trinità.

– Intitulatio 2-3: coi nomi e titoli degli autori.– Inscriptio 4: con l’indicazione del benefi-

ciario del privilegio.– Notificatio 5-10: con la comunicazione del-

la dichiarazione di volontà, insieme con le moti-vazioni che hanno promosso l’emissione del do-cumento (Arenga).

– Dispositio 11-36: con l’espressione delladichiarazione di volontà da parte dell’autore piúindicazione particolareggiata dei beni mobili eimmobili, nonché delle esenzioni e dei privilegiconcessi.

– Clausula defensionis 37-48: con l’espres-sione del divieto a contravvenire al dettato delprivilegio.

– Notitia testium 49-50: con l’indicazione deitestimoni che presenziarono l’atto di concessione.

– Sanctio negativa 50-53: con le clausolecomminatorie tipiche sarde nei confronti deiviolatori della dichiarazione di volontà.

– Apprecatio 53: con le solite formule dipreghiera che esprimono l’augurio affinché sicompia la volontà dichiarata nel documento.

Il diploma originale apparteneva per tipologiaalle concessioni sovrane, in cui il Giudice non èsoltanto il pubblico ufficiale che dà fede pubblicaagli atti, ma è nel contempo l’attore principale delnegozio giuridico (Solmi 1905b:29). Sicuramenteesso era munito d’un sigillo, o bulla plumbea, cuiveniva affidata la propria consistenza giuridica,cosí come accadeva per tutte le cartas bulladas.

III.5 Commento paleografico

Scrittura umanistica cancelleresca catalano-aragonese, dal ductus posato e ricca di com-pendi, con distinzione non sempre netta fra b ev iniziali, molto simile alla grafia largamente at-testata nei documenti catalani della secondametà del secolo XV (Olivetta Schena).

III.6 Commento linguistico

III.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– D’origine catalana saranno verosimilmen-

te: <tm> = [mm] in setmanas 12; <ci> = [tsi] incalcina 17 (se non è pisanismo); dubbia l’attri-buzione di <g> = [dΩ] in Sardinga 15 e Mar-ganni 24, che potrebbe essere ugualmente scri-zione autoctona.

– L’alternanza <k,c,qu> può essere ritenutapropria dell’originale (kantu 18, cantu 11,quantu 28), ma <ch> innanzi a in Michali 5 einnanzi i in archiepiscopadu 4 e fachi 20 èpretta interferenza toscana, che apparterrà allaredazione primitiva del documento.

– Rientrano nella norma sarda meridionale,e comunque indigena, le corrispondenze: <g>innanzi e,i = [H] in fagemus 4, iudigi 2, e <z(z)>= [(t)ts] in fazant 19 e fazzant 17.

b) FonematicaSono tratti distintivi da tenere in considerazione:

– Vocali finali oscillanti: parte 3, matrige 5,cale 15, contro beni 4, cali 13; dessos peccados10, contro liberus 11.

– Betacismo generale, evidenziato organica-mente: lebari 19, bolet 42.

Scripta campidanese – DOCUMENTO III

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III.2 Commento storico

III.2.1 Commento generaleIl documento informa delle ingenti donazio-

ni elargite da Orzocco-Torchitorio tra il 1066 e il1074 all’Arcivescovado di Cagliari, le cui renditeerano drasticamente diminuite in seguito ai pe-riodi di carestia e conflittualità interne pregresse,nonché al sempre piú frequente smembramentodi terre e beni locali a beneficio di ordini mona-stici extraisolani (causa sottolineata dal com-mento che l’Aleo fa precedere nel f. 304 alla tra-duzione del diploma: «donaciones que havíanhecho [scil. estos príncipes y juezes calaritanos]a otras iglesias [...] hallándose muy menoscaba-das las rentas de los arçobispos de Cáller por losinfortunios y esterilidades que la Isla havía pa-decido»). Le concessioni riguardavano alcuni vil-laggi con numerosi privilegi, e soprattutto i dirit-ti di sfruttamento degli abitanti detti liberus depaniliu. La datazione della redazione originale,finora ascritta al decennio 1070-1080 (Tola 1861I:154-155, Solmi 1905a:281, Schultz-Gora1894:145; Motzo 1987:162 n.3, con propensionea una data piú prossima al 1070), è stata fissatadefinitivamente da Raffaello Volpini (1986:233n.48), il quale, sulla base d’una lettera dell’arci-vescovo cagliaritano Guglielmo che fa riferimen-to all’arrivo dei Cassinesi sotto il regno di Orzoc-co-Torchitorio I (1066-), fa notare che la dataante quem del diploma originale può essere de-dotta dall’anno di consacrazione del successoredel menzionato maistru Alfrede (l.30), Giacomo,cui fu conferita la carica di presule caralitano nel1074 sotto il pontificato di Gregorio VII.

Come si vedrà piú profusamente nei docu-menti in originale immediatamente successivi aquesto (docc. IV-XI), il nome del Giudice, Trogo-dori (l.2), corrisponde al nome pubblico o dina-stico dei sovrani, per la cui corretta identificazionesoccorrono le testimonianze dei sigilli e delle epi-grafi medievali (Solmi 1905b:6-15). Secondo la ri-costruzione accurata delle attestazioni epigrafiche(Coroneo 2000:208-209), un Torcotorio I (o Tor-chitorio) arconte di Sardegna, sposato con Getitee insignito della carica di protospatario imperiale,avrebbe regnato verso il terzultimo decennio delsec. X, seguito da Salusio I, secondo nome pub-blico, regnante ante 1015, quindi da Torcotorio II,sposo a Nispella, contemporaneo di San Giorgiodi Suelli e morto non oltre il 1040/50, e infine daSalusio II o Mariano-Salusio I de Lacon-Gunale,Giudice di Cagliari fino al 1058, sposo a Iorgia deSetzale e padre del nostro Orzocco-Torchitorio.

III.2.2 Personaggi e luoghi8 Sanctu Saturno nostru: è San Saturno (o Sa-

turnino), martire sardo e patrono di Cagliari,per il quale si veda Motzo (1987:163) e lascheda storica del doc. IV.

9 Sancta Cecilia: a lei erano dedicati la catte-drale e il borgo omonimo, dove era situatoil palazzo del Giudice.

22 Sancta Ilia: si tratta di Santa Gilia, corrispon-dente all’attuale Santa Gilla, ai margini dellostagno che si trova dirimpetto a Capoterra,dove sorgeva il capoluogo del Giudicato, pri-ma della costruzione del Castello (> Casted-du ‘Cagliari’); cfr. Casula (1992:190, § 206).

22 Quartu Iossu: insediamento o borgata dellavilla detta di Quarto, che fino al 1327 com-prendeva le frazioni Q. Iossu, Susso e Doni-co (Casula 1980:99). L’Aleo, nella traduzionedella carta, interpola alcune delucidazionisulle frazioni del toponimo (l.28).

22-25 Le restanti ville concesse dal Giudice al-l’Arcivescovado si trovano tutte compresenelle vecchie curatorie cagliaritane, e nellafattispecie di Campidano o Civita, Cixerri,Tolostrai o Colostrai – da Castiadas a San Vi-to –, Nuráminis e Sulcis (cfr. Day 1973:16-36;1984a:16ss., Casula 1980:98-102); per ¡g…a

'Ag£qh > Sant’Agata > Santadi cfr. BlascoFerrer (1992:56; non va taciuto, tuttavia, cheil toponimo Sancta Agatha de Zulkes, chenelle Rationes Decimarum Sardiniae noncompare fra gli insediamenti sulcitani, po-trebbe anche corrispondere a Sant’Agathade Sol(e)s, un centro abitato appartenente fi-no al 1350 al territorio di Capoterra, entro icui confini sono tuttora documentati dei no-mi di luogo chiamati appunto Santadi).

III.3 Commento codicologico

1. Archivio Arcivescovile di Cagliari (AACa), Li-ber Diversorum A, ff.101r-101v.

Il Liber Diversorum A (titolo sul foglio diguardia interno: Instructio Particulares circaconficiendo processus etc., Roma, Ex Typo-graphia Reverendae Camarae Apostolicae, 1627),è un codice cartaceo miscellaneo di 260 cc., mi-suranti mm 290x210, con rilegatura moderna ecoperta rigida restaurata nel 1843, complessiva-mente ben conservato nell’AACa, sotto la collo-cazione LibDiv. La cartulazione moderna a mati-ta nell’angolo destro in alto si sovrappone auna prima numerazione del sec. XVI a inchiostro

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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(Cortese 1964:65-117, Ortu 1996:9, con inte-ressanti precisazioni circa l’uso di questearee interne alla domus).saltus: ‘terre delle zone boschive, montuose,utili per il pascolo, per le fascine, che spessosi disboscavano e si mettevano a coltura’ (prolande e pro pastus, si legge in piú documentimedievali); spesso oggetto di trasferimentonelle donazioni e permute; ancor oggi nelsardo e nell’italiano regionale col significatodi ‘terre demaniali adibite a pascolo e caccia,in genere lontane dal nucleo abitato’.

27/28 domestigas: ‘centri fondiari di minorconsistenza delle domos, compresi nei loroterritori o formati d’appezzamenti di terreadibite a colture di vario tipo, dotati di casecoloniche cui erano legati alcuni servi’; vierano comprese proprietà appartenenti a di-versi padroni.

28 semidas: ‘poderi formati da terreni destinatia tutti i tipi di coltivazione’, inizialmente se-gnalati da strisce di terra incolta indicanti iconfini fra appezzamenti contigui.

31 maiorales: ‘ecclesiastici di rango elevato elaici appartenenti a ricche famiglie che parte-cipavano col Giudice all’assise chiamata co-rona de logu’.

32 curadore: ‘funzionario governativo a capodel distretto chiamato curadoria’; nominatodirettamente dal Giudice, che poteva revo-carlo quando voleva, aveva compiti vari, didistribuzione di terre collettive, di preven-zione d’incendi, di tutela di terreni controgli abusi di pascolo, di amministrazione del-la giustizia (Boscolo 1979:19).

33 armentariu, -o: ‘amministratore del patrimo-nio del Giudicato, responsabile per delegadel tribunale di corona de logu’.maiori de scolca: ‘amministratore d’una cir-coscrizione territoriale minore, compresa en-tro la curatoria e in genere dislocata ai confi-ni della stessa, responsabile della sua difesae incaricato della sorveglianza e protezionedelle terre coltivate in comune da piú villag-gi o aggregazioni di nuclei distinti’. È vocemutuata dal pisano scolca ‘sentinella, corpodi guardia ai confini d’un territorio’ (Castella-ni 2000:42).genezzariu, -o: ‘ufficiale preposto alla dire-zione delle opere e dei lavori manuali dovu-ti al Giudice o ad altra autorità’ (lat. GYNAE-CIARIUM, da genezu, ginithu ‘prestazione dilavoro obbligatoria dovuta allo Stato o Ren-nu’), inizialmente da parte delle donne di

condizione servile o semiservile, poi da par-te dei sudditi in genere.farce: ‘eccetto, salvo’, variante di borce.

34 arrobatias: ‘obblighi imposti a servi e colli-berti di arare, seminare, mietere, lavorare levigne e trasportare i prodotti con carri in de-terminate estensioni di terreno demaniale’;la voce è un continuatore delle munia d’e-poca imperiale.

35 dato: ‘dazio, imposta’.42 preare, prea: ‘sequestrare, sequestro dei beni’.43 parimentu de kertu: ‘compromesso, concilia-

zione dopo causa giudiziaria con obbligo dipagare o pariare una certa somma a favoredel fisco’ (Marongiu 1975:48).

46 orminiu: ‘strumento, atto, disposizione’, sino-nimo del piú diffuso – e tardo – arminanza(e dall’esito risultante dalla commistione deidue tipi si avrà quindi orminanza).

50 logusalbatori: continua il lat. LOCISERVATOR esembra coincidere con la figura del curatoree insieme maiore della villa di Sant’Igia, ca-poluogo del Giudicato di Cagliari o Plumi-nus fino al 1257. Egli assiste il Giudice nellaredazione dei diplomi, nell’insinuazione de-gli atti pubblici e nelle gesta regie; a ricopri-re il ruolo sono membri considerevoli dellafamiglia del Giudice che compaiono spessonella notitia testium delle cartas bulladas.

III.7 Commento filologico

La copia del diploma del Giudice Orzocco-Torchitorio è stata stesa dopo il 1420/23, quan-do venne soppressa la vecchia diocesi di Suellie l’Arcivescovado procedette a registrare tutti ipatrimoni afferenti ai territori della vecchia sededell’Ogliastra (Turtas 1999:182ss.). Le registra-zioni nei vari Libri Diversorum coinvolsero an-che altri diplomi originali che potevano andaresmarriti, e di cui si fece copia diligentemente inpiú tempi, segnatamente tra la seconda metàdel Quattrocento e la seconda metà del Cinque-cento. L’autenticità della trascrizione è dimostra-ta, da una parte, dalla nota di vidimazione (otransumptum) che appose lo scriniarius in av-vio di copia, probabilmente indotto dalla vetu-stà e rilevanza della pergamena, e dall’altra dal-la traduzione, riportata qui a seguito del testosardo, che ne fece verso la fine del Seicento ilpadre Aleo, condotta – com’egli stesso dichiara– sull’originale allora superstite nell’AACa (alf.304, l.18 il teologo spagnolo scrive infatti, in

Scripta campidanese – DOCUMENTO III

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– Mantenimento della velare -C,G- intervoca-lica, digradata a fricativa sonora, anche lontanadall’accento tonico: fagemus 4, fagimus 44, iu-digi 2, domestigas 28. Forse risultato palatale inposizione iniziale assoluta in gittari 35.

c) Morfosintassi– Articolo: pl. sus.– Possessivi: miu 2, issoru 20.– Pronome personale (clitico): lli 9.– Forme verbali: sunt 11, serviant 12, fagenta

20, per -NT; fudi 48 = camp. ['fuAi]; eccezionale-m- nella desinenza di 4p: damus 27, fagimus 44.

– Congiunzione: ni 33 e nin 37, da NEC (+ NON).

d) ConsuntivoLa facies linguistica complessiva del docu-

mento è campidanese, ma ci sono strane ano-malie (-e,o frequenti, -mus, la scelta di DARE an-ziché DON5RE), che potrebbero plausibilmenteesser ricondotte alla competenza linguistica delcopista quattrocentesco, piuttosto che apparte-nere in toto alla redazione dell’originale.

III.6.2 Voci e strutture notevoli8 in gratia de Sanctu Saturno nostru: cfr. Mot-

zo (1987:163) e i commenti alla Cgr.12 setmanas: Paulis (1997:27), che trascrive er-

roneamente septemanas, l’ascrive all’italianoantico, ma esistono in sd. medievale piúcontinuatori di SEPTUMANA (Wolf 1998f). Il di-gramma <tm>, che esprime la lunghezzadella nasale bilabiale [mm], è tuttavia tipicodel catalano, già sin dai primi testi volgari(Blasco Ferrer 1984b:26, § 44), e depone an-che a favore d’un’interferenza la sincope ec-cezionale di fronte a log. ant. settumana.

16 liberus de paniliu: designati in altri documenticon magistros lapidum o fabros, sono semili-beri, rappresentanti di antichi corpi di mestie-re o collegiati, tenuti a compiere una praebi-tio operarum o corvée, detta appunto paniliu,a favore del Rennu, o in questo caso dell’au-torità religiosa alla quale sono stati concessidal Giudice tutti i diritti di sfruttamento (Anto-nio Sanna 1972, Boscolo 1979:17, Paulis1997:22-23). A quanto pare, questo segmentodella popolazione non aveva una residenzastabile, ma (ri)popolava determinati centri do-ve svolgeva le mansioni a esso determinatedal Giudice o dal nuovo beneficiario delle lo-ro prestazioni, testimoniando in questo modo«un incipiente passaggio da una economia esocietà rurale imperniata sulle domos signorili,

abitate da servi, ad una economia e societàrurale articolata su comunità organizzate invillaggi» (Ortu 1996:34). Di particolare interes-se le discettazioni esplicative che l’Aleo appo-ne in calce alla traduzione del testo sardo (f.307, ll. 96-109 [ = 11-24]): «Porque los libresde Panilio, como queda dicho, eran esclavosque los Señores de Vassallos, los Prelados, lasIglesias y todas las perçonas ricas y poderosasque tenían heredades, compravan y los apli-cavan al cultivo de sus possessiones y demásservicios que hacían menester, los casavancon otras esclavas, y aunque se convertían ybauptizavan, sin embargo desso, ellos, sushijos, nietos y demás descendientes quedavanesclavos, y obligados a los mismos servicios,y sus dueños los podían vender a otros o dar-les libertad, si querían, y como hivan crecien-do y multiplicando, tenían sus casas dondebivían con sus familias, y por convención yestablecimiento hecho, de tres semanas launa empleavan en el servicio de los amos, ylas otras dos ocupavan en el cultivo de suspossessiones, y en otros empleos para benefi-cio proprio, y con la ganancia se sustentavan,con que los dueños sacavan grandes utilida-des destos servicios, y ellos llevavan conalgún alivio el jugo de aquella servidumbre».seident (ms. stident): corruttela già presentenell’originale, come dimostra il fatto che l’A-leo, non comprendendo il termine, non lotraduce. Paulis (1997:141-143) l’ha ricondottoconvincentemente a seidare, seident, con faci-le confusione grafica di e con t nella carolinatarda, verbo che sopravvive oggi col significa-to di ‘trasportare il grano dalla campagna al-l’aia, mettere i covoni insieme’, congruo conla sequenza d’azioni espressa nel contesto.

17 purilis: voce legata probabilmente a poriclos,denotante una categoria di servi, a quantosembra incaricati della cura dei cavalli.

27 fundamentu: ‘nucleo patrimoniale collegatoin modo particolarmente intimo con la vitad’un gruppo comunitario, e nel caso specifi-co, delle villae sottratte all’autorità e ammini-strazione reale; insieme di territori destinatialla coltura, bene terriero’. Nella carta, lacontrapposizione con saltus potrebbe indica-re che si tratti di quegli spazi in parte colti-vati e posseduti dagli abitanti d’una villa noticome bidazzones (HABITATIONES), i quali co-stituiscono il sostrato economico degli inse-diamenti, perché coincidono con l’insiemedelle terre coltivate piú vicine all’abitato

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 27: Crestomazia Sarda

IV.1 Testo

Ed.: Blancard/Wescher (1874 = W), Montever-di (1941:34-36 = M), Lazzeri (1954:50-58 = L) e so-prattutto Blasco Ferrer (2002d = BF, con adegua-mento ai criteri editoriali qui definiti). Facsimili inW (eseguito a mano) e Monaci (1881-1892:num.98, particolarmente ben riuscito). In trascrizioneinterlineare la traslitterazione del testo greco, se-condo i criteri esposti nel Commento paleografico.Sigla del documento: Cgr.

1 HN <n>Òm[inh] de p£trh et fil[io e] ss£ntw

ºssp…rito. Egw, „oÚd[iki Saloush, per bo-

lount]£te de dÒnnou D[eou potest]andw p£rth de

In <n>om[ini] de Patri et Fil[io e] sSanto Is-spirito. Ego, Iud[iki Salusi, per bolunt]ate dedonnu D[eu potest]ando parti de

2 K[£ralhj] K[oun] Ka[mpi]d[£nou de Ploum…nouj,iskr…]ssi ista karta prÕ kawsa kh de/dhti p£-C[aralis] c[un] Ca[mpi]d[anu de Pluminus,iscri]ssi ista carta pro causa ki dediti pa-

3 tre miou „oÚdiki Trog[o]tÒrh a\ s£ntou Satournh

[.....] kh sa donnikalia soàa de Klousw ko[u]nse/rbouj soÚouj,tre miu Iudiki Trog[o]tori a Santu Saturni[.....] ki sa donnicalia sua de Cluso c[u]n ser-bus suus,

4 e\ koun a<n>k…laj soÚaj, a\ For£tou Korsou k[ounmoul]ie/re soàam, e kou[n f]…liouj soÚouj, sene

Sof…a kh lasse/<i>

e cun a<n>kilas suas, a Foratu Corsu c[unmul]iere suam, e cu[n f]ilius suus, sene Sofiaki lasse<i>

5 l…bera prÕ £nhma de f…lia mia dÒnna 'Ele/nh, edo[li......] a tTo[.....]elo, e\ a moulie/re soàa e\ a

f…liouj soÚ[ou]jlibera pro anima de filia mia donna Eleni, edo[li......] a tTo[.....]elo, e a muliere sua e a fi-lius su[u]s

6 e\ a sSk£rfarou e a moule/rh soàa, e a

f…li[a.....]ab[.], e\ dÒlh berbek£riou a\ tTourbhnÁ

Kekere/oj

e a sScarfaru e a muleri sua, e a fili[a.....]ab[.],e do-li berbecariu a tTurbini Kekereos

7 e\ a moulie/re soàa e\ a f[i]liouj soÚouj, e\ <a>Kostaf[ou] K[Òrs]w, e\ a m[ou]lie/re soàa e\ a

f…liouj soÚouj, e\ a Gi£nh

e a muliere sua e a f[i]lius suus, e <a> Co-staf[u] C[ors]u, e a m[u]liere sua e a filiussuus, e a Giani

8 'OrkesÒ e\ ll£touj de\ f…liouj soÚouj k[h] foÚhti

[...]lo, soÚa l…bera [d]e MontisoÚnou soupe/r

Kloukab…a la-Orkeso e llatus de filius suus k[i] fuiti [...]lo,sua libera [d]e Montisunu super Clucabia la-

9 touj a\ hsa m£ma, e\ a For£ta Korsou, f…lia

[de] Kwstant…nou KÒrsou, e\ KÒmhta KÒkkaj,f…lio de

tus a isa mama, e a Forata Corsu, filia [de] Co-stantinu Corsu, e Comita Concas, filio de

10 Kwstant…nh KÒkkaj. E dolh b»nia hn Te/rtriw

e [h]sa dom…sti[a] de Kan£le de\ ToÚfou, e\ hn

partzÒne

Costantini Concas. E do-li binia in Tertrio e[i]sa domisti[a] de Canale de Tufu, e in part-zone

11 k£ntou £pw h/n Setz£le e\ hn Te/rtriw, e s£lto e\d

¥koua e\ tte/ra ¢ratÒria k» ¥pw a\ b ¥wa m…a

cantu apo in Setzale e in Tertrio, e salto edacua e ttera aratoria ki apo ab aba mia

12 dÒnna Gewrg…a de Setz£le k[h] p£rt[z]w koun

fr£tej m…ouj, e\ hsa domest…a de Gr[egèrh] de£kkoua

donna Iorgia de Setzale k[i] part[z]o cun fratesmius, e isa domestia de Gr[egori] de accua

13 tÒtta k£ntou £po, e hsa domest…a m…a de

K£strw de Mouge/th, e\ pl£tzaj de\ don<n>ike/lou

Pe/trou

totta cantu apo, e isa domestia mia de Castrode Mugeti, e platzas de don<n>ikelu Petru

14 kh ssoÚntou ¥nte kl»sia de s£ntou SatoÚrnh,e\ domest…a de Kell£riouj k» mi tramoute/h, e\d

¥rgiÒ-ki ssuntu ante clisia de Santu Saturni, e do-mestia de Kellarius ki mi tramutei, ed ario-

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IV. Carta di donazione in caratteri greci, 1089avvio di traduzione: «como consta del auto yescritura original de la dicha donación que seconserva en el Archivo de la Curia ArçobispalCalaritana, cuya copia traduzida del lenguajesardo en que está escrita en el castellano es laque sigue»; per il personaggio si veda l’utile no-ta storiografica di Manconi 1998).

Se non sembrano esservi dubbi sull’autenti-cità della redazione a noi pervenuta, notevoli so-no invece i problemi che riguardano la correttez-za della trascrizione, come hanno già segnalatopiú studiosi (Solmi 1905a:279; Paulis 1997:142, aproposito della lezione spuria stident). Lo scrip-tor, in effetti, introduce nuove grafie iberiche,omette titulus, tronca o storpia parole a lui in-comprensibili, e altera arbitrariamente piú uscite

sarde, denunciando in questo modo la sua origi-ne verosimilmente catalana. Difficile, infine,esprimersi sulla stratigrafia linguistica del docu-mento, il quale denuncia esiti estranei al campi-danese delle carte coeve o di poco posteriori allapresunta redazione dell’originale, tratti che po-trebbero risalire in parte all’originario diasistemadi transizione ogliastrino (per cui cfr. Blasco Fer-rer 1988) o, piú verosimilmente, dipendere dauna maggior competenza linguistica delle varietàcentro-settentrionali (= arborensi/logudoresi) daparte del copista catalano. Indubbi, invece, gli in-dizi d’una precoce, ma già ben consolidata, ade-sione a norme grafiche continentali (cfr. <ch>), ri-sultante dalla massiccia presenza monastica, inparticolare benedettina, sull’Isola.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 28: Crestomazia Sarda

-ate] Nel facsimile di W, dopo la lunga macchia, si leg-ge -ath, ma l’ultima lettera è chiaramente -e. p£rth]Una macchia copre in parte l’a; W,M,L stampanopÒrth, sospettando che si tratti d’errore di lettura, matale non è, o almeno non è certo.

2 La pergamena ha un taglio orizzontale che ha cancella-to tutta la parte centrale del secondo rigo; s’intravedo-no, oltre gli accenti, un K dopo Cáralis, e piú avanti itracciati frammentari di K, a e, separato, d. La ricostru-zione del testo si basa, come sopra, sulle clausole affinidei diplomi sardi coevi (Pluminus è la vecchia denomi-nazione del Giudicato). Dopo ss seguono due lettere,di cui l’ultima sembra essere i. W,M,L leggono hsta, mala prima lettera è chiaramente i. pro]w̄ro, col pi costrui-to, come in tanti documenti bizantini coevi dell’Italiameridionale, con un w dalle pance non tonde, chiusoin alto da un tratto orizzontale che collega le aste(W,M,L leggono sro, e di conseguenza emendano).

3 W,M,L leggono me/ou. kh sa] W legge hsa, M,L leggonoch sa, ma è chiaramente un k dalle gambe abbassate,come nel rigo di sopra. donnikalia]donnakalia, per evi-dente contaminazione paretimologica con donna.

4 ank…laj]ak…laj: W,M,L non integrano ciò che è un’eviden-te omissione d’un titulus. soàam] W,L omettono m, anchese è ben visibile. f…liouj] W legge ancora il phi. lasse/i]L’integrazione è richiesta dalla morfologia della primapersona del perfetto nei documenti coevi (III: § 48).

5 Dopo l…bera segue anhma de nell’interlinea. elo] W,M,Lbelo senza commento. S’intravede una lettera, ma èimpossibile identificarla con la lampada al quarzo.Dopo l’o finale c’è nell’interlinea l’abbozzo d’una nuo-va sequenza interrotta di lettere.

6 moule/rh] W trascrive erroneamente moulie/re, mentreM,L correttamente mantengono l’eta finale, ma integra-no uno iota nel nesso -lie-, non necessario, dato l’esitocampidanese ereditario [mul'l}ri]. L’integrazione[sououj] di W,M,L dopo f…li[a] (non -us, come lesse W.)non pare giustificata, né dal troppo breve spazio occu-pato dalla macchia che copre la sequenza mancante,né dal segmento finale residuo -au, ben leggibile, tra-lasciato dagli editori (ma nel facsimile si scorge la se-quenza gb).

7 W,M,L integrano Kwsta[ntinw Kors]w, ma lo spazio frai due nomi è minimo e consente l’integrazione d’unasola lettera o del nesso omicron-ipsilon; per noi sitratterà d’un adeguamento dell’antroponimo Gustavus,-o, d’ampia diffusione nell’alto Medioevo.

8 Dopo il guasto W legge la sequenza -tlo, ma il t è ine-sistente. MontisoÚnou] Sconcertante la lezione [l]ebonti

ounou, accolta da W,M,L; il nome di luogo si può con-nettere senza grandi difficoltà coi toponimi del tipoSuni, -e, diffusi in tutta l’Isola. Kloukab…a]klouka b…a,con separazione mantenuta senza ragione da W,M,L.

9 Korsou]Korosou, prima di f…lia, con o ripetuta per di-strazione nella seconda sillaba.

10 La -e di partzÒne è nell’interlinea.11 La lezione ¥wa è inconfutabile, e non si capisce per-

ché W,M e L abbiano scambiato w con p, generandoperaltro un esito difficilmente giustificabile sul pianoevolutivo; si tratta ovviamente di lat. (volgare e me-dievale) AUA per AUIA, che nella veste scritta avrà gui-dato il nostro copista-traduttore a utilizzare un simbo-lo grafico idoneo a rappresentare la semiconsonantepostnucleare originaria.

12 p£rtzo]z coperto da macchia (ma nel facsimile di We-scher e di Monaci la lettera appare leggibile).Gregèrh] L’integrazione è resa possibile perché unabasilica di S. Gregorio appartenente ai Vittorini si tro-va nei territori elencati nella carta.

13 £po] W,M e L trascrivono £pw, ma è chiaramente -o fina-le.

14 ssoÚntou e piú avanti s£ntou]omicron-ipsilon nell’interli-nea.

15 soÚntou]omicron-ipsilon nell’interlinea. donnik£lia] La vo-cale protonica i è coperta da macchia. W restaura con a.

16 W e L leggono E dallh nella pergamena, ma il lega-mento è diverso da quello ad es. di -da- in ed akoua al.10. d’£ou] L scrive stranamente a n. 37: «Avo. Dal fac-simile anziché d’aou risulta doniu».

17 dÒnnou] Il guasto non compare nei facsimili di Weschere Monaci. Integriamo k£sthkat congetturando una ba-nale aplografia dei segmenti [ka...ka-ku] > [ka...ku] (la-t non si pronuncia innanzi consonante), restauro piúverosimile della ricostruzione proposta da W, M e Lkastikou, senza possibile interpretazione morfologicadell’uscita e impenetrabile sul piano semantico.

18 a se/mhta] W,M e L non scorgono il sigma legato a e,preceduto da un altro simbolo che secondo noi è unalpha mal eseguito. pr£dh] L’esecuzione del delta pareessere stata condotta in due tempi, sicché il legamentocon l’eta è mal riuscito, e il grafema si può confonderecon un sigma. bourdoÚri] L’integrazione di r, cadutoper guasto nel segmento aggiunto nell’interlinea, dà si-gnificato compiuto a una parola finora non compresa:burduri sarebbe, come burdúmini, un derivato nomi-nale col significato di ‘rami inutili, secchi delle piante’(Casciu 1999, 90); il significato del contesto è chiaro: leterre da coltivare circoscritte da segni di confine sullaterra (sémita) devono essere ben sorvegliate e curate(cástigat), affinché non vi crescano delle erbe (pradi) oarbusti secchi (burduri), né soffrano la siccità (siti).

19 La sequenza, interrotta da guasto, dehll[...]lla può es-sere sanata ragionevolmente postulando il verbo daree il lessema villa, cosí come in altre carte o parti delmanoscritto; W,M e L separano de hll[a], sequenzache non ha senso, e lasciano inalterato il segmento fi-nale di billa. a Nhase/lh e] L’emendatio è ardua, ma ilverbo al plurale che segue a l.20 suggerisce d’integra-re una congiunzione coordinativa nella lacuna, e diconseguenza d’interpretare il segmento che la precedecome il toponimo attinente al podere di Turbeni men-zionato prima.

20 s£ntou]omicron-ipsilon nell’interlinea. kÒnde]kÒndo permero lapsus calami; l’emendamento è sorretto da nu-merose combinazioni di clitico dopo congiunzione opreposizione (ci-nde, kene-nde e lo stesso co-nde).

21 mandete/]mandeste/, con accento che sormonta quasi let-teralmente l’ultima vocale. Emendamento giustificatodalla morfologia del presente del verbo mandari alla3p. pan»liou] W legge par»liou.

22 doul…aj] La curva destra dell’u che sormonta o è visibi-le nel manoscritto; il corpo dell’o è piú stretto dellavocale quando è piena e da sola. presb»tere] Scritto inmaiuscolo. ºnperatÒrh] L legge nel facsimile hnportor

(nota 52), ma l’e sembra chiaro.23 deleg£ntzia]delegantzia siata beneditt, le ultime due pa-

role cancellate con due tratti orizzontali. k£ntou]omi -cron-ipsilon scritto nel soprarrigo. bened…ttou] Con se-condo nesso omicron-ipsilon che sormonta l’i.

24 Nei facsimili di Wescher e Monaci si leggono piú lette-re nella sequenza sanctu Saturnu.

25 donniki] W e L integrano donhke/lou, ma il guasto s’arre-sta a pochi millimetri dallo iota, senza peraltro lascia-re spazio a lettere scomparse. È possibile, dunque,che si tratti di mero lapsus del copista per un ulterioredonike/lou, perché la voce è un hapax legómenon.

26 ºnbe/rtere] Con e finale di dimensioni piú grandi so-prascritto in fin di rigo.

Scripta campidanese – DOCUMENTO IV

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15 laj k» soÚntou soàpra dÒnn[i]k£lia de\ KloÚsw,e partzÒnej m…aj k» partzw koun Tze/rghj de\

las ki suntu supra donn[i]calia de Cluso, epartzones mias ki partzo cun Tzergis de

16 Goun£lh h/n Pl£tagej e\ hn Koàrbaj. 'E dÒllh

se/mhta de Kan£lh de S…nnah kh foÚh d'£ou me/ou

Gunali in Platages e in Curbas. E do-lli se-mita de Canali de Sinnai ki fui·d’au meu

17 „oÚdiki Mari£nh, e\ de/ht…lla fr£tte me/ou

[dÒnnou] Goun£rh a\ tTorben» de\ KoÚrkaj, e sse

kasth<kat> koàs-Iudiki Mariani, e deit-illa fratte meu [donnu]Gunari a tTorbeni de Curcas, e sse casti<cat>cus-

18 a se/mhta d£ba pr£dh e\ daba bou[r]douri e

[.....]elke/re, e\ daba s…th. Et e/gw „oÚdikh

a semita daba pradi e daba bu[r]duri e[.....]elkere, e daba siti. Et Ego Iudiki

19 SaloÚsh prÕ ¢m£ntza de\ p£tre me/ou de/hll[hbi]lla de Tourbenh\ de Koàrkaso a Nhase/lh

[e] se/mita

Salusi pro amantza de patre meu dei-ll[i bi]llade Turbeni de Curcaso a Niaseli [e] semita

20 m…a de Thr…a kh foÚhti de\ ren<n>ou de armen-

tari[ou], ed ¢pas…nde prÒde s£ntou S£toÚrnou

e\ kÒnde

mia de Tiria ki fuiti de ren<n>u de armenta-ri[u], ed apa·si-nde prode Santu Saturnu eco-nde

21 mandete/ koun pan»liou de\ S…nnah koun

[serb]…tziou, e ss…anta hn m£nouj de\ dÒnnou

mandete cun paniliu de Sinnai cun [serb]it -ziu, e ssianta in manus de donnu

22 De/ou, e s…at …llhj doul…aj „oÚdikh, e sianta hn

[m£n]ouj de\ <p>resb»tere ki aet e/sere. E

ºnper[a]tÒr[h] ki l'a-Deu, e siat illis dulias Iudiki, e sianta in[man]us de <p>resbitere ki aet esere. E in-per[a]tor[i] ki l’a-

23 th kastik£rh º/sta deleg£ntzia e\ f£gere k£ntou

n£rat º/sta k£rta, s…at bened…ttou

ti casticari ista delegantzia e fagere cantu na-rat ista carta, siat benedittu

24 d£ba De/ ouj e\ daba ss£nta Mar…a, e dab[ass£nt]ou [Sa]tournou. Ed e\s testimÒniouj

don<n>ike/lou Mari£nh

daba Deus e daba sSanta Maria, e dab[asSant]u [Sa]turnu. Ed es·testimoniusdon<n>ikelu Mariani,

25 don<n>ike/lou 'OrtzÒkor, don<n>ike/lou Tze/rghj

lÒkousal[ba]tÒrh, don<n>ike/lou Komhta\ ,don<n>iki Goun£rh, do-don<n>ikelu Ortzocor, don<n>ikelu Tzergis lo-cusal[ba]tori, don<n>ikelu Comita, don<n>ikiGunari, do-

26 n<n>ike/lou Pe/trou, don<n>ike/lou Tourbenë,don<n>ike/lou Mari£nh, don<n>ike/lou Tro-

gotÒrh. 'E kh l'at a ºnbe/rtere

n<n>ikelu Petru, don<n>ikelu Turbeno,don<n>ikelu Mariani, don<n>ikelu Trogoto-ri. E ki l’at a inbertere

27 £pata ¢n£qema ¢ba P£trh e\d F…liou e

sSp»ritou s£ntou e\ de s£nta M£r…a e\ de\ dè-

dekh a-apata anathema aba Patri ed Filiu e sSpirituSantu e de Santa Maria e de dodeki A-

28 pÒstolouj e\ IS

profe/taj, KD

senioÚrej, T[IH]

s£nto[uj] p£trej, e ssÒrth koun IoÚda tra-

ditÒrh.postolus e 16 Prophetas, 24 Seniures, 3[18]Sant[us] Patres, e ssorti cun Iuda traditori.

29 F…at. F…at. ”Amen. 'E f£tzanta m…ssaj soàaj

prÕ £nhma de\ p£trh me/ou

Fiat. Fiat. Amen. E fatzanta missas suas proanima de patri meu

30 „oÚdikh 'OrtzÒkor a ss£ntou SatoÚrnou hn

[hsaj] di/ej de agoÚstou k£ntou foÚti mÒrtou, e\

a\ na-Iudiki Ortzocor a sSantu Saturnu in [isas] diesde agustu cantu futi mortu, e a na-

31 t£le de\ s£ntou SatoÚrnou, e\ a\ nnat£le Domhnou,[e a] ss£b[a]to de karrisek[£rh e a] llounij de\-tale de Santu Saturnu, e a nnatale Dominu,[e a] ssab[a]to de carrisec[ari e a] llunis de-

32 pouj P£sca pitz‹n<n>a e\ de tÒtta [h]s’£ttera

k£wsa, e [f]£tzant serb…tzio [a]nte de\ D[e/ou]j e\pro sse/de-pus Pasca pitzin<n>a e de totta [i]s’attera cau-sa, e [f]atzant serbitzio [a]nte de D[eu]s e prossed-

33 h s£nta de kl»sia. ”Amhn, ge/noitto, ge/noito.i santa de clisia. Amen, genoitto, genoito.

_____

Croce greca in avvio di protocollo.1 L integra n dopo l’I iniziale nel testo in caratteri latini,

ma il maiuscolo greco indica piuttosto che l’omissioneè della n iniziale della parola seguente; il segmento fi-nale -inh sembrava omissione del copista, sia nel facsi-mile che nella prima ricognizione autoptica del mano-scritto (cosí BF 2002d), ma un ingrandimento dellafotografia condotto nel laboratorio informatico dell’I-lisso, diretto da Enrico Fois, ha consentito di ricostrui-re piú accuratamente la dimensione del guasto chesovrasta l’invocazione, e che in effetti giunge a copriretale segmento (ricostruito qui perciò quale lacunameccanica e non piú accidentale). ss£ntw]lss£ntw.W,M,L hspirito. Il testo tra parentesi quadre è stato in-tegrato sulla base dei dati storici del documento e delformulario stereotipato dei diplomi coevi. Lo strappodella pergamena si prolunga fino a metà del gerundiopotestando, ma nel facsimile approntato da Wescher eriprodotto dal Monaci si legge tutta la forma verbale.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 29: Crestomazia Sarda

Dai dati riportati fin qui è possibile inferirel’anno 1081 quale termine post quem, e la se-conda metà del 1089 (o il mese di giugno, se-condo Casula 2001:484) quale termine antequem per la redazione dell’originale della Cgr.

IV.2.2 Personaggi e luoghi2 Pluminus: denominazione encorica del Giu-

dicato di Cagliari (Besta 1979 I:70, Casula1980:98), che compare piú volte nelle intito-lazioni dei Giudici campidanesi (Solmi1905a: carte XI-XIV).

3 Trogotori: è il nome dinastico di Orzocco,padre dell’autore della Cgr, Costantino-Salu-sio; secondo le Genealogie, egli sarebbe vis-suto fino al 1089 (fino all’agosto di quell’an-no, secondo la stessa Cgr), e la sua primamenzione risalirebbe al 1058 (Brook et alii1984:79, tav. III/3). Come già è stato detto aproposito del doc. III, d’accordo con una de-cifrazione onomastica condotta dalloSchultz-Gora (1894:144-147) e approfonditada Arrigo Solmi (1905b:15-18), il nome checompare nell’incipit e nell’explicit dei docu-menti della Cancelleria ad indicare il Giudiceche esprime la iussio è regolarmente il nomedi governo, ossia il nome dinastico riprodot-to nel sigillo, distinto dal nome privato chepuò occorrere saltuariamente nella dispositio,come accade nella Cgr. Per l’etimologia, an-cora discussa, di Trogotori (o anche, in altridocumenti latini e sardi, Torquitori, Torkoto-rius, Torcator), cfr. Paulis (1983:186).Santu Saturni: si tratta della basilica di SanSaturno (in campidanese, già nei testi delsec. XII, Santu Saturru/Sadurru), menziona-ta in quanto martyrium caralitano nella VitaFulgentii attribuita a Ferrando di Cartagine(«iuxta basilicam Sancti martyri Saturnini»).Il martire, secondo una folta tradizione ma-noscritta in parte inedita, sarebbe stato ucci-so dai pagani nel 304 e quindi sepolto nelluogo dove s’edificò piú tardi la basilica.L’autore della Vita di Fulgenzio, vescovo diRuspe, racconta che il presule esiliato in Sar-degna dai Vandali ariani per la sua fede orto-dossa giunse a Cagliari per la seconda voltanel 519 e vi edificò un monastero iuxta basi-licam sancti martyri Saturnini. San Saturni-no è il patrono del capoluogo sardo e la suaricorrenza viene festeggiata il 30 ottobre. No-tizie accurate sulla tradizione agiografica of-fre il Motzo (1987:157-186), e una descrizio-ne dettagliata della basilica, con ottimo

corredo fotografico, si trova in Coroneo(1993:28-34) e Spanu (2000:51-60).Cluso: podere con al centro un aggregatorurale, situato nel territorio dietro lo stagnodi Cagliari, dove allora si trovava la capitaledel Giudicato e dove era stata edificata lachiesa di Santa Maria di Cluso.

7 Giani: antroponimo molto diffuso nelle areedi Seulo e Barúmini (Ghiani, Chiani), bendocumentato in sardo antico e di chiaraestrazione bizantina (ku£neoj ‘azzurro cupo,fosco’, detto del manto morello di equini ebovini; cfr. Paulis 1983:25).

8 Orkeso: sta per Orkesu o Urkesu, Herkunfts -name derivato probabilmente da (B)orcei,Burcei, piccola località nei pressi di Cagliariin direzione di Castiadas (per la quale si vedala recente monografia storica di Ortu 2000).Montisunu: composto di monte piú il topo-nimo Sunu, che può essere variante o cor-ruttela del ben diffuso Sune o Suni, attestatoanche in area centro-meridionale (Sella1945:num. 308,805,1277, Tola 1861 II:833,Paulis 1987:447, Wolf 1988a:14).Clucabia: forse deformazione di *crucabia‘crocevia’, in sardo odierno (c)ruca(da) debia [rukra'Bia]; si tratterebbe, secondo questorestauro, d’una specificazione del toponimoprecedente (l’ipotesi pare confortata da deno-minazioni analoghe composte con bia, ad es.Domestica super Vias o petium unum terrevocatum Socha Inter vias, nell’inventario tre-centesco pisano di possedimenti galluresi; cfr.Artizzu 1966:288-289). Nel ms. i nessi [pk]+[l]mantengono tutti la liquida (platza, clisia), eperciò una forma ipercorretta con <cl> per[kr] appare pienamente plausibile.

10 Canale de Tufu: microtoponimo nei pressidi Quartu S.E.

12 Setzale: villa della curatoria del Campidanodi Cagliari, dislocata nei pressi dell’odiernaSelargius; cfr. Casula (1980:94, Sesula o Se-zale, con indicazione topografica).Gregori: si tratta della località di Gregori deArriu, non lontana da Monserrato.

13 Castro de Mugeti: secondo Boscolo (1958:34),«la località di Castro de Mugete o Nugete, traQuartucciu e Settimo San Pietro, ha oggi ilnome di Piscina Muscedda o Nuscedda, che èrimasto a un fiumicciattolo della zona», e «inepoca bizantina vi esisteva un castrum, anco-ra efficiente e tale da poter essere un’utile for-tezza in epoca giudicale, non lontano dal rioCuba» (1985:40). Il microtoponimo di cui si

Scripta campidanese – DOCUMENTO IV

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27 ¢n£qema]¢n£qenia, con accento chiaramente sul secon-do a, come nella base etimologica greca. ¢ba]¢b ealpha soprascritto.

28 traditÒrh]tragitÒrh, per lapsus, se non si tratta, nell’o-riginale, di scambio della fricativa dentale con la vela-re, fenomeno non raro in sardo.

30 ss£ntou]omicron-ipsilon soprascritto in corpo piúgrande. agoÚstou]omicron-ipsilon soprascritto in corpopiú grande. k£ntou]omicron-ipsilon soprascritto. mÒr-

tou]omicron-ipsilon soprascritto.31 s£ntou]omicron-ipsilon soprascritto. SatoÚrnou] Segui-

to da abrasione che cela una lettera cancellata, forseun lambda. karrisek£rh] Il secondo rho, costruito nel-l’interlinea col simbolo d’un apparente nesso omi-cron-ipsilon, non è stato avvertito da W,M e L; la vocecorrisponde nella sua interezza al sardo comune car-risecare ‘Quaresima, carnevale’, da ‘tagliare, levare lacarne’. e] Segue un lambda erratico, forse dovuto adanticipazione di llunis.

32 hs’£ttera] L’integrazione di h è del Wescher, e trovasupporto nell’hsa di l.13. k£wsa] Con omega leggibilesoltanto con la lampada al quarzo, ma non si scorge ilrho disegnato nei facsimili (e W trascrive karosa, chenon dà senso). f£tzant] L’integrazione della lacunameccanica è garantita dal senso; W,M e L lasciano in-spiegabilmente l’atzant del manoscritto, che resta im-penetrabile. serb…tzio ante de\ De/ouj]nte serb…tzio de\ Dj:emendiamo una chiara svista del copista, il quale haspostato ante (con e soprascritto) prima di serbitziu,togliendo ogni senso al sintagma preposizionale, cheè il sardo ant. ante de, innanti de, mod. innantis de‘innanzi a, davanti a’ (Dio).

33 I tre monocondylia finali sono stati interpretati dal We-scher (1874, n.33) come tre terne di segni di croce rap-presentanti i relativi signa testium dei testimoni elenca-ti a ll. 24-26. Ugualmente persuasiva appare, tuttavia,l’ipotesi di Ettore Cau (2000:397), condivisa da LidiaPerria, secondo la quale si tratterebbe di altrettantiamen, come induce a pensare la presenza dell’occhiel-lo rotondo iniziale, seguito da una successione di trattiparalleli che si riferiscono al tratteggio del my.

IV.2 Commento storico

IV.2.1 Commento generaleIl contenuto del documento riguarda la con-

ferma solenne di ampie concessioni elargite dalGiudice Orzocco-Torchitorio alla chiesa di SanSaturno, sotto la giurisdizione dell’Arcivescovadodi Cagliari. Autore della renovatio è il figlio Co-stantino-Salusio, che alle donazioni del padre ag-giunge l’assegnazione di fondi propri, in parteanche gestiti fino a quel momento da un ammini-stratore della corte (armentariu de rennu), incambio di messe e riti per l’anima del padre de-funto, da celebrare ad ogni anniversario dellamorte e in determinate feste religiose. Erano pre-senti come testimoni dell’atto nove fratelli delGiudice, chiamati anche a convalidare altri docu-menti rogati durante la reggenza di Costantino. Lastesura del diploma è posteriore all’atto di con-cessione ai monaci vittorini da parte di Orzocco

dopo il 1080 delle chiese di San Giorgio a Decimoe di San Genesio a Uta, località poco distanti daCagliari, atto rinnovato da Costantino nel giugnodel 1089, consenziente l’arcivescovo di CagliariGiacomo (Boscolo 1958:36, Motzo 1987:161-162,Anatra 1997:26-28). L’intento del Giudice Orzoccoera stato di favorire l’ingresso dei Benedettini diMarsiglia, affinché essi fondassero un monasteronel territorio del Giudicato, e la donazione, assaicontenuta, doveva dimostrare che egli, pur ade-rendo ai progetti della Curia romana, non volevacontrastare le ambizioni dei prelati isolani. D’altrocanto, la redazione della Cgr deve necessaria-mente essere anteriore alla seconda metà del1089, allorché lo stesso Giudice Costantino, conla moglie Giorgia, sollecitato dal legato pontificioLamberto, donò con la formula «ob remediumanimae meae» all’abate Riccardo di San Vittore,rappresentato nell’Isola dai due monaci Bernardoe Ugo, la ricca chiesa di San Saturno con le suepertinenze per la fondazione del monastero. L’at-to, che sanciva ufficialmente la penetrazione deiVittorini nel capoluogo sardo, fu rogato durantela vacanza del seggio arcivescovile dopo la mortedel prelato Giacomo, fatto che destò successiva-mente una forte ostilità da parte degli ecclesiasticisardi nei confronti dei monaci marsigliesi, ai qualipassavano in questo modo ingenti patrimoni dibeni, terre e servi, nonché una parte delle deci-me riscosse prima dai vescovi (l’atto in questioneè riprodotto da Guérard 1857 II:num. 1006 e dalTola 1861 I:161). Da un altro documento conser-vato negli archivi di San Vittore (cfr. Guérard1857 II:num. 1010) si deduce che già attorno al1090 la chiesa di San Saturno era officiata rego-larmente dai monaci di Saint-Victor, cui risultava-no concessi ulteriori santuari nei dintorni di Ca-gliari. Utili indicazioni sulla data della stesuradell’originale smarrito si possono infine ricavaredalla lettera che l’arcivescovo Guglielmo scrive alPapa Gelasio II tra i mesi di luglio e settembredel 1118. Come ha giustamente evidenziato inuna succosa disamina Raffaello Volpini(1986:230-232, testo della lettera 262-264), nellelamentele dell’Arcivescovo per la sempre piúprofonda intrusione dei Cassinesi nel territorioamministrato dalla Curia, il prelato sardo ricordala prima donazione del Giudice Orzocco-Torchi-torio I a Montecassino, risalente al 5 maggio1066, e aggiunge piú avanti, con riferimento acodesto sovrano, che egli per XVcim annos etplus postea vixit. La data di morte del padre diCostantino-Salusio II si può dunque assegnare al-l’agosto del 1081.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 30: Crestomazia Sarda

Paulis 1992:297-300 per [ti'ria] ‘piante spino-se, con fiore papilionato’).

22 Curcaso: si tratterà, secondo noi, di mera va-riante del precedentemente menzionato Cur-cas (l.17), toponimo di vasta diffusione nel Lo-gudoro e nel Campidano (Wolf 1988a:35, note523 e 527, con ingiustificata discriminazionedei due allomorfi, che nel nostro testo com-paiono con riferimento alla stessa persona).

30 Ortzocor: nome personale del padre di Salu-sio, Ortzoc(c)or-Trogotori (o: Orzocco-Tor-chitorio), rogatore della prima carta scritta insardo campidanese (ca. 1066-1074), conser-vata in copia quattrocentesca nell’ArchivioArcivescovile di Cagliari.

IV.3 Commento codicologico

La pergamena si trova nel fondo manoscrittidi Saint-Victor 1, serie H 88, numero 427 degliArchivi Dipartimentali di Bouches-du-Rhône aMarsiglia. Essa misura mm 470x440 e mostranumerose lacerazioni lungo l’antica piegatura alcentro, nonché uno strappo orizzontale perquasi tre quarti della seconda riga. Il bordo in-feriore è stato resecato appena sotto l’ultima ri-ga, e perciò non ci sono indizi che possanoavallare l’esistenza d’una plica da cui pendesseuna bulla deperdita; le dimensioni assai regolaridel foglio piegato suggeriscono piuttosto che lapergamena avesse in origine le misure che haconservato. Non è possibile verificare se so-pravvivono tracce di annotazioni dorsali, perchéun restauro recente ha consigliato l’incollaturadel verso su supporto cartaceo. Regesto inFrank/Hartmann (1997 V:47, num. 74.017).

IV.4 Commento diplomatistico

La tipologia del diploma, come anche quelladell’apografo dell’AACa, risponde al primo mo-dello di cartas bulladas enucleato dal Solmi(1905b:29). Si tratta, in effetti, d’una concessioneregia, nella quale il Giudice è, nel contempo,pubblico ufficiale e attore principale della tran-sazione, che da lui prende nascita ed esistenza.Poiché le grandi donazioni regie alle chiese e aimonasteri «si compiono spesso nell’atto medesi-mo in cui se ne redige il diploma, cosí avvieneche, talvolta, il lociservator e gli assistenti allaredazione fungano insieme da testimoni dellaconcessione sovrana» (Solmi, Op. cit.).

Il diploma di Marsiglia rispetta nel comples-so i caratteri intrinseci dei documenti solenniemanati dalle cancellerie giudicali sarde, ma de-nuncia nell’ordinamento delle parti una vistosaanomalia che, secondo noi, costituisce una pri-ma spia sicura della sua gestazione come copia:

– Invocatio 1: corrispondente in toto a quel-la comunemente adoperata nei documenti grecidella Sicilia bizantina (cfr. già Giry 1925:532: 'En

ÑnÒmati toà patrÕj kaˆ toà uƒoà kaˆ toà ¡g…ou

pneÚmatoj).– Intitulatio 1-2: ricalca interamente la for-

mula di legittima autorità del Giudice che si ri-pete in quasi tutte le carte volgari dei secoli XI-XIII e che riproduce lo schema codificato degliultimi sigilli d’età bizantina, quando il potere mi-litare e politico passò dall’¥rcwn che regnava suuna regione o me/roj al iudex che governava unaparte, o nella fattispecie uno dei quattro Giudi-cati sardi (cfr. Schlumberger 1963:222-230 e Ba-scapé 1969:165-182 per la replica dell’intitulationei sigilli). In effetti, l’espressione (l.1): (Ego) iu-diki Salusi (per boluntati de donnu Deu) pote-stando parte de Caralis, trova fedele riscontronelle legende impresse sul rovescio delle bolleplumbee ritrovate in Sardegna o negli archivicontinentali (ad es. anche nell’archivio marsiglie-se, che ne serba un esemplare del sec. XI). Perle bolle di Salusio si veda più avanti il Commen-to diplomatistico relativo al documento V.

– Dispositio 3-22: il nostro diploma si allineaperfettamente agli schemi prestabiliti dalle can-cellerie giudicali nell’esposizione dei cespiti do-nati, nella specificazione dei confini o nel riferi-mento ai toponimi, nell’elencazione deitestimoni e in generale nella composizione del-le parti libere (cfr. Casula 1974:67 n.166).

– Sanctio positiva 23-24: la quale contieneugualmente una struttura testuale che spessotrova riscontro nelle carte coeve, come si vedràpiú avanti.

– Notitia testium 24-26.– Sanctio negativa 26-29: è molto caratteri-

stica dei documenti pubblici sardi, ed ha perciòuno schema fisso, probabilmente ereditato dallatradizione bizantina, consistente in una clausolacomminatoria dove si accolgono gli anatemicontro i violatori del contratto, invocando il so-stegno dei 318 Padri del primo Concilio di Ni-cea, accompagnati da Profeti, Padri della Chiesae Apostoli. Come acutamente aveva intuito nel1931 Benvenuto Terracini, «la formola di esecra-zione e di benedizione delle carte sarde, se ha

Scripta campidanese – DOCUMENTO IV

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parla nella Carta si trova a Capitana, a pochikm da Cagliari in direzione di Villasimius.

14 Kellarius: toponimo identificabile con l’o-dierna Selargius, importante centro medie-vale di raccolta e deposito del grano.

16 Plátages: si tratta della località di Plátais diCastiadas, situata nella curatoria di Colostraio Tolostrai (Casula 1980:99).Sinnai: località divenuta un grosso comunedell’hinterland cagliaritano; nella sua circo-scrizione sono compresi diversi microtopo-nimi della Cgr (cfr. Paulis 1987:339-342).

17 Mariani: è il nonno (A(U)UM) di Costantino,vissuto prima del 1058 e sposato con Iorgiade Setzale, già menzionata. Compare in un’e-pigrafe in lingua e grafia bizantina incisa fradue bande tripartite di due frammenti di pa-rallelepipedo in marmo bianco ritrovati fra iruderi d’una chiesa tra Villasor e Decimoput-zu (cfr. fig. 3-4): l’iscrizione celebra la com-mitenza della diarchia arcontale, compostada Torcotorio e Salusio, e di Ortzoccor. Te-sto: «K(Úri)e bo»qei tîn doÚlwn toà Q(eo)àTourkotour…ou bas(ilikoà prwto)spaq(ar…ou)kaˆ Salous…ou tîn ™ugenest£twn ¢rcÒntwn h̀mîn

¢mh\ n. Mn»sqhti K(u\ri)e k(aˆ) toà doÚlou sou

'OrtzokÒr ¢mh\n» (citazione in Coroneo2000:217; interpretazione culturale sulla fun-zione «di prestigio, di distinzione, di segno» inCavallo 1988:476). Il titolo di arconte, che ri-corre nell’iscrizione, è dato in età bizantina«al capo d’una regione o d’un’unità ammini-strativa non affidata né amministrativamentené militarmente né in diversa maniera ad al-tro funzionario di grado piú elevato. Comeper la Croazia o la Serbia nei Balcani, l’Arme-nia e il Vaspurakan nel Caucaso, Gaeta o

Amalfi in Italia, l’arconte di Sardegna era acapo di una regione formalmente consideratabizantina, ma difatto posta al di là delle fron-tiere dell’impero di Bisanzio. Nel secolo Xl’arconte poteva portare un titolo aulico, co-me quello di protospatario (‘primo portaspa-da’), il cui conferimento comportava il versa-mento di una somma importante allo stato el’assegnazione di uno stipendio annuo fisso»(Guillou 1988:348). Con Mariano-Salusio I siapre ufficialmente il ramo genealogico docu-mentato della casa dei Lacon-Gunali (si vedala Tavola genealogica).

19 Salusi: è il nome dinastico di Costantino, au-tore del diploma. Nelle fonti tardolatine, se-gnatamente africane, si trovano i gentilizi Sa-lutius e Salusi, Salusis, con la riduzionetipica africana -IUS > -IS, già evidenziata concopia di materiale onomastico da Gian Do-menico Serra (Serra 1952:418, Blasco Ferrer1992:48).Niáseli o Neáseli: corrisponderebbe, secondonoi, al microtoponimo alto-ogliastrino Nésili(Paulis 1987:439), compreso nel territorio diIlbono. È bene rammentare a questo propo-sito che la giurisdizione dei Giudici cagliari-tani s’estendeva fino all’estremo nordorienta-le dell’Ogliastra, abbracciando i territori piúsettentrionali di Urzulei e Villagrande Strisáili(cfr. Casula 1984:1036 per i comuni della cu-ratoria dell’Ogliastra, e già Sella 1945:num.667, 2163, 2208, nonché la nostra carta gene-rale delle curatorie medievali). In territorio diIlbono compaiono significativamente i mi-crotoponimi Carcasso (= Curcaso?) e Tiriar-giu, derivato di Tiria, che è anche appellati-vo comune per la ‘ginestra spinosa’ (cfr.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

3

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(1) Il nesso omicron-ipsilon è composto in ge-nere mediante l’aggiunta di due apici sull’o, an-che se non mancano esempi di scrittura distesa,ma a l. 21 koun non conserva piú traccia del se-condo elemento, essendo l’ipsilon una ripetizio-ne o un prolungamento del grafema che lo pre-cede; e per restare in una posizione vicina, sinoterà l’esecuzione incompleta dell’eta maiu-scolo in panHliou, dove manca il tratto d’unionetra le due aste verticali parallele.

(2) Per la presenza/assenza di accenti e spiritirimandiamo al testo dell’edizione (ma si noteràemblematicamente f…liouj 4 contro filio 1); ri-marchevole è l’accentazione parossitona di do-

mest…a 12 [do'mestja], e spie inderogabili d’estra-neità del copista alla lingua del documentooriginale sono le accentazioni tronche dei nomipersonali di Torbéno/Turbíni e del Herkunfts -name Orcésu, trascritti rispettivamente Torben»

17/TourbhnÁ 6 e 'OrkesÒ 8.

(3) È erronea valutazione di univerbazione gra-fica nell’originale di due unità lessicali autono-me o di palese incomprensione del testo fra al-tre la seguente trascrizione con accentazionedoppia: dÒnnik£lia 15 [donni'kalja].

Per il resto, si avverte agevolmente che lamano che ha vergato il documento era comun-que adusa alla scrittura in greco bizantino, co-me mostrano fra altre le libere variazioni – bennote altrove e segnatamente nei documenti me-dioellenici dell’Italia bizantina meridionale – trail beta classico e quello a forma di u nella lega-tura con e (l…uera 5 e ueruek£riou 6), e piú di-stintivamente nel nesso con a (l. 24 d£ua ed£ba), di cui peraltro ci offre un perfetto riscon-tro fra altri documenti la famosa Carta rossane-se in caratteri greci (si veda la sigla anou sulmargine sinistro del recto, all’altezza di l.13 nelfacsimile pubblicato da Parlangèli 1960:127,tav.I e 101 nota); tra l’alpha classico e quellocon asta obliqua ascendente che copre tuttal’altezza del rigo e parte sinistra a forma di pic-colo arco, come nell’onciale o semionciale anti-ca orientale (cfr. Schubart 1966:125, Bischoff1992:92,99 e 102-103); tra il sigma minuscolo sin tutte le posizioni, salvo in m£nouC 20 elloÚniC 31, dove l’amanuense ha introdotto ilsigma lunato arcaicizzante. Non è eccezionale,infine, l’uso regolare di H in corpo piccolo perh, di m per n, né di una sorta di u per il my, tuttisimboli grafici ben noti alla tradizione bizantina.

Tutto sommato, la spiccata sinuosità del trat-teggio e taluni elementi della scrittura, come laforma di epsilon maiuscolo, lunata e con il trat-to centrale prolungato, quella di zeta maiuscolo“a due”, con la curva superiore fortemente ar-rotondata, la frequenza di tau con la traversacorta e ondulata e l’orientamento dei tratti infe-riori delle lettere, che tendenzialmente sono ri-volti a sinistra (si veda il phi), potrebbero far in-sorgere il sospetto che si tratti addirittura di unacopia – «forse eseguita da mano educata allaprassi scrittoria latina» (S. Lucà) – attorno al XII-XIII secolo dall’originale, in ogni caso databilesenz’altro all’XI, ma non è possibile segnalareindizi decisivi in questo senso. Sul piano stori-co-diplomatistico va certamente approfondita laplausibilità di un’ipotesi del genere, che restatuttavia sul piano delle impressioni suggeritapiú dall’aspetto dell’insieme e dal carattere al-quanto artificioso della scrittura che da veri epropri indizi tangibili (Lidia Perria).

Secondo noi, gli argomenti che recheremopiú avanti depongono a favore d’una copia ste-sa pochi mesi dopo la redazione dell’originale.

IV.6 Commento linguistico

IV.6.1 Grafematica. Criteri di traslitterazioneRiassumiamo in questo punto i criteri seguiti

per accertare il valore attribuito ai segni alfabe-tici greci in rapporto ai suoni del volgare sardo.Il quadro di correlazioni piú coincidente è quel-lo offerto dalle scriptae italiane meridionali incaratteri greci dei secoli XI-XV (cfr. Parlangèli1960, Pagliaro 1961, Compagna/Vàrvaro 1983,Distilo 1982-1987, 1990, 1993, 1996).

Le corrispondenze che è dato consideraresicure sono:a = a, e = e, i = i, d = d, q = t, l = l, m = m, n = n,p = p, r = r, t = t, f = f, c = c.

Per gli altri segni si rende necessaria unatrattazione particolareggiata, ridotta qui all’es-senziale.

(1) Nel nostro testo h, u e ei equivalgono ad [i],corrispondenza evidenziata da frequenti scambicon i: £nhma 5, se/mhta 16, s…th ['siti] 18, Komhta\ Co-mita 25; k» 2 = ki = 22, „oÚdikh 18 = „oÚdiki 3.

(2) In posizione finale o ed w possono scam-biarsi col valore univoco di [o]: ¥po 13 = ¥pw11. Sicuramente vale -[u] l’w finale di KÒrsw 7 =CORSU.

Scripta campidanese – DOCUMENTO IV

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innumerevoli riscontri nelle regole diplomatichedel documento latino, si rivela però modellatasu quelli greci, non solo perché ne contienepartitamente tutti gli elementi con una frequen-za caratteristica (invocazione della Trinità, deiPadri niceni, Apostoli, Angeli ecc., accenni aGiuda, a Datan, a Abiron ecc.), ma – possiamoaggiungere – soprattutto per l’aderenza, talvoltaaddirittura letterale, alle formole greche nellasintassi: e„ de\ t…j et si quis; sc»ei tÕ ¢n£qhma apatanathema, ecc., come si può vedere da un con-fronto con le carte bizantine della Sicilia e del-l’Italia meridionale» (1957:193). Per un utile con-fronto con lo schema di minatio della nostracarta si veda qui il documento XIII. Per alcuniparallelismi con i codici bizantini e italogreci sipossono consultare con profitto Canart/Lucà(2000), Follieri (1997) e Lucà (2000).

– Escatocollo 29-33: ospita, dopo precise ri-chieste da parte dell’autore del documento,l’apprecatio in veste duplice, in latino con la so-lita sequenza Fiat. Fiat. Amen, e in greco conl’aoristo ottativo di g…gnomai, ge/noito, forma cor-rispettiva del lat. fiat e del sardo siat.

La sequenza delle parti qui sopra descrittecostituisce ovviamente la norma nella diplomati-ca medievale, sicché desta molta perplessitàl’abnorme interpolazione della notitia testium(ll.24-26) fra la sanctio positiva e la sanctio ne-gativa (già Bresslau 1998:857 avverte in modoapodittico che la notitia testium dev’essere col-locata fra la sanctio e la corroboratio, o prece-dere comunque l’escatocollo). Un siffato errored’anticipo può trovare ragione, a nostro avviso,soltanto nel fenomeno della copia: l’estensoredel testo è stato fuorviato dal segmento inizialedelle due formule comminatorie (l.22/23: ki l’ati+ verbo = fine l.26: ki l’ata + verbo), e pensan-do d’aver ricopiato entrambe ha inserito i nomidei fratelli del Giudice. Soltanto dopo aver con-cluso la lista dei testimoni, egli s’è reso contodell’abbaglio e ha inserito la sanctio negativa.

IV.5 Commento paleografico

Le note paleografiche che seguono si basanosulle corrispondenze grafiche segnalate nei ma-nuali di paleografia greca (cfr. Montfaucon 1970,Schubart 1966, Mioni, 1973, Massa 1974, Thom-pson 1977, O’Callaghan 1988, Brown 1990,Stiennon 1991), integrate dai risultati d’un’exper-tise sulla fotografia del documento condotta su

richiesta nostra da Santo Lucà (5 marzo 2002) eda Lidia Perria (22 maggio 2003). Forniscono in-fine un utile sussidio le fonti documentarie ita-liane meridionali coeve.

La grafia utilizzata nella Cgr è una minuscolaad asse diritto dal ductus piuttosto posato e daltratteggio morbido e tondeggiante, con qualchesquilibrio modulare. Fermo restando che si trattadi un unicum, per il quale è impossibile trovareriscontri del tutto pertinenti, l’aspetto complessi-vo delle singole lettere e legature appare perfet-tamente compatibile con quello delle scritture“informali” dell’ultimo quarto del sec. XI. Poichéè noto che la documentazione disponibile nonconsente d’isolare peculiarità grafiche specifichedelle scritture notarili greche, né d’individuarenell’ambito dell’Italia meridionale usi particolariche valgano a differenziare i prodotti locali daquelli orientali, nulla osta al fatto che tale scrittu-ra, pur senza avere caratteri specialmente italioti,sia considerata opera di un copista italogreco.Piú in generale, comunque, quegli elementi chea prima vista possono apparire frutto di “scarsadimestichezza con la lingua del modello” sem-brano in realtà riconducibili in gran parte all’ususscribendi dei copisti bizantini: si guardi peresempio agli errori di ortografia, allo spostamen-to dell’accento su sillabe successive a quella cor-retta, frequente nelle scritture eseguite con certarapidità, o alla doppia accentazione dei compo-sti, tutti fenomeni riscontrabili in un gran numerodi testimonianze scritte, librarie o documentarie.Per quanto riguarda la possibilità che lo scribafosse avvezzo a scrivere in latino, i caratteri ri-scontrabili nella grafia del documento non sem-brano costituire indizi sufficienti ad avvalorare inmodo inconfutabile questa tesi. Si nota indubbia-mente un certo impaccio nell’esecuzione dellelegature, e il ductus manca di scioltezza, ma ilcopista dà prova di conoscere e usare un reper-torio piuttosto ampio, in cui rientrano per esem-pio le forme maiuscole e minuscole di alpha, be-ta, delta, kappa, my, pi. Va sottolineatacomunque la sua predilezione per la forma co-siddetta “onciale” del delta che, pur facendo lasua comparsa nelle scritture greche orientali eoccidentali dei secoli X-XI – fra l’altro anche nel-la minuscola della scuola niliana e nella grafia diSan Nilo in particolare – di solito non vieneadottata in misura cosí massiccia, ma solo spora-dicamente, nei titoli o in posizione di rilievo nelrigo (Lidia Perria).

Si notino ora particolareggiatamente alcuniesempi riguardanti i fenomeni appena enunciati.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 32: Crestomazia Sarda

IV.6.3 Voci e strutture notevoli3 donnicalia: curtis ceduta dai Giudici che

prevedeva ampie immunità economiche, tri-butarie e personali, e che col tempo, perl’afflusso di persone libere, poteva diventareun vero e proprio comune rurale (Ortu1996:14-15).

10 partzone: ‘appezzamento, proprietà derivan-te dalla quota di un saltus spettante in con-dominio a un abitante d’un villaggio’, daPARTIT28NEM (cfr. V.31: partizoni).

13 platzas: ‘aree all’interno del fundamentu oinsieme di risorse fondiarie d’un villaggiodestinate alla fabbricazione delle case colo-niche, ciascuna con la corte e l’orticello’;‘ampio cortile o vasta distesa di terra noncoltivata, dove c’era un pozzo che offrival’acqua per le persone, per i lavori agricoli eper gli animali; una parte veniva recintata epiantata a orto, data l’immediata possibilitàd’irrigazione e la vicinanza alle case’ (Bo-scolo 1985:94; ancor oggi [sa 'Brattsa] ‘l’ortocoltivato attorno alla casa’).

18 burduri: ‘rami secchi, terreno non coltivatocon arbusti’, forse nominale derivato da BUR-DUS (REW:1405; DES I:242) piú il suffisso -URA.

21 dulia: ‘giurisdizione’, gr. doule…a, nel sintag-ma tipologicamente “non-romanzo” (col ge-nitivo specificante che precede il sostantivospecificato) e siat illis dulías iúdiki = ‘abbiagiurisdizione su di loro il Giudice’, o: ‘sianosoggetti alla dipendenza giudicale’; il termi-ne greco sarebbe un traducente immessodal copista, che l’ha preferito ai corrispon-denti schemi latini (IUDICIS GUBERNATIO/ADMI -NISTRATIO/SUBIECTIO) o neolatini (iúdiki de lo-gu/rennu/parte o anche curadoria).

IV.7 Commento filologico

Diversi elementi convergenti inducono aconsiderare il diploma campidanese del sec. XIcopia d’un originale smarrito. Nessun carattereestrinseco contribuisce, d’altro canto, ad avvalo-rare la tesi opposta: al contrario, l’assenza d’ognitraccia della plica, e di conseguenza del sigillo,autorizza il diplomatista a scartare che in princi-pio il documento sia autografo. Ma sono soprat-tutto le spie che può individuare il filologo leprove che dirimono ogni possibile controversiainterpretativa. Infatti, certi errori significativirinviano obbligatoriamente all’opera di mecca-nica riscrittura da parte d’un copista distratto e

soprattutto non competente nella lingua che eglitrascriveva e traslitterava dal modello.

Sono da una parte chiari guasti accidentali,ad es.:

– l’omissione non desultoria di nasali pre-consonantiche, che si giustificano ovviamentecon forme originali dotate di titulus non scioltodal copista, se non già sprovviste del medesimo(cfr. nel ms. akilas, che trova corrispondenza inãcilla c.66 o persino in akilla c.47, sprovvista dititulus, nel Condaghe di Santa Maria di Bonar-cado; per donikelu, che presuppone dõnikellu,cfr. dõnu, ibid. c.42);

– l’errata ricopiatura del nome Corsu a l.9,che occorre come Korosou, a breve distanzadal corretto KÒrsou;

– l’evidente errore d’anticipo, con autocorre-zione, a l.23 (siata beneditt, esecuzione nonconclusa);

– il significativo spostamento a l.32 del se-condo costituente della locuzione preposiziona-le sarda ante de (ante serb…tzio de\ De/ouj), tra-sposizione che rende impenetrabile il senso delcontesto;

– l’abnorme interruzione della sanctio, coninserimento inedito della notitia testium e com-pletamento succesivo delle clausole comminato-rie, quando il copista s’è reso conto della lacunada homoiotéleuton ch’egli inavvertitamente ave-va generato;

– l’anomalo hapax doniki (ms.) 25, che saràforse dovuto a conguaglio, nella mente del co-pista, tra donike/lou e „oÚdiki, due forme compre-senti nella Cgr.

Denunciano, dall’altra parte, una palese in-compresione del testo da cui si copiava i se-guenti errori di lettura e traduzione:

– la lezione del ms. donnakalia 3, al postodel corrente donnicalia, con patente commistio-ne di donna nel dettato interno dell’estensore;

– il singolare kÒndo 20, parola-fantasma checorrisponde all’incompreso co-nde del modello;

– gli accenti scorretti su nomi di Giudici econsanguinei che dovevano pur essere d’usocorrente in Sardegna (molto appariscente il ca-so di Torbéno o Torbéne, storpiato in Torbenò oTurbiní);

– non ultimo, l’enigmatico vocalismo me-tafonetico di klh/sia 33 e dom…stia 10, suggeritoal copista dalla sua propria pronuncia, piuttostoche dalla grafia anòdina dell’originale, clesia edomestia.

Scripta campidanese – DOCUMENTO IV

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(3) Soltanto in posizione postnucleare di ditton-go w serve a rendere [w] in kawsa 2, lat. CAUSA e¥wa 11, lat. volg. AUA per AUIA.

(4) Il digramma ou rende [u], come nei testi me-ridionali: dÒnnou ['donnu] 1, koun [kun], moule/rh

[mul'(l)}ri] 6.

(5) Rendiamo costantemente b con b, fonemasuccedaneo in sardo di lat. B e U(V) in ogni po-sizione: berbek£riou 6, derivato da lat. volg. BER-BEX per VERVEX, b»nia 10, lat. VINEA (> sd.mer.['bindΩa]), l…bera 8, d£ba 18 DE AB, TourbhnÁ 6 oTourbenë 26 Turbeno.

(6) Plurimo il valore di g: rispecchia sicuramen-te [j], come nella pronuncia bizantina e già pro-pria dei testi meridionali d’ambientazione greca(Pagliaro 1961:299, Compagna/Vàrvaro 1983:95,Distilo 1990:129; 1992:68), anche nel digrammagi innanzi vocale centrale o posteriore, nella fat-tispecie in Gewrg…a 12 Iorgia (nome che compa-re con questa veste nelle prime carte volgari) e¢rgiÒlaj 14 [a'rj]las], donde mod. [a'rdΩ]las]; havalore di fricativa velare, invece, in agoÚstou 30,che riflette ovviamente l’esito regolare di AG9STU

(TLL II/1379,32: AGUSTUS) e f£gere 23 ['faHere], enei nomi personali Mouge/th 13 e Tze/rgij 25; havalore di occlusiva nell’antroponimo correnteGi£nh 7, in sd. Ghiani.

(7) Con tz viene resa regolarmente l’affricatadentale [ts], come nei testi meridionali non sa-lentini (Parlangèli 1960:159): Setz£le 12, pl£tzaj13, pitz‹na [pit'sinna] 32.

(8) Come nel sud d’Italia (cfr. Pagliaro 1961:299),la nasale davanti a velare sorda viene trascrittaraddoppiando il segno di quest’ultima: KÒkkaj

9,10 = Concas, cognome ben radicato nell’ono-mastica medievale, di cui ci sono attestazioni ne-gli atti posteriori del sec. XII (ad es. nella cartaIX dell’AACa, datata attorno al 1190: MarianiConcas, qui V.12).

(9) Le liquide e la nasale intervocaliche lunghe, [llrr nn], vengono rese quasi sistematicamente conle scempie greche, l, r, n: moule/rh [mul'l}ri] 6;te/ra ['t}rra] 11; renou ['rennu] 20, donike/lou [don-ni'kellu] 24-25, pitz‹na [pit'sinna] 32; ci sono alter-nanze significative anche nella trascrizione dellasibilante lunga derivante da -SS, PS, X-: hsa IPSA 9 ee/sere ESSE(RE) 22, ma lasse/i LAX5V7 4; rimarchevole,

infine, l’oscillazione fra ¥koua 11 contro ¥kkoua 12['akkwa]. D’altro canto, l’estensore della Cgr sem-bra essere in grado di segnalare la lunghezzaconsonantica, non soltanto di [l n], ad es. in de/hl -lh D1D7 2LL7 19 e dÒnnou 1, ma di tutti i fonemi al-lungati in condizione di sandhi: a lloÚnij 31, annat£le 31 (ma: a n- 30), a ss£bato 31, e sse 17,daba ss£nta 24.

Difficile, insomma, esprimersi apodittica-mente sulle cause di questo trattamento ambi-valente delle doppie: esso sarà in parte ascrivi-bile all’usus scribendi del copista – o alla suatrascuratezza: l’omissione di n in donikelu corri-sponde ovviamente a un titulus non sciolto –,ma non è escluso che esso derivi dall’originegreca del medesimo, dato che lo scempiamentodelle geminate è fenomeno che investe tutta l’a-rea attica ab antiquo, diffondendosi, seppure inmodalità non del tutto coerenti, nel greco dell’I-talia meridionale (cfr. Rohlfs 1977:55, § 75 e Ca-racausi 1986:64-70 con bibliografia).

IV.6.2 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Fonematica– Oscillazione delle vocali finali: filio 9, apo

11 contro suus 3, serbus 3; fagere 23, dies 30,contro muleri 6, patri 29.

– Assenza di prostesi vocalica: e sspiritu 27.– Frequente paragoge, di chiaro stampo meri-

dionale, nella 3p verbale: suntu 14, fatzanta 29.– Mantenimento delle occlusive sorde, -T C-:

semita 16, siti 18; iudiki 3, donnicalia 3.– Nessi con iod: muleri [ll] 6, ariolas [rj] 14,

platzas 13.– Raddoppiamento fonosintattico: e llatus 8,

e ttera 11.

b) Morfologia– Possessivi: meu 16,29, contro miu 3, mius

12 e mia 5.– Pronomi personali atoni: -li 10, -lli 16, -lla 17.– Verbo: Infinito fagere 23; Presente indicati-

vo 1p do 10; Forme di 3p/6p sing./pl. con vo-cale paragogica: fuiti 8, futi 30, ati 23; suntu14, sianta 22, fatzanta 29; Perfetto tramutei 14.

c) ConsuntivoLa lingua del documento si configura nel com-plesso come un campidanese di prima fase, confenomeni di transizione verso l’assetto attuale.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 33: Crestomazia Sarda

V.1 Testo

Ed.: Solmi (1905a:289-291 = S; 1917:402-404). Trascrizione diplomatica, forse primocin-quecentesca, nel Liber Diversorum E,II: ff. 150r-151r dell’AACa.

1 In nomin<i> de Pater et Filiu et Sancto Ispi-ritu. Ego Iudigi Salusi de Lacon, cum mulie-re mia

2 donna Adalasia, per voluntate de donnuDeu potestandu parti de Karalis, assolbu-l-

3 lu a piscobu Paulu a ffagiri-si carta in co bo-lit. Et ego piscobu Paulu, cum leban-

4 du assoltura daba su donnu miu Iudigi Salu-si de Lacon, ki mi-llu castigit donnu Deu

5 balaus annus et bonus et ad issi et a mulieresua, fazzu-mi carta pro conporas ki fegi

6 prossu piscobadu miu Sanctu Georgii de Suel-li. Conporei-lli in Sestu a Maria d’Arzo-

7 la sa plazza sua tenendu a Marzzu de SiuniSufrau, et calat-si tudui usca a chi clom-

8 pit assa via dessu muristeri de Sanctu Petru,e daba s’atera parti bat-si tudui sa bia usca

9 assa via dessa ieca de Gontini Cicia, e dei-nde-lli .XXV. bisantis et clompi’-lli pariari. Isti-monius,

10 prebiteru Gontini de Montis, Cumida de Zoride ’Enoni, Trogotori de Zori de Sestu, e Mar-

11 zu, Cumida de Pira Mannu, Mariani de Orrúmaiori de villa. Conporei-llis a Gontini de

12 Montis Buliariu et a Mariani Concas .I. cur-ria de terra costas assa plazza ki conporei aMaria

13 d’Arzzola et cabiza assa plazza de Marzu edei-nde-lli<s> .X. sollus de dinaris inter pari,et clompi’-l-

14 lis pariari. Conporei-llis a prebiteru Gontinide Montis et a Cumida su fradi sa plaza is-soru cantu-lloi

15 abenta, tenendu a Marzu, et clompit assaconpora ki fegi a Cumida de Sikiu, et clom-pit assa plaz-

16 za de Marianu de Orrú maiori de ’illa, ederunt-mi sa domu cum iscala debus domu,et ladus dessa

17 funtana, e dei-nde-llis inter pari .VIII. bisan-tis et clompi’-llis pariari. Istimonius de custaconpora, prebiteru Mar-

18 iani Cavana, Mariani de Orrú, maiori de ’illa,Gontini Cicia Marzu, Arçocu de Montis. Etde<di·>-

19 mi-lloi Cumida de Sikiu, intru de custa plaza,una domu totu fabrigada et coberta cum pla-

20 za sua, in co si falat usca a ki clompit assaplazza ki conporei a Maria Arzola. Et egoconporei-lli

21 plaza ubi mi kerfit issi subra plaza de Mar-zu, et fraigei-elli una domu, et coberssi caliet issa do-

22 mu ki mi dedi’ issi, et plachirus-nos appari.Istimonius de custa cambia, prebiteru Gon-tini de Montis Marzu,

23 Mariani de Orrú, Trogotori de Zori de Sestu,Mariani Concas, serbu de donnu Ianni deSiillu. Con-

24 porei-lli ad Aleni Grega sa parzoni cantu ellibi aeda, sua e de fradis suus, cum tenenduassa domu

25 ki mi cambiedi’ Cumida de Sikiu, et levedi·siin pala de spiliari-mi-lla da’ ki com’-indiedi·kertari.

26 E dei-nde-lli .IIII. sollus de dinaris, et clom-pi’-lli pariari. Et sunt destimonius, prebiteruGontini de Montis, Kirbiu

27 de Pira, Ivenalis Frau, Furadu Mudis, BasiliCicia. Conporei-lli a Ianni Mudis una curriade te-

28 rra de plaza, tenendu assa cambia ki fegicum Cumida de Sikiu, e tenendu assa con-pora ki fegi a Iur-

29 gia de Kerki, e dei-nde-lli .VI. sollus de di-naris, et clompi’-lli pariari. Istimonius, prebi-teru Gontini de Montis, Ior-

30 gi de Montis, Gontini Cicia et Golorgi de Kibul-las. Conporei-lli a Iurgia de Kerki, filia de Lan-

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V. Prima carta d’acquisizione patrimoniale di Paolo, vescovo di Suelli, ca. 1190-1200

Vi si aggiunga, infine, la già discussa e stranaforma ¥wa 11, che ricalca necessariamente unaua dell’originale, prescindendo dalla pronun-cia effettiva ['aBa], già protoromanza.

È lecito concludere, alla luce di questi dati,che la Cgr rimasta in possesso dell’archivio mar-sigliese è una copia del diploma emanato daCostantino-Salusio tra il 1081 e il 1089. I quesitiche occorre affrontare ora riguardano l’attribu-zione, la datazione e le cause della copia.

Un primo indizio consistente che aiuta a ca-pire il processo di gestazione dell’apografo èdato dalla sua conservazione nel fondo di Saint-Victor. Come opportunamente ricorda il Motzo(1987:162, n.2): «che il documento finisse poinell’Archivio dell’Abbazia di S. Vittore non devefar meraviglia: i monaci, avuta la chiesa, entra-rono in possesso dei suoi beni e degl’istrumentiche li provavano. S. Vittore come Monte Cassi-no e le case madri delle famiglie religiose, ac-centrava nel suo archivio i documenti che vierano piú sicuri da dispersione e da interessatemanomissioni dei signori locali».

Un secondo dato che va messo in stretta cor-relazione col primo attiene alla situazione estre-mamente conflittuale che la concessione del 1089ai Vittorini creò per la sede arcivescovile del ca-poluogo sardo, tenuta a cedere un immenso pa-trimonio di beni, terre, servi, prestazioni e deci-me. Boscolo (1958:35; 1978:48-49) ha messopiú volte in evidenza la lunga serie di liti e con-tenziosi tra l’abbazia marsigliese e l’Arcivescova-do cagliaritano che conseguirono ai privilegigiudicali in favore dei monaci, ed è quindi facile

immaginare che i prelati sardi fossero molto restiia consegnare i documenti che attestavano le pro-prietà legate al monastero di San Saturno. Il do-cumento originale della Cgr, insomma, è statovolontariamente smarrito, o semplicemente è ri-masto gelosamente custodito nell’archivio capito-lare, e si capisce allora che dopo lecite pressionisul Giudice o sul legato pontificio i Vittorini ab-biano avuto il permesso della Curia di potere sol-tanto copiare il diploma. Ora, a nostro avviso,nulla vieta d’ipotizzare che subito dopo la presadi possesso di San Saturno, nella seconda metàdel 1089, i Vittorini siano riusciti ad eseguire lacopia dell’importante documento patrimoniale,ed è anche altamente probabile che chi ha verga-to la copia sia uno di quei monaci greci che innumero notevole giunsero in Sardegna a causadella loro conoscenza dei riti e dei costumi bi-zantini, vitali nell’uso pubblico e privato (Boscolo1958:40-41, per i nomi di alcuni monaci greci in-viati dalla Casa Madre nell’Isola). L’estensore deldocumento, secondo le argomentazioni avanzatefin qui, è un monaco vittorino d’origine greca, oanche proveniente dalle aree grecizzanti dell’Ita-lia meridionale – e ciò giustificherebbe il vocali-smo metafonetico di tipo salentino o siciliano –,un copista avvezzo alla lettura e scrittura in grecobizantino, ignaro della lingua in cui è stato pro-dotto il privilegio autografo, ch’egli comunquetrascrive servendosi dell’alfabeto greco, e in qual-che occasione di traducenti greci. La datazionepiú cogente per l’esecuzione della copia è la se-conda metà del 1089, dopo l’assegnazione dellachiesa di San Saturno all’ordine di Saint-Victor.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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1206 con Guisiana di Capraia (Solmi 1905b:21-22,Brook et alii 1984:227, tav. X/12). Di lui si riferiràpiú profusamente nei commenti allegati ai docu-menti VI-VIII. Qui si ricorderà soltanto che egliassunse il titolo dinastico di Salusio IV, successoredi Costantino-Salusio III (circa 1081-1103), mortosenza discendenti maschi, la cui figlia Giorgia s’e-ra unita in matrimonio con Oberto marchese diMassa e signore di Corsica, padre appunto di Gu-glielmo, con il quale nel 1187 occupò il Giudica-to di Cagliari spodestando Pietro-Torchitorio III.Durante il suo governo, già attorno al 1190, egliaccentrò gli uffici di lociservator della capitale.

V.2.2 Personaggi e luoghi6 Sanctu Georgii de Suelli. Del primo dei vesco-

vi della Barbagia orientale – la regione oglia-strina –, San Giorgio, vissuto verosimilmenteagli inizi del Mille, si hanno notizie indiretteattraverso la leggenda che sicuramente circo-lava prima del 1117 in modo ben organizzato,e si hanno ulteriori testimonianze da varieversioni apografe sulla Vita e Miracoli delSanto, a cominciare da quella quattrocentescaconservata nel Liber Diversorum A, f.201, se-guita a distanza di secoli dai rimaneggiamentidell’Arca nel 1598 e del Serpi nel 1600, non-ché da uno scritto anonimo della prima metàdell’Ottocento, che rifonde in modo moltopersonale le fonti precedenti, conservato inun manoscritto cartaceo della Biblioteca Uni-versitaria di Cagliari, Fondo Manoscritti10.II.12. Notizie indirette si hanno per il trami-te della Carta volgare num. XI dell’AACa, do-ve nella narratio la Giudicessa Benedetta in-serisce un episodio di guarigione miracolosaprovocata dal Santo. Cfr. Martini (1841:327-329), Cannas (1976), Mele (1985:140-146),Motzo (1987), Corda (i.s.). Per i villaggi com-presi nella giurisdizione della vecchia diocesidi Suelli – in territorio di Dolia – si veda Ca-sula (1984:1036-1037). Sulla chiesa di SanGiorgio di Suelli, oggi San Pietro, dà notiziestorico-archeologiche Coroneo (1993:203).

7 Sufrau: in piú occorrenze è dato scorgere, do-po il cognome, un soprannome, la cui funzio-ne referenziale nei documenti è chiaramentedi distinzione, funzione assolta del resto anchedagli etnonimi o Herkunftsnamen. La tipolo-gia dei soprannomi è molto variegata, sebbe-ne prevalgano participi, aggettivi, nomi e co-struzioni sintagmatiche scherzose, indicantidifetti e qualità salienti, nonché mestieri (cfr.Putzu 2000 per un’approfondita discussione

teorica). Nel nostro documento abbiamo Su-frau, per *S’u(n)frau, lett. ‘il gonfiato’, ossia‘l’arrabbiato, il brontolone’, e piú avanti a l.12Buliariu (‘Bullator’) e a l.24 Mancosu (‘manci-no’). Altri esempi da noi censiti sono: Gostan-tini d’Orruvu Forte a Pilu XIV 132.50 (‘dai ca-pelli forti’), Comida de Lacon Fronte AcuzaXVII.24/25 (‘dalla fronte aguzza’), Orzocor deLacon Sabiu XVII.22 (‘saggio’), Gosantine deThori Ispentumatu XIX 348.16 (‘diruppato’, insenso metaforico), Gosantine de Athen DenteNigella XIX 349.36 (‘dal dente nero’), PetruNurki Mannu XX 257.10 (‘grande’).

31 Landulfellu: maiori de portu di Cagliari, diorigine non sarda (Artizzu 1995:52).Piú nomi della carta rappresentano etnonimi,indicanti luoghi in parte scomparsi, e vannopreceduti dalla preposizione de, dopo la pri-ma menzione del nome. Sono stati identificatio segnalati da Day (1973), Terrosu Asole(1974) e Wolf (1988a) i seguenti: 7 Siuni; 10Montis, Enoni (= Genoni), Sestu; 23 Siillu; 34Baradili; 35 Gippi, Cabuterra (Capoterra); 37Sigussini; 38 Lugunu, S. Ilia; 44 Ierrei (Ger-rei), Scala; 45 Lacunu, Maruniu, Arcedi.

V.3 Commento codicologico

Archivio Arcivescovile di Cagliari, FondoPergamene 10 (= Solmi: num. IX).

Pergamena di mm 425x240(base)/195(alto).Rigatura a secco pesante sul lato a pelo, sullecui ultime 13 righe della fascia inferiore destrasono rimaste le tracce di scrittura ormai evanidao illeggibile per macchie e consunzione.

Notazioni dorsali. Sul margine superiore de-stro della pergamena, collocata in posizione ret-tangolare, nel centro: «Donacion echa a Ns./Obispo de Suelly». Sullo stesso margine destrosuperiore, a sinistra: «D. de tierras puestas / enSesto f. 15 a L.D».

Sul lato minore, in alto, con grafia rovescia-ta, chiara, due mani; prima: «Donacio de variaspossesiones echa a la Va Sestu a S. Jorge / n.10»; seconda, posteriore: «Cop. nel Lib. E f. 150,Ap. n. 29 p. 9».

In posizione appena inferiore, con disposi-zione grafica normale, in parte evanida: «Es co-piada en lo Capbreu, Lib.D.[...]».

Sul lato base, rovesciata, in parte abrasa e il-leggibile, in grafia probabilmente coeva o dipoco posteriore alla redazione del testo (caroli-na di tipo corsivo), con molti compendi: «Carta

Scripta campidanese – DOCUMENTO V

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31 dulfellu, su ki fuit maiori de portu, su ladusdessa plaza ki lli bennit dessa partizoni cumdonnu

32 Ianni de Siillu, dessa plaza ki fuit de BasiliCamba, ki parteant impari, ladus a donnuIanni et ladus a Iur-

33 gia de Kerki, e dei-nde-lli pro cussu ladus.IIII. bisantis, et clompi’-lli pariari. Et suntdestimonius, prebiteru Gonti-

34 ni de Montis, Masedu Muria, maiori de scol-ca, Gontini Cicia, Petru de Castania de Bara-dili, Trogo-

35 tori de Zori, filiu de Trogotori de Zori deGippi, Gidimbili de Cabuterra. E dedi·lloi [aSanctu Georgii de]

36 Suelli, pro anima sua, donnu Ianni de Siillusu ladus dessa plaza ki parteat cum Iurgia[sa filia de Lan-]

37 dulfellu, maiori de portu. Istimonius, caloni-gu Petru Furca, prebiteru Petru Manca deSigussini, ia-

38 gunu Furadu Mannu, clerigu Ianni de Lugunu,clerigu Guielminu de Sancta Ilia, Cumida dePi-

39 ra de Sestu et Kirbiu su fradi, Mariani Con-cas serbu de donnu Ianni de Siillu, ArçocuFrau. Conporei-lli

40 a Petru de Scali, filiu d’Aleni Argulesa, saparzoni cantu bi aeat, sua e de fradis suus,et est ass’una parti

41 tenendu assa conpora ki fegi a Cumida deSikiu, et issu ateru ladus tenendu assa plazachi conporei a prebiteru

42 Gontini de Montis, e dei-nde-lli .II. bisantis,et clompi’-lli pariari. E levedi·si Petru deScala [in pala de]

43 spiliari-mi-lla, da’ ki com’-indi edi·kertari. Isti-monius de custa conpora, prebiteru Gonti[nide Montis, Kirbiu]

44 de Pira, Furadu de Ierrei, Petru Corsu de Se-stu, Mariani de Sestu de Scala. Et sunt [desti-monius, Gun-]

45 nari de Lacunu Mancosu, Arzocu de Maru-niu, Pedru d’Arcedi. Et est fata custa cartaab[endu-]

46 si-lla Iudigi a manu sua sa curatoria de Cam-pitanu pro logusalbadori. Et [ki ll’aet deverte-re, appat]

47 anathema daba Pater et Filiu et Sancto Ispi-ritu, daba .XII. Apostolos et .IIII. Evangeli-stas [et .XVI. Prophetas],

48 et .XXIIII. Seniores, .CCCXVIII. Sanctos Pa-tris, et appat sorti cum Iuda in inferno [infe-riori. Amen. Siat et Fiat. Amen].

_____

Croce greca prima dell’invocazione.1 S et due volte, senza dichiarare lo scioglimento del

compendio (cosí in tutto il testo). S filio.2 S uoluntade.7 Sufrau]sufrau, letto da S su frau, ma è evidentemente

termine onomastico derivato da sufrari (si veda il Com-mento linguistico).

8 S et daba.9 e dei-nde-lli] Con scioglimento di nota tironiana se-

condo la scrittura distesa di ll.8,24,35, che dimostra ilvalore di [e] innanzi a dentale; S et dei ’ndi elli.

11 Conporei-llis]s nell’interlinea; scioglimento del titulussecondo la scrizione per esteso di l.6.

12 Buliariu] Potrebbe essere un soprannome, da correla-re con BULLARIUS (cfr. doc. XIV.132).

13 S et dei ’nd’ ellis. dinaris]s nell’interlinea; S dinar(is),come se fosse compendio.

14 lis]s nell’interlinea.16 S de uilla, con integrazione della bilabiale dileguatasi

in clausola sintattica; trascrizione diplomatica invecenel Liber Diversorum: deilla.

17 S et dei ’nd ell(is). S clompillis, senz’avvertire delloscioglimento dell’abbreviazione per is.

18 S de uilla, LibDiv. deilla. dedi·]de, per aplografia.21 S, LibDiv. kersit, ma s’avverte la foggia di f.22 nos]s nell’interlinea.24 bi aeda]bineda, per lapsus calami (cfr. l.40 per il co-

strutto esistenziale); per elli ‘egli’ si veda il Commentolinguistico. cum tenendu]cui tenendu, per errore didistrazione e, forse, per interferenza col relativo tosca-no cui in funzione di che; Guarnerio (1906:52) si ar-rampica sugli specchi per interpretare la forma del te-sto come l’avverbio di luogo derivato da ECCU H9C

(«costà, accanto alla casa»), ma è ovvio che si tratta delgià visto cum piú il gerundio.

25 S comindiedi.26 S dei ’nd’ elli.27 Mudis]s nell’interlinea.29 S et dei ’nd’ elli.30 Kibullas]s nell’interlinea.33 S et dei ’nd’ elli.35 S Gidi(n)bili. Da qui una grossa macchia blu impedi-

sce la lettura a occhio nudo; con l’ausilio della lampa-da di Wood si discernono le incisioni dell’inchiostrosulle righe, fino alle parti illeggibili, integrate tra pa-rentesi quadre col ricorso alle lezioni del Liber Diver-sorum.

42 S et dei ’nd’ elli. bisantis]s finale nell’interlinea. leve-di’]-e finale per lapsus calami.

V.2 Commento storico

V.2.1 Commento generaleIl vescovo Paolo della diocesi ogliastrina di

Suelli dà forma pubblica alle transazioni compiu-te a vantaggio della sua chiesa, dopo aver rice-vuto l’autorizzazione (assoltura) dal Giudice Sa-lusio de Lacon ad insinuarle in una cartabullada o diploma munito del sigillo plumbeo. Ilsovrano che concede l’autorizzazione è Gugliel-mo-Salusio IV de Lacon-Massa (ca. 1190-1214),sposato con Adelasia e in seconde nozze nel

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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1999: Ze/rkij ¥rcwn 'Arbor[eaj]). Il reperto èprezioso, perché contribuisce a restituire un in-timo legame tra la regione mediana e quellameridionale, a quanto pare impregnate entram-be nelle Origini d’uno spiccato senso d’identitàautonomistica d’estrazione culturale bizantina.

V.5 Commento paleografico

Scrittura carolina tarda o di transizione, incer-ta nell’uso delle regole della gotica textualis (e inparticolare nell’applicazione della cosiddetta “re-gola di Wilhelm Meyer” sulle curve contrapposte:«quando due lettere successive presentano curvecontrapposte [a esempio: be, oc, po], esse sonoaccostate in modo tale che i rispettivi tratti curvifiniscono parzialmente per sovrapporsi», Bischoff1992:188). Uso parco della nota tironiana, chequando appare sciolta viene resa con la semplicevocale [e] davanti a dentale. Alcuni grafismi (ch,ç) e tratti grammaticali (elli) invitano a postulareuna mano pisana, o quantomeno adusa a con-suetudini continentali, nell’atto di stesura. La gra-fia appare consona con una datazione piú vicinaallo scorcio del sec. XII (Cau 2000:371).

V.6 Commento linguistico

V.6.1. Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono grafie autoctone meridionali: <k> =

[k] in ki 4, <g> = [H] in iudigi 1, fagiri 3; <zz> =[(t)ts] in fazzu 5.

– Sono grafie importate: <ch> = [k] in chi 7,plachirus 22 e <ç> = [ts] in Arçocu 18.

b) Fonematica– Vocali finali alte: iudigi 1, parti 2, contro

l’inerziale voluntate 2 nella formula di protocol-lo; domu 16.

– Paragoge: abenta 15.– Esito Ø di bilabiale fricativa [B] in clausola

sintattica, come in piú dialetti campidanesi del-l’interno: DE VILLA > deilla (ms.) = [de 'iJJa].

– P T C -: piscobu 3, coberta 19, ladus 16, iu-digi 1.

c) Morfologia– Pronomi: 3p issi 5, esito regolare di IPSE.– Possessivi: miu 4, mia 1; suus, sua 24.– Verbo: Infinito fagiri 3, da FAC1RE con -C-

lenita, o piuttosto da *FAG1RE, come in altri do-mini; Gerundio lebandu 4; Presente indicativofazzu 5, clompit 8; Presente congiuntivo casti-git 4. Tipica meridionale la forma plachirus 22di Passato remoto, contro kerfit 21, che appareinvece massicciamente documentata nei testisettentrionali. Di particolare rilevanza il costrut-to analitico di Condizionale, bene studiato daGamillscheg (1970:67-72), com’-indi edi’ + Infi-nito 25.

– Avverbi: tudui 8.

d) Sintassi– Di pretta origine pisana è l’uso del

pronome elli 24 nelle costruzioni presentative,come in toscano antico egli ha (Castellani 1980aII:85 [2.15], 91 [5.21], Maiden 1998:179; piú voltein Dante: Ramacciotti 1936:62).

Scripta campidanese – DOCUMENTO V

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posta qui [...] Suel[l]i / Jurge [...] Cal[a]r[is]co[ns]enty [...]».

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:55,num. 74.025).

V.4 Commento diplomatistico

La carta bullada qui analizzata reca testimo-nianza d’una seconda tipologia di diplomi, lim-pidamente illustrata dal Solmi (1905b:29-32). Inessa, in effetti, il Giudice, con la solenne formu-la: assolbu-llu a ffagiri-si in co bolit, concedel’autorizzazione sovrana all’interessato, nella fat-tispecie al vescovo Paolo, a serbar memoria nel-lo strumento pubblico munito di sigillo dei ne-gozi giuridici compiuti precedentemente dacostui. Nell’atto, dopo la formula d’assoltura, se-gue immediatamente la frase salutatoria e propi-ziatoria rivolta al Giudice, che è di chiara estra-zione bizantina: ki mi-llu castigit donnu Deubalaus annus et bonus. Secondo Benvenuto Ter-racini (1957 [1931]:193), essa rispecchierebbe uncalco-traduzione della formula augurale dei tem-pi di Costantino Porfirogenito, polla\ ta\ œth tîn

basile/wn, ricodificata in polla\ œth kaˆ ¢gaq£ = ba-laus annus et bonus (e cfr. Paulis 1983:178-181per lo sviluppo fonetico). C’è da ricordare ancheche nella dispositio l’insinuazione delle prece-denti transazioni contiene l’indicazione esattadelle loro nature giuridiche (compere, permute,sentenze giudiziarie), con la menzione delle par-ti contraenti e coi nomi dei rispettivi testimoni.Con la clausola finale: Et sunt [t]estimonius (delogu) s’introducono gli assistenti alla redazionedel diploma sovrano, su logusalbadore, che cor-risponde al lociservator o amministratore muni-cipale con poteri in parte civili e in parte militarid’età giustinianea, ma con funzioni sempre piúlimitate e nel periodo di Guglielmo di Massa as-sorbite dal Giudice, accompagnato da membridi rilievo della famiglia giudicale. Per il resto, ildocumento preserva pedissequamente l’articola-zione già vista dei diplomi sardi:

– Invocatio 1: simbolica e verbale alla Tri-nità che, com’è stato detto, ricorda da vicinol’incipit dei documenti della Sicilia bizantinapubblicati dal Cusa (1868).

– Intitulatio 2-3: con riproduzione delloschema codificato negli ultimi sigilli d’età bizan-tina. Come già detto al IV § 4, l’espressione(Ego) Iudigi Salusi, (per voluntate de donnuDeu,) potestandu parti de Karalis si ritrova nelle

legende impresse sul rovescio delle bolle plum-bee, come si vedrà piú avanti.

– Dispositio 3-44: con inserimento dell’insi-nuazione ed elencazione delle diverse transa-zioni con i testimoni che vi parteciparono.

– Notitia testium 44-46: con l’indicazione deitestes principali che confermano la validità deldocumento.

– Sanctio negativa 46-48: con le normali for-mule d’esecrazione, contenenti piú calchi dalgreco, quali devertere che traduce metatre/yai onullu apat ausu che ricalca tolm»sei.

– Apprecatio 48.

Il nostro diploma è il primo della serie quiraccolta ad esibire una bulla plumbea di tiposardo meridionale. Come i lavori di sfragisticahanno messo in evidenza (Schlumberger1963:222-224, con riesame critico delle descri-zioni fornite dal Manno nel 1878, e soprattuttoBascapé 1969:165-174), i sigilli campidanesi sicontraddistinguono tutti per l’uso di lingua e sti-lemi di chiara estrazione bizantina, tesi a mante-nere saldi i legami d’eredità storica e culturalecon Bisanzio, dopo che i poteri un tempo spet-tanti all’arconte o ipatos, ossia al governatoremilitare e civile che risiedeva a Cagliari (Guillou1988:348), erano stati accentrati dai Giudici-Re.Non può stupire perciò che nei sigilli il Giudiceassuma la qualifica d’Arconte/¥rcwn, con chiarafunzione «di prestigio, di distinzione, di segno»(Cavallo 1988:476), e indichi con un derivatodel nome bizantino me/roj, nella fattispecie conmere‹a (Du Cange 1977:476), la regione da luiamministrata, esattamente come nelle epigrafimedioelleniche dei secoli X-XI (Guillou1996:234-245, Coroneo 2000:208-217). Il nostrosigillo, infatti, mostra sul verso (cfr. fig. 5) la le-genda (la C è la s-lunata): CA / LOUCIW /ARXONTI / MER[E]H[AC] KA / LAREOC, esul recto (cfr. fig. 6) il tipico monogramma cru-ciforme recante l’invocazione alla Madonna:QEOTOKE BOHQEI, completata ai quattrocontorni della croce dal dativo denotante il be-neficiario: TW / CW / DOU / LW, ‘Madre di Dio,soccorrete il Vostro servo’. S’inserisce, infine, inquesto contesto di recupero d’un retaggio stori-co-culturale la scoperta recente d’un sigillo ar-borense del tutto identico per tipologia e legen-da a questo, che pare poter essere ascritto a uncapostipite della famiglia giudicale arborense,nella fattispecie a un tale Zerchis, regnante inArborea agli inizi del sec. XI e predecessore diComita de Salanis (Spanu 1998:91-96; Zucca

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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Page 36: Crestomazia Sarda

VI.1 Testo

Ed.: Solmi (1905a:291-292 = S; 1917:404).Trascrizione diplomatica, forse primocinquecen-tesca, nel Liber Diversorum E,II: ff. 102r-102v

dell’AACa.

1 In nomin<i> de Pater et Filiu et Sanctu Ispi-ritu. Ego Iudigi Salusi de Lacon,

2 cum mulieri mia donna Adalasia, per volun-tate de donnu Deu potestando parte

3 de Karalis, assolbu-llu a donnu Paulu, su pi-scopu miu de Suelli a ffagiri-si karta

4 in co bolit. Et eu piscopu Paulu, levandu as-soltura davassu donnu miu Iudigi Sa-

5 lusi de Lacon, ki mi-llu kastigit donnu Deubalaus annus et bonus et ad issi et ad mul-

6 ieri sua, fazzu-mi karta pro conpora ki mifegi. Conporei-llis ad Cumida de Ca-

7 stania et assus fradis Gontini et Mariani, fi-lius d’Arzzocu Duda et de Iurgia de Kastan-

8 ia, prossu kantu illoi abeanta in Go<n>i, kami derunt plazza et terras et vinias et saltus

9 et aquas, parzzoni issoru et de ’onnu Petrude Kastania su preidi ki torrabat a icustus,

10 ca fuit ciu issoru, ki non mi-ndi bogaruntufarçi sas .II. terras ki suntu in Iscobedu,

11 atara in Turzu<n>ala et atara .I. in Erriu Get-tadu. Et eu dei-nde-llis .XXXIIII. bisantis et

12 unu cavallu arzzu ambulanti, et clonpi’-llispariari. Ante <te>stimonius, Mariani Dezzori

13 Orlandu, ki fudi curatori de Tregenta, etIuanni de Serra Forastiu de Kabuterra et Cu-mida

14 Stadigu, Gostantini Flori Pikinnu, Frau d’Ar-cu et Gostantini Traccucu. Istimonius de lo-gu,

15 Arzzocu de Maroniu, Petru d’Arzeti, Gunnaride Lacon Mancosu. Et est fata custa

16 karta habendu-si-lla Iudigi a manu sua sacuratoria de Kanpitanu pro logu-

17 salbatori. Ki ll’aet devertere, happat anathe-ma daba Pater et Filiu et Sanctu Ispiritu,

18 daba .XIIcim. Appostolos, daba .IIIIor.Evangelistas, daba .XVI. Prophetas, daba.XXIIIIor. Seniores,

19 daba .CCCXVIII. Sanctus Patris, et sorte appatcum Iuda in inferno inferiori. Amen et Fiat.

_____

Croce greca (piena) elaborata prima dell’invocatio.1 S risolve la nota tironiana senz’avvertire, come nel re-

sto della trascrizione.2 S do(n)na. S per.3 S piscobu.7 S Arççocu.8 Goni]goi, con titulus non osservato dal copista; l’inse-

diamento Goni appare ben documentato fra i villaggiche facevano capo alla vecchia diocesi di Suelli (Casu-la 1984:1036). S derunt.

9 issoru] Con compendio molto elaborato, dalla fatturadistintiva, del tutto ignorato dal Solmi qui e piú avanti.S de donnu (nel LibDiv. la trascrizione è fedele al ms.,de onnu).

10 S issoru, come a l.9; nel LibDiv., per ovvia difficoltàinterpretativa del passo, si legge cui ssoru ‘laggiú (cui)dove c’è il margine (oru)’.

11 Turzunala]Turzuala, con titulus dell’originale non os-servato dal copista.

12 Ante testimonius]Ante stimonius, per semplice aplo-grafia.

14 S statigu. S. frau, interpretato come appellativo, ‘fab-bro’. Istimonius] Non integriamo in assenza di conte-sto che giustifichi l’aplografia.

15 S Maronius.16 a manu]ha manu, con h non etimologica espunta.17 S Et ki. anathema]hanathema, con h non etimologica

espunta. S ed sanctu.19 S cum, senza dichiarare lo scioglimento.

VI.2 Commento storico

VI.2.1 Commento generaleIl vescovo della sede ogliastrina Paolo, già

introdotto nel documento precedente, insinua inuna seconda carta bullata ulteriori compere,sempre con l’autorizzazione del Giudice toscanoGuglielmo-Salusio. Come per l’atto già commen-tato (doc. V), il Solmi ritenne prima che i duedocumenti fossero stati compilati nel periodo

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VI. Seconda carta d'acquisizione patrimoniale di Paolo, vescovo di Suelli, ca. 1190-1200

e) ConsuntivoLa fisionomia globale del testo è campidane-

se, con tratti evolutivi distintivi già affermatisi do-po una prima fase di sviluppo piú vicina al logu-dorese. Alcune poche soluzioni grafiche egrammaticali sono imputabili a un copista pisanoo ben avvezzo alla lettura di documenti toscani.

V.6.2 Voci e strutture notevoli4 assoltura: ‘autorizzazione’ del Giudice ad in-

sinuare in un documento pubblico le transa-zioni private compiute precedentementedall’attore.

7 tenendu: in funzione di participio, col valoredi ‘attinente a’ > ‘vicino, accanto a’ (Meyer-Lübke 1972 III:558, Guarnerio 1906:62).

9 bisantis: come strumento di conto per l’i-dentificazione del valore dei beni trattati, lamoneta di Bisanzio, chiamata anche solidus,è rimasta in uso fino approssimativamente lametà del sec. XIII (Day 1984a:39-40, con ta-bella di corrispondenze del valore in capi dibestiame).clompi’-lli pariari: formula fissa dei docu-menti, in cui per pattuizione espressa dopouna transazione di beni la parte acquirentesi comprometteva (clòmpiri) a pareggiare(pariari) con una somma il controvalore deibeni acquisiti (Solmi 1905a:322).

12 curria: ‘spazio determinato di terreno, unitàdi misurazione delle terre coltivate’ (Boscolo1985:92).

16 domu: termine centrale dell’insediamentoabitativo e della struttura organizzativa delterritorio nel periodo giudicale sardo. «Sottoil profilo strettamente economico, alla basedi questa signoria è la domus, centro di or-ganizzazione delle attività agricole e d’alle-vamento: un’azienda di tipo estensivo checombina un insieme molto ampio di ele-menti materiali e sociali per la produzionedi beni che, almeno nel secolo XII, sembra-no prevalentemente destinati al consumo

domestico [...]. La domus ha un corpo, o nu-cleo interno, talora detto curtis, a conduzio-ne diretta mediante lavoro prevalentementeservile, e un’articolazione esterna in unità dicoltivazione, domestias, e di allevamento,masones (lat. mansiones), ora affidate allaconduzione colonica di servi o di liberi, orain qualche modo tributarie della curtis» (Or-tu 1996:6 e 9).

22 plachirus-nos appari: ‘pareggiammo, tro-vammo il modo di contraccambiare recipro-camente i doni fatti’.

25 spiliari: ‘districare, sbrogliare’, ‘rilevare dopoil contratto traslativo di proprietà, da partedel venditore, le pretese di terzi’ (Marongiu1975:48). Il verbo deriva da EXP25RE, incro-ciatosi con EXPL2C5RE. Tutto il brano, col tipi-co condizionale sardo antico, può esseretradotto come segue (Paulis 1997:147): «siassunse l’onere della defensio nei confrontidi (dai) chi, caso mai in futuro, ne avessefatto causa».

31 maiori de portu: ‘ufficiale, equivalente al pa-ratalassita bizantino, con funzioni di regola-mentazione dei traffici portuali e di control-lo dei dazi d’importazione ed esportazionedelle merci’ (Artizzu 1995:53). Aveva ancheil compito di controllare le misure di capa-cità da usarsi per il vino, le quali, per esserevalide, dovevano recare impresso il sigillodel Giudicato.

V.7 Commento filologico

Autografo, prodotto da un amanuense pre-sumibilmente pisano, che trascrive meccanica-mente da una minuta predisposta, dove nelladispositio erano rimaste tracce ineccepibili diuna verbalizzazione sotto dettato (cosí si capi-sce ad esempio la trascrizione di l.16 deilla perde+villa, con caduta di fricativa in sandhi, comeancor oggi in sa+bidda = [sa'iJJa]).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 37: Crestomazia Sarda

VI.5 Commento paleografico

Scrittura carolina tarda dal ductus posato,con tendenza a uno schema bilineare; adozionequasi regolare della et tachigrafica e impiegodel compendio per -ru, uso di lettere maiuscoledecorate e flettate inserite all’inizio o anche nelproseguimento di dettato. Le lettere non pre-sentano la rigidità o la spezzatura di altre scrittecoeve (Cau 2000:371).

VI.6 Commento linguistico

VI.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia geolinguistica

a) GrafematicaSpicca soltanto l’uso encorico di <k> per la

velare sorda: ki 10. Anomalo l’uso di <c> in ciu10 per un fonema di difficile interpretazione,forse [t∫] o [ts].

b) Fonematica– Vocali finali alte: mulieri 2, bolit 4; assolbu

3, eu, levandu 4.– Assimilazione di stampo campidanese:

atara 11.– P T C -: Kabuterra 13, fudi 13, iudigi 1.– Caduta di [A] in clausola sintattica: de on-

nu (ms.) = de donnu 9.

c) Morfologia– Articolo: pl. (as)sus 7, sas 10.– Possessivi: miu 3, mia 2, issoru 9.

– Pronomi: issi 5 ‘lui’; enclitici: -llu 3, -llis 6.– Verbo: Infinito fagiri 3; Presente indicativo

fazzu 6, suntu 10 (con vocale paragogica dopola desinenza piena); Imperfetto abeanta 8; Pas-sato remoto conporei 6 (con desinenza analogi-ca su dei), bogaruntu 10 (entrambe le attestazio-ni con vocale paragogica); Presente congiuntivokastigit 5.

d) ConsuntivoTesto campidanese, con qualche tratto sorpren-dente (arzzu, con [tts] per [dΩ]?; ciu). Come nel-la carta V (cfr. kerfit), i tratti meno meridionalipotrebbero dipendere dalla provenienza oglia-strina del modello.

VI.6.2 Voci e strutture notevoli10 farçi: corrisponde a farce (cfr. III.33).12 unu cavallu arzzu: ‘un cavallo variopinto’

(?), se da VARIUS, -UM, con evoluzione tuttaviairregolare del nesso -Rj- in campidanese(ant. bargiu, mod. ['braΩu]; log. ['bardzu]).Per interpretazioni concorrenziali si veda ilGlossario, sub voce.

VI.7 Commento filologico

Autografo, redatto dallo scriba curiae vero-similmente sulla base d’una minuta, con le soli-te parti libere verbalizzate sotto dettatura, visti –come nel doc. V – i fenomeni grafici che de-nunciano una forte mimèsi dell’oralità (ms. deonnu), e con una parca revisione formale (ms.ha AD, hanathema 16,17).

Scripta campidanese – DOCUMENTO VI

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1200-1212 (1905a:289 e 291), ma un piú attentoesame delle vicende storiche del Giudice Gu-glielmo lo costrinsero opportunamente ad antici-pare le date di stesura dei due diplomi al 1190-1200 (1917:402 e 404).

VI.2.2 Personaggi e luoghi8 Goni: si tratta, come già anticipato nell’ap-

parato critico, del villaggio detto Goni, chericompare con la nasale in altre due cartecagliaritane di circa vent’anni dopo (cfr. Pit-tau 1997:88-89).

10 Iscobedu: è l’attuale Escovedu, comune fa-cente parte della curatoria di Usellus.

12 Mariani Dezzori Orlandu: l’aggiunta dell’an-troponimo pisano alla denominazione sardaè un chiaro indizio di “contaminazione cul-turale” e “antroponimica”, come ha sottoli-neato con copia di dati e argomenti SanteBortolami nella sua densa disamina sull’ono-mastica sarda medievale (2000:215-216).

13 curatori de Tregenta: la curatoria di Tregen-ta (oggi Trexenta) comprendeva un vastoterritorio, con Suelli sede vescovile dell’O-gliastra (Casula 1980:102).

14-15 Stádigu, Pikinnu, Mancosu: soprannomiche accompagnano spesso i nomi di perso-naggi omonimi (qui rispettivamente: ‘sterile’,‘piccino’, ‘mancino’; per il primo cfr. Paulis1997:120-121).

15 Istimonius de logu: sono gli stessi personag-gi della carta V, i quali rappresentano gli as-sistenti alla redazione dell’atto, distinti daitestimoni della concessione sovrana elencatiprecedentemente per ogni transazione com-piuta dal vescovo. Due di loro, poi, si ritro-vano come testes al trattato di pace del 1206fra i Giudici Guglielmo e Ugo: Mariani Dez-zori Orlandu (VI.12 = VIII.80) e Pedru d’Ar-zedi (VI.15 = VIII.84).

VI.3 Commento codicologico

Archivio Arcivescovile di Cagliari, FondoPergamene 8 (= Solmi: num. X).

Pergamena di mm 255x230 e membrana dal-lo spessore molto accentuato, con significativadifferenza cromatica tra lato carne e lato pelo,dal formato rettangolare con scrittura dispostain parallelo al lato corto. Impaginazione regola-re fondata su una sottile rigatura a secco nelrecto, della quale non sempre sopravvivono letracce. Predisposizione della plica mediante

doppia piegatura del lembo inferiore dellamembrana. Bulla deperdita, con resti del cor-doncino pendente con seghettatura.

Notazioni dorsali. Sul lato destro in alto, an-notazione centrale: «†. Título de Goi. 1.2 Lib. D./ Otra Donación / echa al Obispo de / Suelli».

A sinistra della precedente, grafia in piú par-ti evanida: «†. Compra feta de / Certes cases yaltres / terras a la vila / de Goy» (una macchiacopre debolmente la preposizione a).

Sul lato superiore, in alto a pochi cm dalmargine, dalla stessa mano che ha compilato ilfoglio di guardia qui sotto descritto: «Cop. nelLib. E. f. 102, ed App. n. 11 p. 12».

A pochi cm sotto la precedente, grafia rove-sciata. Scriptura prior, leggibile con lampada diWood: «Conpra de casas y tierras en Goy». In par-te sovrapposta, chiara: «Donación echa a S. Jorgede algunas possessiones, y esclauos. - n. 8».

Quasi al centro, parallela alla terza annotazio-ne, grafia rovesciata: «es copiada en lo Capbreu».

In basso, a destra, a pochi cm dal margine,in scrittura quasi illeggibile, grafia minuscolacorsiva di pessima fattura: «Suelli [...] / Terras[...] / [...] Suelly / Goy».

La carta è corredata di un mezzo foglio diguardia, sul quale una mano sicuramente recenteregistra la numerazione (N° 8), la collocazione nelLiber Diversorum della copia (Cop. nel Lib. E. f.102, ed App. n. 11, p.12) e un promemoria delcontenuto: Donazione di possessioni e schiavi fattain Goy a S. Giorgio da Salusio di Lacon e una mo-glie Adelasia Giudici da Cagliari. (Senza Data).

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:56, num.74.026).

VI.4 Commento diplomatistico

Il diploma osserva pienamente l’articolazionedelle cartas bulladas sarde:

– Invocatio 1: simbolica e verbale.– Intitulatio 2-5: con la formula augurale del

beneficiario.– Dispositio 6-14: con i negozi giuridici e i

testimoni.– Notitia testium 14-17: con la denominazio-

ne degli assistenti alla redazione del diploma;come nel doc. V, il Giudice si è assunto la cari-ca di lociservator e curatore del Campidano.

– Sanctio negativa 17-19: con la formulad’esecrazione per chi violasse il dettato della di-spositio.

– Apprecatio 19.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 38: Crestomazia Sarda

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Croce greca (piena) prima dell’I miniata dell’invocatio.1 C legge cu(n), ma il titulus manca. Ad-] S’intravede

appena un’ombra della d.2 kKaralis] C’è, in effetti, una traccia che sembra ricalcare

il primo k, e l’allungamento della consonante in sardomeridionale dopo DE è pienamente accertato. B leggevatuttavia Karalis. Arresmundu] Una macchia copre quasiper intero l’A iniziale. B leggeva Arresinu, ma il seg-mento finale è ancora visibile con la lampada al quarzo.

3 C legge l[eba]nd[u], ma la a è ben visibile. C leggevasulla sua fotografia daba, che noi non riusciamo a ve-dere neppure con la lampada di Wood.

4 iudigi] L’i mediana è molto sbiadita ma sicura; C leg-geva iudegi, forse influenzato da B, che nella sua mi-nuta aveva cosí trascritto. annus] L’a iniziale è ancoraleggibile sotto luce ultravioletta.

5 carta] Un’abrasione copre la c iniziale, che C riusciva aleggere (ma non B). Tra ubi si e -ari la scrittura è can-cellata da una macchia che lascia scorgere soltantoqualche frammento di lettere, in particolare di una tnella prima parte. C scrive nel 1950: «dopo ubisi s’intra-vede una parola che par cominciare per p e terminareper a, mentre la parola seguente par cominciare per Ae avere p innanzi alla finale ari» (66). Seguendo schemidel tutto analoghi nelle carte anteriori o coeve, credia-mo sia possibile restaurare partzint appari, ‘(si) divido-no in due parti uguali’, col verbo partziri che ricorreanche nella Cgr, in considerazione anche del fatto cheseguono subito dopo due nomi di località, Zizimi (BZizuni) e Maara, le quali hanno diritto entrambe allosfruttamento delle terre concesse dal Giudice.

6 machelaant ] Una macchia copre la desinenza.Canpa/niarunt] La ricostruzione è giustificata dal con-testo generale del kertu, che conduce a sa campaniao ‘conciliazione’, una volta esaurita l’istruzione dellacausa per effetto delle prove. Il verbo è canpaniare,-ari (C scrive laconicamente in apparato: «Supplire etcanpa»).

7 me] L’integrazione del pronome che ha omesso il co-pista è obbligata dal contesto. issus] Come sopra, en-tro uno spazio accettabile per il restauro (anche sesorprende la ripetuta omissione del pronome retto dapreposizione). Sanctu Satur-] La carta è lacera nelmargine destro, dov’è possibile scorgere soltanto sc el’ombra d’un titulus; C leggeva stranamente sanctuSat[ur], senz’abbreviazioni.

8 assu ’Runcu] Con caduta regolare di B- (> [B]) in clau-sola sintattica; C assu runcu.

10 d’estru]dextru, per mero lapsus o per incomprensionedel vocabolo letto; la composizione per ‘vento di tra-montana’ o ‘di ovest’ è appunto [su 'entu 'est(r)u] (Clo definisce ‘di levante’).

11 clon/pit] C leggeva le due lettere c e p, coperte nellanostra fotografia da macchie.

12 Il guasto nel margine destro non consente di leggerele lettere mancanti, ma si scorgono dubitativamente deprima di terra e e o c dopo al.

13 et] Il restauro è giustificato dalla sintassi coordinativaadditiva. Dopo moori si scorge una lettera o un sim-bolo d’abbreviazione nell’interlinea. In fin di rigo Blegge manca, lezione che accogliamo anche noi.

14 Nel centro del guasto s’avverte un’a. fegirus] Unamacchia copre il compendio finale. ki sunt] La trascri-zione è di C.

15 llu castiari] L’integrazione del clitico cataforico è giu-stificata dalla ricorrenza di siffatto modulo sintattico

nei testi coevi. Lo strappo finale ha prodotto un gua-sto irrimediabile; la lezione proposta è di C.

16 de ’ssus] Una macchia copre l’i e parte dell’e; C trascri-ve de·ssus. homi] La restituzione finale di C è già in B(e homi s’intravede nella fotografia, dalla pergamenadi supporto su cui Blancard scrisse la sua trascrizione).

17 pariari] Il segmento finale -ari si può ricostruire sullabase dei testi coevi. Il verbo pariari è comunissimonei contratti traslativi di proprietà, e indicava ‘l’obbli-go di pagare – o compensare – una certa somma a fa-vore del fisco’, dopo pattuizione espressa delle partiin causa (Marongiu 1975:48-49). Nel contesto in que-stione il significato s’addice perfettamente all’espres-sione completa segari su saltu de pariari ‘sottrarre alfisco un saltu, per il quale occorreva pagare un com-penso’. B aveva letto, nella parte strappata della per-gamena, un improbabile a poni-, che C ricopia.

18 Una macchia sembra coprire due lettere, che B e C tra-scrivono come -ri, forse ricopiatura della sillaba finaledel verbo pariari di l.17, che noi pertanto espungiamo.

19 Serri] La -i finale è chiara, e cosí legge B, contro C chetrascrive Serra. Nel guasto sembra di poter scorgereun’a e alla fine la sequenza -ior-, come suggerisce an-che C, ma per il restauro non basta.

20 de ’Ergei]dedergei, con d della preposizione ricopiataper distrazione. Il restauro del segmento finale ha sen-so nel contesto esaminato.

25 La scrittura è evanida, ma il restauro è sicuro, perchéla sanctio negativa mantiene la struttura consueta.

26 Tutto il rigo, e il seguente, salvo le ultime lettere, ri-sultano leggibili con la lampada a raggi ultravioletti.

VII.2 Commento storico

VII.2.1 Commento generaleL’atto riporta l’autorizzazione ottenuta da Rai-

mondo, priore di San Saturno, a dare forma pub-blica a un compromesso con la comunità di Ma-racalagonis. Il motivo della lite derivava dallarivendicazione del saltu di Siruxi, situato neipressi di Sinnai e occupato da alcuni liberi di Ma-ra. Il priore, che si appellò al Giudice-Re Gugliel-mo-Salusio, vinse la causa e raggiunse un accor-do con gli abitanti del posto, affinché entrambele parti sorvegliassero le terre di confine e alcuniservi del monastero residenti nei comuni conter-mini potessero arare le terre dominicali. Alla ste-sura dell’atto presenziarono rappresentanti di varivillaggi del Campidano di Cagliari, quali Pirri, Se-largius, Quartu, Sepolla, Palma, Solanas, dove s’e-stendeva l’influenza dei Vittorini, nonché due Pi-sani venuti in Sardegna col Giudice Guglielmo.

Il Giudice-Re Guglielmo-Salusio è il già co-nosciuto Guglielmo I-Salusio IV Obertenghi diLacon-Massa, figlio di Oberto Obertenghi e diGiorgia de Lacon-Gunale, Marchese di Massa eGiudice di Cagliari e Arborea, ricordato enco-miasticamente in piú scritti continentali coevi(ad esempio, nella canzone XXXV, 4-12 di PeireVidal, dove del «pro marques de Sardenha» si

Scripta campidanese – DOCUMENTO VII

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VII.1 Testo

Ed.: Contini (1950 = C); trascrizione diplo-matica inedita di Blancard [1874] (= B).

