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DALLA REGIONE LIGURIA · 2012. 4. 17. · 4 I l laboratorio delle professioni è un progetto di Regione Liguria finanziato nell’ambito del programma operativo obiettivo “Competitività

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Le novità dalla Regione Liguria 2

‘Il laboratorio delle professioni’ approda al portale regionale 4A cura di U.O. Monitoraggio e analisi – Agenzia Liguria Lavoro

Notizie 5

L’Assessore Vesco fa il punto sulle iniziative regionali a favore di giovani, immigrazione e imprese 7A cura di Paola Castellazzo

Assessore Rossetti: dai giovani forza e energia per cambiare la società 12A cura di Federica Gallamini

I primi risultati del Progetto MED MORE&BETTER JOBS Network 17A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

Nei dieci anni della Città dei Mestieri di Genova l’esperienza a disposizione dello sviluppo delle persone e dei territori 24A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini

Genova: i caratteri della città industriale 28A cura di Paolo Arvati

L’occupazione in Liguria, nel secondo trimestre 2011, è in crescita 33A cura dell’U.O. Osservatorio del Mercato del lavoro – Agenzia Liguria Lavoro

In libreria 36

Contro la dispersione scolastica la Provincia di Genova presenta le sue iniziative 38A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini

Le proposte degli artigiani per uscire dalla crisi 41A cura di Federica Gallamini

La Regione Liguria mette i giovani al centro 44A cura di Federica Gallamini

Il carcere ideale? Quello previsto dalla legge che però non viene attuata 46A cura di Laura Barbasio

Al via il Polo formativo delle professioni del sociale 49A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

Il sistema ACLI si interroga di fronte ad una società ligure in difficoltà 51A cura di Federica Gallamini

“Volontariato…non solo dono”, un convegno disegna presente e futuro 54A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

APPROFONDIMENTO: Tra presente e futuroI perché della ricerca 60Le informazioni sulla disabilità, i servizi, il percorso scolastico e l’orientamento 67Le aspettative delle famiglie riguardo al futuro 73Le opinioni dei genitori sul significato del lavoro e le conoscenze relative alla legge 68/99 81I commenti e le considerazioni dei genitori 83Riflessioni conclusive 85

Agenzia Liguria Lavorovia Fieschi, 11 G – 16121 GenovaLa rivista è disponibile su Internet all’indirizzo www.iolavoroliguria.it

Redazione dott.sse Paola Mainini, tel. 010 2537 213Silvia Dorigati, tel. 010 2537 236fax 010 2537 [email protected]@aligurialavoro.it

Autorizzazione del Tribunale di Genova:n. 17/2002

Progetto grafico e illustrazionistudio grafico di Andrea Musso

VideoimpaginazioneDaria Pasolini

All’interno fotografie di Silvio CalizzanoPaola CastellazzoDaria Pasolini

In copertina fotografia di Silvio Calizzano

Stampa e distribuzioneRubbettino Editore

La rivista è stata chiusa in redazione il 15 dicembre 2011

Numero98novembredicembre

2011A n n o X

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LE NOVITÀ DALLA REGIONE LIGURIA

Al via selezioni e prove per le professioni turistiche

Ripartono in Liguria, dopo quattro anni, le professionituristiche. Giovani aspiranti a diventare guide turisti-che, guide ambientali ed escursionistiche, accompa-gnatori turistici possono tornare a partecipare alle se-lezioni delle Province.Un complicato intreccio di disposizioni, suggerimentie auspici – legge Bersani, pareri del Garante sullaconcorrenza, direttive europee, sentenze della Consul-ta – aveva costretto gli uffici del turismo a sospenderele procedure previste dalle leggi regionali, aprire tavolidi lavoro e avviare una mediazione tra Unione Euro-pea, Stato e Regioni che ha dato il via libera a ripren-dere le selezioni.Le prove d’esame per i candidati, che dovranno esserein possesso di un diploma di scuola secondaria di se-condo grado, saranno scritte e orali e prevedono uncolloquio per la verifica della conoscenza delle linguestraniere.Fonte: www.regione.liguria.it

Una delibera garantisce tutele per i soggetti affettida disturbi di apprendimento

Dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia: la Re-gione Liguria regolamenta le attività di diagnosi per isoggetti affetti da disturbi specifici dell’apprendimentocosì da garantire a tutti gli alunni e agli studenti l’ac-cesso alle misure educative e didattiche di supportopreviste dalla legge.Il 5 agosto, la Giunta regionale ha approvato la deli-bera 1047 “Indirizzi per l’applicazione della L.r.3/2010 (Interventi in favore dei soggetti affetti da

dislessia e da altre difficoltà specifiche di apprendi-mento) e della L. 170/2010 in materia di disturbispecifici di apprendimento in ambito scolastico”che ha l’obiettivo di garantire la correttezza dell’at-tività svolta in tema di DSA, tutelando al contempo ildiritto di scelta delle persone e delle famiglie inte-ressate.Nella delibera vengono individuati i servizi pubbliciper la diagnosi e il trattamento riabilitativo dei D.S.A.e le procedure per il riconoscimento degli altri sog-getti titolati a svolgere funzioni diagnostiche e con-sulenziali nei confronti della scuola. In particolare, sidefinisce che le strutture accreditate dalla RegioneLiguria che intendessero operare nei confronti dellascuola, dovranno presentare apposita domanda al-l’Agenzia regionale sanitaria. In via transitoria, finoall’approvazione di Linee guida nazionali, e comun-que non oltre 30 giugno 2012, i professionisti e lestrutture attualmente operanti nell’area dei disturbispecifici di apprendimento hanno presentato do-manda all’Agenzia regionale sanitaria. Un’appositaCommissione valuterà la sussistenza dei requisitiprevisti dalla delibera. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: [email protected]: www.regione.liguria.it

Bilancio positivo per ABCD e Orientamenti

Conclusione con il segno positivo per ABCD 2011 –Salone Italiano dell’Educazione e per Orientamenti– Salone regionale della conoscenza, dei talenti edelle opportunità, svoltosi dal 16 al 18 novembre al-la Fiera di Genova. Su un totale di più di 40mila pre-

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senze, si evidenzia la crescita del numero dei do-centi e dei genitori, segnali di una capacità di dialo-go e di coinvolgimento più efficace. In crescita lapartecipazione degli studenti da fuori regione e dal-le province.Nei tre giorni di apertura, si sono svolti oltre 400eventi tra convegni, workshop, incontri, e laboratori,ai quali hanno partecipato oltre 15.000 persone, pre-miando l’interattività, la peer education e tutto ciòche ha coinvolto direttamente i docenti, le famiglie egli studenti. Successo per i seminari di presentazionedei nuovi corsi universitari e per gli oltre 370 colloquicon gli psicologi dell’Università di Genova. Così co-me è aumentata la partecipazione ai laboratori del-l’impegno civile e degli stili di vita (sicurezza strada-le e web, biodrink, artigiani del pane). Uno dei puntidi maggior coinvolgimento è stato l’incontro conDon Ciotti, per festeggiare l’anno europeo del volon-tariato. Interesse hanno suscitato anche le filiere dellavoro della green economy, ICT, servizi alla persona,mare, artigianato e turismo. Nella giornata del CareerDay, quasi 700 laureati e diplomati hanno incontrato33 imprese liguri e nazionali che hanno offerto 104opportunità di lavoro tra stage e assunzioni. La gior-nata conclusiva, dedicata al talento e alla creativitàdei giovani liguri, è iniziata con l’incontro FSE, ani-mato dalla “Iena” televisiva Giulio Golia; è prosegui-ta, nel pomeriggio, con le premiazioni dei giovanimeritevoli.Fonte: News Liguria: la persona al centro, n° 3 gennaio 2012

Si è insediata la nuova Consulta regionale perl’Emigrazione

Si è riunita a Genova il 30 novembre, 1 e 2 dicembrescorsi. Tra gli argomenti all’ordine del giorno dei 34consultori, è stata presentata la discussione sul dise-gno di legge che verrà presentato dalla Giunta regio-nale per modificare la legge vigente che risale al1993. Quindi la presentazione del sito “Consulta on li-ne”, curato da Datasiel e accessibile dal portale dellaRegione per favorire e velocizzare la comunicazioneinformatica tra le associazioni di liguri all’estero e laRegione. Infine, si è discusso anche degli interventi damettere in cantiere per il 2012.Su tutta l’attività della Consulta, e in generale per ilcomparto dell’emigrazione, grava il peso della caren-za dei fondi, motivo per cui l’assessore regionale Enri-co Vesco ha spiegato che per l’anno a venire sonoconfermati due eventi, che sono la Festa dell’Emigran-te di Favale di Malvaro e la manifestazione legata allamadre di Frank Sinatra, Natalina Dolly Garaventa, ori-ginaria di Rossi di Lumarzo, dove dal 2008 ha luogol’evento “Hallo, Frank!”. Confermata anche l’attività di formazione a distanza(FAD) per diffondere e promuovere la conoscenza del-l’italiano all’estero, soprattutto tra i giovani discendentidegli emigranti liguri.Si stima che nel mondo gli emigrati liguri e i loro discen-denti siano 106.069, pari al 2,6% degli italiani residentiall’estero. Il dato si riferisce però ai nominativi delle listeelettorali, alle quali non tutti si iscrivono, quindi questastima andrebbe corretta al rialzo arrivando a calcolarein oltre 200mila i liguri sparsi per il mondo.

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Il laboratorio delle professioni è un progetto di RegioneLiguria finanziato nell’ambito del programma operativoobiettivo “Competitività regionale e occupazionale”Fondo Sociale Europeo – Regione Liguria 2007-2013,è stato affidato ad Agenzia Liguria Lavoro con deliberadi Giunta n.1678/10 ed è realizzato in collaborazionecon le province liguri.Nel sito istituzionale di Regione Liguria www.regione.lig-uria.it, nella sezione scuola, formazione e lavoro si tro-vano tutti i materiali prodotti dal progetto. Si accede a quest’area anche digitando direttamentel’indirizzo www.laboratorioprofessioni.it

Le sezioni del sito

> Il Repertorio ligure delle figure professionaliIl Repertorio è una raccolta di figure professionali,organizzate per competenze, la cui finalità è sup-portare le funzioni di governo e programmazionedelle politiche della Regione Liguria, facilitando lacomunicazione tra gli attori del sistema dell’istru-zione, della formazione e del lavoro. Accedendo alRepertorio, è possibile consultare la banca dati del-le figure professionali in cui sono descritte le situa-zioni – tipo di lavoro, le competenze, le conoscenzee le abilità,Da qui è possibile vedere l’andamento della pro-fessione nel mercato del lavoro, leggere e stampa-re la scheda descrittiva in formato pdf.

> L’andamento occupazionale delle professioniLo studio del mercato del lavoro regionale confer-ma la necessità di comprendere sempre megliol’articolazione dei mercati professionali e territoria-li. Il DataWareHouse è un servizio che consente diraccogliere le informazioni, organizzarle e integrar-le e renderle disponibili per analisi e valutazioni; èquindi uno strumento conoscitivo che permette diavere indicazioni di contesto sull’andamento delmercato del lavoro e delle professioni. Inoltre forni-sce report statistici sull’andamento delle professio-ni nel mercato del lavoro da diversi punti di vista, apartire > dalla figura professionale > dal settore economico> dai percorsi di istruzione e formazione

> L’evoluzione delle professioniIn questa sezione è possibile accedere a docu-menti relativi ad analisi specifiche prodotte dalleattività del laboratorio, in particolare finalizzate afornire strumenti di previsione dell’evoluzione delmercato del lavoro e delle professioni in ambitoligure.

Per informazioni: Agenzia Liguria Lavoro – UO Monitoraggio e [email protected]

DOCUMENTAZIONE

’Il laboratorio delle professioni’approda al portale regionale

A cura di U.O. Monitoraggio e analisi – Agenzia Liguria Lavoro

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Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunitàÈ operativo il “Comitato Unico di Garanzia per le pariopportunità, la valorizzazione del benessere di chi la-vora e contro le discriminazioni” (CUG), istituito pressoil Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ai sensidell’articolo 21 della Legge n. 183 del 4 novembre2010. Il Comitato ha composizione paritetica e sosti-tuisce, unificando le competenze, i comitati per le pariopportunità ed i comitati paritetici sul fenomeno delmobbing. I componenti del Comitato, indicati da cia-scuna delle organizzazioni sindacali rappresentative eda un pari numero di rappresentanti dell’amministra-zione, sono stati designati con il Decreto Direttorialedel 2 agosto 2011.www.lavoro.gov.it

Pubblicato il nuovo “World of Work Report 2011:Making markets work for jobs“Secondo il nuovo ‘Rapporto sul Mondo del Lavoro2011: i mercati al servizio dell’occupazione’ dell’Ilo, laripresa economica stagnante ha cominciato ad avereun effetto drammatico sui mercati del lavoro. Ai ritmiattuali, nelle economie avanzate, ci vorranno almenocinque anni per riportare l’occupazione ai livelli pre-crisi, un anno in più di quanto previsto nel rapportodell’anno scorso. Dovranno essere creati 80 milioni diposti di lavoro nei prossimi due anni. Il rapporto pre-senta anche un nuovo indice di “tensione sociale”, in45 dei 118 paesi esaminati. Cita tre motivi per cui l’at-tuale rallentamento economico potrebbe avere un im-patto particolarmente forte sull’occupazione: primo, ri-spetto all’inizio della crisi, ora le aziende sono in unaposizione più debole per poter preservare i propri la-voratori; secondo, di fronte alla crescente pressione

perchè si adottino misure di austerità, i governi sonomeno inclini a mantenere o ad adottare nuovi pro-grammi a sostegno dell’occupazione e del reddito;terzo, i paesi sono abbandonati a loro stessi a causadella mancanza di un reale coordinamento politico alivello internazionale. Per ulteriori informazioni [email protected]

Nuova Banca dati delle professioni L’INAIL rende disponibile la nuova Banca dati delleprofessioni che si colloca all’interno del Sistema infor-mativo sulle professioni (SIP), nel quale confluisconoinformazioni dettagliate anche sul fabbisogno e sul-l’andamento occupazionale, messe a disposizione dalMinistero del Lavoro, dall’Isfol, dall’Istat, dall’Unionca-mere e da altri soggetti.www.inail.it

Progetto la Filiera del porto: Provincia e Banca Cari-ge al lavoro per orientare i giovani Il progetto ‘La filiera del porto’, è una nuova iniziativarealizzata dal Genoa Port Center della Provincia diGenova insieme al Progetto Giovani di FondazioneCarige, volta a promuovere l’economia del mare tragli studenti delle scuole medie liguri. Si tratta di un’at-tività sperimentale, nata con lo scopo di offrire ai ra-gazzi l’occasione di conoscere e approfondire le op-portunità che offre il porto di Genova e il suo indotto.La filiera del porto comprende diverse attività didatti-che che hanno in comune il fatto di essere svolte abordo del Genoa Port Center Boat, un battello che, na-vigando all’interno del porto, offre ai ragazzi la possi-bilità di osservare in modo diretto, con l’ausilio di ani-matori specializzati, le molte attività che quotidiana-

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mente sono svolte presso lo scalo genovese, e checoinvolgono un numero elevatissimo di professiona-lità, sono circa 80 quelle che compongono il compar-to marittimo-portuale.Il Genoa Port Center ha attivato anche una collabora-zione con il Progetto Anziani ‘Età Libera’ di FondazioneCarige: i ragazzi potranno infatti integrare le attività di-dattiche con una visita speciale alla sede di uno deglioperatori del porto accompagnati da un ex lavoratoreportuale, che li guiderà per un confronto tra i mestieridi oggi e di ieri. www.cittadinidelporto.it.

Strategie di innovazione per il futuro dei Centri perl’impiegoMinistero del Lavoro e Formez PA, di concerto con il Di-partimento della Funzione pubblica, puntano al raffor-zamento di istituzioni come i Centri per l’impiego, me-diante interventi strategici volti alla valorizzazione delcapitale umano e al potenziamento dei sistemi orga-nizzativi.In tale contesto si collocano i progetti di Formez PA“Servizi innovativi nel settore dei servizi per il lavoro”e“Sviluppo di Osservatori sui mercati del lavoro”.Il primo intende contribuire alla crescita e alla moder-nizzazione del sistema dei servizi per l’impiego e pro-muovere la realizzazione di programmi qualificati eraccordati con altri attori del mercato del lavoro, siapubblici sia privati.Ciò per favorire l’inserimento lavorativo dei soggettiche rischiano di uscire o sono già fuori dal mercato,permettendo ai CPI anche il recupero dei cosiddetti“né-né”, ovvero quei giovani tra i 15 e i 35 anni (in Ita-lia superano i due milioni) che sono inattivi, non stu-diano e non lavorano. Nei primi mesi del 2011 è stata realizzata la ricogni-zione e la mappatura dei servizi innovativi già esistentisul territorio nazionale in ottica di benchmarking e in-

dividuate le principali caratteristiche di cambiamentosulle quali sono stati proposti dei modelli di sviluppo.Per quanto concerne il progetto “Sviluppo di Osserva-tori sui mercati del lavoro”, lo scopo è quello di contri-buire all’evoluzione degli standard qualitativi dei ser-vizi erogati dai CPI. Sostenendo circa 15 aree provin-ciali pivot dell’Obiettivo convergenza, individuate in-sieme alle Province e alle Regioni, in funzione dei pia-ni di sviluppo regionali.Formez PA ha già completato la selezione e la raccoltadelle esperienze già in atto di Osservatori sul mercatodel lavoro al fine di diffonderne le buone pratiche e in-dividuare un modello di sintesi nonché un piano di so-stenibilità del servizio. Se infatti si intende attuare il pa-radigma “misurare per decidere”, bisognerà dotarsi diun Osservatorio capace di rilevare le tendenze specifi-che del mercato attraverso nuove tecniche di gestione. Tutte le novità riguardanti i due progetti, incluse le in-dicazioni di carattere generale, sono riassunte nellanewsletter SPI News che contiene anche aggiorna-menti periodici, tramite web sulle notizie più impor-tanti e i flash sugli ultimi avvenimenti nel mondo dellavoro.di Arturo Siniscalchi – Formez P.A.

Decreto legge (c.d. Monti) - Agevolazioni per le as-sunzioni a T.I. di donne e giovani under 35DPL Modena informa che, in base all’articolo 2, delDecreto Legge n. 201 del 6 dicembre 2011 (c.d. De-creto Monti), a partire dal 2012 si potrà dedurre dalreddito di impresa un importo pari a l’Irap pagata edeterminata in base alle spese del personale. Dallostesso periodo, per i lavoratori di età inferiore a 35 an-ni o donne, assunte a tempo indeterminato, la dedu-zione è pari a 10.600 euro l’anno che diventano15.200 nelle aree svantaggiate. DPL Modena – Newsletter Straordinaria Lavoro n.496/2011

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Nella precedente intervista (ndr. v. Forum n° 97) ab-biamo analizzato con lei la situazione del mondoeconomico e produttivo ligure, riconoscendone lucie ombre a seguito di una situazione generale di cri-si. Ci piacerebbe parlare, adesso, di situazioni posi-tive che traguardano al futuro per costruire oppor-tunità di lavoro, quali, ad esempio, il “piano giovani”presentato al Salone Orientamenti. Il precariato e la disoccupazione rappresentano la ve-ra piaga che oggi colpisce i giovani e, proprio per que-sto, la Regione Liguria ha annunciato un piano straor-dinario per loro.Ogni quattro contratti proposti, tre sono precari. Igiovani vivono in difficoltà e con scarso potere dicontrattazione, sono obbligati ad accettare ciò chela mia generazione non avrebbe mai accettato innessun modo.Oggi la realtà è diversa e occorre studiare interventimirati per i giovani che devono entrare nel mondo dellavoro. Per questo, nel piano, si sono stabilite alcune li-nee guida per migliorare, ad esempio, la qualità del-l’occupazione, favorendo le condizioni di sicurezzaprofessionale e di reddito per i giovani che si affaccia-no al mercato del lavoro, anche attraverso piani di svi-luppo locale/settoriale che abbiano tra gli obiettiviprioritari l’occupazione giovanile, oppure facilitando,con il supporto e l’assistenza dei servizi pubblici perl’impiego, l’occupazione duratura dei giovani, sfruttan-do programmi nazionali e finanziamenti comunitari,per aiutare i nostri giovani dobbiamo sostenerne lacreatività, dare vita a nuovi spazi di aggregazione, fa-

vorire il mantenimento dei posti di lavoro e la creazio-ne di nuova occupazione, anche tornando a scom-mettere sui mestieri tradizionali di qualità, a rischio diestinzione.

Quali sono i settori economici e produttivi su cuil’amministrazione regionale punta, per la ripresadell’economia? Per tutelare e migliorare l’occupazione, è indispensa-bile rafforzare il tessuto produttivo e quindi il frontedella domanda di lavoro. Inoltre, per conciliare lo svi-luppo economico con la qualità della vita, vanno favo-rite soluzioni avanzate per ambiente, energia e svilup-po sostenibile, che permettano di rendere compatibilile ragioni dell’economia con quelle dell’ambiente.A questo fine, si dovrà provvedere alla valorizzazionedei poli formativi e alla concentrazione degli interven-ti a sostegno della ricerca e dell’innovazione sui set-tori strategici dell’economia regionale e favorire, al-tresì, lo sviluppo dell’economia sociale, capace di for-nire risposte non convenzionali ad una domanda chenon è solo di sviluppo, ma anche di equità e di soli-darietà sociale.

La Regione Liguria ha fatto fronte al disastro dell’al-luvione con interventi mirati. Quali sono le misureche avete approvato e delle quali possono usufruirele imprese alluvionate?È stato siglato un accordo presso la Regione Liguria,alla presenza della Provincia di Genova, dell’ANCI,l’associazione regionale comuni della Liguria, delle

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L’Assessore Vesco fa il punto sulle iniziative regionali a favore di giovani, immigrati e impreseA cura di Paola Castellazzo

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organizzazioni sindacali, degli Enti datoriali e del-l’INPS per stanziare dieci milioni di euro per consen-tire ai lavoratori delle aziende danneggiate dall’allu-vione che ha colpito Genova e la sua provincia, loscorso 4 novembre, di accedere immediatamente al-la cassa in deroga. Un accordo, che segue di pochigiorni quello sugli ammortizzatori sociali che ha ri-guardato le zone colpite dall’alluvione delle CinqueTerre, della Val di Magra e della Val di Vara (20 milio-ni di euro, stanziati per consentire a circa 1000 lavo-ratori di accedere immediatamente, per un anno, allacassa in deroga). Ciò nasce dalla volontà di rispon-dere, nel modo più sollecito possibile, alle richiestedelle aziende genovesi e della provincia, con unaparticolare attenzione anche alla situazione dellaValle Scrivia che è stata colpita, sia nella viabilità sianel suo tessuto produttivo.

Per velocizzare al massimo le procedure, la Provin-cia di Genova ha messo a disposizione i propri ufficie il proprio personale, coadiuvato anche dai rappre-sentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali,per fornire alle aziende tutta l’assistenza di cui han-no bisogno e ai lavoratori le informazioni per acce-dere alla cassa integrazione in deroga. Anche la Re-gione ha messo a disposizione proprio personale,per fornire assistenza tecnica alla Provincia, coadiu-vato anche dai rappresentanti delle organizzazionisindacali e datoriali. Abbiamo anche avviato l’istrut-toria per la concessione del trattamento di integra-zione salariale in deroga. L’obiettivo che ci siamoposti è quello di un rapido riconoscimento e con-cessione degli ammortizzatori e della certezza dellerisorse. È importante ricordare che hanno potuto ac-cedere alla cassa in deroga tutte le aziende colpite,indipendentemente dal numero dei lavoratori, an-che se impegnati in attività di volontariato, presso lapropria azienda, per il ripristino del proprio luogo dilavoro.

Fino al 31 gennaio 2012, le imprese alluvionatecon un danno inferiore a 30.000 euro, potranno pre-sentare domanda di contributo per investimenti afondo perduto alle Camere di Commercio di Genovae della Spezia. Abbiamo appena avviato il bando di 5 milioni di europreannunciati in queste settimane dalla Regione Ligu-ria, per dare risposte ai danni dovuti alle alluvioni chehanno colpito oltre 2.500 imprese del territorio regio-nale. I finanziamenti consentiranno alle imprese di ot-tenere un contributo a fondo perduto del 40%, a frontedi spese già sostenute o che saranno sostenute, perconsentire la continuità dell’attività.La Regione ha attivato anche un fondo di garanzia, perl’accesso al credito, di 3 milioni di euro, messo a puntoinsieme alle Camere di Commercio e ha inoltrato la ri-chiesta alla Commissione europea di procedere alla ri-programmazione dei fondi dell’asse 1 del Por, il pianooperativo regionale, che potrà consentire di mettere adisposizione una cifra tra i 30 e 40 milioni di euro di ri-sorse comunitarie, per le aziende colpite.Non possiamo dimenticare che le imprese danneg-giate, solo nella Provincia di Genova, sono state1.290 per più di 89 milioni di euro, e nella provinciadella Spezia 1.236 per oltre 160 milioni di euro didanni.

Lei è anche Assessore all’Immigrazione. Ci sonodelle novità importanti?Prenderanno il via, a febbraio, i nuovi corsi di italianoper cittadini stranieri, messi a punto dalla Regione Li-guria, in partenariato con le Province di Savona e LaSpezia, con l’USR e l’Agenzia Liguria Lavoro. Avrannouna durata di 100 ore, saranno destinati a 56 cittadinidi paesi stranieri con più di 16 anni, privi di formazio-ne scolastica in Italia e saranno organizzati e realizzatidai centri territoriali permanenti di Savona e La Spezia,in collaborazione con organismi formativi e altri sog-getti individuati dalle Province liguri.Con questo progetto, la Regione ha risposto ad un av-viso del Ministero dell’Interno, che ha messo a dispo-sizione finanziamenti del fondo europeo per l’integra-zione dei cittadini stranieri. In totale, per la Liguria,147.719 euro destinati al progetto “Imparo l’italianoin Liguria”.

[ ]Avviata l’istruttoria per la concessione del trattamento di integrazione salariale in deroga

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Le risorse sono vincolate all’apprendimento dell’italia-no, da parte dei cittadini stranieri che soggiornano inLiguria. I corsi, nati nell’ambito della legge regionale 7/2007,sull’integrazione degli immigrati, hanno visto, fino adoggi, il coinvolgimento di oltre 900 persone.

Crescono gli stranieri in Liguria: secondo i dati delDossier statistico Caritas/Migrantes 2011, sono 136mila, con un aumento di oltre 10 mila persone ri-spetto all’anno precedente. Non possiamo non tenere conto di questi dati. Bastipensare che, nel 2050, gli extracomunitari potrebberorappresentare fino al 20% della popolazione residentein Italia (attualmente sono il 7%). I 2/3 degli stranieri sono qui per lavorare, il restanteper motivi familiari. Spesso, svolgono mansioni di bas-so profilo, il 75% svolge lavoro non qualificato, anchese, nel 53% dei casi, hanno un titolo di scuola supe-riore. I minori sfiorano il milione di persone, e di questioltre 600 mila (oltre il 7%) sono inseriti nel sistemascolastico italiano. Su 21.043 alunni di cittadinanzastraniera in Liguria, la percentuale degli alunni stranie-ri è del 10,7%. Secondo i dati Miur, su circa 35 milastudenti iscritti all’università, 2.210 sono stranieri. Ne-gli ultimi 5 anni, si è assistito a un significativo incre-

mento di studenti di cittadinanza straniera (+49,4%),con un’incidenza sul totale degli iscritti che è salita da5,1% a 8%. È chiaro che bisogna tenere conto di questa realtàquando si parla di temi importanti e vitali quali adesempio il lavoro, la formazione e l’orientamento.

Da Presidente della Consulta ligure dell’Emigrazio-ne, quali sono le novità più rilevanti?L’obiettivo della Consulta è consolidare i rapporti contutte le nostre comunità all’estero. Ad oggi, ci sono 45associazioni dei liguri nei cinque continenti, con mi-gliaia di liguri che partecipano. I liguri nel mondo,

iscritti nei registri dell’emigrazione con diritto di votoall’estero, sono ufficialmente oltre 106 mila. Oggi, queste associazioni, grazie ad una scelta dellaRegione di due anni fa, parlano tra loro, a costi moltoridotti, grazie a Skype, attraverso il quale, tra l’altro, siè scelto di diffondere e valorizzare le parlate e i dialettidel territorio ligure. Abbiamo l’obiettivo di elaborare un piano di lavoro peril 2012, vogliamo raccogliere in un programma ope-rativo tutte le richieste, le necessità, le aspettative del-la comunità dei liguri. La Consulta dovrà elaborareproposte per la preparazione della nuova legge sul-l’emigrazione. Quella del ‘93 non è più attuale. Saràproprio dai lavori della Consulta che trarremo lo spun-to per la nuova legge che porteremo all’esame delConsiglio regionale.

Merita un accenno anche la mostra “Mem, memoriae immigrazione”, inaugurata da poco al Museo delMare, dedicata al tema dei migranti. È un percorso culturale che trasporta i visitatori inun viaggio nel tempo, attraverso i popoli pellegrini.La mostra racconta l’emigrazione italiana via maree l’immigrazione straniera, ma non solo. Si apre an-che un percorso multimediale che, in 1.200 metriquadri, attraversa 40 postazioni, cattura l’osservato-re, mettendolo di fronte alla storia del nostro Paeseche, a seguito delle migrazioni, ha cambiato volto.Ma c’è anche una sezione interamente dedicataall’immigrazione in Italia, con tante foto e articoliche aiutano l’osservatore a ripercorrere i viaggi, avolte atroci, dei migranti e la loro integrazione nelnostro Paese. Una parte della mostra è dedicata ai“Barconi”, le imbarcazioni, speranza per molti, chehanno attraversato il canale di Sicilia e che, per tantiprofughi, si sono trasformati in una condanna amorte. Il percorso non parla solo di viaggi, ma anchedi attualità, di lavoro e scuola, realtà con cui tantis-simi nuovi arrivati si sono dovuti scontrare. Lavoronero, caporalato e abusivismo sono tre drammati-che situazioni che il nostro Paese sta cercando disconfiggere. La peculiarità e il valore aggiunto diquesto allestimento permanente, un vero e proprioMuseo del Migrante, stanno proprio nella capacitàdi fondere assieme l’esperienza degli italiani al-

Gli stranieri svolgono mansionidi basso profilo anche se hannoun titolo di scuola superiore

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l’estero e quella degli stranieri in Italia, presentan-dole essenzialmente per ciò che sono: due faccedella stessa medaglia.

