44

De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

Embed Size (px)

DESCRIPTION

l'arte della spada nell'arte marziale vietnamita

Citation preview

Page 1: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito
Page 2: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

2

Immagine di copertina: Bamboo and wind blossoms Katsushica Hokusai 1807– 13

Page 3: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

3

Federazione Viet Vo Dao Italia a.s.d. a.s.d Viet Vo Dao Lazio

La spada, un’arma per lo spirito

Anno accademico 2012 - 2013 Tesi per il conseguimento del grado

di 2° Dang

RELATORE GM° Nguyen Van Viet

CANDIDATA Francesca De Propris

Page 4: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

4

Page 5: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

5

La Spada, un’arma per lo spirito

Introduzione ………………………………………………………………. 7

1. L’esercizio: “100 giorni di pugni, 1000 giorni di lancia, 10000 giorni di spada” . 9

1.1. Impugnare la spada

1.2. Il polso e il corpo

1.3. Centralizzazione ed energia

2. La ritualit{ del gesto: la forma come accesso alla meditazione ……………. 15

3. La spada e lo Zen ………………………………………………………… 17

4. Il bushido e gli insegnamenti filosofici ……………………………………… 19

5. Il mushin …………………………………………………………………….. 23

6. Elementi di strategia ………………………………………………………… 25

7. L’arte di vivere e morire nello stesso istante, la via del paradosso ……… 28

8. L’esperienza personale …………………………………………………… 33

8.1. L’allenamento in Vietnam

8.2. Cosa mi piace della spada

Conclusioni ………………………………………………………………………. 39

Bibliografia ……………………………………………………………………….. 41

Page 6: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

6

Page 7: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

7

Introduzione

Questo breve lavoro ha come filo conduttore la spada come luogo ideale di incon-

tro di idee, di tempi remoti e territori lontani tra loro: dal Giappone feudale, alla

Cina antica e moderna, al Vietnam di ieri e di oggi, alla mia palestra.

Affronta l’argomento soprattutto da un punto di vista filosofico e personale, dal

momento che nella vita ho studiato ed insegno filosofia ed amo esercitarmi con la

spada.

I tempi si fondono e spaziano dal feudalesimo all’oggi, con la voluta intenzione di

sottolineare l’”eternit{” del messaggio e il suo valore sempre attuale.

Al di l{ degli specifici metodi di allenamento e della tipologia degli esercizi, l’ele-

mento che si voleva mettere in luce è la valenza della spada come strumento per

percorrere un cammino di approfondimento teorico e fisico.

Verranno di proposito tralasciate le nozioni relative alla classificazioni delle armi e,

nello specifico, dei vari tipi di spada, gi{ oggetto di altre tesi interne cui si rimanda

in bibliografia.

Forse ha ragione il Maestro Viet dicendo che solo il praticante esperto si interessa

di filosofia, ma sono sicura che, se si toglie la filosofia al movimento, esso perde la

sua anima. È anche vero che ci vogliono anni di pratica per comprendere, seppure

in minima parte, cosa voglia dire applicare la filosofia alle arti marziali e riuscire a

percepirlo realmente nel movimento, ma quando un gesto “funziona”, un movi-

mento risulta armonico da dentro, allora si accende in un attimo l’intuizione e

sembra quasi di averlo capito, ma, come insegnano le filosofie orientali, questa

comprensione subito svanisce e a volte ci si deve accontentare del semplice

“fischio” della spada.

Questa tesi è il frutto degli appunti presi negli, ancora pochi, anni di pratica; dei

miei personali contributi alle tesi di altri praticanti; ed infine della mia passione per

la spada nata sei anni fa in Vietnam.

Page 8: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

8

Page 9: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

9

1. L’esercizio: “100 giorni di pugni, 1000 giorni di lancia, 10000 giorni di spada”

Nell’Hagakure, Il libro segreto dei samurai, si legge: «Il samurai avanza giorno dopo

giorno: oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L’addestramento

non finisce mai» ( I, 45).

Prima di intraprendere l’esercizio della spada, l’artista marziale, non solo doveva

possedere salde qualit{ morali, ma doveva padroneggiare a fondo le armi corte,

avere forza di volont{, resistenza e perseveranza per affrontare con successo i

duri e lunghi anni di apprendimento.

La spada era un’arma da difesa, per questo l’addestramento richiedeva una stra-

tegia di “calma nell’azione”. I maestri di spada trasmettevano, con il loro esem-

pio, virtù come la pazienza, il coraggio, la pacatezza, la lealt{, il senso della giusti-

zia e soprattutto l’umilt{ dalla quale i praticanti imparavano il rispetto per i geni-

tori e per i maestri. Una volta acquisite queste virtù e l’abilit{ tecnica, si diveniva

maestro di spada e si otteneva rispetto e onore. Il rapporto tra maestro ed allievo

nell’arte della spada è ben descritto dalla metafora usata ne Il libro dei cinque anel-

li di Musashi: «Il maestro è come l’ago e il discepolo è come il filo».

Come si legge nell’interessantissimo testo di Yang Jwing-Ming, La spada dello

Shaolin del Nord, il prerequisito fondamentale dell’allenamento alla spada era l’u-

so della sciabola, ritenuta il «capostipite delle armi corte», sebbene esse differisca-

no profondamente per tecniche ed uso della forza. La sciabola utilizza la forza

muscolare, ha una sola lama e il bordo non affilato è utilizzato per parate molto

energiche. La spada non può essere utilizzata in questo modo altrimenti si perde-

rebbe presto il filo della lama, solo la parte della lama vicino all’elsa era, peraltro

di rado, usata per parare i colpi, la parata a contatto era in effetti considerata me-

no vantaggiosa rispetto ad un attacco difensivo o al massimo una parata slittante

seguita da un attacco.

