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IL MESSAGGERO VENETO 29 OTTOBRE Decine di interventi di vigili del fuoco e Protezione civile per contenere i danni. Interrotte molte strade per sicurezza Acqua e vento flagellano la montagna paesi isolati e molte scuole chiuse Luana de Francisco / UDINE Il maltempo ha messo in ginocchio la montagna friulana, dalla Carnia alla Valcellina, flagellandola, tra vento, esondazioni e pioggia, e isolandola in più punti dal resto della provincia, per le frane e gli alberi caduti sulle sedi stradali. Notevoli e ancora incalcolabili i danni, ma nessuna conseguenza grave per le persone, se si escludono i disagi patiti dai residenti, a cominciare dalle famiglie costrette ad abbandonare la casa, nelle frazioni di La Maina e Lateis, a Sauris. Per non dire della decisione, inevitabile di fronte alla portata della perturbazione, di tenere le scuole chiuse, oggi, nei comuni più colpiti. Non meno preoccupante, specie in vista di un aumento considerevole delle precipitazioni, la situazione nella Bassa Friulana, per l'innalzamento del fiume Tagliamento.Cartiera evacuataAnnunciata da giorni - una nota della Protezione civile del Fvg aveva lanciato l'allerta meteo rossa, quella di livello più elevato -, l'ondata di maltempo è stata prontamente affrontata da decine di squadre della stessa Protezione civile e dei vigili del fuoco, oltre che dagli uomini di Fvg strade, al lavoro dalla scorsa notte per contenere i pericoli determinati dalla catena di dissesti idrogeologici e dai fiumi di fango che, per tutta la giornata, hanno interessato la fascia montana. Ed è stato proprio in via precauzionale che, a metà pomeriggio, è stata evacuata la cartiera di Ovaro, dove il torrente Degano che attraversa la regionale 355 continuava a ingrossarsi. Temendo il crollo di una spalla del ponte, erosa dal passaggio dell'acqua in piena, i pompieri hanno disposto l'uscita dallo stabilimento delle maestranze, dopo che le stesse ne avevano messo in sicurezza gli impianti.alberi e coperture a terraIntanto, nella zona industriale di Amaro si lavorava per liberare la strada dalle coperture di alcuni fabbricati trascinati via dalla forza del vento. Per terra, enormi pezzi di laminato che coprivano i capannoni della mensa e della Radiologia carnica. Altrove, a ostacolare o mettere a rischio la circolazione sono stati i tanti alberi, rami e cornicioni pericolanti e per la cui rimozione si è resa necessaria l'autoscala. Un'attività incessante per un totale, a metà giornata, di una settantina di interventi. Nel lungo elenco, tra gli altri, i casi segnalati nei comuni di Socchieve, Resia, Resiutta, Ampezzo, Tolmezzo, Paularo, Trasaghis, Verzegnis e Moggio Udinese.frane ed esondazioniC'è invece la pioggia - caduta tra i 200 e i 400 millimetri in Carnia, tra gli 80 e i 200 nel Tarvisiano, tra i 150 e i 300 sulle Prealpi Carniche e tra gli 80 e i 250 sulle Prealpi Giulie - all'origine dei non meno numerosi episodi di frana e smottamento del terreno. Come quello che, all'alba di ieri, ha costretto due famiglie ad abbandonare le rispettive abitazioni, a Sauris, e trovare ricovero nelle strutture alberghiere della zona. Una misura di emergenza, volta a mettere al riparo da eventuali rischi gli abitanti che abitano nelle due frazioni a monte dell'area franata, e accompagnata dalla decisione di chiudere la strada una decina di

Decine di interventi di vigili del fuoco e Protezione ... · fiumi di fango che, per tutta la giornata, hanno interessato la fascia montana. Ed è stato proprio in via ... in mattinata

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IL MESSAGGERO VENETO

29 OTTOBRE

Decine di interventi di vigili del fuoco e Protezio ne civile per contenere i danni. Interrotte molte strade per sicurezza

Acqua e vento flagellano la montagna paesi isolati e molte scuole chiuse Luana de Francisco / UDINE Il maltempo ha messo in ginocchio la montagna friulana, dalla Carnia

alla Valcellina, flagellandola, tra vento, esondazioni e pioggia, e isolandola in più punti dal resto della

provincia, per le frane e gli alberi caduti sulle sedi stradali. Notevoli e ancora incalcolabili i danni, ma

nessuna conseguenza grave per le persone, se si escludono i disagi patiti dai residenti, a cominciare

dalle famiglie costrette ad abbandonare la casa, nelle frazioni di La Maina e Lateis, a Sauris. Per non

dire della decisione, inevitabile di fronte alla portata della perturbazione, di tenere le scuole chiuse,

oggi, nei comuni più colpiti. Non meno preoccupante, specie in vista di un aumento considerevole delle

precipitazioni, la situazione nella Bassa Friulana, per l'innalzamento del fiume Tagliamento.Cartiera

evacuataAnnunciata da giorni - una nota della Protezione civile del Fvg aveva lanciato l'allerta meteo

rossa, quella di livello più elevato -, l'ondata di maltempo è stata prontamente affrontata da decine di

squadre della stessa Protezione civile e dei vigili del fuoco, oltre che dagli uomini di Fvg strade, al

lavoro dalla scorsa notte per contenere i pericoli determinati dalla catena di dissesti idrogeologici e dai

fiumi di fango che, per tutta la giornata, hanno interessato la fascia montana. Ed è stato proprio in via

precauzionale che, a metà pomeriggio, è stata evacuata la cartiera di Ovaro, dove il torrente Degano

che attraversa la regionale 355 continuava a ingrossarsi. Temendo il crollo di una spalla del ponte,

erosa dal passaggio dell'acqua in piena, i pompieri hanno disposto l'uscita dallo stabilimento delle

maestranze, dopo che le stesse ne avevano messo in sicurezza gli impianti.alberi e coperture a

terraIntanto, nella zona industriale di Amaro si lavorava per liberare la strada dalle coperture di alcuni

fabbricati trascinati via dalla forza del vento. Per terra, enormi pezzi di laminato che coprivano i

capannoni della mensa e della Radiologia carnica. Altrove, a ostacolare o mettere a rischio la

circolazione sono stati i tanti alberi, rami e cornicioni pericolanti e per la cui rimozione si è resa

necessaria l'autoscala. Un'attività incessante per un totale, a metà giornata, di una settantina di

interventi. Nel lungo elenco, tra gli altri, i casi segnalati nei comuni di Socchieve, Resia, Resiutta,

Ampezzo, Tolmezzo, Paularo, Trasaghis, Verzegnis e Moggio Udinese.frane ed esondazioniC'è invece

la pioggia - caduta tra i 200 e i 400 millimetri in Carnia, tra gli 80 e i 200 nel Tarvisiano, tra i 150 e i 300

sulle Prealpi Carniche e tra gli 80 e i 250 sulle Prealpi Giulie - all'origine dei non meno numerosi episodi

di frana e smottamento del terreno. Come quello che, all'alba di ieri, ha costretto due famiglie ad

abbandonare le rispettive abitazioni, a Sauris, e trovare ricovero nelle strutture alberghiere della zona.

Una misura di emergenza, volta a mettere al riparo da eventuali rischi gli abitanti che abitano nelle due

frazioni a monte dell'area franata, e accompagnata dalla decisione di chiudere la strada una decina di

chilometri prima, all'altezza di Ampezzo. Si deve alla sola forza della natura, invece, l'isolamento in cui

in mattinata è piombata Forni Avoltri. Tra movimenti franosi, caduta di alberi e straripamento di corsi

d'acqua, la regionale 355 è stata interrotta in direzione sia di Rigolato, sia di Sappada. Risale alla notte

prima, invece, l'incendio che - forse a causa di un fulmine - ha mandato in fumo un deposito di legna e

fieno a Resia, in località Poclanaz (sul caso, accertamenti dei carabinieri di Moggio Udinese). Destino

simile in Valcellina, dove la regionale 251 è stata interrotta a livello precauzionale poco dopo l'abitato di

Barcis, per l'esondazione del torrente Cellina.studenti a casaIpotizzata a più riprese nel corso della

lunga e difficilissima giornata, in serata l'Unità di crisi ha deciso la chiusura delle scuole, oggi, in diversi

comuni della "red zone". E visto che le previsioni meteo non promettono nessun miglioramento, tra i

"sorvegliati speciali" rimane anche il fiume Tagliamento, che tra San Michele e Latisana, in poche ore,

ieri, aveva già raggiunto i due metri, rispetto ai tre della soglia massima, anche la Bassa. Nel bollettino,

anche la mareggiata che ha sferzato Lignano e, considerato il vento, l'evacuazione dei mezzi del

cantiere della terza corsia, sull'A4.

La situazione più critica nelle frazioni di La Main a e Lateis Non funzionano i telefoni. Casera Razzo irraggiungi bile

Sauris tagliato fuori Famiglie lasciano casa Gino Grillo / SAURIS Il paese di Sauris è rimasto isolato a causa della forte ondata di maltempo. Due

famiglie, tra cui una coppia di anziani, sono state fatte evacuare a scopo precauzionale dalle loro

abitazioni nella frazione di La Maina e sono ospitate negli alloggi dell'albergo diffuso della stessa

Sauris. Lo riferisce il sindaco Ermes Petris, spiegando anche che in paese manca la telefonia fissa.

«Siamo di fatto isolati - dice il primo cittadino - la strada è percorribile fino alla diga, poi la strada è

chiusa in direzione di Sauris di Sotto e di Lateis», a causa di una frana. «Non si può passare neppure

dal Cadore - aggiunge - a causa di un passaggio su un ponte che si riempie d'acqua». Oggi le scuole

rimarranno chiuse.A isolare il paese due frane a ridosso dello sbarramento della diga sul Lumiei e

lungo la strada che si inerpica verso Lateis hanno isolato le località di La Maina e la frazione.Sin dalle

prime ore di ieri una ditta del posto, la Sils, è stata incaricata dal Comune di intervenire a rimuovere il

materiale che ha invaso le strade. «Si tratta - ha spiegato il sindaco Ermes Petris - di un intervento di

emergenza, per la sicurezza di quanti abitano a monte della zona franata. La strada rimane però ad

ogni buon conto chiusa». La chiusura avviene già ad Ampezzo, e isola di fatto con una triangolazione

tutta la zona interessata. «Abbiamo posto delle barriere lungo la provinciale che porta in paese da

Ampezzo - ha proseguito il primo cittadino - e sulle strade che arrivano da Lateis e Sausis di Sotto». La

località ieri mattina era raggiungibile, sino alla frazione di Sauris di Sotto, lungo la strada che arriva dal

Cadore attraverso l'altopiano di Casera Razzo. Una prima frana è stata rilevata poco oltre il tunnel nei

pressi dello sbarramento della diga del lago di Sauris, un altro smottamento ha interessato la caduta di

alberi e uno smottamento di terreno all'altezza del secondo tornante della strada che porta alla frazione

di Lateis. «Protezione civile e maestranze del Comune - ha aggiunto Petris - stanno inoltre

intervenendo in vari piccoli rii che attraversano la valle». Più preoccupante la situazione a La Maina

dove due famiglie sono state evacuate per precauzione. Petris ha emesso un'ordinanza di chiusura

delle scuole da oggi sino a data da destinarsi. Le frane hanno danneggiato pure le infrastrutture

telefoniche, isolando tutti i telefoni fissi del Comune, lasciando i collegamenti da Sauris solamente alla

telefonia mobile.