L’impegno del suo Assessorato, in questi anni, è sta-to volto ad assicurare una piena e buona occupa-zione, non solo dal punto di vista contrattuale, maanche rispetto alla sicurezza e la salute sui luoghidi lavoro. Il recente rapporto nazionale INAIL parladi un numero inferiore di morti sul lavoro. Tuttavia laLiguria non è ancora in linea con le statistiche na-zionali. Come intendete continuare a muovervi suquesto fronte?Penso che ci si ricordi lo slogan della campagna regio-nale di comunicazione in tema di salute e sicurezzasul lavoro “Il bello di lavorare sicuri è che a casa sonosicuri di rivederti“, promossa da Regione Liguria e Inail,con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sul ri-spetto delle norme sulla sicurezza, per rafforzare le tu-tele, i diritti e la dignità di tutti i lavoratori. Una campa-gna che si articolava in due fasi: la prima, di caratteregenerale rivolta a tutti; la seconda, destinata, più spe-cificatamente, a lavoratori e datori di lavoro. Credo chesia stata utile e che abbia colpito e fatto riflettere. Poiabbiamo realizzato una ricerca su: ‘Infortuni e malattieprofessionali. Cosa ne pensano i lavoratori?’ dalla qua-le ha preso avvio la campagna informativa. Un altro lavoro importante è stato fatto in materia diprevenzione in edilizia, uno dei settori più a rischio diinfortuni, con campagne di comunicazione (“Pianoprevenzione edilizia in Liguria: un mondo a misurad’uomo si costruisce solo in cantieri sicuri”) e azionidi sensibilizzazione tra gli addetti ai lavori e i cittadini,con l’obiettivo di costruire cantieri sicuri e diffonderela cultura della prevenzione tra i lavoratori. A questoscopo, è stato creato un sito specifico www.prevenzio-necantieri.it, in cui gli addetti del settore possono tro-vare informazioni sull’argomento e la normativa na-zionale e regionale. “La sicurezza e la salute sul lavoro, compito di tutti eimpegno collettivo” è lo slogan che si legge sul de-pliant che è stato stampato in 500.000 copie, distri-buito con i giornali e direttamente ai lavoratori e datoridi lavoro della regione.Attualmente, stiamo lavorando per firmare un’altra

convenzione con l’Inail e avviare nuove strategie diprevenzione e sensibilizzazione. L’Assessorato al lavo-ro ha realizzato, sulla base e con le risorse della L.R.30/2007, iniziative di promozione, informazione/ for-mazione destinate a lavoratori, datori di lavoro, studen-ti e insegnanti. Con il progetto regionale “Qualità, Re-golarità e Sicurezza nel lavoro”, che ha coinvolto leassociazioni datoriali, i soggetti istituzionali e le orga-nizzazioni sindacali, sono state realizzate, in fase spe-rimentale, indagini dirette presso i settori produttivi

dell’agricoltura e del commercio, per fornire al sistemaregionale strumenti conoscitivi, qualitativi e quantita-tivi, utili a favorire la programmazione di azioni mirateed effettivamente rispondenti ai bisogni delle impresee dei lavoratori liguri. Per il Piano regionale straordinario di formazione sullasicurezza sul lavoro sono stati finanziati, complessiva-mente, 1.263.600 euro destinati, nella prima fase, almondo della scuola per sensibilizzare i giovani, chesaranno i lavoratori di domani, sui temi della sicurezzadel lavoro.Attività informative/formative, avviate a dicembre2010, che si concluderanno a dicembre 2011 e coin-volgeranno sul territorio ligure complessivamente1.600 docenti e 24.000 studenti della scuola primariae secondaria di primo e secondo grado.Con le ulteriori risorse assegnate dal Ministero e nonancora erogate, si provvederà a finanziare nuovi per-corsi informativi/formativi da destinare agli altri target,in particolare a lavoratori considerati più a rischio. E sui temi della sicurezza e regolarità del lavoro, laRegione sta intervenendo anche sul fronte della re-sponsabilità sociale d’impresa, quale strumento digestione, non solo per ridurre l’impatto ambientale,coinvolgere e dialogare meglio con i vari attori dellasocietà civile, ma anche per garantire e migliorare glistandard di sicurezza e regolarità del lavoro per i di-pendenti.E in questi anni, la Regione ha promosso e realizza-

[ ]Per il Piano regionale straordinariodi formazione sulla sicurezza finanziati 1.263.600 euro

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to progetti di sensibilizzazione, destinati al mondodelle imprese e degli enti pubblici. A sostegno delleattività sperimentali e per agevolare gli investimentifinalizzati all’adozione di codici di condotta, bilancisociali, certificazioni, prassi socialmente utili sonostati emanati, tramite Filse ed Agenzia Liguria lavoro,bandi regionali, destinati a enti pubblici e aziende,che hanno consentito di finanziare complessiva-mente 32 progetti, tra cui quello realizzato da Asse-dil/Ance Genova “I mattoni della Responsabilità so-ciale”, una griglia di autovalutazione sui temi dellaRSI in edilizia, a conferma che questi temi stanno di-ventando elemento chiave nelle politiche gestionalidelle imprese.

E, in quest’ottica, la Regione ha recentemente dato av-vio al progetto per l’istituzione del registro dei datoridi lavoro socialmente responsabili, previsto dall’art.15della L.R.30/2007, che servirà, non solo per dare visi-bilità alle imprese e agli Enti pubblici, che volontaria-mente si impegnano in percorsi di RSI, ma anche pergarantire, come previsto dalla stessa legge, percorsipreferenziali, quali ad esempio, criteri di priorità nel-l’affidamento di forniture, a parità di condizioni, o ulte-riori agevolazioni, anche fiscali, di competenza dellaRegione, a coloro che scelgono di adottare, in mododocumentabile e certificabile, prassi socialmente re-sponsabili, sia verso i lavoratori sia verso gli stakehol-ders esterni.

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Assessore, si parla molto, a tutti i livelli, dell’impor-tanza di prestare attenzione ai giovani. In Liguria,parlare di giovani può diventare una vera e propriasfida, non trova?A costo di essere retorico, bisogna ricordare che i gio-vani hanno le forze e l’energia per portare il cambia-mento nella società, sono loro che spingono all’inno-vazione, però sono una categoria poco tutelata, a cuisi chiede di adeguarsi velocemente ad un sistema inrapido mutamento, senza per contro offrire loro le ne-cessarie garanzie e gli strumenti adeguati per inserirsinel mercato del lavoro.C’è un dato, decisamente preoccupante, che riguardai cosiddetti “NEET”, ovvero giovani che non studianoné sono occupati, né partecipano ad un corso di for-mazione professionale: in Liguria rappresentano oltreil 14% della fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni.

Il Piano Giovani1 è stato presentato al SaloneOrientamenti. Ce ne può illustrare la filosofia e gliobiettivi?Il Piano Giovani è un insieme di azioni che la RegioneLiguria, attraverso il Fondo Sociale Europeo, intendeportare avanti nei prossimi tre anni, per integrare tra lo-ro politiche e servizi per la formazione e il lavoro, guar-dando al territorio, per valorizzarne le peculiarità e fa-vorirne uno sviluppo sociale ed economico di qualitàe duraturo. Il tutto avendo come punto di riferimento la

Strategia di Lisbona 2020, che ci chiama a raggiunge-re uno sviluppo sostenibile e inclusivo volto all’aumen-to dell’occupazione e della qualità del lavoro.

Quali sono, in sintesi, le linee d’azione del Piano?Gli ambiti di intervento specifici sono cinque: preveni-re la dispersione scolastica; favorire l’accessibilità el’inclusione nel mondo del lavoro dei giovani svantag-giati; migliorare l’occupabilità e favorire l’occupazio-ne; promuovere lo sviluppo delle competenze e del-l’innovazione; accrescere la qualità dell’occupazione.Questi cinque ambiti vengono “intersecati” da altre treazioni trasversali e comuni a tutti, cioè: la mobilità del-le conoscenze e l’internazionalizzazione dei percorsiprofessionali; lo stimolo a creare e sviluppare rapportivirtuosi tra le generazioni e la possibilità, estesa a tutti,di accedere alle informazioni e alle opportunità di cre-scita personale.

Con quali strumenti intendete raggiungere questiobiettivi?Per esempio, per combattere la dispersione scolastica,accanto ai percorsi triennali, si intende programmaremisure di “pre-apprendistato” o di tutoraggio tra pari;per l’inclusione di giovani svantaggiati si seguirà lastrada di azioni di accompagnamento al lavoro, allaformazione, alla creazione di impresa, inoltre si tratte-rà di rafforzare le relazioni di cooperazione con i Paesi

L’INTERVISTA

Assessore Rossetti:dai giovani forza e energia per cambiare la società

Lavoro, formazione, lotta alla dispersione scolastica tra le priorità dell’assessorato

A cura di Federica Gallamini L’Ass

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1. Cfr. articolo a pag. 44.

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a maggiore immigrazione in Liguria, come il Sud Ame-rica o il Maghreb. Per quanto riguarda il lavoro, adesempio, ci si focalizzerà sulla stabilizzazione dei con-tratti precari, che coinvolgono moltissimi giovani, maanche sulla valorizzazione del tirocinio e dell’appren-distato.

È stato varato il Testo unico sull’apprendistato e,dal mondo delle imprese, sono arrivati i primi se-gnali positivi. Cambiare le regole, quali conse-guenze positive vi aspettate che possa avere?L’introduzione del voucher per la formazione chescopo ha?La Regione Liguria ha voluto rinnovare la formazioneper l’apprendistato, con uno stanziamento inizialecomplessivo di 3 milioni di euro. Puntiamo a un mo-dello che permetta il raggiungimento di obiettivi stra-tegici, per la qualificazione delle risorse umane, l’in-nalzamento dei livelli formativi – garantendo al tem-po stesso, l’ampliamento del numero degli apprendi-sti – la valorizzazione dell’impresa e una maggiore si-nergia tra mondo imprenditoriale e mondo formativo.Il voucher comporterà una semplificazione delle pro-cedure e del circuito finanziario. Il primo passo quindisarà quello di costituire un catalogo formativo regio-nale. Tutte le amministrazioni provinciali hanno emes-so gli avvisi pubblici per la selezione degli organismiformativi e, ad oggi, con i bandi chiusi, stanno facen-do la selezione. Una volta definito il catalogo regiona-le, partirà la fase operativa che vedrà coinvolti gli ap-prendisti, i tutor aziendali e le imprese. In contempo-ranea, sarà avviata la comunicazione sul territoriodell’iniziativa sperimentale che affiancherà l’offertaformativa per gli apprendisti di prima annualità previ-sta dal Piano di formazione 2007 della Regione Ligu-ria ancora in vigore.

Le forme di apprendistato previste dalla riforma, ap-provata dal Consiglio dei Ministri sono quattro: a chisi rivolgono e come?Infatti sono previsti: l’apprendistato per la qualifica e ildiploma professionale per gli under 25 con la possi-bilità di acquisire un titolo di studio in ambiente di la-

voro; l’apprendistato di mestiere per i giovani tra i 18e i 29 anni che potranno apprendere un mestiere ouna professione in ambiente di lavoro; l’apprendistatodi alta formazione e ricerca per conseguire titoli di stu-dio specialistici, universitari e post-universitari e per laformazione di giovani ricercatori per il settore privato;l’apprendistato per la riqualificazione di lavoratori inmobilità espulsi da processi produttivi.

Presto prenderà il via il nuovo polo formativo delleprofessioni del sociale con durata triennale per ren-dere certi i percorsi formativi e assicurare un lavoroai giovani che intraprendono quella strada. Cosa cipuò dire in proposito?È stato siglato qualche mese fa l’accordo2 tra Regione,Province, Università di Genova, Ufficio scolastico regio-nale, organizzazioni sindacali e tutte le parti datoriali.In questo modo, finalmente, mediatori culturali, assi-stenti sociali, educatori, animatori sociali, ed altre figu-re professionali potranno accedere ad un percorso for-mativo definito.In Liguria, sono attualmente attivi tre poli formativi:quello delle professioni del mare, del turismo edell’hi-tech. Mancava, ma se ne parlava già da tempo,uno spazio formativo dedicato alle tante professiona-lità che afferiscono al sociale. Finalmente, questo spa-zio è stato formalizzato e adesso gli daremo gli stru-menti per diventare una realtà operante nel mondodella formazione.

Sono state quasi 600 le richieste per l’accesso aicorsi di alta formazione nella nostra regione. A di-mostrazione di una forte domanda e di una neces-sità crescente di qualificare il proprio percorsoformativo. Sono molto soddisfatto per i risultati del bando. Sonostate 578 le domande presentate per accedere aicorsi di alta formazione, finanziati dal FSE, inseriti inun catalogo interregionale definito d’intesa tra dodiciregioni italiane, per un importo complessivo di finan-ziamento pubblico richiesto, pari ad 2,3 milioni di eu-ro. A seguito dell’istruttoria effettuata, sono risultateammissibili 460 richieste di voucher di cui 317 relati-

2. Cfr. articolo a pag. 49.

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ve a soggetti occupati in cassa integrazione e in mo-bilità e 143 presentate da persone disoccupate oinoccupate.Tenuto conto della natura sperimentale del progetto edella particolare situazione di crisi economica e socia-le, la Giunta ha stabilito di approvare tutte le richiesterisultate ammissibili per rinforzare la domanda forma-tiva che rappresenta un’opportunità di lavoro. Così,abbiamo dovuto aumentare le risorse inizialmentestanziate e destinate a disoccupati o inoccupati inpossesso di un titolo di laurea, occupati e persone incassa integrazione o in mobilità, purché in possessodi almeno un diploma di scuola secondaria superio-re. Con deliberazione della Giunta regionale n. 1153del 23/09/2011, la Regione Liguria è stata una delleprime regioni partecipanti al Catalogo ad approvare legraduatorie e a procedere, conseguentemente, alla lo-ro pubblicazione su: www.altaformazioneinrete.it, uni-tamente a quelle delle altre undici regioni italiane par-tecipanti.

È stato approvato in Giunta, su sua proposta, un fi-nanziamento di 450 mila euro, per avviare, in Li-guria, tre Istituti speciali di tecnologia (ITS), dandocosì corso a quanto previsto a livello nazionale,circa l’offerta formativa tecnico-scientifica post di-ploma, in alternativa alla laurea triennale. Cosasono gli ITS?Sono scuole speciali che rappresentano il naturalecompletamento della formazione tecnica e professio-nale superiore e sono rivolte quindi a giovani diplomati,offrendo la possibilità di concrete opportunità di lavoronelle aziende coinvolte nella progettazione e nella ge-stione del percorso formativo. L’obiettivo è avvicinare ilmondo della scuola a quello dell’impresa e formare fi-gure professionali ad oggi inesistenti. Le aree tecnolo-giche degli ITS, previste dal piano di intervento del Mi-nistero dell’Istruzione, sono: efficienza energetica, mo-bilità sostenibile negli ambiti della logistica, del traspor-to aereo, marittimo e ferroviario, nuove tecnologie per ilmade in Italy (meccanica, moda, alimentare, casa eservizi alle imprese), beni e attività culturali, informazio-ne e comunicazione, tecnologie della vita. I percorsi diformazione realizzati dai singoli istituti dovranno ri-spondere ai bisogni delle aziende del territorio.

Sono 58 finora gli ITS, creati in 16 regioni italiane, conil coinvolgimento di 110 istituti tecnici e professionali,oltre 60 Province e Comuni, 200 imprese, 67 universi-tà e centri di ricerca, 87 strutture di alta formazione ealtri soggetti pubblici e privati, comprese le Camere diCommercio.Presso gli ITS, verranno poi realizzate indagini conti-

nue dei bisogni tecnologici delle imprese, aggiorna-mento professionale per la scuola, attività di formazio-ne sull’innovazione (sia scientifica sia tecnologica),orientamento tecnologico a tutti i livelli e accompa-gnamento al lavoro dei giovani specializzati.Il percorso di studio dura due anni, pari a 1.800-2.000ore (4 semestri), la maggior parte delle quali sarà spe-sa tra laboratori e imprese, con tirocini obbligatori (an-che all’estero) per almeno il 30% del monte orario. Il50% dei docenti dovrà provenire dal mondo del lavo-ro. I posti saranno a numero chiuso.

Quali sono gli ITS attivi in Liguria?In Liguria, le scuole finanziate sono l’ITS per la mobili-tà sostenibile, nel settore dei trasporti marittimi, l’ITSper l’information and communication technology diGenova e l’ITS per le nuove tecnologie per il made inItaly della Spezia, nel settore meccanico, della cantie-ristica e della nautica da diporto. Inoltre, la Regione haapprovato un protocollo d’intesa per una sperimenta-zione ITS dell’efficienza energetica e, nel giugno diquest’anno, ha integrato la programmazione territoria-le per la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori at-tivando, appunto, un Istituto Tecnico Superiore pressoil Campus Universitario di Savona. Al termine del percorso, gli studenti dovranno soste-nere una verifica per dimostrare le competenze ac-quisite e verrà rilasciata una certificazione valida siain ambito nazionale sia europeo. Tali percorsi, infatti,consentono di conseguire il diploma di tecnico supe-riore riconosciuto in Europa come il quinto livello diistruzione.

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L’obiettivo è avvicinare il mondodella scuola a quello dell’impresa

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Quali sono le ultime novità in materia di formazioneprofessionale?La Regione Liguria ha dato vita ad un’intesa con glienti di formazione Assoceic-Fop-Forma e Cenfop, se-condo un protocollo-pilota a livello nazionale. Conquesto accordo viene ampliata l’offerta formativa:percorsi triennali, quarto anno di diploma professio-nale, anno di preparazione all’esame di Stato, rila-scio di diploma professionale di tecnico superiore.L’intesa con gli enti di formazione sancisce, in prati-ca, un sistema integrato pubblico-privato e tra for-mazione professionale e mondo della scuola. Il tut-to, anche in vista della scadenza del 2019, quandoil sistema professionale scolastico diventerà regio-nale.Sono stati confermati, inoltre, otto corsi sperimentali diquarto anno, per aiutare i ragazzi a entrare nel mondodell’impresa, fatto che rappresenta la più grande diffi-coltà.

E dopo l’obbligo? Altre opportunità – per i maggiori di 16 anni, per glistudenti usciti dal sistema scolastico o formativo sen-za conseguire una qualifica o un titolo di studio - dipoter ottenere una qualifica professionale. Se lo stu-dente ha compiuto 16 anni, può accedere ad un corsobiennale di formazione professionale, organizzato dal-le Province. Se il giovane ha più di 18 anni, può acce-dere ad un corso della durata di un anno, organizzatoanche questo dalle Province.

Dispersione scolastica e abbandono sono problemiin crescita in Liguria: cerchiamo innanzitutto di de-finire il fenomeno. Dispersione e abbandono scolastici sono fenomenicomplessi perché s’intersecano in più mondi: quellodella formazione professionale, quello della scuola, equello del lavoro. Mondi tra i quali è necessario che cisiano rapporti di complementarietà.Si potrebbe tout court affermare che la dispersionescolastica è un’anomalia nei processi di formazione,causata da due effetti che agiscono insieme: i sogget-ti, che si disperdono durante il normale percorso sco-lastico, il sistema scolastico che non è in grado di ri-spondere ai bisogni della popolazione con un’ade-

guata offerta formativa. In realtà, limitandoci all’ambi-to scolastico, per dispersione scolastica non s’intendesolo l’abbandono, ma un insieme di fenomeni, comel’irregolarità nelle frequenze, i ritardi, le non ammissio-ni agli anni successivi, le ripetenze, le interruzioni, tuttifattori che possono sfociare nell’uscita anticipata deiragazzi dal sistema scolastico. Un humus fertile all’ab-bandono non sono solo i fallimenti scolastici, ma an-

che i fattori di disuguaglianza del contesto sociale,economico e culturale. Nell’ultimo anno ha influito an-che la confusione della riforma che ha coinvolto lascuola superiore.

Cosa fare per frenare il fenomeno, e, nello specifico,cosa ha fatto la Regione Liguria nell’ultimo biennio?Per ridurre l’abbandono e la dispersione scolastica euniversitaria, bisogna investire sul capitale umano, mi-gliorare l’offerta formativa e promuovere gli indirizziscientifici e tecnologici. Nell’anno scolastico 2010-2011, sono stati attivati, per una durata triennale e, inbase alla legge regionale n.18, una serie di interventiper contrastare la dispersione. Che si traducono in 4milioni di euro per i primi due anni, e 5,5 per la terzaannualità (si tratta di fondi regionali e statali per le pri-me due annualità, FSE per la terza). I beneficiari sonogli organismi che fanno attività di formazione per i gio-vani in obbligo di istruzione, i destinatari finali sono gliallievi in obbligo di istruzione e in diritto dovere allaformazione.Altri 250.000 euro (fondi regionali) sono stanziatiper organismi che erogano formazione per giovani inobbligo di istruzione, istituzioni scolastiche autono-me in rete, e associazioni del terzo settore; sono ri-servati ad allievi con esperienze di insuccesso sco-lastico e formativo: mediante accordi in rete, i sog-getti interessati assicurano azioni di tipo multisetto-riale (didattico, educativo, ludico) da dare in suppor-to agli allievi a rischio, utilizzando spazi e attrezzatu-re dedicate. Alla base dell’abbandono scolastico c’è,

[ ]Per dispersione scolastica non s’intende solo l’abbandono,ma un insieme di fenomeni

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quasi sempre, una scelta sbagliata: esaurito l’obbligoscolastico, spesso si apre una giungla di incertezze.

Crescere non significa soltanto apprendere dellenozioni, ma anche sviluppare capacità critica, vo-lontà di partecipazione alla vita pubblica e attenzio-ne per buone pratiche e consumi consapevoli.L’educazione parte dalle famiglie e passa attraversola scuola, ma continua anche durante tutto il percor-so di formazione dei ragazzi. In quali ambiti gli ado-lescenti devono maturare la loro coscienza civileper diventare cittadini attivi ed informati?Ogni ragazzo dovrebbe ritenere parte integrante dellasua formazione anche l’assunzione dei doveri civici,l’abbracciare stili di vita e consumi consapevoli el’importanza di attività come il volontariato. Per que-sto, la Regione Liguria ha coinvolto istituzioni, forzedell’ordine, enti, associazioni pubbliche e private dipromozione e tutela sociale in progetti che proseguo-no anche per tutto l’anno scolastico. L’intento è quel-lo di stimolare negli studenti un interesse anche per

tematiche che non si incontrano quotidianamente suibanchi di scuola, ma che sono importanti, quantol’istruzione, nel formare, a tutto tondo, giovani capacidi interagire con la società civile e con il mondo cheli circonda.

Si è concluso da poco il salone Orientamenti: vuoletracciare un primo bilancio dell’iniziativa?Sono molto colpito e soddisfatto dalla partecipazionedei giovani e dalla loro voglia di collaborare, di inte-ressarsi: l’incontro con don Ciotti sul volontariato el’educazione alla legalità sono stati una prova lam-pante. Anche la presentazione del Piano Giovani si èdimostrata un’ottima occasione di dialogo e di con-fronto che ha dimostrato la voglia dei ragazzi di capirecome orientare il loro futuro.E, a proposito di orientamento, il Forum e il nuovo do-cumento che parte dalla Carta di Genova ci spingonoa impegnarci per lavorare di più su questo fronte, rea-lizzando azioni di sistema lungo tutto l’arco dell’annoe in maniera sempre più diffusa sul territorio.

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Terrile: dal confronto la ricchezza

È strategico ‘cogliere’ qualcosa dalle sperimentazionie provare a consolidarle. Viviamo, infatti, un momen-to difficile, in cui si riscontrano ostacoli nel portareavanti anche i processi ormai consolidati. Ma è pro-prio dal confronto che nasce l’esigenza di renderestabili queste esperienze. È quindi utile valorizzare lepeculiarità territoriali, comprese quelle espresse dalvolontariato.Il progetto, che terminerà la prossima primavera, è ar-rivato ad una fase fondamentale, per cui l’incontro dioggi non rappresenta un’occasione rituale, ma unatappa significativa dell’azione comune.

Monica Mannucci: crisi economica ma anche divalori

Per avere la concretezza dell’inclusione, bisogna ri-correre alla cooperazione sociale, protagonista delprocesso. Il problema del sociale viene valutato in base al pa-rametro dello sviluppo economico, al concetto delmassimo profitto, ma raramente si parla di stili di vita:la crisi non è solo economica, ma è anche di valori, sista perdendo la rete di umanità e in questo modo sicrea un danno, proprio alle persone che sono al cen-tro del nostro intervento. La povertà sta dilagando an-che tra le fasce medie, i problemi sono tanti, per il so-ciale ci vuole passione e buona volontà.

Si rende, pertanto, sempre più necessario ricercare,con attenzione, i programmi europei a cui partecipa-re, che possono, in qualche modo, compensare unwelfare che non esiste più, per fornire, con le partner-ship, risposte a tipologie di disabilità e di svantaggioimportanti.

Bodra: accanto allo svantaggio certificato, moltefasce ‘grigie’

Il progetto intende analizzare il ruolo che ha l’economiasociale per le fasce deboli. Dopo due anni, ci troviamoinsieme per ragionare su argomenti di comune interes-se; gli strumenti normativi con cui intervenire sono mol-teplici, ma esiste, purtroppo, un problema legato allaprecarietà delle risorse economiche: si rincorrono pro-getti per attuare politiche di inserimento ma si tratta

sempre di interventi a termine che non garantiscono,per loro natura, la continuità. Inoltre, la cooperazione so-ciale ha un ruolo importante ma spesso ha difficoltà direlazione con le diverse realtà del Terzo settore.La nostra Ricerca-azione ha permesso di analizzare ilcontesto e, grazie alle interviste effettuate agli attoridel Terzo settore e alle amministrazioni, sono state in-dividuate alcune buone prassi. Tra i temi caldi emersi,

PROGETTI EUROPEI

I primi risultati del Progetto MED MORE&BETTER JOBSNetwork

Fare rete per sostenere anche i nuovi disagi

A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

Mettere in circolo le informazioni e le esperienze

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il problema del target: lo svantaggio è una condizionesanitaria e sociale certificata, mentre oggi esistono si-tuazioni ‘grigie’ che comunque vanno considerate,perché rappresentano un ostacolo all’inclusione.Parole chiave nel lavoro fatto possono essere le se-guenti: formazione degli operatori, ‘fare rete’, metterein circolo le informazioni e le esperienze, per arricchi-re il sistema.Proprio per mettere in connessione i soggetti, è statocreato un sito internet che contiene sezioni, aggiorna-te periodicamente e un forum per lo scambio interat-tivo (www.lavoroeinclusione.it); inoltre, viene inviataagli iscritti una newsletter.

Antoine Peretti - Pole Emploi Corsica ‘Cap vers l’en-terprise’; Bernard Giudicelli - Mission locale BastiaBalagne ‘Coach Inser’: è importante costruire l’inse-rimento, partendo dalle ferite della vita

Il Programma europeo ha permesso, in questi anni, direalizzare cose importanti sull’accompagnamentodelle persone in difficoltà sociale e professionale. InCorsica, i disoccupati iscritti al Pole Emploi sono15.000, non sono sempre gli stessi perché molti esco-no e altri vi entrano, alcuni però vi permangono a lun-go: il 25% degli iscritti lo è da più di un anno; sonoquelli che non sono toccati dal regolare turnover ed èa questo pubblico che si indirizza il programma, peraccompagnarlo in un processo di inserimento, non so-lo lavorativo ma anche sociale. Sono partite due sperimentazioni, una nel 2010, delladurata di quattro mesi – compresa la fase di valuta-zione – la seconda tra marzo e luglio 2011.Il nostro punto di partenza era quello di capire perchénon riuscivamo ad aiutare queste persone, per cui vo-levamo che emergessero le difficoltà strutturali e perrafforzare il programma abbiamo elaborato i criteri diqualità delle prestazioni.Tra i 15.000 disoccupati, sono stati rintracciati quelli conmaggiori difficoltà, privi di occupazione da più tempo econ gravi svantaggi sociali. Il consigliere diagnostica ledifficoltà, per capire gli ostacoli; segue, poi, una fase dicollaborazione con i fornitori di servizio nell’ambito dellasperimentazione, elemento di novità, rispetto alla nuovafase, è il momento di confronto tra i tre soggetti. Abbia-

mo chiesto al beneficiario che si impegni a rimanere nelpercorso per tutto il periodo, fino alla diagnosi; la valuta-zione del servizio avviene dopo 4-6 mesi.Si trattava, quindi, di determinare i criteri per capirequali erano gli impedimenti nel trovare lavoro e ridurregli ostacoli maggiori; il fornitore del servizio individuale priorità per l’accompagnamento del cliente, ogniazione è individualizzata e tarata sulle difficoltà perso-nali. La metodologia utilizzata è, quindi, quella del rap-porto di partnership tra strutture, per far superare gliostacoli e valutare gli strumenti da attivare.Le difficoltà nel trovare un lavoro sono spesso molte-plici: mancanza di un alloggio, situazione di handicap,problemi linguistici, di famiglia, finanziari, logistici, dimancanza di fiducia nelle proprie capacità. Si è analizzato il caso di una signora, divorziata, chepresentava molti ostacoli all’inserimento, dovuti a pro-blemi di ansia, difficoltà finanziarie; sotto tutela giudi-ziaria, a causa dell’ex marito violento e, inoltre, porta-trice di seri problemi di salute. Si è valutato di proce-dere, mettendo l’accento sulle capacità oggettive: ladonna possiede la patente B, la priorità era, quindi,quella di infonderle fiducia e metterle a disposizioneun’auto. Il progetto si è concretizzato in un aiuto finan-ziario che ha compreso anche la riparazione dell’auto.L’obiettivo personale prevedeva la creazione di unaditta individuale ma il Centro per l’impiego la fa desi-stere, suggerendole progetti più realistici. Ottiene uncontratto di tre mesi rinnovabile; è soddisfatta, recupe-ra la fiducia in se stessa. Gli ostacoli non sono statipienamente eliminati ma, concentrandosi solo su al-cuni, sono stati risolti gran parte dei problemi dellapersona.Il risultato ottenuto, grazie all’accompagnamento indi-vidualizzato, è che ben 19 persone, con un alto livellodi problematicità, sono state inserite per un valore parial 50-60% dei casi. È importante costruire l’inserimen-to, partendo dalle ferite della vita.

Maria Giovanna Lotti: una partnership tra pubblico eprivato per superare la crisi

Il progetto è complesso, ma ha una importante dotazio-ne finanziaria, pari a 2 milioni e mezzo di euro. Le regoletroppo rigide inibiscono la realizzazione delle azioni.