1 In nomin<e> de Pater et Filiu et Sanctu Ispiri-tu. Ego Iudigi Salusi de Lacunu, cu<n> muieremea donna [Ad]-

2 alasia, per voluntate de donnu Deu potestan-du parte de kKaralis, assolbu-llu Arresmundu

3 priori de Sanctu Saturru a fagiri-si carta in cobolit. Et ego Arresmundu, l[eb]and[u]ass[o]ltura [daba su]

4 donnu miu Iudigi Salusi de Lacunu, ki mi-llucastigit donnu Deu balaus annus et bonus eta issi et a [muiere]

5 sua, fazzu-mi [c]arta pro kertu ki fegi cun isusde Maara pro su saltu ubi si [partzint app]ariZizimi [et] Maa-

6 ra, ki est de Sanctu Saturru. Intrei in kertucun isus de Maara, ca mi machelaa[nt] in issusaltu miu. [Canpa]-

7 niarunt-si megu, c’avea cun <me> istimo-nius bonus ki furunt armadus a iurari procantu kertaa cun <issus>, ca fuit totu deSanc[tu Satur]-

8 ru su saltu, et derunt-mi in issu canpaniu daaPetra de Mama et Filia derectu assu ’Runcudessa terra de Gosan-

9 tini de Baniu, et derectu a Bruncu de Argil-las, et derectu a Piskina d’Arenas, et levat ca-bizali derectu assa Bia de

10 Carru de su mudeglu, et clonpit assu cabiza-li de Ventu d’estru dessa domestia de donni-gellu Cumitai,

11 et levat tudui su cabizzali et essit assas zin-nigas de Moori de Silba, lasandu a mancas’erriu, et [c]lon-

12 [p]it d[e]retu assu Pizariu de Sellas ubi posi-rus sa dii su tremini et levat sa Bia Maiori deGenna [..] terra al[..],

13 [et] lebat su moori [...] a sa terra de Sanctu

Saturru, lassandu-lla issa a manca, et lebatsu moori lassandu a [manca] sas

14 Cortis de Orruinas de [.a.]si. Et apirus cum-mentu in su canpaniu ki fegir[us] d’arari is-sus sas terras ipsoru [ki sunt]

15 in saltu miu et [ll]u castiari s[u] saltu, et issushominis mius de Sinnai arari sas terras miaset issas ter[ras issoru]

16 ki sunt in saltu de ’ssus, et issus castiari susalt[u i]ssoru. Custu fegirus plagendu-mi amimi et a iss[us homi-

17 nis] mius de Sinnai et de totu bi[l]la de Maa-ra. Istimonius ki furunt a ssegari su saltu depari[ari]

18 et a poniri sus treminis, donnu Cumita deLacun ki fut curatori de Canpitanu, Cumitad’Orrú [.......]-

19 du, A. Sufreri et Iohanni de Serri filiu de sucuratori Petru Soriga, et Gosantini ToccuMullina, M[........]-

20 gi Calcaniu de Pirri, C. de Solanas, C. Pullude ’Ergei, Iorgi Cabra de Kerarius, Iorgi Sar-toris, Laurenz[u de Kerar]-

21 ius, G. Toccu de Kerarius et P. Marzu deQuartu Iossu, et prebiteru Albuki de Kibul-las, et P. de zZipari, et M. Gre-

22 gu, M. Desogus de Palma, et G. Corsu deSancta Ilia, et A. Carena, G. Artea de Palma,et Oliveri de kKarda[....]

23 Pisanu, et issu gonpanioni. Et sunt istimo-nius de logu, Arzzoccu de Maroniu, et Gon-nari de Laco[n]

24 Mancosu, et Trogotori Dezzori de Dolia. Etest facta custa carta abendu-si-lla Iudegi a ma-

25 nu sua sa curatoria de Canpitanu pro logu-salbatori. [Et] ki ll’[aet] devertere apatanathe[ma daba]

26 Pater et Filiu et Sanctu Ispiritu, daba .XII. Ap-postolos et .IIII. Evangelistas, .XVI. Prophetas,.XXIV. Seniores, .CCC[XV-

27 III] Sanctus Patris, et sorti apat cun Iuda inifernum inferiori. Siat [et Fiat].

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VII. Carta di compromesso del priore Raimondo di San Saturno, ca. 1190-1206

Page 39: Crestomazia Sarda

Altri toponimi medievali, sopravvissuti nellamicrotoponomastica di Sinnai, Maracalagonis edintorni (Baniu > Bangiu, Coroniu > Corongiu,Solanas), si trovano repertoriati in Day(1973:13-20) e Terrosu Asole (1974:16-19).

VII.3 Commento codicologico

Marseille, Archives Départementales desBouches-du-Rhône, fondo dell’abbazia di Saint-Victor 1, serie H 88, num. 428.

Pergamena refilata sul bordo superiore, conplica inferiore dove si può ancora scorgere lospazio per una bulla deperdita. Di forma rettan-golare, mm 517x249, vergata su 27 righe conmessa in pagina accurata e omogena. Lacera sututto il margine destro, da cui per strappo man-ca la fine di piú righe. Inchiostro marron scuro,sbiadito in piú parti, con guasti dovuti a umiditànelle sezioni superiore e inferiore. Come sup-porto costante sin dalla sua scoperta viene uti-lizzata una seconda pergamena squadrata piúfine, sulla quale Louis Blancard segnò a calconel 1874 una prima trascrizione, invero moltoapprossimativa, utilizzata anche da Contini persupplire alcune lacune del margine destro, oggitotalmente irrecuperabili.

Sul dorso si legge, oltre la segnatura archivi-stica Sardaigne V°, SS, 428, un breve regesto dimano del Blancard: «Donation des terres faites /au prieur de St. Saturnin / par le juge Salusi, /podestat d’une partie de / Kalaris, avec le con-sentement / de sa femme Alasia. / Sans date. /Sarde. / Inédit [con biffatura eseguita successi-vamente] / vers 1165?».

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:57, num.74.027).

VII.4 Commento diplomatistico

Il diploma rispetta l’ordine delle sezioni già illu-strate in precedenza:

– Invocatio 1.– Intitulatio 1-2.– Insinuazione 2-5: inserzione nell’atto pub-

blico, mediante assoltura del Giudice, del nego-zio giuridico compiuto dal priore di San Saturnocon la comunità di Maracalagonis, affinché ven-ga redatto un diploma munito di sigillo e perciòdotato d’inattaccabilità giuridica.

– Dispositio 5-17: con indicazione della cau-sa e dell’esito del giudicato.

– Notitia testium 17-24: elenco dei testimonicon indicazione delle due categorie: prima, dicoloro i quali parteciparono al negozio giuridi-co tra il rappresentante dei Vittorini, attore, e iliberi di Mara, convenuti (17-22), quindi degliassistenti all’insinuazione che si compie dinanzial Giudice (23-24).

– Sanctio negativa 24-27: con le solite clau-sole comminatorie per i trasgressori della vo-lontà regia.

VII.5 Commento paleografico

Scrittura carolina, d’esecuzione calibrata e omo-genea, con applicazione ancora oscillante dellaregola d’addossamento su lettera successiva del-le lettere concave ed elaborazione rigida delleparti di alcune lettere (a, d, g, p, r) in cui alter-nano tratti sottili e pesanti. Non regolare l’ado-zione della d onciale, né della s maiuscola in fi-ne di parola. Notevoli l’uso cospicuo di notetachigrafiche, per r, er, re, unt e us, e soprattut-to l’impiego di due apici sulle vocali a indicarela lunghezza che deriva dalla caduta d’una con-sonante fricativa (*MAGAR > Máára 17 = ['ma:ra])o da contrazione vocalica (díí 12 = [di:], comenel campidanese odierno). Una dettagliata ex-pertise si può leggere in Cau (2000:363-365).

VII.6 Commento linguistico

VII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono grafie autoctone: <k, g> per le oc-

clusive velari: kertu, ki 5, fagiri 3, plagendu 16.– È grafia importata <ch> = [k] in mache-

laant 6.

b) Fonematica– Vocali finali alte: iudigi 1, fagiri 3, dii 12

(muiere 1 può essere residuo inerziale della for-mula di protocollo); lassandu 13, fazzu 5.

– Prostesi: Ispiritu 1; Arresmundu 2, erriu 11.– Paragoge: Lacunu 1.– Betacismo: lebandu 3, lebat 13; dileguo di

B- in clausola sintattica: su ’runcu < *su bruncu 8.– P T C -: cabizali 10, fegi 5, megu 7, ed esi-

to nullo in domestia 10; di contro -T- non digra-dato in: Saturru 3, curatori 18.

– Nesso CJ: fazzu 5.

Scripta campidanese – DOCUMENTO VII

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dice «qu’ab joi viu et ab sen renha: / Gen sapdonar e retener / E creis s’onor e son poder»,ed. Avalle 1960 II:288-289; per altre ricorrenzedel nome del sovrano nella lirica trobadorica siveda la minuziosa rassegna di Oliva 1999).

Guglielmo irrompe in Sardegna col suo eserci-to sulla fine degli anni Ottanta, per porre fine allelotte per la successione al trono giudicale dopo lamorte di Costantino, e conquista i domini di Pie-tro de Pluminus o Torchitorio III e degli alleati ge-novesi, allargando in pochi anni i suoi territori adiscapito dell’Arborea (si veda il doc. VIII). Perevitare l’insorgere di focolai filogenovesi assumeanche la carica di lociservator del Campidano diCagliari, sottraendola a Comita de Lacon, che l’a-veva rivestita fino all’ultima decade del secolo XII.Inoltre, egli riprende il titolo dinastico di Salusio, eimpronta i diplomi con l’antico sigillo dei Giudicisardi, per dar maggior forza di continuità all’impe-ro conquistato. Nella carta marsigliese Guglielmofigura con la prima moglie Adelaide o Adelasia, fi-glia di Morello Malaspina di Mulazzo, la qualemorí prima del 1206, data nella quale il Giudicecompare con la seconda consorte, Guisiana figliadi Guido Burgundione, conte di Capraia.

La redazione del diploma qui esaminatodev’essere – come già segnalò il Contini – ante-riore al 1206, ma poiché Guglielmo appare inve-stito anche della carica di lociservator, assuntaagli inizi del suo governo, quando cacciati i Ge-novesi egli occupò il trono a vantaggio di Pisa,il termine post quem può ragionevolmente esse-re spostato al 1190, data peraltro coincidentecon quella di altre carte volgari pubblicate dalSolmi in cui ricorrono alcuni nomi di testimonidel nostro atto (si può invocare ad abundan-tiam l’identità dei testes Arzzocu de Maroniu eGunnari de Lacon Mancosu coi personaggiomonimi del documento VI, l.15).

Sul Giudice e sul documento informano:Solmi (1905b:20-22), Carta Raspi (1977:434-436),Besta (1979 I:cap. X, 151-179), Day (1984a:167-168), Brook et alii (1984:341-342), Casula(1992:205, lemma 224 e tavola).

VII.2.2 Personaggi e luoghi2 Adalasia: figlia di Morello e di una scono-

sciuta Frangipani, menzionata per la primavolta in un documento del 1200.

3 Sanctu Saturru: San Saturno, con svilupporegolare di -RN- > [rr] (a differenza della de-nominazione del Santo nella Cgr).

5 Maara: riflette l’esito finale, di scomparsa,della -[H]-, con allungamento vocalico di

compenso: *MAGAR > Maara ['ma:ra] > Ma-ra(calagonis), centro a pochi km da Cagliari,nei pressi di Sinnai (e si veda Wolf 1988a:23per un confronto con *MIGIL > Miili(s)['mi:li(s)] > Milis, nell’Oristanese). La primalocalità menzionata nell’atto, Zizimi, corri-sponde al centro scomparso di Sísini, aggre-gato a Senorbí, dove è ancora frazione (Ca-sula 2001:1699).

15 Sinnai: centro abitato dell’hinterland caglia-ritano, confinante con Maracalagonis, larga-mente documentato nelle fonti medievali(Wolf 1988a:19).

19 Serri: etnonimo che rinvia al centro campi-danese di Serri, nella curatoria di Siurgus(Casula 1980:101).

19 Gosantini: ‘Costantino’; per l’evoluzione fo-netica e per le varianti (Goantine, Gontini,Gantini) è utile la scheda approntata daContini (1950:74, n.1), cui si possono ag-giungere le attestazioni riunite nel nostro In-dice onomastico.

20 Pirri: centro della periferia nord di Cagliari.Solanas: località afferente al centro di Sinnai.de ’Ergei: va collegato col centro di Gergei,vicino a quello precedentemente menziona-to di Serri; la caduta della consonante inizia-le in sandhi è regolare nei dialetti campida-nesi (cfr. ['dΩ}nna] e [sa '}nna]). Kerarius: si tratta di Selargius, nella periferianord-est di Cagliari (Casula 1980:98).

21 Quartu Iossu: è la denominazione di QuartuSant’Elena, da tener distinta da Quartu To-cho o Quartucciu (Casula 1980:98-99); nelMedioevo questo nucleo abitato doveva rap-presentare una delle tre borgate che nel1327 furono riunite a formare l’attuale cen-tro di Quartu.Kibullas: sarà il centro di Cepola, nei dintor-ni di Quartu (Terrosu Asole 1974:17, Casula1980:98).Zípari: località non identificata, formata conl’appellativo del ‘rosmarino’.

22 Palma: è il centro, piú volte ricorrente neidocumenti afferenti al Campidano di Cagliari,di Palma o Palmas (Terrosu Asole 1974:18).Sancta Ilia: è, insieme con S. Igia, la deno-minazione tradizionale del vecchio capoluo-go del Giudicato, sulle rive dello stagnoomonimo in direzione di Capoterra, divenu-to in età pisana un’appendice di Cagliari(Terrosu Asole 1974:18).

24 Dolia: capoluogo della curatoria omonima,a pochi km da Cagliari.

74

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 40: Crestomazia Sarda

VIII.1 Testo

Ed.: Solmi (1908 = S; 1917:413).

[153r]1 In Nomine domini nostri Iesu Christi, Amen.

Ego Guilielmu Marchesu2 de Massa, per isa gratia de Deu Iudigi de

Kalaris, clamandu-mi Iudigi3 S[alusi], cun boluntadi de Deus et de totu

sus sanctos et sanctas Dei Amen,4 et cun boluntadi de mugleri mia don<n>a

Guisiana et de figlias mias,5 donnigel<l>a Benedicta, et donnigella Agne-

sa. Et Ego Hugo per isa gratia6 de Deus Visconte de Bassu et Iuigui de Ar-

borea, cum boluntadi de Deus7 et de totu sus sanctos et sanctas Dei Amen,

et cum boluntadi8 de mugleri mia don<n>a Preciosa de Lacon,

faguimus cartas impari de sas sinnas et con-finis de Kalaris et de Arborei. Repartirus in-pari et segarus,

9 Ego Guilielmu Marchesu de Massa et Iudiguide Kalaris, et Ego Hugo Visconte de Bassuet Iudigui de Arborei, cum boluntadi de susArchie-

10 biscobus et Piscobus et liurus d’ambus [lo-gus], po gi stint impari et in beni

11 ambus logus Kalaris et Arborei. Tenerus sin-nos dava

12 Puçu d’Idalu et calarus cum sinnas derectuad Oiastru Solus, et calarus

13 deretu a sa Corte dessa Pedra Recta in Mon-te Tufadu; ressit derectu a Tupa

14 de Piga, et calaus daretu a Pedras [.......] deGen<n>a de Pirastru, et

15 calaus daretu a Gutur d’Argada, et calarusinuvi inter sa Binia et Nurechi,

16 et calarus totui s’orroia inter Su ’e Turri etSancta Maria de Sinnas de Maara;

17 et benerus inter muru de Donnigallu et issadomestia de Bani<u> de Baressa

18 ilassando-lla a manu destra intru de Arbarei;et essit totui s’erriu derectu

19 ad Sanctu Iorgi de Sinnas, et bennirus totuis’erriu derectu assa Funtana

20 de Sissoni, et benerus derectu ad Cucuru deStipoi, et calarus serra serra

21 lassando ad manu destra s’erriu intru de Ar-barei, et calarus totui s’er-

22 riu s’erriu ad serras de Masoni de Iustu, etcalarus erriu erriu infini

23 a sa bia ki baet dae Sellori et Sanctu Gavinu,et uvi est sa Pedra Fita

24 ki si clamat Pedra de Miliariu; et calarus sabia sa bia derectu a Giba de

25 Onidi, et benirus derectu a Pedra Pertunta,et benirus deretu ad Pedras

26 de Regos, lasandu a manu destra intru deArborei ad Pischina de Moiu, et

27 benirus derectu a su Bruncu de Bialana, etdaindi benirus derectu

28 a Giba de Saraginus, et callarus derectu adOrruina de Castula, et daindi

29 callarus s’orroia s’orr<o>ia de Funtana de Co-lora, et calarus derectu

30 assa Bia de Pedras de Fraus, et callarus a saBia dess’Arburi de Uvimali;

31 et dainde callarus sa bia sa bia de Fenugleide Pedredu de Mau, et esirus

32 derectu a sa Giba de sa Ruina, et benirus de-rectu a Giba de Muteglu de Binias

33 de Mau, et benirus serra serra de Binias deMau derectu a sa Genna

34 de Saronai; et callarus derectu ad Funtanad’Ebas, et bennirus derectu

35 ad Genna de Scala, et daindi bennirus derec-tu assa Sella de sa Pedra Alba

[153v]36 et bennirus derectu a Bruncu de sas Luas, et

bennirus derectu a Figu Torta,37 derectu a sa Serra d’Aleci, derectu assu

monte de Sanctu Miali de Monte38 Virdis; et daindi bennirus ad Genna de Fala-

berxe, et callarus derectu

77

VIII. Trattato di pace del 1206c) Morfologia– Articolo pl.: sus 18, et issus óminis 15.– Possessivi: miu 4, mias 15.– Pronomi: issi 4; megu 7, cun isus 5; clitico

-llu 2.– Verbo: Infinito fagiri 3, castiari 16; Gerun-

dio plagendu 16; Presente indicativo sunt 14;Imperfetto indicativo 1p avea, kertaa 7, 6p ma-chelaant 6; Passato remoto 1p intrei 6; 3p fut18; 6p furunt 7.

– Avverbio: tudui 11.

d) LessicoDa notare bolit 3 < *VOLET.

e) ConsuntivoQuadro organico di fenomeni del campida-

nese antico, con qualche mantenimento inerzia-le di uscite etimologiche. Il testo testimonia dialcune regole fonologiche molto caratteristiche(lunghezza vocalica da -G-; raddoppiamento fo-nosintattico dopo DE; dileguo di fricativa inclausola sintattica).

VII.6.2 Voci e strutture notevoli5 kertu: ‘lite, causa’, da kertari < CERT5RE, pro-

cedimento che viene avviato con la denun-cia introduttiva dell’istanza che oralmente fachi vuole agire in giudizio all’autorità com-petente o al Giudice che dovrà presiedere iltribunale o corona.

6 canpaniari e 8 canpaniu: ‘compromesso,conciliazione fra le parti del processo’.

8 su ’runcu: è la stessa voce di 9 bruncu, inclausola sintattica, con regolare caduta dellafricativa bilabiale [B] dopo vocale: ['bruØku] e[su 'ruØku] (cfr. ['brattsu] e [su 'rattsu]). Il signi-ficato geomorfologico tradizionale è quello di‘punta, cima d’un monte’ (Puddu 2000:369).Fuori rotta Contini (1950:77: ‘ronco’).

10 mudeglu: ‘cisto’.11 tudui: ‘lungo, lunghesso’, lat. volg. *TOT(T)U

+ UBE > log. ant. tottube.moori: da lat. MA28REM > *[ma']re] > moori(con assimilazione progressiva) ['m]ri] ‘viot-tolo, sentiero di confine fra saltu e terreconfinanti’.zinnigas: ‘giunco spinoso’, toponimo moltodiffuso (note le vene Zinnigas presso Siliqua).clonpit: ‘raggiunge’, da lat. COMPL6RE piú me-tatesi (camp. mod. lompit ['l]mpiAi]).

14 cummentu: ‘accordo, patto’, da CONVENTUM,nominale deverbale di CONV1N28; la forma

nota ai testi piú antichi è cumbentu (Guar-nerio 1906:51), e l’assimilazione [mb] > [mm]non risulta attestata fuori dall’area mediana(C7NQUE > Tonára ['kimme] > Désulo['t∫imme], tramite ['kimbe]). Si tratterà forsedi trascrizione errata della u (= v) della mi-nuta, o anche di esito proprio del copista?orruinas: ‘rovine’, indicazione topograficamolto usuale nei documenti medievali, chein piú casi – come ha dimostrato perentoria-mente Antonello Cadinu (1988:37) – corri-sponde a resti di siti archeologici (cogentela corrispondenza tra orriina de nonzu Pe-dru d’una carta campidanese del 1215 conruyna de sanctu Perdu d’un secondo docu-mento del 1219, entrambe le denominazionicon riferimento ai resti di monumenti su uncolle nei pressi di Suelli chiamati ancora ap-punto ruinalis de Santu Pedru). Decade co-sí la fantasiosa proposta interpretativa delSolmi e del Guarnerio, ‘campo coltivato adorzo’, accettata da Contini.

17 segari: ‘sottrarre terre (saltus) al patrimoniolasciato incolto dello Stato per donazioni econcessioni regie a monasteri o altri enti’.pariari: ‘(obbligo di) pagare una certa som-ma al fisco per terre concesse in enfiteusi oin seguito a contratto traslativo di proprietà’(cfr. anche V.9).

23 gonpanioni: ‘compagno’, con riferimento alsecondo testimone pisano; è evidentementeforma non sarda (per le prime attestazionidi compagnone cfr. Larson 1995:202). Sor-prende la sonora iniziale, che potrebbe peròrinviare al focolaio pisano (dove la Anlaut-sonorisierung dell’occlusiva sorda è larga-mente attestata).

VII.7 Commento filologico

Autografo, esemplato su una minuta o imbre-viatura, durante la cui compilazione è possibileche l’estensore abbia interpolato qualche mini-ma consuetudine d’un’area geografica piú a set-tentrione, comunque compresa nei Giudicati diCagliari e Arborea (cosí forse [mb] > [mm] e an-che l’i prostetica, sconosciuta al campidanese,che probabilmente l’aveva persa da secoli). Cisono chiare tracce del processo di “oralité misepar écrit” (Koch 1993), quali il raddoppiamentodopo DE o l’assimilazione [nf] > [ff] di infernum> ifernum (cfr. [i'f(f)erru]).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 41: Crestomazia Sarda

[minuens] / quod sensum vel intellectum mutetpreter punctum litterarum seu silabam quod qui-dem / exemplum diligenter excultavi cum origi-nali supradicto, cum / infrascriptis notariis, vide-licet Nicolao quondam Alamanni Rubei a Pisis,Hubaldo / de Greciano quondam Philippi deGreciano et Simone filio Leonardi aurificis. / Pri-vilegium [suprascriptum] bullatum erat cum dua-bus bullis plumbeis pendentibus cum cordellisde sirico viridi, in una quarum erat scultus exuno latere quidam miles [.....] annis super unoequo cum spata in manu, / scutu in brachio etelmo in capite, et erant ex dicto latere hec / litte-re, videlicet: Sigillum Ugonis vicecomitis de Bas,Iudicis Arboree; / et ex alio latere erat scultaquedam imago unius hominis sedentis super /cathedra ad modum regis, cum spata in una ma-nu et corona in / capite et in alia manu lilium, eterant ex dicto latere iste similes //

[154v]littere. In alia vero bulla nulla ymago sculta

erat, nisi quod ex ambabus lateribus / scripteerant littere grece. Et quia sic deinceps exem-plum de verbo adhibitum concordare / invenicum originali predicti, me subscripsi et meum si-gnum et nomen / apposui. Actum in Arestano[.......] Palati novi Archiepiscopatus Ar/borensis,presentibus infrascriptis dominis Episcopis, Archi-presbitero et Canonicis et notariis, / et dominoGanochiulo de Lanfrancis, domino Mariano dePlumbino iudice, / domino Falco Candido [de]Iuste, domino [...20...] / de loco Arbaree, etdomino Perastine de Iana quondam dominiIoannis, testibus / rogatis ad hec Dominice <In-car>nacionis Anno Millesimo trecentesimo septi-mo. Indictione / quarta, octavo idus Septembris.Signum.

_____

3 Guasto che sembrerebbe derivato da rasura; rimango-no perspicui la S iniziale e un tratto forse dell’asta d’u-na l. La ricostruzione Salusi (S stranamente proponeSalusiu) è confortata dai diplomi autentici coevi in cuiGuglielmo di Massa assume il titolo pubblico.

4 Guisiana]Guiriana (corregge già S).5 donnigella]donnugela, con u per correzione maldestra

in corso di copia d’una a (scriptura prior). Interferenzacon donna da parte del copista pisano (il quale omet-te anche una liquida nel suffisso). Piú avanti si ha do-mugella, dove forse c’è commistione con damigella.

6 Bassu]Bassa per Bas, o in veste sardizzata, Bassu (cosíS, senz’avvertire).

7 S legge e de totu. et cum boluntadi] Segue una crocedi rinvio al margine sinistro, dove il copista inserisceun lungo brano di ca. 2 righe, omesso in prima reda-zione per evidente omeoteleuto. La divisione delle

due linee 8-9 si basa su una articolazione logica dellalunghezza del testo ospitato nel margine.

8 S Arborey.9 Hugo Visconte de Bassa ripetuto, con cancellazione in

corso di copia mediante tratto orizzontale. Arborei]Ar -borey, con y ricavata maldestramente da una i. de sus]Con u sovrapposta a un’o (opera forse d’un revisore).

10 biscobus] Con u sovrapposta ad un’o (sembrerebbecorrezione d’un revisore).Dopo ambus segue una lacuna, restaurata da S conlogus per ço (ma per ço è superfluo, giacché il testocontinua con po gi, con p incompleta nell’esecuzione).

11 Arborei]Arborey, con y corretta su a. Seguono due fra-si cancellate mediante tratto orizzontale, già copiatenel margine sinistro: Repar[t]irus impari et segarus,Ego / Guilielmu Marchesu de Massa et Iudigi de Kala-ris. sinnos] Nell’interlinea.

12 sinnas]sinnias, con i espunto.14 Dopo Pedras segue una lacuna insanabile.15 inuvi]inuui, con seconda u composta mediante ag-

giunta d’una seconda gamba. S legge inuii, che nondà senso. Nurechi]Nuredei, per errore di lettura.

16 Su ’e Turri]Sueturri, con notazione fonetica di de (>[e] dopo l’articolo). S e Santa.

17 S legge stranamente baui, ma è chiaramente Baniu,con u omesso.

18 ilassando] Di difficile interpretazione la i che chiara-mente s’avverte davanti al verbo; in sardo odiernonon sono pochi gli allomorfi di verbi con i- protetica(cfr. li(b)erai - illierai), e si tratterà perciò d’una primatestimonianza di tali formazioni. S Arbarey.

21 et]da, per evidente distrazione.23 baet]bant, per lapsus calami. uvi]uui, con seconda u

prodotta come in inuvi di l.15.25 S deretu (a Pedra Pertunta).27 Dopo daindi benirus due volte derectu, con la prima

voce cancellata con tratto orizzontale in corso di copia.28 Saraginus] Con u sormontata da punto; S legge Sara-

ginis. S emenda orruina con orriina.29 s’orroia ripetuto tre volte, con cancellazione della pri-

ma occorrenza mediante tratto orizzontale. Colora]co -loora, per lapsus calami, con seconda o espunta,

30 S legge calarus (a sa bia). S legge cuimali.36 torta]trota torta, con la variante metatetica cancellata

con piú tratti orizzontali in corso di copia.38 et daindi]de et daindi, con de biffato.40 et bennirus]et coperta da inchiostro.43 porcilis] Con -s soprascritta su una lettera incompleta.

Arborei]Arborey, con y corretta su a.44 de Simoi]deçimoi. ad]ad ad in fin di rigo, scritti in cor-

po minore, il secondo nell’interlinea inferiore.46 bennerus]bennerius.49 ariola] Con o corretta su vocale erasa.51 Funtanas]fuctanas.52 S legge clamperus. Bugerru]Buguerru, con u espunto.54 d’arreere] La prima r ricavata da una e.55 donno] L’o è del copista.56 de Bassu]dessa, per evidente omissione del segmento

iniziale. S integra Bassu, senz’avvertire né giustificarela -u.

58 pognu-ibi]pognunbi, per confusione del nesso finale.Kalaris] Segue una S congiunta con una i mediante unlungo svolazzo che si protrae fino al rigo seguente: èil signum di ricognizione per Salusi.

59 Come a l.6; S legge Bassu.60 mantenne]mantener, con ne scritto sopra er in corso

di copia.61 Marchesu] Dopo l’u s’intravede una sequenza bi av-

viata e poi in parte erasa.

Scripta campidanese – DOCUMENTO VIII

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39 ad Genna de Magu, et bennerus derectu adella, lassando Sos Porchilis intru

40 d’Arbarei; et bennirus derectu a Genna deBia Uscu, derectu a Gen<n>a de

41 Maalarius, et daindi bennirus ad Gutur deGurgolas, et bennirus derectu

42 a Gidili de Crumone, et daindi benirus adErba Bona, et benerus derectu

43 ad Tinni, remanendu Sus Porcilis intru deArborei, et daindi bennirus

44 ad Planu de Suvera derectu ad Cucuru deSimoi, et essirus derectu ad

45 Gen<n>a de Candelaçu, et bennirus derectua sa Scala de Candalaçu, et

46 callarus ad Serra de Suerio, et daindi benne-rus ad Genna de Pedras,

47 et essirus derectu a Pauli, et bennerus de-rectu ad Piçu de Manurechi,

48 derectu ad Planu de Mollici, et daindi benni-rus assu Monte de

49 Candelaçu, et callarus derectu ass’Ariola deCandelaçus, et benerus derectu

50 ad Pedra Cuada derectu a sa costa de MonteNiellu, lasando su monte

51 cum sas Funtanas ad manu destra intru d’Ar-barei, et benerus derectu

52 ad Serra de Fenu derectu a sa Scala de Bu-gerru, et clonperus a mari.

53 Et Ego Guilielmu Marquesu de Massa, perisa gratia de Deus Iudigi de Kalaris,

54 iuro ad sancta Dei Evangelia d’arreere fir-mas et de mantenne

55 custas sinnas, segundu in co las appo parti-das cum donno Hugo Vis-

56 conte de Bassu et Iudigi d’Arborei, genurumiu, et bogliu qui siant fir-

57 mas et stabilis usque im perpetuum in cosunt scritas in custa

58 carta, et pognu-ibi sa bulla mia de su Regnumiu de Kalaris.

59 Et Ego, Hugo, per isa gratia de Deus Vi-sconti de Bassu et Iudigi de Arborei,

60 iuro ad sancta Dei Evangelia d’arreere fir-mas et de mantenne custas

61 sinnas, segundu in co las appo partidas cumsogru miu Marchesu

62 Guilielmu Iudigi de Kalaris, et bogliu kisiant firmas et stabilis

63 usque in perpetuum in co sunt scritas in cu-sta carta, et pognu-ibi sa

64 bulla mia dessu Regnu miu de Arbarei.65 Et ordinamus et iuramus, Ego Guilielmu

Marquesu de Massa et Iuigi66 de Kalaris pro su Regnu miu de Kalaris, et

Ego Hugo Visconte de

67 Bassu et Iudigi de Arborei pro su Regnumiu d’Arborei, c’ad faguiri incontra

68 custu ç’esti scritu de supra in ista carta desas sinnas et confinis d’ambus logus

69 c’amus partidu a boluntadi bona de pari adpena de pagari decem milia bisantis d’aurumassamutinus.

70 Et sunt testes, primus Deus et Sancta Mariamater eius et omnes sanctos et

[154r]71 sanctas Dei, et donnu Riçu archibiscobu de

Kalaris, et donnu Bernardu72 archibiscobu d’Arborea, et donnu Guantini

piscubu de Oglia, et donnu Ma-73 riani piscubu de Sulçis, et donnu Troodori

piscubu de Suelli, et donnu74 Mariani piscubu de Terralba, et donnu Bo-

nacursu piscubu de Sancta75 Iusta, et donnu Mariani piscubu d’Usellos, et

Bonacursu de Gattu et76 Serranti de Pani e Porru, et Bonacursu Alferi

et Romeri Marcuchu, et77 Rana d’Agnellu et Simone Boco nobilis de

sa civittadi de Pisas, et78 Guilielmu de Sala, et Ramundu de Colum-

biera et Pier Iohan et Bernardo79 Bonamigu et Guilfredi Beringeri, nobilis de

Cadalonga; et liurus de80 Kalaris Mariani de Çori Orlandu et Comida

de Serra de Frailis, et Mariani81 de Unali Castai, et Barusone de Serra Passa-

gi, et Torbini de La-82 cunu Mancosu et Comida de Unali de Ge-

noni, et Barusoni d’Aceni, et Furadu83 Çurrunpis, et Ioanni de Serra Daluda et

Comida d’Arruu de Silvila,84 et Turbini de la Serra, et Goantini de Siillu

et Orçoco de Marognu, et Pedru d’Arcedi;85 et liurus d’Arbarei, Arçoco de Lacon Sabiu et

Gunnari su filiu, et Arçoco de Lacon86 Arbarichesu, et Barisone de Serra su filiu, et

Comida de Lacon Pees, et Comidai87 de Rana et Guntini de Martis. Anno Domini

Millesimo ducentessimo sexto.88 Indictione nona, tercio kalendas Novembris.

Ego Ioannes quondam Guantini Pala filius,auctoritate imperiali iudex / ordinarius atquenotarius et scriba publicus Bandini Pedalis etBernardi / de Passa, consulum Pisanorum partisArestani, presentia, consensu, decreto et / aucto-ritate de eorum consulum, hoc exemplum scri-psi et fideliter exemplavi de / originali cuiusdamprivilegii auctentici sive [bulle], nihil addens vel

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 42: Crestomazia Sarda

i tratti piú vistosi della sua parlata: Blasco Fer-rer 1991a):12 Puçu d’Idalu = oggi Fonte Uralla, pozzo per

abbeverare il bestiame ai piedi delle pendicinord-occidentali della giara in una valle irri-gua (in territorio di Usellus).Oiastru Solus = Sa Pala de s’Ollastru.

13 Corte dessa Pedra Recta = Perda deretta.Monte Tufadu = stessa denominazione.Tupa de Piga = Tupa de sa morta.

14 Genna de Pirastru = S(a) (B)ega de su Pira-stru.

15 Gutur d’Argada: forse il canalone ripido diGesturi denominato Gúturu de Cuaddu.Nurechi: forse Nurato, a pochi km di distan-za dal bivio della strada di Barádili per Sini.

16 Turri = Turri.S. Maria de Sinnas de Maara = il confinelungo il Rio Mara.

17 Donnigallu (-a): microtoponimo non indivi-duato.Bani(u) de Baressa: forse delle acque pres-so Baressa, a ovest del tracciato di confine.

19 S. Iorgi de Sinnas = serra Sinnas, dove forsec’era una chiesetta campestre.

20 Funtana de Sissoni = Rio Mitza Canneddu.Cúcuru de Stipoi = toponimo ancora esisten-te nei pressi della chiesa campestre di S. An-tioco di Sanluri.

21 Arbarei = nome encorico di Arborea; a l.26Arborei.

22 Masoni de Iustu: Rio Masoni nostu, in terri-torio di Sanluri.

23 Sellori = Sanluri.Sanctu Gavinu = San Gavino Monreale.

24 Pedra de Miliariu = pietra miliare ancoraesistente sull’antica strada de Su CaminuBeciu, che portava da Sanluri a San Gavino.Giba de Onidi = oggi Cúcuru de Gibannidi.Pedra Pertunta: microtoponimo non indivi-duato.

26 Pedras de Regos = pietre di confine dell’areachiamata Giba-Regos.Pischina de Moiu = Stagno Pascanali.

27 Bruncu de Bialana = Bruncu de Sa(B)ia.28 Giba de Saraginus = Campu Linus.

Orruina de Castula = Arruina de Crastu.29 Funtana de Colora = stessa denominazione.30 Pedras de Fraus = stessa denominazione.

Arburi de Uvimali: forse Sa Matta de su Ca-nali.

31 Fenuglei de Pedredu de Mau = Funtana deFenuga de Su Perdiargiu.

32 Giba de Sa Ruina: toponimo non identificato.Giba de Muteglu: toponimo non identificato.

33 Binias de Mau: toponimo non identificato.34 Genna de Saronai: toponimo non identifica-

to.Funtana d’Ebas: toponimo non identificato.

35 Genna de Scala = S(a) (G)enna de Sa Scala.Sella de Sa Pedra Alba = Perd’Alba.

36 Bruncu de Sas Luas = S(a) (B)ega de SaLua.Figu Torta = un chiuso alle pendici deimonti subito dopo la pianura.

37 Serra d’Aleci = Aletzia.S. Miali de Monte Virdis = ruderi d’una chie-setta a S. Miale.

Da qui i confini proseguono verso il territoriocompreso tra Gonnosfanádiga e Villacidro, vol-gendo di nuovo verso nord tra Gonos e San Ga-vino, per tornare giú, lasciando definitivamentenell’Arborea il confine tra Sanluri e Villacidro.

38 Genna de Falaberxe = forse Genna de Far-racus.

39 Genna de Magu = Genna de Magus.40 Genna de Bia Uscu: toponimo non identifi-

cato.41 Genna de Maalarius: toponimo non identifi-

cato.Gutur de Gurgolas: toponimo non identificato.

42 Gidili de Crumone = piana d’Idilis, che sistende fino a Pala S’Oliani.Erba Bona = Campu de Arborea nel monteFundu de Forru.

43 Tinni = Miniera Tinni, sul torrente omonimo.44 Planu de Suvera = Pranu de Suergiu.

Cúcuru de Simoi: toponimo non identifica-to.

45 Genna de Candelaçu = (G)enna de Cordiaz-zus.Scala de Candelaçu = Scala de Cordiazzus.

46 Serra de Suerio = Su Suergiu.Genna de Pedras = Genna de Sa Tana.

47 Pauli = Is Argiolas Becias de Pauli.Piçu de Manurechi = Punta de Bau Mannu(località nei pressi di Antas, vicina a Flumi-nimaggiore).

48 Planu de Mollici = Conca de Modditzi.49 Monte de Candelaçu = Monte Candiazzu.

Ariola de Candelaçus = Is Argiolas de Can-delatzu.

50 Pedra Cuada = Monte Carcinada, con mol-te sorgenti all’aperto, fra cui Su Idili, cioèFuntana Manna.Monte Niellu = Monti Nieddu.

52 Serra de Fenu = Rosmarino, dove persiste iltoponimo Su Fenu.

Scripta campidanese – DOCUMENTO VIII

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62 siant]stant, per errore di copia.63 pognu-ibi]pognunbi, come a l.50. Dopo Arbarei segue

un signum di ricognizione, a mo’ di tilde allungata,per Ugo.

65 ordinamus]oreinamus, poi corretto con la trasforma-zione in d della e. Guilielmu] La m ricavata da una n.

67 Come a l.6; S Bassu. Arborei]Arborey, con y correttosu a.

68 sinnas]sinnias. ç’esti]cesti piú un apice obliquo nell’in-terlinea inferiore; forse il copista ha interpretato maleuna piccola i dopo c nell’espressione tipica campida-nese ['t∫}sti] = ci esti ‘c’è’. Nel dubbio accogliamo latrascrizione del Solmi.

71 S Ricu.72 S donnu, prima di Ma/riani.73 Troodori]Truadiry; S emenda in Trogodori.75 d’Usellos]de d’Usellos.77 de sa]da sa, per lapsus o per interferenza con la lin-

gua del copista.78 Iohan] Con I corretta su i.80 Frailis]fraulis: emendamento sorretto dalla specifica-

zione deonomastica ricorrente in altri documenti.83 Currumpis] S interviene senz’avvertire; noi emendia-

mo sulla base dello stesso testimone in X.20 (Zurrum-pis) e dello zoonimo parentale attuale [tso'rrompis](Blasco Ferrer 2001b:197). S emenda in Orruu.

84 Siillu]Sullu, come S. S emenda Marognu in Marongiu.85 S avverte dell’emendamento di Sabui in Sabiu, ma nel

ms. c’è sabiu, con puntino spostato.86 arbarichesu]arbanchesu, e cosí lascia Solmi.

VIII.2 Commento storico

VIII.2.1 Commento generaleIl diploma tràdito dal ms. Sanjust reca testi-

monianza d’un momento storico particolarmen-te travagliato dei Giudicati di Cagliari e di Arbo-rea, durante il dominio di Guglielmo-Salusio IVe Ugo I de Bas-Serra. Del primo s’è già detto aproposito della seconda carta di Marsiglia (doc.VII): nel 1195 egli attraversa i confini arborensie vince in battaglia il Re Pietro I de Lacon-Serra,«figlio di primo letto di Barisone I, che governa-va in condominio col nipote Ugone I de Bas-Serra» (Casula 1992:206). Morto Pietro, gli suc-cedette come Giudice in Arborea sin dal 1192Ugo, figlio di Ugo-Poncio de Cervera e di Ni-spella de Lacon-Serra, erede del viscontado diBas in Catalogna (Brook et alii 1984:77 e 381,tav. II), il quale sposò prima del 1206 Preziosa,figlia di secondo letto del Giudice di Cagliari.Preziosa compare nel nostro diploma col titolodinastico di Lacon, e non con quello genealogi-co di Massa, a rimarcare – come sottolinea conragione Solmi (1908:206) – i diritti sulla metàdel Giudicato arborense che precedentementes’era arrogato il Marchese Guglielmo. È in que-st’ultimo contesto, di ridefinizione dei confinipiú volte contesi fra i due Giudicati di Arborea

e di Cagliari, che si celebra l’atto ufficiale digiuramento di rispetto delle nuove delimitazionistabilite, probabilmente nella Cancelleria caglia-ritana e alla presenza dei membri delle famiglieregnanti, degli arcivescovi, dei vescovi e degliamministratori piú alti, nonché di cinque nobilirappresentanti dello Stato catalano (Cadalon-ga), la cui partecipazione all’atto solenne costi-tuisce una chiara testimonianza di rapporti bila-terali ben consolidati.

Molto interessante – e finora passato del tut-to inavvertito – è il riscontro di alcuni testimonidel trattato di pace nella carta bullada di Gu-glielmo-Salusio del 1211 (doc. IX); compaiono,infatti, in entrambi i testi gli stessi personaggichiamati Petru d’Arcedi, Comita/Comida de Ser-ra de Frailis e Barisoni Passagi/Barusone deSerra Passagi, tutti liberi cagliaritani convocatidal Giudice come testes di parte.

VIII.2.2 Personaggi e luoghiI nomi dei vescovi risultano tutti confermati

dalla cronotassi stabilita da Turtas (1999): Ticcodi Cagliari (820), Guantino Pizzolo di Dolia(824), Torgotorio di Suelli (826), Mariano di Sul-cis (829), Bernardo d’Oristano (836), Bonaccor-so di Santa Giusta (840), Mariano d’Usellus(842), Mariane Zorrachi di Torralba (843).

Secondo il dettato del diploma, Ugo avreb-be ceduto a Guglielmo metà della curatoria diMarmilla, vale a dire i territori degli attuali co-muni di Villamar, Villanovafranca, Las Plassas,Barúmini, Tuili, Setzu, Genuri, Sini e Gésturi(Casula 1975 con cartina; 1992:308, lemma 320).L’elencazione che segue, con le decifrazioni at-tuali sicure o probabili dei microtoponimi men-zionati nella carta, è tratta dalla tesi di laurea diMariano Addis (diretta da Alberto Boscolo nel-l’a.a. 1963-64), nella quale – in appendice – sitrova acclusa una cartina topografica allestita daF. C. Casula, che cortesemente l’ha concessa perla nostra rielaborazione qui annessa (cfr. vol. II,p. 25), dalla quale si possono agevolmente de-sumere i due confini arborensi ridefiniti nel trat-tato di pace:

(1) quello orientale, che partendo dai pressid’Usellus e raggiungendo Sanluri, sottraeva al-l’Arborea le terre piú fertili della Trexenta (puntimenzionati da l.12 a l.22);

(2) quello meridionale, che da Sanluri por-tava a Buggerru (punti menzionati da l.23 al.52), e comprendeva l’area attorno a Flumini-maggiore, comune che rientrava cosí nella giu-risdizione arborense (e mutava successivamente

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 43: Crestomazia Sarda

interna sono in parte diverse da quelle che ri-guardano i diplomi sardi:

– Invocatio 1.– Intitulatio 2-7: con indicazione dei due

Giudici-Re che partecipano al solenne incontro.– Dispositio 8-52: con enunciazione della

causa dell’incontro, integrata da una dettagliataillustrazione dei confini che entrambi i sovraniintendono riconoscere.

– Formule di giuramento 53-64: con le qualii due Giudici, proferendo le stesse parole, s’im-pegnano a rispettare i confini stabiliti nelle clau-sole precedenti.

– Promulgatio 65-70: con cui si comunica lavolontà comune di adempiere agli impegni assunti.

– Notitia testium 70-87.– Datatio chronica 88: secondo lo Stile del-

l’Incarnazione pisana. Manca, come al solito,la datatio topica, ma possiamo ragionevolmentecongetturare col Solmi che la sede in cui avven-ne il trattato fosse la Cancelleria di Cagliari.

– Completio in latino, del notaio che sotto-scrive, cui seguono le formule testimoniali d’au-tenticazione. Interessanti, anche sul piano stori-co, le descrizioni che il notaio Pala offre dei duesigilli che dovevano pendere dalla pergamena.Per quello di Ugo di Bas la descrizione corri-sponde in toto alle notizie che si avevano da al-tre bullae (cavaliere seduto sul cavallo, con spa-da nella mano destra e scudo sollevato nellasinistra; nel rovescio: figura sedente in trono conscetro e spada, legenda consunta), e consented’integrarle. Quanto a quello di Guglielmo-Salu-sio, il riferimento a una legenda indecifrabile ingreco e all’assenza d’immagini corrobora quantosappiamo sui sigilli di stampo bizantino adope-rati nella Cancelleria giudicale cagliaritana.

VIII.5 Commento paleografico

Umanistica corsiva corrente del sec. XVI, dalductus curato e con messa in pagina omoge-nea; scrittura su 32-34 righe.

VIII.6 Commento linguistico

VIII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaLe varianti grafematiche presenti nel docu-

mento denunciano chiaramente la sua stratigrafia,originatasi dalla contorta trasmissione testuale.

Tre le componenti, qui evidenziate con le sceltegrafiche piú rappresentative:

– strato sardo, dell’originale: <k> = [k] in ki62; <g> = [g] innanzi vocale palatale, iudigi 2;<i> = [j] in Oiastru 12;

– strato pisano, del notaio che trascrive nel1307: <ch> = [k] (Larson 1988) in Marchesu 1,Pischina 26; <li, gl> = [(] in Guilielmu 1, mugleri4, bogliu 56 (per entrambe le grafie cfr. Castellani1980a II:106-107: Guillielmo già nel 1211; Larson1995:XIII; Banti 2000:55, num.64: Guilielmi inun’epigrafe obituaria del Duomo di Pisa del sec.XII ex.); <gn> = [L] in pognu 58; <ç> = [ts] inpuçu 12, piçu 47, e anche [t∫] in ç’esti 68;

– strato ispanico: <qu> = [k] in marquesu53, qui 56 (a breve distanza da ki 62); <gu> =[g] in iudigui 9; <ch> = [t∫] in Marcuchu 76, ve-rosimilmente in sostituzione di -çu -[tsu].

b) Fonematica– Vocali finali alte: iudigi 2, beni 10, mari

52; clamandu 2, ambus 10; c’è oscillazione inilassando 18 contro lasandu 26.

– Assimilazioni e dissimilazioni di stampoprevalentemente meridionale: piscubu 73; dare-tu 14, genuru 56.

– P T C -: bíscobus 10, boluntadi 3, iudigi 2,faguimus 8, logus 10; -C- > [Ø] in posizione disillaba finale di voce proparossitona: domestia17; in clausola sintattica: po gi 10.

– Geminate: vige lo scempiamento, evidentein deretu 13, gutur 15.

– CI-: la variazione porchilis 39 contro porci-lis 43 potrebbe rappresentare un confine traisoglosse, nella fattispecie fra l’esito settentrio-nale [k] e quello meridionale [t∫].

– B- > [Ø]: liurus 10.– Betacismo in baet 23.– TJ- > [(t)ts]: puçu 12, piçu 47.– LJ- > [j], o già [dΩ]: oiastru 12 e soprattutto

binia, ms. binja 15, con possibile rappresenta-zione grafica dell’affricata prepalatale sonora.

Difficile esprimersi apoditticamente su Simoi44, che starà per Simoni: può trattarsi ragione-volmente di titulus non osservato dal copista, eperciò non sciolto, ma anche di una trascrizioneapprossimativa dell’esito nasale [õ], preponderan-te nelle contrade arborensi e campidanesi cen-tro-occidentali, dove tuttavia il processo di nasa-lizzazione non dovrebbe essere tanto antico.

c) Morfologia– Articoli: sus 3, sas 8; si ha sos unicamente

nei toponimi di area centro-settentrionale.

Scripta campidanese – DOCUMENTO VIII

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Scala de Bugerru = ‘alla rada di Buggerru’,ai piedi di Monte Malfidano.

72 Oglia = Dolia.73 Sulçis = Sulcis.

Molti dei microtoponimi riportati sopra sonochiaramente degli appellativi, voci denotantiaspetti geomorfologici specifici, sfruttati da seco-li per stabilire i confini delle terre coltivate o dapascolo. Come ha fatto notare Antonello Cadinu(1988:27) in un’esemplare ricerca di geografiastorica sui limiti dei saltus di Suelli registrati inuna concessione della Giudicessa Benedetta deLacon del 1215, «i toponimi mostrano la stessaresistenza al cambiamento a dispetto delle varia-zioni continue nelle trascrizioni e dell’incertacollocazione nelle mappe; e cosí spesso abbia-mo sentito contadini e pastori chiamare luoghiprecisi con nomi uguali o tanto simili a quelliche compaiono nelle carte volgari», cosicché«trasferendo sulle carte IGM [Istituto GeograficoMilitare] attuali il confronto tra fonti cosí diver-se, il risultato è sorprendente: nell’arco di quasimille anni queste linee sostanzialmente “virtua-li”, che neanche una siepe materializza sul terre-no, sono rimaste pressoché immutate, affidate amodesti rilievi sui 200 metri, a rigagnoli e a stra-de che neanche i carri seguono esattamente».

Ecco, seguendo l’ordine dell’elenco, il signi-ficato delle parole non opache (cfr. Paulis1987:459-547):

['puttsu] ‘pozzo’, [o'jastru] ‘oleastro’, ['k]rte] ‘re-cinto per animali (capre, pecore)’, ['m]nte] ‘mon-te’, ['tuva], [tu'faAu] ‘foro, tronco scavato’ e ‘forato,bucato’, ['tupa] ‘macchia, boscaglia’, ['dΩ}nna] ‘por-ta; vallata o apertura fra due montagne’, [pi'rastru]‘pero selvatico’, ['guturu] ‘gola’, [fun'tana] ‘fonte,sorgente’, ['kukuru] ‘cima’, [ma'z]ni] ‘recinto per lepecore’, ['p}Ara] ‘pietra (spesso cippo di confine)’,['p}Ara 'fita] ‘menhir’, ['dΩiba] ‘collina, punta’,[per'tunta] ‘bucata’, [pi'skina] ‘pozza d’acqua, poz-zanghera’, ['bruØku] ‘cima di montagna’, [orru'ina]‘rovina’, [ko'l]ra] ‘biscia, serpente’, ['arBuri] ‘albero’,[fenu'glej] ‘campo di finocchi’, [mu'teglu] ‘cisto’,['binja, -LLa] ‘vigna’, ['}b(b)a] ‘giumenta’, ['skala]‘via montana scoscesa’, ['s}lla, 's}JJa] ‘avvallamen-to a forma di sella’, ['lua] ‘euforbia’, ['fiHu] ‘fico’,['t]rta] ‘storta’, ['s}rra] ‘costa di monte, crinale’,['}rBa] ‘erba’, ['planu] ‘pianura’, [su'erju] ‘sughero’,[pa'uli] ‘palude’, [mo'JJittsi] ‘lentischio’, [a'rj]la]‘aia’, ['kwaAa] ‘nascosta’, ['fenu] ‘fieno’.

D’interesse è l’utilizzo del termine ‘porcile’,nelle due varietà sarde, arborense Sos Porchilisl.39 e campidanese Sus Porcilis l.43, per indicare

i confini massimi all’interno delle terre riportateper il dominio arborense. Sembrerebbe una sor-ta di ‘miliario’ per delimitare l’area massima d’e-spansione ai margini del territorio giudicale, ecertamente rende molto pregnanti i piedritti del-la cultura antropologica di base.

VIII.3 Commento codicologico

Biblioteca Comunale di Cagliari, Fondo Ma-noscritti Enrico Sanjust di Neoneli, codice 55.

Cartaceo, di cc. 175, mm 320x210, miscella-neo, sec. XVI ex., numerazione moderna in ci-fre arabe da c.1 a c.175 nel margine destro su-periore (c.126 bianca). Coperta rigida dipergamena cucita, con scritta Manoscritti Anti-chi, e a penna, in grafia piú recente, Cartularide Arborea (indicazione, quest’ultima, ripresadal Toda i Güell, num. 681).

Secondo una perizia molto accurata di Pao-lo Maninchedda (2000:XV-XVIII), il manoscrittosarà stato composto tra il 1570 e il 1585. Diver-si fascicoli provengono da archivi dell’Ammini-strazione catalana in Sardegna, e alcuni quader-ni sembra siano stati trascritti o riordinati dalvescovo di Bosa Nicolò Canelles (Solmi 1908),prima che l’intero codice entrasse in possessodel noto bibliofilo catalano della fine del sec.XVI Montserrat Rosselló, da cui esso passò aiGesuiti del Collegio di Santa Croce di Cagliari equindi al Marchese di Neoneli Enrico Sanjust, ilquale lo donò alla Biblioteca Comunale di Ca-gliari (errata quindi la segnalazione di Solmi1917:413: «ora nella Biblioteca Universitaria diCagliari»).

Le carte che tramandano il famoso trattato dipace, 153r-155r, si trovano precedute da due ter-zi di pagina refilata, dove vengono copiati stralcidi capbreus riguardanti piú aree sarde, redatti incatalano del sec. XV, indicati secondo folios cheli ospitavano all’origine. Sembrano notizie spar-se provenienti da un fondo miscellaneo (cfr.f.71: Lo bisbat de Galtelí fonc unit [...]). Il versodella c.152 contiene un regesto di vilas per lequali erano previsti capbreus. Segue al nostrotesto, nelle cc.156-157, una bulla del 1281 per laconsacrazione d’una chiesa a Ruinas.

VIII.4 Commento diplomatistico

La tipologia del testo, un trattato di pace, ri-chiede caratteri diplomatici peculiari, e perciòl’articolazione delle parti e la loro organizzazione

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 44: Crestomazia Sarda

IX.1 Testo

IX.1.1 Testo volgareEd.: Tanfani (1871:364-366 = T), Solmi

(1917:422-423 = S). Seguono la trascrizione delSolmi: Lazzeri (1954:346-349, tuttavia, contraria-mente a quanto dichiara, con piú lezioni delTanfani), Monaci/Arese (1955:45-46, con qualcheinterpretazione del Tanfani), Iordan (1962:372-373, edizione basata sul Monaci).

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, Amen./ 2 Ego Iudigi Salusi de Lacon cun filia mia Bene-/ 3 dicta, per bolintate de donnu Deu potestando/ 4 parti de Kalaris, fazzu-lla custa carta pro beni/ 5 ki fazzu a onori de Deu et de Sanctu Iorgi etde Sanctu / 6 Gorgonii et de Sanctu Vitu, marti-rus de Cristu, et pro / 7 remissioni de sus pecca-dus mius et de parentis / 8 mius, et pro pregu kimi-ndi fegit, candu andei / 9 ad Pisas, donnu Al-bertu su abbadi de Gorgona et / 10 de Sanctu Vi-tu cun issus fradis suus. Assolbu-lla sa / 11 domude Sanctu Iorgi de Sebollu, ki si clabat ad pusti /12 su monasteriu de Gorgona et de Sanctu Vitu,et assolbu / 13 sus serbus et is ankillas de cussadomu, et totu sus / 14 hominis ki anti stari ad sir-bitiu de cussa domu; ki / 15 non denti aligandudadu, ni issa domu ni is serbus, / 16 ni is sirbido-ris suus, ni ad Iuigi ni ad curadori, ni / 17 admaiori de scolca, ni ad armentariu et ni ad peru-na per- / 18 soni ki siat, nin pro nomini de Iudigi,nin pro nomini / 19 alienu, farci siat-si libera etassolta, et icussa domu de / 20 Sanctu Iorgi deSebollu et totu sus hominis suus de non / 21 darialigandu perunu dadu nin pro personis, nin pro/ 22 [c]ausa issoru peruna. Et icustu beni ki apufatu ad sa do- / 23 mu de Sanctu Iorgi de Sebolluet ad totu sus hominis suus de / 24 no·llis lebarialigandu dadu, non apat balia nin po- / 25

[te]stadi perunu Iuigi et nin peruna personi, ki adbenni pust / 26 mei, a isfairi-llu ni ad minimari-llualigandu cantu / 27 [a]di durari su segulu. Et icu-stu beni fegi sendu in Pi- / 28 sas in sa clesia deSanctu Pedru ad vincula, ante <te>stimon- / 29

ius Nigola nodaiu et Barlecta de Luca filiu deBrunec- / 30 tu, Gualteroto filiu de Gilardinu Ca-stagnaccii, et Bandi- / 31 nu filiu de Bonaiunctade Philipu, et Brunectu filiu / 32 [de] Villanu Fol-laru. Et sunt destimonius, Petru d’Arcedi, / 33

[Ba]risoni Passagi, et Comita de Serra de Frailis.Et est / 34 [fa]cta custa carta Anno Domini.MCCXII., Indictione .XIIII. / 35 [Se]xto idus Ma-dii, habendu-mi-lla sa curadoria de Campida- / 36

nu ad manu mia pro logusalbadori. Et ki ll’aetdevertere, / 37 apat anathema daba Patre et Filioet Sancto Spiritu, daba .XII. / 38 [Ap]ostolos et.IIIIor. Evang<e>listas, daba .XVI. Prophetas et.XXIIII. Senio- / 39 res, daba .CCCXVIII. [SanctosPatres], et sorte habeat / 40 [cu]m Iuda traditore ininferno inferiori. Amen et Fiat.

_____

1 nomine] Esecuzione dell’i incompleta. et] Asta sinistradella t sull’e in alto.

3 S boluntade.12 S munasteriu.21 S per unu, ma l’aggettivo o pronome flesso è perunu,

-a.22 causa] La c è coperta da macchia. issoru] S ipsoro.23 domu] S legge domo.24/25 po/testadi] T e S leggono l’intera voce, sebbene

una macchia copra l’inizio di l.25.25 S per unu, ma è peruna. 27 adi]a coperta da macchia.30 filiu]filiu filiu, con espunzione del secondo termine ri-

petuto; né T né S avvertono dell’espunzione.32 de iniziale coperto da macchia. Follaru] T,S Follaiu.

d’Arcedi]darcedi, e cosí tutti gli editori; come in altricasi (cfr. deergei = de ’Ergei VII.20), abbiamo a che fa-re con un Herkunftsname.

33 Barisoni]ba- coperto da macchia.34 facta]fa- coperto da macchia.35 Sexto]se- coperto da macchia.38 Apostolos]ap- coperto da macchia; T legge Aplos.

.IIIor.]or soprascritto. Evangelistas]ev%glistas, con omis-sione di e dopo g, integrata senz’avvertire da S. Dopola metà della riga una grossa macchia rende quasi il-leggibile il testo, ma la scrittura riemerge sufficiente-mente con la lampada di Wood. Il nostro restauro, do-ve la lettura si rivela piú incerta, si vale della lezionedel Tanfani.

37 anathema]anathama, per ovvio lapsus calami.40 Amen] In maiuscolo. Fiat] Con f decorata.

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IX. Carta di donazione di Guglielmo-Salusio, 10 maggio 1211– Possessivo: mia 58.– Pronomi personali: clitico di 3p -lla 18.– Verbo: Presente indicativo faguimus 8,

con desinenza di tipo settentrionale; esti 68, conparagoge meridionale; Presente congiuntivostint 10; Passato remoto con uscite campidane-si: segarus 8, calarus 12 e passim, tenerus 11,ben(n)irus 25 e passim, esirus 31.

– Preposizioni: dava 11, dae 23 ‘da’.– Avverbi: totui 16, daindi 27; ad ella 39

‘costí’, che preannuncia i composti del tipoinedda, indedda, inidda, addai.

d) ConsuntivoEscluse le formule di giuramento, lette ad altavoce dai due Re, e perciò frammiste nella loroartificiosa organizzazione d’elementi arborensi(arreere, mantenne, las appo) e campidanesi(bogliu, pognu, con -u, stabilis, miu, mia), il do-cumento mostra in prevalenza le soluzioni pro-prie della Cancelleria cagliaritana, dov’esso èstato compilato. Gli esiti centrali che vi si riscon-trano nelle parti descrittive sono ovviamenterappresentativi delle diverse aree geografichemenzionate.

VIII.6.2 Voci e strutture notevoli8 sinnas (var. sinnos 11): ‘segni, confini’, ‘ter-

mini fra due proprietà’, da S2GNA piú -S ana-logico di plurale (DES II:420; la forma fem.è registrata dal Casu 2002:1248). Confinis èovviamente “traducente” o glossa di sinnas.Tali segni di confine venivano indicati me-diante cippi epigrafici, pietre con caratteristi-che di vario tipo, siepi ecc.; di particolareimportanza nel nostro testo l’occorrenza del-la pedra fita ki si clamat Pedra de Miliariu,che secondo Attilio Mastino (2002a:37) po-trebbe rappresentare «la piú lontana testimo-nianza della sopravvivenza di miliari romanilungo la strada a Karalibus Turrem costruitanell’età di Augusto dal prolegato T. Pom-peius Proculus».

16 orroia: ‘canale d’acqua, burrone dove scorreun fiume’, forma documentata anche nelCSMB (Wagner 1939/40:152).

20 serra serra: ‘lungo i crinali’; è formazione av-verbiale iterativa, come muru muru, oru oru,erriu erriu.

VIII.7 Commento filologico

Apografo cinquecentesco, copia d’un transump-tum notarile del 6 settembre 1307, eseguito dalnotaio pisano Giovanni Pala per ordine dei con-soli pisani d’Oristano, alla presenza e con l’au-tenticazione giurata di tre notai e dei vescovi diSanta Giusta, Terralba e Ottana, oltreché dell’ar-ciprete e dei canonici della cattedrale di Oristano.Il testo della completio e delle formule di giura-mento dei notai e dei vescovi che per volontà delComune di Pisa assistettero alla registrazione deldiploma può garantire sufficientemente della fe-deltà della copia che, salvo per qualche frainten-dimento e per alcune probabili interpolazionidella redazione successiva, sembra riflettere lostadio linguistico delle carte campidanesi coeve(del 1211 e del 1225, i nostri docc. IX,XI). In ef-fetti, in piú occasioni risulta ovvio che il copistadel sec. XVI emenda la versione esemplata, incorso di copia o durante la revisione del testo, al-terando ad es. tratti grafematici (<k,g> in<qu,gu>; <ç> in <ch>) o uscite etimologiche (-o> -u). Probabile, infine, che alcune peculiaritàgrafiche (<gl,gn>) vadano addebitate all’usus scri-bendi del notaio pisano, e non derivino dall’origi-nale, e anche a lui andranno ricondotte verosimil-mente le poche interpolazioni intese adagevolare la comprensione del testo sardo (valgaemblematicamente il ricorso alla dittologia in 8:sinnas et confinis, dove il termine toscano in se-conda posizione glossa il primo in sardo).La tipologia testuale tràdita dal compromesso del1206 ricorda per certi aspetti la discussa casisticadei Giuramenti di Strasburgo e di monumentiletterari affini, in cui la formula di giuramentopronunciata dai due Re, identica nelle sue partisalvo nell’indicazione di ciascun dominio gover-nato, rappresenta un esempio di trasferimentonel parlato d’un testo concepito per la scrittura,ossia in definitiva di fissazione orale, solenne ecelebrativa di strategie comunicative proprie del-la lingua scritta piú elaborata (o della Distanz-sprache, secondo il modello di Koch/Oesterrei -cher 1990 e Koch 1993:51-52; la diversa“Konzeption” delle due formule, rispetto al restodel dettato, è palesemente confermata dal lorocarattere artificioso e ibrido nelle soluzioni geo-linguistiche, metà delle quali sono in arborense emetà in campidanese, come riferito sopra).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 45: Crestomazia Sarda

– Invocatio 1.– Intitulatio 1-10: seguita dalle dichiarazioni

delle circostanze che hanno motivato l’emissio-ne del documento (Narratio).

– Dispositio 11-22.– Clausula defensionis 23-27.– Notitia testium 28-33: con indicazione dei

testimoni pisani e poi sardi, nonché del notaioNicolao, che stende il secondo documento inlatino qui sotto descritto.

– Datatio chronica 34-35: secondo lo Stiledell’Incarnazione pisana, per cui la data effetti-va è il 10 maggio 1211 (errata, dunque, la dataconsegnata da Tanfani e Solmi alle crestomaziee all’inventario di Frank e Hartmann; correggecoerentemente Cau 2000:387, n. 170).

– Sanctio negativa 36-40: con quasi identicaformulazione delle clausole delle Carte volgaridell’AACa X e XII e della seconda carta di Mar-siglia, dello stesso Giudice.

IX.4.2 Testo latinoSu un piano diplomatistico – ma anche stori-

co e filologico – va tenuto presente il fatto che ildiploma di Guglielmo-Salusio è stato trasmessoanche da una seconda pergamena in originale,serbata nell’Archivio della Certosa di Calci, Fon-do Pergamene, II serie, num. 350. L’atto pubbli-co, che rappresenta un instrumentum prodottodal notaio soprammenzionato Nicolao, operantenella Cancelleria di Pisa in quello scorcio di se-colo, è una copia libera del diploma originalesardo, articolata secondo le regole del notariatopisano coevo, e sprovvista delle parti formularitipiche sarde viste prima, ma con la significativaaggiunta nell’escatocollo della completio.

Il Solmi (1917:423) – e alla sua stregua ilLazzeri – riproduce il testo del diploma secondouna copia fedele del medesimo che si ritrova frale carte del Fondo Baille. In effetti, nel mano-scritto miscellaneo di Ludovico Baille (per la cuifigura si veda la scheda storiografica di Casula2001:138-139), custodito nella Biblioteca Univer-sitaria di Cagliari, Fondo Baille, Sala Piccola,6bis-1 (Portafolio V,2, cartella 80/711, controlla-bile anche in microfilm: Pos. 949/1-2), si trova alf.3 (copia 5134) la trascrizione dell’originale del-la Certosa. Come si può leggere al f.1, il 6 mag-gio 1797 lo scriba e diacono Ambrogio Celio in-viò al Cavaliere Baylle, su richiesta diquest’ultimo, diverse «pergamene riguardanti laSardegna, che conservansi in questo nostro Ar-chivio», precisando in calce alla lettera che tuttele pergamene «furono confrontate / coll’originale

da me e trovansi esser / essattamente [sic!] co-piate, avendovi io sola- / mente messo qualchepunto che era / tralasciato e qualche ~ sopraqualche / parola». Una collazione fra la copiadel Fondo Baille e l’originale della Certosa hadimostrato la perfetta coincidenza testuale. Sor-prende perciò non poco la trascrizione infidache ne ha fornito il Solmi.

IX.5 Commento paleografico

Scrittura carolina d’impianto librario, contratti di scarsa evoluzione, del tutto similare aquella della Carta volgare dell’AACa XII (= doc.X), in particolare per il legamento fra s e t conun tratto seghettato di congiunzione molto ca-ratteristico. Maiuscole molto elaborate nel pri-mo e nell’ultimo rigo. Uso sistematico di puntiper separare unità testuali di senso compiuto(Cau 2000:388-389).

IX.6 Commento linguistico

IX.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaSpiccano, per uso inerziale, le scelte grafemati-che semivolgari che compaiono per la resa del-la consonante lunga e dell’affricata dentale sor-da: <ct> = [tt] in Benedicta 3, Brunectu 31; <ti>= [ts] in sirbitiu 14.Per il resto, il diploma restituisce le convenzionigrafematiche campidanesi dei primi secoli, fracui: <k> in ki 8, ankillas 13; <zz> fazzu 4,5.

b) FonematicaSono da addebitare al copista pisano, senza dub-bio la voce nodaiu 29, con -ARIUM > -aio, e la so-norizzazione in Nigola 29, e con ragionevole ve-rosimiglianza l’innalzamento di E protonica in [i],almeno in sirbitiu 14 (meno probabilmente insirbidoris 16, ma cfr. III § 4).

Tratti autoctoni sono:– Vocali finali alte: Iudigi 2, parti 4, beni 4;

fazzu 4, domu 11, issoru 22, peccadus 7. Si harispetto inerziale del vocalismo etimologico nel-le parti formulari: bolintate, potestando 3.

– Assenza di prostesi in: Spiritus 1, stari 14,scolca 17, contro a isfairi-llu 26, in condizionifonosintattiche favorevoli.

Scripta campidanese – DOCUMENTO IX

87

IX.1.2 Copia in latinoEd.: Solmi (1917:423 = S), con scioglimenti

non dichiarati.

In nomine domini nostri Iesu Cristi Dei eter-ni, Anno ab Incarnatione eius Millesimo du- / 2

centesimo duodecimo, Indictione quartadecima,sexto idus Madii. Ex huius pu- / 3 blici instru-menti clareat lectione quod Nos Guilielmus Deigratia Masse Markio / 4 et Iudex kallaritanus etarborensis ad honorem Dei et beate VirginisMarie et Sanctorum Georgii / 5 et Viti et Gorgo-nii pro remedio anime nostre et parentumnostrorum, tibi donno Uberto Dei gratia pri- / 6

ori monasterii Sancti Viti recipienti pro mona-sterio Sancti Gorgonii et Sancti Viti, et proecclesia Sancti Georgii de Sipol- / 7 lo de Sardi-nea de iudicatu kallaritano, convenimus et pro-mittimus, quod ab hac hora in antea nos per / 8

nos, vel <per> nostros nuntios, aut nostri suc-cessores per se sive <per> suos nuntios, nontollemus neque tolle<re> faciemus predicte / 9

ecclesie Sancti Georgii de Sipollo, aut ibi ser-vientibus vel hominibus, aut servis eius aliquamdatam sive datium aliquod / 10 sed sanctamecclesiam et ibi servientes et omnes suoshomines sive servos, et omnes res et possessio-nes ac bona dicte ecclesie ab omni / 11 data si-ve datio per nos et per nostros successores inperpetuum liberamus et in tali ordineNicholaum iudicem / 12 et notarium hanc car-tam scribere rogavimus. Actum Pisis in ecclesiaSancti Petri in vinculis, presentibus Barletta de/ 13 Luca quondam Burnetti et Gualterottoquondam Gerardinu Castagnaccii, et Bandinoquondam Bonaiunte de Filipo, et Barnettoquondam Villani Fol- / 14 larii testibus ad hecrogatis. / 15 Ego, Nicholaus de Sancto Nicholaodomini Henrici excellentissimi regis postea im-peratoris, i[udex] / 16 ordinarius et notarius,hanc cartam rogatus scripsi et firmavi.

_____

3 instrumenti]in strumenti. Masse]Mas se, a causa delprolungamento dell’E maiuscolo di Ex del rigo prece-dente. S Marchio.

6 S sancti Viti et Gorgonii per omeoteleuto. S Sepollo.7 S kallaretano.8 S integra per senz’avvertire. tollere]tolle, per aplografia.

10 S servos et omnes servos.13 S omette lo scioglimento dell’abbreviazione q con l’a-

sta superiore tagliata. S Gualteroto Castagnaccii. S Bo-naiuncte.

15 Lettere iniziali e astate in carattere maiuscolo. S Hein-rici.

IX.2 Commento storico

IX.2.1 Commento generaleGuglielmo-Salusio IV, Marchese di Massa e

Giudice-Re di Cagliari, concede pro anima suae dei suoi stretti consanguinei alla chiesa di SanGiorgio di Sebollu, affiliata al monastero pisanodi San Gorgonio dell’isola della Gorgona, l’im-munità da ogni tributo in occasione d’un suoviaggio a Pisa il 10 maggio 1211. Con le soliteformule deprecatorie contro i detrattori egliesprime, nel privilegio, totale divieto d’interfe-renza ai sovrani o amministratori, coevi e futuri.Nella concessione il Giudice d’origine toscanacompare con sua figlia Benedetta, che tre annidopo avrebbe assunto il titolo giudicale e il go-verno del Regno di Cagliari.

IX.2.2 Personaggi e luoghi11 Sebollu: località afferente alla curatoria di

Gippi (o Parte Ippi), a pochi km da Cagliari,tra Decimoputzu e Villasor (Casula 1980:100;2001:1697).

32 Petru d’Arcedi: l’etnonimo rinvia al centromedievale di Arcedi, vicino a Samassi (Casula1980:99). Il teste è, nuovamente, quello men-zionato nei docc. VI.15 e VIII.84, cosí come igià nominati Barisoni Passagi l.33 = VIII.81 eComida de Serra de Frailis l.33 = VIII.80.

IX.3 Commento codicologico

Testo volgare: Archivio di Stato di Pisa, Diplo-matico, R. Acquisto Coletti, 10 maggio 1212, corta.

Pergamena, mm 455x146(base)/135(alto),piú ca. 3,5 cm in basso per la plica. Lo specchiodi scrittura è delimitato con rigatura a secco per40 righe. Bulla deperdita, di cui resta parte delcordoncino nella plica. Buono stato di conserva-zione, eccettuati pochi guasti nelle tre ultime li-nee e lungo l’estremo margine sinistro, a partireda l.22, a causa di umidità (ma la scrittura si rav-viva con l’uso della lampada al quarzo). Non cisono annotazioni dorsali.

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:58, num.74.028).

IX.4 Commento diplomatistico

IX.4.1 Testo volgareLa carta rispetta pedissequamente la strutturagià vista del formulario diplomatico isolano:

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 46: Crestomazia Sarda

X.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:324-326, sec. XIII, num. 30),Solmi (1905a:295 = S), Iordan (1962:374-375).Trascrizione diplomatica nel Liber DiversorumE,II: ff. 143r-143v dell’AACa (ricopiata in Infor-mación f.215, con nuova numerazione a matita,apposta da Padre Vincenzo M. Cannas, f.220).

1 In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti,Amen. Ego Iuigi Trogodori de Unali cumdonna Benedic-

2 ta de Lacon muliere mia, per boluntade dedonnu Deu podestando parti de Kalaris, as-solbu-llu a donnu Troodori, [su]

3 piscobu miu de Suelli, ad fagiri-si carta in cobolit. Et ego Trogodori, per issa misericordiade Deu piscobu de Suelli, [cum]

4 lebando assoltura daba su donnu miu IuigiTrogodori de Unali et daba sa donna miadonna Benedicta de Lacon,

5 ki mi-llus castigit donnu Deu balaus annuset bonus, fazzu-mi carta pro beni ki fegitIuigi Pedru de Pluminus ad

6 Sanctu Iorgi de Suelli su donnu miu, pros’anima sua et de filias suas. Dedi·lloi sucantu habeat in Sinorbí, et in Ca-

7 stania, serbus et ankillas et terras et binias etsaltus et aquas et omnia cantu si clabaat adpusti cussas ambas domus, ki fu-

8 di paru suu de sa compora ki fegerat adonnu Gontini Spanu, et donnu GontiniSpanu illu habeat binkidu a don-

9 nu Barisoni de Serra de Cabuderra. Et ha-bendu-si-llas custas domus Sanctu Iorgi sudonnu miu, inde-lli pidii merkei

10 ad su donnu miu Iuigi Barisoni et ad sadonna mia sa muliere, ki mi-ndi fagirint car-ta bullada pro ’llas, sigun-

11 du in co furunt dadas ad Sanctu Iorgi sudonnu miu. Et ca no·ndi furunt issus sigurusde custa dadura, kerfirunt-mi-ndi

12 beridadi comenti-illas habeat Sanctu Iorgicustas domus. Et ego batusi-ndi liurus maio-ralis, ad donnu Mariani de Zori

13 Orlandu, et ad donnu Iohanni de Serra Da-luda, et ad donnu Saltoro de Unali Corrogla,et ad donnu Turbini de Siiki, et ad Mar-

14 iani de Zoli d’Ozzorkesus, ki iurarunt adbangeliu de Deu ante Iuigi in sa billa deQuartu ad corona de Sanctu Mi-

15 aili, ca: Custas ambas domus, Iuigi Pedru il-las habeat dadas sendu in Pluminus adSanctu Iorgi de Suelli, pro s’ani-

16 ma sua et de filias suas. Et pusco connoschitIuigi Barisoni su donnu miu et issa donnamia sa muliere custa [beri-]

17 dadi, bullarunt-mi-ndi custa carta, et affirma-runt-mi-llas custas ambas domus de Sinorbíet de Castania cun

18 omnia cantu si pertenit ad pusti ’llas, ki si-ndi apat prodi Sanctu Iorgi su donnu miucantu adi durari su mundu. Et inui

19 iurarunt custus liberus, co-illas habeat dadascustas domus Iuigi Pedru ad Sanctu Iorgi,fudi donnu Mariani [su pis-]

20 cobu de Zulkis, et donnu Barisoni de SerraPassagi, et donnu Furadu de Zori Zurrum-pis. Et sunt destimonius,

21 Barisoni de Serra Passagi et Comida de Serrade Frailis, et Mariani de Zori Orlandu. Et estfacta custa car-

22 ta Anno Domini .Mo..CCo..XVo., .II. kalen-das Octubri, habendu-si-lla Iuigi ad manusua sa curadoria de Campidanu pro

23 logusalbadori. Et ki ll’aet divertere, apatanathema daba Pater et Sancto Spiritu, daba.XII. Apostolos, et .IIII. Evangelis[t]-

24 as, daba .XVI. Prophetas, et .XXIIIIor. Senio-res, daba .CCCXVIII. Padres Sanctos. Et sor-tem habeat cum Iuda proditore in infernoinferiori. [Amen].

_____

1 Signum crucis prima dell’invocatio. S scioglie il com-pendio per et, qui e in seguito.

2 S potestando, LibDiv. podestandu.4 S Iudigi.5 S Petru.14 S d’Ozrokesus.

89

X. Carta di Torchitorio, vescovo di Suelli, 30 settembre 1215– Betacismo: lebari 24.– T C -: abbadi 9, fradis 10; Iudigi 2, fegit 8,

aligandu 15.– G -: isfairi 26.– C,TJ -: fazzu 5.

c) Morfologia– Articoli di tipo campidanese, rappresentati

nella loro piena evoluzione formale: cun issus10; sus 7; ni issa domu ni is serbus 15; et isankillas 13.

– Possessivi: mius 7, mia 36, suus 10.– Pronomi personali: -lla 4, -llis 24; pust mei

26.– Verbo: Passato remoto andei 8; Futuro

analitico anti stari 14.– Congiunzioni: farci 19; ni 15, nin 18.

d) LessicoSpicca, per coordinate geolinguistiche, la

forma dari 21, in genere sostituita dai succeda-nei di DON5RE nei testi campidanesi.

Del copista è la glossa balia 24, che traducecon approssimazione il termine indigeno ausudel formulario della clausula defensionis.

e) ConsuntivoNel complesso, il dettato della carta riprodu-

ce limpidamente lo stadio linguistico del campi-danese medievale, fatte salve le strutture dell’in-titulatio, che come negli altri diplomi aderisconoa un formulario fisso con esiti disomogenei.

IX.7 Commento filologico

Il diploma, autografo, è stato prodotto co-piando da una minuta stesa durante la verbaliz-zazione dell’atto pubblico, che conteneva peresteso i nomi (o le sottoscrizioni) dei testimoni.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 47: Crestomazia Sarda

Due scritte invertite, parallele al lato minoredella pergamena: «Es copiat en lo Capbreu -Libra a [...]» (evanida), seguita da: «Cop. nel Lib.E f. 143, App. n° 10, p. 11» (chiara).

Tre scritte messe in sequenza, parallele almargine sinistro della pergamena, a pochi mmdal bordo: «Tierras de Senorbi / fl. 143 Lib. E» (asinistra); «Donacion á / S. Jorge - n. 3» (al cen-tro); «D. de alg.as tierras puestas / en Senorbí yen Cas- / tanja. fl. 143 l.e» (a destra), quest’ulti-ma sovrapposta a regesto quasi illeggibile: «[...]en Senorbí / y de otras casas en / Castania [...]».

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:60,num. 74.030).

X.4 Commento diplomatistico

L’articolazione delle parti della carta bulladarisponde nel complesso a quella già vista primaper altri diplomi. Nel contenuto, tuttavia, dopol’insinuazione il beneficiario inserisce il risultatod’una sentenza che attesta i diritti acquisiti suuomini e terre e altre donazioni, anomalia que-sta che ravvicina il documento alle schede o sin-grafi dei condaghes. Eccezionale, infine, l’usodell’epiteto proditore al posto del comune tradi-tore, che compare regolarmente nelle carte ver-gate da copisti sardi.

Le parti del diploma sono:– Invocatio 1: simbolica, con croce greca

ben elaborata, e verbale in latino, a differenzadei documenti del 1190-1200.

– Intitulatio 2-5: col nome del sovrano edella sua consorte, e con la tipica clausola d’as-soltura, che continua con la formula d’auguriodel beneficiario.

– Dispositio 5-19: con l’insinuazione checontiene la specificazione dei beni concessi, e –eccezionalmente – la notitia iudicati che attestala veridicità dei fatti narrati.

– Notitia testium 19-21: con l’indicazione deitestimoni che proferirono il giuramento decisorio.

– Datatio chronica 22-23: con la – altresíinusuale – segnalazione della data in cui fuemessa la carta.

– Sanctio negativa 23-24.– Apprecatio 24.

X.5 Commento paleografico

Scrittura minuscola carolina tarda, elegante,nitida e regolare nel ductus, con tendenza allafusione delle curve contigue e uso del punto per

la separazione fra le parole. Legamento st contratto di congiunzione tra le due lettere sviluppa-to con inusuale motivo a dentelli, come nel do-cumento IX; s, f, r scendono sotto il rigo di base;la a presenta un’unica forma derivata dall’oncia-le; la d esibisce, conformemente al periodo, laforma rotonda onciale e quella diritta; la y hal’occhiello inferiore chiuso; le aste di b e d dirittesono leggermente biforcute; la s ha un ingrossa-mento in alto a sinistra, ed è lunga anche in findi parola (Cau 2000:370 e n. 127, e per un utileconfronto paleografico si può vedere il facsimiledella carta del 10 luglio 1225, corrispondente aldiploma XIX del Solmi, con profusa disamina, inLoddo-Canepa 1962:2-3, tav. III). Di particolarerilevanza l’utilizzo dell’abbreviazione mia permisericordia, tipica della beneventana (Battelli1949:131, Lowe/Brown 1980 I:198), e già presen-te nel diploma del 1065 (= doc. I).

X.6 Commento linguistico

X.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– È addebitabile all’usus del copista toscano:

<ch> = [k] in connoschit 16.– Alla tradizione sarda risale invece la scelta

grafematica di <k>: ankillas 7.

b) Fonematica– Vocali finali alte, salvo nelle parti del for-

mulario: parti 2, bolit 3, beni 5; assolbu 2, do-mus 7. Di contro: muliere, boluntade 2 e anchelebando 4.

– Innalzamento, in parte eccezionale, dellevocali protoniche: Sinorbí 6, pidii 9, sigundu10, sigurus 11, divertere 23.

– P T C -: piscobu 3, pidii 9, dadas 19, iuigi 5.– B D -: liurus 12 contro liberus 19; merkei 9.

c) Morfologia– Possessivi: mia 2, miu 3.– Pronomi: illu 8, illas 19; si-llas, inde-lli 9,

mi-llas 17; pro ’llas 10, ad pusti ’llas 18.– Verbo: Infinito fagiri 3; Passato remoto 1p

pidii 9, batusi 12; 3p fegit 5, dedi(t) 6, fudi 19(con la solita vocale paragogica del campidane-se), connoschit 16; 6p kerfirunt 11, furunt 11;Piuccheperfetto fegerat 8; Imperfetto congiunti-vo fagirint 10; Futuro analitico adi durari 18.

– Congiunzione: pusco 16.

Scripta campidanese – DOCUMENTO X

91

X.2 Commento storico

X.2.1 Commento generaleLa carta bullada in favore del vescovo Tor-

chitorio di Suelli riporta le vicende giudiziarie ela sentenza di giudicato pertinenti alla rivendi-cazione del prelato sul diritto d’usucapione cheriguardava piú beni mobili ed immobili a lui as-segnati precedentemente dal Giudice Pietro dePluminus. Il diploma riferisce di tale donazione,ma non bastando al giudicante l’insinuazione siprocede a una prova testimoniale, che ha carat-tere decisivo col giuramento sul Vangelo.

Chi autorizza l’insinuazione e presiede la co-rona o assise che emana la sentenza poi tra-scritta nel diploma munito di sigillo è Barisonede Lacon-Serra, originario dell’Arborea, chesposato nel 1214 con Benedetta, figlia di Gu-glielmo di Massa, assume il nome dinastico diTorchitorio IV e governa, con la moglie, il Giu-dicato di Cagliari (Brook et alii 1984:129 e 343,tav. XXVIII/8; Casula 2001:161-162).

X.2.2 Personaggi e luoghi1 Trogodori de Unali: è il nome dinastico o

pubblico di Barisone, con l’aggiunta dellacasata di Gunale, che egli assume dopo ave-re sposato Benedetta.

2 Troodori: vescovo di Suelli (Turtas 1999:826).5 Pedru de Pluminus: è Pietro-Torchitorio III,

successore di Costantino-Salusio III, Giudicedi Cagliari tra il 1153 e il 1187/88 (Brook etalii 1984:79 e 179, tav. III/5).

6 Sinorbí: è l’attuale Senorbí (Pittau 1997:188);la prima vocale atona alta trova riscontro inaltre occorrenze posteriori (ad es. nelle Ratio-nes Decimarum, Sella 1945:109, num. 1044).

7 Castania: centro scomparso, ubicato nelDuecento in agro di Silíus, all’interno dellacuratoria di Gerrei (Castangias: Terrosu Aso-le 1974:17, Casula 1980:100; 2001:367).

13 Corrogla: è un soprannome, ‘cornacchia’.14 Corona de Sanctu Miaili: l’assise presieduta

dal Giudice si riuní in una delle festività de-stinate a tale scopo, nella fattispecie per SanMichele il 29 settembre (e santu miale/i è ilnome del mese di ‘ottobre’ in piú località sar-de dell’area mediana, da Austis, Teti e Tíanafino a Villagrande Strisáili nell’Ogliastra; cfr.Artizzu 1995:42, Blasco Ferrer 1992:54).

19 Mariani: come vescovo della sede sulcitanaegli si trova attestato dopo il 1206 (Bima1842:310, Turtas 1999:821).

20/21 I nomi dei testimoni Barisoni de SerraPassagi, Furadu de Zori Zurrumpis, Comidade Serra de Frailis e Mariani de Zori Orlan-du si ritrovano menzionati in altri documenticoevi (VI,VIII,IX).

X.3 Commento codicologico

Archivio Arcivescovile di Cagliari, FondoPergamene 3 (= Solmi num. XII).

Pergamena di mm 275x230, la cui membra-na presenta una grande macchia, forse da muf-fa, che ha reso illeggibile il margine destro, do-ve la lettura del testo e le integrazioni sonopossibili con la lampada di Wood (e col sussi-dio della trascrizione nel Liber Diversorum).

Sigillo di piombo appeso a cordoncino diseta, di color rosso vermiglio in condizioni ec-cellenti, verosimilmente attaccato di recente allaplica in sostituzione del vetusto cordone di ca-napa (cfr. fig. 7). La pergamena è racchiusa inun foglio di guardia ottenuto con carta, piegataa metà, sul quale si può leggere il seguente re-gesto d’epoca recente: Donazione di case, terri-tori e possessioni nei villaggi di Senorbí e Ca-stangia fatta a S. Giorgio e confermata aiVescovi di Suelli da Torcotorio e Dna. Benedettadi Lacon Giudici cagliaritani il 22 Otte. [sic!]1215 (a sinistra). N° 3. Cop. nel Lib. 6 f. 143,App. n° 10, p. 11 (a destra).

Notazioni dorsali. Sotto il timbro archivisti-co, sul lato destro della pergamena, con scrittu-ra parallela al margine sinistro: «N 3». In basso, apochi mm dal margine destro: «8».

90

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

7. TOPK/OTOPHW/ARXUNTH/MEPEH[A]C K/APALEWC.

7

Page 48: Crestomazia Sarda

XI.1 Testo

Ed.: Solmi (1917:424 = S, ristampa rivedutadell’articolo apparso nell’Archivio Giuridico 72[1904]:446). Trascrizione diplomatica inedita diLudovico Baille nel Fondo Baille della Bibliote-ca Universitaria di Cagliari, Portafolio V,2, car-tella 80/710, f.2 (copia 6134 = B).

1 In nomine Patris et Filii et Spiritu Sancti,Amen. Ego Benedicta

2 de Lacon cum filiu miu donnigelluGug<l>elmu, per bolintadi de donnu

3 Deu potestando parti de Calaris, fazzu-lli cu-sta carta ad Sanctu

4 Georgi de Seppollu de Gurgu et ad SanctuGorgoni et ad Sanctu Vittu pro beni

5 ki llis fazzu pro Deu innanti et pro s’animamia et de parentis mius. Dau pode-

6 stadi et assoltura de paschiri et a aquari sacausa de Sanctu Georgi de Sebollu

7 daa Serramanna fini ad s’oliastru de Semassi,k’esti paris cum s’ortu de

8 suta billa, berbeis et cabras, et porcus etbaccas, et eguas et cavallus.

9 [Et] no·ndi levit pegus perunu pro terra mai-na et ni atera causa peruna

10 ni ad sa dommu de Sanctu Georgi et ni adsus serbus, nin pro Iuigi, nin pro donni-

11 gellu et nin pro curadori et nin pro armenta-riu et ni ad peruna personi dessu mun-

12 du. Et icusta podestadi et icusta assoltura kidau ad paschiri et a aquari

13 sa causa de Sanctu Georgi in icustu cuili kinarat custa carta, non ap-

14 pat ausancia perunu homini dessu mundu aisfairi-llu ni ad minimari-l-

15 lu cantu ad durari su mundu, nin ca lloi adipaschiri causa mia, et nin

16 ca non lloi adi paschiri causa mia, ca prodonnu Deu et pro s’anima mia et de

17 parentis mius illu appu factu, et pro honoride donnu Plachidu, s’abbadi de

18 Gorgona. Et confirmu su beni ki lloi fegit sudonnu padri miu ad

19 Sanctu Georgi de Seppollu et ad SanctuGorgoni et ad Sanctu Vittu. Istimonius,

20 donnu Mariani s’archipiscobu miu, markesiAndrea Iuigi de fatu, prei-

21 di Cummida de Zori canonigu de Sancta Ce-cilia, et preidi Mariani Saltizu, et Arri-

22 gu Pintigosu, et Bartholomeu de Ludenti, etBarisoni Dinchi, et iagunu

23 Arzocu de sSufrau. Istimonius de logu,Cummida de Zori de ’Enoni, et Gunna-

24 ri de Sii et Cummida d’Açeni tadaiu miu. Etest facta custa carta Anno

25 Domini .MCCXXVI., .III. kalendas Iunii, ha-bendu-mi-lla ad manu mia sa curado-

26 ria de Canpidanu pro logusalbadori. Et kill’aet devertere, appat ana-

27 thema daba Pater et Filiu et Sanctu Ispiritu,daba .XII. Apostolos et

28 .IIII. Evangelistas, daba .XVI. Prophetas et.XXIIII. Seniores, daba .CCC-

29 XVIII. Patres Santos. Et sorti appat cum Iudatraditori in inferno in-

30 feriori. Fiat. Fiat. Fiat. Fiat. Fiat. A[m]en.[Am]en.

_____

Croce vuota prima dell’invocatio.1 Prima lettera miniata. Filii] Due apici sulle i. S Spiritus.2 Guglelmu]Gugelmu, e cosí B,S (il digramma <gl> innan-

zi e è ben documentato in toscano antico). S voluntadi.3 S fazzu-la; B disegna un titulus a mo’ di svolazzo so-

pra l’a per errata interpretazione della f con protesidell’originale. La lezione del ms., fazzu-lli, è inveroanomala nella scripta sarda medievale, dove in questaformula occorre sistematicamente il clitico cataforicocoreferente con carta; forse si tratterà d’intervento delcopista, che ha voluto evitare ciò che per lui rappre-sentava un duro pleonasmo. B Sc§m.

4 S Georgii de Sepollu.5 S killi. S pote-.6 S et acquari [...] Georgii; nel ms. la a prima del verbo

va interpretata come preposizione dipendente da po-destadi et assoltura in sostituzione di de.

7 S cum.

93

XI. Carta di Benedetta de Lacon, 30 maggio 1225d) ConsuntivoNel complesso, il testo mostra una facies

linguistica campidanese. Sorprendono, tuttavia,alcuni innalzamenti di E', propri del toscano, manon è del resto improbabile che almeno in par-te essi siano del campidanese medievale (nondi certo divertere). Certe oscillazioni nel tratta-mento di vocali e consonanti (lebando, con -o;liurus/liberos, per la sorte della consonante bi-labiale), nonché la scelta di alcuni perfetti forti(batusi, connoschit) vanno considerate quali in-dizi per l’origine del testo da un’area situata piúa nord del Campidano centrale.

X.6.2 Voci e strutture notevoli7 si clabaat: ‘si chiudeva, comprendeva’ (Guar-

nerio 1906:51).8 paru: ‘acquisto’, secondo il Solmi (1905a:327).

binkidu: nel contesto in questione significa‘vinto una contesa giudiziaria’; la voce com-pare frequentemente nelle schede dei con-daghes, per definire appunto quale delleparti avesse vinto un processo e potesse be-neficiare delle proprietà contese.

X.7 Commento filologico

La tipologia del documento, come s’è visto,non rientra pacificamente nelle casistiche dei di-plomi superstiti (cfr. docc. V-VII,IX), e anche cer-te anomalie grafiche e linguistiche sorprendonoal momento di giudicare la natura e la genesi deltesto. Potrebbe trattarsi, come proposta interpre-tativa, della copia d’una scheda che – comequelle dei condaghes – registrava l’acquisizioned’un giudicato su patrimoni spettanti al vescova-do di Suelli, integrata nel protocollo e nell’esca-tocollo dalle solite formule delle cartas bulladas.L’estensore pare aver trascritto non sempre mec-canicamente dall’originale, inserendo in alcuneparti del documento particolarità d’una scriptasettentrionale (-o, perfetti), e denunciando inoltrela sua origine toscana (sigundu, divertere). Nonè improbabile, secondo noi, che chi ha vergato ildocumento fosse un cancelliere operante prece-dentemente per Barisone nell’Arborea, ma l’origi-nale poteva già serbare diversi tratti specifici del-l’area barbaricina orientale o alto-ogliastrina,territorio che come si sa ricadeva sotto la giuri-sdizione della sede vescovile di Suelli.

92

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 49: Crestomazia Sarda

XI.4 Commento diplomatistico

Lo schema è quello consueto:– Invocatio 1.– Intitulatio 1-3.– Dispositio 3-19.– Notitia testium 20-24.– Datatio chronica 24-25: secondo Cau, no-

nostante la mancanza dell’indizione, nel diplo-ma è stato adottato lo Stile dell’Incarnazione pi-sana, di modo che la data effettiva di stesuraandrà retrodatata al 30 maggio 1225. La datazio-ne proposta sembra ricevere piena confermadal documento XIX dell’AACa (Solmi 1905a:313-315), prodotto il 10 luglio 1225 nella cancelleriadi Benedetta, forse dallo stesso estensore, e re-cante non soltanto parti identiche di protocollo,ma persino la stessa terna di testimoni.

– Sanctio negativa 26-30.– Apprecatio 30.

XI.5 Commento paleografico

Carolina dal modulo di scrittura accurato,con costante equilibrio fra le distanze delle astesuperiori e inferiori tra le lettere delle righe.Uso peculiare dei due apici sulle vocali per in-dicare probabilmente la lunghezza, e d’un sotti-le trattino per l’accapo. E maiuscola e d di tipoonciale e z caudata o c cedigliata che esprimo-no l’affricata dentale nel nome di persona Zorie Açen(i). L’impiego di alcune grafie di chiaraestrazione non sarda (pisana), quali ch per k/ce qu per cu, potrebbe essere indizio d’uno scri-ba continentale operante nella cancelleria giudi-cale di Benedetta (cfr. Cau 2000:387-388).

XI.6 Commento linguistico

XI.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono del copista toscano le scelte grafe-

matiche <ch> in paschiri 6; <g(l)> inGug(l)elmu 2; <ç> in Açeni 24, forse anche<qu> in aquari 6, se non è latinismo.

– Riflettono, invece, la tradizione sarda: <k>in ki 5, <zz> = [tts] in fazzu 3.

b) Fonematica– Vocali finali alte: bolintadi 2, parti 3, beni

18; fazzu 3, dommu 10. Per inerzia nella parteprotocollare potestando 3.

– P T C -: cabras 8, curadori 11, adi 15, pe-gus 9, iuigi 10, iagunu 22; dileguo in berbeis 8(III: § 9).

– CJ-: fazzu 3.

Pone inquietanti problemi l’esito eguas 8 inun testo che è stato giudicato, per ragioni diplo-matistiche e paleografiche, autentico (Cau). GiàPaulis (2000:900), ricopiando dal Solmi la lezio-ne corrotta equas, e confrontandola con eguasdella carta XIII dell’AACa, sosteneva che: «lapergamena conservata nell’archivio peninsulare,e in quanto tale sottratta alla possibilità di falsi-ficazioni dettate da interessi locali sardi, docu-menta il vocabolo per ‘cavalla’ nella veste fone-tica attesa nel sardo campidanese». Ora chesappiamo invece che eguas è la giusta lezione,occorre valutare due possibilità:(1) che la voce sia un’interferenza del toscano,dove tuttavia attestazioni di EQUA per ‘cavalla’sembrano mancare in tutte le carte latine e vol-gari (Arrigo Castellani: comunicazione verbaledel 20 maggio 2002), sebbene in pisano sia at-testato eguestre (Malagòli 1939:s.v.);(2) che la sonorizzazione rappresenti invero unfenomeno autoctono ancora operante nel sec.XIII, dopo che per influsso del pisano lo svolgi-mento sardo QU > [bb] (log. abba e cfr. camp.bát(t)ili, sili(m)ba) era stato bloccato. Sarebbe,infatti, lecito congetturare che in assenza d’unchiaro schema di corrispondenza lessicale frasardo e toscano (a differenza ad es. di AQUAM >['abba] → ['akkwa]; AQUILAM > ['abbile] → ['akwi-la], secondo pis. acqua e aquila), il tipo ebbasia stato trasformato in equa e poi sia stato rag-giunto dal processo di sonorizzazione che s’eraavviato in epoca tardolatina nel sud dell’Isola.

c) Morfologia– Possessivi: miu 20, mia 5, mius 5.– Pronomi: llis 5; avverbiale lloi 15.– Verbo: Presente indicativo dau 12, forma

oggi soltanto conservatasi nell’area ogliastrina emediana.

d) ConsuntivoLa lingua del documento aderisce perfetta-

mente allo schema-tipo del sistema campidanesemedievale, con qualche soluzione caratteristicadelle contrade piú settentrionali del dominio(dau, diffuso nel territorio alto-ogliastrino affe-rente alla diocesi di Suelli).

Scripta campidanese – DOCUMENTO XI

95

8 S carras (refuso) [...] equas e cavallus; l’elenco dellebestie costituisce ‘il patrimonio’ (causa) assegnato aSan Giorgio.

9 Una macchia copre parzialmente la congiunzione et,ma s’intravedono ancora i frammenti delle due lettere;della n che segue manca soltanto la gamba sinistra. Bsurroga la lacuna con 6 punti. B perunum, S peruna.S manna. B,S in atera.

10 S domu [...] Georgii.11 S pro perunu personi.12 S potestadi.13 B narrat; S Georgii [...] icusta cuili ki narrat.15/16 nin [...] mia] La sintassi è periclitante, ma il senso

dovrebbe essere di divieto totale di pascolare, sia perle bestie della Giudicessa, sia per quelle che non leappartengono e non sono del patrimonio della chiesadi San Giorgio.

18 Nel ms. de Gorgona, con de richiamato dalla fine delrigo precedente e qui espunto. S confirmu.

19 B Sc§m. Gorgoni [...] Ist$monium; S Georgii deSepollu.

20 B,S Marchesi. S judigi.21 S Cumida [...] canonicu.22 S Bartolomeo.23 S dessu frau, ma non ha senso, ed è preferibile consi-

derare il secondo termine un cognome, già documen-tato in quanto soprannome, Sufrau (V.7). S Cumida.

24 Sii] Due apici sulle vocali.25 S curato-.26 B,S Campidanu. S killa at (leggendo forse male B,

che separa senza capire: killa et).30 Le ultime parole dell’apprecatio coperte in parte da

macchia.

XI.2 Commento storico

XI.2.1 Commento generaleLa Giudicessa Benedetta de Lacon, col figlio

Guglielmo, nel confermare l’esenzione del padreSalusio del 1211 (= doc. IX), concede alla mede-sima chiesa di San Giorgio di Sebollu, dipenden-te dal monastero della Gorgona, il diritto gratuitodi pascolo nel territorio compreso fra Serraman-na e Samassi. Erano presenti all’atto l’arcivescovodi Cagliari Mariano e altri testimoni de logu pro-venienti dal territorio arborense, che compaionoin diplomi coevi, sempre rogati da Benedetta.

Benedetta Obertenghi de Lacon-Massa, figliadi Guglielmo-Salusio IV e di Adelasia Malaspi-na, divenne portatrice del titolo giudicale attor-no al 1214, dopo la morte del padre, e come luidetenne la carica di lociservator della curatoriadel capoluogo. Sposò in prime nozze il sovranooristanese Barisone II de Lacon-Serra, che as-sunse a Cagliari il nome pubblico di TorchitorioIV. Da lui ebbe il figlio Guglielmo, “donnicello”nella nostra carta, divenuto Salusio V dopo lamorte della madre nel 1232 (Brook et alii1984:343-344, Casula 1992:208, lemma 226;2001:1082-1083).

XI.2.2 Personaggi e luoghi4 Gurgu: denominazione del centro che inglo-

bava San Giorgio de Sebollu, chiamato ap-punto Gurgu di Sipollo o Gurgusa o S. Mariadi Monserrato (Casula 1980:100).

6 Sebollu: per il centro abbandonato cfr. Day(1973:13: Sepollu, in agro di Serramanna).

7 Serramanna, Semassi: centri corrispondenti aidue paesi odierni di Serramanna e Samassi, apochi km da Cagliari in direzione di Sassarisulla S.S. 131 “Carlo Felice”.

20 Mariani: è attestato, in quanto arcivescovo diCagliari, tra il 1218 e il 1226 (Turtas 1999:821).

23 Cumida de Zori de ’Enoni: corrisponde allostesso personaggio che compare come testi-mone in piú atti pubblici editi dal Solmi, ein particolare nella carta XIX del 10 luglio1225 (1905a:314). Nell’etnonimo Enoni sipuò ravvisare l’attuale Genoni (cfr. Gergei =de ’Ergei; Gippi = de ’Ippi), compreso nellaParte Valenza del vecchio Giudicato d’Arbo-rea.

24 Gunnari di Sii: l’etnonimo rinvia al vecchiocentro oristanese di Si o Sia (Wolf 1988a:19),compreso nella curatoria arborense di Ori-stano.Cummida d’Açeni: è, come i due precedenti,presente all’atto di donazione a San Giorgiodi Suelli rogato dalla Giudicessa Benedetta lostesso anno. Secondo noi, si tratta di Comitade Athen, figlio di Costantino de Athen e diPreziosa de Lacon, e dunque probabilmenteun fratello del ‘bisnonno’ di Benedetta, Co-stantino-Salusio III.

XI.3 Commento codicologico

Archivio della Certosa di Calci, Pergamene,II serie/634, 30 maggio 1226.

Pergamena di mm 245x165, con refilatura delbordo a 2 cm sotto l’ultimo rigo, dove forse si tro-vava la plica col sigillo. Specchio di scrittura deli-mitato con rigatura a secco per 30 righe separateda distanze uniformi. Buono stato di conservazio-ne, con qualche macchia d’umidità nel margineinferiore destro, che non crea problemi di lettura.Segnatura archivistica: Certosa 1226, 30 Mag.

Notazioni dorsali. In alto, scrittura rovescia-ta: «Licentia pasculãdi sanctii Georgii Sipolu». Inbasso: «Appartiene a San Giorgio di Sardegna.Licentia pasculandj».

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:60, num.74.030).

94

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 50: Crestomazia Sarda

TAVOLA GENEALOGICA DEL GIUDICATO DI ARBOREA

Documento Giudice/consorte Periodo presunto di governo

(Mariano de Lacon-Zori)

XIII Orzocco I/Nibata -1070-1073-XII, XIII Torbeno/Anna de Lacon -1102-1112XIII Orzocco II/Maria de Orrú 1112-1120XIV Costantino I/Anna de Zori 1120-1124 XV Mariano de Athen (condominus in Torres) 1124-1127/30XIV Comita III/Vera de Gunale 1130-1146XIV, XVI Barisone I/Agalbursa 1146-1185m.

(Pietro I/Giacobina)VIII, XVI Ugo Ponzio I de Bas-Serra/Preziosa

(condominus con Pietro I) 1192-1228XVII Pietro II 1228-1241m.

97

Scripta arborenseXI.6.2 Voci e strutture notevoli9 terra maina: detto di ‘terra nera, buona per

il lavoro’. Nel Glossariu di Faustino Onnis,ottimo conoscitore del “campidanese rusti-co”, si può leggere (1996:85): «terra màina emàini est cussa terra niedda argiddosa c’untempus de sciuttori sperrat. No si sceberatpo argiola. Terra argillosa».

13 cuili: in genere ‘recinto delle pecore’ e qui,per estensione, le ‘terre dove le pecore po-tevano pascolare’.

20 iuigi de fatu: ‘Giudice de facto’, nominatopro tempore governatore d’un territorio giu-dicale durante i periodi di tutorato d’undonnicellu minorenne.

24 tadaiu: ‘fratello d’un bisnonno’ (la voce signifi-ca ancora in qualche contrada ‘zio’, designandodunque il rapporto genealogico non diretto).

XI.7 Commento filologico

Documento autografo, copiato da una minu-ta precedentemente predisposta da personalesardo della Cancelleria giudicale. L’incoerenteseparazione di alcune parole, rimaste opache alcopista (26: ms. Et killa et de uertere = Et kill’aet devertere), nonché i tratti grafematici giàvisti, sono indizi dell’origine non sarda (pisana)dell’estensore del testo finale.

96

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 51: Crestomazia Sarda

XII.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:165-166, sec. XI, num. 22),Solmi (1917:411-412), Casula (1974:120-121, conottimo facsimile = C), Merci (1978 = M).

1 In nomine Patris et Fiilii 2 <e>d Ispiritu Sancti, Amen. Ego Iudice Torbini3 de Lacon, potestando parte4 de Arbarea cun donna Ana de Zori5 e Regina coiube mia, facemus6 ista carta a Gostantine d’Orrubu,7 fratile meu ed amabile meu, pro ca mi deit8 isu caballu murtinu de Carbiia, cum placit9 don<an>de-li-lu a Basili Folle ed a Ianni Pica,

10 isu generu, ed a sa mucere de Iani Pica,11 Bitoriia Folle e .II. fiio·suos. E dedi·mi-lu12 a Mariani Barbaricinu daba Nura Matrona;13 e dedi·mi-la a Bera Solta daba Istilii. E do-lli14 in Bahu de Barca una terra aprobima daba15 sa domestia de Rennu de Nuraci Nigellu.16 Dedi·mi in Terraalba binia ci fuit de Nonne17 Setzu, ci poserat su si<pi>ri cando fuiti

maiore18 in Terralba. Ed abiat-ila data Saltaro de S-19 canu, e torreit a donnicu pro ca-nca deit pro

bar-20 iatoria sua; e de<di>·mi in Suberiu d’Orru-

tius una ter-21 ra aprobiia in saltu de Rengnu de Bonorzolli;22 et dedi·mi-lu a Ianni Turazu daba Ganatas;

et dedi·mi23 in Nuneri terra aratoria ante sa de patre meu.24 E dedi·mi su donnu meu Iudice Torbeni una

ba-25 gina in Cirras d’Aristanis cun Comita de Bur-26 cu a Bagina de Piras. E dedi·mi atara bagina27 in Ponte de Sinis ante sa de Sanctu Iorci

cun Gunnari28 Nigellu: cis perra nostra. Et dedi·mi atara ba-

gina29 a solus in Ponte de Sinnis ante sa de frate

meu

30 donnu Gunnari ed isa de frate meu donnuComita.

31 Et sun·testimonios, primus Deus bonu testi-moniu

32 e Sancta Maria qui genubit Salbatore; de po-riclos

33 de angarias, Furatu de Billabetere et golleia-34 nis suos; de buliacesos, Trobotori Catellu e

golleia-35 nis suos; de maiores de bestari, Petru de Gi-

nuri e golleianis suos; de cita de fi-36 tu, Francu Istupa e golleianis suos; de cura-

tores,37 Comita de Rubu curatore de Aristanis, Comita38 de Lacon curatore de Balenza, Ciricu de

Barca39 maiore de caballos e curatore d’Usellos, Go-

stan-40 tine de Billabetere maiore de equas e cura-

tore41 de Barbaria, Gunnari de Sipiiola maiore de

canis,42 Mariani de Scanu curatore de Cilthiber, Tro-

boto-43 ri de Zori curatore de Bonorzoli, Thipari de

Lacon44 curatore de Mihli, Comita de Burgu curatore45 de Fortoriani. Ed ego presbiteru Mariani de

Nuraci Ni-46 gellu iscrisi ista carta, atitando-mi su donnu

meu47 cun buca sua in Aristanis. In kalendas Oton-

bre48 in .XVdice. dies e die mezetima e de luna

prima. E ci aet49 lasare in co ordinai Ego Iudice Torbeni de

Zori a Gostan-50 tine d’Orrubu fidele meu, abeat benediziio-

ne de Deus51 e de omnis sanctos e sanctas Dei, Amen. Et

quis ea istruminare boluberit52 e dixerit quiia non sit, istruminet Deus magi-

ne isoro in is-

99

XII. Carta di permuta fra Torbeno e Costantino d’Orrubu, 15 ottobre 1102

Page 52: Crestomazia Sarda

25 Cirras d’Aristanis: toponimo tra la foce delTirso e lo stagno di Santa Giusta a nord e lostagno di S’Ena Arrúbia a sud (M). Per Ari-stanis > Oristano si può leggere con profittola densa disamina storica di Maria GraziaMele (1999).

26 Burcu: Burgu.27 Ponte de Sinis: la denominazione riguarda

l’abitato di Sinnis, del quale si riferirà piúapprofonditamente nei commenti al doc.XIII.

33 Billabetere: potrebbe trattarsi di Villaverde,abitato appartenente alla curatoria di Usellus.

35 Ginuri: è il centro medievale di Genuri(Day 1973:72, Wolf 1988a:18).

38 Balenza: corrisponde a Valenza, curatoria oParte Valenza, con capoluogo inizialmentela romana Valentia e poi Láconi (Casula1980:98).

39 Usellos: è il centro odierno di Usellus, capo-luogo di Parte Usellus (Casula 1980:98).

41 Sipiiola: è il vecchio centro abitato di Sibío-la, nei pressi di Serdiána (Casula 2001:1672).

42 Cilthiber: corrisponde a Guilcier o Gilciber,capoluogo della curatoria omonima, sostitui-to poi con Abbasanta e Sédilo.Trobotori: è il tipico nome Trogodori, con[H] > Ø → [B] antiiatica.

44 Mihli: è il centro di Milis, con <h> per la se-gnalazione della lunghezza vocalica derivan-te dalla caduta d’una fricativa sonora: *MIGIL

> *['miHili] > ['mi:li] (cfr. *MAGAR > Maara >Mara, doc. VII.5 e Wolf 1988a:23).

45 Fortoriani: è il romano FORUM TRAIANI, conevoluzione irregolare (cfr. Wolf 1984a).

XII.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Genova, Archivio Segre-to, Genova Ducato, Sardegna 20/360, num. 2.

Pergamena trapezoidale di mm 623x223(ba -se)/153(alto), in buono stato di conservazione,con significativo contrasto cromatico tra recto everso e rigatura a secco tracciata sul lato pelo aintervalli irregolari. Bulla deperdita, con plica eresti del cordoncino di canapa superstiti.

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:41, num.74.013).

XII.4 Commento diplomatistico

La tipologia del diploma rispetta i canonidella tradizione sarda:

– Invocatio breve 1-2: con la t di Patris chesimboleggia la croce greca piena potenziata.

– Intitulatio 2-5: con riproduzione della for-mula di podestà.

– Dispositio 6-30: con la verbalizzazione del-le deposizioni del rogatore e del contraente en-tro un ordito sintattico assai omogeneo e disa-dorno, in cui le voci che riproducono i brani didiscorso diretto s’affastellano, unicamente de-marcate dal segnale discorsivo E a l.24.

– Notitia testium 30-45: con i nomi dei testi-moni che firmarono il documento originale.

– Completio 45-47: con l’indicazione dell’e-stensore della carta e delle modalità di stesura(‘sotto dettato’), nonché con la formula che con-ferisce la publica fides al documento pubblico.

– Datatio chronica 47-48: con l’indicazionedel calcolo lunare, che secondo il calendario li-turgico romano (Cappelli 1998) prevedeva cheil 15 ottobre 1102 fosse ‘mercoledí’ (mezetima)di novilunio e avesse l’epatta 8 (cfr. Casula1974:20-21 e 72-79). Come s’è visto precedente-mente, questo tipo di datatio chronica è assen-te nel Giudicato di Cagliari.

– Sanctiones negativa e positiva 51-56: conle solite formule di minatio e di auguri dellecarte sarde.

– Apprecatio 57.

Ettore Cau (2000:318-330) sostiene, con copiad’argomenti cogenti, che il nostro documento, in-sieme con la carta del 1112-1120 (= doc. XIII),conservati entrambi stranamente nel tabulariumgenovese, in un fondo di atti (Paesi diversi. Du-cato) che a partire dal 1131 hanno scandito i rap-porti tra la Sardegna e Genova, siano da conside-rare dei munimina o documenti di corredo esupporto all’importante donazione di Comita alcapoluogo ligure nel 1131, con patrimoni terrierie d’altro tipo che venivano aggiunti a mo’ di ga-ranzia a quelli compresi nel negozio giuridico. Lapresenza delle due carte di carattere privato nel-l’archivio ligure si può comprendere, se si consi-dera che insieme con uno o piú documenti relati-vi a una transazione andavano al nuovo titolaretutti gli atti rogati in precedenza riguardanti inmodo indiretto i medesimi beni.

XII.5 Commento paleografico

Scrittura semionciale, una frigida sperimenta-zione di laboratorio, forse ad opera d’ecclesiasticoal servizio del modesto scriptorium oristanese.Messa in pagina insicura, di scriptor poco aduso al

Scripta arborense – DOCUMENTO XII

101

53 tu seculu cizo; e deleantur nomen eius de li-bro bite; ed apant

54 anazema <de> .XIIn. Apostolos e de .XVI.Prophetas e de .XXIIII. Seniiores

55 et de .CCCXoto. Patres Sanctos edapan·parzone cun Ero-

56 te e cun Iudas tratitore e cun diiabulu inifernu. Fiat.

57 Amen. Amen.

_____

1 I miniata. Patris]pa seguito da croce piena.2 ed]d per scioglimento incompleto, dovuto a distrazione,

d’una nota tironiana, trascritta dall’originale in veste fo-netica ([ed], e cfr. l.9); M lascia d senz’interpretarlo.

9 donande-li-lu]dondelilu, per mero lapsus calami nell’e-secuzione in due tempi della parola; il supposto passag-gio di A tonico a [ó] postulato da Merci è del tutto im-possibile in sardo, e non trova alcun riscontro dialettale.

16 Nonne]non piú due lettere sovrastanti non eseguite inte-ramente, la prima tra N e o, la seconda sopra la secondan; per distrazione o incomprensione dell’esemplare, ilcopista ha cominciato a eseguire la seconda come un a.

17 Setzu]selzu, per lettura incerta dell’originale, che ser-bava l’etnonimo e cognome diffuso Setzu (e cfr.Setzia, Sitzia). sipiri]sipi, per aplografia (per il restau-ro si veda il Commento linguistico).

20 dedi·mi]demi, secondo DEDIT MI(HI) > dedi(t)-mi, comea l.22.

24 Inizia un brano di discorso diretto relativo alla verba-lizzazione della deposizione del cugino del Giudice. Ilconnettivo E serve a indicare il “cambio di turno”(turn-taking).

30 ed isa]etdisa, con scioglimento nel ms. d’un titulus piúannotazione della pronuncia effettiva della T intervo-calica in clausola sintattica.

31 testimonios]testiniomos. primus]primu e n in interlinea,per evidente incomprensione d’un titulus dell’origina-le. testimoniu]testinmoniu, con la prima n espunta.

35 maiores de bestari] Nell’interlinea. 45 ed ego]etdego, come a l.30.51 quis ea]quidea, M qui dea; l’editore pensa stranamen-

te a una «inserzione [di] dentale in fonia sintattica»(1978:374), quando si tratterà d’una comune commi-stione tra QUI(S) e QUID nella mente del copista.

53 libro]libor, per lapsus calami. ed apant]etdapant: l’e-mendamento è suffragato dalla lezione identica dil.55, e risponde al meccanismo illustrato a l.30.

54 Apostolos]epostolos. 55 Patres]Pater, per distrazione del copista.

XII.2 Commento storico

XII.2.1 Commento generaleIl documento registra una permuta privata

fra il Giudice Torbeno e suo cugino Costantinod’Orrubu: in cambio d’un cavallo dal mantorossiccio e di una terra vicina alla domestia diNurage Nigellu Costantino riceve dal Giudiced’Arborea rispettivamente tre servi con la loroprole e, unitamente a varie altre persone di

condizione servile, tre saline e alcune terre inTorralba e Nuneri.

Il Giudice rogatore dell’atto è Torbeno deLacon-Zori, sposato con Anna de Zori, succes-sore di Orzocco I e predecessore di Orzocco II,che iniziò a regnare nel 1112. La menzione diTorbeno nella nostra pergamena è la prima at-testazione del suo governo nel Giudicato di Ar-borea (Casula 2001:1783).

XII.2.2 Personaggi e luoghi4 Arbarea: denominazione consuetudinaria di

Arborea (contro M, che suggerisce una dis-similazione del nome moderno; plurime leattestazioni affini, Pauli Arbarei, Maara Ar-barei, e cfr. anche VIII.18).

8 Carbiia: villa della curatoria di Nulauro, giàstazione stradale ricordata nel III sec. d.C. sul-la strada a Tibula Sulcos lungo la costa occi-dentale della Sardegna, a ca. 25 miglia a norddi Bosa (Casula 1980:107, Wolf 1988a:31, fre-quente nel nord dell’Isola come Herkunftsna-me, Mastino 2002a:25).

12 Nura Matrona: unica attestazione del topo-nimo (Wolf 1988a:43, n. 750); forse si trat-terà di Lunamatrona, esito sorto da metate-si consonantica e assimilazione ([nura'ma-] >[runa'ma-] > [luna'ma-]).

13 Istilii: località presso San Mauro di Sòrgono(Merci con riferimento a Spano).

15 Nuraci Nigellu: villaggio del CampidanoMaggiore, oggi Nuraxinieddu (Day 1973:67).

16 Terraalba: paese che nel Medioevo si sosti-tuí a Neápolis e diventò capoluogo di dioce-si (Pittau 1997:209: Terralba).

16/17 Nonne: antroponimo comune nell’areamediana sarda (a sud Nonni, Nonnis); re-stauro confortato da ulteriori attestazionicoeve e successive (cfr. doc. XV).

17 Setzu: antroponimo molto comune, anchenelle forme derivate Setzia, Setziu, Sitzia (eper l’etnonimo e toponimo Setzale cfr.IV.11,12).

19 Scanu: è il centro di Scano Montiferru (Wolf1988a:17, n. 157 per tutte le attestazioni me-dievali).

20 Orrutius: piú che un nome di famiglia (Mer-ci), sembrerebbe l’indicazione della localitàper specificazione qualitativa ([or'rutu] = ‘ca-duto, abbandonato’).

21 Bonorzolli: corrisponde a Bonorzuli, parte ocuratoria con originariamente capoluogoNeápolis (> Terralba; Terrosu Asole 1974:12).

22 Ganatas: secondo Merci si tratta di ant. Ge-nades in Parte Valenza.

100

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 53: Crestomazia Sarda

Bonárcado e confermata dal Giudice Pietro.Attraverso tali donazioni i monaci potevanoinfatti piscare in monte de Ponte cum duasbarcas et in mare vivu, e potevano usufrui-re, senza versare nessun diritto al Rennu, diquanto veniva da loro pescato, di utilità peri loro pasti di magro, in una ajina (cioè va-gina) qui hat in ponte de Sini».

32/33 poriclos de angarias: ‘soggetti sociali (fun-zionari di ceto servile) legati alla cerchia stret-ta del Giudice che fungono da testi nei nego-zi giuridici del sovrano’; ‘palafrenieri espertinella cura, allevamento e lavoro dei cavalli’.La loro presenza nella pergamena, nella noti-tia testium prima dei buliacesos, conferma laloro speciale attinenza al tipo di contrattazio-ne d’un cavallo. Da lat. *PARICULUS < PAR, PARIS

‘uguale, simile, compagno’ (Paulis 1997:72).angarias: ‘prestazioni obbligatorie dovute alpubblico potere o ad altra autorità’, da AN-GARIAE o PARANGARIAE medievali, prestazionilavorative fatte con cavalli o carri per il ser-vizio di posta.

34 buliacesos: ‘guardie del palazzo incaricate disorvegliare la sede reale e di proteggere lapersona del Giudice, a seguito del qualepartecipavano in qualità di testimoni ai ne-gozi da lui contratti’.golleianis: ‘membri di associazioni d’improntaservile, di corporazioni di mestieri subordina-te al Giudice, tenuti a prestazioni di vario ti-po; il loro munus spettava a determinate fa-miglie che lo trasmettevano ereditariamenteal loro interno’ (Paulis 1997:23, con propostaetimologica da COLLEGA piú il suffisso -ANIS).

35 maiores de bestari: ‘ufficiali che sovrainten-devano all’amministrazione dei bestares ovestares, sorta di casolari di campagna in cuisi praticava soprattutto l’allevamento deglianimali per le esigenze alimentari del domi-nus cui appartenevano; corrispondevanopressappoco alle casae massariciae, che nelsistema curtense dell’economia agraria me-dievale il padrone dava in concessione conla contropartita di censi in moneta o in na-tura, nonché di angariae’.cita de fitu: ‘societas, gruppo d’individui soli-dali fra di loro, appartenenti a una cita peressere sub eodem servitio’; ‘istituzione giuridi-ca consistente nell’imposizione in scadenzefisse (che diventano col tempo di 7 giorni) dideterminate prestazioni assolte da gruppi so-lidali di persone, nella fattispecie di livellari oliberi che avevano in affitto un terreno fon-diario’. Secondo Paulis (1997:44), la voce cita

deriverebbe da CIT5RE, «termine tecnico dellalingua giuridica [...] riferentesi all’ordine diprestare un determinato MUNUS PUBLICUM chel’autorità notifica mediante un NUNTIUS agli in-dividui a esso sottoposti».

47 otonbre: toscanismo, con epentesi di nasaleforse dovuta all’influsso di NOVEMBRE.

48 mezetima: ‘mercoledí’ nelle varietà tosco-corse (Rohlfs 1972:185, Melillo 1977:116,Falcucci 1981:236, Chiodi-Tischer 1981:188,Blasco Ferrer 1984a:133).

XII.7 Commento filologico

Il diploma è, nella parte libera della disposi-tio, un esempio di Protokoll (Lüdtke 1964) ooralité mise par écrit (Koch 1993), e rientra dun-que in quella tipologia di testi delle Origini chedenunciano tratti distintivi della diamesia prima-ria (Koch/Oesterreicher 1990, Perugi 1994).

Diversi anacoluti e una palese mancanza di“coesione testuale” (Merci 1978:369) sembranoessere addebitabili a un innesto poco organicodi spezzoni di brani verbalizzati entro gli sche-mi fissi della dispositio.

C’è anche qualche indizio che consente d’in-vocare appunto un processo di rapida ricopiatu-ra d’una imbreviatura o minuta allestita sottodettatura in un momento precedente: esempi so-no il lapsus dondelilu (ms.) per donande-li-lu,che presuppone un’esecuzione in due tempi –ben evidenziata nella scriptio discontinua – d’u-na parola “letta”, i chiari errori di trascrizione te-stiniomos e testinmoniu, l’inserimento in corsodi copia nell’interlineo del complemento di spe-cificazione afferente al nome golleianis 35, pro-babilmente tralasciato nella prima stesura.

Alla resa grafica d’un uso orale primario (dia-mesia I) sono da attribuire le scrizioni et disa 30 eet dego 45, con et che sarà ragionevolmente scio-glimento di una nota tironiana della minuta, piúla d della pronuncia effettiva delle sequenze [ed'isa], [ed 'ego] (e cfr. Brambilla Ageno 1975:123: «ètanto vero che il t non si pronunciava, che a voltesi trova la nota tironiana + d davanti a vocale»).

Con certezza il testo è stato trascritto da uncopista abituato alle consuetudini scrittorie pisa-ne, come dimostrano le voci otonbre e mezeti-ma e la grafia <ngn> di Rengnu 21. Il presbite-ro Mariani de Nuraci Nigellu è la provapalpante d’un’educazione alla scrittura e all’arsdictandi promossa dall’esterno, che già agli ini-zi del sec. XII aveva prodotto una fertile speri-mentazione nelle cancellerie sarde.

Scripta arborense – DOCUMENTO XII

103

disegno delle lettere; impianto globale agevol-mente riconducibile a moduli di base carolina coninnesti di lettere dipendenti dall’alfabeto capitale eonciale, ma anche con legamenti tributari dellabeneventana (Battelli 1949:81-88 per la semioncia-le, Casula 1974:122-125, Bischoff 1992:158 per ilnesso fi, Cau 2000:336 per un’accurata expertise).

XII.6 Commento linguistico

XII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– L’estensore del documento denuncia una

chiara educazione nelle regole grafiche continen-tali, di cui danno testimonianza almeno <ngn> =[LL] in Rengnu 21; lo strano – ma non isolato nel-la documentazione sarda coeva – utilizzo di <c>,sia per [g] in burcu 25 e Iorci 27, sia forse per [j]o per [dΩ] in mucere 10, con agganci culturali conla tradizione precarolingia (Sabatini 1996 I:233);probabilmente anche la fruizione di <th> con va-lore affricato [ts], come nel pisano predugentesco(Manni 1992), in Thipari 43 (che corrisponde aSippari, attestato nel sec. XIV, Wolf 1988a:47).

– Regolare, e ben salda invece, la tradizionegrafematica indigena, testimoniata da <c> = [k]in ca 7, cis 28; dal riflesso betacistico in binia16 o Bera 13; da <z> = [ts] in cizo 53 < CITIUS eparzone 55.

– Potrebbe essere, infine, un chiaro segnodi una “norma grafica arborense” l’uso davveroeccentrico di <h> per esprimere l’allungamentodella vocale a contatto con un’occlusiva sonoradileguatasi dopo il previo passaggio a fricativa:Mihli 44 = ['mi:li] ‘Milis’, da *MIGIL, come *MAGAR

> Maara > Mara e *NUGOR > Núoro; Bahu 14['ba:u] ‘guado’, da V0DUM.

b) Fonematica– Vocali finali non alte: iudice 2, parte 3; po-

testando 3, fiios 11.– P T C -: aprobima 14, fratile 7, iudice 2, fa-

cemus 5; domestia 15, con caduta eccezionaledi -C- in posizione sillabica finale di voce pro-parossitona.

– B D -: caballu 8, deit 7 a fianco di dedi(t)13 e passim.

– Prostesi vocalica, con rafforzamento di vi-brante in: Orrubu 6 < R4BUM.

C) Morfologia– Articolo: isu 8.

– Possessivi: meu 7, mia 5, suos 11.– Dimostrativo: ista 6.– Pronome personale: clitico in abiat-ila 18,

da (2L)LAM.– Verbo: Presente indicativo, 4p facemus 5.

d) LessicoSpicca la selezione di do 13, data 18, da DA-

RE, come in logudorese.

e) ConsuntivoGià Wagner (1939/40:106-133) aveva riunito

quei tratti che contraddistinguevano la varietàmediana del Condaghe di Santa Maria di Bonar-cado nella redazione delle schede piú antiche,alcuni dei quali trovano piena corrispondenza inquesta carta arborense e nella seguente (doc.XIII): -e,o, R- > [orr]-, -C- > Ø in sillaba ultima delproparossitono DOMÉSTICA, desinenza -MUS > -musdi 4 p., forme del possessivo meu, mia.

XII.6.2 Voci e strutture notevoli8 murtinu: ‘sauro’, lat. MURT2NUM (DES II:142).