Anche la strategia di combattimento tra le due armi è diversa. L’efficacia della

sciabola è massima a media/corta distanza nella quale è possibile usare anche l’al-

tra mano per afferrare il polso, il braccio o l’arma dell’avversario. Chi muove la

spada preferisce invece la media/lunga distanza per sfruttare meglio gli attacchi

Page 10: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

10

con la punta, affilatissima e tagliente, dell’arma. L’uso della sciabola fa inoltre

esclusivo affidamento sulla forza muscolare; l’utilizzo della spada invece richiede

simultaneamente sia la forza muscolare che quella interna.

«La sciabola è come una tigre feroce, la spada è come una fenice che vola, e la

lancia è come un drago che nuota» (Yang Jwing-Ming).

Nonostante queste differenze l’allenamento alla sciabola è preliminare a quello

della spada in quanto prepara l’allievo ai movimenti fondamentali di indietreggia-

mento, avanzamento e di schivata. Ma prima ancora di cominciare l’allievo do-

vrebbe imparare a coltivare la pazienza e la volont{.

1.1. Impugnare la spada

Quando si maneggia un’arma la cosa difficile è imparare a proiettare la propria

forza dentro di essa, la forza del colpo non si deve fermare né sul polso, né sulla

mano, ma deve fluire fino all’estremit{ dell’arma, per fare in modo che questo ac-

cada è necessario che la presa sia equilibrata, il Maestro Hung della scuola Trung

Son Vo Dao di Saigon, mi diceva sempre che la spada è come un uccellino: se strin-

gi la mano troppo forte, muore; se lasci la mano troppo morbida, scappa via.

L’impugnatura deve dunque essere ben salda, ma allo stesso tempo non troppo

rigida altrimenti il polso non è libero di muoversi, bisogna quindi trovare il giusto

dosaggio tra forza attiva e passiva. Il maneggio della spada divine una sorta di gio-

co delle parti: una volta è il braccio a condurre, una volta è l’arma stessa a portare

il braccio e di conseguenza tutto il corpo.

Non bisogna tuttavia focalizzare l’attenzione soltanto sul braccio e sulla mano

con cui si tiene la spada, anche l’altro braccio deve collaborare dando equilibrio e

controbilanciando gli attacchi, per questo l’altra mano si allunga con due dita ste-

se e il pollice e l’anulare a contatto (in alcuni casi anche tutta aperta), un sigillo

chiamato “Spada Segreta” che amplifica il flusso dell’energia nel canale del brac-

cio opposto.

Page 11: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

11

1.2. Il polso e il corpo

Nell’esercitarsi con la spada è molto importante acquistare una considerevole

scioltezza con il polso che deve divenire rapido nei cambi, forte, ma allo stesso

tempo morbido.

Il maneggio di un’arma, inoltre, cambia considerevolmente il nostro baricentro, di

conseguenza cambia anche il nostro rapporto con la posizione e aumenta di gran

lunga la coscienza sui piedi e quindi la capacit{ di sfruttare l’energia del pavimen-

to e della Terra. Un attacco ben eseguito infatti ci d{ l’opportunit{ di sentire con

una maggiore consapevolezza la nostra postura, la nostra posizione e la finalizza-

zione del colpo. Per entrare a bersaglio con un’arma è necessario avere una mag-

giore fermezza.

Il praticante impara a proiettare la propria forza fuori di sé senza comprimerla a

livello delle spalle e, dovendosi coordinare con l’arma, guadagna una scioltezza e

prontezza maggiori.

Page 12: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

12

1.3. Centralizzazione ed energia

Anticamente molti maestri di spada, per cercare di trasmettere ai loro discepoli il

controllo della mente e dell’io interiore al fine di prevalere sul nemico, si avvicina-

rono alle teorie filosofico-religiose dell’illuminazione, riadattandone alcune prassi

fino a sviluppare delle vere basi teoriche e pratiche dell’allenamento fisico e spiri-

tuale. Due concetti in particolare, divennero poi delle pietre miliari per lo sviluppo

di tutte le arti marziali: il concetto di “Centro” e il concetto di “Energia” (I segreti

dei Samurai, Ratti&Westbrook ).

Il centro, nel caso dell’uomo, rappresenta il complesso punto di equilibrio di fatto-

ri fisici, funzionali, emozionali, mentali, spirituali e morali. Sicuramente quindi il

centro è un punto di ordine in cui il molteplice diviene uno e il caos diviene armo-

nia. È un concetto che può essere esteso dall’uomo alla natura e viceversa. Que-

sto centro fisicamente nell’uomo è collocato nel basso addome (hara, o dantien)

ed ha una duplice valenza: da una parte rappresenta il “centro di consolidamen-

to” dell’intera personalit{ (eredit{ della dottrina buddhista); dall’altra è il “centro

Page 13: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

13

di propulsione” dell’uomo verso i suoi simili in un contesto sociale (fulcro della

filosofia confuciana).

Questa ricerca della centralizzazione è sempre stata uno degli interessi principali

di tutte le culture asiatiche e, nelle arti marziali, scopre una fondamentale connes-

sione con il concetto di energia interna. Infatti il “culto del centro”, come insegna-

rono molti saggi e maestri asiatici, doveva divenire qualcosa di più di un mezzo

per conseguire il distacco, doveva acquisire una dimensione attiva, evolutiva in-

trinsecamente legata alla vita. Dalla centralizzazione si giunge dunque all’essenza

vitale, all’energia che si sviluppa nell’uomo, ma che ha una portata cosmica e si

riallaccia alla dialettica Yin-Yang che plasma l’universo.

Il samurai prima, e l’artista marziale poi, attraverso le tecniche della centralizza-

zione individuale, ha la possibilit{ di sviluppare una forza ben oltre i limiti di quella

fisica, ma questo accade solo se il praticante coniuga i tre livelli della pratica: eser-

cizio fisico, esercizio spirituale individuale, subordinazione dell’individuo alla di-

mensione sociale. Centro individuale, Centro sociale, Centro cosmico se realmen-

te integrati, al prezzo di una pratica costante e senza esclusione di colpi, divengo-

no l’eccezionale potenza creatrice dell’uomo.