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In Toscana, abbiamo concentrato gli sforzi nella co-stituzione di uno sportello integrato di servizi, sulmodello dello sportello unico per l’impresa, dovel’imprenditore, evitando una lunga serie di passaggiin vari uffici, trova le risposte in un unico front office.Il nostro, quindi, è un servizio pubblico di sportellounico per l’inclusione, per evitare tutta una serie dipassaggi, soprattutto per chi abita lontano dal cen-tro urbano. Inoltre, va considerato che chi non ha la-voro, ha perso la possibilità di riscontro sociale enon ha piacere a raccontare, a più persone, la pro-pria dolorosa storia, a cui si aggiunge la frustrazionedi trovare un lavoro che manca. In questo caso, ènecessaria molta chiarezza da parte dell’operatore,che deve informare l’utente che potrà fornirgli stru-menti per cogliere le opportunità, ma non un lavoro.Lo sportello unico è comune a cinque Province, si ba-sa su criteri di omogeneità delle problematiche, sulpotenziamento, specializzazione e coordinamentodei servizi esistenti, evitando sovrapposizioni. Attra-verso la rete e un sistema comune di informazionisui servizi, ogni Provincia delinea, in dettaglio, il suoservizio.A Livorno sono previste due sedi stabili: in città e inbassa Val Cecina, ognuna ha un numero importantedi casi da trattare. Sono, inoltre, istituite alcune sedi iti-neranti che vengono, via via, definite. Viene fornito unservizio di orientamento e informazione; il target è co-stituito da giovani e immigrati.A Grosseto, ci si specializza sul target femminile, inparticolare donne immigrate. Anche qui è attivo losportello, con la presenza di un consulente di rete, de-dicato a questa tematica. Vengono offerte possibilitàdi tirocini e voucher di riattivazione della persona.A Massa Carrara, il target è rappresentato da disabili el’obiettivo è quello di valorizzare la rete dei servizi.Pisa ha scelto un’apertura bisettimanale che si inne-sta su una realtà dove esistono già tre punti informati-vi, rivolti alle donne, ai disabili e agli immigrati; lo spor-tello unico li riunisce, in un’ottica sinergica.Lucca si concentra su un’attività di back office e ela-bora un’indagine molto accurata sul tema del disagionon certificato e sulle nuove povertà di famiglie mo-noreddito. Dalla sperimentazione, ci aspettiamo buoni risultati e

pensiamo di utilizzare lo sportello per ampliare i rap-porti con il territorio. Un possibile sbocco della speri-mentazione sarà la creazione di una partnership trapubblico e privato, in un momento in cui è chiaro atutti che la concertazione è finita e le vicende nazio-nali si riversano inevitabilmente su quelle locali.Di grande stimolo è l’attivazione di processi partecipa-tivi veri, con realtà come quella ligure che attua, nelcampo dell’economia sociale, una politica utile allanostra sperimentazione.

Antonella Bono, Provincia di Genova: la sperimenta-zione della convenzione dell’articolo 14

La Provincia di Genova applica il sistema della con-venzione ‘art 14 legge 276/2003’ che prevede chel’impresa, in obbligo di assunzione, possa affidare unacommessa di lavoro ad una cooperativa sociale chea tale scopo assume il disabile.L’Ente sceglie di proporre una convenzione quadro,basata sui principi dell’articolo 14, ma a cui aggiungela clausola di riserva alle persone con gravi difficoltàdi inserimento, non attuabile verso le aziende di pic-cole e medie dimensioni.Il target è rappresentato da disabili, iscritti al colloca-mento, con invalidità superiore all’80%, seguiti dalServizio da almeno tre anni.La sperimentazione è piccola nei numeri ma è signifi-cativa: le convenzioni attivate sono sei, di cui cinquegià rinnovate; una interruzione è dovuta a crisi azien-dale, le persone inserite sono 11. Con la L.68, l’Ufficio inclusione avvia 492 persone, danotare che il 98% delle nostre aziende è in regola conl’obbligo. La convenzione ‘articolo 14’ è uno strumento che ri-conosce un ruolo alla cooperazione che permettel’inserimento di persone che sarebbero comunqueescluse dal mercato del lavoro. È una buona alterna-tiva per chi non riesce a beneficiare di un inserimen-to diretto. È stato istituito, inoltre, un tavolo di lavoroper rimuovere i paletti normativi che ostacolano l’in-serimento.In futuro, speriamo di poter investire di più, facendo le-va su un buon coordinamento tra cooperative e azien-de, anche attraverso la promozione dello strumento

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presso il sistema delle imprese, per favorire la transi-zione dei lavoratori da una realtà all’altra.Questo modello potrebbe essere riprodotto anche nelsettore del Pubblico Impiego.

Davide del Bono e Cinzia Carruggi - Provincia di Sa-vona: i risultati del Progetto Dada

È del 2007 la nascita del Progetto ‘Diversamente abili,diverse abilità’ (Dada), partito con l’obiettivo di conso-lidare un sistema di promozione all’integrazione lavo-rativa per favorire l’inserimento.Due sono i pilastri portanti del Progetto: work experien-ces personalizzate e incentivi alle aziende; gli stru-menti sono quelli dell’incrocio tra domanda e offertae marketing presso le imprese, in vista di un inseri-mento dei disabili.Sono previste attività di sensibilizzazione e riunionimensili del comitato tecnico-scientifico, cui partecipa-no i CPI e i servizi sociali.Questi i risultati: si tratta di assunzioni a tempo de-terminato e indeterminato, con il coinvolgimento del-le PMI del territorio che hanno già ottemperato al-l’obbligo.Il finanziamento è dato da fondi nazionali e regionalidedicati; il bando è ancora in corso, per cui non tuttele risorse sono state ancora utilizzate.L’obiettivo è, con il tempo, incrementare i contratti atempo indeterminato; le work experiences, negli ultimidue anni, hanno dato risultati molto positivi. Nel 2009,sono stati venti i lavoratori inseriti, nel 2011, ventisette,nel 2009, prevalentemente maschi; nel 2010 in mag-gioranza donne; nel 2011 hanno di nuovo prevalso gliuomini. Le aziende coinvolte sono state, nel 2011, 25,di cui solo due le cooperative sociali.

Chiara Franciosi Provincia della Spezia: il Tavolo diinclusione sociale

L’esperienza nasce dalla volontà politica di tre asses-sorati: le politiche sociali, il lavoro, la formazione. Iltavolo tecnico ha raccolto le esperienze dei tre set-tori ed è territoriale, quindi, capace di creare una reteforte. Sono stati coinvolti i distretti sociosanitari deiComuni, il Ministero della Giustizia per quel che con-

cerne il carcere e le misure alternative, le associazio-ni datoriali, la Camera di Commercio, la cooperazio-ne sociale, le parti sociali, la ASL con i servizi di Sa-lute mentale e la Disabilità. Il modello è diffuso suiterritori e ciò permette una stesura più efficace deidocumenti programmatori; quest’anno ci si è con-centrati sull’area della cura alla persona, soprattuttoper quel che riguarda il lavoro sommerso delle ba-danti, con la creazione di un registro delle assistentifamiliari.

Provincia di Imperia: l’orto botanico e i laboratori dioccupazione

Illustra la ricerca Georgia Casanova, ricercatrice, cheha seguito l’esperienza della Provincia di Imperia.L’analisi si incentra sul ruolo del terzo settore comeelemento catalizzatore. Il progetto SPES, di cui è re-sponsabile Mariacristina Liberati, si occupa di inseri-mento di disabili psicofisici, nasce dall’esigenzadell’accoglienza diurna dei figli, da parte di un grup-po di genitori, con lo scopo di promuoverne l’inclusio-ne socio lavorativa. Sono stati organizzati quattro la-boratori differenziati: uno di comunicazione e infor-matica, il secondo che riguarda il riciclo della carta edel cartone con lavori di découpage, proposti per lavendita ai negozi locali, gli altri su due ambiti signifi-cativi per il territorio: la coltivazione dell’orto che pre-vede lo sviluppo delle competenze agricole e la cuci-na all’interno della comunità. L’orto sorge su un ter-reno privato e tutto quello che si produce è immedia-tamente venduto.In pochi mesi, i ragazzi hanno acquisito una grandeautonomia, anche grazie al riconoscimento di unapaga che dà loro uno status anche in famiglia. Ilprogetto è finanziato dal Fondo sociale europeo, laProvincia valida l’esperienza sul territorio, gli altrienti pubblici fanno richiesta direttamente alla SPESper accedere al progetto. Dalla borsa lavoro, i ragaz-zi riescono a passare alla cooperativa sociale e di-ventano soci lavoratori. L’aspetto più critico è che,nascendo l’esperienza come molto radicata sul ter-ritorio, può non essere facilmente riproducibile in al-tri contesti.

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Conclusione gruppi di lavoro

Spano

Le metodologie utilizzate sono molte, ma da tutti,emerge l’importanza di capire le esigenze del territo-rio. È necessario individuare bene i target dei servizi,per poter dare risposta a più persone, considerandoanche i casi di disagio non certificato che sono sem-pre di più, a causa della mancanza di lavoro e dellacrescente difficoltà sociale. Parola chiave è la presa incarico: occorre inserire la persona in una rete di serviziche dialoghi e che dia risposte concrete. Gli strumentiin campo sono molti, per cui non c’è nulla da inventa-re, è quindi meglio far funzionare quello che già ab-biamo. È importante anche cogliere le esigenze indi-viduali per facilitare l’inserimento, individuare un per-corso mirato per avvicinare l’utenza al mercato del la-voro e avere la possibilità di mantenere viva l’intera-zione dopo il progetto.

Georgia Casanova

Il gruppo di lavoro ha messo in evidenza il fatto cheesiste un pensiero comune, occorre pertanto lavoraresull’applicabilità. È opportuno mettere in relazione lostrumento specifico con il sistema esistente di welfaree di governance. Importante è la tracciabilità dei datie delle procedure perché serve a far riflettere sulleesperienze e a variare, di conseguenza, gli interventi.

Terrile

Il rischio, talvolta, è quello di essere condizionati dalleprecedenti esperienze, ma, oggi, ci si è confrontati conprogetti reali e di rete e questo rappresenta indubbia-mente un arricchimento. E mai, come in questo mo-mento, gli operatori hanno bisogno di essere rassicu-rati circa le prassi, o di aprirsi a visioni differenti. Tra i

Fare rete per l’inclusione socio lavorativa dellefasce deboli e svantaggiate

28 settembre 2011 – Castello D’Albertis, GenovaIncontro di benchmarking e animazione territorialetra i Servizi Pubblici per l’Impiego delle Province li-guri, enti dell’economia sociale della Liguria, siste-ma ligure di inclusione sociale e partner di progettonazionali e transnazionali.

Programma> Benvenuto ai partecipanti e presentazione obiet-

tivi dell’incontro - Massimo Terrile, Direttore Gene-rale Agenzia Liguria Lavoro

> Gli obiettivi e i risultati dell’attività di benchmar-king del progetto MED MORE & BETTER JOBS inLiguria. La Ricerca sul ruolo dell’ Economia Socia-le e il coinvolgimento attivo della rete – AngeloBodra, Direttore Consorzio Progetto Liguria Lavoro,coordinatore dell’incontro

> Le esperienze condotte dalla rete locale e parte-nariale a supporto dell’inserimento lavorativo difasce deboli e svantaggiate – 5 esperienze a curadella rete locale ligure, Lo Sportello Unico per l’in-clusione sociale (Province di Livorno, Grosseto,Lucca, Massa Carrara, Pisa), Cap vers l’enterprise– Pole Emploi, Passeport Emploi – Mission localede Bastia Balagne

> Sottogruppi di lavoro per l’analisi delle esperien-ze in termini di innovatività, riproducibilità, soste-nibilità – coordinamento sottogruppi a cura diGeorgia Casanova, ricercatrice e Valerio Spano –U.O. Fasce Deboli e Svantaggiate di Agenzia Ligu-ria Lavoro

> Restituzione in plenaria del lavoro nei gruppi acura dei portavoce dei gruppi di lavoro

> Dibattito e conclusioni a cura di Regione Liguriae Agenzia Liguria Lavoro

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punti emersi: centralità della persona; rete locale dicollaborazione che va costruita, giorno per giorno, eresa sempre più efficiente; far parte di una rete nonsolo locale, per esportare, nei territori, buone prassi.L’appartenere a una rete nazionale e avere collabora-zioni con ISFOL e con altre Regioni rappresenta unpunto di forza. Dobbiamo superare gli obiettivi che cisiamo dati, occupandoci anche delle nuove situazionidi povertà. Quindi, l’elemento su cui ragionare è quel-

lo di dare risposte certe e stabili ai diversi target, dive-nuti sempre più numerosi. Questo impone nuove mo-dalità di intervento, perché lo scenario è diventato piùcomplesso: non ci sono risposte formali per molti;quindi il mondo della cooperazione sociale può aiuta-re. Occorre valorizzare le esperienze intraprese, crearemomenti di confronto e stringere alleanze, fare ancoraqualche passo avanti per aumentare il bacino di per-sone inserite.

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Lavoro degli studenti del Liceo artistico Klee-Barabino di Genova

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Oliva: continuità e cambiamento, le evoluzioni chearricchiscono

La ricorrenza dei 10 anni della Città dei Mestierirappresenta un’occasione di riflessione e un ripen-samento dell’esperienza, ma con lo sguardo al fu-turo. È stata aperta nel 2001, sulla scorta di questeparole chiave: accessibilità, centratura sui bisogni,gratuità; è un luogo visibile, tattile, organizzato, pro-posto come spazio di libertà che non vuole provo-care condizionamenti; è multitematico e desiderasoddisfare, fino in fondo, i bisogni delle persone. La giornata odierna si pone l’obiettivo di riflettere, as-

sieme ai partner locali, ma anche con le altre Città deiMestieri (Marsiglia, Milano e Parigi), secondo una di-mensione europea: appartenere ad una rete ampia fa-vorisce la lettura dei bisogni emergenti; dà visibilità,attraverso un marchio condiviso e serve ad accompa-gnare le Città nel corso del tempo. L’identità è data dalmodello di comunicazione e dall’appartenenza allarete che è intesa come percorso in grado di accoglie-re differenze, in un substrato di valori comuni. L’intentoè mettere a disposizione sempre più strumenti per ipartecipanti, per supportare le persone a ‘guardare piùin là’, e vedere se stessi ‘dentro’ gli eventi.La Città dei Mestieri ha un mandato interistituzionale,

L’EVENTO

Nei dieci anni della Città dei Mestieri di Genova l’esperienza a disposizionedello sviluppo delle persone e dei territori

Un’occasione per riflettere sugli sviluppi futuri

A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini

‘Forum’ ha partecipato alla celebrazione della ricorrenza della fondazione, a GenovaCornigliano, lo scorso 8 novembre

Alcuni dati

> Nel 2009: 85 eventi; 1768 partecipanti; 441 pas-saggi di studenti; 385 colloqui e 2157 passaggiper tre giorni alla settimana. Soddisfazione clienti:media 92%

> Nel 2010: 109 eventi; 1794 partecipanti; 646passaggi di studenti; 438 colloqui. Soddisfazioneclienti: media 91%

> Nel 2011: 110 eventi; 1883 partecipanti; 2168passaggi per tre giorni alla settimana. Soddisfa-zione clienti: media 94%

> Cantiere bambini: 100 partecipanti> Cantiere adulti: 239 persone> Cantiere donne: 91 persone

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per rispondere alle esigenze dei diversi enti sul terri-torio e non solo di un unico committente.Nel futuro, la Città dei mestieri sarà un luogo, uno spa-zio cantiere dove lavorare insieme tra istituzioni, nonper fare piani, ma servizi, utili alle persone, per darestrumenti di autonomia, autodeterminazione e favorirel’assunzione di responsabilità.

Las Vergnas: le Città dei Mestieri simili ma differentinei loro scopi

Le Città dei Mestieri sono fondate su valori cardine infavore dell’utenza, pertanto si parlerà di servizi, stru-menti e bisogni. Lavorare insieme è importante, nonsolo all’interno della rete delle Città, ma partendo daun confronto generale. Fondate sugli stessi principi, sono inserite però incontesti molto differenti, e con modalità operativeproprie. Si sono evolute in modo diverso, perché di-versi sono gli assetti economici e politici di riferimen-to. Genova e Milano compiono 10 anni, le loro speri-mentazioni sono entrambe interessanti, pur seguen-do percorsi diversi.Le Città sono lo specchio delle difficoltà e delle oppor-tunità sociali e rispondono ai bisogni che, via via,emergono. Sono amplificatori dei problemi e delle ca-ratteristiche dei territori, per questo è utile mantenerele loro diversità: ad esempio la Città dei Mestieri di Ro-ma punta sull’economia solidale, mentre Parigi sulletecnologie.

Bernadette Thomas: ‘tutti diversi tutti uguali’

La Città dei Mestieri ha un progetto per favorire lacomprensione delle diverse lingue romanze. Si trattadi una sperimentazione di sviluppo delle capacità lin-guistiche; in particolare, si tratta di 40 ore dedicate al-la formazione per sviluppare un metodo di comunica-zione ed espressione comuni. Le nuove Città utilizzano le esperienze delle altre, poi-ché si è convinti che la diversità rappresenti un arric-chimento, ognuna si mette in discussione, per ade-guarsi continuamente ai bisogni dell’utenza, lo sloganè: ‘tutti diversi’ tutti uguali’. L’evoluzione del servizio prevede una sempre maggio-

re prossimità alle persone, ai singoli territori, in questosenso, la dimensione regionale permette di svilupparemaggiormente l’unità culturale. I dieci anni di esperienza hanno permesso di svilup-pare strumenti nuovi e di migliorare le prassi, sonostate elaborate risorse informative ad uso degli opera-tori. Continua, attraverso il confronto, la ricerca del mi-glioramento.

Geronima Pesce - Dirigente Comune di Genova: ver-so un processo di regionalizzazione

La partnership si è evoluta: Comune di Genova, Pro-vince, Ufficio Scolastico Regionale e Università han-no firmato un protocollo d’intesa, portando avanti,forse entro il primo semestre del 2012, il processodi regionalizzazione della Città dei Mestieri di Geno-va, nonostante le difficoltà derivate dal Patto di sta-bilità.

Negretti: la necessità di un sistema di orientamentoper aiutare la formazione dei giovani

Tra le Scuole edili esiste una rete di collegamentomolto ampia; in dieci anni si sono modificati i centridi aggregazione della conoscenza, le relazioni sonocambiate, non si osserva più un processo lineare, leinterazioni non sono più visibili: le molte foglie hannocoperto e nascosto l’albero. In Italia, manca un sistema di orientamento e questoè un fatto negativo; la crisi ha evidenziato ulteriormen-te questa carenza. In Europa, la formazione professio-nale è inserita in un processo più ampio, mentre, inItalia, è considerata solo strumento di contenimentodella dispersione.Si è instaurata una proficua collaborazione con la Cit-tà dei Mestieri che svolge un ruolo importante a favoredei giovani, anche promuovendo scambi europei. Il nostro obiettivo è quello di creare una scuola degliantichi mestieri, dove l’artigiano ritorna, come nel pas-sato, ad essere portatore e realizzatore di arte; anchein questo progetto siamo supportati dalla Città dei me-stieri, in vista di un recupero di queste professioni eper la qualità del mercato del lavoro.

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Meire: garantire un servizio equo in un territorio di-versificato

Genova e Marsiglia hanno profili simili: sono città por-tuali con una complessità comune. Marsiglia conta 4milioni di abitanti, il territorio ha caratteristiche varie-gate: zone rurali, marine e montane.La Città dei Mestieri, ha, al suo interno, rappresentan-ti di Stato e Regioni, quindi deve rispondere alle di-verse istanze. Il punto di forza è quello di rendere unservizio equo su territori diversi, in collaborazionecon otto Centri associati (ndr. strutture simili alle no-stre Camere di Commercio) che garantiscono servizidi prossimità, in luoghi già esistenti. Si può contaresu una base documentale e banche dati in comune,poiché i centri sono connessi allo stesso sistema in-formativo. La linea strategica è quella dell’equità territorialecon servizi mirati ai diversi target, ad esempio: sitidedicati ad adulti che cercano lavoro, chioschi infor-matici per i giovani in luoghi di aggregazione, servizidi smart phone e laboratori di competenze per la ri-cerca del lavoro.

Marilena Carnasciali: collaborazione proficua con laCittà dei Mestieri

Mi occupo di orientamento, come delegata dal Retto-re, da tre anni e per 12 sono stata delegata della fa-coltà di Scienze MFN. L’Università cura le tre fasi orien-tatative: in ingresso, in itinere, in uscita, abbiamo strettirapporti con la Città dei Mestieri con cui collaboriamoin modo positivo. Il target universitario è prettamentegiovanile, ma la relazione è utile, nella consapevolez-za dell’importanza della funzione orientativa.

Maffezzini: una relazione consolidata da progetticomuni

L’USR è partner della Città dei Mestieri, sin dal primogiorno; spesso la relazione si è tenuta con i singoli isti-tuti, anche attraverso il Progetto di alternanza scuola-lavoro, che ha riscosso molto successo tra i ragazzi. Un’altra opportunità di collaborazione è rappresentatadal Progetto Orions, attivo nella provincia di Genova,

rivolto ai ragazzi che frequentano il quarto anno dellascuola superiore, Questi sono esempi di collaborazio-ne interistituzionale, con il coinvolgimento di Scuola,Regione e Città dei Mestieri.A livello ministeriale, esiste il ‘Piano nazionale del-l’orientamento lungo tutto l’arco della vita’ (Circolare43/2009) che contiene le linee guida su questo tema.Molte sono le iniziative, che magari si sovrappongo-no, ma che è utile ricordare: un DVD a valenza orien-tativa, distribuito a tutte le scuole, il Progetto Alcotra,sull’alternanza, che parte dal protocollo tra USR e Re-gione Paca.

Bollani: ampliare l’accoglienza attraverso nuove an-tenne

La Città dei Mestieri di Milano è nata nel 1998/99, aseguito di un Piano di fattibilità, grazie ai finanziamen-ti del Ministero del Lavoro e ha coinvolto 11 partnerche oggi non sono più gli stessi, perché alcuni si era-no innamorati solo del marchio, ma si sono dimostratimeno attenti ai contenuti. Si è formata, nel tempo, una dirigenza più stabile chesi è fatta tramite, dopo momenti di difficoltà, con il li-vello politico. Persone che hanno condiviso i valori ehanno messo al centro i bisogni del territorio. Reperiresoldi è sempre più difficile, ma con una buona ideanon è impossibile, e se è riconosciuta a livello nazio-nale, e anche europeo, è sicuramente più facile.La sede presso il Museo della Scienza era funzionaleall’immagine, ma poco efficace per l’utenza perchédifficilmente raggiungibile, ora ci siamo spostati inun’area più periferica dove sono situati anche i Centridi orientamento e di formazione provinciali e prestoanche i CPI.I politici hanno capito l’importanza dell’orientamentoche è trasversale a lavoro e formazione, è il traitd’union, la porta di ingresso per persone che altrimen-ti si ‘perderebbero’. Le persone ne hanno bisogno, soprattutto gli adulti,che hanno perso la speranza di trovare una nuova oc-cupazione e non sono disponibili ad affrontare unospostamento da Monza a Milano, per parlare conesperti, che non danno lavoro. Bisogna delocalizzareil servizio per essere vicini fisicamente alle persone.

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Abbiamo organizzato nuove antenne delle Città deiMestieri per ampliare l’accoglienza: nei centri di for-mazione professionale, presso i Comuni e i centri perl’impiego, per l’assistenza in orari stabiliti sulla basedelle esigenze del territorio. Così gli studenti entranonei Centri per l’impiego e i lavoratori nei centri di for-mazione professionale. Gli operatori non sono esterni, ma provinciali e hannopartecipato ad una formazione mirata a Parigi. Tredicile antenne aperte, quattro gli obiettivi raggiunti: vici-nanza e presenza sul territorio; costruzione di una retedi operatori a livello provinciale; risposta a bisognimolto differenti; accoglienza dell’utente in modo uni-forme, con la creazione di nuovi strumenti, adeguatialle diverse realtà del territorio.

Las Vergnas: conclusioni

In un’era tecnologica, ciò che funziona sono ancora iservizi dove al centro c’è l’uomo e l’operatore. Cittàdei Mestieri non è solo tecnologia: la tecnologia c’è,ma al servizio della persona.

Rispetto al costo: si tratta di strutture che si mettonoinsieme per essere vicine ai bisogni delle persone,fanno economia di scala, si appoggiano a strumentiche ci sono già, quindi riducono i costi e creano vi-sibilità.Rispetto alla loro attualità: sono spazi in cui si può ri-flettere su fattori realistici e perseguibili, non sono luo-ghi di sogni, ma dove ci si confronta con la realtà, dan-do strumenti utili per identificare un progetto.Rispetto alla loro organizzazione: sono ‘porti’ apertisul territorio, dove convergono più attori. Sono al-l’avanguardia perché ‘facili’ e logici. Sono centri chevogliono fare qualcosa di semplice, trovando politicie partner che amano questa idea di semplicità, so-no luoghi di evidenza delle prospettive del mercatodel lavoro, rappresentano un sistema che si batteper trovare alleati che abbiano visioni non genera-lizzate.Le Città dei Mestieri devono adattarsi alla precarietà eai cambiamenti sociali; per questo hanno bisogno dipersone sempre più ‘visionarie’ che accettino la sfidadella crisi.

La Città dei Mestieri di Genova festeggia i suoi pri-mi 10 anni. Ragionando.8 novembre 2011 via N. Cervetto 35

Le risorse di orientamento delle città dei mestiericome fattore di sviluppo delle persone e dei terri-tori. Le nostre esperienze. Cosa serve per il futuro?Interventi di:> Jocelyn Meire – Direttore Città dei Mestieri di Mar-

siglia e della Provenza-Alpi-Costa Azzurra> Marilena Carnasciali – Delegato del Rettore per le

attività di Orientamento – Università degli Studi diGenova

> Sergio Bollani – Direttore Città dei Mestieri diMilano

> Giorgio Negretti – Direttore Scuola Edile Genova> Bernadette Thomas – Responsabile della dissemi-

nazione del marchio Cités des Métiers

> Benedetto Maffezzini – Ufficio Scolastico Regio-nale per la Liguria

> Olivier Las Vergnas – Direttore Città dei Mestieri diParigi e segretario generale della Rete Internazio-nale delle Città dei Mestieri

Modera: Claudio Oliva – Direttore della Città dei Me-stieri di Genova

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I settori produttivi dal censimento del 1931

Venendo ora alla popolazione produttiva, risalta il pe-so dell’occupazione industriale (43,8% nel comunedi Genova). All’interno del settore secondario primeg-giano le attività metalmeccaniche che occupanocomplessivamente il 35,1% della forza lavoro indu-striale. Al secondo posto si trovano le varie attività edi-li e minerarie (18,5). Un peso considerevole è ancoramantenuto dal tessile-abbigliamento (16,2), dall’ali-mentare (9,0) e dall’industria del legno (7,9). Seguo-no in ordine sparso elettricità, gas, acqua (4,6), chi-mica (3,8), industria poligrafica e della carta (3,6), al-tre industrie (1,2). L’altro grande settore dell’economia genovese è rap-presentato dai trasporti e dalle comunicazioni (16,5%della popolazione produttiva). Prevalgono di gran lun-ga le attività marittime (agenzie, personale di bordo,ecc.) che da sole rappresentano il 37,6% del settoretrasportistico. Seguono le attività portuali (imbarco esbarco delle merci, spedizionieri) che pesano per il20,3% e i trasporti terrestri (ferrovie e tranvie), la cuioccupazione incide per il 18,3% sull’intero settore tra-sporti-comunicazioni. In ordine di grandezza, dopo itrasporti, vengono le varie attività commerciali (15,4%della popolazione in condizione professionale). Un’incidenza ancora significativa si registra per le at-tività domestiche: gli addetti ai servizi domestici costi-tuiscono il 6,8% della popolazione in condizione pro-fessionale. Ancora limitato è il peso della pubblica am-

ministrazione (3,5%), del settore creditizio e assicura-tivo (1,9%) e delle stesse “professioni e arti liberali”(4,2%) che, per altro, secondo le classificazioni adot-tate dal censimento del ‘31, comprendono anche gliinsegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, i medi-ci e gli operatori sanitari. Del tutto marginale ormai è l’incidenza dell’agricoltu-ra (3,9%) che invece a livello provinciale occupa an-cora il 14,0% della popolazione produttiva. Nel comune

le donne in condizione professionale costituiscono,nel 1931, una netta minoranza della popolazioneproduttiva (21,3%), oltre che della popolazione fem-minile di età superiore ai 10 anni (21,2%). È utileun’ultima annotazione sull’incidenza dell’ occupazio-ne concentrata nel capoluogo, rispetto alla provincianel suo complesso. Si può rilevare innanzi tutto cheben il 73,5% della popolazione produttiva della pro-vincia risiede nel capoluogo. Tale percentuale è supe-riore, seppur di poco, all’incidenza della popolazioneresidente del comune sul totale della provincia allastessa data (72,6%). La centralità del capoluogoemerge con maggior evidenza, considerando i singolisettori economici.

DEMOGRAFIA

Genova: i caratteri della città industriale

A cura di Paolo Arvati

‘Forum’ presenta il contributo di Paolo Arvati, tratto da ‘Rapporto statistico Liguria 2010– Analisi storica 1861-2011’ per commemorarne la scomparsa e ricordare ai lettori ilsuo lavoro instancabile e la profondità della sua analisi.

[ ]Genova si colloca nel cuore dei processi di sviluppo e di modernizzazione

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Il confronto nazionale Se dai dati nazionali emerge la struttura economica esociale tipica di un paese ancora fondamentalmenteagricolo, in cui i processi di industrializzazione e di ter-ziarizzazione sono molto più arretrati che nelle altrerealtà europee dell’epoca, Genova si colloca nel cuoredei processi di sviluppo e di modernizzazione. Non so-lo per il peso determinante delle attività industriali, maanche per l’elevata differenziazione dell’economia lo-cale. Città moderna per caratteristiche strutturali, Ge-nova non è solo realtà industriale, ma anche maritti-mo-portuale, commerciale, finanziaria. È sufficiente uno sguardo ai valori percentuali pernotare le profonde differenze tra la struttura socialedelle grandi città italiane e quella dell’intero Paesee tra le città del “triangolo industriale” da un lato eRoma e Napoli dall’altro. In una Italia ancora preva-

lentemente agricola, la cui popolazione produttiva ècomposta per più del 46% da coltivatori diretti e dabraccianti, le grandi città presentano una struttura diclasse sensibilmente più articolata, per effetto diprocessi di industrializzazione e terziarizzazione or-mai avanzati. A questo proposito Genova, oltre ad affermarsi comela città “più operaia” del triangolo industriale, registrauna presenza impiegatizia inferiore solo a Milano el’incidenza di commercianti più alta tra le città delNord. Inferiore è invece la percentuale di artigiani, perla prevalente presenza a Genova della grande impre-sa. Un’altra specificità è data dalla composizione dellapopolazione in condizione non professionale: Genovapresenta l’incidenza più elevata di casalinghe, ad ul-teriore conferma delle difficoltà di accesso al mercatodel lavoro locale da parte delle donne.