17 ci poserat su sipiri: la lezione accolta, chepoggia sull’interpretazione – già del Besta,ammessa in parte dal Casula – della p tagliataquale abbreviazione di per o pir, consente didare un senso compiuto a questa crux despe-rationis e a tutto il brano. La voce síperi o sí-piri, ancor oggi vitale in piú dialetti come va-riante del piú comune zíppiri (Puddu2000:1531: sípiri), designa la ‘pianta di ro-smarino’, la quale veniva sfruttata, a causadella sua qualità di crescere in qualsiasi tipodi terreno, per formare le tralci di sostegnodelle viti, come in altre aree del Mediterraneo(Scheuermeier 1980 I:147, Paulis 1992:133,síppiri, Wagner/Paulis 1996:195-198). Il con-testo acquista cosí un significato accettabile:la vigna data in Terralba era della nonna diCostantino d’Orrú, la quale l’aveva ‘impianta-ta’, appunto mediante ‘approntamento delletralci o siepi di rosmarino’, quando era a ca-po dell’amministrazione della villa.

19 donnicu: da D3M2N2CUS, ‘complesso dei benidel Giudice e della sua famiglia’.

20 bariatoria: ‘composizione, pagamento diconti’.

24/25 bagina: ‘salina’ (Merci), da lat. med. VA-CINAE; secondo Boscolo (1978:183), le bagi-nas in cirras cedute con un insieme di servidal Giudice Torbeno al cugino Costantinoerano dei ‘tratti di peschiere’, «come si puòdedurre da una concessione successiva, fattadal Giudice Ugone di Arborea ai monaci di

102

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 54: Crestomazia Sarda

40 a qui a·pugnare ad isbertinare ’sta arminan-zia, fla-

41 stimet-illu Deus et Sancta Maria, et apatanathema de Pa-

42 tre et Filium et Spiritum et de .XII. Apostoli,de .XVI. Prophetas,

43 de .XXIIII. quattuor Seniores, de .CCCXVIII.Patres

44 Sanctos qui canones disposuerunt, et de.IIIIor. Evancelis-

45 tas, et de Cherubin et Seraphin qui tenentthro-

46 num Dei omnipotentis, et apat parzone cumErodem et cum

47 Iudas traditorem, et cum diabolum in infer-num in-

48 feriorem. Fiat. Fiat. Fiat. Amen. Amen. Amen.49 Ego Iudice Orzoccor de Zori, nepote de50 donna Nibata, qui arranobo ista carta.

_____

1 I miniata.4 boluntate]bolumtate, per errore di lettura.5 Massone] Grafia occasionale della doppia ss, forse atta

a rappresentare un fonema sordo -[s]- od oscillantenella pronuncia locale.

9 buliacesos]bilbicesos, per ovvia incomprensione te-stuale del copista (L, seguendo B, traduce con ‘ca-prai’).

11 pro ca]pro (per la giustificazione dell’intervento si ve-da III: § 58.3). L non sident.

19 poriclos]poriclas (cosí L). Nen]n (cosí L).20 L non sident d’ellos, senz’alcun addentellato nella

morfosintassi sarda.21 L fatzat.22/23 le/bandoro-ibe]le/bandorribe (cosí L); per l’e-

mendamento si veda il Commento linguistico.23 adione]aione (come a l. 25).24 daba]adaba (cosí L), con prima a espunta.25 L bolumtate.29 arminanzia]ardinanzia, per commistione, nella men-

te del copista, con ordinare (cfr. XII.49).34 fiat]fit (l’emendamento è già in L).42 Prophetas] s nell’interlinea.44 .IIIor.] Con or soprascritto.45/46 thro/num]thro/nom, con u piccola che sormonta

la o finale (L -om).46 L onnipotentis.47/48 in/feriorem]inin/feriorem, con la prima sillaba

espunta.

XIII.2 Commento storico

XIII.2.1 Commento generaleOrzocco(r) II de Zori, figlio di Torbeno, con

la sua sottoscrizione dichiara di rinnovare il pri-vilegio rilasciato dalla nonna Nibata alla chiesadi Santa Maria di Cabras insieme con franchigie

concesse a favore degli abitanti delle domos diNuragi Nigellu e di Masone de Capras, i quali,salvo in condizioni molto restrittive, dovevanorestare sempre nella dipendenza diretta deiGiudici, ed erano tenuti inoltre, a cambio di taleconcessione, a donare una forma di formaggioe un agnello per la festa di San Marco di Sinnise per la messa di Natale.

Il diploma a noi giunto, se è copia – comenoi crediamo – d’una renovatio in originale, do-vette essere steso all’incirca tra ca. il 1112 e il1120, come in parte ha dimostrato Merci(1978:366). La prima data si può inferire da unquadro incrociato di dati riguardanti la stesuradel documento e il governo di Orzocco, succes-sore del Torbeno della prima carta arborense, ela seconda coincide col periodo approssimativod’inizio di reggenza di Costantino de Lacon, chedotò largamente il monastero di Bonárcado, eche fu padre e predecessore sul trono del Giudi-ce Comita III, che nel dicembre 1131 con privile-gio solenne donò alla Cattedrale di San Lorenzoe al Comune di Genova la chiesa di San Pietro diClaro insieme a ingenti patrimoni.

XIII.2.2 Personaggi e luoghi4 Torbeni: Torbeno de Lacon-Zori, figlio di Ni-

bata, moglie di Orzocco I, Giudice d’Arbo-rea, rogatore della carta arborense del 15ottobre 1102 (doc. XII).

5 Nurage Nigellu: Nuraxinieddu, frazione diOristano (Pittau 1997:133).Masone de Capras: microtoponimo corri-spondente nel Medioevo all’attuale centro diCabras (Casula 2001:246-247), composto daitermini [ma'z]ne] < MANSIONEM ‘recinto per legreggi da mungere’ e CAPRAS.

8 Suberiu: microtoponimo derivante da SUBE-REUM (DES II:437), qui nel significato di ‘su-ghereto’.Pauli de Figu: ‘palude, luogo acquitrinoso’(PADULEM per PALUDEM) della località di Figu(FICUM).

9 Bau de Codes: ‘guado’ (VADUM) di ‘sassi’ (CO-TES).

22 Sinnis: si tratta di Sinis e San Giovanni diSinis nei dintorni di Cabras, a ponente diOristano. Secondo Casula (1980:97), «Sanc-tum Marcum de Sinnis è probabilmente lachiesa di S. Giovanni di Sinis che con l’ag-glomerato di case è oggi nel comune di Ca-bras». Per l’impronta storica di Sinnis nellastoria del Giudicato arborense cfr. ancheZucca (1999).

Scripta arborense – DOCUMENTO XIII

105

XIII.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:164-165, sec. XI, num. 21),Besta (1906 = B), Solmi (1917:410-411), Volpi-cella (1926 = V), Monteverdi (1941:37-39), Ugo-lini (1942a:178-179), Lazzeri (1954:58-66 = L),Casula (1974:129-135 = C). Facsimili in Ugolini(1942b:tav. XXVI) e Casula (Op.cit.:foto 4).

1 In nomine Dei Patris et Filium et SpiritumSanctum, Amen. Et auxilian-

2 te dominum nostrum Iesum Cristum, et in-tercedente pro nobis beata et

3 gloriosa semperquem birginem Dei genetri-ce Maria. Ego Iudice

4 Torbeni, cum boluntate de donna Nibata ma-tre mea, faczo ista

5 carta pro domo de Nurage Nigellu et de do-mo de Massone de Ca-

6 pras ci laborait matre mea donna Nibatacum forza et potes-

7 tu suo. Et ego adsolb’-illa ad faczat-si-ndeomnia cantu bolet.

8 Et Ego donna Nibata ponio-ive Saltu de Su-beriu, e Pauli de Figu,

9 e fenu, e pastu, e perra de buliacesos, e Baude Codes e Agarrutu. Et

10 assa domo de Nurage Niellu pongno-e etsaltos et semitas, ca llas

11 fazo una cun sa domo de Masone de Ca-pras. E flastimo pro <ca> non si dent

12 aliquando ad paperu, non a fundamentaled’inci de locu et non ad esiti-

13 zu dab’aturu locum, porze siant in semperet sempiternum in manum de im-

14 peratore, et aliquando non apat ausu ad tol-lere-nde de homines

15 de custas domos de Nurage Nigellu et deMasone de Capras, non Iudi-

16 ce et non donna et non donnicellu et nondonnicella et non nullu homine,

17 et non a zuccare-nde ad actera domo ipsoroa ppartire-nde de ’llos,

18 porze si-nde de ’llos exit de iubare de femi-nas ad bestaritas et de

19 sos masclos ad istalbarios, et poriclos de ca-ballicare. N<en> a paperu

20 non si dent de ’llos aliquando non barone etnon muiere. Et daba ’sta domo

21 de Masone de Capras coperia·si-nde SanctaMaria et faczat-si-nde nota-

22 les suos, et faczand-inde notale de SanctumMarcum de Sinnis cum le-

23 bandoro-ibe ad Pasca forma de casu eta<d>ione de benedicere et

24 de notale Dominum missa, et daba NurageNigellu forma et ad-

25 ione. Et totu custu ci feci ego donna Nivata,cum boluntate de fili-

26 u meu Iudice Torbeni et de omnia maiora-les suos de locu lu feci.

27 Et ci aet narre de custa arminantia ci arminaiego donna

28 Nibata cum boluntate de Iudice Torbenifilium meum, quia be-

29 ne est et conforzare aet arminanzia mea,conforzet-

30 illu Deus in omni opera bona, et in multubonu lu baticat Deus

31 et Sancta Maria in bita sua et pust obituumsuo siat inter

32 sancta sanctorum, Amen. Et qui a·pugnaread isbertinare istu

33 arminatu ci es·bene operatum et dicere aetcontra quo

34 non fi<a>t, fiat-illi sterminatu in istu seculum,de magine

35 sua siat cecum et surdu e grancatu, et demagine sua

36 totu istramatu, et siat dannatu co Coret etHabi-

37 ron et Anna et Caipha et Pilatu de Ponza ciest in is-

38 crinio ferreo ube llu mandicat fera acreste. Et39 animas eorum sepulta sunt in infernu. Si

sorziat

104

XIII. Carta di renovatio donationis d’Orzocco de Zori, ca. 1112-1120

Page 55: Crestomazia Sarda

XIII.6 Commento linguistico

XIII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Nelle scelte grafiche l’estensore ha optato

per tratti di forte arcaicità e ristagno culturale,consoni con la scrittura onciale selezionata. Co-sí, vanno annoverati fra gli espedienti grafemati-ci precarolingi, correnti comunque nella Tosca-na del Millecento, i seguenti digrammi: <di> =[ndΩ] (o [LL]) in adione 24/25 < *AGNIONEM; <cz>= [tts] in faczo 4, faczat 7; <ct> = [tt] in actera17; <ps> = [ss] in ipsoro 17 (che non sarà resaetimologizzante in questo contesto). Come nellacarta arborense del 1102, una spia di consuetu-dini pisane è <ngn> = [LL] in pongno 10.

– Lo strato puramente sardo è ravvisabile in:<c> = [k] in ci 6, iudice 3, feci 25; <b> per lat.V/B in bolet 7, iubare 18, bita 31; <i> = [j] inmuiere 20 (donde poi [mu'dΩ}re]).

b) Fonematica– Vocali finali non alte: iudice, boluntate 3,

bolet 7, homines 14; domo 5, ponio 8, buliace-sos 9, domos 15. Di contro: pauli 8.

– Dissimilazione anomala in notale, -es21,22, da NATALIS.

– Prostesi vocalica in REN8V5RE, -8 > arrano-bo 50.

– P T C -: paperu 19, nepote 50, notale 22, lo-cu 26.

c) Morfologia– Articolo pl.: sos.– Possessivi: meu 26, mea 4; suo 31, con

dissimilazione di tipo logudorese.– Dimostrativi: istu 32, come nei documenti

centro-settentrionali (XV,XX), ista 50.– Pronomi: clitici con liquida geminata, -illa

7, llu 38.– Verbo: Desinenza di 6p -nt, ad es. in dent

20; Gerundio allungato, come nell’Ogliastra enell’area di confine tra Logudoro e Campidano,lebandoro 23.

d) LessicoSpicca soltanto l’interferenza multu 30, sicu-

ramente del copista.

e) ConsuntivoNel complesso, come nella carta del 1102, il

tipo linguistico evidenziato dal documento appare

consono col diasistema enucleatosi nella sincro-nia relativa alla prima metà del Millecento nel do-minio arborense, un tipo piú vicino al logudoreseche non al campidanese antico o moderno.

XIII.6.2 Voci e strutture notevoli5 domo: è l’equivalente della domu meridio-

nale (V.16), ‘un centro agricolo minore, unagglomerato di case rurali da cui dipendeva-no porzioni di terre, messe a coltura o adi-bite a pascolo secondo il sistema della rota-zione annuale, vigneti e frutteti, tratti dibosco’; nell’organizzazione della domo osuppellettile rientravano i servi e le ancelle,legati alla terra, attrezzi agricoli e animali.

6 laborait: ha il senso di ‘arare, lavorare’, e quiovviamente di ‘far lavorare, costruire’ (comesegnalò opportunamente il Besta 1906:430).potestu: hapax per potestade, -i.

7 ad faczat-si-nde: la struttura è sospetta, for-se conguaglio tra il congiuntivo e l’infinitofinale.

9 perra de buliacesos: ‘metà del corpo armatodi guardia personale del Giudice, incaricatodi custodire l’accesso al Palazzo regio’. Pertutta la questione relativa al termine e allasua etimologia è d’obbligo il rinvio alla trat-tazione approfondita di Paulis (1997:63-69),che propende per un calco-traduzione(Lehnübertragung nello schema di WernerBetz) dal greco-bizantino ™kskoub…twrej (>sing. *suppuliacesu, donde per errata seg-mentazione morfologica su+puliacesu),‘guardia del corpo preposto alla tutela e alladifesa personale dell’imperatore’.

10 pongno-e: con pronome enclitico anaforico(i(v)e, ridotto a e), coreferente con assa do-mo de Nurage Nigellu.

12 paperu: ‘possessore di terreni collettivi, affe-rente a una classe sociale indigente o a unordine monastico d’assistenza’, da PAUPERUM

con specializzazione semantica in senso ru-stico; cfr. DES (II:216-218), Marongiu(1975:33: per l’eminente studioso delle istitu-zioni giuridiche della Sardegna i paperos era-no dei servi delle chiese o di privati, ossia‘liberi poveri’, assistiti dalle autorità o dalleabbazie che avevano i compiti di sorvegliarele coltivazioni delle terre assegnate a codestogruppo sociale), e infine Paulis (1983:98-110,per un’acuta discussione etimologica).fundamentale: ‘proprietario d’un funda-mentu’ (cfr. III.27).esitiziu: ‘forastiero’.

Scripta arborense – DOCUMENTO XIII

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XIII.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Genova, Archivio Segre-to, Genova Ducato, Sardegna, 20/360, num. 3.

Pergamena di mm 580x170(base)/220(alto),dalla membrana spessa, con significativo con-trasto fra recto e verso, refilata appena al disottodell’ultimo rigo del lembo inferiore. Specchio discrittura su rigatura a secco, effettuata medianteuna serie di righi tracciati a intervalli disegualisul lato pelo. La scrittura corre parallela sul latominore.

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:42, num.74.014).

XIII.4 Commento diplomatistico

Il diploma si attiene nel complesso alla tipo-logia delle cartas bulladas, con qualche caratte-ristica distintiva:

– Invocatio 1-2: arricchita dallo schemausuale nei testi coevi latini e semivolgari (cfr.doc. II).

– Intitulatio 4-8: con l’indicazione del docu-mento da cui deriva la conferma.

– Dispositio 9-27: col contenuto dei privilegiaccordati dalla nonna Nibata.

– Sanctio negativa 27-49: con lunghissimasequenza di formule di minatio, contenenti, ol-tre i soliti simbolismi (per cui si veda il doc.IV), il richiamo ai sacerdoti Anna e Caifa, non-ché la curiosa menzione di Pilato de Ponza (percui si vedano le lunghe discettazioni di Volpi-cella 1926:79-89).

– Clausula confirmationis 49-50: la renova-tio, aggiunta al dettato della dispositio da partedel nuovo rogatore, il Giudice Orzocco.

Il diploma, conservato nelle “cantere” (‘cas-setti di armadi negli archivi’) relative ai docu-menti che riguardavano i rapporti interni al do-minio sardo, si trova tra le conventiones o iprivilegia che si son succeduti dopo gli accordicon Genova nel 1131, trascritti in parte nei libriiurium. È appunto per via di questa strana col-locazione tra i documenti “forti” che Cau(2000:338-339) avanza l’ipotesi che i due diplo-mi del 1102 e del 1112-1120 costituiscano deimunimina, atti di supporto al solenne privile-gio di Comita del 1131, contenenti patrimoniprecedenti a tale concessione che avrebberodovuto fungere da garanzia al Comune ligure

per le donazioni elargite in quella data. In que-sto senso «appare comunque evidente come laconsegna ai consoli genovesi di due negozi ri-guardanti operazioni fondiarie interne all’Isola,effettuate all’inizio del secolo da membri dellafamiglia giudicale, rappresenti un ulteriore echiarissimo riconoscimento della supremaziaconseguita dal comune ligure nei confronti delpatrimonio arborense, almeno a partire daglianni Trenta». Una recente ipotesi alternativa (Li-vi 2002) ravvisa in codeste elargizioni al Comu-ne ligure delle operazioni di sdebitamento daparte di Barisone I per la sua nomina a Re diSardegna.

XIII.5 Commento paleografico

Scrittura rigida e artificiosa, poco rispettosadel tracciato bilineare che denuncia la manod’uno scriptor al servizio della Cancelleria forni-to di buona professionalità, il quale – secondoCau – avrà confezionato il documento in uncontesto in cui il rinnovo della donazione a fa-vore delle domos oristanesi richiedeva particola-ri segni d’ostentazione e solennità, onde il ricor-so all’onciale, che «si prestava a un’offertapaludata e prestigiosa dei contenuti». Rientrano,in effetti, in uno schema quadrilineare, tipicodell’onciale new style (Petrucci 1992:66) dei se-coli VI-VIII, le lettere maiuscole BFGHLPQ, eappare anche connaturata a modelli tardi discrittura onciale la presenza di numerosi motividi coronamento, nonché l’inserimento della Erotonda al centro anziché in alto.

L’onciale della carta non deporrebbe, in-somma, a favore d’una tesi di ripresa alta discrittura latina caduta in disuso (Merci 1978:369),bensí sarebbe soltanto un’ulteriore testimonian-za di una scelta grafica non rara nella documen-tazione sarda coeva, dotata di chiari intenti dinobilitazione, come ad es. nei frammenti in ele-gante onciale che infiorano la donazione dellachiesa di San Pietro di Scano ai Camaldolesi,datata 13 dicembre 1112, la quale appare perpiú aspetti quale modello di riferimento per sta-bilire con maggior precisione la datazione dellanostra carta. Con la prima carta arborense del1102 la nostra condivide l’uso tipico dei duepunti d’interpunzione o pausa. Expertise e ulte-riori riferimenti bibliografici in Casula (1974:129-135), Bischoff (1992), Petrucci (1992) e soprat-tutto Cau (2000:338-339).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 56: Crestomazia Sarda

XIV.1 Testo

Ed.: Besta/Solmi (1937:166-173 = B/S), Virdis(2002b:85-97 = V, che sostituisce 1983:54-62).Sigla del documento: CSMB.

§ 131 [c. 53r]Constantinus Iudex

In nomine Patris / 2 et Filii et Spiritus Sancti,Amen. / 3 Et in gratia de Deus et de Sancta Ma-ria. / 4 Ego Iudice Gostantine de Lacon faço cu-stu / 5 condage pro homines de Bonarcatu.Quan- / 6 do andei a Bonarcatu, acatei-llos sos /7 homines totos, sena acabidu kerta, <a> / 8 ser-bire force pagu. Parsit-imi-nde ma- / 9 le et po-si’-llos a iurare a servire a iuale / 10 .IIII. dies insetimana: et issos apiaresos et / 11 issos agasoneset canarios cantu aent fage- / 12 re in cita dedomno serviant a clesia omnia / 13 lunis in om-nia opus quantu aent fagere sos / 14 ateros coli-vertos. Costantine Stapu, / 15 quando okisit s’o-mine in Sancte ’Eru, venit / 16 ad Bonarcatu etfegit-sibi domum et plan- / 17 tavit vinea. Nar-runt-imi-nde ca fuit / 18 benidu. Pregontei-llu:Voles torrare / 19 a Sanct’ ’Eru? Et naredi·mi ipse:Servu volo / 20 essere a Sancta Maria de Bonar-catu, et / 21 ego et fiios meos. Et ego posi’-llu //

[c. 53v]/ 22 a iurare de servire a iuale et ipse et fiios / 23

suos a clesia, ad Orçoco et a Comida et a Ioha-ni, / 24 co et ipsos ateros servos. Et mulieres mo-/ 25 iant et cogant et purgent et sabunent et / 26

filent et tessant et, in tempus de mersare, mer- /27 sent omnia lunis, sas ki non ant aere genezu /28 donnigu. Custu fegi Ego Iudice Gostan- / 29 ti-ne in collatura ki fegi a silva de Cercetu, / 30

sendo-ibi mecum omnia frate meum. Et non fuit/ 31 tale homine ki-nde pro ’llos naredi’: Custos /32 homines meos sunt. Borce narando-mi totos:Bo- / 33 stros sunt de Regnum. Et Ego, ca iskivibe- / 34 ne ca furunt meos: Ponio-llos ut serviant/ 35 a Sancta Maria de Bonarcatu et ipsos et fiios

/ 36 suos et nepotes nepotorum suorum usquein sem- / 37 piternum. Et issu ki si-nd’a·bolere le-vare / 38 dava su servitiu de Sancta Maria de Bo-nar- / 39 catu, dent-illis disciplina issoro priore /40 ki at essere. Et torrent a servitiu de / 41 clesiaad ue los delego Ego Iudice Go- / 42 stantinequi faço custa abbadia. Et non //

[c. 54r]/ 43 appat ausum nullum hominem non Iudiceet non / 44 pauperum a tollere-nde custos homi-nes dave ser- / 45 vitiu de Sancta Maria de Bo-narcatu. Ive serviant / 46 usque in sempiternumet siant in manu de Deus et de / 47 Iudice de lo-gu et de monagos ki ant servire / 48 ad SanctaMaria de Bonarcatu. N<e> a ateru servi- / 49 çude logu non si levent, non per curadore et non/ 50 <per> maiore de scolca pro nulla pressed’opus de lo- / 51 gu. Semper siant a voluntatedessos monagos, / 52 a ki llos delegai et ser-viant-illis in fide bo- / 53 na. Et do-llis assos mo-nagos asoltura / 54 de pegos ki ant occidere ser-vos des- / 55 sos monagos in silva de Kerketuau a / 56 digitu au a casside aut a cavallu. Nonap- / 57 pat ausu non curatore et non maiore deca- / 58 nes et non canariu et non kerkitore etnon / 59 mandatore de Regnum a tollere-llisnon peza, / 60 nen pelles, non d’iverru et nonde veranu. Fo<r>ce / 61 assos monagos si denta sempiternum. Et / 62 ki at conforzare ista ar-minantia qui armi- / 63 navi Ego Iudice Gostan-tine et dixerit //

[c. 54v]/ 64 quia bene est, habeat benedictione / 65 deDeus et de Sancta Maria Virgo et de omnessanctos / 66 et sanctas Dei, Amen. Et qui aetpunnare et dice- / 67 re aet et sterminare ca nonsiat, siat il- / 68 le exterminatu de magine sua inisto seculo / 69 et post morte sua non appat pa-radisu et ap- / 70 pat parçone cum Herode etcum Iuda tra- / 71 ditore et cum diabolum in in-fernum inferiore. / 72 Amen. Amen. Fiat. Fiat.

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XIV. Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, ca. 1120/30-114613 porze: ‘salvo, eccetto che; piuttosto’, secon-do Paulis (1983:214-219), con argomenti co-genti, da gr.-biz. prÒsqen; cfr. anche gli allo-morfi borthe e farci.

14 ausu: ‘ardimento, podestà’, sinonimo di au-sancia. L’intero brano (14-17) può essere tra-dotto come segue: «E ingiungo mediante for-mula comminatoria imprecativa (flastimo)che non siano mai cedute (scil.: le domos do-nate) ai proprietari di terreni collettivi o ai ti-tolari di patrimoni comunitari, né nostrani néforestieri, e che restino invece sotto la giuri-sdizione del curatore del luogo; e non abbiapodestà nessun Giudice o Giudicessa, o figlioo figlia di Giudici, né qualsiasi altra personadi sottrarre uomini a queste domos per tra-sportarli altrove o assoggettarli ad altri».

18 bestaritas: derivato di bestares (gr.-biz. be-

st£rion), ‘sorta di casolari di campagna in cuisi praticava soprattutto l’allevamento deglianimali per le esigenze elementari del domi-nus cui appartenevano’ (Paulis 1997:20). Neltesto, le donne che i Giudici avrebbero ecce-zionalmente potuto allontanare dalle domosconcesse alle ville menzionate erano tenutea lavorare nei bestares, eseguendovi presta-zioni lavorative dette angariae o paranga-riae (cfr. doc. XII.33).

19 istalbarios et poriclos de caballicare: ‘stallieri’(STABULARIOS) e ‘palafrenieri’ (*PARICULI DE CA-BALLIC5RE), due mansioni di pari rango socialecui erano sottoposti gli uomini che il Giudice,insieme con le bestaritas, avrebbe potuto di-veltere dalla concessione regia qui discussa.

20 de ’llos: l’aferesi eccezionale della vocale to-nica del sostituente si ritrova piú volte neitesti antichi e si mantiene vitale nei dialettiodierni piú arcaici della Baronia (cfr.['proJJu] accanto a [pro 'eJJu] in BlascoFerrer 1988:110).

21 coperia·si-nde: forse da lat. CO(O)PER7RE (+-1RE) > copèrrere ‘coprire’, nel senso di ‘farsicarico’ (se ne faccia carico).

23 adione: grafia merovingia <di> per [L].39 si sorziat: il passo col verbo sorzire < SORT7RI

(‘tirare a sorte’ > ‘capitare’) è da tradurrecon una locuzione avverbiale: ‘se per caso,

se capitasse che’ (cfr. Casu 2002:1258, si sor-tit ‘se capita’). Il consonantismo di sorzireha seguito il modello di parzire.

XIII.7 Commento filologico

I dati storici, diplomatistici e paleografici di-scussi in precedenza rimettono in discussione lemodalità di genesi del documento, e indirettamen-te anche la presunta datazione del medesimo. Se-condo Paolo Merci (1978:367 n.15), esso sarebbeuna «copia non autenticata, di uso e destinazionenon ufficiali o comunque interni alla Cancelleria».Esso sarebbe databile, secondo il filologo dell’Uni-versità di Ferrara, tra il 1102 e il 1110/20. D’accor-do con la posizione di Ettore Cau (2000:336-338),invece, la presenza del documento – insieme conquello del 1102 – nel tabularium genovese milite-rebbe a favore della tesi d’un diploma originale,inizialmente munito di bulla plumbea, e avente unforte valore giuridico di munimen. In questo se-condo caso è giocoforza arguire che la composi-zione della carta sia avvenuta durante il regnod’Orzoccor, forse trascrivendola a calco da un an-tigrafo del periodo di Nibata e Torbeno, dunquealmeno dieci anni dopo la stesura del primo do-cumento arborense, tra il 1112 e il 1120, allorché«la cultura grafica dell’isola, forte d’intense e rinno-vate influenze esterne, non poteva che essere di-ventata piú ricca e matura» (Cau).

Orbene, noi crediamo, da una parte, che piúerrori di trascrizione dimostrano perentoriamen-te che il documento è copia: la scorretta ricopia-tura di buliacesos 9; l’errore di lettura in poriclos19; l’inerziale ripetizione di r nel gerundio allun-gato, e non compreso, lebandoro 22/23, e an-che del primo segmento sillabico d’inferiorem47/48, determinato dalla sequenza immediata-mente precedente in inferno. Ma assodato chela carta non è stata stesa sotto dettato nella suaredazione finale, nulla vieta d’altra parte di so-stenere con Cau che essa sia comunque la copiad’un originale perduto, d’un documento ufficialevoluto da Orzoccor in quanto renovatio delladonazione di Nibata e offerta paludata e presti-giosa nei contenuti, e dunque nella forma.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 57: Crestomazia Sarda

[c. 57r]/ 41 mita et narr’ aet ca veritate est, habeat bene- /42 dictione de Deum Patrem omnipotentem et deSancta Maria / 43 et de omnes sanctos et sanctasDei. Amen. Amen. Fiat. Fiat. / 44 Et si quis dixeritquia male est et destruere / 45 ea voluerit, fiat ex-comunicatu et male- / 46 dictu de Deus et deSancta Maria, et de omnes sanctos et sanctas / 47

Dei et appat anathema sicut Dathan et Abi- / 48

ron qui deglutivit terra, et appat parçone cum / 49

Iuda traditore et cum Herode et Pilatus et cum /50 diabolus in infernum. Amen. Amen. Fiat. Fiat.

§ 146 [c. 60r]Barusone Iudex

Et Ego Iudice / 2 Barusone ki faço ateru benead Sancta Ma- / 3 ria de Bonarcatu pro lucrare-llu su Regnum / 4 d’Arbore et pro dedi·mi Deusfiios et pace in su / 5 Regnum. Atungo-lli a susaltu de clesia de Pe- / 6 tra Pertusa, ki ant aPradu de Cavallos. Do-lli / 7 dave su Vadu des-su Giradoriu dessu //

[c. 60v]/ 8 Molinu in co collat su flumen usque a Bau de/ 9 Canales. Et erget-si sa Via de Serra longa / 10

usque assa Torrigla. Et falat a nNurake Ru- / 11

biu et feri·ssi assu Pratu dessos Cavallos de clesia./ 12 Custa atuntura ki lli faço ad Sancta Maria, la /13 sego dave su Regnu de Migil. Apat-si-nde in /14 sempiternum. Et non siat ausu non Iudice, noncu- / 15 ratore, non mandatore, non nullu servummeum / 16 a kertare-nde et ne ad intrare-’ve a tu-turu des- / 17 sos monagos. Et sunt testes, donnu/ 18 Villanu archiepiscopu de Pisas ki fuit be- / 19

nidu pro cardinale de Roma cum omnia cleri- / 20

catu suo, et Iudice Costantine de Plominos, / 21

Iudice Gunnari de Logudore, Iudice Go- / 22 stan-tine Gallulesu, connatu meu, cum omnia / 23 cu-ratore et cum omnia liberu de Capudu de Sar- /24 digna, quantos ibi furunt in icusta collecta / 25

quando fagiamus sa corona in Bonarcato in / 26

ter Iudice Gostantine Gallulesu et fiios / 27 de Co-mita Spanu prossu castellu de Bala- / 28 ianu; sadie l’aiunxi custu saltu a Sancta //

[c. 61r]/ 29 Maria de Bonarcato. Et sunt testes d’ambas da-tu- / 30 ras, donnigellu Izocor, curatore de Gilciver,/ 31 Gostantine de Çori, curatore de Migil, Orçoco/ 32 de Lacon, curatore maiore, Petru de Lacon, cu-ra- / 33 tore de Frontoriane, Orçoco de Lacon, cu-rato- / 34 re de Barbaria, Gunnari de Lacon, curato-re / 35 de Valenza, Gunnari d’Orruvum, curatore

de Bo- / 36 nurçule, Costantine de Lacon, curatored’Usel- / 37 los. De buiakesos, Terico de Campu etgollea- / 38 nes suos. De poriglos de angarias, Ma-ria- / 39 ne d’Orruvu et colleanes suos. Et si quisdixe- / 40 rit quia bene est, habeat benedictione deDeus / 41 et de Sancta Maria. Et cui non placueritet condemp- / 42 naverit hec ordinatio, habeat ma-le- / 43 di<c>tione de Deus et de Sancta Maria etde .IIIIor. / 44 Evangelistas et de .XII. Apostolos, de.XVI. Prophetas, / 45 de .XXIIII. Seniores, de.CCCXVIII. Patres Sanctos, / 46 de .CXLIIIIor. Inno-centes Martires. Et apat parçone cum / 47 Iuda tra-ditore, et cum Herode et cum diabolus in in- / 48

fernum. Amen. Amen. Fiat. Fiat.

_____

§ 1311 I miniata, nomi sacri in maiuscolo (1-2).7 kerta, a]ketra, per metatesi grafica nella ricopiatura ed

omissione della preposizione; V kena ‘senza’, restauroimprobabile a nostro avviso, sia sul piano paleografi-co (la sostituzione riguarderebbe soltanto una lettera),sia su quello testuale (sena precede d’un vocabolo iltermine emendato, e sarebbe comunque superfluo inuna frase col limitativo force).

10 apiaresos] s finale soprascritto.11 issos] s finale soprascritto. canarios] s finale soprascritto.12 cita de domno] Con la lampada di Wood si scorge be-

ne il tracciato d’un titulus sopra la m, appena visibilenel suo tratto iniziale a occhio nudo a causa dellosbiadimento dell’inchiostro; il restauro restituisce inogni caso un senso concreto all’insolito abbinamentocita de domo (cosí Virdis, come già Besta), privo dicoerenza se inserito nella traiettoria evolutiva di cita(per cui si veda il Glossario).

13 sos] s finale soprascritto.15 Sancte]sc£ con cediglia sotto l’e, come a l.19.16 fegit]fegi e, sotto luce ultravioletta, s’intravede la gam-

ba curva della t.21 fiios]fiioi piú s soprascritto.22 fiios] s soprascritto.31 pro ’llos] s finale soprascritto. custos] s finale sopra-

scritto.32 meos] s finale soprascritto. totos] s finale soprascritto.34 ponio-llos] s finale soprascritto.35 fiios] s finale soprascritto.36 suos] s finale soprascritto. V usque.37 V a bolere levare, come se a fosse preposizione-com-

plementatore.41 los] s finale soprascritto.48 Ne a]na, con omissione di e (V mantiene N’a, che

però non trova riscontro nelle regole morfonologichedel sardo, poiché la congiunzione reca su di sé l’ac-cento sovrasegmentale).

51 dessos]des sos, con primo s soprascritto.60 force] L’integrazione, già proposta da B/S, è avallata

dal senso e da forme avverbiali affini (cfr. farci,borce); V integra, senz’avvertire in apparato.

61 assos] s finale soprascritto.68 sua] Scritto nell’interlinea.

§ 1322 klerigu]kerigu (cosí V).

Scripta arborense – DOCUMENTO XIV

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§ 132In nomine Domini Amen. Ego Petru / 2 k<l>erigupriore de Bonarcatu cum s’armen- / 3 tariu meuprevideru Calafrede scribe- / 4 mus ista recordan-tia. Gavini Formiga / 5 et Bera de Porta furuntcoiuvados in- / 6 pare et posit-inke-llos a servosad Sancta Ma- / 7 ria Iudice Constantini quandofegit s’abbadia. / 8 Servindo bene ambos, mariduet mu- / 9 iere, a clesia, fegerunt .VII. fiios: Petru/ 10 de Porta et Zipari et Torbini et Ioanni / 11 etMaria et Margarita et Saina. Servin- / 12 do bene aclesia custos cum parentes ipsoro, //

[c. 55r]/ 13 morrunt sos parentes. Steterunt totos .VII. /14 fiios, servindo ue los poniamus. Fegerunt / 15

consiiu cum Saina Tussia, cia ipsoro, buiariadessu / 16 Regnu de Iudice Constantini et posteade Iudice / 17 Comita. Fegerunt-sibi carta deliberos et bullarunt / 18 cum su bullatoriu de Iu-dice Comita. Regen- / 19 do-si-lla custa carta acua, si girarunt de / 20 servire. Bolbi-llos egoimpressare in s’opus et nar- / 21 runt-imi: Libe-ros sumus et avestara non ti servi- / 22 mus. An-dai-nke ego a Iudice Comita et / 23 torrei-nde-lliverbu. Mande<i>t pro ’llos Iudice. / 24 Et anda-runt-inke totos septe frates ad Nurage Ni- / 25

ellu. Certei cu ’llos in corona de Iudice: / 26 Cu-stos fiios de Gavini Formiga, ki posit / 27 IuigeGostantine, patre vostru, a clesia, progiteu / 28

non mi servint? Torrarunt-imi ipsos verbum: / 29

Nos, liberos sumus et carta nostra nos amus. Iu-di- / 30 gedi’ Iuige de batuere carta et beridade /31 daunde furunt liberos custos. Batuserunt / 32

carta bullata cum bullatoriu de Iudice Co- / 33

mita, ki aviant armada a iscusi suo. Vi- //

[c. 55v]/ 34 dit Iuige custa carta et connoscit ca ll’avi- / 35

ant facta a fura sua. Strixit corona et / 36 bennitsa buiaria et bingit-illa <i>sara, ad / 37 ipsa et adipsos. Ad ipsa voluit-illa occi- / 38 dere in coronaet assos frates iscodoglare et afur- / 39 care. Sen-do sos ferros cagentes et issas fur- / 40 cas pesa-das, bennit donna Anna, sa ma- / 41 ma, et iscul-pit-illos de no·llos okier pro fi- / 42 de de SanctaMaria de Bonarcatu. Et Iudice / 43 narait in sa co-rona: Levade-bos-inke sos ser- / 44 vos de SanctaMaria. Et ego batusi-nde-llos ponen- / 45 do-llosIudice a iurare d’esser servos de / 46 Sancta Ma-ria de Bonarcadu, ipsos et fiios issoro / 47 et ne-potes nepotorum suorum quan<t>’aet esser / 48

ipsa generatione. Testimonios, Petru de / 49 La-con, curadore maiore, Petru de Lacon de Ia- / 50

na, curatore de Valenza, Gostantini d’Orru- / 51

vu Forte a Pilu, curatore de Migil, Orçoco / 52 deUrgu, curatore de Usellos, Petru de Sivi, / 53 cu-ratore de Gilciver, Puriose, curadore / 54 de Fro-toriane et Gunnare d’Orruvu Dentes //

[c. 56r]/ 55 curatore de Bunurçuli et totu logu. Testes.

§ 133 Comida IudexIn nomine Patris / 2 et Filii et Spiritus Sancti,Amen. Ego Iudice Comida / 3 de Lacon facio re-cordatione. Sa die ki andei / 4 a Bonarcatu aponnere su saltu de Petra / 5 Pertusa a SanctaMaria, sa die mi torredi’ verbu / 6 priore Boniçupro sos fiios de Gostantine Stapu, / 7 ki poseratpatre meu Iudice Gostantine ad / 8 Sancta Ma-ria ca: Non mi servint bene, et issu ser- / 9 vizuki llis poserat patre vostru pro fagere a / 10 cle-sia, a llu lassant. Mandei pro ’llos et ben- / 11

nerunt-imi totos tres frates fiios de Gostanti- / 12

ne Stapu, Orçoco et Comida et Iohane. Bolbi-llos / 13 fustigare ca lassavant s’opus de clesia killis / 14 poserat patre meu. Et basarunt-imi-lloset / 15 no·llos fustigei. Et ego posi’-llos a iurared’es- / 16 sere servos de iuvale ad Sancta Mariade Bo- / 17 narcatu, ad ube los poserat patremeu, issos / 18 et mulieres issoro, Pascasia d’Ab-bas, muiere / 19 d’Orçoco Stapu, et Luxuria deCastanias, mu- / 20 liere de Comita Stapu. EtIohane frate issoro co- //

[c. 56v]/ 21 iuvadu fudi cum Saina de Porta, ancilla intre-ga / 22 de clesia; appat-si-nde Sancta Maria deBonarcadu / 23 prode de ’ssos et de fiios issoro etde nepotes ne- / 24 potorum suorum quantu aetessere ipsa generatione / 25 usque in sempiter-num. Et non appat ausu nullum ho- / 26 minem attollere-nde-llos aligando de servitiu / 27 deSancta Maria ad ube llos delegarat patre / 28 meuet Ego. Non Iudices, non curatores, non servos /29 meos, non armentarios et non mandatores de-/ 30 post sa domo de Sanct’ ’Eru, daunde venne-/ 31 rant pross’ homine ki ociserat Gostantine Sta-/ 32 pu, patre issoro. Et sunt testimonios, / 33

primus Deus et Sancta Maria et Gostantine d’Or-/ 34 ruvu, fradile meu, curadore de Miili, / 35 Petrude Sivi, curatore de Bonurçule, Orçoco de Urgu,curatore de Usellos, / 36 Petru de Iana, curatorede Valenza, Pe- / 37 tru de Lacon, curatore maio-re. Custos / 38 furunt sa die mecu de co fegi custa/ 39 carta in Bonarcatu. Si quis dixerit quia / 40

bene est quo<d> ordinavi Ego Iudice Co- //

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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Tre Giudici sono menzionati nelle schede. ACostantino I de Lacon, sposato con Anna de Zori,che resse il Giudicato d’Arborea nel primo tren-tennio del secolo XII, si deve l’arminantia concui stabiliva, secondo principi non dissimili daquelli del colonato romano, l’ordinamento inter-no del centro monastico di Bonarcado, contenutonella scheda 131, ritenuta una “carta fondamenta-le del monastero” risalente con molta probabilitàa un periodo immediatamente successivo allafondazione del medesimo, attorno al 1120, daparte dello stesso Giudice (Casula 2001:482; ladata del 1110, peraltro formulata con circospezio-ne dal Besta, va precisata sulla base del doc. XIIIdi Orzoccor). Gli succede Comita III de Lacon-Serra, che regna approssimativamente dal 1130 al1146, seppure contrastato da altri consanguineiche funsero da Giudici de facto. Infine, la scheda146 riporta una delle prime menzioni di BarisoneI, proclamato Re di Sardegna a Pavia dall’Impera-tore Federico Barbarossa il 10 agosto 1164, ilquale governò il Giudicato d’Arborea tra il 1146 eil 1184 (Brook et alii 1984:77 e 168, tav. II; Casula2001:159). L’ultimo documento riguarda dunque iprimi anni di sovranità di questo controverso per-sonaggio, mentre la carta del 1184 (doc. XVI)rappresenta uno dei suoi ultimi atti pubblici.

XIV.2.2 Personaggi e luoghi131.4 Gostantine: si tratta di Costantino I de La-

con, Giudice d’Arborea nei primi decennidel sec. XII, il quale attorno al 1120 dotòlargamente la chiesa di Santa Maria de Bo-narcado con patrimoni ingenti, terre e servi.Il nome gr.-biz. di Constantîne compare nel-le varianti Gostantine, Gontine e Gantinenei documenti medievali (Paulis 1983:197).

131.6 Bonarcatu: paese dell’Oristanese, il cui no-me compare nel condaghe nelle varianti Bo-narkanto, Bonarchanti, Bonarckanto; il to-ponimo è d’origine bizantina, da Pan£crantoj

‘immacolata, purissima’, «l’attributo della SantaVergine Maria venerata in un santuario delluogo che fu antica sede monastica greca pas-sata successivamente ai Camaldolesi» (Paulis1983:34). Il trattamento della [p] iniziale è re-golare negli imprestiti sardi dal greco.

131.15 Sancte ’Eru: il toponimo corrisponde aSan Vero Milis.

131.29 Cercetu: sarà forse il bosco di querce og-gi noto come Chercos in località di Bonárca-do (Paulis 1987:50).

132.51 Migil: è l’antenato di Miili (XVI.20) > Milis.132.52 Frotoriane: è variante di Fordongianus

(Wolf 1984a:71).

132.53-55 Guilciver, Bunurçuli: sono le curato-rie, già viste, di Guilcier e Bonorzuli (cfr.XII.42 e 21).

146.18 Villano: per la figura di questo prelato eper i suoi rapporti con la Sardegna cfr. Tur-tas (1999:229, 237, 256-257).

146.20 Costantine de Plominos: è il Giudice-ReCostantino-Salusio III, che nel documentocompare con la denominazione tradizionaledel Regno, Plominos.

146.21 Gunnari de Logudore: è il Giudice-ReGonnario de Lacon, sovrano del Giudicatodi Torres.

146.22 Gostantine Gallulesu: è il Giudice-ReCostantino III de Lacon.

146.27 Comita Spanu: è, forse, il padre dei con-venuti alla corona nella lite contro Costanti-no de Gallura; secondo il Solmi, si tratta delGiudice che regnò fra il 1116 e il 1133 inGallura (Besta 1979 II:269, Brook et alii1984:81 e 182, tav. IV, Casula 2001:1720).

146.29-38 Nel documento compaiono come te-stimoni gli amministratori delle principalicuratorie del Regno arborense (Guilcier, Mi-lis, Fordongianus, Barbagia d’Ollolai, Va-lenza, Bonorzuli, Usellus). È interessantenotare l’identica ricorrenza di queste deno-minazioni nell’atto rogato sempre da Bariso-ne I nel 1184 (doc. XVI) e in parte nellacarta arborense del 1102.

XIV.3 Commento codicologico

Biblioteca Universitaria di Cagliari, Mano-scritti 277.

Codice membranaceo, costituito da 9 quader-ni misuranti mm 193x145 per un totale di 92 car-te, mutilo. La pergamena è segnata a secco e lascrittura distribuita regolarmente su 21 righe perpagina su una sola colonna. La cartulazione, con-dotta mediante segnatura in cifre arabe sul rectodei margini, è stata apposta durante il processo diriordino e di rilegatura rigida in pergamena avve-nuto in un periodo successivo (forse nel sec.XVII: Besta in Besta/Solmi 1937:107-113). Ottimadescrizione in Virdis (2002b:IX-XLV).

XIV.4 Commento paleografico

Le schede qui edite sono tutte addebitabili auna sola mano, che in piena sintonia con lo svi-luppo della grafia isolana della prima metà delsecolo XII ha vergato i documenti piú antichi

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5 coiuvados] s finale soprascritto.6 posit-inke-llos] s finale soprascritto; V non avverte del-

lo scioglimento del titulus.7 fegit] Aggiunto nell’interlinea.

12 parentes] s finale soprascritto.13 totos] s finale soprascritto.19 custa]custa custa, col secondo dimostrativo espunto.21 V ave stara (1983: aue st’ara), sebbene la forma uni-

verbata sia l’unica conosciuta ai testi antichi.23 V ma(n)det, con desinenza ingiustificata.29 La -s di liberos è nell’interlinea nel ms. V amus.31 V furu(n)t, con scioglimento di titulus inesistente. li-

beros custos] Con -s finali soprascritti.32 V cu(n).36 isara]sara (cosí V), con i caduto per mero lapsus calami.37 voluit è latinismo (V volvit).44 batusi-nde-llos] s finale soprascritto.47 quant]qu%, con t omesso dopo a con titulus.52 Usellos] s finale soprascritto.

§ 1334 ponnere]ponneve (cosí V), per lapsus del copista (se

-ve fosse riflesso di IBI, come pensa Virdis, sarebbe tra-scritto dopo il verbo pieno, come in intrareve 146.16).

6 fiios] s soprascritto.10 a llu lassant] Dubbia la sintassi della frase, che sem-

brerebbe essere retta da AD, come nelle tipiche struttu-re infinitivali con senso finale (tipo: *a llu lassare);sarà forse dovuta a contagio con codeste.

12 Bolbi-llos] s finale soprascritto.13 opus] Con simbolo abbreviativo sopra la p; V opus.15 d’es] s sopra e.20 V Iohanne, senza commento.22 appat-si-nde] Con due apici sull’e finale.23 prode] Con due apici sulla p tagliata. nepotes] Con s

soprascritto.26 a ttollere-nde-llos] Con s soprascritto.28 curatores] s soprascritto. servos] s nell’interlinea.29 meos] s nell’interlinea. armentarios] s soprascritto.30 V sancte Eru.31 pross’homine]prosso homine, con -mine aggiunto nel-

l’interlinea.

§ 146 La numerazione in V è 145 in seguito ad accorpa-mento – non cogente – della scheda 135 con la 134.

4 et pro dedi·mi] Con sintassi atipica (forse con omissio-ne di ca: ‘perché mi dette’).

6 Dopo pradu, de aggiunto nell’interlinea. cavallos] ssoprascritto.

8 in] Con titulus molto sbiadito sull’i.9 V ergesi, benché la -t desinenziale si legga chiaramente.

16 des-] Con s soprascritto.19 V cu(n), o(nn)ia.20 Plominos] Con s nell’interlinea.22 V cu(n). omnia]o$a o$a, col secondo quantificatore

espunto (V o(nn)ia).26 fiios] s nell’interlinea.29 V (d’am)b(as), ma sarà refuso.38 angarias]angrias, con tratto di correzione sull’asta de-

stra dell’u e un’a soprascritta che evidenzia l’emenda-mento in corso di copia.

42/43 male/dictione] malec/diti¢e; B/S e V emendanosenz’avvertire.

44 evangelistas]eu%glistas, con tratto orizzontale sull’astadella l. prophetas] Con s che sovrasta a destra l’a finale.

46 CXLIIIIor] Con o racchiusa fra due parentesi uncinatee r soprascritto. martires] Compendio formato da mpiú a soprascritto.

46-47 V cu(n).

XIV.2 Commento storico

XIV.2.1 Commento generaleI quattro documenti che pubblichiamo corri-

spondono ad altrettante schede di registrazionidel patrimonio dell’importante abbazia di SantaMaria di Bonárcado, situata nella fertile regionedi Milis. La chiesa era diventata, attorno al 1120,un importante centro dei Camaldolesi, al cuimonastero di San Zeno di Pisa il Giudice Co-stantino I de Lacon l’aveva affiliata (Zanetti1974:145-146). Come si desume dalla scheda146, l’edificio di culto piú antico d’età bizantina,noto come santuario di Nostra Signora di Bona-cattu, di pianta cruciforme con cupola all’incro-cio dei bracci e capienza ridottissima, fu am-pliato modestamente con una clesia nova,secondo moduli toscani di rielaborazione nellafase d’impianto prima del 1146, cui seguirononotevoli ridimensionamenti strutturali prolungatifino al 1268, anno della consacrazione e con-clusione dell’attuale chiesa romanica (Coroneo1993:103-106 per una descrizione architettonicae artistica aggiornata).

I nostri documenti racchiudono diversi mo-menti storici dell’importante monastero camal-dolese, e indirettamente del Regno arborense.Nei tre primi vengono riferite le decisioni d’au-torità e i giudicati della corona o assise, riguar-danti l’asservimento perpetuo al monastero dipiú servi, restii a prestare le proprie opere a vi-ta, e in parte rei d’aver contraffatto delle carted’affrancamento munite di sigillo reale. Il primodei documenti ha anche particolare rilevanzaper quanto riguarda le operas che le donne deicolliberti erano soggette a svolgere in favore deldom(i)no: ‘macinare, cuocere, mondare il grano,lavare, filare, tessere, mietere’ (cfr. E. Artizzu1993 per il ruolo delle donne nei negozi giuridi-ci riportati nei condaghes). Il quarto, che conmolta probabilità è stato esemplato su una cartabullada, informa del privilegio per il quale Bari-sone I nel 1146 donò alla chiesa di Santa Mariail grande saltu di Petra Pertusa, distaccandolodalla sua remota appartenenza al fisco (secaturade rennu), e testimonia anche della particolarerilevanza che il monastero aveva acquisito neltempo, perché in occasione della sua consacra-zione convennero in Bonarcado, oltre l’arcive-scovo di Pisa e legato del Pontefice Villano, iGiudici di Cagliari, Logudoro e Gallura, i qualiapprofittarono dell’occasione per porre fine al-l’annosa controversia per il possesso del castellodi Balaiano in Gallura (Besta/Solmi 1937:20).

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esplicitamente nella definizione di colivertos»(Paulis 1997:22).

131.27 genezu dónnigu: ‘lavoro di tessitura cuierano assoggettate le donne in condizionesemiservile nei confronti del donnu o Giu-dice’. Per metonimia il termine derivato daGYNAECIA ‘stabilimento per la fabbricazionedei tessuti’, è passato a designare ‘il lavorosvolto’ e poi ‘qualsiasi prestazione personalea favore dello Stato’.

131.29 collatura: derivato di collare ‘salire, an-dare’ (DES I:365 con riferimento al nostropasso).

131.50 presse: nel contesto per nulla presse d’o-pus de logu la voce ha il significato aggettiva-le di ‘impellente’ o sinonimi: ‘per nessun ob-bligo urgente nei confronti del Regno’ (cfr.Wagner 1939/40:267: «die Knechtschaft darfnur dem Kloster dienen und soll nicht für dasJudikat [logu] arbeiten; weder der curadore,noch der maiore de scolca sollen das Rechthaben, sie dem Kloster wegzunehmen, auchwenn es sich um noch so dringliche Angele-genheiten des Judikats handelt»). Da lat. PRES-SE (REW 6742), come avverbio, e oggi sostan-tivo ([sa 'Br}sse] ‘la fretta’, cfr. sp. la prisa).

131.56 casside: nell’espressione pegos ki ant oc-cidere [...] au a digitu au a casside aut a ca-vallu la voce certamente denota la ‘rete’, co-me già Besta sospettò e Wagner poi precisò(Wagner 1939/40:144), ma la forma è sortadal conguaglio fra CASSIS, -2DIS ‘elmo’ e CASSIS,-IS, accus. -EM ‘rete’. Per digitu, che metoni-micamente sta per ‘mano’ o per ‘chi prendeper uccidere le bestie dopo il permesso dicaccia’ cfr. Wolf (1997d).

131.58 kerkitore: ‘esattore delle rendite’ (Bosco-lo 1978:168, Virdis 1983:98), con sviluppovocalico irregolare (*C2RCAT8REM; ci sarà statainfluenza di kertatore ‘rappresentante d’unaparte nella lite’). Nella scheda in questioneCostantino proibiva ai kerkitores di toglierecarni o pelli di animali ai servi assegnati almonastero, quando essi fossero stati incari-cati di partecipare alla venazione che i mo-naci tenevano in inverno e in primavera nelterritorio di Cercetu.

132.15 buiaria: Besta e Virdis (1983) traduconocon l’infelice ‘lavandaia’, significato privod’ogni fondamento; Wagner (1939/40:142),pur condannando la proposta del Besta,non riesce a risolvere l’hapax. In realtà, ilcontesto è chiarificante: i servi convenuti in

giudizio s’erano appropriati d’una bulla o si-gillo reale per falsificare una carta di franchi-gia in loro favore (come ha evidenziato Ma-rongiu 1975:36: «la servitú cessava per effettodella manomissione: tipica quella per cartabullata, cioè per diploma bollato dal Giudi-ce»), e la persona che nella cancelleria deiGiudici Costantino e poi Comita aveva l’inca-rico di vidimare le carte con la bulla è ap-punto la bullaria o buiaria Saina Tussia (peri che rende [ll] forse c’è stato influsso dellegrafie di fiiu, muiere e affini). Il vocabolo,che altrove rappresenta ‘l’ufficio del sigillo’(Bresslau 1998:277), è passato per semplicemetonimia a denotare il ‘bullator’ (ma bulla-toriu appare qualche riga piú sotto col signi-ficato di ‘bullatrice’). Interessante, per la co-noscenza della società medievale, il fatto chea una donna fosse affidato l’ufficio del sigil-lo. Nella sua recente edizione critica Virdis(2002b:XLIX) giunge alla nostra stessa con-clusione, postulando tuttavia gli etimi *BULLA-RIA (l’asterisco è innecessario) o *BULLIARIA.

132.19 [regere] a cua: è un hapax legómenonche significherà ‘facendola valere di nasco-sto’, ma il verbo règere (se non è errore dicopia per l’usuale fagere) non mostra acce-zioni cosí specifiche in sardo antico o mo-derno (DES II:345).girare: verbo riflessivo, ‘sottrarsi’.

132.23 torrare verbu: si diceva per la risposta cheil convenuto in giudizio dava all’attore, e chenel dibattito verbalizzato nelle schede delcondaghe si riflette nel passaggio a brani diparlato libero. Secondo Terracini (1957:193) sitratterebbe d’un calco dal gr.-biz. ¢ntile/gein.

132.25 certare: ‘condurre una lite (certu) pro-cessuale’; nel nostro caso il priore è l’attoredel processo, che denuncia verbalmente alGiudice il falso affrancamento dei sette figliservi assegnati al monastero da Costantinodi Lacon.

132.33 a iscusi: ‘di nascosto’.132.35 corona: ‘l’organismo giudiziario o assise

presieduta dal Giudice-Re o dal Giudice vi-cario (o de facto, in sardo med. de fattu),eventualmente anche dall’armentariu derennu o da un curatore delegato’; avevaluogo nella capitale del Regno oppure inconventu, nel sinotu o in collecta (‘assem-blea’), e si teneva in occasione delle mag-giori festività religiose o in occasione dellafesta conclusiva d’una delle grandi venazioni

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del condaghe. Si tratta d’una minuscola caroli-na, chiara e ariosa, che tende a evidenziare lecurve delle aste (u, n) e a sfruttare con regola-rità i compendi e le note tironiane per -rum e-us, oltre che per et (Schena 1981:55 e Ead. inVirdis 1983:XLVIII-IL).

XIV.5 Commento linguistico

XIV.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaIl sistema grafematico risponde perfettamen-

te alla consuetudo sarda consolidatasi nella pri-ma metà del sec. XII nel dominio arborense. Siconsiderino:

– <c,k> = [k] in iudice 131.4, kertare 146.16.– <g> = [g] in condage 131.5, fagere 131.11.– <i> = [j], o forse anche già [dΩ], in fiios

131.22, muiere 132.8, e anche significativamen-te cagentes [ka'dΩ}ntes] 132.39.

– <ç>, in alternanza con <z>, forse riflessi diesiti in successione, [t∫, ts]: faço 131.4 contro pe-za 131.59 (in cia 132.15, se non è scritta incom-pleta per çia, la <c> rappresenterà ugualmente[t∫] o [ts]).

b) Fonematica– Vocali finali non alte: iudice 131.4, homi-

nes 131.5, die(s) 131.10, 133.5, canes 131.58;quando 131.6, totos 131.7, domno 131.12.

– Betacismo: beridade 132.30, bingit 132.36,bau 146.8.

– Epentesi di [v] dopo caduta di -G-, comein log., in coiuvadu 133.21.

– P T C -: nepotes 131.36 contro sabunent131.25; pradu 146.6, condage 131.5, monagos146.17. Si noterà anche, per la posizione inizia-le, kertare 146.16.

– CJ -: faço 131.4, peza 131.59 (con valoreancipite di <ç>).

– LJ -: fiios 131.22, muiere 132.8, cagentes132.39 (con <g> = [dΩ]).

c) Morfosintassi– Articoli: et issos 131.10, sos 131.6.– Possessivi: meu 133.7, meos 131.34, suo

132.33, issoro 131.39.– Pronomi: clitici con liquida lunga salda,

posi’-llu 131.21, pro ’llos 131.31, do-llis 131.53,serviant-illis 131.52.

– Verbo: Infinito batuere 132.30, fagere133.9; Gerundio narando 131.32, sendo 131.30;Passato remoto 1p andai 132.22, delegai 131.52contro andei, acatei 131.6; tipo irregolare bolbi132.20; 3p naredi’ 131.19, okisit 131.15; 6p fu-runt 131.34; tipo contratto morrunt (< *MORE-RUNT) 132.13, narrunt 132.21; Piuccheperfettoposerat 133.7.

d) LessicoSpiccano il tipo fagere (per il quale si veda

Parte III § 49.3), proprio dell’area meridionale,contro la scelta do 146.6, assolutamente preva-lente nella documentazione logudorese.

e) ConsuntivoIn particolare le alternanze sincroniche fra

esiti tipici logudoresi e campidanesi, piú qual-che tratto idiosincratico (quale faço), contrasse-gnano il diasistema che è alla base della scriptaarborense in questo frangente di secolo comeun tipo linguistico sui generis, che accoglie so-luzioni dai sistemi contermini enucleando nelcontempo esiti autonomi (come ben vide Wa-gner 1939/40:121-134).

XIV.5.2 Voci e strutture notevoli131.7 acabidu: ‘conclusione’; il brano in que-

stione: acatei-llos [...] sena acabidu kerta,<a> serbire force pagu, va inteso come: ‘litrovai [...] senza la conclusione della lite,servendo [nel servire] soltanto poco’. La vo-ce potrebbe derivare dal verbo acabidare(Puddu 2000:34; Casu 2002:78), in sensolett. ‘raccogliere finemente, fino all’ultimabriciola’, per metonimia ‘concludere le ope-razioni di raccolta, riordino o riassetto’.

131.9 iuale: ‘bifolco’, derivato da iuga ‘giogo,paio di buoi’; l’espressione iurare a servirea iuale significa ‘giurare di servire in condi-zione di persone assoggettate a iuga, ossia aprestazioni di lavoro obbligatorie nelle terredel Giudice’ (Paulis 1997:21).

131.10 apiaresos: ‘apicultori’.131.11 agasones: ‘cavallari’; canarios ‘addetti ai

cani’.131.12 cita de domno: la locuzione in cita de

domno non può significare altro che ‘nel ser-vizio del Giudice’, «e le prestazioni obbliga-torie o servizi espressi col termine cita, tuttirelativi all’orizzonte dell’economia curtense enon già all’organizzazione militare, sono rife-riti a una categoria di semiliberi ricompresi

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la sanctio negativa nella scheda 146 e nella cartaarborense del 1184 (doc. XVI), entrambe rogateda Barisone I, con affinità che si rinvengono al-tresí nei due diplomi del 1102 e del 1112-1120.

Il CSMB riunisce in uno stesso libro, e senzail rispetto dell’ordine cronologico dei modellicopiati, piú lacerti di condaghes preesistenti,

esemplati da piú mani (come succede anche inaltre sillogi coeve o successive della stessa natu-ra; cfr. CSNT = doc. XX). Il quaderno piú anticocorrisponde alle cc. 53r-60v, seguito dalle cc. 61r-68v, tutte redatte dallo stesso scriba, che esprimeuna certa cura nell’uso delle maiuscole e dellelettere, nonché delle rubriche miniate in rosso.

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(silvas) presiedute dal Giudice (Marongiu1975:51, Boscolo 1978:170).

132.38 iscodoglare: il significato ‘scotennare’,proposto da Besta e ripreso da Virdis (1983),non è giustificato né dalla morfologia né dalcontesto. Wagner (1939/40:262) aveva giàrinviato opportunamente il termine a oglu <OC(4)LUM, significato che combacia con ilcontenuto del brano: la buiaria, convocatadal Giudice per comprovare l’autenticità del-la bulla, ne riconosce la falsificazione, e ilGiudice sentenzia allora la morte capitale,che per gli uomini implicava la forca, previoaccecamento mediante ferri caldi (ferros ca-gentes). In una nuova interpretazione del vo-cabolo Virdis (2002b:237) crede d’individuar-vi il significato di ‘sottoporre al tormento’.

132.41 isculpire: ‘chiedere con insistenza’, daEXCULP1RE. Il significato del brano è: ‘quandoi ferri erano roventi e le forche alzate, vennedonna Anna, la madre, e pregò [il Giudice]insistentemente che non li uccidesse’.

133.3 [facere] recordatione: ‘registrare, stilareuna scheda o documento nel condaghe’. Iltermine occorre ripetutamente nel CSMB,ma è assente nel resto dei documenti sardimedievali. Ciò potrebbe deporre a favored’un’importazione del modulo da parte deimonaci pisani (nelle carte toscane avanti il1120 si hanno in effetti le prime testimo-nianze dei derivati regolari ricordo e ricor-danza, che avranno larga fortuna nei libri diricordanze; Larson 1995:538). Come giusta-mente sottolinea Merci (2001:30), con la for-mula facio recordatione, equivalente a quel-la piú usuale ponio in istu/fatho condake,s’inizia ufficialmente l’insieme delle registra-zioni che daranno vita al codice o libro pa-trimoniale definito appunto condaghe.

133.13 fustigare: ‘fustigare, battere, percuotere’.133.14 basare: nel contesto, basarunt-imi-llos e

no·llos fustigei, il verbo si riferisce ai serviche ‘baciando la mano al Giudice ottengonola grazia’ (Wagner 1939/40:139, DES I:183).

133.16 servos de iuvale: lett. ‘servi del giogo’, im-piegati nel lavoro delle terre del Giudice (eper la condizione servile nei condaghes in ge-nerale si veda il riassunto di E. Artizzu 2000).

133.21 intrega: detto di ‘unità servile di unostesso padrone’, da lat. INTEGRUM piú metatesi.

146.5 atúngere: ‘aggiungere’, voce non reper-toriata da Wagner, ma che come sospettanoBesta e Solmi deriverà da ADIUNG1RE, seppure

con sviluppo irregolare nel primo segmento.146.13 segare: nel contesto: custa atuntura [...]

la sego dave su Regnu de Migil, il verbo indi-ca la sottrazione di terre (saltus) al patrimo-nio regio, in seguito a concessione da partedel Giudice (Di Tucci 1928:49-51). Da lat.SEC5RE (DES II:397).

146.14 ausu: nella clausola comminatoria usua-le nelle carte volgari sembra rispecchiare ilgr. tolm»sei dei diplomi bizantini (Terracini1957:193).

146.16 a tuturu: ‘di forza, di prepotenza’; se-condo Wagner (1939/40:157), si tratterebbed’una sardizzazione di it. a torto, con ade-guamento vocalico, metatesi e anaptissi.

XIV.6 Commento filologico

La voce condage (131.5) deriva dal gr.-biz.kont£kion, ‘bastone, piccolo rotolo su cui si avvol-gevano le pergamene’, e ha assunto per progres-siva specializzazione semantica il significato di‘carta fondamentale del monastero’, la qualeapriva, nell’atto di fondazione o postura, un regi-stro di beni patrimoniali e memorias in genere dimonasteri e chiese, ma anche di privati (Era1933:85-86, Merci 2001:7-31). I condaghes riuni-vano, oltre le contrattazioni orali o le convenzio-ni stipulate per iscritto, delle cartas semplici atte-stanti il diritto d’usucapione e persino dellecartas bulladas di diretta emanazione giudicale,attestanti l’autenticità d’una rivendicazione patri-moniale o dichiaranti lo stato di libertà d’un citta-dino del Regno. Con la recordatione di tali docu-menti il condaghe assumeva un alto valoregiuridico, e in effetti la sua esibizione costituivaprova decisiva in caso di controversia (Marongiu1975:57). Cosí, ad esempio, nella scheda 132, incui la prova giudiziale scritta è costituita dallacarta bullada che i convenuti al contraddittoriosono tenuti ad esibire al Giudice, affinché egli nericonoscesse l’autenticità. Nei documenti qui ri-portati, inoltre, ci troviamo con registrazioni fe-deli di diplomi erogati dai Giudici, verosimilmen-te muniti di sigilli plumbei, la cui articolazioneinterna ricalca ovviamente la struttura diplomati-stica già esaminata in precedenza per le cartecampidanesi e arborensi. Nella scheda 133, infat-ti, a partire dal rigo 25, dopo la parte inizialed’intitulatio e dispositio, si ritrovano la clausuladefensionis, la notitia testium, le sanctiones el’apprecatio. Interessante, infine, il confronto tra

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coloro i quali gli[ela] togliessero arbitrariamente,che faccia loro giustizia il governatore che saràin questo territorio. E quando mi chiesero l’e-senzione dal dazio, gli ambasciatori che mimandarono i miei amici di Pisa furono Falcheri,Azzolino e Manfredi, e Io feci loro la carta inonore del vescovo Gerardo, e di Ugo Viscontee di tutti i consoli di Pisa. E la feci in onore ditutti i miei amici di Pisa: Guido di Babilonia eLeo suo fratello, Tebaldino e Gerardo e Gian-nello e Balduino e Bernardo di Conizzo, e Fran-cardo e Odimundo e Bruno e Ranuccio e Ber-nardo di Carletti e Tornolo. Affinché possanorendere onore a me e aiuto al mio territorio,contrassi con loro questo patto sovrano sottogiuramento, Io e donnicello Pietro de Serra eCostantino de Athen e Bosovechesu e Torchito-rio de Ussan e Niscoli suo fratello, e Niscoli deZori e Mariano de Ussan [...].

XV.2 Commento storico

XV.2.1 Commento generaleNoto come Privilegio logudorese o meno co-

munemente come Carta consolare pisana, la se-curitas emanata dal misterioso Giudice Marianode Lacon, scoperta ed edita per la prima voltanel 1871 dall’allora direttore dell’Archivio di Sta-to di Pisa Leopoldo Tanfani Centofanti, concedeai Pisani il privilegio dell’esenzione dai tributidel commercio – probabilmente del sale –, epromette in memoria del vescovo Gerardo e delvisconte Ugo la sicurezza delle persone, comeespressione di sentimenti di amicizia e gratitudi-ne. L’esplicita menzione dei consoli pisani harappresentato a lungo un’incompatibilità crono-logica con le date certe di prima attestazionedei rappresentanti del Comune (deroga giàavanzata nello scritto critico dell’illustre romani-sta Oskar Schultz-Gora, pubblicato nel 1894),sebbene testimonianze indirette dell’attività col-legiale dei consoli siano state recuperate intempi recenti per il tramite d’una notizia riguar-dante una securitas dovuta al vescovo Gerardo,che resse la città fra il 1080 e il 1085 (Banti1997:7 per le prime sicure documentazioni dellapiú alta magistratura che regolava la civitas pi-sana, nella fattispecie le due securitates, unaprima dell’arcivescovo Daiberto conosciuta co-me Lodo delle Torri 1088-1092 e una secondanota come Lodo di Valdiserchio 1091-1092; cfr.Rossetti 1993:169, Ronzani 1997:200ss.). Altripunti controversi, che hanno messo a dura prova

la perizia degli storici dedicatisi al PL, sono l’in-dividuazione del personaggio che si autodeno-mina Iudice e la dislocazione del territorio da luiamministrato Nonne (peraltro non correttamenteletto nelle edizioni correnti, dove veniva scam-biato per un avverbio di negazione, con gravedanno per la strutturazione del periodo). Infine,piú interventi hanno segnalato in diverse occa-sioni (Schultz-Gora nel 1894, Solmi nel 1906,Debenedetti nel 1925, Wolf nel 1990, noi nel1993) l’anomala ricorrenza di alcuni nomi – sar-di e pisani – del PL in documenti posteriori, dicirca 20 a 50 anni rispetto alla datatio chronicapresunta (1080-1085), a volte stranamente insie-me in numero di 2 a 4, con particolare intensitàdopo la metà del primo decennio del secolo XII.

Riprendendo organicamente tutti i dati piúrecenti delle genealogie sarde da un lato, e del-la toponomastica medievale dall’altro, abbiamoprospettato in piú scritti (1993a,b, 1995b, con-suntivo nel 2001) una soluzione che possa con-ciliare le apparenti incongruenze storiche con idati geolinguistici, anche bisognosi d’un’accura-ta revisione (per la quale si veda il Commentolinguistico). Eccone in breve i risultati.

La potente famiglia logudorese degli Athenappare intrecciata, nell’albero genealogico a ca-vallo tra il primo e il secondo decennio del sec.XII, con la famiglia dei Lacon-Zori (Brook et alii1984: 87, tav. VII, Mariano de Athen e Preziosade Lacon; 89, tav. VIII, Mariano de Lacon e Pie-tro de Serra). La figura di Pietro de Serra, unodei testimoni-chiave del PL, è correttamente se-gnalata nelle Genealogie (ibid. 191) in quantoelemento di congiunzione parentale fra le duefamiglie, e non sarà dovuta perciò a un caso for-tuito la sua occorrenza con numerosi altri nomidi testimoni del PL in un atto dei primi anni Ven-ti del sec. XII che riunisce personaggi d’entrambii lignaggi (Tola 1861 I:188, num. 15, datato dallostorico sassarese 1113, ma – correggendo mini-mamente le integrazioni del Besta – steso conmolta probabilità poco prima del 1124).

D’un Mariane de (Lacon-)Zori, ricco maioralesposato con Giusta de Serra, ci riferisce la crona-ca di Paolo Diacono (Saba 1927:151-152), che ri-porta il testo d’un diploma cassinese smarrito,databile al 1121, in cui codesto personaggio,suddito del Giudice Costantino I, dota l’impor-tante abbazia arborense di Bonarcado – scrittoUonarcatu nella trascrizione, con la significativagrafia <U>- di [b] iniziale – di vaste terre, uomini,domos e bestiame. È interessante notare che l’in-vocatio del documento, col tipico richiamo ai

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XV.1 Testo

Ed.: Blasco Ferrer (2001a = BF), che riuniscetutte le edizioni precedenti, discusse nell’artico-lo, e in particolare Debenedetti 1925/26, cherappresentò a lungo la vulgata per tutte le anto-logie successive. Nella trascrizione ci atteniamoalle norme editoriali illustrate nell’Introduzione.Essendo testo di particolare rilevanza storica, didifficile lettura e d’interpretazione controversain piú parti, ne forniamo anche la traduzione.Sigla del documento: PL.

1 In nomine Domini Amen. Ego Iudice Mari-2 ano de Lacon faço istam carta ad ono-3 re de omnes homines de Pisas pro xu toloneu4 ci mi pecterunt, e Ego dono-lis-lu pro ca lis so5 Ego amicu caru e istos a mimi. Ci nullu In-6 peratore ci lu aet potestare istum locu de Non-7 n<e> apat comiatu de levare-lis toloneum,

in pla-8 citu de non occidere pisanu ingratis. E cca-9 usa ipsoro ci lis aem levare ingratis, de fac-

10 er-lis iustitia Inperatore ci-nce aet exere11 in <is>tu locu. E ccando mi petterum su to-

loneu,12 ligatarios ci mi mandarum homines ammi-

cos meos13 de Pisas fuit Falceri e Açulinu e Manfridi,14 ed Ego feci-nde-lis carta pro honore de xu

pisc-15 opum Gelardu e de Ocu Biscomte e de om-

nes16 consolos de Pisas. E ffeci-la pro honore de17 omnes ammicos meos de Pisas, Guidu de

Vabiloni-18 a e lLeo su frate, Tepaldinu e Gelardu e Ian-19 nellu e Valduinu e Bernardu de Coniço,20 Francardu ed Odimundum e Brunu e rRa-21 nuçu e Vernardu de Garulictu e tTor-22 nulu. Pro <ca> siant in onore mea ed in aiu-

toriu23 de xu locum meu, custu placitu lis feci per sa-

24 cramentu Ego e domnicellu Petru de Ser-25 ra e Gostantine de Aççem e Vosoveccesu26 e Dorgotori de Ussam e nNiscoli su frate [e n-]27 Niscoli de Çor[i e] Mariane de Ussam [...].

_____

1 Signum crucis prima dell’invocatio. Amen]am, con ti-tulus doppio.

3 omnes]oms, con titulus triplo.5 istos]itsos, metatesi grafica.6/7 Non/ne]non/n, toponimo e poi nome di persona; la

forma piena sembra essere richiesta dalla ripresa dellanasale nell’accapo.

9/10 fac/er-lis]fac/cerlis, con c di ripresa dalla fin di ri-go precedente espunta.

11 in istu]intu, per mera aplografia. petterum]pettterum.12 homines] Con titulus doppio.14 ed ego]&dego: essendo il valore effettivo del segno ta-

chigrafico [e], un’interpretazione alternativa potrebbeessere e dego (BF: come a XII.45), che dà ragione del-la nascita del pronome personale sardo dego, deu.

14/15 pisc/opum]pisc/copum, con c di ripresa dalla findi rigo precedente espunta.

15 omnes] Con titulus doppio.17 omnes] Con titulus triplo.18 frate] Con titulus doppio. Tepaldinu]Repaldinu (cosí

BF), probabile errore di lettura. Per la giustificazione siveda il Commento storico.

20 Francardu] Con titulus doppio. Ra-] Segue una mac-chia a destra dell’a in alto, non identificabile con untitulus.

26 frate] Con titulus doppio (Petrucci/Mastruzzo 1996:204:fratre).

26/27 e nNiscoli de Çori e] La parte guasta si può rico-struire con l’aiuto delle sequenze precedenti e dell’o-nomastica locale.

XV.1.1 Traduzione

Nel nome di Dio, Amen. Io, Giudice Maria-no de Lacon, faccio questa carta ad onore ditutti gli uomini di Pisa per l’esenzione dal dazioche mi chiesero, e Io gliela concedo, perché so-no loro amico caro ed essi a me. Che nessungovernatore che avrà a governare questo terri-torio di Nonne abbia facoltà di togliere loro l’e-senzione dal dazio, con promessa di non ucci-dere arbitrariamente alcun Pisano. E quanto a

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XV. Securitas del Giudice Mariano, ca. 1124-1127/30

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Costantino di Torres nel 1121 (registrazione diMontecassino), quando probabilmente nobile edonnicello emergente dotò largamente l’impor-tante abbazia di Bonarcado, emulando forsel’impresa di quel suo stretto consanguineo Pie-tro che costituí il patrimonio primario di San Ni-cola di Trullas nel 1113. Di poco posterioredev’essere il PL, nel quale il Nostro, già Giudicede facto dopo la morte di Costantino I e durantel’esilio del figlio minorenne Gonnario a Pisa,concede alla città marinara un privilegio sui da-zi, in memoria del vescovo Gerardo, il cui ri-chiamo in quanto garante del patto potrebberinviare ad aiuti prestati dal massimo rappresen-tante pisano al Giudicato di Torres durante leguerre contro i Saraceni. E pare costituire l’ap-plicazione delle clausole stipulate nel PL l’inseri-mento del nome del vescovo nell’atto di conces-sione originale rammentato in una controversiaper terre donate da Mariano de Athen alla co-munità caritativa di Bosove, conclusasi con unasentenza emanata dal suo successore Gonnario.

È lecito congetturare, in conclusione, chedopo la crisi dinastica apertasi dopo la scom-parsa di Costantino – la cui ultima menzione si-cura è del 1124 – Mariane de Athen, sposatocon una rappresentante della famiglia dei La-con-Serra, diventò Giudice de facto, e – comegià in passato era accaduto – resse insieme iterritori dell’Arborea e di Torres. Si spiega cosípiú convincentemente che i possedimenti e ledonazioni che lo riguardano si trovino quasitutti in Arborea, pur essendo egli in grado dicedere anche terre e beni dislocati in pieno Lo-gudoro. Il suo interregno finisce, quando Gon-nario viene incoronato Giudice-Re, tra il 1127 eil 1130. Il Privilegio “pseudologudorese”, standoa quest’ipotesi, potrebbe ragionevolmente esse-re stato steso fra appunto i due termini post eante quem, del 1124 e del 1127/30.

XV.2.2 Personaggi e luoghi6/7 Nonne: è toponimo sopravvissuto in area di

confine arborense (Nonn[usones]), e ancheHerkunftsname documentato nella carta ar-borense del 1102 (Nonne Setzu). Oggi si han-no cognomi, derivati limpidamente da vecchinomi di luogo (cfr. de Ore → Dore; de Sia →Dessia, Dessí ecc., Wolf 1988a), del tipo Non-ne, Nonni, Nonnis, con densità maggiore nel-l’Oristanese e nelle zone di confine.

13 Pisas: regolare la forma che compare in altritesti medievali (da P7SIS + -AS, o direttamenteda PISAS).

XV.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico Coletti,sec. XI, corta.

Pergamena di mm 234x198(base)/110(alto),grigiastra al recto e gialla al verso; scrittura su 27righe senza tracce di rigatura; lacera sul margi-ne inferiore destro, con mutilazione dell’escato-collo, della notitia testium e forse delle soliteformule d’esecrazione per chi violasse la vo-lontà dell’autore del negozio giuridico.

Notazioni dorsali. In alto, al centro, 2 cm sot-to il bordo superiore, in parte coperta da unagrande macchia, l’indicazione di possesso:«Fam[iglia] Coletti»; a destra, sulla stessa riga: «Sec.XI». Immediatamente sotto la datazione un tim-bro ovale con corona regia e le lettere «R.A.D.»,‘Regio Archivio Diplomatico’, che fa riferimentoalla conservazione del documento a Firenze nel-l’ultimo quarto del sec. XVIII.

Descrizione in Petrucci/Mastruzzo (1996:203);regesto in Frank/Hartmann (1997 V:30, num.74.005, fra le chartes logoudoriennes).

XV.4 Commento diplomatistico

Essendo una securitas per i Pisani, il testo sidiscosta lievemente dalle carte sarde d’affari in-terni. La sua articolazione è la seguente:

– Invocatio 1.– Intitulatio 1-2.– Dispositio 3-23: con narratio delle circo-

stanze che hanno promosso l’approntamentodel Privilegio.

– Notitia testium 24-fine.

Come ha supposto correttamente Solmi(1906:168-170), i nomi pisani che compaionodopo l’epiteto ammicos, termine con cui già neldiritto pubblico romano s’intendevano coloroche erano stretti a un sovrano per un particola-re rapporto di fedeltà o di alleanza, corrispon-devano ai consoli, i quali – come ricordanopuntigliosamente il Breve dei Consoli di Pisa del1162 e una securitas del Giudice Gonnario del1144 – s’impegnavano ad osservare il patto rin-novando annualmente il giuramento di fedeltà(Banti 1997:41).

XV.5 Commento paleografico

Scrittura del sec. XII (1120 ca. secondo Ar-mando Petrucci [1992], citato da Rossetti 1993:182

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Santi turritani Gavinio, Protus et Ianuarius, non-ché la menzione del Giudice Costantino checoncede l’insinuazione della donazione nell’attopubblico, non lasciano adito a dubbi sull’afferen-za geopolitica del nobile sardo, il quale tuttavia èin grado di assegnare terre in pieno Giudicatoarborense. Dello stesso Marian[e] de Lacon sem-bra essere un altro atto di donazione a favoredell’abbazia camaldolese di San Michele di Sal-vennor (CSMS 190, Tetti 1997:162), in cui nei pri-mi decenni del secolo XII compare come testeun Bosovequesu de T<h>ori. Due ulteriori docu-menti si riferiscono entrambi a sentenze giudizia-rie che hanno come oggetto diritti d’usucapionevantati su terre donate all’ospedale di San Leo-nardo di Bosove, centro quest’ultimo dove primauna comunità cassinese e poi l’Opera di Pisaesercitavano da circa l’anno 1120 delle attività disoccorso per i malati e per i cittadini indigentidell’area contermine ai borghi sassaresi. I docu-menti in questione aiutano a decifrare nome elatitudini operative del nostro personaggio. Nelprimo documento, contenuto nel CSNT (si vedaqui XX.188), Mariano de Athen, nominato chiara-mente con l’attributo di ‘Giudice’, viene ricordatoper aver legato una ricca domo insieme alla chie-sa di San Nicola de Trullas e alla comunità di Bo-sove. Nell’atto vi è un riferimento esplicito a undonnu Gerardu, scritto anche Gelardu, che sem-bra rappresentare, come nel PL, un’invocazioneal vescovo pisano, richiamato quale garante delnegozio contratto in tempi precedenti dall’attoredella lite, il rappresentante dell’Opera di Pisa, untale Taiaferru. Poiché i fatti narrati nella schedahanno trovato soluzione in una corona presiedu-ta dal Giudice Gonnario, sarà lecito inferire cheil tale Mariano de Athen ha regnato (fuit e deitdice il testo con riguardo alla domo ceduta) intempi precedenti all’insediamento di codestomonarca, ossia prima del 1127 o del 1130 (cfr.anche M. Sanna 2002:107). Oltreché sulla crono-logia il secondo documento getta luce sull’ambi-valente giurisdizionalità del Giudice Mariano(CSLB c. 5v = Meloni/Dessí Fulgheri 1994:160-161). Questa volta, infatti, il suo nome comparein un giudicato di Barisone II che risolve a favo-re del lebbrosario di Bosove la controversia perterre donate anteriormente appunto da un Maria-no de Athen. Va rilevato che fra i testimoni con-venuti per deporre un giuramento assertorio cen’era uno originario dell’Arborea, Ithocor de La-con Arbarachesu, proveniente cioè dall’area cheil donatore aveva gestito ai tempi della conces-sione patrimoniale.

I nomi dei testimoni, come s’è detto, consen-tono di recuperare ulteriori dati importanti per lacomplicata ricostruzione del quadro storico. Dav-vero significativa sembra essere la ricorrenza dipiú nomi del PL nel Privilegio del Giudice caglia-ritano Torbeno, datato maggio 1103 (Banti1997:113-114, che riprende la lezione di M. Tirel-li Carli): nella notitia testium, in effetti, abbiamola sequenza, straordinariamente simile per essereaccantonata, «Leo de Babilonia [...] et Tebaldinuset Gerardus fil[ii] Petri», che calza ad unguem coldettato delle righe 17-18 del PL: «Guidu de Babi-lonia e lLeo su frate, Tepaldinu e Gelardu» (la re-cenziorità del PL rispetto all’atto del 1103 verreb-be suggerita, secondo noi, dalla mancataspecificazione patronimica dei testimoni Tepaldi-nu e Gelardu, dati come noti). Si noterà, en pas-sant, che entrambi i documenti riguardano ‘esen-zioni dal dazio’, concetto espresso con lararissima voce medievale semidotta toli-neum/toloneum, e che curiosamente vi si ritro-vano alcuni stilemi comuni, quali le ricorrentiespressioni d’amicizia coi Pisani (1103: «Pisanis,karissimis amicis nostris; ut populus Pisanis sitamicus michi»). Tutte queste affinità giustificano,in sede d’emendatio, la sostituzione della – stra-vagante – R maiuscola del fantomatico nome Re-paldinu, già indiziato da Wolf (1990a:30) comesospetto; è lecito concludere, di conseguenza,che l’estensore del Privilegio ha potuto leggeremale il nome d’un personaggio che iniziava conuna T maiuscola imperfetta (Tebaldo, -ino è an-troponimo ben saldo in Toscana, Tagliavini 1982II:222-223), ch’egli ha cercato di riprodurre gene-rando un simbolo grafico vistosamente anomalo.Il confronto fra i due privilegi serve, insomma, aconsolidare l’intuizione sulla rappresentatività“centro-meridionale” dei testimoni del PL, e con-tribuisce a individuare possibili modelli elaborati-vi del controverso documento.

Un ultimo cenno merita uno dei nomi piúmisteriosi del PL, Niscoli de Thori: esso ricorre inun negozio giuridico registrato nel già richiamatoCSMS (scheda 179 secondo l’ed. Tetti 1997:351),insieme col cugino Gonnario de Thori. Ora, que-st’ultimo è noto per due menzioni in documentidegli anni 1120 e 1121, e figura nello stesso albe-ro di Mariano de Lacon, insieme col già discussoPietro de Serra (Brook et alii 1984:89).

Tutti i nomi e circostanze riportati fin qui in-vitano, dunque, a considerare come un’unicapersona i due Mariano (-e) dei nostri documen-ti. Mariane de Athen è di conseguenza Mariane(-o) de Lacon-Zori, ancora suddito del Giudice

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l’egida di Montecassino, tutti risalenti al 1120(Petrucci/Mastruzzo 1996:212 n.16). Da notare,infine, la significativa ricorrenza di alcune diqueste grafie nelle carte arborensi esaminate nel-la presente antologia (docc. XII e XVI).

b) FonematicaSi considerino i seguenti tratti fonologici:

– Vocali finali non alte: iudice 1, homines3, faço 2, istos 5.

– Betacismo generalizzato, trasparente nel-l’equazione Bernardu 19 = Uernardu (ms.) 21,e nell’esito Biscomte 15.

– P T C -: piscopum 15, potestare 6, frate 18,iudice 1, amicu 5, locu 6.

– CJ -: faço ['fatt∫o] (?) 2.

c) MorfologiaUna caratteristica sicuramente “antilogudore-

se” stricto sensu è consegnata dalla desinenzanon apocopata -nt alla 6p: siant 22 e pecterunt4. Nell’intero corpus d’attestazioni logudoresiantiche i casi, sicuramente etimologizzanti, dimantenimento dell’occlusiva dentale nella desi-nenza non superano il 2%.

d) LessicoL’uso di donare, ‘dare, concedere’ in dono-

lis-lu 4, è molto significativo, dato che il log.ant. e mod. utilizza esclusivamente dare, a dif-ferenza dell’arborense e del campidanese ant. emod., che hanno generalizzato la sostituzionedi DARE con D8N5RE, forma peraltro ben attestatain latino imperiale (già presso Scribonio, adesempio; cfr. Rönsch 1965:385).

e) ConsuntivoNel complesso, il PL esibisce una facies lin-

guistica che ex negativo si può considerare “an-tilogudorese” e “anticampidanese”, d’accordocon le argomentazioni storiche e filologiche riu-nite in questa scheda. La lingua del famoso te-sto sardo riflette, invece, piú tratti che possonospiegarsi soddisfacentemente come arborensi.

XV.6.2 Voci e strutture notevoli5,10 Inperatore: ‘governatore, sovrano’, qui

forse riferito al Giudice di diritto, ossia ri-conosciuto dalla corona de logu e non sol-tanto sul piano genealogico. Nel nostrocontesto Inperatore s’oppone a Giudice defacto o ‘vicario’, quale sarà stato Marianesecondo quanto stiamo discutendo in que-sta scheda.

8,9 ingratis: ‘arbitrariamente’, da lat. INGRAT(I)IS‘a controcuore’, con spostamento semantico.Il primo contesto può essere tradotto con:‘con la promessa (in placitu) di non ucciderealcun Pisano senza prima averlo processato’.

7,23 placitu: nella locuzione in placitu de signi-fica ‘a patto di, con la promessa di’ (DESII:289); nell’espressione: ego lis feci placitu, lavoce conserva la sua forza etimologica di ‘re-gistrazione scritta d’una notitia iudicati’, don-de per estensione ‘patto vincolativo, contrattoo negozio giuridico siglato da un’autorità an-te regem’.

XV.7 Commento filologico

La tesi di falsificazione del documento (Wolf1990a, anticipato come s’è detto da Schultz-Gora1894) è caduta, quando Armando Petrucci (in Pe-trucci/Mastruzzo 1996:203-204) ha dimostrato chela pergamena reca sul verso una nota di manosettecentesca con la segnatura archivistica già vi-sta nel Commento codicologico. Il PL era dunquecustodito nel Fondo Coletti sito a Firenze fino allacostituzione nel 1860 dell’Archivio di Stato di Pi-sa. Oltre alla nota di possesso e al timbro, sonostate rinvenute in una busta dell’archivio pisanouna minuta autografa del Tanfani e due trascrizio-ni fitte di correzioni, riguardanti il misterioso testoche il noto studioso ha pubblicato nel 1871.

Il PL è di conseguenza documento autentico,ma secondo noi è stato steso da uno scriba cheaveva come modello di redazione la carta bulla-da originale, certamente munita di sigillo plum-beo e recante la verbalizzazione dell’atto giuridi-co con le sottoscrizioni autografe dei testimoni.La pergamena sarebbe dunque copia esemplatasu un originale andato perso, e il processo ditrascrizione, condotto da un monaco forse cassi-nese o comunque avvezzo alle consuetudiniscrittorie benedettine dell’Italia centrale, giustifi-cherebbe certe anomalie che ricorrono nellemorfologie dei nomi personali, e anche diverseincongruenze con le effettive desinenze dei ver-bi sardi. Cosí, postulando che non si tratti d’unaverbalizzazione sotto dettato, è possibile spiega-re contemporaneamente le grafie eccentriche<I> e <V> (nel ms. <U>), che compaiono irrigi-dite dopo la particella raddoppiante e in Iannel-lu, Ualduinu 19 e Uernardu 21, nonché la stra-vagante -m di aem 9 e petterum 11. Nel primocaso il copista, che rispetta perfettamente le re-gole di sandhi che operavano in sardo antico

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e da Frank/Hartmann 1997 V:30, datazione con-divisa da un’expertise di Luciana Mosiici, solleci-tata da Arrigo Castellani su proposta di StefanoZamponi e comunicataci verbalmente nel mag-gio 2001) o – a nostro parere con minore proba-bilità – della fine del sec. XI (1080/85 secondoPetrucci/Mastruzzo 1996 e gli editori precedentisin da Tanfani 1871). Impianto proprio della ca-rolina, con richiami a consuetudini grafiche tipi-che della beneventana, discutibili nei tratteggi dialcune lettere (<i,m,n>) e legature (<ri,ti>), palesinell’ornamentazione delle maiuscole, negli usiinterpuntivi (punti e periodus per la pausa finale,i due punti, il comma e il punctus versus perquella intermedia), nei segni d’abbreviazioneraddoppiati e triplicati, nel compendio oms peromnes, nel tracciato del nesso et, vergato in piútempi e imperniato su un’asta portante fortemen-te inclinata a sinistra con due occhiali appoggiatiin alto sulla destra e in basso sulla sinistra e do-tato del valore della semplice vocale [e] (&d inaiutoriu = ed in aiutoriu 22, &go = ego 4, &dego= ed ego 14, donde poi sd. e dego), ben docu-mentato nella famosa donazione di Barisone I aMontecassino (doc. I), ma anche in carte scritteattorno agli anni 1120/21.

XV.6 Commento linguistico

XV.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaColpiscono le grafie “semivolgari”, usuali

nella scripta latina rustica dei secoli di transi-zione (cfr. ora Sabatini 1996 I:232-233), chesembrano riflettere un usus scribendi del copi-sta ben distintivo: <i> per [e] e <u> per [o],chiara spia d’una consuetudine grafico-fonologi-ca precarolingia, in ligatarios < L6GAT5RIOS 12,Manfridi per Manfredi 13, Ocu per Ugo 15,Açulinu per Azzolino 13, e forse anche Garu-lictu per Caroletto, da Carolus 21; <x> per [ss],come nel testo di Nicita (doc. I) e nella cartaarborense del 1184 (doc. XVI), in exere ['}ssere]10, pro xu [pro ssu] 3, de xu [de ssu] 14; <ct>per [tt] nel già visto Garulictu, e in pecterunt['petterunt] 4; <ps> per [ss] in ipsoro 9 < *2PS8R8.

All’altezza cronologica qui prospettata per ildocumento tutti questi “grafismi” propri dellatradizione merovingia si ritrovano attestati per-spicuamente soltanto in un’area mediana dell’I-talia, pressappoco da Amalfi a Montecassino a

sud, fino al Lazio e l’Umbria a nord, un’area«isolatissima, di una tradizione insieme arcaiz-zante e volgareggiante che fino alle soglie delsecolo XIV restò immune dagli effetti della re-staurazione avviata nell’età carolingia» (Sabatini1996 I:26; inoltre Baldelli 1983, 1987).

La grafia <ç>, una c-cedigliata, assume – se-condo noi – un valore particolare per la deter-minazione geolinguistica del testo, e anche peruna miglior comprensione della sua genesi.L’opposizione dei grafemi <ç> vs. <c> emergechiaramente da un cursorio confronto:

<c> <ç>

iudice 1 < IUDICEM faço 2 < FAC28

ci 4 < QUID Ranuçu 21 < RAN4CIUS

nce 10 < HINCE (per HINC)

feci 14,16,23 < F6C7

Non c’è dubbio che <c> sta per /k/, ma ilvalore di <ç> resta in principio ancipite. Postu-lare un’affricata dentale /ts/ sarebbe semprepossibile, ma mancherebbero sicure coordinategeolinguistiche cui collegare siffatto valore, poi-ché l’unico vettore possibile, Pisa, conosce perle datazioni finora proposte (1080/85 o 1124-1127/30) soltanto <th> per /ts/ (Manni 1992), euno sviluppo grafico-fonologico <th> → <ç> =/ts/ > /s/ è documentato nell’ultimo quarto delsec. XII, anche se potrebbe certamente esseredi qualche decennio anteriore (cfr. qui la di-scussione sul CSNT, doc. XX; secondo ArrigoCastellani e Pär Larson – comunicazione orale–, le prime attestazioni per <ç> = /dz/ nel Codi-ce Diplomatico toscano risalirebbero al 1162, eancora nel 1180 si ha in una carta Via Meçana,Larson 1995:100 sub borghese).

A nostro avviso, tenendo anche conto dei da-ti morfologici e lessicali discussi qui sotto, il va-lore di <ç> nel PL è d’un’affricata prepalatale sor-da /t∫/, fonema ancor oggi attestato in piúlocalità del vecchio Giudicato arborense (Désulo:FAC28 > ['fatt∫o], POT18 per POSSUM ['p]tt∫o]), sicura-mente piú diffuso in passato. Ora, la stessa areamediana continentale circoscritta prima per legrafie precarolinge offre copiose testimonianzed’un uso assai esteso di <ç> con valore palatale,uso che gli storici della lingua attribuiscono una-nimemente alla forza d’irradiazione della scriptacassinese dei secoli IX-XIII (Avalle in CLPIOI:XCVII, Baldelli 1983:16; 1987:34), e che i paleo-grafi annoverano tra i grafemi massicciamentesfruttati nei documenti sardi redatti in latino sotto

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 64: Crestomazia Sarda

XVI.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:254, sec. XII, num. 113 =T), Frank/Hartmann (1993 = F/H: edizione di-plomatica).

1 In nomine Domini Amen. Ego Rege Baruso-ne d’Arbaree, et uxo-

2 re mia donna Agalborssa, Regina de logu, cunboluntade de Deus et de omnes sanctos suos,

3 fazo custa carta pro bene ki faço ad SanctaMaria de Pisa pro remissione de sus pecca-dos

4 meos. Do-lli sa domo de Sevenes cun ser-bos et ankillas. Do-lli a Gosantine Por-

5 ru et Furada de Canale sa mugere et tresfiios suos, Martini et Torbine et Maria; Tor-

6 bine Porru et Gosantine su fiiu; Maria Porruet Petru su fiiu; Gosantine Cogu et Be-

7 ra sa sorre et Orzocor su fiiu; Maria Mancaet Iorgia sa fiia; Tubintu et Alene fiia sua;

8 et Furadu su fiiu et ladus de Comida su fiiu.Et ladus de Gunnare Lepore, Iohane Mar-

9 ki et Comida de Cei. Et do-lli sa domestigade Padru Maiore et issa domestiga d’Ab-

10 ba de Vinia, et issa domestiga de Monte deCinnuri. Do-lli saltus de glandi a Pa-

11 uli de Cizones et Corte de Maiales et Erriude Vignas. Do-lli sa bigna de Bau No-

12 u et una bigna in Bau de Bignas et issa bi-gna de Gutur dessa Latara; et do-lli

13 .CLXXXX. berbeges de lana et .LV. anioneset .XX. porcos et .XV. ca-

14 bras. Et non apat ausu non Iudice, nonperunu homine mortale k’istrumet cu-

15 stu bene c’apo factu Ego Rege Barusoned’Arbaree. Et sunt testimonios, primus

16 Deus et Sancta Maria et Punzu nebode meu,et donnu Ugo piscobu de Sancta Iu-

17 sta, et donnu Mariane Zorraki piscobu deTerralba, et donnu Comida Bais

18 piscobu d’Usellos. De curadores, donnigelluComida, curadore de parte

19 de Gilciber et de curadoria de Barbaria d’A-laslaa, et Comida Ispanu, curadore

20 de parte de Miili, et Gosantine Ispanu, cura-dore de Fodoriane. Et Comida

21 de Lacon Pees, et Comida de Lacon Deiana,curadores de factu de parte de Valen-

22 za suta Punzu nebode meu. Et Orzocor deLacon Sabiu, curadore de parte

23 d’Usellos, et Pisanellu, curadore de factu departe de Bonorzuli suta Pun-

24 zu nebode meu, et Barusone de Serra Mino-re et Comida de Lacon Fronte

25 Acuza, curadores de Campitano, et Gunnarede Lacon de Lella, curadore de

26 villa d’Aristanis. Et Trogodori de Foge, maio-re de buiakesos cun gollega-

27 nes suos. Et ego Petrus Paganus k’iscrixi cu-sta carta in mense Iunii. Et qui

28 habet dicere ca bene est de custu bene c’a-po factu Ego Rege Barusone d’Ar-

29 baree, habeat benedictione de Deus et deSancta Maria et omnibus sanctis suis,

30 Amen. Et qui habet dicere quia malum est,istrumet-illu Deus dessa magine sua

31 et de Via de Paradiso, et habeat anathemade .IIII. Evangelistas et de .VIIII.

32 ordines Angelorum et de .XII. Apostolis etde .XVI. Prophetis et de .XXIIIIor.

33 Senioribus et de .CCCXVIII. Patres Sanctos,et habeat parte cun Erodes et

34 cun Iudas traditore et cun diabolus in infer-no. Fiat. Fiat. Amen. Amen.

35 Anno ab Incarnacione Domini Millesimo.CLXXXV.

_____

1 Abbreviazioni di sillaba e di nasali sul rigo, rappresen-tate da lineetta interrotta da semicerchio.

19 Alaslaa] Con doppio apice sulla sequenza vocalica-áá.

20 Miili] Con doppio apice sulla sequenza vocalica -íí-.26 Aristanis] s nell’interlinea.27 Petrus] Con -s abbreviata col compendio nasale – nel-

la carolina – per us.

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XVI. Carta di donazione di Barisone d’Arborea, giugno 1184producendo il raddoppiamento della consonan-te che segue (si noteranno: e lLeo 18, e rRanuçu19, e nNiscoli 26), tratta coerentemente e unifor-memente quelle consonanti che nelle stessecondizioni di clausola sintattica dovrebbero alte-rare la loro struttura qualitativa ([v/w] si trasfor-ma in [b], [j] in [dΩ]), modificando di conseguen-za la fisionomia dei nomi che egli leggevanell’originale. Col mantenimento infatti dellegrafie originali lo scriptor ha cercato di evitarequalsiasi modifica fonologica in una parte evi-dentemente molto delicata della trascrizione (lanotitia testium). La seconda anomalia può altresíricevere sostanzialmente la stessa risposta soddi-sfacente. Poiché alla stupefacente -m delle desi-nenze verbali viste prima corrisponde in un al-tro luogo pecterunt 4, e piú avanti si hamandaru 12, con titulus d’abbreviazione chesormonta la -u, è lecito arguire che chi stendevail testo ha sciolto inerzialmente con -m le formeabbreviate che univocamente erano utilizzatenell’originale per compendiare una nasale (inist§ 6 o tolone§ 7) o tutta una desinenza (man-dar§ 12), cosí come prescriveva il sistema di ab-breviazioni latine (Bischoff 1992:229, Cappelli1985:XXIV-XXV).

In conclusione, la pergamena che tramandail PL è, secondo la tesi qui difesa, una copia delprivilegio originale, approntata forse per i Pisanistessi da uno scribano della Cancelleria arboren-se dei primi decenni del sec. XII. Diversi trattigrafico-fonologici e paleografici suggerisconoche chi ha vergato il testo a noi pervenuto fossea conoscenza di consuetudini linguistiche escrittorie proprie dell’area mediana dell’Italia, esegnatamente dell’area culturale di Montecassi-no. I rapporti con la Casa Madre benedettina so-no ben noti (Loddo-Canepa 1962:7a, Besta 1979I:90, Day 1984a:159, Boscolo 1985:69): già Tor-chitorio di Cagliari aveva chiesto nel 1066 aMontecassino l’invio di monaci con i codici ne-cessari alla costituzione d’un monastero, e Bari-sone I d’Arborea ne avrebbe chiesti altri, quattrodei quali dovevano essere letterati, perché po-tessero venire eletti vescovi e arcivescovi. È pos-sibile che il massiccio influsso ligure e pisano,rispettivamente a nord e a sud dell’Isola, abbiagradualmente eroso certe peculiarità scrittorieche sono rimaste invece piú vitali nel territorioarborense, dove nei confronti dei Giudicati con-finanti s’andava enucleando, lungo i secoli XI-XII, un’identità ben distintiva.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 65: Crestomazia Sarda

sezioni laterali e lungo la piega del margine in-feriore. Lo specchio di scrittura non è segnato,ma la messa in pagina è omogenea e accurata.

Notazioni dorsali. D’una mano forse quat-trocentesca su tre righe a pochi cm dal bordosuperiore si legge a intervalli: «donatione dimoltj servj donatj a santa Maria de Pisa 1185».

Sotto la plica, prima dello strappo inferiore,disposto su due righe in scrittura forse piú tar-da: «Arboree partes opere sancte M[ariae] /maioris de Pisa».

A destra della scritta precedente, in grafiamolto consunta che sembra coeva con la scrit-tura del recto, due righe di difficile interpreta-zione.

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:44, num.74.016).

XVI.4 Commento diplomatistico

– Invocatio 1: molto breve.– Intitulatio 1-2: tradizionale, con indicazio-

ni del titolo della consorte, chiamata eccezional-mente Regina, non soltanto donna.

– Dispositio 3-15: elenco delle donazioni.– Notitia testium 15-27: con indicazione per

elenco di alte cariche amministrative ed eccle-siastiche, seguite da funzionari minori di villaggiassistiti dai loro colliberti.

– Completio 27: con denominazione dell’e-stensore del testo.

– Sanctiones 27-34: in latino e sardo, se-guendo uno schema volgare, ad es. col futurohabet dicere = aet narre, e con la doppia formadella congiunzione causale, 28 ca (habet dicereca bene est) contro 30 quia (qui habet dicerequia malum est).

– Datatio chronica, espressa con la formulaAnno ab Incarnacione Domini, propria delloStile dell’Incarnazione pisana, che prevedevaper principio d’anno il giorno 25 marzo prece-dente, festa dell’Annunciazione di Maria Vergi-ne, anticipando sul computo odierno 9 mesi e 7giorni (Cappelli 1998:10). La datazione effettivadel documento va cosí spostata al 1184.

XVI.5 Commento paleografico

Carta prodotta dalla Cancelleria del Giudi-cato di Arborea; originale vergato da Pietro Pa-gano, in carolina tarda in cui non risulta adotta-ta nessuna delle regole della textualis. Scritturadi professionalità versatile e d’altissimo profilo.

Dell’usus scribendi del copista, prete e cancellie-re Pagano, ci danno testimonianza piú documen-ti della scripta latina e sarda degli ultimi decennidel XII sec. (Casula 1974:28, Cau 2000:386-387).Si noteranno l’uso del segno abbreviativo per -us(15 primus, cfr. Bischoff 1992:162), gli apici cheservono, come nella seconda carta di Marsiglia,a indicare la lunghezza vocalica dopo il dileguod’una consonante intervocalica, l’uso costante dipuntini per separare nomi di persona nell’elencodei servi, e l’oculata gestione di maiuscole perapparenti unità di contrattazione (servi, famiglie,aggregati di terre).

XVI.6 Commento linguistico

XVI.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono grafemi autoctoni: <k> = [k] in ankil-

las 4, ki 3; <g> = [g], derivante da -CE,I- in don-nigellu 18; <i> o <g> innanzi vocale per l’affrica-ta prepalatale sonora [dΩ] derivante da -LJ-: fiios5 (['fijos, 'fiddΩos, 'fi((os] nei dialetti mediani eogliastrini), fiiu 6, fiia 7, mugere 5, Foge 26.

– Ad influssi esogeni di varia provenienza,prevalentemente pisana, sono addebitabili i gra-femi: <x> = [ss] in iscrixi 27; <ct> = [tt] in factu21; <ç> = <z> in faço 3; <gn> = [L], in concor-renza con la soluzione <ni> in bigna(s) 12 con-tro vinia 10, aniones 13.

b) Fonematica– Vocali finali non alte: bene 3, homine 14,

Foge 26; fazo 3, domo 4, serbos 4, porcos 13,apo 15. Eccezionale glandi 10.

– P T C -: nebode, piscobu 16, cabras 14; la-dus 8, Comida 9, curadores 18; iudice 14, con-tro domestiga 9 e donnigellu 18.

– CE: Foge 26 FAUCEM (dalla forma tardolatinacol monottongo).

– Betacismo: bigna 11,12, Bau 12.– L,N + J -: fiios, mugere 5 ([dΩ]); bigna/vinia

12/10, aniones < *AGN28NES 13 [L].– CJ -: faço 3 ([t∫]?). – GL -: glandi 10.

c) Morfologia– Articolo: sus 3.– Possessivi: meos 4, suos 5, meu 24, mia 2.– Pronome personale: l’enclitico -lli 4 ([JJi]?).– Preposizione: daba 10.– Desinenza di 6p in dentale: sunt 15.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVI

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30 dicere] Con -re abbreviato per compendio nel soprar-rigo (F/H fraintendono e leggono dic(er), malgrado l’edopo la c sia leggibile).

31 Evangelistas] s finale nel soprarrigo.32 ordines]hordines.33 Erodes]erode piú il tracciato, molto sbiadito, d’una let-

tera somigliante a s non allungata (T e F/H confondo-no il simbolo grafico con un punto, ma anche senzal’ausilio della lampada a raggi ultravioletti s’intravedela composizione d’una lettera).

XVI.2 Commento storico

XVI.2.1 Commento generaleIl documento riporta le ingenti donazioni

elargite da Barisone I d’Arborea e dalla sua con-sorte Agalbursa nel giugno 1184 all’Opera di Pi-sa, consistenti in domos, o agglomerati di caserurali con terre, con 19 tra servi ed ancelle inte-ramente ceduti, ai quali se ne aggiungono altri 2,tenuti a prestare la metà del loro lavoro, piú do-mestigas o appezzamenti di terra adibiti a culturedi cereali, 1 bosco ghiandifero, 1 luogo per l’alle-vamento dei maiali, 1 corso d’acqua, 3 vigne,190 pecore da lana, 55 agnelli, 20 maiali e 20 ca-pre (Besta 1979 I:152-153, Boscolo 1978:187, S.Petrucci 1988:125-133, Artizzu 1985:96-113).

XVI.2.2 Personaggi e luoghi1 Barusone d’Arbaree: è Barisone I de Lacon-

Serra, che nel 1146 dota con altri Giudici l’ab-bazia di Bonárcado di terre e beni, si sposanel 1157 in seconde nozze con Agalbursa deCervera, riceve nel 1164 dall’Imperatore Fede-rico I l’investitura del Regno della Sardegna(comparendo da allora nelle intitolazioni co-me Iudex et Rex Arborensis, Marongiu 1975:15,Livi 2002), dona nel 1182 a Montecassino lachiesa di San Nicolò di Gurgo (Brook et alii1984:59 e 168, tav. 2, Casula 2001:159).

2 Agalborssa: seconda moglie di Barisone I(succede a Pellegrina de Lacon), figlia di Pon-cio e di Almodis, sorella di Raimondo Beren-gario IV conte di Barcellona. Con lei passanoin Sardegna numerosi Catalani, che s’insedia-no nell’amministrazione giudicale arborense.

3 Sancta Maria de Pisa: Opera della Primazialedi Pisa, ente preposto all’amministrazione delcomplesso edilizio del Duomo di Pisa. L’isti-tuto, di primaria importanza sotto l’aspettoeconomico e politico, riceve nel 1082 da Ma-riano di Torres, nel 1104 e nel 1108 da Turbi-no e Mariano-Torchitorio di Cagliari donazio-ni di beni immobili, emulate poi da Barisonecon questo primo privilegio. L’Opera, resasiindipendente dall’arcivescovo e dai canonici

agli inizi del sec. XIII, era guidata da un am-ministratore detto Operaio, che con factorese administratores dislocati in vaste aree geo-grafiche salvaguardava beni ed interessi del-l’istituzione. L’Opera interveniva anche pres-so le piú alte autorità ecclesiastiche perevitare sopraffazioni ed invasioni di terre pre-cedentemente acquisite, come accade nel no-to promemoria del 1230/31, predisposto peressere inviato a Ser Iacopo presso il Papacontro gli usurpatori del mulino di Tanage,nei dintorni di Sassari, il vescovo di Castro eGiovanni Corda, per i quali venne richiesta lascomunica all’arcivescovo di Torres (Varanini1994:13-25, L. Petrucci 2000:22-23).

4-12 Sono toponimi non identificati, tutticompresi comunque nelle curatorie facentiparte del Giudicato d’Arborea (Terrosu Aso-le 1974:12-16), quelli menzionati nel testotra Sèvenes e Gutur dessa Látara.

16 Punzu: è Ugo-Ponzio (o Poncio) I de Cer-vera, visconte di Bas, attivo come Giudice incondominio con Pietro I nel 1192.Ugo: vescovo di Santa Giusta dal 1164 al 1184(Turtas 1999:840).

17 I vescovi menzionati sono: Mariane Zorrakidi Terralba, documentato dal 1182 al 1206 eComida Bais d’Usellus, attivo dal 1182 al1195 (Turtas 1999:842-843).

19-26 Il Re Barisone passa in rassegna le riparti-zioni amministrative da sempre appartenuteal suo Giudicato d’Arborea (Terrosu Asole1974:12-16, Casula 1980:96-97): Guilciber, nel-le carte coeve (= docc. XII-XIV) Guilcier, Gil-ciber, oggi Guilcier o Ozier Real; Barbagiad’Alasláa, oggi d’Ollolai; Miili, corrispondenteai già visti Migil, Miil, oggi Campidano o ParteMilis; Fodoriane, anche documentato comeFortoriani, Frotoriane, Frontoriane, Fodoriane,oggi Fordongianus (o Barigadu), toponimo“sardizzato” (Wolf 1984a:70) dei nomi eredita-ti con adattamento all’uscita che si ritenevafosse un plurale (cfr. FIGULINAS > ant. Figuli-nas, Fiulinas, donde mod. Florinas, con [fj] →[fl] a causa di FL- > [fl]- in sardo); Bonorzuli.

24-25 Due soprannomi sono Minore ‘piccolo’e Fronte Acuza.

XVI.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Pri-maziale, giugno 1185, corta.

Pergamena di mm 445x235, lacera nel lem-bo inferiore sinistro, con macchie diffuse nelle

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 66: Crestomazia Sarda

XVII.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:340-341, sec. XIII, num. 47 =T), Atzori (1957:31-36 = A). In neretto i segmentitestuali assenti nel ms. superstite, e di conseguen-za in A, ma restituiti dalla redazione conservata inT. Alcuni emendamenti di denominazioni topo-grafiche avvengono sulla base delle lezioni tra-mandate da un inventario di beni quattrocentesco,il cosiddetto Brogliaccio di San Martino (= B),pubblicato ugualmente dall’Atzori (1956:27-29).

[c. 2v]Copia dessa concessione et donaxione fata dePedru de Lacanu Iuigue / de Arborea dessosmontes et saltos, qui hat dadu assa eclesia deSantu / Martini dessa citade de Aristanis ins’annu de MCCXXVIII / de Ienargu.

1 In nomini dessu Segnore nostru Iesu Christue dessa gloriosa Virgini

2 Maria mama sua et nostra, Amen, Iesus. EgoPetrus de Lacano, Iudice

3 de Arborea et Visconte de Bassu, cun volun-tade bona et de donna Di-

4 ana uxore mia, Regina de Arborea, fato cu-sta donaxione pro bene <k>i lli

5 fato assa eclesia de Santo Martini dessosapendixios dessa citade de A-

6 ristanis et cumbentu dessos monacales deSanctu Beneditu, et do-lli

7 totus sos saltos et montes siguentes. Et pri-mo sos bator montes nomina-

8 dos Gai, Flarissa, Clementi et Bidella, et an-co do-lli ateros

9 bator montes nominados Miffilinu, su saltude Canali et su de

10 Planu Magiu cun su monte de Doigasantacum alio salto dito su

11 saltu de Cardeas cum omnibus suis notisterminibus et afrontationibus.

12 Et gosi su primu saltu nominadu Gai si inni-zat et si partit

13 dae muru in muru et benit deretu ad Iscallasde Masone, et girat deretu

14 a sSerra de Masone, et girat deretu assu Nu-raque de Quelargiu et si-nde

15 bahat deretu assu marguine de Monte Picih-nu, et essit deretu a Guturu

16 de Clapa et afliscat-si a Muru Saltu. Et susaltu nominadu Floirissa

17 si partit dae Planu de Donniquellu et si in-curbahat a Muru de Colle-

18 torgiu et bahat-si-nde deretu a Bruncu deSilva, et bahat-si-nde pusti

19 a marguine de Planu de Serra, et bahat-si-nde deretu a Cuguçadu, et aiun-

20 guit-si a Planu de Doniquellu saltu. Et susaltu nominadu Clementi

21 si-ndi bahat a Fustis Albus et baharigat dere-tu fino assu nuraqui de

22 Mogorella, et essit deretu a Minda de Frissa,et girahat su margui-

23 ni de Planu Mahiore, et incurbahat-si a Baude Tuffu deretu ad Iscal-

24 las d’Aidu, et afliscat-si a Fustis Albus saltu.Et su saltu nomina-

25 du Bidella tenet s’una cabitza in erriu Dor-tella, secundu qui currit su

26 ditu erriu infini ad Aba Sassa, et si-ndebahat a Muru de Paris et bahat-

27 si-nde infini assa Iscalla de Furquillu, et gi-rahat pusti marguini

[c. 3r]28 deretu a Pauli de Coada, et incurbahat-si as-

sa Orr<oh>ia, et girahat sa bia deretu a Ca-29 nali de Pira, et afliscat assu saltu d’Erriu

Dortella. Et sos duos saltos nomi-30 nados Mifilinu et per aturu Pisguina de Ca-

niga si partin ad Iscallas d’Ai-31 du per totu su erriu infini a Pisguina de Ca-

niga saltu, et calahat deretu a31bis erriu de Figu, et essit deretu a sa vena de

Pira Longa, et calahat deretu a32 Monte de Paga, et bahat deretu a Figu Bar-

gia, et calat deretu a sSerra Ca<n>na,

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XVII. Carta di donazione di Pietro d’Arborea (18 gennaio 1228?)d) LessicoSpiccano le forme do 4, del verbo dare, e

buiakesos 26, golleganes 26/27.

e) Consuntivo.Insieme di soluzioni caratteristiche dell’area

mediana.

XVI.7 Commento filologico

Il testo non mostra indizi di copia e probabil-mente rappresenta la stesura originale del privi-legio; depongono a favore di quest’ipotesi ad es.l’uso diffuso della nota tironiana – assente nellacarta del 1102, che ha sciolto tutti i compendidell’originale – e la mancanza di correzioni.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 67: Crestomazia Sarda

84 Furadu Caboni, curadori de Narbolia, etBusaquesu Pinna, curadore de

85 Guilarci, et Trodori Desogus, curadore deNurguillu, et Arzoco de Lacano,

86 et Barisone Diana et Angueleddu Orrú, cu-radores de parte ’Alen-

87 za, et Guantini Dezori, castellanu de Mar-milla, et Guantini

88 de Serra, prehideru magiore de Mara, etPedru Murtinu armen-

89 tariu magiore, et Comida Spanu, querqui-dore magiore de Sinnis,

90 et Chrispuli Cauli, mahiore de busaquesoscum collectaneos

91 suos. Et qui habeat dicere, quia bene estcustu bene qui //

[c. 4r]92 apo fatu assa eclesia de Santu Martini de

Aristanis, habeat beneditio-93 nem de Deus e de Sancta Maria et de no-

vem ordines Angelorum et de duo-94 decim Apostolis et de sexdecim Profetis et

de .XXIIII. Senioribus, et de 95 .CCCXVIII. Patribus et de omnibus sanctis

Dei, Amen. Et qui habeat dice-96 re quia male est custu bene qui apo fato,

habeat maleditionem de Deus et97 de Sancta Maria et de novem ordines An-

gelorum et de duodecim Aposto-98 lis et de sexdecim Profetis et de .XXIIII. Se-

nioribus, et de .CCCXVIII. Pa-99 tribus et de omnibus santis Dei, Amen. Et

habeat portionem cum Pila-100 tus, cum Herode et cum Iudas traditore et

diabolis in inferno, Amen.101 Datum Aristanis, die .XXVIII. Ianuaris, Anni

Domini .MCCXXVIII. et102 in libro privilegiorum registrato, foliu

.XXXXIII.103 Huiusmodi concessio fata fuit a domino

Petro de Lacano, Iudice de Arborea,104 cun voluntate domine Diana, uxoris ipsius,

Regina Arborea, coram su-105 pradictis testibus manu mea scriptaque fuit

decima octava men-106 sis Ianuaris Anno Domini Millesimo ducen-

tesimo vigesimo octavo de qui-107 bus fidem fatio ego Lazarinus Trudu, nota-

rius publicus in toto Iudi-108 catu Arborea, cum signo meo solito artis

notarie signu depono.109 Ego Marchus Antonius Gavilan, publicus

notarius, ad hanc concessionem

110 presens fui cum supradictis nominatis testi-bus et sic de hoc me subscr-

111 ibo et meum solitum artis notaria, quo inpublico utor, apono signum.

112 Ego Petrus de Campo apostolica ac inpe-riali autoritate notaris fi-

113 dem fatio, qui dum stipulata fuit presensconcessio, presens

114 fui et sic meumque apono signum.

_____

1 Iesu]Hjesu. T Segnore, et dessa, Virgine.2 T Lacono.4 T ila.5 T Ecclesia.6 T conventu.8 A delli.9 In T manca Miffilinu.

10 T Doigasancta, saltu. salto dito]-o per interferenza conla lingua del copista.

12 T gasi.14 A Nurague de Guerlargiu.15 T badat, Pizinnu.16 B Clapria. T Flarissa.17 A Donnjguellu. T incurbat.18 T babatsinde.19 Cuguçadu]Cugucadu, per ovvia omissione della cedi-

glia (B Cughuçadu). T à Planu.20 aiungit-si]ajungintsj (= A, T ajugitsi). T Donniguellu,

A Donjguellu.21 fino]-o per interferenza con la lingua del copista. A

nuraguj.22 Mogorella]Amogorella; B Mogorella (e per il fenomeno

della concrezione di A- nei nomi di luogo e di perso-na cfr. Maxia 2002c:46).

23 A Bau Tuffu. T incurvatsi, Bau de Fussu.24 d’Aidu]daejdu, corretto su T (Iscalas daydu), come a

l.30, con Aidu < ADITUM.25 T cabiza26 ditu]dita. T Abba. L’epiteto Sassa potrebbe essere cor-

ruttela per Salsa (DES II:379).27 marguini]marguini deretu, con anticipo della parola

di richiamo che apre la carta seguente, qui espunta.28 orrohia]horria, aplografia corretta su T, che legge hor-

rohya (B Hororia). T via.29 saltu d’Erriu]saltu et rriu, corretto su T.30 per aturu]jnpanturu, lezione spuria (già T: Impantu-

ra); soccorre B con la sequenza giusta e col significatocoerente di ‘per l’altro (salto)’; Atzori segna in nota:«sic, ma Inperanturu», proposta d’emendamento privadi senso. T pisquina, iscalas.

31bis Lezione integrata col sussidio di T, omessa nellacopia utilizzata da A per evidente saut du même aumême; lo stesso passo occorre in B (p. 27, c.4r), conla variante Guena de Pira Longa, forse da IENUA.

32 T Serra. Canna]Cana, corretto su B.33 A Dajdu, ma è sempre il toponimo menzionato a l.24.34 d’Orruda]dorunda, corretto su B.35 T Turru.36 d’Orrú]doru, A di Oru, corretto su B.37 A Nassargios. T Pisquina, Flissa.38 T Sellas.39 A nuraguj.40 T Iscalas.41 T Bruccu (ma sarà refuso). B Maglinu. A e girahat. A

Mandoradorgiu, T Madaradorgiu, B Mardara d’Orgiu.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVII

131

33 et afliscat-si ad Iscallas d’Aidu saltu. Et susaltu de Canali si partit deretu

34 a Flissa et deretu a Monte d’Orruda, etbahat-si-nde deretu ad Iscallas de Paden-

35 te, et girahat deretu ad Erriu de Turriu, et gi-rahat deretu a Bruncu de Argio-

36 las, et essit deretu ad Iscalla d’Or<r>ú, etbahat-si-nde deretu a Bruncu de Na-

37 sargios, et istendet-si a Pisguina de Caniga,et afliscat-si a Frisa saltu.

38 Et su saltu clamadu Planu Magiu si partit aSeddas de Paris et calahat de-

39 retu fina assu nuraqui de Bidella, et girahatderetu a Bruncu de Argiolas,

40 et boltat deretu a Chelargiu deretu ad Iscal-las de Longu Fresu, et bahat

41 deretu a Bruncu de Marguini, et girahat de-retu a Mandaradorgiu, et afli-

42 scat-si a sSeddas de Paris saltu. Et su saltude Doigasanta si innizat et si

43 partit dae bia in bia per issa Via Delogu quibahat assa Via de Caprilis

44 et ad Iscala de Pascha, et girahat pusti ViaDelogu per issa cali si bahat

45 ad Aristanis assa Bia de Fordongani, infiniassa orrohia, et torrat pus-

46 ti Via Delogu per issa cali si bahat assa villade Caprilis et assa villa

47 de Truisguedu et infini assu Nuragui de Pi-rastedda, et bahat-si-nde

48 infini a Funtana Picinna, et ibi complit aparicun s’atera via qui

49 bahat a Caprilis, et afliscahat-si a sSeddas dePascha saltu. Et s’ultimu

50 saltu est su de Cardeas, su cali si innizatdaessu erriu et collat dae Funta-

51 na Fraigada via via deretu assu Guturu deCepara, arrohia arrohia a Mon-

52 tigu de Ligios de Funtana de Figu, et torratvia via dessa Paule dessu Trema-

53 zu, cussorgia cussorgia assu Forriguesu finia Monte Perdosu et infini

54 assa Iscala de Ciliguertas et in mesu daessucungiadu de Madonna Contissa

55 errio errio deretu, infini a Funtana Fraigada.Sos cales montes et saltos

56 cun totus sos terminos et afrontaxiones in-soro de subra nominados

57 do-lli-llus assoltura assa dita eclesia de SantuMartini, qui si-lus arre-

58 hat dae omni temporale de s’annu et prolande et pro pastu et pro

59 lahoru et ancu pro lu poder arrendare pro uti-le profetu et benefixiu <dessa dita eclesia> //

[c. 3v]59bis dande potestade de poder tenturare, et

magueddare in ditos montes et saltos, et ga-si fato custu benefixiu et donaxione perpe-tua

60 assa dita eclesia de Santu Martini de Arista-nis, pro amore de Deus et de Santa Maria

61 mama sua et de totus sos santos, et pro s’a-nima de padre meu et de mama

62 mia, et pro remissione dessos pecados meosqui sihan suos in perpetuum, et non

63 atera persona abihat dominiu nexiunu, nésegnoria in ditos montes et

64 saltos, si no sa dita eclesia de Santu Martini,et gosi stricte et rigurose coman-

65 damus in generale non atrever-si personanexiuna faguer dannu né in ter-

66 ras né in arbores, né bruxare boscu né li-gnahiolu nexiunu ligna talla-

67 re, né pasturare, né minus narbones bogare,né laoru nexiunu faguer in terras de ditosmontes et saltos sensa li-

68 senxia dessos ministradores o procuradoresdessa dita eclesia, pagande sem-

69 per su feudu et portadiga assa eclesia deSantu Martini de Aristanis. Et si

70 calisiogiat persona o personas fagueren al-gunu dessacatu, violenxia o de-

71 ssobedienxia e nnon querrat guardare et ob-servare custa nostra volun-

72 tade et donaxione fata, siana incontinentefustigados, compellidos et forsa-

73 dos treguentos ducatos pagare assu fiscalede custu nostru Iudicadu. Et non

74 apat ausu Iudice nexiunu c’at esser depusme, non donnicellu et non don-

75 na et non donnicella et non curadore et nonmahiore et non armentariu,

76 et non nexiunu homine mortale, qui strumetcustu bene qui apo fato assa ecle-

77 sia de Santu Martini de Aristanis. Ego ditusPetrus de Lacano, Iudice de

78 Arborea et Visconte de Bassu, et sunt testes,primus Deus et Santa Maria

79 et omnes santi et sante Dei, Amen. Et don-nu Trudori Demuru, archibisco-

80 bu de Arborea, et donnu Pedru Demartis,piscobu de Santa Iusta, et donnu

81 Guantini de Siuru, piscobu de Terralba, etLarenzu Dezori, curadori de

82 Bonorçuli, et Pedru Murtinu et Guantini De-martis et Arzoco Demuru,

83 et Balloi de Figus et Guiçu Corroga Demar-tis, curadores de Campidanu, et

130

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 68: Crestomazia Sarda

Interessante la conferma sui nomi dei prelatiarborensi richiamati nel documento: Trudori De-muru, arcivescovo di Arborea, Pedru Demartis,arcivescovo di Santa Giusta e Guantini de Siuru,arcivescovo di Terralba, tutti e tre contemplatinella cronotassi stabilita da Turtas (1999:836-843).

XVII.3 Commento codicologico

L’atto riportato in quest’antologia è registra-to nelle cc. 2v-4r dell’inventario di beni, dona-zioni e contratti di livello del monastero di SanMartino di Oristano, intitolato Condaxi de Ca-brevadu (CC). Il CC si trova custodito nella Bi-blioteca Universitaria di Cagliari (Sezione Mano-scritti, 254), dove è pervenuto dopo il 1866insieme col piú antico Brogliaccio del medesi-mo convento del 1462.

Il CC è un codice miscellaneo cartaceo, di32 cc. misuranti mm 320x220, rilegatura inmembrana del sec. XVI a forma di busta, conlegacci di cuoio. La cartulazione è costituita dadue fascicoli con numerazione moderna, rispet-tivamente di 22 e 12 cc. (ma le cc. 28 e 32 sonoin bianco). La filigrana delle carte è molto varie-gata, ma nel complesso essa è databile alla pri-ma metà del Cinquecento.

XVII.4 Commento diplomatistico

Il testo originale della pergamena che recavala donazione di Pietro de Lacon osservava in ge-nerale la disposizione delle parti e delle formuleche contrassegnano le carte sarde piú antiche.Nella sintetica descrizione che segue commentia-mo minimamente le anomalie riscontrate, comevedremo subito imputabili alle particolari moda-lità di stesura del documento.

– Invocatio 1-2: limitata a Gesú e Maria.– Intitulatio 2-5: tutt’altro che frequente, di

certo, è l’espressione (cun boluntate) bona, an-ziché de Deus, riscontrabile stranamente nel do-cumento sospetto del CSMB qui sotto trattato.La sintassi del brano, che prosegue con la con-giunzione coordinativa, suggerisce in effetti chesi tratti d’una corruttela già presente nell’anti-grafo, tuttavia difficilmente giustificabile.

– Dispositio e Clausula defensionis 5-77:elencazione dei saltos del demanio pubblico as-segnati al monastero, con le solite indicazionidei confini stabiliti. Nella parte finale del testo

della disposizione vengono anche indicate lepene pecuniarie per chi violi l’integrità dei benifondiari assegnati a San Martino, pene che ri-cordano, nella forma e nel contenuto, alcunidettati della Carta de Logu (per la quale si vedail doc. XVIII).