La situazione è molto pesante in tutta la Val Degan o Frazioni in quota senza collegamenti, 7 persone sfo llate

Forni Avoltri è inaccessibile A Ovaro cartiera sgomberata Gino Grillo / forni avoltri Paesi isolati, famiglie evacuate, danni per migliaia di euro: questo il primo

bilancio del maltempo nella Val Degano. I più colpiti sono i Comuni di Forni Avoltri e Ovaro. Vigili del

fuoco, corpo forestale e squadre della Protezione civile si sono prodigati ieri per togliere dall'isolamento

in cui è venuto a trovarsi Forni Avoltri a seguito di diversi smottamenti e cadute di alberi sulle strade. Il

sindaco Clara Vidale ha rivelato come alcune frane abbiano colpito la strada 355 a monte e a valle del

paese. «La strada è interrotta nel versante verso Sappada all'altezza dello stadio del Biathlon dove

sono straripati alcuni rii. Verso Rigolato, sull'altro versante - ha illustrato il sindaco - il transito è impedito

da smottamenti all'altezza della galleria di Tors». La zona è rimasta presidiata dalle forze dell'ordine e

dagli uomini di Fvg Strade che garantivano solamente il transito dei mezzi di soccorso. Problemi anche

sul versante interno al Comune, dove vigili del fuoco e Protezione civile sono dovuti intervenire per

riaprire le strade che conducono alle frazioni di Frassenetto e Collina che domenica erano isolate per

delle frane. Oggi, viste le previsioni di maltempo, chiuse le scuole. Problemi lungo tutta la vallata del

torrente Degano. In particolare a Ovaro dove il sindaco Mara Beorchia ha emesso un'ordinanza di

evacuazione per una famiglia a titolo precauzionale. Il Comune ha provveduto a far chiudere tutti i ponti

che interessano il torrente Degano, dividendo praticamente in due il paese. «Invito tutti a non uscire e

muoversi se non per necessità impellenti. Stiamo chiudendo - così il sindaco ha esortato i propri

concittadini - gran parte dei ponti che attraversano il Degano. La situazione è di grave emergenza». In

azione sin dalle prime ore dell'alba di ieri le squadre di soccorso e di controllo. L'amministrazione ha

aperto nelle sale del municipio una unità di crisi dove il vice sindaco Lorenzo Linda ha coordinato

assieme ai tecnici dei vigili del fuoco, Pc e corpo forestale, gli interventi. Nel pomeriggio di ieri la

situazione si è maggiormente aggravata tanto da consigliare l'evacuazione di una famiglia nei pressi

della chiesa di San Martino, la cartiera Reno De Medici e la struttura albergo Applis di proprietà del

Consorzio Boschi Carnici. «Già in mattinata - ha illustrato il vice sindaco - siamo riusciti a ripristinare il

collegamento con le frazioni di Cludinico e Clavais che risultavano isolate per la caduta di alberi e frane

sulle strade di accesso». L'alzarsi delle acque del fiume, che hanno invaso la piana dove si trova la

chiesa e l'aera archeologica di San Martino, ha indotto a emettere una ordinanza di non transitabilità

del ponte sul Degano e l'allontanamento, a titolo precauzionale, di una famiglia che risiede in una

abitazione nei pressi. Più tardi un'ulteriore tegola alla cartiera Reno De Medici che è stata costretto a

interrompere tutte le linee di produzione. Veramente un annus horribilis per la cartiera che nel 2018 è

stata colpita da un incendio, due incidenti di cui uno mortale e ora dall'alluvione. L'unità di crisi in

municipio a Ovaro è rimasta attivo per tutta la notte, oggi le scuole rimarranno chiuse. Isolata pure

Givigliana nel Comune di Rigolato dove si segnala l'evacuazione di due famiglie, sette persone sono

state allontanate dalle loro abitazioni prossime a zone di frana e ospitate in altre strutture. Negli altri

Comuni della Carnia si segnala una frana a Cercivento lungo la strada che porta al Monte Tenchia,

alberi caduti e cartellonistica divelta in diverse località, Tolmezzo compresa. A Sappada l'esondazione

del torrente Buialecios ha causato l'allagamento della stessa strada e di alcune abitazioni che si

trovano nelle vicinanze.

Scuole chiuse oggi in provincia e in città pure dom ani. Ignorato da molti sindaci l'appello della Regione, famiglie per ore nel caos

Pordenone: piene, frane e incidenti Il prefetto dispone lo stop alle lezioni Piero Tallandini / pordenone Ore di tensione nel Friuli Occidentale, con gli occhi fissi sugli idrometri,

riunioni operative, volontari della protezione civile al lavoro e interventi dei vigili del fuoco sulle strade

per frane, allagamenti e incidenti. Preoccupazione per l'ondata di piena in arrivo oggi dalla montagna e

chiusura delle prime due file del parcheggio Marcolin a Pordenone. Chiusi i guadi di Murlis e Rauscedo

e la sp 51 del Venchiaruzzo tra Cordenons e Zoppola.Domenica infuocata sull'asse comunicativo tra

Comuni, Prefettura e Regione. Al centro la questione scuole tra sindaci concordi con la linea della

chiusura indicata intorno alle 17.30 dalla Regione e sindaci "ribelli" o che non avevano ricevuto l'invito a

chiudere. Alle 19.25 la prima svolta, con un post sul sito del Comune di Pordenone: scuole chiuse due

giorni, oggi anche l'università, con decisione propria e una "postilla": «Ci scusiamo per precedenti

comunicazioni, ma alla luce dei dati (...) sui flussi d'acqua, il Comune ha dovuto assumere in tempo

reale la decisione di chiusura». Da qui oltre 9 mila telefonate alle famiglie con la voce preregistrata del

sindaco Ciriani.Un caos proseguito in serata. Alle 20.35 post del sindaco di Valvasone Arzene Markus

Maurmair. «Per uniformità e garanzia della pubblica sicurezza, su ordinanza del Prefetto, tutte le scuole

saranno chiuse. Non sono convinto di questa scelta ma per ordine superiore obbedisco». «Cambio di

indicazioni da parte della Prefettura - ha postato alle 20.45 il sindaco di Azzano Decimo Putto, che solo

un'ora prima aveva comunicato che le scuole sarebbero rimaste aperte -. Assieme agli altri colleghi

sindaci, sballottati da tre ore tra comunicazioni altalenanti e notizie ufficiali che poi non si sono rivelate

tali, assisto sgomento a questo disordine comunicativo». A San Vito così, sul sito del Comune, il

sindaco Antonio Di Bisceglie: «Alle 21.15 abbiamo ricevuto l'ordine del prefetto (...). L'ordine è

sovracomunale e quindi siamo tenuti giocoforza ad attenerci. A nostro avviso non ricorrono gli estremi,

nel nostro territorio, per un provvedimento così grave che crea disagio e tuttavia siamo tenuti a

rispettarlo».Poco prima delle 21 la firma da parte del prefetto Maiorino dell'ordinanza che dispone, per

oggi, la chiusura di tutte le scuole della provincia, evitando l'effetto "macchia di leopardo" ma non

stoppando le polemiche. «Alle 21.07 la Prefettura ha cambiato posizione rispetto a quanto comunicato

un'ora prima, pertanto vi segnalo che il Prefetto ha deciso di disporre la chiusura delle scuole di tutta la

provincia - ha scritto in un post il sindaco di Zoppola Francesca Papais alle 21.20 -. Rimango

amareggiata per come hanno gestito questa emergenza con comunicazioni contraddittorie e

tardive».Tanti, infine, gli incidenti: sabato notte a Tiezzo auto ruote all'aria con 4 giovani feriti, a Budoia

e Villotta in A28 (furgone fuori strada, a bordo padre e figlioletto), ad Azzano e ancora a Tiezzo. Tra

Cordenons e Zoppola auto bloccata nel guado con a bordo due persone, riuscite a uscire da sole. --

A Palmanova tecnici e operatori della Protezione ci vile al lavoro per tutto il giorno Nell'Ottagono si riunisce l'Unità di crisi: ondata di maltempo pari a quella del 1966

La Centrale coordina centinaia di volontari per gestire l'emergenza Christian Seu / palmanova Al piano terra della sede regionale della Protezione civile del Fvg c'è una

stanza ottagonale attrezzatissima, con microfoni, schermi di ultima generazione, postazioni

accessoriate di telefono e prese. È lì che si riunisce l'Unità di crisi convocata dal vicepresidente della

Regione, Riccardo Riccardi, nella tarda mattinata di ieri. Dalla palazzina di Sottoselva - il "cubo" per gli

addetti ai lavori, partono le decisioni sulla gestione dell'emergenza nelle ore segnate dalla più feroce

ondata di maltempo degli ultimi tre decenni.C'è chi, tra i banchi dell'ottagono, evoca l'alluvione che nel

1966 colpì Latisana e la Carnia. Aree che anche in questi giorni sono sotto la lente d'ingrandimento,

monitorate a vista e con le attrezzature a disposizione dei tecnici che per tutta la giornata si alternano

davanti agli schermi installati nella centrale di Palmanova.la centrale soresAl primo piano della

palazzina lavorano gli operatori che ricevono e smistano le chiamate in arrivo alla centrale della

Protezione civile e al 112. Un paio di porte separano le due strutture, indipendenti eppure chiamate per

forza di cose a collaborare. In quella della Pc, si alternano cinque tecnici, che raccolgono le

segnalazioni provenienti dal territorio regionale e si interfacciano con i capisquadra che operano sul

territorio. Tra le postazioni fanno capolino a più riprese il direttore della Protezione civile regionale,

Amedeo Aristei, e il direttore tecnico Fabio Di Bernardo, che seguono l'andamento degli interventi e

l'evoluzione del meteo sui grandi schermi fissati alla parete. Il maltempo non ha compromesso i

soccorsi sanitari: «Soltanto a Sappada, isolata dal resto del Friuli, si sono registrati disagi, con gli

interventi dirottati su Belluno», spiega in mattinata un operatore al vicepresidente Riccardi.centinaia di

volontariIn pista ci sono più di 450 volontari di Pc, al lavoro negli 86 comuni più colpiti dal maltempo. Si

avvalgono di 130 mezzi tra furgoni, mezzi di movimentazione terra, presidiando anche a vista i corsi

d'acqua a rischio tracimazione. In serata si registrano 13 interventi per caduta alberi, dodici allagamenti,

sette frane, due casi di black-out (a Cavazzo Carnico e Paularo) e due scoperchiamenti.Il

verticeL'assessore regionale alla Protezione civile è a Palmanova già in mattinata. Segue l'evolversi

della situazione e prende appunti febbrilmente, poi presiede la riunione con i centri operativi del resto

d'Italia. «Siamo tra le regioni più colpite», sottolinea in una pausa Riccardi, che poi convoca per le 15

l'Unità di crisi per valutare le misure da prendere in vista della giornata che si preannuncia più dura,

quella di oggi. Nella sala ottagonale c'è anche il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, che

prende posto accanto al prefetto di Udine, Angelo Ciuni. Il governatore chiede lumi sulla situazione a

Pordenone, sull'eventuale piano di emergenza da mettere in campo nel caso in cui il ponte di San

Martino, a Ovaro, che rischia il crollo: «Noi siamo pronti a intervenire: abbiamo già preallertato i mezzi

per la movimentazione della terra per creare un alveo alternativo sul Degano», assicura il comandante

provinciale dei Vigili del fuoco di Udine, che ieri hanno effettuato una cinquantina di interventi,

concentrati soprattutto in val Canale e val Degano. Preoccupa la situazione del Cellina e del Meduna,

oggetto poco dopo mezzogiorno di una riunione che in videoconferenza coinvolge anche il Dipartimento

nazionale della Pc e la struttura veneta. Osservato speciale è il bacino di Ravedis, per il quale si

prevede un picco della portata per stasera alle 21: si decide di intervenire, per consentire la

laminazione e scongiurare ogni genere di pericolo. «Alcune zone di Pordenone, come il parcheggio

Marcolin e la zona di Villanova potrebbero essere interessate ad allagamenti», spiegano i tecnici. Poi la

decisione, in accordo con i prefetti e l'Anci: le scuole della provincia di Pordenone, della Pedemontana

e della montagna friulana resteranno chiuse oggi.interventi e previsioniAll'Unità di crisi partecipano

anche i tecnici di Rfi (che monitorano da venerdì il ponte di Latisana, pronti con i martinetti idraulici a

sollevarlo per evitare la piena del Tagliamento), di Anas, Fvg Strade, Autovie Venete (monitorato il

cantiere sul ponte del Tagliamento: si è deciso di mettere al sicuro i mezzi di lavoro), la Prefettura di

Pordenone e pure il direttore dell'Osmer Arpa, Stefano Micheletti, che non rassicura sull'evoluzione

delle condizioni climatiche, causate da una depressione che insiste sulla Spagna, portando correnti

molto umide da sud-ovest, che confluiscono sull'Adriatico, dove si scontrano con il vento di scirocco.

Oggi di nuovo tutti con il fiato sospeso: dopo la pausa della notte, in giornata le precipitazioni saranno

nuovamente intense. Anche per questo l'allerta è prorogata alla giornata di mercoledì.

la polemica

Moretton: «Inutili quei lavori da 2 milioni» BARCIS L'isolamento della valle a causa della nuova tracimazione del Cellina ha riaperto un'antica

ferita che da ieri mattina si sta manifestando in tutta la sua portata. È un duro attacco contro l'ex

governatrice Debora Serracchiani quello che arriva dall'ex assessore regionale Gianfranco Moretton,

autore di un piano di investimenti che venne bloccato dall'allora amministrazione comunale di Barcis e

che avrebbe risolto il problema del Varma già nel 2003. «La giunta Serracchiani si è dimostrata geniale

nello sperperare risorse pubbliche per pura vanità», ha scritto Moretton, contestando la validità tecnica

della sopraelevazione stradale disposta circa tre anni fa dall'esecutivo regionale, costata 2 milioni, ieri

mattina finita sotto acqua.E sono centinaia i messaggi polemici sui social ma non solo da parte di

pendolari, residenti e amministratori della Valcellina. I sindaci della zona sono i primi a ricevere le

lamentele dei compaesani e a sfogarsi per l'ennesimo calvario viario imposto dal maltempo. «La

speranza è che l'accaduto acceleri i lavori propedeutici allo sghiaiamento dell'alveo, facendoli diventare

una priorità senza precedenti», ha mediato il primo cittadino di Barcis, Claudio Traina.Ben più

"arrabbiati" i suoi colleghi di Cimolais e Erto e Casso, Davide Protti e Fernando Carrara. «È indecente,

nel 2016 si parlava di almeno sette anni di serenità e invece eccoci qui bloccati dalla pioggia», ha

commentato Protti. E C arrara: «Dobbiamo arrangiarci da soli, ma ormai siamo abituati».