1. La relazione sul VI Censimento, Comune di Genova, febbraio 1923.

Il censimento del 1921

Al censimento del 1921, all’interno dei confini del1874, si contano a Genova 16.550 analfabeti, dicui 6.312 maschi e 10.238 femmine: “Sopra 1.000abitanti ve ne sono quindi 53,3 di analfabeti e piùprecisamente sopra 1.000 maschi ve ne sono 42,4analfabeti e sopra 1.000 femmine ve ne sono 62,2analfabete”1. Al Censimento del 1931 il valore cit-tadino d’incidenza dell’analfabetismo sulla popola-zione da 6 anni in poi è del 5,7% ed è condiziona-to dai nuovi confini del 1926. I valori relativi alla po-polazione alfabetizzata risultano a Genova costan-temente superiori ai corrispondenti dati della Pro-vincia, della Liguria e del Paese. Solo nel 1931 siregistra un sostanziale allineamento tra i valori cit-tadini e quelli provinciali e regionali, sempre per ef-fetto dell’ampliamento dei confini comunali. La di-stanza tra il dato genovese e il dato nazionale,massima ad inizio secolo (ben 31 punti percentua-li), si riduce progressivamente, senza tuttavia scen-dere al di sotto dei 15 punti di distacco registratinel 1931.

I dati del censimento del 1931

Nel 1931 in provincia di Genova la popolazione dietà superiore ai 10 anni risulta per il 50,8% in con-dizione professionale e per il 49,2% in condizionenon professionale. Dieci anni prima, al censimentodel 1921, le persone in condizione professionaleerano percentualmente superiori (55,6), mentrequelle in condizione non professionale rappresenta-vano il 44,4%. Nel comune di Genova, sempre nel1931, risulta leggermente superiore l’incidenza dellapopolazione produttiva (51,7%). Tra le persone in condizione non professionale, digran lunga prevalenti sono le casalinghe (191.509,pari al 76,2% delle persone in condizione non pro-fessionale), seguite dagli studenti (37.613, pari al15,0%), dai pensionati (9.368, pari al 3,7%), dagliinvalidi (7.226), dai ricoverati (5.265). Il censimentodel 1931 conta inoltre nel comune 26.005 disoccu-pati rilevati esclusivamente all’interno della popola-zione di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Se si con-sidera la popolazione produttiva di pari età(253.677), si registrano 10 disoccupati ogni 100persone in condizione professionale.

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I dati del censimento del 1936: cresce l’industria e,anche se di poco, la componente femminile

Per la prima e unica volta nella storia dell’Italia unita,per esplicita volontà politica del regime, il censimentodella popolazione viene ripetuto dopo soli cinque an-ni, il 21 aprile 1936. I risultati confermano le principalicaratteristiche socioeconomiche della città. A distanzadi cinque anni si nota una leggera prevalenza(50,3%) della popolazione in condizione non profes-sionale sul totale della popolazione presente di etàsuperiore ai 10 anni. All’interno della popolazione pro-duttiva, cresce ancora l‘incidenza dell’ occupazioneindustriale (45,6%), a scapito del settore dei trasportie comunicazioni (14,4, rispetto al 16,5 del 1931).Cresce il peso del settore commerciale (16,1) e, signi-ficativamente, della pubblica amministrazione, nel1936 “accorpata” alle forze armate (7,0, rispetto al4,8 complessivo del 1931). Cresce sia pur di poco lapresenza femminile, sia all’interno della popolazioneproduttiva (dal 21,3% del 1931 al 25,1 del 1936), siaall’interno della popolazione femminile di età superio-re ai 10 anni (dal 21,2% al 23,4). Anche i dati del ‘36confermano le caratteristiche di notevole diversifica-zione di Genova, nonostante la marcata prevalenza in-dustriale, legata alla presenza della grande impresapubblica.Le città del “triangolo industriale” invece sono netta-mente metalmeccaniche, pur non essendo affatto tra-scurabile il peso dell’edilizia (specie a Genova) e deltessile-abbigliamento (specie a Milano e a Torino).

Il censimento del 1951: aumenta l’industria, al se-condo posto il commercio e sempre significativo ilsettore trasporti

Il confronto tra i dati censuari del 1931 e del 1951consente infine di valutare la dimensione dei muta-menti intervenuti nella società italiana nel ventenniocaratterizzato prima dalla piena affermazione e dalconsolidamento del fascismo, poi dal periodo bellicoe dai successivi sette anni. Nel 1951, risalta ancorail peso prevalente dell’industria. Se si raggruppano isettori manifatturieri, delle costruzioni e dell’energiaelettrica-gas-acqua, l’incidenza sul totale della popo-

lazione attiva del comune di Genova è pari al 45,1%,addirittura superiore a quella già elevata del 1931(43,8). Al secondo posto per importanza si trova ilsettore del “commercio e altri servizi” che incide a li-vello comunale per il 21,5%. A questo proposito nonè possibile un confronto con il valore del 1931, poi-ché il censimento del 1951 considera una gammapiù ampia di attività. Il settore “trasporti e comunica-zioni” conserva, sempre all’interno del comune, unpeso significativo (16,3%), sostanzialmente pari aquello registrato venti anni prima. In crescita risulta-no il settore creditizio e assicurativo (2,1%) e la pub-blica amministrazione (13,3%) che però nel censi-mento del 1931 non comprendeva l’istruzione e lasanità, raccolti allora all’interno delle “professioni earti liberali”. All’interno del comune è ormai margi-nale il peso delle attività agricole (1,7%) che man-tengono invece nel complesso della provincia di Ge-nova una discreta rilevanza i (9,3%). Le donne attivenel 1951 rappresentano il 22,4% della popolazioneproduttiva del comune, con un lievissimo incrementorispetto a venti anni prima. Diminuisce invece la percentuale delle donne attivesul totale della popolazione femminile in età da 10anni in poi (18,8%). Le attività concentrate nel capo-luogo mantengono la stessa preponderante incidenzasul complesso della realtà provinciale (73,5%, comenel 1931). Nel 1951 risultano concentrati nel comunedi Genova 1’86,4% delle persone in condizione pro-fessionale nel settore creditizio-assicurativo, l’85,7 nelsettore trasporti-comunicazioni, 1’83,6 dei dipendentipubblici, 1’81,2 nel commercio, il 75,9 nelle attivitàindustriali.

Genova è città moderna perché ha una struttura piùdifferenziataI tratti principali della struttura sociale di Genova sidelineano con nettezza nel ventennio fascista e ri-mangono sostanzialmente inalterati, senza significa-tive soluzioni di continuità, nel periodo post -bellico enei primi anni Cinquanta, ad eccezione della progres-siva scomparsa delle classi legate alle ormai margi-nali attività agricole. Successivamente le ristruttura-zioni dell’apparato produttivo pubblico ridimensione-ranno le quantità industriali e operaie, senza per altro

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attenuare i tratti sociali e culturali essenziali della cit-tà nata nel 1926. Nella prima metà del NovecentoGenova rafforza le proprie caratteristiche di città mo-derna. Mentre a livello nazionale si conferma unastruttura di classe propria di un paese fondamental-mente agricolo, Genova, Milano e Torino formano untriangolo che rappresenta il cuore dei processi di svi-luppo e di modernizzazione. All’inizio del secolo inquesto triangolo era nata la società urbano-industria-le, con le sue classi, la sua cultura, le sue istituzioni.In Italia quella forma sociale era rimasta a lungo mi-noritaria, un’eccezione, più che una regola. Ed ecce-zione rimane, anche per tutto il periodo fascista. Ge-nova è città moderna non solo perchè metropoli in-dustriale. Genova è città particolarmente modernaperché ha una struttura più differenziata: l’industria, ilporto, il commercio, la finanza. Al confronto Torino ècittà molto più semplice, centrata com’è sulla “mono-cultura” della grande impresa e di un lavoro di fabbri-ca sempre meno qualificato. Da questo punto di vistal’unica città “fordista” del triangolo è proprio Torino el’elevata differenziazione della struttura economicaavvicina Genova a Milano.

La città più “operaia” del nord-ovest, è una realtà ca-ratterizzata dai “colletti bianchi”Ciò che caratterizza la struttura economica del capo-luogo ligure è l’alta incidenza dei settori trasportisticiche insieme pesano per un valore pari quasi a quat-tro volte quello nazionale. L’incidenza delle attivitàcommerciali e del settore creditizio-assicurativo è pa-ri al doppio delle percentuali nazionali. Infine il pub-

blico impiego ottiene a Genova il valore più alto trale città del triangolo, pur essendo di molto inferiore aivalori di Roma e Napoli. Dal punto di vista della strut-tura sociale tutto ciò significa che Genova, pur essen-do la città più “operaia” del nord-ovest, con una po-polazione in condizione professionale per quasi la

metà composta da operai salariati, è anche una real-tà caratterizzata dai “colletti bianchi” presenti nell’in-dustria, nei vari settori del trasporto, nel credito, nellapubblica amministrazione in misura percentualmenteinferiore solo a quella di Milano e, di Roma. Molto rap-presentato è anche il lavoro autonomo, seppur esclu-sivamente nel settore commerciale. Significativamen-te inferiori ai valori nazionali, sono le percentuali de-gli imprenditori e degli artigiani. La debolezza dellapiccola e media impresa e del lavoro autonomo pro-duttivo, evidentemente connessa alla presenza dellagrande impresa pubblica, è dunque un carattere an-tico della struttura socio-economica di Genova. Un’al-tra peculiarità negativa è la ristrettezza di un mercatodel lavoro che esclude un numero eccezionalmentealto di donne. Questa struttura socio-economica ma-nifesta una sostanziale persistenza sino agli anni Cin-quanta, come emerge chiaramente dal confronto deidati dei due censimenti degli anni Trenta con quellidel 1951.

Le caratteristiche della famiglia operaiaLa città che nasce nel 1926 è anche una città “divi-sa”, in ragione della compattezza del soggetto so-ciale prevalente nella Genova industriale, il cui iden-tikit socio-culturale richiama le caratteristiche di unaautentica “aristocrazia operaia”, come più volte èstato messo in luce dalla storiografia del movimentooperaio. Sinora si è riflettuto, soprattutto, sui trattiprofessionali di medio-alta specializzazione e sul-l’orgogliosa identità degli operai genovesi. Moltomeno si è riflettuto sugli aspetti e sulle conseguen-ze sociali e demografiche della forte presenza diquesta classe operaia. Eppure l’analisi dei dati cen-suari evidenzia aspetti molto interessanti. Le fami-glie operaie rappresentano negli anni Trenta la mag-gioranza relativa – oltre il 40% – delle famiglie ge-novesi e queste famiglie quasi mai hanno più di treo quattro componenti. La famiglia media meno nu-merosa d’Italia è dunque tale per le caratteristicheprevalenti della famiglia operaia genovese. Una fa-miglia che, tendenzialmente, si forma in età “matu-ra”, che ha una bassa natalità e che, nonostante ilgrave problema della coabitazione, dispone di spaziabitativi maggiori (l’abitazione operaia media è a

[ ]La debolezza della piccola e media impresa è un carattere anticodella struttura socio-economica

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150 anni e non li dimostraPresente e passato della Liguria attraverso le sta-tistiche

Unioncamere Liguria, Istat e Regione Liguria hannopresentato, il 15 novembre scorso, il Rapporto Stati-stico Regionale che ha come tema centrale l’analisidei cambiamenti intervenuti nel territorio, nella po-polazione e nella società nel periodo storico 1861-2011, in occasione delle celebrazioni per i 150 annidell’Unità d’Italia. Il lavoro si basa su un’attività di ricerca ed analisicon l’obiettivo di fornire alle istituzioni e agli opera-

tori del sistema economico-sociale della regione in-formazioni utili per la pianificazione e per il monito-raggio delle politiche. La pubblicazione è divisa in due volumi: il primo pre-senta un’analisi congiunturale della situazione so-cio-economica della Liguria mentre il secondo, rea-lizzato quale contributo alle celebrazioni per il 150anniversario dell’Unità d’Italia, analizza i cambia-menti durante il periodo 1861-2011.

Genova di 4,2 stanze contro le 2,0 di Torino e le 1,9di Milano). Non appare estraneo alle prevalenti ca-ratteristiche operaie della popolazione produttivagenovese neppure l’alto livello di alfabetizzazionedell’intera città. Gli andamenti demografici di Geno-va appaiono strettamente dipendenti dai cicli pro-duttivi ed economici: nella seconda metà degli anniTrenta in relazione alla ripresa dell’economia con la

politica di riarmo, crescono le migrazioni interne, imatrimoni, le nascite. Anche questo rigido controllodei comportamenti demografici e riproduttivi è il ri-sultato di una moderna civiltà urbana, la cui compo-nente essenziale è proprio la “civiltà” operaia. Laqualità urbana medioalta di Genova negli anni Tren-ta è anche il frutto di questa stagione industriale eoperaia della città.

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Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, nel II trimestre 2011,in Italia, il numero degli occupati aumenta di circa87mila unità (+0,4%), rispetto al corrispondente trime-stre dello scorso anno. Tale effetto è dovuto alla crescitadell’occupazione femminile (+0,9%), mentre quellamaschile rimane sostanzialmente stabile.Nel Nord Est l’occupazione sale dello 0,9% (+46milaunità) mentre nel Nord Ovest la crescita è più conte-nuta (+0,1% pari a 7mila unità). In Liguria, gli occupati raggiungono le 660mila unità,con un importante aumento complessivo, pari a17mila unità (+2,6%) che coinvolge sia la compo-nente maschile (+2,5% pari a 9mila unità) sia quellafemminile (+2,5% pari a 7mila unità).

Andamento dell’occupazione. Confronto ripartizionale2° Trimestre 2010 - 2° Trimestre 2011(*)(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)

Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT. Rilevazione sulle Forze di Lavoro (2° Trimestre 2010/2° Trimestre 2011)(*) Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare discordantidi un range di 1/3 punti

Andamento dell’occupazione per genere in Liguria2° Trimestre 2010 - 2° Trimestre 2011(*)(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)

Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT. Rilevazione sulle Forze di Lavoro (2° Trimestre 2010/2° Trimestre 2011)(*) Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare discordantidi un range di 1/3 punti

Sale il tasso di occupazione sia maschile sia fem-minile

Nel II trimestre 2011, in Italia il tasso di occupazionenon subisce significative variazioni rispetto al trimestreprecedente, infatti aumenta di un solo punto percen-tuale passando dal 57,2% al 57,3%, per effetto del-l’incremento di 0,2 punti percentuali del tasso dioccupazione femminile che compensa la diminuzionedi altrettanti punti del corrispettivo maschile.Anche nel Nord Est, la crescita del tasso complessivoè dovuta principalmente alla salita di 0,9 punti percen-tuali del tasso di occupazione femminile, mentre quellomaschile diminuisce di ben 0,5 punti.

2° Trimestre2010

2° Trimestre2011

Variazioni 2°Trim-10/2°Trim-11

v.a. v.%

Liguria 643 660 17 2,6%

Nord Ovest 6.836 6.843 7 0,1%

Nord Est 5.038 5.084 46 0,9%

Italia 23.007 23.094 87 0,4%

2° Trimestre 2010

2° Trimestre 2011

Variazioni Trim-10/2°Trim-11

v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%

Maschi 363 56,4% 372 56,4% 9 2,5%

Femmine 281 43,6% 288 43,6% 7 2,5%

Totale 643 100% 660 100% 17 2,6%

OSSERVATORIO MERCATO DEL LAVORO

L’occupazione in Liguria, nel secondo trimestre 2011,è in crescita

Importante l’aumento complessivo dei lavoratori

A cura dell’U.O. Osservatorio del Mercato del lavoro – AgenziaLiguria Lavoro

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Nel Nord Ovest, invece, la situazione è più diversificata,con il tasso complessivo in diminuzione di un puntopercentuale, quello maschile in crescita di 0,2 puntipercentuali, a fronte di una flessione di 0,4 punti per-centuali di quello femminile.

La Liguria, invece, è in controtendenza, con il tassodi occupazione che sale dal 63,5% al 64,7%, per ef-fetto dell’aumento congiunto del tasso maschile(+1,4 punti percentuali) e femminile (+1,2 punti per-centuali).

Tassi di occupazione 15-64 anniConfronto ripartizionale 2° Trimestre 2010-2° Trimestre 2011

2° Trimestre 2010 2° Trimestre 2011

Maschi

Liguria 71,7% 73,1%

Nord Ovest 72,9% 73,1%

Nord Est 75% 74,5%

Italia 68% 67,8%

Femmine

Liguria 55,3% 56,5%

Nord Ovest 56,2% 55,8%

Nord Est 57% 57,9%

Italia 46,5% 46,7%

Totale

Liguria 63,5% 64,7%

Nord Ovest 64,6% 64,5%

Nord Est 66,1% 66,3%

Italia 57,2% 57,3%

Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT.Rilevazione sulle Forze di Lavoro (2° Trimestre 2010/2° Trimestre 2011)

Dinamica del tasso di occupazione 15-64 anniConfronto ripartizionale (valori percentuali)

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L’occupazione cresce nei servizi e nell’industria, ca-la nelle costruzioni

Nel II trimestre 2011 crescono le posizioni lavorativedipendenti, mentre sono in calo quelle autonome.L’agricoltura è caratterizzata da una riduzione del nu-mero degli occupati che riguarda soprattutto il Centro-Nord, l’industria in senso stretto continua a recuperare,seppure in maniera moderata, mentre il terziario è increscita per merito del comparto di alberghi, ristora-zione e servizi domestici di cura. Continua l’aumento degli occupati a tempo parziale –si tratta prevalentemente di part time involontario – edi quelli con contratti a termine; entrambe le tipologiedi lavoro arrivano a coinvolgere, in maniera sempre piùmassiccia, la componente maschile che, soprattuttonel caso del part time, in passato era stata toccata solomarginalmente dal fenomeno.In Liguria aumenta di 13mila unità (+2,6%) l’occupa-zione nei servizi, seguita da quella nell’industria, in cre-scita di 5mila unità (+3,6%). C’è da segnalare come,in analogia con quanto avviene a livello nazionale, glioccupati nelle costruzioni continuano a scendere, at-testandosi sulle 50mila unità (–4mila rispetto al II tri-mestre del 2010, pari al –7,4%).

In merito ai servizi invece, l’incremento più consistenteè quello che riguarda commercio, alberghi e ristoranti,comparto che da 138mila passa a 166mila occupati(+20,3%), con un consistente aumento dell’occupa-zione femminile (+30%).

Occupati per ramo di attività economica in Liguria2° Trimestre 2010 - 2° Trimestre 2011(*)(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)

Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT. Rilevazione sulle Forze di Lavoro (2° Trimestre 2010/2° Trimestre 2011)(*) Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare discordantidi un range di 1/3 punti

2° Trimestre 2010

2° Trimestre 2011

Variazioni 2°Trim-10/2°Trim-11

v.a. v.% v.a. v.% v.a. v.%

Agricoltura 14 2,3% 13 2,0% –1 –7,1%

Industria 138 21,3% 143 21,7% 5 3,6%

Servizi 491 76,4% 504 76,4% 13 2,6%

Totale 643 100% 660 100% 17 2,6%

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AA.VV.Formazione tra scuola eimpresaFormazione e sviluppo diun consorzio di scuolecome agenzia formativa

Erickson – Trento 2011

Una scuola di qualità, attenta alle richieste delle fa-miglie e della società, deve saper allineare la promo-zione dell’apprendimento e lo sviluppo di competenzesempre più articolate alle esigenze di produttività e diinnovazione che provengono dal mondo del lavoro. Diqui nasce la necessità di rafforzare la collaborazionecon le istituzioni locali nel delicato campo delle politi-

che della formazione, che rende apprezzabile ogni ini-ziativa da parte delle scuole autonome di proporsi co-me interlocutore privilegiato del sistema formativo.Le esperienze di accordi di rete tra istituzioni scolasti-che mostrano che è possibile sviluppare capacità pro-gettuali e competenze organizzative in modo sinergicoed efficace. Nel caso di Abaco le scuole aretine chehanno optato di riunirsi nella forma del consorzio, dicui questo volume presenta le tipicità, hanno volutoproporsi compiutamente come una vera e propriaagenzia formativa. L’innesto di logiche tipiche di mer-cato e il possibile coinvolgimento di soggetti privati nel-la struttura del consorzio rappresentano una novità perla scuola e contribuiscono positivamente alla realizza-zione di forme amministrative evolute, simili a quelle in-dividuabili in alcuni settori all’avanguardia della Pub-blica Amministrazione e riscontrabili in altri Paesi.

Marco Giovanni Mariani Valutare le prestazioni Come gestire e migliorarela performance lavorativa

Il Mulino – Bologna, 2011

Nelle organizzazioni, ogni intervento in senso meri-tocratico, non può prescindere da una valutazione dellavoro svolto. Ciò tuttavia non significa unicamentepremiare o sanzionare, ma soprattutto comprendere e

valorizzare la performance in un’ottica di migliora-mento delle condizioni di lavoro e di arricchimentoprofessionale. Il volume fornisce sia i modelli teoricisia gli strumenti applicativi per una efficace valuta-zione delle prestazioni. Si tratta infatti di un processocomplesso in cui entrano in gioco molteplici fattori: idiversi elementi della prestazione lavorativa, le variabiliambientali, sociali e individuali che la possono favorire,i processi organizzativi, nonché le metodologie tese avalutarla.

Marco Giovanni Mariani, psicologo del lavoro, inse-gna Psicologia delle risorse umane nella Facoltà diPsicologia dell’Università di Bologna.

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IN LIBRERIA

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Damiano FrassonAllenare le competenzetrasversaliApprendimenti e risultati diun percorso formativo

Franco Angeli – Milano 2011

Da qualche tempo, anche in Italia, vanno prendendopiede pratiche e proposte formative a carattere espe-rienziale che promuovono il miglioramento di compe-tenze trasversali. Nonostante si fondino su studi emetodologie da tempo validati nell’ambito dellescienze della formazione, poco ancora si conosce diquesto tipo di percorsi formativi e soprattutto dei risul-tati che possono offrire a persone e aziende.

Questo libro propone uno specifico studio esemplifi-cativo che risponde alla crescente esigenza di infor-mazione da parte dei molti utenti interessati a questotipo di formazione; esso illustra il percorso formativodenominato “Avventura Vincente”, proponendone glioutcomes per quanto riguarda l’ambito della vita siapersonale e/o privata, sia professionale. La lettura è fa-cilitata da riferimenti teorici semplici e dalla concre-tezza dei racconti dei soggetti intervistati che hannospiegato come e quanto sono migliorate le loro com-petenze.

Damiano Frasson, Formatore nelle organizzazioni, sioccupa di formazione e motivazione dal 1990. Espertonella formazione esperienziale rivolta al miglioramentodi competenze trasversali e intelligenza emotiva, è co-fondatore, responsabile di direzione e amministratoredell’azienda di formazione, consulenza e coachingGRUEMP.

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Mirella ZanobiniMaria Carmen Usai Psicologia della disabilità e dei disturbi dello sviluppoElementi di riabilitazione e d’intervento

Contributi: Carla Barzaghi, Barbara Fugagnoli,Carlo Lepri

Franco Angeli – Milano, 7a edizione, riveduta e ampliata 2011

La prima edizione di questo volume risale al 1995: daallora nel campo della disabilità sono avvenute trasfor-mazioni radicali che hanno reso necessario rivedere eaggiornare sostanzialmente il testo in molte sue parti.Anche il titolo è stato modificato in “Psicologia della di-sabilità e dei disturbi dello sviluppo” proprio per megliofare riferimento alle diverse condizioni esaminate e dareenfasi al ruolo dei percorsi evolutivi e dei contesti sul con-creto manifestarsi delle limitazioni e delle potenzialità In questa nuova edizione, trovano riscontro anche gli

sviluppi del dibattito scientifico, che in alcuni casi haraggiunto livelli di maturità tali da veder tradotti nellavita quotidiana i progressi della ricerca. Così, una mag-giore conoscenza delle cause di alcuni disturbi e unaaccresciuta consapevolezza del legame fra processipsichici, basi biologiche e fattori ambientali hanno por-tato anche a mutamenti legislativi, all’applicazione distrumenti – ad esempio il sistema di classificazioneIcf – e, in generale, a una maggiore sensibilità ai dirittidelle persone con disabilità.

Mirella Zanobini, docente di Psicologia dello sviluppoe di Psicologia delle disabilità presso la Facoltà diScienze della Formazione dell’Università di Genova. Èautrice di pubblicazioni sullo sviluppo del linguaggioin età precoce e su diverse tematiche inerenti la disa-bilità e le tipologie di intervento.

Maria Carmen Usai, docente di Psicologia dello svi-luppo e di Sviluppo delle differenze individuali pressola Facoltà di Scienze della Formazione dell’Universitàdi Genova, si occupa di tematiche inerenti lo sviluppotipico e atipico e i processi di apprendimento ed è au-trice di pubblicazioni in tali ambiti.

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Dalla conferenza stampa è emerso che la disper-sione scolastica è spesso il risultato di una sceltasbagliata che porta alla perdita di anni di studio; un’al-tra causa dell’interruzione del ciclo di studi è legataall’immigrazione che comporta difficoltà nella padro-nanza della lingua e nella conoscenza della culturadel Paese ospite. Il soggetto più debole è quello cheesce per primo dal circuito: il costo sociale è superiorea quello messo in campo per contrastare il fenomeno.Quindi occorre attuare misure di accompagnamento,per accelerare la conoscenza della lingua e supporta-re l’inserimento.

Alcuni dati sulla dispersione

Il dato provinciale indica una leggera crescita: siamointorno al 20%, in linea con quello nazionale, al Sudsi arriva al 30%. Se si considera anche chi non arrivaal diploma la cifra è questa ed è significativa.Circa 30mila ragazzi, in tutta la provincia, frequentano

le scuole superiori; da 6 mila iscritti alla prima classesi scende in quinta a 5mila studenti, quindi, ogni anno,sono 200-300 i giovani in condizione di dispersione;fra gli immigrati la dispersione arriva al 70%.Il ruolo della Provincia è quello di assicurare la massi-ma integrazione tra i sistemi di istruzione, formazioneprofessionale e lavoro che va assolutamente perse-guita: occorre recuperare al più presto i giovani cheabbandonano, il serbatoio è grosso per cui la riflessio-ne è quella di darsi subito da fare.Altro elemento di preoccupazione, con un trend in cre-scita, è la scarsa partecipazione dei genitori che dele-gano all’istruzione, alla scuola e alle altre agenzie lafunzione educativa e la formazione dei figli.

I laboratori integrati

Si sono così progettati, con il sostegno della Fondazio-ne Carige, i ‘Laboratori integrati’, tra scuola ed enti diformazione accreditati. Coinvolgono 260 allievi delle

ORIENTAMENTO

Contro la dispersione scolasticala Provincia di Genova presentale sue iniziative

Il fenomeno è in crescita, in linea con i dati nazionali

A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

Il 26 ottobre scorso si è tenuta una conferenza stampa per presentare gli interventi dellaProvincia di Genova per l’orientamento e la lotta alla dispersione. Hanno partecipatol’Assessore all’istruzione e politiche giovanili Francesco De Simone, Giuseppe Scarrone- Dirigente servizio istruzione e formazione professionale e Elmina Bravo – Responsabiledell’Ufficio Istruzione e sviluppo progetti.La redazione di ‘Forum’ ha partecipato all’appuntamento e riporta quanto emerso. Neiprossimi numeri pubblicherà alcuni articoli sulle attività illustrate.

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terze medie in Val Bisagno, VaIpolcevera, Centro Ovest,Cornigliano, Sestri Ponente e Borzoli. Gli obiettivi sonorimotivare i ragazzi a rischio, attraverso specificheesperienze formative di laboratorio, favorire l’azione diorientamento per rafforzare scelte consapevoli. I labo-ratori, della durata di 26 ore complessive, sono coor-dinati dalla Provincia e realizzano produzioni legatealle aree professionali dei diversi centri di formazionesul territorio. Vengono sostenute e certificate le com-petenze necessarie per l’ammissione all’esame diStato finale e, per favorirne il superamento, viene uti-lizzato, come prova multidisciplinare, il prodotto elabo-rato nei laboratori. Questo strumento è stato studiato per dare ugualichances a chi rischia l’esclusione. Lo sviluppo dellamanualità può infatti supportare il giovane nell’ingres-so al mercato del lavoro e nella vita sociale.

Le iniziative di Orientamento

Per i ragazzi in uscita dalla terza media, viene attuatoil ‘Progetto ORIS Orientamento alla Scelta’ per facilitarei percorsi futuri a cui hanno aderito 46 scuole. Ai gio-vani e alle loro famiglie vengono fornite informazionisul riordino della scuola superiore. Sono stati organiz-zati ad oggi, 110 seminari per tutti gli allievi di terzamedia, in tutto oltre 5.000.La Provincia, in collaborazione con l’Ufficio scolasticoregionale, l’Università, la Camera di Commercio, Con-findustria e le OO.SS. ripropone, per gli studenti diquinta superiore, ‘Arios’ in partenza a dicembre il cuitermine è previsto a giugno 2012. Si tratta di un pro-getto di orientamento, in sinergia con il mondo delleaziende, che offre contatti diretti con il mondo del la-voro. A questa edizione, parteciperanno 250 studentidi 20 istituti e 120 di loro saranno inseriti in stageaziendali o in progetti di auto-imprenditoria. All’orientamento post diploma, rivolto agli studenti delquarto anno delle superiori, è dedicato invece il pro-getto ‘Orions, Orientamento e riorientamento nellescuole’, con seminari tematici sul mondo del lavoro,la costruzione del curriculum vitae per i Paesi dell’UE,

la scelta delle facoltà universitarie. Da dicembre a giu-gno vi parteciperanno 2.500 studenti di 30 scuole su-periori diverse.

Il sostegno ai giovani portatori di handicap

La Provincia deve sostenere, con il trasporto, la fre-quenza alle scuole superiori dei ragazzi portatori dihandicap (120 in tutto). Inoltre forma operatori specia-lizzati nell’assistenza scolastica e mette a disposizio-ne supporti specifici come software e carrozzine. Sono 250 i ragazzi impegnati in percorsi di integra-zione: si tratta di disabili iscritti alle superiori ma chenon riescono a frequentare le attività con continuità.Gli enti di formazione professionale danno il lorosupporto presso le scuole organizzando attività alter-native, la segnalazione della mancata frequenza vie-ne comunicata alla Provincia dalle scuole; i ragazzisono convocati dai centri per l’Impiego e affidati adun tutor che li segue e ne cura l’inserimento inazienda.