– Notitia testium 78-90: colpisce non poco,e contribuisce a porre inquietanti interrogativisulla costituzione del CSMB (doc. XIV), la ricor-renza pressoché identica, anche nell’ordine dipresentazione, dei personaggi del nostro docu-mento nella scheda 33 (c.21v) del vecchio con-daghe arborense (e il controllo autoptico sulmanoscritto ha messo in evidenza una sorpren-dente grafia umanistica dal ductus artificioso,dotata del grafema ispanico <qu>, che exabrupto compare incastrata fra le registrazionipiú vecchie in regolare carolina o minuscoladocumentaria del XII secolo; cfr. l’accurata ex-pertise di O. Schena 1981:65-66). Per completez-za d’informazioni ci sembra opportuno riportarequi la notitia testium del CSMB, e anche le for-mule finali, che sono identiche a quelle del do-cumento analizzato (seguiamo il testo di Be-sta/Solmi 1937:136 = Virdis 1983:24-25;emendamenti nostri sottolineati):

«Et sunt testes, primo Deus, sancta Maria, etomnes santus et santas Dei, donnu Trodori deMuru archipiscopu de Arbarea et donnu Gunaride Scuru, episcopu de Terralba, et donnu Petrude Martis, episcopu de sancta Iusta, et Larenzude Zori, curadore de donnu Pedru Erili, et PedruMartini et Gontini de Martis, curadores de Cam-pidanu, e Furadu de Zori, curadore de Narbolia,Arzocco prede, Gunari de Orrú, Barusone Diana,curadores de parte Valenza, et Gantine de Zori,castellanu de Marmilla et curadore de Baruminiet Gantini de Serra, preideru maiore de Mara, etComida Spanu, quirquidore maiore de Sinis, Cri-spuli, maiore de buiaquesos cun golleanes suos.Et qui habet dicere quia bene est custu donu etdotatione qui fato ego Petro de Lacono Iudice deArborea a su monasteriu de sancta Maria de Bo-narcatu, habeat benedictione de Deus et desancta Maria et de omnes santos et santas Dei,Amen. Et qui hat dicere quia mala est, habeatmaledictionem de Deus et de santa Maria et deomnes santos et santas Dei, Amen. Et habeatpartem cun iniquo Herode et cun Iuda traditoreet cun diabolo in infernum. Fiat. Fiat. Amen».

– Sanctiones positiva e negativa 91-101:espresse, anche in questo caso eccezionalmen-te, interamente in latino dopo la disposizione involgare.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVII

133

42 A a Seddas, senza notazione del raddoppiamento sintat-tico. In B Doigasanta compare come Monte d’Ogiastra.

43 bahat]bahant.44 T pusti.45 A omette de; T Fordongani et infine a sa Roya.47 T Truisquedda.48 T Futana (refuso). ibi]hibi. A cum49 bahat]bahant. A afliscatsj, a Seddas. T su ultimu.50 A su saltu de Cardeas. A s’jnnizat (T: si innizat), dae

su. T coddat.52 T e Figu. A desso Paule (T de sa), ma sarà refuso.53 T a su, in fine.54 T dae su.55 errio errio]-o per interferenza con lo spagnolo; T legge

erriu erriu.56 A cum. T totu, afrotationes.57 T a saltura, ecclesia.58 T de onni temporali de su annu, lande.59 dessa dita eclesia] Per la giustificazione si veda sotto

l.59bis.59bis] Lezione integrata da T, omessa nella redazione

tràdita da A (l’errore d’omeoteleuto si capisce facil-mente leggendo in T, alla fine del periodo corrispon-dente a l.59, dessa dita eclesia, e alla fine dell’integra-zione, assa dita eclesia).

60 assa]dessa. A Deu. T ecclesia.61 T totu, sus, sa anima.62 T de sos, mios.63 dominiu]deomjnni, errore di lettura corretto su T. T

nixunu, senoria.64 A rigorose. T Ecclesia, gasi, stricti, rigorose.65 T atrevetsi.66 T linnajolu nexunu.67 Integrazioni da T; A omette. T nexunu, faguere.68 T lissencia.69 T sempre, feudu eo.70 dessacatu: integrato da Atzori con Martini; la lezione

giusta è già in T.71 A desiobedienxia, T desobedienxa, guerrer.72/73 T siana, compelidos, forzados.73 T a su.75 T donniguella, et Mahyore et no.76 A gui (apo fato); fato, con -o da interferenza con la

lingua del copista; T fatu.77 T dictus, Lacono.78 T Sancta.79 T Sancti, Sancte.80 A piscobus, T piscabu.81 A Siniu, T Guatini de Siuru, piscabu. Dezori]de Pari,

corretto su T.82 Bonorçuli]Bonorculj, A Gonorcilj.83 Guiçu]Guicu, T Quicu, Capidanu.84 T Narbulia. A busaguesu (T -q-).85 T Lacono.86 T Allenza.88 T Mayor.89 T Mayor, Mayore de Sinis. A guerguidore.90 T Mayori. A busaguesos, T busaquesus.91 T beni.92 apo]qui apo, per ripresa del relativo di fine rigo prece-

dente. T fato, a sa, benedictionem. Atzori, per un chia-ro errore di omeoteleuto, segnala l’inizio della c. 4r sol-tanto con la sequenza identica quj apo fato di l.96.

93 T et de sancta.94 T viginti quatuor.95 T sanctis.96 fato ]-o per interferenza con l’italiano. T

maledictionem.99 T sanctis.

102 T registrata.103 A concessione. T facta, Lacono. Arborea]Arboren,

per incomprensione del modello.104 A voluntade. T Dominae Dianae, reginae.105 scriptaque]scripta q̄, corretto su T.106 T Ianuarij.107 T facio, Lazerinus.108 Arborea]Arboren, come a l.103. T signum. Segue il

signum tabellionatus.109 T Gabilan.110 supradictis] La d costruita maldestramente su una b.

T praesens, praedictis, ad hoc.111 T notariae, appono. Manca il signum tabellionatus

disegnato dall’Atzori nella sua edizione.112 ac]hac. T Imperiali auctoritate.113 T facio praesens.114 T meum appono. Segue il signum tabellionatus.

XVII.2 Commento storico

XVII.2.1 Commento generaleIl documento riporta l’atto di costituzione

del patrimonio terriero che il Giudice Pietro deLacon avrebbe sottoscritto il 18 gennaio 1228 afavore del monastero benedettino di San Marti-no di Oristano. In esso c’è la descrizione parti-colareggiata dei saltos situati nei monti che cir-condano la chiesa extra muros, con le soliteclausole comminatorie contro chi violasse la vo-lontà della concessione usurpando le terre do-nate, o anche tagliandovi legna o lavorandovisenza l’autorizzazione degli amministratori e delprocuratore.

Pietro II de Lacon-Serra (-1221-1241m.), fi-glio di Ugone I de Bas-Lacon e di Preziosa deLacon-Massa (cfr. docc. VIII e XVI), regnò mi-norenne in condominio con lo zio Mariano II,Re di Torres, dal 1228 da solo, col titolo nomi-nale di Visconte de Bas, che compare nel no-stro documento (Brook et alii 1984:137 e 382,tav. XXXII, Casula 1992:328; 2001:1201).

XVII.2.2 Personaggi e luoghiI nomi dei luoghi indicati nel documento si

ritrovano tutti nei dintorni di Oristano, fra i co-muni menzionati nel testo di Mogorella (22, deri-vato di ['m]Horo] ‘collina bassa’), Fordongianus(45, con evoluzione tuttavia piú spinta rispettoalle attestazioni precedenti dei derivati di FORUM

TRAIANI) e Villanova Truschedu (47, da TURBISCUM

‘pepe montano, daphne gnidium’).Quanto ai nomi di persona, come evidenzia-

to nel Commento diplomatistico, essi ricorronoquasi tutti nella scheda 33 del CSMB (doc. XIV),la quale riproduce anche una carta di dotazioneperduta fortemente sospetta.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 69: Crestomazia Sarda

profetu 59 (cat. profit), atrever-si 65, tallare 67(cat. tallar), portádiga 69, dessacatu 70.

Sono italianismi della prima ondata: anco 8,sensa 67, feudu 69.

Un termine lessicale sardo di diffusione cen-tro-settentrionale è gosi T (gasi) 12 ‘cosí’.

e) ConsuntivoL’originale da cui è stata esemplata la copia,

a noi giunta con notevoli rimaneggiamenti e in-terpolazioni, serbava un tipo linguistico arbo-rense “medio”, come quello già illustrato in pre-cedenza, con un maggiore accostamento allesoluzioni del diasistema logudorese.

XVII.6.2 Voci e strutture notevoli12 si innizat: variante di [ingit'tsare, -ai] ‘inizia-

re’, un incrocio autoctono fra INITI5RE e IN-CEPT5RE.

13 dae muru in muru: espressione avverbialeiterativa, ‘lungo i muri (di pietre) di confine’.

15 marguine: ‘termine, margine’; cfr. il coroni-mo Márghine nel Logudoro.

16 afliscat-si: ‘si ricongiunge’, forma non docu-mentata da Wagner nella scheda relativa alog. [affri'∫are] ‘appoggiare, attaccare’, deri-vato di FISTULA (cfr. anche Espa 1999:51).

21 ba(ha)rigat: ‘varca’, da VAR2C5RE; cfr. l’odier-no Barigadu.

25 cabitza: ‘punta estrema’, da CAP2T2A.45 orro(h)ia: variante mediana di [a'rroja] ‘sito

basso e acquoso, torrente’, connesso con l’i-berico arroyo (DES I:127).

53 cussorgia cussorgia: locuzione avverbialeiterativa (come muru muru, erriu erriu), de-notante un percorso lungo, ‘i tratti di terreniboschivi e di pascolo’.

67 narbones: ‘terre non coltivate sottoposte aldebbio, maggesi’.

69 portadiga: secondo l’Atzori (1957:127), ‘il di-ritto del feudatario di percepire metà delgrano e dei prodotti dal bestiame che pa-scolava le terre concesse in enfiteusi’ (cfr.anche Casu 2002:1093, ‘trasporto’).

76 strumet: nella formula di divieto significa ‘di-struggere’, e sarà forse derivato dal lat. med.STRUMA (donde strumare, Cossu 1968:187 equi XXIII.27).

84 busaquesu: ‘milite della guardia del corpodel Giudice’ (cfr. la nota a XIII.9).

89 querquidore magiore: corrisponde a [ker-ta't]re] ‘rappresentante amministrativo delGiudice nelle singole ville incaricato di ri-scuotere i tributi’.

90 collectaneos: corrisponde a golleianes, percui si veda la nota a XII.34.

Parecchie voci lessicali nei microtoponimisono appellativi riferibili a termini geomorfolo-gici, fitonimi, idronimi ed oronimi, nonché vocidella fauna, che elenchiamo qui di seguito inordine alfabetico per facilitare la comprensionedel testo (per un glossario completo cfr. Paulis1987:453-547):

áidu ‘ingresso, breccia’, argiolas ‘aie’, bargia‘pezzata’, bau ‘guado, passaggio’, bruncu ‘cimadi montagna’, canna ‘canna, misura di lunghez-za’, cèpara ‘pianura molto sassosa’, ciliguertas‘lucertole’, cuguçadu derivato di [ku'kutsu] ‘cap-puccio, cocuzzolo’, figu ‘fico’, fraigada ‘fabbrica-ta’, fresu ‘incrinato, screpolato’ (FRESUS, part.pass.di FREND1RE), frissa ‘erba vischio’ (Casu: ‘artemi-sia’), furriguesu ‘grotte d’epoca prenuragica’, fu-stis albus ‘pioppi’, gúturu ‘gola di montagna’,iscalla ‘via montana scoscesa’, ligiu, -os ‘giglio,-i’, mándara ‘recinto a siepe per rinchiudere ilbestiame’, masone ‘recinto per le pecore’, minda‘chiuso riservato, pascolo’, nasargios ‘pescaia,specie di bacino fatto con pietre in cui si pone lanassa’, orrú ‘rovo di macchia’, orruda ‘caduta’,part.pass. di [o'rru}re] ‘cadere’, padente ‘bosco’,pagia ‘paglia’, paule ‘palude’, pisquina ‘vasca,bacino di acque piovane per abbeverare il be-stiame’, sedda ‘avvallamento a forma di sella’,serra ‘costa di monte, crinale’, tremazu ‘tamerice,tamarisco’, tuffu ‘macchia, cespuglio’.

XVII.7 Commento filologico

Il documento qui riportato rappresenta un ca-so limite per quanto riguarda l’attribuzione d’au-tenticità. Come in tanti altri casi della storia dei te-sti sardi delle Origini, diversi argomenti d’ordinefilologico, diplomatistico o storico sembrano aval-lare la presunzione di falso (cfr. per i famosi Falsid’Arborea il denso resoconto di Foerster 1905,nonché le recenti sillogi di Pintaudi 1991 e Marro-cu 1997), ma nel nostro caso la vexata quaestio èpiú ardua da dirimere, come si ricava dalla rico-struzione della trasmissione testuale.

La carta di Pietro II è copia autenticata, in-serita in un libro patrimoniale, chiamato Con-daxi de Cabrevadu (= CC, Atzori 1957; cabreva-du riflette il cat. capbreu ‘regesto, registro’), cheregistra tutte le donazioni testamentarie e con-cessioni di beni immobili fatte dal 1228 al 1529al Convento di San Martino di Oristano.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVII

135

– Completio 101-113: assente di regola nellecarte anteriori alla seconda metà del sec. XII, cioèfino all’arrivo di notai toscani in Sardegna, incari-cati della stesura dei documenti interni ai Giudi-cati. Nel nostro caso il notaio Lazzarino Truduviene segnalato come notarius domini iudicis,abilitato a stendere atti sovrani entro i confini del-la giurisdizione arborense (Casula 1974:39).

XVII.5 Commento paleografico

Le 32 cc. del CC sono state tutte vergate inun’umanistica corsiva assai accurata e personale,molto verosimilmente opera del notaio GiacomoDeltoro, il quale dichiara d’iniziare personal-mente la trascrizione di tutte le carte e registra-zioni di beni e transazioni del monastero. Piúannotazioni marginali sono state aggiunte dasvariate mani piú tarde. Lo specchio di scrittura,rigato a piombo, comprende quasi regolarmente32 righe, disposte molto regolarmente e con ri-goroso rispetto dei margini (O. Schena).

XVII.6 Commento linguistico

XVII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

Chiara la stratificazione linguistica del docu-mento, che denuncia in piú scelte grafico-morfologiche e grafematiche la sovrapposizioned’una componente iberica allo strato sardo ini-ziale, che peraltro mostrava già qualche tracciad’influsso pisano.

a) Grafematica– Sono scelte grafematiche proprie d’un

amanuense presumibilmente castigliano, conconoscenze del catalano: <qu, gu> = [k, g] innuraque 14, marguine 15, faguer 67; cfr. inol-tre Quelargiu 14 con Chelargiu 40 (< pisano);<c>, e anche <x> = [ts] in picihnu 15, Cepara51, Ciliguertas 54, e in donaxione 4, apendixios5, afrontaxiones 56 (che glossa afrontationibus11), benefixiu 59, lisenxia 68; <g> = [dΩ], comein cat. medievale, in Paga (T Pagia) 32, For-dongani (T -gia-) 45; <ll> = [((] in tallare 66.

– Sono grafie pisane, già penetrate nellascripta arborense primodugentesca: <ch> = [k]in Chelargiu 40, Pascha 44, e <gn> = [LL] in se-gnoria 63, lignahiolu 66.

– Sono, infine, tratti caratteristici della scrip-ta sarda, nella fattispecie arborense: <c> = [k] in

donnicellu 74; <g> = [dΩ] in girat 14; <tz> = [ts] incabitza 25; con molta verosimiglianza anche laconsuetudine, già riscontrata in precedenza (doc.XII), consistente nell’inserire un <h> fra vocalilunghe o a contatto, anche in iato: bahat 15,19 <VA(DI)T, incurbahat 17, baharigat 21, girahat 22,mahiore 23, calahat 31 (e cfr. calat 32).

b) Fonematica– Vocali finali non alte: iudice 2, voluntade

3, montes 7, tenet 25; nominados 8, duos 29,apo 76; di contro: marguini 23 (ma -e 19), nu-raqui 21, apari 48.

– P C -: cabitza 25, faguer 67.– LJ- > [dΩ]: Pag(i)a 32, calisiogiat 70.– QU - > [b]: bator 7.– R- > [e/orr]-: erriu 25 e passim, orro(h)ia

45 e passim.

Forse un tratto distintivo dell’area di confinetra Campidano e Arborea si può inferire dallostrano raddoppiamento di <l> e <n> in iscalla13 e passim e dall’ipercorrettismo Cana (ms.)per Canna 32, fenomeno che sembra rinviare aun processo d’iperreazione rispetto allo svilup-po, già descritto da M. Contini (1974), - L,N - >[ll, nn] nelle diverse varietà diatopiche dell’AltoCampidano.

c) Morfologia– Articolo pl.: sos 29.– Possessivi: meu 61, meos 62 (ma T mios),

suos 62, insoro 56.– Desinenza verbale di 6p di tipo log.: sihan

62, e con epitesi siana 72, fagueren 70.– Eccentrica la 1p FAC28 > fato 4, che forse

sarà corruttela per *fatzo (cfr. cabitza), nell’anti-grafo verosimilmente trascritto faço, meno pro-babilmente sviluppo secondario di [Q ](log.centro-or. ['fatQo] > log. ['fat(t)o]).

– Preposizione: dae 13.

Allo strato pisano appartengono verosimil-mente: santi 79 (per -os), e il relativo per issacali 44.

d) LessicoImponente lo strato iberico ascrivibile all’e-

stensore della redazione definitiva: apendixios5, siguentes 7, afrontaxiones 56 (cfr. Alonso1986 I:167: afrontación ‘límite, parte de una co-sa que hace frente a otra’, forma tuttavia docu-mentata nel sec. XIII in valenzano, afrontacions‘límits’, Diéguez Seguí 2001:244), arrehat 57,

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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fossero stati i cosiddetti scriptores domini iudicis.In verità, come segnalato dal Casula (1974:39), lanostra occorrenza è un fatto singolare, ed essaappare ancor piú eccentrica, se si tien conto dellestranezze diplomatiche dell’atto, dall’invocatioverbale ai soli Gesú e Maria (contro l’invocazionegenerale alla Trinità del resto della documenta-zione medievale sarda), alla curiosa intitulatiocon lo stilema tradizionale per boluntate deDeu(s) completamente stravolto, alle davvero ec-centriche sanctiones pecuniarie e alla sorpren-dente assenza di formule corrette o complete nel-l’escatocollo. Sono sospetti che s’incrementanoquando si prendono in considerazione anche leanomalie linguistiche, che rappresentano verianacronismi nel presunto originale dugentesco. Sipensi al catalano o spagnolo atrever-se, arrendar,dessacato e ducato, o all’italiano feudo, impossi-bili al momento storico della stesura del testo, siacome forme sia come contenuti (il ducato caglia-ritano o aragonese viene emesso per la primavolta nel 1442 e l’introduzione profonda e siste-matica del regime feudale viene ritenuta ormaiunanimemente un’eredità iberica: Day 1987:120,Tangheroni 1983).

In conclusione, non è difficile esprimersi sullafalsità della carta originale che ha tramandatol’atto di donazione di Pietro II. Piú arduo rico-struire l’intera vicenda del falso, riconducendoloai dati veraci che è possibile ricavare dalla docu-mentazione piú antica. Non v’è dubbio sul fattoche i testi editi da Tola e Atzori siano copie d’unostesso antigrafo – e l’estensore della CC, il notaioiberico Deltoro, ne peggiora le lezioni con nonpoche omissioni e omeoteleuti –, il quale rappre-senterà il transumptum della carta o pergamenafalsa esibita in sede giudiziaria nel 1641. Dunquenel 1533 Deltoro aveva già il documento falso trale mani, lo stesso che prima del 1861 poté trascri-vere Pasquale Tola. Gli ispanismi certi del testorestituito provano, in effetti, che la falsificazione èdovuta avvenire in tempi vicini alla compilazionedel CC, perché l’influsso castigliano in Sardegnanon inizia in profondità prima del Cinquecento(Paulis 1993, Blasco Ferrer 2002c). Ma in qualemomento e perché è avvenuta la falsificazione?

Un’ipotesi sostenibile può essere avanzata tenen-do conto di B e di un altro documento inseritoin una scheda del CSMB. Il Brogliaccio, compila-to dopo il 1462, contiene infatti unicamente lescarne indicazioni topografiche dei territori dasempre occupati dai monaci benedettini, chenella seconda metà del Dugento s’erano insediatiprima nella badia di San Nicolò di Gurgo, e piútardi nella chiesa di San Martino, nelle prossimitàdell’Ospedale di Sant’Antonio Abate (cfr. Coro-neo 1993:282). È molto probabile che le registra-zioni di B servissero unicamente a predisporreun inventario patrimoniale delle terre ormai ac-quisite per diritto d’usucapione, non in seguito adonazioni da parte dei Giudici. Il valore probato-rio di codesto libro di beni non dovette perciòessere giudicato sufficiente dalle autorità iberi-che, che già dal 1481 avevano iniziato ad accer-tare sistematicamente le consistenze dei beni im-mobili donati dal Fisco ai privati e agli ordinireligiosi. Accertamenti – detti capibreviazioni –che dal 1501 al 1530 portarono a una drasticamenomazione delle proprietà dei monasteri chenon erano in grado di produrre i titoli che certifi-cassero concessioni regie. Dobbiamo cercare, anostro avviso, in questo contesto storico e socia-le l’emergenza della falsificazione, ossia dellacompilazione – sulla base di dati genealogici at-tingibili, piú che dall’Archivio Giudicale alloraesistente a Oristano, da semplici copie in circola-zione – d’una scriptio che dimostrasse al FiscoRegio che i territori registrati nel Brogliaccio era-no stati donati in tempi precedenti da un Giudi-ce. È possibile congetturare, insomma, che lacarta o pergamena, da cui fu tratta la copiaesemplata da Deltoro nel Condaxi de Cabrevadue trascritta dal Tola nel Codex Diplomaticus, siastata approntata tra la fine del Quattrocento e gliinizi del Cinquecento, entro le date del 1462(Brogliaccio) e del 1533 (Condaxi de Cabreva-du), che fissano i termini post e ante quem dellafalsificazione. La stessa sorte avrà seguito, secon-do noi, la carta di Pietro II trascritta nella scheda33 del CSMB, e ugualmente ricopiata nell’Otto-cento dal Tola, atto che presenta strane similitu-dini col nostro.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVII

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Il testo della concessione regia è anche ripor-tato, con non poche corruttele e varianti non si-gnificative, dal Tola (nel Codex DiplomaticusSardiniae 1861 I:340, doc. 48), il quale nel rege-sto lo illustra sinteticamente come segue: «PietroII regolo di Arborea con la sua consorte Dianadona alla chiesa e monistero dei Benedettini diS. Martino di Oristano otto montagne denomina-te Glay, Flarissa, Clementi, Bidella, Canali, Pla-nu-Magiu, Doyga Santa e Cardías, con tutti iboschi, terre culte e inculte che vi sono compre-se, ne designa la estensione ed i confini, ed ac-corda ai monaci il dritto feudale sulle medesime».

Le estensioni delle terre richiamate nell’atto siritrovano descritte, con aggiunte e specificazioni,e non sempre con identità di lezioni, nel cosid-detto Brogliaccio del Convento di San Martino diOristano (Atzori 1956), un inventario dei beni diproprietà e delle rendite provenienti da contrattidi livello che interessarono l’attività amministrati-va del monastero, principalmente durante la ge-stione delle monache benedettine nel Quattro-cento, composto di piú fascicoli di contenutiirrelati, presumibilmente compilato a partire dal1462, come si legge nel piatto della copertina.

La carta contenuta nel CC edita dall’Atzori (=A) legge indiscutibilmente dallo stesso antigrafosfruttato dal Tola (= T, che pur essendo trascri-zione sciamannata, tramanda qualche frammen-to omesso in A), mentre il Brogliaccio (= B),nella sua diversa articolazione e nell'ordinamen-to delle terre, pare aver copiato da un secondomodello, forse già da una descrizione topografi-ca delle terre sfruttate dai monaci che con parti-colare cura indicava le loro effettive dislocazionie fruizioni, dandone una sequenza piú coerentee specificandone in modo scabro ma funzionalei confini. La collazione di A e T con la redazionedi B è servita in effetti a emendare qualche pale-se lezione spuria, dovuta sicuramente a errore dilettura dei nomi locali medievali.

Sull’autenticità del nostro documento s’espri-mono, senza riserve, alcuni autorevoli personag-gi collegati con la storia del monastero. Su ri-chiesta dell’economo e procuratore delmonastero Giacomo Vinci e dell’arcivescovo diOristano, l’estensore del CC, il notaio GiacomoDeltoro, esegue tra il 10 febbraio 1533 e il 28agosto dello stesso anno, assistito da un notaioapostolico e da uno pubblico, la trascrizione fe-dele di tutte le carte e inventari conservati nelconvento, dichiarando esplicitamente che il con-daghe fra altre proprietà «constat ex donationePetri de Lacono, tunc temporis judex Arborensis,

sub data Aristanjs duodecjma otava januari Mille-simo ducentesimo otavo», e che tale concessioneregale era stata registrata in un codice di privilegie donazioni dai notai Lazarinus Trudu, AntoniusGavilan e Petrus de Campo, ciascuno dei qualiaveva vidimato il transumptum col proprio si-gnum tabellionatus (Atzori 1956:29, 35-36).

Un’ulteriore ed eloquente conferma del pos-sesso d’una carta donationis del Giudice Pietroda parte dei monaci e delle monache di SanMartino è stata fornita recentemente da PinucciaSimbula (1993). La studiosa ha rinvenuto nell’Ar-chivio di Stato di Cagliari un grosso fascicolo(Regio Demanio, Feudi, vol. 61, fasc. 11), conte-nente gli atti processuali della causa avviata dalFisco Regio nel 1640 contro il monastero in se-guito ad alcune contestazioni sui territori ammi-nistrati dai frati. Come si evince chiaramente dal-l’iter del processo, riferito nei particolari dallaSimbula, i Domenicani che erano subentrati aiBenedettini dopo il 1567 vinsero la causa perchéin ben due convocazioni produssero prima unacopia, e dopo ulteriore sollecitazione anche lapergamena dell’atto di concessione di Pietro deLacon, documenti che furono esaminati metico-losamente e ritenuti autentici dai giudici e dainotai della Procurazione Reale e del Real Fisco.Gli stessi frati non furono invece in grado di di-mostrare con documenti validi l’appartenenza aSan Martino delle peschiere impiantate nel fiu-me detto Riu de Missa, il cui atto di donazione,a differenza del nostro, significativamente noncompare nel piú antico Brogliaccio, ma è inseri-to invece in una scheda di registrazione del CC,che è stata giustamente ritenuta falsa (Manin-chedda 1987b:23, senza riferimento esplicito aldocumento; Simbula 1993).

I fatti narrati fin qui porterebbero a conclude-re che l’apografo cinquecentesco della carta lar-gitionis originale riporta tutto sommato un testogenuino, alterato soltanto in qualche fatto graficoo in poche modernizzazioni dovute ai copisti.Cionondimeno, osservato piú minuziosamente, ildocumento esibisce chiare anomalie rispetto alresto del corpus tramandato di testi dei primi se-coli, in larga parte antologizzato nella presenteopera. Sembra strano, in primo luogo, che peruna concessione regia interna, ossia emanata neiconfronti d’un beneficiario del Giudicato, ci sianovoluti tre notai pubblici, di cui uno anche nomi-nato straordinariamente notarius publicus in totoiudicatu Arboree, specificazione che già portò ilBesta a postulare la tesi che in Sardegna prece-dentemente all’avvento dei notai continentali ci

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 71: Crestomazia Sarda

3 corgiu de boe, nen de vacha, nen de cavallu,nen de eb-

4 ba, nen de molente, si non sinnado dessusinnu qu’est ordinadu;

5 ed icussu <ad> qui esseret provadu quill’<a>et comporare senza esser sin-

6 nado secundo qu’est ordinado, et est illiacaptado su corgiu, si n-

7 di est binchidu, paghit su dampnu a chui atesser factu, et ssollos

8 .C. assa Corte pro ciaschuno corgiu secunduqui in ssos secundos

9 capidulos si contenent.

§ 110 [a34v]1 Item hordinamus qui nixuna persone non

deppiat com-2 porare nen bendere corju perunu de boe

nen de va-3 ca ne de cavallu ni de ebba ne de molenti qui4 non siat cotu, si non in platsa publicamente

daenante5 de totu, suta pena de lliras .X., et ciò si in-

tendat per cusus6 qui ant comporare in Aristanis.

[B22r]De corgius1 Constituimus et ordinamus qui nexuna per-

sona non2 deppiat comparare nen bender corgiu peru-

nu de boe3 nen de vacha nen de cavallu nen de ebba

nen de mo-

[B22v]4 lente <qui non> siat cottu, si non im plassa

publicamente, daenante de tot-5 tu, supta pena de lliras .V., et ciò si intendat

pro cussos qui ant com-6 porare in Aristanis.

§ 111 [a34v]1 Item ordinamus qui sus ligadores totu qui li-

gant2 corjus in Aristanis siant tenudus de non ligare

corju per-3 unu in faxi, si non est signadu de cusu sinnu

qui est or-4 dinadu, et <qui> contra faguirit, siat postu in

su bangullieri cun unu5 corju a guturu e posca istit in prexoni infina

qui ad6 avir pagadu sollos .XX.

[B22v]Item de ligadores1 Item ordinamus qui cussos ligadores totu

qui lighant2 corgios in Aristanis siant tenudus de non li-

ghare cor-3 giu peruno in faschi, si non est sinnadu de

cussu sinnu qu’est or-4 dinado, et qui contra faghirit, siat postu in

su panghuliere cum5 omni corgiu a guturu, et poscha istit in prexio-

ne infini ad qui at6 aviri paghado ssollos .XX.

§ 125 [a41r]1 Dessas dies feriades qui non si2 debet rehere corona ni de Loghu e ni attera, e3 ni de beruda in sas guallis comandamus4 qui non si-ndi deppiat reere:

[a41v]5 Sas dominiguas de totu s’anno et totas sas fe-

stas de Santa Ma-6 ria.7 Item, totas festas de sos Apostollos et totas

sas festas de sos Evangellistes.8 Item, sas ferias de sas venennas, çiò est dae

sa festa de Santa9 Maria qui est a dies .VIII. de Capudanni infini

a su primu die de10 Santo Gaini.11 Item, sa festa de Donnia Santo ed isa festa

de sus Mortos.12 Item, sa festa de Santu Martini.13 Item, sa festa de Santo Nicolla.14 Sa die de sa festa de Santa Lucia.15 Sa die de sa festa de Santu Anthoni.16 Sa Pascua de Santa Nativitadi et dies .VIII.

depus Pascua et17 .VIII. innantis.18 Sos lunis et martis innantis de segari petça

ed isu mercu-19 ris, prima die de Quaressima.20 Sa Pasca de Epifania qui si clamat Pasca

Nunçi.21 Sa festa de Asençione.22 Sa Pasca de Penticosta cum dues dies

sequentis.23 Sa festa de su Corpus de Cristi.24 Totu sa Quida Santa et .VIII. dies apusti Pa-

sca.25 Sas ferias de sas mesas, et sunt dae .XV. de

lampadas in-26 fini de .XV. de tri<u>llas.

Scripta arborense – DOCUMENTO XVIII

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XVIII.1 Testo

Ed.: Per il ms. a, Besta/Guarnerio (1905 =G); per l’incunabolo B, Casula (1994 = C). Sigladel documento: CL.

§ 19 [a8r]1 Item ordinamus et constituimus qui ssos offi-

ciales dessu Regnu2 nostru, over curadores qui anti essiri in sas

contradas, siant te-3 nudos de pregontari sos iurados de cascha-

duna villa tres boltas de s’annu,4 et non plus, prossas furas et largas qui si

anti faguiri in billa over5 in aidaçoni dessa dita villa, et prossos cor-

gios qui anti esser accatados6 in sas domos, <sí> qui ssos officiales dessu

Regnu over curadores qui anti7 esser in sas contradas poçant bature per

iscriptu su pregontu et issu qui8 anti avir naradu sos iurados et issu qui anti

avir fatu secundu re-9 xoni dessas furas et dessas largas, et prossas

maquicias; <sí> qui10 sos dittos officiales o curado<re>s qui anti

esser in sas contradas <poçant> fagiri rexoni11 assa camara nostra tres boltas in s’annu, ço

est pro corona de logu12 de Santu Marchu et pro corona de Santu Ni-

cola, et pro corona de Palma.

[B6v]1 Constituimus et ordinamus qui sos officialis

de Regnu2 over curadores c’ant esser in sas contradas

siant tenu-3 dos de pregontare sos iurados de ciaschuna

villa tres4 voltas s’annu, et non plus, pro sas furas et

pro sas largas qui5 s’ant faghere in sa villa, o in sa aidationi de

sa villa, et pro sos

6 corgios qui ant esser acatados in sas domos,sí <qui> cussos officia-

7 lis de Rennu o curadores c’ant essere in sascontradas pozant ba-

8 tire per iscritu su pregontu, et issu c’ant avi-re naradu sos iura-

9 dos, et ipsu c’ant avire factu secundo ragionede sas furas et de

10 sas largas et de sas maquicias; sí qui sus dic-tos officiales <o> cu-

11 radores c’ant essere in sas contradas indipozant faghere ragio-

12 ne a sa camera tres voltas s’annu, zo est procorona de loghu de

13 Sancto Marcho, et pro corona de Sancto Ni-chola, et pro corona de

14 Plama.

§ 109 [a34v]1 Item hordinamus qui alcuno mercanti de

Aristanis ne alcuna2 atera persone non depiat comporare alcuno

corju de boe o3 de vaca o de cavallu o de ebba o d<e> mo-

lenti, si non est sig-4 nadu con su signu qui est ordinadu; ed

<e>cusu ad qui at <e>sere5 provadu qui l’at comporare, qui non eseret

sinnadu secundu qu’est or-6 dinadu, et est illi acatadu su corju, si nd’est

binquidu,7 pagit su dampnu ade cui at esere, et sollos

.C. a sa Corti nostra8 per cascuno corju, secundu qui in sus ditus

capitullus si 9 contenet.

[B22r]De sus mercantis1 Volemus et ordinamus qui alcuno mercante

d’Aristanis2 nen alcuna atera persona non deppiat com-

porare alcuno

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XVIII. Carta de Logu d’Eleonora d’Arborea, 1355-1376

Page 72: Crestomazia Sarda

4a ordinadu]ordinadj. contra faguirit] La seconda r nel-l’interlinea. cun unu]c§ vnu; G stampa cu(m). B ordi-nado]-o per interferenza con la lingua del copista. Cchi contrafagherit, pangulieri.

5a G stampa stit. B ad qui]at qui, per errore d’anticipo. Cunu, prexioni, a chi hat.

6a avir] La r nell’interlinea. B paghado]-o, per interferen-za con la lingua del copista. C soddos.

§ 1251a feriades] Con -es per -as per interferenza con la lingua

del copista; G emenda senz’avvertire. B La rubrica èben predisposta e incorniciata come le precedenti, mal’antigrafo doveva essere sprovvisto della numerazio-ne, sicché il copista l’ha inserita soltanto a testo inizia-to, con l’avvio dell’elenco delle festività. Una mano re-cente – crediamo del Guarnerio – ha segnato a matitain margine alle rubriche i numeri corrispondenti ai ca-pitoli contenuti anche nel manoscritto. C qualis.

3a guallis] G legge quallis. B anno]-o per interferenza conla lingua del copista. C santa.

4a reere]rerre.5a In alto, sotto il margine, In/p(ri)mis. G dominiquas

(ma q presenta sempre una gamba dritta). anno]-o perinterferenza con la lingua del copista. B C dessosEvangelistas.

6B C vinnenas, dae sa.7a evangellistes]-es per interferenza con la lingua del co-

pista (a iniziale per lapsus). B C Santa, chi, ottu, Ca-pudanni, assa.

8a venennas] Con e protonico per interferenza con la lin-gua del copista; G legge venenias. B C Santu Gayni.

9a G omette primu. B C Santu, dessos mortos.10a Santo]sto piú titulus, e -o per interferenza con la lin-

gua del copista. B C Santu.11a Santo]sto piú titulus, e -o come sopra. G legge et. B C

Santu.12B C Santa Lucia.13a Santo Nicolla]-o come sopra. B C Sant’Antoni.14B pus]pl piú simbolo d’abbreviazione per -us. C et otto,

plus, otto, innantis.15B petsa]de petsa, con de espunto. C Segarepezza, ed.16B C infattu, de Carrisegari.17B que anziché qui, per interferenza con la lingua del co-

pista. C dess’Epiphania chi si chiamat, Nunza.18B C dess’A.19a Quaressima]-ss- chiaramente del copista. B C cun,

duas seguentis.21B C santa ed ottava.22a dues]-es per interferenza con la lingua del copista. B C

ciò, bindighi.23a Sa festa]Sas festas. su Corpus]sus corpos, per interfe-

renza con la lingua del copista (che ha ravvisato nel-l’uscita -us del neutro sardo un plurale). B Il capitolosi conclude con l’aggiunta d’una deroga, che nel ms. aè separata dal testo precedente e inizia nella c.42r, quinon contemplata.

26a triulas]trills, con titulus che taglia le aste delle due l.

XVIII.2 Commento storico

La Carta de Logu (CL), o ‘Codice di leggi civi-li e penali del Regno d’Arborea’, rappresenta uncomplesso di norme giuridiche e amministrativeereditate dalla giurisprudenza romana e bizanti-na, e in larga parte risalenti a consuetudini locali

sarde d’alto valore ricostruttivo. È stato fatto no-tare da piú autorevoli studiosi del diritto che icapitoli contenuti nella CL fissano norme, forsein origine derivate da ordinamentos emanati daiGiudici isolani, riguardanti materie diverse, e siqualificano pertanto come una codificazione nonchiusa, bensí aperta a integrazioni o emenda-menti. Inoltre, la comparazione tra gli ordina-menti che disciplinavano il diritto agrario conte-nuti in altri nuclei legislativi – segnatamente negliStatuti Sassaresi – e nella CL restituisce un fondonormativo comune, indubbiamente d’ispirazioneultima romana (Sini 1997), reso omogeneo me-diante l’espunzione delle differenze tra i vari locidella matrice del regime ordinario, operata dal-l’intervento oculato del legislatore, che nella CLassume un ruolo determinante e organico.

Non è affatto improbabile che oltre la CLd’Arborea siano esistite altre Carte de Logu, nellafattispecie per i Giudicati di Cagliari e Gallura,come suggeriscono diversi riferimenti a normeconsuetudinarie valide nei due Giudicati fatti indate successive alla conquista pisana e catalana,nonché il ritrovamento nell’Archivio della Coro-na d’Aragona da parte di Marco Tangheroni dialcuni frammenti tradotti in pisano attorno al1323/26 di piú capitoli d’una presunta Carta ca-gliaritana (Era 1933:304-316 e Marongiu 1975:75-77, con riassunti e note bibliografiche esaurienti;di contro Artizzu 1995:83-97, che difende l’ipote-si, secondo la quale non si trattava di Cartasbensí di Brevi che regolamentavano l’attività deiVicari di Pisa nei Giudicati cagliaritano e gallure-se; per diversi aspetti istituzionali di carattere ge-nerale applicabili alla CL sono anche da leggere ilavori di Mario Ascheri 1974 e 1995).

Il corpus legislativo sardo venne ratificato so-lennemente dai Catalani nel Parlamento del 1421,e continuò ad essere applicato fino al 1827,quando il codice feliciano l’obliterò per sempre.

Il nucleo primitivo di leggi che compone laCL fu elaborato in tempi diversi. Uno dei suoiultimi promulgatori fu il Giudice arborense Ma-riano IV (ca. 1319-1376m.), sposato nel 1333con la nobile catalana Timbora de Rocabertí, dacui ebbe tre figli, Ugo, Eleonora e Beatrice(Brook et alii 1984:139, tav. XXXIII, Casula2001:928-929). Probabilmente prima del 1337,quando era ancora Marchese del Gocèano, Ma-riano emanò un Codice rurale di cui resta noti-zia in un atto notarile trascritto dal Tola (1861I:762-763), dove si riporta la copia, assai fedele,del diploma d’erezione e costruzione d’un nuo-vo borgo presso il castello – oggi Burgos –, con

Scripta arborense – DOCUMENTO XVIII

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[B26v]De sas dies feriadas1 Custas sunt sas dies feriadas in sas calis co-

mandamus qui non2 si depiat reer corona de Logu nen corona de

chida de berrude:

[B27r]3 Sas dominigas de totu s’anno, <e> sas festas

de Sancta Maria.4 Item, totu sas festas dessos Apostolos.5 Item, totu sas festas dessus <E>vangelistas.6 Item, totu sas ferias dessas vignennas, ciò

est daessa festa de7 Sancta Maria qui est a octo dies de Cabu-

danni infini a sa prima8 die de Sanctu Gaini.9 Sa festa de Omnia Sanctu et issa festa de sus

Mortus.10 Sa festa de Sanctu Martini.11 Sa festa de Sanctu Nichola.12 Sa festa de Sancta Luchia.13 Sa festa de Sanctu Anthoni.14 Sa Pascha de sa Natividadi et octo dies pus

Pasca et octo inantis.15 Sos lunis e martis inantis de segari petsa et

issu mercuris16 primu inantis de Carrisegare.17 Sa Pascha dessa Epiphania que si clamat Pa-

scha Nunssa.18 Sa Pascha de Ascensioni.19 Sa Pascha de Penthecoste cum dies .II. se-

guentes.20 Sa festa dessu Corpus de Christus.21 Item totu sa Chida Sancta et octo pusti Pa-

scha.22 Sas ferias dessas messas, so est dae .XV. de

lampadas infini a23 dies bindichi de treulas.

_____

§ 191a G constituimus, senza avvertire dello scioglimento del

compendio. B C chi, Rennu.2a over] r in sospensione nell’interlinea. B C Curadoris,

chi ant a.3a tres] tre piú s nell’interlinea. B C pregontari.4a over] r in sospensione nell’interlinea. B C chi.5B aidationi]aditioni per errore di copia (C stampa ayda-

cioni). a corgios] r in sospensione nell’interlinea. B Cs’hant a fagher.

6a sí qui]qui, piú sí integrato su B. over] r in sospensionenell’interlinea. Dopo domos G inserisce una e, cheperò per senso è innecessaria. B C interrompe il pe-riodo dopo domos, ma l’interpunzione dell’incunabo-lo, molto coerente col senso delle proposizioni, non

giustifica siffatto emendamento. sí qui] si, con integra-zione del secondo membro della congiunzione conse-cutiva sicché (cfr. l.10).

7a per iscriptu]per iscript piú abbreviazione impropria per-us. B C Curadoris, chi hant esser in sas Contradas, sipozzant battiri.

8a avir] r in sospensione due volte (G aviri). B C chihant haviri.

9a G inserisce una congiunzione e dopo maquicias. síqui]qui integrato su B. B secundo]-o per interferenzacon la lingua del copista. C chi hant haviri fattu se-cundu ragioni.

10a poçant fagiri]fagij piú r in sospensione; l’integrazioneè condotta su B (G stampa indi pozant faguir). B Comette la congiunzione consecutiva sí, generando unperiodo impenetrabile per senso. officiales o curado-res]officiales curadores.

11a G cio est, ma la cediglia è leggibile. B C pozzant fa-ghiri ragioni.

12a Marchu]Machu piú r scritta sopra l’a. B C Camara.13B Sancto]-o due volte per interferenza con la lingua del

copista.14B C Palma.

§ 1091a hordinamus]hordinam piú segno di compendio. qui]quj

si, col secondo termine espunto. aB alcuno]-o per inter-ferenza col toscano. C alcunu mercanti de.

2a alcuno] Con titulus soprascritto. B alcuno] Come so-pra. C alcun’attera, comporari alcunu.

3a G legge covallu. B C boi, d’eb-.4a con] Per cun, interferenza con la lingua del copista.

ed ecusu]de cusu; il modello doveva ragionevolmenterecare una nota tironiana seguita dalla forma pienadel dimostrativo, come ancor oggi viene realizzata intale contesto, ma il copista ha segmentato male e resoun de ipercorrettivo. ad]at. B sinnado]-o per interfe-renza con la lingua del copista. C molenti, chi.

5a ciò]cio piú una tilde che G confonde con un titulus,trascrivendo erroneamente no(n). B ed icussu]ad icus-sa, C Ed icussu. C a chi esserit, ch’illu hat a comporari.

6B La -o dei tre participi e della congiunzione è dovuta ainterferenza con la lingua del copista. C sinnadu se-cundu chi est ordinadu, ed est illi accattadu.

7a cui]cuy piú segno abbreviativo ingiustificato, G cuyu.B ssollos]ssΩ, con abbreviazione insolita dell’ultimaconsonante, se non è da intendere sollum. C damnu,hat a esser fattu, soddos.

8a cascuno] Con titulus soprascritto e -o dovuta ad inter-ferenza con la lingua del copista. G dittus. B ciascuno]Prestito dal pisano. C Corti, ciascuno, contenit.

§ 1101a hordinamus]hordinam piú segno di compendio. nixu-

na] Con titulus soprascritto. B C chi nexuna.2a perunu]pervunu. a/B (1/2) deppiat]deppiant. C com-

porai, vender, boi.3B C d’ebba.4B qui non siat cottu]siat tottu, per probabile omeoteleu-

to col tottu che segue a breve distanza; correzione sua. C (mo)lenti, siat totu, in plazza, publicamenti dae-nanti.

5B C s’intendat, chi hant a.6B C (com)porari.

§ 1112a G stampa corius (contro il regolare corju, -us). B C le-

gadoris.3a unu]vnu. B peruno]per vno, toscanismo. C chi est.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 73: Crestomazia Sarda

c) Morfologiac.1 Manoscritto a

Sono esiti morfologici significativi:– Articolo pl.: sus 111.1, contro sos 19.1.– Quantificatore: nixuna 110.1.– Verbo all’infinito: esere 109.4, comporare

109.5, contro segari 125.18, pregontari 19.3, fa-guiri 19.4, essiri 19.2; avir 19.8, 111.6 non ècerto esito ereditario, ma prestito integrato diavere (in sd. ['a}re, 'ajri]).

– Congiunzione: ni 110.3.

A un conguaglio tra la morfologia del plura-le nella lingua del copista e l’uscita sigmaticadel singolare nel sardo si deve il curioso susCorpos 125.23, che ricalca ovviamente il catala-no los cor(p)sos (> los/els cossos) nella traduzio-ne “mentale” di sardo su Corpus.

c.2 Incunabolo B– Articolo: sos, contro dessus 125.5.– Quantificatore: nexuna 110.1.– Verbo all’infinito: pregontare 19.3, faghere

19.5, comparare 110.2; è prestito, come sopra,avire 19.8 e aviri 111.6; cfr. anche, per lamorfologia secondaria del congiuntivo imperfet-to, faghirit 111.4 (non *fagheret).

– Congiunzione nen 110.3.

d) LessicoLe uniche forme lessicali degne di particola-

re commento sono il chiaro prestito Quaressimadi a125.19, e il doppione batúre a19.7 controbatíre B19.8, che rinvia a uno sviluppo stratifica-to di ADD9C1RE (DES I:189), con la prima varian-te piú arcaica della seconda, divenuta generale.

e) ConsuntivoDifficile formulare conclusioni apodittiche cir-

ca la lingua dell’originale, in assenza d’una com-pleta recensio di tutte le varianti trasmesse da a eB. Dal saggio qui edito si può arguire ragionevol-mente che il tipo arborense della redazione ini-ziale mostrasse esiti ancor oggi diffusi nell’areamediana della Sardegna, quali [k]- (e non [t∫], ades. in ['kiAa] ‘settimana’), -[ts]- (e non -[tQ]-, ad es.in ['platsa] ‘piazza’) e verbi in -ari, -iri(pregontari, faghiri). Per un commento generaleè ancora utile la breve disamina di Sanna (1975).

XVIII.3.2 Voci e strutture notevoli19.4 furas et largas: ‘furti ed eccessi (o rube-

rie)’; per i significati accessori di fura neisingoli contesti in cui la voce ricorre nella

CL, cfr. Dettori (1986:144-148). L’etimologiadi larga non è chiara: forse la voce è legataal pisano e it. mod. largare ‘allontanarsi dal-la costa, prendere il largo’, e metaforicamen-te dunque ‘trasgredire, contravvenire a unanorma, eccedere’.

19.5 aidaçoni. ‘spazio posseduto e coltivato da-gli abitanti d’un comune’ (cfr. III.27 bidaz-zone). Per la storia del termine, da lat. HABI-TATIONEM con chiara specializzazionesemantica in senso rustico, cfr. Lörinczi An-gioni (1982:204-205).

19a7/B8 bature/batire (per iscriptu su pregon-tu): ‘portare (addurre)’ per iscritto l’interro-gatorio. I due allomorfi verbali derivano daADD9C1RE (DES I:189), con [b] prostetica(come in EX7RE > [bes'sire]), ma la variantein -ure è piú antica di quella in -ire, l’unicasopravvissuta in logudorese e campidanesemoderni.

19.9 rexoni/ragione: da RATIO, RATIONEM, con svi-luppo semantico ben documentato nel Me-dioevo di ‘norma, giurisdizione’, con impli-cito richiamo alle norme di diritto romanogiustinianeo contenute nel Corpus Iuris Civi-lis, che costituirono senza dubbio un model-lo di riferimento continuo per i colti compi-latori della Carta de Logu (per tutta laquestione si veda la profonda disamina diSini 1997). Fraintende completamente Casu-la, che offre una traduzione del testo quiesaminato del tutto impenetrabile nel senso:«i funzionari regi [...] portino scritto l’interro-gatorio e ciò che hanno detto e fatto con ra-gione i giurati» (1994:57).

19a9/B10 maquicias: ‘reato sanzionabile con pe-na pecuniaria’, anche ‘multa, pena pecuniaria’(fághere maquicia ‘irrogare, comminare unapena’, nel nostro contesto); secondo Paulis(1997:93-100), si tratterebbe d’un derivatodeaggettivale di ['makku] ‘pazzo, folle’, forma-to col suffisso -ITIA, e inizialmente starebbe adenotare ‘l’agire senza giudizio’, donde poi ‘ilrisarcimento pattuito con la parte offesa perun delitto compiuto in tali condizioni’.

19.12 corona de log(h)u: ‘tribunale permanentedi ultima istanza, col compito d’esaminareinterrogatori, relazioni e cause d’appello; es-so si riuniva durante l’adunanza parlamenta-re nelle date sottoindicate’ (Artizzu 1995:35-44, Casula 2001:471).

19.13 corona de S. Marcho, S. Nichola, de Pal-ma: date per la convocazione delle assem-blee parlamentari e di assise, rispettivamente

Scripta arborense – DOCUMENTO XVIII

143

prescrizione esplicita per i nuovi abitanti di «ser-vare sa carta nostra de logu de Gociane». Tra il1355 e il 1365 Mariano IV rinnova il Codice ru-rale e lo applica dapprima al territorio oristane-se e quindi all’intero Giudicato d’Arborea. Essoconsta di 27 capitoli che regolamentano le atti-vità agricole, in particolare la coltura delle vigne,e impongono chiare restrizioni all’allevamentobrado. Tra il 1365 e il 1376, durante la massimaespansione del Regno arborense, egli fa redigerei 132 capitoli del Codice civile e penale, che co-stituiscono la parte piú corposa e anche piú lar-gamente documentata della CL, verosimilmentecompilati – secondo un’avvincente proposta diMarongiu (1975:61-73) – dal giurista sardo Filip-po Mameli, appartenente all’ordine ecclesiasticoed esperto di diritto canonico, coadiuvato aquanto pare da alcuni illustri giuristi bolognesi.

I due corpora legislativi di Mariano venneropromulgati solennemente dalla figlia Eleonoratra il 1388 (Barbara Fois) e il 1392 (FrancescoCesare Casula), dopo averli minimamente rima-neggiati e riuniti in una sola Carta de Logu.

Bibliografia di riferimento: Era (1933:32-33),Marongiu (1975:61-93), Artizzu (1995:83-97), Si-ni (1997), Casula (1994; 2001:348-351).

XVIII.3 Commento linguistico

XVIII.3.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematicaa.1 Manoscritto a

Si distinguono nettamente gli interventi didue mani di copisti non sardi.

– Alla prima mano (§ 19) appartengono piúgrafemi d’indubbia origine pisana, quali: <gn>in Regnu 19.1; <c> innanzi [a] col valore d’affri-cata [t∫]: caschaduna 19.3; <gi> = [dΩ] in corgios19.5.

– Alla seconda mano (§§ 109-125) vanno ad-debitate scelte grafematiche d’incontrovertibileascendenza iberica (catalana), fra cui: <qu, gu>= [k, g] in qui 110.3, Quida 125.24, faguirit111.4 (ma faguiri anche a 19.4); <cu> = [kw] in-nanzi [a] in Pascua 125.16 (contro il regolarePasca l.24); <rj> = [rdΩ] in corju 109.2; <ci> =[tsi] in Lucia 125.14 (log. [lu'kia], camp. [lu'Ωia]);<ç> = [s] in petça 125.18.

Le uscite grafiche del pl. in -es, in feriades125.1 e dues 125.22, riflettono fedelmente le

corrispondenti espressioni grafico-morfologichecatalane.

– La <x> in nixuna 110.1, faxi 111.3, prexo-ni 111.5 e anche in rexoni 19.10 denota un va-lore fricativo sonoro [Ω], come ancor oggi, ed èpresumibilmente soluzione grafica d’estrazionepisano-ligure, ben consolidata nella scripta cen-tro-meridionale a quest’altezza cronologica. Alsistema sardo di base dell’originale spettano l’u-so di <g> = [g] in pagit 109.7, di <ts> = [ts] inplatsa 110.4.

a.2 Incunabolo B– L’antigrafo dell’incunabolo possedeva una

facies grafematica influenzata dalle consuetudi-ni pisane: <gn> = [LL] in Regnu 19.1, vignennas125.6; <ci> = [t∫] in ciaschuna 19.3; <gi> = [dΩ]in ragione 19.11, corgiu 109.3; <ch> = [k] inchida 125.2, Luchia 125.12; <gh> = [g] in faghi-rit 111.4; <sch> = [∫∫] in faschi 111.3; inequivo-cabile l’esito pisano postdugentesco delle vecchieaffricate in plassa 110.4, ovviamente soltanto delcopista (nell’Arborea trecentesca -TJ- = [tts], menodiffusamente [tt∫]).

– Resta perspicua la soluzione tradizionale<z> = [ts] in pozant 19.7.

b) Fonematicab.1 Manoscritto a

Sono evoluzioni regolari:– Vocali finali prevalentemente alte: curado-

res 19.2, daenante 110.4, contro: aidaçoni 19.5,rexoni 19.10, mercanti 109.1, molenti 109.3, fa-guirit 111.4; iurados 19.3, cusos 110.5, controtenudus 111.2, corjus 111.2.

– Paragoge in: anti 19.4.– Prostesi in istit 111.5.– Betacismo in boltas 19.3, binquidu 109.6.– P T C -: capudanni 125.9, dominiguas 125.5.– TJ- > [ts] in platsa 110.4.

Vanno ricondotte ovviamente all’influsso delcopista le uscite anomale e il vocalismo proto-nico irregolare in: alcuno 109.1, venennas 125.8,mesas 125.25.

b.2. Incunabolo BSi considerino:– Vocali finali prevalentemente non alte: ra-

gione 19.9, mercante 109.1, molente 109.4, con-tro officialis 19.1; domos 19.6, cussos 110.5, cor-gios 19.6; 111.2.

– P -: Cabudanni 125.7.– V -: voltas 19.4.

142

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 74: Crestomazia Sarda

corrispondenti in larga misura al solo Codice ci-vile e penale di Mariano IV, e in minima parte, econ rimaneggiamenti, a frammenti del Codice ru-rale. Una prima mano, pisana, verga le carte 1-25r in una gotica accurata, seguita da una secon-da mano, che con ductus pesante e irregolarecompleta i capitoli rimanenti in una umanisticaprivata assai trasandata, molto verosimilmentecatalana.

L’incunabolo B, databile al 1480/85 sulla ba-se di riscontri tipografici e della fabbricazionedella carta, consta di 55 cc. in 4º, scritte in goti-ca libraria o textualis su recto e verso per un to-tale di 20 linee, con rubriche e iniziali miniatein rosso e numerazione moderna a secco sul-l’angolo destro superiore d’ogni carta. Esso sitrova conservato in due esemplari, uno nella Bi-blioteca Universitaria di Cagliari (Incunaboli230) e l’altro nella Biblioteca Reale di Torino(Incunaboli I,44).

Da B proliferano otto ristampe, approntatenegli anni 1560 (Cagliari), 1567 (Madrid), 1607(Napoli), 1617 (Sassari), 1628 (Cagliari), 1708(Cagliari), 1725 (Cagliari), 1805 (Roma). Fraqueste si segnalano per diffusione, e soprattuttoper caratteristiche intrinseche, l’edizione spa-gnola curata dal dotto giureconsulto sassareseGirolamo Olives nel 1567, che contiene dopoogni capitolo densi commenti in latino, e l’edi-zione romana approntata da Giovanni M. Ma-meli de’ Mannelli nel 1805, integrata con unatraduzione in italiano.

Recentemente Marco Tangheroni (1994) hadato alla luce 16 capitoli della CL scritti in pisa-no primotrecentesco rinvenuti in un quadernet-to (d) privo di segnatura archivistica, conservatonella sezione Cancilleria dell’Archivio della Co-rona d’Aragona a Barcellona. Il manoscritto sucui è stata condotta la traduzione su richiestadel Re catalano Alfonso dovrà risalire ragione-volmente a epoca anteriore allo sfaldamento delvecchio Giudicato di Cagliari (1257).

Essendo B unico testimone di ben un quartodel testo della CL, esso s’impone a priori comepunto di riferimento essenziale per quanto riguar-da le lezioni ricevibili a testo, ma un esame accu-rato della varia lectio mette in evidenza la sua in-dipendenza da a, in una ricostruzione stemmaticabifida in cui le otto ristampe di B vanno scartatein quanto codices descripti. Un errore separativoparticolarmente significativo per la restitutio tex-tus che si trova nella nostra antologia è il frainte-so totu (B110.4) per cotu (a110.5), tramandato daB a tutte le redazioni a stampa successive.

In sede ecdotica, e in vista di una edizionecritica della CL, sarà necessario sottoporre a ve-rifica le singole lezioni di B col sussidio di a. Unprimo controllo effettuato su una limitata sceltadi capitoli (Blasco Ferrer 1999a) ha dimostratoche a e B possiedono specifiche caratteristichecostitutive, di cui occorrerà tener conto al mo-mento di ricostruire il testo critico. Intanto èfondamentale in a, rispettando i dati offerti dalms., procedere a una razionalizzazione dellasua stratigrafia linguistica, operando fin dovepossibile in base alla distinzione tra lingua delcopista e lingua dell’originale perduto. Limitan-doci alla nostra selezione antologica, risultanoincontrovertibili le spie grafiche che nella se-conda parte del ms. snaturano la veste formale,grafico-fonologica e morfologica, delle lezionioriginali (ad esempio: <qu, gu, cu, rj>, o conmaggior pregnanza <ci> = [tsi] in Lucia 125.14),ma anche certe interferenze che denuncianolimpidamente l’ascendenza linguistica del copi-sta (esempio paradigmatico è l’aberrante suscorpos de Cristi 125.23, che trova ragione unica-mente in un sistema linguistico in cui l’uscita in-us poteva venir confusa con un plurale sigma-tico, come avveniva appunto in catalano medie-vale los corpos, corsos).

Nel complesso, a sembra copiare da un anti-grafo già guasto, operando in aggiunta delle po-tature sui capitoli del Codice rurale, di cui resta-no però frammenti inseriti in piú parti del testo.Inoltre, in alcuni casi il ms. reca delle lezioniche trovano esatto riscontro in singole parti di d,ciò che suggerisce che il compilatore di a abbiaavuto nel suo scriptorium la vecchia traduzionein pisano del corpus legislativo cagliaritano. Tut-ti questi fattori suffragano l’ipotesi che a sia statoesemplato a Iglesias prima del varo definitivodella CL, tra il 1376, data di conclusione del Co-dice civile e penale, e il 1392, data ultima dellapromulgazione del testo da parte di Eleonora.Le due mani che si succedono nel testimonecorrisponderanno a due scribani, funzionari delComune sulcitano incaricati d’approntare unacopia dell’imminente legislazione arborense, for-se da confrontare con le norme pisane già vi-genti nel luogo (Breve di Villa di Chiesa), o pre-cedentemente applicate nell’estinto Giudicato diCagliari (Carta de Logu cagliaritana).

La recensione di B pone problemi piú com-plessi e ancora non definitivamente risolti. S’ègià visto che anch’esso copia da un esemplareche serba lezioni spurie, ma spicca soprattuttol’abnorme variatio formale che contraddistingue

Scripta arborense – DOCUMENTO XVIII

145

i giorni di S. Marco (25 aprile), S. Nicola (6dicembre) e della domenica delle Palme.

109.9 si contenet/si contenent: ‘è contenu-to/sono contenuti’, tipici tecnicismi della lin-gua dei formulari giuridici medievali, da lat.med. CONTINET per CONTINETUR, con valore ri-flessivo-passivo (cfr. B. Löfstedt 1961:272 eSabatini 1996 I:11 per la fissazione delloschema nei testi delle Origini).

111.4 bangullieri/panghuliere: le forme sonoprive di spiegazione soddisfacente. Il signifi-cato, come intuí il Guarnerio (1906:126), èquello di ‘(mettere alla) berlina’, ma la con-nessione col sardo bangu non può che deri-vare dal fatto che codesta voce significava‘macelleria’, ossia il luogo dove gli animalivenivano scuoiati e i cuoi cotti e predispostiper la vendita. Secondo noi, dunque, ban-guleri è una neoformazione sarda impernia-ta su bangu, con l’aggiunta del suffisso -eri(draperi, fusteri, barberi). Chi trasgredivaperciò le norme d’allestimento dei cuoi ve-niva esposto al pubblico con i cuoi addosso,prima d’essere condotto in carcere.

125a3/B2 beruda/berrude: ‘corpo di guardiapersonale a cavallo che costituiva il ceto piúalto della società all’epoca della dominazio-ne pisana della Sardegna, e il cui attributoera il verruto, arma inastata da getto risalen-te al VERUTUM romano’ (Paulis 1997:47-62).

125a9/B7 Capudanni/Cabudanni: ‘settembre’,da CAPUT ANNI, ‘inizio dell’anno agricolo sar-do’, secondo lo stile d’inizio d’anno fissatonell’era bizantina (Pandimiglio 1999:39).

125a10/B8 Santo Gaini/Sanctu Gaini: ‘ottobre’,formazione con GAVINIUS, -7, per (IN) NATALE

SANCTI GAVINI o direttamente dal vocativo delnome di persona, la cui ricorrenza è il 25 ot-tobre, probabile data del martirio del Santosardo.

125a11/B9 Donnia Santo/Omnia Sanctu: ‘no-vembre’; è la festa dei morti del primo delmese, da cui la denominazione sarda per si-neddoche.

125a12/B10 Santu Martini/Sanctu Martini: l’11novembre.

125a13/B11 Santo Nicolla/Sanctu Nicola: il 6 di-cembre (Casula 1994:271).

125a14/B13 Santa Lucia/Sancta Luchia: il 13dicembre.

125a15/B13 Santu Anthoni/Sanctu Anthoni: il17 gennaio.

125a16/B14 Pascua de Natividadi/Pascha de saNatividadi: il 25 dicembre.

125a18/B16 segari petça/Carrisegare: ‘Carneva-le’, da segare ‘levare, tagliare’ e petsa o carri‘carne’.

125a24/B21 Quida/Chida: nel senso di ‘settima-na’ s’impone in sardo moderno attraversol’uso fisso in locuzioni relative alle ‘guardiesettimanali’ degli uomini che custodivano ilPalazzo reale, i quali appunto venivano con-vocati ogni 7 giorni (cfr. doc. XII.35).

125a25/B22 lampadas: ‘giugno’, da LAMPAS, -ADIS

(cfr. DES II:8-9 e ora, con particolare riferi-mento al rituale tradizionale del pane chia-mato cocone de frores a Fonni il 24 giugno ea un’avvincente ipotesi che vorrebbe colle-garlo con un’eredità che affonda nel Paleoliti-co, Diana 2001:39: «È noto che nel calendarioromano la data del 24 giugno è indicata co-me “solstitium”, ma anche come “lampas”, oaddirittura come “dies lampadarum”. Tuttociò, se conferma la designazione del solstiziocome “lampas” e l’usanza, attestata fino aitempi piú recenti, di portare fiaccole accese(lampades) per i campi nel giorno di SanGiovanni, indica anche che nell’intero àmbitodi cultura romana già da lunga data il perio-do del solstizio estivo conosceva pratiche ri-tuali volte alla purificazione dei campi e delraccolto. Tale occasione, come giorno dedi-cato al sole, costituiva un appuntamento tal-mente importante che ancora oggi, in Sarde-gna, il mese di giugno è chiamato, appunto,mese de lámpadas»).

125a26/B23 triullas/treulas: ‘luglio’ (DES II:515,derivato di TRIB4L5RE); la variante di a è piúantica di quella tramandata da B, che oggi siconserva nel Campidano.

XVIII.4 Commento filologico

Il testo della Carta de Logu si conserva pertradizione diretta in un manoscritto e in noveopere a stampa, e per tradizione indiretta inuna traduzione pisana.

Il ms. a, di cc. 99, di mm 197x131, scritte sulrecto e sul verso, mutilo di almeno 1 carta in fi-ne, rilegatura in pergamena del sec. XIX, connumerosi guasti dovuti ad abrasione e macchie,è un codice miscellaneo restituito dal Capitolodella Cattedrale d’Iglesias, ora custodito nellaBiblioteca Universitaria di Cagliari (Manoscritti211). Esso contiene la CL nelle cc. 1-48v, per untotale di 163 capitoli, numerati in cifre arabedella fine del sec. XV, privi di iniziali e rubriche,

144

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 75: Crestomazia Sarda

TAVOLA GENEALOGICA DEI GIUDICATI DI TORRES E GALLURA

Documento Giudice/consorte Periodo presunto di governo

[Torres]

I Barisone I -1064/65-1073XIX Mariano I de Lacon-Gunale/Susanna 1073-1114II, XXI Costantino I/Marcusa 1114-1124XV, XX, XXII Mariano de Athen-Lacon (de facto) 1124-1127/30XIV, XX, XXIII Gonnario de Lacon/Maria 1127/30-1134XIX, XXII, XXV Barisone II/Preziosa de Orrú (> Elene?) 1134-1191m.XIX, XXIV Costantino II/Prunisinda 1191-1198

[Gallura]

XIV Comita Spanu ca. 1116-1146XIV Costantino III de Lacon/Elena (> Sardínia) 1146-1173(?)(XXV?) (Barusone de Gallul?/Elene de Laccun) (1173)

147

Scripta logudoresele scelte linguistiche confluite nell’incunabolo,le quali denunciano una coesistenza di variantigeolinguistiche – a volte a brevissima distanzafra di loro – imputabili a un progetto editorialeguidato dalla Cancelleria arborense, piuttostoche a un’assai improbabile situazione di com-mistione dialettale. Allo stato attuale della ricer-ca tutto sembra rendere plausibile, in conclu-sione, che il modello di B fosse un collettore di

varianti, ossia un manoscritto contenente lezio-ni concorrenziali sui margini o nelle interlinee,predisposte per agevolare il compito dei copistinell’allestimento delle copie destinate ai territorivastissimi del Regno di Mariano ed Eleonora,dove le contrapposizioni vigenti all’interno deldiasistema arborense venivano già avvertite daiparlanti come afferenti a due norme antagoni-stiche o quanto meno fortemente marcate.

146

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 76: Crestomazia Sarda

XIX.1 Testo

Ed.: Bonazzi (1979 [1900]:2,93-95 = B), Delo-gu (1997:56,235-238 = ristampa B). Sigla del do-cumento: CSPS.

§ 4 [c.18v]Saltu de Coperclatas

Ego Iudike Mariane de Laccon chi do ad i- / 2

su muristere de Santa Iulia de Kitarone / 3 susaltu de Coperclatas, et est termen d’e- / 4 custusaltu su guttur iosso d’Iscala de / 5 Macaricas, etbaricat derectu ad su Badu / 6 dessa Pruna, col-lat toctue pus flumen / 7 ad Badu Porosu, etcollat ad Iscla de Galle- / 8 ta, et collat toctuepus flumen ad su ba- / 9 du d’Uthicheor, et giratad sa Funtana / 10 Priga dessu Cannisone, etcollat ad Nu- / 11 rake Pithinnu, et baricat toc-tue pus / 12 fronte ad su nuracke d’Annavos, etbari- / 13 cat ad Corona Rubia, et collat toctue /14 termen ad su saltu de Planu de Kitaro- //

[c.19r]/ 15 ne, et essit toctue ad sa via maiore des- / 16

sa gruke, et falat toctue sa via maiore de / 17

Valle Torta, et termen ad Oiastros de Parthi- / 18

male, et adfliscat ad Iscala de Macaricas. / 19 Etdo-li dessu saltu de Thela, de tres partes una, /20 et ecustos saltos li do, ki los adpat c’a sseca-tu- / 21 ra de Rennu. Custu bene bi fatho ad sumu- / 22 ristere de Santa Iulia de Kitarone proDeu / 23 innanti et prossa anima mia et deparentes / 24 mios, et siat custu firmu in fine se-culi, / 25 Amen. Et sunt testes, primus Barusone/ 26 de Laccon, et Gunnari de Maroniu, et Gan-ti- / 27 ne d’Athen, et Ithoccor de Navithan, et /28 Gantine de Laccon. Testes.

§ 347 [c.108r]

In nomine domini nostri Iesu Cristi Dei eter- / 2

ni. Anno ab Incarnatione eius, .Mo. .Co. Oc- / 3

togesimo, Indictione .XIII.

/ 4 Ego Maximilla abbadissa de Sanctu Pe- / 5

tru de Silki, et soror Bullia Fave, ki / 6 lu fathocustu condake, cum boluntate de / 7 Deus, etdessu donnu meu Iudike Baru- / 8 sone de Lac-con, et dessa muliere don- / 9 na Prethiosa deOrrubu Regina, et / 10 dessu filiu donnu Gosan-tine Rege, pros- / 11 su kantu appo paratu in sutempus meu / 12 et appo parare avestara ad ho-nore de Deus / 13 et de Sanctu Petru de Silki, etde comporu, et / 14 de datura; et prossu kantuaccattai scrit- / 15 tu in cartas ki fuit de SanctuPetru, et non / 16 bi aveat bacante in su condakevete- / 17 re de Sanctu Petru de Silki uve lu pon-ne; / 18 et ego inde-lu ponio in ecustu condake /19 meu ko-nde appan veritate pus me.

§ 348Postura. In Sorso

Morivit donna Iorgia / 2 Pinna, filia de donnuGosantine Pin- / 3 na su de Nugor, muliere kifuit de don- / 4 nu Dorgotori de Navithan Boe,kene / 5 aver filiu; et posit in sa penitentia //

[c.108v]/ 6 a Sanctu Petru de Silki, pro anima sua, sa do-mo / 7 sua de Sorso cum omnia kantu vi aveat /8 et corte, et terra, et binia, et pumu; et issa / 9

parte sua kanta li dittavat in su Kannetu / 10 deSilasa, et homines kantos vi aveat appus / 11 cus-sa domo. Et avende-mi-la data, mi- / 12 vi largaitGosantine de Thori Ispentu- / 13 matu. Et ego an-dai assu donnu meu, a / 14 Iudike Barusone deLaccon, et petti-li mer- / 15 kede pro iudicare-mi-nde. Et isse nuntha- / 16 it-imi-lu a Gosantine deThori Ispentu- / 17 matu assa festa de Sanctu Ni-cola de Silanos; / 18 et ego posi’-lu a donnikelluIthoccor a / 19 kertare pro me, et Gosantine deThori Is- / 20 pentumatu posit-ilu a donnu Ithoc-cor / 21 de Laccon Pinna a kertare pro se. Etdon- / 22 nikellu Ithoccor kertait-ili ka: Sa domo /23 de Sorso ki fuit de donna Iorgia Pinna, / 24 kiposit a Sanctu Petru, progitteu mi-la levas? / 25 EtIthoccor de Laccon Pinna kertait-ili ka: / 26 Non

149

XIX. Condaghe di San Pietro di Silki, post 1073-1180

Page 77: Crestomazia Sarda

22 B donnu, con scioglimento di titulus non dichiarato.28 B co.35 B Dente, con scioglimento di titulus non dichiarato.

XIX.2 Commento storico

XIX.2.1 Commento generaleCome il CSMB, il Condaghe di San Pietro di

Silki (CSPS) rappresenta anche un registro di attipatrimoniali, pertinenti in questo caso al mona-stero di San Pietro, amministrato da monache be-nedettine e dislocato nel sito dell’antica villa deSilki, oggi compresa nell’abitato di Sassari (Terro-su Asole 1974:51, Coroneo 1993:228). La fonda-zione della chiesa e le prime dotazioni ad essaassegnate sembrano risalire, secondo il Besta,agli anni iniziali del regno di Mariano I de Lacon(ca. -1073-1082), personaggio piú volte menzio-nato come “donatore” nelle schede del conda -ghe, qualche volta insieme col suo predecessoreBarisone I (per il quale cfr. doc. I). La ricca sillo-ge di atti di compere, donazioni, lasciti, permutee sentenze giudiziarie di San Pietro di Silki s’e-stende cronologicamente anche lungo il periododi governo dei Giudici Gonnario (ca. 1127-1134)e Barisone II (ca. 1134-1191m.), per i quali si ve-dano i profili storici approntati nei docc. XV eXXII. Notevole, ovviamente, l’interesse che serbaquesto raro cimelio della lingua sarda per la rico-struzione storica di genealogie e di svariati aspet-ti della vita e dell’organizzazione sociale dell’Iso-la nei secoli XI-XIII (e si veda Mastino 2002a peruna ricca panoramica e un consuntivo bibliogra-fico di tutti gli aspetti di ricostruzione storica chepossono derivare da una serrata analisi interdi-sciplinare del condaghe).

XIX.2.2 Personaggi e luoghi347.5 soror Bullia Fave: com’è stato dimostrato

da Artizzu (1995:17), colei che la badessaMassimilla indicava col solo cognome ap-parteneva a una casata nobile di spicco a Pi-sa, cui sono collegate una torre di BandinoBullia Fava presso Porta a Mare e una turrisnova de Arno di Ranieri Bulliafava, ricordatenegli anni 1191-1192 nelle cronache pisane(Volpe 1970:399). La testimonianza è di par-ticolare importanza per misurare la profon-dità dell’espansione pisana nel Giudicato diTorres durante il secolo XII.

347.9 Preziosa de Orrubu: consorte di BarisoneII, attestata fra il 1153 e il 1178 (ma si vedail doc. XXV).

347.10 Gosantine Rege: Costantino II de Lacon-Gunale (1170-1198m.).

348.3 Nugor: nome encorico di Núoro.348.7 Sorso: comune del Sassarese, piú volte at-

testato nelle donazioni dei Giudici turritani(cfr. Maxia 1997:73,74,97).

348.12 Ispentumatu: ‘precipitato, gettato(si) daun burrone’, e per traslato ‘senza giudizio’(Casu 2002:804), soprannome che – come intanti altri casi – serve a distinguere perso-naggi omonimi nelle registrazioni dei con-daghes (cfr. a 348.4 Boe e a 349.35 Dente Ni-gella).

348.17 Sanctu Nicola de Silanos: chiesa romani-ca in agro di Sédini, edificata prima del 1122per volontà di Furatu de Gitil e di sua mo-glie Susanna de Lacon-Zori, esponenti dellacerchia giudicale turritana, i quali la donaro-no a Montecassino (Coroneo 1993:126, Maxia2001a:513-515).

348.36 Kitarone: non si tratta della chiesa e mo-nastero di S. Giulia presso Ploaghe (Day1973:99, Terrosu Asole 1974:44), bensí dell’o-monima sede nei pressi di Sassari (Des-sí/Meloni 1994:98 con cartina).

348.39 Billalba: equivale a Villalba, antico nomedi Viddalba (Terrosu Asole 1974:41, Maxia1994:426-427).

349.35 Gitil: centro abbandonato della curatoriadel Márghine (Terrosu Asole 1974:46, e per iriscontri nei condaghes e per la ricostruzio-ne etimologica cfr. Mastino 2002a:26-27).

XIX.3 Commento codicologico

Biblioteca Universitaria di Sassari, Mano-scritti 95.

Membranaceo, di formato in ottavo, con unfoglio di guardia di pergamena anteriore e piúfogli cartacei a formare la coperta posteriore, dicc. 125 misuranti mm 240x145, mutilo di alme-no due quaderni e due carte, in buono stato diconservazione. Cartulazione in cifre romane nelmargine sinistro in alto a segnalare le singoleschede, coeva con la composizione definitivadei 15 quaderni superstiti – e apparentementecorretta dalla mano d’un revisore –, che rispettal’ordine di ricopiatura dei lacerti di vecchi con-daghes (quaderni 3-13) e del nuovo condagheavviato dalla badessa Massimilla (quaderni 14-17). Seconda numerazione, moderna, in cifrearabe in calce, a indicare le carte.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XIX

151

bi-la posit, ka kene limba morivit. / 27 Et don-nikellu Ithoccor kertait-ili ka: Sen- / 28 de bene insinnu suo la posit a Sanctu Pe- / 29 tru de Silki sadomo sua de Sorso donna //

[c.109r]/ 30 Iorgia Pinna, cum omnia kantu vi aveat / 31

in sa penitentia ki si levait. Iudicarun- / 32 imi abattuger destimonios ka fuit / 33 in sinnu suodonna Iorgia Pinna kando / 34 la posit a SanctuPetru de Silki sa domo sua / 35 de Sorso. Et egobattusi sos destimonios / 36 atteru die de sinotua Kitarone, a donnu / 37 Petru Pirillu a ken vimandait donnu / 38 Bernardu su priore dessuispitale de Bil- / 39 lalba ki li levait penitentia, etli coman- / 40 dait a iurare in anima sua ka laposit sa do- / 41 mo sua de Sorso donna IorgiaPinna a Sanctu / 42 Petru de Silki pro anima suain sa penitentia / 43 ki li levait; et a Comita deMaroniu Piu, / 44 ki vi fuit in sa penitentia, et aPetru de / 45 Maroniu Albuscar, ki fuit armenta-riu / 46 suo appus sa domo sua de Sorso et bifu- / 47 it in sa penitentia, kando la posit aSanctu / 48 Petru de Silki donna Iorgia Pinna sado- / 49 mo sua de Sorso. Et iurarun a gruke / 50

custos destimonios meos ka donna Iorgia / 51

Pinna la posit a Sanctu Petru de Silki sa / 52 do-mo sua de Sorso cum omnia kantu vi ave- / 53

at, in sa penitentia sua, sende in sinnu //

[c.109v]/ 54 suo kando la penitentiarun. Et Istepha- / 55

ne Unkinu, servu de Sanctu Petru de Silki, / 56

iurait infattu dessos destimonios meos, / 57 etbinki. Testes, su donnu meu Iudike Baru- / 58

sone de Laccon, in cuia corona binki, et / 59 is-su filiu donnu Gosantine Rege, et don- / 60

nikellu Comita, et donnu Petru de Maron- / 61

iu, et donnu Gitimel de Serra, et donnu Pe- / 62

tru Secke, et totta sa corona. Testes.

§ 349Pro servos

Coiuvait Nivata Tussia, filia de Dorgotori / 2 Tus-sia, ankilla intrega de Sanctu Petru, cum / 3 Go-santine de Putholu servu de donna Mu- / 4 scude Laccon, et fekerun .IIII. filios, a Pe- / 5 tru, et aBarusone, et ad Ithoccor, et a Mu- / 6 scu. Et leva-vat-inollos donnu Ithoccor de / 7 Laccon Pinna fi-liu de donna Muscu de / 8 Laccon. Et ego posi’-lua donnikellu Ithoc- / 9 cor a kertare-nde cu·nde.Et donnikellu / 10 Ithoccor kertait-inde cun ille inPadu- / 11 le de Kerketu, ka: Sos filios de Nivata /12 Tussia, progitteu mi-los levas, ki est ankil- / 13

la intrega de Sanctu Petru, et aveat mari- / 14 tubivu, et aet-ilos fattos in forrithu cum / 15 Gosanti-ne de Putholu? Et isse kertait-i- //

[c.110r]/ 16 li ka: Non fuit coiuvata, si non cum suhomine / 17 meu. Et donnikellu Ithoccor narait-ili / 18 ka: Coiuvata fuit cum liveru, cum Dorgo-tori / 19 Trullari, et fugivit-ili assu maritu. Iudi- /20 carun-ili a destimonios a donnikellu Ithoc- / 21

cor ka fuit coiuvata innanti in ko kerta- / 22 vat.Et donnu Ithoccor de Laccon Pinna / 23 naraitka: O iuret o iure. Et Iudike na- / 24 rait ka: Faki-te bene, kampaniate-vos ke- / 25 ne iura. Et noiskampaniaimus-inos / 26 umpare, et parthivimussu fetu. Isse le- / 27 vait a Barusone, et nois a Pe-tru; isse le- / 28 vait a Muscu, et nois ad Ithoccor,in ko / 29 furun a natias. Testes, su donnu nostruIudi- / 30 ke Barusone de Laccon, in cuia corona/ 31 nos kampaniaimus, et donnikellu Comita, /32 et donnikellu Ithoccor, ki lu kertait su ker- / 33

tu, et donnu Petru de Maroniu, et donnu Co- /34 mita de Kerki Cafana, et donnu Gunnari / 35

de Gitil, et donnu Gosantine de Athen Den- / 36

te Nigella, et totta corona. Testes.

_____

§ 41 B chido, con errata univerbazione (e cfr. Wolf 1999a).

B non interpreta il tratto dopo ad.9 B Uthikeor, con sostituzione del digramma non sardo ch.

10 B nurake.15 ne]rone, con la prima sillaba ricopiata dalla carta pre-

cedente espunta.18 Macaricas] Forse sarà corruttela per l’attestato Matári-

cas (cfr. Mattáriga a Chiaramonti, Maxia 1994:227).

§ 3476 B cun.

13 B conporu.

§ 348 La specificazione di luogo della rubrica apposta dauna seconda mano in un momento successivo.7 B cun.

14 B pettîli.17 Silanos] La s finale soprascritta nell’interlinea.18 B posilu.24 levas] La s finale soprascritta nell’interlinea.32 imi]nimi, con n ricopiato dalla fin di rigo precedente.43 B a cComita.49 gruke]gru†ke.52 B cun.

§ 3492 B cun.7 donna]donnu per mera distrazione del copista.9 B donnikellu, con scioglimento di titulus non dichiarato.

14 B cun.16 B cun.18 B cun 2 volte.

150

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 78: Crestomazia Sarda

349.29 a natias: locuzione preposizionale for-mata con NAT7VA (Wagner 1939/40:265-266),indicante ‘i servi maschi e femmine nati incasa o nella proprietà del padrone’, divisi«secondo l’ordine della nascita, iniziandocon l’attribuire il primo nato al padrone del-la madre (apus mama), il secondo al padro-ne del padre (apus patre) e via seguendo»(Ortu 1996:26-27).

XIX.6 Commento filologico

Il CSPS è copia, in parte d’un piú vecchiocondaghe di San Pietro che riuniva tutte le tran-sazioni riguardanti le chiese e domos annesse diS. Giulia di Kiterone, S. Quirico di Sauren, S.Maria di Codrongianus, Teclata e Olmedo, inparte delle schede di registrazione d’un secon-do condaghe appositamente allestito ex novodalla compilatrice, la badessa Massimilla.

Quando allo scorcio del sec. XIII le mona-che abbandonarono il monastero, il condaghefu preso in custodia dai Minori osservanti, e do-po la soppressione dell’ordine nel 1867 essofiní nelle mani dello zelante direttore reggentedella Biblioteca Universitaria di Sassari GiulianoBonazzi, che lo pubblicò con particolare scal-trezza filologica nel 1900.

La copia della sezione piú antica, esemplatasecondo il Bonazzi e il Besta attorno al 1150,conserva, seppure con non poche interferenzetoscane, atti originariamente registrati tra il 1073 el’inizio del sec. XII (Besta 1905a:58, Merci1994:23, Delogu 1997:11), mentre la seconda se-zione, qui illustrata con le schede 347-349, com-prende transazioni redatte dopo il 1180, risalentiperlopiú alla seconda metà del sec. XII, durante ilregno di Barisone II. A lui si riferisce, in effetti, la

scheda riportata 347, in cui la badessa Massimilla,sorretta significativamente nel suo arduo compitodalla consorella Bullia Fave, d’origine pisana, av-via col consenso del Giudice turritano la nuovaconfezione del libro patrimoniale di San Pietro diSilki. La scheda 348 è un ‘lascito’, oggetto di con-tesa fra il beneficiario, la priora del monastero, el’usurpatore Gosantine de Thori Ispentumatu; ilcontraddittorio, come in tante altre occasioni, sirisolve dinanzi alla corona presieduta dal GiudiceBarisone in occasione del sinodo o ‘convocazio-ne’ (cfr. doc. XIV), dopo che i testimoni dell’atto-re hanno deposto con un giuramento assertoriosulla Croce che le terre erano state donate quan-do la defunta aveva piena cognizione di causa.Anche la scheda 349 è un kertu o notitia iudicatiriguardante le pretese per i figli d’una serva diSan Pietro di Silki, sottratti da un tale Ithoccor deLaccon Pinna. Al convenuto viene assegnato l’o-nus probandi nella prima fase del giudizio, laquale – come ha esemplificato e discusso brillan-temente Marongiu (1975:54-57) – si svolge nel-l’ambito d’un ricco dibattito dialogato fra procla-matio e contradictio; in assenza di prove scritte –una carta bullada –, la corona chiede alle partidi rinunciare alle – in questo caso non dirimenti –prove testimoniali per mezzo del giuramento de-cisorio, e di raggiungere un compromesso (cam-pania), con cui in effetti si conclude la causa.

Su un piano filologico-linguistico sono datenere in particolare considerazione le particontenenti sentenze giudiziarie, all’interno dellequali si può notare un’interessante alternanzafra sezioni diegetiche, che seguono modelli de-scrittivi fissi, e verbalizzazioni delle testimonian-ze, dove si colgono le caratteristiche d’un parla-to non del tutto spontaneo, ma comunque assailibero per poterci aiutare a ricostruire l’organiz-zazione della sintassi propria dell’oralità.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XIX

153

XIX.4 Commento paleografico

Nella sezione piú recente, della badessaMassimilla, prevale – fra piú mani che si avvi-cendano nella redazione delle schede – una ca-rolina tarda, dal ductus posato ed elegante. Lamessa in pagina è molto accurata, con spazi adestra dentro lo specchio di scrittura, predispo-sti per le rubriche, che con le iniziali ornate e avolte miniate sono in colore rosso. Le parti piúantiche sono state invece ricopiate da una ma-no continentale, che usa una gotica corrente, eche lascia nel testo chiare tracce d’interferenzacol toscano (Cau 2000:384).

XIX.5 Commento linguistico

XIX.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaFatte salve le particolarità della scheda 4,

dovute alle interferenze con le abitudini del co-pista toscano che stende le prime carte (<ch> inchi 1; <ct> = [tt] in derectu 5, toctue 6; <dp> =[pp] in adpat 20), i documenti repertoriati pre-servano le soluzioni grafiche indigene: <k> inkando 348.33, kertare 348.19; <th> = [Q] inpithinnu 4.11, fatho 4.21, 347.6.

b) FonematicaSi noteranno le seguenti soluzioni proprie

del logudorese medievale:

– Vocali finali non alte: bene 4.21, die 348.36,homines 348.10; appo 347.12, domo 348.11, kan-do 348.47.

– Prostesi vocalica innanzi s impuro: iscala4.4, ispitale 348.38.

– T C -: paratu 347.11, maritu 349.13, iudike4.1, baricat 4.5, donnikellu 348.27.

– V D G -: fugivit 349.19, badu 4.5 (cfr.ba(h)u XII.14), merkede 348.14 (cfr. merkeiX.9), battuger 348.32 (cfr. battúere XIV 132.30).

– TJ-: fatho 4.21, forrithu 349.14.

c) MorfologiaSono elementi grammaticali anche caratteri-

stici del logudorese:– Articolo: sos 348.35 e passim.– Possessivi: meu 347.7, meos 348.50,56

(contrastati, nella sezione redatta da una mano

continentale, da mia 4.23 e mios 4.24, esiti ec-centrici nel quadro generale logudorese).

– Pronomi personali: isse 349.27, nois 349.28.– Verbo: Infinito kertare 348.19, e il tipo

tronco, piú volte attestato nel CSPS e nel CSNT,ponne 347.17 (Meyer-Lübke 1902:15, Wagner1938/39: §56); Gerundio avende 348.11; desi-nenze di Passato remoto 1p andai 348.13, petti348.14; 3p mandait 348.37, nunthait 348.15; 4pparthivimus 349.26; 6p fekerun 349.4, furun349.29.

– Avverbi: toctue 4.6 (cfr. tudui V.8, VII.11),avestara 347.12.

d) LessicoDa menzionare soltanto l’uso esclusivo di

D8 > do 4.1.

e) ConsuntivoCome già correttamente interpretato da

Meyer-Lübke (1902), il sistema linguistico rap-presentato nel vecchio CSPS costituisce il proto-tipo piú genuino di logudorese medievale rela-tivo allo stadio sincronico compreso fra i secoliXI-XIII.

XIX.5.2 Voci e strutture notevoli347.18 ponio: nell’espressione ponio in ecustu

condake ‘registro in questo codice’, con laquale si indica l’atto di trascrivere la consi-stenza patrimoniale d’una chiesa; la formulafissa – come quelle equivalenti fatho conda-ghe o recordatione – ricorre obbligatoria-mente nella carta iniziale o fondamentaledel registro del monastero (la cosiddetta po-stura, con l’indicazione del Giudice o nobileche dota il patrimonio principale), da cui,secondo Paolo Merci (2001:28-29), sarebbescaturito il significato estensivo a tutti i qua-ternioni o fascicoli di registrazione che se-guivano, e che insieme hanno costituito in-fatti i noti libri di beni sardi medievali.

347.19 ko-nde: ‘di modo che’, con QUOD > co.348.8 pumu: ‘frutti’, da P8MUM (incrociatosi con

FR9CTUM).349.9 cu·nde: formazione eccentrica con un pro-

nome avverbiale (INDE) nelle veci d’un sosti-tuto personale (ILLE), che si trova nel rigosuccessivo (10: cun ille); probabile “conta-gion linguistique” (Michel Bréal), ossia in-flusso del contesto immediatamente prece-dente (kertare-nde; cfr. Meyer-Lübke 1902:38,Wagner 1939/40:260-261).

152

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 79: Crestomazia Sarda

i-bi-li .I. libra de argentu lavora- / 5 ta et meça,et .I. planeta de cicla- / 6 tone ke-la dei<t> aSanctu Petru d’Usu- / 7 ne prossa anima sua etdessa mam- / 8 ma. Testes, prebiteru Dericor dePortu [...].

§ 231De Trullas

Certait mecu Petru de Thori / 2 ka: Prociteu mi-la levas a Sardi- / 3 nia, ca es·mea? Ego narraica: Iu- / 4 dice Gunnari la-mi deit pro cam- / 5

bio. Et isse narrait-imi: Ca non! Et / 6 ego narrai-li: Ka emo! Isse narra- / 7 it-ili a Iudice Baruso-ne: Donnu, //

[c.67v]/ 8 ca si es·veru su ke narrat su prio- / 9 re,prode ve-nd’apates! Testes, Dorgoto / 10 ri deCarbia et Ytçoccor Manuça.

_____

§ 651 Le lettere u,r e la prima n di Gunnari in lettere maiu-

scole.5 s’atera parte]parte s’atera parte, con espunzione del

secondo sintagma ripetuto.8 lata]latra, con r espunto.

12 issas laccanas] s finale nell’interlinea.16 a dare-mi-la] La sintassi risente dell’interferenza con

la lingua del copista (sardo: a mi-la dare).

§ 1561 Ego ... Trullas] L’intera intestazione in grafia maiusco-

la. M prior, senz’integrare la vocale finale omessa dalcopista.

2 M intu, morfema impossibile in sardo (cfr. XV.11).3 M Haec.

§ 1573 Minore]minores, con s espunta. totos] s nell’interlinea.7 sollu]sols, con l attraversata da segno di compendio e s

finale cancellata posteriormente con un segno obliquo.8 puspare]ppare, con la prima p tagliata nell’asta con

trattino; per le ragioni cogenti dello scioglimento cfr.Merci (1992:24-25).

§ 188 La rubrica è compresa nello spazio fra l’ultima rigadella scheda precedente e il margine superiore della cartasuccessiva.2 M scioglie il compendio senz’avvertire.3 Iscanu] Toponimo richiamato da una seconda mano

nel margine destro.5 anbas eclesias]anbas cclas, con l tagliata e doppia c

iniziale per errore di distrazione nella ricopiatura del-l’abbreviazione.

10/11 a l/latus]ala / latus, con l’ultima a della prima rigaespunta.

16 M et. M ca: «Non», ma ca è morfema integrante dell’af-fermazione e della negazione in contesti enfatici, co-me in spagnolo, catalano e guascone.

17 M Paruit. 18 nos] La s nell’interlinea.

20 M annota a p. 100 in apparato: «de serra] il de su rasu-ra (correzione in corso di copia)».

23 su kertu] La s corretta su una j in corso di copia.

§ 230 La rubrica inizia nella parte di riga residua dopo lafine della scheda precedente (De Puço).

3 Nel margine destro una seconda mano ha riscritto Sal-tu de Uras.

6 ke-la]kela, e Merci annota a p. 114 in apparato: «inter-ferenza toscana», ma si tratta ovviamente dell’accop-piamento tra la forma aferetica di inke, in sardo log.mod. [k(k)e], e il clitico la, abbinamento peraltro do-cumentato nello stesso CSNT (§ 59: ke-la tutait). Il va-lore “pleonastico” di moto a luogo, anche con sensotraslato, è proprio della particella avverbiale, ed è lar-gamente attestato nel condaghe (cfr. 65.1-2: Posit-incea Sanctu Nichola). S. Pietro d’Usini era chiesa associa-ta a S. Nicola, alla quale era diretta la donazione mi-nore di donna Seguçana.

§ 2312 prociteu]procetiu per distrazione del copista (metate-

si); M lascia invariata la lezione del manoscritto. M an-nota a p. 115 in apparato: «mi la levas] la i per corre-zione maldestra su una e (eliminazione di interferenzacontinentale?)», ma non si vede traccia dell’e, né dellacorrezione.

5 cambio] o finale del copista toscano, a cui si dovrà an-che l’ordine dei clitici in la-mi deit.

8 ke] e per interferenza con la lingua del copista.

XX.2 Commento storico

XX.2.1 Commento generaleIl CSNT informa, in quanto condaghe simile

agli altri recuperati, della vita amministrativadell’abbazia camaldolese di San Nicola di Trul-las, nella curatoria di Valles (nell’incontrada diCostavalle), da pressappoco gli anni successivialla sua costituzione (attorno al 1113: cfr. doc.II) fino alla seconda metà del sec. XIII (Merci1992:17). Gli atti di acquisto, permuta e dona-zione, o le notitiae iudicati, che rappresentanoil corpus originario di registrazioni o recordatio-nes (schede 1-300), coprono gli anni dei GiudiciGosantine I (1114-1124), Mariane (de Athen-La-con, 1124-1127/30), Gonnario (1127/30-1134) eBarisone II (ca. 1134-1191). Il quadro di correla-zioni che il CSNT consente di sottendere connomi di personaggi emergenti coevi menzionatiin altri condaghes si rivela altamente proficuo,come si vedrà fra poco.

Le schede da noi selezionate riguardano, ri-spettivamente: la concessione all’abbazia di vasteporzioni di terre demaniali, disposta dal GiudiceGonnario col consenso del curatore, e già munifi-co donatore di beni patrimoniali all’ordine camal-dolese, Pietro de Athen (§ 65); l’acquisizione, permezzo di atto di permuta (Marongiu 1975:46-47),

Scripta logudorese – DOCUMENTO XX

155

XX.1 Testo

Ed.: Besta/Solmi (1937:45-46,64-65,72,80),Merci (1992:56-57,88,99-100 = M). Sigla del do-cumento: CSNT.

§ 64 [c.16v]De Trullas

Comporai-li a Mariane de Capaçen- / 2 nor .II.dies ci bi abeat in Iorgia / 3 Cuccu, lebande sosfrates antesica. / 4 Et ego dei-bi-li .I. equa dedomare, / 5 caput a caput, placende-nos appa-re. / 6 Testes, Comita de Kerki et Dorgotori / 7

de Capaçennor su fratile.

§ 65De Gorore

Posit-ince Iudice Gunnari de Lac- / 2 con asSanctu Nichola secatura de gu- / 3 da in sa pa-dule de Gorare, tenen- / 4 de assa fune de don-nu Petru d’A- / 5 then abe s’una parte, et abes’atera / 6 parte sa de Rennu. / 7 Et est termen,abe sa de Rennu, sa pe- //

[c.17r]/ 8 tra lata ubi est sa cruce et issa littera / 9 .N.;ecco su termen ci est abe su castru / 10 ube vo-can sa Guda de Curatore. / 11 Et essit-ince dere-tu sas laccanas / 12 usque assu termen. Et issaslaccanas / 13 sunt fatas cun cruce abe termen / 14

in termen. Testes, donnu Petru de A- / 15 then, cibi fuit curatore, in cuia / 16 manu me posit Iudi-ce a dare-mi- / 17 la, et Mariane de Carbia, ci fuit/ 18 armentariu, et Gosantine Galleta, / 19 manda-tore de Rennu, et Mariane / 20 de Petrosa, maio-re d’iscolca de Go- / 21 rare, et Gabini Gaçalu,maiore d’is- / 22 colca de Birore, et Pisanu et Fu-ratu / 23 Bacca et Dorgotori de Ruta.

§ 156 [c.44v]Ego Iohanes prior<e> de Trullas / 2 ci ponio in<is>tu condace pro cantu-n- / 3 ce parai et indonu et in preçu. Hec / 4 et renovo.

§ 157De Mularia

Comporai-lis a Petru d’Iscanu / 2 et a pPetru Falce,su connatu, et / 3 a pPetru de Nurki Minore, totos/ 4 .III. connatos, pede et .II. dies de / 5 Iorgi Gul-pia. Et dei-vi-lis boe doma- / 6 tu in .II. sollos, eteba in .II. sollos, / 7 et sollu de pannu et sollu delabore; / 8 puspare lis feci .VI. sollos a volunta- / 9

te de pare. Testes, Petru de Barru, et / 10 Marianede Castabar et Petru de / 11 Nurki Mannu.

§ 188 [c.56r]Donnu Marian<e> d’Athen

Kertarun mecu sos dessu Ospitale, / 2 donnu Ge-rardu et Taiaferru, pros- / 3 sa domo d’Iscanu, kifuit de don- / 4 nu Mariane de Athen, ki deit Iu- /5 dice ad anbas eclesias, pro ca naravat / 6 sa cartaki fecit isse, donnu Mari- / 7 ane, pro dare sos fi-lios .I. domo bo- / 8 na ad anbas ecclesias a parçi-re-si. Et / 9 osca andarun sos priores ki vi furuntan- / 10 do in sas ecclesias e ppa<r>çirun-si-laslatus a l- / 11 latus a bona voluntate de pare. Et /12 osca kertait mecu Taiaferru pro ave- / 13 re-ndeisse duas partes, in corona / 14 de Iudice Gunnari,s’atera die de Pas- / 15 ca Nuntio, in Kiterone. Etego nara- / 16 i-nde-li ca: Parçitu amus. Et isse: Canon! / 17 Parvit-ili bene a Iudice pro canpan- / 18

iare-nos. Et canpaniaimus-nos appare. //

[c.56v]/ 19 Et dei-li ego sa parte mea dessu sal- / 20 tu deSerra de Nuke intrega, / 21 cum boluntate mea, eta Baruso- / 22 ne Nonnai intregu; et indulsit- / 23

imi su kertu isse et donnu Geral- / 24 du. Et ave-stara, si nde accatamus / 25 ad alikis de custaparçone o ego / 26 o isse, de parçire-nolla paris. /27 Testes, Iudike Gunnari et Co- / 28 mita de Gu-nale su fratre, et / 29 Mariane de Maroniu. Testes.

§ 230 [c.67r][De Puço] Paseris

Posit-inke donna / 2 Seguçana s’una parte de susal- / 3 tu suo d’Uras, et pro s’atera parte de- / 4

154

XX. Condaghe di San Nicola di Trullas, post 1113-1140

Page 80: Crestomazia Sarda

a San Leonardo de Siete Fuentes presso SantuLussurgiu, bensí a un’area contigua a Sassari,ancor oggi chiamata appunto Setti Funtani(Paulis 1987:310).

188.6 donnu Mariane de Athen: è il personag-gio-chiave di questa scheda, che aiuta – se-condo noi – a decifrare correttamente la mi-steriosa figura del famoso PL (doc. XV). Dilui si riferisce, nella presente registrazione,che ‘fu’ (fuit) proprietario della vasta domod’Iscanu, e soprattutto che la ‘donò’ (deit),quando egli copriva inequivocabilmente ilruolo di ‘Giudice’ (Iudice), ad entrambe le‘chiese’ (ecclesias), ossia a San Nicola diTrullas e a San Leonardo di Bosove. Inoltre,la donazione avvenne in tempi precedentialla lite, risolta in corona de Iudice Gunnari.Dall’aggregazione coerente di tutti questi da-ti è giocoforza arguire che il Giudice Maria-ne de Athen lasciò in eredità ai suoi figli laconcessione discussa sopra, prima che Gon-nario salisse al trono, ossia tra il 1124, annodell’ultima menzione di Costantino I, e il1127/30, date alternative dell’incoronamentoufficiale del figlio esule tornato da Pisa.

188.20 saltu de Serra de Nuke: si tratta, infine, d’u-na terza denominazione toponomastica legataa Mariane de Athen, che precisa i riferimentigeografici succitati: la balle (e la serra) deNuke, dove era dislocato un saltu che dove-vano spartirsi le comunità di San Nicola diTrullas e di Sette Funtanas (schede 163 e165), corrisponde in toto a Sa Balle de Nucke,territorio citato in un acquisto del Giudice Ba-risone II da destinare al lebbrosario di Bosove(Dessí/Fulgheri 1994:181, c.10v.14: si leggechiaramente Nucke). Non c’è, in conclusione,alcun dubbio sul fatto che tutti i toponimi ci-tati nelle schede del CSNT dove l’attore deinegozi giuridici è Mariane de Athen, apparte-nessero all’area confinante con Bosove.

188.28 Comita de Gunale: dopo quanto espostonon può sorprendere che un testimone cheassistette alla conciliazione ricompaia fra ipersonaggi menzionati nel CSLB (Des-sí/Fulgheri 1994:162, c.6r.5: Comita de Guna-le, che elargisce terre del proprio demanioall’Ospedale).

230.3 Uras: località situata tra i comuni attuali diRomana e Giave (Merci 1992:300).

230.6 Usune: si tratta dell’attuale centro d’Úsini,nel cui territorio sono state ritrovate copiosetracce d’edilizia religiosa romanica (Coroneo1993:232).

XX.3 Commento codicologico

Biblioteca Universitaria di Cagliari, Mano-scritti 278.

Codice membranaceo di mm 178x134, ace-falo e parzialmente mutilo negli ultimi fascicoli,di 94 cc., di cui 8 di misura inferiore, 6 ff. di ri-sguardo e rilegatura rigida in pergamena delsec. XIX. La cartulazione nei 12 quaderni è innumeri arabi da 2 a 95, apposta in epoca recen-te nel margine superiore destro delle carte. Se-gnatura a secco, specchio di scrittura su 18 ri-ghe per carta su una colonna del recto e delverso. Inchiostri prevalenti di tonalità scura, conornamenti in rosso per qualche lettera di com-pendio, per la lettera iniziale in maiuscolo d’o-gni scheda e per le rubriche, che sono state in-serite in un secondo tempo negli spazi rimastiliberi fra le singole registrazioni.

XX.4 Commento paleografico

Si avvicendano in tutto 24 mani, ma la partepiú antica del testo (schede 1-247, fino a c. 71v) èstata vergata, secondo un’expertise d’Armando Pe-trucci riferita da Merci (1992:21-23), in una tardaminuscola carolina di modulo grande databile at-torno agli anni 1125-1150. Annotazioni archivisti-che in corsivo di nomi di luogo nei margini delleschede, riconducibili a una mano cinquecentesca.

XX.5 Commento linguistico

XX.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– È del copista <ç> in tutte le occorrenze

per [s,z] (si veda il § 6).– Sono soluzioni tipiche del log. medievale:

<k,c> innanzi [e,i] per l’espressione della velaresorda; <ni> per l’esito arcaico di -NJ-.

b) FonematicaSono esiti eccentrici, dovuti ad interferenza

col sistema linguistico del copista: [e] in ke <QUID 231.8, anziché ki; [o] finale in cambio231.5; forse anche [v] < -B- nell’infinito di HAB6RE

> avere 188.13, contro il regolare áere < -1RE.

Parametri definitori del logudorese medieva-le sono:

Scripta logudorese – DOCUMENTO XX

157

di frazioni di lavoro servile a cambio prevalente-mente di bestiame con chiara indicazione del va-lore monetario annesso in sollos o bisanti d’oro (§156); un compromesso, in seguito a una lite (ker-tu) accesa dai rappresentanti pisani dell’Ospedaledi San Leonardo di Bosove presso la corona delGiudice Gonnario, tenutasi in occasione della fe-stività dell’Epifania (chiamata ancor oggi ['paskaan'nuntsju] a Pérfugas, ['pask e 'nnunti] nel Meilo-gu), che si conclude con una ripartizione delleterre e dei beni compresi nella domo d’Iscanu, la-sciata in eredità dal misterioso Giudice Marianede Athen in tempi certamente precedenti allaconciliazione (§ 188); una donazione pro anima(postura) di terre e beni (§ 230) e la cessione vo-lontaria d’una serva in seguito a contraddittoriodavanti al Giudice Gonnario (§ 231).

XX.2.2 Personaggi e luoghi65.1 Gunnari de Laccon: si tratta di Gonnario I

de Lacon-Gunale, menzionato per la primavolta nel 1116, rifugiatosi a Pisa minorenneper scappare dalle minacce della famiglia ri-vale degli Athen dopo la morte del padreCostantino nel 1124. Sale al trono in una da-ta imprecisata, fra il 1127 e il 1130, e resta incarica fino al 1134, quando suo figlio Bari-sone II compare già come Giudice-Re(Brook et alii 1984:198, con rettifica nostradella prima menzione di Barisone II, per cuisi veda qui sotto).

65.14-15 donnu Petru de Athen, ci bi fuit cura-tore: l’occorrenza nel testo di questo maio-rale, che qualche rigo prima (l.3) viene ri-cordato come amministratore in possesso divaste terre demaniali nelle vicinanze di Go-rare (> Bòrore), è di particolare rilievo, per-ché essa ci consente d’identificare l’ignotopersonaggio dell’aristocrazia turritana chenel 1113 definí il primo patrimonio di beni edotazioni dell’abbazia camaldolese (cfr. doc.II). Per Gòrare o Gòrore si veda la riccascheda storica di Pittau (1997:45).

65.22 Birore: è l’attuale Bírori, non distante daBòrore, nella curatoria del Márghine (Casula1980:106).

188.1 sos dessu Ospitale: non vi è il benché me-nomo dubbio, dopo la scoperta del CSLB(doc. XXII), che il riferimento in questascheda sia ai rappresentanti dell’Opera diPisa, cui era stata affidata la ricca domo diBosove, nei pressi di Sassari, dove probabil-mente, già sin dalla prima concessione aimonaci cassinesi nel 1120, s’era creato un

centro di cura per i malati, rinvigorito o ridi-mensionato in ospedale con l’arrivo dei Pi-sani, piú tardi diventato il lebbrosario di cuidanno notizia le scabre registrazioni delcondaghe laico di Barisone II. Questa men-zione dell’Ospedale è molto importante,perché con i dati cronologici ricavabili dallascheda essa permette di retrodatare la pre-senza a Bosove d’un centro assistenzialefondato presumibilmente dai Benedettini epoco dopo preso in mano dall’Opera di Pisa(Dessí/Fulgheri 1994:101-103, con cronolo-gia da rettificare).

188.2 e 23 donnu Gerardu e donnu Gelardu: co-me indica correttamente Merci (1992:204), iltitolo di rispetto donnu veniva attribuito an-che ad arcivescovi e vescovi. Secondo noi,l’antroponimo della scheda è da correlare colnome del vescovo pisano Gerardo, che com-pare nel controverso PL (doc. XV), dove si haperaltro la stessa dissimilazione fra vibranti(l.14/15: piscopu Gelardu). In entrambi i casiil richiamo alla piú alta carica amministrativacittadina perseguiva lo scopo d’evocare la tu-tela sia dei diritti ritenuti ingiustamente lesidai rappresentanti dell’Opera, sia delle clau-sole della securitas.

188.2 e 12 Taiaferru: antroponimo pisano, riferitoal rappresentante dell’Opera, il quale accendeda solo la causa d’appello in quanto parte le-sa e accetta quindi la conciliazione (chiaro èil contesto kertait mecu 12, al singolare).

188.3 sa domo de Iscanu: si tratta, ovviamente,d’un territorio nelle vicinanze di Sassari, conmolta probabilità dell’area che ancor oggireca il nome di Casa (= ‘domo’) Scano (Pau-lis 1987:307), dove sorge una residenza ru-stica edificata nell’Ottocento dalla nobile fa-miglia sassarese degli Scano. Poco persuasivoMerci (1992:296), che crede di poter identifi-care Iscanu con Scano Montiferru, villa di-slocata a sud dei luoghi citati (e un’ulterioreconferma alla nostra individuazione sembrascaturire dall’identità nominale fra il priorede Iscanu Iuvanne della scheda 189, chefunge da teste in una donazione a favore diSan Nicola di Trullas, e il testimone omoni-mo Iuvanne d’Iscanu, che assiste a una per-muta successiva tra San Leonardo di Bosove eSan Nicola di Trullas: Dessí/Fulgheri 1994:156,c.4v.4).Anche per la cessione alla comunità monasticadi VII Funtanas (scheda 165) il riferimentodiatopico non è, come crede Merci (1992:298),

156

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 81: Crestomazia Sarda

seguente’, frequente in Plauto, ma non piú inuso dopo Apuleio, ancora vitale nelle parlatecentrali della Sardegna (Wolf 2000a:421-422,con riferimento anche a atteru die).Pasca Nuntio: festività già indicata nella CL125 (doc. XVIII) come ‘Pasqua dell’Epifania’(Artizzu 1995:39).

188.22 Barusone Nonnai intregu: è il servo ilcui lavoro era ‘per intero’ di proprietà delsuo padrone, in genere quantificabile inquattro giornate lavorative settimanali.

230.5 planeta de ciclatone: ‘paramento liturgico,mantello di stoffa intessuta con oro’ (Be-sta/Solmi 1937:246).

XX.6 Commento filologico

Come altri condaghes (cfr. CSMB, CSPS), ilnostro testo è copia d’un condaghe o di piúesemplari predisposti per accogliere, e in parteaggiornare, le singole schede di registrazione, dicui finora non era rimasta nessuna testimonianzasuperstite (ma cfr. qui doc. XXV). Che non sia au-tografo lo dimostrano inequivocabilmente i nu-merosi errori attribuibili a distrazione del copista(nella scheda 65, ad es., la ripetizione d’un’interafrase; nella scheda 156 la chiara aplografia intuper in istu; nella scheda 188 la correzione in cor-so di copia della preposizione de su rasura).

Di particolare rilevanza, per la ricostruzionegenerale delle modalità di gestazione dellescriptae sarde locali nel Medioevo, e per quellaspecifica delle stratigrafie grafiche e linguistichenel nostro testo, è l’individuazione – registratarigorosamente in apparato – degli apporti ascri-vibili a estensori non sardi. Fra tali interferenzespicca per importanza la quasi sistematica sosti-tuzione del pretto digramma sardo log. <th>con la c-cedigliata pisana, dotata del valore pri-modugentesco di mera sibilante sorda o sonora[s,z] (valore incontrovertibile in Ytçoccor231.10, che riproduce il comune Ithoccor, e inmeça 230.5, che sta per il regolare mesa ['m}za]‘mezza’). È evidente che il copista pisano è sta-to indotto a confusione dal segno <th> che,dopo la scomparsa nel sec. XII dell’elementoocclusivo nelle affricate alveodentali, venivasempre piú raramente utilizzato col semplicevalore di [s], assunto dal grafema concorrente<ç> (Manni 1992:184, Maraschio 1993:161, Ca-stellani 2000:295: <th> = [ts] - <ç> = [dz] > sec.XII <th> = [s] - <ç> = [z]). La datazione di que-ste interferenze grafiche nel nostro testo (secon-do quarto del sec. XII) viene cosí a integrare unquadro lacunoso, ma già precedentemente in-tuito da piú studiosi, di forte compenetrazionedi consuetudini grafiche e linguistiche sarde edesogene nei primi documenti volgari della Sar-degna.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XX

159

– Vocali finali non alte: dies 64.2, fratile64.7, condace 156.2, pede 157.4; ponio 156.2,connatos 157.4, domo 188.7, suo 230.3.

– T C -: connatu 157.2, latus 188.10, conda-ce 156.2, fecit 188.6, mecu 188.12, Nuke 188.20.

– B D -: labore 157.7, pede 157.4.

c) Morfologia– Articolo determinativo: sos 64.3, 188.1, sas

188.10.– Accoppiamenti pronominali con 3p: dei-

bi-li 64.4, con IBI; nolla < NOS ILLAM 188.26.– Pronome avverbiale: ince 65.11.– Possessivi: mea 188.19, suo 230.3.– Verbo: caduta di -T alla 6p, kertarun 188.1,

furun 188.9; desinenza -tes alla 5p, apates 231.9;Gerundi della I classe in -ande < -AND8 + INDE:lebande 64.3; della II classe in -ende < -END8 +INDE: placende 64.5; Imperfetti in -ea, -eat <-EBAM, -EBAT: abeat 64.2; per la I classe si ha -ABAT

> -a[B]at: naravat 188.5; Perfetti della I classe in1p -ai, 3p -ait < -A(V)7, -A(V)IT: comporai 64.1.

– Avverbio d’affermazione: emo < ET 2MM8!231.6.

d) LessicoDa considerare: alikis 188.25 ‘qualcuno,

qualcosa’, antesica 64.3, avestara 188.24, dare188.7, osca 188.9, parai 156.3, puspare 157.8.

e) ConsuntivoInteressanti, come nel resto dei condaghes, i

brani di parlato dialogato, che riproducono ov-viamente formule preconfezionate di testimo-nianze.

Il quadro organico di forme restituite dalleschede qui riunite offre – facendo astrazionedalle peculiarità addebitabili al copista pisano –uno spaccato paradigmatico delle strutture gra-fico-fonologiche, grammaticali e lessicali del lo-gudorese del secolo XII.

XX.5.2 Voci e strutture notevoli64.2 .II. dies: ‘diritto sul lavoro d’un servo corri-

spondente a due giornate’.64.3 antesica: ‘in cambio di’ < ‘compensabile, so-

stitutivo’, significato dell’etimo gr. ¢ntishkîn

(Paulis 1983:199, con rinvio a Gamillscheg).64.5 placendo-nos appare: ‘con soddisfazione

d’entrambi’.65.1-13: il passo, profusamente discusso da Mer-

ci (1992:57), sfrutta piú denominazioni perstabilire i ‘confini’ fra le terre che il Giudicescorpora dalla proprietà demaniale per il

tramite del caratteristico istituto della secatu-ra: termen, laccanas e anche castru, che ingenere rappresenta una ‘pietra’ o un ‘maci-gno’; si noti anche fune ‘porzione di terrenodelimitata da solco o segno sul terreno’. Pertermen, che riflette semanticamente il termi-nus latino, col significato precipuo di ‘segnodi confine’, cfr. Mastino (2002a:35-36: il pas-so di 65.8, petra lata ubi est sa cruce et issalittera .N. viene interpretato dallo storicodell’Università di Sassari come ‘cippo confi-nario’, dove in età medievale sarà stata inci-sa la lettera N, inizio della proprietà delSanctus Nicolaus).

65.2 guda: ‘Thypha angustifolia, erba palustre’(Paulis 1992:449, da lat. africano BUDA, conscambio d’occlusiva in posizione iniziale,come in ['g}spe] < VESPAM).

65.19 mandatore de Rennu: ‘ufficiale nominatodalle autorità che amministravano le singolecircoscrizioni del territorio giudicale, concompiti di controllo dei rapporti di lavoro edi messo giudiziario’.

156.2 ponio in istu condace: ‘registro in questocondaghe’. La soluzione dell’enigmatico intu< in istu è offerta dalle identiche occorrenzecorrette del modulo preposizionale con cuiviene introdotto nel CSNT solitamente il ne-gozio giuridico: ponio in ecustu condace (§§310,324), ponio in istu codice/condace (§§140,141), e persino ponio in ’stu condake (§256). L’hapax legomenon *intu, registrato einterpretato come derivato anomalo di INTUS

(DES I:642, Merci 1992:218), va definitivamen-te cassato dalla grammatica storica del sardo(e anche dal testo critico: nella seconda edi-zione riveduta del CSNT a cura di Merci la le-zione spuria è rimasta non sanata [2001:120:ponio intu condace], e la traduzione a p. 121ne risente: ‘registro in [sic!] condaghe’).

156.3 parai: ‘acquistai’, da parare < P0R5RE, unrelitto non sopravvissuto in sardo moderno.

157.4 pede: ‘dipendenza servile corrispondente aun quarto della capacità lavorativa’.

157.8 puspare: ‘tutto insieme, complessivamen-te’; la voce riassume ciò che precedentemen-te è stato stipulato nel negozio giuridico,probabilmente una composizione fra pus epare ‘dopo + insieme’ (Wagner 1939/40:154;DES II:223).

188.12 osca: ‘piú tardi, successivamente’, varian-te di posca < POST (EA) QUAM.

188.14 s’atera die: costruzione temporale che ri-flette la struttura latina ALTER5 D26 ‘il giorno

158

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 82: Crestomazia Sarda

29 cas de aramen e .VII. destrales e .II. ferras e.II. ascias e .VI. berrinas e .X. sarclos e .VI.arclas.

30 Et si quis <is>ta carta destruere aud estremi-nare ea boluerit, istrumet Deus nomen suode libro bite,

31 e carnes eius disrruppat bolatilibus celi ebestiis terre, mitat in illis Dominus morte pa-pelle e de-

32 leantur de istu seculu cizius, ed abeat maledic-zione de .XII. Adpostoli e de .XVI. Profetas,

33 e de .XX. e .IIII. Seniores, e de .CCCXVIII.Patres Sanctos qui canones disposuerunti<n> Nician cibitate, ed abeat

34 malediczione de .III. Patriar<c>has, Abraam,Isac e Iacob, ed abeat malediczione de .IIII.Ebangelistas,

35 Marcus, Maczeus, Lucas ed Iohanes, edabeat malediczione de Gerubin e Xerabinqui tenen tronun Dei, ed abeat malediczione

36 de .VIIII. ordines Angeloru e de .X.Ar<c>hangeloru,

37 ed abeat malediczione de .CXL. e .IIII. miliamqui pro Domino paxi sunt, ed abeat maledic-zione de beato Petro Adpostolo in cu-

38 ius manus tradidit Deus clabes regni celoru,e de omnes sanctos e sanctas Dei. Amen.Amen. Fiat.

39 Et si quis <is>ta carta audire ea boluerit e no-stras ordinacziones confortaberit, e dixerit quia

40 bene est, habeat benediczione de Deo patreonnipotente, e de Sancta Maria matre domi-ni nostri

41 Iesu Cristi, ed abeat benediczione de .XI.Apostoli e de .XVI. Profetas e de .XX. e .IIII.Seniores,

42 e de .CCCXVIII. Patres Sanctos qui canonesdisposuerunt i<n> Nician cibitate, ed abeatbenediczione de .III.

43 Patriar<c>has Abraam, Isac e Iacob, edabeat benediczione de Gerubin e Serabinqui tenen tronun

44 Dei, ed abeat benediczione de .VIIII. ordi-nes Angelor<um> e de decimoAr<c>hangeloru ed abeat bene-

45 diczione de .CXL. e .IIII. miliam qui pro Do-mino paxi sunt, ed abeat benediczione deonne<s> sanctos e sanctas Dei. Amen. Fiat.

46 Et sun testes, primus Deus onnipotens, dein-de Ego Iudice Gostantine de Laccon e mu-liere mea Marcusa

47 de Gunale testes, donnicellu Comita de Lac-con, donnicellu Gunnari de Laccon, donni-cellu Izzo-

48 ccor de Laccon, donnicellu Petru de Serratestes, Gostantine de Azzen e Petru su filiutestes,

49 Mariane de Uxan, Barusone de Setilo, Dor-gotori de Bosobe, Izzoccor de Bosobe, Iz-zoccor

50 Laccon, Izzoccor de Cerci, Gostantine deCarbia, anbos Marianes de Capazennor te-stes; de puliaccesos,

51 Comita de Lilios e cita sua testes, ed onnesfrates meos e fideles meos testes. Amen.Amen. Fiat.

52 Ed Ego Melaci iscrixi ’sta carta, inperando medonnu meu Iudice Gostantine de Laccon.

_____

1 beatam e]beatam e et, con la seconda congiunzioneespunta.

2 beato] Con titulus superfluo.3 exe]&xe, con chiaro valore fonetico [e] del segno ta-

chigrafico. S trascrive sempre et.4 ista]ta, per mera aplografia (cfr. XV.11 e XX 156.2).5 nomine ]nomina per distrazione. archipisco-

pu]arhipiscopu (cosí S), per mero lapsus.6 parentoru]paretoru, per omissione del titulus (integra S).

7-10S e dixa 6 volte.11 S atera.13 S e dixa 2 volte. S integra. e sSimione]assimione (S as

Simione). S e dixu.14 ed ad anbos]edadanbos (S et da danbos). S ec Comita.15 S e dixa. S e dixu.16 S intregru.17 e ponio-bi sa binia]E ponio bisabi sabinia, col primo seg-

mento ripetuto espunto. bi abea de]mi abe ad (cosí S),con evidente corruttela dovuta a distrazione in bi > mi.

18 conporatura] S comporatura. ci bi abea de]cibiabe ade(S ci bi abe a), come sopra.

19 ibi]sibi, con s ripresa dalla fine di rigo precedenteespunta. S e dixa 3 volte. ed ixa de Prunazzonca] S edixa prunazzonca.

20 ed ixa]e dixa.22 sentenziale]setenziale (cosí S), per ovvia omissione

del titulus. antifonarios]antifanarios.25 S ozzulo.26 .Ia. dalmatica] .j. adalmatica (cosí S).29 berrinas]berrinias (emenda anche S).30 Et si quis ista]Etsiquista (cosí S), per palese aplografia.31 S disruppat, ilis.32 Profetas] S prophetas. 33 in Nician]inician (S i Nician), con omissione d’un ti-

tulus.34 Per saut du même au même S omette tutto il segmen-

to compreso tra malediczione de e .IIII. Ebangelistas.35 S et Iohannes.36 ordines]hordines (cosí S). Archangeloru]arhangeloru

(cosí S).37 S etd abeat. miliam] S milian.39 Et si quis ista]Etsiquista (cosí S), per ovvia aplografia.

ordinacziones]hordinacziones (cosí S).41 S prophetas.42 in Nician]inician (cfr. l.33).43 Patriarchas]patriarhas (S integra senz’avvertire). tro-

nun] S tronum.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXI

161

XXI.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:188-189, sec. XII, num. 16),Saba (1927:162, num. 16 = S).

1 Auxiliante Domino Deo aque salbatori no-stro Iesu Cristo et intercedente pro nobisbeatam e gloriosa birgo Maria

2 e beato Sancto Petro principe onniu Adpo-stoloru e beato Sancto Gabinio Protom e Ia-nuario Martire Cristi

3 sub cuius proteczione e defensione guber-natos nos credimus exe salbatos. Ego Furatude Gitil

4 e muliere mea Susanna Dezzori facimus<is>ta carta cun boluntate de Deus e dedonnu nostru Iudice Gostan-

5 tine de Laccon e dessa muliere donna Mar-cusa Regina dicta nomine de Gunale, e dear<c>hipiscopu nostru

6 Azzu pro cantu-nce ponemus a Sanctu Ni-colaus de Soliu pro remediu anime nostre ede filios nostros e de pare<n>toru

7 nostroru. Ponemus-ibi sa domo de Soliu edomines a Plabe Pizzale intregu ed ixa mulie-re, e Gabini Masala

8 intregu ed ixa muliere intrega ed ixa filia in-trega, Ianne Piper intregu e .III. pedes dexamuliere, e latus

9 de Lucia Corria e Petru Gotane ed ixa mulie-re intrega e Dorgotori Pelle intregu, e Simio-ne Corria intregu,

10 ed ixa muliere intrega, e .IIII. filios suos in-tregos, e Furatu de Nuse .III. pedes, ed ixamuliere intrega ed in sa

11 filia .III. pedes, Bittoria Muzzica intrega edin sa filia Olisabe latus, ed in sa filia de Oli-sabe latus, ed in sa attera filia

12 de Olisabe pede, latus de Furatu Corria e la-tus de Iusta sa sorre e latus de Elene sa sor-re, a Gabini Corria intregu

13 ed ixa muliere intrega, e .II. filios suos Mariae Forasticu, e sSimione Pizzas .III. pedes edixa muliere latus ed ixu fi-

14 liu .III. pedes, pede de Maria Cais ed ad an-bos frates Antinolas a Ianne ed ad Andria, e.II. filios de Ianne e cComi-

15 ta Teneru intregu, e latus de Ianne Gottaneed ixa muliere intrega ed ixu filium intregu,ad Abidari

16 Cazza .III. pedes e latus dexa muliere eI<anne> filiu suo intregu e latus dessu ateru.E ponio-bi sa binia mea de

17 Muru, e ponio-bi sa binia mea de Salape, eponio-bi sa binia mea de Petra Lata ci biabea de parente

18 cun sa de conporatura ci bi abea de Gostan-tine de Iscanu, e ponio-bi sa binia mea deBarranca, e ponemus-

19 ibi sa terra de Nennor ed ixa domestica des-sa Citonia, ed ixa de Prunazzonca, ed ixaiscla sutta clesia

20 ed ixa terra de concas, ed ixa terra de lac-cos, e ponemus-ibi su saltu de Nuse, e po-nemus-ibi .L. equas,

21 e .XX. caballos domatos e .C. baccas e.CCC. porcos e mille .CC. berbeces e .L. ca-pras e .XV. iuga.

22 E ponemus-ibi de intro de clesia .II. librosmixales e .I. umilia e .I. notturnale e .I.se<n>tenziale e .II. antifonarios,

23 unu de die, atteru de notte, e .II. salteresmonasticos e .II. minores e .II. manuales e.IIII. calices de argen-

24 tu e .II. timaniatares de argentu e .I. gruci-fixu de argentu e .IIII. candeleris e .I. capo-ne de

25 argentu e .I. offerta de argentu e .I. orzolude argentu de .V. libras, e .V. paramentos depannos

26 de mixa cun onnia arminiu ipsoro, e .I. plu-biale e .Ia. dalmatica e .II. grucifixos de linna,

27 e .II. canpanas. E ponemus-ibi de intro dedomo .VII. lettos armatos de pannos ipsoroe .X. cupas,

28 e .I. callariu maiore e .II. minores e .I. sarta-gine e .I. catricla, e tripides e .C. discos e.IIII. con-

160

XXI. Carta di donazione di Furatu de Gitil a Montecassino, ca. 1122

Page 83: Crestomazia Sarda

dall’attuale chiesa di San Pancrazio di Nusi oNursi. Per Nennor 19, l’ubicazione pare piúcomplessa, potendosi trattare di Nénnuri, interritorio di Pattada (Maxia 2001a:361).

20 Nuse: era forse una villa dominica o donni-calia dell’Anglona, di cui la coppia di coniu-gi aveva piena disponibilità (si vedano perquesto toponimo le ricche schede di Maxia1997:103-105; 2001a:347-351).

46-51 Diversi nomi contenuti nella notitia te-stium compaiono in schede coeve del CSNT.

52 Melaci: nome forse indigeno, da *MELACIUS,con l’uscita tipica -IUS > -i (cfr. Salusi, Gavini).Un Melaki è attestato nel CSPS (scheda 196).

XXI.3 Commento codicologico

Archivio dell’Abbazia di Montecassino, AulaIII, Capsula XI, Cassetto I, num. 15.

Pergamena di mm 555x335, piú una plica dimm 65, da cui pendeva una bulla deperditacon la raffigurazione del Giudice Costantino I(rimangono pochi segmenti del cordoncino se-rico e del velo di protezione in seta rosa sbiadi-to). Buono stato di conservazione.

Regesti in Saba (1927:162), Leccisotti (1965:63,num.15), Frank/Hartmann (1997 V:33, num.74.007).