Page 14: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

14

La forgiatura: Ou Yezi realizza spade nel tempio a lui dedicato (immagine tratta

da Wikipedia) 劍

Page 15: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

15

2. La ritualità del gesto: la forma come accesso alla meditazione

Quando si imparano le prime tecniche di spada il corpo è sottoposto ad un movi-

mento molto complesso di difficile coordinazione che porta la mente a sviluppare

un alto grado di concentrazione. Nel massimo grado di questa concentrazione si

verifica una sorta di “salto quantico”, quel momento in cui lo spazio tra pensiero

ed azione si azzera, la mente si svuota, l’ego si assopisce, e lì nasce l’armonia che

diviene meditazione in movimento, in cui il corpo e la mente sono disciplinati e

assecondano il naturale fluire dell’energia. In quel momento la spada ha la forza

del muscolo e il muscolo ha la forza dell’acciaio; la spada diventa tutt’uno con il

braccio che la muove perché la mente non si ferma più in nessun luogo, ma è

ovunque. È così che la tensione del corpo, convergendo nell’abilit{ tecnica, svilup-

pa l’intuizione dello spirito.

Il Maestro Taisen Deshimaru sosteneva che «la vera forza del kata non consiste

nei gesti in sé, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi, ineluttabili. Bisogna

saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il ki. […] Più lo spi-

rito sar{ forte, più sar{ forte il kata» (Lo zen e le arti marziali, pag. 47).

Per questo l’arte della spada è sempre stata accompagnata da rituali particolari,

quasi sacrali, dalla sua produzione al suo uso: la scelta della lega dei metalli, la for-

giatura, la lucidatura, la benedizione.

Gli antichi giapponesi arrivarono persino a deificarla e a considerarla alla stregua

di un essere vivente.

John Chang, per mano del suo allievo Kosta Danaos, racconta la storia di alcuni

antichi pugnali giavanesi dalla lama ondulata, chiamati Keris. Si dice che siano ma-

gici e abbiano un loro “carattere” e dei propri “umori”, in effetti essi sono ogget-

to di grande reverenza e i maestri d’armi che li costruirono, secoli fa, li

“caricarono” attraverso numerose formule rituali e li decorarono in modo partico-

lare, con succo di limone caldo e arsenico, contro la sfortuna.

Questi pugnali, proprio mentre John Chang ebbe la fortuna di vederli nella casa di

un suo amico a Giava, diedero prova dei loro poteri cominciando a girare vortico-

samente senza essere toccati, questo perché, secondo la spiegazione di John

Page 16: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

16

Chang, essi sono carichi di energia Yin e quindi sono capaci di assorbire energia

Yang da chi li usa.

Esempio di un Keris giavanense

Page 17: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

17

3. La spada e lo Zen

E’ difficile praticare arti marziali senza mai scontrarsi, almeno una volta, nello Zen.

Sicuramente gli aspetti più strettamente filosofici dello Zen ebbero, nei secoli,

profonde influenze nelle arti marziali dell’estremo oriente. Il luogo in cui queste

influenze si resero maggiormente visibili fu il Giappone dei tempi feudali.

Quando lo Zen Giunse in Giappone, il paese era profondamente scosso da guerre

civili, violenza e repressione. Fu lo spirito Zen a trasformare le tecniche brutali del-

la guerra in arti che avevano come fine non l’efficacia bellica, piuttosto la ricerca

di sé, il miglioramento personale, la lotta contro il proprio orgoglio. Fu così che la

spada, l’arco, le frecce si trasformarono in strumenti per la meditazione.

La spada diviene un’arma per lo spirito.

Il combattimento acquistò una valenza spirituale, il nemico fu individuato in se

stessi, nell’ego da distruggere. Nacque il bushido come codice d’onore, di discipli-

na fisica e di principi morali: il coraggio, la semplicit{ e l’essenzialit{, la giustizia, la

generosit{, il disprezzo della morte. Per questo lo Zen fu anche denominato “la

religione dei samurai”.

Attraverso lo Zen i samurai imparavano la meditazione, pratica con la quale corpo,

mente, energia ed emozioni si allineano producendo un esercizio di concentrazio-

ne profondo il cui scopo è quello di «pensare con il corpo» (Kosta Danaos). Anche

nell’Hagakure si legge: «muovere cielo e terra senza sforzo è una semplice que-

stione di concentrazione» (I, 144)

Il bushido ha dunque una radice militare, ma si differenzia dal puro addestramen-

to militare, in quanto approfondisce gli aspetti etici e filosofici. Non che l’adde-

stramento alla spada non dovesse portare alla morte dell’avversario, ma questa

era affrontata attraverso una profonda preparazione spirituale fondata sull’accet-

tazione e il superamento della paura:

Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende,

cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sot-

to i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di

bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale

consapevolezza si deve applicare a tutte le cose. (Hagakure, Il libro segreto dei sa-

murai, Yamamoto Tsunetomo, I- 79)

Page 18: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

18

Bodhidharma, fondatore dello Zen

Page 19: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

19

4. Il bushido e gli insegnamenti filosofici

La filosofia (taoismo, dottrina Zen, buddhismo, confucianesimo) ha dunque costi-

tuito la base ideale e teorica dell’addestramento del guerriero.

Il samurai, grazie agli insegnamenti buddhisti, impara a controllare le sue emozio-

ni e a pacificare l’animo, impara ad accettare serenamente lo scorrere degli eventi

senza mai perdere la padronanza di sé, comprende che la vita e la morte sono in-

scindibilmente legate, si spoglia dell’attaccamento dalle cose materiali.

Lo Zen insegna al samurai che solo la pratica costante d{ i suoi frutti, che i movi-

menti senza concentrazione sono inutili, che solo colui che libera il suo spirito può

divenire un maestro, che bisogna praticare Za-Zen per tutta la vita.

Il confucianesimo insegna lealt{, devozione al daimyo, dedizione allo studio, piet{

filiale, senso della giustizia, tutte quelle virtù morali senza le quali il samurai ri-

schiava di diventare uno spietato guerriero senza ideali e senza cultura.