I nodi di un'istituzione riconosciuta come tra le m igliori in Europa. La giunta punta a recuperare personale e autonomia

Cattedre vuote, presidi e assistenti all'osso La scuola regionale è un'eccellenza in crisi IL PUNTO Michela Zanutto / UDINE La scuola del Friuli Venezia Giulia è riconosciuta a livello

internazionale per la preparazione eccellente che riesce a dare agli studenti. Lo certificano i risultati

Ocse Pisa, che pongono la regione ai livelli europei, in competizione con le scuole scandinave. Ora

però la crisi amministrativa rischia di portare anche una crisi di risultati, perché da troppi anni si fa leva

sullo spirito di sacrifico degli addetti ai lavori. Ecco i nodi dell'istruzione in Fvg.L'Ufficio scolastico

regionaleIl direttore, Igor Giacomini, si è dimesso poiché non era più nelle condizioni di lavorare. In via

Santi Martiri a Trieste manca il personale, visto che l'ufficio funziona con 67 dipendenti a fronte di un

organico di 133. Di più. La situazione è simile nelle quattro diramazioni provinciali (ex Uffici scolastici

provinciali), tutti senza coordinatori. Questo perché in regione non ci sono più dirigenti. E se si guarda a

direttori di primo livello, invece, il numero è zero. Colpa dei pensionamenti e del blocco al turnover. I

concorsi mancano da anni e così le graduatorie sono completamente sguarnite.PresidiDelle 171 scuole

che avrebbero diritto a un preside, 73 sono scoperte. Una falla che il Miur tappa affibbiando un'altra

scuola allo stesso dirigente scolastico (si chiama reggenza), che così vede raddoppiare lavoro e

responsabilità. Problema comune al resto del Paese, ma il Fvg detiene l'infausto record nazionale di

reggenze. Con l'avvio del concorso ministeriale, dal prossimo anno qualcosa potrebbe cambiare. Ma

dei 327 candidati ammessi alla prova, il 55% è stato bocciato alle preselezioni. La scorsa settimana

hanno sostenuto lo scritto in 148 e i risultati arriveranno entro un paio di mesi. Ma la strada sarà ancora

lunga, perché il "corso-concorso" prevede anche l'orale.InsegnantiServono 600 fra maestri e professori

per completare l'organico. Chiuse le procedure di nomina in agosto, la palla è in mano alle scuole che

possono chiamare persone in base alla messa a disposizione. Questo significa che in classe ci saranno

anche insegnanti sprovvisti dell'abilitazione. È dunque missione impossibile riuscire a coprire le

malattie, perché si lavora sempre sull'urgenza.SostegnoBambini e ragazzi con disabilità certificata dallo

Stato hanno diritto a un insegnante di sostegno. Una figura che aiuta tutta la classe. In regione però il

40 per cento di quei ruoli è scoperto. Anche in quel caso si ricorre a personale sprovvisto del titolo (pur

di non incorrere in grane giudiziarie), ma il ruolo è molto delicato ed è difficile improvvisarsi.Assistenti,

tecnici e amministrativiLa macro voce Ata comprende collaboratori scolastici, personale di laboratorio e

di segreteria. In quattro casi su dieci l'Ata non è ancora al suo posto. Le scuole ogni giorno fanno

convocazioni sulla base delle graduatorie di terza fascia (i supplenti) perché le altre sono già esaurite.

Eppure ci sono ancora segreterie in difficoltà perché dagli uffici passa tutta l'ordinaria amministrazione

di una scuola, dagli stipendi degli insegnanti alla richiesta di fondi europei per i progetti.Direttori dei

servizi generali (Dsga)Sono i capi di segreteria, l'equivalente del preside dal punto di vista

amministrativo. Da oltre 15 anni non si fa un concorso per arruolare nuovi Dsga. E non c'è più

personale abilitato dal concorso. Ecco che allora si promuovono giocoforza dipendenti che non hanno

tutte le carte in regola. Recentemente l'Usr ha tentato anche un interpello, diramato a tutte le regioni

italiane. Ma niente. Così in regione, alle porte di novembre, ci sono ancora dodici scuole senza Dsga.

Questo significa che le segreterie sono al collasso perché manca una guida. Nella maggior parte dei

casi è il dirigente scolastico che si sobbarca anche questo onere.Gli scenariIl mondo della scuola

attende soluzioni. Perché, stando così le cose, il prossimo anno scolastico non partirà. La giunta

regionale ha predisposto accordi per "prestare" personale all'Usr e ha messo a disposizione fondi per i

dirigenti. C'è inoltre l'ipotesi di riagguantare lo status di primo livello per il nostro Usr, immolato

sull'altare della spending review nel 2014 (il presidente della commissione Cultura al Senato, Mario

Pittoni, assicura che c'è già un accordo blindato per un emendamento alla legge di Stabilità). Questo

riporterebbe una serie di competenze in regione. Oggi al Miur è convocato un tavolo tecnico per Usr,

personale e autonomia di gestione. Perché la giunta pensa anche alla regionalizzazione, con una

doppia opzione: soltanto l'Usr (4 milioni l'anno) o tutto il comparto (un miliardo l'anno). Operazione

dunque lunga e costosa, perché serve un accordo finanziario con Roma. In Fvg, poi, servono concorsi

e l'organizzazione dei concorsi è costosa. Certo, lo è di più sfasciare un sistema di istruzione

d'eccellenza.

la concessionaria

Autovie diventa green e taglia i costi dell'energia UDINE Dal parco fotovoltaico che permette di illuminare un'intera galleria, alla sostituzione del 70% dei

punti luci in illuminazione a led, dalle pensiline di parcheggio di ultima generazione

all'ammodernamento degli impianti di climatizzazione e del parco auto. Autovie Venete taglia i consumi

energetici e si distingue per attenzione all'ambiente nelle fasi di costruzione della terza corsia

dell'A4.Dal 2015 al 2017 i costi per elettricità, gpl e gasolio per riscaldamento, metano, gasolio e

benzina per autotrazione sono diminuiti di 628 mila euro. Il vettore in cui si è registrato il maggior

risparmio (che è anche quello di maggior consumo) è l'energia elettrica: da 12.314 megawattora a

11.602. Negli ultimi sei anni la concessionaria ha avviato un piano di sostituzione delle lampade, che

illuminano svincoli, piazzali e caselli, con impianti a led. A oggi il 70% dei punti luce è stato sostituito e

l'obiettivo è arrivare al 100% entro i prossimi quattro anni. --

28 OTTOBRE

In dieci anni perso quasi il 16% del valore. Allarm e di Anna Mareschi: «Gap più dannoso dell'aumento dello spread»

Al palo gli investimenti pubblici e privati Elena Del Giudice / UDINE In dieci anni, dal 2007 al 2017, la spesa per investimenti fissi lordi in Friuli

Venezia Giulia, secondo le rilevazioni dell'Ufficio studi di Confindustria Udine, è diminuita del 15,8 per

cento, mentre in Francia è aumentata del 3,2 per cento, nel Regno Unito dell'8 per cento e in Germania

del 13,7 per cento. Peggio del nostro Paese solo la Spagna, che ha registrato un -24,9 per cento, un

valore appunto inferiore a quello dell'Italia,-22,4 per cento.Nel 2018 gli investimenti fissi lordi sono

previsti in crescita in Fvg del 4,6 per cento, per frenare al 2,3 per cento nel 2019. Lo rileva sempre

l'Ufficio studi di Confindustria Udine, che ha elaborato dati forniti e pubblicati da Istat, Prometeia ed

Eurostat.Sono investimenti fissi lordi gli acquisti, sia pubblici sia privati, di beni materiali durevoli

effettuati da un'impresa e comprendono l'acquisto di macchine, impianti, attrezzature, mobili, mezzi di

trasporto, costruzioni e fabbricati, terreni e l'incremento di capitali fissi per lavori interni. Questa voce

comprende anche le manutenzioni e le riparazioni straordinarie che prolungano la durata normale di

impiego e migliorano la capacità produttiva.«Si tratta di un gap, per certi versi, ancora più pesante dello

spread registrato tra Btp italiani e Bund tedeschi - commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di

Confindustria Udine - perché gli investimenti rappresentano una tipologia di spesa capace di dispiegare

un effetto volano e sono indispensabili per generare la crescita necessaria a sostenere la spesa per

trasferimenti (prestazioni sociali, pensioni, interessi sul debito pubblico) e dunque la sostenibilità del

sistema Paese». Far lievitare la spesa per investimenti diventa una priorità. «Se il Prodotto interno

lordo è composto dai consumi (spesa delle famiglie più spesa della Pubblica amministrazione), cui

vanno sommati gli investimenti e il saldo tra importazioni ed esportazioni, si capisce al volo che il tema

degli investimenti (persino a deficit, contrariamente alla spesa corrente) è cruciale per l'Italia. Per

rilanciare la crescita - prosegue la presidente degli industriali friulani - è dunque fondamentale

aumentare la spesa per investimenti, al fine di ridurre il gap infrastrutturale di cui soffre il nostro Paese

e accrescere in questo modo l'occupazione. Sarebbe opportuno, tra l'altro, fare di tutto per attirare

anche investimenti esteri sul nostro territorio».La preoccupazione degli industriali emerge dunque dalle

parole della presidente. «Nel frattempo - aggiunge Anna Mareschi Danieli - la fotografia della situazione

attuale è questa. I numeri non mentono, sono ostinati. E ogni intenzione, persino la migliore, è

destinata a farci i conti. Lo sottolineiamo con molta preoccupazione, senza alcuna polemica e con lo

spirito propositivo e costruttivo che ci contraddistingue, certi che nel decisore pubblico, come stiamo

sperimentando in questo avvio di legislatura regionale, troveremo interlocutori responsabili, consapevoli

e determinati a sostenere le ragioni dello sviluppo e della crescita», conclude la numero uno di

Confindustria Udine.

i costruttori

Riccesi: invertire la rotta Iter lunghi e poche risorse Maura Delle Case / UDINE Tra quelli che hanno pagato di più la contrazione della spesa per

investimenti ci sono le imprese attive in edilizia. Negli anni della crisi economica il Friuli Venezia Giulia

ha perso «un migliaio di posti di lavoro e migliaia di imprese, tra artigiane (con 2,3 dipendenti) e

industriali». Donato Riccesi, presidente di Ance Trieste e Pordenone, inizia a riflettere sulla contrazione

della spesa per investimenti scattando un'istantanea che la dice lunga, perché è proprio dalla frenata

della spesa, soprattutto pubblica, che si è venuta a creare l'emorragia di imprese e addetti.«A livello

nazionale la spesa in costruzioni è pari a 12 miliardi l'anno, bassa, molto bassa se paragonata a quella

di Paesi come Francia e Germania, ma la cosa più tragica - continua Riccesi - non è tanto, non solo la

cifra in sé, quanto il sistema Italia che ha determinato l'incapacità di spendere risorse allocate a causa

di tempi autorizzativi tali per cui, tra la cifra iscritta a bilancio oggi e la realizzazione dell'opera, passano

anni». Le cause? «Stanno da una parte nell'iper regolamentazione finalizzata al rispetto della legalità,

che da premessa è divenuta obiettivo, dall'altra nel fatto che c'è grande difficoltà ad assumersi le

responsabilità da parte di persone e istituti preposti all'approvazione. Così, anche i pochi soldi che ci

sono - denuncia il presidente Ance -, non vengono spesi». In Italia, come in Fvg a sentire Riccesi che

porta ad esempio i 60 milioni stanziati per intervenire sull'edilizia scolastica. «Si tratta di contributi che

impongono il rispetto di una determinata tempistica, pena la loro revoca. Entro il 19 agosto del 2019 gli

enti territoriali dovranno aver completato l'iter progettuale e assegnato i cantieri. Ebbene, sulla base di

un monitoraggio che abbiamo effettuato come Ance - fa sapere ancora il presidente - ci risulta che

buona parte degli iter siano indietro con il rischio che molte di queste risorse finiscano per non essere

impiegate». Riccesi si dice perplesso. «Abbiamo l'impressione che non tutti gli enti territoriali riescano,

per questioni dimensionali (ma non solo) a tener fede ai tempi richiesti. Forse bisognerebbe pensare a

un affiancamento da parte dell'istituzione regionale», conclude Riccesi. -- BY

Domani l'arrivo del primo volo dall'hub tedesco, un o dei principali d'Europa. Prosegue spedito il piano di investimenti