XXI.4 Commento diplomatistico

Il documento segue rigidamente il canone diformule sarde delle cartas bulladas logudoresi:

– Invocatio verbale: 1-3, con l’inclusione, ti-pica dell’area turritana, dei santi martiri Gavino,Proto e Gianuario (cfr. Turtas 1999:39 e Manca2002 per l’importanza del martire sardo Gavinonella storia religiosa sarda).

– Intitulatio: 3-6, con i nomi degli autori deldocumento, e del Giudice con la sua consorte,che ne rilasciano l’autorizzazione.

– Dispositio 7-29: con l’elenco di tutti i benimobili e immobili ceduti a Montecassino.

– Sanctio negativa 30-38: con le solite clau-sole di minatio nei confronti dei detrattori deldettato della carta (interessante l’inclusione diSan Pietro).

– Sanctio positiva 39-45.– Notitia testium 46-51: con elenco dei testi-

moni, in rigido ordine gerarchico, fino alla con-clusione in cui si citano i fratelli e i sudditi deicommittenti.

– Completio 52: con l’indicazione delloscriptor Melaci.

XXI.5 Commento paleografico

Il copista Melaci, probabilmente d’originesarda, adotta una carolina dal tratto dimesso,con alcuni richiami della beneventana nei lega-menti li e ri. Uso tipico di maiuscole miniate(A,E), come in altri documenti della stessa can-celleria turritana compresi nel primo trentenniodel secolo XII. Messa in pagina non rigorosa,con allineamenti disomogenei sullo specchio discrittura, rigato a secco sul lato carne, come ne-gli altri documenti sardi autoctoni.

XXI.6 Commento linguistico

XXI.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaDiverse scelte grafiche accostano questo do-

cumento alla securitas di Mariano (doc. XV),quali l’uso di <x> per [ss] in exe 3 (= exereXV.10), ixa 8 (cfr. xu XV.3), dexa 8 (con l’equi-valenza grafico-fonologica dessa 19), mixales 22e Uxan 49, e la funzione della nota tironiana –anche di foggia affine al segno utilizzato nel PL– col valore annesso di [e] o [ed], ad es. in exe3, e de donnu 4 (confortato dalla scriptio peresteso e de archipiscopu 5), e dessa 5, ed abeat33 (cfr. ed abeat 34, oltre che ed ixa 10, ed omi-nes 7). Etimologico sarà il digramma <sc> inascias 29. Alla tradizione locale corrispondonocertamente <c> = [k], ad es. in iudice 4 e berbe-ces 21, o <b> in birgo 1 e baccas 21.

b) FonematicaSono tutti tratti vistosamente logudoresi del

nostro documento:– Vocali finali non alte: iudice 4, omines 7,

pedes 8, sorre 12; nostros 6, domo 7, intregos10, ponio 16, porcos 21.

– Betacismo: birgo 1, boluntate 4, binia 16,abea 17, baccas 21.

– T C -: latus 8, domestica 19, berbeces 21.– D - salda: pedes 8.

c) Morfologia– Possessivi: mea 4, suos 10.– Dimostrativo: ista 4.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXI

163

44 ordines]hordines (cosí S). Angelorum]angelor, per ov-via omissione del compendio morfologico. Archange-loru]arhangeloru (S integra senz’avvertire).

45 onnes]onne, con s omesso (S omnes).46 Et sun testes]Etsuntes piú titulus (S sunt testes).50 S Garbia.51 frates]fratres.52 iscrixi ’sta]iscrixista, per aplografia.

XXI.2 Commento storico

XXI.2.1 Commento generaleLa carta, datata con approssimazione al

1122 (Cau 2000:356, n.102), riporta l’ampia do-nazione a Montecassino del monastero di SanNicola de Soliu (= in solio) o di Silanos, pocodistante dallo scomparso centro di Speluncas,nei pressi dell’attuale Sédini, da parte dei po-tenti nobili turritani Furatu de Gitil e Susannade Lacon-Zori sua consorte, con l’assenso espli-cito del Giudice Costantino I e dell’arcivescovoAzzone. L’atto, per il suo contenuto, riveste par-ticolare importanza, perché da un lato fornisceampie informazioni sulle consistenze patrimo-niali delle chiese costituite tramite privilegi elar-giti da privati, e dall’altro consente di ricostruirela vitalità culturale complessiva dei centri mona-stici di periferia nel primo periodo buio medie-vale (Saba 1927:59-61, Schena 1995:47, Turtas1999:222-223). Il primo punto emerge chiara-mente dall’ampiezza della donazione, che com-prendeva vasti appezzamenti di terra coltivabilee boschiva, una cinquantina di servi e ancelle,in larga parte ceduti per intero, 50 cavalle, 20cavalli domiti, 100 vacche, 300 maiali, 1.200 pe-core, 50 capre, 15 paia di buoi da lavoro, oltreche due libri messali, un omiliario, un senten-ziale, un notturnale, due salteri monastici e dueminori, due manuali e due antifonari per la Li-turgia delle Ore (unu de die, atteru de nocte). Ilsecondo punto s’evince dal tipo di corredo indi-spensabile per l’actio liturgica, e in particolare –come sottolinea acutamente Mele (1993:150-151) – dal fatto che «attestazioni quali quella te-stè citata confermano, nell’ottica di una conside-razione moderna del gregoriano “di periferia”,che nessuna area, per quanto isolata, può esereignorata per una valutazione complessiva dellamonodia liturgica nella cristianità medioevale.La diffusione di libri liturgici, spesso neumatici,era sistematica e capillare, ed era segno di atti-vità spirituali che implicavano fenomeni artisticie culturali, ma anche di carattere politico edeconomico».

XXI.2.2 Personaggi e luoghi4 Susanna Dezzori: moglie di Furatu de Gitil,

figlia di Gonnario de Lacon e di Elena de Gu-nale-Zori (Brook et alii 1984:23 e 215, tav.VIII). Furatu era forse originario, secondo l’et-nonimo, della Valle de Gitilesu, da Merci(1992:271) identificata col territorio compresonella curatoria di Valles, fra Trullas e Semèste-ne. Per i vasti possedimenti di Susanna Dez-zori nell’Anglona e nelle aree circostanti cfr. laminuziosa disamina di Maxia (1997:82-84).

6 Azzu: è l’arcivescovo Azzone, già menziona-to in un atto del 1113, allorché emanò dueprivilegi in favore del priore di Camaldoli(Turtas 1999:216-217). Come sostiene con ra-gione Saba (1927:162), anche se codesto pre-sule non appare piú attestato nei documentiposteriori, la sua menzione nel nostro, che èsuccessivo alla prima donazione di Furatu deGitil nei primi mesi del 1122 (doc. XII in Sa-ba 1927:153-155), ci obbliga a postulare lasua attività fino alla data qui stabilita (control’ipotesi di Turtas 1999:848, che nella sua cro-notassi dei vescovi sardi contempla dopo il1114 altri tre prelati, seppure non perentoria-mente documentati).Sanctu Nicolaus de Soliu: monastero e chie-sa di S. Nicola di Silanos, in territorio di Sé-dini, fatto edificare e donato all’ordine diMontecassino dagli esponenti della cerchiagiudicale turritana, Furatu de Gitil e sua mo-glie. A membri della famiglia Zori si riferiscel’iscrizione funeraria scolpita nella facciata.Sede di priorato cassinese, dipendente dal-l’abbazia di S. Maria de Tergu, non ne resta-no che le rovine (Coroneo 1993:126).

17 Muru, Salape, Petra Lata: secondo Maxia(1997:161,169,173; 2001a:360-361), tutte loca-lità in agro di Sédini (con assoluta certezzal’ultimo toponimo, cui corrisponde l’ubicazio-ne della chiesa medievale di San Pantaleo).

18-20 Una serie di microtoponimi elencati nel do-cumento è stata limpidamente identificata daMauro Maxia nel territorio meridionale dell’at-tuale comune di Sédini (2002:271a):Barranca, località nella valle di Silanis (o Si-lanos); domestica de Prunazzonca, toponimoche designava un tratto in pendio posto al di-sotto delle rovine dell’antica parrocchiale diSpeluncas; la terra di Concas, che corrispondeal toponimo Cònchi, relativo a una località si-tuata a metà strada fra le rovine di Speluncase l’abitato di Sédini; la terra di Laccos, oggiPala di li Lacchi; il saltu di Nuse, non lontano

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 84: Crestomazia Sarda

XXII.1 Testo

Ed.: Meloni/Dessí Fulgheri (1994:148,154-162 = D). Sigla del documento: CSLB.

§ 2 [c.2v]Conporai-lis a pPetru Thanca et / 2 assos frates,sende armentariu / 3 Ianne Gulpio, terra cantavi avian / 4 in balle de Bosove, dave monte / 5

in monte. Et ego de<i>-vi-<n>de-lis assos / 6

.VII. frates .VII. baccones. Et issa / 7 parte dePetru Thanca remasit / 8 in su saltu ki vi regna-rat Iudike. / 9 Testes, Gunnari Piskella, et Pet- /10 ru de Therkis. Et ego fatho-nde / 11 vene asSanctum Leonardu dessu ispi- / 12 tale de Bo-sove.

§ 7 [c.4r]Deit-imi donnu B<e>nedicte s’Operaiu / 2 de Pi-sas latus de Comita Carta prossu cantu / 3 vi aviain Iorgia Ca<m>pagna et in / 4 sos fiios, ca sulatus meu si fuit. Testes, / 5 Gelardinu de Cunittuet Petru Se- / 6 cke. Et appo-nke appus sa domola- / 7 tus de Petru Puione, fiiu de Furatu Puione.

§ 8Conporai-li a cComita Gattone .I. / 2 die in MariaPrias et .I. die in sa fiia / 3 Iusta et .I. die in su fiiuGosantine. / 4 Et ego posi’-lu in manu a don-nikellu / 5 a dare-li .I. boe. Testes, Gosantine //

[c.4v]/ 6 Sarakinelle et Ucellu.

§ 9Conporai-li a lLuckesu .I. die in Iusta / 2 Prias,et ego dei-nde-li tridicu ki balsit / 3 .I. unthad’argentu. Testes, Petru de Lu- / 4 ckesu et Iu-vanne d’Iscanu.

§ 10Deit-imi donna Susanna de Lacon / 2 latus dessacorte de Bosove cun o- / 3 mines et cun terras et

cun bineas. / 4 Do-vi homines Nikifori intregu etFuratu / 5 Mamalu intregu, et Furatu Puione / 6

et Maria Lattina intrega, et latus / 7 parte ave su-su dessa vinea de Cor- / 8 te a rRuclata <de>balle, et latus dessa / 9 vinea de Suran, canta viavian de pa- / 10 rente, et issu latus parte aveios- / 11 so dessu cuniatu de Guthin, et latus / 12

dessu saltu d’Olidone, ki partho cun / 13 Blaia-nu, et cun tottu Monte de Pis- / 14 kina, et latusdessa vinia de Agu- / 15 thana, et terras, su latusparte / 16 ave susu, intro a bia dessa domesti- /17 ca de bulbare, dave secus de Corte, //

[c.5r]/ 18 et toctu su monticlu de Gasin, suc- / 19 tavia, et latus de Balle de Bosove, / 20 dessu can-tu fuit de parente, et latus / 21 dessa balle suctasu monticlu de Agu- / 22 thana intro a cco clom-pet assu ter- / 23 men de Oliula, et latus dessude Pla- / 24 nu d’agru de Basolu, in co venit ad/ 25 termen dessu de Murusas et de Oli- / 26 ula.Et do-lu toctu custu ad Sanctum Le- / 27 onardudessu ispitale de Bosove / 28 pross’anima meaet de mugere mea / 29 et de fiios meos.

§ 11Conporai-li ad Petru de Lela et as- / 2 sa muiereIorgia Gusai sa domo / 3 sua tegulata, tenendeassa iaca, et / 4 cun ortale et cun onnia perte-nenthia / 5 canta li perteneat ad ecusta domo. Et/ 6 ego dei-nde-li .I. untha d’argentu / 7 coctu etmesa, et .I. bisante, et .XII. ca- / 8 rras d’oriu, et.II. carras de tridicu. Testes, / 9 Belando et GaviniGusai, fiiu de Ianne / 10 Gusai, et Ianne Cabella.

§ 12 [c.5v]Conporai-li ad Petru Gusai sa terra / 2 sua deBalle de Bosove, tenende as- / 3 su flumen et te-nende assa vinea de / 4 Ianne Kerellu, et latusin terra de Iudi- / 5 ke. Et dei-vi-li .III. moios delavore. / 6 Testes, Ithocor de Valles et Petru / 7

d’Ardu, et Istefane Muntone. Et / 8 si mi-nde estfactu kertu, d’ispiiare- / 9 mi-lu su fiiu. Testes,

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XXII. Condaghe di San Leonardo di Bosove, post 1120-1173– Quantificatore: attera 11.– Verbo: desinenza di 4p -mus, in facimus

4, ponemus 6; di 6p -n < -NT in sun 46.

d) ConsuntivoLa lingua rappresentata nel documento ri-

flette organicamente lo stadio sincronico del lo-gudorese dell’inizio del sec. XI.

XXI.6.2 Voci e strutture notevoli7 intregu: inizia qui una lunga serie di nomi

di servi ceduti interamente per 4 giorni allasettimana; piú avanti (11-13), occorre ripetu-tamente la determinazione pede/-s entro unsintagma preposizionale in + nome dell’an-cella soggetta a prestare un quarto o piúquarti delle sue opere al ricco monastero.

10 .III. pedes: servi di 3 pedes, vale a dire con-cessi per tre quarti del tempo lavorativo.

12 latus: servi lateratos, concessi per la metàdel tempo lavorativo.

24 .I. capone de argentu: un ‘acquamanile’, «simi-le all’esemplare bronzeo a forma di pavone,rinvenuto in territorio di Mores e custoditonella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, conascrizione alla prima metà del XII secolo» (Co-roneo 1993:121, e per un’ottima fotografia delreperto si veda Boscolo 1978:illustrazione XV).

timaniatares: ‘incensieri, turiboli’, da gr.-biz.qumiat»rion.

25 orzolu: equivalente di ‘orciolo per conserva-re l’olio’.

27 cupas: ‘botti’ forse per contenere il vino.callariu: corrisponde a CALDAR2UM, con l’inte-ressante assimilazione -LD- > [ll], che anticipal’esito sardo con la cacuminale [ka'JJardΩu]‘caldaia, treppiede grande’.

28 catricla: è l’antenato semivolgare di log.orientale [ka'trika], da CRAT7C(4)LAM ‘graticola’.

29 berrinas ‘verrine’; sarclos ‘sarchi’; arclasARC4LAS ‘cassapanche per attrezzi’.

XXI.7 Commento filologico

Autografo, eseguito su imbreviatura o annota-zioni della concessione. Lo scriptor appare piúvolte distratto, dimenticando titulus, ripetendosegmenti e producendo lezioni spurie. Il testoesemplifica, in modo molto limpido, l’irrigidimen-to d’uno schema testuale proprio delle strutturesemivolgari, con una dispositio che nella secondaparte, contenente l’elenco degli arredi e beni do-tali, sfrutta il ricorso a forme semilatine, vere pro-toforme etimologiche di strutture lessicali peraltronon sempre continuate nel romanzo isolano (sipensi a SARC4LOS > sarclos, ARC4LAS > arclas).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 85: Crestomazia Sarda

volontà testamentaria del monarca, e nel con-tempo è una mostra di gratitudine verso gli ami-ci pisani. Ma le registrazioni contenute nel mo-desto quadernetto risalgono a periodiantecedenti al suo regno, come alcuni dati nuo-vi che discutiamo qui appresso o che sono statigià accennati in precedenti commenti consento-no ragionevolmente di congetturare. Secondoquanto riferisce Giuseppe Meloni nell’introdu-zione storica al condaghe di Barisone (Melo-ni/Dessí Fulgheri 1994:100-101), la piú anticamenzione della domo de Bosove è del 1120,quando Comita de Athen dona il centro agricoloai Benedettini di Montecassino. È molto proba-bile che già da codesta data sia esistito un edifi-cio religioso nella zona (di cui però non sono ri-maste tracce consistenti: Coroneo 1993:272),adibito anche alla cura e soccorso dei malati.Non c’è da dubitare, secondo noi, che una se-conda, ingente concessione di terre e beni all’O-spedale di Bosove, già nelle mani dell’Opera diPisa, sia da ascrivere a un altro potente perso-naggio della famiglia degli Athen, quell’enigma-tico Mariane che compare nelle schede 188 delCSNT e 13 del nostro condaghe. Poiché, com’ègià stato argomentato, il primo lascito di quelMariane fu riconosciuto in un giudicato del so-vrano Gonnario, egli deve aver elargito la con-cessione all’Opera prima del 1127/30, date con-troverse che segnano l’inizio del governo delpadre di Barisone II.

L’Ospedale di San leonardo di Bosove saràamministrato dal 1178 al 1257 dai rettori delmonastero di San Leonardo di Stagno, quindidalle Clarisse di Pisa.

XXII.2.2 Personaggi e luoghi7.1 Benedicte s’Operaiu: è un nome-chiave per

interpretare il dominio effettivamente gestitoda Barisone II di Torres, e anche per fornirequalche delimitazione in piú sulla reale con-sistenza del Giudicato di Gallura. Come sidirà a proposito della Carta gallurese (doc.XXV), l’Operaio di Pisa che ricorre nella pre-sente registrazione è il medesimo che rogauna carta nel 1173, come dimostra incontro-vertibilmente anche la presenza nei due do-cumenti del teste Gelardinu de Cunittu (§7.5), in veste italianizzante Gerardu di Co-nettu (XXV.22). A nostro avviso, la Cartagallurese non è altro che una delle tante re-gistrazioni o singrafi che, nei casi di transa-zioni che riguardavano monasteri sardi, sonostate riunite in condaghes, di cui però non ci

è mai pervenuto alcun testimone in origina-le. Ma ciò che importa qui sottolineare è chel’identità dei personaggi nei due documentisembra avallare la tesi che il Giudice Bariso-ne menzionato in entrambi sia in effetti Bari-sone II di Torres, il quale poteva amministra-re, o nella fattispecie ricevere in dono, terree beni dislocati nella Gallura.

10.1 Susanna de Lacon: il personaggio in que-stione è verosimilmente, per via dei dati in-crociati che discutiamo in questo Commento,la cugina di Gonnario, Susanna de Lacon-Zori(-1113-1147-), come d’altronde accenna – coneccessiva circospezione – Giuseppe Meloni(Meloni/Dessí Fulgheri 1994:31, dove tuttaviasi esita fra quest’identificazione e quella menoprobabile dell’omonima figlia di Barisone II).

12.6 Valles: equivale alla circoscrizione di Balles(sd. ['baJJes]), piú volte menzionata nelCSNT (Merci 1992:275); il microtoponimo ri-corre frequentemente nel CSLB e nel CSNT.Si tratta probabilmente, come in tantissimi al-tri casi (cfr. Day 1987:127-183), d’un centro ogiurisdizione assorbita, in seguito agli spopo-lamenti, da riassetti amministrativi successivi.

12.7-11 Ardu, Enene: antichi centri abitati (villa escolca) della Flumenargia (Day 1973:95-96).

13.1 Mariane d’Athen su de Cortinas: è, con cer-tezza assoluta, lo stesso personaggio dellascheda 309 del CSNT, dove compare con l’i-dentico Herkunftsname Cortinas, che rispec-chierà – malgrado le riserve espresse daMerci (1992:280) – il microtoponimo attualeCostinas di Mores (Paulis 1987:185), giàidentificato da Terrosu Asole (1974:47) per ilperiodo fra il XII e il XIII secolo. La scritturamoderna Costinas sarà ipercorretta in unterritorio che da secoli fa convergere il nesso-[st]- in -[lt]- e poi in -[Lt]- (Contini 1987 I:carta56, Mores = punto 49: A(U)G9STUM > [a'uLtu]attraverso [a'ustu], e cosí dunque [koL'tinas]→ Costinas). Naturalmente, si tratta, sempresecondo noi, del Mariane de Athen del co-siddetto PL (doc. XV) e della scheda 188 delCSNT (doc. XX), che cede terre e beni sia al-l’Ospedale di San Leonardo di Bosove, siaalla chiesa camaldolese di San Nicola diTrullas. Un’ulteriore conferma indiretta diquesto personaggio ci viene fornita dai mo-nogrammi regali confezionati da una manoanonima in calce alla c.5v del CSLB: eviden-temente un revisore del testo sentí il bisognodi segnalare chiaramente il rango di Giudiceche spettava al donatore.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXII

167

previteru Gavi- / 10 ni de Bare et Petru d’Ardu sude Bo- / 11 sove, et Paganellu de Enene.

§ 13Deit-imi Mariane d’Athen su de / 2 Cortinas on-nia cantu-ke-li intravat / 3 in Bosove, et homi-nes et terras et bini- / 4 as cantu c’aviat de tresuna dessa / 5 domo de Bosove, ki fuit de don-nu / 6 Comita de Laccon, cun su fructu ki li / 7

intravat a Gosantine su fiiu ki mo- / 8 rivit eniu.Kertarun-inde in coro- / 9 na mea a BarusoneMorroccu et / 10 a pPetru su frate, et ad toctusos frates / 11 cantos mi-vi kertavan in ecusta //

[c.6r]/ 12 parthone in corona mea, et isse dei- / 13 t-imi-la a mimi. Testes, Ithocor de Lacon / 14 Ar-barachesu et Gosantine d’Athen, / 15 curatorede Valles.

_____

§ 25 dei-vi-nde-lis]deuidelis per ovvia aplografia del copista,

che ha omesso di segnare anche un titulus sopra la se-conda i. D restituisce devi·[n]delis, mantenendo unadesinenza del perfetto mai documentata né probabile.Le sequenze cumulative di clitici avverbiali pronomina-li (IBI+INDE+ILLIS) sono molto comuni in sardo antico.

6 D fratres. baccones] o corretta su e.8 saltu] Una macchia copre parzialmente la voce, che

tuttavia si legge chiaramente con una lente d’ingrandi-mento senza l’ausilio della lampada di Wood.

9 testes] D non avverte dello scioglimento dell’abbrevia-zione.

§ 71 D B(e)n(e)dicte.2 Pisas] La s finale soprascritta nell’interlinea.3 avia] La prima a corretta su u; logicamente 3p senza

la dentale finale, per interferenza col toscano. Campa-gna]Capagna, con omissione di titulus; il cognome èil corrente Campan(i)a toscanizzato.

4 Il passo è da comprendere come una subordinata cau-sale: ‘perché erano (i figli) servi miei!’; fraintende to-talmente D, che introduce una virgola prima di si, in-terpretando il pronome riflessivo come SIC.

§ 85 testes] D non avverte dello scioglimento dell’abbrevia-

zione.

§ 92 Prias] La P iniziale presenta un prolungamento supe-

riore che starà al posto del tratto abbreviativo.3 Testes] D non avverte dello scioglimento dell’abbrevia-

zione.

§ 103 omines] La s soprascritta.8 a rRuclata de balle]arruclati balle: per aplografia il co-

pista ha omesso la preposizione e poi scambiato lavocale finale del comune derivato deverbale sardo

con una i; per l’odierno [ru'kraAa] ‘scorciatoia, incro-cio’ cfr. Espa (1999:1127).

13 Pis-]-s soprascritto.16 intro a]$tra: l’emendamento è richiesto dal senso del

brano: ‘dentro la via della domestica del recinto per ibovini’ (cfr. l.22).

28 D pro.s’anima.

§ 118 testes] D non avverte dello scioglimento dell’abbrevia-

zione.

§ 125 D trascrive et in corsivo, come se fosse nota tironiana

sciolta.

§ 1311 Seguono dei marginalia in basso: una scritta, dal

ductus impreciso, in una carolina tarda, con la men-zione del donatore dei beni riferiti nella scheda 13:Deit-imi Mariane d’Athen; tre monogrammi, due pro-ve incomplete e uno finito, che rappresentano una co-rona giudicale rovesciata, come quella dei sigilli diBarisone II. Il riferimento di tale intitolazione simboli-ca al discusso Mariane d’Athen (cfr. qui docc. XV eXX) è molto significativo.

XXII.2 Commento storico

XXII.2.1 Commento generaleIl Condaghe di San Leonardo di Bosove è un

piccolo quaderno di registrazioni dei beni patri-moniali che il Giudice turritano Barisone II fececompilare alla fine della sua vita politica, allo sco-po di sancire la validità giuridica dei lasciti e tran-sazioni che precedentemente erano stati compiutia favore del lebbrosario, che egli aveva deciso nel1178 d’annettere all’amministrazione dell’Ospeda-le di San Leonardo di Stagno in Pisa. Le terre e ibeni che confluiscono in questo breve libro dibeni provengono quasi tutti dalle aree conterminidi Sassari, in particolare dai villaggi o domos diEnene e Bosove. Di particolare rilievo, malgradola scarna densità delle registrazioni, sono i riferi-menti che il testo offre a personaggi che com-paiono in documenti del secolo XII, i quali aiuta-no a ricostruire lo stesso processo di formazioneed evoluzione del lebbrosario di Bosove, e forseanche l’effettivo dominio giuridico-amministrativodel Giudice menzionato nel condaghe laico.

Di Barisone II (-1134-1191m.), sposato conPreziosa de Orrú e padre di Costantino II(Brook et alii 1984:85, tav. VI, Casula 2001:160-161 con data d’inizio non aggiornata), s’è già par-lato in precedenti commenti storici (cfr. doc. XIX).La data del 1190 che compare nelle prime lineedell’intestazione del condaghe suggerisce che lastesura del medesimo risponda a una precisa

166

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 86: Crestomazia Sarda

– Pronome personale: isse 13.12.– Verbo: Gerundio sende 2.2; Presente indi-

cativo 1p fatho 2.10, 3p clompet 10.22; Imper-fetto intravat 13.2; Passato remoto 1p posi(i)8.4, 3p morivit 13.8, remasit 2.7; Piuccheperfet-to regnarat 2.8.

– Preposizione: dave < DE AB 2.4.

Ascrivibili con certezza all’estensore, verosi-milmente non sardo, sono la strana assenza del-la dentale in avia 7.3 e l’uso abnorme del verbopronominale essersi ‘essere’, in si fuit 7.4, co-struzione altamente ricorrente in toscano antico(Brambilla Ageno 1978:325-326 per Dante e1964:33-152, Transitività e diàtesi, per ulterioriesempi medievali; Serianni 1989:389), ma deltutto estranea alla sintassi sarda.

d) LessicoPer il lessico, il documento testimonia un

repertorio di forme autenticamente logudoresi,fra cui ricordiamo dare 8.5 (contro il tipo meri-dionale dona(r)i), e forse anche un elementoesogeno, agru 10.24, che sarà glossa del termi-ne equivalente saltu, tenuto conto della sua in-fima ricorrenza in sardo (DES I:62, con due at-testazioni, di cui una toponomastica e l’altra,nel CSNT 211, in una scheda fortemente so-spetta d’essere stata vergata da un estensorecontinentale).

e) ConsuntivoIl quadro globale che emerge dall’analisi del

testo è consono col tipo logudorese del XII se-colo (cfr. CSPS e CSNT), fatte salve le interfe-renze toscane nella ricopiatura delle schede,che consentono d’interpretare correttamente ivalori delle grafie sarde antiche.

XXII.5.2 Voci e strutture notevoli7.6 appus: qui ‘oltre’, con spostamento semantico

trasparente: ‘E sono beneficiario, oltrechédella curtis, della metà del lavoro di P.P.’.

13.4 de tres una dessa domo de Bosove: la locu-zione preposizionale con parte sottintesa,formata col tipico sistema numerale cardina-le sardo, significa ‘un terzo (di quanto pos-sedeva nella corte di Bosove)’.

XXII.6 Commento filologico

Al pari degli altri condaghes qui illustrati, ilCSLB si presenta come un centone di registra-zioni concernenti atti diversi – donazioni, lasciti,acquisti, vendite, permute, sentenze giudiziarie –compiuti in periodi precedenti al loro repertoria-mento in un unico libro, o appunto condaghe.L’ordine delle singole schede è spesso arbitrario,potendo riflettere il loro casuale reperimento intempi diversi della trascrizione, anche se nellamaggior parte dei casi il curatore incaricato d’al-lestire la silloge cercava di dare una sequenzia-lità cronologica agli atti trascritti. Anche comenegli altri casi il nostro è una copia, anzi proba-bilmente – crediamo – una copia ad uso internodell’Opera di Pisa, nel cui Archivio Capitolare èstato ritrovato il condaghe. Comunque, che siacopia d’un esemplare perduto lo dimostrano inon pochi errori di distrazione segnalati nell’edi-zione, e soprattutto, anche per quanto riguardale parti qui riportate, le numerose interferenzecon la lingua dello scriniarius, con molta proba-bilità un chierico dell’Opera di Pisa.

Inseriscono peraltro la costituzione diploma-tica del documento entro una tipologia sarda ladata in forma abbreviata con la sola indicazionedell’anno, l’omissione della data topica, il riferi-mento alla natura del documento (condake), lesolite formule di protocollo riguardanti la volontàdegli autori delle donazioni o transazioni, l’as-senza di riferimenti allo scriptor o rogatario.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXII

169

13.6 Comita de Laccon: un ulteriore personaggioche mette in rapporto il Mariane d’Athen ap-pena riferito con il Mariano del PL. In effetti,un Comita de Lacon è registrato nelle Genea-logie fra il 1113 e il 1124 (Brook et alii1984:83, tav. V), e compare, significativamen-te, strettamente legato al Petru de Serra cheoccorre nella discussa securitas ai Pisani.

13.13 Ithocor de Lacon Arbarachesu: com’è sta-to fatto notare nel consuntivo sul PL (BlascoFerrer 2001a:30-31), l’estensore della schedadel CSLB specifica la provenienza del teste,arbar[i]chesu = ‘dall’Arborea’, il che fa pen-sare che il Mariane de Athen che aveva do-nato in lascito i beni all’Ospedale potessegestire territori che erano patrimonio delGiudicato arborense.

13.4 Gosantine d’Athen: nome che concorre acollegare perentoriamente i due Marianes delPL e del CSLB, dato che è lo stesso personag-gio che compare nel primo documento inquanto testimone dell’atto (cfr. doc. XV.25).

XXII.3 Commento codicologico

Archivio Capitolare di Pisa, Diplomatico,Primaziale, Frammenti sec. XII.

Codice membranaceo, mutilo nella parte fi-nale, di cc. 10 non numerate, misuranti mm178x127, vergate su uno specchio di scrittura dica. 122x75 mm, contenente regolarmente 22 ri-ghe. Il primo foglio è servito da coperta delquadernetto, riportando perciò guasti in piúparti del testo. Rilegato in forma di codice, con5 fogli piegati a formare un quinterno.

XXII.4 Commento paleografico

Scrittura carolina tarda, con alcuni tratti pro-pri della gotica (molto evidente il rispetto dellaregola enucleata da Stefano Zamponi riguardan-te la chiusura delle lettere concave verso destrasulle lettere successive, sia sulla base che sullalinea superiore di scrittura), dal ductus regolaree omogeneo in tutte le parti. L’unica mano cheha redatto il quadernetto appare ben edottanelle abbreviazioni e nell’esecuzione delle let-tere e delle legature, ed è forse correlabile conuno scriba professionale toscano della fine delsec. XII (Andrea Dessí Fulgheri in Meloni/DessíFulgheri 1994:128-129) o degli inizi del sec.XIII (Cau 2000:385-386, n.167: «ritengo che il

suo allestimento vada inserito non prima deglianni Venti-Trenta del Duecento»).

XXII.5 Commento linguistico

XXII.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono scelte grafematiche sarde, logudoresi

lato sensu: <k> in iudike, ki 2.8, kertarun 13.8;<ck> = [kk] in Secke 7.5, Luckesu 9.1; <th> = [Q]in Thanca 2.1, Therkis 2.10, fatho 2.10, untha9.3, Ithocor 12.6, Athen 13.1; <i> = [j], o già [dΩ],in fiios 7.4, muiere 11.2, moios 12.5; <ni> = [nj],o già [ndΩ], in cuniatu 10.11 e binias 13.3.

– Sono invece con molta probabilità da adde-bitare alle consuetudini d’un copista pisano (o, sesardo, comunque aduso alle abitudini scrittorie eanche linguistiche pisane) i seguenti grafismi:<gn> in Campagna 7.3; <g> = [dΩ] in mugere10.28 (che peraltro confermerebbe il valore fono-logico della grafia tradizionale <i> di muiere 11.2,se non si tratta d’un’attestazione di change in pro-gress, come direbbe William Labov 1994); <ct>per i nessi -CT, BT- o per la geminata -TT-, ususche rispecchia un vezzo di scrittura precarolingia:factu 12.8, fructu 13.6, toctu 13.10, sucta 10.18.Di bassa frequenza nella scripta sarda autentica,infine, l’apostrofo nella preposizione che forma icognomi: d’Athen per de Athen 13.1,14.

b) FonematicaGli esiti riscontrati nelle schede qui riportate

riflettono tutti un tipo linguistico prettamentelogudorese antico:

– Vocali finali non alte: monte 2.5, parte 2.7,die 8.2, boe 8.5, homines 10.4; domo 13.5, can-tos 13.11, moios 12.5.

– Prostesi vocalica: ispitale 2.11.– T C -: frates 2.2, iudike 2.8, latus 7.4.– V/B: [b] in posizione iniziale, balle 2.4, bi-

nias 13.3, contro valles 12.6, che può riflettereuna scrittura etimologica; [v] in posizione media-na, come in piú varietà centro-orientali odierne:avian 2.3, dave 2.4, lavore 12.5, intravat 13.2.

– LJ-: mugere 10.28, con esito affricato pre-palatale [dΩ], e muiere 11.2.

c) Morfosintassi– Articolo: sos 13.10.– Possessivi: meu 7.4, mea 13.12.– Dimostrativo: ecusta 13.11.

168

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 87: Crestomazia Sarda

40 Petru de Serra, Içoccor de Athen, Constantinude Athen, Constantinu

41 de Thuri, Petru de Laccon, Marianu de Ma-runiu, Petru de Gonnale, Petru Pinna,

42 Dorgotori de Ponte, Constantinu de Thuri,Içoccor Seccie, Comita de Circi; testes,

43 buiacesu maiore, Petru de Licios et cita suaet omnes fratres meos et fideles meos.

44 Facta Anno Domini Millesimo centesimo trice-simo sexto. Indictione .XIIII.

45 mense Maio, die vicesim[a], luna XV, in Re-gno qui dicitur Arder.

_____

1 Deo] Trascrizione omessa da S.3/4 Micha/ele]Micha/hele.15 tottu] S totu.16 popillares] S pupillares, intervenendo sulla probabile

interferenza con la lingua del copista.18 Constantinu Melone] S Constantine M.21 co ssiat]cosciat (cosí S), ma è ovviamente una clausola

subordinativa. Michael]Michahel (cosí S). Ferruce-so]feruceso; S integra senz’avvertire. null’omine] S nul-lo [o]mine.

24 ki nc’ian] S kin cian.29/30 pa/trem]pa/patr£, col primo segmento di parola

ripetuto espunto (S patre).34 patrem] S patre.35 et de .XXIIII.] S omette la congiunzione.39 Saltaro] Sull’o finale si scorge un tratto di penna, forse

un titulus non eseguito completamente.40 Içoccor] S Izoccor; la prima c ricavata da r mediante

aggiunta di legatura maldestra con la seconda c.41 Marianu] S Mariane.42 Constantinu de Thuri] Sembrerebbe mera ripetizione,

per distrazione, del teste menzionato due righe sopra,ma preferiamo conservare. Içoccor] S Izoccor. Circi]Forse sta per Cerci (Kerki), con -i ipercorrettiva dovu-ta al copista? Nel dubbio preferiamo non intervenire.

43 Licios] Segue una rasura che copre quasi interamentedue lettere, di cui con l’ausilio della lampada di Woodsi può identificare la seconda, una u. Il cognomennon pare essere attestato: si potrebbe trattare d’erroredi copia per Li(l)ios o Ligios, piú volte documentati inarea logudorese.

45 vicesima] La vocale finale è coperta dal cordoncinodella plica.

XXIII.2 Commento storico

XXIII.2.1 Commento generaleCostantino de Athen, fratello di Pietro e di Ma-

riano de Athen, si fa promotore anch’egli di impa-rentamenti politici e culturali con la Penisola, con-cedendo nel 1131 a Montecassino le chiese di SanMichele de Thericellu, da lui rinnovata a speseproprie, e di San Michele de Ferruceso (o Furrighe-sos, oggi in agro di Ságama), dipendenti entrambeda Santa Maria de Thergu nei pressi di Osilo e Ca-stelsardo. La pergamena, vergata da un estensore

anonimo all’interno della Cancelleria giudicale diArdara, rappresenta una carta bullada emanatanon da un Giudice, bensí da un nobile del Regno(Saba 1927:56-57, Brook et alii 1984:207, Schena1995:39). La concessione avviene col consensodel clero secolare isolano, da sempre contrario al-la penetrazione degli ordini monastici continenta-li. In seguito alla richiesta del donatore, i servizidovuti alla chiesa matrice turritana vengono abro-gati dal Giudice, il quale affranca la prima chiesaconcessa a Montecassino da ogni prestazione inbeneficio del Giudicato, di qualsiasi autorità giudi-cale, dei curatori o dei maggiori, salvo previo as-senso del priore di San Michele de Thericellu.

XXIII.2.2 Personaggi e luoghi15 Petru de Cannetu: arcivescovo turritano, ori-

ginario di Ploaghe, documentato tra il 1134e il 1139 (Turtas 1999:849; ma si tratterà cer-tamente anche dello stesso prelato menzio-nato nel doc. IIA.14 del 1113, durante il go-verno del padre di Gonnario).

23 Gonnari de Laccon: Giudice di Torres, suc-cessore di Costantino, salito al trono tra il1127 e il 1130 (cfr. doc. XV).

38-43 È agevole individuare diversi riscontri an-troponimici (e di Herkunftsnamen: Thuri) frai testes del documento e persone e luoghi at-testati nei condaghes logudoresi (CSPS, CSNT)e nei docc. II del 1113 e XV del 1124-27/30(ad es. Comita de Laccon e Petru de Serra).

XXIII.3 Commento codicologico

Archivio dell’Abbazia di Montecassino, AulaIII, Capsula XI, Cassetto I, num. 12.

Pergamena di mm 480x195, con plica di mm50 e velo di protezione in seta rosa, da cui pen-de per mezzo di filo serico una bulla plumbea,con la legenda Gunnari Rege e la raffigurazionedella faccia, quasi perfettamente rotonda (comesi può vedere anche nella riproduzione fotostati-ca del sigillo pendente dalla carta del 1153, pub-blicata da Casula 1979:192-193) (cfr. fig. 8-9).

Regesti in Saba (1927:177), Leccisotti (1965:62,num. 12), Frank/Hartmann 1997 (V:35, num.74.009).

XXIII.4 Commento paleografico

Scrittura carolina, da mano d’elevata profes-sionalità nel ductus, nella messa in pagina e

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXIII

171

XXIII.1 Testo

Ed.: Tola 1861 (I:210, sec. XII, num. 45), Sa-ba (1927:177-178 = S).

1 Auxiliante domino Deo atque salvatore no-stro Iesu Cristo

2 et intercedente pro nobis beata et gloriosasemperque

3 virgine Dei genitrice Maria, et beato Micha-4 ele archangelo preposito Paradisi. Et beato5 Petro principe omnium Apostolorum cui tra-

didit dominus6 claves regni celorum, et dedit potestatem li-

gandi atque solven-7 di in celo et in terra. Et beato Sancto Gavino,

Proto et Ianuario8 Martires Cristi sub cuius protectione et de-

fensione guberna-9 tos nos credimus esse salvatos usque in finem

seculi. Amen. Fiat.10 Ego quidem Gostantine de Athen ki fatho cu-

sta carta11 cum voluntate de Deus et dessu donnu meu

Iudice Gonnari12 de Laccon et dessa muliere donna Maria Re-

gina prossa13 ecclesia de Sanctu Michael de Thericellu ki

fuit de parentes de14 donnu Comita de Athen et de fratres suos,

et ego renovai-la ad15 tottu spendiu meu. Et petti-la ad su archiepi-

scopu donnu Petru16 de Cannetu cum voluntate dessos popilla-

res, et ipse dett-imi-la cum vo-17 luntate dessos clericos de Sanctu Gaviniu,

dessu archipreite donnu Con-18 stantinu de Lella et donnu Constantinu Me-

lone et donnu Mariane19 Thelle. Et ego offero-la ad Sanctu Benedictu

de Monte Casinu cum20 voluntate de muliere mea Pretiosa de Laccon

et de filia mea Sosanna de21 Athen, co ssiat una cum Sanctu Michael de

Fer<r>uceso pro vestimenta dessos mona-chos de

22 Sanctu Benedictu. Et cando la petti sa eccle-sia, non vi abeat fora de unu pede de homi-ne et una terra

23 de fune. Et osca petti-nde voluntate assu don-nu meu Iudice Gonnari de Laccon, et isse,

24 co donnu vonu, fecit-ila libera sa ecclesia etvocait-ilos sos servos ki nc’ian esser deomni opera,

25 ki non vaian nen opera de Rennu, nen de se-gellu, nen de curatore, nen de maiore, nen de

26 null’omine natu, sine voluntate de priore kil’aet tenne sa eclesia.

27 Et si quis ista carta destruere aut extermina-re eam voluerit, strumet Deus nomen suum

28 de libro vite et carnes eius dirumpant volati-libus et bestiis terre, mittat in illis Dominus

29 mortem papelle et deleantur de isto seculocitius, et habeat maledictionem de Domino

30 patrem omnipotentem, et de Sancta Mariamatre Domini, et habeat maledictionem de.XII. Apostolos et de

31 .XXIIII. Seniores, et habeat maledictionem de.CCCX. et .VIII. Patres Sanctos qui canonesdisposuerunt

32 in Niceam civitatem, et de tres PatriarchasAbraam, Isaac, Iacob, et de omnes sanctos etsanctas Dei. Amen. Fiat.

33 Et si quis ista carta audire voluerit et nostrasordinationes confortaverit et

34 dixerit quia bene est, habeat benedictionemde Deum patrem omnipotente et de SanctaMaria

35 matre Domini, et habeat benedictione de .XII.Apostolos et de .XVI. Prophetas, et de .XXIIII.

36 Seniores et de .CCCXVIII. Patres Sanctos ethabeat benedictionem de omnes sanctos etsanctas

37 Dei. Amen. Fiat.38 Et sunt testes, primus Deus omnipotens,

deinde Ego Iudice Gunnari de Laccon et39 muliere mea Maria Regina; testes, ambos

fratres de Iudice Saltaro et Comita,

170

XXIII. Carta di donazione di Costantino de Athen a Montecassino,20 maggio 1136

Page 88: Crestomazia Sarda

– C -: fecit 24.– D -: pede 22.– TJ-: fatho 10.

c) Morfologia– Articolo: sos 24.– Possessivi: meu 11, mea 20; suos 14.– Pronome personale tonico: ipse 16; clitici

con liquida degeminata: la 14, ila, ilos 24.– Verbo: 1p del Presente indicativo fatho 10;

desinenza di Perfetto 1p -ai in renovai 14; me-taplasmo nel Perfetto *PETUI > petti 15; Condi-zionale log. ian esser 24. La forma *detti perdeiti sarà stata causata da interferenza con lalingua del copista.

– Avverbio: osca 23.– Congiunzione: nen 25.

d) LessicoDa segnalare il chiaro pisanismo segèllo, da

S2G2LLUM.

e) ConsuntivoLa lingua del documento è pienamente

conforme allo sviluppo del logudorese del XIIsecolo, fatte salve le chiare interferenze del co-pista toscano.

XXIII.6.2 Voci e strutture notevoli22-23 non vi abeat fora de unu pede de homine

et una terra de fune: il Tola (1861 I:210, n.3)traduce molto approssimativamente: la chiesadi San Michele di Terricello «non avea altrocarico, fuorché quello di dare uno dei suoiservi per lavorare a benefizio, o della chiesamatrice turritana, o del regolo, o del regno,

una settimana in ciascun mese (non vi abeatfora de unu pede de homines), e dippiú un’al-tra giornata di aratura di terreno, ciò appuntosignificando una terra de fune, ch’è quantodire l’estensione di terreno corrispondente auna giornata, che misuravasi con una fune».Con maggior precisione, pede significa ‘il ser-vo che doveva la sua forza lavoro ad un pa-drone nella misura d’un quarto di giornata’, efune denota ‘la porzione di terreno derivanteda concessione di terre demaniali’ (per en-trambi i termini cfr. anche qui XX.65 e 157).

25 segellu: la voce riflette un esito regolare to-scano di S2G2LLUM, ben attestato in pisanomedievale (GDLI XVIII:1087, segèllo); impro-babile, per la data d’esecuzione, un adatta-mento al cat. segell. Il significato è metoni-mico: ‘che non vadano a servire in nessunterritorio amministrato da autorità giudicale(che convalida il relativo potere giurisdizio-nale col sigillo)’.

XXIII.7 Commento filologico

Autografo, composto probabilmente da uncopista pisano sulla base d’un’imbreviatura delnegozio orale. Sono spie della scripta d’originedell’estensore l’uso di <sc> = [ss] nella sequenzaagglutinata cosciat = co ssiat e l’impiego delnesso grafematico <cci> = [tt∫] nel cognome sar-do toscanizzato Seccie (= Secke, cfr. CSNT 306.5,324.4 e passim; Merci 1992:366 e qui docc. XIX348.62 e XXII 7.5), nonché l’assenza di -s finalein FORAS > fora 22, ovviamente dovuta ad inter-ferenza.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXIII

173

nelle decorazioni delle maiuscole A ed E (que-st’ultima con intrecci ed elaborazioni zoomorfedi suggestione libraria). La rigorosa separazionedelle parole, l’abbandono dei legamenti corsivie l’uso alterno del nesso e della forma per este-so della congiunzione et sono ulteriori caratteri-stiche del diploma (Cau 2000:356, n.103).

XXIII.5 Commento diplomatistico

Il canone formulare logudorese, già visto inprecedenza, è seguito rigorosamente:

– Invocatio 1-9: con l’inclusione, tipica dellecarte settentrionali, dell’arcangelo Michele, diSan Pietro e dei martiri turritani Gavino, Proto eGianuario.

– Intitulatio 10-14: col nome dell’autore, ilpotente nobile Costantino, della nota famigliadegli Athen, e del Giudice Gonnario con suamoglie.

– Narratio 15-18: con la descrizione dei par-ticolari che precedettero la concessione, segna-tamente la richiesta di consenso dell’arcivesco-vo e del clero diocesano.

– Dispositio 19-26: con l’elenco dei beni ce-duti a Montecassino, insieme con le due chiese,di San Michele de Thericellu, un tempo pro-prietà di Comita de Athen prima d’essere re-staurata da Costantino, e di San Michele de Fer-ruceso.

– Sanctio negativa 27-32: con le solite clau-sole minatorie.

– Sanctio positiva 33-47: con le solite clau-sole di benedizione.

– Notitia testium 38-43: con l’indicazione deitestimoni che presenziarono al negozio giuridico.

– Datatio chronica e topica 44-45: con l’in-dicazione della data, secondo il calendario ec-clesiastico (per cui si vedano Cappelli 1998 e ilcommento al doc. XII), e del luogo di stesuradel documento, la Cancelleria regia di Ardara,capitale del Regno di Torres.

XXIII.6 Commento linguistico

XXIII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaL’analisi grafematica svela una chiara strati-

grafia fra il sistema grafico di base e quello se-riore del copista, d’indubbia origine pisana.

– Al copista andranno attribuiti la resa delvocalismo atono con <o> protonica anziché con<u> in: Gonnari 11 (contro il corrente Gunnari38), popillares 16, Sosanna 20; <ç> per un valo-re affricato [ts] anziché [Q] in Içoccor 40; la se-quenza <cci> per [tt∫] nel cognome Seccie 42,cui corrisponde nella scripta sarda Secke -[kk]-;la singolare combinazione <sc> per rendere lasibilante lunga [ss] in (ms.) cosciat = co ssiat 21.

– Al sistema grafico sardo appartengono gliusi consolidati di <k,c> = [k] in: ki 13, iudice11, fecit 24; <th> = [Q] in fatho 10.

b) FonematicaSono tratti evolutivi dichiaratamente logudoresi:– Vocali finali non alte: iudice 11, pede, ho-

mine 22; cando 22.

172

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

8 9

Page 89: Crestomazia Sarda

_____

5 sos] S son (refuso).7 at] Nota tironiana, per ovvio errore di distrazione da

parte del copista che legge et.9 episcopo] o finale per interferenza con la lingua del

copista. Gosantine] S Cosantine.12 Augustine] Una macchia copre la parte centrale della

g. arkiprete] S archiprete. et] S e per la nota tironiana.14 dett-] Anziché deit-, per interferenza con la lingua del

copista.16 et a Iusta] S e a Iusta. dett-] Come sopra a l.14.17 Soiu] Il riferimento è chiaramente a San Nicola in So-

liu (cfr. doc. XXI).18 Dopo Nicola seguono due lettere, dovute a trascorso

del copista, apparentemente uu, che S trascrive conun ingiustificato mi.

21 Gosantine] S Cosantine. et dessu] S ed dessu.22 archiepiscopo] S arkiepiscopo.23 nullu] S nullus. ki-nde-li] S kin de li. prode] S pro de.28 issa] S ista (refuso). donna]d¢n piú lacuna prodotta

da lacerazione della carta, che si prolunga perpendi-colarmente fino all’ultima riga.

29 episcopos]ep¢ piú lacuna da lacerazione. arkiprete] Sarchiprete.

30 ianna]nna, preceduto da lacuna dovuta a lacerazione.31 Parasonis]Paraso+s, con lacuna intermedia da lacera-

zione.

XXIV.2 Commento storico

XXIV.2.1 Commento generaleIl testo documenta un tipico caso di conflitto

d’interessi fra il clero diocesano e i monaci cassi-nesi in seguito alle larghe concessioni di beni eindennità fiscali elargite a questi ultimi dai Giudi-ci sardi. Come ricorda con copia di dati Turtas(1999:238-239), l’arcivescovo di Torres Pietro diCannetu (cfr. doc. XXIII) aveva dato il suo assen-so a una carta dationis del Giudice Gonnario,mercé la quale i monaci cassinesi erano entrati inpossesso delle chiese di San Giorgio di Barai e diSanta Maria di Gennor, dipendenti dal monasterodi San Pietro di Nurchi. I canonici della basilicaturritana di San Gavino e i vescovi suffraganei fe-cero tuttavia opposizione, perché l’arcivescovonon aveva chiesto il consiglio dei primi né ilconsenso dei secondi. Di conseguenza, il legatodel Papa, l’arcivescovo Uberto, emanò una sen-tenza nel 1135 che autorizzava il monastero a te-nere quelle chiese, obbligando nel contempo lachiesa di San Giorgio a versare delle quote parialle spese di viaggio a Roma dell’arcivescovo od’un suo nuntius cardinalis, e imponendo allachiesa di Santa Maria un censo di 20 soldi pisani,proporzionale alle sue rendite. La nostra cartadel 1170 testimonia dell’adeguamento del presu-le Alberto alla sempre piú consolidata volontà

del clero locale ad intervenire nelle cessioni diterre e chiese agli ordini monastici. Questa volta,infatti, la decisione dell’arcivescovo fu presa do-po aver ottenuto l’autorizzazione dei canonici diSan Gavino e il beneplacito dei vescovi suffraga-nei, i quali accettarono di dispensare i monacidagli obblighi pecuniari decretati da Uberto tren-tacinque anni prima.

XXIV.2.2 Personaggi e luoghi5 Nurki: il riferimento è a San Pietro di Nur-

chi, monastero edificato e donato a Monte-cassino dal Giudice Gonnario nel 1120 (Co-roneo 1993:122-123, Turtas 1999:238), da cuidipendevano le chiese di San Giorgio di Ba-ra(g)i nei pressi di Palmadula, nella Nurraoccidentale, e di Santa Maria di Gennor inRomangia, non lontano da Sénnori. Per ogniriferimento storico è essenziale il lavoro diMaxia (1997:97-103).

9 Iuvanne Sargu: arcivescovo di Sorres (Tur-tas 1999:854). Gosantine de Lella: arcivesco-vo di Ploaghe (Turtas 1999:852).

10 Comita De Martis: arcivescovo di Ampurias(Turtas 1999:861). Attu: arcivescovo di Ca-stra (Turtas 1999:876). Per il nome Inpuriu,sostituito in età catalana con Empúries, cfr.Maxia (2001a:521).

11 Zacharia: arcivescovo di Ottana (Turtas1999:871). Iuvanne Thelle: arcivescovo diBisarcio (Turtas 1999:875); l’antico Gisarcluera territorio dipendente dall’Anglona sotto iDoria (Maxia 2001a:394-395).

12 Guffredu: arcivescovo di Bosa (Turtas1999:866).

15 su de Erisa: Herkunftsname collegato col vil-laggio di Éris(a), in territorio di Nulvi (Maxia2001a:391).

17 Soiu: si tratta di Sóliu, chiesa già menzionatanella carta di donazione di Furatu de Gitil.Saccaria: chiesa di Santa Trinità di Saccar-gia, nella curatoria di Figulina, cui si trovavaannesso un monastero camaldolese istituitoper privilegio dal Giudice Costantino I (Co-roneo 1993:138-139).

18 Abbasalsa: località situata nei pressi dell’an-tica capitale Turris (Maxia 1997:82).

XXIV.3 Commento codicologico

Archivio dell’Abbazia di Montecassino, AulaIII, Capsula XI, Cassetto III, num. 48.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXIV

175

XXIV.1 Testo

Ed.: Tola (1861 I:240, sec. XII, num. 97), Sa-ba (1927:198-200 = S).

1 Auxiliante domino nostro Iesu Cristo et in-tercedente pro nobis beata virgine Dei geni-trice Maria,

2 et beato Sancto Petro Apostolo et beatoSancto Gavino, Proto et Ianuario MartiribusCristi sub quorum

3 protectione et defensione gubernatos nos cre-dimus esse salvatos. Anni Domini .MCLXX.

4 Ego Albertu monacu archiepiscopo de Tur-res ki la fatho custa carta, pro ca mi pregaitsu abbate de

5 Monte Casinu donnu Rainaldu pro indulgere-li su censu ki davan sos priores de Nurki a

6 Sanctu Gaviniu pro Sanctu Iorgi de Barageet pro Sancta Maria de Gennor, una libra deargentu et .XX. solidos de di-

7 nares kando-nke beniat su missu dessu Papaat levare-nde dessu ki aveat Sanctu Benedittu

8 in Sardinia. Et ego pusco torrai ave terramanna in Sardinia, petti-li boluntate assudonnu meu,

9 a Iudike Barusone de Laccon, et a donnuIuvanne Sargu episcopo de Sorra, et a don-nu Gosantine de

10 Lella episcopo de Plovake, et a donnu Co-mita De Martis episcopo de Inpuriu, et adonnu Attu episcopo

11 de Castra, et a donnu Zacharia episcopo deOthan, et a donnu Iuvanne Thelle episcopode Gisarclu, et a

12 donnu Guffredu episcopo de Bosa, et a don-nu Augustine arkiprete de Sanctu Gaviniu eta tottu

13 sos calonicos, et ad issos parvit-ilis bene suavere-nde restauramentu <de> Sanctu Gavi-niu et indul-

14 gere ego custu censu. Et issu priore de Nurki,donnu Rainaldu de Ficarola, dett-imi-n-

15 de .V. homines intregos, a Dorgotori Farre sude Erisa et a Bera sa sorre et a Iorgia sa netta,

16 et a Iusta Nuri et ad Helene sa fiia, et dett-imisu saltu de Labros ki tramutait su priore de

17 Soiu donnu Guffredu cum Saccaria, et issasterras ki aveat Sancta Maria de Thergu inAbbasal-

18 sa, ki comporait a Petru de Gurgu, et issasterras ki aveat Sanctu Nicola in Abbasalsa te-

19 nende assu saltu de Sanctu Gaviniu. Et ego,cum boluntate de Deus et dessu donnu meuIudike Ba-

20 rusone de Laccon, et dessa muiere donnaPretiosa de Orrubu Regina, et dessu fiiudon-

21 nu Gosantine Rege, et cum boluntate dessosepiscopos supra scriptos et dessu arkiprete et

22 dessos calonicos, indulgo-li custu censu aSanctu Benedittu. Ki non siat nullu archie-piscopo

23 pus me neque nullu homine ki-nde-li fathatkertu, borthe ki-nde appat prode usque insem-

24 piterru. Et si quis istam cartam iniuste de-struere voluerit, habeat maledictionem

25 de Deo patre omnipotente et de Sancta Ma-ria et de omnibus sanctis Dei Amen. Et siquis eam audierit et

26 dixerit quia bene est, habeat benedictionemde Deo patre omnipotente et de Sancta Maria

27 et de omnibus sanctis Dei Amen. Et sunt te-stes, primus Deus omnipotens, deinde sudonnu meu Iudike

28 Barusone de Laccon et issa muiere don[na]Pretiosa de Orrubu Regina, et issu fiiu

29 donnu Gosantine Rege testes. Et issos epi-scopo[s] supra scriptos et issu arkiprete et is-sos ca-

30 lonicos testes. De kita de maiores de [ia]nna,Comita Sisticu et kita sua testes. Et

31 ego Panis Calidus domini mei Regis Para-so[ni]s scriptor, scripsi et complevi istam car-tam.

174

XXIV. Carta di revoca tributaria a favore di Montecassino, 1170

Page 90: Crestomazia Sarda

XXV.1 Testi

Ed.: Tola (1861 I:243-244, sec. XII, num. 100,che attinge in larga parte alle lezioni di PaoloTronci, ristampate da Sforza 1868 = T), Stengel(1872a = St), Solmi (1917:419-420 = S, con note-voli peggioramenti), Lazzeri (1954:103-107 = L,con gravi fraintendimenti e interventi arbitrari),Monaci/Arese (1955:18-19 = M/A, con indicazio-ne di rinvio a Stengel 1872b:123-124, che però èrettifica, non testo), Iordan (1962:364-365). Sigladel documento: Cgall.

1 In nomine Domini Amen. Ego BenedictusOperariu de Sancta Maria de Pisas ki lafatho custa carta cun vo-

2 luntate di Deo e de Sancta Maria e de SanctuSimplichi e de Iudike Barusone de Gallul ede sa muliere donna Elene

3 de Laccu<n> Reina. Appit kertu pisscupuBernardu de Kivita cun Iovanne Operariu emecu. E cun previtero

4 Monte Mangno kertait noscus pro SanctaMaria de Vingnolas, e pro Sancta Nastasia deMarraiano e pro Sanctu Petru de Su-

5 rake, e pro Sancta Maria de Surake, e proSanctu Lusuriu de Uruviar, e pro Sancta Ma-ria de Larathanos, e pro sa domo de Vil-

6 laalba e de Gisalle cun onnia pertinenthiaissoro pro levare-li-las ass’Opera de SanctaMaria de Pisas. E nois fekimus-

7 inde campania cun isse a boluntate de paree de Iudike Barusone, e levait Sanctu Sim-plichi a Sancta Nastasia de Marra-

8 ianu e issa corte de Villaalba, e issa corte deGisalle cun onnia pertinenti<a> issoro. E is-sa Opera de Sancta Maria levait

9 a Sancta Maria de Larathanos e a SanctuLussuriu de Oroviar, e a Sanctu Petru de Su-rake, e a Sancta Maria de Surake, e a

10 Sancta Maria de Vingnolas cun onnia perti-nenthia issoro e cun so populu de Surake ede Vingnolas cun sa eclethia

11 paupera, pro aver-inde su pisscopatu pro supopulu sa iustithia e obedienthia sua cantali dittat. Testes,

12 Iudike Barusone, e Gosantine Isspanu, e Pe-tru di Pupellu, e preite Natale, e preite Comi-ta Prias, e preite Ma-

13 rthu, e preite Petru Lupu, e Comita Gattu, epreite Gosantine Troppis, e preite GosantineGulpio,

14 e atteros [mecu] testes. Esende fatta custacampania cun su pisscupu a boluntate de pa-re, torrait-inos

15 su pisscupu sa domo de Gisalle pro animasua e de sos clericos suos e issa domo deVillaalba pro precu

16 ki-nde-li mandarun sos consolos, e nois dei-mus-illi duas ankillas ki furun coniuvatas,s’una cun servo suo

17 in loco de Mola, e s’attera in Templo cunservu de Malusennu; a s’una naran MariaThirkillo, a s’atte-

18 ra Iorgia Furkilla, s’una fuit de sa domo deVillaalba e s’attera fuit de Sanctu Petru deSurake,

19 pro partire isso fetu ke fu·natu. E appimuscunventu de partire sos filios de Gavini, totusu ki appit

20 cun ankilla de Sanctu Petru de Surake.Testes, Iudike Barusone, e pisscopu Iovannede Galtelli, e preite Petru

21 Luppu, e Gosantine Troppis, e preite Marthu,e preite Natale, e preite Gosantine Gulpio, epreite Comita

22 Gattu, e preite Comita Prias e Gerardu di Co-nettu, e Viviano maiore di portu Orisei, e Petru

23 di Pupellu, e Kitimel C[.]s[...], e Marianu d’E-rise, e Isoccor de Lacc[on] e Furato Sevata, ede servos de Re-

24 ngno Petro d’Olmos, e Traveso Kittholie, eGianni Saraca, e Iacone Petresa, e atteros [...]atestes.

25 Anno Domini Millesimo centesimo settuage-simo terthio.

177

XXV. Carta di compromesso fra l’Operaio di Pisa e il vescovo di Civita,1173

Pergamena di mm 257x190, piú una plica dimm 30; bulla deperdita, di cui restano attaccatialla plica resti del cordoncino. La membranapresenta una lacerazione perpendicolare all’al-tezza delle ultime sette righe, creando, a metàdel testo, diverse lacune.

Regesti in: Saba (1927:198-199), Leccisotti(1965:77 n.48), Frank/Hartmann (1997 V:38,num. 74.012).

XXIV.4 Commento paleografico

Scrittura carolina di transizione, vergata conductus posato, regolare messa in pagina ed effica-ce separazione delle parole. Uso alternativo dellanota tachigrafica e della scrittura per esteso dellacongiunzione et. Lo scriptor, che si autoidentificacol soprannome Panis Calidus, sembra essereben avvezzo alla scrittura tradizionale in volgare(usa regolarmente <k> per la velare sorda, anchese a l.22 gli sfugge la forma italianizzante archie-piscopo per arkiepiscopu), ciò che consente d’ipo-tizzare una sua lunga attività nell’Isola (Cau2000:386, n.167: «copista formatosi nell’isola»).

XXIV.5 Commento diplomatistico

Nel contenuto delle formule la nostra cartas’allontana soltanto in qualche dettaglio dal ca-none coevo logudorese:

– Invocatio e Datatio chronica 1-4: con in-clusione della data di redazione.

– Intitulatio 4: col nome del rogatore deldocumento.

– Narratio e Dispositio 5-23: illustrazione deimotivi che indussero l’arcivescovo di Torres aemanare il documento, piú il contenuto dellostesso.

– Clausula defensionis 22-23: divieto a qua-lunque prelato successore d’alterare le clausoledel dettato del diploma.

– Sanctio negativa 24-26: minatio, qui signi-ficativamente limitata nel numero degli anatemi.

– Sanctio positiva 26-27: con la benedizionedivina augurata a chi si atterrà alla volontàespressa nel documento.

– Notitia testium 27-30: elenco dei testimoni,a cominciare dal Giudice Barisone, insieme consua moglie Preziosa e col figlio Costantino.

– Completio 31: con l’identificazione delloscriptor, che in virtú della iussio ricevuta dalGiudice dà valore d’autenticità al documento.

XXIV.6 Commento linguistico

XXIV.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Come nel documento precedente (XXIII),

l’analisi grafematica mette in evidenza l’attivitàd’un copista aduso alle convenzioni scrittoriepisane, cui vanno addebitati <ch>, nonché l’in-terferenza grafico-fonologica nelle uscite in -o(archiepiscopo 22).

– Il sistema grafematico logudorese è rap-presentato da: <k> in ki 5, kertu 23, kita 30;<th> in fatho 4; <i> in muiere 20.

b) FonematicaSono esiti del logudorese medievale:– Vocali finali non alte: bene 13, homines,

sorre 15; kando 7, intregos 15.– Betacismo in posizione iniziale: beniat 7,

boluntate 8; esito labiodentale in posizione me-diana: davan 5.

– T C -: boluntate 21, iudike 9.– TJ-: fatho 4 (e il grecismo borthe 23).

È ovviamente del copista la forma arkiprete12, con evoluzione fonetica irregolare.

c) MorfologiaPienamente aderenti al sistema logudorese

sincrono con la data di redazione del documen-to sono i tratti seguenti:

– Articolo: sos 13.– Possessivo: meu 19.– Pronomi personali atoni con liquida dege-

minata: li 8, lis 13.– Verbo: Infinito in -are, levare 7; Perfetti re-

golari in -ai(t), 1p torrai 8, 3p pregait 4; forti:1p petti 8, 3p parvit 13.

– Preposizione: ave 8.– Congiunzioni: pusco 8, borthe 23.

d) ConsuntivoLa lingua del documento s’inserisce piena-

mente nello schema evolutivo del logudoresedel secolo XII.

XXIV.7 Commento filologico

Autografo, composto su una minuta previa-mente elaborata. Il copista appare distratto in po-che lezioni spurie.

176

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 91: Crestomazia Sarda

prole che la seconda ancella aveva generato dal-l’unione col servo Gavino, prima della cessione aSan Pietro di Surake da parte del vescovo. L’attoci dà una concreta misura della profonda espan-sione della presenza pisana nella Gallura, per iltramite principale dell’Opera, e anche nelle Ba-ronie, dove risulta interessante notare comeun’importante carica amministrativa, qual era lamansione del maiore de portu a Orosei, era rico-perta da un Pisano, il tale Viviano.

XXV.2.2 Personaggi e luoghi1 Benedictus: in quanto Operaio di Pisa com-

pare, insieme con un testimone del presenteatto, in una delle transazioni registrate nelcondaghe di Barisone II. Il fatto è di massi-ma importanza, perché potrebbe contribuireall’identificazione del Barisone di Galluramenzionato nella carta, come diremo quiappresso. La scheda del CSLB è la settima(cfr. qui XXII.7).

2 Sanctu Simplichi: San Simplicio di Civita,cattedrale romanica del primo quarto delsec. XII (Coroneo 1993:80 e 316, con riccabibliografia).Barusone de Gallul: Secondo le Genealogiesarde (Brook et alii 1984:185), figlio di Co-stantino III de Lacon e di Elena de Lacon-Serra, marito di Elena de Lacon, Giudice-Redel Giudicato di Gallura, che comprendeva11 curatorie o distretti amministrativi, distri-buiti fra le odierne Baronie, il territorio bitte-se e l’attuale Gallura. Il nostro documentoreca la prima menzione di Barisone. Tutta-via, la sua identificazione, che poggia esclu-sivamente sull’attestazione della presentecarta, può essere corretta con la testimo-nianza della scheda del Condaghe di SanLeonardo di Bosove appena ricordata. Se,dunque, i personaggi che compaiono nellascheda del CSLB e nella Carta gallurese so-no gli stessi – come sembrano essere –, oc-correrà concludere che il Barisone Re diGallura non era altro che Barisone II. Si op-porrebbe in principio a questa tesi la presen-za della seconda moglie Elena, dato che dauna carta latina stampata dal Tola (1861I:250, num. 108) s’apprende che Barisone IIdi Torres era sposato ancora nel 1178 conPreziosa. Sennonché la collazione fra la tra-scrizione del Tola e la lezione dell’originale,proveniente dall’Archivio di San Lorenzo alleRivolte, ha dato – nuovamente! – un risultatosorprendente: la registrazione cronologica

nel CDS, «Dominice incarnationis millesimocentesimo septuagesimo octavo quinto ca-lendas iunii indictione decima», aggiungel’indicazione dell’unità, *octavo, che non c’ènell’originale, sicché la datazione cronicacorretta andrà spostata al 28 maggio 1169.Decade cosí l’unica deroga all’ipotesi cheElena fosse seconda moglie del Giudice tur-ritano (congettura già timidamente avanzatadall’acuta studiosa del Medioevo sardo LuciaGiagheddu 1919:26-27).

3 Kivita: antica denominazione della curatoriache aveva come capoluogo Olbia (chiamataappunto Civitas > Civita dopo il Mille; cfr.Castellaccio 1996b:44 per la traiettoria nomi-nale e storica Olbía > Fausania > Civita >Terranova > Olbia).

4-6 Diversi toponimi menzionati nella carta sonoregistrati fra i centri compresi nelle curatoriegalluresi di Taras (Vignola, Suracke, San Lus-sorio de Oruviar, Villalba; per tutti TerrosuAsole 1974:38-40 e Panedda 1978:172, 183-184, 187-191, 258-264), oggi nelle circoscri-zioni dei comuni di Badesi e Trinità d’Agultu;di Civita (Larathanos, Day 1973:125, Panedda1978:306-309), spettante al territorio di Olbia;di Orosei-Galtellí (Gisalle, Panedda 1978:519-520).

17 Templo: si tratta dell’attuale Tempio.22 Gerardu di Conettu: sembra corrispondere

al Gelardinu de Cunittu che compare nelcoevo condaghe di Barisone II (XXII 7.5).

XXV.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Pisa, Opera del Duomo,Primaziale, ad annum 1173.

Pergamena piegata a rotolo, di mm 318x325,refilata al bordo superiore, in buono stato diconservazione, con qualche foro prodotto – co-me supponeva Stengel – da abrasioni. Specchiodi scrittura rigato a secco per 25 righe, con spa-zio vuoto inferiore di circa 10 cm sul recto. Bul-la deperdita, di cui restano nella plica inferiorecinque piccoli fori da cui pendeva il cordonci-no.

Notazioni dorsali. Sul verso si legge, dallastessa mano che vergò il testo: «de quibusdamcurtibus», e in uno spazio inferiore di 1 cm, inuna scrittura molto sbiadita: «Sardinee pertinen-tibus opere Sancte Marie pisane maioris 1173».

Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:23, num.74.001).

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXV

179

_____

1 St do(mi)ni. La sillaba uo- di voluntate si legge anchesenza il supporto della lampada di Wood.

2 di Deo] Con preposizione toscana del copista.3 Laccun]laccu, con omissione del titulus. pisscupu] La

prima s sopra l’i nell’interlinea. previtero] o finale perinterferenza col toscano.

4 noscus] La prima s sopra l’o nell’interlinea.4/5 Su/rake] St separa male: sur/ake.8 pertinentia]pertinenti.10 Sarà errore tipografico l’indicazione dell’accapo che St

segna dopo pertinenthia. cun so populu]c§sopopulu,per evidente interferenza con la lingua del copista. Stnon dichiara lo scioglimento del titulus.

11 T vastichia, lezione ereditata dal Tronci; St legge malee trascrive nistithia, ma corregge nella nota di rettificadel secondo fascicolo della Rivista di Filologia Ro-manza (p. 124).

12 Isspanu] Con s soprascritto nell’interlinea prima dell’I. Stscioglie senz’avvertire il compendio del secondo preite.

14 Dopo atteros un guasto dovuto a rasura non consentedi leggere una parola che potrebbe, per senso, esseremecu, come ragionevolmente avanza il Solmi.

16 St non avverte dello scioglimento del compendio indeimus. cun servo suo] Uscite finali dovute ad interfe-renza con la lingua del copista; St scioglie il titulussenz’avvertire.

17 Thirkillo]Thiruillo, per erronea trascrizione del cogno-me sardo, piú volte attestato (CSNT, CSLB, CSPS:Therkillo, Çerkillo), denotante un antico villaggio neipressi di Bonorva (Casula 1980:105).

19 isso] o finale toscanizzante, come sopra. ke] Interferen-za col toscano, come sopra. totu su ki appit cun ankil-la]totumu keappe in ankilla: l’intervento conferiscesenso a una sequenza palesemente spuria dovuta a di-strazione frammista a incomprensione del modello; giàS proponeva su, lasciando tuttavia invariato il restodella frase. La quale vuol significare: ‘tutta la prole che[Gavino] ebbe con l’ancella di San Pietro de Surake’.L’emendatio ristabilisce il riferimento al compromessofra le parti, secondo il quale l’Opera concede al vesco-vo di Civita le due ancelle che appartenevano alle duechiese ottenute nella conciliazione, accettando però didividere nel contempo i servi nati dall’unione del taleGavino con l’ancella che precedentemente aveva servi-to a San Pietro de Surake, fino a quel momento pro-prietà del prelato, attore della causa. Fraintende com-pletamente L (1954:107, n.30): «sembrerebbe doversiintendere che le due parti s’accordarono [...] sulla de-stinazione in matrimonio di tutte le serve disponibili inSan Pietro di Surache ai maschi di Gavini».

20 St stampa sanctu, senz’avvertire dello scioglimento deltitulus.

22 maiore di portu Orisei]di, anziché de, per interferenzacon la lingua del copista; Orisei è forma medievaleben documentata per l’attuale Orosei.

23 Un foro nella pergamena rende insanabile il guastoche segue il nome di persona Kitimel (attestato è Giti-mel, nel CSNT e nel Condaghe di San Michele di Sal-vennor). Si leggono una C iniziale piú una s scrittenell’interlinea; possibili restauri sono: Castra o Coste(Tronci leggeva Sethie). d’Erise]elkise: il toponimo ri-portato nella pergamena è chiaramente errore di co-pia; l’emendamento trova riscontro in documenti coe-vi (CSLB 3.6: Maria d’Erisa), e per il villaggiomedievale si può leggere con profitto la ricca schedadi Maxia (2001a:391-393). Isoccor de Laccon]Isorcor deLacc, seguito da una macchia d’inchiostro che copre

una lettera e la parte inferiore delle gambe della n. Srestaura Ithocor de Lacon, seguito da L (M/A stampanoIsorcor de Laccao, come già St). Sulla s di Isorcor si ve-dano le nostre inferenze nei Commenti filologico e lin-guistico. Furato] o finale del copista toscano. Sevata]Dopo il cognome ci sono due piccole macchie d’in-chiostro, probabilmente dovute a scorso di penna du-rante l’avvio dell’esecuzione delle parole che seguono.

24 Petro] o finale per interferenza con la lingua del copi-sta. e atteros] e coperto in parte da macchia d’inchio-stro; dopo atteros segue un’abrasione, dov’è possibileleggere un’a finale, preceduta dall’asta forse d’una s.

XXV.2 Commento storico

XXV.2.1 Commento generaleIl documento rende pubblico un compro-

messo (campania) raggiunto dopo un processogiudiziario (kertu) fra il vescovo Bernardo di Ci-vita (oggi Olbia), attore, e i rappresentanti del-l’Opera di Pisa Benedetto e Giovanni, e con loroil Comune rappresentato dai suoi consoli, conve-nuti, alla presenza del Giudice-Re Barisone e disua moglie Regina Elena de Lacon. In base allaconciliazione raggiunta l’Opera allargava la suapenetrazione in tutto il versante est della costasettentrionale dell’Isola, da Orosei, dove era giàoperante, secondo l’atto, un maiore de portus oalto funzionario incaricato d’esigere i dazi d’im-portazione ed esportazione delle merci, fino aOlbia, con punti d’ingresso verso l’interno, all’al-tezza dell’Isalle a sud e di Torpè a nord, edestensioni che abbracciavano l’area attorno aTempio (Artizzu 1974:61-62; 1985:88-89; 1995:52-53). In base al negozio giuridico restavano alprelato gallurese le chiese e i patrimoni (terre,servi e domos) di San Simplicio di Civita, Sant’A-nastasia di Marraiano, nonché le curtes di Villal-ba e di Gisalle, nei dintorni di Galtellí. L’Operatratteneva Santa Maria di Larathanos, Santa Mariadi Vignola, già avute in donazione nel 1112 daPadulesa, vedova di Torchitorio, e confermate altempo del Giudice Orzocco (Artizzu 1962,I:XII-XIII), San Lussorio di Oruviar, San Pietro e SantaMaria di Surake, e con esse i servi e le serve del-la villa di Surake, precedentemente in possessodei Vittorini, e di Vignola, con una ecclethia pau-pera, cioè amministrata per soccorrere esclusiva-mente i poveri con i frutti derivanti dalla coltiva-zione delle terre. Al vescovo rimaneva il dirittoad esercitare la giustizia nelle due ville summen-zionate, e in piú la proprietà di due serve, unadella domo di Villalba, da lui ceduta pro animasua e dietro richiesta dei consoli pisani, e l’altradella chiesa di San Pietro di Surake. Le due parti,inoltre, convenivano di spartirsi equamente la

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 92: Crestomazia Sarda

pethas; anche nelle didascalie dei duomi di Pisa eMonreale, ca. 1080/85: grassia, Lizabe =Elizabeth). È interessante notare, infine, la tradu-zione ipercorrettiva del copista, il quale leggendoIthoccor nell’originale commuta il tipico digram-ma sardo per [Q] col valore fonologico pisano,che egli rende poi graficamente nella carta, con-segnando a l.23 un malcompreso Isorcor.

Su un piano puramente ecdotico, la traietto-ria editoriale della carta si rivela estremamentecontorta e confusa. Pubblicato dapprima nel1682 da Paolo Tronci nelle Memorie storichedella Città di Pisa, con numerose lezioni infide,da cui trasse poi copia, peggiorandone la lezio-ne, Pasquale Tola nel noto Codex Diplomaticus

Sardiniae (I:243), il documento fu proposto conrigorosa scaltrezza filologica da Edmund Stengelnel 1872, il quale asserí in un primo momentod’avere scoperto un cimelio della letteratura sar-da delle Origini, rettificando tale affermazionepochi mesi piú tardi (è la breve nota, a pp. 123-124, nel secondo fascicolo della Rivista di Filo-logia Romanza, scambiata stranamente daglieditori successivi del testo con l’articolo com-prendente l’edizione della carta). Dalla trascri-zione dello Stengel, incomprensibilmente malletta e peggio interpretata, derivano poi le cor-renti edizioni del Monaci ([1912], poi trasfusa inMonaci/Arese 1955), del Solmi (peggiorata conrefusi e restauri arbitrari) e del Lazzeri.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXV

181

XXV.4 Commento diplomatistico

La carta riporta un compromesso raggiuntodopo regolare processo giuridico, e perciò ilcontenuto allontana la tipologia testuale dallecartas bulladas viste prima e la ravvicina a quel-la delle schede (o syngraphae) che compongo-no i condaghes. Da quanto abbiamo suggeritonel Commento storico a proposito dell’autoredella carta, si potrebbe congetturare che essarappresenti in effetti un prezioso reperto isolatodi registrazione originale d’una controversia edella relativa conciliazione, con specificazioneaccurata dei patrimoni spettanti alle parti in cau-sa. Depone a favore di siffatta ipotesi la stessaarticolazione della registrazione, la quale ricalcain parte il protocollo dei diplomi regi, col richia-mo all’autorità del Giudice e della sua consorte(1-2) prima del dispositivo vero e proprio, cuiseguono la notitia testium e la datatio chronica.Il sigillo mancante doveva conferire piena au-tenticazione all’atto, che in future controversiepoteva essere presentato come prova dirimente.

XXV.5 Commento paleografico

Lo scriptor è, ovviamente, un pisano – senon è lo stesso Operaio Benedetto –, che si ser-ve d’una regolare carolina tarda, dal ductus po-sato e accurato. Nella struttura morfologica del-la scrittura si nota, oltre la legatura st, una certatendenza a un tratteggio piuttosto calligrafico,che ama marcare il contrasto fra i tratti grossidiscendenti delle singole lettere e i tratti ascen-denti piú sottili. Si può osservare agevolmentecome la i, la prima asta della u e l’ultima dellam e della n tendono già ad acutizzare le lorocurve, mentre la o si avvia a perdere la formaquasi circolare per divenire piú simile ad unalosanga arrotondata (Schena 1996:109). Interes-sante, infine, l’utilizzo del digrafo th col valoretipico postdugentesco della sibilante [s].

XXV.6 Commento linguistico

XXV.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) Grafematica– Sono spie d’una tradizione scrittoria pisa-

na: <ngn> in Mangno e Vingnolas 4; <th> = [s]in eclethia 10, e il significativo ipercorrettismo

grafico Isorcor (ms.) 23, dettato dalla traduzionementale del valore fonologico annesso al di-grafo sardo del modello da parte del copista (siveda oltre).

– Rientrano nella tradizione logudorese delperiodo esaminato gli usi di: <k> = [k] in iudike2; <th> = [Q] in fatho 1.

b) FonematicaTratti distintivi della scripta logudorese sono:– Vocali finali non alte: inde 7, pare 14;

fatho 1, domo 5.– P T C -: pisscupu 3, preite 12, fetu, natu 19,

iudike 2, mecu 3, precu 15.– TJ-: fatho 1.

c) Morfologia– Articolo pl.: sos.– Pronomi personali: isse 7, nois 16; nos 14;

noscus 4.– Possessivi: suo 16, suos 15, issoro 8.– Verbo: Presente indicativo naran 17; Pas-

sato remoto 3p kertait 4, levait 8, torrait 14; delverbo áere, appit 3; 4p deimus 16, fekimus 6;appimus 19; 6p mandarun, furun 16; Participiopassato: natu 19.

d) ConsuntivoLa lingua della carta rispecchia limpidamente

lo stadio evolutivo del logudorese di fine sec. XII.Nella copia vi sono interferenze notevoli

con la lingua dell’estensore, segnatamente nel-l’innalzamento di -[e] e nella commutazione di-[u] con -o.

XXV.7 Commento filologico

La carta riproduce il testo d’una minuta che èservita da modello per la compilazione dell’esitodel kertu. Ma l’estensore dell’atto, pisano non co-noscitore della lingua originale, copia spesso sen-za capire e con frequenti distrazioni, storpiandonomi comuni di personaggi e luoghi sardi, non-ché forme della lingua dell’antigrafo. Inoltre, egli,seguendo il dettato mentale della sua parlata na-tia, altera diverse uscite etimologiche toscanizzan-dole, come accade in altre schede di condaghes(cfr. CSNT). Nella grafia, infine, vengono inseritearbitrariamente scelte non sarde, quali <ngn> esoprattutto <th>, che a Pisa, nel terzo quarto delMillecento, assume il valore fonologico di /s/ (</ts/: prime attestazioni nelle carte pisane ca.1175/79: calsulario, pessas anziché calthulario,

180

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 93: Crestomazia Sarda

§ 46Dessas allocationes dessas domos

1 Qualunqua persone aet tenne ad pesione do-mo over cosa alcu-

2 na dave alcuna persone, siat tentu clompitusu termen

3 dessa locatione sa cosa ad isse allocata paci-ficamente et sensa mo-

4 lestia cussa torrare assu locatore ispaçata aboluntate sua. Et si

5 cusse qui ait aver sa cosa in allocatione aetcontra facher, paghet assu

6 cumone soldos .XX. et assu allocatore dessacosa sa pesione in doppiu,

7 daunde su termen ait esser clompitu. Et incustu mesu dave sa

8 potestate siat constrictu ad ispedire sa dictacosa. Et appat termen

9 de dies .IIII. ad ecussa cosa ispaçare, asterissi esseret de volun-

10 tate dessu allocatore. Et siat licita cosa assuallocatore dessa domo

11 over cosa, dessas cosas dessu conductoreretener pro auctoritate

12 sua fina ad satisfachimentu dessa pesione.Et siat licitu ad su allo-

13 catore, sa domo allocata innanti dessu ter-men dessa locatione

14 recuperare, si cussa l’aet facher opus ad ope-rare over si cussa //

[c.19v]15 aet boler vender o meçorare, iurande tando

su allocatore qui ciò non fachet16 in frodu over malithia pro qui ad ecusse da-

ve sa domo vochet, over qui17 plus grande pesione <n>d’appat.

_____

§ 428 G trascrive sa, ma sarà banale errore tipografico. innan-

ti]$nati; G segnala una seconda abbreviazione sciolta,che però non c’è.

9 ed emendare]et demendare, con scioglimento totale, daparte del copista, della nota tironiana cui seguiva nell’e-semplare la d (7d = [e]+[d]-). su] La u corretta su o.

14 cumone]cumoe, con omissione di titulus (integratosenz’avvertire da G).

16 se] Per l’atteso si, dovuto al copista.

§ 449 G suspitiones, senz’avvertire dell’integrazione della

prima i.

§ 451 privatos]pruiatos (G emenda senz’avvertire).

§ 4616 vochet] La u- (ms.) costruita su una precedente a.17 nd’appat]dappat, con omissione del titulus da parte

del copista.

XXVI.1.2 Testo latino

LM Ed.: Tola (1983 [1850]:183-185; 1861 II:603 =

T, per L), Finzi (1911:212 = F, per M). Si trascri-ve da M tutto il capitolo 42, in seguito da L, in-dicando con barre oblique ed esponenti in cor-po minore nel testo i cambi di riga di M.

§ 42 M [c.707v]De mittentibus ignem

1 Infra districtum Sassaris, Romagna et Flume-2 nargii nullus aliquo modo mittat vel3 ponat focum in re sua, sive aliena, nisi res4 clausa esset vel dovata a qua ignis exire non //

[c.708r]5 possit. Et qui contra fecerit, solvat Comuni li-

br[as]6 quinque Ianuae, et emendet damnum, quod7 ignis faciet, et si studiose aliquis ignem8 posuerit in aliqua blada, sive in aliqu[o]9 alio loco, causa damnum faciendi, condemn[e]-

10 tur a potestate talis malefactor in libras11 viginti quinque Ianuae, et emendet damnum12 antequam fiat condemnatio. Et si non habue-13 rit unde solvere possit condemnationem,14 et unde possit emendare damnum, sus-15 pendatur ad furcas, ita quod moriatur. Super16 quibus inquirendis et investigandis potestas17 habeat plenum et merum arbitrium, et18 si talis malefactor personaliter non inveni-19 retur, fiat solutio de bonis suis damnum20 passo; et de residuo bonorum fiat satisfacio

Comunis21 pro condemnatione sua. Et si de bonis suis

no[n]22 reperientur ad solvendum praedicta, ponatu[r]23 in banno, sicut in presenti brevi continetur.

Et ign[is]24 non ponatur extra vineam, ortum vel locum25 clausum vel dovatum, causa comburendi sive26 cremandi terras nisi post festum sancti

[c.708v]27 Michaelis mensis septembris usque ad per

totum28 mensem maii, nisi causa spaciandi argiolas,29 nulli tamen damnum aliquid faciendo.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXVI

183

XXVI.1.1 Testo volgare

AEd.: Tola (1861 II:536-537), Guarnerio (1892

= G). Sigla del documento: StSS.

§ 42 [c.17v]De non ponner focu

1 In su districtu de Sassari, Romangna et Flu-menargiu neuna persone

2 pongnat focu in alcunu modu in locu suoover açenu, asteris si su

3 locu esseret cungnatu over dovatu dave suquale su focu essire //

[c.18r]4 non pothat. Et qui contra aet facher, paghet

assu cumone libras .V. de Ianua, et men-5 det su dampnu su quale aet facher su focu.

Et si istudiosamente over ad6 istudiu alcunu focu aet ponner in alcunu la-

vorgiu, over in alcunu atteru7 locu pro facher dampnu, siat condempnatu

dave sa potestate gotale malefac-8 tore in libras .XXV. de Ianua et mendet su

dannu inna<n>ti qui sa condempnatione sefathat.

9 Et si non aet aver daunde pagare sa condem-pnatione ed emendare su dannu,

10 siat impiccatu per issa gula, sí qui morgiat.Et supra sas dictas cosas investiga-

11 re et quircare sa potestate appat plenu et li-beru arbitriu. Et si su malefac-

12 tore personalemente non se averet, fathat-sipagamentu in sos benes suos ad

13 ecusse qui su dampnu averet appitu. Et des-su qui aet romaner, se fathat pa-

14 gamentu assu cumo<n>e prossa condempna-tione. Et si dessos benes suos non si accat-

15 taret a pagare sas dictas cosas, isbandiat-sesicomente in su presente bre-

16 ve se contenet. Et focu non se pongnat fo-ras de vingna, ortu over locu cun-

17 giatu, over dovatu pro usclare terra, asterispassata sa festa de Sanctu Miali

18 de Capitanni, fina ad per totu su mese deMaiu, asteris pro ispathare ar-

19 giolas, non fachende dannu ad alcunu.

§ 44 [c.18v]Dessos usureris

1 Qualunqua usureri over qui ad usura aetprestare in Sassari dinaris pro

2 guadangnu, non levet da’ alcuna personeultra dinaris .VI. per libra,

3 omnia mese. Et qui contra aet facher, siatcondempnatu çascatuna volta in

4 libras .III. de Ianua. Sa mesitate dessu ban-du siat dessu accusatore, et //

[c.19r]5 issa attera dessu cumone, et siat tentu secre-

tu. Et ultra sa condempna-6 tione gotale usureri masclu over femina siat

constrictu de torrare toc-7 tu cussu qui ait aver appitu ultra sa dicta

quantitate. Et ad provare8 custas cosas, sa potestate de consiçu dessos

antianos over dessa ma-9 iore parte de cussos, procedat per arbitriu

suo per provas over per susp<i>-10 tiones et non per marturiu.

§ 45Dessos fiços qui non obedin

su patre et issa mama1 Sian privatos gasi in corte quale et2 foras dave sa hereditate dessu patre et dessa

mama sos fi-3 ços et fiças, sos quales contra su patre over

sa mama aen facher in-4 gratitudine, si assu patre et assa mama aet pla-

cher. Et ecussu mi-5 desmu si observet, si contra sa voluntate de

cussos alcunu iscunveni-6 vile aen facher.

182

XXVI. Statuti di Sassari, post 1272

Page 94: Crestomazia Sarda

suo rappresentante, il podestà. Il testo tràdito èarticolato in tre libri (sintesi in Era 1933:202-231):

– il primo (I) era composto originariamentedi 160 capitoli – per la verità ne mancano tre,sia dalla redazione latina sia da quella volgare –e riguarda la disciplina del diritto pubblico edelle materie economiche (diritti e doveri delpodestà e dei consigli maggiore e minore, com-mercio e dazi, polizia urbana e rurale, ammini-strazione dei beni del Comune);

– il secondo (II) comprende 38 capitoli e at-tiene al diritto civile e ad argomenti di procedu-ra (stato delle persone, regime delle doti, ere-dità, contratti, sentenze ed appelli);

– il terzo (III) consta di 50 capitoli e contie-ne norme di diritto penale.

S’è discusso a lungo sul processo di gestazio-ne delle norme statutarie sassaresi, le quali lascia-no intravedere numerosi punti di collegamentocol regime legislativo pisano, sebbene sia ancheagevole ravvisare in piú norme, segnatamente dimateria agraria, il persistere di consuetudines sar-de, codificate nella Carta de Logu (Birocchi 1986,Sini 1997). Certo è che – com’era accaduto anchea Cagliari e Iglesias – col passaggio del Comunesassarese sotto l’influenza di Pisa nel 1272, la cittàdovette ricevere da subito una prima codificazio-ne legislativa, rimasta in vigore dopo che in se-guito alla convenzione del 24 marzo 1294 il go-verno urbano tornò nelle mani di Genova.

La citazione del prologo della redazione vol-gare piú antica del podestà genovese Cavallinode Honestis, nonché vari dati interni alla compi-lazione di piú capitoli del testo (D’Arienzo1986a), consentono pacificamente di asserireche la copia ufficiale sarda a noi pervenuta ri-salga al 1316. Piú arduo, allo stato attuale dellaricerca storica e filologica, il compito di dirime-re il quesito riguardante la data di compilazionedell’originale latino. Come si può leggere nelCommento filologico, senza un’escussione totaledei testimoni latini non è possibile emettere ungiudizio apodittico sui tempi e sulle modalitàdella trasmissione testuale. Pure, qualche indi-zio isolato potrebbe a nostro avviso suffragarel’ipotesi d’una prima redazione latina in tempiprecedenti al governo pisano, quando gl’intensirapporti fra Sassari e Genova avevano promos-so un consistente insediamento di abitanti delcapoluogo ligure all’interno delle strutture por-tanti della cittadina sarda (Besta 1979 I:227-247,Day 1984a, Artizzu 1985, Pistarino 1993:90-99,Castellaccio 1996a, Sole 1999).

I capitoli 44 e 46 qui riportati recano – mol-to significativamente – nella redazione latinatramandata dal ms. piú antico L l’indicazionedella pena pecuniaria in solidos Ianu(a)e o ge-novini, e non in aquilini pisani, lezione abrasapresumibilmente da chi aveva predisposto tra il1272 e il 1294 l’allestimento definitivo del testo,adibito a modello e collettore di aggiunte per lecopie posteriori. Poiché né il secondo testimonelatino M, né il capostipite della tradizione volga-re A recano alcuna traccia della lezione origina-le, sarà lecito inferire che L fu redatto ancora inun periodo in cui i Pisani non avevano in manol’amministrazione della città, ossia prima del1272. In conclusione, un primo nucleo legislati-vo, in cui confluivano ordinamenti comunali ge-novesi e brandelli della consuetudo legislativasarda autoctona, fu verosimilmente elaborato aSassari quando il capoluogo turritano liberoaspirava a codificare un testo normativo, ispira-to agli statuti di Genova, città con la quale irapporti politici ed economici erano diventatifittissimi nel corso del Dugento (Pistarino1993:91ss., Castellaccio 1996:175-228).

XXVI.2.2 Personaggi e luoghi42.1 Sassari, Romangna et Flumenargiu: sono

nominati i territori della città e di due cura-torie adiacenti, dove si era ampiamente con-solidata la proprietà privata da parte degliabitanti del capoluogo. Insieme con la Nur-ra, le due curatorie vengono nominate negliStSS, perché erano contemplate direttamentedalle regolamentazioni del libero commercioe del controllo politico e amministrativo cheemanava il Comune di Sassari.

XXVI.3 Commento codicologico

Archivio di Stato di Sassari, Archivio Storicodel Comune, Busta 1.

Vi son contenuti i 5 testimoni dell’intera tra-dizione manoscritta, qui succintamente descritti(cfr. Era 1933:194-202, Merci 1986:120-124):

– A, membranaceo, 1316, cc. 95 di mm290x235 non numerate, acefalo e mutilo di piúcapitoli, con rilegatura in pergamena restauratadopo il 1974. Presenta numerose aggiunte neimargini, eseguite in parte in tempi successivi al-la compilazione del codice. Rubriche e inizialiminiate in rosso. In sardo logudorese.

– B, cartaceo, sec. XVII in., cc. 101 numerateall’origine e un foglio di guardia, di mm 310x225,

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXVI

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§ 44 L [c.12v] (M [c.709v])De usuraris

1 Quicunque usurarius vel usuraria mutua/ 2

verit in Sassaro pecuniam pro lucro indeha/ 3 ben-

2 do, non accipiat nec auferat ab aliqua / 4

persona pro lucro ultra denarios .VI. pro li-bra / 5

3 in mense. Et qui contrafecerit, condempne-tur pro qualibet / 6 vice a potestate in libras.III.; medietas cuius / 7

4 banni sit Comunis, et alia accusatoris, et ha-bea/ 8 tur secretus. Et ultra dictam condem-pnationem / 9 talis usu-

5 rarius vel usuraria ad restituendum / 10 debi-tori totum quod ab eo acceperit ultra dictam/ 11 quan-

6 titatem constringatur. Et ad probandum / 12

potestas cum consilio antianorum vel / 13

maioris partis eorum7 procedat suo arbitrio / 14 per probationes si-

ve presumptiones, et non / 15 per tormenta.

§ 45 (M [710r])De filiis non obedientibus parentes

1 Priventur, tam in curia quam extra, ab he/ 2

reditate patris et2 matris filii et filie, qui contra / 3 patrem seu

matrem commiserint ingratitudi/ 4 nem, sidicto pa-

3 tri vel matri placuerit; et / 5 illud idem obser-vetur, si contra voluntatem / 6 ipsorum ali -quid indecens fe-

4 cerint vel / 7 operati fuerint.

§ 46De conductoribus domorum

1 Quicunque tenuerit ad pensionem domumvel / 2 rem aliquam ab aliqua persona, tenea-tur / 3 completo

2 termino locationis rem ei locatam / 4 pacifice,et sine aliqua molestia locatori<s> ipsius / 5 rei

3 restituere et expeditam reddere ad volun/ 6

tatem locatoris. Et si conductor contrafece-rit, / 7 solvat Comuni

4 soldos .XX., et locatori rei locate pen/ 8 sio-nem in duplo completo termino in anno / 9

computando pensionem5 per soldum et libram, / 10 et interim a pote-

state compellatur ad expe/ 11 diendum rempredictam. Et habeat ter-

6 minum / 12 dierum quatuor ad ipsam remexpediendam, / 13 nisi procederet de volun-tate locatoris.

7 Et sit licitum / 14 locatori domus vel rei locate,de rebus conduc/ 15 toris retinere sua auctori-tate usque ad

8 solutio/ 16 nem et satisfacionem pensionis. Li-citum tamen / 17 sit locatori domum locatamante terminum

9 / 18 locationis recuperare, si ea indigebit adhabi / 19 tandum, vel si eam vendere aut me-liorare

10 / 20 voluerit, iurando tamen locator, quodhoc / 21 non facit in fraudem vel malitiam,ut ipsum / 22 de domo

11 extrahat vel maiorem pensionem / 23 habeat.

_____

§ 424 dovata]donata, corretto su lezioni successive di L (F

emenda anche sulla base di occorrenze analoghe neiFrammenti).

5 Il margine destro, da l.5 a 9, è coperto da una mac-chia dovuta a umidità.

19 Una barra obliqua con due aste indica, dopo il segmen-to -retur, l’inizio del testo conservato dei Frammentipubblicati dal Tola (c.12v); il Finzi, che probabilmente èl’artefice del segno, non trascrive piú da M, rinviandoappunto alle lezioni di L (in Tola 1861 II:603). T dam-pnum.

§ 442 .VI.] Segue abrasione, ma col sussidio della lampada

di Wood si legge chiaramente Ianuae (M l.4 sex e la-cuna). T stampa VI Ianuae, giustificando in nota: «laparola Ianuae, qui e piú sotto, nello stesso capitolo, èraschiata, ma se ne vedono ancora le tracce».

3 .III.] Segue, come sopra, abrasione (M l.6 tres e lacu-na). M l.5 condemnetur, con semplificazione, come inaltri loci, del digramma <mp>.

4 M l.7 acusatoris, l.8 condemnationem.

§ 452 M l.2 filiae. M l.3 comiserint.

§ 464 (M l.7) .XX.] Segue abrasione, come sopra; T stampa

solidos XX Ianuae, e in nota: «Ianuae. Anche qui lasuddetta parola è raschiata, e se ne vedono ancora letracce». M l.8 complecto. anno]aña (M tramanda a, se-guito da macchia che rende illeggibile le ultime lettere).

5 M l.10 legge, per distrazione del copista, iterum (Atraduce con ‘in custu tempus’).

7 M l.14 locatae.

XXVI.2 Commento storico

XXVI.2.1 Commento generaleGli Statuti di Sassari (StSS) tramandano il cor-

po di leggi e regolamentazioni interne al Comunesardo che riguardano il diritto civile e penale,nonché l’amministrazione del territorio e dei benimobili e immobili posti sotto la giurisdizione del

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 95: Crestomazia Sarda

– Verbo: 6p senza dentale finale aen 45.3(Hofmann 1885:58-59); Congiuntivo imperfettoesseret 42.3, averet 42.12; Participio passato ap-pitu 42.13.

– Congiunzione asteris < EXTERIUS 42.2 (asud si prediligono i geosinonimi farci, borthe).

Sono chiaramente prestiti addebitabili al co-pista: gotale 44.6 e ciò 46.15, nonché il misterio-so midesmu 45.4, che sembrerebbe rinviare aun focolaio normativo siculo (cfr. VS II:736 peril lemma tipico delle varietà diatopiche sicilia-ne), se non si tratta d’un adattamento propor-zionale di pisano ant. medesmo (per cui cfr. Ca-stellani 2000:303).

d) Consuntivo(1) Il documento pare rispecchiare il sistema

protosassarese del sec. XIII, resosi autonomodall’alveo logudorese dei secoli XI-XII, soprat-tutto – una volta collaudate le corrispondenzegrafico-fonologiche del copista pisano (ad es.nel subsistema delle affricate, spogliato intera-mente dal Guarnerio nell’indice del suo lavoro:pothat - poçat - alsare ecc.) – nello sviluppo [Q]> [ts], e nella concorrenza sincronica fra [L] e ilpiú diffuso, ma destinato a soccombere nell’a-rea estrema settentrionale, [ndΩ].

(2) Piú spie grafico-morfologiche conferma-no che la mano principale cui si deve la stesuradel testo sardo era pisana, ma vi son forti so-spetti anche su una componente sicula (o geno-vese-sicula?), che ricorda l’analogo episodio ri-portato da Pepita Meloni (1995) circa l’incaricod’allestimento di alcune lettere sarde a funzio-nari della cancelleria siciliana, subito dopo losbarco dell’esercito catalano nel Sulcis. È dun-que lecito concludere che all’approntamentodella redazione volgare abbiano potuto collabo-rare dei compilatori d’origine sicula.

XXVI.6 Commento filologico

La tradizione manoscritta degli StSS è com-posta di tre testimoni volgari (ABC) piú due re-datti in latino (LM). Già il capitolo V del libro Iimpone tassativamente la compilazione dellenorme legislative nelle due versioni:

«Ut duo brevia semper fiant, et unum ipsorumcustodiatur. De cetero capitula Comunis scri-bantur, et autenticentur in duobus libris, unusquorum semper maneat in curia Comunis, et

alius apud ydoneam personam in custodia, sicutpotestati, et consiliariis videbitur. Et etiam, ut in-telligatur ab omnibus personis, scribatur liberunus capitulorum in vulgari, et maneat in curiaComunis» (L c.1v = Tola 1861 II:595) = «Quiduos breves se iscrivan, et unu de cussos se var-det. Dave como innanti sos capitulos dessu Cu-mone se iscrivan in duos libros, unu dessosquales semper istet in sa corte dessu Cumone,et issu atteru istet in guardia de alcuna bonapersone, sicomente assa potestate et assu con-siçu aet parre, et etiam aciò qui se intendat da’ogne persone, iscrivat-se unu libru dessos capi-tulos in vulgare et istet in corte dessu Cumone»(A c.3r = Guarnerio 1892:6).

La recensio condotta esemplarmente da Pao-lo Merci nel 1986 dimostra inequivocabilmenteche i testimoni B e C vanno scartati in quantocodices descripti. Resta dunque A, che si qualifi-ca, in virtú delle numerose giunte e modificazio-ni ospitate nei margini, sempre da una stessamano molto accurata, come un esemplare uffi-ciale, un collettore di varianti destinato a funge-re da modello per le successive stesure utilizzateda uffici amministrativi e ufficiali del Comune.Se con molta verosimiglianza A rappresenta lacopia volgare finita d’approntare nel 1316 sottola podesteria di Cavallino de Honestis, resta an-cora da individuare il modello su cui esso fucomposto. La soluzione del quesito è ovviamen-te legata all’esame della varia lectio dei testimo-ni latini L e M, un desideratum cui non potràsottrarsi un futuro editore degli StSS. Qui è sol-tanto possibile avanzare provvisoriamente l’ipo-tesi che A sia stato allestito sulla base del testolatino tràdito da L, di cui la redazione di M rap-presenterà in larga parte una pura trascrizionemeccanica, resa evidente sia dallo scioglimentocostante di titulus e di note tironiane del model-lo, sia dai banali errori dovuti a trascorsi da par-te del copista (emblematicamente M 46.10 ite-rum contro L 46.5 interim). Ci sono, è vero,lacune di A colmate da C col ricorso a lezioni diM che mancano in L (Merci 1986:134-137), mac’è anche il fatto, rimasto finora disatteso, che inpiú capitoli – ad es. 44 e 46 qui riportati – L mo-stra abraso il complemento di specificazione to-pica Ianu(a)e, che presumibilmente faceva partedella primissima stesura in latino degli statuti co-munali nel convulso periodo pretoscano, indica-zione d’afferenza geopolitica che né M né Ahanno ereditato negli stessi loci. Si può di con-seguenza arguire ragionevolmente, da una parte

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXVI

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legatura in pergamena. Contiene alla c. 101v l’au-tenticazione del notaio e scrivano della Curia Mi-chele Carbonieddo, che certifica d’aver ricopiatofedelmente il testo da un esemplare smarrito del-l’Archivio Consiliare Cittadino nel 1607. In sardologudorese.

– C, cartaceo, sec. XVI ex. o XVII in., cc.137 di mm 318x220, acefalo e mutilo di almenouna carta in fine. In sardo logudorese.

– L, membranaceo, terzo quarto del sec.XIII, cc. 50 numerate recentemente, di mm326x251, con moderna legatura in pergamenarestaurata dopo il 1974, acefalo e mutilo in piúparti, strutturato in origine forse da cinque se-sternioni, di cui resta oggi soltanto una piccolaparte, con gravi lacune soprattutto per il testodel libro I. Diverse aggiunte nei margini, di ma-ni trecentesche, e qualche postilla nei capitolidel libro II (tra cui la datazione solenne di II.29,che riporta anacronisticamente la fine della ste-sura del testo al 1317).

– M, cartaceo, cc. 80 di mm 350x275, nume-rate nel margine destro in alto in cifre arabecoeve con la compilazione del testo, che è co-pia seicentesca molto frammentaria d’un grossovolume di ca. 826 cc. intitolato Libro de tran-suntos. Importante per le lezioni che aiutano acolmare lacune di L.

XXVI.4 Commento paleografico

[A] Gotica libraria di tipo italiano, dal ductusmolto curato e regolare nella messa in pagina,con notevole rispetto dei margini e degli spazipredisposti per le rubriche. Spicca l’alternanzafra d diritta e rotonda, che forse rimanda a unuso non obliterato della textualis, proprio dellaseconda metà del sec. XIII (cfr. Bischoff1992:187-188). Uso parco della nota tironiana, acui si contrappone la larga fruizione della notatachigrafica per con.

XXVI.5 Commento linguistico

XXVI.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche e distratigrafia linguistica

a) GrafematicaL’analisi grafematica individua una chiara

stratigrafia.– Sono limpide spie grafiche del copista pi-

sano: <ch, gh> = [k,g] in facher e paghet 42.4;

<ç> = [dz] in açenu 42.2, [t∫] in çascatuna 44.3;<ngn> = [LL] (in toscano già dalla fine del sec.VIII nelle carte latine: Castellani 1980a II:106-108) in pongnat 42.2, cungnatu 42.3; <mpn> =[nn] in dampnu 42.5 ( = dannu 42.8).

– Piú arduo esprimersi sull’uso eccentrico di<ch> = [t∫], che è equivalenza tipica della scriptasiciliana (già repertoriata come tale da SantorreDebenedetti nel 1932; cfr. Castellani 2000:500, eper una raccolta sistematica d’esempi delle Ori-gini si veda anche la scheda di Avalle nelle CL-PIO I:XCVI, § 1.18), in satisfachimentu 46.12.

– Alle consuetudini grafematiche sarde cor-risponde nel documento l’uso di <th>, qui co-me riflesso dell’esito succedaneo di [Q] in pothat42.4.

b) FonematicaSono esiti tutti ascrivibili a regole di svilup-

po non sarde, bensí toscane: pesione 46.1 anzi-ché pesone (cfr. toscano pisione, con <si> = [Ω],Larson 1995:491, prima metà del sec. XII); sensa46.3 (con la riduzione di [dz]); doppiu 46.6 (conpalatalizzazione del nesso consonantico).

Sono, invece, esiti logudoresi medievali (oprotosassaresi):

– Vocali finali non alte: quircare 42.11, mese44.3, domo 46.1, dessos 42.14.

– Prostesi vocalica: istudiosamente 42.5,ispaçata 46.4 (Hofmann 1885:55).

– P T C -: capitanni 42.18, locu 42.2, focu42.3 (Hofmann 1885:85).

– LJ- > [dz]: açenu 42.2, consiçu 44.8, fiços45.3 (conguaglio grafico in ispathare 42.18).

– NJ- > [LL]: cungnatu 42.3 e pongnat 42.16;l’occorrenza cungiatu 42.16 potrebbe essere in-dizio d’una variazione fra due esiti medievali,ben documentati oggi in diverse diatopie ([ndΩ]è campidanese e logudorese precinquecente-sco, [L] è centrale, ma anche proprio di Castel-sardo e dintorni: Hofmann 1885:40-41, tuttaviacon errata assimilazione di [L] a [ndΩ]; Contini1987 I:carta 38).

– RJ- > [rdΩ]: lavorgiu 42.6, morgiat 42.10.– TJ- > [Q] > [ts] (Meyer-Lübke 1902:21, Wa-

gner 1907:54, Wagner/Paulis 1984:195, BlascoFerrer 1995b:248): pothat 42.4.

c) MorfologiaEvoluzioni che rientrano nello schema evo-

lutivo logudorese sono:– Dimostrativo ecusse 42.13.– Pronome personale isse 46.3.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 96: Crestomazia Sarda

XXVII.1 Testo

Ed.: Besta (1899 = B). Sigla del documento:StCast.

§ 190 [c.7va]Qui sos qui ant iurare sas tenturas

Item, qui totu cu[ss]os, qui averent / 2 iuradu sastenturas, siant te- / 3 nudos acusare sas bestias,sas / 4 quales avere<n>t vistu in sos damp- / 5

nos, et ciascunu siat cretidu in / 6 su sacramentusuo, et si non lu acu- / 7 saret in dies .VIII. etprovadu / 8 si-li siat qui las appat vistas et non /9 appat acusadu, paguet sa tentu- / 10 ra assa cor-te et assu pupidu / 11 su damnu.

§ 191Dessas bestias grossas

Item, qui ciascuna bestia grossa, qui / 2 esseretstada vista in alcunu damp- / 3 nu dessos cam-pos, paguet assa cor- / 4 te, <si> de die est dina-res .XI., et si de note soldos / 5 unu, et emendetsu damnu assu / 6 popidu. Et si per aventura supu- / 7 pidu over guardianu over atera persona /8 averet vistu poner over mitter / 9 su bestiamenin su dampnu studio- / 10 samente, paguet probannu liras / 11 .III. et emendet su dampn<u>, etsiat cre- / 12 tidu su pupidu over homine dessado- / 13 mo sua a sacramentu issoro.

§ 192Si alcuna gama de berveges

Item, qui si alcuna gama de berveges / 2 ess<er>etacatada in sos pa- / 3 dros per issu iuradu padrar-giu, over / 4 dessos patrargios, paguet ciascu- / 5

na gama de die soldos .X. et de notte / 6 soldos.XX., et acusare depiat su mach- / 7 edadore, etappat su me- / 8 su dessu bannu cum su maghe-/ 9 dadore.

§ 193 [c.7vb]Si alcuna persona acataret bestiamen

Item, si alcuna persona acataret alcunu / 2 be-stiame<n>, ciò est boe, covallu, iu- / 3 mentas

over asinos in alcunu damp- / 4 nu suo et con-noscheret illas, de cuias / 5 sunt sas dictas be-stias, depiat acu- / 6 sare et bogare-nde-las des-su dictu / 7 dampnu; ma non las condugat in /8 Castellu et siat cretidu a sacramentu / 9 suo, et,si las condugheret in Castellu / 10 connoschen-do cusse, paguet su damp<nu> / 11 et interessequi su pupidu dessu besti- / 12 amen averet re-cividu prossa / 13 minadura dessu bestiamen inCastellu, / 14 et si non lu conoscheret et porta- /15 ret-illu, non incurrat alcunu / 16 preiudiciu.

§ 194Qui cusse assu quale

Item, qui çascuna persona qui aeret / 2 perdiduover qui l’eseret furadu / 3 alcunu bestiamenminudu over / 4 grossu et vogiat qui siat iscrituin / 5 su cartulaiu dessas furas, si depiat / 6 fa-quer iscrier infra unu mese / 7 dae su die in suquale aeret perdidu / 8 over qui averet intesiduaver per- / 9 didu. Et, si infra su mese non / 10

lu facheret iscrier in su cartulaiu, / 11 qui daecui innanti non lu possat / 12 faguer iscrier.

§ 195Qui alcuna persona non

Item, qui nexiuna persona depiat laxa- / 2 reistare sos covallos suos / 3 over asinos de vera-nu foras / 4 de Castedu Ianuae, et si los ant la-/ 5 xare et li esserent furados, non / 6 los pos-sant minter in iurados, / 7 salvu si ess<er>ent insa vingna sua / 8 clusada over agiena over in //

[c.8ra]/ 9 argiola over in ateru logu qui siat / 10 inguardia angiena.

§ 196Si alcuna persona boleret ponere

Item, qui si alcuna persona voleret po- / 2 nerin su cartulaiu dessas fur- / 3 as alcunu bestia-men minudu, su / 4 popidu, famigiu over pasto-re po- / 5 çat faguer ponner in su dittu car- / 6

tolaiu de quimbe bestias in iosso / 7 levadas

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XXVII. Statuti di Castelgenovese, ca. 1334/36 che L fu composto negli anni che precedettero ilsopravvento dei Pisani, e ripreso e rielaboratocon integrazioni ed emendamenti – fra cui la ra-schiatura appunto di Ianuae per la sostituzionedei genovini in aquilini – dopo il 1272, e dall’al-tra che M sia stato confezionato dopo quella da-ta come versione vulgata e copia ufficiale diconsultazione per l’amministrazione, probabil-mente esemplato in larga parte su L e per leparti mutile di codesto codice su un altro anti-grafo smarrito.

Nel complesso, e nell’attesa d’una futuraconferma ecdotica, i rapporti genealogici fra itestimoni degli StSS, da tener presenti nella re-stitutio textus, si possono raffigurare nello sche-ma seguente:

X

m L lat. < 1272

M lat. 1272-1294

A volgare (1294-)1316

C

Le uniche edizioni attendibili degli StSS sono:Tola (1850 e 1861 II) per i frammenti latini di L,Finzi (1911) per M e Guarnerio (1892) per la re-dazione in volgare di A.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 97: Crestomazia Sarda

giuridico amministrativo si ricava dall’accennoche vi è negli StCast ad una tregua coi marchesidi Malaspina e con Sassari, che effettivamenteebbe luogo nel 1334, e un terminus ante quemè posto anche dal trattato di pace del 1 settem-bre 1336 fra Genova e Pietro III il Cerimonioso(o IV d’Aragona), nel quale Cassiano e GaleottoDoria compaiono ancora come cives Ianuae enon come vassalli e feudatari del nuovo sovranocatalano, al quale prestarono giuramento di fe-deltà dopo quella data (Besta 1899:11, Era1933:235). La regolamentazione del Castelloconserva tracce inequivocabili del modello sas-sarese e, per quanto riguarda la materia agraria,del Codice rurale di Mariano d’Arborea (e note-voli sono i riscontri fra i capitoli qui riportati equelli della CL compresi tra il 154 e il 198). Acapo dell’amministrazione stava il podestà, ilquale – come a Sassari – presiedeva le coronas,e assistito da un collegio di bonihomines – rap-presentanti del popolo, competenti in materia divigilanza e applicazione delle leggi – gestiva laricca cittadina sarda (Casula 1992:283, scheda296; 2001:374-375). L’apporto piú importante,umano e culturale in senso lato, all’identità stori-ca del comune principale dell’Anglona pare es-sere stato dato dall’elemento corso (affatto pre-dominante nel 1321, data nella quale soltantoun 20% della popolazione residente risultava es-sere d’origine sarda), che secondo un’avvincenteipotesi di Mauro Maxia (1999 e 2002c) avrebbeconnotato anche piú tratti distintivi della parlataattuale, nonché del gallurese e del sassarese.

XXVII.3 Commento codicologico

Biblioteca Universitaria di Sassari, SezioneManoscritti 3, Statuti di Castelgenovese.

Codice membranaceo, della seconda metàdel sec. XIV, di cc. 11 misuranti mm 320x215,mutilo, con foglio di guardia in pergamena. Sal-vo la c.9v e le due ultime, tutte le rimanenti sonovergate su due colonne entro uno specchio rego-lare di mm 250x75. Le rubriche, incomplete nelcontenuto per mancanza di spazio, sono miniatein rosso, come le cifre romane e le lettere inizialidei capitoli. Marginalia in grafia seicentesca lun-go ampi spazi laterali. Del codice primitivo, sco-perto dal bibliotecario Giuliano Bonazzi, non re-sta che l’ultimo quinterno, privo del primo edell’ultimo foglio, piú tre fogli appartenenti inorigine al primo quinterno. L’ampiezza del codi-ce, di tre quinterni, è stata ricostruita dallo Zirolia

(1898) sulla base dei capitoli compresi nei lacertisuperstiti.

XXVII.4 Commento paleografico

Scrittura gotica testuale italiana (rotunda),databile alla seconda metà del sec. XIV, da unamano dal ductus pesante e poco accurato. Di-verse parti hanno l’inchiostro sbiadito.

XXVII.5 Commento linguistico

XXVII.5.1 Quadro di correlazioni diatopiche edi stratigrafia linguistica

a) GrafematicaL’analisi grafematica svela una chiara stratigrafianel documento.

– Alla mano che ha compilato la copia tar-dotrecentesca, forse di lingua catalana, si devo-no i seguenti espedienti grafematici: <qu, gu> =[k,g]: qui 193.11, faquer 194.6, quimbe 196.6,paguet 191.3 (cfr. cat. med. e mod. qui ,pague/i); forse anche <ç> = [ts]/[s] in poçat196.5 = possat 194.11, façant 199.4 (dopo il Tre-cento in cat. [ts] > [s] è generale: Metzeltin1974:33-35, Blasco Ferrer 1984b:86-87, § 240).

– Sono confluite nella redazione originalepiú soluzioni tosco-liguri, quali: <ch, gh> in ma-chedadore, maghedadore 192.7,8; <ngn> in lin-gna 195.7; <mpn> = [nn] in dampnu 199.9 (ecfr. dannu 199.6; per una situazione analoga ne-gli StSS si veda ad es. XXVI 42.5); <x(i)> = [∫] innexiuna, laxare 195.1; <gl> in regogler 197.6,con sonorizzazione toscana occ. nel derivato.

– Rispetta la consuetudo locale il grafema <g>innanzi [e] con valore velare in berveges 192.1(contro <gi> = [dΩ] in agiena 195.8), e anche – instridente concorrenza con l’abitudine pisana didiverso valore – avanti [l] in restuglu 197.25, men-tre è pura resa grafico-fonologica <d> = [JJ] <-LL- in Castedu 195.4 e maghedadore 192.8, primeattestazioni della cacuminale nella scripta sarda.

b) FonematicaL’inventario degli sviluppi fonologici rispetta

pienamente le regole del sistema logudorese tre-centesco:

– Vocali finali non alte: corte 190.10, die191.4, notte 192.5, boe 193.2; domo 191.13, cus-sos 190.1.

– Prostesi vocalica: iscritu 194.4, istare 195.2.

Scripta logudorese – DOCUMENTO XXVII

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umpare, et icustu iu- / 8 ret et siat cretidu a sa-cramentu / 9 suo et dae .V. in susu poçat po- / 10

ner et iurare depiat daenan- / 11 ti dessu scriva-nu et de duos / 12 iurados comente est consuetu.

§ 197Qui ciascunu pupidu de campos

Item, qui ciascunu pupidu dessos / 2 campospoçat defender sos / 3 restuglos dessos campos/ 4 suos dae ciascuna persona dae dies / 5 .IIII.proximos a su die in su quale / 6 at aver com-plidu de regogler / 7 su laorgiu suo dessos dit-tos / 8 restuglos in s’argiola over in / 9 alcunuateru logu, et in dies / 10 .IIII. ciascunu popidupoçat ma- / 11 chedare totu sas bestias me- / 12

nudas, sas quales andare<n>t / 13 in sos dittosrestuglos. Et issas / 14 bestias grossas, sas qualesaca- / 15 taret in sos dittos restuglos, / 16 pa -guent assa corte dinares .VI. pro / 17 ciascunabestia. Et issu acusado- / 18 re appat sa mesitadedessu bannu, / 19 salvu s’ainu qui siat scapulusi / 20 studiosamente non bi esse<re>t po- //

[c.8rb]/ 21 stu, et de custu su pupidu dessu / 22 campuet issu iuargiu siant cre- / 23 tidos dessa acusa insu sacramen- / 24 tu issoro dessas bestias vistas/ 25 in su restuglu.

§ 198Qui alcunu bestiamen

Item, qui alcunu bestiamen non de- / 2 piat pa-gare tenturas dessas / 3 laoreras dae messu Maiuin / 4 fini assas kalendas de Capu- / 5 dannuniente et de minus depiant / 6 et siant tenudospagare su / 7 dannu.

§ 199Qui cia<scu>nu laoradore

Item, qui ciascunu pupidu over iuar- / 2 giu quitrataret boes ad lao- / 3 rare depiat laorare pertale modu / 4 qui non façant dampnu in sos / 5

terminos dessos vichinos suos. / 6 Et si dannufaguerent in sos / 7 dittos terminos, paguet assa/ 8 corte pro bannu soldos .V. et soldos .V. assupu- / 9 pidu dessu dampnu suo.

_____

§ 190 Rubrica sos]sas.4 averent]averet, con titulus omesso.6 B lo.7 B infra (ma si scorge agevolmente la sola -n).

§ 1914 si] L’integrazione è del Besta. B din. III.9 bestiamen]bestiam piú una debole macchia sopra la m.

11 dampnu]dapn piú titulus, con omissione per lapsusdell’u finale.

§ 1922 esseret]dessos esset, con dessos, evidente errore d’antici-

po del copista, espunto (cosí anche B). acata-da]acusada, per distrazione del copista (cosí anche B).

6/7 machedadore]maschedadore (correzione già in B).7/8 mesu dessu]messu mesu dessa dessu.

§ 1932 bestiamen]bestiame, per omissione del titulus (B stam-

pa senza la n).5 B accusare.6 B dittu.8 Castellu] La t aggiunta in corso di copia sulla e.

10 dampnu]dap piú titulus, con omissione a l.11 dellasillaba finale.

12 B bastiamen (ma sarà refuso).

§ 1941 Item] La t ricavata da una d. B ciascuna.5 cartulaiu]cartoravu, con v d’incerta esecuzione; B

carturavu. dessas] La prima s nell’interlinea.10 cartulaiu]carturavu.12 faguer]fagueret, per commistione con l’infinito flesso.

§ 1951 nexiuna]n£xiuna, con titulus superfluo.2 sos] La seconda s soprascritta in corpo minore.3 foras] La s soprascritta in corpo minore.7 esserent]essent, con titulus omesso.8 vingna] La gamba della g è evanida, ma si scorge con

l’ausilio della lampada di Wood.

§ 1963 su]si su.5 poçat] La cediglia è assai sbiadita, ma è possibile scor-

gerla con una lente d’ingrandimento.

§ 1972 sos]sas.3 restuglos]restuglos suos, con suos espunto per errore

d’anticipo.9 B infra.

12 andarent]andaret, con titulus omesso.15 sos dittos]sas dittos, con l’o di dittos corretto su un’a

precedente.20 esseret]esset, con titulus omesso. B istudiosamende.

§ 1992 B uiargiu, ma sarà refuso.4 façant]facant, lezione suffragata dalle forme prece-

denti con ç.

XXVII.2 Commento storico

Gli Statuti di Castelgenovese (poi Castelara-gonese, e dal 1767 Castelsardo, donde la siglaStCast) contengono il breve della roccaforteomonima – forse fondata dai Malaspina – gover-nata dalla casata genovese dei Doria fra il 1282e il 1448 (Brook et alii 1984:115 e 294-295, tav.21, Artizzu 1985:211-216, Casula 2001:374). Ilterminus post quem per l’emanazione del testo

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 98: Crestomazia Sarda

– P T C -: pupidu 196.4, vichinos 199.5; c’èsonorizzazione in: capudannu 198.5 (-T- > [A])e berveges 192.1 (-C- > [H]).

– LJ- > [dΩ]: vogiat < *V3L2AT 194.4, agiena195.8.

– RJ- > [rdΩ]: argiola 195.9.

Un’interferenza col toscano è documentatain popidu 196.4.

c) MorfologiaSalvo l’inerziale -t della desinenza di 6p, tut-

ti i tratti censiti s’inseriscono senza problemi nelsistema logudorese coevo:

– Articoli: sos 195.2, sas 190.3.– Possessivi: suo 190.6, sua 191.13, issoro

191.13.– Dimostrativo: cusse 193.10.– Verbo: Infinito minter 195.6 (con epentesi

di nasale); Congiuntivo imperfetto: esseret 192.2,acataret 193.1, facheret 194.10; Participio passa-to: intesidu 194.8 e il tipo derivato clusada 195.8.

– Preposizione: dae 194.7.– Avverbio: cui < ECCU H9C 194.11.

Il genere maschile di DIES, su die 194.7, purnon mancando in altre aree sarde, potrebbe es-sere indizio di calco sintattico dal catalano (lo/eldia).

Un calco sintattico dal pisano è ciò 193.2, euna chiara interferenza morfologica si trova insia per siat 199.8.

d) LessicoNotevole l’apporto di prestiti e calchi semantici:

– Alla componente primaria, tosco-ligure,spettano: guardianu 191.7, bannu 191.10, in-currere, -at 193.15, salvu 195.7, famigiu < fa-miglio 196.4, niente 198.5.

– Al superstrato catalano andranno ricondot-ti: condugat 193.7 (cfr. cat. duga/dugui e deri-vati), recividu 193.12 (ant. recevit, recivit, reçe-but > mod. rebut, Coromines DECLlC VII:156),ainu 197.19 (cat. asne > ['ajne]).

e) Consuntivo

Nel complesso, il documento qui esaminatoesibisce tutti i tratti del logudorese del Trecento,sottraendosi alle evoluzioni regolari soltanto nei

casi d’interferenza con le lingue dei superstratioperanti nella redazione primitiva e nella copia.

XXVII.5.2 Voci e strutture notevoli190.2 tentura(s): ‘cattura del bestiame sorpreso

a pascolare abusivamente’ (Atzori 1975:410);per il verbo tenturare il Casu (2002:1291)offre la seguente definizione: ‘sorprendere econsegnare alla giustizia del bestiame sor-preso in pascolo abusivo’.

190.5 dampnos (e poi 191.2,9): ‘terreni recintatidove il pascolo brado aveva prodotto dan-ni’, slittamento semantico a partire da dam-nu/dannu ‘danno’ (cfr. anche Paulis 1997:128-129).

190.10 pupidu: ‘padrone’, da lat. P4P2LLUM, conspecializzazione semantica.

191.10 bannu: ‘bando, condanna’ (DES I:173).192.3 padrargiu: ‘guardia campestre’.193.13 minadura: dal contenuto si evince chia-

ramente il significato d’un derivato di ‘porta-re, spingere il bestiame’, riconducibile alverbo lat. M2N5RI, tardo M2N5RE, che com’ènoto si mantiene soltanto in rumeno. Forsesi tratta d’un prezioso relitto lessicale (cfr.Klein 1997:202-206), se non è un mero pre-stito dal corso.

196.2 cartulaiu: ‘cartulario, registro’.197.25 restuglu: ‘stoppia’ (DES II:355, Casu

2002:1189).197.19 scapulu: ‘senza pastore’.197.22 iuargiu: ‘capo dei servi che sorvegliano

il bestiame’, da 2UG5RIUM (DES I:711).

XXVII.6 Commento filologico

I frammenti degli StCast a noi pervenuti so-no i resti d’un apografo forse tardotrecentescodello statuto signorile concesso da Galeotto Do-ria tra il 1334 e il 1336 al comune di Castelge-novese. L’originale perduto è presumibilmentefrutto di elaborazioni non molto piú antiche,poiché il testo tràdito denuncia nella sua com-posizione e nell’intarsio di elementi tosco-liguriuna chiara derivazione dagli StSS, promulgatisolennemente nel 1316 (cfr. doc. XXVI). È pos-sibile congetturare che il copista sia stato unCatalano, il che spiegherebbe l’uso desultorio diqualche grafia e d’interpolazioni abnormi.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Sintesi di grammatica storica

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I. Fonologia e grafematica

A) Vocalismo tonico§ 1 Collasso quantitativo simmetrico. La tesi vul-gata riconosce uno stadio “arcaico” nel proces-so volgare di fonologizzazione delle qualità alposto delle classiche quantità vocaliche: Lau-sberg (1969 I:146-147, § 158), Weinrich(1969:25), Rohlfs (1988 II:8, § 2), Tekav*i" (1980I:17, § 15.1), Wagner/Paulis (1984:29-32), Castel-lani (1991:10-21), Bonfante (1999:6-15), e fra imanuali di romanistica piú recenti emblematica-mente Vàrvaro (2001:128), Narumov (2001:170-175) e Cornagliotti/Piccat/Ramello (2001:132).Gli scarni dati epigrafici non sembrano smentiresiffatta ricostruzione (Herman 1990 [1985]:183-194, Lupinu 2000:17-33). I controargomenti diKrefeld (1999:42,69 e passim) sono basati suun’indebita commistione fra rifunzionalizzazio-ne dell’armonizzazione vocalica e processo dia-cronico di fusione tra fonemi lunghi e brevi inarcifonemi di timbro unificato (/E O/ = [} ]]_[ae o]#/[e o]_[i u]#), e non tiene conto della dero-ga inconfutabile conferita dai relitti attestati inlingue non neolatine (berbero, basco), dove lametafonesi non può aver giocato alcun ruolonel riassetto del vocalismo tonico.

Nell’esemplificazione che segue racchiudia-mo tra barre oblique i fonemi (in maiuscolo gliarcifonemi), tra parentesi quadre le semplicirealizzazioni fonetiche secondo l’evidenza deidialetti moderni.