Il taoismo trasmette l’idea dell’unit{ del Tutto, del fluire dell’energia cosmica che

può essere percepito ed accresciuto grazie agli esercizi di centralizzazione, inse-

gna la dialettica Yin-Yang come modello di azione e strategia nel combattimento e

nella vita.

Bushido indica la via del guerriero (bu: arti marziali, shi: guerriero, do: via) che, co-

me sintetizza Deshimaru, si articola in sette punti fondamentali:

La via del samurai può esser sintetizzata in sette punti fondamentali:

1. Gi: la decisione giusta.

2. Yu: l’abilit{ e il coraggio.

3. Jin: l’amore universale e la benevolenza verso l’umanit{.

4. Rei: il retto comportamento.

5. Makoto: la sincerit{.

6. Melyo: l’onore e la gloria.

7. Chugi: la devozione e la lealt{.

(Lo Zen e le arti marziali, Taisen Deshimaru, pag. 19)

L’addestramento di un samurai era lungo e complesso: la prima tappa consisteva

in un lungo periodo di esercizio della volont{ e della coscienza che durava da un

minimo di cinque anni, ma anche fino a dieci anni; la seconda tappa era quella del-

Page 20: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

20

la concentrazione senza coscienza in cui il discepolo diveniva un vero assistente

del suo maestro; infine la terza tappa conduceva allo spirito libero. Questa era la

Via.

Chiaramente tutto era finalizzato a vincere un combattimento e ad annientare un

avversario, la posta in gioco era la vita e il tutto si giocava in pochi istanti, lo spiri-

to era decisivo per l’esito del combattimento.

La storia del samurai che si recò dal maestro Miyamoto Musashi per imparare l’ar-

te della spada chiarisce bene questo aspetto dell’irripetibilit{ del momento in cui

ci si trova di fronte alla morte e rende l’idea del lungo ed estenuante lavoro di ap-

prendimento.

Un samurai si recò dal leggendario maestro Miyamoto Musashi per essere iniziato

all’arte della spada. Venne accettato come discepolo, e per ordine del maestro il

samurai trascorreva il suo tempo raccogliendo e tagliando legna e attingendo ac-

qua da una sorgente lontana. E questo tutti i giorni, per un mese, due mesi, un an-

no, tre anni. [...] Il samurai perseverò, fortificando in tal modo il suo corpo. Alla fi-

ne dei tre anni, tuttavia, non resse più e disse al maestro: «Ma quale allenamento è

mai il vostro? Non ho ancora toccato un’arma dal mio arrivo. Quando mi inizierete

alla vera Via della spada?». Il maestro rispose: «Ti insegnerò la tecnica, visto che lo

desideri». Lo fece così entrare nel dojo e, ogni giorno, dalla mattina alla sera, gli

ordinava di camminare sul bordo del tatami e di compiere, passo dopo passo,

senza distrarsi mai, il giro della sala. Il maestro gli insegnava così a concentrarsi su

ogni atto, per poter compierlo perfettamente. [...] Così il discepolo continuò a

camminare per un lungo anno sul bordo del tatami. Alla fine non ne poté più e dis-

se al maestro: «Sono un samurai, ho praticato molto la scherma e ho incontrato

altri maestri di kendo. Nessuno ha mai usato il vostro metodo. Insegnatemi infine,

ve ne prego, la vera Via della spada». «Bene» disse il maestro «seguimi». Lo con-

dusse su un monte, nel punto in cui una trave di legno era gettata sopra un burro-

ne di una profondit{ inaudita, terrificante. «Ecco» disse il maestro «devi

attraversare questo passaggio». Il discepolo non capiva e, di fronte al precipizio,

esitava sgomento. All’improvviso intesero il rumore del bastone di un cieco, che

passò loro accanto e camminò senza esitare sulla trave, tastandola con il bastone.

«Ah,» pensò il samurai «se il cieco l’attraversa, io non posso essere da meno». E

proprio allora il maestro gli disse: «Per un anno hai camminato sul bordo del

tatami, che è più stretto di questa trave, puoi quindi passare». Il discepolo

comprese e attraversò il ponte in un lampo.

Così l’addestrmento era ormai completo: tre anni per il corpo, un anno per

Page 21: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

21

concentrarsi su una tecnica e un istante per lo spirito di fronte al burrone, di fronte

alla morte. (Lo zen e le arti marziali, Taisen Deshimaru, pagg. 36-37)

Miyamoto Musashi uccide un mostro gigante (immagine tratta da Wikepedia)

Page 22: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

22

Immagine tratta da I segreti dei Samurai, Ratti&Westbrook

Page 23: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

23

5. Il mushin

L’esercizio della concentrazione senza coscienza di cui si è parlato prima, corri-

sponde alla stato della “non mente”: il mushin, una tappa fondamentale nell’ad-

destramento del maestro di spada.

Nel mushin lo spirito non si deve posare, deve riflettere ogni cosa come uno spec-

chio. Questo stato non deve essere confuso con la spontaneit{, sebbene la spon-

taneit{ sia una sua caratteristica, esso è uno stato mentale superiore che fa

dell’autocoscienza e della meditazione i mezzi di astrazione supremi per vivere ed

agire in uno stato di “saggezza immutabile” in cui l’azione scaturisce come la scin-

tilla scocca immediata quando si percuote la pietra (Takuan Soho).

È uno spazio in cui pensiero ed azione si sovrappongo a tal punto da divenire

un’unica cosa, non è una semplice questione di velocit{, piuttosto è la mente che

si libera e non rimane prigioniera di alcuna cosa.

Con questo addestramento il guerriero doveva raggiungere uno stato di concen-

trazione assoluta in cui il corpo sapeva cosa fare senza che la mente interferisse in

alcun modo.

Il monaco buddista Bakkoku scrisse:

Anche se non è cosciente di fare la guardia nei piccoli campi di montagna lo spaventapasseri non sta invano.

Per realizzare uno spaventapasseri si modella una figura umana e la si arma di ar-

co e freccia. Gli uccelli che la vedono scappano e non mangiano i semi o il raccol-

to.

Questa figura non possiede una mente, tuttavia compie egregiamente la funzione

per la quale è stata creata.