Aeroporto, il rilancio passa da Francoforte Maurizio Cescon / udine In un anno che si preannuncia in chiaroscuro per quanto riguarda i

passeggeri (da gennaio a settembre 586 mila tra arrivi e partenze, -2,3% rispetto allo stesso periodo

del 2017), il Trieste Airport si gioca l'asso nella manica. Domani, infatti, arriverà il primo volo da

Francoforte e si inaugurerà così il collegamento con la città tedesca, operato da Lufthansa. Nelle

speranze e negli obiettivi della dirigenza dello scalo, il presidente Antonio Marano e il direttore generale

Marco Consalvo, proprio la linea Trieste-Francoforte dovrà dare un impulso decisivo all'aumento del

traffico. Il perchè è presto detto: Francoforte rappresenta un hub europeo di primo livello e consente di

raggiungere le più disparate località del mondo, dalla Cina al Giappone, dal Sud Est Asiatico all'Africa,

dal Medio Oriente all'America Settentrionale e Meridionale. Insomma una ghiotta opportunità per turisti,

viaggiatori e uomini di affari che dal Friuli Venezia Giulia, dal Veneto Orientale, dalla Slovenia e dalla

Croazia volessero arrivare a destinazioni lontane o difficilmente raggiungibili da altri aeroporti. Due i voli

giornalieri diretti (a eccezione di sabato e domenica che prevedono un volo quotidiano ciascuno),

operati con aeromobili Canadair CRJ 900. I voli sono stati pensati con orari che permettono non solo

l'andata e ritorno in giornata, ma anche di usufruire delle migliori coincidenze dall'aeroporto di

Francoforte verso le oltre 200 mete dell'esteso network Lufthansa/Star Alliance nel mondo. I

collegamenti per Francoforte si affiancano ai 3 giornalieri già esistenti da Trieste Airport all'hub di

Monaco di Baviera.Intanto il programma di investimenti dell'aeroporto regionale continua a spron

battuto. Dopo il rifacimento delle aree partenze e arrivi, il polo intermodale da 17,2 milioni (realizzato in

un anno e inaugurato nel marzo scorso), adesso tocca alla pista di volo, prevista nel piano triennale. Da

un report pubblicato sul quotidiano economico "Il Sole 24 ore", Ronchi è l'aeroporto in Italia che ha

realizzato la maggior percentuale di investimenti su quanto programmato, ben il 92% nel primo

semestre del 2018, mentre Venezia si ferma appena al 31%. In attesa dunque della nuova gara con cui

si attiverà la ricerca di un partner industriale nella nuova compagine societaria, è stata avviata la

procedura per il rifacimento della pista di volo. I lavori, che dureranno poco più di due settimane, sono

stati programmati in modo da garantire la continuità dei voli. Nel periodo dei lavori verrà infatti utilizzata

come pista ausiliaria la bretella parallela alla stessa pista principale. Con questo intervento si completa

di fatto il piano di investimenti da 40 milioni di euro programmato per il periodo 2016 - 2019. Gli

investimenti, che hanno riguardato la realizzazione di nuove opere e l'ampliamento di quelle

preesistenti, sono stati suddivisi in tre aree di intervento: l'accessibilità all'aeroporto, l'aerostazione e le

infrastrutture di volo.

L'appello del presidente del Trieste Airport «Questo territorio rischia di restare isolato»

Marano: velocizzare la rete ferroviaria è l'obiettivo minimo da portare a casa L'OPINIONE ANTONIO MARANO In una società nella quale la globalizzazione è una parola chiave

per lo sviluppo economico, abbiamo il dovere di reagire alla notizia della cancellazione della Tav

Venezia-Trieste in maniera proattiva. Se questa è una decisione presa da almeno tre anni e dalla quale

sarà difficile tornare indietro, abbiamo la straordinaria opportunità di ripartire ripensando ai modelli di

trasporto più efficienti, sostenibili e funzionali. E in questo contesto la velocizzazione della rete

ferroviaria, è l'obiettivo minimo che dobbiamo portare a casa. Lo dobbiamo fare, sia per non sminuire le

potenzialità dell'investimento sul polo intermodale di Trieste Airport appena realizzato in tempi record

per 17,2 milioni di euro, ma soprattutto perché rischiamo di isolare il Friuli Venezia Giulia da un sistema

infrastrutturale di collegamento di cui l'aeroporto è uno dei tasselli chiave. Un tassello che può essere

più competitivo solo se inserito in un sistema viabilistico e ferroviario integrato entro i confini, ma

soprattutto con Austria ed Est Europa ma anche al Veneto all'alta velocità da Mestre e al suo aeroporto.

Sinergia in questo settore è sinonimo di competitività e, la rete che avevamo appena iniziato a

costruire, oggi più che mai, ha bisogno di un percorso condiviso, di un crono-programma certo e di

necessari investimenti.Di questi investimenti pare restino 220 milioni di euro per la linea sovraregionale

Venezia-Mestre-Udine e l'attenzione al trasporto passeggeri e alle tratte locali. Bene, certamente, ma

del tutto insufficiente per un territorio che da sempre fonda il proprio spirito e la propria economia sulle

relazioni commerciali internazionali. Il Nordest ha bisogno di essere connesso per essere quello snodo

cruciale tra l'est e l'ovest dell'Europa e tra l'est e l'ovest del mondo lungo la Via della Seta marittima e

terrestre. Il potenziamento della rete ferroviaria, un aeroporto competitivo, ma anche la crescita della

mobilità locale, sono opere decisive, senza le quali il Friuli Venezia Giulia rischia di essere messo ai

margini di qualsiasi disegno di crescita logistica e di sviluppo. A rischiare molto è anche il resto del

Nord Est, perché una piattaforma logistica alimentata solo sull'asse Nord Sud rischia di essere monca

di tutti quei collegamenti vero l'area manifatturiera dell'Est Europa, un'area che mostra tassi di crescita

rilevanti registrati dall'Fmi in un +4,5% nel 2017. Il valore della creazione di un sistema infrastrutturale

completo e sinergico risiede infatti non solo nel valore del collegamento di base per il trasporto delle

persone, ma soprattutto per il suo valore economico che consentirebbe a Friuli Venezia Giulia (e al

Nordest) di confermarsi il pivot delle tratte internazionali di cui questo Paese ha fondamentale bisogno

per crescere.Per questo voglio lanciare un invito a tutti gli stakeholder del Friuli Venezia Giulia ad

affrontare in maniera congiunta una profonda e complessiva rivisitazione dei modelli di trasporto

regionali. Oggi abbiamo a disposizione nuovi strumenti che ci consentirebbero di costruire un modello

più efficiente e sostenibile, all'altezza delle sfide del domani. -

Tempo scaduto per il rinnovo della Commissione. In pole per un posto Bertolissi, Bellarosa e D'Orlando. Il Pd vuole Spit aleri

Caccia al presidente della nuova Paritetica Mattia Pertoldi / UDINE Tempo scaduto. Entro l'inizio del prossimo mese, al massimo un paio di

settimane dopo, il Fvg deve procedere alla definizione e messa in funzione della nuova Commissione

Paritetica Stato-Regione dopo l'esaurimento del mandato di quella precedente guidata dal democratico

Ivano Strizzolo.La Commissione è formata da tre componenti di nomina governativa e altrettanti di

scelta regionale - di cui due decisi dalla maggioranza e uno riservato alla minoranza di piazza Oberdan

- con il presidente che viene definito, all'interno di questo paniere di possibilità, in accordo tra Roma e

Trieste. Stando ai rumors di queste settimane i giochi paiono pressoché fatti per quanto riguarda il

Governo. Dati i rapporti a dir poco stretti, infatti, tra Massimiliano Fedriga e il ministro degli Affari

Regionali Erika Stefani, il governatore sembra aver convinto la compagna di partito a scegliere, in

quota statale, tre nomi che vanno benissimo al Fvg tanto che, almeno un paio di loro, potrebbero

tranquillamente essere di nomina locale.Parliamo, nel dettaglio, del costituzionalista friulano - e

professore all'Ateneo di Padova - Mario Bertolissi, dell'ex segretario della giunta regionale, consigliere

della Corte dei conti e in passato già componente della Paritetica Giovanni Bellarosa oltre a Elena

D'Orlando. Nel caso della professoressa associata di diritto pubblico comparato a Udine, inoltre, si

tratterebbe di un'ulteriore presenza in Commissione vista la conferma ottenuta a febbraio dello scorso

anno da parte del Governo nazionale. Niente da fare, invece, per il collega all'Ateneo friulano Leopoldo

Coen - docente di diritto amministrativo - e nel 2013 nominato dalla giunta di Debora Serracchiani. Allo

stesso tempo, quindi, non faranno più parte gli altri due componenti di nomina statale, cioè Roberto Bin

e Isidoro Gottardo, mentre "ballano", e non poco, le posizioni di Daniele Galasso e pure di Strizzolo.Nel

caso dell'ex consigliere regionale, infatti, il problema non è tanto legato agli equilibri interni della

maggioranza, quanto all'inchiesta sulle "spese pazze" in cui è coinvolto e che dovrebbe arrivare, a

breve, a sentenza. Per questo nelle ultime settimane si sono moltiplicate le voci di una sua possibile

sostituzione. I nomi? Se Forza Italia dovesse riuscire a confermare lo slot di nomina e Galasso non

venisse confermato, si fanno quelli di alcuni ex sindaci come Renato Carlantoni, che parrebbe favorito,

oppure dei pordenonesi, anch'essi rimasti esclusi dal Consiglio, Roberto Ceraolo e Renzo Francesconi.

Quanto alla Lega, cui sicuramente spetterà l'indicazione di uno dei due nomi per la maggioranza, va

sottolineato come il Carroccio non abbia ancora deciso e, probabilmente, si concentrerà su un nome

più tecnico - possibilmente esperto di bilancio - rispetto a un nome strettamente politico e di partito.In

casa dell'opposizione, infine, viene dato quasi per certo il cambio della nomina da parte del Pd con

l'addio a Strizzolo. E tutte le strade portano, attualmente, verso Salvatore Spitaleri. Una svolta, questa,

intrapresa non soltanto come forma di riconoscimento per la gran mole di lavoro effettuata dal

segretario regionale uscente dal 4 marzo in poi, ma anche per il bagaglio di esperienza accumulato dal

dem in questi anni. A livello professionale (è avvocato), senza dubbio, ma anche a fianco del

presidente dell'ex presidente del Consiglio regionale Franco Iacop tanto a Roma quanto a Bruxelles.

il funzionamento

Enti tipici delle Speciali per integrare gli Statuti UDINE Le Commissioni Paritetiche sono tipiche delle cinque Regioni Autonome presenti in Italia. Lo

svolgimento dei principi stabiliti dagli Statuti speciali, per le materie e gli ambiti previsti, viene definito

con l'emanazione delle cosiddette norme di attuazione, approvate da un apposito organismo

denominato, appunto, Commissione Paritetica e pubblicato con la forma del decreto legislativo.I

componenti possono essere confermati oppure sostituiti a ogni cambio di Governo statale o regionale,

o quando se ne presenti la necessità istituzionale. La proposta di norma di attuazione formulata dalla

Commissione è intangibile nel senso che il Governo può accogliere o meno la medesima e adottarla

nella forma del decreto legislativo, ma non può modificarla nella sostanza.