5 0 > /a/: L5TAM > lata XX.65.8, V5R2CAT > baha-rigat XVII.21; P0RTEM > parte III.3, M0RE > mariIII.14.7 2 > /i/: V7NEAM > binia XXI.16, F7L28S > filiusVI.7; EP2SCOPUM > piscopu VI.4, M2TT1RE > mitterXXVII 191.8.9 4 > /u/: FL9MEN > flumen XIV 146.8, C9PAS >cupas XXI.27; G4TTUR > guttur XIX 4.4, CR4CEM

> gruke XIX 4.16, G4LAM > gula XXVI 42.10.6 1 > /E/: F6C7 > fegi [e] V.28, M6C4M > mecu [e]

XX 188.1; B1N1 > beni [}] III.4; X.5, T1RRAS > ter-ras [}] VI.10.8 3 > /O/: D3MNUM (per D3M2NUM: Woll 1993) >donnu [o] V.23, T8TUM/T3TTUM, -AM (Weinrich1969:31) > totu III.11, tottu XXII 10.13, con [o],contro tota III.6 e totta IV.13, con []]; N8M1N >nomini []] IX.18, D3M8 > domo XIII.5 e domuV.21, con []].

Sembrano essere eccezioni al Lautgesetz ge-nerale, di spiegazione non univoca:

(1) P8MUM > pumu ‘frutteto’ XIX 348.8, forseper influsso analogico di FR9CTUM, -A (ma c’è an-che ['pummura] e ['frut(t)ura], per cui cfr. BlascoFerrer 1989:59; la spiegazione di Wagner/Paulis1984:39, per assimilazione al fonema nasale,non persuade).

(2) TR2P1D6S > tripides XXI.28 e tosc. senno >sinnu XIX 348.28, probabilmente per adegua-mento proporzionale (secondo il modello: tosc.p[e]ra = sd. p[i]ra).

(3) D3M1ST2CAM > domistia IV.10 ed (EC)CL1S2AM

> clisia IV.14, entrambi nella Cgr, dove si può in-vocare un’interferenza con un dialetto salentinodel copista (Cfr. Blasco Ferrer 2002d).

(4) GE3RG2A > Iurgia V.32 e passim (e cfr.8RA, *8RUM > ['uru] a Baunei, Urzulei, Talána,Ilbòno e Villagrande Strisáili, dove peraltro si di-ce anche ['tutu] per T8TUS: Blasco Ferrer1988:146), senza giustificazione cogente (nonconvince l’analogia col doppione F3RNUS/F4RNUS,in cui la variante rustica seriore esibisce la chiu-sura della vocale tonica innanzi r implicata; sipotrebbe pensare a rigore all’effetto dello iato,come nel doppione latino -EOLUS/-IOLUS).

Un problema davvero spinoso è posto dal-l’accentazione di alcune costruzioni sintattiche,la cui realizzazione fonologica sovrasegmentaleinduce a postulare la piena funzionalità dellaquantità vocalica. Si tratta degli accoppiamentiD6, PR8 e anche *C9 per C4M con i pronomi diterza persona 2PSUM, -8S > issu, -os e 2LLUM, -8S >

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Sintesi di grammatica storica

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Ferrer 1999b:69). Come per la Sicilia (Fanciullo1984, 1993), l’influsso greco, piú pressante a me-ridione, potrebbe aver contribuito alla chiusuradelle vocali etimologiche, ma le cause ultime delprocesso rimangono ancora poco perspicue:Meyer-Lübke (1902:12-25; 1972 I:247), Lausberg(1969 I:274), Wagner/Paulis (1984:70, § 46).

(1) -E/O = -[e o]#:

B1N1 > bene XIV 146.2; XVI.15, B3VEM > boe XX157.5; XXII 8.5; XXVII 193.2, D2EM, -6S > dieXXI.23; XXII 8.2; XXVII 191.4; dies IV.30; XIV131.10; XX 64.2, C0N6S > canes XIV 131.58,FRAT(R)ES > frates III.31, H3M2NEM, -6S > homineIII.42; XIX 349.16, homines XIII.14; XIV 131.5;XV.3, omines XXI.7; XXII 10.3, 29D2CEM > iudiceXII.2; XIII.3; XIV 131.4; XV.1; XX 65.1; XXI.4,iudike XIX 347.7; XXII 2.8; XXV.2, MA28REM, -6S

> maiores XII.35, MATR7CEM (+ -2CEM) > matrigeIII.5, M1NSEM > mese XXVI 44.3, M3L1NTEM > mo-lente XVIIIB 109.4, M3NT6S > montes XVII.7,M4L21REM, -6S > muchere IIBa6; muiere VII.1;mulieres III.19, N1P8TEM > nebode XVI.16,N3CTEM > not(t)e XXI.23; XXVII 191.4, P0C6T >pagit XVIIIa 109.7, P0RTEM > parte III.3; VII.2;XII.3; XX 65.6, P1DEM, -6S > pede XX 157.4; pe-des XXI.8, VERV6C6S > berbeces XXI.21,V3L4NT5TEM > voluntate III.3; XIX 347.6; XX188.21; XXV.7.

D3M8 > XIII.5; XVI.4; XX 188.3; XXI.7; XXV.15;XXVI 46.10; XXVII 191.13; domos XIII.15;XVIIIB 19.6, D48S > duos XVII.29, 2NTR8 > introXXI.22, P1C8S (per -US) > pegos XIV 131.54,P3RC8S > porcos XVI.13; XXI.21, QUAND8 > can-do XII.17; quando XIV 146.25.

(2) -E/O > -[i u]#:

B1N1 > beni III.4; IX.4, C0N6S > canis XII.41,C3MPLET > complit XVII.48, D2EM > dii VII.12,(ES)SEND8 > sendu IX.27, FRAT(R)6S > fradis VI.7;IX.10, GLANDEM > glandi XVI.10, H3M2NEM, -6S >homini XI.14; hominis VII.15, IN ANTE > innantiXI.5, 29D2CEM > iudigi III.2; V.1; VI.1; VII.1;VIII.2; IX.2; iudiki IV.17, L1V5RE > lebari III.19;IX.24, MA28REM > maiori VII.12, M0RE > mariIII.14, M1RC6DEM > merkei X.9, M3L1NTEM > mo-lenti XVIIIa 109.3, M4L21REM > mulieri III.2; mu-leri IV.6; mugleri VIII.4, PARTEM > parti IV.1; V.2;IX.4; X.2; XI.3, PASC1RE > paschiri XI.6, PATREM >patri IV.29, S1C5RE > segari VII.17, S1DEM > sediIV.32, VERV6C6S > berbeis XI.8.

CABALLOS > cavallus XI.8, D3M8 > domu V.19,*ECCU 2ST8S > icustus VI.9, F7L28S > filius VI.7,2NTR8 > intru III.26; V.19, P3RC8S > porcus XI.8,SALT8S> saltus VI.8.

C) Consonantismo§ 7 Betacismo. La variazione allofonica protoro-manza tra la variante debole [+ continua] (la fri-cativa [B]), in posizione intervocalica e inizialeassoluta, e la variante forte [- continua] (l’occlu-siva [b]), in posizione postconsonantica e di rad-doppiamento fonosintattico (§ 22), entrambe daB /b/ e U /v/, è stata soppressa a beneficio delfonema #/b/- che ne ha assunto la variazionecontestuale: Meyer-Lübke (1902:24-26), Junge-mann (1956:340-341), Weinrich (1969:82-104),Blumenthal (1972), Tekav*i" (1980 I:103-114),Wagner/Paulis (1984:162-174), Fanciullo (1997:9-20), Lupinu (2000:49-53).

VAC5NTEM > bacante XIX 347.16, VACCAM, -5S >baccas XI.8; XXI.21, VAC2NAE (SALINARIAE) > baginaXII.24 e passim, VAD2T > bahat XVII.15, VADUM >Bau III.24, VEND1RE > bendere XVIIIa 110.2,V1N7RE, -IAT > beniat XXIV.7, VERA > Bera III.2,VERVEX, VERV6C6S (attestati sono VERBEX e BERBEX:Baehrens 1922:79, Rohlfs 1969:72) > berbecesXXI.21; berbeges XVI.13; berbeis XI.8, V2AM > biaV.8; VII.12; VIII.30; XVII.28; XXII 10.16, V7LLAM >billa X.14, V2NC1RE (part.pass.) > binkidu X.8;binquidu XVIIIa 109.6, V7N1AM, -5S > bineas XXII10.3; binia(s) III.28; X.7; XII.16; XIX 348.8;XXI.16, V2RG2NEM > birginem XIII.3; *VOC5RE (perVAC5RE: pass.rem.) > bogaruntu VI.10, *V3L1T >bolet XIII.7; bolit V.3; X.3; *V3L6MUS > bolemus II-Ba.24; *V3L1RE > bolere XIV 131.37, V3L4NT5TEM >boluntate IIBa.9; XXI.4; XXV.7 (-adi), V3STER (perVE-), V3STR8S > bostros XIV 131.32.

In posizione postonica: ABS3LV8 > assolbu V.2.

§ 8 Occlusive sonore intervocaliche. Per B/U(V)/b/, D /d/ e G /g/ intervocaliche la variazioneallofònica non ha prodotto un riassetto fonolo-gico, sicché la rappresentazione soggiacentecorrisponde sempre a /b/ (e, in log., spesso a/v/), /d g/ (con eventuale sviluppo, segnata-mente innanzi vocali alte: -[B/v A H]- > Ø): Wa-gner/Paulis (1984:136-148).

(1) -B/U (V)-: AVAM (per AV2AM, Ernout/Meillet1985:62) > aba IV.11, CABALLUM > cavallu XVIIIB109.3, LAB8REM > labore XX 157.7; lavore XXII12.5, L1VAT > lebat VII.13, R1N3V8 > arranobo

Sintesi di grammatica storica

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illu, -os: de ’ssu, pro ’llu, cu ’llos. In questi abbi-namenti sembrerebbe potere scorgere, in effetti,un influsso della vocale lunga originaria (o se-condaria nel caso di C4 > *C9) della preposizio-ne sulla vocale breve accentata del pronomedella sillaba successiva, influsso che avrebbedeterminato la ritrazione dell’accento, comed’altronde presupposero Lausberg e Wagner peril termine controverso [ke'napura] ‘venerdí’, da(DIES DE) C6N5 P9R5 (cfr. Lupinu 2000:21-23 conottimo riassunto della questione). Il processo ri-costruibile sarebbe, in sintesi:D6 + ÍPSUM > DÉ + IPSUM > DÉ+’PSUM > ['dessu] (de’ssos XIV 133.23; de ’llos XIII.17);PR8 + ÍLLUM > PRÓ + ILLUM > PRÓ+’LLUM > ['prollu> 'proJJu] (pro ’llos XIV 131.31, 133.10);C4M + ÍLLOS > C9 + ÍLLOS > CÚ + ILLOS > CÚ+’LLOS >['kullos > 'kuJJos] (cu ’llos XIV 132.25).Per ulteriori esempi si veda il § 41.2.

§ 2 5 > 6 dopo 2-. L’innalzamento di 5 dopo l’ap-prossimante (o legamento o glide) palatale 2-costituisce un fenomeno fonologico d’età impe-riale, che contribuisce a distinguere la latinitàlogudorese da quella campidanese e romanzacentrale: Wagner (1928:6-7 e carta I: chiudi laporta), Lausberg (1969 I:199, § 259), Leumann(1977:54), Díaz y Díaz (1981:161), Blasco Ferrer(1984a:76-77), Herman (1990:205-208), Bonfan-te (1999:27-29: in sede protonica la trasforma-zione s’è attuata prima, già a partire da Lucre-zio, con 2629NUM e 26NT5RE).

25NUAM > ianna XXIV.30, 25CCAM (REW 4561;DES I:706, Vegezio) > iaca XXII 11.3;26NUAM > genna VII.12, 26CCAM > ieca V.9.

§ 3 Il dittongo AU. La semplificazione AU > [a] insede tonica (PAUCU > ['paku, 'paHu]) è stata iden-tificata da tempo come tratto distintivo del sar-do: Hofmann (1885:25), Meyer-Lübke (1902:4-6;1972 I:§ 288), Wagner (1907:16), Wagner/Paulis(1984:33-38, §§ 17-22), Lupinu (2000:34-35).

CAUSAM > casa IIBa.17 (causa IV.2 è latinismo;CASAS per CAUSAS è attestato in Africa: Gallardo1992:136), PAUPERUM (attestato per PAUPER,Grandgent 1976:205, § 376) > paperu XIII.12.Come antroponimo: LAURENTIUS > LarenzuXVII.81, con [au] in sede protonica.

B) Vocalismo atono§ 4 Vocali protoniche. Di regola le vocali protoni-che seguono lo schema simmetrico visto per il

sistema tonico, ma non mancano ab antiquo fe-nomeni d’innalzamento, in particolare di O' > [u],tuttora assai frequenti nelle aree barbaricine cen-trali (8R2CLAM > [u'rikra, u'ril_a]): Lupinu (2000:24-29, dalla cui lista occorre defalcare [ki'puJJa,t∫i'BuJJa], esiti ricondotti convincentemente daWolf 1992a:27-28 a una variante tarda C2P4LLA).

[e] > [i]: P6T27 (per -7V7) > pidii X.9 (l’infinito è[pe'Airi]), S6C9RUM > sigurus (con -s avverbiale,ma potrebbe essere italianismo) X.11, S1C4NDUM

> sigundu X.10; in clausola sintattica: N1C > niXI.9 (contro ne XVIIIa 109.1), N1C+N8N > ninIX.24; XI.10 (contro nen XVIIIB 109.2). Addebi-tabili al copista sono sirbitiu IX.14 e sirbidorisIX.16, ma potrebbe trattarsi anche di semplicefenomeno assimilativo. [o] > [u]: C3NV1NTUM > cunventu XXV.19, cum-mentu VII.14, F3NT5NAM > funtana V.17; VIII.19,H3N8REM > unore IIBa.21.

§ 5 Vocale 1 in iato. La vocale 1 in iato si chiudein [i] e si trasforma successivamente in semicon-sonante [j], dando origine a piú esiti consonanti-ci: Tekav*i" (1980 I:187), Lupinu (2000:36-37). Ilgrafema <i> potrebbe celare, insieme con leconsonanti che lo precedono, qualche realizza-zione consonantica di nuovo nesso neolatino.

In posizione postonica abbiamo: R4B1AM > Ru-bia XIX 4.13, S9B1R1UM > suberiu XII.20.In posizione protonica abbiamo: C4N15TUM >cuniatu ([nj] o già [L]?) XXII 10.11, 8L15STRUM >Oliastru ([lj] o [j]?) XI.7; appare assimilato algamma, come in it. meridionale (Pagliaro1961:299), in ¢rgiÒlaj = AR13LAS (gi = [j]) IV.14.Per M1UM, M1AM si veda § 38.

§ 6 Vocali finali. Il saldo mantenimento di -E,O >[e o] in posizione finale assoluta, o il loro innal-zamento a [i u], rappresentano nuovamente i li-miti d’un’isòfona fondamentale, già appariscentesin dalle prime testimonianze scritte, la quale op-pone oggi le parlate del diasistema logudorese(['b}ne, 'kaKJo]) a quelle del diasistema campida-nese (['b}ni, 'kaKJu]), e nei secoli XI-XV la scriptalogudorese alla scripta campidanese (nell’areamediana, rappresentata dalla scripta arborense,gli esiti sono soggetti a forte variazione, mutevo-le a seconda delle sincronie prese in esame). Lalinea di confine odierna, al disopra della quale siconservano le uscite etimologiche, attraversa daovest a est i territori di: Bauladu - Busachi - To-nara - Belví - Fonni - Urzulei - Baunei (Blasco

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AL2QUAND8 > aligandu IX.24, L3CUM, -8S > loguXVI.2; XXVII 195.9; logus VIII.10, ADD9C1RE >battuger XIX 348.32.

In camp. la fricativa [H] può ulteriormentedileguarsi nei parossitoni con C innanzi [e i]; itre stadi evolutivi in successione, [k] > [H] > Ø,sono attestati in: V1RV6C6S (B-B) > berbecesXXI.21 > berveges XXVII 192.1 > berbeis XI.8.

Nei proparossitoni, lo stadio conclusivo Øsembra essere eccezionalmente attestato nellasillaba finale della voce D3M1ST2CAM: domesticaXXI.19; XXII 10.16 > domestiga(s) III.28; XVI.9> domestia IV.10 (-[í]-); VII.10; VIII.17; XII.15.

C’è sonorizzazione in sandhi in: 2PSAM

CR4CEM > sa gruke IIBa.25 (contro sa cruce XX65.8; oggi dappertutto in log. ['(g)ruke]); po gistint VIII.10 (QU2D).

Per 1QU5S > eguas XI.8 cfr. § 21.

§ 10 Occlusive velari innanzi E,I. In posizioneiniziale assoluta le velari [k g], salvo nel caso quisotto discusso, si mantengono salde innanzi vo-cali palatali nel corpus da noi indagato, sebbenela palatalizzazione nell’area meridionale sia sta-ta postulata per il periodo protoromanzo: BlascoFerrer (1989:46-47 con dati di ricostruzione lin-guistica), e con notevole circospezione già Pau-lis nell’Introduzione alla Fonetica storica delWagner (Wagner/Paulis 1984:XLV, contro l’ipote-si di Wagner, ibid. 126-128, § 111, che imputa ilfenomeno al superstrato pisano). Anche in posi-zione postconsonantica il mantenimento è la re-gola, mentre in posizione interna il comporta-mento delle due occlusive è quello visto nelparagrafo precedente (sonorizzazione e dileguonell’area che ha conosciuto gli esiti palatalizzati).

C7NQUE > quimbe XXVII 196.6, C2T5RE > (deriva-to) cita XXIII.43, C1RT5RE > (derivato) kertu XXII12.8, G7RAT > girat XIX 4.9; ANC7LLAS > ankillasXVI.4, M1RC6DEM > merkede XIX 348.15.

In un solo caso, tuttavia assai significativo,si ha l’esito palatale ([∫] e [Ω]), chiaramente d’ori-gine pisana: FAC(2)EM > (fachi III.20) > faschi [∫∫]e faxi [Ω], XVIIIa/B 111.3 (sec. XIV). La grafiapisana <sch> per rendere la palatale [∫∫] è atte-stata pressoché nello stesso torno di tempo ne-gli Statuti di Castelgenovese (Maxia 1999:52),mentre il grafema <x>, documentato per la pri-ma volta nella CL e destinato a diventare rap-presentativo della tradizione scrittoria camp.moderna, potrebbe essere d’origine ligure (Bla-sco Ferrer 1993a:130) o pisana (cfr. strixa =

‘striscia’ in un diploma della seconda metà delsec. XII: Larson 1995:652).

§ 11 Geminate primarie e secondarie. L’opposi-zione di quantità (lunghezza) consonantica – se-gnata, per le consonanti lunghe, col raddoppia-mento – fra occlusive scempie [p t k] e geminate[pp tt kk], non sembra operante nello spazio lin-guistico sardo, salvo nell’area logudorese orienta-le della Baronia (Lüdtke 1953:421, Contini1968:42,45,362; 1987 II:56-58), fatto non sorpren-dente in un sistema che prevede esiti fricativi perle sorde originarie (Weinrich 1969:144-162). Lescriptae medievali, con le loro oscillazioni grafi-che nella resa delle geminate primarie (TT, CC) esecondarie (CT, PT > [tt]), sembrano denunciareuna tendenza ben radicata alla degeminazione.

T3TTUM, -AM (per T8TUM, -AM) > tottu XXII 10.13;totta IV.13; di contro: totu III.11; V.19; VII.17;IX.13; XXVII 190.1; tota III.6; totos XX 157.3, VAC-CAM > vaca XVIIIa/B 109.3, FACTUM, -AM > fattuIII.47, contro fatu III.18; IX.22; fata VI.15;XVII.72; fatas XX 65.13, *D6R6CTUM > deretuVIII.13 e passim; XVII.21, L1CT8S > lettos XXI.27,N3CTEM > notte XXI.23, N1PTAM > netta XXIV.15,contro *ADCAPT5RE > (part.) accatados XVIIIa 19.5.

La geminata sonora -DD- dà vita a una corri-spondente sorda: ADD9C1RE > battuger XIX348.32, che si può anche trasformare in conso-nante scempia: bature, -ire XVIIIaB 19.7.

I nessi [k p + s] dànno l’esito regolare [ss],non sempre trascritto con la doppia: EX7RE, -2T >essire XXVI 42.3; essit VII.11; XVII.22, LAX5RE >lasare XII.49, SCR7PS7 > iscrisi XII.46.

Sembra esserci un allungamento della liqui-da -L- in testi forse redatti in un’area mediana (ostesi da copisti originari da tali regioni di confi-ne), dove il fenomeno è oggi normale (Contini1974): SC5LAM > iscalla XVII.27, C8L5RE, -AT >collat XVII.50, QUAL2S, -6S > guallis XVIIIa 125.3.

La liquida lunga -LL- si mantiene inerzial-mente fino al sec. XIV come <ll> nella resa gra-fica, la quale rifletterà tuttavia esiti postalveolaridel tipo [PP] o [JJ]: CABALLUM, -8S > cavallu, -osXVIIIB 109.3; XXVII 193.2, 195.2 (-[o']-), *SOLL8S

> sollos XX 157.6. Prima attestazione della pro-nuncia retroflessa (la tipica d-cacuminale) in CA-ST1LLUM > Castedu XXVII 195.4.

Un caso a sé stante è quello che riguardal’allungamento della nasale [n] nel composto 2N

ANTE > innanti XI.5 (come in it. *IN+AMOR5RE >innamorare, Stussi 1994:152).

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XIII.50, TR7B3LENT (+ TREBLA) > trebulent III.16,S9B1R1UM > suberiu XII.20; AVUM > au IV.16,R7VUM > erriu XVII.26, B3VEM > boe XVIIIa 109.2;XVIIIB 109.3; XX 157.5, N3VUM > nou XVI.11,C4B7L1 > cuili XI.13.

C’è scrittura inversa in: B1N1 > vene XXII 2.11.(2) -D-: PAD9LEM (REW:6183) > pauli XIII.8,

VADUM > badu XIX 4.8; bahu ['ba:u] XII.14,P1D1M, -6S > pede XX 157.4; pedes XXI.8,MERC6DEM > merkei X.9, D1D2T > deit XII.7; deitiIV.17, 29D2C5RE > iuigare III.41, 29D2CEM > iudigiIX.2; iuigi X.1; XI.10, TR7D2CUM (per -T2-) > tridi-gu XXII 9.2.

(3) -G-: A(U)G9STUM > agustu IV.30, R1G1RE >reere XVIIIa 125.4, R1G7NAM > reina XXV.3, 1G3

> ego XII.45; eu VI.11, 2NT1GRAM (piú metatesi) >intrega XIX 349.2; XX 188.20, L2G5RE > ligareXVIIIa 111.2.

C’è dileguo in clausola sintattica in: D6 V7LLA >[de'illa/de'iJJa?] = deilla (ms.) V.16; D6 D3MNUM >deonnu (ms.) VI.9; CABALLUM VARIUM > cavalluarzzu VI.12; assu ’Runcu ['assu 'ruØku] BR9NCUM

VII.8 (contro: a bruncu [a 'bbruØku] VII.9).Una volta raggiunto l’esito Ø, ci può essere

ripristino di qualsiasi occlusiva, in posizione in-tervocalica o iniziale (Molinu 1992:128-129):B4DA (REW:1371; LEI 71,1412) > *[Ø]uda → gu-da XX 65.2; CON24G5RE, CONIUNX, -GEM > coniu-vatas (part.) XXV.16; coiube XII.5.

Da CAST2G5RE sembra derivare un doppione:castiari VII.15, che presuppone -G-, e casticariIV.23, che postula -G- > [k].

Desonorizzazione c’è infine in: SYN3DUM >sinotu XIX 348.36.

§ 9 Occlusive sorde intervocaliche. La sonorizza-zione delle sorde (-[p t k]- > -[B A H]-), già attestata– seppure in modo eccezionale – nel latino pom-peiano per -T- (TR7D2CUM: Väänänen 1975:102, §106), appare piú costante e generalizzata ai trefonemi nella scripta meridionale, conformementeai dati geolinguistici odierni, che riflettono unaresistenza del processo soltanto in un’area reces-siva (Rückzugsgebiet) centro-orientale dell’isolacompresa tra la Barbagia d’Ollolai, il Nuorese-Bit-tese e le Baronie (Contini 1987 I:carte 3-4 [p], 11-13 [t], 24-26 [k]): Lausberg (1967 II:29-38, §§ 360-405), Weinrich (1969:105-144), Tekav*i" (1980I:120-131), Wagner/Paulis (1984:117-134, §§ 99-117), Lazzeroni (1987: per il mutamento fonologi-co conosciuto come catena di spinta/trazione),Blasco Ferrer (1988:69-79), Lupinu (2000:57-59).Per [k] sono grafie autoctone <k> e <c>, contro

<ch>, dovuta all’influsso pisano (Larson 1988: giànelle carte latine), e <qu> (innanzi [e i]), che èstata diffusa dai Catalani. Il grafema <g> davanti a[e i] vale [g]. Nell’esemplificazione l’ordine avvie-ne secondo le vocali che precedono le consonan-ti esaminate.

(1) -P T C- = [p t k].– 1.1) -P-: PAUPER(UM) > paperu XIII.12,

(1)P2SC3PUM > piscopum XV.15; -u VI.4. – 1.2) -T-: FRATER, FRAT(R)6S > frate XV.26;

frates XXII 2.2, FRAT(R)46LIS, -EM (+ -7LE) > fratileXII.7; XX 64.7, COGN5TUM > connatu XX 157.2,L0T4S > latus IV.8, P1TRAM > petra XX 65.8,F6TUM > fetu XIX 349.26, S6M2TAM > semita IV.18,S2T2M > siti IV.18.

– 1.3) -C-: FAC(2)EM (e già lat. volg. FACIES nonFACIS, Slotty 1960:8-9 e 31) > fachi III.20, FAC1RE

> facer XV.9; facher XXVI 42.4; derivato diPR1C5R7 > precu XXV.15, F6C7MUS, -1RUNT > feki-mus XXV.6; fekerun XIX 349.4, V5R2CAT > baricatXIX 4.5, D3M(2)N2C1LLUM > donnicellu XIII.16,F3CUM > focu XXVI 42.2, L3CUM > locu XV.6.

(2) -P T C- > [B A H].– 2.1) -P-: CAP2T2A, -ALEM > cabitza XVII.25;

cabizali VII.10, CAPR5S > cabras XI.8; XVI.14,CAPUT TERRAE > Cabuterra (con -a da T1RRAM)V.35, D6 POST(I) > debus V.16, N1P8TEM > nebodeXVI.16, (1)P2SC3PUM > piscobu V.3; X.3; XVI.16,*C8P1RTAM > coberta V.19, derivato di PR3PE,PR3P2US > aprobiia XII.21.

– 2.2) -T-: PATREM > padri XI.18, FRATER,FRAT(R)EM, -6S > fradi V.14; FRAT(R)46LIS, -EM (+-7LE) > fradile XIV 133.34, PRATUM > pradi IV.18,L0T4S > ladus V.16; XVI.8, CAPUT ANN7 > Capu-danni XVIIIa 125.9, S6M2TAS > semidas III.28,N1P8TEM > nebode XVI.22, P1T27 > pidii X.9,P1TRAM > pedra III.17, L4TUM > ludu III.17.

In posizione intervocalica in seguito a parago-ge: F4(2)T > fudi III.48; VI.13, CAPUT > capudu XIV146.23, HABET (> *AET > *AT) > adi (durari) III.26.

In clausola sintattica: HABET (*AET > *AT) ES-SE(RE) > ad esser (opus) III.18.

– 2.3) -C-: FAC1RE > (ma per l’etimo cfr. an-che § 49.3) fagere IV.23; XIV 131.11; fagiri V.3;X.3, VACINAE > bagina XII.25 e passim, S1C5RE >segari VII.17, S1C8 > sego XIV 146.13, derivatodi PR1C5R7 > pregu IX.8, F6C2T, F6C1RUNT > fegitIX.8; fegerunt XIV 132.9, S6C9RUM > sigurusX.11, P1CUS > pegus XI.9; P1C8S > pegos XIV131.54, FABR2C5RE, -5V7 > fraigei V.21, V5R2CAT >baharigat XVII.21, D3M(2)N2C1LLUM > don(n)igel -lu III.49; VII.10; XI.2, MATR7CEM > matrige III.5,

198

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 102: Crestomazia Sarda

§ 15 Il nesso N + [j]. Come nel resto del dominioitaliano [n] + [j] sfocia in un esito palatale, [nL] o[LL], da cui poi il sd. medievale sviluppa [ndΩ]:Lausberg (1967 I:57, § 463), Rohlfs (1988 I:399-400, § 282), Wagner/Paulis (1984:237-238). Lagrafia autoctona è <ni> (Sardinia), cui segue<ng(i)> (Sarding(i)a), piú tardi sostituita daquella pisana <(n)gn> (Sardigna).

C4N15TUM > cungnatu XXVI 42.3; cungiatu XX-VI 42.17, *P8N18 > (per P8N8) > pognu VIII.58;pongno XIII.10, SARD2N2A > Sardinia XXIV.8;Sardinga III.15; Sardigna XIV 146.24, V7N1AM >vinia XVI.10, contro bigna XVI.11 e vingna XX-VI 42.16.

Vi si allinea -GN + [j]-: *AGN28NEM, -6S (DESI:97) > aniones [LL] XVI.13.

§ 16 Il nesso R + [j]. L’esito ereditario è [rj], suc-cessivamente trasformatosi in [rdΩ] e [rdz]: Lau-sberg (1967 I:59, § 465), Rohlfs (1988 I:401, §284), Wagner/Paulis (1984:246, § 240). Le grafiedenunciano il sovrapporsi nelle sincronie esa-minate degli esiti visti prima: <ri>, <rgi>, <rz>.

AR13LAM, -5S > arjolas (ms. <gi>) IV.14; argiolaXXVII 195.9; argiolas XXVI 42.18, C3R2UM, -8S >corju XVIIIa 109.2; corgios XVIIIa 19.5; XVIIIB19.6, *M3R25T > morgiat XXVI 42.10.

Dubbio VAR2UM > (v)arzzu VI.12 (con grafe-ma anomalo per la scripta rappresentata; si ve-da la scheda nel Glossario).

§ 17 Il nesso S + [j]. L’esito tipico sardo è una sibi-lante sonora, sostituita, per influsso ligure e pisa-no, da una realizzazione fricativa [Ω] (già docu-mentata avanti il 1200 nelle carte toscanespogliate da Larson 1995: cfr. magione 384 e pi-gione 491): Lausberg (1967 I:57, § 460), Rohlfs(1988 I:403-406, § 286), Wagner/Paulis (1984:247-252, § 242), Castellani (1980a I:222-247).

CAS1UM > casu XIII.23, MANS28NEM > masoneXIII.11; XVII.14, PENS28NEM > pesione [pe'z]ne]XXVI 46.1; *BR9S25RE > bruxare XVII.66,PRENS28NEM > prexoni [pre'Ω]ni] XVIIIa 111.5.

§ 18 I nessi P,C,F,B,G + [l]. L’esito regolare di [p k f]+ [l] in sd. è il mantenimento del nesso, ancor og-gi vitale a Baunei (Blasco Ferrer 1988:86-88), e inparte a Orgòsolo (con metatesi e trasformazionedi [k] in [_]: 3CLUM > ['ol_u]), con successivo muta-mento della liquida in vibrante in tutto il resto deldominio sardo, trasformazione non rappresentata

dalle grafie medievali. Le palatalizzazioni setten-trionali sono tutte d’origine esogena (cfr. doppiuXXVI 46.6): Wagner/Paulis (1984:252-264), Repet-ti/Tuttle (1987), Wolf (1985c:280-281: nei centribarbaricini di Lodine, Gavoi, Fonni e Ovodda [l_]> [ll]), Maxia (1999:105-119 per le prime attesta-zioni sicure d’esiti palatali negli Statuti e nel Con-daghe di San Pietro di Sorres).

PLAT1AM > plazza V.7, PL6NUM > plenu XXVI42.11, PL9S > plus XVIIIa 19.4; CLAM5T > clamatXVIIIa 125.20; (Ger.) clamandu VIII.2, 2NS(4)LAM

> *2SCLAM (Grandgent 1976:157, § 284) > isclaXXI.19, 9ST(4)L5RE > *9SCL5RE (Väänänen1975:115, § 125) > usclare XXVI 42.17,ECCL6S2AM, -5S > ecclesias XX 188.10; clesia XIV131.12, MASC(4)LUM, -8S > masclu XXVI 44.6;masclos XIII.19, M3NT2C(4)LUM > monticlu XXII10.21; FL9MEN > flumen XIV 146.8.

In istalbarios < ST5B4L5R28S XIII.19 si ha me-tatesi [bl] > [lb].

In flastimo XIII.11 si ha BL > [fl] per incrocioetimologico tra BLAST6M8 per BLASPH6M8 e gr.-biz. flastimáo (REW:1155; FEW I:4033, BlascoFerrer 1984a:60).

In posizione iniziale assoluta GL- perde l’oc-clusiva (forse divenuta presto fricativa persandhi): GLANDEM > lande XVII.58.

§ 19 I nessi M,G + [n] e N + [w]. I nessi latini MN,GN e NU innanzi vocali confluiscono nell’esito uni-voco [nn], già documentato nel I sec. a.C.: Rohlfs(1988 I:381, § 268 per MN), Bonfante (1999:41). Lagrafia <mpn> è di schietta origine ligure.

D0MNUM, -8S > dannu XVII.65; XXVI 42.19;dampnu XXVI 42.7; dampnos XXVII 190.4,D3MNUM > donnu IIBa.10; III.3; D3M(2)NAM >donna II2Ba.10; III.2; VI.2, 3MN2A > onnia XXII13.2; C8GN5TUM > connatu XX 157.2, C8GN8SC1RE

> connoschit X.16 (pf. analogico), L2GNA > linnaIII.18, M5GNUM > mannu XX 157.10, P4GN5RE >punnare XIV 131.66, R1GNUM > rennu III.14;XII.15; XVIIIB 19.7, S2GN5TUM> sinnadu XVIIIa109.5, S2GNUM > sinnu XVIIIB 109.4 (-o); 25NUAM

> ianna XXIV.30, 26NUAM > genna VII.12.

§ 20 Il nesso RN. L’esito tipico sardo di RN è [rr]:Wagner/Paulis (1984:282-283, § 277).

P1RNAM > perra XII.28; XIII.9, S5T4RNUM > Satur-ru VII.6, S1MP2T1RNUM > sempiterru XXIV.24,T3RN5RE > torrare XIV 131.18.

Sintesi di grammatica storica

201

§ 12 La semiconsonante 2 e il nesso D2. Come s’èvisto al § 2, la semiconsonante lat. [j] si mantie-ne come tale in logudorese, mentre essa collidein posizione iniziale assoluta con gli esiti palata-li derivanti da GE,GI- in campidanese: Lausberg(1967 II:26, § 352).

25N4AM > ianna ['janna] XXIV.30, contro 26N4AM

> genna ['dΩ}nna] VII.12, 28RSUM (per D18RSUM)> iosso XIX 4.4, C8(N)29G5V2T > coiuvait [j] XIX349.1.

Il nesso [d] + [j] si comporta come -2-: VAD15T

> vaiat IIBa.30, D25C3NUM > iagunu V.37.In AD24NG8 > atungo XIV 146.5 l’esito sordo

presupporrà un precoce allungamento delladentale sonora (cfr. SABBATUM > ['sapatu]).

§ 13 I nessi C,T + [j]. I nessi composti da [k t] piúlo iod derivante da una semivocale dànno in sd.ant. un esito fricativo o affricato interdentale[(t)Q], ancor oggi diffuso nell’area logudoresecentro-orientale e alto-ogliastrina (Contini 1987 I:carta 16), cui corrispondono a sud un’affricatadento-alveolare [(t)ts], e nell’area mediana inizial-mente – o da sempre in concorrenza con [(t)ts] –un fonema affricato prepalatale [(t)t∫], che diven-ta esclusivo verso la prima metà del XII secolo:Meyer-Lübke (1902:22-24), Lausberg (1967 II:55,§ 454), Wagner/Paulis (1984:179-200, §§ 166-185),Blasco Ferrer (1984a:78-79; 1989:45-46). L’esamedelle grafie medievali conferma sostanzialmentela tripartizione postulata sopra, con una paleseavanzata già a partire dalla seconda decade delsec. XII di grafemi estranei alla tradizione isola-na, provenienti da Montecassino e soprattutto daPisa (Blasco Ferrer 1993a:118-128; 2001a:19-20):

scripta

logudorese <th> = [(t)Q] (fatho)

campidanese <(z)z, tz, ts> = [(t)ts] (fazzu)

arborense <ç/z> = [(t)t∫/(t)ts] (faço)

Come già abbiamo detto altrove (1996a), anord, in area logudorese, s’impongono nei con-daghes (CSNT) e negli statuti le consuetudini gra-fiche dei copisti pisani (<ç> e persino <ss>, comein *P3T15T > possat XXVII 194.11, esito che è ov-viamente soltanto dell’estensore), producendochiare stratigrafie linguistiche nei testi esaminati.

F0C28 > fatho XXII 2.10; XXIII.10; XXV.1; façoXIV 131.4; XV.2; XVI.3; fazzu V.5; FAC2AT2S >fathates IIBa.18; FAC2ANT > fazzant III.17,

RAN4C2US > Ranuçu XV.21, 4NC2AM > untha XXII9.3; CAP2T2A > cabitza XVII.25, C2T8, C2T2US > cizoXII.53, H0B2T5T28NEM > aidaçoni XVIIIa 19.5,PART7T28NEM (cfr. partizoni V.31 e fr.ant. parçon,Greimas 1968:472) > parthone XXII 13.12; part-zone IV.10 (donde poi il derivato verbaleparthire:partho XXII 10.12), PL0T1AM > plazzaV.7; platsa XVIIIa 110.4, *P3T15T2S > pothates II-Ba.27, PR1T2UM > preçu XX 156.3, SERV2T2UM >servithu IIBa.21.

§ 14 Il nesso L + [j]. Lo sviluppo della liquida in-nanzi iod ha prodotto esiti palatali in tutto il do-minio sardo ([j ( ldΩ ddΩ Ω]), e in un secondomomento esiti non-palatali (log. [dz]), salvo asud dove s’è attuata una semplice assimilazionea partire da [lj] (> [ll]): Lausberg (1967 I:58, §464), Wagner/Paulis (1984:239-245, §§ 232-238,con sviluppo campidanese addebitato all’inter-ferenza col toscano), Colombo (1993, per gliesiti galluresi e logudoresi nella Gallura), Lupi-nu (2000:37-39). L’esame delle grafie rivela unostrato autoctono, con <i> (muiere) = [j], seguitodallo sviluppo piú diffuso in età medievale, <g>(mugere) = [(d)dΩ] (e si vedano la corrispon-denza sincronica muiere XXII 11.2 = mugereXXII 10.28, nonché lo sviluppo diacronico inuna stessa area geolinguistica muiere XIII.20 >mugere XVI.5). L’influsso pisano si fa sentire,soprattutto a sud, con la grafia <gl> = [(] (mu-gleri), mentre a nord s’impone la tradizione li-gure con <ç> = [dz] (açenu). Difficile dare unarisposta apodittica per quanto riguarda il valoreda attribuire ai grafemi eccentrici <c, ch>(muc(h)ere): potrebbe trattarsi d’un utilizzoipercorretto di <c> per <g> di largo uso nellatradizione precarolingia per indicare la semi-consonante [j] (Sabatini 1996 I:233), ma anched’un eventuale riflesso della consonante velare[k], sorta per evitare che la debolezza di [j] po-tesse generare una risillabazione inattesa([mu'j}re] > *[mu'}re] > *[mu'v}re] → [mu'k}re];cfr. MICHI per MIHI, NIC(H)IL per NIHIL, B. Löfstedt1961:148-149 e VR 45 [1986]:229).

AL21NUM, -AM > açenu XXVI 42.2; agiena XXVII195.8, CONS2L2UM > consiiu IIBa.11; consiçu XX-VI 44.8, F7L2UM, -8S, -5S > fiiu XVI.7; XXII 7.7;fiia XVI.7; fiios XIV 131.21; XVI.5; fiços XXVI45.2; figlias VIII.4, M4L21REM > muiere VII.1;XIII.20; XXII 11.2; mugere XVI.5; XXII 10.28;muchere IIBa.6; mucere XII.10; mugleri VIII.4,*V3L15T > vogiat XXVII 194.4, contro l’esitochiaramente pisano di *V3L18 > bogliu VIII.56.

200

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 103: Crestomazia Sarda

iniziali assolute (Anlautsonorisierung): Figge(1966), Wagner/Paulis (1984:334-336, § 375), Con-tini (1986), Sugeta (1998), Cravens (2002:122-124).

COLLECT5N18S > golleianis XII.33; golleganesXVI.26, CR4CEM > gruke XIX 4.16, QUAL6S > gual-lis XVIIIa 125.3, gr.-biz. Konstant…ne > GostantiniIII.3; Gostantine XV.25; Gosantine XVI.4.

Propalati dal pisano antico sono: gonpanio-ni VII.23 e gotale XXVI 42.7. Si ha il fenomenocontrario, forse per iperreazione, in: panghulie-re XVIIIB 111.4, derivato di tosc.ant. banco (cfr.bangullieri XVIIIa 111.4 e oggi in tutta l’areamediana ['paØga, paØ'gardΩu] ‘macellaio’).

§ 24 Paragoge. L’aggiunta d’una vocale (dettaparagogica o epitetica) alle consonanti finali, inparticolare alle desinenze -T o -NT, costituisceun tratto molto distintivo del sardo, che forse ri-specchierà la tendenza a conservare una struttu-ra sillabica (-[CV]#) propria del latino piú arcaico(cfr. H8CE > H8C, D9CE > D9C e sd.log. [in'n]ke]‘qui’, ['juHe]! ‘porta!’): Pisani (1974:71, § 132),Wagner/Paulis (1984:101-108, §§ 82-88), Bonfan-te (1999:68).

ESS1(RE): 1ST > esti VIII.68; XI.7, S4NT > suntuIV.14; VI.10; F4(2)T > fuiti IV.8; fudi III.48; X.8;XIV 133.21; HAB6RE: *HAT > adi III.26; XI.15,*HANT > anti IX.14, HAB6BANT > abenta V.15;abeanta VI.8, D1D2T > dediti IV.2; deiti IV.17,F0C26BANT > fagenta III.20; F0C25NT > fatzantaIV.29, N8MEN > nomini XVII.1, S8ROR > sorreXVI.7; XXI.12, TERMEN > tremini VII.12,*V8C5RUNT > bogaruntu VI.10.

Il comportamento della vocale paragogicapuò fungere da indizio per la collocazione geo-linguistica dei testi, secondo quanto detto al § 6:1ST > ['}ste], SOROR > ['s]rre] = log. contro ['}sti],['s]rri] = campidanese.

Per estensione si ha anche paragoge neimonosillabi (e bisillabi ossitoni) uscenti in voca-le: M6 > mei IX.26.

§ 25 Pròstesi vocalica. La creazione d’una vocaleinnanzi S-impuro sembra essere fenomeno irra-diato precocemente dall’Africa, che ha interessa-to la fase piú intensa di romanizzazione dellaSardegna. I termini qui recensiti mostrano comequasi tutte le attestazioni medievali si concentri-no nell’area centro-settentrionale dell’Isola (gliscarni esempi meridionali riflettono invece lacondizione sintattica specifica della prostesi dopo

particelle con terminazione consonantica). Ilrafforzamento di R iniziale assoluto, invece, inve-ste nel Medioevo, come oggi, l’area meridionale:Blasco Ferrer (1989:39-40 per l’ondata latina afri-cana operante tra il II sec. a.C. e il I d.C., seguitada una seconda ondata che produce l’oblitera-zione della prostesi avanti S-; 1999b:69-71 per iltracciato dell’isòfona attuale di confine fra i tipi[is'kina] e ['skina]), Wagner/Paulis (1984:95-100,§§ 74-79), Lupinu (2000:43-47, con congetturenon avallate dai troppo esigui dati epigrafici).

SC5LAM > iscala XIX 4.4, SCR7PS7 > iscrixi XVI.27;SCR7PTUM > iscritu XXVII 194.4, SP7R2TUM > ispiri-tu XII.2, ST5RE > istare XXVII 195.2 (e cfr., asud: ki anti stari IX.14), ST6T > istit XVIIIa 111.5;pis. scolca > iscolca XX 65.20, spitale > ispitaleXIX 348.38.

Regolare, ancor oggi in tutto il dominio sar-do, la prostesi dopo AD, CUM e altre particelle(come in it.: Spagna/in Ispagna): SC5LAM > cumiscala V.16, ST5RE > ad istari III.21, ST0B4L5R28S

> ad istalbarios XIII.19.Un caso a sé stante, sorto per dissimilazione

e successivo rifacimento morfologico, èT1ST2M8N28S > istimonius V.29.

Per R- > [a/e/o + rr]- abbiamo documentato:

R1N3V8 > arranobo XIII.50, R3GAT2VAM, -5S > ar-robatias III.33, Arresmundu VII.2, R7VUM > erriuVII.11; VIII.18; XVII.25, *R3G2A (DES I:127) > or-roia VIII.16.

§ 26 Pròstesi consonantica. In piú forme etimo-logiche si è generata una consonante prostetica,in genere [b] o [g]: Wagner/Paulis (1984:352-354, §§ 391-393), Molinu (1992).

ADD9C1RE, -X7 > battuger XIX 348.32; batureXVIIIa 19.7; batire XVIIIB 19.7; batusi X.12,OMN2A > donnia XVIIIa 125.11.

§ 27 Afèresi. C’è caduta di vocale o sillaba ini-ziale in: ECCL1S2AM > clesia IIBa.19; IX.28,1P2SC3PUM > piscopu VI.4; piscobu V.3; XVI.16,ESS1ND8 > sendu IX.27; sende XIX 348.27,6VANG1L2UM > bangeliu X.14, T1ST2M8N28S > (ms.)stimonius IX.28 (per aplologia).

Per 2LLUM, -8S > -’llu/’llos si veda il § 41.

§ 28 Apòcope. C’è caduta di vocale o sillaba fi-nale negli infiniti logudoresi delle classi latine II

Sintesi di grammatica storica

203

§ 21 I nessi Q,G + [w]. La soluzione dei nessi QU,GU costituisce uno dei tratti piú distintivi del sar-do. In posizione iniziale si ha [p]- o [b]-, in posi-zione mediana -[bb]- o -[b]- preceduta da [m] (<N): Lausberg (1967 I:64-65, §§ 484-485), Giacalo-ne Ramat (1969), Paulis (1981), Wagner/Paulis(1984:224-232, §§ 214-222), Blasco Ferrer(1984a:74-76), Mercurio (1997:68-69, con buonaesemplificazione per i dialetti piú arcaici). Sfug-gono a questa legge fonetica tutti i morfemigrammaticali, nonché qualche voce con dissimi-lazione fra bilabiali e in genere i prestiti toscanie catalani. Nel Campidano s’infiltra ben presto ilrisultato pisano [k,g + w]. In piú casi la grafiatradizionale potrebbe celare una pronuncia ef-fettiva consona allo sviluppo descritto sopra.

C7NQUE > quimbe XXVII 196.6, 1QUAM > e(b)baXVIIIa 109.3; XX 157.6, a fianco di equa XX64.4, QUATTOR (attestato per QUATTUOR: BlascoFerrer 2002b) > bator XVII.7; QUAND8 > kandoXIX 348.33; candu IX.8, QUANTUM > cantuIX.26; XXII 13.2; AQUAM > acua IV.11; accuaIV.12, PASQUAM > Pasca IV.32; XIII.23; XVIIIa125.20; pis. guadagno > guadangnu XXVI 44.2.

Difficile interpretare con assoluta certezza l’at-testazione eguas 11.8, in un testo che a quantopare non sembra soggetto a interferenze pisane(peraltro non facilmente ricostruibili per assenzadi corrispondenze lessicali col tipo {EQUA}, malgra-do la registrazione eguestre di Malagòli 1939:s.v.),e tanto meno catalane (cfr. Cau 2000:389-390 perl’expertise paleografico-diplomatistica che decretal’autenticità del documento redatto nel 1225).L’alternativa ermeneutica all’eventuale influsso fo-netico pisano si pone all’interno d’un quadro disviluppo proprio del sardo, e ci consente di po-stulare qualche dato nuovo di cronologia relativa.È possibile insomma avanzare l’ipotesi che eguasia il risultato dell’abbandono di ebba in seguitoalla forte pressione toscana, la quale ha prodottola sostituzione di abba e sámbini con ['akkwa] e['saØgwini, 'saØgoni] secondo i modelli acqua esangue, sospettando inoltre che nel nostro caso ilsostituto *equa sia stato ancora raggiunto dallasonorizzazione (§ 9), che avrà generato appuntol’esito attestato nella carta dugentesca. È un’ipote-si, tuttavia, che andrà verificata con l’accumulo diulteriori dati filologici.

D) Fenomeni generali§ 22 Raddoppiamento fonosintattico. I dati sardiriuniti qui appresso illustrano eloquentemente

la prima e la seconda tappa del processo diraddoppiamento fonosintattico, rispettivamente(1) d’assimilazione di consonante finale (-T delverbo alla 3p) e (2) di rafforzamento non ac-centualmente determinato in seguito alla perdi-ta delle consonanti finali in una serie chiusa dimorfemi monosillabici (AD, ET, nonché D6 + ET ePR8 + AD): Wagner/Paulis (1984:324-334, §§ 360-373), Contini (1986:530-532), Blasco Ferrer(1986:37), Piras (1994:291-298), Loporcaro(1997:111 e ss.), Fanciullo (1997), Bolognesi(1998:37), Lupinu (2000:67-68).

– 1a) Assimilazione consonantica con raddop-piamento esplicito: F1R2T S2B7 > feri.ssi XIV 146.11.

– 1b) Assimilazione consonantica con pro-babile raddoppiamento implicito: D1D2T M7(HI)>*deit + mi > dedi.mi -[mmi] XII.16 e passim;HA(BE)T *V3L1RE > a.bolere [bb] XIV 131.37;HA(BE)T PUGN5RE > a.pugnare [pp] XIII.32,40.

In 1ST VERUM > es.veru XX 231.8 l’assimilazio-ne non ha prodotto raddoppiamento fonosintat-tico, ma ha intaccato la qualità della sibilante,come ancor oggi in logudorese ([s] > [z], e poi[r]: Wolf 1993).

(2) AD +[C]: a llebari III.19, a nnatale, a ssaba-to IV.31, a ffagiri V.3, a ssegari VII.17, a ppartire-nde XIII.17, a nNurake XIV 146.10, a llatus XX188.10, a cco clompet XXII 10.22. Per il raddoppia-mento nelle preposizioni articolate si veda il § 53.

ET + [C]: e ttera IV.11, e ssianta IV.21, e ccan-do, e ffeci-la, e lLeo, e rRanuçu, e tTornulu, enNiscoli XV.11,16,18,20,26, e cComita XXI.14.

D6 (+ET/AD?) + [C]: Dezzori < de + ZoriVI.12, de kKaralis VII.2, de zZípari VII.21, e for-se anche de ssanctita IIA.34. Per lo sviluppodelle preposizioni articolate si veda il § 53.

PR8 (+AD?) + [C]: prossas III.47, e per ulterio-ri ess. si veda il § 53.

Si aggiungano a questa serie i casi di:C8(M3D3 + ET?) > co ssiat XXIII.21 e QU2D > kissuntu IV.14.

Le attestazioni con DE, PRO e CO(MODO) sonodifficili da interpretare, ma una possibilità accet-tabile consiste nel congetturare degli incrocicon altre particelle (DE+ET > ded, PRO+AD, CO+ET

> co e > [ke]), non sempre attestati in sardo, maben documentati in altre lingue (e per il possi-bile collegamento con un piú duraturo manteni-mento della quantità cfr. § 1).

§ 23 Anlautsonorisierung. Legata al fenomeno disandhi è la sonorizzazione delle occlusive sorde

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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§ 34 Declinazione, numero, genere.(1) Si mantengono salde le serie di neutri in

-US e -MEN (Hofmann 1885:74, 126, Zamboni1998a:110): P1CUS > pegus XI.9, T1MPUS > tempusXIX 347.11, 3PUS > opus III.18; XIV 133.13; XX-VI 46.14, L5TUS > latus XX 188.10; XXII 7.2; la-dus V.16; XVI.8; FL9MEN > flumen XIV 146.8;XIX 4.8; XXII 12.3; N8MEN > nomen XXI.30; no-mini IX.18; XVII.1 (con sviluppo vocalicocamp.), TERMEN > termen XIX 4.14; XXII 10.22;XXVI 46.2; tremini VII.12 (con sviluppo vocali-co camp.). Arcaico è, infine, G4TTUR > gutturXIX 4.4. Si annette alla prima serie l’aggettivoS3LUS (cfr. il toponimo Oiastru Solus VIII.12), ri-masto vitale con funzione avverbiale (§ 54.3).

(2) Meno produttivo il tipo dei plurali neutriin -A, con valore collettivo: L2GNA > linna III.18,24GA > iuga ‘paio di buoi’ XXI.21.

(3) Da segnalare il pl. in -8S di P1C8S, già atte-stato nel II sec. d.C. e generale presso Lucifero daCaralis per i sostantivi della IV declinazione, non-ché tipico della latinità africana (Hartel 1886:7,Omeltschenko 1977:282, Gaeng 1977:177-180;1984:97): pegos XIV 131.54.

(4) Il genere di D26S, D26M (fem. o masc. inlat. classico e volgare: Rohlfs 1969:75, con riccaesemplificazione tardolatina) oscilla, come ancoroggi, tra il genere femminile: sa die XIV 133.38,146.28, e il genere maschile: su die XXVII 194.7,atteru die XIX 348.36 (‘nei giorni successivi’, ‘an-derntags’, continuazione d’un pretto arcaismosintattico risalente a ALTER DIES: Wolf 2000a).

(5) Per l’aggettivo si noterà soltanto il pas-saggio, già attestato in lat. volgare, di PAUPER allaclasse in -US: PAUPERUM > paperu XIII.12,19.

§ 35 L’accusativo preposizionale. Come in altrearee della Romània (iberoromanzo stricto sensu,guascone, italoromanzo centro-meridionale, ru-meno), il sardo ha sviluppato un segnacasopreposizionale per determinare i sostantivi per-sonali, usato nella lingua medievale spesso an-che in funzione di ripresa d’un tema pronomi-nale prolettico: Rohlfs (1971:57-59), Bossong(1982), Blasco Ferrer (1984a:83-84; 1994a:235-237), Nocentini (1985), Jones (1995).

castigit [...] ad issi et a muliere sua V.5 (a mu-lieri sua VI.5; VII.4); batusi [...] ad donnu Ma-riani de Zori X.12; e dedi.mi-la a Bera SoltaXII.13; ego posi-lu a donnikellu Ithoccor XIX348.18; battusi [...] a donnu Petru XIX 348.36;isse levait a Barusone XIX 349.27; Prociteu mi-la levas a Sardinia? XX 231.2; kertarun-inde [...]

a Barusone XXII 13.9; E issa opera de SanctaMaria levait a Sancta Maria de LarathanosXXV.9.

B) I determinanti di N§ 36 Articoli (= Art). Per l’articolo determinativo ilsardo continua il pronome d’identità 2PSE, moltodiffuso come “protoarticolo” in età medievale maoggi confinato prevalentemente al balearico e aidialetti logudoresi e campidanesi: Grevander(1926:24-28), Wagner (1938/39:125, §§ 37-38),Lausberg (1972 III:147-154, §§ 743-745), Renzi(1979), Tekav*i" (1980 II:99-109, §§ 450-461), Bla-sco Ferrer (1984a:85-93; 1995a:158-171), Rohlfs(1988 II:99-112, §§ 414-420), Selig (1992). Lo svi-luppo formale mostra timidamente i prodromid’un’evoluzione differenziata nelle due macrova-rietà centro-settentrionale e meridionale rappre-sentate rispettivamente dalle scriptae; biforcazio-ne probabilmente legata a condizioni ritmiche(prosodiche) diverse (si veda anche per il sistemapronominale il § 41). Per il singolare le forme-ba-se sono 2PSUM, -AM > issu, issa, documentate ades. in: mi deit isu caballu XII.8, in condizione po-stconsonantica di clausola sintattica, e regolar-mente dopo le particelle ET, AD, PER, IN, NEC. Incondizione postvocalica di clausola sintattica sihanno le forme su e sa, presto estesesi alla posi-zione postconsonantica. Al plurale si ha 2PS5S >sas e 2PS8S > sos (log. e arb.) o sus (camp.), maquest’ultimo morfema viene presto affiancato dal-la variante is, limitata ancora nel nostro corpus al-la condizione sintattica di posposizione alle parti-celle suindicate: assolbu sus servus et is ankillasIX.13; ni issa domu ni is serbus IX.15. Nei dialettimeridionali odierni is è diventato l’arcimorfema, e['issu/a] invece occorrono soltanto dopo i morfe-mi monosillabici appena menzionati; nell’AltaOgliastra sopravvivono resti di sus: Urzulei os,Baunei us (Blasco Ferrer 1988:97-99). Ecco unaselezione di occorrenze di Art, tratte fra le primeattestazioni riscontrate in ogni documento:

(1) 2PSUM (> issu) > su: XV.11; XVIIIa 125.9(a su primu die); XXII 12.9; XXIV.4; XXV.15;2PSAM (> issa) > sa: IIBa.23; III.6; XI.10; XII.10;XIII.11; XIV 146.28 (sa die); XIX 348.31; XXV.15;2PS8S (> issos) > sos: XIV 131.6; XVII.7; XVIIIB19.1; XIX 348.35; XX 64.3; XXII 7.4; XXIII.24 (sosservos); XXV.15; 2PS8S (> issus) > sus: III.6;VII.18; VIII.3; XI.10; XVI.3; XVIIIa 109.8;2PS5S (> issas) > sas: IIBa.26; III.21; VI.10; VII.14;VIII.8; XIV 131.27; XVIIIB 19.2; XX 65.11; XXVI42.10; XXVII 190.2.

Sintesi di grammatica storica

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e III (§ 43), ad es. in P8N1RE > ponner XXVI42.6, *T1N1RE > tenne XXVI 46.1 e in altre formesviluppatesi in contesti sintattici preconsonanti-ci, e per rifacimento aplologico anche nel mo-dello analogico narre (§ 32).

§ 29 Epèntesi e Anaptissi. C’è inserzione d’unaconsonante non-etimologica fra due vocali o fravocale e consonante in: CONIUNX, -GEM > coiubeXII.5 (dopo -G- > -[H]- > Ø) e AL21NAM > angienaXXVII 195.10. In tosc. atro (Castellani 1980aI:248-252) > aturu XIII.13 (all’interno dell’areadove it. quattro > ['kwatturu], Blasco Ferrer2002b) si ha inserzione di vocale (anaptissi) fradue consonanti.

§ 30 Metàtesi. Il fenomeno dello scambio di po-sizione d’un fonema o di una sillaba, di spicconel sardo meridionale, appare già attestato nelnostro corpus: Wagner/Paulis (1984:378-379, §§417-418), Geisler (1991).

COMPL1T > clompet XXII 10.22; clompit V.7,FABR2C5V7 > fraigei V.21, 2NT1GRAM > intrega XIX349.2; XXI.8, 29D2CEM > iudegi VII.24 (se non èmero lapsus calami), P0L9DEM (> PADULEM) > pa-dule XX 65.3; pauli XIII.8, PERC3NT5RE > pregon-tari XVIIIa 19.3.

§ 31 Assimilazione. C’è assimilazione vocalica oconsonantica in: ALT1RAM > atara VI.11; XII.26 (Á-E> [a-a]), MA28REM > moori VII.11 (A-Ó > [o-o]);R1M0N1RE > romaner XXVI 42.13 (E+M > [o+m]),V3L4NT5TEM > bolintate IX.3; volintate IIBa.24;bolintadi III.35 (U+N > [i+n]), CONVENTUM > cum-mentu VII.14 (N+V > [n+B] > [m+B] > [mm]).

§ 32 Dissimilazione e Aplologia. C’è dissimila-zione vocalica in: NAT5LEM > notale XIII.22 epassim (A-Á > [o-a]), C0B5LLUM > covallu XXVII193.2 (A-Á > [o-a]), COMP0R5RE > comporareXVIIIa 109.2 (A-Á > [o-a]), *D6R1CTUM > daretuVIII.15 (E-É > [a-e]), G1N1RUM > genuru VIII.56(É-E > [e-u]).Abbiamo registrato riduzione aplologica in:D1D1RUNT > derunt V.16, *nárrere > narre XIII.27,e in clausola sintattica nella sequenza ante + testi-monius > ante stimonius (ms.) VI.12 e IX.28, don-de il nuovo lessema istimonius (cfr. Glossario).

II. MORFOSINTASSI

A) Il sostantivo (= N) e l’aggettivo (= A)§ 33 Casi. Come in altre aree romanze, gli esitimedievali e moderni continuano prevalente-mente l’accusativo, salvo nelle attestazioni quisotto discusse. I resti di opposizioni lessicalizza-te fra due casi del nome non devono necessa-riamente condurre alla ricostruzione d’una fles-sione bicasuale in sfaldamento: vista la lororegolare distribuzione geolinguistica, essi sugge-riscono piuttosto una competizione fra due nor-me diacronicamente differenziate (con resti dinominativo nell’area piú arcaica contro accusativogeneralizzato nell’area soggetta a innovazioni):Neue/Wagener (1902, I), Wagner (1938/39:96-105,§§ 2-13), Lausberg (1972 III:18-72, §§ 590-667),Tekav*i" (1980 II:59-64), Blasco Ferrer (1984a:81-82), Rohlfs (1988 II:5-11, §§ 343-349), Seidl (1995),Lupinu (2000:65-67).

(1) Per l’uso generalizzato dell’accusativovalgano emblematicamente i seguenti esempi incontesti formulari latini (oltre quelli discussi neidocumenti): Ego rege Barusone et uxore mia(XVI.1); Gostantine rege (XIX 347.10).

(2) Sono resti di nominativo: conforzet DeusXIII.30; dedi.mi Deus XIV 146.4; cun boluntatede Deus XXI.4; cun boluntadi de Deus VIII.3(tuttavia in stretta concorrenza con D14M: mi-lucastigit donnu Deu VII.4; ad honore de DeuIII.5; per voluntate de donnu Deu III.3; VII.2);S3R3R > sorre IIBa.8; XVI.7; XXI.12.

(3) Sono vocativi: Gostantine XXI.5 ed EleneXXI.12, nonché i numerosi Mariane/i e Marki(XVI.8).

(4) Sono resti di genitivo: L9N2S (attestato, se-condo il modello di MARTIS), *M1RC4RIS > lunis,martis, mercuris XVIIIa 125.18; Capudanni <CAPUT ANN7 XVIIIa 125.9.

(5) Riflette indirettamente l’ablativo in -7S (in-crociatosi con l’A tematica dell’accusativo -5S):ad Pisas IX.9; de Pisas XIV 146.18; XV.3; XXII7.2; XXV.1. Un ablativo lessicalizzato è D3M8 >domo XVI.4; XXV.15, con valore locativo. Comeavverbio di modo si ha P0R7 e derivati: appariV.22 ‘insieme’. Irrigidito in una formula fissa, in-fine: CAUS5 *2PS8R8 > causa ipsoro XV.9.

(6) L’accusativo S2T2M > siti IV.18 e il tipoGLANS, GLANDEM > lande XVII.58 sembrano rin-viare alla stratificazione latina menzionata prima(cfr. S2T2S > log. ['zitis], piú antico di camp. ['siAi],e GLAND2S, GLAND2NEM > camp. ['laKJiri], Seidl1995:63: “couche postérieure”).

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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che ha vocale finale bassa (M2AM), è già trattatada Wagner (1939/40:119, § 12) in quanto criteriodiscriminativo di riconoscimento delle scriptae edelle aree linguistiche (log./arb. [ 'meu,'m}a/'mia]/camp. ['miu, 'mia]).

– 1a) M14M, -8S: meu IIBa.8; IV.16; XII.7;XIV 133.28, 146.22; XV.23; XVI.16; XVII.61; XIX347.7,19, 349.17; XXII 7.4; XXIII.15; XXIV.8;meos IIBb.7; XIV 131.21, 133.29; XV.17; XVI.4;XXI.51; XXII 10.29; miu III.2; IV.3; VI.4;VII.6,15; VIII.58; X.3; XI.2; mios XIX 4.24; miusVII.15; IX.7; XI.5,17.

– 1b) M1AM > mea IIBa.6; VII.1; XIII.4,6,29;XV.22; XX 188.21; XXI.4; XXII 10.28, 13.9;XXIII.20; mia IIBa.8; III.2; IV.5; VI.2; VIII.4;IX.36; X.2; XI.5; XII.5; XVI.2; XVII.4,62.

(2) N3STRUM, -AM, -8S, -5S: nostru III.4; XXI.4;nostra IIBa.24; XII.28; XVII.71; XVIIIa 19.11; no-stras III.47.

(3) V3STRUM, -AM (attestato sin dal II sec. a.C.per VESTER, VESTRUM: Leumann 1977:47, § 44): vo-stra IIBa.27.

(4) *2PS8R8 (per 2PS8RUM, variante che rispec-chia un influsso della desinenza genitivale impor-tata in Sardegna in età imperiale, di cui recano te-stimonianza anche le epigrafi isolane del tipoANORO = ANN8RUM; Lupinu 1997:29, Loporcaro2001a): issoro [is's]ro] IIBb.6; magine isoro XII.52;XIV 131.39; ipsoro XIII.17; XV.9; sos terminos etafrontaxiones insoro XVII.56; cun onnia arminiuipsoro XXI.26; cun onnia pertinenthia issoroXXV.6; sacramentu issoro XXVII 191.13; issoru[is's]ru] III.20; V.14; VI.9; VII.15; IX.22.

Per la posizione di Poss nel sintagma nomi-nale si veda il § 59.

§ 39 Quantificatori (= Q). I termini lessicali sar-di, che da soli o uniti con un N o A esprimonole nozioni d’interezza, esaustività, universalità,singolatività o in genere di quantificazione d’in-sieme, sono ben registrati nel nostro corpus:Wagner (1938/39:126-130, §§ 40-46), Tekav*i"(1980 II:162-171), Putzu (2001). Includiamo inquesta serie le espressioni dell’alterità e un cen-no ai numerali (cfr. Serianni 1989:296-299).

(1) Per l’espressione di ‘nessuno’ abbiamo at-testato: PER 9NUM > perunu curatore III.40; peru-nu homine XVI.14; corju perunum XVIIIa 110.2;N1(C) 9NUM, -AM > neunu: neuna persone pon-gnat focu XXVI 42.1 e – per il tramite del pis. –nisciunu/nexiunu, -a: persona nexiuna XVII.65;nixuna persone/nexuna persona XVIIIa/B 110.1;

(in contesto di negazione proposizionale)AL2C9NUM > non fachende dannu ad alcunu XX-VI 42.19; alcuna atera persone XVIIIa 109.2; (colsupporto di lessemi altrove grammaticalizzati)N9LLUM + NATUM > null’omine natu XXIII.26 (ecfr. REM NATAM, donde sp. nada: Ramat/Bernini1990:25-47, Bernini/Ramat 1992:196-198).

(2) Il grado medio, ‘qualche’, e l’espressionedistributiva corrispondente a ‘ciascuno’ sonorappresentati da AL2QUIS: ad alikis ‘da qualcuno’XX 188.25; QU7S(QUE): cis perra nostra XII.28; gliitalianismi çascatuna volta XXVI 44.3 e ciascu-nu XXVII 190.5. Anche al pis. qualsivogliaequivale il morfema calisiogiat XVII.70.

(3) Per l’espressione della ‘totalità’ abbiamoregistrato: T8TUM (> T3TTUM), in genere indecli-nabile in funzione aggettivale: totu ssus liberusIII.11; totu Caralis III.12 (ma tota sa SardingaIII.14); totu billa VII.17; totu sus santos VIII.3;totu sus hominis IX.20; totu sas festas XVIIIB125.4 (contro totas sas festas XVIIIa 125.7); dae-nante de totu XVIIIa 110.5 (‘tutti’); totu cussosXXVII 190.1; totu sas bestias XXVII 197.11; soshomines totos XIV 131.7; narando-mi totos XIV131.32; totos .VII. fiios XIV 132.13; et bennerunt-imi totos tres XIV 133.11; totus sos saltos XVII.7;totus sos terminos XVII.56; tota sa milicia III.6;in totas billas III.36; totta sa corona XIX 348.62;OMN2A: in omnia fatu III.18; faczat-si-nde om-nia cantu bolet XIII.7; omni opera bona XIII.30;omnia lunis XIV 131.27; omnes sanctos suosXVI.2; onnia cantu XXII 13.2; onnia perti-nenthia XXV.6 (e per OMN6S > omnes: IIBa.8;III.7; XV.3,15). Una sola volta omni: XIII.30.

(4) Per l’espressione dell’‘alterità’ si conside-rino: ALT1RUM, -AM, -8S, -5S (piú il pis. atro): ate-ru V.41; ateru serviçu XIV 131.48; ateru beneXIV 146.2; atteru die XIX 348.36; atteru locuXXVI 42.6; attera IV.32; atara VI.11; atera cau-sa XI.9; actera domo XIII.17; s’atera viaXVII.48; abe s’atera parte XX 65.5; attera filiaXXI.11; e s’attera XXV.17; ateros IIBa.22; atterosXXV.14; aturu XIII.13 (< atro).

(5) Per l’espressione dell’‘identità’ si vedanoanche aliu III.19, -o XVII.10 ‘altro, altra cosa’,da AL2UD e i diversi esiti di AL21NUM: pro nominialienu ‘altrui’ IX.19, açenu XXVI 42.2, agienaXXVII 195.8.

(6) Per i significati correlati a ‘due’ ricorro-no: l’A numerale flesso D48S, -5S: duos iuradosXXVII 196.11; duas partes XX 188.13; duasankillas XXV.16; l’A e pronome derivato daAMB8S, -5S: ambos XIV 132.8; XXI.14 (-n-); am-bus VIII.10; ambas X.15; anbas XX 188.5.

Sintesi di grammatica storica

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(2) Forme rafforzate: assu, assa, assus, assas;dessu, dessa, dessus, dessas; prossu, prossa; da-vassu, daessu, daessa, tutte registrate nel para-grafo dedicato alle Preposizioni articolate (§ 53);inoltre: in ssos XVIIIB 109.8 e totu ssus III.11.

(3) Forme allungate. ET: et issa villa III.23,-domu V.21, -domestia VIII.17; et issos apiaresosXIV 131.10; et issa domestiga XVI.9; ed isa festaXVIIIa 125.11; et issa parte XIX 348.8; et issu fi-liu XIX 348.59; et issa littera XX 65.8; Et issaparte XXII 2.6; Et issu priore XXIV.14; et issacorte XXV.8; et issa attera XXVI 44.5. AD: a isamama IV.9. 2N: in issu saltu miu VII.6. PER: perissos donnos IIBa.29; per isa gratia VIII.2; per is-sa gula XXVI 42.10. N1C: ni issa domu IX.15.

(4) Funzioni. La funzione anaforica prima-ria viene continuata dagli usi secondari in cuiArt funge da dimostrativo, antecedente di relati-vo, attributo posposto, possessivo o semplicepro-forma: kertu ki fegi cun isus de Maara VII.5(e si noti l’equifunzionalità esplicita in:sus/cussos XVIIIa/B 111.1); Et dedi.mi atara ba-gina [...] ed isa de frate meu XII.30; et abe s’ate-ra parte sa de rennu XX 65.6; cun sa de conpo-ratura XXI.18; prossu kantu appo paratu ‘perciò che’ XIX 347.11; Dedi.lloi su cantu habeat‘ciò che’, sp. ‘lo que’ X.6; su pregontu, et issuc’ant avire naradu XVIIIB 19.8; Gosantine Pin-na su de Nugor XIX 348.3; Dorgotori Farre sude Erisa XXIV.15 (è la Gelenkspartikel di Gamil-lscheg 1937); su fiiu ‘suo figlio’ XXII 12.9.

(5) L’articolo determinativo manca spesso neisintagmi preposizionali e, contrariamente all’usoodierno, davanti a certi sostantivi specificati convalore generico: collatura ki fegi a silva XIV131.29; siat postu [...] cum unu corju a guturuXVIIIB 111.5; ki mi-ndi fagirint carta bulladaX.10; facer-lis iustitia Inperatore XV.10; servianta clesia XIV 131.12; non occidere pisanu ‘nessunPisano’ XV.8; Et dei-vi-lis boe XX 157.5.

(6) Per l’articolo indeterminativo derivato da9NUM valgano i due esempi seguenti: unu ca-vallu VI.12; abe s’una parte XX 65.5.

§ 37 Dimostrativi (= Dim). Il sardo ha ereditato ladistinzione trimembre, formale e funzionale, deldimostrativo tardolatino: Wagner (1938/39:124, §36), Meyer-Lübke (1972 III: § 84), Lausberg (1972III:142-147, §§ 738-742), Tekav*i" (1980 II:51-57,§§ 515-525), Blasco Ferrer (1984a:90-92), Rohlfs(1988 II:202-212, §§ 491-496), Andrea Calabresein Renzi (1988 I:617-631). Nel nostro microcor-pus occorrono soltanto i dimostrativi spettanti al-le prime due persone, tuttavia con una triparti-zione funzionale.

(1) Per la funzione deittica o anaforica rela-tiva al locutore si hanno:

– 1a) 2STUM, -AM, -8S, -5S, in funzione deitticaaggettivale: istu XII.53; XIII.32; istum XV.6; in<is>tu condace XX 156.2; ista IV.23; VIII.68;XII.6; XIII.4; XIV 132.4; XXI.4; istam XV.2; daba’sta domo XIII.20; istos XV.5; istas III.41.

– 1b) *ECCU 2STUM, -AM, -8S, -5S, in funzionepronominale prevalentemente anaforica: custufegirus VII.16; totu custu XIII.25; siat custu XIX4.24; custa IIBa.9; III.4; XI.3; XVII.4; XXIII.10;custos furunt sa die mecu XIV 133.37; custusIII.16; X.19; custas X.9; XIII.15.

(2) Per la funzione deittica o anaforica rela-tiva all’interlocutore ad oculos o ad phantasmasi hanno:

– 2a) 2PSUM, -AM, -8S, -5S, con valore anafori-co pronominale (cfr. Art, § 36): Et issu ki si-nd’a.bolere levare XIV 131.37.

– 2b) *ECCU 2PSUM, -AM, -8S, -5S, con valoreprettamente deittico e funzione aggettivale opronominale: pro cussu ladus V.33; de cussa do-mu IX.13; XIX 348.11; cussos XVIIIB 19.6, 111.1;XXVII 190.1; cusus XVIIIa 110.5; cussas ambasdomus X.7.

– 2c) *ECCU 2PSE, con funzione di oggetto di-retto, equivalente al semplice 2PSUM > issu: si lascondugheret in Castellu conoschendo cusse XX-VII 193.10 ‘conoscendo il menzionato padronedelle bestie’.

(3) Gli allomorfi etimologici si generano, co-me con Art, dopo le solite particelle AD, ET, 2N (ela vocale protonica funge nuovamente da crite-rio d’identificazione geolinguistica: [e]- = log./[i]-= camp.): ad ecusta XXII 11.5; et ecustos XIX4.20; in ecustu XIX 347.18; in ecusta XXII 13.11;a icustus VI.9; et icusta XI.12; in icustu XI.13;in icusta collecta XIV 146.24; ad ecusse XXVI42.13; et icussa IX.19.

Per la posizione di Dim si veda il § 59.

§ 38 Possessivi (= Poss). Le forme del possessivosardo ereditate dal latino volgare sono tutte regi-strate nei nostri testi, tranne che le espressioni di‘possessore-posseduto’ spettanti alla 2p e 3p sing.:Wagner (1938/39:122-123, §§ 32-35), Lausberg(1972 III:158-171, §§ 748-756), Tekav*i" (1980II:141-155, §§ 500-514), Blasco Ferrer (1984a:89-90), Rohlfs (1988 II:120-130, §§ 427-433).

(1) La distinzione tra M1UM [e] e M1AM [}], coninnalzamento successivo della vocale tonica iniato per dissimilazione soltanto nel femminile,

206

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 106: Crestomazia Sarda

segmento sorto per fusione delle due compo-nenti: VII.1; XV.4; XX 188.19; Et eu VI.4; Et egoXIII.7; ed ego XII.45 (nel ms. etdego, che con-sentirebbe a rigore la lettura e+dego); XV.14(donde: [e+'d}Ho] e [e] + ['d}Ho, 'd}u]).

– 1b) 2PSE > isse XIX 348.15; XX 188.13;XXIII.16 (ipse); issi V.21; VII.4.

– 1c) N8B7S > nois IIBa.21; XIX 349.25; XXV.6.(2) Il sistema di pronomi tonici in funzione

di complemento conosce le forme seguenti.– 2a) Per la 1p la distinzione formale è tra

MIHI(MET) nelle funzioni di oggetto diretto (OD) eindiretto (OI), sempre preceduto da AD (d’accor-do con quanto detto al § 35 per l’accusativo per-sonale), e M6 nelle funzioni oblique in accoppia-mento con altre preposizioni: a mimi VII.16;XV.5; deit-imi-la a mimi XXII 13.13; pus me XIX347.19; pro me XIX 348.19; pust mei (con -i pa-ragogica) IX.26. Eccezionali sembrano essere:inperando me XXI.52 e in cuia manu me positXX 65.16, nell’ultimo caso con anteposizione re-matica (se non è forma atona del copista).

– 2b) Per la 3p il pronome regolare è sempreisse: cun isse XXV.7, e cosí anche per la 6p 2PS8S:issos (accus.) XIV 133.17 e ad issos (dat.) XXIV.13.

Frequenti in sardo medievale i rappresentan-ti di 2LLE in funzione obliqua, quasi sempre afe-retici per ritrazione d’accento sulla preposizione,come già in D6 2PS8S > de ’ssos XIV 133.23; pro ’l-los (< *pro+íllos) XIV 131.31, 133.10; pro ’llasX.10; de ’llos XIII.17; ad pusti ’llas X.18.

Per “contagio” col pronome avverbiale 2NDE,che si trova a breve distanza nella frase, si hal’equivalenza: cun ille XIX 349.10 = cu.nde XIX349.9 (e si veda Wagner 1939/40:260-261 perquesto conguaglio sintattico). Nella funzione diriflessivo si ha un solo esempio di S6: kertarepro se XIX 348.21.

– 2c) Nella funzione comitativa per la 1p ela 4p abbiamo registrato: M6C4M: custos furuntmecu XIV 133.38; XX 188.1, 231.1; XXV.3; meguVII.7; N8SC4M (Appendix Probi , Baehrens1922:124-125), piú la -S di N8S > noscus XXV.4.

(3) La batteria di pronomi atoni è molto riccadi allomorfi condizionati dai contesti consonanti-ci del verbo, nonché dalla differente segmenta-zione sillabica cui sono sottoposti in posizioneenclitica i pronomi in logudorese/arborense (conafèresi dell’intera sillaba iniziale: [li, lu]) e camp.(con afèresi della sola vocale iniziale: [JJi, JJu]).

– 3a) Per le funzioni di OD e OI la 1p offrele seguenti attestazioni: fazzu-mi V.5; mi pette-rum XV.11 e la serie allungata che vedremo inseguito.

– 3b) Per la funzione di OD alla 3p si ha lasequenza, nel contempo diacronica e diatopica:2LLUM, -AM > illu, -a [1] in posizione postconso-nantica (o con una certa autonomia prosodicadavanti al predicato) > llu, lla (camp.)/lu, la(log./arb.), [2] in posizione enclitica postvocali-ca e quindi [3] proclitica: [1] conforzet-illuXIII.30; istrumet-illu XVI.30; acumandamus-ilaIIBa.17; abiat-ila XII.18; illu habeat binkiduX.8; comenti illas habeat X.12; co illas habeatX.19; illu appu factu XI.17; [2] adsolb’-illa XIII.7e assolbu-llu VI.3; VII.2; ilassando-lla VIII.18;isfairi-llu XI.14; pregontei-llu XIV 131.18; posi’-lu XXII 8.4; do-lu XXII 10.26; renovai-laXXIII.14; [3] La fachemus IIBa.14; la fathoXXV.1; lu acusaret XXVII 190.6; las condughe-ret XXVII 193.9; los ant laxare XXVII 195.4.

Esempi di posizione anficlitica/proclitica in-tervocalica del tipo ki l(l)’aet si possono leggerein: III.28,50; XVIIIB 109.5.

– 3c) La stessa distribuzione d’esiti si ricavadalle testimonianze dei continuatori dell’OI 2LL7,2LL7S: illi(s) > lli(s)/li(s), ad es. in deimus-illiXXV.16, parvit-ilis XXIV.13 e conporei-lli V.6,nonché in li esserent furados XXVII 195.5.

Forme repertoriate di 2LL7(S): illi XVIIIa109.6; illis XIV 131.39; lli III.9; XII.13; XIV146.5; XVI.4; XVII.6; llis III.19; XI.5; XIV 133.9;li III.48; IV.6; XIX 348.9,39; XX 188.19; lis II-Ba.22; XV.4,9; XX 157.8; XXII 2.1. Una volta siha la forma elisa: l’eseret furadu XXVII 194.2, eun’altra l’esito aberrante elli, sorto forse per dis-similazione: fraigei-elli V.21.

– 3d) Per la 4p N8S e la 5p V8S gli esempi so-no pochi: plachirus-nos V.22; nos kampaniaimusXIX 349.31; Et canpaniaimus-nos XX 188.18; pla-cende-nos XX 64.5; kampaniate-vos XIX 349.24.

– 3e) Da S2B7 > sibi, usato indistintamenteper tutte le funzioni del riflessivo, e anche co-me impersonale (S6), deriva si: fegerunt-sibi XIV132.17; calat-si V.7; fagiri-si VI.3; parçirun-si-las XX 188.10; non si dent XIII.11; si-li siat pro-vadu XXVII 190.8.

– 3f) Probabilmente dalle forme enclitichegià viste per la 3p con [i]-etimologica, ilu/ila,illu/illa, s’è propagata a tutte le forme pronomi-nali enclitiche postconsonantiche la vocale, la cuigenesi può anche essere ravvisata in false seg-mentazioni tra verbo con vocale paragogica epronome (tipo: deit ['deiti] + mi, rianalizzato co-me: *[deit] + imi): parsit-imi-nde XIV 131.8; ben-nerunt-imi XIV 133.11; iudicarun-imi XIX348.31; nunthait-imi-lu XIX 348.16; kampaniai-mus-inos XIX 349.25; torrait-inos XXV.14.

Sintesi di grammatica storica

209

Per i prestiti dal gr.-biz. balaus, nell’espres-sione fissa balaus annus, e dal pisano molto eniente si vedano le relative schede del Glossariocon i rinvii ai testi.

C) I sostituenti di N§ 40 Relativi (= Rel). Il sistema di relativo in sar-do antico, salvo in poche particolarità, non èdissimile da quello odierno, sia nell’inventariosia nelle funzioni: Wagner (1938/39:130-132, §§47-49), Lausberg (1972 III:154-158, §§ 746-747),Tekav*i" (1980 II:173-179, §§ 546-551), Rohlfs(1988 II:191-198, §§ 483-487), Cinque (1991:197-276).

(1) Nelle funzioni di soggetto (S) e oggetto di-retto (OD), per persone o cose, si generalizza benpresto [ki] < QU7 + QU2D (per QU3D): istimonius bo-nus ki (S) furunt armadus VII.7 = Sofia ki (OD)lassei libera IV.4; muliere ki [+ personale] fuit XIX348.3 = domo [...] ki [- personale] fuit XX 188.3.

– 1a) QU7: clericos ki vi fathan su ministeriuIIBa.19; curatore ki III.35; ki l’aet devertere(senz’antecedente) III.50; ki mi-llu castigit V.4;peruna persona ki siat IX.17; E ci aet lassare‘colui che’ XII.48; Et ci aet narre XIII.27; homi-ne ki-nde pro ’llos naredi’ XIV 131.31; Inperato-re ci-nce aet exere XV.10; ligatarios ci mi man-darum XV.12; ad ecusse qui su dampnu averetappitu XXVI 42.13; qui contra aet facher, siatcondempnatu XXVI 42.4.

– 1b) QU2D: ki III.4; V.5; sas terras ki suntuVI.10; kertu ki fegi VII.5; Pedra Fita ki si clamatVIII.24; sa compora ki fegerat X.8; beni ki lisfazzu XI.5; binia ci fuit XII.16; domo [...] ci la-borait XIII.6; custu ci feci XIII.25; su toloneu cimi pecterunt XV.4; su termen ci est abe su ca-stru XX 65.9; conporatura ci bi abea XXI.18;precu ki-nde-li mandarun XXV.16.

(2) Largamente usato in funzione di Rel,spesso non flesso e scevro del valore quantifi-cativo primario, è QUANTUM: cantu III.11; omniafatu kantu ad esser opus III.18; homines cantusunt III.25; cantu-lloi abenta ‘che vi avevano’V.14; sa parzoni cantu V.24; su cantu habeat‘ciò che’ X.6; omnia cantu bolet XIII.7; prossukantu appo paratu XIX 347.11; terra canta viavian XXII 2.3; iustithia canta li dittat XXV.11;sos libros cantos vi sun IIBa.27; liberos [...]quantos ibi furunt in icusta collecta XIV 146.24;homines kantos vi aveat XIX 348.10.

(3) L’aggettivo QUAL2S, -EM, estraneo al sistemaautoctono, è raro nei nostri testi: cali III.13 (<quale); cale III.15; su saltu de Cardeas, su cali si

innizat XVII.50; sos cales montes XVII.55; sasdies feriades in sas calis comandamus XVIIIB125.1; sas bestias, sas quales averent vistu XXVII190.3; sos fiços et fiças sos quales XXVI 45.3.

Di chiara estrazione non-sarda l’uso in: sudie, in su quale XXVII 197.5, di fronte a sa dieki andei ‘il giorno che (in cui) andai’ XIV 133.3e saltu ki vi regnarat Iudike XXII 2.8 ‘nel quale’(e cfr. Cinque 1991 per la non-marcatezza del-l’uso di che al posto del sintagma preposiziona-le in casi come questi).

(4) Un resto fossilizzato di QU1M, precedutodalla preposizione AD, segnacaso d’accusativopersonale, è: a Petru Pirillu a ken vi mandaitdonnu Bernardu ‘che don Bernardo vi avevamandato’ XIX 348.36-8.

(5) Del genitivo C92US rimangono pochetracce: in cuia corona binki XIX 348.58; curato-re, in cuia manu me posit XX 65.15; illas, decuias sunt sas dictas bestias XXVII 193.4.

(6) Del dativo C97 restano soltanto poche ri-correnze nel nostro corpus, sospette d’esserecalchi dall’italiano, ad es.: çascuna persona [...]qui l’eseret furadu XXVII 194.2. Piú ricca l’e-semplificazione con a chui o col modulo surro-gativo a+ki: pagit su dampnu ade cui at esereXVIIIa 109.7 (= a cui XVIIIB); sos monagos a killos delegai XIV 131.52; ed ecusu ad qui at esereprovadu XVIIIa 109.4.

(7) Con senso puramente locativo si possonoutilizzare 4B7 e la locuzione in co, derivata dall’a-blativo QU8: ubi posirus VII.12; uvi est sa PedraVIII.23; ubi est sa cruce XX 65.8; iscrinio ferreoube llu mandicat fera acreste XIII.38; s’archiepi-scopadu in co asserbiant III.13; dessu molinu inco collat su flumen ‘in cui, dove’ XIV 146.8.

§ 41 Pronomi personali (= Pro). Il ricco polimorfi-smo documentabile nel sistema sardo medievaledei pronomi personali rinvia a una flessione trica-suale, in parte già intaccata da processi di sempli-ficazione analogica: Guarnerio (1906:31-35), Wa-gner (1938/39:113-121, §§ 19-31), Lausberg (1972III:105-142, §§ 705-738), Tekav*i" (1980 II:181-201), Blasco Ferrer (1984a:94-97), Rohlfs (1988II:131-190, §§ 434-482), Wolf (1992a:46-51), Cen-namo (1993, 1999, per SE = SIBI con verbi inergati-vi e inaccusativi), Brunet (1994, per si), Loporcaro(2000, per le regole di cliticizzazione; 2001b, perun protosistema a tre/quattro casi).

(1) Nelle funzioni di S abbiamo:– 1a) 1G3 > ego, spessissimo dopo la con-

giunzione ET con falsa rianalisi morfologica del

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 107: Crestomazia Sarda

(1) -AND8/END8: ilassando VIII.18, podestan-do X.2; tenendu V.7, habendu-si-lla V.45; VI.16,potestandu VII.2, plagendu VII.16, remanenduVIII.43, sendu in Pisas IX.27.

Preceduto da preposizione (come in it. ant.e mer.: Rohlfs 1989 III:109-110, § 721, Serianni1989:486): cum lebandu V.3.

(2) -*ANDE/*ENDE: donande XII.9, pagandeXVII.68, sende XIX 348.27; XXII 2.2, placende-nos XX 64.5, lebande XX 64.3, tenende XX 65.4,fachende XXVI 42.19.

In un caso si ha incrocio fra l’uscita del ge-rundio e dell’infinito, come ancor oggi nell’AltaOgliastra (Blasco Ferrer 1988:123-124): lebando-ro XIII.23.

Per le funzioni sintattiche del gerundio, spe-cie nelle subordinate temporali e relative, si ve-da il § 57.

§ 45 Participio. La distinzione formale tra leclassi segnalate al § 43 è affidata per il participioalle uscite rizoatone regolari in -5TUM, -7TUM, e aquella rizotonica in -2TUM, dotata di forza analo-gica: Wagner (1938/39:§§ 144-146), Lausberg(1972 III:223-224, §§ 831-833), Tekav*i" (1980II:325-327, §§ 726-729), Rohlfs (1988 II:368-374,§§ 620-626).

(1) Per i part.pass. deboli abbiamo attestato:levata IIBa.25, paratu XIX 347.11, natu XXIII.26;XXV.19 e l’analogico clusada XXVII 195.8 (CLAU-SAM + -ada, se non è, come sospetta Wagner, unaforma regolare di clusare).

Il part.pass. rizoatono tenudos XXVII 190.3non è autoctono.

(2) Sono part.pass. forti: binquidu XVIIIa109.6, cretidu XXVII 190.5, perdidu XXVII194.7, intesidu XXVII 194.7 (da intesu + -idu), ela serie irregolare: C3CTUM > cotu XVIIIa 110.4,T1NTUM > tentu XXVI 44.5, V7SUM + -TUM > vistuXXVII 190.4.

(3) In funzione aggettivale, e quando è col-legato con un oggetto anteposto, il part.pass. èflesso (e cfr. La Fauci 1988:79-118 e Loporcaro1998:41-58 per un’analisi serrata delle condizio-ni che promuovono la concordanza nelpart.pass., sussunte molto limpidamente neiquadri sinottici delle pp. 183-189 del secondolavoro): domu [...] segundu in co furunt dadasX.11; furunt coiuvados XIV 132.5; et issas lacca-nas sunt fatas XX 65.13; duas ankillas ki furuncoiuvatas XXV.16; custas sinnas [...] las appopartidas VIII.55; corgios qui ant esser acatadosXVIIIB 19.6.

§ 46 Verbi presentativi e pronominali. Questadoppia classe di verbi, che sintatticamente riu-nisce una serie di proprietà comuni (pronomeobbligatorio, ausiliare selezionato ESSE), è stataindagata, da piú prospettive teoriche, soltantodi recente: Oesterreicher (1992), Jones(1993:130-158), Loporcaro (1998:46-55), Venier(1998), Russo (2000).

(1) Presentativi (o esistenziali): sos libroscantos vi sun IIBa.27; ç’esti VIII.68.

In diacronia, la fase antecedente alla fissa-zione del Pro (Blasco Ferrer 2003), col solo Vesistenziale, è ancora rappresentata nel nostrocorpus, seppure desultoriamente: per una perso-na ki siat IX.18; sa Petra Lata ubi est sa cruceXX 65.8. Qualche esempio di IBI svuotato di si-gnificato: bi aeda V.24; bi aveat XIX 347.16,348.30 ‘vi era’, fra altri al passato (oggi, al pre-sente, log. ['bat(a)] = bi + at).

(2) Pronominali (lessicalizzati, riflessivi indi-retti con V inaccusativi e inergativi): calat-si V.7,bat-si V.8, si clabat IX.11, si innizat XVII.12, sipartit XVII.12, si levait XIX 348.31.

Ben noto il caso del riflessivo-passivo imper-sonale si contenet: XVIIIa 109.9, se contenet XX-VI 42.16 e personale si contenent XVIIIB 109.9,relitto di CONT2NET per CONT2N6TUR con valore im-personale nella lingua del giure (cfr. nei PlacitiCampani le occorrenze contène e contèno: B.Löfstedt 1961:272-274, Sabatini 1996 I:11).

A un’interferenza col pisano è da attribuireil modulo si fuit = ‘fuit’ XXVII 7.4.

§ 47 Diàtesi. La struttura del passivo si trova ra-ramente attestata in sardo antico e moderno(Blasco Ferrer 1986:168; 1994a:196-197): siat be-nedittu daba Deus IV.24; si mi-nde est factukertu XXII 12.8; si alcuna gama de berveges es-seret acatada XXVII 192.2 (con doppia specifi-cazione preposizionale del complemento d’a-gente: per issu iuradu e dessos patrargios);çascuna persona [...] qui l’eseret furadu XXVII192:3-4.

§ 48 Tempi e desinenze. I morfemi desinenzialidei tempi registrati nel nostro corpus illustranobene le differenze geolinguistiche odierne frale due macrovarietà, logudorese e campidane-se: Hofmann (1885:33 e 134-137), Meyer-Lübke(1902:43-39), Lausberg (1972 III:199-281, §§795-948), Blasco Ferrer (1984a:101-106), Ilie-scu/Mourin (1991:311-436), Maiden (1998:132-176).

Sintesi di grammatica storica

211

– 3g) Negli accoppiamenti tra pronomi per-sonali abbiamo registrato le seguenti forme ecombinazioni: M7(HI) 2LLUM,-AM,-8S,-5S: mi-llu V.4;VI.5; mi-lla V.25; mi-llus X.5; Et basarunt-imi-llosXIV 133.14; mi-lu XII.11; XIX 348.16; XXII 12.9;mi-la XII.13; XIX 348.24; XX 65.16; 2LL7 2LLUM,-AM,-8S,-5S: do-lli-llus XVII.57; donande-li-luXII.9; dono-lis-lu XV.4; levare-li-las XXV.6; 2LLAM

M7(HI), per probabile influsso toscano: la-mi deitXX 231.4; S2B7 2LL8S > si-lus XVII.57; S2B7 2LL7 > si-li‘gli si’ XXVII 190.8; N8S 2LLAM> nolla XX 188.26,con assimilazione tipica logudorese (['n]lla]).

§ 42 Pronomi avverbiali. È ricco il repertorio dipronomi avverbiali in sardo medievale, con piúallomorfi generati da condizioni fonosintatticheparticolari o sorti da accoppiamenti con Pro:KÃepinskÕ (1960), Tekav*i" (1980 II:408-414, §§835-842), Blasco Ferrer (1984a:112-114;1994a:131-142), Wolf (1986a), Rohlfs (1989III:247-256, §§ 892-907), Bonfante (1999:99-100).

(1) H2NCE (attestato per H2NC), denotante insenso locativo un ‘moto a luogo’ dotato del trat-to [+ vicino al locutore], spesso usato come so-stituto d’un OI: posit-inke-llos a servos ad Sanc-ta Maria XIV 132.6; inoltre: posit-ince XX 65.1;appo-nke XXII 7.6. C’è riduzione del corpo foni-co per enclisi dopo particelle non verbali o inanficlisi innanzi al verbo in inke > nke > ke(sd.mod. [k(k)e]): cantu-ke-li intravat XXII 13.2contro cantu c’aviat XXII 13.4; inoltre: ke-ladeit XX 230.6 e pro ca-nca deit XII.19 (con assi-milazione vocalica all’ospite fonologico ca).

(2) 2B7, 2BE (attestato, come UBE < 4NDE), indi-cante in senso locativo e traslato un ‘moto aluogo’ dotato del tratto [- vicino al locutore],spesso usato come sostituto d’un OI e nelle co-struzioni esistenziali o presentative: Et ego [...]ponio-ive saltu XIII.8; lebandoro-ibe XIII.23; in-trare-’ve XIV 146.16; pongno-e (< *['iBe] > ['ie])XIII.10; custu bene bi fatho XIX 4.21; non bi-laposit XIX 348.26; mi-vi largait XIX 348.12; dei-vi-li XXII 12.5; dei-vi-lis XX 157.5; do-vi XXII10.4; mi-vi kertavan XXII 13.11; bi aeda V.24; ebi aen esser (in su eremu) IIBa.31.

(3) 2LL8C, surrogato di 1 e 2: cantu-lloi aben-ta V.14 ‘che vi avevano’; dedi.lloi (a Sanctu Ior-gi de Suelli) X.6; su beni ki lloi fegit su donnupadri miu ad Sanctu Georgi XI.18.

(4) 2NDE, denotante in senso locativo e trasla-to ‘moto da luogo’, ‘origine’, ‘sottrazione’, spessocome i precedenti usato in modo pleonastico:no·nde siat IIBa.25; non apat ausanzia [...] a

llebari-nde III.38; batusi-ndi X.12; faczat-si-ndeXIII.7; coperia.si-nde XIII.21; pro aver-indeXXV.11; feci-nde-lis XV.14; inde-lu ponio XIX347.18; iudicare-mi-nde XIX 348.15; narai-nde-li XX 188.16; dei-nde-li XXII 9.2; kertarun-indeXXII 13.8; dett-imi-nde XXIV.14. Altri esempid’accoppiamenti, sprovvisti di contesto: nde-liXXIV.23; XXV.16; nde-lli V.9; X.9; nde-llis VI.11;mi-ndi IX.8; X.11; si-nde IV.20; vos-inde IIBa.23.

D) Il verbo (= V)§ 43 Infinito. Le attestazioni medievali pon-

gono già in evidenza la riduzione a tre classi de-gli infiniti, dopo il metaplasmo della II alla III co-niugazione: Meyer-Lübke (1902:42-43), Wagner(1938/39:§§ 50-56), Gamillscheg (1970), Lausberg(1972 III:184-185, §§ 787-790), Tekav*i" (1980II:255-257, §§ 639-642), Blasco Ferrer (1984a:100-101), Rohlfs (1988 II:359-365, §§ 612-616). Le plu-rime funzioni sintattiche dell’infinito, in particola-re nelle dipendenti (circostanziali e sostantivesoggettive con soggetto posposto), verranno trat-tate nella sezione dedicata al periodo (§ 57).

(1) Classe in -5RE: levare XV.7, pregontareXVIIIB 19.3 (-ari XVIIIa 19.3), domare XX 64.4,dare XXII 8.5; lebari III.19, messari III.34, spi-liari V.25, kertari V.25, casticari IV.23, iurariVII.7, pagari VIII.69, dari IX.21.

(2) Classe in -1RE (< -1RE/6RE): faker IIBa.21,facher XXVI 42.4, remaner IIBa.28, esser IIBa.31,bender XVIIIB 110.2, battuger XIX 348.32, pon-ner XXVI 42.6, placher XXVI 45.4, iscrier XXVII194.6, paschiri XI.6.

Il modello aplologico di NARR5RE (+ -1RE) >narre XIII.27 ha contribuito alla nascita d’infinitiapocopati, quali: ponne XIX 347.17, tenne XXVI46.1 e il meridionale benni IX.25, generale oggiin camp. (['b}nni], come ['narri, 'p]nni, 't}nni], eanche [bi, ∫i] ‘vedere, sapere’).

L’infinito aver (in log. ['a}re]) XXVI 42.9 saràdovuto a interferenza col pisano.

(3) Classe in -7RE: essire XXVI 42.3.La forma avir(i) XVIIIa/B 111.6 non è autoc-

tona.

§ 44 Gerundio. Le forme del gerundio derivano,come altrove, dall’ablativo latino (senza o conpreposizione), ma in sardo subentra presto unacommistione formale nella desinenza col prono-me avverbiale 2NDE, da cui si origina l’uscita se-condaria in -ende/endi: Wagner (1938/39:§§ 72-74;1939/40:119-120), Lausberg (1972 III:210-214, §§816-821), Tekav*i" (1980 II:383-387, §§ 804-808).

210

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 108: Crestomazia Sarda

(aplologico); inoltre: 1p V7C7 (piú -[n]-) > binkiXIX 348.58; 4p F6C2MUS > fekimus XXV.6; 6pF6C1RUNT > fekerun XIX 349.4 (ma per FAC1RE siveda il § 49).

– Per la serie in -S7/-X7 e per i numerosi con-guagli che essa ha promosso, si vedano gliesempi seguenti: 1p coberssi V.21, iscrisi XII.46,battusi (ADD9X7) XIX 348.35; 3p. parsit XIV131.8, okisit XIV 131.15, indulsit (2ND9LS2T) XX188.22, remasit (R1MANS2T) XXII 2.7, balsit XXII9.2. Vi si annette, infine, il tipo analogico P3S2T

= P3SU2T (attestato nel sec. I d.C. soprattutto nel-la Pannonia: Herman 1990:94-104), donde ilsardo med. 1p posi’ (< *POSII < arc. POSIUI) XIV131.9; XIX 348.18; XXII 8.4 e 3p posit XIX 348.5;XX 65.1; ADIUNXI > aiunxi XIV 146.28.

– Per la serie in -U7: 1p V3LU7 > bolbi XIV133.12, *P1TU7 > petti XXIII.15; 3p *QUAERU2T >kerfit V.21, *C8GNOSCUIT > connosc(h)it X.16;XIV 132.34, P5RU2T > parvit XXIV.13; 4p PL0CUI-> plachirus V.22, T1NUI- > tenerus VIII.11,*V6NUI- > benerus VIII.17 e bennirus VIII.19; 6p*QUAERU1RUNT > kerfirunt X.11, *P1TU1RUNT >pecterunt XV.4.

(6) Piuccheperfetto indicativo. Poche le for-me attestate, che comunque si manterranno vi-tali fino al Quattrocento: sa compora ki fegeratX.8; fuit de N.P. ci poserat su sipiri XII.17; sosfiios [...] ki poserat patre meu XIV 133.7; ad ubellos delegarat XIV 133.27; pross’homine ki ocise-rat XIV 133.31; daunde vennerant XIV 133.30;saltu ki vi regnarat Iudike XXII 2.8.

(7) Imperfetto congiuntivo. Numerose le oc-correnze di questo arcaismo formale: 3p prova-du [...] qui non eseret sinnadu XVIIIa 109.5; quicontra faguirit, siat postu in su bangullieriXVIIIa 111.4; si dessos benes [...] non si accatta-ret XXVI 42.15; acusaret XXVII 190.6; ciascunabestia grossa qui esseret stada vista XXVII 191.2;conoscheret XXVII 193.4; condugheret XXVII193.9; 6p pidii merkei [...] ki mi-ndi fagirintX.10; Et si calisiogiat persona o personas fague-ren XVII.70; cussos qui averent iuradu XXVII190.1; ciascun popidu poçat machedare totu sasbestias menudas, sas quales andarent in sos dit-tos restuglos XXVII 197.10-15.

§ 49 Verbi irregolari. Per ragguagli essenzialicfr. Tekav*i" (1980 II:336-356, §§ 740-770) e Ilie-scu/Mourin (1991:168-196).

(1) ESS1RE (per ESSE) > exere (-[ss]-]) XV.10; es-ser XVIIIB 19.2; XXIII.24; essiri XVIIIa 19.2; Ger.ESS1ND8 > sendu X.15; (+ 2NDE) esende XXV.14;

sende XIX 348.27; XXII 2.2; Pres.ind. 1p S8 (perS4M) > so XV.4; 3p 1ST > es.veru XX 231.8; estiVIII.68; 6p S4NT > sunt III.11; VII.14; XX 65.13;suntu VI.10; Pass.rem. 3p F4(I)T (o F9(I)T, dondel’attestato F9ST2S) > fuiti IV.8; fut VII.18; fu.natuXXV.19; fudi III.48; VI.13; X.8; XIV 133.21; 6pfurunt VII.7; X.11; XIV 133.38; furun XIX349.29; XX 188.9; XXV.16; Pres.cong. 3p S25T

(per S7T: Roth 1965:296-299) > siat IIBa.24; III.35;IX.18; XIV 146.14; XXVI 42.10, 44.5; XXVII190.5; 6p siant XIII.13; XVIIIa 19.2; sianta IV.21;Impf.cong. esseret XXVI 42.3.

(2) HAB6RE > avir(i) XVIIIa/B 111.6 (pis.);Ger. habendu VI.16; XI.25; Pres.ind. 1p HAB18 >apo XVI.15; appo (con -[pp]- dal perfetto) XIX347.11; XXII 7.6; apu IX.22; 3p HABET > abetIII.13; aet III.13; XIX 349.14; ad III.18; adi III.26;4p HAB6MUS > aemus III.47; 6p *HABENT > aentIII.26; XIV 131.11; aen XXVI 45.3; ant XIV131.27; Impf.ind. 3p HAB6(B)AT > habeat XIV131.64; aeat V.40; aeda V.24; 6p abenta V.15;Pass.rem. 3p HAB42T > appit XXV.3; 4p appimusXXV.19; apirus VII.14; Pres.cong. 3p HAB15T >apat III.28; XIII.14; XIV 146.13; XV.7; appatIII.51; VI.17 (h-); XI.14; 5p apates XX 231.9; 6papant XII.53; appan IIBa.21; Impf.cong. HAB6RET

> averet XXVI 42.12; aeret XXVII 194.1;Part.pass. appitu (dal pf.) XXVI 42.13.

(3) F0C1RE > facer XV.9; facher XXVI 45.3;*F0G1RE > fagere XIV 133.9; faguer XVII.65; fagi-ri V.3; Ger. fachende XXVI 42.19; Pres.ind. 1pFAC28 > fatho (-CJ- > [Q] = log.) XIX 347.6;XXIII.10; XXV.1; fazo (-CJ- > [(t)ts] = camp./arb.)XIII.11; XVI.3; faczo XIII.4; fazzu VI.6; XI.3;faço (-CJ- > [t∫] = protoarb.) XIV 131.4, 146.2;XV.2; XVI.3; fato ([tQ] > [(t)t] = log., qui, tuttavia,attestazione tarda e insicura) XVII.4; 4p FAC2MUS

> fagimus III.44; faguimus VIII.8; facimusXXI.4; (+ -6MUS) fagemus III.3,4; fachemus II-Ba.9; Impf.ind. FAC2(EB)5MUS > fagiamus XIV146.25 e l’anomalo fagenta III.20 (con influssodell’infinito); Pass.rem. 1p F6C7 > feci XV.14; XX157.8; fegi V.5; VI.6; XIV 133.38; 3p F6C2T > fecitXXIII.24; fegit IX.8; X.5; XIV 131.16; 4p F6C2MUS

> fegimus III.48; fegirus VII.14; 6p F6C1RUNT >fekerun XIX 349.4; fegerunt XIV 132.9; Piuc-chepf.ind. 3p F6C1RAT > fegerat X.8; Pres.cong.3p FAC25T > fathat XXIV.23; 6p F0C25NT > fathanIIBa.22; fatzanta IV.29; Impf.cong. 6p faguerenXVII.70; fagirint X.10; Imper. 4p FAC2TE! > fakiteXIX 349.24; Part.pass. FACTUM > fattu III.47.

(4) D6B6RE: Pres.cong 3p D6B15T > depiatXVIIIa 109.2; deppiat XVIIIB 109.2; 6p debeantIII.32.

Sintesi di grammatica storica

213

(1) Presente indicativo. Le desinenze quisotto riportate rappresentano emblematicamen-te, salvo alla 5p non attestata, quelle documen-tate negli altri tempi.

– 1p -8 > log./arb. -o, camp. -u: D8 > doIV.16; XIX 4.1, *D08 > dau XI.5, *P8N18 > ponioXIII.8; XIX 347.18, ABS3LV8 > assolbu V.2.

– 2p -S: L1V5S > levas XIX 348.24.– 3p -T: L1V5T > levat VII.9, G7RAT > girat XIX

4.9, *V3L1T > bolet XIII.7; bolit V.3; X.3, C8MPL1T

> clompet XXII 10.22; complit XVII.48; clompitV.8; clonpit VII.12, 1X2T > essit VII.11; XIX 4.15.

– 4p -MUS: D0MUS > damus III.9, *ADCAPT5MUS

> accatamus XX 188.24, HA(B6)MUS > amusVIII.69, FÁC2MUS > facimus XXI.4, contro *FAC6MUS

(< V2D6MUS) > fachemus IIBa.9; fagemus III.3;III.4, *V3L6MUS > bolemus IIBa.24, *P8N6MUS > po-nemus XXI.6, *SCR7B6MUS > scribemus XIV 132.4.

– 6p -NT > log. -n, arb./camp. -nt: S4NT >sun IIBa.26; XXI.46; suntu IV.14, NARRANT > na-ran XXV.17, *T1NENT > tenen XXI.43; LAXANT >lassant XIV 133.10, *HANT > ant XIV 146.6.

(2) Presente congiuntivo.– 1p: iure XIX 349.23.– 3p: turbet III.33, mandete IV.21, istrumi-

net XII.52, conforzet XIII.29, levet XXVI 44.2,paguet XXVII 190.9; castigit V.4, levit XI.9, pagitXVIIIa 109.7; VAD1AT > vaiat IIBa.30, intendatXVIIIa 110.5, morgiat XXVI 42.10, pongnat XX-VI 42.2, condugat XXVII 193.7.

– 5p: -T2S (> -T6S < FAC2TE!, CANT5TE!): *FAC2AT6S

> fathates IIBa.18, *HAB15T6S > apates XX 231.9.– 6p: sten IIBa.21, siana XVII.72, appan XIX

347.19; dent III.35; denti IX.15, trebulent III.16,incungent III.16, purgent, sabunent, filent, mer-sent XIV 131.25-27; arint, messint (da M1T8,MESSUM, donde *MESSENT) III.16, stint VIII.10; as-serbiant III.14, fazzant III.17, moiant, cogant,tessant XIV 131.25-26.

(3) Imperativo. Soltanto una occorrenza:FAC2TE! > fakite! XIX 349.24.

(4) Imperfetto indicativo.– 1p: -5BAM > -aa: kertaa VII.7; HAB6BAM >

abea XXI.17.– 3p: -5BAT > -abat: torrabat VI.9; HAB6BAT >

habeat X.6; aveat XIX 347.16; aeda V.24 (concaduta della bilabiale e vocale paragogica).

– 4p: fagiamus XIV 146.25, donde ponia-mus XIV 132.14, con desinenza analogica suiverbi in -26BAM della III e della IV classe.

– 6p: -5BANT > -a(v)an(t): kertavan XXII13.11, davan XXIV.5; machelaant VII.6; HAB6BANT

> avian XXII 2.3; abeanta VI.8 (e per contrazio-ne abenta V.15); analogico parteant V.32.

(5) Passato remoto.– 5a) Le desinenze dei perfetti deboli o ri-

zoatoni consentono di stabilire una prima di-scriminazione tra scripta logudorese e scriptaearborense e campidanese: nel nord si continuaregolarmente l’esito fonetico di -5V7,-5V2T > -ai,-ait, mentre nel sud e nell’area mediana, comein altri territori della Romània (vedi l’occitanicocantei, cantet, per cui Schultz-Gora 1973:89-90,§ 132 e Paden 1998:42), s’impone ben presto ilmodello di D1D7, D1D2T > dei, de(d)it, donde ledesinenze analogiche -ei, -eit, e piú frequente-mente -edi(t).

– 1p: arminai XIII.27, delegai XIV 131.52,accattai XIX 347.14, andai XIX 348.13, compo-rai XX 64.1; XXII 2.1, renovai XXIII.14; tramu-tei IV.14, conporei-lli V.6, fraigei V.21, intreiVII.6, andei IX.8, acatei XIV 131.6.

– 3p: laborait XIII.6, largait XIX 348.12, ker-tait XIX 348.22, narait XIX 349.23, levait XIX348.31; XXV.7, vocait XXIII.24, pregait XXIV.4;torreit XII.19, levedi’ V.25, cambiedi’ V.25, nare-di’ XIV 131.31, torredi’ XIV 133.5.

Per il tipo -7V7 > -27, di forte capacità analogi-ca, abbiamo registrato:

– 1p: SC7V7 > iskivi XIV 131.33, COMPL6V7, -*27 >clompii V.9; infine, P6T7(V)7 > pidii X.9, che s’op-pone alla soluzione settentrionale *PETU7 > petti.

– 3p: *F9G7V2T (per F9G2T) > fugivit XIX349.19, *M3R7V2T > morivit XXII 13.8.

– 4p: la distribuzione areale delle formedocumentate rinvia ugualmente a una vecchiabipartizione, come già fece notare Wagner(1939/40:120): a nord si ha -5V2MUS > -aimus,-7V2MUS > -ivimus, mentre a sud e nel centro ladesinenza è stata rimodellata sulla 6p -5(V1)RUNT

> -arunt, donde -arus e poi -erus, -irus: kam-paniaimus XIX 349.25, parthivimus XIX 349.26;repartirus, segarus VIII.8, calarus VIII.12, essi-rus VIII.44.

– 6p: andarun XX 188.9, kertarun XXII 13.8,parçirun XX 188.10, mandarum (-[n]) XV.12, iu-dicarun XIX 348.31, mandarun XXV.16; boga-runtu VI.10.

– 5b) Le desinenze dei perfetti forti o rizoto-nici si distribuiscono nelle tre serie tardolatine,reduplicante e in -7, in -S7 e in -U7 (Wagner1938/39: § 131, Blasco Ferrer 1984a:104-105).

– Il verbo della prima serie che è assurto amodello analogico incontrastato delle desinenzedi pf. nella I classe è D1D7: 1p dei V.9; VI.11; XX64.4; 3p dedit XII.11; deit XII.7; deiti IV.17; 4pdeimus XXV.16; 6p D1D1RUNT > derunt V.16

212

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 109: Crestomazia Sarda

venit ad Bonarcatu et fegit-sibi domum et plan-tavit vinea XIV 131.15-17.

(2) Il valore aspettuale basilare del passatoremoto (prospettiva interna: ‘punto d’incidenza’)è ben tradotto nei casi in cui esso è collegatocon un tempo imperfettivo (prospettiva interna:‘linea di svolgimento senz’indicazione di duratao inizio/fine’), qual è per eccellenza il gerundio(che rappresenta, nello schema di Weinrich1977, lo ‘sfondo’ o Hintergrund dell’azione):servindo bene a clesia [...] morrunt sos parentesXIV 132.13; servindo bene ambos [...] a clesia[...] fegerunt .VII. fiios XIV 132.8; Ed ego presbi-teru M. de N. iscrisi ista carta, atitando-mi sudonnu meu cun buca sua in Aristanis XII.46.

In rapporto con un tempo che serve da ‘an-coraggio’ (Bertinetto) per specificare la poste-riorità dell’azione espressa dal pass.rem.: aven-de-mi-la data, mi-vi largait Gosantine de ThoriXIX 348.12.

Infine, con valore ‘stativo’, e sempre in op-posizione all’impf.: omnia liberu [...] quantos ibifurunt [...] quando fagiamus sa corona XIV146.24-25.

(3) I valori che riunisce l’imperfetto con-giuntivo (tipo esseret) sono quelli propri dellasubordinazione condizionale (valore di ‘poten-zialità’ nella protasi) e finale: si dessos benes [...]non si accattaret XXVI 42.15; pidii merkei [...] kimi-ndi fagirint X.10.

§ 52 Concordanza ad sensum. Riportiamo qui diseguito i pochi esempi di mancato accordo tra Ve S, quando il primo apre la frase, fenomenoben documentato nelle lingue romanze medieva-li e moderne (D’Achille 1990): Et si benit pruinasIII.34; Ed es.testimonius [...] IV.24; pusco conno-schit Iuigi B. [...] et issa donna mia sa muliereX.16; fudi [piú nomi di personaggi] X.19; flasti-met-illu Deus et Sancta Maria XIII.41; delegaratpatre meu et ego XIV 133.28.

Una volta con ordine SV: ligatarios [...] fuitXV.13.

E) I determinanti relazionali di N e Pro§ 53 Preposizioni (= P). Riuniamo in questo para-grafo l’inventario delle preposizioni e delle locu-zioni preposizionali riscontrate nel nostro corpusall’interno di sintagmi formati col nome o coi pro-nomi: Blasco Ferrer (1984a:115-116), Rohlfs (1989III:203-237, §§ 798-884), Serianni (1989:327-358).

(1) AD > ad, a: IIBa.22; III.5 ecc.; valore di‘dativo’: su censu ki davan sos priores de Nurki a

Sanctu Gaviniu XXIV.5; beni ki apu fatu ad sadomu IX.22; di ‘accusativo personale’: Prociteumi-la levas a Sardinia? XX 231.2; di ‘genitivo pos-sessivo’: servu a sancta M. de B. XIV 131.20; di‘predicativo finale’: iubare ad bestaritas XIII.18‘da’; di ‘complementatore nelle finali infinitivali’ (§57): non apat ausu a tollere-nde de hominesXIII.14; di ‘moto a luogo’, anche in senso traslato:andai assu donnu meu XIX 348.13 ‘da’; essit assaszinnigas VII.11; bahat-si-nde a marguine XVII.19;battusi sos destimonios [...] a Kitarone XIX 348.35;di ‘locativo non-marcato’: a manu destra VIII.18;‘temporale’: ad Pasca XIII.23; ‘strumentale’ e ‘mo-dale’ (cfr. Beckmann 1963:223-267): iurarunt adbangeliu X.14; iurarun a gruke XIX 348.49; servi-re a iuale XIV 131.9; a manu sua VI.16 (formuladi stampo latino); a digitu, a casside XIV 131.56(formula); a natias XIX 349.29 (formula).

(2) D6 > de XII.10 ecc. (e forse anche D6 +AD negli ultimi tre significati e negli accoppia-menti con Art registrati qui appresso); valore di‘complemento di specificazione’: assu ’Runcude sa terra VII.8; ‘causale’: minimadu de prui-nas III.48; ‘di materia’: est signadu de cusu sin-nu XVIIIa 111.3; ‘locativo d’origine’: de PisasXV.3 ‘da’; ‘caratterizzante’: .I. equa de domareXX 64.4 ‘da’; terra de fune XXIII.23 ‘terra aliena-bile da concessione demaniale’.

(3) AB e D6 AB > ab IV.11; aba IV.27; abe XX65.5; ave XXII 10.7; daba III.51; V.4; VI.18;VII.3; IX.37; X.4; dava XIV 131.38; dave XIV146.7; XXII 2.4; XXVI 42.3; daa VII.8; XI.7; daeVIII.23. Valore ‘locativo d’origine’: Bera Soltadaba Istilii XII.13; pusco torrai ave terra mannaXXIV.8; ‘temporale’ o ‘locale’, di determinazioned’inizio: dae dies .IIII. proximos XXVII 197.5;dae .V. in susu XXVII 196.9; ‘causativo’: defen-der [...] dae ciascuna persona XXVII 197.4.

(4) PR8 (e forse, negli accoppiamenti con Art,PR8 + AD?) > pro III.4; XIII.5 ecc.; valori ‘causale’e ‘finale’: pro beni XI.4; pro remissioni IX.7; prokertu VII.5; pro xu toloneu XV.3; ‘finale’: pro ho-nore de XV.14; pro lande et pro pastu XVII.58.

Queste prime quattro P, unite all’Art det. su,generano preposizioni articolate con sibilantelunga (§ 22):

– assu: III.4,14; VII.8; XVII.15; assa: V.8;VIII.19; XIII.10; XIV 146.10; XVIIIa 19.11; XX65.4; assos: XXII 2.5; assus: VI.7.

– dessu: XI.11; XIX 347.10; dessa: III.11; V.9;VII.8; XVI.30; XVII.1; XXI.5; dessos: III.10; XIV146.11; XVII.5; XIX 348.56; XXVI 42.14; dessus:III.36; dessas: XVIIIa/B 125.1.

Sintesi di grammatica storica

215

(5) V5D1RE: Pres.ind. 3p V5D2T (> *VAET, se-condo HA(B)ET) > baet VIII.23; bat V.8 (cfr. ad);Pres.cong. 3p *VAD15T > vaiat IIBa.30; 6p vaianXXIII.25.

(6) *POT6RE > Pres.cong., foggiato sull’atte-stato Pres.ind. 1p P3T18, 3p pothat XXVI 42.4;5p pothates IIBa.27; 6p pozant XVIIIB 19.7.

(7) NARR5RE (+ -1RE) > narrere > narre XIV133.41; Ger. narando XIV 131.32; Pass.rem. 3pnaredi’ XIV 131.19; 6p *narrarunt > (aplologi-co) narrunt(-imi-nde) XIV 131.17.

§ 50 Tempi composti. Le costruzioni analiticheinserite pienamente nel sistema grammaticaledei tempi del verbo sardo riguardano il futuro,il condizionale e il passato, prossimo e piucche-perfetto: Gamillscheg (1970), Blücher (1974),Lausberg (1972 III:225-239, §§ 834-861), Wun-derli (1976), Coseriu (1976), Tekav*i" (1980II:227-243, §§ 599-621), Fleischman (1982), Bla-sco Ferrer (1984a:108-112; 1995a:192-202, conbibliografia latina e panromanza), Bertinetto(1986:405-524), Pinkster (1987), Rohlfs (1988II:309-350, §§ 565-604), Bentley (1999), La Fauci(2000), Haverling (2001).

(1) Lo schema morfosintattico del futuro I sar-do antico è chiaramente del tipo primario HAB18

CANT5RE, senza l’elemento di collegamento serioreAD, come in piú dialetti del sud d’Italia (cfr. Lo-porcaro 1988:286); i morfemi derivanti da HAB18

mostrano in questa struttura l’attesa usura del cor-po fonico. I valori compendiati nella rassegna diforme che segue comprendono quelli soliti epi-stemico e deontico.

– 1p HAB18 + Inf.: appo parare avestara XIX347.12.

– 3p HAB1T + Inf.: abet remaner IIBa.28;abet voler III.13; aet esser III.13; aet esere IV.22;aet lasare XII.48; aet punnare XIV 131.66; aetexere XV.10; priore ki l’aet tenne sa eclesiaXXIII.26; aet ponner XXVI 42.6; narr’ aet XIV133.41 (e si confronti il “traducente” habet dice-re XVI.28, espediente di farcitura latina in pienocontesto volgare); ad esser opus III.18; ad fagui-ri VIII.67; ad benni IX.25; priore ki at essere XIV131.40 (‘che vi sarà’); at conforzare XIV 131.62(a poca distanza da aet punnare 66); at compo-rare XVIIIa 109.5; ati castiari IV.23; adi durariIII.26; X.18; adi paschiri XI.15.

– 6p *HABENT + inf.: aen esser IIBa.31; aem (-[n]) levare XV.9; aen facher XXVI 45.3; aent fa-gere XIV 131.11; ant áere XIV 131.27; ant esserXVIIIB 19.2; s’ant faghere XVIIIB 19.5; ipsa

c’ant avire factu XVIIIB 19.9; ant comporareXVIIIa 110.6; anti stari IX.14; anti faguiriXVIIIa 19.4; anti essiri XVIIIa 19.2.

In due casi si ha lo sviluppo anomalo ait, e inentrambi sembra di poter scorgere una sfumaturadi riferimento d’azione futura conchiusa, ossia difuturo II, con eventuale influsso del pf. appit: aitaver appitu XXVI 44.7; Et si cusse qui ait aver sacosa in allocatione aet contra facher XXVI 46.5.

(2) Scarne, ma molto eloquenti, le attesta-zioni del condizionale, che mostra nello svilup-po del morfema predeterminante l’influsso delpf. D1D7, d’accordo con la semantica soggiacen-te del nuovo tempo, vale a dire d’un’azione fu-tura vista da un punto del passato.

– 3p: com’-indi edi’ kertari V.25 (con como< COM3D3, costrutto che ricorda le strutture ita-liane meridionali con M3D3; cfr. Gamillscheg1970:68-72); 6p HABE(B)ANT + Inf.: sos servos kinc’ian esser XXIII.24.

(3) Il passato prossimo dei verbi transitivicon HAB18 è rappresentato dagli esempi se-guenti: Et icustu beni ki apu fatu IX.22; illu ap-pu factu XI.17; aet-ilos fattos XIX 349.14 (contmesi pronominale).

(4) Il piuccheperfetto dei verbi inaccusativi(= ‘intransitivi con ausiliare ESSE’) si forma conF42T piú il part.pass., e – anticipando un esito ti-pico delle varietà moderne (Blasco Ferrer1994a:193-196) – può denotare un semplice va-lore perfettivo puntuale, come il passato remoto(e per l’it. ant. cfr. Ambrosini 1961:34-35): futimortu IV.30 ‘morí’; fuit benidu XIV 131.18; don-nu Villanu archiepiscopu de Pisas, ki fuit beni-du XIV 146.18.

§ 51 Funzioni temporali e aspettuali. Soffermia-mo la nostra attenzione in questo paragrafo,molto sommariamente, su alcune funzioni pro-prie dei tempi passati in rassegna.

(1) L’opposizione fondamentale tra il passatoprossimo e il passato remoto s’evince limpida-mente dai due ess. seguenti: Et icustu beni kiapu fatu ad sa domu de Sanctu Iorgi IX.22 (‘sta-dio compiuto’ o ‘risultativo’, di collegamento del-lo stato acquisito col momento dell’enunciato),contro: conporas ki fegi sendu V.5; VI.6 (‘azionepuntuale’, senza collegamento col presente).

Il valore squisitamente ‘puntuale’ delpass.rem. abilita questo tempo a enunciare ca-tene di azioni che si succedono senza interse-carsi: quando andei a Bonarcatu, acatei-llos soshomines XIV 131.6; quando okisit s’omine [...]

214

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 110: Crestomazia Sarda

– 1.6) 28SUM (per D18RSUM: Väänänen1975:111) > iosso XIX 4.4; XXII 10.11.

– 1.7) S9SUM (per S9RSUM, Rohlfs 1969:5) >susu XXII 10.7.

– 1.8) Sono formazioni tipiche sarde le strut-ture iterative, quali: serra serra VIII.20; s’errius’erriu VIII.22; sa bia sa bia VIII.24; via viaXVII.51; arrohia arrohia XVII.51; cussorgia cus-sorgia XVII.53, indicanti ‘il percorso globalelungo il quale si svolge un’azione di moto’.

– 1.9) Di difficile valutazione la forma ad el-la VIII.39 ‘costí’, che sembra rappresentare unantenato delle formazioni attuali del tipo[a'JJaj], [i'n}JJa], [i'niJJa], per le quali cfr. Wolf(1986a; 1992a:120) e Blasco Ferrer (2002a).

(2) Avverbi di tempo.– 2.1) aliquando XIII.12; aligandu IX.24, da

AL2QUAND8 ‘una volta’ > ‘giammai’.– 2.2) atteru die XIX 348.36 ‘un altro gior-

no’, contro s’atera die XXII 188.14 ‘l’altro gior-no’ (Wolf 2000a), dall’ablativo di ALTER DIES.

– 2.3) avestara XIX 347.12; XX 188.24 ‘daquesto momento in poi’, neoformazione risalen-te a ave (AB) + 2ST5 H8R5.

– 2.4) cizo XII.53 ‘subito’, da C2T2US, con -[o]forse da C2T8.

– 2.5) icomo III.21, verosimilmente daC8M3(D3) per QU8M3D3 (Väänänen 1937:94;1975:90), piuttosto che da *ECCU M3D8, e ilsemplice modo di IIBa.12, entrambi col signifi-cato ‘ora’.

– 2.6) incontinente XVII.72, da lat. 2NCONT2NENS,-NTE o direttamente dal pisano.

– 2.7) innanti (pro Deu innanti) XI.5; innantiXIX 349.21; innantis XVIIIa 125.17, da 2N+ANTE (eper il raddoppiamento cfr. it. innanzi).

– 2.8) POST15 > postea XIV 132.16, e il piúfrequente POST(EA)QUAM > poscha (Petersmann1987) XVIIIa/B 111.5, nonché l’anomalo oscaXX 188.12; XXIII.23 ‘poi, piú tardi’; piú comune*P3STI > pusti XVII.18 (oggi ['pustis, ap'pustis]).

– 2.9) QUAND8 + TUNC > tando XX 188.10;XXVI 46.15, geosinonimo di 2PS5 H8R5 > isaraXIV 132.36 ‘allora, in quel tempo’.

– 2.10) S1MPER > semper XVII.68.(3) Avverbi di modo (di predicato, di frase).– 3.1) antesica XX 64.3 ‘in cambio di’ (gr.

¢ntishkîn, DES I:95).– 3.2) bene (servindo) XIV 132.8, da B1N1, e

l’antonimo MAL1: parsit-imi-nde male XIV 131.8.– 3.3) deretu ‘diritto’ (anche P) XX 65.11, da

*DERECTUS per D2RECTUS (DES I:462).– 3.4) gosi ‘cosí’ XVII.12, da ECCU S7C, e gasi

XXVI 45.1 ‘cosí’, da ECCU HAC S7C.

– 3.5) iscusi, preceduto da a: XIV 132.33 ‘dinascosto, all’insaputa di’, da ABSCONS6.

– 3.6) ingratis XV.8 ‘arbitrariamente’, da IN-GRAT(I)7S.

– 3.7) pari e derivati, dall’ablativo P0R7 (+ -S,e non di rado con -1 da altri avverbi): appariV.22 ‘insieme’; complit apari XVII.48; placende-nos appare XX 64.5; Et canpaniaimus-nos ap-pare XX 188.18; a boluntate de pare XXV.7; im-pari V.32; VIII.8; inpare XIV 132.6;kampaniaimus-inos umpare XIX 349.26; leva-das umpare XXVII 196.7; puspare ‘tutto insie-me’ XX 157.8.