Questo è il mushin: mentre le mani, i piedi e il corpo si muovono, la mente non si

ferma da nessuna parte, segue la corrente come una palla gettata in un fiume.

Nel momento in cui vedete la spada che si muove per colpirvi, se la vostra mente non è da essa trattenuta e percepite il ritmo della spada che avanza, se non pen-sate a colpire l’avversario e non indulgete in pensieri o giudizi, se nell’istante in cui vedete la spada brandita la vostra mente non ne diviene minimamente prigio-

Page 24: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

24

niera e avanzate risolutamente per strapparla dalle mani del nemico, allora la spa-da che stava per colpirvi diventer{ la vostra e, al contrario, colpir{ l’avversario. (La mente senza catene, Takuan Soho pag. 22)

Miyamoto Musashi 1584-1645 (immagine tratta da Wikipedia)

Page 25: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

25

6. Elementi di strategia

L’arte del combattimento, nel pensiero orientale, divenne oggetto di numerose

speculazioni e trattazioni. Le pietre miliari della letteratura antica a riguardo sono

sicuramente L’arte della Guerra e i meno noti, ma preziosissimi 36 Stratagemmi,

senza escludere Il Libro dei Mutamenti.

L’estrema adattabilit{ e libert{ interpretativa di ogni stratagemma, li rende anco-

ra molto attuali e fa di essi il veicolo di antica saggezza e di consigli utili in ogni si-

tuazione.

Ciò che in questa sede interessa mettere in luce è l’aspetto relativo al rapporto

con l’avversario e con se stessi, aspetti che possono risultare utili nell’arte della

spada.

Innanzitutto, come gi{ sottolineato in queste pagine, il maestro di spada deve sa-

persi confrontare con i propri limiti, controllare le sue emozioni ed essere impassi-

bile di fronte alla morte. Un antico motto cinese recita:

Ognuno di noi va a dormire ogni notte con una tigre accanto. Non puoi sapere se questa tigre, al risveglio, vorr{ leccarti o sbranarti.

Anche nell’I Ching l’esagramma 41 “La diminuzione”, illustra questo atteggiamen-

to di frenare gli impulsi: «Il lago sotto la montagna. L’uomo superiore modera la

sua ira e padroneggia i suoi desideri». L’immagine della montagna che sovrasta il

lago indica proprio che chi è capace di controllare le proprie emozioni è in condi-

zioni di superiorit{. Chi sa controllare i propri punti deboli, impara a conoscere a

fondo se stesso e questo lo rende meno vulnerabile, Sun Tzu affermava che

«Conoscendo gli altri e conoscendo se stessi, in cento battaglie non si correranno

rischi».

Gli stratagemmi invitano il combattente ad agire con rapidit{, immediatezza, pa-

zienza, determinazione questo si suggerisce affermando: «Attendere riposati

l’avversario affaticato»; similmente l’esagramma 45 “La raccolta” recita: «Il lago

sopra la terra. L’uomo superiore perfeziona le proprie armi per affrontare l’impre-

visto».

Gli stratagemmi ispirano inganno e segretezza: «Clamore a Oriente, attacco a

Page 26: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

26

Occidente»; «Solcare il mare all’insaputa del cielo»; «Intorpidire le acque per far

venire a galla i pesci». Non a caso Sun tzu affermava che «Le questioni belliche

seguono il Dao dell’inganno», piuttosto che andare incontro ad una battaglia

all’ultimo uomo è preferibile confondere il nemico per indebolirlo. La forza non è

al centro della strategia di Sun Tzu, egli era consapevole che la guerra rappresen-

ta una disarmonia nell’ordine cosmico, pertanto la vittoria può essere conseguita

anche creando confusione e caos nel campo nemico.

Allo stesso modo lo stratagemma «Celare un pugnale dietro un sorriso» celebra

questa tattica di confondere l’avversario, strategia che i cinesi definiscono come

“la tigre che sorride”. Anche ne Il libro dei Mutamenti troviamo un messaggio simi-

le: «Il forte è al centro, il debole è all’esterno».

La prontezza del samurai, o del combattente in genere, sta anche nella sua capa-

cit{ di cambiare velocemente strategia, o nell’opportunit{ di scegliere il momento

giusto per cambiare tipo di attacco, egli infatti impara, secondo necessit{, a

«Mutarsi da ospite in padrone di casa».

Sicuramente uno stratagemma che non può essere applicato nel caso dell’adde-

stramento di un samurai è quello relativo alla fuga («La fuga è lo stratagemma mi-

gliore»), nessun samurai infatti, di fronte al pericolo, si pone nella condizione di

scappare, ma affronta in modo consapevole la morte.

Page 27: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

27

Miyamoto Musashi di Tsukioka Yoshitoshi 1867

Page 28: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

28

La Tartaruga e la spada restituita: è uno tra i simboli più famosi di Hanoi, protagonista di un’antica

leggenda vietnamita. Le Loi, antico re guerriero vietnamita, grazie alla sua spada donatagli dal Dio

Tartaruga Dorato, ottenne molte vittorie che portarono il Vietnam all’indipendenza dall’impero cine-

se. Un giorno, mentre Le Loi si stava esercitando con la spada presso la riva di un lago ad Hanoi,

emerse una Tartaruga gigante che gli chiese di restituire la spada al Dio. Il saggio, non dovendo più

difendersi dai cinesi, decise di accettare e la spada cominciò a fluttuare nell’aria fino a raggiungere la

tartaruga che, con la spada in bocca, si rituffò nel lago ringraziando. In cambio seguirono innumere-

voli anni di prosperità e benessere. Da allora il lago è stato chiamato Ho Hoan Kiem che vuole dire

“Lago della Spada Restituita”.