Confermato il focus su Da Vinci, ne nasce uno su Aq uileia Gibelli: il budget complessivo è legato alla legge di Bilancio

Pronti i bandi cultura C'è quello su Leonardo Mattia Pertoldi / UDINE Tiziana Gibelli non demorde e conferma quanto dichiarato a inizio legislatura:

un'attenzione particolare, nel 2019 e nel settore della cultura, per Leonardo Da Vinci nella ricorrenza

dei 500 anni dalla sua morte.La giunta, infatti, ha approvato venerdì undici avvisi pubblici validi per il

prossimo anno e riferiti ai diversi settori riconducibili alle attività culturali, ovvero spettacolo dal vivo

(teatro, musica e danza), manifestazioni cinematografiche, manifestazioni espositive (arti figurative,

visive, della fotografia e della multimedialità) oltre alla divulgazione umanistica e scientifica. Un

pacchetto di bandi cui si aggiunge la novità di due avvisi tematici trasversali, riguardanti - appunto -

Leonardo da Vinci e Aquileia. Una novità, quest'ultima, nata per ricordare i 2 mila 200 anni della

fondazione della città romana.Le domande potranno essere presentate dal 15 novembre all'11

dicembre e, teoricamente, la dotazione complessiva è di circa 3,8 milioni di euro. «Unasomma ipotetica

- conferma Gibelli - perché siamo legati alle cifre, che ancora non abbiamo visto, contenute nella legge

di Stabilità. Per cui, per il momento, abbiamo essenzialmente preso l'ammontare dello scorso anno

traslandolo su quello attuale. Poi vedremo. Il bando su Leonardo? Certo che è confermato, ma

l'inserimento della tematicità annuale non implica necessariamente che non possano essere presentate

domande anche per gli altri bandi».Entrando nel dettaglio degli avvisi regionali, questi riguardano

stagioni e rassegne di spettacolo, produzione teatro di prosa, eventi e festival, orchestre, manifestazioni

cinematografiche, festival cinematografici, divulgazione della cultura umanistica e di quella scientifica,

manifestazioni espositive oltre ai già citati focus su Leonardo e Aquileia.I beneficiari, così come previsto

dalla legge disegnata dall'ex assessore alla Cultura Gianni Torrenti sono enti pubblici, soggetti privati e

società cooperative. Come spiega Gibelli «le novità riguardano in particolare i criteri delle premialità

qualitative, fra cui spiccano quella che valorizza il partenariato e quella che premia le connessioni con

la figura e l'opera di Leonardo». Opzione, quest'ultima, che ovviamente non vale per il bando

espressamente dedicato allo scienziato e artista toscano.Un'altra novità pensata per il 2019, spiega che

qualora siano previsti dei biglietti per l'acceso del pubblico ad alcune iniziative progettuali, dovranno

essere garantite condizioni agevolate per gli ultra sessantacinquenni. Gli avvisi saranno pubblicati,

come d'abitudine, sul Bollettino ufficiale della Regione e contemporaneamente sul sito istituzionale

www.regione.fvg.it, alla voce "attività culturali". È previsto, inoltre, che dettagli e specifiche delle diverse

iniziative siano illustrati in una sorta di giornata informativa da svolgersi entro la prima metà di

novembre.

27 OTTOBRE

È quanto emerge dal rapporto annuale dell'Agenzia d elle Entrate Un quarto dei prestiti nelle grandi città. Milano e Roma sono in testa

Più mutui per le case degli italiani Finanziamenti per 93,5 miliardi il caso ROMA Crescono i finanziamenti concessi per acquistare una casa e crescono gli immobili

acquistati con un mutuo: nel 2017 sono stati sottoscritti e registrati complessivamente circa 403 mila atti

di iscrizione ipotecaria, per un totale di 93,5 miliardi di capitale di debito finanziato (+9,1 per cento dal

2016) a fronte di 917.313 immobili (+4 per cento) concessi in garanzia. È quanto emerge dal nuovo

Rapporto annuale Mutui Ipotecari dell'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate.

Poco più del 60 per cento (57 miliardi) dei finanziamenti garantiti da ipoteche immobiliari deriva da atti

di mutuo con immobili residenziali. A livello geografico, sia in termini di numero di immobili sia di valore

del capitale di debito, al Nord si concentra oltre il 50 per cento dei mutui ipotecari. Inoltre, quasi un

quarto del capitale finanziato (21,8 miliardi) deriva da atti in cui le unità immobiliari concesse a garanzia

del credito sono ubicate nelle otto maggiori città per popolazione. Nelle grandi città, infatti, a fronte del

12 per cento circa di immobili ipotecati corrisponde una quota superiore al 23 per cento di capitale. Il 10

per cento del capitale nazionale è "estratto" da immobili ubicati a Milano; segue Roma (8,3 per cento),

che ha il maggior numero di immobili ipotecati (41.492; seconda Milano con 25.133). Nelle grandi città,

inoltre, il capitale mostra un deciso rialzo (+34,1 per cento), dovuto soprattutto al risultato di Milano,

dove il capitale è oltre il 70 per cento in più del 2016. Guardando all'andamento degli ultimi quattordici

anni, i capitali finanziati con mutui ipotecari mostrano una sostenuta crescita fino a raggiungere il valore

massimo nel 2007 superando i 200 miliardi di euro (+49 per cento rispetto al 2004) per poi calare

repentinamente negli anni successivi fino a raggiungere il valore minimo nel 2014, quando il capitale

complessivo è solo 58,3 miliardi di euro, ben il 72 per cento in meno in 7 anni.

Questa notte, ultima domenica di ottobre, le lancet te dell'orologio tornano indietro dalle 3 alle 2 La Commissione ha proposto di abolire l'obbligo del passaggio, così ogni Paese potrà scegliere

Addio ora legale, sarà per sempre? Il dibattito che fa discutere l'Ue Perego / berlino Addio ora legale, ritorna l'ora solare. Questa notte, come ogni anno l'ultima domenica

di ottobre, alle 3 del mattino le lancette dell'orologio dovranno essere spostate indietro di un'ora,

riportandole alle 2. Computer, tablet e smartphone lo faranno automaticamente. L'ora solare resterà in

vigore fino al 31 marzo 2019. 1 Sarà l'ultima volta? È possibile. Sulla spinta di una consultazione

pubblica online in cui l'84% di coloro che hanno partecipato ha chiesto la fine del sistema in vigore, in

agosto il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha proposto di mettere fine

all'obbligo del passaggio. È la Ue, infatti, che dal 2001 regola a livello continentale il passaggio in

contemporanea tra l'ora astronomica e quella convenzionale. Secondo la nuova proposta, ogni Paese

potrà scegliere se adottare tutto l'anno l'ora solare oppure quella legale. Nell'ultimo fine settimana di

ottobre del 2019 avverrà quindi l'ultimo cambio di ora per gli Stati che avranno optato per l'ora solare.

Le perplessità sullo stop al doppio cambio dell'ora sono notevoli perché potrebbe portare a situazioni in

cui Paesi vicini si trovino ad adottare orari differenti, complicando il sistema dei trasporti e delle

comunicazioni nell'Unione. 2 Il Nord Europa e il Baltico Sostenitori della modifica proposta da Juncker

sono soprattutto i Paesi nordici e quelli Baltici, in particolare Finlandia, Svezia, Estonia, Lituania e

Polonia, che perorano la causa dell'abolizione della direttiva che li obbliga a spostare le lancette

dell'orologio anche presentando studi scientifici, secondo cui il cambiamento d'orario avrebbe effetti

negativi sulla salute. Negli Stati più vicini al Polo Nord, in cui le giornate estive sono già naturalmente

più lunghe, l'adozione dell'ora legale complica la situazione. Un esempio? Nella capitale finlandese,

Helsinki, il 21 giugno il tramonto del sole avviene quando l'orologio segna le 22.50. 3 Il caso IrlandaIl

governo irlandese si prepara ad indire una consultazione pubblica sulla proposta Ue. Se dovesse

avvenire il cambiamento potrebbe accadere che Irlanda e Irlanda del Nord si trovino ad avere orari

differenti per 7 mesi all'anno, qualora dopo la Brexit il governo britannico dovesse decidere di

continuare a spostare le lancette in primavera e in autunno. 4 Il risparmio energetico Pensata per

favorire il risparmio energetico in periodi di crisi, l'ora legale è stata adottata dall'Italia in maniera

definitiva dal 1966. Secondo le stime di Terna, l'operatore che gestisce la rete elettrica, nel nostro

Paese l'adozione dell'ora legale dal 2004 al 2017 ha fatto risparmiare circa 8 miliardi e 540 milioni di

kilowattora, il quantitativo equivalente alla richiesta di energia elettrica annua di una regione come la

Sardegna, e in termini economici ha assicurato un risparmio di 1 miliardo e 435 milioni di euro. Sempre

Terna stima che lo spostamento delle lancette avvenuto in marzo nel 2018 abbia portato a un minor

consumo di energia elettrica pari a circa 562 milioni di kilowattora, il fabbisogno medio annuo di circa

200mila famiglie, con un valore pari a 116 milioni di euro. 5 Treni che si fermano In Bulgaria la

prossima notte, in occasione del passaggio dall'ora legale a quella solare, i treni passeggeri veloci a

lunga percorrenza e il treno internazionale che collega Sofia con Istanbul si fermeranno per un'ora per

adattarsi al nuovo orario. Lo ha dichiarato Ivailo Georgiev, direttore generale delle ferrovie statali

bulgare BDZ, facendo l'esempio del treno Sofia-Karlovo-Varna (la terza città del Paese), che lascia

Sofia alle 23 e arriva nella località sul Mar Nero alle 6. Al momento dello spostamento indietro delle

lancette sarà nella stazione intermedia di Silven, e vi sosterà per un'ora fino a riallinearsi al solito orario

di partenza previsto.

I dipendenti dovranno presentare domanda dal 1º nov embre a fine anno La norma prevede un tetto massimo pari a poco meno di 400 beneficiari

Assistenza a malati e anziani i regionali lavorano da casa Mattia Pertoldi / UDINE La platea potenziale è pari a poco meno di 400 persone, ma certo la novità,

oggi teorica ma presto concreta, è rilevante, specialmente se inserita all'interno della concezione

generale del lavoro in Italia.Dal 1º novembre al 31º dicembre, infatti, scatta la sperimentazione del

progetto Vela (Veloce e agile) che riguarda i dipendenti regionali. L'iniziativa, di cui se ne è parlato ieri

nella classica seduta di giunta settimanale, rappresenta, in estrema sintesi, il recepimento di una parte

della legge Madia che già nel 2015 ha autorizzato il lavoro flessibile all'interno della pubblica

amministrazione. «La norma consente a una quota massima pari al 10% del personale regionale -

spiega l'assessore alla Funzione Pubblica Sebastiano Callari - di richiedere la possibilità di lavorare da

casa, oppure in una struttura pubblica di maggiore prossimità rispetto al proprio domicilio, nel caso di

comprovate esigenze e motivazioni».Casi, appunto, come la necessità di prendersi cura di un parente

malato oppure particolarmente anziano. Quanto alla durata temporale, questa dipenderà dalle decisioni

prese dal direttore del servizio dove opera il dipendente. Il progetto, come accennato, è avviato in fase

sperimentale, con le domande da presentarsi entro fine anno, finanziato con fondi europei e, in caso di

particolare successo, verrà riproposto nel corso del 2019.A proposito del prossimo anno e di personale,

quindi, Callari ha confermato la possibilità, per Regione e amministrazioni locali, di avviare un turnover

corrispondente al 100% della spesa relativa al personale di ruolo cessato nel corso del 2018. Una

scelta, questa, presa dal predecessore di Callari, Paolo Panontin, ma che, sostiene l'assessore «si

riferiva esclusivamente al personale non dirigente». La giunta Fedriga invece ha intenzione di

«allargare questa possibilità anche agli apicali utilizzando il disegno di legge che mi auguro di portare in

Aula a novembre».Quanto ai numeri, invece, Callari non entra nel dettaglio. «Non so ancora quante

persone - conclude - potranno andare in pensione nel 2019 considerata anche la variabile legata a

"quota 100". In linea generale, però, posso dire che da qui al 2021 soltanto per quanto riguarda la

Regione andranno in quiescenza più o meno 800 persone. Una cifra cui va sommata quella per gli enti

locali». E saranno proprio i Comuni, come anticipato un paio di settimane fa da Pierpaolo Roberti, a

poter assumere la maggior parte del personale visto che la Regione si trova già in pancia gli ex

dipendenti delle Province transitati al livello superiore dopo l'eliminazione dell'ente intermedio. Con il

corollario del teorema che spiega come - visto che il turnover si basa sul costo sostenuto e non sulle

unità di personale e un giovane ha uno stipendio decisamente più basso di un pensionando -, alla fine, i

dipendenti potrebbero essere destinati ad aumentare invece che a diminuire.

Pronto un altro bando dopo quello recente da 466 po sti Candidature da presentare entro il 31 dicembre e so lo online

Il Fvg assume ancora Nuovo maxi-concorso per 545 infermieri Donatella Schettini / PORDENONE È un vero e proprio nuovo maxi-concorso la selezione avviata da

Egas (cioè l'Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi) per il reclutamento di 545 infermieri da

destinare alle Aziende del servizio sanitario regionale.A poche settimane dalla chiusura del precedente

concorso, che ha portato all'assunzione di 466 infermieri, l'ente ne ha bandito immediatamente un altro.