Gli interventi di formazione professionale

Per fronteggiare il fenomeno va citata l’offerta forma-tiva rappresentata dai corsi biennali che coinvolgonocirca 200 ragazzi che non riescono neppure ad inse-rirsi nei corsi di Formazione ordinaria.Un altro progetto è l’intervento per i minori a rischio(polisettoriale), organizzato insieme al Comune di Ge-nova e ai centri di formazione al lavoro: l’obiettivo èquello di arrivare alla qualifica e facilitare l’accesso al-l’apprendistato.I dati sull’inserimento sono abbastanza positivi. Glienti hanno una tradizione consolidata di relazionecon le aziende, da quest’anno, poi, gli istituti profes-sionali non rilasciano più qualifica di stato ma van-no ad esaurimento delle attuali terze. L’accordo traStato e Regioni stabilisce che i percorsi triennali, nelregime di sussidiarietà, danno la stessa qualificache la scuola, dopo i tre anni di professionale nonpuò più dare.

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I supporti informatici e documentali

Come ogni anno è distribuita la guida ‘Disegniamociil futuro’, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Sco-lastico Regionale, che illustra l’offerta formativa dellaprovincia. Durante il Salone Orientamenti, è stato presentato uf-ficialmente il nuovo portale dell’istruzione della Pro-

vincia di Genova www.istruzione.provincia.genova.it,dove si possono visualizzare tutte le informazioni ri-guardanti le scuole secondarie di Il grado compresenel territorio della provincia di Genova. Attraverso ilportale sarà possibile non solo conoscere l’offerta for-mativa di ciascun istituto scolastico, ma anche avereun quadro completo degli interventi della Provincia,dal punto di vista edilizio, sulle strutture scolastiche.

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La crisi è ancora in corso e nell’attesa della ripresa,occorre creare le condizioni per agevolare l’uscita dal“tunnel”. In che modo? Le imprese hanno le ideechiare e stilano una lista precisa. A farla è un campio-ne di aziende liguri intervistate per fotografare l’anda-mento dell’economia dal punto di vista delle piccoleimprese e degli artigiani.I risultati del sondaggio, con le relative analisi, sonostati recentemente resi noti da Regione Liguria, Union-camere, Confartigianato e Cna. Dati che vengono in-seriti, elaborati e monitorati dall’Osservatorio congiun-turale sull’artigianato e la piccola impresa in Liguriacon l’obiettivo di tastare il polso dell’andamento delleimprese che operano nei settori del manifatturiero,dell’edilizia, dei servizi alle imprese e alle persone.

Il quadro complessivo indica che gli effetti della crisisulle imprese, globalmente, sono più congiunturaliche tendenziali, mentre, se si restringe il campo, si no-ta che a soffrire di più, a livello tendenziale, sono le im-prese artigiane. Considerando l’intera regione, vannobene l’export, il fatturato, la domanda e la produzionee, in previsione, l’occupazione, così come aumenta lapropensione delle imprese ad investire. Per quanto ri-guarda i settori, la “maglia nera” resta al comparto del-l’edilizia e delle costruzioni, meglio invece il manifat-turiero e i servizi alle imprese che registrano un trenddi crescita per domanda e fatturato. Moderatamentepositivo l’andamento delle imprese che svolgono ser-vizi alle persone, anche se l’aspetto occupazionaledesta qualche preoccupazione.

LA RICERCA

Le proposte degli artigiani per uscire dalla crisi

Più supporto finanziario alle imprese e sostegnoal reddito delle famiglie

A cura di Federica Gallamini

Osservatorio congiunturale sull’artigianato e la pic-cola impresa in Liguria

È uno strumento, nato a partire dall’Osservatorio re-gionale dell’Artigianato, per monitorare l’andamen-to delle imprese a livello congiunturale, con rileva-zioni semestrali che hanno l’obiettivo di monitorarelo “stato di salute” del settore, attraverso l’analisi diindicatori quali produzione/domanda, fatturato, ordi-ni, esportazioni, prezzi dei fornitori, investimenti, oc-cupazione, liquidità e indebitamento, sulla base deigiudizi espressi direttamente dagli imprenditori.

L’Osservatorio regionale dell’Artigianato è un organi-smo, previsto dalla legge regionale 3/2003, che rien-tra funzionalmente nelle competenze della Commis-sione regionale per l’Artigianato integrata e provvedead acquisire elementi conoscitivi del comparto arti-giano.Attraverso le rilevazioni, l’analisi e lo studio delleproblematiche del settore è così possibile, per la Re-gione, definire e attuare interventi volti alla crescitae all’innovazione delle imprese artigiane liguri.

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Nati-mortalità delle imprese

Nel primo trimestre del 2011, in Liguria, erano attive141.992 imprese, di cui 46.366 artigiane. Rispettoal primo trimestre del 2010, le imprese sono cre-sciute dello 0,4%, mentre sul breve periodo (quartotrimestre 2010-primo trimestre 2011) si registra uncalo dello 0,6%. Nello stesso periodo, le imprese ar-tigiane mostrano una sofferenza maggiore, calandodell’1,3%, ma il dato prende il segno positivo(+0,4%) se si confrontano i primi tre mesi del 2010e del 2011. Considerando il dato annuo, tra i settoriartigiani a scontare maggiormente gli effetti dellacrisi, ci sono i trasporti (–2,6%) e l’agricoltura, men-tre crescono le aziende che svolgono attività dedi-cate ai noleggi e ai servizi alle imprese (+ 3,5%).Stesso andamento anche per le imprese non artigia-ne, con quelle agricole e dei trasporti in negativo equelle di costruzioni e servizi sociali e personali inaumento.

L’indagine congiunturale

A livello congiunturale (secondo semestre 2010-pri-mo semestre 2011), i dati dell’indagine rivelano unsostanziale andamento positivo per export (2%),fatturato (0,7%) e investimenti (+10,8%); stazionarii volumi di domanda e produzione (0,3%) e deiprezzi (2,2%); segno meno, invece, per l’occupazio-ne, in calo dello 0,2%. Tale dato mostra però unospiraglio di speranza a livello tendenziale: tra i primisei mesi del 2010 e lo stesso periodo del 2011 sipassa infatti da –0,2 a –0,1% e le previsioni indica-no, per il secondo semestre 2011, un livello di occu-pazione pari a 0,4%. Su questo fronte l’ottimismo èdunque moderato. Nello stesso periodo di riferimen-to, aumentano domanda, fatturato ed export, mentrecalano i prezzi.Guardando alle previsioni, si registra un aumento ul-teriore dell’export (+3,6%) e degli investimenti chebalzano a 14 punti percentuali, segno di un aumentodella domanda estera e tassi di interesse sufficiente-mente bassi; più limitata la crescita di fatturato e pro-duzione.

Considerando questi dati, permane un senso di insta-bilità, anche dettato da tassi di interesse in crescitache, probabilmente, determineranno una contrazionedegli investimenti.

I settori

Il comparto manifatturiero è quello che realizza le per-formance migliori, sia a livello congiunturale sia ten-denziale, con una crescita di produzione, fatturato, or-dini ed export. Ancora ferma, tuttavia, l’occupazione,che registra un altro segno meno. A livello previsiona-le, in forte crescita gli investimenti (22,8%) e bene an-che l’export (3,6%); calano i prezzi mentre l’occupa-zione resta al palo (–0,3%).Bene anche il settore dei servizi alle imprese, che pro-segue il trend positivo iniziato nel secondo semestredel 2010, per quanto riguarda domanda e fatturato.Buone prospettive anche per il mercato del lavoro che,in previsione, segna una crescita dello 0,8%, così co-me gli investimenti (13,5%).

In condizioni opposte, si trova il settore dell’edilizia,con una flessione del fatturato, determinata dal calodella domanda (–0,7% tra il secondo semestre 2010e il primo dell’anno successivo; e –0,3% tra primo se-mestre 2010 e lo stesso periodo del 2011). Negativoanche l’andamento dell’occupazione, anche se, inprevisione, si registra una debole ripresa (1% tra pri-mo e secondo semestre di quest’anno). In crescita in-vece gli investimenti.A metà strada, per così dire, tra i servizi alle imprese el’edilizia, si trova quello dei servizi alle persone, che simantiene su livelli positivi, grazie ad un moderato pro-gresso del fatturato e della domanda. Lo scenario oc-cupazionale, tuttavia, non è roseo: se a livello tenden-ziale il tasso di occupazione si attesta su 0,3%, in pro-spettiva tale tasso scende a zero. Aumenta, invece, lapropensione ad investire.

Bene il comparto manifatturiero e il settore dei servizi alle imprese

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Le aspettative delle imprese

Utilizzando la metafora della crisi, rappresentata comeun tunnel, i dati dell’Osservatorio congiunturale sul-l’artigianato e la piccola impresa mostrano che il37,5% delle imprese non si arrischia a fare previsioni

sulla fine della crisi, il 41,4% dichiara di essere nelpieno e il restante 21,1% si reputa uscito dal tunnel.Le più ottimiste sono le aziende manifatturiere e dei

servizi alle imprese, all’opposto l’edilizia, che restapessimista visti i risultati ottenuti e le prospettive cer-tamente non rosee. In generale, tuttavia, ci si aspettauna ripresa a partire dal 2012.Quali dovrebbero essere gli strumenti per accelerarequesto processo? Prima di tutto favorire l’accesso alcredito, quindi attuare misure a sostegno del redditodelle famiglia (richiesta che giunge in particolare dalmanifatturiero e dai servizi alle persone) e, successi-vamente, dell’occupazione. Nell’elenco dei desidera-ta delle imprese si conferma (anche se si riconosco-no dei miglioramenti) la richiesta di una maggioresemplificazione ed efficienza amministrativa, l’ero-gazione di fondi di finanziamento alle imprese e in-terventi a favore di infrastrutture viarie, logistiche etecnologiche.

L’indagine: metodo e campione

Promossa da Commissione Regionale per l’Artigia-nato, realizzata da Confartigianato Liguria e CNA Li-guria, in collaborazione con Unioncamere Liguria ecurata dal Centro Studi Sintesi, l’indagine coinvolgeun campione di 1.500 piccole imprese liguri – arti-giane e non – con meno di 20 addetti.Il campione è strutturato proporzionalmente rispettoa quattro settori produttivi (manifatturiero, edile e co-struzioni, servizi alle imprese, servizi alle persone) ealle quattro province liguri.

Attraverso un questionario, l’indagine (realizzata me-diante interviste telefoniche tra il 13 il 23 giugno2011) si focalizza sugli andamenti a consuntivo eprevisionali di cinque principali parametri economici:produzione/domanda, fatturato, prezzi dei fornitori,occupazione e investimenti. Tali variabili sono stateesaminate in tre momenti temporali: a consuntivo,per il 1° semestre 2011, rispetto al 2° semestre2010 (variazione congiunturale) e rispetto al 1° se-mestre 2010 (tendenziale), ed in chiave di previsio-ne, per la seconda parte del 2011.Fonte: www.regione.liguria.it e www.confartigianatoliguria.it

Le più ottimiste sono le aziendemanifatturiere e dei servizi alleimprese, all’opposto l’edilizia, che resta pessimista

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In Liguria, i giovani tra i 15 e i 34 anni rappresentanoil 17,9% della popolazione residente e il 23,3% deglioccupati. Insieme alle donne, costituiscono una cate-goria sociale tradizionalmente meno tutelata, benchérappresentino il futuro per lo sviluppo della regione.Partendo da questo presupposto, la Regione Liguria hadeciso di dare vita al Piano Giovani denominato “Ligu-ria, i giovani al centro” che intende raggruppare e daresistematicità ad una serie di azioni ed interventi, fina-lizzati a dare “maggiori e continue garanzie” a questa

fascia di popolazione. Investendo sui giovani, in-fatti, “la Regione potrà innalzare gli standard di benes-sere e coesione sociale, prerequisiti per uno svilupposostenibile e di qualità”.Il piano avrà una durata triennale (2012-2014) e saràcoerente con le indicazioni della ‘Strategia Europa2020’, volto cioè, prima di tutto, ad un aumento quan-titativo e qualitativo dell’occupazione. Esso si svilupperà su cinque ambiti: prevenzione delladispersione scolastica e sostegno al successo forma-tivo, inclusione sociale e lavorativa dei giovani a ri-schio di emarginazione, miglioramento dell’occupabi-lità e aumento dell’occupazione, sviluppo delle com-petenze e dell’innovazione, innalzamento della quali-tà dell’occupazione.

A questi ambiti, si aggiungono tre azioni trasversali: fa-vorire la mobilità delle conoscenze e l’internazionaliz-zazione dei percorsi professionali, stimolare un rap-porto virtuoso tra le generazioni, garantire a tutti l’ac-cesso alle informazioni e alle opportunità. Seguendo queste linee d’indirizzo, verranno quindi svi-luppati azioni, servizi e interventi integrati tra formazio-ne, orientamento e politiche attive del lavoro. Il tuttofacendo tesoro – e ampliando i destinatari – delleesperienze già messe in atto da Regione e Provinceche si affiancheranno ad altre misure inedite.Per quanto riguarda il metodo, si punterà a privilegiareil dialogo e la concertazione con i soggetti interessati(Province, Parti sociali, Scuola, Università), in un’otticadi coinvolgimento dei destinatari a partire dalla fasedi progettazione. Giovani e cittadini in primis.Alla Regione, spetterà la regia del piano, ovvero la pre-disposizione e l’adeguamento della normativa, lamessa a disposizione delle risorse necessarie, il tuttoprestando attenzione alle diverse esigenze che gli at-tori coinvolti faranno emergere.E, sempre nel quadro metodologico, si inserisce il mo-dello di monitoraggio specifico del Piano, che dovràessere compatibile con il sistema di rilevazione regio-nale, così da assicurare confronti e comparazioni conle altre politiche monitorate.Ecco, in sintesi, alcune prime idee e orientamenti re-lativi alle cinque aree di intervento: istituire “program-mi di pre-apprendistato” rivolti a giovani che fuoriesco-no dai percorsi biennali e triennali per puntare all’atti-vazione di un contratto di lavoro o al rientro nel per-

IL PROGETTO

La Regione Liguria mette i giovani al centro

A cura di Federica Gallamini

[ ]Il piano avrà una durata triennalee sarà coerente con le indicazionidella ‘Strategia Europea’

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corso formativo; valorizzare lo strumento del tirociniorivisitando la normativa regionale; sostenere l’appren-distato individuando le azioni per diffonderlo sul terri-torio; favorire la nascita e lo sviluppo di imprese gio-vanili puntando alla valorizzazione delle competenzee della formazione iniziale; promuovere e sostenerepercorsi di orientamento per tutto l’arco della vita age-volando e rafforzando il contatto tra giovani e imprese;attivare percorsi di alta formazione per insegnanti eformazioni sui temi dell’innovazione, della creatività edei nuovi mezzi di comunicazione; creare nuovi spazie predisporre risorse umane dedicate all’accompa-gnamento dei giovani nella ricerca di lavoro; facilitare

l’occupazione duratura dei giovani partecipando aprogrammi nazionali e ricorrendo a finanziamenti co-munitari; valorizzare i mestieri tradizionali a rischio diestinzione per favorire il mantenimento dei posti di la-voro e la creazione di nuova occupazione.

La pubblicazione

Il Piano GiovaniOrientamenti per la realizzazioneA cura di Agenzia Liguria Lavoro – novembre 2011

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Vivono in una perenne situazione di sovraffolla-mento e difficilmente, anche per quanto riguarda laformazione e il lavoro, la loro vita all’interno dellecarceri si svolge nel rispetto della Costituzione. Inbase a quanto emerge dai dati del Ministero dellaGiustizia, aggiornati al 31 ottobre 2011, i detenutiche soggiornano nei 206 istituti penitenziari esi-stenti a livello nazionale, sono 67.428, oltre 20.000in più di quelli che dovrebbero essere, consideratoche la capienza complessiva delle carceri è di45.817 posti. I condannati che hanno avuto unasentenza definitiva sono circa 37 mila mentre gli al-tri sono in attesa di un giudizio. La stragrande mag-gioranza è costituita da uomini, una buona parte deiquali (24.401) sono stranieri. I reati che hanno

commesso più frequentemente sono quelli contro ilpatrimonio, il non rispetto della legge sulla droga econtro la persona. In Liguria, ci sono sette istituti penitenziari che ospita-no 1.832 detenuti, contro una capienza di 1.139 posticomplessivi. Per conoscere meglio la loro condizione,la redazione di ‘Forum’ è andata a parlarne con Rober-to Sbrana, psicologo, psicoterapeuta e docente di psi-

cologia della devianza e di psicologia di comunità, or-ganizzazione e territorio presso l’Università degli studidi Genova, Facoltà di Scienze della Formazione. Hainoltre lavorato per circa 10 anni nel carcere di Massae della Spezia e, nel 2003, ha aperto e diretto il Sertinterno al Carcere della Spezia.

A un detenuto viene negato il diritto di essere libero:quale è la sua giornata tipo e quali sono le attivitàa cui si può dedicare? La giornata tipo di un detenuto è scandita dalla noiae dalle attese. Le attività che può svolgere sono vera-mente poche e, a causa dell’abituale sovraffollamen-to, quasi del tutto inesistenti.

La legge n. 354/1975, che disciplina il settore, pre-vede la possibilità, per i detenuti, di fare formazione,sia culturale sia professionale e favorire il lavoro …Realisticamente, però, che cosa accade nelle carceri?L’avverbio che meglio descrive la situazione dellecarceri italiane sul tema del diritto allo studio e allavoro è “teoricamente”; teoricamente è tutto ga-rantito: il diritto allo studio, il diritto al lavoro, alle at-tività risocializzanti e al rispetto della dignità uma-na, sancito dalla nostra Costituzione. Nella realtà,tutto ciò non esiste o, quando esiste, riguarda unapercentuale di detenuti molto bassa, complessiva-mente inferiore al 20%. Il rispetto per la dignitàumana, poi, in queste condizioni, come ha recente-mente affermato il Presidente Giorgio Napolitano,proprio non esiste.

FASCE DEBOLI

Il carcere ideale? Quello previsto dalla legge che però non viene attuata

A cura di Laura Barbasio

In Liguria, ci sono sette istituti penitenziari che ospitano 1.832detenuti, contro una capienza di 1.139 posti complessivi

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Vengono realizzati, come è previsto dalla Legge,specifici corsi di formazione professionale rivolti aidetenuti?Qualche progetto c’è ed ogni tanto sale agli onori del-le cronache. Finisce sui giornali o sulle televisioni,semplicemente, perché è una mosca bianca. La no-stra legislazione prevede per tutti, ciò che accade soloper pochi. E qui siamo al paradosso: lo Stato puniscecon la reclusione chi non rispetta le leggi e, nel tratta-mento dei detenuti, è lo Stato a non rispettare le leggi.Non vedo una gran coerenza.

La passeggiata a mare della Spezia, si sa, è statarealizzata dai detenuti. Si è trattato di un progettospecifico? I detenuti percepivano una retribuzione?Il bellissimo lungomare della Spezia è dovuto al la-voro di detenuti, ammessi al lavoro all’esterno, co-me previsto dall’art. 21 del Regolamento Peniten-ziario, di persone in Regime alternativo alla deten-zione, all’interno della cooperativa sociale “Maris”e di altri in borsa lavoro: è ovvio che percepivano epercepiscono una retribuzione, che però non è pa-ragonabile al libero mercato. Da un lato, chi è am-messo al lavoro all’esterno gode già di ore all’ariaaperta. Solo chi ha fatto esperienza di detenzionesa quanto valga un’ora fuori dalle mura. Dall’altrolato, le cooperative sociali non sono mai, per defi-nizione, in stato di buona salute dal punto di vistafinanziario, ma sono spesso in difficoltà: ottengonoappalti proprio perché praticano tariffe al ribasso ri-spetto al libero mercato.

Quali sono i lavori che un detenuto può fare nel car-cere e in quale misura i detenuti sono interessati asvolgerli? Percepiscono una retribuzione?I lavori che vengono svolti all’interno di un carceresono quelli di routine. Vengono attribuiti dalla Dire-zione e dal Comando della Polizia penitenziaria, sul-la base di criteri precisi che tengono conto di nume-rosi elementi, primo fra tutti, l’affidabilità del detenu-to il quale, in quanto lavorante, ha possibilità di spo-stamento all’interno dell’Istituto e non è costretto,come chi non lavora, a star chiuso in cella 22 ore algiorno, dato che le cosiddette ore d’aria sono due,

una al mattina ed una al pomeriggio, trascorse den-tro cortili dove i reclusi passeggiano avanti e indie-tro come piccioni. Nella possibilità di accedere allescarse attività lavorative interne viene tenuto conto,dove possibile, della necessità di avere un piccoloreddito per chi è sprovvisto di risorse economicheesterne della propria famiglia. Quasi tutti i detenutivorrebbero lavorare, anche perché il rifiuto di un’at-tività lavorativa proposta, cioè l’ozio volontario, inci-derebbe negativamente sul trattamento penitenzia-rio e sulla possibilità di ottenere benefici di Legge.Dei circa 70mila detenuti in Italia, solo 12mila han-no una qualche occupazione dentro il carcere: 58mila non fanno nulla e stanno solo chiusi in cella adannoiarsi e ad abbrutirsi.

Per quanto riguarda le attività da svolgere fuori,presso una normale azienda, quali sono i lavori chepiù comunemente svolgono i detenuti?Suppongo sia noto che in carcere ci sono pochi lau-reati, pochi intellettuali e pochi ricchi: la popolazionedetenuta non ricalca la distribuzione di status e di ruo-lo degli italiani liberi. In carcere ci finisce la poveragente, scarsamente istruita ed economicamente mes-sa male. Da ciò discende che i lavori esterni sonoquelli della povera gente: manovali, operai, muratori,giardinieri eccetera.

La Legge prevede qualche vantaggio per le impreseche assumono detenuti? Si. Hanno delle agevolazioni fiscali. Per ottenerle de-vono sopportare controlli sacrosanti ma indubbiamen-te fastidiosi da parte di addetti alla verifica degli impe-gni assunti. E non sempre, poi, questi rari datori di la-voro disponibili ad assumere un detenuto hanno la so-lidarietà dell’opinione pubblica; specie in un momen-to come questo con la disoccupazione alle stelle.Spesso si sentono dire da chi è disperato e disoccu-pato: “Cosa devo fare per farmi assumere? Rapinareuna banca?”

Quali misure, secondo lei, potrebbero essere preseper facilitare l’inserimento nel tessuto produttivo deicarcerati, anche quando hanno scontato la loro pena?Credo esista concretamente un’unica possibilità, che

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è già stata adottata per altre categorie di svantaggiati.Così come un’Azienda con più di 15 dipendenti hal’obbligo di legge di assumere un invalido, questo ob-bligo potrebbe essere esteso anche agli ex detenutiche hanno finito di scontare la loro pena. Certo, prefe-rirei che esistessero altre strade, tipo un aumento dellasensibilità dei datori di lavoro, una crescita del valoredella solidarietà nella gente, ma ormai, alla mia età,ho difficoltà a credere nei miracoli e, quindi, vada perl’obbligo di legge!

La popolazione straniera ha più difficoltà rispetto aquella italiana a inserirsi nel mondo del lavoro ter-minato il carcere?Con l’attuale Legge “Fini-Giovanardi”, gli straniericlandestini, a fine pena, vengono espulsi dal nostroPaese in quanto irregolari, quindi il problema del lororeinserimento non si pone perché non sono mai statiinseriti. Gli altri, quelli in regola, hanno il doppio deiproblemi, a pena conclusa: pregiudicati e stranieri.Peggio di così, c’è poco, credo, in questo contesto so-ciale così poco accogliente e xenofobo. Però i feno-meni migratori non sono arrestabili. È la Storia che celo dovrebbe insegnare, oltre alla demografia. I feno-meni migratori sono banalmente da gestire, più cheda temere.

Terminato il periodo di detenzione, che cosa fanno gliex carcerati, in termini di recidive, inserimento neltessuto produttivo, disoccupazione o altre strade?La cosiddetta “certezza della pena” è una questioneche ha le sue radici nell’ignoranza culturale, intesanel senso etimologico del termine. Ogni pena, anchel’ergastolo, ha una fine. È la “qualità” della detenzioneche fa la differenza. Le statistiche, che non sono opi-nioni e neanche ideologie, ma dati oggettivi ci dicono

che, chi sta in ozio in carcere, ha una recidiva del87%. Chi ha la possibilità di accedere ad un Regimealternativo alla detenzione, ha una recidiva (cioè pos-sibilità di rifare reati a pena conclusa) del 19%. La si-curezza sociale, cioè la tranquillità a camminare perle strade senza che nessuno ci faccia del male, nonpassa dalla certezza della pena, ma dal “senso” dellapena, dal suo significato, dal suo “uso” per cambiarecomportamenti, dal modo di scontare la sacrosantacondanna. I regimi alternativi non sono degli sconti dipena, ma dei modi funzionali di scontare una condan-na, con un senso.

Una volta usciti, gli ex carcerati possono contare suassociazioni, su una rete, progetti specifici o realtàche comunque li supportano?Le Associazioni che si occupano dei carcerati, fortuna-tamente, esistono; purtroppo non sempre ben organiz-zate ne fa parte è all’altezza del compito, però è sem-pre meglio che niente. È il cosiddetto “Terzo Settore”,molto religioso e qualche volta laico. È tutto PrivatoSociale, Cooperative. Lo Stato è latitante. L’ultimo in-dulto concesso (misura peraltro sbagliatissima, ma avolte indispensabile per allentare tensioni e rivolte, acausa del sovraffollamento endemico) è stato comu-nicato una sera ed applicato la mattina successiva.Nessuna rete, nessun intervento preparatorio, nessunainiziativa che ammortizzasse lo scalino tra detenzionee libertà regalata.

Quale sarebbe il carcere ideale, secondo lei, qualicaratteristiche dovrebbe avere?Il carcere ideale sarebbe quello previsto dalla Costi-tuzione Italiana e dall’applicazione concreta delleleggi esistenti. Sarebbe quello senza l’avverbio “teo-ricamente”.

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Gli interventi

Giulia Stella, per le Parti sociali, ha puntato l’atten-zione sulla responsabilità di chi forma gli operatoridel settore: occorre che si raggiunga uno standardche permetta una certificazione delle competenze e,inoltre, che la certificazione della professionalità ab-bia valore ministeriale, per conseguire una qualifica

professionale che permetta di accedere a tutti i set-tori dell’ambito interessato.Un intervento da parte dell’Ufficio Scolastico Regio-nale mette in evidenza che, a questa nuova prospet-tiva, sono particolarmente interessati tutti gli istitutiprofessionali ad indirizzo socio sanitario, ma anche ilicei sociali per quel che riguarda l’istruzione tecnicasuperiore, come pure l’Università.

SERVIZI SOCIALI

Al via il Polo formativo delle professioni del sociale

A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

Un polo formativo delle professioni del sociale condurata triennale per rendere certi i percorsi formativi eassicurare un lavoro ai giovani che intraprendono quel-la strada. È la proposta dell’Assessore regionale al-l’Istruzione, formazione e bilancio, Pippo Rossetti, giàrecepita dalla Giunta regionale, frutto di un accordocon le Province, l’Università di Genova, l’Ufficio Scola-stico Regionale, le organizzazioni sindacali e tutte leparti datoriali che è stato siglato il 26 settembre.L’obiettivo dei poli formativi tecnico-professionali èquello di assicurare maggiore stabilità e qualità dell’of-ferta formativa, in corrispondenza con i fabbisogni pro-fessionali del mercato e superare la frammentarietàdegli interventi. La messa a sistema dell’offerta forma-tiva nasce da un’esigenza espressa dai lavoratori e da-gli enti datoriali pubblici e privati e frutto di un accordocon l’assessorato alle politiche sociali e alla sanità.

Assessore Rossetti: un protocollo operativo per ga-rantire le professionalità del Sociale

Il Polo del sociale è l’ultimo fra quelli avviati dalla Re-gione ma di fatto non ancora completato.

Il protocollo consente, quindi, di definire una tabella dimarcia insieme con sindacati, istituzioni, Province, Uf-ficio Scolastico Regionale e datori di lavoro che, inquesto settore, hanno assunto il maggior numero dilavoratori dell’economia regionale.Sono 20.000 gli OSS che lavorano nelle strutture pub-bliche e private ma non possiedono ancora un titoloriconosciuto per cui, attualmente, operano in condizio-ne di precarietà. Per queste figure, sono stati autoriz-zati dalla Regione corsi privati svolti da enti accredita-ti, ma attualmente non sono ancora partiti.Un altro tema complesso riguarda la professionedell’educatore che opera in ambito sanitario e in altricontesti, senza però possedere diploma o laurea. Altreprofessioni interessate sono quelle del mediatore cul-turale, dell’assistente all’infanzia e familiare. La sottoscrizione mira a definire, una volta per tutte, lafiliera formativa che permette di conseguire un titolovalido: è un compito difficile, ma gli enti e le istituzioniche hanno posto la loro firma, si impegnano ad affron-tarlo, nel rispetto soprattutto di chi lavora senza titoloma ha un mestiere in mano che gli deve essere ricono-sciuto anche dal punto di vista legale. Si tratta, quindi,

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di mettere in condizione tutti quelli che hanno com-petenze sul campo di vedere riconosciuta la propriaprofessionalità.Per la Regione, la firma è stata messa anche dagli as-sessori alla Sanità e ai Servizi sociali: Montaldo eRambaudi perché le competenze formative vanno dipari passo con quelle sociali e sanitarie.

Rambaudi: la valorizzazione delle competenze perla qualità del servizio

Con il problema delle qualifiche delle professionisociali, conviviamo da anni, anche da operatori delsettore. Mancava, ad oggi, un discorso di collabora-zione e di veduta d’insieme; bisogna, per prima co-sa, garantire la qualità del servizio e agevolare la vi-ta dei lavoratori; si tratta, in prevalenza, di donne percui si intende arrivare al riconoscimento dell’espe-rienza, senza appesantire l’operatore con corsi di

formazione troppo gravosi. È importante valorizzarela professionalità di chi lavora nel settore del disa-gio, ambito già di per sé molto impegnativo.La speranza è quella di raggiungere, tutti insieme,questi obiettivi, in vista del benessere dei cittadini.

Conclusioni

L’Assessore Rossetti afferma come il lavoro congiuntoper la creazione del Polo, creerà nuove politiche di si-stema, all’interno di un contesto che è cambiato. Vo-gliamo garantire titoli spendibili, competenze comple-te e non scorciatoie. La Regione, che ha compiti di va-lorizzazione delle risorse umane, può contare su Assidi finanziamento fondamentali nella formazione con-tinua, per sostenere le professionalità. Apriamo un ta-volo tecnico operativo per iniziare un lavoro che ri-chiede decisioni urgenti per cui le finalità sarannomolto operative e poco ‘assembleari’.