Page 29: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

29

7. L’arte di vivere e morire nello stesso istante, la via del paradosso

Spesso l’addestramento nelle arti marziali, e ancor più nell’arte della spada, inse-

gna al praticante la “via del paradosso”, non solo come strategia per disorientare

l’avversario mostrandosi debole e maldestro per poi vincerlo in combattimento,

ma anche come metodo di apprendimento: il praticante deve giungere in quella

fase in cui è pronto ad abbandonare le tecniche imparate per liberarsi della costri-

zione della mente e lasciar fluire l’azione. Così si realizza lo stato della non mente

in cui l’azione e l’intuizione si fondono in quello che Takuan Soho definiva

«l’intervallo in cui non può essere inserito nemmeno un capello».

Il praticante, secondo gli insegnamenti del maestro Miyamoto Musashi, deve an-

dare oltre le indicazioni tecniche, deve imparare le posizioni per capire come im-

pugnare la spada, come muoversi e come sferrare gli attacchi, sempre mantenen-

do il suo spirito centrato sull’obiettivo, questo lo condurr{ al principio della

«posizione-non posizione» in cui i movimenti fluiranno con naturalezza. Anche il

maestro Daisetzsu Suzuki insiste su questo aspetto paradossale dell’apprendi-

mento: «La conoscenza tecnica non basta. Occorre trascendere la tecnica, in mo-

do che l’arte diventi un’arte senza arte, che scaturisce direttamente dall’incon-

scio».

Il paradosso più grande che insegna l’arte della spada è anche il suo segreto ulti-

mo che consiste nel non sguainare mai la propria spada. Soprattutto l’arte della

spada insegna a uccidere se stessi: chi si pone nella condizione di poter uccidere

un altro uomo deve prima morire egli stesso, solo allora gli altri lo temeranno e

non si avvicineranno. Per questo Takuan Soho afferma che «quando si è padroni

dell’arte marziale, non si deve combattere contro nulla».

Un maestro di spada presentò i suoi tre figli ad un famoso maestro d’armi, allo sco-

po di mostrargli il livello da loro raggiunto in questa arte. Mise una brocca di argilla

in equilibrio su una porta socchiusa e subito chiamò il più giovane dei suoi figli.

Questi, aprendo la porta, fece oscillare la brocca, che finì per cadere. Ma prima che

si rompesse a terra, il ragazzo aveva preso la sua spada e decapitato l’oggetto. Il

padre, rivolgendosi all’altro maestro, gli confessò che questo figlio non aveva an-

cora raggiunto la perfezione.

Mise allora un’altra brocca sulla porta socchiusa e chiamò il suo secondo figlio.

Page 30: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

30

Questi sguainò la spada in un batter d’occhio e tagliò in due la brocca molto prima

che toccasse terra.

«Il mio secondo figlio ha raggiunto un livello superiore» concluse il padre.

Ripeté quindi l’operazione con il figlio maggiore. Anziché sguainare la spada, il

maggiore prese la brocca al volo e la mise delicatamente a terra.

Il padre disse: «Questo ha raggiunto il livello più alto».

Il maestro d’armi, testimone delle prodezze dei tre figli, collocò la brocca intatta

sulla porta e chiamò il suo alunno più bravo. Questi, affacciandosi appena col capo,

sorrise divertito e, mostrando di aver intuito l‘intenzione del suo maestro non aprì

la porta. (Racconto Zen tratto da Il dito e la luna, pag. 33, Alejandro Jodoroscky)

Chi raggiunge la vera maestria in un’arte, non ha bisogno di distruggere nulla, ma

ancor di più, chi ha raggiunto la perfezione, non cade nemmeno più nel tranello.

Colui che ha raggiunto la perfezione nell’arte della spada non ha mai bisogno di

usare la sua arma.

Alan Watts racconta questa storia proprio per illuminare questo principio:

C’erano una volta, in Giappone, due famosi costruttori di spade. Non mi ricordo i

loro nomi. Li chiamerò signor Matsushima e signor Yamaguchi. Gli intenditori di

spade non riuscivano a decidersi quale dei due fosse il migliore, ma entrambi era-

no indubbiamente maestri nella loro arte.

Un giorno un gruppo di samurai ha voluto metterli alla prova. Reputavano, questi

samurai, che il signor Matsushima fosse il primo, tuttavia anche il signor Yamagu-

chi era molto bravo. Hanno preso una spada fabbricata da uno e una spada fabbri-

cata dall’altro maestro e le hanno portate presso un ruscello. L{ hanno immerso

nell’acqua dapprima la spada del signor Yamaguchi, con la lama rivolta contro cor-

rente. Poi hanno messo nel ruscello un pezzo di carta che, una volta arrivato sopra

la spada, si è diviso in due parti. Dopo aver superato la lama le due met{ si sono

ricongiunte e hanno continuato a fluttuare giù per il corso d’acqua. Lo so, è un po’

difficile da credere. In seguito hanno preso la spada del signor Matsushima e han-

no fatto la stessa cosa. Che cosa pensate sia successo al pezzo di carta? Quando si

è trovato vicino alla spada, si è spostato da un lato per evitare di essere toccato

dalla lama, e quando ha superato l’arma in tutta la sua lunghezza, è tornato sul

suo corso e ha proseguito il suo viaggio.

Ovviamente il signor Mutsushima era il migliore dei due. Perché? Per la stessa ra-

gione per cui il perfezionamento più elevato della scherma è chiamato “Scuola

Senza Spada”. Si è perfetti quando si è talmente bravi che la spada non serve. (Il

Taoismo, Alan Watts, pag. 103)

Page 31: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

31

Yamahoka Tesshu 1836-1888 (immagine tratta da Wi-

kipedia)

Il maestro e monaco Zen Takuan Soho

(1573-1645) amico e maestro di Miyamoto

Musashi

Page 32: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

32

Il vo duong del maestro Dang Van ad Hanoi

Page 33: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

33

8. L’esperienza personale

Quando ci si accinge ad un compito difficile è importante che lo si faccia con il giu-

sto sentimento: occorre tanta motivazione, tanta dedizione e tanta forza di vo-

lont{.

La motivazione, se spontanea, scaturisce quasi sempre dal piacere, dal gusto che

si prova facendo una determinata cosa, dalla soddisfazione che si ricava raggiun-

gendo un determinato risultato; la dedizione è un insieme di impegno, di costanza

e di attenzione che inducono, ogni giorno, al pensiero e alla pratica; la forza di vo-

lont{ è fondamentale per superare i momenti difficili, per non scoraggiarsi quan-

do non si vedono i risultati e per non abbandonare mai.