E, considerato il numero di posti a disposizione e la possibilità di entrare in graduatoria, è probabile che

i candidati arrivino da tutta Italia, come già accaduto in occasione delle ultime selezioni. La precedente

amministrazione regionale aveva affidato a Egas il compito di organizzare i concorsi per il reclutamento

di infermieri e operatori socio sanitari. Selezioni che hanno richiamato aspiranti da tutta Italia: nell'ultimo

concorso bandito, a fronte dei poco meno di 500 posti messi a disposizione, le iscrizioni sono state oltre

12 mila con candidati provenienti dall'intero Stivale. Non soltanto, però, perché per preselezione e

prima prova, alcuni bus con candidati sono arrivati anche dalla Gran Bretagna.In ogni caso, ieri, Egas

ha approvato il nuovo bando per 545 infermieri, numero che è stato calcolato sulla base dei fabbisogni

indicati dalle singole Aziende per l'assistenza sanitaria (Ass) nelle scorse settimane. I candidati devono

presentare la domanda online. Nel bando è previsto come «in caso di ricevimento di elevato numero di

domande, Egas si riserva la facoltà di effettuare una preselezione anche con l'ausilio di aziende

specializzate al fine di garantire una gestione funzionale della presente procedura». La prima selezione

potrà avvenire anche contemporaneamente in più sedi regionali, come accaduto all'ultimo concorso.Nei

più recenti bandi è sempre stata effettuata la preselezione considerato l'alta quantità di domande

pervenute, anche se poi il numero di candidati che si sono effettivamente presentati è stato inferiore. Il

concorso prevede una prova scritta, una pratica e un esame orale. Al momento di quella orale, il

candidato potrà esprimere eventuali preferenze sulla sede di lavoro che però non sarà vincolante.

Anche a questa selezione sono attesi molti aspiranti infermieri da tutta Italia. L'obiettivo dei candidati,

infatti, è quello di entrare in ruolo e poi chiedere il trasferimento nelle zone di provenienza con il

risultato di rendere liberi posti messi a concorso in breve tempo. Per evitare la "fuga", anche in questo

bando è previsto che le singole Aziende sanitarie abbiano la facoltà di inserire, nel contratto individuale

di lavoro, una clausola che stabilisca un vincolo di almeno tre anni di permanenza in servizio effettivo.

Entro fine 2018, dunque, si saprà il numero dei candidati sulla base del quale, con ogni probabilità,

saranno organizzate più preselezioni. La procedura si concluderà entro il 2019.

L'egas

Ente a fine corsa al suo posto arriva l'Azienda zero

È, concretamente, uno degli ultimi, anzi forse l'ultimo, concorso per la selezione di personale per la

sanità del Fvg quello bandito dall'Egas oer 545 infermieri. Dal 1º gennaio del prossimo anno, infatti,

l'ente verrà commissariato, in ossequio ai dettami della controriforma sanitaria siglata dall'assessore

alla Salute Riccardo Riccardi, prima di essere definitivamente inglobala, dal 2020 nella nuova Azienda

regionale di coordinamento per la salute (Arcs), cioè, volgarmente, la nuova Azienda zero. --

riforma delle ater

Honsell: la destra apre una guerra fra poveri UDINE Furio Honsell boccia la proposta di legge di riordino del sistema Ater del centrodestra. «È

doloroso discutere una proposta - ha detto il consigliere di Open-Sinistra Fvg - il cui solo fine è quello di

escludere e discriminare tra i più deboli, cercando di capitalizzare vantaggio elettorale, promuovendo la

guerra tra i poveri. Per chi, come me, intende la politica come servizio, l'inclusione degli ultimi della fila,

di chi si trova alla base della piramide è il principio ideale, e badate bene non ideologico, dal quale

prendere le mosse per tutte le azioni».Per Honsell infatti «aumentare da 2 a 5 anni di residenza il

requisito di accesso a tutta una serie di servizi non risolve né le difficoltà di alloggio né la disparità

abitativa in Fvg».

il portale

Bandi e contributi Ue De Monte: basta un clic UDINE «Bandi e finanziamenti è uno strumento a supporto della crescita e dello sviluppo del territorio.

L'Europa offre grandi opportunità, troppo spesso sprecate per mancanza di informazioni: da oggi con

questo portale intercettare i contributi europei sarà molto più semplice». A dirlo Isabella De Monte,

eurodeputata Pd e componente della commissione Trasporti e turismo, che ieri a Tavagnacco ha

presentato "Bandi e finanziamenti", una nuova piattaforma che agevola la conoscenza e l'accesso a

tutte le linee di finanziamento europee, che De Monte ha ideato e realizzato, e che mette a disposizione

del tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia, e quindi delle imprese ma anche delle istituzioni,

Comuni in primis.

Nel 2018 quasi 9 mila i rinnovi nel nuovo formato e tempi biblici per riceverla. L'assessore Ciani: «Anagrafe in sofferenza»

Due mesi per la carta d'identità elettronica il Comune punta sull'avviso a domicilio Marco Ceci Costa di più (circa 4 volte di più, 22 euro invece di 5 e spiccioli), ma i vantaggi sono

parecchi. Intanto è - decisamente - più comoda da portarsi dietro viste le dimensioni equivalenti a

quelle di una carta di credito, contiene un chip che conserva anche codice fiscale e impronte digitali,

non si strappa e consente di accedere direttamente a tutta una serie di servizi erogati dalle pubbliche

amministrazioni. È la carta d'identità elettronica (Cie), il nuovo formato al quale entro la fine del 2018

dovranno adeguarsi tutti i Comuni italiani. Una scadenza che nella città di Udine è stata comunque

rispettata già a partire dal 2 novembre 2016, da quando cioè gli sportelli dell'Anagrafe comunale

rilasciano la Carta d'identità solo in modalità elettronica.Ma nel capoluogo non è solo il fattore

economico a rendere più duro l'atterraggio sul nuovo formato. Sono infatti i tempi d'attesa il vero incubo

degli udinesi: circa due mesi per ottenere il nuovo documento. Decisamente troppi per un rinnovo.

Troppi anche per l'ente comunale: «Quello dei lunghi tempi d'attesa per il rinnovo della carta d'identità è

un tema molto sentito dall'amministrazione - ha ammesso l'assessore ai servizi demografici Alessandro

Ciani - ed è nostra intenzione tornare a breve a una situazione di normalità».Come? Con la

"prevenzione", ovvero avvisando ogni singolo cittadino (per ora via lettera, in futuro - privacy

permettendo - anche via messaggio sul telefonino) che il suo documento d'identità è in scadenza.

Questo consentirà al Comune di organizzare meglio il servizio e quindi snellire le (a volte) interminabili

liste d'attesa. Lungaggini inevitabili, a dire il vero, se si considera che il personale dell'ufficio anagrafe

predisposto al servizio è limitato e che i numeri di una città come Udine non sono propriamente

trascurabili: dal primo gennaio al 30 settembre 2018, infatti, sono state emesse 8.854 nuove carte

d'identità elettroniche, alle quali vanno aggiunte le oltre 200 che sono state rifatte a causa del chip

difettoso (su segnalazione del ministero dell'Interno). «Un disagio legato direttamente alla disponibilità

di personale - chiarisce Ciani -, che come in altri enti pubblici è in sofferenza di organico. Una volta

caricata la pratica sul sistema dell'Istituto tipografico e Zecca dello Stato, la nuova carta viene

recapitata al cittadino entro sei giorni lavorativi: il problema, insomma, non è lì. Per questo ci siamo già

mossi per procedere all'assunzione di almeno due persone che siano formate su questo specifico

servizio visto che, salvo casi eccezionali (come la partenza per un viaggio, ma solo se non c'è più il

tempo materiale per ottenere il documento elettronico, ndr) la regola è che si eroga solo il formato

elettronico».Un disagio, quello delle lunghe attese, al quale contribuisce anche la poca attenzione del

cittadino. «I problemi maggiori si riscontrano nei periodi festivi, natalizio ed estivo: non sono pochi i

residenti che si accorgono di avere il documento scaduto poco prima di partire e si rivolgono con

urgenza al Comune, ingolfando un servizio già alle prese con le sue criticità. Anche se il personale

dell'Anagrafe sta facendo un lavoro egregio per far fronte all'elevato numero di richieste. Con gli avvisi

recapitati a domicilio contiamo di sensibilizzare la cittadinanza a prenotarsi con largo anticipo (il rinnovo

si può fare già 180 giorni prima della scadenza) ed evitare così la spiacevole situazione di trovarsi per

un periodo con un documento privo di validità, scaduto. Abbiamo calcolato che a regime si ridurrebbe

notevolmente il periodo dell'attesa, rendendo il servizio più rapido e, quindi, più efficiente. Intanto

mandiamo le lettere a casa, anche ai genitori dei minori, ma è nostra intenzione passare a un sistema

di avviso tramite messaggistica sui telefonini: più immediato e meno oneroso per le casse comunali,

anche se più complesso, viste anche le limitazioni poste dalla normativa sulla privacy: sarà infatti

necessaria un'iscrizione volontaria dell'utente. Per questo, e per i motivi elencati prima, dico è

importante la collaborazione del cittadino per riuscire ad avere un servizio più funzionale e utile per

tutti».

IL PICCOLO

29 OTTOBRE

Previsti rinnovi dei vertici azzurri ma non a livel lo regionale Mal di pancia tra gli iscritti anche per le tessere low cost

Berlusconi avvia i congressi e "grazia" Savino La base si ribella Marco Ballico / trieste Silvio Berlusconi invia 5mila lettere a coordinatori e quadri dirigenti di Forza

Italia in tutte le regioni. Li informa dell'avvio della stagione congressuale e dei mega-sconti della

campagna tesseramento. Ma non accontenta chi in Friuli Venezia Giulia sperava in una svolta più

concreta: un congresso regionale, cambiando lo statuto, o, comunque, la regionalizzazione di un partito

che i sondaggi danno in ulteriore calo dopo i risultati di inizio anno.«Care amiche, cari amici», è

l'esordio di Berlusconi. Il leader azzurro, assicurando di essere «in campo con voi come sempre»,

sottolinea il «profondo rinnovamento» dei gruppi parlamentari, cambiati per il 70%, e lancia dunque i

congressi provinciali e comunali. Le date? Si parla dei primi mesi del 2019, «secondo le regole

approvate su mia proposta dal comitato di presidenza». Più che probabile che i vertici locali vengano

rinnovati prima dell'appuntamento delle europee di fine maggio. Il resto della lettera è un mix tra critiche

al governo giallo-verde e alle sue politiche «grilline, stataliste, assistenziali, demagogiche» e un

tentativo, l'ennesimo, di rianimare le truppe proprio in vista del rinnovo dell'europarlamento: «I

congressi sono un momento per chiamare a raccolta l'altra Italia, per proporle di lavorare con noi,

anche senza tessere, contribuendo alle nostre scelte sulle idee e sulle persone. Le europee saranno

un'occasione decisiva. Ci dobbiamo arrivare con un movimento rinnovato, efficiente, fatto di persone di

qualità, motivate, pronte a combattere e a vincere questa nuova battaglia di libertà».Tra le righe, lì dove

si parla dell'«altra Italia», l'ex premier infila anche la novità dell'apertura del voto anche ai non tesserati,

e dunque a liste civiche, associazioni o semplici simpatizzanti. Argomento sul tavolo dell'incontro della

prossima settimana in cui il Cavaliere, con il suo stretto collaboratore Sestino Giacomoni, illustrerà il

programma di rilancio ai coordinatori regionali. Un programma che passa anche attraverso il tentativo di

aumentare gli iscritti. In Fvg la media è di circa 3.500 iscritti ogni anno, ma evidentemente è il quadro

nazionale a non convincere se le quote vengono ora clamorosamente abbassate. È il deputato

bergamasco Gregorio Fontana a informare che il comitato di presidenza ha fissato al 30 novembre il

termine utile per avere il diritto di elettorato attivo e passivo in vista dei congressi con quota unica di

adesione a 10 euro per tutti i "volontari" (in precedenza chiamati a versare 100 euro), eletti compresi,

eccezion fatta per parlamentari nazionali ed europei e consiglieri regionali, per i quali la quota rimane di

1.000 euro. «Una beffa - sorride il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna - dato che, rispetta ndo la

precedente scadenza di luglio, avevo versato 400 euro». Dopo di che la questione è soprattutto politica.