L’accordo territoriale

I soggetti Promotori, con la sottoscrizione del presen-te accordo, istituiscono il Polo formativo delle profes-sioni del sociale, finalizzato alla messa a sistemadell’offerta territoriale dei percorsi di istruzione e for-mazione indirizzati alle figure professionali operantinel sistema integrato di interventi e servizi sociali,così come definito dalla legge 328/2000. Per i titolidi studio che hanno a che fare con comparti diversida quello sociale, come ad esempio quello sanitario,il polo sociale coinvolgerà le aziende pubbliche eprivate degli altri comparti per il raggiungimento deimigliori risultati possibili del presente accordo.Il Polo formativo ha sede principale presso la Regio-ne Liguria.Realizza, all’interno delle diverse filiere formativepreviste dalla programmazione regionale e provin-ciale, percorsi formativi di istruzione e formazione in-tegrati, rivolti alle figure professionali individuate dal-la Regione Liguria come rispondenti alle qualifichericonosciute e agli standard di riferimento, così come

ai conseguenti bisogni occupazionali, anche in rife-rimento all’esigenza di riordinare situazioni pregres-se.Il Polo è articolato in un sistema “a rete” con sedeprincipale e più sedi operative territoriali apparte-nenti ad Istituzioni scolastiche e formative accredi-tate. La gestione è attuata da un insieme di soggettiche operano in forma consortile, fra i quali sono ri-compresi:> l’Università di Genova, per il tramite di Facoltà e

Dipartimenti individuati negli indirizzi strategici > gli Istituti scolastici;> gli Organismi Formativi accreditati

Il Polo predispone il Piano di azione annuale sullabase degli indirizzi generali del Comitato dei Promo-tori e tenuto conto della programmazione regionalee provinciale.Il presente accordo ha durata triennale a far datadalla sua sottoscrizione e può essere rinnovato inseguito ad accordo scritto tra i Promotori per ugua-le periodo.

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Crisi, povertà, disagio sociale, egoismo e consumi-smo ma anche speranza, bene comune e relazioni so-ciali capaci di produrre felicità. Queste, in estremasintesi, le parole chiave che hanno caratterizzato gli in-terventi del convegno “Famiglia, lavoro e società civile:buoni semi per un futuro di speranza” organizzato daAcli Liguria, in collaborazione con le Acli nazionali eche si è tenuto sabato 22 ottobre a Genova, presso laSala Quadrivium.Hanno portato il loro contributo anche Lorenzo Caselli,docente di etica economica e di responsabilità socialedelle imprese, Francesco Belletti, presidente del Forumdelle associazioni familiari e il presidente nazionaledelle Acli Andrea Olivero, che ha concluso i lavori.“Questo evento – ha ricordato aprendo i lavori LidiaBorzì, responsabile politiche per la famiglia delle Aclinazionali – rappresenta un piccolo passo di un lungocammino, cioè la volontà delle Acli di mettersi in pistasulle questioni sociali”.

Rossetti: l’impatto della crisi ha azzerato le risorse

L’assessore regionale al Bilancio e alla FormazionePippo Rossetti, nel suo saluto istituzionale, ha rivoltoun appello alle Acli nel sostenere la politica in questoperiodo di crisi: “Non credo che qualcuno sia in gradodi darci una soluzione: la politica da sola non ha glistrumenti”, ha detto. Quindi ha elencato i tanti tagli allaspesa pubblica previsti per il 2012: azzeramento del

fondo sociale (6 mln in Liguria), –5,5 milioni al fondoper famiglie senza abitazione, azzeramento del fondoregionale per la non autosufficienza, tagli al trasportopubblico del 75%. Rossetti ha quindi concluso amara-mente: “Se la crisi economica poteva essere anche unaspinta a ridurre gli sprechi, oggi l’impatto è tale chenon si riesce a fare buone opere, si è solo annientati”.

Marta Vincenzi: la politica deve assumersi la respon-sabilità di gestire il cambiamento

Il Sindaco di Genova Marta Vincenzi ha invitato le isti-tuzioni e l’associazionismo a “compiere uno sforzo dielaborazione rispetto al momento storico di straordi-nario cambiamento e forte potenzialità. Urge una let-tura – ha proseguito – attraverso cui si riconosca ilsenso di ciò che sta accadendo e si trovi forza e vo-lontà di un progetto di società, comunità, in cui si inte-grino i punti di vista diversi, che sono una ricchezzama devono confrontarsi”. Vincenzi ha parlato di “iniziodi rivoluzione”, di “cambiamento radicale dei nostri de-stini e delle nostre vite” e ha invitato le Acli a mettere“al centro i giovani, non banalmente perché sono il no-stro futuro, ma perché stanno facendo una rivoluzione.Bisogna essere con loro per assumerci la responsabi-lità di un cambiamento, perché diventi una situazionemigliore. Questo compito spetta alla politica e a tuttiquelli che hanno un ruolo per il miglioramento dellasocietà, come voi”.

IL CONVEGNO

Il sistema ACLI si interroga di fronte ad una società ligurein difficoltà

Agli sportelli aumentano le richieste di sostegnodi disoccupati anche non più giovani

A cura di Federica Gallamini

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Una rete capillare di servizi vicina ai bisogni dellepersone: le testimonianze dal territorio

Partendo dalla testimonianza di chi opera nei varisportelli Acli al servizio delle persone in diversi am-biti (formazione professionale, patronato e punti fa-miglia), le Acli hanno fornito uno spaccato della re-altà ligure circa i temi del lavoro (che non c’è o èprecario o, ancora, illegale), della famiglia (semprepiù costretta a fare i conti con la perdita del potered’acquisto degli stipendi) e dell’educazione mirataall’inserimento lavorativo, specie delle cosiddette fa-sce deboli.

L’agenzia formativa AesseffeSul fronte formativo, riferisce Luciano Brunengo, presi-dente Aesseffe Liguria, si fa sentire il forte taglio dellerisorse finanziarie destinate alla formazione e all’inte-grazione di giovani a rischio di emarginazione (corsitriennali e biennali), con pesanti conseguenze comela dispersione scolastica (che a Ventimiglia arriva a

toccare punte del 26%) e l’esclusione dal mondo dellavoro dei giovani, vero anello debole della nostra so-cietà. Tuttavia, qualche segnale positivo si registra aGenova, nel settore informatico e di amministrazionepaghe e contributi: una media del 70-80% di corsistiriescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, pur convarie tipologie di contratto.Ma che caratteristiche ha l’utenza che si rivolge ai cen-tri di formazione delle Acli? Innanzitutto, immigrati ex-tracomunitari, che richiedono una formazione non solodi base o linguistica, ma anche superiore, che dia unseguito ai titoli di istruzione anche elevati, conseguitinel Paese d’origine. Quindi, cresce la domanda di for-mazione da parte di donne, segno tangibile della ne-cessità di introdurre un altro reddito in famiglie fondate,fino ad oggi, su un solo salario. Infine moltissimi lavo-ratori precari o “atipici”, che fanno cioè riferimento ad

una varietà di contratti che vanno dalla somministra-zione, al co.co.pro., alla partita Iva, sempre più diffusae spesso utilizzata in modo “non ortodosso”. Si parla,in questi casi, di persone anche di 40 o 50 anni d’etàche non sono mai riuscite a conquistare un’occupa-zione stabile.E proprio questa nuova tipologia di utenti ha spintoAesseffe ad impegnarsi sul fronte dell’orientamento,per offrire un sostegno ai lavoratori precari.La congiuntura economica in cui versa il nostro Pae-se, con vere e proprie emergenze in campo lavorati-vo, ha portato l’ente di formazione delle Acli a raffor-zare la collaborazione con i Servizi per l’impiego econ agenzie specializzate, per fornire servizi di me-diazione e ricollocazione sempre più articolati ecomplessi, oltre che fortemente individualizzati epersonalizzati. In questo quadro, si collocano serviziquali orientamento, bilancio delle competenze, coun-seling, formazione tramite voucher, work experiences,tirocini formativi.

Welfare e servizi: i patronatiI servizi che in Liguria offrono le Acli (circoli e strutturedi base, patronati e Caf che si aggiungono a sportellispecifici come quello per immigrati, per le colf, per iconsumatori…), ne fanno “un’antenna che intercettai bisogni delle persone”, come ha sintetizzato DavideCaviglia, responsabile Welfare Acli Liguria. Bisogni chesono sempre meno “tipici” del patronato, ma che inve-stono più generalmente la sfera del welfare, oggi for-temente messo alla prova dai tagli alla spesa pubblica.I numeri danno il senso del fenomeno: “In termini diaccesso, ad esempio, il Patronato ligure, presentenelle 5 province ‘acliste’ (alle quattro Province istitu-zionali si aggiunge Chiavari, ndr), – ha spiegato Ca-viglia – avvia una media di oltre 31.000 praticheall’anno, per oltre 25.000 persone, più di 2.000 in unmese. A questa va aggiunta una consistente quota dipersone che vengono accolte nei nostri uffici per ri-chiedere informazioni di ogni genere”. Rispetto allatipologia delle pratiche avviate, si registra un calo diquelle relative al pensionamento per vecchiaia e an-zianità (che nei tre anni, tra il 2009 ed il 2011, si so-no dimezzate, passando da oltre 2.000 a poco più di1.000), mentre le domande di disoccupazione sono

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[ ]L’utenza che si rivolge ai centri di formazione Acli è costituita daimmigrati extracomunitari e donne

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cresciute notevolmente, con una accelerazione ulte-riore nei primi nove mesi di quest’anno: 3.348 con-tro le 1.862 dell’intero 2009. E scorrendo le statisti-che, ci si accorge, con preoccupazione, che “la disoc-cupazione non è un problema solo giovanile”, mache coinvolge anche le persone di età compresa trai 31 e i 50 anni. Le fasce di età comprese fra 31 e40 anni e quella fra 41 e 50 anni registrano percen-tuali crescenti di domande: complessivamente circail 75% sul totale e nella fascia tra i 41 ed i 50 annicirca un terzo. Ma anche oltre i 50 il dato è significa-tivo, con una media del triennio 2008-2010 del 18%del totale circa. E questi dati, in ogni caso, si riferisco-

no soltanto a lavoratori contrattualizzati in forma ‘ti-pica’, che sempre meno rappresenta una garanzia distabilità ed una sicurezza per i lavoratori e le loro fa-miglie.Di fronte ad un contesto via via più “liquido”, ha spie-gato Caviglia, le richieste avanzate ai Patronati Acli so-no sempre più inedite, perché si riferiscono ad una sfe-ra relativa “all’affermazione di diritti e prestazioni la cuiesigibilità è difficoltosa o su cui comunque il livello in-formativo è scarso”. In un certo senso, i patronati per-cepiscono l’esigenza che viene dal basso di un welfare“che non c’è più”: adeguato ad un contesto economi-co e sociale ‘liquido’, che pone in una grande area diinsicurezza fasce di popolazione tradizionalmente ga-rantite, che si aggiungono alle persistenti e crescentiaree del bisogno estremo e della marginalità sociale”ha chiarito il responsabile welfare delle Acli liguri.

Una crisi del sistema economico e sociale che portaalla luce una “un vero e proprio ‘divorzio’ tra diritti dicittadinanza e protezione sociale e lavoro: il legamesu cui si fondava il patto sociale dell’Italia del boomeconomico e che dava riferimento e sicurezza ai mo-delli educativi delle famiglie”.Anche la rete dei patronati fa i conti con il fenomenodell’immigrazione: i nuovi cittadini bussano, non soloper sanare situazioni di emergenza generate da nor-me spesso farraginose, ma anche per richiedere unapiena integrazione. Infatti, pur rimanendo alto il nume-ro di coloro che richiedono prestazioni ‘tipiche’ (per-messi di soggiorno e ricongiungimenti), con una co-stante crescita negli ultimi tre anni di accessi aglisportelli immigrazione (sono stati circa 6. 000 i casitrattati), è crescente anche il numero di chi ha biso-gno di pratiche non da immigrato, collegate pertantoad una condizione lavorativa, sempre troppo faticosa-mente raggiunta.

I Punto FamigliaIl quadro della realtà ligure si completa con l’analisidelle attività svolte dai Punto Famiglia, che in Liguriasono otto (2 a Genova, 3 a Imperia e 1 a testa per LaSpezia, Savona e Chiavari) e hanno l’obiettivo di for-nire sostegno, aiuto, servizi (consulenze legali, medi-che, psicologiche, previdenziali e fiscali), ma anchedi promuovere “il protagonismo familiare nell’otticadi una democrazia partecipativa” alla cosa pubblicaper arrivare a “decisioni più condivise per il bene co-mune” come ha spiegato nella sua relazione EnricoGrasso, responsabile regionale di questo servizio.Partecipazione che si esplicita, ad esempio, attraver-so la costituzione di gruppi di acquisto solidale, ocon l’aggregazione delle persone, specialmente an-ziane o, ancora, mediante progetti di servizio civile ri-volti ai giovani.

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[ ]I patronati percepiscono l’esigenzache viene dal basso di un welfare“che non c’è più”

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Rita Falaschi: unire le forze per mantenere il welfare

Il volontariato, nella nostra regione, è un settore cheevidenzia una grande ricchezza di esperienze: sonooltre mille i soggetti che operano in diversi ambiti, tracui, soprattutto, sanità e sociale, con il supporto di tuttigli Enti locali.A partire dagli anni ’70, data di costruzione del model-lo di welfare, si è assistito ad una ‘predazione’ del si-stema integrato che oggi è messo in discussione daitagli fatti. Si sta tornando indietro ad un modello otto-centesco, basato su forme più di assistenza che di ser-vizio. La giustizia sociale rischia di venir meno, i per-corsi di inclusione lasciano il passo all’assistenziali-smo, bloccando la persona nella possibilità di cambia-mento. Questo tentativo va arginato e contrastato,unendo le forze, agendo politicamente, pensando anuovi strumenti. Occorre riportare nelle agende il pro-dotto che si può dare, cioè un servizio adeguato. Ciòche viene chiesto è il mantenimento dell’elemento-gratuità.

Lorena Rambaudi: una proposta di testo unico per ilterzo settore

Il 2011 è l’anno europeo del volontariato: molte sonole iniziative di informazione per promuovere l’adesio-ne. Sono 1.166 le associazioni di volontariato, iscritteall’Albo regionale: si parla di un patrimonio umano im-

portante, fatto da relazioni tra chi aiuta e chi ha biso-gno di sostegno. Si tratta di una ricchezza che va va-lorizzata, anche se occorre riflettere sul modo, rispet-tando gli schemi valoriali di riferimento.Il volontariato ha, da sempre, funzioni importanti, di ti-po integrativo, il suo ruolo deve essere connettivo, traistituzioni e cittadino. È forte se il sistema pubblico losostiene.L’elemento del dono è fondamentale, perché chi si de-dica all’impegno sociale lo fa con questo scopo, manon può rappresentare l’elemento su cui il pubblicoscarica le responsabilità di cui non riesce a farsi carico.Il volontariato non si basa solo sul singolo interventoma è anche organizzazione, formazione, progettualità. Il momento è particolare, siamo in una fase di riformadello Stato sociale, del welfare, della cooperazione edel volontariato, quindi del modello che in Italia hasempre funzionato. La scelta è tra l’autonomia territo-riale o su un’identità di stato che garantisca un certolivello per tutte le Regioni. Il Progetto odierno di riforma dell’assistenza ci ponedavanti uno scenario diverso dove non si capisce piùcosa fanno i livelli istituzionali, dove i Comuni non so-no neppure citati, benché mettano a disposizione il74% dei finanziamenti; le Regioni hanno un compitodi progettazione ma anche di sostegno ai livelli loca-li, dato dall’articolo V della Costituzione. Non è quin-di chiaro neanche il ruolo di tutti gli altri attori. Oggi,quindi, il volontariato rischia di vivere di riflesso la

VOLONTARIATO

“Volontariato… non solo dono”, un convegno disegna presente e futuro

A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Agenzia Liguria Lavoro

‘Forum’ ha partecipato al Convegno della Regione Liguria nell’anno europeo del Volontariato, tenutosi lo scorso ottobre.

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debolezza delle istituzioni e delle autonomie locali.Per uscire dalla crisi istituzionale, è necessario un fortepatto tra istituzioni e enti. È necessaria una battagliapolitica di tipo valoriale per non arretrare culturalmen-te e cercare di difendere i diritti acquisiti che non losono più. Dobbiamo partire da un’impostazione cultu-rale per quel che riguarda la governance e la pianifi-cazione dei servizi. Spesso i tavoli di programmazionesoffrono delle difficoltà di cogliere gli stimoli che ven-gono dal territorio e dal canto loro gli enti del volonta-riato faticano ad avere una visione d’insieme. È impor-tante che le associazioni crescano e che instaurino unruolo forte di raccordo tra loro e chi ha il mandato dirappresentarle.Nell’ottica del miglioramento delle regole, a fine di-cembre, verrà presentata in Giunta una proposta per ilT.U. sul terzo settore, le leggi nazionali impongono pe-santi vincoli per cui si cerca di intervenire a livello ter-ritoriale. Soluzioni che vanno dalla semplificazionenormativa attraverso l’autocertificazione, alla ridefini-zione degli osservatori, all’informatizzazione degli albi.Si cerca di dare strumenti operativi per favorire i rap-porti tra terzo settore e P.A. soprattutto per facilitare iComuni piccolissimi che hanno pochi dipendenti.Abbiamo bisogno di rimettere in campo la sussidiarie-tà perché ci troviamo in una fase in cui molti servizisalteranno a causa dei tagli, bisogna, perciò sfruttaretutto quanto è a disposizione. È anche il momento dipensare al ruolo delle fondazioni bancarie perchè pre-sentino un unico grande progetto per il terzo settoreche possa così essere finanziato. È importante pensa-re di più a come ottenere finanziamenti europei, an-che se, sui servizi alla persona, è difficile utilizzarequesti fondi, ma è una strada che va assolutamenteperseguita.Solo attraverso un patto forte e il coraggio di eliminarei doppioni possiamo arrivare a migliorare un sistemache spesso soffre per questi problemi.

Dalla Mura: il volontariato è farsi carico anche di va-lori giuridici

Il titolo del convegno ‘Volontariato, non solo dono’ è laragione per cui ho timore di parlare di questo argo-mento, perché la legge della Regione Liguria ricono-

sce il valore del dono, anche se attiene al rapporto traprivati. Ma il volontariato è farsi carico di valori anchegiuridici. La legge quadro nazionale è di promozionee di disciplina dei rapporti tra enti pubblici e privati.Quello che la Regione sta facendo non è disciplinareil volontariato come fatto autonomo, ma occuparsenecome responsabilità del privato nell’impegno socialepubblico.Tema importante da affrontare è l’appropriatezza dellaclassificazione e l’individuazione della natura dell’or-ganizzazione stessa. Gli albi vanno individuati comestrumenti che rendono più efficaci i rapporti con la P.A.Con la delibera del luglio scorso, che riguarda non so-lo il volontariato, ma anche la differenza tra appalto econvenzione, si cerca di fare un lavoro di riorganizza-zione. Esiste un pericolo di involuzione del sistema delwelfare, i cui effetti si vedranno in seguito, anche se,probabilmente, non pienamente, perché lo Stato nonha potestà legislativa sui servizi sociali, ma la materiaè comunque legata al discorso delle autonomie localidove lo Stato qualche potere ce l’ha. Il T.U., sul complesso degli atti normativi, ha l’obietti-vo di tracciare un percorso dove il volontariato devecaratterizzarsi per due elementi: trasparenza e effica-cia dell’azione amministrativa. Tra le questioni da af-frontare: verifica della disponibilità dei soggetti diunirsi alle pubbliche responsabilità, senza stipularepatti con la P.A., ma se viene richiesto un dovere disussidiarietà bisogna rendere adeguato quell’impe-gno che comporta alcuni passaggi: verifica delle po-tenzialità e verifica dell’adeguatezza dei progetti darealizzare, trasferimento di potenzialità economichepubbliche.

Manti: valorizzare il capitale umano e sociale

Il volontariato è una attività che si colloca nell’ambitomorale. Ma non può basarsi solo sul puro fare, l’eticadel fare deve fondarsi sulla qualificazione perché al-trimenti è controproducente, può far danni e compro-mettere le relazioni con gli altri soggetti. Inoltre richie-de di essere eticamente competenti, le organizzazionidevono formare i propri volontari, mettendoli in gradodi esprimere le loro capacità. Non ci si può permettereil lusso di perdere risorse umane. Nel volontariato c’è,

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infatti, un eccessivo turnover perché le persone, spes-so, non si sentono a proprio agio. Le organizzazioni non possono diventare aziende,possono erogare ‘servizi leggeri’, e non surrogatori,non possono proporsi per attività che vanno al di làdelle loro competenze, hanno mission diversa daquella di altre organizzazioni del terzo settore. Posso-no sviluppare collaborazioni entro la funzione di sus-sidiarietà e non di filantropismo, la pratica della soli-darietà si basa sull’analisi dei bisogni e sulle rispostea questi. L’etica della donazione deve essere non do-no generico ma prevedere forme di donazione nel-l’ambito di una relazione pubblica. Il volontariato nonpuò non rapportarsi con le relazioni economiche chesono comunque umane. Etica ed economia: un rap-porto controverso, connesso all’etica e, quindi, alla re-sponsabilità sociale. Lo Stato non deve intervenire di-rigisticamente, ma mettere in grado i soggetti di ope-rare, anche sul piano economico, in coerenza con i va-lori e la cultura cui fanno riferimento: l’economia so-ciale di mercato. Quando parliamo di tagli, dobbiamopensare a interventi secondo principi di equità. Non sono i mercati a decidere ma le persone e le re-sponsabilità politiche, lo Stato deve intervenire, ema-nando regole ferme e stabili. Chi legifera a livello na-zionale deve esplicitare chiaramente il modello eco-nomico e sociale che intende realizzare.Si dovrebbe passare dal welfare quantitativo, al well-being, qualitativo, valorizzare tutto il capitale umano esociale, quindi il traguardo è la produzione di valore ela qualità della vita. Con le nuove povertà – oggi ci sono anche quelle ‘im-materiali’, dolore, solitudine, emarginazione – è basi-lare la valorizzazione del capitale sociale che non de-ve andare perso. Dovremmo prenderci cura noi deglialtri e di tutto quanto ci circonda.

Roberta Papi: il volontariato intercetta una richiestadi aiuto meno visibile

È importante ribadire come l’esperienza del volonta-riato abbia apportato un accrescimento culturale e va-loriale al welfare territoriale, è da considerare valoreaggiunto nell’ambito della rete formale del serviziopubblico e delle imprese profit e non profit. Occorre ri-

conoscere questa funzione originale, il cui ruolo nonva confuso con quello degli altri soggetti del terzo set-tore. Il volontariato non vale meno, ma è diverso e haun riconoscimento valoriale diverso. Dal 2012 non verranno più garantite alcune prestazio-ni, e questo fatto non è limitato ad un solo Comune,ma è messa in discussione la capacità degli enti lo-cali di sostenere autonomamente le risorse, si deprivachi è responsabile del benessere dei cittadini per cuisi rischia di perderne la fiducia.Perché il volontariato dà valore aggiunto? Perché è vi-cino alle persone, ha un ruolo di prossimità, è capacedi intercettare una domanda meno visibile dei servizi,ha meno vincoli di logiche di impresa e dell’ente pub-blico, è più flessibile perché meno legato a obblighiburocratici, può contare sul dono del tempo e delle ri-sorse materiali. Il volontariato contribuisce alla cittadi-nanza attiva, al miglioramento della qualità della vita,mette a disposizione competenze.Per realizzare una relazione più forte, è fondamentalerestituire a ciascuno ruolo e funzioni, unire gli sforzi eriprogrammare il welfare. Dobbiamo garantire qualità,trasparenza, equità e governo dei diversi attori. Il volon-tariato è soggetto che assicura la crescita della coesio-ne, assicurando lo sviluppo del sistema sociale.Cosa possono fare i Comuni? Possono aumentarne lavisibilità e sostenerne la reticolarità, rendere disponi-bili spazi per realizzare una relazione più forte. È fon-damentale restituire a ciascuno ruolo e funzione epoi iniziare, tutti insieme, a fare uno sforzo di ripro-grammazione del welfare, in senso più qualitativo.

Cosso: puntare alla comunicazione per dare valorealle attività

Il volontariato ha una storia ultracentenaria, sa orga-nizzarsi, crescere e modificarsi secondo gli eventi e iltempo. Ha fatto passi avanti nell’organizzazione, nellaformazione e nella professionalità; oggi, deve dare piùspazio alla comunicazione e far vedere in modo piùchiaro il proprio contributo. Il volontariato è nato perfare, per anticipare il bisogno e saper continuare a ri-spondere alle necessità, lavorare per costruire il giustoequilibrio tra tutti gli elementi, senza snaturare leesperienze consolidate.

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Il volontariato è pronto a proporre una discussione sulproprio ruolo, per migliorare e rafforzare le proprie retidi rappresentanza e uscire dal particolarismo.La semplificazione è importante ma non è solo ridu-zione della burocrazia, non è solo trovare volontari mapersone che sappiano gestire le attività e tutto ciò chevi sta dietro.

Montani: i centri di servizio hanno svolto un compitofondamentale

Le fondazioni bancarie sono soggetti no profit, privateed autonome, che perseguono scopi di utilità sociale.Nascono da 82 casse di risparmio e da 6 di dirittopubblico e hanno tra gli obiettivi la promozione dellosviluppo economico.Dopo alcuni anni la legge Ciampi ha obbligato le fon-dazioni a non detenere una quota maggioritaria allebanche, per cui la necessità di ricapitalizzare le ban-che implica l’uso del patrimonio delle fondazioni doveil 15% è comunque destinato al volontariato, esiste,quindi, una stretta connessione tra sistema creditizioe volontariato.Il COGE è nato con la legge 266, ma ha dovuto atten-dere sei anni le norme delegate per essere operativo,amministra il patrimonio delle fondazioni bancarie, vioperano 15 persone in rappresentanza delle diversebanche. Ha tre compiti precisi:1. stabilire i criteri per far nascere i centri di servizio2. ripartire i fondi, far lavorare i centri di servizio e

esercitarne il controllo3. cancellare, in maniera motivata, i centri servizio

che non funzionano

I centri di servizio (il 50% delle risorse è destinato aGenova, il 19% a Savona e il 15% alla Spezia e a Im-peria) hanno il compito di promuovere nuove iniziati-ve, prestare consulenza, effettuare interventi di forma-zione e informazione sulle attività di volontariato: que-ste sono competenze che derivano dalla legge, manon possono erogare, direttamente, sussidi. La progettazione sociale è una nuova attività, per arri-vare, in momenti difficili, a supportare il contesto. Nel2011 le risorse a disposizione sono state 1 milione e457mila per la gestione ordinaria, e, in tutto, 2 milioni

di euro di disponibilità per tutti i centri servizio. Per il2012, grosso modo, rimangono questi valori.I centri hanno contribuito a far crescere il tessuto e ilmondo del volontariato. Nel 2010, sono state censite,a livello nazionale, 27mila strutture; sul territorio liguresono 1.156, con un peso del 3,7% sul totale naziona-le; poiché il peso della popolazione ligure è pari al2,7%, possiamo dire che la forza del volontariato dellanostra regione è più incisiva di quella nazionale. Laforza si è mantenuta nel tempo e questo non è qual-cosa di banale. Il non solo dono è aver fatto capire alleorganizzazioni di volontariato che non basta la gene-rosità, ma è necessario strutturarsi e conoscere la nor-mativa.

Tabò: i centri di servizio devono puntare sul temadei valori e delle motivazioni

Il ruolo dei centri non sostituisce quello delle organiz-zazioni, ma si fa carico delle loro esigenze, supportan-do lo sviluppo delle competenze. I servizi sono per ilvolontariato, ma i centri sono del volontariato nel sen-so che le compagini sono espresse dal mondo del vo-lontariato.L’ultimo report del Censis ci parla di un inconsciocollettivo senza regole e leggi e senza più desideri. Ilvolontariato va salvato come testimone di un’Italiadiversa che può contagiare il resto del Paese. È pre-sidio, nella pratica delle idee, ma deve dimostrare diavere un sogno realizzabile, concretezza e quotidia-nità. I centri devono approfondire il tema dei valori eportarlo avanti, lavorare sulle motivazioni e non solosulla parte tecnica. Devono far circolare linfa, vistoche sono sempre di più le responsabilità sulle spalledelle organizzazioni, c’è bisogno di più velocità, diindividuare servizi, all’altezza dei tempi. Occorre por-tare avanti interventi di formazione, a titolarità delleassociazioni, per i quadri, ma anche per il personaledei servizi.

Francesca Balzani: investire sul volontariato per al-largare la partecipazione

Si è molto discusso su come finanziare l’anno europeodel volontariato per promuovere un’energia tangibile in

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Convegno ‘Volontariato…non solo dono’

2011: Anno europeo del volontariato Genova, 10 ottobre 2011

InterventiLorena Rambaudi, Assessore politiche sociali, Terzo settore,

cooperazione allo sviluppo, Politiche giovanili, Pari opportunità

regione Liguria

> Patto di solidarietà a difesa del welfare

Franco Dalla Mura, Avvocato esperto di Terzo settore

> Gli strumenti per la sussidiarietà e la riorganizza-zione del volontariato ligure

Franco Manti, Docente di etica sociale Università di Genova

> Il ruolo del volontariato nell’economia sociale

Luca Cosso, Coordinamento Forum Terzo settore Liguria

> Volontariato e sussidiarietà del terzo settore

Alberto Montani, Presidente COGE (comitato di gestione

Fondo speciale volontariato Liguria)

> Volontariato e ruolo delle Fondazioni bancarie

Stefano Tabò, Consigliere delegato CSVnet – Rete nazionale

Centri di servizio volontariato

> Centri di servizio: ruoli e prospettive

Roberta Papi, Presidente ANCI Federsanità

> Il volontariato in un sistema integrato di comunità

Francesca Balzani, Parlamentare europeo

> Volontariato: unio sguardo all’Europa

ModeratoreElena Magni, Dirigente interventi Terzo settore e Cooperazio-

ne allo sviluppo – Regione Liguria

Gruppi di lavoro1. Volontariato e progettazione europea

Moderatore: Laura Canale, Dirigente relazioni interna-

zionale e coordinamento programmi comunitari – Regione

Liguria

2. Volontariato e formazione Moderatore: Natasha Cola, ricercatore di etica sociale

Università di Genova

3. Rappresentanza accreditamento alla coprogetta-zione partecipata Moderatore: Franco dalla Mura, Avvocato esperto di

Terzo settore

4. Volontariato e Protezione civile Moderatore: Maria Luisa Gallinotti, Dirigente Prote-

zione civile ed emergenza – Regione Liguria

tutta Europa. Il volontariato rappresenta un patrimoniosu cui investire per far conoscere le diverse opportunitànei vari Paesi e allargare la partecipazione; sono 100milioni i volontari europei, un europeo su cinque si oc-cupa di volontariato. Quindi, un’energia trainante in un futuro non sempli-ce, in cui le sfide sono molto difficili: ambientali, eco-nomiche, di consolidamento dei conti pubblici. L’UEvuole investire sull’individuo e punta sulle persone, inun Paese che invecchierà e dovrà garantire la cittadi-nanza attiva. È un’arma strategica nella sfida alla par-tecipazione alla vita pubblica. La strategia 2020 vuole un’Europa più occupata – se-

condo un’accezione ampia – in modo migliore e aprescindere dall’età. Sono due gli impegni della Commissione: più risorseper i programmi e più accessibilità alle risorse da par-te degli enti. Questo significa acquisire più competen-ze, rompere le barriere anagrafiche, una normativaquadro comune per rendere più facile e più sicura lapartecipazione. L’Europa del 2020 vedrà il volontariocome soggetto attivo in grado di fare rete attraverso ilpatrimonio della transnazionalità per agevolare e rico-noscere le migliori pratiche attraverso la valorizzazio-ne delle conoscenze. Il volontariato possiede una for-za enorme.