– 3.8) Per le interrogative s’utilizza la forma-zione tipica sarda *PRO QU2D DEU(S)? > progitteuXIX 348.24, 349.12; prociteu XX 231.2.

– 3.9) Dall’aggettivo S8LUS si ha la locuzionea solus XII.29 ‘(per me) da solo’.

– 3.10) Sono formazioni col suffisso -MENTE,mutuate dal toscano: istudiosamente XXVI 42.5;XXVII 191.10 e personalemente XXVI 42.12 (cfr.Castellani 1980a I:254-282).

– 3.11) In funzione di focalizzatore d’un remas’usa l’italianismo ecco: ecco su termen XX 65.9.

– 3.12) Il log./camp. anco XVII.8, ancuXVII.59 deriva dal pis. anco (GDLI I:446-447;Castellani 2000:317, 349-350).

(4) Avverbi di quantità.Per la comparazione si utilizzano plus <

PL9S XVIIIa/B XIX.4 e minus < M2N4S IIBa.24;XXVII 198.5.

§ 55 Asseveramento. Gli avverbi di affermazio-ne e negazione recensiti sono esposti nei puntiche seguono: Tekav*i" (1980 II:481-489, §§ 930-943), Rohlfs (1989 III:301-306, §§ 965-970), Ra-mat/Bernini (1990), Bernini/Ramat (1992), Jones(1993:21-24), Emilio Manzotti/Alessandra Riga-menti in Renzi (1995 III:245-317).

(1) Per l’affermazione e la negazione catego-rica o enfatica riassuntiva il sardo medievale,come quello moderno (Blasco Ferrer 1986:177,Jones 1993:22), utilizza 2MM8 (+ ET)! e N8N!,spesso concresciuti con la congiunzione com-pletiva QU2A, come accade con que in tutto l’ibe-roromanzo e il guascone: et isse narrait-imi:“Ca non!”; et ego narrai-li: “Ca emo!” XX 231.5-6 (cfr. log. [ka 'n]no]!, camp. [ka'(r)ej]!; sp. ¡queno!, ¡que sí!); Parçitu amus. Et isse: “Ca non!”XX 188.16.

(2) Per la negazione predicativa s’utilizza re-golarmente N8N, che può perdere la nasale in ac-coppiamento con pronomi enclitici: non fazant

Sintesi di grammatica storica

217

– davassu: VI.4; daessu: XVII.50; daessa:XVIIIB 125.6.

– prossu: V.6; VI.8; XXII 7.2; pross’ homineXIV 133.31; prossa XX 188.2; prossas XVIIIa 19.4.

(5) PER > per: III.11; XVIIIa 110.5 (per cusus).(6) C4M > cun: kertu ki fegi cun isus VII.5;

Ego Iudice Torbini de Lacon, potestando [...] cundonna Ana de Zori XII.4; cun buca sua XII.47‘lui di persona’; cun serbos XVI.4; cun boluntateXXI.4; sunt fatas cun cruce XX 65.13.

Queste due ultime P generano la forma allun-gata (etimologica primaria) dell’articolo determi-nativo: per issa Via XVII.43; cun issus fradis IX.10.

(7) SENE per S2N1 (attestato nel II sec. d.C.:Mih<escu 1978:175) e C4M+SENE: sene IV.4; senaXIV 131.7; kena III.20 (-a sarà dovuta a incrociocon (AB)S1NT2A); kene limba XIX 348.26; kene iu-ra XIX 349.25; del copista pisano è: sensa li-senxia XVII.67.

(8) 2N: in totas billas III.36; sendu in sa clesiaIX.28; cando fuiti maiore in Terralba XII.18; .IIII.dies in setimana XIV 131.10; in kalendas otonbreXII.47; fegi custa carta in Bonarcatu XIV 133.39;lighant corgios in Aristanis XVIIIB 111.2; torraiave terra manna in Sardinia XXIV.8.

Col valore di ‘parte di prestazioni servili’: .II.dies ci bi abeat in Iorgia Cuccu XX 64.2; .I. diein Maria XXII 8.2.

(9) 2NTER: inter sa binia et Nurechi VIII.15;fagiamus sa corona [...] inter Iudice XIV 146.26;inter pari V.13.

(10) 2NFR5: infra unu mese XXVII 194.6.(11) ANTE > ante VI.12; X.14; ante stimonius

(ms.) IX.28; ante sa (terra) de patre meu XII.23.Con dae-: daenante de totu XVIIIa 110.5.(12) POS(T)/*POSTI (Wolf 1997a): pus nos

III.38; pust mei IX.25; pust obituum suo XIII.31;pus Pasca XVIIIB 125.14; pus flumen XIX 4.6;pus me XIX 347.19; XXIV.23.

Con AD-: ad pusti su monasteriu IX.11; adpusti cussas ambas domus X.7; apusti custas vil-las III.28; .VIII. dies apusti Pasca XVIIIa 125.24;appus cussa domo XIX 348.10; appus sa domoXXII 7.6.

Con D6-: depus Pasca IV.32; debus domuV.16; depus me XVII.74; depus Pascua XVIIIa125.16; de post sa domo XIV 133.30.

(13) 2NTR8 > intro XXII 10.22; intru (de)III.26; intru de custa plaza V.19; intru de Arba-rei VIII.18.

Con D6: de intro de clesia XXI.22.(14) F3RAS: fora de unu pede XXIII.22 ‘sol-

tanto, non piú di’; foras de vingna XXVI 42.16;foras de Castedu XXVII 195.4.

(15) S4PRA > subra V.21.(16) S4BTUS (+ -5) > suta XI.8; XVI.22; suta

pena XVIIIa 110.5.(17) F7NIS > fini ad XI.7; fina III.21; XVII.39.Con 2N-: infini ad XVII.26.(18) USQUE (+ AD): usca [...] assa via V.8.(19) S1C4S > secus XXII 10.17 ‘lungo’.(20) C3STA (+ -S): costas assa plazza V.12 ‘ac-

canto a’ (Guarnerio 1906:41).(21) *DERECTUM per DIRECTUM (DES I:462) >

derectu VII.8,9; VIII.12 e passim; XIX.4.5; deretuVII.12; VIII.25; XX 65.11; daretu VIII.14 e pas-sim ‘verso, fino a’.

(22) Gr. prÒsqen > farçi VI.10; force paguXIV 131.8 ‘fuorché, eccetto’.

(23) SEC4NDUM > segundu VIII.55,61 (ma po-trebbe essere calco dal pis. secondo).

Sono locuzioni secondarie: ad onore de XV.2;infattu dessos destimonios XIX 348.56 ‘dopo’; inplacitu de XV.7 ‘a patto di’; in onore mea XV.22;in mesu daessu cungiadu XVII.54 (con significa-tiva commistione fra D6 e D6 AB); pro amore deDeus XVII.60 (donde poi pro more de, camp. pomori de ‘a causa di’); tenende a XXII 11.3 ‘confi-nante con’, espressione molto ricorrente nelledelimitazioni di terre concesse o acquisite, deri-vata dal gerundio (nelle veci del participio pre-sente) del verbo TEN6RE.

F) I determinanti di V§ 54 Avverbi (= Avv). Elenchiamo di seguito gliavverbi registrati: Tekav*i" (1980 II:398-417),Blasco Ferrer (1984a:113-114; 2002a:359-387),Wolf (1986a), Rohlfs (1989 III:241-300, §§ 885-964), Lidia Lonzi in Renzi (1991 II:341-414).

(1) Avverbi di luogo.– 1.1) 4B7 e il tardo 4B1 > ubi V.21; con IN-:

inuvi VIII15; inui X.18 ‘dove’; torrent ad ue losdelego XIV 131.41.

– 1.2) 2B7 e il tardo 2B1: sendo-ibi XIV 131.30;quantos ibi furunt XIV 146.24; XVII.48; E ponio-bi XXI.16; ive serviant XIV 131.45.

La forma ridotta bi/vi serve a comporre ilcostrutto esistenziale (§ 46).

– 1.3) 2LL8C: illoi VI.8; lloi XI.15 ‘vi, costí’ (ecome 2BI forma gli esistenziali: camp. [JJ]j '}sti],[JJw '}sti] ‘vi è’).

– 1.4) T8T(T)U + 4B1 > toctue XIX 4.8; totuiVIII.16; tudui V.8; VII.11 ‘lunghesso’.

– 1.5) Composti con 4ND1 e con 7ND1: daun-de XIV 133.30; XXVI 42.9; dainde VIII.31; dain-di VIII.27 ‘donde, da dove’.

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 111: Crestomazia Sarda

Vineis 1974:195-196, e per attestazioni con sog-getti postverbali in it. mer. mod. e ant. Loporca-ro 1988:261 e Di Girolamo 2001): Et ego posi’-luin manu a donnikellu a dare-li .I. boe XXII 8.5;beniat su missu dessu papa at levare-ndeXXIV.7; et petti-li merkede pro iudicare-mi-ndeIudike Barusone XIX 348.15; kertait mecu Taia-ferru pro avere-nde isse duas partes XX 188.12;pro levare-li-las XXV.6; E issa Opera de SanctaMaria levait [...] pro aver-inde su pisscopadu prosu populu sa iustithia XXV.11.

Da un incrocio tra le costruzioni col modoinfinito e quelle finite si è avuto: Et ego adsolb’-illa ad faczat-si-nde omnia cantu bolet XIII.7(anziché: *ad fagiri-si-nde).

(3) Subordinate temporali col gerundio. La‘concomitanza’ fra l’azione della subordinata el’azione della principale è espressa frequente-mente col gerundio semplice, non raramentepreceduto dalla preposizione cum, come in lati-no (CUM + ablativo) e it. antico (cfr. Rohlfs 1989III:109-110, § 721, Serianni 1989:609): cum le-bandu/o assoltura [...] fazzu-mi V.4; X.4 (e cfr.levandu assoltura VI.4); cum lebandoro-ibeXIII.23; est fata custa karta habendu-si-llaVI.16; lasandu VII.11; sendu X.15; fegi [...] sen-do-ibi XIV 131.30; servindo bene [...] fegerunt.VIII. fiios [...] morrunt sos parentes XIV 132.8-13; sende bene in sinnu suo la posit XIX 348.28;Comporai-li [...] lebande sos frates XX 64.3;iscrixi ’sta carta, inperando me donnu meuXXI.52; Conporai-lis [...] sende XXII.2.1.

La ‘posteriorità’ nella F dipendente viene de-notata col gerundio che precede un participiopassato: Et avende-mi-la data, mi-vi largait XIX348.11; essende fatta [...] torrait-inos XXV.14.

(4) Subordinate relative (attributive) col ge-rundio. Il modulo attributivo sembra limitato alGer (nelle veci di Part.pres.) irrigidito tenendu:sa plazza sua tenendu a V.7 ‘che limita/confi -nante con’.

(5) Ha valore di subordinata esclusiva la co-struzione seguente col gerundio: Et focu non sepongnat [...] asteris pro ispathare argiolas, nonfachende dannu ad alcunu XXVI 42.19 ‘senzafar danno’.

(6) Il gerundio si trova una volta nella pro-tasi della subordinazione condizionale con va-lore ‘modale’ in: si las condugheret in castelluconoschendo cusse XXVII 193.10.

§ 58 Congiunzioni e Periodo III. Subordinazioneesplicita. Trattiamo qui sotto il resto delle subordi-nate con tempi flessi: Woodcock (1959), Herman

(1963), Kühner/Stegmann (1966 II/2:380-420), Fu-magalli/D’Agostino/Raugei (1975:116-119), Szantyr(1977:526-684), Pittau (1980:150-156), Tekav*i"(1980 II:439-480, §§ 878-929), Blasco Ferrer(1984a:120-125; 1986:193-204; 1994a:263-282;1995a:249-266), Schwarze (1988:361-410), Rohlfs(1989 III:173-202, §§ 767-797), Serianni (1989:567-626), Paolo Acquaviva/Elisabetta Fava/GiulianaGiusti/Marco Mazzoleni/Marcella Bettuccelli Pa-pi/Adriana Belletti, in Renzi (1991 II:633-854), Jo-nes (1993:247-311), Schafroth (1993), Fiorentino(1999).

(1) Frasi completive. Con i verbi dicendi,sentiendi e voluntatis la congiunzione piú usataè QU2A > ca, che nelle oggettive concorre colmodulo infinitivale, seguita da QU2D > ki, cheseleziona il congiuntivo: non bolemus ca II-Ba.24; non appat ausancia perunu homini [...]a isfairi-llu [...] nin ca lloi adi paschiri XI.14-15;et ego, ca iskivi bene ca XIV 131.33-34 (il secon-do ca); narr’aet ca veritate est XIV 133.41; Etqui habet dicere ca bene est (e cfr. la parte inlat.: Et qui habet dicere quia malum est) XVI.28-30; kertait-ili ka XIX 348.22.

QUIA introduce la cornice delle battute dialo-gate, ad es. in XIX 349.23-25. Esempi per QUID:volemus nois [...] ki vi sten IIBa.21; bogliu quisiant firmas VIII.56; Ci nullu Inperatore [...] apatcomiatu XV.5; ordinamus qui XVIIIa 111.1.

In un solo caso si ha, sembra, QUOD > co:iurarunt custus liberus, co illas (ms.: collas, contitulus sopra l’o) habeat dadas X.19.

(2) Frasi causali. Ovviamente, la congiun-zione prototipica è QU2A > ca, a volte rafforzatacon PR8, pro ca, seguita da QU2D > ki: ca lli da-mus III.9; ka fudi minimadu III.47-48 ‘poichéera indebolito, impoverito’; Et ca no·ndi furuntissus sigurus X.11; ca llas fazo XIII.10; Et ego,ca iskivi bene ca XIV 131.33-34 (il primo ca);Bolbi-llos fustigare, ca lassavant s’opus de clesiaXIV 133.13; non bi-la posit, ka kene limba mori-vit XIX 348.26; Prociteu mi-la levas a Sardinia,ca es.mea? XX 231.3; inoltre: IIBa.15; VI.10;VII.7; pro ca mi deit XII.7 ‘perché mi dette’; do-no-lis-lu pro ca lis so ego amicu caru XV.4;fatho custa carta pro ca mi pregait su abbateXXIV.4.

Esempi con QU2D: [...] ki non bolemus ca II-Ba.24 ‘perché non vogliamo che’; sos filios deN.T., progitteu mi-los levas, ki est ankilla intregade sanctu Petru? XIX 349.12.

(3) Frasi finali. Oltre le infinitive, lo scopoviene denotato mediante la subordinazione col

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III.19; non disponiat III.20; non apat III.37; nonlu possat faguer XXVII 194.11; no.llis lebari IX.24;no.ndi levit pegus perunu XI.9.

(3) Per la coordinazione negativa il sardomedievale si vale tanto del modulo iterativo conN8N quanto di N6C (+ N8N), per cui si veda il pa-ragrafo dedicato alla coordinazione (§ 56): Noniudices, non curatores, non servos meos, non ar-mentarios et non mandatores de post sa domoXIV 133.28-29; non si dent aliquando ad pape-ru, non a fundamentale XIII.12; ki non vaiannen opera de Rennu, nen de segellu XXIII.25.

(4) Il quantificatore negativo in funzioneaggettivale autenticamente sardo è il continua-tore di N9LLUS: nullu Inperatore XV.5; pro nullapresse d’opus XIV 131.50; con doppia negazio-ne: et non nullu homine XIII.16. Per perunu(posposto) si veda la scheda del § 39. L’italiani-smo nexunu/nixunu si sostituisce in vaste zonea nullu: qui nixuna persone non deppiat com-porare XVIIIa 110.1.

G) Frase e periodo (= F)§ 56 Congiunzioni (= Congz) e Periodo I. Coor-dinazione. In questo paragrafo riuniamo le at-testazioni del nostro corpus relative alla coordi-nazione: Tekav*i" (1980 II:423-436, §§ 858-872),Blasco Ferrer (1984a:117-120; 1994a:245-254),Rohlfs (1989 III:163-172; §§ 759-766), Serianni(1989:535-545).

(1) La coordinazione copulativa affermativaè espressa in sardo mediante la congiunzioneET, che nella grafia inerziale dei copisti occorrespesso come et (et ego XIII.7), ma anche fre-quentemente con la dentale sonora per sandhi,ed, segnatamente innanzi ai pronomi personali:ed ego XII.45 (donde, per falsa rianalisi morfo-logica: e + ['d}Ho, 'd}u] ‘io’); ed isa XVIIIa125.11; ed ixa ['issa] XXI.7; infine, ci sono piúattestazioni del valore puramente vocalico edella nota tironiana con cui si trascrive mecca-nicamente la congiunzione: V.9; XIII.11; XV.4 (ecfr. &go = ['}Ho]); XXV.6 e passim.

Interessante l’uso di segnale discorsivo cheassume la congiunzione e nella resa di brani diparlato dialogato; nella trascrizione delle verba-lizzazioni, infatti, e viene adibita a mero segnaledi ‘cambio di turno’ (turn-taking), ad esempionel documento XII, fra la deposizione del Giu-dice rogatore dell’atto (ll.16-23) e la deposizio-ne del cugino contraente (24-30, con E a l.24che segna l’inizio del secondo turno).

(2) La coordinazione copulativa negativasfrutta, come s’è visto prima (§ 55), N1C (+ N8N):ne XVIIIa 109.1; ni XVIIIa 125.2; nen XVIIIB109.2, 125.2; nin IX.24; XI.10; in accoppiamentocon ET: et ni a curadore III.32; et ni atera XI.9;et nin III.37.

(3) La coordinazione avversativa appare sindall’inizio della tradizione scritta dominata dalgrecismo prÒsqen ‘prima, piuttosto, POTIUS’ >camp. farce, -i, arb./log. porze, borthe ‘ma, tut-tavia’: farce turbet III.33; farci siat-si liberaIX.19; porze siant [...] in manum de Imperatore‘ma appartengano al Giudice’ XIII.13; Borce na-rando-mi totos XIV 131.32; borthe ki-nde appatprode XXIV.23.

(4) La coordinazione disgiuntiva si vale diAUT, e dopo l’influsso continentale anche dio(ver): aut III.43; au a digitu au a casside XIV131.56; o iurat o iure XIX 349.23; o ego o isseXX 188.25; sos officiales dessu Regnu over cura-dores XVIIIB 19.2.

Lo sviluppo atteso AUT > a (§ 3) è oggi limi-tato alla funzione di particella che introduce leinterrogative (log./camp. [a 'bbenis]? ‘vieni?’).

(5) Si ha una coordinazione esplicativa d’im-pronta pisana in: sas ferias de sas venennas, çiòest dae sa festa XVIIIa 125.8.

§ 57 Congiunzioni e Periodo II. Subordinazioneimplicita. Visto l’alto numero di subordinazionicon l’infinito e col gerundio, concentriamo inquesto paragrafo soltanto la subordinazione im-plicita: Meyer-Lübke (1902:53-54), Maurer(1959:211-230), Tekav*i" (1980 II:436-446, §§ 873-886), Serianni (1989:545-554), Jones (1993:260-290), Stein (1997:120-169 per le infinitivali ogget-tive nelle traduzioni medievali di Tito Livio),Mensching (2000, con panoramica panromanza).

(1) Subordinate infinitivali oggettive e sog-gettive, precedute dal complementatore (ossia P)AD o PR8: apat ausanzia Iudice [...] a llebari-ndeIII.38; non apat ausu ad tollere-nde XIII.14; iu-dicarun-imi a battuger destimonios XIX 348.32;li comandait a iurare XIX 348.39; Parvit-ili benea Iudice pro canpaniare-nos XX 188.17.

Senza P, con S postverbale non coreferentecon quello della F principale, come in limitatearee del meridione d’Italia (Loporcaro 1988:261):ad issos parvit-ilis bene su avere-nde restaura-mentu et indulgere ego custu censu XXIV.13-14(costruzione mista).

(2) Subordinate infinitivali finali, rette daAD o PR8 (cfr. nell’Itala: dare ad manducare,

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 112: Crestomazia Sarda

dei sintagmi (nominali = SN e verbali = SV) equindi della frase.

(1) L’Aggettivo. L’ordine non-marcato all’in-terno del SN è la posposizione: istimonius bo-nus VII.7; amicu caru XV.5; una domo bonaXX 188.7. Un ordine marcato si trova nel parti-cipio attributivo seguente: Et Iohanne frate isso-ro coiuvadu fudi XIV 133.21.

(2) Il possessivo. Regolare la posposizionedell’aggettivo possessivo dopo nominale senzadeterminatore o determinato da Art o Dim: cummulieri mia III.2; assu archiepiscopatu nostruIII.4; dessa terra nostra III.11; homine suo III.42;sas animas nostras III.47; e isa domestia miaIV.13; sa plazza sua V.7; sa plaza issoru V.14;in issu saltu miu VII.6; sas terras mias VII.15; sabulla mia VIII.58; is sirbidoris suus IX.16; s’ani-ma sua X.6; mama sua XVII.61; assa camaranostra XVIIIa 19.11; su donnu nostru XIX349.29; in su tempus meu XIX 347.11; in ecustucondake meu XIX 347.18; sa parte mea XX188.19; cum boluntate mea XX 188.21; sa biniamea XXI.16; dessu donnu meu XXIII.11; sos be-nes suos XXVI 42.14.

Anche dopo relativo attributivo in funzionespecificativa o dopo nominale determinato da unaggettivo distributivo: sa parzoni cantu bi aeat,sua e de fradis suus V.40; cis perra nostra XII.28.

(3) I quantificatori. In funzione aggettivaleprevale la posposizione, in coerenza con lo sche-ma generale visto fin qui: acatei-llos sos hominestotos XIV 131.7; cussos ligadores totu XVIIIB 111.1(con totu non flesso); no·ndi levit pegus perunuXI.9, contro: ni ad peruna personi XI.11 e perunuhomine XVI.14, perunu homini XI.14.

(4) I pronomi (o clitici = cl) personali. Parti-colarmente distintiva della tipologia sintattica delsardo medievale si rivela la fenomenologia dellaposizione dei clitici pronominali nel sintagmaverbale e nella frase. Seguendo lo schema defini-torio e classificatorio elaborato e collaudato inWanner (1987) e Blasco Ferrer (1995a:234-249,con vasta bibliografia sull’argomento), e valendo-ci della distinzione introdotta da Judith Klavans(cfr. Giacalone Ramat 1990) fra ospite fonologico(‘l’elemento su cui si appoggia prosodicamentecl’) e ospite strutturale (‘il costituente da cui cl di-pende sintatticamente’), esamineremo qui ap-presso le condizioni che disciplinano la colloca-zione dei clitici in sardo medievale.

– 4.1) Nella F dipendente infinitivale introdot-ta da AD o PR8 (§ 57) il clitico, contrariamente al-l’uso moderno (per il quale si veda elettivamente

Jones 1993:260-270), segue V: a ffaggiri-si V.3; inpala de spiliari-mi-lla V.25; ad isfairi-llu XI.14;non appat ausu ad tollere-nde XIII.14; pro lucra-re-llu su Regnum XIV 146.3; posi-llu [...] a kkerta-re-nde XIX 349.9; at levare-nde XXIV.7; pro in-dulgere-li XXIV.5.

È un’eccezione: ancu pro lu poder arrenda-re XVII.59 (dove cl precede il blocco V modale+ infinito; ma cfr. anche: depiat bogare-nde-lasXXVII 193.6, oggi nde-las depat bogare).

– 4.2) In piena consonanza con le condizio-ni contemplate dalla legge descritta nel 1892 daJacob Wackernagel (1973), il sardo medievaleosserva l’enclisi pronominale in dipendenzadella prima unità accentata di frase o del primosegmento frasale (ospite fonologico), di qualsia-si natura essi siano (ospite strutturale non esclu-sivamente V):

– ospite strutturale = +V: Conporei-lli V.6;Conporei-llis VI.6; fazzu-mi carta VI.6; VII.5;X.5; fazzu-lla IX.4; fazzu-lli XI.3; Dedi.lloi X.6;Assolbu-lla sa domu IX.10; Bolbi-llos fustigareXIV 133.13; Do-lli XVI.4; Comporai-li XX 64.1;Posit-ince Iudice Gunnari XX 65.1;

– ospite strutturale = -V: co-nde mandeteIV.20; cantu-lloi abenta V.14 (e si confronti conkantu illoi abeanta VI.8, col pronome avverbia-le ancora non cliticizzato); ki-nde pro ’llos XIV131.31; no.ndi levit XI.9; pro ca-nca deit XII.19;et no.llos fustigei XIV 133.15; cantu-nce XX156.2; XXI.6.

Unica inosservanza: La fachemus IIBa.14.– 4.3) Conformemente alla seconda legge di

Tobler/Mussafia (Mussafia 1983:290-302), vigeenclisi pronominale anche nella coordinata intro-dotta da ET o da altre congiunzioni viste prima (§56): et acumandamus-ila IIBa.17; Et damus-illasIII.25; E do-li IV.10; et calat-si V.7; e derunt-miV.16; et plachirus-nos V.22; Et dei-nde-lli V.26; Ethabendu-si-llas X.9; E do-lli XII.13; et bennerunt-imi totos tres XIV 133.11; et bahat-si-nde XVII.18e passim; et aet-ilos fattos XIX 349.14; Et essit-in-ce deretu XX 65.11; E ponio-bi XXI.16; Et petti-laXXIII.15; farci siat-si libera IX.19.

– 4.4) Contrariamente a quanto invece preve-de la regola di Tobler/Mussafia quando ad ET se-guono un pronome o un altro costituente tonico,il clitico continua ad agganciarsi in sardo al V inposizione enclitica: Et ego [...] fazzu-mi V.5; Etego batusi-ndi X.12; Et ego [...] ponio-ive XIII.8; etego feci-nde-lis XV.14; Et ego fatho-nde XXII 2.10;et ego dei-nde-li XXII 9.2; Et ego offero-laXXIII.19; E nois fekimus-inde XXV.7; Et osca pet-ti-nde XXIII.23.

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modo congiuntivo introdotto da ki, e meno fre-quentemente da pro ki, pro ca: pidii merkei [...]ki mi-ndi fagirint carta bullada X.10; et ecustossaltos li do, ki los adpat c’a ssecatura de RennuXIX 4.20; po gi stint VIII.10; E flastimo pro canon si dent aliquando XIII.11.

Latinismo sarà: ponio-llos ut serviant XIV131.34, mentre eccezionale ma autoctono è loschema con ko < C8(M3D3) in: ko-nde appanXIX 347.19 ‘dimodoché, affinché, talché’.

(4) Frasi consecutive. Per l’espressione della‘conseguenza’ derivante da un’azione denotatanella frase principale il sardo usa, nelle subordi-nate, la congiunzione QU2D > ki, piú lo schemaimportato con S7C + QU2D: ki lu fathates IIBa.18;siat impiccatu per issa gula, sí qui morgiat XXVI42.10; sí qui cussos XVIIIB 19.6.

(5) Frasi ipotetiche. La congiunzione che in-troduce la protasi nelle condizionali è S7 > si: sibenit pruinas in sa terra, dent III.34 (col con-giuntivo nell’apodosi); si non est signadu XVIIIa109.3 (col pres.ind.); si calisiogiat persona o per-sonas fagueren XVII.70; neuna persone pongnatfocu [...] si su locu esseret cungnatu XXVI 42.3; sialcuna gama de berveges esseret acatada XXVII192.1 (i tre ultimi periodi coll’impf.cong. adibitoa esprimere l’irrealtà).

Una volta abbiamo attestato la ripresa di S7

mediante l’elemento correlativo S7C, fenomenolargamente produttivo nella prosa dugentescatoscana (Durante 1981:121): si placet ad Deum[...] sí vos-inde fakemus IIBa.23.

(6) Frasi eccettuative. Strettamente collegatecon le frasi rette da congiunzioni avversative (inparticolare da borthe, farci), le proposizioni ec-cettuative «introducono una restrizione, un con-dizionamento alla reggente» (Serianni 1989:619,§ 240). In sardo medievale le congiunzioni piúsfruttate sono: S7 N8N > si non, EXT1R2US > *este-ris (con -IU(S) > -[i(s)], come in SALUTIUS > Salusi,VITALIUS > Cagliari VITALIS, Serra 1952:418) > aste-ris e l’italianismo salvu: qui non siat cotu si nonin platsa XVIIIa 110.4; non fuit coiuvata, si noncum su homine meu XIX 349.16; Et focu non sepongnat [...], asteris passata sa festa XXVI 42.17;Et focu non se pongnat [...], asteris pro ispathareargiolas XXVI 42.18.

(7) Frasi limitative ed esclusive. Gli uniciesempi registrati sono: pro cantu kertaa VII.7;kene aver filiu XIX 348.5.

(8) Frasi comparative (Wagner 1954). Lacomparazione rispetto alla proposizione reggen-te è introdotta in queste subordinate dai seguenticomplementatori: QUANTUM > cantu e soprattutto

C8M3 (Pompei, per QU8M3D3, Väänänen 1937:94e qui § 54.2) > co (piú AC o ET: co a, co e, o pre-ceduto da 2N: in co), sostituito dal piú tardo co-mente/i: totta cantu apo IV.13; cantu naratIV.23; apat prodi [...] cantu adi durari su munduX.18; los adpat c’a (= co a) ssecatura de RennuXIX 4.20 ‘li abbia in qualità/come concessionederivante da terre demaniali’; servire [...] co etipsos ateros servos XIV 131.24; in ko kertavat XIX349.21; comenti illas abeat X.12; iurare depiat[...] comente est consuetu XXVII 196.12; in co bo-lit VI.4 ‘come vuole’; sigundu in co furunt dadasX.11; ci aet lassare in co ordinai ego XII.49.

Per la comparazione d’inferiorità si ha so-prattutto minus < M2NUS: IIBa.24; XXVII 198.5.

(9) Frasi relative. Come abbiamo già visto al§ 40, i morfemi di relativo ki, in co < 2N QU8 egli avverbi di luogo servono a specificare unnominale-testa, o anche un’intera proposizioneprincipale. Ecco un ulteriore esempio con 4BE:ecco su termen [...] ube vocan sa Guda de Cura-tore XX 65.10.

(10) Frasi temporali. Varie le congiunzioniche esprimono piú significati temporali: QUAND8

> cando , -u , qualche volta frammisto aQUANTUM, F7N2S AD > infina, C8M3 > co (it. co-me), POS(T) + co > pusco, 2N ANTE/*-I > innanti.Esempi: cando fuit maiore XII.17; quando an-dei XIV 131.6; furunt [...] quando fagiamus XIV146.25; kando-nke beniat XXIV.7; candu andeiIX.8; cantu futi mortu IV.30; istit in prexoni in-fina qui ad avir pagadu XVIIIa 111.6; co-ndeIV.20 ‘allorché’; Custos furunt [...] mecu de co fe-gi custa carta XIV 133.38; pusco connoschitX.16 ‘dopo che’; in anti qui sa condempnationese fathat XXVI 42.8.

§ 59 Ordine delle parole. Il settore che copre l’or-dine delle parole, basilare o non-marcato, e mar-cato pragmaticamente e sintatticamente, s’è arric-chito, anche per quanto riguarda il sardo, dinumerosi contributi prevalentemente tipologici edi matrice generativa: Tekav*i" (1980 II:491-497),Panhuis (1982), Renzi (1984), Burzio (1986:63-178), Wanner (1987), Ramat (1987), Paola Be-nincà/Giampaolo Salvi/Lorenza Frison, in Renzi(1988 I:115-226), Vincent (1988), Pinkster (1988),Blasco Ferrer (1988:154-156; 1994a:283-312;1995a:225-249; 1996b:78-88; 1999c; 2000), Rohlfs(1989 III:323-338, §§ 981-990), Giacalone Ramat(1990), D’Achille (1990), Berruto (1993), Jones(1993:312-361), Virdis (1996, 2002a), Zamboni(1998a,b; 2000:101ss.). Nei punti che seguono illu-streremo prima l’ordine dei costituenti all’interno

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

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– 6.3) Un ultimo espediente di marcatezzasintattico-pragmatica è costituito dall’anteposizio-ne topicalizzante o enfatica d’un rema, che puòessere costituito dall’OD nominale, da un com-plemento predicativo, da un participio o persinodal S d’un V inaccusativo (che generalmente esi-bisce la posposizione non-marcata a V): Et custuordinamentu fagemus III.29; Custu fegi Ego XIV131.28; servu volo essere XIV 131.20; custos homi-nes meos sunt XIV 131.32; bostros sunt! XIV131.33 (topicalizzazione contrastiva); coiuvatafuit cum liveru XIX 349.18; Parçitu amus XX188.16; ca su latus meu si fuit XXII 7.4.

H) Formazione delle parole§ 60 Derivati e Composti. Non sono molti i deri-vati e composti documentati nella nostra raccol-ta di testi. Per questo settore della lingua sarda,ancora molto trascurato, si vedano almeno i la-vori teorici generali e le rassegne specialistichedi: Wagner (1952: unico lavoro d’insieme, sin-cronico e diacronico, sulle varietà sarde), B.Löfstedt (1961:294-310), Butler (1971), BlascoFerrer (1984a:128-129; 1984b:233-313), Laca(1986), Schwarze (1988:433-539), Bork (1990),Rainer (1993), Nichita (1998: con compendimolto utili di meccanismi derivativi logudoresi),De Dardel/Zamboni (2000).

(1) Suffissati.-ANT2AM: ausanzia III.37, amantza IV.19, de-

legantzia IV.23.-AR2UM: padrargiu XXVII 192.3.

-5TAM: ruclata XXII 10.8, tegulata XXII 11.3.-5TUM: cuniatu XXII 10.11.-1NSIS (+ -UM): gallulesu, da Gallul ‘Gallura’

XIV 146.22 (e cfr. arbarichesu, arbarachesu <-2C1NSIS + -UM in VIII.86; XXII 13.14). In apiaresosXIV 131.10 (con interfisso -ar-) ‘custodi degli al-veari’, il suffisso indica ‘il mestiere, l’attività’.

-2NUM: MURT2NUM (per MURT1US, -UM) > (cabal-lu) murtinu XII.8.

-3R2UM: lavorgiu XXVI 42.6.-9RAM: assoltura V.4; XI.6, dadura X.11, da-

turas XIV 146.30; XIX 347.14, collatura XIV131.29, atuntura XIV 146.12, secatura XX 65.2,conporatura XXI.18, tenturas XXVII 190.2, mi-nadura XXVII 193.13.

(2) Sono derivati deverbali a suffisso nullo:kertu III.43; VII.5; XIX 349.32; kerta XIV 131.7; ki-ta IIBb.6; cita XII.35; chida XVIIIB 125.2 (<C2T5RE), conpora V.15; VI.6; comporu XIX 347.13,cambia V.22, canpaniu VII.8, pregu IX.8, precuXXV.15, potestu XIII.6, ausu XIII.14 (< AUD6RE, AU-SUS), furas XVIIIB 19.4; XXVII 194.5, largas XVIIIB19.4, pregontu XVIIIB 19.8, iura XIX 349.25.

(3) Prefissati.AD-: aprobiia XII.21 e aprobima XII.14, da

PROPE + PROX2MA.CONTR5-: contra faguirit XVIIIa 111.4.EX-: isfairi-llu IX.26.2N-: incungent III.16.R1-: ressit (< EXIT) VIII.13.(4) Composti.CAPUT ANN7 > Capudanni XVIIIa 125.9.CARNEM S1C5RE > Carrisegare XVIIIB 125.16.

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– 4.5) Nella terza condizione o implicazioneprevista dalle regolarità osservate nelle linguemedievali da Tobler e Mussafia, la quale rappre-senta il punto debole del sistema, il clitico se-gue il verbo d’una F principale preceduta dauna subordinata: ca [...], kerfirunt-mi-ndi X.11;pusco [... ] bullarunt-mi-ndi X,17; a quia.pugnare ad isbertinare [...] flastimet-illu DeusXIII.41; pusco torrai [...], petti-li XXIV.8; si sumalefactore personalemente non se averet,fathat-si pagamentu XXVI 42.12.

Anche il sardo medievale mostra in questasottoregola segni evidenti di sfaldamento del-l’obbligo dell’enclisi: regendo-si-lla custa cartaa cua, si girarunt XIV 132.19; cando [...], non viabeat XXIII.22; Et dessu qui aet romaner, sefathat XXVI 42.13.

(5) L’ordine basico o fondamentale dei costi-tuenti della F(rase), S, V e O (OD,OI), è sicura-mente SVO, sequenzialità sintatticamente e prag-maticamente non-marcata. Naturalmente,quest’ordine non andrà ricercato in quelle condi-zioni, in cui la tipologia testuale ha imposto unferreo meccanismo sintattico e informativo. Nonha senso, di conseguenza, valutare in sede dicomputo di serializzazioni l’imponente numerodi sequenze d’apertura delle schede dei conda-ghes del tipo VS, quali: Coiuvait Nivata TussiaXIX 349.1; Posit-ince Iudice Gunnari XX 65.1;Kertarun mecu sos dessu Ospitale XX 188.1. Co-me hanno già riconosciuto gli analisti dei testiscritti delle Origini (cfr. a titolo d’es. Heiner Böh-mer 1998, in rappresentanza della scuola di Frei-burg im Breisgau e del progetto ivi coordinato suOralità e Scrittura), ci sono vincoli strutturaliprecisi che sono riconducibili a una grammaticatestuale. Nel nostro caso, la tipologia delle sche-de, che stringatamente riportano dati riguardanticompravendite, transazioni di varia natura o esitigiudiziari, impone a priori una chiara e funzio-nale successione dei dati da registrare, focaliz-zando in primo luogo il tipo d’azione compiuta(V), integrata poi dai protagonisti-attori o dai no-mina loci (S) e, infine, se necessario, dai beni ebeneficiari indiretti (O). L’ordine VS(O) nei testisardi medievali, con S non-pronominale, in parti-colare nelle inerziali registrazioni dei condaghes,riflette di conseguenza una grammatica testuale,diversa dall’ordito sintattico che è dato rilevarenelle parti libere delle stesse schede o in altre ti-pologie testuali (e siffatto ordine anomalo fisso siritrova ovviamente in testi pratici afferenti ad al-tre norme geolinguistiche; cfr. per l’it.ant. Castel-lani 1982 I: ci diè Mainetto Tornaquici 27; ci diè

Iakopo Simoni 35; À dato Giaferro V istaia digrano 221; Àcci dato Iakopo a noi [...] due peçi ditera 227; Ànne dato Arrighuccio e Ciesta medessi-mi lb. xxj 295). Questa particolarità sintattica deicondaghes non è sfuggita a Wolf (1999a), il qua-le ha censito il numero di V che si trovano inposizione iniziale assoluta nei CSPS, CSNT eCSMB, riscontrando percentuali per i verbi com-porare, ponere, tramutare, cambiare, parthire,kertare, dare, donare che si aggirano fra l’80%(CSNT) e il 49% (CSMB), e riuscendo cosí a spie-gare un difficile segmento (ki/do), frainteso daglieditori ed esegeti precedenti (V = *kido).

Ecco dunque qualche esempio di ordine li-neare non-marcato SV con verbi transitivi o in-transitivi (inaccusativi): Ego narrai ca: IudiceGunnari la-mi deit XX 231.4; Et iudice naraitin sa corona XIV 132.43; Costantine Stapu [...]venit ad Bonarcatu XIV 131.15-16; E issa Operade sancta Maria levait a sancta Maria de La-rathanos XXV.8.

(6) Ordini marcati.– 6.1) Frequentissima la dislocazione a sini-

stra d’un OD o d’un OI, con l’elemento proletti-co ripreso regolarmente da un clitico anaforico,sia nelle parti diegetiche che nei brani che in-terpolano un’intenzionale mimèsi del parlato:custas ambas domus, Iuigi Pedru illas habeatdadas X.15; assa domo de Nurage Niellu pon-gno-e (2BE) et saltos et semitas XIII.10; Et totu cu-stu [...] lu feci XIII.25-26; Custa atuntura ki llifaço ad Sancta Maria, la sego dave su RegnuXIV 146.12-13; sa domo de Sorso [...], progitteumi-la levas? XIX 348.23-24; sos filios de N.T.,progitteu mi-los levas? XIX 349.12.

Il tipo a me mi piace (= ‘quanto a me, mipiace’) è rappresentato da: ad issos parvit-ilisbene XXIV.13.

– 6.2) Maggior frequenza d’uso pare vantarela dislocazione a destra, con l’elemento nominaleo pronominale tonico anticipato da un clitico ca-taforico, situato spesso a contatto immediato coltema posposto: La fachemus custa carta IIBa.14;Et damus-illas custas villas III.25; lebari-nde des-sos liberos III.38; conporei-llis ad C. VI.6; comentiillas habeat sanctu Iorgi custas domus X.12; As-solbu-lla sa domu IX.10; Et do-llis assos monagosXIV 131.53; Atungo-lli a su saltu XIV 146.5; Custubene bi fatho a su muristere XIX 4.21; Posit-ince[...] a sSanctu Nichola XX 65.1-2; cando la petti saecclesia XXIII.22; at levare-nde dessu ki aveatsanctu Benedittu XXIV.7; ki la fatho custa cartaXXV.1. Con pronome dislocato: plagendu-mi amimi VII.16; deit-imi-la a mimi XXII 13.13.

222

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 114: Crestomazia Sarda

Apparati

Page 115: Crestomazia Sarda

A: P di luogo e componente di locuzio-ni preposizionali (III:§ 53). Introduceil complemento diretto personale e ilcomplemento indiretto (III:§ 35).

aba: IV.11, N ‘nonna’. Lat. tardo AVA

per AVIA (Ernout/Meillet 1985:62).abate: IIBa.36. Cfr. abbate.abbadi: IX.9; XI.17, N ‘abate’. Cfr. ab-

bate.abbadia: XIV 131.42, 132.7, N ‘abba-

zia’. Lat. ABB5T2AM.abbadissa: XIX 347.4, N ‘badessa’. Lat.

ABB5T2SSAM.abbate: XXIV.4, N ‘abate’. Lat. ABB5S,

ABB5TEM.abere: Cfr. áere.acábidu: XIV 131.7, N ‘fine, risultato’,

per traslato da ‘conclusione delleoperazioni di raccolta o riassetto’. De-rivato a suffisso nullo di lat. *CAP2T5RE

(DES I:45).[acaptare] acaptado: XVIIIB 109.6, V

‘trovare, incontrare’. Lat. volg. *AD-CAPT5RE (REW:65; DES I:46).

[acatare] acatadu: XVIIIa 109.6; -ada XX-VII 192.2; acatados: XVIIIB 19.6;Pass.rem. acatei XIV 131.6; Impf.cong.acataret XXVII 193.1, 197.15. Cfr.acaptare.

[accatare]1 accatados: XVIIIa 19.5;Pres.ind. accatamus XX 188.24;Pass.rem. accatei XIV 131.6. Cfr.acaptare.

[accatare]2 accataret: XXVI 42.15, V‘riuscire ad ottenere con insistenza’.Pis. accattare (DELI:45).

[accattare] accattai: XIX 347.14. Cfr.acaptare.

áccua: IV.12, N ‘acqua’. Lat. AQUAM

(volg. ACQUAM).accusatore: XXVI 44.4, N ‘accusatore’.

Lat. ACCUSAT8REM.açenu: Cfr. alienu.acreste: XIII.38, A ‘agreste’. Lat. AGRE-

STEM.áctera: Cfr. átteru.ácua: IV.11. Cfr. áccua.acusa: XXVII 197.23, N ‘accusa’. Deri-

vato di accusare.acusadore: XXVII 197.17. Cfr. accusa-

tore. acusare: XXVII 190.3, 192.6, 193.6;

acusadu XXVII 190.9; Impf.cong.acusaret XXVII 190.7, V ‘accusare,segnalare a, avvertire (un’autorità)’.

Lat. ACC9S5RE.[adcomandare] adcomandamus: IIA.20,

V ‘assegnare’. Lat. volg. *AD COM -MAND5RE (REW 2084).

[adf liscare] adf liscat: XIX 4.18, V‘chiudere, congiungere’. Etimologiaincerta (DES I:59 sub [affri'∫are] < FI-ST(4)LA non persuade).

adione: XIII.23,25. Cfr. anione.[adsòlbere] adsolbu: XIII.7, V ‘assolve-

re’. Lat. ABSOLV1RE (qui con grafia<ds> = [ss]).

[áere] abendu: V.45; VII.24; X.22; XI.25(h-) V ‘avere’. Lat. HAB6RE (> -1RE).

[affirmare] affirmarunt: X.17, N ‘affer-mare’. Lat. ADF2RM5RE.

[afliscare] afliscat(-si): XVII.16,29,33.Cfr. adfliscare.

[afiiare] afiiamus: IIBa.15, V ‘assegna-re, affiliare’. Pis. affiliare.

afrontaxione, pl. -s: XVII.56, N ‘confi-ne, compartimento, terra inclusa interritorio amministrativo minore ri-congiunto’. Derivato di sp. afronta-ción (DCECH II:954, sub frente).

afurcare: XIV 132.38, V ‘impiccare’,derivato di lat. F4RCAM.

agasone, pl. -s: XIV 131.11, N ‘palafre-niere’. Lat. AGAS8, AGAS8NEM.

agena: Cfr. alienu.agustu: IV.30, N ‘agosto’. Lat. volg.

AG9STUM per AUGUSTUM.aidaçoni: XVIIIa 19.5, N ‘casa e terre

contigue al villaggio, adibite a dimo-ra e a centro d’attività lavorativa’.Lat. HABITAT28NEM (DES I:203).

aidationi: XVIIIB 19.5. Cfr. aidaçoni.áinu: XXVII 197.19, N ‘asino’, forma tipi-

ca settentrionale. Forse da cat. asne,con [s] > [j], evoluzione dialettale mol-to diffusa (cfr. Asnet > Ainet, Esna >Eina; Blasco Ferrer 1984a:156-157;1984b:26).

aiunger: IIBa.27; Pres.ind. aiungit(-si)XVII.20; Pass.rem. aiunxi XIV 146.28,V ‘aggiungere’. Lat. AD2UN G1RE.

aiutóriu: XV.22, N ‘aiuto’. Pis. aiutorio(DES I:63; GDLI I:278-279).

alcunu: Q (III:§ 39).algunu: Cfr. alcunu.alienu: Poss (III:§ 38).aligando: Avv (III:§ 54).aligandu: Cfr. aligando.alikis: Q (III:§ 39).aliquando: Cfr. aligando.

áliu: Q (III:§ 39).[allocare] allocata: XXVI 46.3,13, V ‘col-

locare; cedere in locazione’. Lat. me-dievale ALL3C5RE (Niermeyer 1984:35).

allocatione: XXVI 46.5, N ‘locazione’.Derivato di allocare.

allocatore: XXVI 46.6,10,15, N ‘locato-re’. Derivato di allocare.

altare: IIB.25, N ‘altare’. Lat. ALT5RE.amábile: XII.7, A ‘amabile’. Pis. amabi-

le.amantza: IV.19, N ‘amore’. Derivato di

amare, con suffisso probabilmenteimportato.

ambos, -as: Q (III:§ 39).ambulanti: VI.12, A ‘che cammina be-

ne, che ha buon passo’ (Guarnerio1906:48), ma forse in opposizione a‘cavallo da lavoro’. Da it. ambulanteo lat. AMB9L5NTEM.

amicu: XV.5, N ‘amico’. Da lat. AM7CUM.ammicu, pl. -os: XV.12,17. Cfr. amicu.[amostrare] amostramus: IIBa.23, V ‘in-

dicare, insegnare’. Lat. M8(N)STR5RE.anathema: III.51; IV.27; V.47; VI.17;

VII.25; IX.37; X.23; XI.27; XIII.41;XIV 133.47, N ‘anatema’. Da gr.-lat.¢n£qema, lat. AN0TH1MA (nella Cgrl’accento nel ms. è chiaramente sul-la seconda a).

anbas: Cfr. ambos.anca: Avv (III:§ 54.1).ancilla: XIV 133.21, N ‘serva, ancella’.

Lat. ANC2LLAM.anco, -u: Avv (III:§ 54.3).[andare] bat( -si): V.8; bahat(-si-nde)

XVII.15,18 e passim; baet VIII.23;Pres.cong. vaiat IIBa.30; vaianXXIII.25; Pass.rem. 1p andai XIV132.22; XIX 348.13; andei IX.8; XIV131.6, 133.3; 6p andarunt XIV 132.24;andarun XX 188.9; Impf.cong. anda-rent XXVII 197.12, V ‘andare’. Lat.volg. AND5RE, riduzione di AMBUL5RE

(LEI II:597-750).angaria, pl. -s: XII.33; XIV 146.38, N

‘angaria, prestazione personale ob-bligatoria in natura o in opere impo-sta dalla pubblica autorità’. Lat. volg.ANGAR7AM.

ángelu, pl. -s: III.6, N ‘angelo’. Lat.ANG1LUM.

angiena: Cfr. alienu.ánima, pl. -s: III.47; IV.5,29; V.36;

X.6,15; XI.5,16; XIII.39; XIX 4.23,

227

Glossario

Page 116: Crestomazia Sarda

bandu: XXVI 44.4. Cfr. bannu.bangéliu: X.14, N ‘vangelo’. Lat. EVAN -

G1L2UM.bangullieri: XVIIIa 111.4, N ‘macellaio’.

Derivato di banco (DES I:172).bannu: XXVII 191.10, 192.8, 197.18,

199.8, N ‘pena pecuniaria inflitta achi viola leggi o regolamenti d’auto-rità’. Dal pis. banno, bando, a suavolta da lat. medievale BANNUM, cheè prestito dal francone ant. *BAN

(Morlicchio 2000:173-174).bariatória: XII.20, N ‘pareggiamento

dei conti, composizione’. Derivatodi pariare, -ari.

[baricare] baricat: XIX 4.5,11 e passim,V ‘varcare, attraversare’. Lat. VAR2C5RE.

[barigare] baharigat: XVII.21. Cfr. bari-care.

barone: XIII.20, N ‘uomo, maschio’.Lat. tardo BAR8, BAR8NEM (DES I:180).

[basare] basarunt: XIV 133.14, V ‘invo-care la grazia baciando la mano’.Lat. B5S25RE (LEI 45 [1994]:1653ss.).

batire: XVIIIB 19.8; bati(c)at XIII.30.Cfr. battuger.

bator: XVII.7,9, Numerale ‘4’. Lat.QUATT(U)OR.

battuger: XIX 348.32; Pass.rem. battusiXIX 348.35, V ‘portare, condurre’.Lat. ADD9C1RE (DES I:188-190, conspiegazione dell’allomorfo batire).

bat(t)úere: XIV 132.30; Pass.rem. batu-si X.12; XIV 132.44; batuserunt XIV132.31. Cfr. battuger.

bature: XVIIIa 19.7. Cfr. battuger.bèndere: XVIIIa/B 110.2 (B -er), V

‘vendere’. Lat. VEND1RE.bene1: Avv (III:§ 54.3).bene2: XIV 146.2; XVII 3.15; XIX 4.21, N

‘privilegio, dotazione, beni assegnati’.Lat, B1N1 piú incrocio con pis. bene.

benes: XXVI 42.12,14, N ‘beni’. Calcodal pis. beni.

benedícere: XIII.23; benedittu IV.23, V‘benedire’. Lat. BENED2C1RE.

benefíxiu: XVII.59, 59bis, N ‘benefi-cio’. Pis. beneficio.

beni1: Cfr. bene1.beni2: IX.4,27; X.5; XI.4,18, N ‘bene,

profitto’. Cfr. bene2.[bènnere] benni: IX.25; benidu XIV

131.18, 146.19; Pres.ind. 3p benitIII.34; XVII.13; 6p benint III.48;Impf.ind. beniat XXIV.7; Pass.rem.3p bennit V.31; XIV 132.36,40; 4pbenerus VIII.17,20,42; bennirusVIII.19,36,38,42 (-n-) e passim; 6pbennerunt XIV 133.11, V ‘venire’.Lat. V1N2RE (> -1RE).

berbecáriu: IV.6, N ‘ufficiale prepostoalla cura delle greggi di proprietàdel Giudice’. Derivato di BERBEX (at-testato per VERVEX), *BERBEC5RIUM

(REW:9267; VERBECARIUS è registratonelle Glosse di Reichenau).

berbece, pl. -es: XXI.21, N ‘pecora’.Lat volg. BERBEX, BERBECEM.

berbege, pl. -es: XVI.13. Cfr. berbece.

berbei, pl. -s: XI.8. Cfr. berbege.beridade: XIV 132.30, N ‘verità’. Lat.

VER2T5TEM.beridadi: X.12,16. Cfr. beridade.berrina, pl. -s: XXI.29, N ‘trivella ma-

nuale usata in falegnameria per pra-ticare fori nel legno’. Pis. verrina(Giorgini/Broglio 1897 IV:491).

ber(r)uda/e: XVIIIa/B 125.3/2, N ‘ver-ruto, arma inastata da getto (insegnadei miliziani equestri)’. Lat. VER9TUM,pl. -A (Paulis 1997:47-62).

bervege, pl. -es: XXVII 192.1. Cfr. ber-bece.

bestari: XII.35, N ‘casolare di campa-gna, casa massariciae destinata al-l’allevamento degli animali del Giu-dice’. Gr.-biz. besti£rion.

bestarita, pl. -s: XIII.18, N ‘semiliberoafferente a una categoria affine aquella dei líberos de paníliu, obbli-gato a compiere servizi a beneficiod’un’autorità preposta’. Derivato dibestari.

béstia, pl. -s: XXVII 190.3, 191.1,193.5, 196.6, 197.14,17,24, N ‘bestia’.Pis. bestia.

bestiamen: XXVII 191.9, 193.2,12,13,194.3, 196.3, 198.1, N ‘bestiame’.Formazione modellata secondo i ter-mini in -AMEN, -UMEN.

bi: Avv (III:§ 54.1).bia: V.8; VII.12; VIII.23,30; sa bia sa bia

(Avv) VIII.24; XVII.28,43; XXII 10.16,N ‘via, percorso, sentiero’. Lat. V2AM.

bigna: XVI.11,12. Cfr. bínia.billa, pl. -s: III.27,36; IV.19; VII.17;

X.14; XI.8; XVIIIa 19.4, N ‘paese,centro abitato, comune’. Lat. V7LLAM.

[bínkere] binkidu: X.8; XVIIIB 109.7(<ch>); Pass.rem. 1p binki XIX348.57,58; 3p bingit XIV 132.36, V‘vincere in giudizio’. Lat. V2NC1RE.

bíndichi: XVIIIB 125.23, Numerale ‘15’.Lat. QU7ND1CIM.

bínea, pl. -s: XXII 10.3. Cfr. bínia.bínia, pl. -s: III.28; IV.10; X.7; XII.16;

XIX 348.8; XXI.16,17,18; XXII 13.3,N ‘vigna’. Lat. V7NEAM.

[bínquere] binquidu: XVIIIa 109.6. Cfr.bínkere.

bisante, pl. -es: XXII 11.7, N ‘monetaaurea dell’Impero bizantino’. Lat.medievale BISANTEM (dal gr.).

bisanti, pl. -is: V.9,17,33,42; VI.11;VIII.69. Cfr. bisante.

bita: XII.53; XIII.31 (-e); XXI.30, N ‘vi-ta’. Lat. V7TAM.

bivu: XIX 349.14, A ‘vivo’. Lat. V7VUM.boe, pl. -es: XVIIIa/B 109.2/3, 110.2;

XX 157.5; XXII 8.5; XXVII 193.2,199.2, N ‘bue’. Lat. B3VEM.

bogare: XVII.67; XXVII 193.6; Pass.rem.bogaruntu VI.10, V ‘levare, portarvia’. Lat. volg. *VOC5RE per VAC5RE

(DES I:214).bòlere: XIV 131.37; boler XXVI 46.15;

Pres.ind. 1p bogliu VIII.56,62; 3pbolit V.3; VI.4; VII.3; X.3; XIII.7; 4p

bolemus IIBa.24; Pass.rem. bolbiXIV 132.20; Impf.cong. boluberitXII.51, V ‘volere’. Lat. volg. *V3L1RE

(per VELLE).bolintadi: III.35; XI.2. Cfr. boluntate.bolintate: IX.3.bolta, pl. -s: XVIIIa 19.3,11, N ‘volta’.

Pis. volta.[boltare] boltat: XVII.40, V ‘voltare’.

Pis. voltare.boluntade: X.2; XVI.2. Cfr. boluntate.boluntadi: VIII.3,4,6,7,69. Cfr. bolunta-

te.boluntate : IIBa.9,11,13,21; III.39;

XIII.4,25; XIX 347.6; XX 188.21;XXI.4; XXIV.8,19,21; XXV.7,14; XXVI46.4, N ‘volontà’. Lat. VOL4NTAS,VOL4NT5TEM.

boluntati: IV.1. Cfr. boluntate.bonu, pl. -us: V.5; VI.5; VII.4,7; X.5;

XII.31; XIII.30; bona VIII.69; XIII.30;XIV 131.53; XVII.3; XX 188.8,11, A‘buono, -a’. Lat. B3NUM, -AM.

bos: Pro (III:§ 41).boscu: XVII.66, N ‘bosco’. Pis. bosco.breve: XXVI 42.15, N ‘nucleo di leggi

e regolamenti che disciplinano convalore particolare la vita d’una civi-tas’. Pis. breve.

bruncu: VII.8,9, N ‘cima a forma ro-tonda’, da ‘grugno di maiale’. Lat.BRUNCHUM.

bruxare: XVII.66, V ‘bruciare’. Pis.bru(s)ciare.

buca: XII.47, N ‘bocca’. Lat. B4CCAM.buiacesu: XXIII.43. Cfr. buliacesu.buiakesu, pl. -os: XIV 146.37; XVI.26;

(<ch>) IIBb.6. Cfr. buliacesu.buiária: XIV 132.15,36, N ‘funzionaria

incaricata d’apporre la bulla o sigil-lo alla carta emanata dal Giudice’.Lat. medievale BULL5RIA, con specia-lizzazione semantica (per BULLATOR

al fem.).bulbare: XXII 10.17, N ‘recinto in cui si

custodiscono i buoi domati’. Lat.volg. *B9B(4)L5REM, da B9B(4)LUS.

buliacesu, pl. -os: XII.34; XIII.9, N‘guardia personale del Giudice’. Da*SUBBUL25CENSIS, calco morfologicodal gr.-biz. ™kskoub…twrej (Paulis1997:66-67).

bulla: VIII.58,64, N ‘sigillo pendente dal-la plica dei documenti emanati dalGiudice, col quale viene conferita acodesti la publica fides’. Lat. B4LLAM.

bullada: X.10. Cfr. bullata (ma è la va-riante piú usata nei documenti me-dievali sardi in volgare con riferi-mento alle cartas bulladas).

[bullare] bullarunt: X.17; XIV 132.17, V‘applicare la bulla plumbea nellabullaria o ufficio del sigillo’. Deriva-to di B4LLA.

bullata: XIV 132.32, A deverbale ‘prov-vista di bulla o sigillo’. Derivato diB4LLA.

bullatóriu: XIV 132.18,32, N ‘bullatrice,strumento per applicare la bulla

Glossario

229

348.6,40,42; XX 230.7; XXII 10.28;XXV.15, N ‘anima’. Lat. AN2MAM.

anione: XVI.13. Cfr. adione, N ‘agnel-lo’. Lat. volg. *AGN28NEM, derivato diAGNUS (DES I:97).

ankil(l)a, pl. -s: IV.4; IX.13 (-llas); X.7;XVI.4; XIX 349.2,13; XXV.16,20. Cfr.ancilla.

anno: XVIIIa/B 125.5/3. Cfr. annu.annu, pl. -us: V.5; VI.5; VII.4; X.5;

XVII.58; XVIIIa/B 19.3/4,11,12, N‘anno’. Lat. ANNUM.

ante: P (III:§ 53).antesica: Avv (III:§ 54.3).antianu, pl. -os: XXVI 44.8, N ‘anzia-

no’. Lat. volg. ANT25NUM.antifonáriu, pl. -os: XXI.22, N ‘antifo-

nario’. Gr.-lat. ANTIPHON5RIUM.apari: Avv (III:§ 54.3).[apartèn(n)ere] apartenet: III.28, V

‘appartenere’. Lat. volg. *APPARTEN1RE

per APPERT2N1RE.apendíxios: XVII.5, N ‘confini, terre

contermini’. Sp. apendiçios (DCECHIV:476-477).

apiaresu, pl. -os: XIV 131.10, N ‘custo-de degli alveari, apicultore’. Lat. AP2A -RIUM piú il suffisso produttivo -esu.

appare, -i: Avv (III:§ 54.3).appóstolu, -os: XVIIIB 125.4; -llos XVIIIa

125.7, N ‘apostolo’. Lat. AP3ST3LUM.appus: P (III:§ 53).apróbiia: XII.21, A ‘prossima’. Derivato

di lat. PR3P1.apróbima: XII.14, A ‘prossima’. Commi-

stione tra PR3P1 (apróbiia) e PR3X2MAM.apusti: P (III:§ 53).áqua, pl. -s: III.27; VI.9; X.7. Cfr. ác-

cua.aquari: XI.6,12, V ‘abbeverare’. Lat. volg.

AQU5RE, da ADAQU5RE (DES I:371).arámene: XXI.29, N ‘rame’. Lat. RAMEN.arari: III.34; Pres.cong. arint: III.16;

VII.14,15, V ‘arare’. Lat. 0R5RE.aratória: IV.11; XII.23, A ‘da lavoro’.

Lat. ARAT8R2AM.arbarachesu: XXII 13.14. Cfr. arbari-

chesu.arbarichesu: VIII.86, A ‘arborense’. Et-

nonimo derivato da Arborea col suf-fisso -ichesu.

arbítriu: XXVI 42.11, 44.9, N ‘arbitrio’.Da pis. arbitrio.

árbore, pl. -s: XVII.66, ‘albero’. Lat.ARB3REM.

archibíscobu, pl. -us: VIII.71,72. Cfr.archiepíscopu.

archiebíscobu: VIII.9; XVII.79. Cfr. ar-chibíscobu.

archiepiscobatu: III.10. Cfr. archiepi-scopatu.

archiepiscopadu: III.4,13,15,18,28,48.Cfr. archiepiscopatu.

archiepiscopatu: III.12, N ‘arcivescova-do’. Derivato di archiepíscopu.

archiepíscopo: IIBa.36; III.23,36,42;XXIV.4,22. Cfr. archiepíscopu.

archiepíscobu: III.13,15,30. Cfr. ar-chiepíscopu.

archiepíscopu: III.19,40; XIV 146.18;XXIII.15, N ‘arcivescovo’. Derivatodi lat. ARCHI- piú sd. píscopu, -bu, dalat. EP2SC3PUM.

archipíscobu: XI.20. Cfr. archiepísco -pu.

archipíscopu: XXI.5. Cfr. archiepísco-pu.

archipréite: XXIII.17, N ‘arciprete’. De-rivato di lat. ARCHI- piú pis. ant. préi-te (DES II:304).

arclas: XXI.29, N ‘scrignetti, cassette’.Lat. ARC(4)LAS.

argentu : IIBa.25,26; XX 230.4;XXI.23,24,25; XXII 9.3, 11.6; XXIV.6,N ‘argento’. Lat. ARG1NTUM.

argiola, pl. -s: XXVI 42.19; XXVII195.9, 197.8, N ‘aia’. Lat. 5R13LAM.

ariola, pl. -s: IV.14. Cfr. argiola.arkiprete: XXIV.12,21,29. Prestito dal

pis. arciprete.[armare]: (1) armada XIV 132.33; arma-

dus VII.7; (2) armatos XXI.27, V (1)‘armare’, (2) ‘dotare’. Lat. ARM5RE.

armentáriu: III.33 (-o); IV.20; IX.17;XI.11; XIV 132.3, 133.29; XVII.75,89;XIX 348.45; XX 65.18; XXII 2.2, N‘amministratore del patrimonio fiscaleo di singole ville’. Lat. ARMENT5R2UM.

arminántia: XIII.27; XIV 131.62. Cfr.arminánzia.

arminánzia: XIII.29,40, N ‘decisione,ordinanza’. Forse da ARMA incrocia-tosi con un derivato di ORD2N5RE >ordinzu (DES I:113).

[arminare] arminavi: XIV 131.63; armi-nai XIII.27, V ‘decidere, ordinare’.Cfr. arminánzia.

arminatu: XIII.33. Cfr. arminánzia.armíniu: XXI.26, N ‘ornamento’. Deri-

vato di ARM5RE.[arranobare] arranobo: XIII.50, V ‘rino-

vare’. Lat. R1N3V5RE.arrèere: VIII.54,60; arrehat: XVII.57/58,

V ‘stare; amministrare, governare’. Dalat. volg. AD REG1RE.

arrendare: XVII.59, V ‘affittare, appal-tare’. Sp. arrendar.

arrobatia, pl. -s: III.34, N ‘obblighi im-posti ai sudditi di arare o seminaredeterminate estensioni di terreno’.Lat. ROGAT7VAM.

arzzu: VI.12, A ‘variopinto, variegato’.Da VAR2UM (DES I:131). Le riserve fo-netiche suggeriscono d’intervenire sulsignificato, che potrebbe essere lega-to a una retroformazione di pis. bal-zano (cfr. [bod'dΩinu] → ['boddΩu] aBòrore, ‘boia’), se non si tratta – piúdifficilmente – di gr.-biz. ps£roj (‘gri-giastro’, Paulis 1983:30).

ascias: XXI.29, N pl. di ‘ascia’. Pis.ascia.

ásinu, pl. -os: XXVII 193.3, 195.3, ‘asi-no’. Pis. asino.

asoltura: XIV 131.53. Cfr. assoltura.[asserbiri] assérbiant: III.14, V ‘asservi-

re’. Pis. asservire.[assòlbiri] assolta: IX.19; Pres.ind. 1p

assolbu: V.2; VI.3; VII.2; IX.10,12;X.2, V ‘autorizzare’. Lat. (AD)SOLV1RE.

assoltura: V.4; VI.4; VII.3; X.4; XI.6,12;XVII.57, ‘autorizzazione’. Derivatodeverbale di assòlbere, -iri.

assu: Preposizione articolata (III:§ 53).asteris: Congz (III:§ 58.6).átara: Q. Cfr. átera.átera: Q. Cfr. átteru.áteros: Q. Cfr. átteru.[atitare] atitando: XII.46, V ‘dettare’.

Lat. volg. AD D2CT5RE.atrever-si: XVII.65, V ‘osare’. Sp. atre-

verse (DCECH I:404-405, documenta-to già nel 1251, entrato nel Seicentoanche in siciliano, Michel 1996:244-245).

átteru, -a: Q (III:§ 39).[atúngere] atungo: XIV 146.5, V ‘ag-

giungere’. Lat. AD24NG1RE.atuntura: XIV 146.12, N ‘aggiunta’. De-

rivato di atúngere.áturu: XIII.13. Cfr. átteru.au1: IV.16, N ‘nonno’. Lat. AVUM.au2: Congz (III:§ 56).áuru: VIII.69, N ‘oro’. Lat. AURUM.ausánzia: III.37,46; XI.14 (-cia), N ‘ar-

dimento, temerità’. Derivato di au-sare, -ari.

[ausari] ausit: III.18; ausent III.40, V‘ardire’. Lat. volg. AUS5RE.

áusu: XIII.14; XIV 131.57, 133.25,146.14; XVI.14; XVII.74, N ‘ardimen-to, temerità’. Derivato di ausare, -ari.

áusum: XIV 131.43. Cfr. ausu.ave: P (III:§ 53).aventura: XXVII 191.6, nella locuzione

per avventura, calco dal pis. per av-ventura ‘per caso’.

avere: XX 188.13; XXIV.13; XXV.11;aver XIX 348.5; XXVI 42.9, 44.7, 46.5,V ‘avere’. Prestito dal pis. avere.

avestara: Avv (III:§ 54).avire: XVIIIB 19.8,9; avir XVIIIa 19.8,

111.6; aviri XVIIIB 111.6. Cfr. avere.

Bacante: XIX 347.16, N ‘spazio vuoto’.Derivato deverbale del part.pass. dibacare < VAC5RE.

bacca, pl. -s: XI.8; XXI.21, N ‘vacca’.Lat. VACCAM.

baccone, pl. -s: XXII 2.6, N ‘lardo, car-ne conservata, bacon’. Lat. medieva-le BACCO, BACC8NEM, dal basso fran-cone ant. *BAKO ‘pezzo di lardo’(Morlicchio 2000:105-106).

badu: XIX 4.5,8, N ‘guado’. Lat. V0DUM.bagina: XII.24,26,28, N ‘salina’. Lat.

medievale BAC7NA (Du Cange s.v.BACCA; LEI 37 [1992]:185-192).

bahu: XII.14. Cfr. badu.balaus: V.5; VI.5; VII.4; X.5, Q ‘molti’,

nell’espressione idiomatica balausannus. Calco dal gr.-biz. polla\ .

balia: IX.24, N ‘balia, ardimento’. Pis.balia (DELI:170).

balle: XXII 2.4,10.8, N ‘valle’. Lat. VALLEM.[bállere] balsit: XXII 9.2, V ‘valere’. Lat.

V0L6RE (+ 1RE).

228

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 117: Crestomazia Sarda

VIII.24; XVIIIa/B 125.20/17, V ‘chia-mare’. Lat. CLAM5RE.

clericadu: III.31. Cfr. clericatu.clericatu: XIV 146.20, N ‘chiericato’.

Lat. CLER2C5TUM.cléricu, pl. -os: IIBa.19,20,29; XXIII.17;

XXV.15, N ‘chierico’. Lat. CL1R2CUM.clérigu: V.38. Cfr. cléricu.clésia: IIBa.19,24; XIV 131.12,23,41,

132.9,12,27, 133.10,13,22, 146.5,11;XXI.19,22, N ‘chiesa’. Lat. (EC)CL1S2AM.

clísia: IV.14,33. Cfr. clésia.[clòmpere] clómpitu: XXVI 46.2,7;

Pres.ind. clompet XXII 10.22; clompitV.7,15,20; VII.10,11 (-n-); Pass.rem.1p clompii V.9,13,17,26,29,33,42;VI.12 (-n-); 4p clomperus VIII.52, V‘raggiungere, arrivare, compiere’, incontesto giuridico ‘raggiungere uncompromesso’. Lat. COMPL6RE (+ -1RE).

[clusare] clusada: XXVII 195.8, ‘chiu-dere, recintare’. Derivato deverbaledi CLAUSAM, part.pass. di CLAUD1RE.

co: Congz (III:§ 58.8).[coberre] coberta: V.19; Pass.rem. co-

berssi V.21. Cfr. coperre.[cò(g)ere] coctu: XXII 11.7; cotu

XVIIIa 110.4 (B: ms. totu); Pres.cong.cogant XIV 131.25, V ‘cuocere’. Lat.C3QU1RE, C3C1RE.

coiube: XII.5, N ‘coniuge’. Lat. CO-NIUNX, CON24GEM.

[coi(u)vare] coiuvadu, -os: XIV 133.21;coiuvata XIX 349.16,18,21; Pass.rem.coiuvait XIX 349.1, V ‘sposare’. Lat.CON24G5RE.

colivertu, pl. -os: XIV 131.14, N colli-berto, cittadino semilibero’. Derivatodi lat. L7B1RTUM.

[collare] collat: XIV 146.8; XVII.50; XIX4.6, V ‘passare, attraversare’. Lat.C8L5RE O *COLL5RE (DES I:361-365).

collatura: XIV 131.29, N ‘venuta’. Deri-vato di collare.

collecta: XIV 146.24, N ‘riunione, as-semblea’. Lat. COLL1CTAM.

collectáneos: XVII.90. Cfr. golleanes.[comandare] comandamus: XVII.65;

XVIIIa/B 125.3/1; Pass.rem. coman-dait XIX 348.40, V ‘comandare’. Pis.comandare (lat. volg. *COMMAND5RE,REW:2084).

comente, -i: Congz (III:§ 58.8).comiatu: XV.7, N ‘licenza, podestà’.

Lat. COMM15TUM (ma l’esito sarà statoforse trasmesso attraverso il lat. me-dievale italiano).

comparare: XVIIIB 110.2, V ‘compera-re’. Lat. COMPAR5RE.

[compellire] compellidos: XVII.72, V‘obbligare’. Lat. COMP1LL1RE (+ -7RE).

[còmpliri] complidu: XXVII 197.6;Pres.ind. complit XVII.48. Cfr. clòm-pere.

còmpora: X.8. Cfr. còmporu.còmporu: XIX 347.13, N ‘compera’.

Derivato di comporare.comporare : XVIIIa/B 109.(a)2,6;

Pass.rem. 1p comporai XX 157.1;

XXII 9.1; 3p comporait XXIV.18. Cfr.comparare.

conca, pl. -s: XXI.28, N ‘madia, vaso,recipiente’. Lat. CONCHAM.

condace: XX 156.2, N ‘registro di me-morie inventariali e degli atti di ne-gozi, transazioni e sentenze giudizia-rie relativi ai beni patrimoniali d’unmonastero o ente’. Gr.-biz. kont£kion.

condage: XIV 131.5. Cfr. condace.condake: XIX 347.6,16,18. Cfr. condace.[condempnare] condempnatu: XXVI

42.7, 44.3, V ‘condannare’. Pis. con-dennare (Malagòli 1939:106).

condempnatione: XXVI 42.8,9,14, 44.5,N ‘condanna’. Derivato deverbale dicondempnare.

conductore: XXVI 46.11, N ‘affittuario,inquilino’. Esito dotto di lat. CON -D9CT8REM.

[condúghere] condugat: XXVII 193.7;Impf.cong. condugheret XXVII 193.9,V ‘condurre’. Prestito dal pis. condur-re (piú forse cat. dur, duga).

confini, pl. -s: VIII.8,68, N ‘confine’.Pis. confine.

[confirmare] confirmamus: IIBa.32;III.44, V ‘confermare’. Lat. CONF2RM5RE.

[confirmari] confirmu: XI.18. Cfr. con-firmare.

conforzare : XIII.29; XIV 131.62;Pres.cong. conforzet XIII.29, V ‘raf -forzare, convalidare’. Derivato dipis. forza, foggiato forse sul model-lo di confortare.

[coniuvare] coniuvatas: XXV.16. Cfr.coiuvare.

connatu, pl. -os: XIV 146.22; XX 157.2,4,N ‘cognato’. Lat. COGN5TUM.

[connòscere] connoscit: X.16, XIV132.34, V ‘conoscere’. Lat. C8GN8SC1RE.

[connòschere] connoschit : X.16;Impf.cong. connoscheret XXVII193.4. Cfr. connòscere.

[conòschere] conoschendo: XXVII193.10; Impf.cong. conoscheret XX-VII 193.14. Cfr. connòscere.

cònpora, pl. -s: V.5,15,17,28,41,43;VI.6. Cfr. còmporu.

[conporare] conporai: XXII 2.1, 8.1,9.1, 11.1, 12.1; conporei V.6,11,20,24,27,30,39,41; VI.6. Cfr. comporare.

conporatura: XXI.18, N ‘compera’. De-rivato di comporare, rifatto secondopostura, collatura (III:§ 60).

consiçu: XXVI 44.8. Cfr. consiiu.consiiu: IIBa.11; XIV 132.15, N ‘consi-

glio’. Lat. CONS2L2UM.cònsolo, pl. -os: XV.16; XXV.16, N

‘console’. Pis. consolo (GAVI3/III:285; GDLI III:612).

[constituire] constituimus: XVIIIa/B19.1, V ‘costituire, disporre’. Vocedotta, dal lat. (giuridico) CONST2T41RE.

[constríngere] constrictu: XXVI 44.6,46.8, V ‘costringere’. Voce dotta, dallat. CONSTR2NG1RE.

consuetu: XXVII 196.12, A ‘consueto’.Pis. consueto.

[contènere] contenet, -it(-si): XVIIIa109.9; XXVI 42.16; contenent XVIIIB109.9, V ‘essere scritto, contenuto(nel documento)’. Lat. 3p. CONT2NET

per CONT2NETUR.contra: P (III:§ 53).contrada, pl. -s: XVIIIa/B 19.2,7,10, N

‘contrada’. Pis. contrada (GDLIIII:669).

[coperre] coperiat: XIII.21, V ‘coprire’.Lat. C3(3)P1R7RE (+ -1RE).

corgiu , pl. -os : XVIIIa/B 19.5/6,109.3,6,8, 110.2, 111.2,5, N ‘cuoio,pelle d’animale’. Lat. C3R2UM.

corju: XVIIIa 109.2,6,8, 110.2, 111.2,5.Cfr. corgiu.

corona: X.14; XIV 132.25,35,38,43,146.25; XVIIIa/B 19.11,12,13, 125.2;XIX 348.58,62, 349.30,36; XX 188.13;XXII 13.8,12, N ‘assise, seduta giudi-ziale’. Lat. C3R8NAM.

corte1: XVIIIB 109.8; XXVI 45.1 (tradu-ce curia); XXVII 190.10, 191.3,197.16, 199.8, N ‘Corte, tribunaleamministrativo’. Pis. corte.

corte2: XIX 348.8; XXII 10.2; XXV.8, N,‘unità economico-agraria, equivalen-te pressappoco alle pertinenze delladomo’. Lat. C3H8RS, C3H8RTEM.

corti: XVIIIa 109.7. Cfr. corte1.cosa1: XXVI 46.6,8,9,11, N ‘cosa’, nel

senso specifico di ‘proprietà’. Cfr.casa.

cosa2: XXVI 42.10,15, 44.8, N ‘questio-ne, fatto’. Pis. cosa.

costa: VIII.50, N ‘pendio, declivio d’unmonte’. Lat. C3STAM.

costas: P (III:§ 35).covallu, -os: XXVII 193.2, 195.2. Cfr.

caballu.[crèdere] crétidu: XXVII 190.5, 191.12,

193.8, 196.8, 197.23, V ‘credere’. Lat.CR6D1RE.

cruce: XX 65.8,13, N ‘croce’. Lat. CRUX,CR4CEM.

cua: XIV 132.19, nella locuzione pre-posizionale a cua ‘di nascosto’. De-rivato denominale di lat. C4B5RE.

cui: Rel (III:§ 40).cuia: Rel (III:§ 40).cuili: XI.13, N ‘recinto per pecore’, e

per estensione semantica ‘terre con-cesse per il pascolo’. Lat. C4B7LEM.

cuiu: Rel (III:§ 40).cumbentu: XVII.6, N ‘convento’. Pre-

stito acclimato dal pis. convento(con adeguamento vocalico propor-zionale).

cummentu: VII.14. Cfr. cunventu.cumone: XXVI 42.4,14, 44.5, 46.6, N

‘comune’. Pis. comune e allomorfi(DES I:429; DELI:371).

cun: P (III:§ 53).cungiadu: XVII.54. Cfr. cuniatu.cungiatu: XXVI 42.16. Cfr. cuniatu.cungnatu: XXVI 42.3. Cfr. cuniatu.cuniatu: XXII 10.11, N ‘terreno coltiva-

to recintato; fondo sottoposto a par-ticolari lavori di chiusura materiale,

Glossario

231

plumbea, sulla plica della carta esuccessivamente legarla a essa confilo serico o con filo canapis’. Deri-vato di lat. BULL5TOR.

burduri: IV.18, N ‘rami secchi; terrenonon coltivato con arbusti’. Forse da*BURD9RA, derivato di BURDUS

(REW:1405; DES I:242).busaquesu, pl. -os: XVII.84,90. Cfr. bu-

liacesu.

Ca: Congz (III:§ 58,1,2).caballicare: XIII.19, V ‘cavalcare’. Lat.

volg. CABALL2C5RE.caballu, pl. -os: XII.8; XXI.21, N ‘caval-

lo’. Lat. CABALLUM.cabi(t)za: V.13; XVII.25, N ‘limite su-

periore’, anche nella locuzione ca-bitza a ‘sopra, in capo a’. Lat. CAP2-

T2A.cabi(z)zali: VII.9,10,11, N ‘limite, riva’.

Derivato di cabitza.cabra, pl. -s: XI.8; XVI.14. Cfr. capra.cabudanni: XVIIIB 125.7. Cfr. capu-

danni.cagente, pl. -es: XIV 132.39, A ‘caldo’.

Forse da lat. volg. *CAL21NTEM, daCAL6RE, incrociatosi con il corrispon-dente sardo B4LL7RE (piuttosto che dasp. caliente, come pensa Wagner inDES I:269; manca nel Glossario diVirdis 2002).

[calari] calat: V.7; calahat XVII.31 e pas-sim; calaus 4p VIII.14; Pass.rem. cala-rus VIII.12 e passim. Lat. C(H)AL5RE,con specializzazione semantica.

calcina: III.17, N ‘calcina’. Pis. calcina,o forse cat. calcina, già adoperatonel sec. XII con lo stesso significato(DECLlC II:412; difficilmente da lat.volg. *CALCINA).

cali: Rel (III:§ 40).cálice, pl. -es: XXI.23; IIBa.26 (-ke), N

‘calice’. Lat. CAL2CEM.calisiogiat: Q (III:§ 39).[callari] callarus: VIII.28 e passim. Cfr.

calari.calláriu : XXI.28, N ‘caldaia’. Lat.

CALDAR2UM (con -LD- > [ll]).calónicu, pl. -os: XXIV.13,22,30. Cfr.

canónigu.calónigu: V.37. Cfr. canónigu.calthamentu: IIBa.22, N ‘calzare’. Deri-

vato di CALCEUM.cámara: XVIIIa 19.11, N ‘camera’. Pro-

babilmente prestito dal cat. cam(a)ra(> cambra, DECLlC II:450).

cámbia: V.22,28, N ‘permuta’. Derivatodi cambiare, se non è prestito dal pi-sano.

[cambiari] cambiedi’: V.25, V ‘permu-tare’. Lat. CAMB25RE.

cámbio: XX 231.5. Forma italianizzatadi cámbiu.

cámera: XVIIIB 19.12, N ‘camera’. Pis.camera.

campánia: XXV.7,14, N ‘istituto dellaconciliazione e dell’accomodamentotra le parti in sede extragiudiziaria’.

Forse da lat. CAMPANA/*CAMPANIA, de-rivato dal verbo in -I5RE.

[campaniare] campaniarunt(-si): VII.7,V ‘raggiungere un compromesso inuna lite giudiziaria’. Da lat. CAMP5NA

più il suffisso -25RE.campu, pl. -os: XXVII 191.3, 197.2,22,

N ‘campo’. Lat. CAMPUM.canáriu, pl. -os: XIV 131.11,58, N ‘ad-

detto alla custodia dei cani’. Lat.C0N5R2UM, con trascategorizzazione especializzazione semantica.

candeleris: XXI.24, N pl. di ‘candelie-re’. Pis. candeliere.

cando: Congz (III:§ 58.10).cane, pl. -es: XIV 131.58, N ‘cane’. Lat.

C0NEM.cani, pl. -is: XII.41.canónigu: XI.21, N ‘canonico’. Lat.

C0N3N2CUM.cánpanas (o canpanas): XXI.27, N

‘campane’. Lat. CAMPANAM, -AS.canpaniare: XX 188.18; Pass.rem. can-

paniaimus XX 188.18. Cfr. campa-niare.

canpániu: VII.8,14. Cfr. campánia.cantare: IIBa.26, V ‘cantare’. Lat. CAN -

T5RE.cantu: Rel (III:§ 40).capídulos: XVIIIB 109.9. Cfr. capítulu.capitanni: XXVI 42.18, N ‘settembre’.

Lat. CAPUT ANN7.capítulu, pl. -l(l)us: XVIIIa 109.8, N ‘ca-

pitolo’. Voce dotta, da lat. CAP2T4LUM.capone: XXI.24, N ‘acquamanile ar-

genteo, dalla forma d’un pavone’.Lat. CAP8, CAP8NEM.

capra, pl. -s: XXI.21, ‘capra’. Lat. CA-PRAM.

capudanni: XVIIIa 125.9. Cfr. capitanni.capudannu: XXVII 198.5. Cfr. capitanni.cápudu: XIV 146.23, N ‘capo (in senso

geografico)’. Lat. CAPUT.cardinale: XIV 146.19, N ‘cardinale’.

Pis. cardinale.carnale: III.37; -i III.46, A ‘carnale’. Pis.

carnale.carra, pl. -s: XXII 11.8, N ‘quarra, misu-

ra equivalente a 8 imbuti o 25,2 litri(di grano)’. Da pis. quarra (lat. QUA-DRA, AA.VV. 1845 e A. Martini 1976s.v.).

carrisecari: IV.31, N ‘carnevale’. Com-posto di carre < CARNEM e secare <S1C5RE.

carrisegare: XVIIIB 125.16. Cfr. carri-secari.

carta: IIBa.9,14; III.4; IV.2,23; V.3,5,45;VII.3,5,24; VIII.8,58,68; IX.4,34;X.3,5,10,17,21; XI.3,13,24; XII.6,46;XIII.5,50; XIV 132.17,19,29,30,34,133.39; XV.2,14; XVI.3,27; XIX347.15; XX 188.6; XXI.4,52; XXIII.10;XXIV.4; XXV.1, N ‘carta, privilegio,diploma’ (in particolare donationisper ‘scopo’ e bullata per ‘tipologiasfragistica’). Lat. CHARTAM.

cartoláiu: XXVII 196.5. Cfr. cartuláiu.cartuláiu: XXVII 194.5,10, 196.2, N, dal

pis. cartulario, con estensione delsuffisso -aio.

caru: XV.5, A ‘caro’. Lat. CARUM.casa: IIBa.17, N ‘patrimonio, proprietà’.

Lat. CAUSAM, con specializzazione se-mantica.

caschaduna: Q (III:§ 39).cásside: XIV 131.56, N ‘rete da caccia’.

Lat. CASSIS, *CASS2DEM (per contamina-zione con CASSIS ‘elmo’).

castedu: XXVII 195.4, N ‘castello’. Lat.CAST1LLUM.

castellanu: XVII.87, N ‘castellano’. Pis.castellano.

castellu: XIV 146.27; XXVII 193.8. Cfr.castedu, con grafia fonologica.

castiari: VII.15,16. Cfr. castigare.[casticari] casticat: IV.17,23. Cfr. casti-

gare.[castigare] castigit: V.4; VII.4; X.5, V

‘custodire, conservare, proteggere’.Lat. CAST2G5RE.

castru: XX 65.9, N ‘pietra, ceppo, con-fine’. Lat. CASTRUM, con specializza-zione semantica nel campo degliagrimensori medievali.

casu: XIII.23, N ‘formaggio’. Lat. CA-SEUM.

catricla : XXI.28, ‘graticola’. Lat.CRAT7C(4)LAM.

causa: IV.2,32; IX.22; XI.6,9,13,16;XV.8. Cfr. casa (qui esito dotto).

cavallu, pl. -us: VI.12; XI.8; XIV 131.56,146.6; XVIIIa/B 109.3, 110.3. Cfr. ca-ballu.

cco Congz (III:§ 58.8).censu: XXIV.5,14,22, N ‘censo, patri-

monio sottoposto a tributi’. Pis. cen-so.

[certare] certei: XIV 132.25; 3p certait:XX 231.1, V ‘contendere in procedi-mento giudiziario’. Lat. C1RT5RE.

chi: Cfr. ci.chida: XVIIIB 125.2,21. Cfr. cita.ci: Rel (III:§ 40), Congz (III:§ 58).ciascuna: Q (III:§ 39).ciclatone: XX 230.5, N ‘tessuto di seta e

oro’. Pis. ciclatone, derivato di (gr.-)lat. CYCLAS, CYCLADIS + -5TUS.

ciò: XVIIIB 125.6; çiò XVIIIa 125.8, lo-cuzione testuale ‘ciò’. Pis. ciò.

cis: Q (III:§ 39).cita: XII.35; XIV 131.12; XXI.51;

XXIII.43, N ‘munus publicum, presta-zione obbligatoria da rendere all’am-ministrazione statale’. Derivato diC2T5RE (Paulis 1997:13-44).

citade: XVII.5, N ‘città’. Pis. cittade.ciu: VI.10; cia XIV 132.15, N ‘zio, zia’.

Lat. THIUM, -AM.civittadi: VIII.77, N ‘comune’. Traduce

civitas.cizo: Avv (III:§ 54.2).[clabare] clabat: IX.11; Impf.ind. cla-

baat X.7, V ‘chiudersi,(ri)comprendere’ (Guarnerio1906:51). Derivato di CLAVIS, -EM.

[clamare] clamadu XVII.38; Ger. cla-mandu VIII.2; Pres.ind. clamat

230

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 118: Crestomazia Sarda

prestano servizio’. Cfr. donno (quiin veste latina).

domo, pl. -os: XIII.5,10,11,15,17,20;XIV 133.30; XVI.4; XVIIIa/B 19.6;XIX 348.6,11,22,29,34,40,49,52; XX188.3,7; XXI.7,27; XXII 7.6, 11.2,5,13.5; XXV.5,15,18; XXVI 46.1,10,13,16; XXVII 191.13; domu, pl. -us:V.16; IX.11,13,14,15,19,23; X.7,9,12,15,17,19, N ‘centro del complessorustico articolato su varie unità abi-tative, dove dimoravano servi, conannesse stalle e costruzioni per lapreparazione e conservazione diderrate e di prodotti vari’. Lat. D3M8,ablativo di D3M4S. Il restringimentosemantico che ha portato al signifi-cato attuale di ‘casa’ appare già atte-stato in V.19,21,22,24 (domu fabri-gada, fraigei et coberssi una domu).

domum: XIV 131.16. Cfr. domo.[donare] Ger. donande: XII.9; Pres.ind.

dono XV.4, V ‘dare, concedere unprivilegio’. Lat. D8N5RE.

donaxione: XVII.4,59bis,72, N ‘dona-zione’. Prestito acclimato dal pis.donazione o dallo sp. donación.

don(n)igellu: III.49. Cfr. donnicellu.dóniki : IV.25, N hapax . Cfr.

don(n)icellu.donna: IIBa.10; III.2,37,46; IV.5,12; V.2;

VI.2; VII.1; VIII.4,8; X.1,4,16; XII.4;XIII.4,6,8,16,25,27,50; XIV 132.40;XVI.2; XVII.3,74; XIX 347.9,348.1,23,29,33,41,50, 349.3; XX 230.1;XXI.5; XXII 10.1; XXIII.12; XXIV.28;XXV.2, N ‘consorte o parente strettadel Giudice’. Lat. D3M(2)NAM.

dónnia santo: XVIIIa 125.11; cfr. óm-nia Sanctu.

donnicália: IV.3,15, N ‘complesso di caserurali e terre adiacenti alle ville cheappartenevano al Giudice e alla suafamiglia’. Lat. medievale DOM(2)N2C5L2A,derivato di D3M2N2CUS, -5LIS ‘padronale,signorile’.

donnicellu : IIBa.36; XIII.16 (-m);XVII.74; XXI.47 e passim; donnicellaXIII.16; XVII.75, N ‘figlio o parentestretto del Giudice (in genere fratellie cugini)’. Lat. D3M(2)N2C1LLUM.

dónnicu: XII.19, N ‘complesso dei benie delle attività economiche che ap-partengono direttamente al Giudicee alla sua famiglia’. Lat. D3M(2)N2CUM.

donnigella: VIII.5. Cfr. donnicellu.donnigellu: III.49; VII.10; XI.2,10; XIV

146.30; XVI.18. Cfr. donnicellu.dónnigu: XIV 131.28. Cfr. dónnicu.donnikellu : IV.13,26 (-elu); XIX

348.18,22,27,60, 349.9,17,20,31,32;XXII 8.4. Cfr. donnicellu.

donno , pl. -os : IIBa.11,13,29,31;VIII.55. Cfr. donnu.

donnu: IIBa.10; III.3,47; IV.1,17,21;V.2,4,32,36,39; VI.2,3,4,5; VII.2,4,18;VIII.70 e passim ; IX.3; X.2,4,5,6,8,10,12,13,16,18,20; XI.2,16,17,18; XII.24,30,46; XIV 146.17;

XVI.16,17; XVII.79 e passim; XIX347.7,10, 348.2,4,13,36,57,59,60,61,349.6,7,22,29,33,34,35; XX 65.4,14,188.2,4,6,23, 231.7; XXI.4,52; XXII7.1, 13.5; XXIII.11,14,15,17,18,23,24;XXIV.5,8,9,10 e passim, N ‘titolo spet-tante al Giudice e alle persone piúanziane e di grado piú elevato dellasua famiglia, non di rado anche aifratelli e cugini (v. donnicellu), sal-tuariamente ai prelati (XXIII.15) o adaltre autorità (XX 7.1) della Chiesa’;‘appellativo che accompagna nellaformula d’incipit delle carte pubbli-che e dei privilegi il nome di Dio (sudonnu Deu)’. Lat. volg. D3MNUM perD3M2NUM (Woll 1993).

donu: XX 156.3, N ‘dono, regalo’. De-rivato deverbale di donare.

dóppiu: XXVI 46.6, N ‘doppio’. Pis.doppio.

[dovare] dovatu: XXVI 42.3,17, V ‘sca-vare un fosso intorno a un terrenoda debbiare’. Dal pis. doga, dogaia,a sua volta dal lat. tardo DOGAM (DESI:414-415; GDLI IV:898). Il terminetrova esatto riscontro negli ordina-menti della CL (cap. 49: sa doha), neiquali si prescriveva – come ancor og-gi nei Comuni – di predisporre ido-nee fasce tagliafuoco nei terreni dipertinenza pubblica prima dell’estate.

duas: Cfr. duos.ducatu, pl. -os: XVII.73, N ‘ducato’. Pre-

stito dal pis. (lat. medievale D9C5TUM).dulía: IV.22, N ‘giurisdizione’. Gr.-biz.

doule…a.duos: XXVII 196.11, Numerale declina-

bile ‘2’ (III:§ 39).durari: III.26,29; IX.27; X.18; XI.15, V

‘durare’. Lat. D9R5RE.

E: Congz (III:§ 56).eba: XX 157.6. Cfr. ebba.ebba: XVIIIa/B 109.3, 110.3, N ‘giu-

menta, cavalla’. Lat. 1QUAM.eclésia: XVII.5,60,64,68,69,92; XX

188.5; XXIII.26. Cfr. clésia.ecclésia, pl. -s: XX 188.8,10; XXIII.13,

22,24. Cfr. clésia.ecléthia: XXV.10 (<th> = [s]). Cfr. clésia.ecco: XX 65.9, Avv ‘ecco’. Pis. ecco.ecusse: Dim (III:§ 37).ecustu: Cfr. custu.ed: Cfr. e.ego: Pro (III:§ 41).égua, pl. -s: XI.8. Cfr. ebba.[emendare] emendet: XXVI 42.9; XX-

VII 191.5,11, V ‘emendare, corregge-re’. Lat. EM1ND5RE.

emo: Avv (III:§ 55).éniu: XXII 13.8, A ‘celibe, senza prole’.

Forse da gr.-biz. ¢ge/neioj o ¢ge/nnegoj

(Paulis 1983:202).Epifania: XVIIIa/B 125.20/17 (<ph>), N

‘Epifania’. Lat. EPIPHAN7AM.epíscopo , -os : IIBa.11,36; III.30;

XXIV.9,10 e passim. Voce dotta, cfr.píscopu.

équa, pl. -s: XII.40; XXI.20. Cfr. ebba.èremu: IIBa.31, N ‘eremo’. Pis. eremo.èrgere(si): erget-si XIV 146.9, V riflessi-

vo, ‘ergersi, innalzarsi’. Lat. 6R(2)G1RE.erriu: VII.11; VIII.18 e passim; (s’)erriu

(s’)erriu (Avv) VIII.22 e passim;XVII.26,50,55 (-o), N ‘fiume’. Lat.R7VUM.

èsere: IV.22; XVIIIa 109.7. Cfr. èssere.esitizu: XIII.12, ‘forestiero’. Derivato di

EX7TUM.èssere: XIV 131.20,40, 133.16,24; XV.10;

XVIIIB 19.7; èssiri XVIIIa 19.2; esserIIBa.20,29,31; III.13,15,18,19,26,39;XIV 132.45,47; XXIII.24; XXVI 46.7, V‘essere’. Lat. volg. ESS1RE per ESSE.

essire: XXVI 42.3; essit VII.11; VIII.18;XVII.15,21; XIX 4.15; XX 65.11;Pass.rem. e(s)sirus VIII.32,47, V ‘usci-re’. Lat. EX7RE.

estreminare: XXI.30, V ‘distruggere’,nella dittologia sinonimica delle for-mule d’escatocollo delle cartas bul-ladas, destruere aut esterminare. Lat.ecclesiastico EXTERM2N5RE.

et: Cfr. e.eu: Cfr. ego.[exire] exit: XIII.18. Cfr. essire.exterminare: IIBa.35; XXIII.27. Cfr.

estreminare (qui latinismo).

[Fabrigare] fabrigada: V.19, V ‘fabbrica-re, costruire’. Lat. F0BR2C5RE.

facer XV.9. Cfr. faker.facher: XXVI 42.4,5,7, 44.3, 45.3,6,

46.5,14; Ger. fachende XXVI 42.19.Cfr. faker.

fachi: III.20, N ‘consenso’, dalla locu-zione a fache (DES I:496). Lat. FA-CIES, -EM.

factu: XVI.21,23, nell’espressione defactu, correlata con una mansionepubblica (curadore), a indicare lafunzione interinale dell’ufficio svol-to. Lat. FACTUM.

fágere: IV.23; XIV 131.11,13, 133.9, V‘fare’. Lat. volg. *F0G1RE (F0C1RE +AG1RE).

fághere: XVIIIB 19.5,11. Cfr. fágere.fágiri: V.3; VI.3; VII.3; X.3; XVIIIa

19.10. Cfr. fágere.faguer XVII.65; XXVII 194.12, 196.5.

Cfr. faker.fáguiri : VIII.67; XVIIIa 19.4. Cfr.

fágere.faker: IIBa.20, V ‘fare’. Lat. F0C1RE.[falare] falat: V.20; XIV 146.10; XIX 4.16,

V ‘scendere’. Lat. C(H)AL5RE (DESI:499).

famigiu: XXVII 196.4, N ‘servo’. Pis. fa-miglio (GDLI V:624).

faquer: XXVII 194.6. Cfr. facher.farce: Congz (III:§ 58.6).farçi: Cfr. farce.faschi: XVIIIB 111.3, N ‘fascio’. Lat. FA-

SC2M.fatu: III.18, N ‘fatto’ (e per traslato ‘bi-

sogno’). Lat. FACTUM.faxi: XVIIIa 111.3. Cfr. faschi.

Glossario

233

dopo la trasformazione da terra in-colta in coltivata’. Lat. C4N15TUM, conspecializzazione semantica.

cunventu: XXV.19, N ‘patto, conven-zione’. Lat. CONV1NTUM.

cupa, pl. -s: XXI.27, N ‘botte, barile’.Lat. C9PAM.

curadoria: IX.35; X.22; XI.25; XVI.19.Cfr. curatoria.

curadore, pl. -s: III.32,36; XIV 131.49,132.49, 133.34; XVI.18 e passim;XVII.75,83 e passim ; XVIIIa/B19.2,6/7,11. Cfr. curatore.

curadori: IX.16; XI.11; XVII.81,84. Cfr.curatore.

curatore, pl. -es: IIBa.36; III.35,40;XII.36,37,38,40,42,43,44; XIV 131.57,132.49-55, 133.28,35 e passim ,146.15,23,34,35,36; XX 65.10,15;XXII 13.15; XXIII.25; -i, pl. -is: VI.13;VII.19, N ‘curatore, ufficiale ammini-strativo e giudiziario’. Lat. C9R5TOR, -8REM.

curatoria: V.46; VI.16; VII.25, N ‘cura-toria, distretto territoriale, ammini-strativo e giudiziario’. Derivato dilat. C9R5TOR.

curria: V.12,27, N ‘striscia di terra’. Lat.CORR2G2AM.

[cúrriri] currit: XVII.25, V ‘correre, scor-rere’. Lat. C4RR1RE.

cusa: Cfr. cussa.cussa: Dim (III:§ 37).cussorgia: XVII.53, N ‘terreno boschivo

conferito in enfiteusi’. Lat. CURS8R2AM

(dal TERMINUS CURSORIUS dei gromatici).custu, -a: Dim (III:§ 37).

Daa: Cfr. daba.daba: P (III:§ 53).dadu: IX.15,21,24. Cfr. dato.dadura: X.11, N ‘donazione’. Derivato

di D0RE, D0TUM.dae: Cfr. daba.daenante, -i: P (III:§ 53).daindi: Avv (III:§ 54.1).dalmática: XXI.26, N ‘dalmatica’. Lat.

DALMAT2CAM.damnu: XXVII 190.11, 191.5. Cfr. dan-

nu.dampnu, pl. -os: (1) XVIIIa/B 109.7;

XXVII 191.11, 193.4,7,10, 199.4; (2)XXVI 42.5,7,13,19; XXVII 190.5,191.2,9, 199.9. Cfr. dannu.

[dannare] dannatu: XIII.36, V ‘danna-re’. Lat. DAMN5RE.

dannu: (1) XVII.65; XXVI 42.8,9,19;XXVII 198.7, 199.6, N (1) ‘danno’, eper estensione (2) ‘terreno danneg-giato dalle bestie’. Lat. DAMNUM.

dare: XX 65.16, 188.7; XXII 8.5; dariIX.21; Part.pass. data XII.18; XIX348.11; dadas X.11,15,19; Ger. dandeXVII.59bis; Pres.ind. 1p doIV.5,6,10,16; XIV 131.53; 146.6;XVI.4,9,10,12; XVII.6,57; XIX4.1,19,20; XXII 10.4,26; dau XI.5,12;4p damus III.9,25; Impf.ind. davanXXIV.5; Pres.cong. dent III.35;

XIII.11,20; XIV 131.39,61; denti IX.15;Pass.rem. 3p dedit V.22; X.6;XII.11,13,22,24,26,28; XIV 146.4; de-diti IV.2; 1p dei IV.19; V.9,13,17,26,29,33,42; XX 157.5, 188.19; XXII2.5, 9.2, 11.6, 12.5; 3p deit V.18; XX188.4, 230.6, 231.4; XXII 7.1, 10.1,13.1; XXIII.16; XXIV.16; deiti IV.17;4p deimus XXV.16; 6p derunt V.16;VI.8; VII.8, V ‘dare, donare’. Lat.D0RE.

daretu: Cfr. deretu.dato: III.35, N ‘dazio, imposta, in ge-

nere semestrale o annuale, che gra-va sulla popolazione rurale’. Pis.dat(i)o, data (Day 1984a:72; GDLIIV:38, s.v. data2).

datura: XIV 146.29; XIX 347.14, N ‘do-nazione’. Derivato di D0RE, D0TUM.

daunde: Avv (III:§ 54.1).dava: Cfr. daba.davassu: Cfr. daba. de: P (III:§ 53).debus: Cfr. depus.defender: XXVII 197.2, V ‘difendere’.

Lat. D6F1ND1RE.dego: Pro (III:§ 41).delegántzia: IV.23, N ‘privilegio, con-

cessione’. Derivato deverbale di de-legare.

[delegare] delego: XIV 131.41; Pass.rem.delegai XIV 131.52; Piucchepf. delega-rat XIV 133.27, V ‘concedere, delega-re’. Lat. D6L6G5RE.

[dèpere] depiat: XVIIIa 109.2, XVIIIB125.2; XXVII 194.5, 195.1, 196.10,199.3; deppiat XVIIIB 109.2,XVIIIa/B 110.2; 6p depiant XXVII198.5; debeant III.32; Pres.ind. debetXVIIIa 125.2, V ‘dovere’. Lat. D6B6RE

(+ -1RE).depus: P (III:§ 53).derectu: P (III:§ 53).deretu: Cfr. derectu.dessobediénxia: XVII.71, N ‘disubbi-

dienza’. Sp. desobedienza.dessacatu: XVII.70, N ‘inosservanza

della legge, azione vandalica’. Sp.desacato (DES I:469; DCECH I:92).

dessu: Preposizione articolata (III:§53).

destimóniu, pl. -os: III.49; XIX 348.32,35,50,56, 349.20; pl. -us: V.26,33,44;IX.32; X.20. Cfr. testimóniu.

destra: VIII.18, A ‘destra’. Lat. DEXTRAM.destrale, pl. -es: XXI.29, N ‘scure’. Lat.

DEXTRALE.destrúere: IIBa.35; XIV 133.44; XXI.30;

XXIII.27, V ‘distruggere’. Lat.DESTR41RE.

Deus: IIBa.9; IV.24; VIII.3,6,53,59,70;XII.31,52; XIII.30; XIV 133.33, 146.4;XVI.2,16; XVII.78; XIX 347.7,12;XXI.4,30,46; XXIII.11; XXIV.19; DeuIII.3,5; IV.1,22; V.2,4; VI.2; VII.2,4;VIII.2; IX.3,5; X.2,3,5,14; XI.3,16;XIX 4.22, N ‘Dio’. Lat. D1US, D1UM.

devèrtere: III.50; V.46; VI.17; VII.25;IX.36; XI.26, V ‘render vano, invali-

dare, distruggere’. Lat. D6V1RT1RE (cal-co semantico dal gr. metatre/yai, Ter-racini 1957:193).

dícere: XIII.33; XVI.28, V ‘dire’. Vocedotta, da lat. D7C1RE.

dictu, -a, pl.f. -as: XXI.5; XXVI 42.10,15(anaforico testuale), 44.7, 46.8; XXVII193.5, A ‘detto, menzionato’. Lat.D2CTUM.

die, pl. -es: IV.30; XII.48; XIV 131.10,133.3,5,38, 146.28; XVIIIa/B 125.1,9/8,14 (B); XIX 348.36; XX 157.4,188.14; XXI.23; XXII 8.2, 9.1; XXVI46.9; XXVII 190.7, 191.4, 192.5,194.7, 197.4,5, N ‘giorno’. Lat. D2ES,D2EM.

dígitu: XIV 131.56, ‘dito’, o per sined-doche ‘la mano’, nell’espressione adigitu (scil. tentu ‘preso, catturato’).Lat. D2G2TUM (Wolf 1997d).

dii: VII.12. Cfr. die.dinari, pl. -es: XXIV.7; XXVI 44.1,2; XX-

VII 197.16; pl. -is V.13,26,29, N ‘dana-ro, soldo’. Gr.-biz. den£rion (Paulis1983:133).

disciplina: XIV 131.39, N ‘disciplina,regole da osservare’. Voce dotta, lat.DISC2PL7NAM.

discu, pl. -os: XXI.28, N ‘piatto, sco-della’. Lat. D2SCUM.

[dispònere] disponiat: III.20, V ‘dispor-re, comandare’. Lat. D2SP8N1RE.

districtu: XXVI 42.1, N ‘distretto, terri-torio sottoposto alla giurisdizionecomunale (nella fattispecie di Sassa-ri)’. Lat. DISTR2CTUM.

dito: XVII.10; dita XVII.60. Cfr. dictu.[dittare] dittat: XXV.11; Impf.ind. ditta-

vat XIX 348.9, V ‘spettare’. Lat.D2CT5RE.

dittu, pl. -os: XXVII 196.5, 197.7,13,15.Cfr. dictu.

ditu: XVII.26. Cfr. dictu.divèrtere: X.23. Cfr. devèrtere.dòdeki: IV.27, Numerale ‘12’. Lat.

D48D1C2M.[domare] domatu: XX 157.6; domatos

XXI.21, V ‘domare’. Lat. D8M5RE.doméstia: IV.12,13,14; VII.10; VIII.17;

XII.15. Cfr. doméstica.doméstica: XXI.19; XXII 10.17, N ‘cen-

tro fondiario piú piccolo della domo,formato da appezzamenti apparte-nenti di regola a diversi padroni diterre adibite a colture di vario tipo,soprattutto di cereali, con una casacolonica al centro’. Lat. D3M1ST2CAM

(scil. MANS28NEM, V7LLAM).doméstiga, pl. -s: III.28; XVI.9,10. Cfr.

doméstica.domíniga, pl. -s: XVIIIa/B 125.5(-gu-)

/3, N ‘domenica’. Lat. D3M2N2CAM.domístia: IV.10. Cfr. doméstia.dommu: XI.10. Cfr. domo.domnicellu: XV.24. Cfr. donnicellu.domno: IIa.14; XIV 131.12, N nell’e-

spressione cita de domno ‘corpo diguardia, di sorveglianza del signorea cui gli uomini che ne fanno parte

232

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 119: Crestomazia Sarda

XIX 348.10, 349.16; XXII 10.4, 13.3;XXIII.22; XXIV.15,23; XXVII 191.12;hómini, pl. -is III.46; VII.15,17;IX.14,20,23; XI.14. Cfr. ómine.

honore: III.5; XV.14,16; XIX 347.12;honori XI.17. Cfr. onore.

[hordinare] hordinamus: XVIIIa109,1,110,1

Iaca: XXII 11.3, N ‘cancello di legno’.Lat. volg. 25CCAM.

iágunu: V.38; XI.22, N ‘diacono’. Lat.D25C3NUM.

ianna: XXIV.30, N ‘porta (principaledel castello giudicale)’. Lat. 25NUAM.

ibe, -i: Avv (III:§ 54.1).icomo: Cfr. quomodo.icussu: Cfr. cussu.icustu: Cfr. custu.icusu: Cfr. cussu.ieca: V.9, N ‘cancello di legno’. Lat.

volg. *26CAM (cfr. iaca).ifernum: VII.27; XII.56 (-u), N ‘infer-

no’. Lat. 2NF1RNUM.ila. Cfr. la.[ilassare] ilassando: VIII.18. Cfr. lassare.ili: Cfr. li.illi: Cfr. li.illoi: Avv (III:§ 54.1).illu: Cfr. lu.imi: Cfr. mi.impari: Avv (III:§ 54.3).imperatore: XIII.14, N ‘governatore,

Giudice’. Lat. 2MP1R5T8REM.[impiccare] impiccatu: XXVI 42.10, V

‘impiccare’. Pis. impiccare.impressare: XIV 132.20, V ‘costringe-

re’. Derivato del part.pass. di IMPR2-

M1RE, IMPRESSUM.in: P (III:§ 53).inbèrtere: IV.26. Cfr. devèrtere.ince, -i: Pro avverbiale (III:§ 42).incontinente: Avv di tempo (III:§ 54.2).incontra: VIII.67, nella locuzione av-

verbiale fáguiri incontra, ‘contrav-venire’. Pis. incontra.

[incungiari] incungent: III.16, V ‘im-magazzinare il grano’. Derivato diC4N15RE ‘recintare’.

[incurbare] incurbahat(si): XVII.17 epassim, V ‘girare, voltare’. Pis. in-curvare.

[incúrrere] incurrat: XXVII 193.15, V‘incorrere’. Prestito acclimato dalpis. incorrere.

inde: Pro avverbiale (III:§ 42).indúlgere: XXIV.5,14; Pres.ind. indulgo

XXIV.22; Pass.rem. indulsit XX188.22, V ‘condonare, esonerare dal-la contestazione in giudizio’. Lat.2ND4LG1RE, con specializzazione se-mantica.

inferiore: XIV 131.70; -i III.53; V.48;VI.19; VII.27; X.24, A ‘inferiore’. Lat.INF1R28REM.

inferno: III.53; V.48; VI.19; X.24, N ‘in-ferno’. Lat. ecclesiastico 2NF1RNUM.

infina, -i: P (III:§ 53).infra: P (III:§ 53).

ingratis: Locuzione avverbiale (III:§54.3).

ingratitúdine: XXVI 45.3, N ‘ingratitu-dine’. Lat. 2NGRAT2T9D2NEM.

inke: Cfr. ince.innanti: P,Avv (III:§ 53,54).[innizare] innizat: XVII.12 e passim, V

‘iniziare, dipartirsi’. Commistione fralat. 2N2T25RE e 2NCEPT5RE (cfr. camp.[iØgit'tsai]).

[inperare] inperando: XXI.52, V ‘impe-rare, comandare’. Lat. 2MP1R5RE.

inperatore: XV.6,10; -i IV.22. Cfr. impe-ratore.

insoro: Cfr. issoro.[intèndere] intésidu: XXVII 194.8; in-

tendat: XVIIIa/B 110.5, V ‘intendere,contemplare’. Lat. 2NT1ND1RE (ma ilpart.pass. è l’it. inteso piú -idu).

inter: P (III:§ 53).interesse: XXVII 193.11, N ‘interesse’.

Pis. interesse.intra: P (III:§ 53).intrare: III.40; XIV 146.16; intravat XXII

13.2,7, V ‘entrare’. Lat. 2NTR5RE.[intrari] intrei: VII.6. Cfr. intrare.intregu, -os: XX 188.22; XXI.7,9,10 e

passim; XXII 10.4,5; XXIV.15; intregaXIV 133.21; XIX 349.2,13; XX188.20; XXI.9 e passim; XXII 10.5, N‘servo/ancella che prestava a un sin-golo dominus tre o quattro giornatelavorative intere’. Lat. 2NT1GER, 2NT1-

GRUM, -AM.intro, -u: P (III:§ 53).inuvi: Avv (III:§ 54.1).investigare: XXVI 42.10, V ‘investiga-

re’. Pis. investigare.iosso, -u: Avv (III:§ 54.1).ipsoru: Cfr. issoro.ipsu: Cfr. issu.is: Art pl. (III:§ 36).isa: Cfr. issa.isara: Cfr. ipsora.[isbándere] isbandiat(-se): XXVI 42.15,

V ‘applicare una multa o condanna’.Derivato di bando, banno.

isbèrtere: III.46. Cfr. devèrtere, conscambio di prefisso.

isbertinare: XIII.32,40. V ‘rovinare’. De-rivato di isbèrtere.

iscala: V.16; XIX 4.4,18, N ‘scala, salitain luogo erto’. Lat. SC5LAM.

iscla: XXI.20, N ‘valle paludosa e ferti-le; appezzamento di terra situato al-la confluenza di corsi d’acqua, adat-to all’agricoltura’. Lat. 2(N)S(4)LAM.

iscodoglare: XIV 132.38, V ‘accecare,bruciare gli occhi’. Derivato denomi-nale di 3C(4)LUM, 3C(4)L5RE (+EX-),con un segmento infissale pocochiaro.

iscolca: XX 65.20,22, N ‘suddivisionedella curatoria’. Prestito acclimatodal pis. scolca.

iscrier: XXVII 194.6,10,12; Part.pass.iscritu XXVII 194.4; Pass.rem. iscris-si IV.2; iscrisi XII.46; iscrixi XVI.27;XXI.52, V ‘scrivere’. Lat. SCR7B1RE.

iscrínio: XIII.38, N ‘scrigno’. Lat. SCR7-

N2UM.iscriptu: per iscriptu, XVIIIa 19.7; per

iscrittu, XVIIIB 19.8, locuzione av-verbiale mutuata dal pis. per iscritto.

[iscúlpere] isculpit: XIV 132.41, V ‘chie-dere con istanza’. Lat. EXSC4LP1RE.

iscunvenívile: XXVI 45.5, N ‘sconvene-volezza’. Pis. sconvenevole, con tra-sposizione di categoria grammaticale.

iscusi: Locuzione avverbiale (III:§ 54.3).isfáiri: IX.26; XI.14, V ‘disfare, rove-

sciare’. Lat. volg. *EXFAG1RE.[iskire] iskivi: XIV 131.33, V ‘sapere’.

Lat. SC7RE.isoro: Cfr. issoro.[ispaçare] ispaçata: XXVI 46.4,9, V ‘libe-

rare, lasciare libero uno spazio’. Pis.spazzare (da SPAT2UM; GDLI XIX:756).

ispathare: XXVI 42.18, V ‘levare la pa-glia’. Derivato denominale di PAL1AM

(cfr. it. ispagliare; ma anche DESI:675 per il consonantismo).

ispedire: XXVI 46.8, V ‘sbrigare, risol-vere in fretta’. Pis. spedire (GDLIXIX:789).

ispiiare: XXII 12.8, V ‘sciogliere, libera-re dalle altrui pretese in una lite’,corrispondente a it. spigliare. Lat.EXSP25RE, forse in alcuni esiti frammi-sto a pis. spigliare.

ispíritu: V.1,47; VI.1; VII.1,26; XI.27;XII.2, N ‘spirito’. Lat. SP7R2TUM.

ispitale: XIX 348.38; XXII 2.11, 10.27,N ‘ospedale’. Prestito acclimato dalpis. spitale (GDLI XIX:786).

issi: Cfr. isse; issoro: Pro (III:§ 38).isspírito: IV.1. Cfr. spíritu.issu: Pro (III:§ 41).ista: Cfr. istu.istalbáriu, pl. -os: XIII.19, N ‘stalliere’.

Lat. ST0B4L5R2UM.istare: XXVII 195.2; istari: III.21,26; istit:

XVIIIa/B 111.5, V ‘stare’. Lat. ST5RE.[istèndere] istendet(-si): XVII.37, V ‘di-

stendersi’. Prestito acclimato dal pis.stendersi.

istimóniu, pl. -s: V.9,17,22,29,37,43;VI.14; VII.7,17,23; XI.19,23. Cfr. te-stimóniu.

[istramare] istramatu: XIII.36. Cfr. istru-mare.

[istrumare] istrumet: IIBa.37; XVI.14,30;XXI.30, V ‘distruggere, vanificare’, si-nonimo totale di istruminare. Forseda lat. medievale STRUMA, donde*STRUM5RE ‘deformare, distruggere’(Cossu 1968:179-184).

istruminare: XII.51; istruminet XII.52,V ‘distruggere, vanificare’. Lat. EXT1R -M2N5RE.

istu: Dim (III:§ 37).istudiósamente: XXVI 42.5, Avv ‘inten-

zionalmente’. Pis. studioso, studiosa-mente (GDLI XX:422).

istúdiu: ad istúdiu, XXVI 42.6, locu-zione avverbiale mutuata dal pisano(cfr. istudiósamente).

Glossario

235

fémina, pl. -s: XIII.18; XXVI 44.6, N‘donna’. Lat. F6M2NAM.

fenu: XIII.9, N ‘fieno’. Lat. F1NUM.fera: XIII.38, N ‘fiera’. Lat. F1RAM.féria, pl. -s: XVIIIa/B 125.8/6, N ‘festa,

giorno festivo’. Lat. F6R2AM.feriadu, pl. -as: XVIIIB 125.1 e passim;

pl. -es XVIIIa 125.1, N ‘festivo’. Deri-vato di F6R2AE, cfr. F6R25T2CUS.

[fèriri] ferit: XIV 146.11 (-si), V ‘porta-re, condurre’. Lat. F1RRE.

férreo: XIII.38, A ‘ferreo’. Lat. F1RR1UM.ferras, pl.: XXI.29. Cfr. ferros.ferru, pl. -os: XIV 132.39, N ‘ferro,

strumento di ferro’. Lat. F1RRUM.festa, pl. -s: XVIIIa/B 125.5/3 e passim;

XIX 348.17; XXVI 42.17, N ‘festa’.Lat. F1STAM.

fetu: XIX 349.26; XXV.19, N ‘prole’.Lat. F6TUM.

féudu: XVII.69, N ‘feudo’. Pis. feudo.fiçu, pl. -os: XXVI 45.2; pl. -as XXVI

45.3. Cfr. fiiu.fide: XIV 131.52, 132.42, N ‘fede’. Lat.

F2DEM.fidele, pl. -s: IIBb.7; XII.50; XXIII.43, N

‘suddito’. Lat. F2D6LEM.figlias: VIII.4. Cfr. fiiu, fiia.fiiu, pl. -os: XII.11; XIV 131.21,22,35,

132.9,14,26,46, 133.6,11,23, 146.4;XVI.5,6,7,8; XXII 7.4,7, 8.3, 10.29,11.9, 12.9, 13.7; XXIV.28; fiiaIV.5,6,9; V.30; IX.2; X.6,16; XVI.7;XIX 349.1; XXI.8,11; XXII 8.2;XXIII.20; XXIV.16, N ‘figlio’. Lat.F7L2UM, -AM.

[filare] filent: XIV 131.26, V ‘filare, tes-sere’. Lat. F7L5RE.

fílio: IV.9. Cfr. fiiu.fíliu,-a, pl. -us: III.2; IV.4,5,7,8,27; VI.7;

IX.29,30,31; XI.2; pl. -os: XIII.25;XIX 347.10, 348.5,59, 349.4,11; XX188.7; XXI.6,10,14; XXV.19; filia, pl.-as: IV.5,6,9; V.30; IX.2; X.6,16; XIX348.2, 349.1; XXI.8,11; XXIII.20. Cfr.fiiu.

fine: XIX 4.24, N ‘fine’. Lat. F7NEM.fino: XVII.21, P. Prestito dal pisano.firmu, pl.f. -as: VIII.57,60,62; XIX 4.24,

A ‘fermo’. Lat. F2RMUM.fiscale: XVII.73, N ‘esattore delle tasse,

funzionario del fisco’. Sp. fiscal(DCECH II:904: fiscal del rey).

fitu: XII.35, N ‘affitto, enfiteusi di pos-sesso fondiario da parte di (se-mi)liberi’. Pis. fitto.

[flastimare] flastimo: XIII.11; Pres.cong.flastimet XIII.41, V ‘scongiurare, ma-ledire’. Forse da gr.-biz. flastim£w

(cfr., per il bovese, Rohlfs 1977:60, §79).

f lumen: XIV 146.8; XIX 4.6,8; XXII12.3, N ‘fiume’. Lat. FL9MEN.

focu: XXVI 42.2,3 e passim, N ‘fuoco’.Lat. F3CUM.

foras: P (III:§ 53).force: Cfr. farce.forma: XIII.23, N ‘forma’. Lat. F3RMAM.forrithu: XIX 349.14, N ‘fornicazione’.

Lat. volg. *FORN7C2UM (REW:3452).[forsare] forsados: XVII.72, V ‘forzare,

costringere’. Pis. forzare.forza: XIII.6, N ‘mezzi’. Lat. volg.

*F3RT2AM, con senso traslato.fradi, pl. -s: V.14,24,39,40; VI.7; IX.10.

Cfr. frate.fradile: XIV 133.34. Cfr. fratile.[fraigari] fraigei: V.21. Cfr. fabrigare.frate, pl. -es: IIBa 8.9; III.31; IV.12;

XII.29,30; XIV 131.30, 132.24,38,133.11,20; XV.26; XXI.14,51; XXII2.2,6, 13.10, N ‘fratello’. Lat. FRATER,FRAT(R)EM.

fratile: XII.7, N ‘cugino’. Lat. FRA -T(R)41LIS, piú influsso di FRAT(R)EM.

fratre, pl. -es: XX 188.28; XXIII.14,39,43.Cfr. frate.

fratte: IV.17. Cfr. frate.frodu: XXVI 46.16, N ‘frodo’. Pis. frodo

(GDLI VI:375).fronte: XIX 4.12, P (< N) ‘(di) fronte

(a)’. Lat. FRONS, FR3NTEM.fructu: XXII 13.6, N ‘frutto, rendita’.

Lat. FR9CTUM, con specializzazionesemantica.

[fugire] fugivit: XIX 349.19. V ‘fuggire’.fundamentale: XIII.12, N ‘massaio’.

Derivato di fundamentu.fundamentu, pl. -s: III.27, N ‘nucleo

patrimoniale delle villae ’ . Lat.F9ND5M1NTUM.

fune: XX 65.4; XXIII.23, N ‘porzione diterreno derivante dalla divisione diterre demaniali’. Lat. F9NIS, -EM, conspecializzazione semantica.

funtana, pl. -as: V.17; VIII.51; XIX 4.9,N ‘fontana, pozzo’. Lat. F3NT5NAM.

fura, pl. -s: XIV 132.35; XVIIIa/B19.4,9/10; XXVII 194.5, 196.2, N ‘fur-to’. Derivato di furare.

[furare] furadu: XXVII 194.2; furadosXXVII 195.5, V ‘rubare (bestiame)’.Lat. F9R5RI.

furca, pl. -s: XIV 132.40, N ‘forca’. Lat.F4RCAM.

fustigare: XIV 133.13; Part.pass. fustiga-dos XVII.72; Pass.rem. fustigei XIV133.15, V ‘fustigare’. Lat. F9ST2G5RE.

Gallulesu: XIV 146.22, A ‘gallurese’. De-rivato di preromano *GALLUL + -1NSIS.

gama: XXVII 192.1,5, N ‘gregge, bran-co’. Forse derivato deverbale di ga-meddare ‘unire due branchi, gemel-lare’.

gasi: Avv (III:§ 54.3).generale: XVII.65, nella locuzione av-

verbiale in generale, prestito dal pi-sano.

generatione: XIV 132.48, 133.24, N‘successori di chi ha rogato la carta’.Lat. G1N1R5T28NEM.

géneru: XII.10, N ‘genero’. Lat. G1N1RUM.genezzário: III.33, N ‘ufficiale preposto

alla direzione delle opere e dei la-vori manuali dovuti al Giudice’. Lat.GYNEC25RIUM.

genezu: XIV 131.27, N ‘prestazione di

lavoro svolto a favore dello Stato’.Lat. GYNAECIA, con specializzazionesemantica.

génoito: IV.33, V ‘sia!’, nelle formule diapprecatio. Gr. ge/noito.

génuru: VIII.56. Cfr. géneru.[girare] girarunt : (1) XIV 132.19;

Pres.ind. girat (2) XVII.13 e passim;XIX 4.9, V (1) ‘sottrarsi’; (2) ‘girare,voltare’. Lat. GYR5RE, con specializza-zione semantica (1).

gittari: III.35, V ‘rinviare, sottoporre (agiudizio)’. Lat. volg. * 26CT5RE

(REW:4568), con particolare svolgi-mento semantico.

glandi: XVI.10, N ‘ghianda’. Lat. GLANS,GLANDEM.

golleganes: XVI.26. Cfr. colleane.golle(i)ane, pl. -es: XIV 146.37,38; -is

XII.33,35, N pl. ‘colliberti, facentiparte della guardia palatina, eredidella classica condizione dei COLLE-GIATI’. Derivato di lat. COLLEGA, piú ilsuffisso -ANIS, che produce nominaagentis (Paulis 1997:23).

gonpanioni: VII.23, N ‘compagno’. Pis.compagnone.

gosi: Cfr. gasi.gotale: XXVI 42.7, 44.6, A ‘cotale’. Pis.

gotale.grancatu: XIII.35, A denominale ‘stor-

pio’. Derivato di granco, granchio(GDLI VI:1035).

grande: XXVI 46.17, A ‘grande’. Pis.grande.

grossu, -a: XXVII 191.1, 194.4; pl. -asXXVII 197.14, A ‘grosso’ (scil. ‘be-stiame’). Pis. grosso.

grucifixu: XXI.24,26, N ‘crocefisso’.Lat. CR4C2F7XUM, con evoluzione re-golare del primo segmento (gruke).

gruke: IIBa.25; XIX 4.16, 348.49, N‘croce’. Lat. CR4CEM.

[guadagnare] guadagnu: XXVI 44.2, N‘guadagno’. Pis. guadagno.

guali: Cfr. cali.guardare: XVII.71, V ‘rispettare’. Calco-

traduzione pisano di sd. castigare.guárdia: XXVII 195.10, nella locuzione

preposizionale in guardia, ‘sotto cu-stodia’. Pis. guardia.

guardianu: XXVII 191.7, N ‘guardiano’.Pis. guardiano.

guda: XX 65.2,10, N ‘sala (erba palu-stre)’. Lat. africano BUDAM.

gula: XXVI 42.10, N ‘gola’. Lat. G4LAM.guttur: XIX 4.4, N ‘viottolo stretto’, da

‘gola’. Lat. G4TTUR.gúturu: XVIIIa/B 111.5, N ‘gola’. Cfr.

guttur.

[habere] Habendu: IX.35. Cfr. áere.hereditate: XXVI 45.2, N ‘eredità’. Pis.

ereditate.heremita, pl. -s: IIB.31, N ‘eremita’.

Pis. eremita.hómine, pl. -es: IIBa.23; III.25,37; V.7;

XIII.14,16; XIV 131.5,7,31,32,43,44,133.31; XV.3,12; XVI.14; XVII.76;

234

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 120: Crestomazia Sarda

ligadore, pl. -s: XVIIIa/B 111.1, N ‘im-ballatore di pelli’. Derivato di ligare.

[ligare] ligant: XVIIIa/B 111.1 (B <gh>),V ‘legare, fasciare, imballare le pelli’.Lat. L2G5RE.

ligatáriu, pl. -os: XV.12, N ‘messo, am-basciatore’. Lat. L6G5T5R2UM.

ligna: XVII.66. Cfr. linna.lignahiolu: XVII.66, N ‘legnaiolo’. Pis.

legnai(u)olo.limba: XIX 348.26, N ‘lingua’. Lat. L2N -

GUAM.linna: III.18; XXI.26, N ‘legna’. Lat. L2-

GNA.lira, pl. -s: XVIIIa/B 110.5; XXVII

191.10, N ‘lira’. Pis. lira (da L7BRAM).lis: Pro (III:§ 41).lisénxia: XVII.68, N ‘licenza’. Sp. li-

cençia (DCECH III:644).l íttera : XX 65.8, N ‘lettera’. Lat.