«Credo che il congresso regionale sia un falso problema, un po' come le quote rosa - dice ancora

Ziberna -, dato che il nodo è trovare un candidato che sia di gradimento di tutti e abbia tempo e voglia

per fare il coordinatore». Ma, afferma Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, «mi

piacerebbe che Fi cominciasse a ripensarsi, almeno a livello regionale, come partito più strutturato, in

modo da poter rispondere ai bisogni dei cittadini del territorio piuttosto che assecondare letture di livello

nazionale. L'assenza di un congresso Fvg un'occasione persa? No, dato che i modelli liberistici non

mancano. Ma di certo è necessario lavorare per una rivisitazione del movimento in vista del

superamento della leadership di Berlusconi».Chi proprio non digerisce il nulla di fatto è il triestino Bruno

Marini. «Grave che nemmeno stavolta si sia previsto un congresso regionale - sottolinea il consigliere

comunale -. Solo la regionalizzazione del partito, soprattutto in una regione a statuto speciale,

consentirebbe un minimo di rilancio. Tra l'altro osservo che l'annunciato ricambio dei coordinatori è

rimasto lettera morta». Una richiesta a Savino di farsi da parte? «Non è un problema di nomi. Quello

che noto è la mancanza di iniziative regionali, credo sia la stessa Savino a volere che le cose cambino

per il bene di Fi. Può anche rimanere lei, ma è urgente che il gruppo consiliare riesca a ritrovare nel

partito un punto di riferimento»

dopo l'annuncio dello stop ad agea

Agricoltura, trasporti e turismo balneare Prove di alleanza tra Fedriga e Zaia triesteIl Fvg si è stufato dei risultati deludenti di Agea, l'ente pubblico che accompagna la Regione nella

gestione finanziaria dei fondi comunitari per l'agricoltura. Dopo anni di ritardi, il prossimo assestamento

di bilancio vedrà la giunta chiedere ai propri funzionari di studiare l'adesione all'analogo ente pagatore

condotto in proprio dal Veneto oppure la creazione di un organismo triveneto, ora che anche la

Provincia autonoma di Trento è finita in mani leghiste. La decisione di guardare al Veneto non si limita

all'agricoltura e vede anzi il governatore Massimiliano Fedriga davanti alla possibilità di imboccare

numerose strade di collaborazione, a volte certe e a volte ipotetiche, non senza il rischio che il fratello

maggiore possa fagocitare il minore. L'agricolturaL'addio ad Agea sarà uno dei primi banchi di prova

della cooperazione. Il nuovo corso non potrà cominciare prima della nuova programmazione europea,

prevista per il 2021, ma l'alleanza andrà costruita da subito. Sui circa 300 milioni a disposizione nel

periodo 2014-2020, il Fvg ha infatti speso solo l'8,25%, terza prestazione peggiore in Italia. Il 35,6% del

Veneto e il 34,7% del Trentino sembrano un miraggio e tutto viene attribuito alle lentezze di Agea. Da

qui la volontà, annunciata da Fedriga a inizio mandato, di «ispirarsi al Veneto» e non si esclude

appunto di richiedere i servizi della veneta Avepa. Con i vicini continuerà poi la collaborazione sulle

denominazioni d'origine legate a Prosecco e Pinot grigio, mentre l'assessore Sergio Bini pensa a

strategie comuni sulle esportazioni. Turismo ed economiaChe esista affinità, lo dice anche la situazione

di Finest. Partecipata dal Veneto solo al 12,7%, la società regionale si è detta pronta ad assecondare la

richiesta di Luca Zaia di modificare l'attuale oggetto societario per sostenere le aziende nostrane anche

sul piano locale e non solo in fase di internazionalizzazione. Come spiega il vicepresidente veneto,

Luca Forcolin, «si era ipotizzato di cedere le quote, poi abbiamo sviluppato una nuova strategia

speriamo congiunta». Un asse già annunciato è quello sul fronte turismo, dove Bini ha concordato con

l'omologo veneto la nascita di un marchio dell'Alto Adriatico. Il primo pensiero è per una sinergia

commerciale sul turismo balneare, nella speranza che una quota dei turisti di Iesolo e Bibione faccia

capolino anche in Fvg. Sempre che non sia il Veneto a deviare i flussi oggi diretti a Grado e Lignano.

Una calamita che la regione limitrofa potrebbe esercitare anche nel campo delle Camere di commercio:

se Pordenone tornasse autonoma, infatti, ecco che riprenderebbe a fare il pendolo tra Fvg e Treviso.

InfrastrutturePer garantire strategie turistiche vincenti, servirà un rilancio del Trieste Airport. E dopo

l'ipotesi di un abbassamento del valore del 55% in vendita, riprende forza il possibile interessamento di

Save, che già gestisce gli scali di Venezia e Treviso. C'è da chiedersi tuttavia che interesse possa

avere l'operatore veneto a rafforzare un aeroporto in potenziale concorrenza. E se la vicenda di Ronchi

si scioglierà a inizio 2019, meno ravvicinata è l'ipotetica realizzazione di una holding autostradale del

Nordest lanciata da Zaia. L'idea di un concessionario unico trova apprezzamenti trasversali, ma

metterebbe in discussione il controllo regionale su un asset fondamentale come la A4. Prima di tutto si

dovrà ottenere il rinnovo della concessione e dunque ogni convergenza è rimandata, sebbene la

collaborazione messa in campo fra i governatori di Fvg, Veneto e Trentino Alto Adige sulle concessioni

potrebbe rappresentare il collante per intavolare la trattativa sulla holding. SanitàLa collaborazione

potrebbe consolidarsi pure in campo sanitario. La giunta non ha fatto mistero di ispirarsi al Veneto nella

costruzione del nuovo nomenclatore tariffario e lo stesso farà dando maggiore spazio al privato

accreditato. Sull'altro fronte, però, il Fvg dovrà ridurre una fuga sanitaria che vede sempre più pazienti

andare a curarsi nella regione vicina. Dal Trentino potrebbe infine tornare in Fvg il manager Paolo

Bordon: un altro possibile passo verso lo scambio di esperienze fra vicini, che nel caso di Bordon

potrebbe cominciare dall'importazione dei sistemi informatici trentini per sostituire quelli attualmente

forniti da Insiel.

L'ex senatore difende la proposta di accorpamento d elle Ater lanciata da Progetto Fvg «Io presidente-ombra? Macchè, pongo solo questioni. Il mio ruolo lo deciderà il congresso»

Saro ribatte a Ziberna e Cisint «Se l'Isontino non si apre, muore» l'intervista Diego D'Amelio / trieste «Il Friuli Venezia Giulia è in crisi, disgregato dall'abolizione delle

Province. Serve dialogo fra territori e collaborazione fra Trieste, Gorizia e Monfalcone. L'Isontino morirà

se si chiude in se stesso». Ferruccio Saro, coordinatore di Progetto Fvg, ribatte così alle critiche

ricevute dai sindaci Ziberna, Cisint e Felcaro e sulla proposta di accorpamento delle Ater di Trieste e

Gorizia. Ci sarà accorpamento come in sanità? Trieste è un punto di riferimento. Si tratta di un'alleanza

e non di un disegno egemonico: un progetto di futuro basato su affinità storiche, agevolazioni fiscali e

cooperazione con la Slovenia. Stessa linea per la riforma degli enti locali? Questa è l'opinione di

Progetto Fvg, poi si ragiona. Intanto Pordenone ha resistito fino all'ultimo alla fusione con la Camera di

commercio di Udine...Saranno più le ragioni di unità che di nuova divisione. Lei ha gettato la maschera.

Da grande elettore e suggeritore di Fedriga a coordinatore di Progetto Fvg. Rimarrà segretario dopo la

nascita del partito? Mi è stato chiesto dagli amici della nostra lista, ma il mio ruolo lo deciderà il

congresso. Inutile restare dietro le quinte, giusto assumermi la responsabilità di un soggetto che diverrà

molto importante nella vita politica regionale. Ho sentito il dovere morale, davanti alla condizione

drammatica in cui si trova il Fvg. La accusano di essere il presidente-ombra...Macché, sono solo uno

che pone delle questioni. Che ruolo immagina per il vostro civismo? Vogliamo dare un tetto ai tanti che

non si riconoscono più in Forza Italia o nel Pd. Ma nessuna opa ostile: cercheremo di federare le realtà

civiche sul territorio, figlie della crisi dei partiti. Ora vogliamo chiudere al più presto il patto con

Autonomia responsabile. I rapporti con Renzo Tondo si sono appianati allora? I rapporti col movimento

di Tondo sono buoni. I berlusconiani vi accusano di fare politica trash...Dal Mas polemizza per

dimostrare che Fi è viva, ma finirà per pensarla come me. Con Riccardo Riccardi non c'è mai stato

feeling ma ora organizzate assieme incontri sulla sanità, pur pensandola in modo opposto...Un segnale

di disgelo, ma sulla riforma non ci sono vinti o vincitori. C'erano due ipotesi: il vicepresidente lo ha

sempre detto e si è scelta la soluzione meno problematica. Progetto Fvg esce dall'aula nella

discussione su Tito e compie il blitz sulle Ater. Segnali di insoddisfazione verso la gestione Fedriga?

Abbiamo tutto l'interesse che il presidente abbia successo e sia rieletto. Il rapporto è di stima e lealtà.

Ma bisogna riformare la Regione e facciamo da stimolo. Su Tito volevamo dire che il Consiglio

dovrebbe discutere di questioni reali. Un bis di Fedriga: esclude allora il tandem con Bini? Notizia senza

fondamento. Lei prima costruisce, poi si stufa e demolisce. Andrà così anche stavolta? Ci sono

momenti in cui far prevalere la pars destruens, ma in questa fase storica faremo prevalere la pars

costruens, perché è l'ultima possibilità del Fvg per uscire dal declino. La accusano di lavorare alla

moltiplicazione dei cda...La collegialità aiuta a risolvere i problemi meglio di un amministratore unico.

Fvg Strade non ha saputo nemmeno organizzare gli sfalci estivi. Proprio in quel cda Progetto Fvg ha

indicato un medico. Dov'è la competenza? Parliamo di una brava amministratrice locale. Si farà valere,

anche se ammetto che le quote rosa ogni tanto creano qualche cortocircuito nelle nomine. -- BY NC ND

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28 OTTOBRE

Rialzi ipotetici dell'86% in caso di sblocco degli importi. «Ma a Trieste e nell'Isontino niente stangate»

Roma ripensa le aliquote Irpef Rischio aumenti nei Comuni Fvg Marco Ballico / trieste I sindaci si potrebbero ritrovare con la leva in mano per rialzare le addizionali

Irpef e Imu seconde case. Ma a Trieste, Gorizia e Monfalcone, prima che i cittadini si preoccupino,

arriva la rassicurazione massima: «Non toccheremo le imposte all'insù». Una promessa che in realtà

per Trieste, almeno sull'Irpef, conta poco, dato che in città si è già arrivati all'aliquota massima dell'8 per

mille. Il 2019, dopo le misure contenute nella legge di Bilancio 2016 e prorogate fino al 31 dicembre

2018, potrebbe essere l'anno della concessione ai Comuni di deliberare aumenti rispetto alle aliquote

stabilite per il 2015. A parlarne, in occasione dell'assemblea Anci di Rimini, è stato il sottosegretario al

ministero dell'Economia e delle Finanze Laura Castelli. «Siamo convinti che la situazione vada

sbloccata, ma anche che un buon sindaco sappia calibrare con i suoi cittadini la necessità fiscale», le

parole della deputata grillina. Una «responsabilità» che viene sottolineata anche da Mario Pezzetta,

presidente regionale dell'Anci: «La questione di principio è riaffermare l'autonomia dei sindaci: chi

governa un Comune ha ben chiaro il quadro delle sue esigenze, eppure a essere messi sotto tutela

sono proprio i sindaci e mai lo Stato. Assisteremo ad aumenti generalizzati? Non è possibile saperlo,

tanto più che va ancora chiarita la questione della pace fiscale, con vari gettiti tributari in sofferenza.

Quel che è certo è che il buon senso prevarrà».Secondo una stima del Sole 24 Ore, se a fine anno il

governo sbloccherà davvero le aliquote fiscali, la possibilità di intervento sull'Irpef riguarderà 6.782

Comuni (in 4.151 l'addizionale è attualmente a zero, mentre solo in 1.187 è al tetto del 8 per mille), ma

pochi di meno, i 6.516 che hanno ancora margine per toccare la quota massima del 10,6 per mille,

potranno intervenire pure sull'Imu seconde case. All'interno di un sistema nazionale in cui l'Irpef dei

Comuni vale oggi 4,16 miliardi di euro, in Fvg la situazione è differenziata. Gorizia ha abolito

l'addizionale Irpef nel 2012, mentre a Monfalcone si rimane a zero fino ai 20 mila euro di reddito e si

sale progressivamente fino al 8 per mille sopra i 75mila euro. La media di tutti i Comuni è invece del 4,3

per mille, che si traduce in 140 euro pro capite di addizionale, con un aumento possibile dell'86%. Il

sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, pur potendo eventualmente alzare solo l'Imu seconde case,

contesta il principio: «Sbagliato spremere ancora di più i cittadini. Quello che invece dobbiamo fare è

tagliare le spesa e i costi della burocrazia. Riuscissimo a intervenire in questa direzione, potremmo

generare in un solo colpo fino a 400mila posti di lavoro». Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, conferma

invece l'intenzione di continuare a guidare una città no-Irpef: «Se usassimo l'addizionale massima,

incasseremmo 800 mila euro all'anno e potremmo risolvere non pochi problemi di amministrazione. Ma

i cittadini non hanno soldi e non ho nessuna intenzione di mettere le mani nei portafogli». Sulla stessa

linea il sindaco di Monfalcone Anna Cisint: «Da tecnico e ora da sindaco sono sempre stata contraria a

innalzare la pressione fiscale. Nei primi miei due bilanci in città l'ho non a caso ridotta di 1,5 milioni di

euro abbassando in particolare Imu e Tari. Le aliquote Irpef sono tra l'altro odiose perché generano

differenze tra la popolazione da un Comune all'altro. Per quel che potrò, cercherò di comprimere

ancora i tributi. Di certo mai li alzerò».