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APPROFONDIMENTO

Tra presente e futuro

Ricerca sulle aspettative delle famiglie degli studenti disabili iscritti agli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado nel territorio della ASL 3 Genovese

A cura di:Marcella De Francesco, Anna Lavarello, Carlo Lepri, Rudi Lucini, Patrizia Mainardi, Enrica Miccoli, Roberto Pozzar, Sandro Secchi, Gezia Tripodi, Maria Teresa Vaccatello

Asl 3 GenoveseDipartimento Cure Primarie e Attività DistrettualiS.C. Integrata Fragilità e Continuità TerapeuticaS.S. Centro Studi per l’Integrazione Lavorativa dei Disabili

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della RicercaUfficio Scolastico Regionale per la Liguria

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Le aspettative dei genitori verso il futuro dei propri fi-gli sono uno degli elementi di cui la scuola, il sistemaformativo e quello dei servizi, debbono sempre più te-nere in considerazione nella programmazione e attua-zione dei loro interventi.Nelle aspettative dei genitori sono presenti le speran-ze e i sogni, ma anche le preoccupazioni e i timoriper il futuro. Tutto ciò è vero in generale ma lo è inparticolare quando le aspettative riguardano un figliocon disabilità.In questi casi, alle speranze e alle preoccupazioni peril futuro possono aggiungersi ansie e inquietudini, le-gate alle specifiche fragilità del proprio figlio. Ma nonsolo. Nel caso di un figlio con disabilità, può esseremessa in discussione la normale dialettica tra leaspettative dei genitori e le aspettative che i figli co-struiscono rispetto a loro stessi e al loro avvenire.In generale, sappiamo che questa dialettica genitori -figli è difficile e aspra, soprattutto durante il periodoadolescenziale. Ma proprio dal confronto tra aspettati-ve differenti, nascono e si rafforzano, nei giovani, scel-te e decisioni importanti riguardo il loro futuro.Le persone disabili, per svariate ragioni, non sempreriescono a proporre e ad affermare il loro punto di vi-sta. Ecco allora che, nel caso di famiglie meno attenteoppure troppo preoccupate, le aspettative dei genitoririschiano di imporsi come unica visione del futuro.Non vi è dubbio che queste dinamiche legate alleaspettative assumano una loro centralità nel periododel passaggio dalla scuola al “dopo”. In questi casi, il passaggio da un ambiente tutto som-mato “noto” come quello della scuola ad un “dopo”,

carico di incognite, mette alla prova le aspettative deigenitori poiché costringe ad un confronto diretto conuna realtà in cambiamento.Diventa così evidente, proprio in questa delicata fase,quanto le attese delle famiglie possono essere digrande aiuto al progetto di transizione, laddove essesiano adeguate e integrate in un sistema più ampio diaspettative, così come possono rappresentare un osta-colo se troppo “prepotenti” o troppo distanti dalle realipossibilità della persona a cui sono destinate.Non è infrequente che aspettative inadeguate, asso-ciate a scarsi livelli di informazione su ciò che può of-frire il territorio dopo la scuola, creino, nelle famiglie,elementi di disagio con conseguenti forti delusioni. Sea ciò si aggiunge la mancanza di un accompagna-mento e di un orientamento da parte della scuola edei servizi, il disagio può crescere nella solitudine etrasformarsi in rabbia e sofferenza.Sarebbe pertanto utile che le famiglie venissero ac-compagnate in un percorso di esplorazione delle loroaspettative e, laddove necessario, in una attività di re-visione delle stesse, in modo che queste diventino ilpiù possibile isomorfe al progetto di vita possibile peril proprio figlio.Proprio dalla necessità di esplorare le aspettative deigenitori degli studenti disabili, iscritti negli ultimi tre an-ni della scuola secondaria di secondo grado, ha presol’avvio la ricerca che di seguito viene presentata. Il pre-supposto da cui parte è che le aspettative dei genitorinon siano generate unicamente da una dimensioneonirica, ma che esse si costruiscano anche sulle infor-mazioni che le famiglie possiedono o meno circa le ri-

I perché della ricerca

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sorse presenti dopo la scuola e sulla capacità dei servi-zi di veicolare queste informazioni. L’obiettivo finale diquesto lavoro è quello consentire alla scuola, ai servizisocio-sanitari e di quelli per la formazione e il lavoro, diconoscere in modo più approfondito il punto di vistadelle famiglie in modo da programmare in manierasempre più coordinata ed efficace i loro interventi.

Metodologia

Per la realizzazione della ricerca, il Centro Studi perl’Integrazione Lavorativa delle Persone Disabili dellaASL 3 Genovese e l’Ufficio Scolastico Regionale – Am-bito Territoriale di Genova, hanno costituito un apposi-to gruppo di lavoro. Nell’autunno del 2010, definiti gliobiettivi della ricerca, il gruppo di lavoro ha predispo-sto un questionario rivolto alle famiglie degli studenticon disabilità, iscritti agli ultimi tre anni della scuolasecondaria di secondo grado.Durante il mese di gennaio 2011, sono stati coinvolti idocenti referenti per la disabilità, ai quali è stata chie-sta collaborazione nella messa a punto del questiona-rio e nella distribuzione dello stesso alle famiglie.Nel mese di febbraio, si è proceduto a recapitare iquestionari alle scuole statali e parificate, ubicate nelterritorio di competenza della ASL 3 Genovese. La con-segna alle famiglie e il ritiro dei questionari è stato cu-rato dagli insegnanti referenti per la disabilità. Fra marzo e giugno 2011, il gruppo di lavoro ASL3 –USR ha proceduto alla codifica, tabulazione e analisidei dati, utilizzando il programma statistico SPSS 13.0.

Lo strumento di indagine

Il questionario, proposto alle famiglie con la formuladell’autosomministrazione, si compone di 4 parti. La pri-ma è dedicata ai dati anagrafici della persona checompila e dell’alunno. Nella seconda parte, si raccolgo-no informazioni possedute dai genitori riguardo il tipodi disabilità, i servizi di riferimento, il tipo di sostegno el’orientamento scolastico-professionale. La terza indagale aspettative dei genitori riguardo al futuro lavorativodei propri figli. La quarta esplora le opinioni dei genitoririguardo il significato del lavoro e le conoscenze relativealla legge sul diritto al lavoro delle persone disabili.

Il questionario è composto da 26 domande. Gli itemprevedono modalità di risposta diverse: a scelta multi-pla, a scelta forzata, a risposta aperta. Nella parte fina-le del questionario, è prevista la possibilità di inseriresuggerimenti, commenti e considerazioni da parte deigenitori o comunque dei compilatori. Con particolare attenzione alle tematiche relative allatutela della privacy di alunni e familiari, i dati sono sta-ti trattati in forma aggregata e si è garantito l’anoni-mato in ogni fase della ricerca.

Campione

La popolazione di riferimento è composta dalle fami-glie degli alunni in possesso di certificazione di disa-bilità iscritti al terzo, quarto e quinto anno della scuolasecondaria di secondo grado del territorio di compe-tenza della ASL 3 genovese nell’anno scolastico2010-2011.Le scuole secondarie di secondo grado coinvolte nellaricerca sono state 31 di cui a Genova: > IPSAA B. Marsano, IPSIA Odero, IPSIS Gaslini / Meuc-

ci, Istituto Bergese, Istituto Calasanzio, Istituto DonBosco, Istituto Duchessa di Galliera, Istituto E. Majo-rana / Giorni, Istituto E. Montale, Istituto Einaudi – Ca-saregis – Galilei, Istituto Firpo – Buonarroti, IstitutoGastaldi / Abba, Istituto Maria Ausiliatrice, IstitutoRosselli, Istituto S. Maria Ad Nives, Istituto VittorioEmanuele II – Ruffini, Liceo Andrea D’Oria, Liceo C.Colombo, Liceo Calvino, Liceo Deledda, Liceo E. Fer-mi, Liceo G.D. Cassini, Liceo L. Da Vinci, Liceo L. Lan-franconi, Liceo M.L. King, Liceo P. Godetti, Liceo P.Klee / Barabino, Liceo S. Pertini.

> A Camogli: Istituto San Giorgio e IPSSA Marco Polo> A Ronco Scrivia: Liceo Primo Levi

Gli alunni disabili iscritti nell’anno scolastico 2010/11sono così suddivisi

Totale alunni disabiliiscritti

Alunni disabili iscritti al III - IV - V anno

Scuole statali 375 137

Scuole paritarie 33 12

Totale 408 149

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Dei 149 questionari consegnati ne sono stati restituiti145, di cui 5 non compilati. Sono stati quindi conside-rati validi 140 questionari pari al 93,96% della popo-lazione di riferimento.Si tratta di una percentuale che rende attendibili i ri-sultati della ricerca e che testimonia sia la partecipa-zione e l’interesse delle famiglie, sia la cura con cui lescuole, gli insegnanti referenti per la disabilità e gli in-segnanti di sostegno hanno facilitato le fasi di conse-gna e restituzione del questionario.

Questionari consegnati

I dati riguardanti chi compila il questionario

È stato tracciato un profilo sintetico della personache compila il questionario, prendendo in esame ilrapporto di parentela con l’alunno, l’età e la profes-sione.Sono le madri a rispondere nella maggioranza deicasi (66,4%) mentre i padri rispondono in misuranettamente inferiore (26,4%). Si tratta di un dato pre-vedibile, considerando che, in generale, i compiti edu-cativi e di gestione della famiglia gravano, tradizional-mente, più sulle madri che sui padri. Sarebbe interes-sante verificare se la propensione ad affidare alla ma-dre compiti educativi e di cura aumenti nel caso diun figlio disabile. Sono presenti le risposte di alcuni familiari, come ma-dri affidatarie, zii, sorelle, ma anche di educatori, che,a vario titolo, seguono l’alunno.La maggioranza dei compilatori (più del 90%) haun’età compresa fra i 41 e i 60 anni; la frequenza siconcentra nel range 41-50 anni nel 57% dei casi e, aseguire, nel range 51-60 anni nel 33,6% dei casi.

Chi compila il questionario

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La domanda sull’attività lavorativa svolta dal familiareè aperta e le risposte sono state suddivise in base alla

Nomenclatura delle Unità Professionali fornita dal-l’ISTAT.

Età compilatore

Frequenza Percentuale

Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 8 5,7%

Professioni tecniche 15 10,7%

Professioni impiegatizie 26 18,6%

Professioni nelle attività commerciali nei servizi 7 5%

Professioni operative generiche e specializzate 14 10%

Forze armate 1 0,7%

Casalinghe 38 27,1%

Disoccupati 3 2,1%

Pensionati/e 6 4,3%

Non risponde 22 15,7%

Totale 140 100%

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Ci sembra utile considerare le informazioni inerenti laprofessione svolta, estrapolando solo le risposte deipadri e delle madri e confrontandole fra loro. La tabella “Professione dei genitori” mette in evidenzasoprattutto due aspetti. Il primo riguarda il fatto cheben il 43% delle madri afferma di non avere un’attivitàlavorativa (40,9% casalinghe e 2,2% disoccupate).Il secondo riguarda l’alta percentuale (24,3%) di pa-dri che non rispondono alla domanda. Inoltre le madri che lavorano e che rispondono alladomanda, svolgono prevalentemente professioni di ti-po impiegatizio (23,7%), mentre i padri, prevalente-mente, professioni di tipo operativo (21,6%) o tecni-che (13,5%).

I dati riguardanti l’alunno

Dei 140 alunni, oggetto della ricerca, 83 (59%) sonomaschi e 56 (40%) sono femmine. I dati sulla popo-lazione scolastica nella provincia di Genova, forniti dalMIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e dellaRicerca), rilevano un tendenziale equilibrio, in terminipercentuali, tra alunni di sesso maschile e di sessofemminile. Nella nostra casistica, possiamo invece os-servare una discrepanza fra le due sottopopolazioni,con una percentuale maggiore di alunni di sesso ma-schile. Questo dato testimonierebbe una maggiore dif-

ficoltà da parte delle ragazze a poter accedere e pro-cedere lungo il percorso scolastico.

Sesso alunno

Professione dei genitori

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L’età degli alunni disabili si posiziona in prevalenza(84%) nella fascia tra i 16 e i 18 anni, mentre solo il13% ha un’età superiore rispetto a quella prevista. Ilpercorso scolastico degli alunni con disabilità si con-figura quindi come sovrapponibile, rispetto all’età, aquello dei loro coetanei. Gli alunni frequentano in prevalenza istituti professio-nali (58%), mentre il restante 39% si distribuisce fragli istituti tecnici e i licei genovesi. Quattro personenon rispondono alla domanda. Questo dato confermacome l’istruzione di tipo professionale sia, in generale,quella ritenuta più idonea per gli studenti con disabili-tà ed è in linea con la tendenza nazionale (fonte:www.disabilitàincifre.it). I motivi di tale preferenza pos-sono essere identificati:> nella scelta di seguire una formazione di tipo prati-

co-esperenziale;

> nella preparazione verso un “mestiere”;> nella possibilità di uscita dal percorso scolastico,

già al termine del terzo anno di studio.

Circa il 53% del campione frequenta il terzo anno discuola secondaria di secondo grado, il 27% il quartoe il 18,6% il quinto.Emerge, chiaramente, una marcata diminuzione fra ilterzo e quarto anno degli alunni frequentanti. Un ele-mento che ci appare utile per comprendere tale datoè la possibilità, da parte degli alunni frequentanti unIstituto Professionale, di concludere il corso di studi altermine del terzo anno con l’acquisizione di un atte-stato di qualifica professionale. Si osserva, comunque, che la diminuzione dei fre-quentanti è significativa anche nel passaggio dalquarto al quinto anno.

Età alunno

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Anno di corso frequentato

Scuola frequentata

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Il sostegno

La quasi totalità degli alunni (96%) è seguita da un in-segnante di sostegno e il 24% di essi anche da unoperatore socio-educativo/socio-assistenziale o da unassistente alla comunicazione.

Nelle tabelle che seguono vengono indicati, in modoraggruppato, sia le ore dell’insegnante di sostegno siaquelle di assistenza specialistica. È utile ricordare chei dati riportati si riferiscono a quanto percepito e dichia-rato dai genitori e non necessariamente alle ore real-mente erogate.

Ore Insegnante Sostegno

Frequenza Percentuale

non usufruisce 1 0,7%

1-5 h 12 8,6%

6-10 h 52 37,1%

11-15 h 20 14,3%

16-20 h 15 10,7%

n.ore non specificato 36 25,7%

non risponde 4 2,9%

Totale 140 100%

Ore Osa-Ose – Assistente Com.

Frequenza Percentuale

non usufruisce 102 72,9%

1-5 h 5 3,6%

6-10 h 17 12,1%

11-15 h 4 2,9%

16-20 h 0 0%

n.ore non specificato 8 5,7%

non risponde 4 2,9%

Totale 140 100%

Le informazioni sulla disabilità,i servizi, il percorso scolastico e l’orientamento

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Il Piano Educativo Individualizzato

Alla domanda “Ha preso visione del Piano EducativoPersonalizzato (PEI)?”, quasi il 90% degli intervistati ri-sponde affermativamente. Il dato sottolinea il fatto chequasi tutti i genitori sono informati circa il progetto edu-cativo dei loro figli.

La valutazione scolastica

Solo il 25% degli alunni, oggetto dell’indagine, segueil programma e la valutazione scolastica standard epotrà quindi acquisire un diploma di qualifica oppureun diploma di maturità. Per il 31% la valutazione pre-vista è riferita agli obiettivi minimi della classe e per il35,7% questa è basata sugli obiettivi personalizzati,definiti dal PEI. Circa l’8% del campione non rispondealla domanda.

Le aree di funzionamento da supportare

Alla domanda “In quali aree di funzionamento rite-nete siano maggiori le esigenze di aiuto di vostro fi-glio/a?” è possibile fornire più di una risposta traquelle indicate.

I genitori riferiscono un’elevata fragilità in area cogni-tiva e relazionale, mentre si evidenzia una frequenzadi risposta molto bassa all’item “area sensoriale”.Sotto la voce “ALTRO” sono state date risposte del tipo:“integrazione sociale”, “dietologico”, “autonomia”, “so-cializzazione”, “attenzione e concentrazione”. Va te-nuto presente, nella lettura del dato, che le rispostedescrivono la percezione dei genitori e non si trattaquindi di valutazioni o di diagnosi prodotte da servizispecialistici.

Aree di funzionamento

frequenza Percentuale(su 140 casi)

Area cognitiva 81 57,9%

Area motoria 21 15%

Area sensoriale 6 4,3%

Area relazionale 58 41,4%

Altro 10 7,1%

Non risponde 13 9,3%

Totale risposte 176

Totale casi 140

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Il grafico illustra la distribuzione degli alunni per tipodi scuola e per bisogno di aiuto nelle diverse aree difunzionamento. In modo trasversale rispetto a tutti i tipidi scuola, le fragilità in area cognitiva e in area relazio-nale sono le maggiormente rappresentate.

La conoscenza dei servizi

La domanda “Da quale servizio/i è conosciuto vostrofiglio/a?” prevede più opzioni di risposta.Sono poche le persone che non rispondono a questadomanda e, nel complesso, emerge che la maggio-

ranza dei genitori (81%) afferma che i propri figli sonoconosciuti dai servizi dell’Azienda Sanitaria Locale. Unquarto del campione afferma che il proprio figlio è co-nosciuto da “Enti/Associazioni e Servizi Sanitari Accre-ditati” così come un 25% dichiara di essere seguito daiServizi Sociali del Comune di residenza. Circa l’11% fariferimento anche ad operatori privati.La domanda successiva è di approfondimento ed è ri-volta a rilevare la percezione dei genitori rispetto aquello che considerano essere “il servizio maggior-mente coinvolto nel progetto di vita del loro figlio/a”,fra quelli già indicati alla domanda precedente.

Aree di funzionamento per scuola

Da quale servizio/i è conosciuto vostro figlio/a?

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Se alla domanda “Da quale servizio è conosciuto vo-stro figlio/a?” il 94% delle famiglie riferisce di averecontatti con i servizi socio-sanitari del territorio, al que-sito “Quale dei servizi sopra indicati è maggiormentecoinvolto nel “progetto di vita” di vostro figlio/a?” il cam-pione risponde evidenziando una discrepanza signifi-cativa con le risposte precedenti. Infatti, 53 familiari (37% del campione) non rispon-dono alla domanda (41 risposte) oppure rispondonosegnalando di non avere un servizio percepito comemaggiormente coinvolto (12 risposte). I restanti genitori riferiscono di percepire come mag-giormente coinvolto nel 34% l’Azienda Sanitaria Lo-cale, nel 13,6% un Ente/Associazione o ServizioSanitario Accreditato, nel 7% i Servizi Sociali dei co-muni, nel 5% un servizio o operatore privato e infine,nel 3% dei casi, riportano un servizio diverso fra quellimenzionati.

La conoscenza dei percorsi dopo la scuola

Le quattro domande successive sono indirizzate a co-noscere se i genitori hanno ricevuto informazioni suipercorsi possibili, terminata la scuola superiore e, inparticolare, se hanno ricevuto informazioni rispetto aipossibili percorsi formativi e/o lavorativi.Alla domanda “Avete ricevuto informazioni riguardo aipossibili percorsi per vostro figlio/a dopo la scuola?” lerisposte dei genitori si distribuiscono, quasi equamente,fra chi non ha ricevuto informazioni e chi le ha ricevute:66 famiglie dichiarano di avere ricevuto indicazioni, 71

di non averne ricevuto, tre persone non rispondono alladomanda. Le risposte non variano al variare dell’età edella classe frequentata.

Informazione post-scuola

Nel 50% dei casi, le informazioni riguardo i possibilipercorsi terminata la scuola, provengono dal perso-nale docente, a seguire dagli operatori della ASL(38%), da associazioni o servizi sanitari accreditati(18%) e dal personale della Formazione Professio-nale o dei Centri per l’Impiego (16,7%). Tre persone(4,5%) segnalano i Servizi Sociali del Comune di re-

Quale dei servizi sopra indicati è maggiormente coinvolto nel “progetto di vita” di vostro figlio/a?

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sidenza e due (3%) fanno riferimento alle informa-zioni ricevute da altri genitori. Tre persone non rispon-dono alla domanda.

Informazioni sull’orientamento professionale

Confrontando le risposte alla domanda “Avete ricevutoinformazioni riguardo l’orientamento professionale divostro figlio/a?” con quelle della domanda inerente leinformazioni sui percorsi post-scolastici, si osserva unaumento delle famiglie che dichiarano di non aver ri-cevuto informazioni: il 56% infatti dichiara di non averricevuto indicazioni rispetto all’orientamento professio-nale del proprio figlio/a contro il 38% che invece di-chiara di non essere stato informato sui possibilipercorsi professionali. Otto persone (5,7%) non rispon-dono alla domanda.

Nel 62% dei casi, è la scuola che fornisce informazionialle famiglie rispetto all’orientamento professionale delproprio figlio/a, seguita dai servizi sanitari nel 28%,

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dagli Enti/Associazioni o Servizi Sanitari Accreditati nel15%, come anche dalla Formazione professionale e iCentri per l’Impiego. In tre casi (5,7%), le famiglie di-chiarano di ricevere informazioni sull’orientamentoprofessionale dai Servizi Sociali del Comune e, in uncaso, da altri genitori.

Le esperienze di alternanza scuola – lavoro o stage

Alla domanda successiva viene chiesto: “Vostro figlio/aha mai partecipato ad esperienze di alternanza scuola– lavoro o stage?” e, successivamente, si richiede unavalutazione (da molto positivo a molto negativo) nelcaso l’esperienza sia stata effettuata.L’esperienza di stage e tirocini, all’interno del percorsoscolastico, viene riferita dal 48% dei genitori e, nellamaggioranza di questi casi, la valutazione è decisa-mente positiva: il 91% giudica infatti “positiva” o “moltopositiva” l’esperienza del loro figlio.

Alternanza scuola/lavoro

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Le domande che seguono sono finalizzate ad inda-gare quali aspettative i genitori degli alunni disabilihanno, rispetto al futuro dei loro figli e quali percorsipotranno intraprendere, una volta terminata la scuola.Si esplora perciò anche il tema del lavoro e del possi-bile inserimento lavorativo, ma anche gli eventualiostacoli e difficoltà per ottenerlo.Per rispondere alla domanda “Quali risorse, fra quelleindicate di seguito, pensate possano essere idonee pervostro figlio/a dopo la scuola?” i genitori potevano for-nire più risposte, fra le varie opzioni presentate. L’8% delle famiglie non risponde alla domanda. Nei restanti casi, possiamo suddividere le risposte intre aree: risorse orientate al lavoro, risorse di studio oformative, risorse di tipo socio-assistenziale.

Risorse idonee dopo la Scuola

Frequenza Percentuale (140 casi)

Percentuale (186 risposte)

Formazione professionale 52 37,1% 27,9%Università 18 12,9% 9,7%Centri per l’impiego 35 25% 18,8%Centro studi per l’integrazione lavorativa 42 30% 22,6%

Altri servizi di mediazioneal lavoro 23 16,4% 12,4%

Centri semi-residenziali,centri diurni, … 8 5,7% 4,3%

Strutt. Residenziali, comunità-alloggio, 4 2,9% 2,2%

Altro 4 2,9% 2,2%Non risponde 11 7,9%Totale risposte 186Totale casi 140

Le aspettative delle famiglie riguardo al futuro

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Il 53,8% delle risposte si concentra su risorse rivolteverso il lavoro (Centri per l’Impiego, Centro Studi perl’Integrazione Lavorativa, altri Servizi di Mediazione); il37,6% delle scelte individua come idonee percorsi distudio o formazione (Formazione Professionale, Uni-versità); infine il 6,5% delle scelte ricade su risorse ditipo socio-assistenziale (Centri Semi-residenziali oCentri Diurni, Centri residenziali o Comunità-alloggio).

Prospettive di inserimento lavorativo

Alla domanda “Considerata la situazione attuale di vo-stro figlio/a e le sue potenzialità, ritenete che potrà in-serirsi, in futuro, nel mondo del lavoro?”, il 69% deigenitori risponde affermativamente, il 27% si dichiaraindeciso e quattro persone affermano che il proprio fi-glio non avrà possibilità di inserimento. Solo una per-sona non risponde alla domanda.

Futuro, nel mondo del lavoro

Le domande successive sono riservate a coloro chehanno risposto “sì” o “non so” alla precedente, in mododa approfondire l’argomento. Alla domanda “Avete mai parlato con vostro figlio/a delsuo futuro lavorativo?” oltre l’88% dei genitori affermadi avere già affrontato il tema del lavoro e parlato diesso con i loro figli.

Parlato con i figli

Alla domanda “Tenuto conto della situazione attuale divostro figlio/a, ritenete che potrà avere bisogno di aiuto,per entrare nel mondo del lavoro?”, si evidenzia la con-sapevolezza, nell’83% dei casi, che il proprio figlio avràbisogno di aiuti per inserirsi nel mondo del lavoro.

Aiuto per entrare nel mondo del lavoro

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I genitori ritengono, inoltre, alla domanda “Di quali aiutiavrà bisogno vostro figlio/a?,” che siano importanti, so-prattutto interventi di mediazione e inserimento al la-voro (62,5%) e corsi di formazione professionalizzanti(50,9%). Vengono indicati anche la necessità di adat-tare la postazione lavorativa alle esigenze particolaridel figlio, nel 20,5% dei casi, forme di incentivazioneeconomica alle aziende nel 15% e servizi di trasportoidonei nel 13,4%.

Il futuro lavorativo dei figli nell’immaginario deigenitori

Le due domande successive sono a risposta aperta esono finalizzate a conoscere cosa i genitori immagi-nano rispetto al futuro lavorativo dei loro figli. Le do-mande sono state formulate, partendo dal presuppostoche sostiene questa ricerca e cioè che la possibilità diaccedere ad una identità adulta e quindi ad un ruololavorativo, dipendono, in larga misura, dalle aspettativeche i genitori possiedono rispetto al futuro dei loro figli.Proiettarsi nel futuro, immaginare il proprio figlio“grande”, significa cominciare a pensarlo adulto equindi riconoscergli una sorta di “permesso a cre-scere”. Le domande, attraverso le quali si è pensato di esplorarequesta dimensione, sono: “Quale è il lavoro che imma-

ginate per vostro figlio/a?” e “Perché?”. Il 20% dei familiari non risponde alla domanda, il re-stante 80% fornisce un’ampiezza e varietà di rispostedifficile da assemblare in raggruppamenti. In molti im-maginano il lavoro come prosecuzione del percorso distudi e quindi individuano mansioni ad esso legate;altri sperano che il proprio figlio trovi un lavoro chegli/le piaccia o lo faccia stare bene, che lo realizzi oper il quale dimostri attitudine. Alcuni immaginano unlavoro ben preciso (ad es. archivista, aiuto-cuoco, bar-man), altri individuano il settore di inserimento (ad es.ristorazione o informatica), altri non hanno ancoraun’idea e non riescono ad immaginare un lavoro, per-ché troppo presto o perché poco aiutati nell’orienta-mento e nel supporto ricevuti.Considerata la ricchezza di immagini presenti in que-ste risposte, ci siamo interrogati su come presentarleed abbiamo infine deciso di evitare raggruppamentio interpretazioni e di lasciare alla lettura e alla rifles-sione di ognuno le varie suggestioni che esse pos-sono suscitare. Abbiamo ritenuto che qualsivogliaforma di lettura descrittiva delle risposte dei genitoriavrebbe impoverito la ricchezza di immagini che essici propongono.Di seguito, vengono quindi riportate integralmente lerisposte dei genitori alle due domande.

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Qual è il lavoro che immaginate per vostro figlio/a? Perché?

Non so Ancora presto visto le difficoltà di apprendimentoQuello per cui ha studiato o qualunque altro Perché lavorare è per tutti un obiettivoAl pc Usa il pc da anniDocente di storia e filosofia Per queste materie delle quali ha 10

ha una vera passioneAiuto alla produzione pasticceria Non rispondeDa decidere Abbiamo progetti diversiCuoca – cameriera Le piaceNel turismo e nell’accoglienza Ha buon rapporto con nuove conoscenze, è ospitaleIl lavoro che lui desidera fare: il programmatore Adora l’informatica e lo realizzerebbe come individuo

permettendogli di esprimere le sue capacitàUn lavoro di routine Perché quando impara una cosa cerca di farla beneNon saprei rispondere ora Non rispondeUn lavoro che la possa fare felice e la faccia stare Perché le piacerebbe aiutare la gentea contatto con la gente che ha bisogno che ha bisogno con il suo aiuto1° Servizio sala; 2° bidello 1° Perché fa una scuola prof specifica;

2° perche è un lavoro adatto per lei (vista con i miei occhi)

Il lavoro per cui sta attualmente studiando Perché è interessato notevolmente dalle attività pratiche e teoriche che gli vengono proposte

Pasticcere È quello che vorrebbe fare lui!Lavoro d’ufficio Si stanca molto facilmente a causa della sua patologiaNon saprei Non rispondeUn lavoro che le permetta di essere al contatto con altre persone ed allo stesso tempo le dia sicurezza Non rispondeUn lavoro tipo impiegatizio con computer, Il problema è la deambulazione,ha ottime capacità di memoria, ottime capacità cognitive e si sa destreggiarelogico-matematiche e informatiche molto bene a livello informaticoInformatica Sembra portato per lavorare sui pcIn questo momento ci riesce difficile immaginare Per totale mancanza di un progetto di vitaqualsiasi tipo di lavoro da parte degli organi preposti (I.C.)Dopo corsi di studi storici / storia contemporanea Coprono i suoi attuali interessio fisica e lavori dopo universitàBidello, compagnia ad anziani, biblioteca, ... Escludendo lavori manuali, lo immagino a contatto

con le persone, un lavoro semplice, ma routine rassicurante

Impiegato di alto livello Potrebbe corrispondere alle sue potenzialitàDi relazione o intellettuale non impegnativo È socievole e la sua condizione fisicae complesso non permette lavori manuali complessiQuello che lui sostiene di fare: il programmatore Si sente di farlo luiQualsiasi lavoro che lo renda autonomo e lo gratifichi Non rispondeSettore prima infanzia (asili nido e/o scuole materne) Ha una grande passione per i bambiniInsegnare in un asilo nido È sempre stato il “sogno” di mia figlia

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Qual è il lavoro che immaginate per vostro figlio/a? Perché?