Tutto questo è fondamentale quando si prende un’arma in mano.

8.1. L’allenamento in Vietnam

La prima volta che andai in Vietnam ero sola, avevo due mesi di vacanza e un solo

bagaglio a mano, non sapevo niente dei motorini, dei tavolinetti ovunque, dei

venditori ambulanti, degli involtini, del succo di canna da zucchero, dei mercati,

dei maestri che avrei incontrato: ogni cosa fu una scoperta.

A parte il continuo stupore da tutti i punti di vista, “incontrai” la spada per la pri-

ma volta.

Avevo appena preso la cintura nera e forse non avevo mai preso un’arma in mano

quando dissi al Maestro Hung: «I like kiem, but I never touch it!». Ovviamente fu un

disastro da tutti i punti di vista, mi vergognavo tantissimo e mi dispiaceva per la

figuraccia che stavo facendo fare al Maestro Viet, per fortuna, avendo la cintura

nera, mi confondevo con gli allievi novizi del vo co truyen, ma potevo ingannare

giusto i ragazzi della pagoda e, vista la mia imbranataggine, ci riuscivo benissimo.

Mi comprai la spada e girai tutto il Vietnam con la spada infilata nello zainetto, poi

mi raggiunse Francesco e mi diede il consiglio di esercitarmi con spada ruotandola

rasente un muro: distrussi l’intonaco dei muri di tutti gli alberghi in cui alloggiai!

Conobbi Han, l’allieva della Maestra Hue, e mi insegnò la prima forma di spada del

Tinh Vo Dao. Sono sicura che lei, così pignola come è, si spaventò a morire ven-

Page 34: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

34

dendomi, per fortuna diventammo amiche e da allora lei è la mia “giovane mae-

stra di spada”.

Da quel momento tornai in Vietnam tutti gli anni per cinque anni e, quasi sempre,

mi allenai con la spada. Ho imparato tante forme, alcune le ho conservate, altre le

ho dimenticate, non fa niente.

Sicuramente ciò che non ho dimenticato, e ciò che provo sempre a trasmettere, è

quello spirito di dedizione e costanza che cresce, saldo e forte, con gli allenamenti

vietnamiti: ore e ore a ripetere un salto, un attacco, un giro.

Due anni fa imparai la terza forma di spada della Maestra Hue. La prima settima-

na, tutti i giorni, per quattro ore al giorno, mi allenai soltanto a fare un giro della

spada dietro la schiena e uno sopra la testa con accovacciamento nella posizione

del serpente e risalita, alla velocit{ della luce ovviamente, in Hac Tan. Cominciam-

mo con “ten times” e poi di “one hundred” in “one hundred” fino al “fast, more

fast!”. A parte i momenti di sconforto per i miei “progressi invisibili”, accompa-

gnati pure da tante risate, guadagnai una gamba completamente piena di lividi

per i colpi che mi davo ogni volta che sbagliavo a dosare la forza o a coordinare il

movimento, i muscoli delle gambe completamente imballati a forza di scendere e

salire e la mano destra piena di vesciche e completamente fuori uso. Quando mi

raggiunse Stefano mi trovò in uno stato disastroso!

Potrei riempire pagine e pagine di piccoli aneddoti e situazioni divertenti dei no-

stri allenamenti vietnamiti, ma ciò che conta in questa sede, a partire dall’espe-

rienza personale, è ribadire l’importanza dell’impegno, della pazienza e della tena-

cia. Anche quando i progressi non si vedono, anche quando l’arma non gira come

si vede nei video “di quelli bravi”, non bisogna mollare.

Le forme sono solo uno strumento per misurarsi con movimenti difficili e armoni-

ci, non importa finirla in due giorni o portarla alle gare, ciò che conta è la costanza

e coltivarla il più possibile. È bene scegliere un movimento e gustarselo ripetendo-

lo infinite volte, perfezionandolo per sentire, nel corpo e nell’arma, quell’unicit{ di

spirito di cui si è parlato nelle pagine precedenti, tutto il resto viene da sé!

Page 35: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

35

8.2. Cosa mi piace della spada

Mi piace prendermi cura di “lei”, mi piace lucidarla dopo averla usata e riporla con

cura; mi piace quando fischia e fende l’aria; mi piace quando entra precisa e non

traballa; mi piace quando passa vicino al corpo e lo sfiora senza toccarlo; mi piace

quando la mano sinistra si muove con “lei” e sento che la bilancia; mi piace quan-

do ci muoviamo insieme, dalla punta del capello fino alla punta dei piedi, passan-

do per la punta della spada; mi piace quando la nappa si muove veloce e il movi-

mento va da solo senza pensiero.

Mi piace la ritualit{ del gesto che porta con sé: calma il mio spirito.

Mi piace persino quando mi colpisco e mi viene il livido perché vuol dire che c’è

forza.

Mi piace quando la mano si allenta un poco per poi ristringersi con forza in quel

gioco di Am e Duong che, come in una differenza di potenziale, genera il movi-

mento.

Mi piace quando è “lei” che mi porta e io mi lascio andare, ma poi all’ultimo sono

pronta a governarla di nuovo.

Mi piace la mia spada perché è profondamente legata ad Han, la mia giovane

maestra di spada, e perché mi ricorda il Vietnam.

Mi piace sapere che c’è ancora tanto da imparare e ancora infinite ore da pratica-

re.

Page 36: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

36

La scuola della maestra Hué, Tinh Vo Dao

La maestra Mai Han della scuola Tinh Vo Dao

Page 37: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

37

Page 38: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

38

Yoda, il maestro Jedi di Guerre Stellari, addestrato all’uso della Forza, raggiunse una maestria leg-

gendaria nella pratica di tutte le forme di combattimento con la spada (laser!).