L2TTERAM.líuru, pl. -s: VIII.10,79,85; X.12. Cfr. lí-

beru.líveru: XIX 349.18. Cfr. líberu.lli: Cfr. li.llis: Cfr. li, lis.lloi: Cfr. illoi.llos: Cfr. lu, los.llu: Cfr. lu.locatione: XXVI 46.3,13, N ‘affitto, lo-

cazione’. Pis. locazione.locatore: XXVI 46.4, N ‘locatore’. Pis.

locatore.loco: XXV.17. cfr. locu.locu: XIII.12,13 (-m),26; XV.6,11,23 (-m);

XXVI 42.2,3,7, N ‘Giudicato, Regno,territorio governato da un Giudice-Re’. Lat. L3CUM, con specializzazionedi significato (cfr. Carta de Logu = ‘delRegno d’Arborea’).

loghu: XVIIIB 19.12, a125.2. Cfr. locu.logu, pl. -s: VI.14; VII.23; VIII.10,11,68;

XIV 131.47,49,50, 132.55; XVI.2;XVIIIa 19.11; XXVII 195.9, 197.9. Cfr.locu.

logusalbadori: V.46; IX.36; X.23; XI.26.Cfr. logusalbatori.

logusalbatori: III.50; VI.17; VII.25, N‘rappresentante, già forse sin dal sec.X, dello iudex Sardiniae, e piú tardidei singoli Giudici nei capoluoghi,con attribuzioni civili e militari’. Lat.L3C7SERV5TOR, -8REM (calco dal gr. to-

pothrht»j).lu, los: Pro (III:§ 41).lucrare: XIV 146.3, V ‘trarre beneficio’.

Lat. L4CR5R7.ludu: III.17, N ‘fango’. Lat. L9TUM.luna: XII.48, N ‘luna’, nel calendario

medievale. Lat. L9NAM.lunis: IV.31; XIV 131.13,27; XVIIIa/B

125 18/15, N ‘lunedí’. Lat. volg.L9N2S (per -AE, scil. D26S).

Machedadore: XXVII 192.7, ‘macel-laio’. Derivato di machedare, ma-chelari.

machedare: XXVII 197.11. Cfr. mache-lari.

[machelari] machelaant: VII.6, V ‘ma-cellare, in relazione al diritto di ab-battere un certo numero di capi dibestiame quando il gregge o la man-dria si fossero trovati nei terreni datia coltura’. Lat. M0C1LL5RE.

maghedadore: XXVII 192.9. Cfr. ma-chedadore.

mágine: XII.52; XIII.34,35; XIV 131.68;XVI.30, N ‘immagine, persona’. Lat.2M5G2NEM.

magiore: XVII.89. Cfr. maiore.magueddare: XVII.59bis. Cfr. mache-

dare, machelari.mahiore: XVII.75,90. Cfr. maiore.máina: XI.9, A ‘terra nera, argillosa’.

Forse da lat. M0D2DUS, -AM, con cadu-ta regolare della prima -D- e sostitu-zione della seconda con una nasale,come nel caso frequente di scambiotra [r] e [n] (cfr. Gúspiri - Gúspini).

maiorale, pl. -s: III.11,31; XIII.26, N‘categoria sociale comprendente laclasse dei nobili, dell’aristocrazia edell’alto clero, con funzioni pubbli-che di rilievo’. Derivato di maiore.

maiorali, pl. -s: X.12. Cfr. maiorale.maiore1, pl. -s: III.36,40; VII.12; XII.17,

35 (de bestari),40 (de equas),41 (decanis); XIV 131.50,57, 132.49,133.37, 146.32; XVI.26 (de buiake-sos); XX 65.20,21; XXIII.25; XXIV.30(de iannas); XXV.22 (de portu), N ‘ca-po di corpo militare o ufficio d’ammi-nistratore pubblico’. Lat. MA2OR,MA28REM.

maiore2: XVI.9; XXI.28; XXIII.43; XXVI44.8, A ‘maggiore, piú grande’. Lat.MA28REM.

maiori: III.33 (de scolca); V.11,16 (devilla),18,31,34 (de scolca), 37 (deportu); IX.17. Cfr. maiore1.

maistru, pl. -s: III.17,30, N ‘maestro,persona specializzata in un mestie-re’; ‘arcivescovo’ (maistru Alfrede).Pis. maestro.

maiu: XXVI 42.18; XXVII 198.3, N‘maggio’. Lat. M52US, -UM.

malefactore: XXVI 42.8,11, N ‘malfatto-re’. Pis. malefattore (GDLI IX:531).

malíthia: XXVI 46.16, N ‘malizia’.mama: IV.9; XIV 132.41; XVII.2,61; XX-

VI 45.2,3. Cfr. mamma.mamma: XX 230.7, N ‘madre’. Lat.

MAMMA.manca: VII.11, A ‘sinistra’. Lat. MANCAM.mandare: III.42; Pres.cong. mandete

IV.21; Pass.rem. 3p mandait XIX348.37; 6p mandarun XV.12 (-m);XXV.16; 1p mandei XIV 133.10; 3pmandeit XIV 132.23, V ‘mandare, da-re un incarico; inviare tramite incari-cato una comunicazione giudiziaria,una richiesta’. Lat. MAND5RE.

mandatore, pl. -s: XIV 131.59, 133.29,146.15; XX 65.19, N ‘incaricatod’un’ambasciata’. Lat. MANDAT8REM.

[mandicare] mandicat: XIII.38, V ‘man-giare’. Lat. volg. *MAND2C5RE.

manna: XXIV.8, A ‘grande’. Lat. MA-GNAM.

mantenne: VII.54,60, V ‘mantenere’.Lat. volg. *MAN4T1N1RE (REW:5340;Wolf 1992c).

manu: IIBa.17; III.29; IV.21; V.46;VI.16; VII.25; VIII.18,21,26; IX.36;X.22; XI.25; XIII.13 (-m); XX 65.16;XXII 8.4, N ‘mano’, e in senso trasla-to ‘giurisdizione, dominio’, anchecome locuzione preposizionale con‘destra/sinistra’. Lat. MANUM.

manuale, pl. -s: XXI.23, N ‘manuale (dilettura liturgica)’. Lat. M0N45LEM.

maquícia, pl. -s: XVIIIa/B 19.9, N ‘risar-cimento pattuito con la parte offesaper un delitto compiuto’. Derivato di['makku] ‘pazzo’ (Paulis 1997:89-106).

márguine: XVII.15,19, -i 27, N ‘marginedi altipiano’. Lat. MARG2NEM.

marchesu: VIII.61. Cfr. markesi.mari: III.14; VIII.52, N ‘mare’. Lat.

M0R1.maridu: XIV 132.8. Cfr. maritu. maritu: XIX 349.13,19, N ‘marito’. Lat.

MAR7TUM.markesi: XI.20, N, prestito mutuato dal

pis. marchese.marquesu: VIII.53,65. Cfr. markesi.mártiru, pl. -s: IX.6, N ‘martire’. Lat.

MARTYREM, con adeguamento morfo-logico.

martis: XVIIIa/B 125.18/15, N ‘mar-tedí’. Lat. MARS, MART2S.

martúriu: XXVI 44.10, N ‘tortura’ (glos-sa lat. TORMENTA). Lat. MARTYR2UM.

masclu: XXVI 44.6, N ‘maschio’. Lat.MASC(4)LUM.

massamutinu, pl. -us: VIII.69, N ‘nomecon cui nei secc. XII-XIII venne an-che indicato il bisante d’oro in Ita-lia’; la forma appare già attestatapresso Cielo d’Alcamo e corrispon-de alla denominazione della tribú diMaŒmûda, che coniò la moneta inIspagna (VLI III:104, DECLlC V:373con bibliografia).

matre: XIII.4,6, N ‘madre’. Lat. MATER,MATREM.

mátrige (o matrige): III.5,44, N ‘proge-nitrice’. Lat. MATRIX, MATR2CEM.

me: Pro (III:§ 41).meça: XX 230.5. Cfr. mesa.meçorare: XXVI 46.15, V ‘migliorare’.

Derivato di ['medzus], lat. M1L2US

(volg. M1L23R5RE, DES II:113).mecu: Pro (III:§ 41).megu: Cfr. mecu.mei: Cfr. me.[mendare] mendet: XXVI 42.5,8, V ‘ri-

parare, risarcire’. Lat. 1M1ND5RE.mensa: IIBa.25, N ‘tavolo’. Lat. MENSAM.menuda, pl. -s: XXVII 197.12. Cfr. mi-

nudu (qui con vocalismo irregolare).mercante, -i: XVIIIa/B 109.1, N, presti-

to dal pis. mercante.mércuris: XVIIIa/B 125.18/15, N ‘mer-

coledí’. Lat. *MERC4R2(7)S, foggiato se-condo MARTIS.

Glossario

237

isu: Cfr. issu.iuale: XIV 131.9,22, N ‘giogo’, e nel-

l’abbinamento con servu ‘semiliberocostretto ad assolvere certi lavoriagricoli (col giogo)’. Lat. 24G5LEM,derivato di 24GUM.

iuargiu: XXVII 197.22, 199.1, N ‘bifol-co, lavoratore dipendente delle terrein un rapporto di locatio-conductiooperarum proprio della disciplinanormativa ligure, spesso incaricatodi sorvegliare il bestiame’ (Cortese1964:45-66). Lat. 24G5R2UM.

iubare: XIII.18, V ‘giovare, essere uti-le’. Lat. 24V5RE.

iúdegi: VII.24. Cfr. iúdice.iudicadu: XVII.73, N ‘Giudicato’. Lat.

24D2C5TUM.iudicare: XIX 348.15; Pass.rem. iudica-

run XIX 348.31, 349.20, V ‘giudica-re’. Lat. 24D2C5RE.

iúdice: III.37; XII.2,24,49; XIII.3,15,26,28,49; XIV 131.4,28,41,43,63, 132.7,16,18,22,23,25,32,42,45, 133.2,7,28,40, 146.1,14,20,21; XV.1; XVI.14;XVII.2,74,77; XX 65.1,16, 188.5,14,17, 231.7; XXI.4,46,52; XXII 2.8;XXIII.11,23,38, N ‘Giudice-Re di di-ritto o di fatto’. Lat. 29DEX, 29D2CEM,con specializzazione semantica.

iúdiche: IIBa.10. Cfr. iúdice.[iudigare] iudigedi’: XIV 132.30. Cfr.

iudicare.iúdigi: III.2; V.1,4,46; VI.1,4,16; VII.1,4;

VIII.2,53,56,59,62,67; IX.2,18. Cfr. iú-dice.

iúdigui: VIII.9. Cfr. iúdice.iúdike: XIX 4.1, 347.7, 348.14,57,

349.23,30; XX 188.27; XXII 2.8, 12.5;XXIV.9,19,27; XXV.2,7,12,20. Cfr. iú-dice.

iúdiki: III.46; IV.1,3,17,18,22,30. Cfr.iúdice.

iuga: XXI.21, N ‘coppia di buoi’. Lat.24GUM, 24GA.

iuigare : III.41, V ‘giudicare’. Lat.29D2C5RE.

iúige: XIV 132.27,30,34. Cfr. iúdice.iúigi: VIII.65; IX.16,25; X.1,4,5,10,

14,15,16,19,22; XI.10,20. Cfr. iúdice.iúigui: VIII.6. Cfr. iúdice.iumenta, pl. -s: XXVII 193.3, N ‘giu-

menta’. Pis. giumenta.iura: XIX 349.25, N ‘giuramento’. Pis.

giura (GDLI VI:893).iuradu, pl. -os: XVIIIa/B 19.3; XXVII

192.3, 196.12, N ‘giurato, membrod’una Corte’. Pis. giurato.

iurare: XIV 131.9,22, 132.45, 133.15; XIX348.40; XXVII 196.10; Part.pass. iura-du XXVII 190.2; iurados XXVII 195.6;Ger. iurande XXVI 46.15; Pass.rem.3p iurait XIX 348.56; 6p iurarun XIX348.49; iurarunt X.14; Pres.cong. 1piure, 3p -et XIX 349.23; XXVII 196.8,V ‘giurare’. Lat. 29R5RE.

iurari: VII.7; Pres.ind. iuramus VIII.65;Pass.rem. iurarunt X.14,19. Cfr. iu-rare.

iustícia: III.35, N ‘giustizia’. Lat. 24ST2-

T2AM.iustíthia: XXV.11. Cfr. iustícia.iustítia: XV.10. Cfr. iustícia.iuvale: XIV 133.16. Cfr. iuale.ive: Pro avverbiale (III:§ 42).iverru: XIV 131.60, N ‘inverno’. Lat.

H7B1RNUM.

Ka: Cfr. ca.kalendas, pl.: XII.47; XXVII 198.4, N

‘calende’. Lat. CALENDAE, -5S.[kampaniare] Imper. kampaniate: XIX

349.24; Pass.rem. kampaniáimus XIX349.25,31. Cfr. campaniare.

kannetu: XIX 348.9, N ‘canneto’. Lat.CANN6TUM.

kantu: Cfr. cantu.karitate: IIBa.21, N ‘carità’. Lat. CARITAS,

CAR2T5TEM.karta: VI.3,6,16. Cfr. carta.[kastigare] kastigit: VI.5. Cfr. castigare.ke: Cfr. ince, nke.ken: Rel (III:§ 53).kena, -e: P (III:§ 53).kerkitore: XIV 131.58, N ‘esattore delle

rendite’. Lat. volg. C2RC5T8REM (forseincrociatosi nel vocalismo atono conkertatore).

[kèrrere] kerfit: V.21; 6p kerfiruntX.11, V ‘volere’. Lat. QUAER1RE.

kerta: XIV 131.7. Cfr. kertu.kertare: XIV 146.16; XIX 348.19,21,

349.9; Impf.ind. 3p kertavat XIX349.22; 6p kertavan XXII 13.11; Pass.rem. 3p kertait XIX 348.22,25,27,349.10,15,32; XX 188.12; XXV.4; 6pkertarun XX 188.1; XXII 13.8. Cfr.certare.

kertari: V.25,43; Impf.ind. kertáa VII.7.Cfr. kertare.

kertu: III.43; VII.5,6; XIX 349.32; XX188.23; XXII 12.8; XXIV.23; XXV.3, N‘lite, contraddittorio’. Derivato dicertare (e cfr. CERT5MEN).

ki: Cfr. ci.kita: IIBb.6; XXIV.30. Cfr. cita.klérigu: XIV 132.2. Cfr. clérigu.

La: Pro (III:§ 41).[laborare] laborait: XIII.6, V ‘costruire,

fondare (una domo)’. Lat. L0B3R5RE,con specializzazione semantica.

labore: XX 157.7, N ‘grano’. Lat. L0BOR,L0B8REM.

láccana, pl. -s: XX 65.11,12, N ‘confinegenerale d’un fondo’. Etimologia in-certa (DES II:2-3).

laccu, pl. -os: XXI.20, N ‘pozzanghera,piscina d’acqua’. Lat. LACCUM.

ladus: V.16,31,32,33,36,41; XVI.8. Cfr.latus.

lahoru: XVII.59. Cfr. laoru.lámpadas: XVIIIa/B 125.25/22, N ‘giu-

gno’. Lat. LAMPAS, LAMPADA (DES II:7).lana: XVI.13, N ‘lana’. Lat. LANAM.lande: XVII.58. Cfr. glandi.laorare: XXVII 199.2, V ‘lavorare i

campi, arare’. Lat. L0B8R5RE.

laorera, pl. -s: XXVII 198.3, N ‘terrenoseminato’. Calco morfologico dipen-dente dal cat. llaurera (DECLlCV:111).

laorgiu: XXVII 197.7. Cfr. lavorgiu.laoru: XVII.67, N ‘seminato (scil. cam-

po)’. Prestito acclimato dal cat. llaor,variante occidentale molto diffusa dillavor (DECLlC V:109).

larga, pl. -s: XVIIIa/B 19.4,9/10, N ‘ra-pina, furto’. Derivato di largare.

[largare] largait: XIX 348.12, V ‘rubare,sottrarre’. Pis. largare, con specializ-zazione semantica (cfr. fare largo,GDLI VIII:771).

lasare: XII.49; Ger. lasando VIII.50; -uVII.11; VIII.26. Cfr. lassare.

[lassare] lassando: VIII.21,39; -u VII.13;Pres.ind. lassant XIV 133.10; Impf.ind.lassavant XIV 133.13; Pass.rem. lasseiIV.4, V ‘lasciare’. Lat. LAX5RE.

lata: XX 65.8, A ‘larga e bassa’. Lat.L5TAM.

latus: IV.8,9; XX 188.10-11; XXI.8,11 epassim; XXII 7.2,4,7, 10.2,6,8,10,15,19,12.4, N ‘metà del diritto sul lavorod’un servo’. Lat. L0TUS.

[lavorare] lavorata: XX 230.4. Cfr. labo-rare.

lavore: XXII 12.5. Cfr. labore.lavorgiu: XXVI 42.6, N ‘seminato’. De-

rivato di laborare.laxare: XXVII 195.1,5 (<x> = [ss]). Cfr.

lassare.lebari: III.19,38; IX.24; lebando X.4;

lebandu V.4; VII.3; lebandoroXIII.23; Pres.ind. lebat VII.13. Cfr.levare.

lettu, pl. -os: XXI.27, N ‘letto’. Lat.L1CTUM.

levare: XIV 131.37; XV.7,9; XXIV.7;XXV.6; Ger. levandu VI.4; Part.pass.levata IIBa.25; levadas XXVII 196.7;Pres.ind. 2p levas XIX 348.24, 349.12;XX 231.2; 3p levat VII.9,11,12;Pres.cong. 3p levet XXVI 44.2; levitXI.9; 6p levent XIV 131.49; Impf.ind.levavat XIX 349.6; Pass.rem. levaitXIX 348.31,39,43, 349.26,27; XXV.7,8;levedi’ V.25,42; Imper. levade XIV132.43, V ‘levare, portar via’. Lat.L1V5RE.

li: Pro (III:§ 41).líberu, pl. -os: III.38; XIV 132.17,29,31;

XXVI 42.11; pl. -us III.11,16,21,32;X.19; XIV 132.21.

líbera IV.5,8; IX.19; XXIII.24, N ‘libero’in contrapposizione a ‘servo’. Lat.L7BER, L7BERUM.

libra, pl. -s: XX 230.4; XXI.25; XXIV.6;XXVI 42.8, 44.2,4, N ‘libbra, unità dipeso usata per l’argento o per il ri-spettivo valore monetario’. Lat.L7BRAM.

libru, pl. -os: IIBa.27; XII.53 (-o);XXI.22,30 (-o); XXIII.28, N ‘libro’.Lat. L2BRUM.

lícitu, -a: XXVI 46.10,12, A ‘lecito’. Pre-stito acclimato dal pis. lecito.

236

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 121: Crestomazia Sarda

nullu, -a: Avv/Q (III:§ 55).[nunthare] nunthait: XIX 348.15, V ‘ci-

tare davanti a un magistrato’. Lat.N4NT25RE.

Nuntio: XX 188.15 (Pasca ~), N ‘Epifa-nia’. Lat., derivato di N4NT25RE.

nuraqui: XVII.21, N ‘nuraghe’. Da pre-lat. *NUR ‘pietra, ammasso di pietre’,piú il suffisso -ake (non persuadel’ipotesi di Alinei 2000:683, secondocui nuraghe proverrebbe da NURA >nura ‘nuora’).

Obediénthia: XXV.11, N ‘ubbidienza’.Pis. obedienza.

observare: XVII.71; Pres.cong. obser-vet XXVI 45.5, V ‘osservare’. Lat. OB-SERV5RE.

occídere: XIV 131.54, 132.38; XV.8;Piucchepf.ind. ociserat XIV 133.31,V ‘uccidere’. Lat. OCC7D1RE.

octo: XVIIIB 125.7,14,21, Numerale ‘8’.Lat. 3CT8.

[offerre] offero: XXIII.19, V ‘offrire’.Lat. OFF1RRE.

offerta: XXI.25, N ‘vassoio, parte delcorredo sacro d’una chiesa, da usarenell’offertorio’. Lat. OFF1RTAM.

officiale, pl. -es: XVIIIa 19.1,6,10; pl. -is XVIIIB 19.1,7, N ‘ufficiale’. Pis. of-ficiale.

okier: XIV 132.41; Pass.rem. okisit 14131.15, V ‘uccidere’. Cfr. occídere.

oliastru: XI.7, N ‘oleastro’. Lat. 3L1A -STRUM.

ómine, pl. -es: III.43; XIV 131.15;XXI.7; XXII 10.3, N ‘uomo’. Lat.H3M8, H3M2NEM.

omni, omnes: Q (III:§ 39).ómnia: Q (III:§ 39).Ómnia Sanctu: XVIIIB 125.9, N ‘(festa)

di Ognissanti’ (> ‘mese di novem-bre’). Lat. OMNES SANCTI (con adegua-mento morfologico alle basi sarde).

onore: XV.2,22; onori IX.5, N ‘onore,memoria’. Lat. H3N8REM.

òpera1: III.35,43 (-s); XIII.30; XXIII.24,25, N ‘opera’, in particolare nel sen-so di ‘opera prestata o lavoro esple-tato da servi appartenenti a un enteecclesiastico o al Giudice’. Lat. 3PUS,3P1RA.

òpera2: XXV.6,8, N ‘l’Opera della Pri-maziale di Pisa’. Pis. Opera.

operáiu: XXV.1,3, N ‘Operaio; delegatodell’amministratore dell’Opera’. Pis.Operaio.

[operare] operatum: XIII.33; XXVI46.14 (traduce ad habitandum), V‘produrre, creare, lavorare’. Lat.3P1R5RI.

opus: IIBa.22; III.18; XIV 131.13,50,132.20, 133.13; XXVI 46.14, N ‘ope-ra, bisogno’ (est opus). Lat. 3P4S.

ordinamentu: III.29, N ‘ordinamento,regolamento’. Pis. ordinamento.

[ordinare] ordinadu: XVIIIa/B 109.4,111.4; Pres.ind. ordinamus VIII.65;XVIIIa/B19.1, 111.1; Pass.rem. ordinai

XII.49, V ‘ordinare, regolamentare’.Lat. ORD2N5RE.

óriu: XXII 11.8, N ‘orzo’. Lat. H3RD1UM.ormíniu: III.46, N ‘strumento, atto, di-

sposizione’. Forse commistione traARM5RE e ORD2N5RE (DES I:113-114).

orruina, pl. -s: VII.14, N ‘rovina’. Lat.R47NAM.

orróia: VIII.16 e passim, N ‘canale d’ac-qua, valle acquitrinosa’, anche nellalocuzione s’orroia s’orroia ‘lungo icanali’. Prelat. *R3G2A (DES I:127; Pli-nio ARRUGIA, DCECH I:359-360).

ortale: XXII 11.4, N ‘orto’. Derivato diortu.

ortu: XI.7; XXVI 42.16, N ‘orto, terrecoltivate’. Lat. H3RTUM.

orzolu : XXI.25, N ‘orciolo’. Lat.4RC13LUM.

osca: Avv (III:§ 54.2).ospitale: XX 188.1. Cfr. ispitale.otonbre: XII.47, N ‘ottobre’. Pis. otto-

bre, con epentesi consonantica.over: Congz (III:§ 56).

Pace: XIV 146.4, N ‘pace’. Lat. P0CEM.pacíficamente: XXVI 46.3, prestito dal

pis. pacificamente.padrargiu: XXVII 192.3, N ‘guardiano

dei pascoli’. Derivato di padru.padre: XVII.61; padri XI.18. Cfr. patre.padru, pl. -os: XXVII 192.3; pl. -us

III.27, N ‘prato, pascolo col semine-rio, parte della vidazzone soggetta arotazione annuale’, in senso lato;per quanto riguarda l’età medievale,padru era ‘il prato comunale’, com-prendente non di rado le pertinenzedi aggregati scomparsi (Maxia2001a:110-111 per i resti toponoma-stici nell’Anglona). Lat. PRATUM.

padule: XX 65.3, N ‘palude’. Lat. volg.P0D9LEM per P0L9S, P0L9DEM.

pagamentu: XXVI 42.12,14, N, prestitodal pis. pagamento.

pagare: XVII.73; XXVI 42.9,15; XXVII198.2,6; pagari VIII.69; Ger. pagandeXVII.68; Part.pass. pagadu XVIIIa111.6; paghado XVIIIB 111.6 (<gh>);Pres.cong. 3p paghet XXVI 42.4,46.5; paguet XXVII 190.9, 191.10,192.4, 193.10; pagit XVIIIB 109.7; 6ppaguent XXVII 197.16, V ‘pagare’.Pis. pagare (piuttosto che lat.P0C5RE, a causa di -C- > g).

pala: nella locuzione in pala de, V.25.Cfr. III:§ 35.

Palma, pl. -s: XVIIIa 19.12, ‘Palme’,con riferimento alla domenica pre-cedente la Pasqua. Lat. PALMAM.

panghuliere: XVIIIB 111.4. Cfr. ban-gullieri.

paníliu, pl. -us: III.11,16,22,37; IV.21;panílio III.32,38,41, N ‘gruppo di se-miliberi obbligati a varie operas a fa-vore del Iudice o di altre autoritàpubbliche e private’. Lat. medievaleBAN2L2UM (Ortu 1996:32-34, Paulis1997:45).

pannu, pl. -os: XX 157.7; XXI.25 (pa-ramentos de pannu),27, N ‘panno divalore pregiato’. Lat. PANNUM.

Papa: XXIV.7, N ‘Papa’. Pis. Papa.páperu: XIII.12,19, N ‘padrone di ter-

reni collettivi’. Lat. PAUPER, (volg.)PAUPERUM, con specializzazione se-mantica.

paradisu: XIV 131.69, N, prestito mu-tuato dal pis. paradiso.

paramentos: IIBa.24; XXI.25, N ‘para-menti, arredi liturgici confezionaticon ricche stoffe’. Lat. medievale PA-RAM1NTUM (GDLI XII:558).

parare: XIX 347.12; Part.pass. paratuXIX 347.11; Pass.rem. parai XX156.3, V ‘acquistare, venire in pos-sesso’. Lat. P0R5RE.

parçire: XX 188.8 (-si),26 (-nolla);Part.pass. parçitu XX 188.16;Pass.rem. parçirun XX 188.10. Cfr.parthire.

parçone: XIV 131.70, 133.48, 146.46;XX 188.25. Cfr. parthone.

pare: Cfr. pari(s).parente , pl. -es : III.45,47; XIV

132.12,13; XIX 4.23; XXI.17; XXII10.10,20; XXIII.13; parenti, pl. -isIX.7; XI.5,17, N ‘parenti, genitori’.Lat. P0R1NTEM, -ES.

pari: Cfr. paris.pariari: V.9,14,17,26,42; VI.12; VII.17,

V ‘pagare, pareggiare, compensare’,spesso nella locuzione fissa clompiipariari (‘raggiunsi un compromessomediante compenso’). Forse preco-ce pisanismo, da pariare ‘bilanciareil conto’ (Marongiu 1975:48, n.176;Niermeyer 1984:764).

parimentu: III.43, N ‘pagamento, com-penso’. Derivato deverbale di paria-re, -i.

paris: Avv (III:§ 54.3).[párrere] parsit: XIV 131.8; parvit XX

188.17; XXIV.13, V ‘parere’. Lat.PAR6RE.

parte, pl. -es: III.3; VI.2; VII.2; XII.3;XVI.20 e passim; XVII.86; XIX 4.19,348.9; XX 65.5,6, 188.13,19, 230.2,3;XXII 2.7, 10.7,15; XXVI 44.9, N ‘par-te’, nei primi testi campidanesi percalco semantico dal gr-biz. me/roj, me-

re…a ‘parte del dominio amministratoda un Giudice’. Lat. PARS, PARTEM.

[parthire] partho: XXII 10.12; Pass.rem.parthivimus XIX 349.26, V ‘spartire,dividere’. Derivato denominale diparthone (meno probabilmente daPART28, come pensa Loporcaro2003:290).

parthone: XXII 13.12, N ‘spartizione’.Lat. PART2T28NEM, con aplologia.

parti: IV.1; V.2,8,40; IX.4; X.2; XI.3.Cfr. parte.

partire: XIII.17; XXV.19; Part.pass. parti-du VIII.69; partidas VIII.55,61;Pres.ind. 3p (si) partit XVII.12,17,38;6p (si) partin ‘si dipartono’ XVII.30;Impf.ind. 3p parteat V.36; 6p parteant

Glossario

239

merkede: XIX 348.14, N ‘grazia’. Lat.MERC6DEM.

merkei: X.9. Cfr. merkede.[mersare] mersent: XIV 131.26. Cfr.

messari.mese: XXVI 42.18, 44.3; XXVII 194.6,

N ‘mese’. Lat. M1NSEM.mesitade: XXVII 197.18. Cfr. mesitate.mesitate: XXVI 44.4, N ‘metà’. Prestito

acclimato dal pis. mezzità (GDLIX:317).

messa, pl. -s: III.19; XVIIIaB 125.22,25(<s>), N ‘messe, raccolto’. Lat. MES-SIS, -EM.

[messari] messarint: III.34; Pres.cong.messint III.16, V ‘mietere’. Lat. volg.MESS5RE (Ernout/Meillet 1985:401).

messu: XXVII 198.3. Cfr. mesu.mesu: XXVI 46.7; XXVII 192.8; mesa,

pl. -s XXII 11.7, A ‘mezzo, mezza’.Probabilmente pisano postdugente-sco mezzo; mesa, meça ['m}za] (nonconvince Wagner in DES II:99-100, ilquale postula un’etimologia latinapoco sicura).

meu, mea: Poss (III:§ 38).mezétima: XII.48, N ‘mercoledí’. Pis.

mez(z)etima (Castellani 2000:274).mi: Pro (III:§ 41).midesmu: XXVI 45.4, A ‘medesimo’.

Prestito acclimato dal pis. medesmoo, non meno verosimilmente, accat-to siciliano – attribuibile al copista –di midesmu, midemmu.

milícia: III.6, N ‘milizia’. Voce dotta,lat. M7L2T2AM.

mille: XXI.21, Numerale ‘1000’. Lat.M7L(L)E.

mimi (Pro III:§ 41).minadura: XXVII 193.13, N ‘conduzio-

ne, trasferimento (di greggi)’. Deri-vato di M2N5R7 (REW:5585).

[minimare] minimadu: III.48; minimariIX.26; XI.14, V ‘menomare, indeboli-re’. Lat. volg. M2N2M5RE, derivato diM2N2MUS (REW:5586).

ministériu: IIBa.19, N ‘ufficio liturgico’.Lat. M2N2ST1R2UM.

ministradore, pl. -s: XVII.68, N ‘ammi-nistratore’. Pis. ministratore (GDLIX:460).

minore: XVI.24; XX 157.3; XXI.23,28,A ‘piccolo’, usato spesso nei sopran-nomi. Lat. M2N8REM.

minter: XXVII 195.6. Cfr. mitter.minudu: XXVII 194.3, 196.3, A ‘piccolo’,

riferito al bestiame. Lat. M2N9TUM, -AM.minus: Congz (III:§ 58.8).misericórdia: X.3, N ‘misericordia’. Lat.

M2S1R2C3RD2AM.missa, pl. -s: IIBa.24; IV.29; XIII.24, N

‘messa’. Lat. M2SSAM.missu: XXIV.7, N ‘messo’. Lat. M2SSUM.mitter: XXVII 191.8, V ‘mettere’. Lat.

M2TT1RE.miu, mia: Poss. (III:§ 38).mixa: XXI.26 (<x> = [ss]). Cfr. missa.mixale, pl. -s: XXI.22 (<x> = [ss]), N

‘messale’. Lat. M2SS5LEM.

modo: Avv (III:§ 54.2).modu: XXVI 42.2; XXVII 199.3, N ‘mo-

do’, nella locuzione mutuata dal pis.per tale modo.

móiu, pl. -os: XXII 12.5, N ‘moggio,misura per cereali’. Lat. M3D2UM.

molente: XVIIIB 109.4; molenti XVIIIa109.3, 110.3, N ‘asino’. Lat. M3L1NTEM,da M3L1RE.

[mòlere] moiant: XIV 131.25, V ‘lavo-rare alla macina, macinare’. Lat.M3L1RE.

moléstia: XXVI 46.3, N ‘molestia’. Pis.molestia.

monacale, pl. -s: XVII.6, N ‘monaco’.Pis. monacale (GDLI X:756-757).

molinu: XIV 146.8, N ‘mulino’. Lat.M3L7NUM.

mònacu, pl. -os: XXIII.21 (<ch>);XXIV.4, N ‘monaco’. Lat. M3N0CUM.

mònagu, pl. -os: XIV 131.47,51,53,55,61, 146.17. Cfr. mònacu.

monastériu: IX.12, N ‘monastero’. Lat.M3NAST1R2UM.

monásticu, pl. -os: XXI.23, A ‘monasti-co’, riferito a salterio. Lat. volg. MO-NAST2CUM.

monte, pl. -es: VIII.37,50; XVII.7,9,10,55,63; XXII 2.4,5, N ‘monte’. Lat.M3NTEM.

monticlu: XXII 10.18,21, N ‘collina, pic-cola altura’. Lat. MONT2C1LLUM, -C4LUM.

moori: VII.13, N ‘sentiero di confinefra saltus o terreni’. Lat. MA28REM.

[morre] morgiat: XXVI 42.10; Pass.rem.3p morivit XIX 348.1,26; XXII 13.8;6p morrunt XIV 132.13, V ‘morire’.Lat. M3R7, volg. *M3R1RE.

mortale: XVII.76, A ‘mortale’. Lat.M3RT5LEM.

morte: XIV 131.69; morti III.43, N ‘mor-te’. Lat. M3RTEM.

mortu, pl. -os: IV.30; XVIIIa 125.11, A‘morto’. Lat. M3RTUUM, part.pass. dimorre.

mucere: XII.10. Cfr. muiere.muchere: IIBa.5,10. Cfr. muiere.mudeglu: VII.10, N ‘cisto’. Forse da un

derivato di *MUT4LUS (DES II:150-151).mugere: XVI.5; XXII 10.28. Cfr. muiere.mugleri: VIII.4,8. Cfr. muiere.muiere: VII.1,4; XIII.20; XIV 132.9,

133.18; XXII 11.2; XXIV.20,28, N‘moglie’. Lat. M4L21REM.

muleri: IV.6. Cfr. muiere.muliere, pl. -s: III.19; IV.4,5,7; V.1,5;

X.2,10,16; XIV 131.24, 133.20; XIX347.8; XXI.4,5,7,10,13,46; XXIII.12,20,39; XXV.2; mulieri III.2; VI.2,5.Cfr. muiere.

multu: XIII.30, Q, prestito acclimatodal pis. molto.

mundu: X.18; XI.11,12,15, N ‘mondo,terra’. Lat. M4NDUM.

muristere: XIX 4.2,21; muristeri V.8, N‘monastero’. Incrocio fra lat.*MON2ST1R2UM (REW:5656) e gr.-biz.monaste/ri (Paulis 1983:169).

múrtinu: XII.8, A ‘sauro’. Lat. MURT2NUM,

der. di M4RT1US (Ernout/Meillet1985:423, dal gr. mÚrtinoj, mÚrsinoj).

muru: VIII.17; XVII.13, N ‘muro’. Lat.M9RUM.

Narbone, pl. -es: XVII.67, N ‘maggese’.Forse derivato di lat. ARVUM (DESI:132).

narre: XIII.27; XIV 133.41; Part.pass. na-radu XVIIIaB 19.8; Ger. narando XIV131.32; Pres.ind. 3p narat IV.23;XI.13; narrat XX 231.8; 6p naranXXV.17; Impf.ind. naravat XX 188.5;Pass.rem. 1p narai XX 188.15; narraiXX 231.3,6; 3p narait XIV 132.43; XIX349.17,23,24; narrait XX 231.5,7; nare-di’ XIV 131.19; 6p narrunt XIV131.17, 132.20, V ‘dire’. Lat. NARR5RE

(+ -1RE), utilizzato con molta frequen-za da Lucifero da Caralis al posto diD7C1RE (Hartel 1886:26, Castelli1971:175, Stefenelli 1992:122).

[náskere] natu: XXIII.26; XXV.19, V‘nascere’. Lat. NASC7, NASC1RE.

natale: IV.31, N ‘festa, ricorrenza’. Lat.NAT5LIS, -EM.

natia: nella locuzione a natias, XIX349.29, ‘nascita’, nella fattispecie ‘se-condo l’ordine di nascita’. Lat. NAT7VAM.

Natividadi: XVIIIa/B 125.16 (-t-)/14, N‘Natale’. Lat. NATIV2T5TEM.

nde, ndi: Pro avverbiale (III:§ 42).ne: Cfr. nen.nebode: XVI.16,22,24. Cfr. nepote.nen: Congz (III:§ 56).nepote, pl. -es: XIII.49; XIV 131.36,

133.23, N ‘nipote’. Lat. N1P8TEM.netta: XXIV.15, N ‘nipote’. Lat. volg.

N1PTAM.neunu, -a: Q (III:§ 39).nexiunu: Q (III:§ 39).ni: Cfr. nen.niente: XXVII 198.5, Avv mutuato dal

pis. niente.nin: Cfr. nen.nixunu, -a: Cfr. nex(i)unu.nke: Cfr. ince.nóbili, pl. -s: VIII.77, N, dal pis. nobile.nodaiu: IX.29, N ‘notaio’. Pis. notaio,

nodaro (GDLI XI:484).nomen: XXI.30; XXIII.27, N ‘nome’.

Lat. N8MEN, N8M2NEM.nominadu, pl. -os: XVII.7 e passim, N

‘nominato’. Lat. N8M2N5TUM.nòmin(e): VII.1; VIII.1; IX.1; X.1; XI.1;

XII.1; XIII.1; XIV 131-133.1; XV.1;XVI.1. Cfr. nomen.

nòmini: III.1; IV.1; V.1; IX.18; XVII.1.Cfr. nomen.

non: Avv di negazione (III:§ 55).nos: Pro (III:§ 41).noscus: Pro (III:§ 41).nostru, -a: Poss (III:§ 38).notale: XIII.22. Cfr. natale.note: XXVII 191.4. Cfr. notte.notte: XXI.23; XXVII 192.5, ‘notte’. Lat.

N3CTEM.notturnale: XXI.22, N ‘libro d’ufficio

notturno’. Lat. N3CT4RN5LIS, -EM.

238

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 122: Crestomazia Sarda

potestade: XVII.59bis; potestadi IX.25.Cfr. potestate.

potestate: IIBa.17; XXVI 42.7,11, 44.8,46.8, N ‘podestà’. Lat. POTEST5TEM.

potestu: XIII.6, ‘podestà’. Derivato de-verbale di potestare.

pradi: IV.18, N ‘erbe, macchia’. Lat.PRATUM.

prea: III.43, N ‘pignoramento’. Deriva-to deverbale di preare, preari.

preare: III.41; preari III.39, V ‘pignora-re, sequestrare i beni’. Pis. pre(d)are(DES II:304; GDLI XIV:77).

prebíteru: V.10,14,17,22,26,29,33,37,41,43; VII.21; XX 230.8, N ‘prete’.Lat. PRE(S)BYTER, PRE(S)BYTERUM.

precu: XXV.15, N ‘preghiera’. Derivatodeverbale di precare, pregare.

preçu: XX 156.3, N ‘prezzo’. Lat. PR1-

T2UM.[pregare] pregait: XXIV.4, V ‘pregare’.

Lat. PR1C5RI.pregontare: XVIIIB 19.3; pregontari

XVIIIa 19.3; Pass.rem. pregontei XIV131.18, V ‘chiedere, interrogare’. Lat.PERCONT5RE.

pregontu: XVIIIa/B 19.7/8, N ‘interro-gatorio; lista delle contravvenzioni’.Derivato di pregontari.

pregu: IX.8. Cfr. precu.prehideru: XVII.88. Cfr. prebíteru.préidi: VI.9; XI.20,21. Cfr. préite.préite: XXV.12,20,21 e passim, N ‘pre-

te’. Pis. pre(i)te (GDLI XIV:285).preiudíciu: XXVII 193.16, N ‘multa,

sanzione’. Pis. pregiudizio (GDLIXIV:130-131).

presbítere: IV.22. Cfr. prebíteru.presbíteru: XII.45. Voce dotta. Cfr.

prebíteru.presse: XIV 131.50, N ‘fretta, urgenza’.

Lat. PRESSE.prestare: XXVI 44.1, V, prestito dal pis.

prestare.prevíderu: XIV 132.3. Cfr. prebíteru.prevítero: XXV.3; -u: XXII 12.9. Cfr.

prebíteru.prexione: XVIIIB 111.5, N ‘prigione’.

Pis. pregione (GDLI XIV:331).prexoni: XVIIIa 111.5. Cfr. prexione.prima: XII.48; prima die XVIIIa/B

125.19/7, Ordinale ‘primo, -a’. Cfr.primu.

primu: XVII.12; XVIIIa/B 125.9/16; pri-mo: XVII.7, Ordinale ‘primo, perprimo’. Cfr. primus.

primus: XII.31; XVI.15; XVII.12,78; XIX4.25, Ordinale ‘primo’. Voce dotta,lat. PR7MUS.

priore, pl. -es: IIBa.18; XIV 131.39,132.2, 133.6; XIX 348.38; XX 156.1,188.9, 231.8; XXIII.26; XXIV.5,14,16;priori VII.3, N ‘priore’. Pis. priore(GDLI XIV:391).

[privare] privatos: XXVI 45.1, V, presti-to dal pis. privare.

pro: P (III:§ 53).[procèdere] procedat: XXVI 44.9, V,

prestito dal pis. procedere.

prociteu: Cfr. progitteu.procuradore, pl. -es: XVII.68, N, presti-

to dal pis. procuratore (o dal cat.procurador).

prode: IV.20; XIV 133.23; XX 231.9;XXIV.23; prodi X.18, N ‘beneficio’.Lat. volg. PR8DE, ricavato da PR8DEST.

proditore: X.24, N ‘traditore’. Lat.PR8D2T8REM.

profetu: XVII.59, N ‘profitto’. Cat. profit.progitteu: Avv (III:§ 54.3).prova, pl. -s: XXVI 44.9, N, prestito dal

pis. prova.[provare] provadu: XVIIIa/B 109.5;

XXVI 44.7; XXVII 190.7, V. Prestitodal pis. provare.

próximu, pl. -os: XXVII 197.5, A ‘pros-simo’. Voce dotta, lat. PROX2MUM.

pruina, pl. -s: III.34,48, N ‘gelo inver-nale, brina’. Lat. PR42NAM.

públicamente: XVIIIa/B 110.4, Avv,mutuato dal pis. pubblicamente.

pugnare: XIII.32,40. Cfr. punnare.puliaccesos: XXI.50. Cfr. buiakesu.pumu: XIX 348.8, N ‘pometo, frutteto’.

Lat. P8MUM.punnare: XIV 131.66, V ‘tendere, pro-

pendere, sforzarsi per’. Lat. P4GN5RE.pupidu: XXVII 190.10, 191.6,7,12,

193.11, 197.1,21, 199.1,9, N ‘padro-ne, proprietario’. Lat. P9P2LLUM, conspostamento semantico.

[purgare] purgent: XIV 131.25, V ‘pur-gare, nettare il grano’. Lat. PURG5RE.

purili, pl. -s: III.17, N ‘servo giovane(dell’arcivescovo cagliaritano), inca-ricato fra l’altro della cura dei caval-li’. Voce legata a poriclu, -os. Lat.PUER2LIS, -EM (DES II:328).

puru: Avv (III:§ 54.3).pus: P (III:§ 53).pusco: Congz (III:§ 58.10).puspare: Avv (III:§ 54.3).pust: P (III:§ 53).pusti: P/Avv (III:§§ 53,54).

Quale: Cfr. cali.qualunqua: Q (III:§ 39).quando: Cfr. cando.quantitate: XXVI 44.7, N ‘quantità’. Pis.

quantitate.quantu: Cfr. cantu.Quaréssima: XVIIIa 125.19, N ‘Quare-

sima’. Dall’it. (o cat.) Quaresima, -sma.

querquidore: XVII.89. Cfr. kerkitore.[quèrrere] querrat: XVII.71. Cfr. kèrrere.qui: cfr. ki.quida: XVIIIa 125.24. Cfr. kita.quimbe: XXVII 196.6, Numerale ‘5’.

Lat. C7NQUE per QU7NQUE.quircare: XXVI 42.11, V ‘cercare’. Lat.

volg. C2RC5RE (REW:1938).quomodo ['k]mo]: Avv (III:§ 53.2).

Ragione: XVIIIB 19.9,11, N ‘legge, nor-ma giuridica, giurisdizione’. Pis. ra-gione (da RATIO, -8NEM; Fiorelli1994:586-587, Paulis 1997:99-102). Il

vocabolo, come ha dimostrato bril-lantemente Francesco Sini (1997:135),rinvia direttamente alle norme del di-ritto romano giustinianeo.

[recebre] recividu: XXVII 193.12, V ‘ri-cevere’. Cat.ant. recivit, mod. rebut,da re(ce)bre (DECLlC VII:156).

recordatione: XIV 133.3. Cfr. recordán-tia.

recordántia: XIV 132.4, N ‘registrazio-ne, ricordanza, ricordazione’. Presti-to acclimato dal pis. ricordanza, ri-cordazione.

rectore: IIBa.12, N ‘rettore, superiore’.Lat. RECT8REM.

recuperare: XXVI 46.14, N, prestito dalpis. recuperare.

rèere: XVIIIa/B 125.2 (rèhere/reer), 4(ms. a rèere), V ‘tenere, celebrare’.Cfr. règere.

rege: XVI.1,15 (nom.),28; XIX 347.10,348.59; XXIV.21,29, N ‘Re-Giudice’.Lat. REX, R6G1M.

[règere] regendo: XIV 132.18, V ‘am-ministrare’. Lat. R1G1RE.

regimentu: IIBa.28, N ‘reggimento,amministrazione’. Lat. R1G2M1NTUM.

regina: IIBa.10; XII.5; XVI.2; XVII.4;XIX 347.9; XXI.5; XXIII.12,39;XXIV.20,28, N ‘Regina, Giudicessa’.Lat. R6G7NAM.

[regnare] regnarat: XXII 2.8, V ‘regna-re’. Lat. REGN5RE.

regnu: VIII.58,64,67; XIV 131.33 (-um),59, 132.16 (-u), 146.3 (-m),13;XVIIIa/B 19.1,6. Cfr. rennu.

regogler: XXVII 197.6, V ‘raccogliere’.Pis. re-, ricogliere (GDLI XVI:99).

reina: XXV.3. Cfr. regina.relíquias: IIBa.26, N ‘reliquie’. Voce

dotta, lat. R1L2QUIAE.remaner: IIBa.28; Ger. remanendu:

VIII.43; Pass.rem. remasit XXII 2.7;Pres.cong. remaniat IIBa.19, V ‘rima-nere’. Lat. REMAN6RE (+ -1RE).

remédiu: XXI.6, N ‘rimedio’. Pis. re-,rimedio.

remissione: III.45; XVI.3; XVII.62; re-missioni IX.7, N ‘remissione’. Vocedotta, lat. R1MISS28NEM.

rengno: XXV.24; rengnu XII.21. Cfr.rennu.

rennu: III.14,21,32,34,41; IV.20; XII.15;XVIIIB 19.7; XIX 4.21; XX 65.6,7,19;XXIII.25, N ‘Regno, Giudicato’. Lat.REGNUM.

[renovare] renovo: XX 156.4; renovaiXXIII.14, V ‘confermare la validità’.Lat. R1N3V5RE.

[repartire] repartirus: VIII.8, V ‘spartire,dividere equamente’. Lat. R1PART7RE.

[ressire] ressit: VIII.13, V ‘uscire dinuovo, dipartirsi’. Lat. EX7RE piú ilsuffisso R1-.

restauramentu: XXIV.13, N ‘restauro’.Pis. restauramento.

restuglu, pl. -os: XXVII 197.3,8,13,15,25, N ‘stoppia’. Lat. volg. *REST4-

C(4)LUM (DES II:355).

Glossario

241

5.32. Nel senso di parthire si veda so-pra. Nei testi arborensi piú tardi è cal-co dal pis. partirsi (GDLI XII:683-684).

partizoni: V.31. Cfr. parthone.[partzire] partzo: IV.15. Cfr. parthone.partzone, pl. -es: IV.10,15. Cfr. parthone.paru: X.8, N ‘acquisto’. Derivato di pa-

rare, -i.parzone: XII.55; XIII.46. Cfr. parthone.parzoni: V.24,40; VI.9 (<zz>). Cfr.

parthone.Pasca: IV.32; XIII.23; XVIIIB 125.14

(<ch>), a20/B18 e passim (B <ch>);XX 188.15, N ‘Pasqua; Epifania’. Lat.PASQUAM.

páschiri: XI.6,12,15,16, V ‘pascere’. Lat.PASC1RE.

Páscua: XVIIIa 125.16. Cfr. Pasca.[passare] passata: XXVI 42.17, V ‘pas-

sare, superare’. Pis. passare.pastore, pl. -es: III.20; XXVII 196.4,

‘pastore’. Lat. PAST8REM.pastu: XIII.9; XVII.58, N ‘erbaggio, pa-

scolo’. Lat. PASTUM.pasturare: XVII.67, V ‘pascolare’. Lat.,

derivato denominale di PAST9RAM.patrargio: XXVII 192.4. Cfr. padrargiu.patre: IV.2,19; XII.23; XIV 132.27,

133.7,9,14,27,32; XXVI 45.2,3; patriIV.1,29, N ‘padre’. Lat. PATER, PATREM.

pauli: XIII.8. Cfr. padule.peccadu, pl. -os: III.10,45; XVI.3;

XVII.62 (-c-); pl. -us IX.7, N ‘pecca-to’. Lat. PECC5TUM.

pede, pl. -es: XX 157.4; XXI.8,10;XXIII.22, N ‘un quarto dei diritti sullavoro d’un servo’. Lat. P1DEM, conspecializzazione semantica.

[pedire] pidii: X.9, V ‘richiedere, solle-citare’. Lat. P1T1RE.

pedra: III.17, N ‘pietra’ (e nel contestospecifico, ‘lavoro in pietra, da mura-tore’). Lat. P1TRAM.

pegus: XI.9; pl. pegos XIV 131.54, N‘bestia, unità del gregge’. Lat. P1C4S.

pelle, pl. -es: XIV 131.60, N ‘pelle’. Lat.P1LLEM.

pena: XVIIIa/B 110.5, ‘pena’. Pis.pena.

peniténtia: XIX 348.5,31,39,42,44,47,53,N ‘penitenza’. Lat. PAENITENTIAM.

[penitentiare] penitentiarun: XIX348.54, V ‘imporre la penitenza’. De-rivato denominale di peniténtia.

per: P (III:§ 53).[pèrdere] pérdidu: XXVII 194.2,7, V

‘perdere’. Lat. P1RD1RE.peri: P (III:§ 53).perpétua: XVII.59bis, A ‘perpetua’. Vo-

ce dotta, lat. P1RP1TUAM.perra: XII.28; XIII.9, N ‘metà’. Lat.

P1RNAM, con specializzazione seman-tica.

persona: XVII.63,65,70; XVIIIB 109.2,110.1; XXVII 191.7, 193.1, 194.1,195.1, 196.1, 197.4, N ‘persona’. Lat.PERS8NAM.

personalemente: XXVI 42.12, Avv mu-tuato dal pis. personalemente.

persone: XVIIIa 109.2, 110.1; XXVI42.1, 44.2, 46.1,2. Cfr. persona.

personi, pl. -is: IX.17,21,25; XI.11. Cfr.persona.

pertenénthia: XXII 11.4, ‘pertinenza’.Pis. pertenenza (GDLI XIII:130).

[pertenere] (si) pertenit : X.18;Impf.ind. perteneat XXII 11.5, V‘pertenere, spettare’. Pis. pertenersi.

pertinént(h)ia: XXV.6,8,10. Cfr. per-tenénthia.

perunu, -a: Q (III:§ 39).[pesare] pesadas: XIV 132.40, V ‘alza-

re’. Lat. P1(N)S5RE.pesione: XXVI 46.1,6,12,17, N ‘pigio-

ne’. Lat. PE(N)S28NEM.petça: XVIIIa 125.18. Cfr. petsa.petra: XX 65.8, N ‘pietra’. Lat. P1TRAM.petsa: XVIIIB 125.15, N ‘carne’. Lat.

P1T(T)IAM, ‘pezzo di carne’.[pèttere] petti: XIX 348.14; XXIII.15,

22,23; XXIV.8; pecterunt XV.4,11(-tterum), V ‘chiedere, sollecitare’.Lat. P1T1RE.

peza: XIV 131.59. Cfr. petsa.pisanu: XV.8, A ‘di Pisa’, prestito accli-

mato dal pisano.piscobadu: V.6. Cfr. piscopatu.píscobu , -s : V.3; VIII.10; X.3;

XVI.16,17,18. Cfr. píscopu.pisscopatu: XXV.11, N ‘vescovato’. De-

rivato di píscopu.píscopu: VI.3,4; XV.15 (-um), N ‘ve-

scovo’. Lat. (1)P2SC3PUM.píscubu : VIII.73 e passim . Cfr.

píscopu.písscopu: XXV.20. Cfr. píscopu.písscupu: XXV.3,14. Cfr. píscopu.pitzinna: IV.32, A ‘piccola’. Lat. volg.

PI(T)SINUS, -AM (DES II:287).placher: XXVI 45.4; Pass.rem. plachirus

V.22, V ‘piacere’, e nell’espressionepláchere appari ‘essere pari, contrac-cambiare un dono’. Lat. PL0C6RE (+ -1RE).

plácitu: XV.7,23, nella locuzione pre-posizionale in plácitu ‘a patto di;con la promessa di’. Lat. PLAC2TUM.

[plágir i] plagendu : VII.16. Cfr.pláchere.

Plama: XVIIIB 19.14. Cfr. Palma.planeta: XX 230.5, N ‘pianeta, soprav-

veste liturgica ornata’. Lat. volg.PLAN6TAM.

[plantare] plantavit: XIV 131.17, V ‘im-piantare’. Lat. PLANT5RE.

plassa: XVIIIB 110.4. Cfr. platsa.platsa: XVIIIa 110.4, N ‘piazza’. Calco

semantico da pis. piazza.platza: IV.13. Cfr. plazza.plazza: V.7,12,13,14 (-z-),15,19,20,28,31

(-z-),32 (-z-),36 (-z-),41 (-z-); VI.8, N‘cortile non coltivato antistante allecase coloniche della domus’. Lat.PL0T1AM.

plenu: XXVI 42.11, A ‘pieno’. Lat.PL6NUM.

plus: Avv (III:§ 55).plubiale: XXI.26, N ‘piviale, veste litur-

gica costituita da mantello lungo’.Lat. PL4V25LEM.

poder: XVII.59, 59bis; Pres.cong. 3ppossat XXVII 194.11; poçat XXVII196.5,9, 197.2,10; 6p poçant/pozantXVIIIa/B 19.7,11. Cfr. potere.

podestadi: XI.6,12. Cfr. potestate.[podestare] podestando: X.2. Cfr. pote-

stare.pòn(n)ere: XIV 133.4; XXVII 191.8; pon-

ner III.36; XXVI 42.6; XXVII 196.5,10;ponne XIX 347.17; Ger. ponendo XIV132.44; Part.pass. postu XVIIIa/B111.4; XXVII 197.20; Pres.ind. 1p po-nio XIII.8; XIV 131.34; XIX 347.18;XX 156.2; XXI.16,17,18; pongnoXIII.10; 4p ponemus XXI.6,7,18,20,22;Pres.cong. pongnat XXVI 42.2,16;Impf.ind. poniamus XIV 132.14;Pass.rem. 1p posi(i) XIV 131.9,21,133.15; XIX 348.18, 349.8; XXII 8.4;3p posit XIV 132.6,26; XIX348.5,20,24,26,28,34,47,51; XX 65.1,16; 230.1; Piucchepf.ind. poseratXII.17; XIV 133.7,9,14,17, V ‘porre,collocare, assegnare’, nelle schede diregistrazioni anche ‘fissare, mettereper iscritto’. Lat. P8N1RE.

pòniri: III.39; VII.18; Pres.ind. pognuVIII.58,63; Pass.rem. posirus VII.12.Cfr. pònere.

popidu: XXVII 191.6, 196.4, 197.10.Cfr. pupidu.

popillares: XXIII.16, ‘rappresentanti le-gittimi della chiesa locale’. Lat.P4P2LL5RES, con specializzazione se-mantica.

pópulu: XXV.10,11, N ‘servitú; abitantidelle ville facenti parte d’una con-cessione e sottoposti a prestazionid’opera’. Lat. P3P4LUM.

porcu, pl. -os: XI.8; XVI.13; XXI.21, N‘maiale’. Lat. P3RCUM.

poriclu, pl. -os: XII.32; XIII.19, N ‘in-serviente, palafreniere, compagno diservizi d’altri sudditi del Giudice’.Lat. PAR2C4LUM (Paulis 1997:72-74).

poriglu, pl. -os: XIV 146.38. Cfr. pori-clu.

portádiga: XVII.69, N ‘diritto del feu-datario di percepire metà del granocoltivato’. Forse derivato di portare,piú il suffisso -5T2CUM di focatico esimili formazioni.

[portare] portaret: XXVII 193.15, V,prestito dal pis. portare.

portu: XXV.22, N ‘porto’, in combina-zione con maiore. Lat. P3RTUM.

porze: Congz (III:§ 58.6).posca: Avv (III:§ 54.2).possessore, pl. -s: IIBa.18, N, prestito

dal pis. possessore.post: P (III:§ 53).[pòtere] pothat: XXVI 42.4, V ‘potere’.

Lat. POSSE, volg. P3T6RE (+ 1RE).potestare: XV.6; Ger. potestando IV.1;

VI.2; IX.3; XI.3; XII.3; potestanduIII.3; V.2; VII.2, V ‘governare’. Deri-vato di potestate.

240

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 123: Crestomazia Sarda

stábili, pl. -is: VIII.57,62, A ‘stabile’.Pis. stabile.

[stare] stada: XXVII 191.2; stari IX.14;Pres.cong. stint VIII.10; Pass.rem. ste-terunt XIV 132.13, V ‘stare’. Lat. ST5RE.

sterminare: XIV 131.67; sterminatu:XIII.34, V ‘distruggere, sterminare’.Lat. volg. EXTERM2N5RE.

stimóniu, pl. -us: IX.28. Cfr. destimó-niu, testimóniu.

[stríngere] strixit: XIV 132.35, V ‘riuni-re, convocare, indire (scil. corona)’.Lat. STR7NG1RE.

[strumare] strumet: XVII.76; XXIII.27.Cfr. istrumare.

studiósamente: XXVII 191.10, 197.20.Cfr. istudiósamente.

sua: Cfr. suo.subériu: XII.20, N ‘sughereto’. Lat.

SUB1R1UM, con accezione metonimica.subra: P (III:§ 53).suo: Poss (III:§ 38).super: P (III:§ 53).surdu: XIII.35, A ‘sordo’. Lat. S4RDUM.suspitione, pl. -s: XXVI 44.9, N ‘sospet-

to, presunzione’. Lat. SUSPIC28NEM.susu: Avv (III:§ 54.1).suta: P (III:§ 53).suu: Cfr. suo.

Tadaiu: XI.24, N ‘bisavo’. Lat. TATA +AVUM (DES II:459).

tallare: XVII.66, V ‘tagliare’. Cat. tallar.tegulata: XXII 11.3, A ‘ricoperta di te-

gole’. Lat. volg. *T6G4L5TAM.temporale: III.19; XVII.58, N ‘tempo

determinato, periodo’. Lat. T1MP3-

R5LIS, -EM, con trasposizione morfo-logica.

tempus: XIX 347.11, N ‘tempo’. Lat.T1MPUS.

[tènere] tenne: XXIII.26; XXVI 46.1;Ger. (con valore preposizionale) te-nende XX 65.3; XXII 11.3, 12.2,3;XXIV.19; tenendu V.7,15,24,28,41;Part.pass. tentu XXVI 44.5, 46.2; te-nudos XVIIIa/B 19.3, 111.2 (B: -us);XXVII 190.3; Pres.ind. tenet XVII.25(‘limita’); Pass.rem. tenerus VIII.11,V ‘tenere, possedere’; ‘limitare delleterre possedute con altri confini ter-rieri’ (specie al gerundio). Lat.T1N6RE (+ -1RE, e part. in -udo mu-tuato dal pis.).

tentura, pl. -s: XXVII 190.2,9, 198.2, N‘cattura del bestiame sorpreso a pa-scolare abusivamente’. Derivato de-verbale del part. tentu di tènere.

tenturare: XVII.59bis, V ‘catturare ilbestiame abusivo’. Derivato di ten-tura.

termen: XIX 4.3,14,17; XX 65.7,9,12,13,14; XXII 10.22; XXVI 46.2,7,8,13,N ‘cippo di confine, pietra di demar-cazione di terre nelle descrizionicon verbi quali collare, lebare, pòni-ri’. Lat. T1RMEN.

términu, pl. -os: (1) XVII.56; (2) XXVII199.5,7, N (1) cfr. termen, qui prestito

dallo sp. término (DCECH IV:471);(2) ‘termine’, prestito dal pisano ter-mine.

terra, pl. -s: III.11,14,34,48,50; IV.11;V.12,28; VI.8,10; VII.8,13,14,15; X.7;XI.9; XII.14,20,23; XVII.66; XIX348.8; XXI.19,20; XXII 2.3, 10.3,15,12.1,4, 13.3; XXIII.22; XXIV.8,17,18;XXVI 42.17, N ‘terra’. Lat. T1RRAM.

[tèssere] tessant: XIV 131.26, V ‘tesse-re’. Lat. TEX1RE.

testimóniu, pl. -os: XII.31; XIV 132.48,133.32; XVI.15; pl. -us: IV.24; VI.12,N ‘testimone’. Lat. TEST2M8N2UM, conspostamento semantico.

thesáuru: IIBa.27, N ‘arredo per chie-sa’. Lat. THESAURUM.

timaniatare, pl. -es: XXI.24, N ‘incen-siere, turibolo’. Gr. qumiat»rion, piut-tosto che un derivato di *THYMANIA

per THYMIAMA ‘incenso’ (REW 8722;DES II:484; Zanetti 1974:CI).

toctue: Avv (III:§ 54.1).tòllere: XIII.14; XIV 131.44,59, 133.26,

V ‘levare, sottrarre’. Lat. TOLL1RE.toloneu: XV.3,7 (-m),11, N ‘dazio’ (e

nel testo per ellissi ‘esenzione daldazio’). Lat. volg. TOLONEUM per clas-sico T1L8N6UM.

torrare: XIV 131.18; XXVI 44.6 (‘restitui-re’); Impf.ind. torrabat VI.9; Pass.rem.1p torrai XXIV.8; torrei XIV 132.23;3p torreit XII.19; torredi’ XIV 133.5;6p torrarunt XIV 132.28; Pres.cong.torrent XIV 131.40, V ‘tornare’. Lat.T3RN5RE, con slittamento semantico.

totta: Cfr. tot(t)u.totui: Cfr. toctue.traditore, -i: IV.28; IX.40; XI.29; XIV

131.71, 133.49, 146.47, N ‘traditore’.Voce dotta, lat. TR5D2T8REM.

[tramutare] tramutait: XXIV.16; 1p tra-mutei IV.14, V ‘tramutare’. Lat. TRAN-SM9T5RE.

[tratare] trataret: XXVII 199.2, ‘spinge-re, condurre (bestie)’. Lat. TRACT5RE,con specializzazione semantica.

tratitore: XII.56. Cfr. traditori.[trebulari] trebulent: III.16, V ‘trebbia-

re’. Lat. TR7B4L5RE (+ TREBLA).treguentos: XVII.73, Numerale ‘300’.

Lat. TR1C1NT8S.trèmini, pl. -s: VII.12,18. cfr. termen.tres: III.12,33,34; XIV 133.11; XVI.5;

XVIIIa/B 19.3,11; XXII 13.4, Nume-rale ‘3’. Lat. TR6S.

tréulas: XVIIIB 125.23, N ‘(mese di) lu-glio’. Derivato deverbale di trebulari.

trídicu: XXII 9.2, 11.8, N ‘grano’. Lat.volg. TR7D2CUM per TR7T2CUM.

tripide, pl. -es: XXI.28, N ‘treppiede’.Lat. TR2P6S, TR2P1D1M.

tríullas: XVIIIa 125.26. Cfr. tréulas.tudui: Cfr. toctue.[turbari] turbet: III.33, V ‘stornare’, da

‘turbare un’immunità per esigereuna prestazione personale’ (Guarne-rio 1906:63). Lat. T4RB5RE, con spe-cializzazione semantica.

túturu: XIV 146.16 ‘a torto’, Avv (III:§54.3).

Ube, -i: Avv (III:§ 54.1).ultra: P (III:§ 53).umilia : XXI.22, N ‘omelia’. Lat.

HOM2LIAM.umpare: Avv (III:§ 54.3).una: XIX 4.19; XXII 13.4; XXIII.21, Nu-

merale ‘1’. Lat. 9NAM.unore: IIBa.22. Cfr. onore.untha: XXIII 9.3, 11.6, N ‘oncia, misura

di peso’. Lat. 4NC2AM.usca: P (III:§ 53).usclare: XXVI 42.17, V ‘bruciare, deb-

biare’. Lat. UST(4)L5RE.ussore: IIBb.1, N ‘donna’. Lat. UXOR

(piú vocale paragogica).usura : XXVI 44.1, N ‘usura’. Lig.

usura.usureri: XXVI 44.1,6, N ‘usuraio’. Lig.

usurer.útile: XVII.59, A ‘utile’. Lat. 9T2LEM.uxore: XVI.1, N ‘moglie’. voce dotta,

lat. UXOR.uvi: Cfr. ubi.

Vaca: XVIIIa/B 109.3 (B <ch>), 110.2/3(B <ch>). Cfr. bacca.

vadu: XIV 146.7. Cfr. badu.vèndere: XXVI 46.15. Cfr. bèndere.vene: XXII 2.11. cfr. bene.venenna, pl. -s: XVIIIa 125.8, N ‘ven-

demia’. Forse dal cat. medievale ve-nena (Blasco Ferrer 1984b: 239, §86) o dall’it. mer. (DES II:578, senzaesemplificazione).

[venire] venit: XIV 131.15; XXII 10.24;Piuccheperfetto: vennerant XIV133.31. Cfr. bènnere.

veranu: XIV 131.60; XXVII 195.3, N ‘pri-mavera’. Lat. VER5NUM (scil. T1MPUS).

verbu: XIV 132.23,28 (-m), 133.5, N‘parola’. Lat. VERBUM.

veritate: XIV 133.41; XIX 347.19, N‘verità’. Lat. VER2T5TEM.

veru: XX 231.8, A ‘vero’. Lat. V6RUM.vestimenta: XXIII.21, N ‘vestimenti’. Pl.

di lat. VESTIMENTUM.vi: Cfr. ibi.via: XVI.31; XXII 10.19, N ‘via, sentie-

ro’. Lat. V2AM.vichinu, pl. -os: XXVII 199.5, N ‘vici-

no’. Lat. V2C7NUM.victorichu: IIBa.26, N ‘vettovaglie, ali-

menti’. Derivato di V2CTUS, VICTU5R2UM

(integrato forse con -IC2UM).[vídere] vistu: XXVII 190.4; vistus XX-

VII 190.8; (-as) 191.2,8, 197.24;Pass.rem. vidit XIV 132.34, V ‘vede-re’. Lat. V2D6RE (+ -1RE).

vignenna: XVIIIB 125.6. Cfr. venenna.villa: III.22,23,25; V.11,16; XVI.26;

XVIIIa/B 19.3, a5, N ‘villaggio, inse-diamento’. Lat. V7LLAM.

vínea: XIV 131.17; XXII 10.7,9, 12.3.Cfr. bínia.

vingna: XXVI 42.16; XXVII 195.7. Cfr.bínia.

Glossario

243

retener: XXVI 46.11, V ‘trattenere,bloccare’. Prestito dal pis. retenere(GDLI XVI:927).

rexoni: XVIIIa 19.9,10. Cfr. ragione.romaner: XXVI 42.13. Cfr. remaner.ruclata: XXII 10.8, ‘incrocio, crocevia’.

Lat. volg. *CR4C(4)L5TAM, derivato diCRUX, CR4CEM.

Sa: Cfr. su.sábato: IV.31, N ‘sabato’. Lat. SABBATUM.[sabunare] sabunent: XIV 131.25, V

‘pulire, lavare (col sapone)’. Lat.volg. *SAP8N5RE, derivato denomina-le di SA(I)P8, SAP8NEM (DES II:383).

sacramentu: XV.24; XXVII 190.6,191.13, 193.8, 196.8, 197.23, N ‘sacra-mento’. Lat. SACRAM1NTUM.

salto, pl. -os: IV.11; XVII.7,10. Cfr. saltu.saltu, pl. -os: XII.21; XIII.8,10; XIV

133.4, 146.5; XVII.7,9,11,55; XIX4.3,4,14,20; XX 188.20, 230.2; XXI.20;XXII 2.8, 10.12; XXIV.16,19; pl. -us:III.27; VI.8; VII.5,6,8,15,16,17; X.7;XVI.10, N ‘salto, terreno in genereboscoso e incolto, parte di patrimonidemaniali spesso concessa nelle car-tas bulladas per privilegio a enti mo-nastici’. Lat. SALTUM, con specializza-zione semantica.

salvu: Congz (III:§ 58.6).sanctita: IIBa.28, N, nella locuzione

modellata sul lat. regimentum sanc-titatis.

sarclu, pl. -os: XXI.29, N ‘sarchio’. Lat.SARC(4)LUM.

sartágine: XXI.28, N ‘padella’. Lat. SAR -T5G2NEM.

satisfachimentu: XXVI 46.12, N ‘soddi-sfacimento’. Prestito acclimato da it.(mer.?) satis-, sodisfacimento (GDLIXIX:240).

scápulu: XXVII 197.19, A ‘senza pasto-re’. Pis. scapolo (GDLI XVII:828).

scolca: III.33; IX.17; XIV 131.50, N‘suddivisione amministrativa d’unacuratoria; insieme di villaggi colloca-ti in un confine territoriale’. Prestitodal pis. scolca.

[scríbere] scritu: VIII.68; scrittu XIX347.15; scritas: VIII.57,63; Pres.ind.scribemus XIV 132.4; Pass.rem. scri-si IIBb.8, V ‘scrivere’. Lat. SCR7B1RE.

scrivanu: XXVII 196.11, N ‘scrivano’.Pis. scrivano.

se: Pro (III:§ 41).secatura: XIX 4.20; XX 65.2, N ‘asse-

gnazione a un ente monastico o aun privato di beni demaniali o delpatrimonio giudicale’. Derivato disegari (secare).

secretu: XXVI 44.5, N ‘segreto’. Lat. SE-CR6TUM.

século: XIV 131.68; séculu XII.53; XIX4.24 (-i), N ‘mondo, vita’. Lat. eccle-siastico SAEC(4)LUM.

secundo: XVIIIB 19.9; secundu XVIIIa19.8, P ‘secondo’. Calco dal pis. se-condo.

secundos: XVIIIB 109.8, Ordinale ‘se-condi’. Pl. di lat. S6C4NDUM.

sedi: IV.32, N ‘sede’. Lat. S6DEM.segari: VII.17; XVIIIa/B 125.18/15;

Pres.ind. sego XIV 146.13; Pass.rem.segarus VIII.8, V ‘assegnare una por-zione di territorio ricavata dalle pro-prietà fiscali, da un taglio del demaniopubblico del Giudicato’. Lat. S1C5RE.

segellu: XXIII.25, N ‘sigillo, bulla plum-bea’. Pis. segèllo (GDLI XVIII:1087).

segnore: XVII.1, N ‘signore’. Cat. senyor.segnoria: XVII.63, N ‘signoria’. Cat.

senyoria.seguentes: XVIIIB 125.19, A ‘seguenti’.

Pl. di pis. seguente.ségulu: III.26,29; IX.27. Cfr. séculu.segundu: P (III:§ 53).[seidari] seident: III.16, V ‘trasportare i

covoni di grano nell’aia’. Denomina-le sardo di lat. SEGES, SEG2TEM ‘messe’(Paulis 1997:143, sd.mod. asseidare).

sémida, pl. -s: III.28. Cfr. sémita.sémita, pl. -s: IV.16,18,19; XIII.10, N

‘podere destinato a coltivazione’.Lat. S6M2TAM, con specializzazione disignificato.

sempiterru: XXIV.24, nella locuzioneavverbiale in sempiterru. Voce semi-dotta, da lat. SEMP2T1RNUM.

sene: P (§: 53).sensa: P (III:§ 53).sentenziale: XXI.22, N ‘sentenziale, li-

bro di sentenze’. Derivato di lat. SEN-TENT2AM.

septe: XIV 132.24, Numerale ‘7’. Lat.S1PTEM.

sequentis : XVIIIa 125.22. Cfr.siguentes, qui latinismo.

serbíciu: III.13,15,17,20,39, N ‘servizio’.Cfr. serbítziu.

[serbire] III.32; XIV 131.8; serbiant:III.14, V ‘servire’. Lat. S1RV7RE.

serbítzio: IV.32. Cfr. serbítziu.serbu, pl. -os: XVI.4; pl. -us: IV.3; V.39;

IX.13,15; X.7; XI.10. Cfr. servu.serra: VIII.20 e passim; XX 188.20, N

‘collina, crinale’. Lat. S1RRAM.servire: XIV 131.9,22, 132.20; Ger. ser-

vindo XIV 132.8,14; Pres.ind. 4p ser-vimus XIV 132.22; 6p servint XIV132.28, 133.8; Pres.cong. serviantIII.12; XIV 131.34,47,52, V ‘servire,prestare delle opere a un padrone’.Lat. S1RV7RE.

servítiu: XIV 131.38,40,45, 133.26. Cfr.serbítziu.

servithu: IIBa.21. Cfr. serbítziu.serbítziu: IV.21, N ‘servizio’. Dall’it.

servizio (lat. SERV2T2UM).servizu: XIV 131.49 (-ç-), 133.9. Cfr.

serbítziu.servo: XXV.16. Cfr. servu.servu , pl. -os : XIV 131.19,24,54,

132.6,43, 133.16,28, 146.15 (servum);XIX 348.55, 349.3; XXIII.24; XXV.17,23, N ‘servo’. Lat. S1RVUM.

setimana: XIV 131.10, N ‘settimana’.Lat. S1PT2M5NAM.

setmanas: III.12, N ‘settimane’. Forse pl.di lat. S1PT(2/4)MANA (log. ant. settuma-na, arborense ant. setimana), conprobabile commistione, nella copiaquattrocentesca, col cat. setmana.

sí: Congz (III:§ 58.4).sibi: Pro (III:§ 41).[signare] signadu: XVIIIa 109.3, 111.3.

Cfr. sinnare.signu: XVIIIa 109.4. Cfr. sinnu.siguentes: XVII.7, A ‘seguenti’. Sp. si-

guientes.sigundu: P (III:§ 53).siguru: X.11, A ‘sicuro’. Forse pis. sicu-

ro.silva: XIV 131.29,55, N ‘selva, bosco’, e

per estensione ‘battuta di cacciagrossa’. Lat. S2LVAM.

[sinnare] sinnado: XVIIIB 109.4, 111.3(-u), V ‘marchiare’. Lat. S2GN5RE.

sinna, pl. -s: VIII.8,12,55,61,68, N ‘se-gno di delimitazione, cippo di confi-ne’. Lat. S2GNA, pl. di S2GNUM.

sinnu1, pl. -os: VIII.11; XVIIIB 109.4,a/B 111.3, N ‘marchio’. Lat. S2GNUM.

sinnu2: XIX 348.28,33,53, N ‘senno’.Prestito acclimato dal pis. senno.

sinotu: XIX 348.36, N ‘convocazionedella corte giudiziaria’. Lat. SYN3DUM,calco dal gr. sÚnodoj, nel senso eti-mologico di ‘concentramento di piúpersone’ (come il CONVENTUS roma-no, che designava le sessioni giudi-ziarie presiedute dal proconsole odal suo legato nella capitale Carales:Mastino 2002a:41).

sípiri: XII.17, N ‘pianta di rosmarino’.Voce prelatina (Paulis 1992:133: pu-nico zibbir e forma latinizzata CEFFA-REUS).

sirbítiu: IX.14. Cfr. serbítziu.sirbidori, pl. -s: IX.16, N ‘servitore’.

Lat. volg. S1RV2T8REM.siti: IV.18, N ‘sete, siccità’. Lat. S2T2M.sogru: VIII.61, N ‘suocero’. Lat. S3-

CRUM.soldu, pl. -os: XXVI 46.6; XXVII 191.4,

192.5, 199.8. Cfr. sollu.sólidu, pl. -os: XXIV.6. Cfr. sollu.sollu, pl. -os: XVIIIa/B 109.7, 111.6;

XX 157.6,7 (-o),8; pl. -us: V.13,26,29,N ‘soldo, bisante d’oro’. Lat.SOL2DUM, volg. *SOLLUM.

solus: XII.29, nella locuzione avverbia-le a solus (III:§ 54.3).

sorre: IIBa.8; XVI.7; XXI.12; XXIV.15,N ‘sorella’. Lat. S3ROR.

sorte: VI.19; IX.39; sorti III.53; IV.28;V.48; VII.27; XI.29, N ‘sorte, destino’.Lat. SORS, S3RTEM.

[sorzire] sorziat: XIII.39, V ‘capitare’.Lat. SORT7RI, ‘tirare a sorte’, con slitta-mento semantico.

sos: Cfr. su.[spèndere] spéndiu: XXIII.15, N ‘one-

re, dispendio’. Lat. EXP1ND1RE.spiliari: V.25,43. Cfr. ispiiare.ssus: Cfr. su.sta: Cfr. istu, -a.

242

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 124: Crestomazia Sarda

Indice onomastico

A. Sufreri: VII.19Abidari Cazza (servu): XXI.15Açulinu: XV.13Adalásia (donna): V.2; VI.2; VII.2Agalborssa (regina): XVI.2Agnesa (donnigella): VIII.5Albertu (abbadi): IX.9Albertu de Turres (archiepíscopo):

XXIV.4Albuki de Kibullas: VII.21Alene (ankilla): XVI.7Aleni Argulesa: V.40Aleni Grega: V.24Alfrede (maistru): III.30Ana de Zori: XII.4Andrea (markesi): XI.20Andria (servu): XXI.4Angueleddu Orrú (curadore): XVII.86Anna (donna): XIV 132.40Antinolas Ianne (servu): XXI.14Arçoco de Lacon Arbarichesu: VIII.86Arçoco de Lacon Sabiu: VIII.85Arçocu de Montis: V.18Arçocu Frau: V.39Arresmundu (priori): VII.2,3Arrigu Pintigosu: XI.22Arzoco de Lácano (curadore): XVII.85Arzoco Demuru (curadore): XVII.82Arzocu de Marúniu: V.45Arzocu de sSufrau: XI.23Arzzocu de Maróniu: VI.15; VII.23Arzzocu Duda: VI.7Attu de Castra (epíscopo): XXIV.11Augustine (arkiprete): XXIV.12Azzu (archipíscopu): XXI.6Balloi de Figus (curadore): XVII.83Barisone de Serra (Arbarichesu):

VIII.86Barisone Diana (curadore): XVII.86Barisoni (iúigi): X.10,16Barisoni de Serra de Cabuderra: X.9Barisoni de Serra Passagi: X.20,21Barisoni Dinchi: XI.22Barisoni Passagi: IX.33Barlecta de Luca: IX.29Barossone: I.1Bartholomeu de Ludenti: XI.22Barusone (de Putholu): XIX 349.5,27Barusone (iúdice): XIV 146.2 (iúdice);

XVI 1.28 (rege) Barusone d’Ussan: IIBb.5Barusone de Gallul (iúdike):

XXV.2,7,12,20

Barusone de Laccon (iúdike): XIX4.25, 347.8, 348.14,58, 349.30; XX231.7; XXIV.9,20,28

Barusone de Serra Minore (curadore):XVI.24

Barusone de Serra Passagi: VIII.81Barusone de Sétilo: XXI.49Barusone Morrocu: XXII 13.9Barusone Nonnai (servu): XX 188.21Barusoni d’Aceni: VIII.82Basili Camba: V.32Basili Cicia: V.27Basili Folle: XII.9Bassu: XVII.3,78Bassu (Bas, visconte): Cfr. HugoBelando (Gusai): XXII 11.9Benedicta (de Lacon, donnigella):

VIII.5; IX.2; X.1,4; XI.1Benedicte (Operaiu): XXII 7.1; XXV.1

(-us)Bera (Cogu): XVI.7Bera (Farre, ankilla): XXIV.15Bera de Porta: XIV 132.5Bera Solta: XII.13Bera: III.2Bernardu (archibíscobu): VIII.71Bernardu (priore): XIX 348.38Bernardu Bonamigu: VIII.79Bernardu de Coniço: XV.19Bernardu de Kívita (písscupu): XXV.3Bittória Múzzica (ankilla): XXI.11Bitóriia Folle: XII.11Bonacursu (píscubu): VIII.74Bonacursu de Gattu: VIII.75Bonacursu Alferi: VIII.76Bonaiuncta de Philipu: IX.31Boniçu: XIV 133.6Brunectu (Fullaru): IX.32Brunectu Gualteroto: IX.30Brunu: XV.20Búllia Fave (soror): XIX 347.5Busaquesu Pinna (curadore): XVII.84C. Pullu de ’Ergei: VII.20Calafrede (prevíderu): XIV 132.3Chríspuli Cáuli (mahiore de busaque-

sos): XVII.90Ciricu de Barca (maiore de caballos):

XII.38Comida (serbu): XVI.8Comida (servu): XIV 131.23, 133.12Comida Bais (píscobu): XVI.17Comida d’Arruu de Silvila: VIII.83Comida de Cei: XVI.9Comida de Lacon (iúdice): XIV 133.2Comida de Lacon Deiana (curadore):

XVI.21

Comida de Lacon Fronte Acuza (cura-dore): XVI.25

Comida de Lacon Pees: VIII.86; XVI.21Comida de Rana: VIII.87Comida de Serra de Fráilis: VIII.80;

IX.33; X.21Comida de Unali de Genoni: VIII.82Comida Ispanu: XVI.19Comida Spanu (querquidore): XVII.89Comita (de Laccon, donnicellu):

XXI.47; XXIII.39Comita (de Lacon, donnu): XII.30Comita (donnicello): I.3Comita (donnigellu): III.49Comita (donnikelu): IV.25Comita (iúdice): XIV 132.17,18,22,33,

133.41Comita (donnikellu): XIX 348.60,

349.31Comita Carta (servu): XXII 7.2Comita Concas: IV.9Comita de Athen: XXIII.14Comita de Burcu: XII.25Comita de Burgu (curatore): XII.44Comita de Circi: XXIII.42Comita de Gunale: XX 188.28Comita de Kerki Cáfana (donnu): XIX

349.34Comita de Kerki: XX 64.6Comita de Laccon (donnicellu):

XXI.47Comita de Laccon: IIBb.4; XXII 13.6;

XXIII.39 (fratre de Gunnari iúdice?)Comita de Lacon (curatore): XII.38Comita de Lílios: XXI.51Comita de Maróniu: XIX 348.43Comita de Martis de Inpúriu (epísco-

po): XXIV.10Comita de Martis: IIBb.6Comita de Rubu (curatore): XII.37Comita de Serra de Fráilis: IX.33Comita de Thori: IIBa.9Comita Gattone: XXII 8.1Comita Gattu (préite): XXV.13,21Comita Prias (préite): XXV.12,22Comita Sísticu (maiore): XXIV.30Comita Spanu (iúdice): XIV 146.27Comita Stapu: XIV 133.20Comita Téneru (servu): XXI.15Comita: III.49Constantini (iúdice): XIV 132.7,16Constantinu Melone (donnu): XXIII.18Constantinu de Athen: XXIII.40Constantinu de Lella (préite): XXIII.18Constantinu de Thuri: XXIII.40,42

245

Indicivínia, pl. -s: VI.8; XVI.10; XXII 10.14.Cfr. bínia.

violénxia: XVII.70, N ‘violenza’. Sp.violença, -za (DCECH V:823).

vírgini: III.9, N ‘Vergine’. Lat. V2RG2NEM.visconte: VIII.6,59 (-i),66; XVII.3,78, N

‘visconte’. Pis. visconte.[vocare] vocan: (1) XX 65.10; (2)

Pass.rem. vocait XXIII.24; Pres.cong.vochet XXVI 46.16, V (1) ‘raccogliere’;(2) ‘togliere, allontanare’. Lat. V3C5RE

per V0C5RE (DES I:214).voler: III.13,15; volo XIV 131.19; voles

XIV 131.18; volemus XVIIIB 109.1;Pres.cong. vogiat XXVII 194.4; Impf.

cong. voleret XXVII 196.1. Cfr. bòlere.volintate: IIBa.24. Cfr. boluntade.volta, pl. -s: XVIIIB 19.4,12; XXVI 44.3.

Cfr. bolta.voluntade: XVII.3,72. Cfr. boluntade.voluntate: IIBa.12,14,15,24,28; III.3,30;

V.2; VI.2; VII.2; XIV 131.51; XX 157.8,188.11; XXIII.11,17,20,23,26; XXV.2;XXVI 45.5, 46.9. Cfr. boluntate.

vonu: XXIII.24. Cfr. bonu.vos: Cfr. bos.vostru: Pro (III:§ 41).

Xi: Cfr. si.xu: Cfr. su.

Zinniga, pl. -s: VII.11, N ‘sparto, alabar-dina, giunco’. Prelatino connesso colberbero tsennît (Paulis 1992:270-271).

zo: XVIIIB 19.12. Pro (III:§ 37).zuccare: XIII.17, V ‘assegnare, trasferi-

re’. L’etimologia non è chiara (in-concludente Wagner in DES II:552,peraltro con grave errore interpreta-tivo di un passo del CSPS con auethilica, dov’è da leggere ave Thi-lica); forse è forma da collegare coldiffuso tukkare, deformazione dipis. toccare, che ha significati conti-gui (cfr. Espa 1999:1260: ‘trasferirsi,avviarsi’).

244

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 125: Crestomazia Sarda

Gúntini de Martis: VIII.87Helene (Nuri, ankilla): XXIV.16Hugo (visconte de Bassu):

VIII.5,9,56,59Iacone Petresa (servu de rengno):

XXV.24Ianne (servu): XXI.14,16Ianne Cabella: XXII 11.10Ianne Gottane: XXI.15Ianne Gúlpio (armentáriu): XXII 2.3Ianne Gusai: XXII 11.10Ianne Kerellu: XXII 12.4Ianne Piper (servu): XXI.8Iannellu: XV.19Ianni de Lúgunu (clérigu): V.38Ianni de Siillu (donnu): V.23,32,36,39Ianni Pica: XII.9,10Ianni Turazu: XII.22Ianuario: IIBa.4Içoccor de Athen: XXIII.40Içoccor Seccie: XXIII.42Içocor de Lacon: XXV.23Ioanni (servu): XIV 132.10Ioanni de Serra Daluda: VIII.83Iohane (servu): XIV 133.12,20Iohani (servu): XIV 131.23Iohanne (presbiter): IIBa.11Iohanne Marki: XVI.8Iohannes (priore): XX 156.1Iohanni de Serra Daluda: X.13Iohanni de Serri: VII.19Iorgi Cabra de Kerárius: VI.20Iorgi de Montis: V.30Iorgi Gúlpia: XX 157.5Iorgi Sartoris: VII.20Iórgia (ankilla): XVI.7Iórgia (ankilla): XXIV.15Iórgia Campagna: XXII 7.3Iórgia Cuccu (ankilla): XX 64.2Iórgia de Athen: IIBa.8Iórgia de Setzale: IV.12Iórgia Furkilla (ankilla): XXV.18Iórgia Gusai: XXII 11.2Iórgia Pinna: XIX 348.1,23,30,33,41,48Iovanne (Operariu): XXV.3Iovanne de Galtellí (písscopu): XXV.20Isoccor de Laccon: XXV.23Isspanu de Pupellu: XXV.12Istéfane Muntone: XXII 12.7Istéphane Unkinu: XIX 348.55Itçoccor Manuça: XX 231.10Ithoccor (de Putholu): XIX 349.5,28Ithoccor (donnikellu): XIX 348.23,27,

349.8,10,17,20,32Ithoccor de Laccon Pinna: XIX

348.21,25, 349.7,22Ithoccor de Laccon: IIBb.3,5Ithoccor de Lacon Arbarachesu: XXII

13.13Ithoccor de Muru: IIBb.6Ithoccor de Navithan: XIX 4.27Ithoccor de Valles: XXII 12.6Ithocor de Athen: IIBa.5,8, IIBb.4Iuanni de Serra Forástiu: VI.13Iúrgia/Iurgia (de Landulfellu): V.36Iúrgia de Kastánia: VI.7Iúrgia de Kerki: V.29,30,33Iusta (Corria, ankilla): XXI.12

Iusta (ankilla): XXII 8.3Iusta Nuri (ankilla): XXIV.16Iusta Prias (ankilla): XXII 9.1Iuvane Sargu de Sorra (epíscopo):

XXIV.9Iuvanne d’Iscanu: XXII 9.4Iuvanne Thelle de Gisarclu (epíscopo):

XXIV.11Ivenalis Frau: V.27Izocor (curatore): XIV 146.30Izzoccor de Bosobe: XXI.49Izzoccor de Cerci: XXI.50Izzoccor Laccon: XXI.49Kirbiu de Pira: V.26,39,44Kitimel: XXV.23Landulfellu: V.31,37Larenzu Dezori (curadori): XVII.81Laurenzu de Kerárius: VII.20Lazarinus Trudu: XVII.107Leo (de Vabilónia): XV.18Lucia Corria (ankilla): XXI.9Luckesu: XXII 9.1Luxúria de Castánias: XIV 133.19M. Calcániu de Pirri: VII.20M. Desogus: VII.22M. Gregu: VII.21Malusennu (servu): XXV.17Manfridi: XV.13Marchus Antonius Gavilán: XVII.109Marcusa de Gunale (regina): IIBa.10,

IIBb.2,9; XXI.5,46Margarita (ankilla): XIV 132.11Maria (ankilla): XIV 132.11Maria (Corria, ankilla): XXI.13Maria (de Canale): XVI.5Maria (de Laccon, regina): XXIII.12,39Maria Cais (ankilla): XXI.14Maria d’Ar(z)zola: V.6,13,20Maria de Thirkillo (ankilla): XXV.17Maria Láttina: XXII 10.6Maria Manca: XVI.7Maria Porru: XVI.6Maria Prias (ankilla): XXII 8.2Mariane (donnicelo): I.2Mariane d’Athen: XXII 13.1Mariane d’Orruvu: XIV 146.38Mariane de Athen (iúdice): XX 188.4,6Mariane de Athen: IIBa.6, IIBb.4Mariane de Capaçennor: XX 64.1Mariane de Capazennor: XXI.50Mariane de Carbia (armentáriu): XX

65.17Mariane de Castabar: XX 157.10Mariane de Laccon (iúdike): XIX 4.1Mariane de Maróniu: XX 188.29Mariane de Petrosa (maiore d’iscolca):

XX 65.20Mariane de Thori: IIBb.5Mariane de Ussam: XV.27Mariane de Uxan: XXI.49Mariane Galle: IIBb.6Mariane Thelle (donnu): XXIII.19Mariane Zorraki (píscobu): XVI.17Mariani (archipíscobu): XI.20Mariani Barbaricinu: XII.12Mariani (de Castánia): VI.7Mariani (de Sulçis, píscubu): VIII.73Mariani (de Terralba, píscubu): VIII.74

Mariani (de Usellos, píscubu): VIII.75Mariani (donnikelu): IV.24,26Mariani (iúdiki): IV.17Mariani Cávana (prebíteru): V.18Mariani Concas: V.12,23,39Mariani de Çori Orlandu: VIII.80Mariani de Nuraci Nigellu (presbíteru):

XII.45Mariani de Orrú: V.11,18,23Mariani de Scanu (curatore): XII.42Mariani de Sestu de Scala: V.44Mariani de Unali Castai: VIII.81Mariani de Zoli d’Ozzorkesus: X.14Mariani de Zori Orlandu (maiorali):

X.12,21Mariani de Zulkis (píscobu): X.20Mariani Dezzori Orlandu (curatori):

VI.12 (cfr. Mariani de Zori Orlandu)Mariani Saltizu: XI.21Mariano de Lacon (iúdice): XV.1Marianu de Marúniu: XXIII.41Marianu d’Erise: XXV.23Marianu de Orrú: V.16Marianus: I.2Marthu (préite): XXV.13,21Martini (de Canale): XVI.5Marzzu de Siuni Sufrau:

V.7,(10),13,15,21Masedu Múria (maiori de scolca): V.34Maximilla (abbadissa): XIX 347.4Melaci (scriptor): XXI.52Monte Mangno (previter): XXV.4Muscu (de Putholu): XIX 349.5,28Muscu de Laccon (donna): XIX

349.4,7,8Natale (préite): XXV.12,21Nibata (donna): XIII.4,6,8,28,50Nicita (lebita): I.26Nigola (nodáiu): IX.29Nikifori (servu): XXII 10.4Niscoli de Carvia: IIBa.6Niscoli de Çori: XV.27Niscoli de Ussam: XV.26Nivata (donna): XIII.25Nivata Tússia: XIX 349.1,11Nonne Setzu: XII.17Ocu Biscomte: XV.15Odimundum: XV.20Olisabe (ankilla): XXI.11,12Oliveri de kKarda-: VII.22Orçoco (servu): XIV 131.23Orçoco Stapu (servu): XIV 133.12,19Orçoco de Lacon: XIV 146.32 (curatore

maiore), 33 (curatore de Barbaria)Orçoco de Marognu: VIII.84Orçoco de Urgu (curatore): XIV

132.51, 133.35Ortzocor (donnikelu): IV.25Ortzocor (iúdiki): IV.30Orzoccor de Zori (iúdice): XIII.49Orzoco de Lacon (curatore): XIV

146.33Orzocor (Cogu): XVI.7Orzocor de Lacon Sabiu (curadore):

XVI.22 P. Marzu: VII.21P. de zZípari: VII.21Padulesa: IIBa.5

Indici

247

Costafu Corsu: IV.7Costantine de Lacon (curatore): XIV

146.36Costantine de Plominos (iúdice): XIV

146.20Costantine Stapu: XIV 131.14Costantini Concas: IV.10Costantinu Corsu: IV.9Cumida (de Montis): V.14Cumida de Castánia: VI.6Cumida de Pira Mannu: V.11Cumida de Pira de Sestu: V.38Cumida de Sikiu: V.15,19,25,28,41Cum(m)ida de Zori de ’Enoni: V.10;

XI.23Cumida Stádigu: VI.14Cumita d’Orrú: VII.18Cumita de Lacun (curatori): VII.18Cumitai (donnigellu): VII.10Cummida d’Açeni: XI.24Cummida de Zori (préidi): XI.21Dericor de Portu (prebíteru): XX 230.8Desiderio (donno): I.10Diana (regina): XVII.4,104Dorgotori de Bosobe: XXI.49Dorgotori de Capaçennor: XX 64.7Dorgotori de Carbia: XX 231.10Dorgotori de Navithan Boe: XIX 348.4Dorgotori de Ponte: XXIII.42Dorgotori de Ruta: XX 65.23Dorgotori de Ussam: XV.26Dorgotori Farre (servu): XXIV.15Dorgotori Pelle (servu): XXI.9Dorgotori Trullari (líberu): XIX 349.19Dorgotori Tussia (servu): XIX 349.2Dorveni de Gunale (donnicellu):

IIBb.3 Elene (Corria, ankilla): XXI.12Elene de Laccun (donna): XXV.2Elene de Thori: IIBa.7Eleni: IV.5Elias (presbiter): IIBa.13Falceri: XV.13Forásticu (Corria, servu): XXI.13Forata Corsu: IV.4,9Francardu: XV.20Francu Istupa (maiore de cita): XII.36Frau d’Arcu: VI.14Furada de Canale: XVI.5Furadu (serbu): XVI.8Furadu Caboni (curadori): XVII.84Furadu Çurrunpis: VIII.83Furadu de Ierrei: V.44Furadu de Zori: X.20Furadu Mannu (iágunu): V.38Furadu Mudis: V.27Furato Sevata: XXV.23Furatu Bacca: XX 65.22Furatu Corria (servu): XXI.12Furatu de Billabètere: XII.33Furatu de Gitil: XXI.3Furatu de Nuse (servu): XXI.10Furatu Mámalu: XXII 10.4Furatu Puione (servu): XXII 7.7, 10.5Furatus de Castra (presbiter): IIBb.8G. Artea: VII.22G. Corsu: VII.22G. Toccu: VII.21

Gabini Corria (servu): XXI.12Gabini Gáçalu (maiore d’iscolca): XX

65.21Gabini Másala (servu): XXI.7Gantine d’Athen: XIX 4.27Gantine de Laccon: XIX 4.28Gavini (servu): XXV.19Gavini de Bare (prevíteru): XXII 12.9Gavini Formiga: XIV 132.4,26Gavini Gusai: XXII 11.10Gavino: IIBa.3Gelardinu de Cunittu: XXII 7.5Gelardu (píscopum): XV.15,18Geraldu (donnu): XX 188.23Gerardu (donnu): XX 188.2Gerardu di Conettu: XXV.22Giani Orkeso: IV.7,8Gianni Saraca (servu de rengno):

XXV.24Gidímbili de Cabuterra: V.35Gilardinu Castagnaccii: IX.30Gitimel de Serra (donnu): XIX 348.61Goantini de Siillu: VIII.84Golorgi de Kibullas: V.30Gonnari de Laccon (iúdice):

XXIII.11,23Gonnari de Lacon Mancosu: VII.23Góntini/Gontini (de Castánia): VI.7Góntini Cícia: V.9,18,30,34Góntini de Montis: V.10Góntini de Montis Buliáriu: V.12Góntini de Montis Marzu (prebíteru):

V.14,22,26,29,34,42,43Góntini Spanu: X.8Gosantine (de Laccon): XXII 13.7Gosantine (de Lacon, rege):

XXIV.21,29Gosantine (Porru): XVI.6Gosantine (rex, rege): IIBb.9; XIX

347.10, 348.59; XXIV.21Gosantine (servu): XXII 8.3Gosantine Cogu: XVI.6Gosantine d’Athen: XXII 13.14Gosantine de Aççem: XV.25Gosantine de Athen Dente Nigella:

XIX 349.35Gosantine de Athen: IIBa.8Gosantine de Bániu: VII.8Gosantine de Lacon (iúdiche): IIBa.10,

IIBb.1 (Laccon)Gosantine de Laccon (fiiu de Comita):

XXII 13.7Gosantine de Lella de Plovake (epísco-

po): XXIV.10Gosantine de Putholu (servu): XIX

349.3,15Gosantine de Sétilo: IIBb.5Gosantine de Thori Ispentumatu: XIX

348.12,16Gosantine de Thori: IIBb.4Gosantine Galleta (mandatore de ren-

nu): XX 65.18Gosantine Gúlpio (préite): XXV.13,21Gosantine Ispanu: XVI.20Gosantine Isspanu: XXV.12 (dessa kita

de iúdike Barusone de Gallul)Gosantine Pinna: XIX 348.3Gosantine Porru: XVI.4

Gosantine Sarakinelle: XXII 8.5Gosantine Troppis (préite): XXV.13,21Gosantini de Bániu: VII.8Gosantini Toccu Múllina: VII.19Gostantine d’Orrubu: XII.6,50Gostantine de Aççem: XV.25Gostantine de Athen: XXIII.10Gostantine de Azzen: XXI.48Gostantine de Billabètere (maiore de

equas): XII.40Gostantine de Carbia: XXI.50Gostantine de Çori: XIV 146.31Gostantine de Iscanu: XXI.18Gostantine de Laccon (iúdice):

XXI.5,46,52Gostantine de Lacon (iúdice): XIV

131.4,28,63, 132.27, 133.7Gostantine de rRubu: III.49Gostantine de Çori: XIV 146.31Gostantine Gallulesu: XIV 146.22,26Gostantine Stapu: XIV 133.6,12Gostantini (donnu): III.3Gostantini d’Orruvu: XIV 132.51 (cu-

ratore), 133.34Gostantini Flori Pikinnu: VI.14Gostantini Traccucu: VI.14Guántini (píscubu): VIII.72Guántini de Serra (preideru): XVII.88Guántini de Síuru (píscobu): XVII.81Guántini Demartis: XVII.82Guántini Dezori (castellanu): XVII.87Guffredu (priore): XXIV.17Guffredu de Bosa (epíscopo): XXIV.12Guglelmu (donnigellu): XI.2Guiçu Corroga Demartis (curadore):

XVII.83Guidu (donnu priore): IIBa.18Guidu de Vabilónia: XV.17Guielminu de S. Ilia (clérigu): V.38Guilfredi Beringeri (de Cadalonga):

VIII.79Guilielmu de Massa (marchesu):

VIII.1,9,53,65Guilielmu de Sala: VIII.78Guisiana (donna): VIII.4Gunari (donnikelu): IV.25Gunari (donnu): IV.17Gunnare d’Orruvu Dentes: XIV 132.54Gunnare de Lacon de Lella: XVI.25Gunnare Lèpore: XVI.8Gunnari (de Lacon): VIII.85Gunnari de Gitil (donnu): XIX 349.35Gunnari de Laccon (iúdice): IIBb.2

(donnichellu); XX 65.1, 188.14,27,231.4; XXI.47 (donnicellu); XXIII.38

Gunnari de Lacon (curatore): XIV146.34

Gunnari de Lacon Mancosu: VI.15Gunnari de Lácunu Mancosu: V.45Gunnari de Logudore: XIV 146.21Gunnari de Maróniu: XIX 4.26Gunnari de Orruvum (curatore): XIV

146.35Gunnari de Sii: XI.24Gunnari de Sipiiola (maiore de canis):

XII.41Gunnari Nigellu (donnu): XII.28,30Gunnari Piskella: XXII 2.9

246

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 126: Crestomazia Sarda

Indice toponomastico

A. Carena: VII.22Abba de Vínia: XVI.9/10Aba Sassa: XVII.26Abbasalsa: XXIV.17,18Agarrutu: XIII.9Aguthana (vínia): XXII 10.14,22Annavos (nuracke): XIX 4.12Arbarea: XII.4Arbaree: XVI.1,15,29Arbarei: VIII.18,21,40,51,64,85Arbore: XIV 146.4Arborea: VIII.6; XVII.3,4,80,103,104,108Arborei: VIII.8,9,11,26,43,56,59,67Arburi de Uvimali: VIII.30Arcedi: VI.15 (-t-); VIII.84; IX.32Ardar: IIBb.8Arder: XXIII.45Ardu: XXII 12.7Ariola de Candelaçus: VIII.49Aristanis: XII.37,47; XVI.26; XVII.45,60,

69,77,92,101; XVIIIa/B 109.1, 110.6,111.2

Badu Porosu: XIX 4.7Bagina de Piras: XII.26Bahu de Barca: XII.14Balaianu: XIV 146.28Balenza: XII.38Bani<u> de Baressa: VIII.17Bániu: VII.9Barádili: V.34Barau de Murakessus: III.24Barbária d’Alaslaa: XVI.19Barbária: XII.41; XIV 146.34Bare XXII 12.9Barranca (bínia): XXI.18Bau de Bignas: XVI.12Bau de Canales: XIV 146.8Bau de Cannas: III.24Bau de Codes: XIII.9Bau Nou: XVI.11Bau Tuffu: XVII.23Bia de Carru de su Mudeglu: VII.9Bidella (nuragui): XVII.39Bidella (saltu): XVII.8,25,39Billalba: XIX 348.39Bínia: VIII.15Bínias de Mau: VIII.32Bírore: XX 65.22Blaianu (saltu): XXII 10.13Bonarcadu (o Bonárcadu): XIV 132.46Bonarcatu (o Bonárcatu): XIV 131.5,6,

16,20,35,38,45,48, 132.2,42, 133.4,17,22, 146.3,29

Bonòrçuli: XVII.82Bonòrzoli: XII.43Bonòrzolli: XII.21Bonòrzuli: XVI.23Bonúrçule: XIV 133.35Bosa: XXIV.12Bosove (corte, balle): XXII 2.4,

10.2,19, 12.2, 13.3,5Bruncu de Argillas: VII.9Bruncu de Argiolas: XVII.35,39Bruncu de Bialana: VIII.27Bruncu de Gosantini de Bániu: VII.8Bruncu de Márguini: XVII.41

Bruncu de Nasárgios: XVII.36Bruncu de sas Luas: VIII.36Bruncu de Silva: XVII.18Bubalis: I.7Bunúrçuli: XIV 132.55Burgu: XII.44Cabuderra: X.9Cabuterra: V.35Cálaris: XI.3Camáldula: IIBa.29Camálduli: IIBa.17Campidanu: IV.2; IX.35; X.22; XII.83Campitano: XVI.25Campitanu: V.46Canale de Tufu: IV.10Canali (saltu): XVII.9,33Canali de Pira: XVII.29Canali de Sínnai: IV.16Canpidanu: XI.26Canpitanu: VII.18,25Caprilis (villa): XVII.46,49Cáralis: III.3,4,10,12,29,31,50; IV.2Carbiia: XII.8Cardeas (saltu): XVII.50Cardeas: XVII.11Casinensis mons: I.27Castánia: X.7,17Castedu: XXVII 195.4Castra: IIBb.8; XXIV.11Castro de Mugeti: IV.13Cercetu: XIV 131.29Chelárgiu: XVII.40Cilthiber: XII.42Cirras d’Aristanis: XII.25Citònia (doméstiga): XXI.19Clementi (saltu): XVII.8,20Clucabia: IV.8Cluso: IV.3,15Codes: XIII.9Coperclatas (saltu): XIX 4.3Corona Rúbia: XIX 4.13Corte (vínea): XXII 10.7,17Corte de Maiales: XVI.11Corte de sa Pedra Recta: VIII.13Cortinas: XXII 13.2Cortis de Orruinas: VII.14Cúcuru de Stipoi: VIII.20Cúcuru de Simoi: VIII.44Cuguçadu: XVII.19Curbas: IV.16Doigasanta (saltu): XVII.10,42Dólia: VII.24Donnigallu: VIII.17Dortella (erriu): XVII.25,29Enene: XXII 12.11Erba Bona: VIII.42Érisa: XXIV.15Erriu de Túrriu: XVII.35Erriu de Vignas: XVI.11Erriu Gettadu: VI.11Fenuglei de Pedredu de Mau: VIII.31Figu Bargia: XVII.32Figu Torta: VIII.36Figu: XIII.8Flissa: XVII.34Flarissa (saltu): XVII.8Floirissa (saltu): XVII.16Flumenargiu: XXVI 42.1

Fodoriane: XVI.20Fordongani: XVII.45Forriguesu: XVII.53Fortoriani: XII.45Fráilis: VIII.80; IX.33Frisa (saltu): XVII.37Frontoriane: XIV 146.33Frotoriane: XIV 132.54Funtana de Colora: VIII.29Funtana de Figu: XVII.52Funtana de Sissoni: VIII.20Funtana Fraigada: XVII.51,55Funtana Picinna: XVII.48Funtanas d’Ebas: VIII.34Fustis Albus: XVII.21,24Gai (saltu): XVII.8,12Galtelli: XXV.20Ganatas: XII.22Gasin (monticlu): XXII 10.18Genna de Bia Uscu: VIII.40Genna de Candelaçu: VIII.45Genna de Falaberxe: VIII.38Genna de Maalarius: VIII.40Genna de Magu: VIII.39Genna de Pedras: VIII.46Genna de Saronai: VIII.33Genna de Scala: VIII.35Genna: VII.12Genoni: VIII.82; (Enoni) V.10; XI.23Gergei: (Ergei) VII.20Giba de Muteglu: VIII.32Giba de Onidi: VIII.24Giba de sa Ruina: VIII.32Giba de Saraginus. VIII.28Gídili de Crumone: VIII.42Gilciber: XVI.19Gilciver: XIV 132.53, 146.30Ginuri: XII.35Gisalle (corte, domo): XXV.6,8,15Gisarclu: XXIV.11Gitil: XIX 349.35; XXI.3Go(n)i: VI.8Gòrare (padule): XX 65.3,20Gorgona: IX.9; XI.18Gregori: IV.12Guda de Curatore: XX 65.10Guilarci: XVII.85Gurgu: XXIV.18Guthin (cuniatu): XXII 10.11Guttur de sa Látara: XVI.12Gutur de Argada: VIII.15Gutur de Gurgolas: VIII.41Gúturu de Cèpara: XVII.51Gúturu de Clapa: XVII.16Iánua: XXVI 42.4,8Ierrei: V.44Inpúriu: XXIV.10Iscala de Ciliguertas: XVII.54Iscala de Pascha: XVII.44Iscalla de Furquillu: XVII.27Iscalla d’Orrú: XVII.36Iscallas d’Aidu: XVII.24,30,33Iscallas de Longu Fresu: XVII.40Iscallas de Masone: XVII.13Iscallas de Padente: XVII.34Iscanu: XX 188.3; XXII 9.4Iscla de Galleta: XIX 4.7Iscobedu: VI.10

Indici

249

Paganellu de Enene: XXII 12.11Panis Calidus (scriptor): XXIV.31Paraso(nis): XXIV.31Pascásia d’Abbas (ankilla): XIV 133.18Páulu (píscobu): V.3; VI.3,4Pedru d’Arcedi: V.45; VIII.84Pedru de Pluminus (iúigi): X.5,15,19Pedru Demartis (píscopu): XVII.80Pedru Múrtinu (armentáriu): XVII.88Pedru Múrtinu: XVII.82Petro (donnicelo): I.3Petro d’Olmos (servu de rengno):

XXV.24Petro de Lácano: XVII.103Petru (de Putholu): XIX 349.5,27Petru (donnikelu): IV.13,26Petru (klérigu): XIV 132.1Petru (Porru): XVI.6Petru Corsu de Sestu: V.44Petru d’Arcedi: IX.32Petru d’Ardu su de Bosove: XXII 12.10Petru d’Ardu: XXII 12.7Petru d’Arzeti: VI.15Petru d’Iscanu: XX 157.1Petru de Athen (curatore): XX 65.4,15Petru de Athen: XXI.48Petru de Athen: IIBa.5,8, IIBb.4Petru de Barru: XX 157.9Petru de Cannetu (archiepíscopu):

XXIII.16Petru de Cannetu (epíscopo): IIBa.11Petru de Castánia de Barádili: V.34Petru de Ginuri (maiore de bestari):

XII.35Petru de Gonnale: XXIII.41Petru de Gurgu: XXIV.18Petru de Iana: XIV 133.36Petru de Kastánia (préidi): VI.9Petru de Laccon: XXIII.41Petru de Lacon (curadore): XIV

132.48, 133.37, 146.32Petru de Lacon de Iana (curatore):

XIV 132.49, 133.36Petru de Lela: XXII 11.1Petru de Lícios: XXIII.43Petru de Luckesu: XXII 9.3Petru de Maróniu (donnikellu): XIX

348.44,60, 349.33Petru de Maróniu Albuscar: XIX 348.45Petru de Nurki Mannu: XX 157.10Petru de Nurki Minore: XX 157.3Petru de Porta: XIV 132.10Petru di Pupellu: XXV.12,22Petru de Putholu: XIX 349.5Petru de Scali: V.40,42Petru de Serra (donnicellu): IIBb.3;

XV.24; XXI.48; XXIII.40Petru de Sivi (curatore): XIV 132.52,

133.35Petru de Therkis: XXII 2.9Petru de Thori: XX 231.1Petru Falce: XX 157.2Petru Furca (calónigu): V.37Petru Gotane (servu): XXI.9Petru Gusai: XXII 12.1Petru Lup(p)u (préite): XXV.13,21Petru Manca de Sigússini (prebíteru):

V.37

Petru Morrocu: XXII 13.10Petru Pinna: XXIII.41Petru Pirillu (donnu): XIX 348.37Petru Puione (servu): XXII 7.7Petru Secke (donnu): XIX 348.61; XXII

7.5Petru Sóriga (curatori): VII.19Petru Thanca: XXII 2.1,7Petrus de Campo (notarius): XVII.112Petrus de Lácano (iúdice):

XVII.2,77,103 (-o)Petrus Paganus: XVI.27Pier Iohan: VIII.78Piras: XII.26Pisanellu (curadore): XVI.23Pisanu: VII.23; XX 65.22Plabe Pizzale (servu): XXI.7Pláchidu (abbadi): XI.17Preciosa de Lacon (donna): VIII.8Prethiosa de Orrubu (regina): XIX

347.9Pretiosa de Laccon: XXIII.20Pretiosa de Orrubu (regina):

XXIV.20,28Proto: IIBa.3Punzu (iúdice): XVI.16,22,23Puriose (curatore): XIV 132.53Rainaldu (donnu): XXIV.5Rainaldu de Ficarola (priore): XXIV.14Ramundu de Columbiera: VIII.78Rana d’Agnellu: VIII.77Ranuçu: XV.21Riçu (archibíscobu): VIII.71Romeri Marcuchu: VIII.76S. Ant(h)oni: XVIIIa/B 125.15/13S. Benedictum: I.27S. Cecilia: II.9S. Gaini: XVIIIa/B 125.10/8S. Gavíniu: XXIV.6,12,13,19S. Georgi(i) de Suelli: V.6,35S. Gorgonii: IX.6S. Iorci: XII.27S. Iorgi: IX.5S. Leonardu de Bosove: XXII 10.27S. Luchia: XVIIIB 125.12S. Lucia: XVIIIa 125.14S. Marcu/o: XVIIIa/B 19.12/13S. Marcum de Sinnis: XIII.22S. Martini: XVIIIa/B 125.12/10S. Miaili: X.15; XXVI 42.17S. Michali: III.5S. Nicola (in Sóliu): XXIV.18S. Nicola de Silanos: XIX 348.17S. Nicola: XVIIIa/B 19.12/13, 125.13

(<ll>)/11 (<ch>)S. Nicolai: IIBa.33S. Salvatore de Camálduli: IIBa.17 (-e),

33 (-i)S. Saturni: IV.3,14S. Saturno: III.8S. Saturnu: IV.20,24,31S. Stephanu: III.8S. Vitu: IX.6,10Saina (ankilla): XIV 132.11Saina de Porta: XIV 133.21Saina Tússia: XIV 132.15Saltaro (de Laccon, donnicellu): XXIII.39Saltaro de Scanu: XII.18

Saltoro de Unali Corrogla: X.13Salusi de Láccunu: VII.1Salusi de Lacon (iúdigi): V.1,4; VI.1,4;

VIII.3 (iúdigi); IX.2Salusi de Lácunu: VII.1,4Salusi: IV.1,19Sardínia (ankilla): XX 231.2Seguçana: XX 230.2Scárfaru: IV.6Serranti de Pani e Porru: VIII.76Simione Corria (servu): XXI.9Simione Pizzas (servu): XXI.13Simone Boco (de Pisas): VIII.77Sofia: IV.4Sosanna de Athen: XXIII.21Susanna de Lacon (donna): XXII 10.1Susanna Dezzori: XXI.4Taiaferru: XX 188.2,12Tepaldinu: XV.18Terico de Campu: XIV 146.37Thípari de Lacon (curatore): XII.43Torbeni (iúdice): XIII.4,26,28Torbeni de Curcas(o): IV.17,19Torbeni de Zori (iúdice): XII.24,49Torbine (de Canale): XVI.5Torbine Porru: XVI.6Torbini (servu): XIV 132.10Torbini de Lacon (iúdice): XII.2Torbini de Lácunu Mancosu: VIII.81Tórnulu: XV.22Traveso Kittholie (servu de rengno):

XXV.24Trobotori Catellu: XII.34Trobotori de Zori (curatore): XII.42Trodori Desogus (curadore): XVII.85Trogodori de Foge: XVI.26Trogodori de Suelli: X.3Trogodori de Ugunali: III.2Trogodori de Unali: X.1,4Trogotori (donnikelu): IV.26Trogotori de Zori de Gippi: V.35Trogotori de Zori de Sestu: V.10,23,35Trogotori Dezzori de Dolia: VII.24Trogotori: IV.3Troodori (píscobu): VIII.73; X.2 (= Tro-

godori)Trudori Demuru (archibíscobu): XVII.79Tubintu (serbu): XVI.7Turbeni de Curcaso: IV.19Turbeno (donnikelu): IV.26Turbini de la Serra: VIII.84Turbini de Siiki: X.13Turbini Kekereos: IV.6Tzergis (donnikelu): IV.25Tzergis de Gunali: IV.15Ucellu (teste): XXII 8.6Ugo (píscobu): XVI.16Valduinu: XV.19Vera de Athen: IIBa.7Vernardu de Garulictu: XV.21Villanu (archiepíscopu): XIV 146.18Villanu Follaru: IX.32Viviano (maiore de portu): XXV.22Vosoveccesu: XV.25Zacharia de Othan (epíscopo): XXIV.11Zerkis (donnigellu): III.49Zípari (servu): XIV 132.10Zurrumpis: X.20

248

CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Page 127: Crestomazia Sarda

Semassi: XI.7Seppollu: XI.4Serra Canna: XVII.32Serra d’Aleci: VIII.37Serra de Fenu: VIII.52Serra de Masone: XVII.14Serra de Nuke (saltu): XX 188.20Serra de Suério: VIII.46Serramanna: XI.7Serri: VII.19Sestu: V.6,10,23,39,44Sétilo: IIBb.5Setzale: IV.11Sèvenes: XVI.4Sigússini: V.37Sii: XI.24Siiki: X.13Siillu: VIII.84Silanos: XIX 348.17Sílasa: XIX 348.10Silvila: VIII.83Sínnai: IV.21; VII.15Sinnis: XIII.22; XVII.89Sinorbí: X.6,17Sipíiola: XII.41

Sóiu: XXIV.17Solanas: VII.20Sóliu (domo): XXI.7Sorra: XXIV.9Sorso: XIX 348.7,23,29,35,41,46,49Sos Porchilis: VIII.39Su Ospitale: XX 188.1Subériu de Orrútius: XII.20Subériu: XIII.8Suelli: V.6; VI.3; VIII.73; X.3Sulçis: VIII.73Surake: XXV.10Suran (vínea): XXII 10.9Sus Porcilis: VIII.43Templo: XXV.17Terraalba: XII.16Terralba: VIII.74; XII.18; XVI.17;

XVII.81Tértrio: IV.10,11Thela (saltu): XIX 4.19Tinni: VIII.43Tiria: IV.20Tolostrai: III.23Torrigla: XIV 146.10Tregenta: VI.13

Truisguedu: XVII.47Trullas: XX 156.1Tupa de Piga: VIII.13Turres: XXIV.4Turri: VIII.16Turzu(n)ala: VI.11Uras: XX 230.3Usellos: VIII.75; XII.39; XIV 132.52,

133.35, 146.36; XVI.18,23.Uthicheor (badu): XIX 4.9Valenza: XIV 132.50, 133.36, 146.35;

XVI.21; XVII.86 (Alenza)Valle Torta: XIX 4.17Valles: XXII 13.15Ventu d’estru: VII.10Via de Caprilis: XVII.43Via de Serra Longa: XIV 146.9Via Delogu: XVII.44,46Via Maiore: XIX 4.15,16Villaalba (corte, domo): XXV.6,8,15,18Vingnolas: XXV.10Zípari: VII.21Zízimi: VII.5Zori: XII.43Zulkis: X.20

Indici

251

Istilii: XII.13Kabuterra: VI.13Kálaris: VIII.2,8,9,53,58,62,66,80; IX.4;

X.2Kanpitanu: VI.16Káralis: V.2; VI.3; VII.2; IX.4Kellárius: IV.14Kerárius: VII.20,21Kerketu: XIV 131.55Kibullas: VII.21Kitarone: XIX 348.36Kiterone: XX 188.15Kívita: XXV.3Labros (saltu): XXIV.16Maara: VII.5,6,17Macáricas (iscala; forse da emendare

in Matáricas): XIX 4.5,18Madonna Contissa: XVII.54Mandaradorgiu: XVII.41Mara: XVII.88Marganni: III.24Marmilla: XVII.87Maróniu: VII.23Massa: cfr. Guilielmu (marchesu)Mas(s)one de Capras: XIII.5,11,15,21Masoni de Iustu: VIII.22Miffilinu (saltu): XVII.9,30Migil: XIV 132.51, 146.13,31Mihli: XII.44Miili: XIV 133.34; XVI.20Minda de Frissa: XVII.22Mogorella: XVII.22Mola: XXV.17Monte Casinu: XXIV.5Monte d’Orruda: XVII.34Monte de Candelaçu: VIII.48Monte de Cínnuri: XVI.10Monte de Paga: XVII.32Monte de Piskina: XXII 10.13Monte Niellu: VIII.50Monte Perdosu: XVII.53Monte Picihnu: XVII.15Monte Tufadu: VIII.13Montigiu de Ligios: XVII.52Montisunu: IV.8Moori de Silba: VII.11Muru de Paris: XVII.26Muru (bínia): XXI.17Muru de Colletorgiu: XVII.18Muru Saltu: XVII.16Murusas (agru): XXII 10.25Narbolia: XVII.84Nennor (serra): XXI.19Niáseli: IV.19Nonne: XV.7Núneri: XII.23Nura Matrona: XII.12Nuraci Nigellu: XII.15,45; XIII.5,15,24Nurage Niellu: XIII.10; XIV 132.24.Nuragui de Pirastedda: XVII.47Nurake Pithinnu: XIX 4.10Nurake Rúbiu: XIV 146.10Nuraque de Quelargiu: XVII.14Nurechi: VIII.15Nurguillu: XVII.85Nurki: XXIV.5,14Nuse (saltu): XXI.20Oglia: VIII.72

Oiastros de Parthimale: XIX 4.17Oiastru Solus: VIII.12Olidone (saltu): XXII 10.12Olíula: XXII 10.23,26Ore: I.2Orisei: XXV.22Orróhia: XVII.28Orruina de Cástula: VIII.28Othan: XXIV.11Ozzorkesus: X.14Padru Maiore: XVI.9Padule de Kerketu: XIX 349.11Palma: VII.22Paule de su Tremazu: XVII.52Pauli: VIII.47Pauli de Cizones: XVI.11Pauli de Coada: XVII.28Pauli de Figu: XIII.8Pedra Cuada: VIII.50Pedra de Miliáriu: VIII.24Pedra Fita: VIII.23Pedra Pertunta: VIII.25Pedras de Fraus: VIII.30Pedras de Genna de Pirastru: VIII.14Petra de Mama et Fília: VII.8Pedras de Regos: VIII.25/26Petra Lata (bínia): XXI.17Petra Pertusa: XIV 133.5, 146.6Piçu de Manurechi: VIII.47Pirri: VII.20Pisas: VIII.77; IX.9; XIV 146.18;

XV.3,13,16,17; XXII 7.2Pischina de Móiu: VIII.26Pisguina de Cániga: XVII.30,31,37Piskina d’Arenas: VII.9Pizáriu de Sellas: VII.12Planu de Basolu: XXII 10.24Planu de Donniquellu: XVII.17,20Planu de Kitarone (saltu): XIX 4.14Planu de Mollici: VIII.48Planu de Serra: XVII.19Planu de Súvera: VIII.44Planu Magiu (saltu): XVII.10,38Planu Mahiore: XVII.23Plátages: IV.16Plovake: XXIV.10Pluminus: IV.2; X.5,15Ponte de Sin(n)is: XII.27,29Pratu dessos Cavallos: XIV 146.11Priga de su Cannisone (funtana): XIX

4.10Pruna (badu): XIX 4.6Prunazzonca (doméstiga): XXI.19Puçu d’Idalu: VIII.12Quartu Iossu: III.22; VII.21Quartu: X.14Roma: XIV 146.19Romangna: XXVI 42.1S. Petru de Silki: XIX 347.5,13,15,17,

348.6,24,28,34,42,48,55, 349.2S. Agatha de Rútulas: III.25S. Agatha de Zulkes: III.23S. Benedictu de Monte Casinu

XXIII.19,22S. Benedictus castro Caxinom: I.10S. Benedittu: XXIV.7,22S. Beneditu: XVII.6S. Cecilia: XI.21

S. Elias de Monte Sancto: I.7S. Gavínio: IIBa.3S. Gavíniu: XXIII.17; XXIV.6,12S. Georgii de Seppollu de Gurgu:

XI.4,6,10,13,19S. Gorgoni: XI.4,19S. Ilia: III.22; VII.22S. Iorgi de Bárage: XXIV.6S. Iorgi de Sebollu: IX.11,20,23S. Iorgi de Sinnas: VIII.19S. Iorgi de Suelli: X.6,9,11,12,15,18,19S. Iúlia de Kitarone: XIX 4.2,22S. Iusta: XVI.16S. Leonardu de Bosove: XXII 2.11, 10.27S. Lusúriu de Urúviar: XXV.5,9 (O-)S. Maria de Bonarcadu: XIV 132.46S. Maria de Bonarcato: XIV 146.29S. Maria de Bonarcatu: XIV

131.20,35,38,45, 132.42,44,46,133.5,8,16,22,27,33, 146.3,29

S. Maria de Gennor: XXIV.6S. Maria de Larathanos: XXV.5,9S. Maria de Paradisu: III.22S. Maria de Pisa: XVI.3S. Maria de Pisas: XXV.1,6,8S. Maria de Sinnas de Maara: VIII.16S. Maria de Surake: XXV.5,9,20S. Maria de Thergu: XXIV.17S. Maria de Vingnolas: XXV.4,10S. Martini: XVII.5,57,60,64,69,77,92S. Miali de Monte Virdis: VIII.37S. Michael de Ferruceso: XXIII.21S. Michael de Thericellu: XXIII.13S. Nastásia de Marraiano: XXV.4,7S. Nichola: XX 65.2S. Nicolau de Trullas: IIBa.15,17,20,24,29S. Nicolaus de Sóliu: XXI.6S. Pedru ad vinculas: IX.28S. Petro de Sorra: IIBa.13S. Petru (muristeri): V.8S. Petru de Silki: XIX 347.5,13,17,

348.6,24,29,34, 349.2S. Petru de Surake: XXV.4,9,18,20S. Saturnu: IV.30S. Saturru: VII.3,6,7,13S. Simplichi: XXV.2S. Vit(t)u: IX.6; XI.4,19Saccária: XXIV.17Sálape (bínia): XXI.17Sancta Iusta: VIII.75; XVI.16Sancte ’Eru (= Veru): XIV 131.15,19,

133.30Sanctu Gavinu: VIII.23Sanctu Miali de Monte Virdis: VIII.37Santa Iusta: XVII.80Sardigna: XIV 146.24Sardinga: III.15Sardínia: XXIV.8Sássari: XXVI 42.1, 44.1Scala de Bugerru: VIII.52Scala de Candalaçu: VIII.45Scanu: XII.19,42Sebollu: XI.6Seddas de Paris (saltu): XVII.42Seddas de Paris: XVII.38Seddas de Pascha: XVII.49Sella de sa Pedra Alba: VIII.35Sellori: VIII.23

250

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AION Annali dell’Istituto Orientaledi Napoli

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AStIt Archivio Storico Italiano (Fi-renze)

AStSd Archivio Storico Sardo (Ca-gliari)

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BCSFLS Bollettino del Centro di Stu-di Filologici e Linguistici Si-ciliani (Palermo)

BFS Biblioteca Francescana Sar-da (Cagliari)

BSP Bollettino Storico Pisano (Pisa)BzNf Beiträge zur Namenforschung

(Heidelberg)CN Cultura Neolatina (Roma)FoeSt La Forma e la Storia (Catania

/Soveria Mannelli)ID L’Italia Dialettale (Pisa)IF Indogermanische Forschun-

gen (Berlin)ItSt Italienische Studien (Wien)Med/SeR Medioevo/Saggi e Rassegne

(Cagliari/Pisa)MR Medioevo Romanzo (Napoli)RF Romanische Forschungen

(Frankfurt a/M)QB Quaderni Bolotanesi (Bolò-

tana, NU)QSem Quaderni di Semantica (Bo-

logna)RFiR Rivista di Filologia Roman-

za (Roma)RFilR Revista de Filología Románi-

ca (Madrid)RID Rivista Italiana di Dialetto-

logia (Bologna)

RIOn Rivista Italiana di Onoma-stica (Roma)

RLiR Revue de Linguistique Ro-mane (Nancy/Strasbourg)

RPh Romance Philology (Berkeley)RRouLi Revue Roumaine de Lingui-

stique (Bucarest)RStT Rivista di Studi Testuali (To-

rino/Alessandria)SLIt Studi Linguistici Italiani (Fi-

renze/Roma)SMV Studi Mediolatini e Volgari

(Pisa)StRom Studi Romanzi (Roma)StSd Studi Sardi (Cagliari)VR Vox Romanica (Zürich/Bern)ZPSK Zeitschrift für Phonetik,

Sprachwissenschaft undKommunikationsforschung(Berlin)

ZrP Zeitschrift für romanischePhilologie (Göttin-gen/Tübingen)

Abbreviazioni di Archivi e Biblioteche

AACa Archivio Arcivescovile di Ca-gliari

AAM Archivio dell’Abbazia di Mon-tecassino

ACCal Archivio della Certosa di Cal-ci

ACapPi Archivio Capitolare di PisaADMa Archives Départementales

des Bouches-du-Rhône, Mar-siglia

AStFi Archivio di Stato di FirenzeAStGe Archivio di Stato di GenovaAStPi Archivio di Stato di PisaAStSs Archivio di Stato di SassariBComCa Biblioteca Comunale di Ca-

gliariBUCa Biblioteca Universitaria di

CagliariBUSs Biblioteca Universitaria di

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CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI

Il presente numero di Officina Linguisticaospita in copertina e al suo interno alcunimotivi grafici ornamentali tratti dall’ambitodella panificazione tradizionale della Sar-degna.La scelta prosegue il ricorso a soggetti lega-ti all’arte applicata popolare dell’Isola.Le forme di pane qui riprodotte – tratte dalvolume curato da A. Cirese, E. Delitala, C.Rapallo, G. Angioni, Pani tradizionali. Arteeffimera in Sardegna, Cagliari, EDES, 1977 –,provengono dai centri di Chiaramonti (figg.1, 5), Ittireddu (2, 4, 7), Mores (6) e Pattada(3), e costituiscono una varietà intagliata elucidata, destinata all’uso cerimoniale.Quelli realizzati a Ittireddu e Pattada sono,nella fattispecie, pani nuziali, mentre la for-ma derivata da Mores è destinata a sottoli-neare il Capodanno.

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