Commesso / aiuto barista Dimostra capacità ed attitudini legate a compiti di responsabilità

Un lavoro creativo Ha molta fantasia e grande capacità organizzativaCommessa Perché ha già svolto questa attività

negli stage lavorativi ottenendo buoni risultatiMia figlia ha scelto autonomamente Non rispondedi voler fare l’infermieraLibero professionista È capaceModellismo e taglio Piace farloRistorazione; servizi mensa Attinente agli studi fattiImpiegata in una agenzia di viaggi o elaborazione dati Buone capacità uso computerRelazioni con il pubblico Perché le piace intrattenersi

con le persone e rendersi utileNon saprei Non so valutare la sua futura progressiva capacità

di sviluppoLegatoria La famiglia possiede legatoriaIn cucina Ha acquisito competenze ed esperienza tramite stageQuello per cui sta studiando Poiché lo fa con passioneCommesso su strutture musica, computer Molto interessatoTecnico informatico Perché gli piaceFerroviere/macchinista – Informatica PassioneCameriera Perché sarà il suo lavoro in futuroCarabiniere PiaceGrafica pubblicitaria È ciò che sta studiando e per cui è più portataParlamentare Perché potrebbe sicuramente far meglio

di quelli che ci sono attualmenteUn lavoro a contatto con gli altri Interagisce bene per buona capacità comunicativaMagari a contatto con il pubblico o comunque con gente Trovo sia il carattere “adatto”Guardia forestale Perché è il suo sogno da quando aveva tredici anniUn lavoro che gli consenta di continuare ad ampliare Maggiore inclinazione ad approfondire le conoscenze in campo letterario-scientifico argomenti sopra indicatiNon ho idee precise. L’importante è che vi sia il lavoro Altrimenti abbiamo lavorato tanti anni per questo

scopo e poi ci troviamo delle persone inattive e quindi vi sarà un regresso

Cuoco Studia cucina all’Istituto alberghieroAprire attività (es. tabaccheria) o trovare lavoro a l. piacerebbe essere autosufficiente e avere attivitàUn lavoro che lo metta in relazione con le persone Ha un carattere estroverso, disponibile

e portato alla solidarietàStilista di moda La vedo finalmente indipendente e felice nel suo lavoroEducatrice: proprio ai bambini (b disabili) attraverso Scelta fatta già da tempo, in riferimento al suo percorsoapplicazione metodi paralleli (lavoro col cavallo) di studi attuali – e stesse materie – che legano al suo per ippoterapia, quello che già sta applicando impegno attuale: studio, applicazione, metodo,su se stessa per ippoterapia, quindi percorsi futuri di studio

che possano legare

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Qual è il lavoro che immaginate per vostro figlio/a? Perché?

Sala – bar Non rispondeManuale È portato per la manualitàAncora è troppo presto per fare progetti lavorativi Non rispondeChef Perché è un lavoro praticoQuello che offre il mercato del lavoro Non rispondeBarman È il lavoro per cui si sta formando

e che desidera svolgereLavoro d’ufficio con uso del computer Il lavoro è abbastanza ripetitivo

e non troppo stancante fisicamenteSegretaria o contabile Perché ne dimostra buone competenzeCuoco È la professione scelta dal ragazzoArchivista, magazziniere capacità mnemoniche logisticheUn impiego con mansioni molto semplici Per le sue difficoltàPubblico impiego – turistico alberghiero predisposizione al contatto con il pubblicoAttualmente non lo so Perché nelle strutture che frequenta mia figlia

nessuno ci ha mai aiutato a parlare di questa possibilità lavorativa

Cuoco Perché fa l’alberghieroMeccanica Perché si trova beneNon immagino un lavoro. Ma so che lui ha potenzialità Con me è oppositivo, con gli altri molto più disponibileche io non sono in grado di valutare o valorizzare, e collaborativoquindi probabilmente con un aiuto idoneo potrebbe trovare la sua stradaLavoro manuale È più a suo agio se si sente libera di agireRistorazione Attinente agli studi/inclinazioniInerente alla relazione col pubblico – lavoro al pc Buona parlantina e incontro perché è appassionatoGiardiniere comunale o Guardia forestale Sono i due lavori che gli piaccionoUn lavoro che risponda alle aspettative Perché la scelta della scuola è stata fatta in basedi mio figlio ovvero un’attività se è possibile alle inclinazioni di mio figlio e mi piacerebbe che che riguarda il tipo di scuola frequentata anche il lavoro rispondesse a queste caratteristicheServizio per viaggi (non nave) Non rispondeAl momento è difficile immaginare Non sono ancora ben definite le sue attitudiniOperatore agro ambientale Possibilità di lavoro da azienda agricola fuori regioneUn lavoro nel campo della scienza e/o informatica Perché ha capacità e potenzialità in questo settoreMaestra d’asilo Mi piaceQualcosa di adeguato agli studi fatti, Per dare un senso all’impegno messo sinomagari con ausilio del telelavoro o qualcosa ad ora e alla sua voglia di rendersi utiledi collegato ad altri suoi interessiOperaio Per le sue attitudine è preferibile un lavoro manuale

e non di concettoPosto di lavoro che preveda uso del computer, È un genio col computerper esempio catalogazione in biblioteca.Un lavoro che lo renda contento Perché è un lavoro che soddisfa lo si fa più volentieri

e bene

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Qual è il lavoro che immaginate per vostro figlio/a? Perché?

In mensa Sta studiando alla scuola alberghieraCuoco Per il percorso di studiQuello per il quale sta studiando ma non escludo Non rispondealtre possibilità lavorative nell’ambito delle sue capacitàSemplice – ripetitivo – alternato – Scarsa capacità di concentrazione per lunghi periodiad altro con le stesse caratteristicheBar /sala Perché è un lavoro che le piaceInserimento nel mondo turistico-alberghiero Per il tipo di scuola frequentatoCuoco Frequenta l’Istituto Alberghiero ed è appassionato

di cucinaGiardiniere – Florovivaista agriturismo Ama la natura e la coltivazioneDa definire Ogni valutazione è prematuraAiuto cuoco Perché le piace la cucina ma non è in grado

di svolgere un lavoro autonomoCameriere o barman Sta per prendere la qualifica per questo lavoroNon sappiamo non rispondeLavorare in una struttura alberghiera A mio parere sembra un lavoro più idoneo allepossibilmente (barista) sue caratteristicheNel settore informatico oppure nel commercio Ama il computer. Si relaziona bene con le persone.(negozio abbigliamento, supermercati) Ottimo carattere e ottima volontàNel campo del disegno grafico - fumettistico Attitudini anche apprezzate da professionisti

del campoDirettore di sala bar È l’orientamento prescelto da mia figliaRipetitivo Riesce nel lavoro senza stressarsiInserito nella realtà delle scuole per l’infanzia Non rispondeInfermiera pediatrica È portata ad aiutare i bambini

TOTALE RISPOSTE 108TOTALE DI “NON RISPONDE” 27TOTALE CASI 135

Ostacoli all’inserimento

Alla richiesta di individuare quali situazioni potrebberocostituire un ostacolo all’inserimento lavorativo delloro figlio, i genitori scelgono prevalentemente opzionidi risposta, connesse con le caratteristiche dell’attualemercato del lavoro: la scarsità di posti di lavoro(56,3%), la precarietà del lavoro (34,8%), la comples-sità delle mansioni richieste dal mondo del lavoro(31,1%). In misura molto minore vengono individuatii pregiudizi culturali (8%); la scarsità di formazione(13%) e di orientamento professionale (5%). Infine le

problematiche connesse alla disabilità (16%) o allebarriere architettoniche (4%).

Tempi di collocazione al lavoro

Le aspettative che i genitori hanno sui tempi di collo-cazione al lavoro dei loro figli è esplorata dalla do-manda “Terminata la scuola, in quanto tempo riteneteche vostro figlio/a possa trovare una collocazione nelmondo del lavoro?”Le risposte fornite consentono spunti di riflessione in-teressanti.

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Innanzitutto, 29 persone (21%) non forniscono una ri-sposta alla domanda. I restanti casi, il 15%, ritiene che,entro sei mesi, il proprio figlio/a troverà un lavoro, unavolta terminata la scuola, il 32% entro un anno, l’11%entro due anni, il 5% entro tre anni e un altro 16% oltrei tre anni. Riassumendo il 48% pensa che, entro sei mesi o unanno, si riesca ad ottenere una collocazione lavorativa,mentre il 32% individua tempi più lunghi di inserimento.

Caratteristiche del contesto lavorativo

Quali caratteristiche dovrebbe avere un ambiente la-vorativo, considerato idoneo per i giovani disabili og-getto di indagine? Alla domanda, i genitori individuano,come primo elemento, un contesto dove si possa in-contrare disponibilità ad insegnare le mansioni(49,6%) e che sia pronto ad accogliere (35,6%) e farsocializzare il giovane, attribuendogli mansioni ade-guate (33,3%).

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Alcuni studi attribuiscono all’attività lavorativa diversefunzioni di tipo psico-sociale. Il lavoro, infatti, può as-solvere la chiara ed esplicita funzione di fornire sosten-tamento economico, ma può anche avere un ruoloimplicito nel fornire la possibilità di relazioni interper-sonali, di espressione e realizzazione personale, discandire ed organizzare la giornata, di mantenersi attivied impegnati. La domanda successiva, “Perché ritenete che il lavorosia importante per vostro figlio/a?” indaga, quindi, qualisono gli aspetti del lavoro a cui i familiari degli alunniattribuiscono maggiore importanza. È utile segnalareche alla risposta si potevano fornire un massimo di treindicazioni tra quelle proposte In 93 casi su 135, quasi il 70%, viene individuata come

importante la possibilità che il lavoro fornisce per lapropria realizzazione personale, seguita da 74 casi(55%) che attribuiscono importanza al reddito. A se-guire, la centralità riconosciuta alle relazioni interper-sonali (36%), alla partecipazione alla vita di comunità(33%) o alla possibilità di mantenersi attivi ed impe-gnati (32,6%).Le tre risposte ALTRO sono: “per vivere”; “per gli stessimotivi per cui è importante per tutti quanti”; “permetteal disabile di sentirsi utile”.

Le conoscenze riguardo alla legge sul diritto al lavoro

Nella parte conclusiva del questionario si è pensatofosse utile indagare sul livello di conoscenze posse-

Le opinioni dei genitori sul significato del lavoro e le conoscenze relative alla legge 68/99

Perché ritenete che il lavoro sia importante per vostro figlio/a?

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dute dalle famiglie, riguardo la legge sul diritto al lavorodelle persone disabili e, a questo fine, è stata posta ladomanda “In Italia esiste una legge sull’inserimentolavorativo delle persone disabili. Ne siete a cono-scenza?”

Legge 68/99

Il 67% dei genitori risponde al questionario, affer-mando di essere a conoscenza dell’esistenza di unalegge sul collocamento mirato al lavoro.Abbiamo ulteriormente approfondito, domandando aquale ente sia affidata l’applicazione di tale legge.Dalle risposte possiamo osservare che, nonostante il67% dei genitori sia a conoscenza della legge, solo il27% di questi individuano correttamente nella Provin-cia l’ente istituzionalmente incaricato della applica-zione della legge.

Disponibilità delle aziende ad assumere

Alla domanda “Secondo voi le aziende, presenti nel ter-ritorio, sono disponibili ad assumere persone disabili?”emerge un’alta percentuale di “non so”, nel 50% deicasi. Il 31% ritiene invece che le aziende siano dispo-nibili, mentre il 15% pensa che non siano disponibilie il 4% si astiene dal fornire una risposta.

Gli incentivi necessari

Alla domanda successiva, “Secondo voi, quali forme diaiuto dovrebbero essere riconosciute ad un’aziendache assume una persona disabile?” i genitori indivi-duano, nel 65% dei casi, gli incentivi economici e leagevolazioni fiscali.

Ente applicazione legge 68

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All’interno del questionario, è stato riservato uno spa-zio finale per eventuali commenti e considerazioni ge-nerali che i genitori avessero voluto riportare.Il gruppo di ricerca è rimasto piacevolmente stupitodalle numerose ed interessanti riflessioni che i genitorihanno scritto.Una persona ha utilizzato questo spazio per segnalarele difficoltà di comprensione del testo del questionario,giustificando, in questo modo, di non aver risposto adalcuna delle 26 domande. Abbiamo ritenuto, comun-que, di considerare valido il suo questionario che è

stato compreso nelle statistiche presentate.Altri 19 familiari degli alunni disabili hanno lasciatosvariate osservazioni: sul numero di ore di insegna-mento di sostegno attribuite all’alunno, su come si sen-tano non accompagnati nel loro compito genitoriale,oppure riportando le loro preoccupazioni rispetto al fu-turo lavorativo dei loro figli o ancora esprimendo lasperanza che questa indagine possa servire a qual-cosa di utile.Di seguito vengono riportate tutte le considerazioni informa integrale (Tab. 13).

I commenti e le considerazionidei genitori

Commenti e considerazioni

> Perché compilare un questionario e dover restareanonimi. Che senso c’è, non siamo numeri mapersone.

> Sono contenta che viene a scuola e sta con altri.> Purtroppo in un momento come questo di difficol-

tà lavorativa per tutti, i nostri ragazzi avranno an-cora più problemi per un inserimento lavorativo...Non sono molto ottimista. Grazie.

> Il lavoro è lo strumento essenziale non solo per“campare” ma per acquisire i rudimenti del viverecivile e realizzare un’integrazione dignitosa nelcontesto sociale. Grazie.

> Spero che questo questionario possa aiutare mia fi-glia e tutti i ragazzi che hanno bisogno ad avereuna collocazione nel mondo del lavoro e che esistauna legge sull’inserimento che la possa aiutare.

> È la prima volta che sentiamo parlare a Genovadi un “progetto di vita”, ci auguriamo che non sia-no solo parole. Ribadiamo che ad oggi il ragazzonon è seguito in nessun ambito da nessuna strut-tura per aiutarlo nel percorso di crescita e per ve-rificare le sue capacità e le sue attitudini.

> Nel nostro caso personale voglio informarvi chemio figlio dal 2009/10 al 2010/11 è passato da12 ore di sostegno (in ambito scientifico) a 4 oree l’insegnante di sostegno (laureata in filosofia!?)le ha suddivise in 1 ora di inglese, 2 di chimica, 1di matematica. La cosa più triste è che lei stessasi trova in difficoltà nelle ore di matematica escienze (inglese potrebbe farne a meno). Comun-que peccato perché lo scorso anno aveva un’ot-tima insegnante, adeguata che l’ha portato a farea meno del suo aiuto raggiungendo ottimi risul-tati, dato che ha raggiunto un’ottima media.

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> Essendo mia figlia dislessica credo che con moltoimpegno riuscirà ad inserirsi nel mondo del lavoroperché per fortuna la disabilità è lieve.

> Conseguito il diploma, tutti gli studenti dovrebbe-ro aver la possibilità di entrare nel mondo del la-voro compreso i disabili.

> Le domande poste nel questionario in relazionealla situazione attuale del mondo del lavoro val-gono per qualsiasi studente che si affaccia nelmondo del lavoro. Precariato e mancanza di sicu-rezza sono handicap facilmente superabili dachiunque.

> Speriamo che le aspettative dei genitori trovinodelle risposte. Purtroppo la realtà non è molto po-sitiva.

> Di aiutare i ragazzi a confrontarsi con dei ragazzimaleducati! E la scuola deve dare meno da stu-diare e compiti ma parlare di più ai ragazzi deglialtri problemi!

> Comprensione del testo molto complicato!> Dopo tanto lavoro e sacrifici fatti dal ragazzo e

dalla famiglia per potersi veramente integrarecon i normodotati, sarebbe veramente illogico edeprimente vederlo finire in centri residenziali ostrutture similari come quelle esistenti, che nonsono adeguate per la sua patologia, perché, at-tualmente inserimenti lavorativi se ne fanno po-chi! Per molti è anche difficile rimanere presso ilproprio domicilio dopo che i genitori non ci sa-ranno più. Queste sono le preoccupazioni sue enostre e di molti altri come lui. Su questo chi didovere dovrebbe meditare.

> Io spero che a tutti questi ragazzi che hanno deiproblemi sia piccoli che grandi gli sia data la pos-sibilità in futuro di esprimersi in quello che sannofare meglio ed essere aiutati con umiltà capendoe riconoscendo i loro limiti, sperando che non ri-mangano solo delle belle parole per le famiglieche soffrono insieme a loro ogni giorno.

> Il questionario potrebbe essere più utile se aves-se più risposte tra quelle proposte perché le diffi-coltà di un disabile (più o meno grave) non pos-sono trovare aiuti in 26 domande-risposte. Mia fi-glia frequenta un centro di formazione professio-nale a giorni alterni e non le hanno mai insegna-to niente (in 3 anni quasi).

> La famiglia del disabile dovrebbe essere più “ac-compagnata” nel percorso di vita del figlio inquanto molto spesso ci si trova ad affrontare pro-blematiche che la famiglia non sa come affronta-re. In sostanza non solo il disabile dovrebbe avereun “tutor” ma anche la famiglia.

> Spero tanto che mia figlia dopo la scuola si inse-risca nel mondo lavorativo e questo la renda piùfiduciosa in se stessa e verso gli atri

> Per far funzionare queste attività ci vogliono le ba-si della scuola cioè più ore di sostegno

> Il mondo del lavoro è già difficile per una personanormale per un disabile è una giungla.

> Manca una comunicazione adeguata alle fami-glie su questi temi.

> Mi auguro che vengano sbloccati i fondi per i cor-si di formazione per ragazzi disabili, il lavoro è undiritto per tutti.

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Gli elementi di conoscenza e gli spunti di riflessione,offerti dai dati contenuti nella ricerca sono davveromolteplici.In questo spazio conclusivo, si desidera prendere inconsiderazione solo alcuni di questi aspetti con lasperanza che, l’insieme del materiale raccolto, possaessere utilizzato per ulteriori approfondimenti. È necessario sottolineare, a premessa di queste ri-flessioni conclusive, che le considerazioni che se-guiranno tenderanno a mettere in evidenza soprat-tutto alcuni aspetti critici della realtà esaminata. Ciònon deve indurre ad una automatica generalizzazio-ne. L’individuazione di aspetti problematici, che ri-guardano alcuni settori specifici, non significano in-fatti che, dalla ricerca, emerga un giudizio negativodell’insieme dell’esperienza di integrazione scola-stica delle persone disabili e del sistema dei serviziche la sostiene.Prima di discutere alcuni aspetti considerati salienti,è importante tornare a precisare che la ricerca “TraPresente e Futuro” ha lo scopo di conoscere le infor-mazioni, le percezioni, le credenze, le opinioni e leaspettative dei genitori degli alunni disabili degli ul-timi tre anni delle scuole secondarie di secondo gra-do. I dati che vengono quindi riportati nelle tabelle enei grafici presentati non fanno riferimento a dati“istituzionali”, ma appunto a ciò che è percepito daigenitori e alle informazioni in loro possesso, le qualinon sempre coincidono con quelle che potrebberofornire la scuola, i servizi socio-sanitari o le altre isti-tuzioni coinvolte.

Una larga partecipazione da parte di genitori

Un primo elemento da sottolineare è l’elevato numerodi questionari compilati che sono stati restituiti (il94% del totale). Questo dato denota come gli argo-menti trattati abbiano suscitato un notevole interessesia da parte delle scuole sia delle famiglie. Ricordiamo che il questionario è stato elaborato, coin-volgendo i referenti per la disabilità dei diversi istituti.Gli stessi referenti e gli insegnanti di sostegno ne han-no curato la consegna e il ritiro. L’attenzione dimostra-ta dai docenti, unita all’interesse dei genitori, hannocostituito i fattori essenziali nel determinare il buonesito della ricerca.Le famiglie hanno dimostrato una particolare attenzio-ne all’argomento, anche attraverso le numerose anno-tazioni e i commenti che hanno voluto proporre nellospazio riservato, chi per esprimere insoddisfazione neiconfronti dell’assenza dei servizi o lamentele sulle oredi sostegno assegnate; chi per comunicare preoccu-pazione per il futuro in una società dove l’accesso allavoro è difficile per tutti; chi ancora per fare commen-ti rispetto alla formulazione dello strumento di indagi-ne o anche per aprire alla speranza che esso possaessere utile al miglioramento dei servizi e quindi al fu-turo dei propri figli.L’adesione così elevata alla ricerca da parte delle fa-miglie, permette anche di considerare i dati e le infor-mazioni raccolte come attendibili e rappresentativi ditutta la popolazione di riferimento.

Riflessioni conclusive

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I servizi a supporto della disabilità

Le risposte delle famiglie alle domande relative aiservizi che hanno in carico l’alunno e che lo seguononel suo progetto di vita suscitano alcune osservazionie riflessioni.Va rilevato innanzitutto che la maggior parte degli stu-denti è conosciuta da un servizio sanitario o da unservizio sociale. Quando però si chiede quale sia ilservizio “maggiormente coinvolto nel progetto di vita”dell’alunno emerge una discrepanza. Sono molti i ge-nitori (37%) che non rispondono e che, implicitamen-te, comunicano di non avere un servizio di riferimentoche assolve a questa funzione. Alcuni di questi tengo-no a precisarlo, lasciando anche delle note critiche ariguardo. Ad esempio, un genitore scrive testualmente:“La conoscenza del disabile è troppo saltuaria per es-sere coinvolto in un vero e proprio progetto di vita”. Nei restanti casi, vengono citati in prevalenza servizi acarattere sanitario (63% delle famiglie) e in misura no-tevolmente inferiore i servizi sociali (7%, 10 famiglie).Si evidenzia quindi un quadro in cui molte famiglienon si sentono supportate nei loro compiti genitorialie di accompagnamento al percorso di crescita ed in-tegrazione dei loro figli. Inoltre, quando riconoscono un servizio “maggiormen-te coinvolto”, che effettua quindi una presa in caricodi tipo globale, i genitori fanno riferimento, perlopiù, aservizi sanitari.Questo dato può essere in parte giustificato dal fattoche, per poter avvalersi dell’insegnante di sostegno, ènecessario possedere una certificazione, rilasciata daservizi sanitari e dalla commissione medico-legale,preposta all’accertamento degli stati di disabilità eche quindi le famiglie stesse si rivolgano di più a que-sto tipo di servizi. Il dato può essere compreso meglio,anche alla luce dell’organizzazione dei servizi socio-sanitari nel territorio genovese. Tuttavia, è importantericordare che la legge 328/2000 (“Legge quadro perla realizzazione del sistema integrato di interventi eservizi sociali”) prevede, all’art. 14, che i comuni, d’in-tesa con le aziende sanitarie locali, predispongano unprogetto individuale per il cittadino con disabilità, chepermetta ai vari servizi e agenzie, presenti sul territorio,di lavorare in modo integrato, al fine di sostenere la

persona e la famiglia nei percorsi di inclusione scola-stica sociale e lavorativa. Le testimonianze dei genitoriprotagonisti di questa ricerca sembrano indicare, suquesto aspetto, un quadro di criticità.

L’informazione sull’orientamento e sui percorsi postscolastici

La situazione di criticità, già evidenziata, al puntoprecedente, viene confermata dalle risposte alle do-mande sulle informazioni ricevute, riguardo ai pos-sibili percorsi post-scolastici e all’orientamento pro-fessionale.Più del 50% delle famiglie dichiara di non avere ri-cevuto informazioni sulle risorse che esistono, unavolta terminata la scuola e questa percentuale saleal 56% per quanto riguarda l’orientamento profes-sionale. Questa mancanza di informazione dichiara-ta dai genitori corrobora, in un certo senso, quanto lefamiglie hanno riportato riguardo al punto preceden-te, cioè alla carenza di presa in carico da parte deiservizi preposti. Emerge, da questo punto di vista,una solitudine delle famiglie che sembrano non ave-re sufficienti sostegni in termini di servizi di accom-pagnamento/orientamento rispetto alle decisioni re-lative ai percorsi post-scolastici.Vi è da dire che, laddove esiste, questa funzione disupporto e informazione è svolta prevalentemente dal-la istituzione scolastica. Quando vengono informate,le famiglie ricevono aiuto proprio dalla scuola, nel50% dei casi, sui percorsi post-scolastici e nel 62%dei casi sull’orientamento professionale.

La partecipazione alle esperienze di alternanza

Altro elemento da rimarcare è la valutazione positivadelle esperienze di alternanza scuola-lavoro. Lo stage e la conoscenza diretta del mondo del lavoro,durante il percorso scolastico, è un’esperienza chenon svolgono tutti i ragazzi con disabilità, coinvolti nel-la ricerca: il 48% delle famiglie dichiara infatti che ilproprio figlio non vi ha mai partecipato.Nonostante ciò, le famiglie, i cui figli hanno svolto tiro-cini, forniscono nel 91% dei casi un giudizio da positi-vo a molto positivo.

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Si può evidenziare, pertanto, come all’alto gradimentodi questa esperienza corrisponda il ridotto numero dipersone coinvolte.Tale contraddizione appare tanto più evidente, laddovesi tenga conto che, in generale, l’alternanza scuola-la-voro è una attività sempre meno occasionale e sem-pre più presente come efficace forma di organizzazio-ne della didattica nei confronti delle persone con di-sabilità.

I giovani disabili e il lavoro

È importante sottolineare che ben l’89% delle famigliedichiara di avere già affrontato il tema del lavoro con ilproprio figlio/a. Questo dato può essere collegato alfatto che, una larga maggioranza delle famiglie deglialunni con disabilità, ritengono (69%) che i loro figlipotranno in futuro inserirsi nel mondo del lavoro. Il27% esprimono un “non so”, mentre solo 4 dichiaranoche i loro figli non saranno in grado di lavorare.Vi è, dunque, un’aspettativa molto alta verso il mondodel lavoro, confermata indirettamente anche dalla do-manda relativa all’individuazione delle risorse idoneedopo la scuola. I genitori scelgono, infatti, in larga par-te, risorse orientate al lavoro (Servizi di mediazione edinserimento al lavoro e i Centri per l’Impiego) oppureallo studio o formative (formazione professionale euniversità), mentre, pochissimi (il 6,5%) indicano ri-sorse di tipo socio-assistenziale. In generale, non siamo in grado di dire per quanti de-gli alunni oggetto di questa ricerca le speranze dellefamiglie verso il lavoro siano realistiche; tuttavia, il fat-to che tali aspettative siano presenti in modo così si-gnificativo pone il sistema scolastico, della formazioneprofessionale, del lavoro e dei servizi di fronte ad undato dai contorni ben definiti.

Le aspettative della famiglia sul lavoro

Nonostante vengano individuati come ostacoli all’in-serimento la precarietà e la scarsità del lavoro, l’aspet-tativa di inserimento, come si è detto, resta decisa-mente alta. Questo dato è confermato, anche, dalle ri-sposte alla domanda sui tempi di inserimento (“Termi-nata la scuola, in quanto tempo ritenete che vostro fi-

glio/a possa trovare una collocazione nel mondo dellavoro?”). Le risposte evidenziano dei tempi di attesamolto bassi, quasi irrealistici se si pensa che nel 47%i genitori indicano un tempo compreso tra i sei mesi eun anno.I genitori sono, d’altronde, consapevoli che sono ne-cessari aiuti per avvicinarsi al lavoro, soprattutto in ter-mini di servizi di accompagnamento e mediazione la-vorativa e di corsi di formazione professionale.I dati sulle aspettative delle famiglie verso il futuro la-voro dei loro figli (“Quale è il lavoro che immaginateper vostro figlio/a?”e “Perché?”) mettono in evidenzauna ricchezza e una varietà di risposte difficilmente ri-portabili a sottoinsiemi o a categorie.Si può dire tuttavia che, in molte risposte prevale unatteggiamento di ricerca di coerenza tra il percorsoformativo in atto e il futuro lavorativo oppure tra le ca-ratteristiche personali e il futuro lavoro. Per esempio:“Ristorazione, servizi mensa perché attinente agli stu-di fatti” oppure “Settore prima infanzia perché ha unagrande passione per i bambini” e ancora “Grafica pub-blicitaria perché è ciò che sta studiando e per cui èportata”. In alcune risposte, è presente la preoccupazione, lega-ta alle difficoltà del proprio figlio, “Lavoro d’ufficio per-ché si stanca molto facilmente a causa della sua pa-tologia” mentre in altre si intravedono delle attese an-cora non ben definite (“Al momento è difficile imma-ginare” perché “non sono ancora ben definite le sueattitudini”). In ogni caso, vanno tenute in considerazione e valoriz-zate le forti aspettative verso il lavoro, dimostrate dallefamiglie genovesi, anche nell’ottica di organizzareadeguatamente i servizi socio-sanitari e le agenzieeducative e di orientamento. Ciò, anche per informaremeglio le famiglie, rispetto alle reali opportunità di in-serimento socio lavorativo, oltre che per supportare lepersone in un percorso concreto verso l’integrazionee l’emancipazione possibili.

Migliorare la comunicazione sulle opportunità

La necessità di migliorare il sistema di informazione esupporto dei servizi di orientamento e inserimento allavoro emerge anche dalle risposte delle famiglie alle

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domande inerenti la legislazione sul diritto al lavoro.Una buona percentuale (67%) dichiara di essere aconoscenza dell’esistenza di una legge specifica, maquando si chiede di indicare qual’è l’ente preposto al-l’applicazione della legge, il numero delle persone,correttamente informate, diminuisce considerevol-mente (27%).

La valenza psico-sociale attribuita al lavoro

Un’ultima considerazione riguarda la domanda con laquale si chiede alle famiglie perché ritengono impor-tante il lavoro per il loro figlio/a. L’opzione di risposta

che ha ottenuto più scelte è “perché permette la rea-lizzazione personale”, nel 69% dei casi e, a seguire,“perché fornisce un reddito”, nel 55% dei casi. I genitori, pur sottolineando la rilevanza del lavoro co-me fonte di sostentamento, sembrano soprattutto sot-tolineare l’importanza del lavoro come strumento di ti-po “identitario”, attraverso il quale sia possibile arric-chire il proprio senso di sé.Si tratta di una indicazione molto importante, sia perla scuola sia per i servizi formativi e di accompagna-mento al lavoro, poiché sottolinea l’importanza del la-voro per i suoi aspetti psico sociali, ancor prima cheper la sua funzione economica.

Nota di RedazioneSi avvertono i lettori che questa versione dell’Ap-profondimento sostituisce la precedente per in-trodurre alcune modifiche richieste dagli autori.

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