Page 39: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

39

Conclusioni

Ciò che l’esercizio dell’arte della spada può ancora oggi insegnarci, come pratican-

ti di un’arte marziale, è la tensione ad una qualit{ di movimento in cui il reciproco

scambio tra il corpo e il metallo possa dar vita ad un’armonia tangibile: la spada si

carica dell’energia di chi la muove e il corpo acquisisce la determinatezza della la-

ma. Bisogna imparare a farsi trasportare dal peso e dalla forza della spada, asse-

condandola, come pure bisogna capire quando è il momento giusto per riprender-

la mutandosi, come si è detto, «da ospite a padrone di casa».

La dedizione, la costanza, la ripetizione e la pazienza sono così intimamente lega-

te all’esercizio della spada che rendono l’arma, qualsiasi essa sia, un semplice stru-

mento per la crescita personale e per la formazione del praticante.

Inoltre, come sostiene Jigoro Kano, lo spirito del samurai lascia un ulteriore im-

portante insegnamento rappresentato dai valori morali che essi perseguirono: la

lealt{, l’onest{, il rispetto del prossimo, la forza di volont{, qualit{ che andrebbe-

ro riscoperte e attuate nel nostro vivere quotidiano.

Per anni ho forgiato il mio spirito attraverso lo studio dell’arte della spada affron-

tando con fermezza ogni sfida.

Improvvisamente le mura che mi circondavano crollarono; come una pura rugiada

che rifletteva il mondo con cristallina chiarezza, era giunto il risveglio totale.

Usare il pensiero per analizzare la realt{ è illusione; se ci si preoccupa per la vitto-

ria o la sconfitta, si perder{ tutto.

Il segreto dell’arte della spada?

Il fulmine taglia il vento di primavera! (Yamaoka Tesshu)

La sorta di haiku con cui si chiude la riflessione del maestro guerriero Tesshu la-

scia libera l’interpretazione, ognuno può vedere in quel fulmine ciò che vuole: un

bagliore improvviso che illumina la comprensione, una ritrovata unit{ con la natu-

ra, un pensiero senza senso che mostra i limiti della ragione. Certo è che la spada

a volte brilla come un fulmine che fende l’aria!

Un maestro di spada, ormai anziano, dichiarò:

«Nella vita, ci sono diversi gradi di apprendimento. Al primo si studia, ma non si

ricava niente, e ci si sente inesperti. Al livello intermedio, l'uomo è ancora inesper-

to, ma consapevole delle proprie mancanze, e riesce a vedere anche quelle altrui.

Al livello superiore diventa orgoglioso della propria abilit{, si rallegra nel ricevere

Page 40: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

40

lodi, e deplora la mancanza di perizia dei compagni. Costui ha valore e si comporta

come se non sapesse nulla.

Questi sono i livelli in generale. Ma ce n'è uno che li trascende, ed è il più eccellen-

te fra tutti. Chi penetra profondamente questa Via è consapevole che non finir{

mai di percorrerla. Egli conosce veramente le proprie lacune e non crede mai, per

tutta la vita, di aver raggiunto la perfezione. Senza orgoglio, ma con modestia, arri-

va a conoscere la Via.» (Hagakure, Yamamoto Tsunetomo, I- 45)

Page 41: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

41

Bibliografia

Cleary Thomas, La saggezza dei samurai. Edizioni Mediterranee, Roma 2012. Danaos Kosta, Nei Kung. Edizioni Il Punto d’incontro, Vicenza 2004. Danaos Kosta, Il Mago di Giava. Edizioni Il Punto d’incontro, Vicenza 2004. Deshimaru Taisen, Lo Zen e le arti marziali. SE, Milano 1995. Hyams Joe, Lo Zen e le arti marziali. Edizioni Il Punto d’incontro, Vicenza 2001. Hwa Jou Tsung, Il Tao della Meditazione. Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma 1990. Hwa Jou Tsung, Il Tao del Tai-chi Chuan. Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma 1986. Jwing-Ming Yang&Bolt, La Spada dello Shaolin del Nord. Edizioni Mediterranee, Roma 2002. Kano Jigoro, La mente prima dei muscoli, Edizioni Mediterranee, Roma 2011.

Lao Tzu, Tao Te Ching. Feltrinelli Editore, Milano 2009. Lee Bruce, Pensieri che colpiscono. Edizioni Mediterranee, Roma 2003. Lee Bruce, Il Tao del Dragone. Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2006. Magi Gianluca (a cura di) I 36 stratagemmi. Edizioni il Punto di Incontro, Vicenza 2003. Magi Gianluca, SanJiao, I tre pilastri della sapienza. Edizioni Il Punto d’incontro, Vi-cenza 2006.

Musashi Miyamoto, Il libro dei cinque anelli. Demetra, Verona 1995. Nardone Giorgio, Cavalcare la propria tigre. Ponte alle Grazie, Milano 2003. Ratti & Westbrook, I segreti dei samurai. Edizioni Mediterranee, Roma 1977. Shi Rohininandana Das, Il Tong-Zi-Gong, lo yoga buddhista dei monaci shaolin. Xe-nia, Milano 2010. Soho Takuan, La mente senza catene. Edizioni Mediterranee, Roma 2010. Soho Takuan, La saggezza immutabile. Il Cerchio Iniziative Editoriali, Rimini 2005.

Page 42: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

42

Sprague Martina, L’arte della guerra spiegata a tutti. Newton Compotn Editori, Ro-ma 2012. Stevens John, La spada e lo Zen. Luni Editrice, Milano 2004. Tong Pham Xuan, Qwan Ki Do. Luni Editrice, Milano 2004. Tsunetomo Yamamoto, Hagakure, il libro segreto dei samurai. Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001 . Watts Alan, Il Tao. La via dell’acqua che scorre. Atrolabio - Ubaldini Editore, Roma 1977. Documenti interni Viet Vo Dao Moneghini Giusy, La spada (tesi per il passaggio di grado) 1995.

Page 43: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

43

Immagine tratta da I segreti dei Samurai, Ratti&Westbrook

Page 44: De Propris Francesca La Spada, Un'Arma Per Lo Spirito

44