cultura

In arrivo 3,8 milioni per spettacoli e festival Trieste La giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Cultura, Tiziana Gibelli, ha approvato

undici avvisi pubblici per il 2019 riferiti ai settori riconducibili alle attività culturali: spettacolo dal vivo

(teatro, musica e danza), manifestazioni cinematografiche, manifestazioni espositive (arti figurative,

visive, della fotografia e della multimedialità), divulgazione umanistica e scientifica, cui si aggiunge la

novità di due bandi tematici trasversali, riguardanti Leonardo da Vinci e Aquileia negli anniversari

"tondi" della morte e della fondazione. La dotazione complessiva è di 3,8 milioni di euro e le domande

potranno essere presentate a partire dal 15 novembre e fino all'11 dicembre. I beneficiari sono enti

pubblici, soggetti privati e società cooperative.«Le novità - spiega Gibelli - riguardano in particolare i

criteri delle premialità qualitativa, fra cui spiccano quella che valorizza il partenariato e quella che

premia le connessioni con la figura e l'opera di Leonardo. Altra novità, qualora siano previsti dei biglietti

per l'acceso del pubblico ad alcune iniziative progettuali, dovranno essere garantite condizioni

agevolate per gli ultra sessantacinquenni».

sanità

«Piena collaborazione sulle cure oncologiche» Trieste La mancata realizzazione di una rete oncologica Fvg? La "guerra" tra Cro e Udine? «Forse

riguarda la politica, non certamente noi». Gianpiero Fasola, Alessandra Guglielmi, Fabio Puglisi e

Michele Spina, direttori di Oncologia di Udine, Trieste e del Cro di Aviano intervengono su un nodo

irrisolto. Spiegando di avere assunto da anni, attraverso le associazioni di rappresentanza Cipmpo e

Aiom, «ogni azione possibile, con le amministrazioni regionali, per favorire la nascita di una rete

oncologica. Tutto documentato da iniziative che ci hanno visto uniti anche con il supporto di prestigiose

collaborazioni, quali la scuola di direzione aziendale della Bocconi». La rete viene dunque vista non

come «competizione, ma come collaborazione tra gli ospedali e i professionisti, non solo gli oncologi,

per aiutare i pazienti. La regia? Non può che essere della Regione». Di più. «Crediamo non vi sia mai

stata, nella storia recente, una tale collaborazione tra le strutture di oncologia Fvg», proseguono i

direttori citando il riferimento sistematico dei pazienti per il trattamento nell'ambito di studi clinici, con le

terapie più innovative, l'organizzazione comune di eventi formativi, il recente gruppo di lavoro sui

percorsi di cura integrati per i tumori di testa e collo. Iniziative che «hanno fatto crescere la credibilità a

livello nazionale», con rapporti stretti tra oncologia di Udine e Cro, «partner di lavori molto apprezzati

presentati ai più importanti appuntamenti internazionali, fino al congresso europeo di Monaco della

scorsa settimana», e che pure collaborano nella scuola di specializzazione dell'ateneo friulano. --

27 OTTOBRE

Levata di scudi contro la fusione con l'azienda tri estina ipotizzata da Progetto Fvg. Pizzimenti media

I sindaci "amici" dell'Isontino stoppano la riforma delle Ater Diego D'Amelio / trieste L'ipotesi di riforma dell'edilizia popolare scocca un altro fulmine sull'Isontino e

i sindaci di Gorizia, Monfalcone e Cormons tuonano contro la proposta di Progetto Fvg di arrivare alla

fusione fra Ater di Trieste e di Gorizia. Anna Maria Cisint e Rodolfo Ziberna hanno già dovuto accettare

in ambito sanitario il futuro accorpamento delle due ex province in un'unica area vasta e l'idea che la

stessa cosa si riproponga per le Ater non va giù ai primi cittadini. Un messaggio ai civici guidati da

Sergio Bini e Ferruccio Saro, ma anche alla giunta regionale, che nel cassetto ha un'ipotesi di riforma

sovrapponibile a quella di Progetto Fvg. Non è un caso allora che Cisint chieda e ottenga in giornata un

incontro con l'assessore al Territorio, Graziano Pizzimenti, per farsi garantire che nulla sia ancora

deciso. Cisint, Ziberna e il loro collega di Cormons, Roberto Felcaro, scrivono una nota congiunta,

definendo l'idea dei civici «irricevibile nel metodo e nel merito: preliminare a ogni decisione è la

conoscenza della realtà locale e non è pensabile che si calino dall'alto soluzioni prefabbricate». I tre

sindaci concordano con la scelta di innalzare i requisiti di residenza, «perché sono evidenti le

distorsioni delle modalità di assegnazione degli alloggi». Ma affermano anche che «quella di Progetto

Fvg è una proposta che non tiene in alcun conto le necessità di una governance che possa essere

capace di affrontare i bisogni e le specificità dell'Ater che opera nel nostro ambito provinciale, la cui

autonomia deve essere garantita». Dopo le critiche incassate in commissione da Piero Camber (Fi),

Antonio Calligaris (Lega) e Claudio Giacomelli (Fdi), i civici vengono accusati anche dal coordinamento

goriziano dei meloniani. Per i patrioti isontini, «l'ipotesi di accorpamento spiazza e preoccupa. Il

presidente Fedriga è stato sostenuto dal nostro partito sulla base di un programma che prevedeva una

razionalizzazione degli organismi regionali ma non la cancellazione dell'Isontino dalla carta geografica.

Quest'ultimo obiettivo sembra invece essere comune denominatore di tutti i progetti caldeggiati se non

addirittura promossi da Progetto Fvg e dal suo coordinatore Ferruccio Saro, partendo dalla sanità,

passando per le Ater e arrivando al futuro assetto dei territori nel post Uti. Combatteremo questi

progetti su tutti i tavoli». In una polemica tutta interna al centrodestra, tocca al capogruppo Mauro Di

Bert stemperare il balzo in avanti di Progetto Fvg: «Stiamo tutti lavorando per il bene comune. Si faccia

insieme una riflessione e si giunga a una decisione condivisa: meglio non aggiungere altre

considerazioni per non acuire i fraintendimenti, fermo restando l'assoluto rispetto per la volontà dei

diversi territori e della coalizione». A tranquillizzare gli isontini è pure l'assessore al Territorio, Graziano

Pizzimenti, che ribadisce come «nulla è ancora deciso: una bozza di riforma esiste ma non è stata

sottoposta nemmeno all'attenzione del presidente Fedriga, perché serve una discussione preliminare

con gruppi consiliari, sindaci e altri soggetti interessati. Prima di decidere serve l'ascolto, ma per

ascoltare bisogna avere qualcosa da proporre, sebbene io sia aperto a qualsiasi soluzione condivisa».

Decine di esponenti di ogni schieramento alla presentazione dell'attività del sodalizio dedicato al forzista scomparso

Debutta a Gorizia la scuola politica ispirata alla lezione lasciata da Romoli Marco Bisiach / gorizia «Questa scuola può dare una prospettiva nuova a chi vuole fare politica, o

semplicemente confrontarsi con la politica, senza perdere di vista l'obiettivo finale che deve essere il

bene comune, e non un gioco di potere». Quella del presidente della Regione Massimiliano Fedriga è

una buona sintesi del senso profondo della Scuola di formazione politica Ettore Romoli, presentata ieri

sera a Gorizia. Perché fin dai suoi primi passi la realtà nata per portare avanti il ricordo e l'eredità

umana e professionale di Romoli ha lanciato un messaggio di dialogo e collaborazione. E per capirlo

bastava dare un'occhiata alle presenze (oltre 150 persone) nella sala storica dell'Ugg, assolutamente

trasversali. Il deputato forzista Guido Germano Pettarin, fuori regione, ha inviato un messaggio, così

come il sindaco di Nova Gorica Matej Arcon, ma c'erano ad esempio tra il pubblico gli ex parlamentari

Ferruccio Saro e Manuela Di Centa, l'assessore regionale Sebastiano Callari e i sindaci di Trieste e

Monfalcone Roberto Dipiazza e Anna Cisint, e pure molti amministratori dell'Isontino (come quelli di

Savogna, San Floriano e Doberdò del Lago) politicamente appartenenti allo schieramento opposto a

quello di Romoli. Del resto la Scuola si presenta - per usare le parole del figlio di Romoli, Andrea, che è

anche presidente del sodalizio - come «la casa di tutti, persone con idee irriducibilmente diverse, di

destra, di sinistra o di tutto ciò che questi schieramenti diventeranno in futuro, ma capaci di parlare,

confrontarsi e fare comunità». I valori dell'iniziativa, che sono poi quelli che erano propri di Ettore

Romoli, sono stati elencati nei tanti interventi che si sono susseguiti. Il sindaco di Gorizia Rodolfo

Ziberna ha parlato di trasparenza e coerenza nell'azione politica, il presidente del Consiglio regionale

Piero Mauro Zanin di etica, rispetto, onore, aggiungendo che la politica come la intendeva Romoli è «un

senso del dovere verso la collettività» che va riscoperto oggi. E ancora il governatore Fedriga ha

ricordato l'onestà intellettuale di Romoli, assicurando di essere pronto a sostenere il progetto e di voler

partecipare agli incontri «per imparare a mia volta qualcosa». Ma ieri sera c'è stata anche occasione

per svelare i primi appuntamenti in programma. Tra un mese circa, presumibilmente a Gorizia, si terrà

un workshop sulla progettazione transfrontaliera (il giornalista Livio Semolic con parole molto

significative ha ricordato il ruolo da precursore di Romoli, con l'idea del Gect) a cui parteciperanno

Pettarin e il deputato sloveno Matjaz Nemec: si parlerà di potenzialità turistiche del Goriziano senza

confini, di integrazione dei servizi per i cittadini, e della candidatura congiunta di Nova Gorica e Gorizia

a capitale europea della cultura. Poi all'orizzonte ci sono due seminari di carattere più tecnico, gratuiti e

aperti a tutti, uno sulla comunicazione non verbale, in politica e non solo, e uno sull'implementazione di

strategie digitali. Le date restano da definire, così come le sedi, con la Scuola che chiede in tal senso la

collaborazione degli amministratori di tutta la regione.

legge della tutela

Sloveno negli uffici In arrivo 27 assunzioni Trieste «Con il riparto odierno di 3,2 milioni di euro garantiamo l'operatività della Rete per l'uso della

lingua slovena nella pubblica amministrazione, con 27 assunzioni destinate agli sportelli amministrativi

in attuazione dello statuto della Regione autonoma e delle norme per la tutela delle minoranze». Così

l'assessore alle Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, ha commentato ieri

l'approvazione, da parte della giunta regionale, della delibera con cui viene approvato il riparto di

3.240.000 euro in tre anni per l'assunzione di personale in lingua slovena a tempo

determinato.Contestualmente, la giunta ha approvato lo schema di convenzione per l'adesione alla

Rete che deve essere sottoscritto da parte dell'ente interessato singolarmente o in qualità di ente

capofila nel caso di sportelli linguistici attuati in forma associata tra più enti. La firma della convenzione

è precondizione per l'attribuzione dei contributi.I fondi sono così ripartiti: 40 mila euro l'anno per tre anni

vanno ai Comuni di Faedis, Taipana, Lusevera, Nimis, Attimis (in associazione), a Resia, Duino

Aurisina, Monrupino, San Dorligo della Valle, Sgonico e Muggia, a Ronchi dei Legionari e Monfalcone

(in associazione), a Doberdò del Lago, Savogna d'Isonzo con Sagrado, San Floriano del Collio con

Cormons e Cividale del Friuli.Inoltre, lo stesso importo è assegnato alle Aziende per l'assistenza

sanitaria Asuits, Asuiud, Aas 2 Bassa Friulana-Isontina, Aas 3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli,

all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa Fvg) e alla Camera di Commercio Industria

Artigianato e Agricoltura Venezia Giulia.Importi di 80 mila euro l'anno per tre anni sono invece

riconosciuti ai Comuni di Torreano, Pulfero, Savogna, Grimacco, Drenchia, Stregna, San Pietro al

Natisone, San Leonardo, Prepotto, a Trieste e a Gorizia (due unità di personale ciascuno). Infine, 120

mila euro l'anno per tre anni vanno allo sportello plurilingue dei Comuni di Malborghetto Valbruna e

Tarvisio. Sempre ieri la giunta, su proposta di Roberti, ha esaminato le norme relative alla gestione

associata dei Servizi sociali dei Comuni, eliminando l'obbligatorietà della governance tramite le Uti e,

quindi, reintroducendo l'assemblea dei sindaci.

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO