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REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE Impronta documento: 48472961B02E3FD94AEB0E5BD2ADE4D37A9827DB (Rif. documento cartaceo F2422DE4FB4A6612C9B8989590D0B5624FAD36DA, 74/01//VAA_L) Nessun impegno di spesa Numero: 60/VAA Data: 03/08/2015 Pag. 1 Luogo di emissione: …… DECRETO DEL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE VALUTAZIONI E AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI N. 60/VAA DEL 03/08/2015 Oggetto: D.lgs. 152/2006, art 22 e ss. VIA positiva con prescrizioni. Progetto Rifiorimento delle scogliere soffolte e costruzione scogliera emersa nel tratto di costa compreso tra il porto di Fano e Baia Metauro. Proponente Comune di Fano IL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE VALUTAZIONI E AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI - . - . - VISTO il documento istruttorio riportato in calce al presente decreto, dal quale si rileva la necessità di adottare il presente atto; RITENUTO, per i motivi riportati nel predetto documento istruttorio e che vengono condivisi, di emanare il presente decreto; VISTO l’articolo 16 bis della legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20; VISTA la DGRM n° 78 del 27/01/2014 con la quale sono state individuate, nell’ambito del Gabinetto del Presidente, della Segreteria Generale e dei Servizi, le Posizioni dirigenziali individuali e di funzione e sono stati assegnati i relativi incarichi dirigenziali; - D E C R E T A - DI RILASCIARE PROVVEDIMENTO POSITIVO DI VIA CON PRESCRIZIONI per il progetto denominato “Rifiorimento delle scogliere soffolte e costruzione scogliera emersa nel tratto di costa compreso tra il porto di Fano e Baia Metauro” proposto dal Comune di Fano. Le prescrizioni di cui agli Allegati A e B al presente decreto ne costituiscono parte integrante e sostanziale. DI RAPPRESENTARE CHE IL PRESENTE PROVVEDIMENTO DI VIA COMPRENDE ai sensi e per gli effetti dell’articolo 5, comma 10, della l.r. 26 marzo 2012, n. 3 L’AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA di cui all’art. 146 del D.Lgs. 42/2004 DI RAPPRESENTARE che nel corso del procedimento di VIA non sono pervenute osservazioni DI TRASMETTERE il presente provvedimento al Comune di Fano e al Dipartimento di Pesaro di ARPAM, alla Provincia di Pesaro e Urbino - Servizio 10 - Ambiente, Agricoltura, Fonti Rinnovabili e Pianificazione Ambientale, alla Capitaneria di Porto - Ufficio Circondariale Marittimo di Fano, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per le Marche, Dipartimento di Prevenzione di Fano dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, all’ A.A.T.O. 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino, all’ASET S.p.A. e al

DECRETO DEL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE ......presentazione del progetto mediante la pubblicazione di apposito avviso, in data 08/05/2015 sul seguente quotidiano a diffusione

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Page 1: DECRETO DEL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE ......presentazione del progetto mediante la pubblicazione di apposito avviso, in data 08/05/2015 sul seguente quotidiano a diffusione

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

Impronta documento: 48472961B02E3FD94AEB0E5BD2ADE4D37A9827DB (Rif. documento cartaceo F2422DE4FB4A6612C9B8989590D0B5624FAD36DA, 74/01//VAA_L) Nessun impegno di spesa

Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

Pag.

1

Luogo di emissione:

……

DECRETO DEL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE VALUTAZIONI E AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI

N. 60/VAA DEL 03/08/2015

Oggetto: D.lgs. 152/2006, art 22 e ss. VIA positiva con prescrizioni. Progetto Rifiorimento delle scogliere soffolte e costruzione scogliera emersa nel tratto di costa compreso tra il porto di Fano e Baia Metauro. Proponente Comune di Fano

IL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE VALUTAZIONI E AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI

- . - . -

VISTO il documento istruttorio riportato in calce al presente decreto, dal quale si rileva la necessità di adottare il presente atto;

RITENUTO, per i motivi riportati nel predetto documento istruttorio e che vengono condivisi, di

emanare il presente decreto; VISTO l’articolo 16 bis della legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20; VISTA la DGRM n° 78 del 27/01/2014 con la quale sono state individuate, nell’ambito del

Gabinetto del Presidente, della Segreteria Generale e dei Servizi, le Posizioni dirigenziali individuali e di funzione e sono stati assegnati i relativi incarichi dirigenziali;

- D E C R E T A - DI RILASCIARE PROVVEDIMENTO POSITIVO DI VIA CON PRESCRIZIONI per il progetto denominato “Rifiorimento delle scogliere soffolte e costruzione scogliera emersa nel tratto di costa compreso tra il porto di Fano e Baia Metauro” proposto dal Comune di Fano. Le prescrizioni di cui agli Allegati A e B al presente decreto ne costituiscono parte integrante e sostanziale. DI RAPPRESENTARE CHE IL PRESENTE PROVVEDIMENTO DI VIA COMPRENDE ai sensi e per gli effetti dell’articolo 5, comma 10, della l.r. 26 marzo 2012, n. 3 L’AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA di cui all’art. 146 del D.Lgs. 42/2004 DI RAPPRESENTARE che nel corso del procedimento di VIA non sono pervenute osservazioni DI TRASMETTERE il presente provvedimento al Comune di Fano e al Dipartimento di Pesaro di ARPAM, alla Provincia di Pesaro e Urbino - Servizio 10 - Ambiente, Agricoltura, Fonti Rinnovabili e Pianificazione Ambientale, alla Capitaneria di Porto - Ufficio Circondariale Marittimo di Fano, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per le Marche, Dipartimento di Prevenzione di Fano dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, all’ A.A.T.O. 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino, all’ASET S.p.A. e al

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

……

Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia, alla P.F. Economia Ittica, Fiere e Mercati, alla P.F. Tutela delle Risorse Ambientali, alla P.F. Difesa del Suolo ed Autorità di Bacino e alla P.F. Tutela del mare di questa Regione DI RAPPRESENTARE che il presente provvedimento è rilasciato ai soli fini di cui al titolo III della Parte Seconda del D.Lgs. n. 152/2006 e della LR n. 3/2012 e non sostituisce altra autorizzazione di competenza di questa o di altre amministrazioni. DI PUBBLICARE per estratto il presente decreto sul Bollettino Ufficiale della Regione Marche DI PUBBLICARE integralmente il presente provvedimento sul sito web dell’autorità competente all’indirizzo: http://www.ambiente.regione.marche.it/Ambiente/Valutazionieautorizzazioni/ValutazionediImpattoAmbientale/tabid/86/ctl/Dettaglio/mid/626/Impianto/640/Ditta/488/ID_proc/1280/Tipo/VIA/directory/V00615/Default.aspx DI RAPPRESENTARE, ai sensi dell’art. 3, c. 4, della Legge n. 241/90, che contro il presente provvedimento può essere proposto ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale entro 60 giorni dalla data di ricevimento del presente atto. Entro 120 giorni può, in alternativa, essere proposto ricorso straordinario al Capo dello Stato, ai sensi del D.P.R. 24 novembre 1971 n. 1199; Si attesta inoltre che dal presente decreto non deriva né può derivare un impegno di spesa a carico della Regione.

IL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE (David Piccinini)

- DOCUMENTO ISTRUTTORIO -

1. NORMATIVA, ATTI e DOCUMENTI di RIFERIMENTO

‐ Decreto del Ministero dell’Ambiente 24 gennaio 1996 “Direttive inerenti le attività istruttorie per il rilascio delle autorizzazioni di cui all'art. 11 della legge 10 maggio 1976, n. 319, e successive modifiche ed integrazioni, relative allo scarico nelle acque del mare o in ambienti ad esso contigui, di materiali provenienti da escavo di fondali di ambienti marini o salmastri o di terreni litoranei emersi, nonché da ogni altra movimentazione di sedimenti in ambiente marino.”;

‐ Legge 31 luglio 2002, n. 179 “Disposizioni in materia ambientale”, articolo 21; ‐ Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi

dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.”; ‐ Deliberazione Amministrativa di Consiglio Regionale 2 febbraio 2005, n. 169 “Piano di gestione

integrata delle aree costiere legge regionale 14 luglio 2004, n. 15.”; ‐ Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”; ‐ Deliberazione di Giunta Regionale n. 868 del 21/07/2014 “L.R. 46/92 – Adozione della “Variante

al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere”, di cui alla L.R. 15/2004”; ‐ Decreto del Dirigente della Posizione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali n. 103

del 17/10/2014 “Dlgs 152/2006 DGRM 1813/10. Screening di Valutazione Ambientale Strategica

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REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

……

della variante al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere Autorità procedente: Giunta Regione Marche, Servizio ITE. Esclusione con prescrizioni”;

‐ Parere positivo di valutazione di incidenza sulla variante al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere della Provincia di Pesaro e Urbino del 04/11/2014;

‐ Deliberazione di Giunta Regionale n. 1271 del 17/11/2014 “Proposta di deliberazione di competenza del Consiglio regionale concernente: L.R. 46/92 - Adozione definitiva della Variante al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere”;

‐ Deliberazione Amministrativa di Consiglio Regionale 20 gennaio 2015, n. 120 “Lr 46/92 - Adozione definitiva della 'Variante al Piano di gestione integrata delle aree costiere”;

‐ Decreto del Dirigente della Posizione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali n. 8 del 23/02/2015. Ai sensi del punto 7, lettera n), dell’All. IV alla parte seconda del d.lgs. n. 152/06, le opere di

difesa costiere devono essere sottoposte a preventiva verifica di assoggettabilità; la L.R. Marche n. 3/2012, All. B1, punto 3, lettera f), pone in capo alla Regione la competenza in merito al procedimento di verifica di assoggettabilità delle opere di difesa costiera.

Il progetto di cui trattasi è stato sottoposto a verifica di assoggettabilità che sì è conclusa con Decreto del Dirigente della Posizione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali (DDPF VAA) n. 8 del 23/02/2015, che ne ha disposto l’assoggettamento a VIA .

Poiché l’intervento, inoltre, ricade in area tutela per legge ai sensi e per gli effetti dell’art. 142, c.1, lettera a), del D.Lgs. 42/2004 esso deve acquisire l’autorizzazione paesaggistica di cui all’art. 146 del medesimo decreto che, ai sensi dell’art. 5, comma 10, della L.r. n. 3/2012 è compresa nel provvedimento di VIA.

2. MOTIVAZIONE 2.1 ITER DEL PROCEDIMENTO

A seguito del provvedimento conclusivo del procedimento di verifica di assoggettabilità DDPF n. 8 del 23/02/2015 che ha disposto l’assoggettamento a VIA, il Comune di Fano, con nota prot. n. 30013 del 04/05/2015, consegnata a mano in data 05/05/2015 (ns. prot. 318449/VAA del 06/05/2015), ha depositato istanza di Valutazione di Impatto Ambientale (nel seguito VIA) ai sensi e per gli effetti dell’art. 23 del d.lgs. n. 152/06 e dell’art. 12 della L.R. n. 3/2012 per il progetto denominato “Rifiorimento delle scogliere soffolte e costruzione scogliera emersa nel tratto di costa compreso tra il porto di Fano e Baia Metauro.”

Gli elaborati depositati a corredo della succitata istanza sono i seguenti: ‐ Deliberazione di Giunta Comunale n. 144/2015; ‐ Elaborato A – Relazione Generale illustrativa; ‐ Elaborato B – Relazione tecnica specialistica; ‐ Elaborato B1 – Allegato alla Relazione tecnico specialistica – analisi granulometriche; ‐ Tav 1 – Inquadramento del paraggio su carta nautica; ‐ Tav 2 – Planimetria stato attuale (rilievo batimetrico aprile 2015); ‐ Tav 3:1 – Sezioni stato attuale (scogliere esistenti dalla 1 alla 5); ‐ Tav 3:2 – Sezioni stato attuale (scogliere esistenti dalla 6 alla 10); ‐ Tav 4:1 – Planimetria progetto generale; ‐ Tav 4:2 – Planimetria progetto generale (sezioni tipo degli interventi); ‐ Tav 4:3 Sovrapposizione del progetto generale alla planimetria catastale; ‐ Tav 5:1 – Planimetria 1° stralcio funzionale; ‐ Tav 5: 2 – Planimetria 2° stralcio funzionale; ‐ Tav 6:1 – Sezioni trasversali e longitudinali delle opere in progetto (sezioni dalla 1 alla 6);

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REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

……

‐ Tav 6:2 – Sezioni trasversali e longitudinali delle opere in progetto (sezioni dalla 7 alla SE10 – SN1 – SN2);

‐ Tav 7 – Profili trasversali degli scarichi a mare; ‐ Relazione di Verifica dell’interesse archeologico art 95 D.lgs. 163/2006; ‐ Relazione geologica e geomorfologica; ‐ Studio di Impatto Ambientale (SIA) e relativi allegati; ‐ Sintesi non Tecnica del SIA: ‐ Certificato d’Assetto territoriale; ‐ Relazione paesaggistica; ‐ Copia dell’avviso di trasmissione.

Ai sensi dell’art. 24 del d.lgs. n. 152/06, dell’art. 13, c. 1, della L.R. n. 3/2012 e come dichiarato nell’istanza depositata ai fini dell’avvio del presente procedimento, il proponente ha dato notizia della presentazione del progetto mediante la pubblicazione di apposito avviso, in data 08/05/2015 sul seguente quotidiano a diffusione regionale: Il Resto del Carlino. Verificata la completezza formale della documentazione depositata, con nostra nota prot. n. 326306/VAA/P del 08/05/2015, è stata data comunicazione di avvio del procedimento ai sensi degli articoli 7 e 8 della L. 241/1990 ed è stata indetta la Conferenza di Servizi (nel seguito CdS) istruttoria ai sensi dell’art. 14 e ss. della L. 241/90, dell’art. 25, comma 3, del d.lgs. n. 152/06 e dell’art. 14, comma 2, della L.R. Marche n. 3/2012, convocando, contestualmente, la prima riunione di tale Conferenza per il giorno 04/06/2015. Quali componenti della CdS istruttoria sono stati individuati i seguenti soggetti:

Comune di Fano, Settore 5 – Servizi LLPP e Urbanistica, U.O. Porto e Difesa della Costa e Settore 1 - Servizio Risorse Umane e Tecnologiche, U.O. Ambiente

ARPAM, Dipartimento di Pesaro Provincia di Pesaro e Urbino, Servizio 10 - Ambiente, Agricoltura, Fonti Rinnovabili e

Pianificazione Ambientale Capitaneria di Porto, Ufficio Circondariale Marittimo di Fano Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Regionale per i Beni

Culturali e Paesaggistici delle Marche, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche e Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche;

A.A.T.O. 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino; ASET S.p.A Regione Marche, Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia, P.F. Economia Ittica, Fiere e

Mercati, P.F. Tutela delle Risorse Ambientali, P.F. Difesa del Suolo ed Autorità di Bacino e P.F. Demanio idrico, ciclo idrico integrato e tutela del mare

La Comunicazione di avvio del procedimento è stata inoltrata, per conoscenza, anche al Servizio 12 – Urbanistica, Pianificazione Territoriale, VIA, VAS, Aree protette della Provincia di Pesaro e Urbino, in qualità di autorità competente alla Valutazione di Incidenza, già acquisita nel corso del procedimento di verifica di assoggettabilità. Successivamente, con P.E.C. del 25/05/2015, (ns prot. n. 372749/VAA/A del 27/05/2015), il Dirigente del Settore 5 – Servizi LLPP e Urbanistica del Comune di Fano, ha trasmesso alla scrivente il contributo ricevuto dal Dipartimento di Prevenzione di Fano dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale – ASUR (loro prot. n. 39592 del 14/05/2015); di tale ente, infatti, questa Autorità Competente deve avvalersi per lo svolgimento delle attività tecnico-scientifiche relative alle procedure di VIA e, in

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REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

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particolare, per gli aspetti relativi alla tutela della salute della popolazione, ciò ai sensi e per gli effetti dell’art. 6, comma 1, della l.r. n. 3/2012, come recentemente modificato dalla l.r. n. 1/2015. Con ns nota prot. n. 378224/VAA/P del 28/05/2015, la CdS istruttoria è stata integrata con suddetto Dipartimento dell’ASUR, omesso in prima istanza per mero errore materiale ed il contributo istruttorio di tale Ente è stato inviato a tutti i componenti della Conferenza medesima. Il Dipartimento di Prevenzione ASUR di Fano è stato, quindi, invitato a partecipare ai lavori della CdS, evidenziando che qualora ciò non fosse stato possibile, il contributo istruttorio già agli atti sarebbe stato considerato quale definitivo. Con nota prot. n. 4671 del 28/05/2015, acquisita agli atti con prot. n. 391005/VAA/A del 03/06/2015, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche ha inviato il proprio contributo istruttorio. Come convenuto al termine della riunione della CdS del 04/06/2015, la bozza di verbale, redatta dal Responsabile di Procedimento, è stata inviata a tutti i soggetti presenti tramite posta elettronica ordinaria in data 05/06/2015, chiedendo la trasmissione per le vie brevi di eventuali modifiche alla stessa entro il 10/06/2015. Recepite le modifiche e integrazioni richieste con nostra nota prot. n. 432772/VAA/P del 17/06/2015 il verbale definitivo della riunione del 04/06/2015 della CdS istruttoria è stato inviato a tutti i componenti della stessa. Con nostra nota prot. n. 456750/VAA/P del 25/06/2015 è stata convocata la seconda riunione della Conferenza di Servizi istruttoria per il giorno 09/07/2015. Con nota prot. n. 22217 del 29/06/2015, acquisita agli atti della scrivente con prot. n. 482690/VAA/A del 02/07/2015, il Dipartimento ARPAM di Pesaro ha inviato il proprio contributo istruttorio. Con nota ID 8765497 del 09/07/2015, il Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia ha inviato il parere di competenza. Come convenuto al termine della riunione della CdS del 09/07/2015, la bozza di verbale è stata inviata a tutti i soggetti presenti tramite posta elettronica ordinaria in data 09/07/2015, chiedendo la trasmissione per le vie brevi di eventuali modifiche alla stessa entro il 15/07/2015. Le precisazioni inviate dai convenuti sono state interamente recepite nel verbale definitivo inviato a tutti i componenti della Conferenza istruttoria con ns nota prot n. 515662/VAA/P del 16/07/2015. Con nota prot. n. 7465 del 15/07/2015 l’Ufficio Circondariale marittimo di fano del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha inviato il proprio contributo istruttorio, acquisito agli atti con prot. n. 517036/VAA/A. Con nota prot. n. 520834/VAA/P del 20/07/2015 il succitato contributo istruttorio della Capitaneria di Porto fi Fano è stato inviato a tutti i componenti della Conferenza di Servizi. 2.2 DESCRIZIONE del PROGETTO (sintesi degli elaborati progettuali incluso il SIA) Nel corso del procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA del progetto in esame è stata rilevata la necessità di presentare un progetto complessivo dell’intervento di difesa previsto nell’Unità Fisiografica

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

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(UF) n. 6, chiarendo quale sia l’attuazione per stralci prevedibile e valutando i possibili effetti in termini di efficacia difensiva e ambientali sia dei singoli stralci che dell’intero intervento. Ciò considerato, il proponente ha presentato per il presente procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) il Progetto Generale dell’intervento di difesa previsto nell’UF n. 6, individuando all’interno di esso due diversi e successivi Stralci. Il progetto presentato è conforme al Piano di gestione Integrata delle Aree Costiere (PGIAC) approvato con DACR n. 169/2005 e modificato con DACR 120/2015. Caratteristiche del sito di intervento Il Progetto Generale interessa gran parte dell’UF n. 6, come individuata dal Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere (PGIAC); questo tratto della costa marchigiana, di lunghezza complessiva pari a circa 3,6 km, è compreso tra due elementi contrastanti per le loro caratteristiche ambientali, ma particolarmente significativi per il ruolo che svolgono nel contesto della morfodinamica costiera. In particolare essi sono:

a sud il contesto ambientale naturale della foce del fiume Metauro a nord l’elemento antropico del porto di Fano.

Il litorale presenta allo stato attuale opere di protezione per complessivi 2,98 km (pari all’83% della lunghezza totale. Le principali opere esistenti sono costituite da: scogliere emerse (0,95 Km), scogliere sommerse (0,25 km), opere miste (1,28 km) con la presenza di 7 pennelli. Dal punto di vista sedimentologico, la spiaggia emersa è qui costituita da materiale ghiaioso. Il sistema di difesa del tratto di costa compreso tra il porto di Fano e la foce del Metauro è formato, da sud est verso nord ovest, da 11 setti di scogliere emerse seguite da 10 setti di scogliere sommerse allineate con le emerse, da tratti di difese radenti, di cui la più consistente è quella situata a difesa di Viale Ruggeri e, infine, da un grande pennello collocato in posizione centrale rispetto alle scogliere sommerse. L’unico tratto senza opere, se si escludono tre piccoli pennelli, è quello compreso tra la fine delle emerse ed il molo foraneo del porto di Fano. Le opere di difesa realizzate nel corso degli anni sono conseguenti alla forte erosione la cui causa primaria e principale è la mancanza degli apporti solidi dal Metauro, bloccati dalle opere trasversali di regolazione del fiume, o dall’estrazione degli inerti effettuata prima del 1974. La costruzione delle barriere emerse, in sinistra della foce, ha difeso il litorale retrostante ma ha spostato l’erosione sottoflutto cioè verso il porto. Lo spostamento dell’erosione è dovuto al fatto che la corrente longitudinale prodotta dalle onde frangenti è prevalentemente diretta, nel paraggio di Fano considerato, verso Nord Ovest, vale a dire dalla foce al porto. Ciò ha determinato, in corrispondenza dell’ultimo setto di scogliere verso il porto, un gradiente nella corrente longitudinale la cui conseguenza è l’arretramento del litorale sottoflutto delle scogliere. Il materiale ghiaioso della spiaggia emersa è stato spostato verso il porto. Per contrastare il fenomeno erosivo e cercare di attenuare gli effetti negativi sottoflutto, si è deciso di costruire delle barriere sommerse in prosecuzione delle emerse. Tali strutture, tuttavia, non sono riuscite a bloccare il fenomeno erosivo nella zona protetta ed hanno prodotto un’erosione sottoflutto dell’ultimo setto verso il porto. Anche il pennello, realizzato successivamente, ha contribuito a separare il sistema di correnti che si genera lato terra delle barriere sommerse in due zone, ma non ha contribuito a ridurre gli allagamenti delle abitazioni e delle infrastrutture esistenti in occasione delle mareggiate più violente. L’esame del clima meteomarino del paraggio ha confermato le analisi storiche poiché le ondazioni che influenzano il trasporto solido costiero e quindi il regime del litorale in oggetto sono quelle provenienti da Est – Sud Est. Le onde provenienti da Nord Est pur di altezza e frequenza elevata si dispongono,

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Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

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Luogo di emissione:

……

per effetti della rifrazione, con i fronti paralleli alla linea di costa e la componente della corrente longitudinale si attenua rispetto alle onde da Scirocco Levante che conservano maggiori angoli di inclinazione dei fronti rispetto alla costa. Caratteristiche principali del progetto proposto Gli obiettivi del Progetto Generale sono:

mettere in sicurezza i tratti di litorale a forte rischio di allagamento (via Ruggeri, zone a sud del Bersaglio);

ridurre l’erosione nel tratto situato al termine delle barriere sommerse; migliorare le condizioni ambientali in tempo di pioggia degradate dalla presenza a riva dei

recapiti degli scolmatori; ripristinare, nel lungo periodo, la continuità di tutta la spiaggia ricostruendo una spiaggia emersa

senza opere rigide. Il Primo Stralcio Funzionale prevede

la trasformazione di sette dei dieci setti esistenti di scogliere sommerse (individuate nelle tavole di progetto con la sigla SE seguita da un numero progressivo da sud verso nord) in scogliere emerse (sino alla quota +1.50 m s.l.m.m.), di cui quattro setti localizzati a nord – ovest del pennello di viale Ruggeri (SE7, SE8, SE9 e SE10) e tre localizzati a sud est del medesimo pennello (SE1, SE2 e SE3); questi sono gli ultimi tre in adiacenza delle emerse già presenti e serviranno a schermare la spiaggia retrostante dalla direzione delle onde incidenti più intense.

La realizzazione di due nuovi setti di scogliere emerse (individuate nelle tavole di progetto con la sigla SN seguita da un numero progressivo da sud verso nord) in prosecuzione verso nord dei quattro nuovi setti di scogliere emerse derivanti dalla trasformazione delle sommerse (SN1 e SN2);

L’effettuazione di un primo intervento di ripascimento da collocare alla fine delle scogliere emerse per attenuare l’effetto negativo sottoflutto in attesa del completamento della costruzione degli altri setti;

L’adeguamento degli scarichi a mare dei due scolmatori di piena insistenti sulla spiaggia di interesse a quanto previsto dalle Norme Tecniche di attuazione del Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA), il quale prevede che in presenza di opera di difesa rigide tali recapiti vengano portati al di là delle stesse

Il primo stralcio funzionale prevede, quindi, a sud del pennello di viale Ruggeri il permanere di barriere sia emerse che sommerse. La scelta di intervenire in questo modo nel tratto a sud del pennello è stata fatta valutando che la spiaggia in adiacenza è più stabile, proprio per la presenza del pennello; si fa rilevare, inoltre, che tale tratto è privo di abitazioni in pericolo. I tre setti trasformati in scogliere emerse proteggeranno, secondo la direzione delle onde incidenti, le infrastrutture retrostanti. Per quando riguarda la circolazione idrodinamica il funzionamento resterà immutato, salvo nel varco verso sud dove convivono una emersa ed una sommersa. Poiché la circolazione idrica nelle sommerse è dominata dalle correnti di rip che escono dai varchi, forzate dal piling-up, in questo varco si determina una corrente verso il largo con le onde diffratte dalla testata della barriera emersa. La corrente contraria alle onde che si propagano per diffrazione produrrà un irripidimento, trascurabile vista la velocità in gioco, con l’effetto di aumentare il frangimento delle onde che si propagano verso riva. Non sono quindi prevedibili effetti negativi. Il Secondo Stralcio Funzionale prevede:

Il completamento della trasformazione delle scogliere sommerse esistenti in emerse mediante l’innalzamento a quota + 1,5 m s.l.m.m. dei setti identificati come SE4, SE5 ed SE6 posti immediatamente a sud est del pennello di viale Ruggeri;

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Il salpamento di tutte le opere radenti e dello stesso pennello di viale Ruggeri e il riutilizzo del materiale che ne deriva per la realizzazione di ulteriori cinque setti di nuove scogliere emerse (SN3, SN4, SN5, SN6 e SN7) sino al molo portuale;

Il completamento del ripascimento previsto su tutto il paraggio di intervento. Le nuove scogliere emerse previste dal Progetto generale avranno una lunghezza di 108 m ed i varchi tra i setti una larghezza di 25m, la quota di sommità della berma sarà a +1.50 m s. l.m.m. e la sua larghezza di 3m. Le opere in progetto avranno larghezza in sommità di 3.0 m e pendenze lato mare 1/2 e lato terra 1/1.5. Per l’attuazione del Primo Stralcio Funzionale verranno impiegati scogli naturali prelevati da cave di prestito con caratteristiche adeguate alla formazione di frangiflutti. I massi impiegati per le scogliere saranno trasportati via mare dalla Croazia e scaricati dai motopontoni per essere collocati in opera. Nel Secondo Stralcio verranno utilizzati anche gli scogli provenienti dal salpamento delle opere radenti e del pennello. Il ripascimento sarà effettuato con ghiaie prelevate da cave nel bacino del Metauro o del Cesano al fine di ottenere materiale compatibile con quello della spiaggia attuale sia dal punto di vista litologico (e quindi mineralogico e cromatico) sia granulometrico. A seguito dell’ultimazione del Primo Stralcio, i progettisti prevedono un monitoraggio finalizzato a controllare, due volte all’anno, l’evoluzione dei fondali e della linea di riva; la realizzazione del Secondo Stralcio potrà essere procrastinata in funzione dei risultati di tale monitoraggio. Sempre in funzione di tali risultati si potrà intervenire con eventuali integrazioni del ripascimento previsto mediante la movimentazione di ghiaie prelevate alla radice del molo portuale. Le dimensioni dei massi della mantellata esterna e di quella interna sono state determinate tramite apposita verifica statica; i massi naturali da utilizzare per la mantellata lato esterno delle scogliere devono essere di 3a categoria (3÷7t). Il calcolo è stato eseguito con onde significative con tempo di ritorno Tr = 30 anni. Tutti i ripascimenti saranno effettuati con materiali ghiaiosi con D50 pari a 12mm; le dimensioni medie della spiaggia emersa sono state valutate in relazione al comportamento dinamico dei nuovi profili in modo da ottenere, nelle condizioni più gravose, una larghezza di spiaggia in grado di assorbire il run-up delle onde. Il dimensionamento delle opere previste è stato effettuato mediante una serie di verifiche idrauliche e mediante l’applicazione di un modello matematico per stimare l’evoluzione trasversale della spiaggia ghiaiosa presente nel sito di intervento. Le verifiche condotte hanno consentito di: ‐ evidenziare il diverso comportamento delle scogliere emerse da quello delle sommerse, valutando

le massime quote di allagamento, la dimensione dei massi e l’evoluzione di un profilo di spiaggia ghiaioso sotto l’effetto delle onde;

‐ rilevare che in casi eccezionali, con tempi di ritorno superiori a 30 anni, quando allo storm-surge massimo si accoppiano onde estreme (di solito per mareggiate da Est-SudEst) la struttura in progetto abbatte l’altezza d’onda del 57% e l’altezza dell’onda trasmessa è pari a circa 1.30 m, mentre in tali condizioni e nella situazione difensiva attuale le onde trasmesse possono raggiungere altezze di quasi 2.0m.

Per stimare l’effetto che le onde trasmesse a tergo della scogliera producono è stata valutata la propagazione delle onde estreme sulla spiaggia emersa. Tale fenomeno, chiamato “wave run-up”, rappresenta la distanza verticale, misurata dal livello medio mare, della risalita massima dell’onda. La verifica è stata condotta per due sezioni di riferimento, valutando la risalita delle onde sulla scogliera radente esistente a protezione di Viale Ruggeri nella situazione attuale, quella con le barriere sommerse e quella di progetto con barriere emerse.

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In una delle sezioni considerate, tale verifica è stata poi estesa all’ipotesi che venga realizzato il ripascimento previsto nel Progetto Generale, una volta che il profilo di spiaggia abbia assunto la sua condizione di equilibrio. Infine, un’ulteriore verifica è stata condotta per un’altra sezione, in prossimità della Rotonda, nella condizione attuale di spiaggia libera e nella condizione futura con ripascimento e scogliera. L’analisi eseguita dimostra come le opere in progetto migliorino le condizioni di sicurezza del litorale protetto rispetto lo stato attuale, si riducono infatti i valori di run-up e portata tracimata sulla strada litoranea di Viale Ruggeri. L’ottimizzazione del sistema di difesa in progetto viene raggiunto una volta realizzato il ripascimento della spiaggia. Nella zona di spiaggia che verrà interessata dalle opere negli stralci successivi rispetto al primo, è stato verificato che le barriere saranno particolarmente funzionali durante le mareggiate di Scirocco-Levante quando si verificano i maggiori sovralzi del livello medio mare. In questi casi infatti la risalita delle onde sulla spiaggia viene ridotta di quasi 1.0 m rispetto alla condizione attuale in assenza di barriere. Il modello matematico per stimare l’evoluzione trasversale della spiaggia ghiaiosa è stato impiegato per valutare l’evoluzione del ripascimento ipotizzato da progetto, che può essere distinto in due zone, la prima quella di spiaggia retrostante le scogliere esistenti che verranno trasformate in emerse, per la quale si prevede un avanzamento iniziale della linea di riva di circa 30m, e la seconda a nord della precedente, dietro le nuove scogliere, nella quale si effettuerà un ripascimento più contenuto, con avanzamento della linea di riva di 10m. Forzando l’evoluzione del profilo con la mareggiata di tempo di ritorno 1 anno si ottengono profili di equilibrio, con un arretramento della linea di riva rispetto la stesura iniziale del materiale di circa 4.0 m. La linea di costa si adatterà alla presenza delle scogliere foranee con la classica forma sinusoidale senza produrre i tomboli vista la distanza delle opere da terra e la granulometria della spiaggia emersa. La presenza delle ghiaie dovrebbe garantire la stabilità della linea di riva e la difesa delle infrastrutture anche con forti sopraelevazioni del livello marino. In questo caso le quantità del ripascimento per la presenza delle opere foranee potrà essere ridotto a 50-70m3/m. Per quanto concerne le condotte che verranno realizzate al fine di portare gli scarichi degli scolmatori di piena esistenti oltre le scogliere emerse (a ca. 350 m dalla linea di riva, ad una profondità di ca. 4,50 m s.l.m.m.), in conformità a quanto previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione del Piano regionale di Tutela delle Acque, queste verranno dotate ciascuna di sei diffusori (c.d. a becco d’oca, che evitano l’ingresso dell’acqua marina e delle sabbie e limi all’interno della condotta) per mantenere alte velocità di fuoriuscita dei liquami e saranno in polietilene ad alta densità con guarnizioni saldate in testa; laddove non interrate, al fine di contrastare la spinta di galleggiamento, ne prevedono l’ancoraggio sul fondale. Le condotte al fine di garantire lo scarico sotto il battente idraulico dovranno essere collegate ad appositi impianti di sollevamento, che si prevede di collocare sulla strada lungomare e dotare di pompe in serie, con inverter, per modulare le portate di efflusso in funzione delle portate di pioggia variabili con l’intensità dell’evento atmosferico. I diffusori previsti unitamente alle velocità di uscita degli scarichi fornite dall’impianto di sollevamento consentono di ottenere un’alta diluizione iniziale Per la realizzazione delle condotte sono state scelte tubazioni in polietilene ad alta densità rispondenti alla norma EN 12201 con barre di lunghezza di 12m elettrosaldate in testa. Il processo di realizzazione degli scarichi a mare prevede che le due tubazioni di lunghezza rispettivamente di 400m (via Ruggeri) e 380m (via del Bersaglio) con diametri rispettivi _ 1000mm (spessore s = 59.3mm PN10) e _ 630 mm (spessore s = 37.4mm PN10) siano elettrosaldate a terra e varate in mare sostenute da palloni galleggianti sino al momento della posa che avverrà con il riempimento delle tubazioni. La zona dei diffusori sarà protetta da massi naturali e segnalata da boe secondo le indicazioni della Capitaneria di Porto di Fano.

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2.3 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI ALTERNATIVE ESAMINATE Il PGIAC prevedeva per l’Unità Fisiografica 6 il mantenimento delle scogliere sommerse con interventi di protezione dei varchi e la realizzazione di 6 pennelli di lunghezza decrescente tra il porto di Fano e la fine delle scogliere. La variante al PGIAC, approvata con DACR 120/2015, ha modificato le previsioni progettuali precedentemente in questa Unità Fisiografica, ipotizzando la trasformazione delle scogliere sommerse in emerse e la protezione dell’intero paraggio mediante la costruzione di nuove barriere emerse sino al porto di Fano. Di fatto le previsioni del PGIAC vigente hanno dimostrato la sostanziale impercorribilità dell’alternativa zero nell’area interessata dal progetto in esame che è soggetta ad una forte erosione. Una prima ipotesi/alternativa di intervento potrebbe essere quella di ricaricare le attuali scogliere sommerse, lasciandole comunque con una sommergenza negativa o nulla, e costruendo una serie di pennelli nel tratto fine delle scogliere-porto. Questo intervento, tuttavia, non risolverebbe il primo obiettivo che è quello della riduzione del rischio allagamento nelle aree critiche di via Ruggeri e zona a sud del Bersaglio poiché le barriere sommerse non riescono a ridurre l’energia delle onde a livelli compatibili con la spiaggia retrostante per il fenomeno del sovralzo del livello del mare. La protezione a pennelli modifica la linea di costa in relazione alla direzione delle mareggiate, produce erosione sottoflutto dell’ultimo pennello, ed infine non protegge dal rischio allagamento delle mareggiate incidenti perpendicolarmente il litorale. Dall’analisi meteomarina risulta che le onde più grandi incidenti il paraggio di Fano hanno direzioni alla profondità di 5 m contenute nel settore 30-60°N e sono quindi prevalentemente orientate, a terra, perpendicolarmente alla linea di riva. Inoltre la difesa a pennelli è già stata provata con scarsi risultati. La seconda ipotesi di alternativa progettuale potrebbe essere quella di salpare tutte le strutture rigide esistenti, barriere emerse, sommerse, pennelli, radenti ed effettuare un grande ripascimento di materiale ghiaioso reperito da cave di prestito. L’intervento, tuttavia, sarebbe enormemente costoso in quanto richiederebbe la collocazione degli scogli salpati e l’impiego di materiale ghiaoso appositamente estratto per quantitativi pari a ca. 500-600 mila metri cubi. Il litorale interessato, infatti, è lungo 3.6 Km e considerando un ripascimento libero sarebbero necessari almeno 150-170 mc/ml di ghiaie. La spiaggia emersa, inoltre, sarebbe modificata dalle onde e grandi quantità si accumulerebbero alla radice del molo con la necessità di ridistribuire periodicamente il materiale meccanicamente. In estrema sintesi la scelta di adottare un sistema lineare omogeno di opere emerse deriva dalle seguenti considerazioni: a) Una eventuale soluzione con difese a pennelli non garantirebbe la protezione del litorale dal rischio allagamenti della spiaggia emersa e sposterebbero l’erosione in parte dopo l’ultimo pennello anche se questi fossero realizzarti a lunghezza decrescente. b) La soluzione alternativa di salpamento di tutte le opere esistenti e di effettuazione del solo ripascimento sarebbe enormemente costosa e non di facile attuazione a causa delle difficoltà che si riscontrano nel reperimento di materiale da cava per le quantità di materiale che dovrebbero essere utilizzate al fine di mantenere la spiaggia in equilibrio dinamico. c) Il Progetto Generale proposto ha lo scopo di ricostruire la continuità della linea di riva, togliendo tutte le opere radenti e i pennelli per mantenere una spiaggia continua con una idrodinamica prodotta dal passaggio delle onde attraverso i varchi delle scogliere foranee e con l'overtopping durante le mareggiate più grandi. d) Non ultimo va considerato che nell’approvazione della recente variante al PGIAC la stessa Regione ha proposto quale soluzione della grave situazione riscontrabile sul paraggio di intervento la chiusura

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dello stesso mediante barriere emerse e che tale soluzione è stata puntualizzata attraverso un’analisi di rischio correlata, tra l’altro all'innalzamento del livello marino prodotto dai cambiamenti climatici, conforme a quanto previsto dalla Direttiva Alluvioni, che richiede assicurazioni sull'allagamento per Run-up della spiaggia emersa al variare del tempo di ritorno della mareggiate estrema (analisi di rischio allagamento litorali).

2.4 DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI POTENZIALMENTE SOGGETTE AD IMPATTO Di seguito si riporta una sintesi della descrizione delle componenti ambientali che il proponente ha considerato nello Studio di Impatto Ambientale. Aspetti geologici e geomorfologici La fascia litoranea nel comune di Fano si estende, con direzione NO-SE, a partire dalla foce del fosso Sejore fino a Marotta, per una lunghezza di circa 18,5 km e presenta una fisiografia omogenea pianeggiante o sub-pianeggiante, con una debole inclinazione verso mare nella zona sopratidale, essa è costituita dai depositi sedimentari dei terrazzi di terzo ordine e recenti (Olocene), e da quelli marini delle spiagge attuali. La quota media sul livello del mare è di circa + 2.00 metri, pur variando da zona a zona. Tra la foce dell'Arzilla e la località Metaurilia, il litorale si salda con la conoide del Fiume Metauro, ed, infine, tra Metaurilia/Torrette e Torrette/Marotta, prima di unirsi alla conoide del Fiume Cesano, si estende con una larghezza quasi costante di circa 1.300 m., al piede della zona collinare, ivi rappresentata dalla formazione argilloso-marmosa del Pliocene Medio. Tra la foce dell'Arzilla e la località Metaurilia l'elemento di rottura dell'ambiente di spiaggia è rappresentato dal Porto Canale (separa la zona “Lido” dalla zona “Sassonia”), responsabile dell'avanzamento della linea di costa immediatamente a Sud e di un arretramento della medesima a Nord. La parte terminale della zona denominata Sassonia, negli ultimi anni è stata investita da un forte fenomeno di erosione che sta profondamente alterando l'ambiente litoraneo (forte arretramento della battigia, aumento delle batimetria nella spiaggia sommersa, creazione di gradini di erosione in occasione di forti mareggiate, aumento di pendenze nella spiaggia emersa, etc.). A seconda della loro ubicazione rispetto alle fonti principali di alimentazione del materiale sedimentario (F. Metauro, T. Arzilla e F. Cesano) e della presenza o meno di opere antropiche, le spiagge del litorale fanese sono costituite da materiali granulari di diversa composizione e struttura: ‐ prettamente sabbiosi dalla foce del Fosso Sejore al molo di ponente del porto-canale; ‐ decisamente ghiaiosi dal molo di levante a Metaurilia; ‐ infine, con un passaggio sfumato, di nuovo sabbiosi fino a Marotta, dove i depositi litoranei

presentano una composizione mista, determinata dalla presenza di sabbie sempre più grossolane fino alle ghiaie minute man mano che ci si avvicina al F. Cesano.

Tali depositi sono sovrapposti ad un basamento, costituito dalle formazioni geologiche plioceniche (affioranti nella zona collinare), con spessori variabili tra 25/30 m. nella fascia costiera a nordovest del porto canale, 35/40 m. in corrispondenza della conoide del F. Metauro e 25/28 m. tra Metaurilia e Marotta. Quanto ad origine, gli elementi costitutivi delle spiagge sono rappresentati da frammenti granulari di varie dimensioni, trasportati al mare dai corsi d'acqua principali (soprattutto ghiaie e sabbie da parte del F. Metauro, e secondariamente, del F. Cesano) e dai corsi minori (sabbie e limi da parte del T. Arzilla). Il materiale trasportato è poi stato ed è variamente distribuito lungo la costa dal moto ondoso e dalle correnti, variamente mescolato a sedimenti sabbiosi, marini.

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Un forte condizionamento della distribuzione dei depositi lungo la costa è rappresentato dalla presenza di numerose opere antropiche, di antica data o di recente realizzazione, opere che contribuiscono in maniera massiccia a modificare gli equilibri di deposito/erosione, intervenendo in modo decisivo nel modellamento della linea di costa. L'elemento antropico principale è senz'altro rappresentato dalla struttura del porto di Fano, in secondo luogo dal molo di ponente della spiaggia Lido, e, non ultime per importanza, anche per il loro elevato sviluppo lineare, dalle scogliere frangiflutto parallele alla costa che, a tutt'oggi, proteggono circa 9,00 km dei 18,5 km di sviluppo costiero comunale. Idrologia e idrogeologia L'idrogeologia superficiale della zona è rappresentata, in un intorno significativo, oltre dai corsi d'acqua principali (F. Sejore, T. Arzilla, F. Metauro e F. Cesano), da fossi di guardia più o meno piccoli, il cui modesto apporto idrico ad andamento stagionale viene direttamente convogliato verso mare. Nei depositi litoranei sabbiosi e/o ghiaiosi, ubicati a mare del terrazzamento costiero, la falda freatica superficiale risulta prossima al piano di campagna (- 1,50 m circa) per cui essi costituiscono un serbatoio di acqua. La falda viene alimentata sia dalle precipitazioni sull'area sia dalle infiltrazioni di acqua provenienti dal bacino argilloso a monte. La ricarica diretta risulta agevolata dalle elevate caratteristiche di permeabilità offerte dalle ghiaie e dalle sabbie marine. Anche in occasione di piogge intense i depositi sabbiosi/ghiaiosi sono in grado di drenare le acque meteoriche in tempi brevi senza che si abbiano fenomeni di ristagno superficiale. Climatologia ed Oceanografia Regime correntometrico Per una valutazione di dettaglio del regime correntometrico superficiale locale sono stati impiegati i dati (riferiti al periodo 10 aprile 2012 – 10 aprile 2013) dello studio d’impatto ambientale relativo alla piattaforma “Bianca e Luisella”; tali dati attengono ad una zona del largo antistante il litorale off-shore marchigiano a Nord-Est della costa marchigiana di Pesaro a circa 13 miglia di distanza dalla costa e rappresentano i valori medi giornalieri della corrente superficiale. L’analisi evidenzia per l’area marina del largo antistante il litorale tra Fano e Pesaro per una velocità delle correnti superficiali comprese tra 0,018 e 0,47 m/s, caratterizzate da una direzione prevalente verso il quadrante Sud Orientale (SE). Regime ondametrico Il Mare Adriatico, essendo un mare chiuso, presenta un moto ondoso la cui direzione prevalente è associata alla direzione di provenienza del regime anemologico. Le principali direzioni di provenienza del moto ondoso sono quelle da Nord - Nord Ovest, Nord Est e Sud Est. I dati impiegati per l’analisi di dettaglio sono quelli disponibili della Boa ondametrica posta a largo di Ancona riferiti a due periodi di osservazione: il periodo 1999 – 2006 e il periodo 2009 – 2013. Dall’analisi dei dati relativi al primo periodo di rilevamento, si può evidenziare una serie di caratteristiche legate alla fenomenologia climatologica ondosa del mare Adriatico: risulta infatti che gli eventi ondosi provengono più frequentemente (mari regnanti) dai settori attorno a Est –Sud Est (scirocco-levante), a Nord-Nord Est (bora-greco) e a Nord Ovest (maestro), mentre i casi più violenti (mari dominanti, per esempio con altezze significative maggiori e relativi flussi energetici più intensi) interessano soprattutto le direzioni da scirocco-levante e da bora-greco, ed in misura minore le rimanenti direzioni da maestro-tramontana, greco-levante e quelle al di fuori della traversia costiera del paraggio centrale adriatico anconitano. Ad una sommaria rapida analisi iniziale di confronto, sembra che nella seconda fase di osservazione (4 anni, fra il 2009 ed il 2013), l’ondosità media sia diventata più intensa rispetto a quella dei succitati primi 7 anni di osservazione (fra il 1999 ed il 2006). Infatti, l’altezza d’onda media, per dati omogenei (triorari per i primi 7 anni, semiorari per i secondi 4 anni) è risultata passare dai circa 0,701m nella prima fase (7 anni, fra il 1999 ed il 2006) ai 0,809 m nella seconda fase (4 anni, fra il 2009 ed il 2013).

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Dall’analisi effettuata emerge che le principali mareggiate con altezza d’onda significativa provengano dai quadranti orientali e nord orientali riferibili ai settori di traversia per i venti di Bora, e Levante. Regime eolico L’analisi del regime eolico locale è rappresentata attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dalla stazione mareografica di Ancona. Nell’anno 2013, per la zona del litorale tra Pesaro e Fano i venti di traversia più violenti sono la Tramontana ed il Greco. In primavera ed in estate predominano la Bora e quelli del II quadrante; in autunno ed in inverno quelli del III e IV quadrante. Il Greco-Levante solleva mare altissimo. Particolarmente frequenti nell’anno sono quelli del III quadrante e, tra essi, quello che spira più sovente è il Libeccio (detto Garbino dai locali), che d’estate è caldo ed asciutto. I venti hanno generalmente intensità modeste, con eccezione di quelli da Tramontana e Greco, specialmente la Bora, che possono superare anche i 100 km/ora. Le intensità maggiori si registrano in inverno, specie in dicembre e gennaio. Durante l’inverno prevalgono il Ponente ed il Maestro mentre i venti del I quadrante, pure molto forti, spirano per pochi giorni; questi sono portatori di tempo bello, freddo ed asciutto, ma di mare agitato. In primavera prevalgono il Greco ed il Libeccio, in estate il Greco, in autunno il Libeccio. Lo Scirocco è portatore di cattivo tempo, nuvole e pioggia. Venti di traversia sono quelli del I quadrante. Caratteristiche chimico – fisiche dei sedimenti Caratteristiche granulomentriche della spiaggia Dalle analisi granulometriche dei sondaggi effettuati nell’anno 2015 lungo la linea di riva si evince come tutto il paraggio sia caratterizzato da granolumetrie appartenenti alla classe delle ghiaie. L’analisi delle curve granulometriche mostra infatti come componente principale sia la ghiaia, una minore presenza di sabbia e una componente fine quasi assente. Il confronto del dato 2015 con quello analogo del 1999 raccolto per l’elaborazione del Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere conferma una forte presenza di materiale ghiaioso con diametri decrescenti man mano che ci avviciniamo alla zona Nord vicino al Porto. Tale fenomeno risulta espressione e conferma di un movimento lungo costa del materiale ghiaioso da Sud verso Nord a causa del moto ondoso che trasporta più lontano le ghiaie più fini. Caratteristiche chimiche, microbiologiche ed eco-tossicologiche dei sedimenti La caratterizzazione dei sedimenti dell'area di progetto è principalmente basata su dati inerenti le analisi ambientali finalizzate alla redazione del Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere effettuate da ARPAM per la fascia costiera tra Pesaro e Fano. I parametri determinati per la caratterizzazione dei sedimenti sono stati selezionati dall’Agenzia ispirandosi a quelli proposti dal D.M. 24 gennaio 1996 integrati con i saggi biologici di tossicità sul batterio Vibrio Fischeri per la determinazione delle caratteristiche c.d. eco – tossicologiche. Per ogni campione sono state effettuate in particolare le seguenti determinazioni: • Granulometria; • Concentrazione di Metalli Pesanti (Pb, Cu, Cr, Cd, Ni, Hg); • Concentrazione di composti Organo Clorurati (PCBs); • Concentrazione di Sostanza Organica; • Concentrazione di oli minerali (Idrocarburi totali); • Saggi biologici di tossicità su Vibrio Fischeri • Presenza di Coliformi fecali e Spore di Clostridi solfitoriduttori Delle caratteristiche granulometriche si è già detto. I valori di concentrazione misurati per i diversi parametri chimici sono stati confrontati con i valori limite impiegati per i siti contaminati. Per quanto concerne i metalli pesanti le analisi evidenziano una drastica diminuzione della loro concentrazione a sud del promontorio del Conero. In generale, tutta i tenori di tali contaminanti sono, per la quasi totalità, abbondantemente inferiori ai limiti della colonna A, tab. 1 del documento del Ministero dell’Ambiente “Criteri di sicurezza ambientale per gli interventi di escavazione trasporto e

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reimpiego dei fanghi estratti dai canali di Venezia” del marzo 1993. Il confronto dei dati del PGIAC con le concentrazioni medie dei metalli nei sedimenti rilevate negli anni 2001-2003, ai fini della classificazione della qualità delle acque marino costiere, nei transetti in corrispondenza delle foci dei fiumi (a 1.000 m dalla costa), evidenzia quasi ovunque valori “sotto costa” di molto inferiori rispetto a quelli a 1000 m da costa davanti alle foci fluviali, dove domina la frazione pelitica. Per quanto attiene le concentrazioni di PCB nella maggior parte dei casi si sono rilevati valori di concentrazione inferiori a 2,5 ìg/Kg di sostanza secca (nel seguito ss), che può essere considerato come valore di fondo, con un valore medio di 0,8 ìg/Kg, perfettamente allineato con il limite stabilito dal DM 471/99 tabella A che è di 1 ìg/Kg ss. Per quanto attiene agli Idrocarburi Totali, tutti i campioni di sedimenti esaminati mostrano una concentrazione inferiore a 25mg/Kg ss. Benché l’indagine effettuata non rientrasse nel campo di applicazione del DM 471/99, che concerne i criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, riferendosi a titolo puramente indicativo, ai limiti proposti relativa ai siti destinati ad uso verde pubblico, privato, residenziale (pari a 50 mg/Kg ss) per la sola frazione di Idrocarburi c.d. pesanti (con C >12). Visti i dati ottenuti e tenuto conto dell’ubiquitarietà di tali classi di sostanze, si può ragionevolmente affermare che i sedimenti non presentano una contaminazione da idrocarburi. Per quanto riguarda, infine, la tossicità biologica dei campioni di sedimento analizzati, nella Provincia di Pesaro e Urbino sono stati rilevati valori inferiori a 3, rispetto alla scala impiegata, che si traducono in tossicità non significativa o assente. Caratteristiche di fauna, flora ed ecosistemi Fitoplancton Per quanto riguarda le popolazioni fitoplantoniche presenti lungo la fascia costiera prospiciente l’area di progetto in primavera si manifesta la presenza di diatomee, soprattutto del genere Chaetoceros. La presenza del genere Dinophisis è scarsa in Aprile ed aumenta gradualmente fino a Giugno. Nell’ambito delle dinoflagellate è presente il genere Alexandrium, potenzialmente produttore di tossine, nel periodo di fine Luglio – inizio Agosto; ad Agosto è riscontrabile la fioritura di Criptoficee nella sola fascia di balneazione, caratterizzata da una colorazione anomala giallo-marrone. Zooplancton Relativamente alle popolazioni zooplanctoniche diversi studi dimostrano che l’Alto Adriatico è molto più ricco di plancton rispetto al Medio e al Basso Adriatico (maggiore densità), ma presenta una minore diversità specifica, che aumenta da Nord verso Sud. Nel periodo primaverile - estivo la comunità zooplanctonica è costituita principalmente da Copepodi e Cladoceri; nel periodo invernale sono abbondanti anche le larve di invertebrati bentonici e le Appendicularie. Vengono identificate due principali comunità di Copepodi nel Nord Adriatico: una definita estuarina ed una definita costiera. Si ritrovano i generi Oithona, Clausocalanus, Ctenocalanus, Calanus, Oncaea; queste specie epipelagiche vengono ritrovate insieme a Acartia clausi e Paracalanus parvus, specie neritiche opportuniste che aumentano il loro tasso riproduttivo in concomitanza con i massimi valori di produzione primaria, e quindi particolarmente abbondanti nel periodo primaverile - estivo fino a diventare dominanti (Guglielmo et al., 2002). Macro zoobenthos Per la caratterizzazione dell’area di progetto in termini di macrozoobenthos sono stati impiegati dati del 2000 del laboratorio di Biologia Marina di Fano e, in parte, di una tesi di laurea. Le indagini effettuate riguardano il tratto di costa tra il Porto di Pesaro ed il Porto di Fano sia all’interno che all’esterno alle barriere frangiflutti in prossimità del torrente Genica. I prelievi effettuati ad una profondità di circa – 3,00 m s.l.m.m. e ad una distanza da costa di 0,11 miglia nautiche (pari a ca. 200 m) mostrano che predomina la zoocenosi a Chamelea gallina, accompagnata da altre specie di molluschi bivalvi tra cui Donax semistriatus, Mactra corallina, Spisula subtruncata e

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Tapes aurea, mentre tra i gasteropodi sono risultati presenti Nassa mutabilis, Acteon tornatilis, Ciclonassa neritea e Hinia reticulata. Più a riva, nell’area compresa dentro le scogliere artificiali, uno studio effettuato nello stesso anno (Tesi di laurea Polidori 2000-2001), ha evidenziato un andamento diverso: il phylum predominante è risultato essere quello dei Nematodi, che ha raggiunto valori di densità molto elevati, seguito dai molluschi, rappresentati per lo più dal bivalve Lentidinium mediterraneum, che si adatta in modo particolare a basse salinità. Sono risultati presenti anche crostacei e policheti. Il maggior numero di individui e la maggiore diversità specifica si sono avute nell’area di mare a maggiore profondità, dove le comunità bentoniche risentono meno dell’incidenza delle maree, e quindi delle variazioni ambientali. Si può concludere, quindi, che le biocenosi bentoniche nell’area compresa all’interno delle scogliere artificiali risultano diverse rispetto a quelle tipiche dei fondali sabbiosi che si riscontrano all’esterno. Nel tratto di mare tra il porto di Fano ed il fiume Metauro i campionamenti effettuati dal laboratorio di biologia marina di Fano nell’estate 2000, hanno evidenziato per questo tratto di costa fino alla profondità di 5 m, il ripetersi delle biocenosi SFS (sabbie fini superficiali ) e SFBC (sabbie fini ben calibrate) principalmente rappresentate dal mollusco bivalve Chamelea gallina, in associazione alle specie di molluschi, crostacei ed echinodermi già riportate. In corrispondenza delle scogliere artificiali si trovano adese alcune comuni macroalghe (Cloroficee, Feoficee e Rodoficeae), associate ai molluschi tipici di substrato roccioso (Mytilus galloprovincialis, Ostrea edulis, Littorina neritoides e Lithophaga litophaga). Per quanto riguarda invece la distribuzione delle biocenosi sui fondali all’interno delle scogliere, non sono disponibili studi recenti, anche se si presume che il numero di specie e di individui sia inferiore che nell’area all’esterno delle scogliere. A livello di fitobentos, nell'area di progetto, non si riscontrano popolamenti vegetali dei fondi sabbiosi come le fanerogame marine. Popolamento ittico Tra le specie comuni adriatiche troviamo il merluzzo Merluccius merluccius (L.), il Merluzzetto Tristopterus minutus capelanus (Lacépède), Il Sugaro maggiore Trachurus mediterraneus mediterraneus (Steind.), la Triglia di fango Mullus barbatus (L.), la Suacia Amoglossus latema (Walb). Queste specie sono presenti in circa 80% delle zone studiate. Altrettanto ampia è la distribuzione del Pagello,Pagellus erytrinus (L.), il Sugaro minore Trachurus Trachurus (L.) e la Cepola Cepola macrophtalpa (L.). Sono anche caratteristici e abbondanti nell'Adriatico settentrionale la sardina Sardina pilchardus, lo spratto Sprattus sprattus e l'acciuga o alice o sardone Engraulis encrasicholus. Nel caso dell'area di studio, i fattori chiave che determinano la distribuzione e la diversità tra le associazioni delle differenti specie sono particolarmente legati alla tipologia di fondale ed al profilo batimetrico. Si tratta di una zona caratterizzata da fondi mobili di tipo sabbioso e fangoso dove prevale l'associazione costiera con il Molo Merlangius merlangius (L.), lo sparide Lithognatus mormyrus (L.), il paganello Gobius niger (L.) e la passera Platichtys flesus italicus (L.). Sui questi fondi fangosi litorali si trova un altro caratteristico pesce bentonico, la rana pescatrice (Lophius piscatorius); altri pesci che vivono infossati nella sabbia o nel fango sono i pesci ragno (Trachinus araneus, T draco, T. Vipera). Abbondanti sono anche le triglie di fango Mullus barbatus, i ghiozzi e paganelli Gobius niger, e Gobius paganellus, i pagelli e i pagri, le mormore Lithognatus mormyrus, l'ombrina Umbrina cirrhosa e i latterini Atherina boyen. Frequentano i fondali sabbiosi della costa alcune specie di pesci piatti come la sogliola Solea lutea, la passera di mare Platichtys flesus felsus, la suacia Arnoglossus laterna. Stato ecologico delle acque marino – costiere I dati impiegati sono stati estrapolati dal Report di monitoraggio delle acque marino costiere della regione Marche, predisposto dall' ARPAM, ai sensi del D.Lgs 152/06 e DM 260/10 per il triennio 2010-2012. Con DGR 2105/2009 sono stati individuati i tipi e i corpi idrici costieri marchigiani; l’area di

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progetto ricade all’interno del corpo idrico costiero denominato Fano – Senigallia, per il cui monitoraggio viene impiegato un solo transetto, posizionato perpendicolarmente alla linea di costa in corrispondenza della foce del Metauro. Sul transetto sono state individuate 2 stazioni a distanza di 500 e 1800 metri dalla riva.; le analisi, infatti, devono essere effettuate ad una distanza da costa sufficiente da non risentire degli apporti fluviali e situata al di fuori dell’area di rimescolamento delle acque dolci, così da garantire la valutazione della qualità del corpo recettore e non quella degli apporti. Fitoplancton L’elemento biologico Fitoplancton è classificato sulla base dei valori di Clorofilla “a” superficiale, parametro scelto come indicatore della biomassa fitoplanctonica, come previsto dal DM 260/2010. Il fitoplancton costituisce un elemento ecologico chiave negli ecosistemi acquatici ed è un ottimo indicatore dei cambiamenti dello stato trofico e degli impatti a breve termine come l’arricchimento di nutrienti, che determina come effetto immediato un incremento della biomassa, della produzione primaria, della frequenza delle fioriture e della composizione delle specie. La classificazione del corpo idrico di nostro interesse sulla base dei valori di Clorofilla “a” misurati nel triennio 2010 – 2012 è SUFFICIENTE. Macroinvertebrati bentonici L’analisi della composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici di fondi mobili è parte integrante della valutazione delle caratteristiche dell’ambiente marino, infatti la loro composizione e struttura può essere utilizzata per caratterizzare le condizioni ambientali di aree da indagare e classificare l’estensione di eventuali impatti ambientali. La composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici è misurata tramite un indice chiamato MAMBI (Multivariate Azti Marine Biotic Index); l’impiego di un indice consente di attribuire una classificazione ecologica sintetica dell’ecosistema attraverso l’utilizzo dei parametri strutturali (diversità, ricchezza specifica e rapporto tra specie tolleranti/sensibili) della comunità macrozoobenthonica di fondo mobile. La classificazione del corpo idrico di nostro interesse sulla base dell’Indice MAMBI nel triennio 2010 - 2012 è BUONO. Indice TRIX Gli elementi fisico-chimici vengono valutati attraverso l’indice trofico TRIX, che considera le principali componenti degli ecosistemi marini che caratterizzano la produzione primaria: nutrienti e biomassa fitoplanctonica. Esso riassume in un valore numerico una combinazione di alcune variabili (Ossigeno disciolto, Clorofilla “a”, Fosforo totale e Azoto inorganico disciolto) che definiscono, in una scala di valori da 1 a 10, le condizioni di trofia ed il livello di produttività delle aree costiere. La classe del corpo idrico di nostro interesse derivata dal calcolo dell’Indice TRIX nel triennio 2010 – 2012 è BUONA. Stato ecologico finale Al corpo idrico Fano – Senigallia, sulla base dei valori dei precedenti indici misurati da ARPAM nel triennio 2010 – 2012, è attribuito uno Stato Ecologico SUFFICIENTE e uno stato chimico BUONO. In estrema sintesi, dall’analisi dei dati del Report 2010 – 2012 di ARPAM i progettisti evidenziano che l'area di progetto appartiene ad un tratto di mare nel quale la qualità diffusa dell'ambiente biotico ed abiotico risulta BUONA, in cui, quindi, non si rilevano contaminazioni da parte di sistemi inquinanti per le diverse componenti ambientali. Qualità delle acque di balneazione I parametri d’indagine delle acque di balneazione sono di tipo microbiologico ed in particolare vengono misurate le concentrazioni di Enterococchi intestinali ed Escherichia Coli confrontandole con i rispettivi limiti di legge. Sulla base degli esiti analitici degli ultimi 4 anni (almeno 16 analisi per punto) o, nei casi previsti, degli ultimi 3 anni (per almeno 12 analisi per punto) opportunamente elaborati secondo la valutazione del 95°e/o 90° percentile viene attribuita ai singoli tratti di litorale una classe di qualità (Eccellente, Buona,

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Sufficiente o Scarsa). Le norme vigenti, infatti, prevedono il raggiungimento della classe Sufficiente entro la fine del 2015. Nel tratto interessato dal progetto insistono complessivamente i seguenti 4 punti di campionamento ai fini della valutazione della qualità delle acque destinate alla balneazione; ‐ IT011041013007 SASSONIA NORD C/O IST. BIOLOGIA MARINA Fano 1 ‐ IT011041013008 PENSIONE ANGELA SASSONIA CENTRO Fano 1 ‐ IT011041013009 SFIORATORE DEPURATORE SASSONIA SUD Fano 1 ‐ IT011041013010 BERSAGLIO - FINE GO-KART La classificazione effettuata sulla base dei dati di monitoraggio delle ultime quattro stagioni balneari (2010-2013) rileva in tutti e 4 i punti sopra elencati una qualità delle acque di balneazione ECCELLENTE. Da evidenziare che alcune criticità “puntuali” e fortemente dipendenti dalle condizioni meteorologiche si registrano in corrispondenza delle aree interessate dai recapiti degli scolmatori di piena. Nel 2014, ad esempio, nel tratto di litorale interessato dalle previsioni di progetto si sono rilevati quattro eventi di sversamento a mare degli scolmatori. Tali eventi, tuttavia, non hanno determinato variazioni significativa della balneabilità delle acque, che hanno confermato il giudizio dei eccellenza anche per il 2014. Aspetti vegetazionali del litorale Lungo il litorale interessato dal progetto la vegetazione naturale risulta quasi assente; in particolare il tratto Nord compreso tra la zona del Bersaglio ed il porto non presenta vegetazione naturale a causa dell’elevata infrastrutturazione e pressione antropica ivi insistente. Il secondo segmento di litorale compreso tra la zona del Bersaglio e Baia Metauro, pur se caratterizzato da una situazione di degrado, mantiene alcuni lembi di vegetazione di retro - spiaggia legata a una tipologia di ambiente relitto e fortemente deturpato. In particolare l’area d’indagine situata lungo il litorale a sud est dell’abitato, e a circa 1 km a nord est della foce del fiume Metauro si trova ad una posizione altimetrica di circa 2 m s.l.m.m. e morfologicamente risulta sub - pianeggiante, con una leggera concavità, legata alla presenza in passato di un’area lagunare retrodunale, distrutta nel secondo dopoguerra. Sono presenti in quest’area delle depressioni localizzate, in cui si creano delle pozze più o meno estese, che in concomitanza di forti precipitazioni, rimangono allagate per periodi variabili. Verso mare la contiguità con la spiaggia risulta bruscamente interrotta da una ripida scarpata di erosione. Tramite una serie di uscite in campagna, effettuate nel mese di aprile 2015, è stato possibile rilevare una forte banalizzazione del quadro botanico vegetazionale, con presenza di entità a largo spettro corologico e scarsa caratterizzazione fitogeografica e fitocenotica. L’attuale presenza floristica è tutto quello che rimane della tipica vegetazione lagunare retrodunale salmastra, distrutta dagli insediamenti edilizi e turistici del secondo dopo guerra. Per l’identificazione delle specie vegetali le flore consultate sono state: Flora d’Italia, (Pignatti, 1982), Flora Europaea (T.G.Tutin et al. 1964-80). Mentre per la revisione nomenclaturale si è fatto riferimento a Cecklist of the Italian Vascular Flora (Conti et al., 2005, 2006) Di seguito si elencano e descrivono brevemente le tipologie fitocenotiche ottenute: Vegetazione erbacea post colturale (Agropyro repentis-Dactyletum glomeratae (Ubaldi 1976) em. Ubaldi, Puppi & Speranza 1983) Tale fitocenosi s’insedia in aree agricole, in seguito all’abbandono delle normali pratiche colturali. La fitocenosi costituita da specie pioniere afferisce all’associazione fitosociologia Agropyro repentis-Dactyletum glomeratae (Ubaldi 1976) em. Ubaldi, Puppi & Speranza 1983. L'associazione descrive una cenosi vegetale erbacea, continua a prevalenza di emicriptofite, che a fine ciclo vegetativo raggiunge un’altezza media di 50 cm., specie guida sono le graminacee: Agropyro repens, Dactylis glomerata, a cui si associano Plantago lanceolata, P. major, Daucus carota, Artemisia vulgaris, Lotus corniculatus, Trifolium repens etc.(foto 2). L'elevata abbondanza di Dactylis glomerata, riscontrata nel sito in esame denota la superficialità della falda freatica e/o un’elevata presenza di

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acqua capillare tra gli interstizi delle particelle del suolo, infatti tale vegetazione, preferisce suoli argillosi e debolmente drenanti. Tale fitocenosi si presenta scarsamente strutturata ed in fase matura per essere ricolonizzata da specie legnose quali Dittrichia viscosa etc., risulta comunque la fitocenosi più abbondante. Vegetazione delle acque poco profonde a prevalenza di elofite (Phragmitetum communis (All. 1921) Pignatti 1953) Tale fitocenosi dominata da Phragmites australis forma popolamenti per lo più radi e paucispecifici,. E’ presente in suoli prevalentemente limoso-argillosi che possono presentarsi asciutti, ma che di norma hanno un elevato valore d’umidità assicurato dalle falda freatica superficiale. Il substrato può presentarsi coperto da materiale morto, costituito soprattutto dalla cannuccia. Le specie elofitiche che sono rappresentate soprattutto da P. australis, e Typha latifolia prevalgono sulle altre forme biologiche e solo quando la densità delle prime è minore, aumenta la diversità floristica con presenza di emicriptofite, terofite e geofite, tra le quali ricordiamo: Lythrum salicaria e Calystegia sepium, Epilobium hirsutum e varie Cyperaceae. In corrispondenza dei canneti rilevati si nota un processo di interramento che di norma si accentua nei mesi più caldi, preparando il substrato per la colonizzazione di specie di praterie igrofile e boschi ripariali. Tale associazione svolge un ruolo importante nell'evoluzione della vegetazione acquatica, poiché, a causa del fitto intreccio dei rizomi, favorisce l'accumulo delle sostanze organiche, accelerando i processi di interramento, e l'insediarsi di nuove fitocenosi. Questa associazione si rinviene nell’area di studio, al margine SE e in piccoli aree ove comunque esistono delle depressioni umide per buona parte dell’anno. Vegetazione nitrofile erbaceo–arbustiva di suoli umidi (Clematido vitalbae-Arundinetum donacis Biondi & Allegrezza 2004) L'associazione descrive una densa fitocenosi, pressoché monospecifica, a canna domestica (Arundo donax). Alla canna comune spesso si associano numerose specie lianose quali vitalba (Clematis vitalba), vilucchione (Calystegia sepium) ed altre. La canna domestica, specie introdotta dall'Asia centrale, veniva (e in misura molto minore oggi) ampiamente utilizzata a fini agricoli. Piantata sovente ai margini dei campi, si diffonde spontaneamente, per via agamica, andando ad occupare grazie ai fitti stoloni ipogei, i suoli umidi, allargandosi in maniera radiale formando delle tipiche fitocensi di forma circolare, anche al di fuori di aree umide. Nell’area di studio tale associazione si rinviene, in prossimità del gradino retrodunale e in alcune aree localizzate soprattutto nella rampa di accesso alla strada statale adriatica, della. Si rinviene anche in prossimità della parte retrostante della spiaggia ghiaiosa, pur non formando una vera fitocenosi, ma solo popolamenti effimeri, sia nella composizione, che nell’estensione. Vegetazione durevole a dominanza di Dittrichia viscosa (Senecio erucifolii-Inuletum viscosae Biondi & Allegrezza 1996) L’associazione Agropyro-Dactyletum sopra descritta, evolve naturalmente (in mancanza di effetti perturbativi di origine antropica) verso una fitocenosi afferente all’associazione fitosociologica Senecio erucifolii-Inuletum viscosae. Tale vegetazione rappresenta una tappa di recupero progressivo verso stadi più complessi, specie guida di tale comunità sono Dittrichia viscosa, emicriptofita scaposa, che anche grazie al forte apparato radicale si insedia in modo preponderante rappresentandone l’elemento vegetazionale più abbondante che tende a ridurne la biodiversità, a scapito delle altre specie erbacee. A Dittrichia viscosa si associano altre specie nano fanerofitiche e camefitiche. Nell'area in esame si rinviene in una forma impoverita e scarsamente strutturata, di tale associazione in quanto manca dei suoi elementi tipicizzanti quali Senecio erucifolius, Cirsium italicum e Bellevalia romana. Tuttavia con qualche forzatura possiamo inquadrarla nell’associazione di riferimento. Tale associazione creerà in un lasso di tempo variabile a seconda dei dati stazionali, le condizioni idonee ad accogliere una vegetazione erbacea di specie rampicanti (p.e. Clematis vitalba, Convolvolus arvensis, Calystegia sepium etc.) ed arbustiva con

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elementi eliofili quali Ulmus minor, Rosa canina, Prunus spinosa, Crataegus monogyna etc.. primo passo dinamico secondario verso una fitocenosi arborea Vegetazione arborea antropica relittuale Ai margini delle aree erbacee perpendicolarmente alla linea di costa si rinvengono, dei filari arborati, con specie quali Ulmus minor, e Tamarix sp. (foto 5.8/7). La succitata vegetazione potrebbe essere una forma relittuale delle antiche siepi interpoderali, che dopo la bonifica dell’area retrodunale andavano a definire le varie proprietà agricole. Tale vegetazione, sia per l’esiguo spazio occupato, sia per le caratteristiche dinamiche e strutturali non può essere inquadrata in nessuna associazione fitosociologica. Vegetazione nitrofila ruderale Ai margini delle aree ecotonali ed in prossimità di piccole aree fortemente antropizzate (ad es. ai margini di sentieri e in prossimità di manufatti) si rinvengono delle specie nitrofile ruderali, per lo più neofitiche, a sviluppo annuale, nel corso dell’indagine floristica si sono rinvenute le seguenti specie: Alopecurus myosuroides, Amaranthus retroflexus, Ambrosia coronopifolia, Anagallis arvensis, Arctium minus, Ballota nigra, Bromus arvensis, Bromus hordeaceus, Calendula arvensis, Calepina irregularis, Capsella bursa-pastoris,Capsella rubella, Cardaria draba, Cerastium glomeratuim, Chenopodium album, Chenopodium murale, Conyza bonariensis, Conyza canadensis, Crepis vesicaria, Cymbalaria muralis, Cynodon dactylon, Erodium malacoides, Galium album, Galium aparine, Geranium molle, Hordeum leporinum, Lolium multiflorum, Malva sylvestris, Nigella damascena, Parietaria judaica, Polycnemum arvense, Papaver roehas, Phalaris arundinacea, Plantago major, Plantago lanceolata, Plantago coronopus, Polygonum aviculare, Rumex crispus, Scandix pectenveneris, Setaria viridis, Sherardia arvensis, Sinapis arvensis, Smyrnium olusatrum, Solanum nigrum, Sonchus asper, Sonchus oleraceus, Stellaria media,Torilis nodosa, Urtica dioica, Valerianella locusta, Veronica arvensis, Veronica arvensis, Veronica hederifolium, Vicia hybrida. Tutte queste specie seppure poco strutturate rientrano nella alleanza fitosociologica Chenopodion muralis Br.-Bl. in Br.- Bl., Gajewski, Wraber & Walas 1936. Aria Ai fini della caratterizzazione dello stato attuale della componente, sia con riferimento agli aspetti climatologici che di qualità dell’aria si è fatto riferimento allo “Studio di Impatto Ambientale- Autostrada (A14): Bologna-Bari-Taranto, Tratto Cattolica-Fano. Opere compensative Comune di Fano: nuovo svincolo Fano Nord. Progetto definitivo” di Autostrade per l’Italia, Aprile 2012. Sono state inoltre considerate, con riferimento ai contaminanti di interesse, le emissioni in atmosfera, a livello regionale e provinciale, estratte dall’Inventario Regionale delle emissioni in atmosfera pubblicato dalla Regione Marche (2005) nell’ambito del Piano di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria Ambiente. Caratterizzazione climatica I dati di interesse tratti dallo studio di Autostrade per l’Italia si riferiscono all’anno 2011 e alla griglia di calcolo del modello LAMA del Servizio IdroMeteoClima della Regione Emilia Romagna. Dall’analisi dei dati disponibili e con riferimento alle variabili temperatura ed intensità e direzione del vento, emerge quanto segue: ‐ Si evidenzia un andamento tipico delle aree di pianura caratterizzato da inverni rigidi, con giornate

caratterizzate da temperature inferiori a 0 ° C ed estati calde, con temperature spesso superiori ai 30 °C.

‐ Le calme di vento (intensità inferiori ai 0.5 m/s) risultano sempre inferiori all’1%, mentre l’occorrenza di intensità del vento superiori ai 2 m/s sono pari a circa l’80%. La classe di intensità del vento più frequente è la classe 2-4 m/s in tutte le stagioni. Per ciò che riguarda la direzione di provenienza, si osserva una limitata incidenza dei venti provenienti dal quadrante SE sia a livello annuale che stagionale. In estate prevalgono i venti da SW e WSW e in inverno quelli da WNW e

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NW. Si nota come l’andamento autunnale e primaverile siano quelli più simili alla situazione annuale.

Classificazione comunale con riferimento alla qualità dell’aria Il D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 351 ha definito i principi per valutare la qualità dell’aria ambiente secondo criteri e metodi comuni, ha stabilito che le regioni compiano la valutazione della qualità dell'aria ambiente, effettuata in siti fissi con campionamento continuo o discontinuo, nelle zone in cui il livello delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici, durante un periodo rappresentativo, supera il valore limite. Successivamente il DM 60/2002 ha previsto l’obbligo da parte di tutte le Regioni della suddivisione del proprio territorio in zone, al fine di individuare aree omogenee su cui intervenire con misure finalizzate al risanamento della qualità dell’aria. L’analisi dei dati monitorati nella Regione Marche effettuata negli anni ha individuato situazioni critiche per quanto riguarda le concentrazioni in aria del particolato atmosferico, in particolare per il superamento del valore limite giornaliero in area urbana (D.Lgs.155/10, 50 ìg/m3) e per il biossido di azoto per quanto riguarda il superamento del valore limite annuale (D.Lgs.155/10, 40 ìg/m3). La Regione Marche ha quindi provveduto, sulla base della valutazione della qualità dell’aria, a suddividere il territorio di ciascuna provincia nelle seguenti aree omogenee: Zona A: zona (unica regionale) nella quale il livello del PM10 e del biossido di azoto comporti il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie dati dal D.Lgs.155/10; Zona B: zona (unica regionale) nella quale il livello del PM10 e del biossido di azoto non comporti il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie dati dal D.Lgs.155/10. Il Comune di Fano è risultato in Zona A. Qualità dell’aria Ai fini della caratterizzazione dello stato attuale della qualità dell’aria si è fatto riferimento al già citato Studio di Autostrade per l’Italia che ha impiegato, per l’anno 2011, i dati delle centraline di Via Montegrappa a Fano e di Marotta Mondolfo della Rete Rilevamento Qualità dell’Aria della Provincia di Pesaro ed Urbino. Sono stati anche considerati i dati della stazione di Autostrade per l’Italia di Fano, posta in prossimità dell’ A14. Biossido di Azoto Per quanto concerne il valore della concentrazione oraria e media annua non si hanno superamenti del valore limite di riferimento, con l’unica eccezione del valore medio annuo presso la centralina sull’A14 per la quale si registra un valore appena superiore al limite di legge. Materiale particolato Per quanto concerne il valore della concentrazione media annua non si hanno superamenti del valore limite di riferimento, con l’unica eccezione della centralina sull’A14 per la quale si registra un valore appena superiore al limite di legge. Per quanto concerne invece il valore massimo giornaliero si evidenzia il superamento del valore limite con una frequenza superiore a quanto consentito dalla normativa. Emissioni atmosferiche per Macrosettore Sono stati impiegati i dati, disaggregati per Provincia e Macrosettore, presenti nell’Inventario regionale delle emissioni in atmosfera del 2005. Sia a livello regionale che provinciale, la fonte più importante di ossidi di azoto (NOx) risulta rappresentata dal traffico veicolare per ca. il 70% delle emissioni totali. Anche le emissioni di polveri provengono in larga parte dal macrosettori “Trasporti”. Aspetti Socio – economici Sull’intero tratto di spiaggia vengono distinte le seguenti zone così definite nel Piano Spiagge comunale:

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‐ ZONA A - Spiaggia libera. E' definita “spiaggia libera“ l' area pubblica o privata utilizzabile ai fini turistico-ricreativo non occupata da manufatti balneari in cui hanno libero accesso e sosta tutte le persone.

‐ ZONA B - Spiaggia in conduzione. E' definita “spiaggia in conduzione” l'area pubblica o privata, utilizzata per la gestione di un'attività ai fini turistico-ricreativo come stabilimento balneare o parcheggio imbarcazioni attraverso concessioni demaniali marittime o autorizzazioni specifica

‐ attività. ‐ ZONA C - Spiagge non fruibile. E' definita “spiaggia non fruibile” il tratto di costa che per la

presenza di scogliere radenti non è utilizzabile ai fini turistico-ricreativi. In tale zona è vietato il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime. Il divieto di cui al punto precedente cessa di avere efficacia una volta terminati gli interventi previsti nel Piano della Costa, previo accertamento, su richiesta dell’Amministrazione Comunale, della cessazione dei fenomeni erosivi.

Lungo la spiaggia di "Sassonia" la Zona A e B si estendono in direzione nord-sud dal porto sino quasi alla fine di viale Adriatico il quale rappresenta la viabilità principale e parallela alla spiaggia. Il segmento di spiaggia in questione rappresenta una fascia di territorio di peculiare rilevanza socioeconomica del litorale in quanto è caratterizzato da salienti fattori che determinano il contesto economico dell'area e, in particolare, dalla presenza di 9 concessioni demaniali, di strutture ricettive e turistico-ricreative di primaria rilevanza nel bilancio socio-economico locale e della viabilità principale che permette una facile comunicazione tra la spiaggia e l'ambiente urbano ed in particolare con il centro storico. Meritano particolare attenzione due circoli sportivi, il Circolo Velico Sassonia, ed il Circolo Windsurfing Fano, che occupano due piccoli spazi demaniali della spiaggia di Sassonia. Tali centri sono un forte elemento socio-culturale della memoria storico-sportiva del luogo, in quanto svolgono attività velica da oltre 20 anni partecipando così a diversificare la vocazione e l'offerta turistica del litorale. Le finalità progettuali perseguono obbiettivi in linea con le finalità di cui al piano spiagge e con particolare riferimento alla presenza di aree in concessione, aree con utilizzo sportivo e aree destinate alla libera fruizione. Le aperture lungo le scogliere (come risultano dalla tavola del progetto preliminare) sono state collocate tenendo conto dei venti prevalenti – scirocco e levante – e la loro ubicazione, oltre che rispettare la Variante al Piano Gestione Integrata delle Aree Costiere – versione 1 giugno 2014, è stata individuata in modo che i natanti di che trattasi possano uscire e rientrare nella maniera più agevole possibile. Nella pratica i natanti terranno un andatura di traverso sia in entrata che in uscita”. La zona C invece, occupata da spiaggia libera, si estende verso sud e nel caso specifico per l'area di progetto termina in concomitanza con il limite dell'ultimo tratto delle scogliere sommerse in località "Bersaglio". In questo caso i numerosi interventi di protezione costiera in quest'area non sono stati seguiti da interventi di cosmesi ambientale ne progetti di riqualificazione del litorale. Il litorale Sud dunque è rimasto in una condizione di disequilibrio con la restante parte del tratto costiero limitrofo a nord 2.5 DESCRIZIONE DEGLI ELEMENTI CULTURALI E PAESAGGISTICI Aspetti paesaggistici Nell’analisi della situazione paesaggistica dell’area di progetto emergono gli elementi di seguito descritti. Ambiente costruito. rappresentato essenzialmente dal paesaggio edilizio abitativo. Si distribuisce lungo la fascia di costa comunale in maniera uniforme e risulta particolarmente inserito nella zona di pertinenza marina in quanto nei decenni precedenti sono state edificate aree particolarmente a contatto della linea di riva eliminando una zona cuscinetto molto importante nella gestione della spiaggia costituita dall’ambito di pertinenza del ritmo marino nei suoi fenomeni di trasporto, erosione, ed accumulo.

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Ambiente di spiaggia. Considerando la sua distribuzione territoriale in direzione Nord – Sud esso si estende dal porto sino alla foce del fiume Metauro per una lunghezza di circa 3.3 km. Si tratta di una fascia di ampiezza decrescente dal porto verso Sud. La sua massima estensione è di 65 metri nelle immediate vicinanze del porto, mentre quella minima è di qualche metro in alcuni punti vicini all’area costiera denominata “il Bersaglio”. La conformazione sedimentaria della spiaggia della “Sassonia” è costituita da elementi ghiaiosi a ciottoli di origine fluviale che ne donano un aspetto particolarmente suggestivo per la sua colorazione biancastra e per la tipologia di spiaggia differente dal contesto delle spiagge sabbiose presenti nel restante territorio comunale. Opere di protezione costiera. Si tratta di strutture deposte in vari periodi temporali per proteggere una parte della spiaggia da fenomeni erosivi. Tali opere risultano essere ben visibili e posizionate in differente maniera nella zona di progetto: perpendicolarmente alla costa, come i pennelli o parallelamente, come le scogliere. In questo caso considerando a livello paesaggistico solo quelle emerse, queste si distribuiscono per una lunghezza di circa 1 km dalla zona del Bersaglio sino alla foce. La messa a dimora, nei vari anni passati, di tali opere su gran parte del litorale ha fatto si che ormai rientrassero nella percezione visiva omogenea della fascia costiera come elementi integrati nel paesaggio e non più come detrattore. Distesa acquea. L’area di progetto è costituita da un tratto di mare appartenente al bacino Adriatico settentrionale il quale termina in corrispondenza del promontorio del Conero. La zona risulta omogenea con le caratteristiche delle acque basse della fascia costiera marchigiana. Tali acque sono spesso cariche di sedimento in sospensione durante le mareggiate, ma anche durante il modesto movimento del moto ondoso e data la bassa profondità acquisiscono una persistente colorazione sabbiosa e ridotta trasparenza. Altre colorazioni sono assunte in funzione di cambiamenti nelle condizioni chimico fisiche della colonna d'acqua, quando ad esempio si assiste a fenomeni di proliferazione algale, oppure durante i cicli stagionali del plancton, la presenza di abbondante fitoplancton ne determina una persistente colorazione verdastra con riduzione della trasparenza della colonna d’acqua. Aree verdi. Queste sono presenti lungo la fascia sud del litorale oggetto di studio nelle zone di retrospiaggia e comprendono lembi di vegetazione residuale molto compromessa e spazi a giardino appartenenti ad alcune abitazioni che si spingono sino a ridosso della spiaggia. Senza un'attenta riqualificazione naturalistica la loro importanza visiva perde di rilevanza. La zona del “Bersaglio” ad esempio partecipa a creare un’estensione di percezione visiva di degrado del litorale. Ambiente agricolo. Rimane fuori dal contesto visivo circostante il sito di progetto, ma viene comunque menzionato; esso è rappresentato dalle zone agricole ai margini della periferia verso la foce del Metauro. Aspetti archeologici Al SIA è allegata la Relazione di Valutazione del Rischio Archeologico, a cui si rinvia per eventuali approfondimenti; nello Studio, quindi, viene riportata una breve sintesi della succitata Relazione. Si può ipotizzare che in epoca romana il mare fosse molto più vicino a Fanum Fortunae di quanto adesso non lo sia a Fano. Vi sono infatti elementi per ritenere che la linea di costa in età romana fosse collocata più verso l’interno, giungendo probabilmente quasi a ridosso delle mura romane, dunque più arretrata di circa 300-500 m rispetto a quella odierna, collocandosi in corrispondenza della citata falesia morta che attualmente costituisce una ripa o gradino dell’altezza di 5-7 m, il cui sviluppo è parallelo alla linea di riva attuale (Lilli 1995: 12-15; Agnati 1999: 349). Tale condizione, si relaziona evidentemente con le indagini volte all’identificazione del porto antico di Fanum Fortunae (infra). Presso le aree di foce dell’Arzilla e del Metauro sono persistiti sistemi di parziale impaludamento con formazione di stagni/paludi simili a piccoli laghi costieri, generati dalla componente di trasporto del

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sedimento fluviale e dalla contrastante azione delle correnti marine e del moto ondoso, che hanno generato accumuli in continuo movimento. Nel contesto dell’area di mare Adriatica va evidenziato come gran parte dei ritrovamenti in mare di reperti archeologici sia da imputare a casuali rinvenimenti durante le attività di pesca soprattutto a strascico. Un aspetto significativo dei reperti conservati a Fano risiede nella decisa prevalenza di anfore di tipologia Dressel 6 e Lamboglia 2, che potrebbero ricondurre a recuperi diversi avvenuti in corrispondenza di uno o più siti coerenti, cioè da relitti con carico omogeneo. Queste tipologie di anfore, del resto, sono ampiamente diffuse in area adriatica tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., dal Veneto alle Marche, dove sono documentati anche numerosi centri di produzione (Cipriano-Carre 1989; Medas 1989). Non si può escludere, dunque, che anfore Dressel 6 e Lamboglia 2 recuperate dai pescherecci di altre marinerie vicine, come nel caso di quella di Cattolica (anfore conservate nel Museo della Regina a Cattolica, Stoppioni 2001: 46-48), provengano dagli stessi giacimenti subacquei intercettati anche dai pescherecci fanesi. Nel mare antistante il litorale fanese sono infatti segnalate diverse “presure” (Scaccini, Piccinetti 1967: 41-48, nn. 30-65), alcune delle quali riferibili ad elementi noti, verificati (ancore, relitti di pescherecci e altre imbarcazioni, residuati bellici come resti di aerei e resti di mine), altri riferibili ad elementi ignoti, che potrebbero eventualmente ricondurre anche alla presenza di relitti antichi con anfore. Per quanto riguarda il settore di mare compreso tra la città di Fano e la foce del Metauro, l’elenco redatto nel 1967 segnala almeno tre siti rappresentati da “presure” di natura sconosciuta (Scaccini, Piccinetti, 1967: 45-47, nn. 55, 61, 62). Infine, è segnalata la presenza di un relitto con carico di anfore Dressel 6, che si troverebbe in un punto imprecisato nel tratto di mare tra Pesaro e Fano, a soli 22 m dalla linea di costa. Le anfore recuperate da questo relitto sarebbero visibili a Fano (Dolci 1983: 124, senza indicazione della fonte). Nell’ambito di un inquadramento della navigazione e portualità Adriatica si possono evidenziare i seguenti periodi storici: ‐ l’epoca protostorica e l’inizio dell’epoca storica; ‐ l’epoca romana; ‐ l’epoca medievale; ‐ l’epoca moderna sino ai primi decenni del XX secolo. La navigazione e l’approdo lungo il litorale fanese risalgono dunque con ogni probabilità all’Età del Bronzo e conobbero uno sviluppo nell’Età del Ferro, con la frequentazione da parte dei naviganti nord-piceni, inserendosi quindi, dal V-IV sec. a.C., anche lungo le direttrici commerciali che veicolarono la ceramica greca nel medio e alto Adriatico. Per l’epoca romana le fonti testimoniano chiaramente l’esistenza di uno scalo nautico a Fano, benché la questione relativa all’esistenza di infrastrutture portuali e alla loro ubicazione rimanga tuttora dibattuta. Del resto, considerando l’avanzamento della linea di costa negli ultimi duemila anni, è verosimile che l’eventuale presenza di queste strutture sia oggi da ricercarsi al di sotto dell’abitato, oltre la falesia morta che delimitava la linea di riva in epoca romana. Dovremo tuttavia considerare, a tale riguardo, la potenzialità offerta dagli approdi di foce, in particolare da quello dell’Arzilla, nonché l’uso di sfruttare anche l’approdo di spiaggia, che poteva essere relativamente ridossato dalla formazione di barre sabbiose litoranee sommerse o semisommerse, oltre che la pratica di tirare in secco il naviglio minore. Ne emergerebbe un panorama di approdo diffuso, distribuito in corrispondenza di tutti i punti del litorale che potevano offrire qualche forma di rifugio, come ampiamento documentato dalle fonti storiche e come attestato fino alla prima metà del Novecento a livello tradizionale. Una situazione per certi versi non dissimile dovette riproporsi in epoca altomedievale, mentre per il pieno e basso Medioevo vi sono chiari indizi della presenza di infrastrutture destinate a migliorare la naturale portualità delle foci fluviali, ancora una volta soprattutto quella dell’Arzilla, e dello stesso

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approdo di spiaggia. Effettivamente, il primo vero e proprio porto di Fano documentato a livello storico e monumentale è il Porto Borghese, realizzato solo nella seconda decade del XVII secolo. Ma anche questa importante infrastruttura non sembra aver dato alla portualità fanese l’impulso definitivo che si era auspicato, pur avendo rappresentato, indubbiamente, un progresso notevolissimo. I problemi persistono soprattutto per la zona di foce del canale del porto, soggetta a continui insabbiamenti e ostruzioni, che ne rendono difficoltoso l’accesso. Si giunge così alle soluzioni progressivamente adottate tra il XVIII e il XIX secolo, volte, da un lato, ad accelerare il flusso della corrente all’interno del canale, con lo scopo di generare un effetto di dragaggio naturale che mantenesse la profondità del fondale, dall’altro a difendere l’imboccatura verso Levante, tramite la costruzione di moli protesi verso il mare, che avevano lo scopo di intercettare il continuo flusso di sedimenti che le violente mareggiate da Levante e Scirocco trasportavano dalla foce del Metauro e che le tempeste da Bora trasportavano dalla foce dell’Arzilla. Un cambiamento sostanziale si ebbe però solo nei primi decenni del Novecento, con la messa in opera di moli più lunghi e robusti, oltre che attraverso la realizzazione della nuova darsena di Levante presso l’imboccatura del porto. A prescindere dalle problematiche della portualità, il litorale fanese fu intensamente frequentato dalla navigazione commerciale e da quella peschereccia, senza soluzione di continuità nel corso del tempo. Per gran parte della storia della città, o per determinati periodi, dovette trattarsi di un traffico che coinvolgeva sostanzialmente scafi di medie e piccole dimensioni, benché vada ricordato che anche le unità di maggior tonnellaggio si avvicinavano alla costa fanese per scaricare e caricare tramite la manovra di allibo. 2.6 DESCRIZIONE DEI PROBABILI IMPATTI RILEVANTI I progettisti nel SIA distinguono gli impatti in fase di cantiere, connessi alla costruzione delle opere previste, da quelli in fase di esercizio, correlati alla loro esistenza. 2.6.1 Impatti in fase di cantiere Aria Fase di posa delle scogliere Durante la fase di cantiere sarà utilizzato un motopontone diesel il quale emette gas di scarico dovuti agli impianti di generazione di potenza necessari al suo movimento ed all’utilizzo della gru posizionata su di esso. Tali emissioni sono rappresentate dagli ossidi di azoto (NO2, e NOx), dal biossido di zolfo (SO2), dal monossido di carbonio (CO) e dalle polveri sottili (PM10 – Particolato Molecolare con diametro inferiore a 10 µm). Il mezzo opererà in mare ad una distanza da costa di circa 120 m. Le lavorazioni risulteranno limitate alle ore diurne (12 ore) per circa 900 giorni lavorativi, escluse le eventuali sospensioni per condizioni meteomarine avverse. Questa fonte emissiva, dunque, avrà durata limitata nel tempo. Per avere alcuni dati analitici di confronto con le emissioni in atmosfera durante i lavori in mare, è stato considerato il calcolo della distribuzione degli inquinanti in atmosfera effettuato per il progetto di perforazione della piattaforma “Bianca e Luisella” ubicato in mare aperto al largo della costa di Pesaro. In questo caso la principale fonte di emissione in atmosfera dell’impianto di perforazione utilizzato è rappresentata dallo scarico di gas da parte dei gruppi motore che azionano i gruppi elettrogeni la cui potenza totale è notevolmente superiore a quella del sistema dei motori del Motopontone impiegato per la posa delle scogliere e per la movimentazione dalla sua gru. Nello studio è stato valutato In particolare il potenziale effetto, dovuto al normale funzionamento dei motori, sulla qualità dell’aria percepito dai recettori sensibili potenzialmente interessati e, in particolare, sono state valutate le possibili modificazioni dell’atmosfera sulla costa prospiciente l’area di progetto.

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Le conclusioni evidenziano che le simulazioni effettuate non mostrano criticità né relativamente alle emissioni dell’impianto di perforazione né rispetto al possibile effetto cumulo con la situazione preesistente di qualità dell’aria. A maggior ragione si ritiene che un solo mezzo navale della tipologia che verrà impiegata nel progetto in esame non possa generare un inquinamento tale da determinare un aumento significativo delle concentrazioni degli inquinanti emessi in atmosfera e il superamento dei valori soglia imposti dai limiti di legge. Si ritiene, inoltre, che le ricadute al suolo degli inquinanti siano ampiamente inferiori agli Standard di Qualità. Tutto ciò permette di escludere effetti percepibili sulla vegetazione e sugli ecosistemi presenti in corrispondenza della zona SIC del fiume Metauro “Da pian di Zucca alla Foce” ubicata ad 1 km di distanza dal luogo delle operazioni. Tale considerazioni, ovviamente, partono dal presupposto di utilizzo di un mezzo in regola con la normativa europea per le emissioni inquinanti e ben manutenzionato. Per tutto quanto sopra considerato l’impatto sulla qualità dell’aria dovuto alla posa delle scogliere risulta essere di lieve entità e temporaneo, quindi, NON SIGNIFICATIVO. Fase di ripascimento Di tale fase progettuale l’attività che potrà determinare maggiore perturbazione è il trasporto del materiale ghiaioso, in quanto la posa della ghiaia in fase di ripascimento ha analogia con gli interventi di manutenzione e riparazione della strada costiera e con il rinforzo della protezione di massi e ghiaia grossolana, dagli eventi erosivi che annualmente si susseguono durante il periodo invernale. L’attività manutentiva, che avviene nel periodo primaverile-estivo, prevede la presenza di una ruspa, di una pala meccanica e di un camion che porta il materiale analogamente a quanto avverrà per la fase di ripascimento. Per il presente studio è stata presa in considerazione la movimentazione dei mezzi pesanti per il trasporto delle ghiaie di cava sino al sito di progetto; gli inquinanti analizzati sono gli Ossidi di Azoto e le Polveri. Nella stima delle emissioni in atmosfera, infatti, che caratterizzano una generica attività di cantiere sono generalmente considerati i seguenti contributi: ‐ sollevamento polveri legato al movimento dei mezzi gommati lungo gli eventuali tratti di strada non

asfaltati; ‐ sollevamento polveri legato agli scavi ed al movimento terre in generale; ‐ fumi esausti (polveri ed NOx) dei motori dei mezzi impiegati. In considerazione del fatto che i tratti stradali percorsi saranno prevalentemente asfaltati e data la granulometria del materiale manipolato, non si prevedono quantità significative di materiale particolato che possano andare in sospensione durante le operazioni di carico/scarico e manipolazione in generale. Quindi anche l’impatto relativo a questa azione della fase di cantiere ripascimento si ritiene NON SIGNIFICATIVO. Il traffico pesante indotto sarà costituito da 5 bilici che compiranno 10 viaggi giorno ciascuno per un totale di 50 viaggi/giorno. Il traffico leggero indotto sarà costituito da mezzi per il trasporto del personale (tipo furgone di cantiere, ca. 2 viaggi A/R al giorno ciascuno) e si considera trascurabile. La metodologia utilizzata per la valutazione dei fattori di emissioni riferiti ai mezzi pesanti impiegati prevede l’utilizzo dei dati estratti dal database Copert 4 (versione 9.0, ottobre 2011). In particolare si fa riferimento ai dati sul trasporto utilizzati per l’inventario nazionale, disponibili e relativi alla serie storica 1990-2010 ed al programma di stima Copert 4 (versione 9.0, ottobre 2011). Il valore dei fattori di emissione è stato calcolato considerando un ciclo di guida di tipo urbano e la media ponderata in base alla effettiva composizione del parco mezzi circolante nel periodo 2005-10 classificato secondo le varie direttive europee (Conventional, HD Euro I - 91/542/EEC Stage I, HD Euro II - 91/542/EEC Stage II, HD Euro III - 2000 Standards, ecc…). Ai fini della stima dei fattori di emissione il singolo bilico è stato assimilato ad un mezzo tipo Heavy Duty Trucks (HDT)-Articulated 40-50 t. Con riferimento agli Ossidi di Azoto ed alle Polveri, sono stati dedotti specifici fattori di emissione. Si è quindi ipotizzato che il materiale necessario per il ripascimento possa essere completamente reperito in

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due cave di materiale alluvionale ubicate rispettivamente a ca. 2,5 e 10 km dall’area di cantiere. Sono stati considerati, infine, 120 giorni lavorativi per portare a termine questo intervento. In questo scenario, nell’ipotesi più conservativa che il materiale provenga dalla cava più lontana si stima una emissione complessiva, riferita all’intera durata della fase di Ripascimento in ghiaia, pari a 1,6 t di NOx e a 0,052 t di Polveri sottili Con riferimento alle emissioni attribuite al Macrosettore Trasporti a livello provinciale nel già citato Inventario Regionale del 2005, questi contributi aggiuntivi costituiscono una percentuale trascurabile rispetto alle quantità complessivamente emesse, generalmente dell’ordine, al massimo, del 10-2 % sia per gli Ossidi di Azoto che per le polveri. Tale situazione d’impatto si ritiene NON Significativa. Volendo considerare l’incidenza del cantiere della fase di ripascimento in termini di incremento di traffico, sono stati presi in esame i dati del rilievo eseguito dal Comune di Fano il 7/6/2003 presso la località Torrette di Fano (sezione 1054 nelle due direzioni di percorrenza). Il rilievo distingue la categoria merci dalla categoria auto e rileva il flusso ogni 15 minuti. A partire dai dati rilevati ogni 15 minuti, sono stati calcolati i mezzi in transito (distinti per categoria merci ed auto) nelle fasce antimeridiana (fascia 8-12) e pomeridiana (fascia 14-18) di lavoro. Il traffico indotto in questo scenario rappresenta un contributo orario pari a ca. il 10-15% rispetto alla categoria merci e a ca. l’1% rispetto al traffico orario complessivo (categoria merci ed auto). Su base giornaliera il traffico indotto complessivo rappresenta ca. l’1% del flusso totale giornaliero. In funzione di una bassa incidenza sui volumi di traffico giornalieri previsti tale Impatto si ritiene Non Significativo In conclusione, in considerazione della temporaneità delle emissioni, della loro entità (che ha un’incidenza inferiore allo 0,1% sia per le polveri che per gli Ossidi di azoto), del carattere locale e reversibile degli eventuali impatti, si può concludere che durante la fase di ripascimento per il progetto in esame non si genereranno Alterazioni/Impatti significativi dello stato attuale della qualità dell’aria. Clima Acustico Fase di posa delle scogliere Se consideriamo la distanza da costa di circa 120 metri possiamo supporre che la dispersione in aria di tale rumore sia circoscritta ad uno spazio piuttosto limitato corrispondente all'area di lavoro. L’impatto determinato da questa fase operativa sulla componente del clima acustico in atmosfera, può essere definito Non significativo in quanto di bassa entità, di breve durata e reversibile. Le specie dell'avifauna presenti, tendenzialmente abituate al disturbo antropico delle attività marine costiere si allontanano dal sito in maniera temporanea verso zone meno rumorose limitrofe ubicate lungo la linea costiera. Il loro ritorno nell'area è legato al termine dell'attività. Non si rileva interferenza con le specie faunistiche che frequentano l'area SIC/ZPS del fiume Metauro. L'ambito di foce in questo caso è situato a oltre un km, distanza considerevole per determinare un impatto dovuto al disturbo acustico di un solo mezzo navale di ridotte dimensioni. Tale mezzo inoltre in fase di posa usa una gru posta sul ponte e rimane in loco senza ausilio di motori essendo fissato al fondo tramite sistemi di ancoraggio. Fase di ripascimento Durante questa fase, il rumore è generato dai mezzi di trasporto del materiale ghiaioso e dalla ruspa che provvede alla distribuzione della ghiaia lungo la riva. Si tratta di rumore che nell’area di cantiere si aggiunge al rumore di fondo presente nella zona urbanizzata. Il sito di ripascimento è rappresentato infatti da un tratto di spiaggia limitrofo a Via Ruggeri, una strada di comunicazione tra la zona Nord e la zona Sud di Sassonia. Dai dati relativi alla zonizzazione acustica del Comune di Fano si evince che l’area in esame rientra in due classi di limite acustico corrispondenti ai limiti Leq (A)diurno di 65 decibel per la zona di Sassonia e 60 decibel per la zona del “Bersaglio”. Se consideriamo che nell’area si troveranno contemporaneamente un bilico (Camion) ed una Ruspa si presuppone che la loro azione non determini un incremento tale del rumore da generare il superamento dei limiti imposti per l’area in

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oggetto, la quale risente dei rumori di fondo generati da traffico e altre attività. Inoltre tale inquinamento acustico rimane confinato e limitato all’area di cantiere posizionata sulla spiaggia. I mezzi inoltre saranno dotati dei sistemi antiinquinamento acustico previsti dalla normativa vigente. Tale impatto si considera Non Significativo Acque Sversamenti in mare di sostanze inquinanti Nella fase di costruzione dell'opera non si prevedono sversamenti in mare di sostanze inquinanti, comprese le acque reflue civili che sono accumulate a bordo del mezzo navale in apposito sistema di raccolta. Le operazioni di cantiere avverranno secondo i criteri della buona pratica industriale in maniera tale da mantenere a bordo dell’unità navale ogni forma di rifiuto generato dalle attività umane durante la fase di cantiere. Inoltre, il progetto inoltre non prevede l'utilizzo di materiale inquinante in quanto le barriere frangiflutti sono costituite da massi naturali di origine rocciosa provenienti da estrazione di cava. Anche in questo caso l’impatto risulta Non Significativo. Rilascio di metalli pesanti Il rilascio di metalli pesanti è legato alla presenza degli anodi sacrificali posizionati sull'opera viva delle navi e mezzi navali di vario genere. Nei casi di lunghe permanenze in sito, ad esempio di più mezzi navali o strutture come le piattaforme offshore, si possono creare fenomeni di bioaccumulo negli organismi bentonici filtratori ed in particolare nei molluschi bivalvi. Tale situazione si può creare anche per fenomeni di movimentazione di sedimenti inquinati con forte presenza di metalli pesanti che migrano dal sedimento alla colonna d'acqua e vengono, quindi, assorbiti dagli organismi marini. Nell'area di studio, dall'analisi dei dati delle caratteristiche chimiche dei sedimenti marini si evidenzia una bassa concentrazione di metalli pesanti ben al di sotto dei valori di criticità; quindi, l'unica fonte potrebbero essere gli anodi sacrificali del mezzo navale impiegato. Tale problematica è legata al periodo temporale di permanenza in sito. Nel caso specifico, il mezzo navale ha un ciclo di lavoro di 12 ore per poi abbandonare l'area in funzione della necessità di rientrare in porto o per condizioni meteo avverse o per la ricarica del materiale. Inoltre non vi sono fenomeni cumulativi dovuti alla permanenza di più imbarcazioni essendo prevista una sola unità. Ne deriva un rilascio eventuale di lieve entità e di breve durata che non può determinare fenomeni di bio-accumulo nella matrice organica nè causare il superamento dei valori soglia di concentrazione nei sedimenti previsti dalla normativa vigente. Tale impatto va ritenuto Non Significativo. Fauna Flora ed ecosistemi Generazione di rumore La maggior parte dei vertebrati marini utilizza le basse frequenze sia per comunicare tra individui della stessa specie, sia per ricevere ed emettere segnali rilevabili tra specie diverse (AGIP-GEDA, CEOM, “Studio effetti delle emissioni acustiche delle attività di piattaforma off-shore sulle componenti biologiche”). I rumori a bassa frequenza di sensibile entità sono potenzialmente in grado di indurre sia un allontanamento dell'ittiofauna che una interferenza con le normali funzioni fisiologiche e comportamentali di alcune specie. Nell’ambiente marino, in genere, sono presenti una serie di fonti di rumore del fondo ambientale (background) (McCauley, 1994) che, tra l’altro, includono il vento, la pioggia e le imbarcazioni che transitano in prossimità dell’area. In area ad elevato traffico navale, il rumore medio di molte navi può produrre un esteso e continuo livello di rumore su un range di frequenze che va da 1 a 500 Hz. I livelli di base per grandi navi possono essere nel range di 170 - 200 dB a 1 ìPa/m. Per il mezzo navale in questione allo stato attuale non si hanno dati di emissione acustica, tuttavia essendo di ridotte dimensioni si può ragionevolmente ritenere che le emissioni siano inferiori a quelle di una grande nave e dunque nella fase di installazione della strutture, l’impatto del rumore sulle specie pelagiche sia lieve in quanto di bassa entità e breve termine, bassa frequenza di accadimento e medio-alta probabilità di generare un impatto lievemente esteso nell’intorno dell’area di

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studio, totalmente reversibile al termine delle attività, con effetti secondari, quali l’allontanamento delle specie ittiche e quindi riduzione dei fondi pescabili, trascurabili. Tale impatto si ritiene Non Significativo. Tenendo conto dell'area prettamente costiera di lavoro ubicata ad una distanza di circa 120m da costa, lontana dagli areali di frequentazione dei mammiferi marini in Adriatico e del fatto che i rumori prodotti dal mezzo navale siano più bassi di una nave, anche l'impatto sui mammiferi marini si deve considerare Non Significativo. Riduzione della trasparenza dell'acqua La posa dei massi rocciosi sul fondale sabbioso/fangoso determina un aumento della torbidità nella colonna d'acqua dovuto alla movimentazione del sedimento causato dalle operazioni di deposito e spostamento dei massi, specialmente nella formazione dei primi strati della scogliera. I disturbi dovuti ad una riduzione della trasparenza a causa di sedimento in sospensione per periodi prolungati, limitano la penetrazione della radiazione solare con conseguente interferenza nelle funzioni del ciclo di vitale di eventuali comunità fitobentoniche fotofile presenti e fitoplanctoniche. Tuttavia, nel tratto di costa interessato dai lavori, il fitobenthos dei fondi mobili risulta praticamente assente in quanto non vi sono le condizioni biologiche per la proliferazione di componenti algali fotofile o la crescita di praterie di fanerogame. L'impatto su questa componente risulta Non Significativo. Per il fitoplancton non si ritiene che si possano determinare condizioni di riduzione della trasparenza tali da coinvolgere un'area vasta per lunghi periodi. Il lavoro infatti si svolge nelle 12 ore e la riduzione della trasparenza è circoscritta all'area di movimentazione e deposito di ciascun masso sul fondale senza interferire con lo strato superficiale. Le comunità fitoplanctoniche risultano particolarmente abbondanti e l'impatto risulta Non Significativo. Rideposizione del sedimento in sospensione L'attività di realizzazione della scogliera, per gli strati rocciosi a contatto con il fondale, può generare coltri di ricoprimento dovute alla rideposizione del sedimento in sospensione smosso durante la posa dei massi. Tali coltri sono di modeste entità e limitate alle aree immediatamente a contatto con il perimetro della scogliera. L'analisi della struttura delle comunità zoobentoniche ha messo in evidenza la presenza di specie comuni con un alto grado di resilienza e poco sensibili alle variazioni fisiche del fondale. Si tratta di specie che tollerano bene i fenomeni di ricoprimento sabbioso. Tali situazioni sono infatti frequenti nell'area a causa dell'azione delle mareggiate su basso fondale le quali muovono grandi quantità di sedimento. Sia dunque per la fauna vagile che per quella sessile, l'impatto si ritiene Non Significativo. Sottrazione di habitat La messa a dimora di massi rocciosi sopra il profilo delle vecchie scogliere soffolte determina una perdita temporanea di habitat di specie di substrato duro dovuta alla formazione della nuova scogliera deposta sopra lo strato superficiale precedente. Nel calcolo della superficie ricoperta dobbiamo considerare la lunghezza di progetto di 1,3 km alla quale vanno sottratti circa 300 metri di aperture, il tutto moltiplicato per un'ampiezza di circa 3m. Il risultato ottenuto è di 3.300 m2 di fondo duro ricoperto. Tenendo conto che i massi sono molto vari in dimensioni e profilo, tra la scogliera emersa ed il nuovo piano non vi è completa aderenza per cui la perdita di habitat non corrisponde proprio all'intera superficie e riguarda soprattutto le specie della fauna sessile e le macroalghe fotofile presenti. La deposizione dei nuovi massi, porta inoltre alla formazione di una struttura simile alla precedente con un aumento delle sue dimensioni verticali. In particolare nella parte emersa si viene a creare la comparsa dell'orizzonte sopralitorale roccioso e del sottostante mesolitorale compreso tra il profilo di bassa ed alta marea. In questa fascia vivono diverse specie che traggono beneficio dal loro posizionamento spaziale. Oltre ad alcuni popolamenti vegetali come i licheni, il sopralitorale è caratterizzato dalla presenza di molluschi gasteropodi come Littorina neritoide, isopodi come Ligia italica.

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Il piano mesolitorale presenta anch'esso formazioni biocenotiche interessanti. Il substrato è colonozzato da molluschi gasteropodi, comuni sono le diverse specie di patella Patella sp, i Ctamali, i Cirripedi, i Crostacei, i Briozoi, Sipunculidi, Cnidari come l'attinia equina, tra i crostacei segnaliamo il granchio corridore Pachygraphus marmoratus. Questi organismi rappresentano solo un esempio delle numerose specie che colonizzano questo piano d'interfaccia tra acqua ed atmosfera. Nell'analisi dell'impatto si deve tenere conto che tale perdita di habitat è solamente temporanea in quanto si ha una nuova rapida colonizzazione del substrato e un incremento della biodiversità dovuto all'aumento spaziale della scogliera verso l'alto e la comparsa di due nuovi orizzonti. Per ciò che concerne le specie natanti, queste si allontanano durante la messa a dimora del materiale, mentre alcune specie della fauna sessile come mitili e altri molluschi bivalvi ne subiscono il ricoprimento. In considerazione della reversibilità della perdita di habitat temporaneo e l'incremento della biodiversità dovuto all'aumento della scogliera che di per se rappresenta già una misura di compensazione, tale impatto si ritiene Non Significativo. La messa a dimora del nuovo tratto di scogliera sul fondale mobile sabbioso attualmente libero, porta ad una sottrazione di habitat dei fondi mobili corrispondente a circa 16000 m2 di superficie ricoperta. Le comunità macrozoobentoniche presenti sono rappresentate da specie tipiche dei fondali sabbiosi appartenenti secondo la classificazione di Péres e Picard alle Sabbie Fini Superficiali (SFS)ed alle Sabbie Fini Ben Calibrate, (SFBC) principalmente rappresentate dal mollusco bivalve Chamelea gallina, in associazione alle specie di molluschi, crostacei ed echinodermi. Si tratta di comunità stabili della fauna sessile e vagile molto comuni lungo tutto il litorale. Non sono presenti specie rare o habitat di particolare interesse fito e zoobentonico. Tale perdita di habitat risulta permanente e irreversibile. La formazione di una nuova scogliera determina tuttavia un buon incremento della biodiversità in sito per la formazione di nuovi habitat a fondo duro roccioso colonizzati velocemente da numerose specie appartenenti a questa tipologia di biocenosi. Data però la differente caratteristica di substrato (habitat) che viene a scomparire in maniera permanente, tale impatto non può essere trascurabile ma è da ritenersi Scarsamente Significativo tenuto conto dei fattori sopra esposti. Paesaggio Durante la fase di cantiere le operazioni di posa delle scogliere saranno effettuate con un solo mezzo navale (motopontone) per un periodo limitato e svolto durante i mesi autunnali e primaverili. La distanza da costa del mezzo di lavoro risulta particolarmente limitata in quanto le scogliere saranno posizionate a circa 150 m dalla riva e dunque in un'area del campo visivo dove l'oggetto risulta piuttosto visibile. La sua operatività come mezzo antropico, completamente slegato dal contesto di paesaggio marino, fa si che possa essere considerato un detrattore del paesaggio. Essendo tuttavia la presenza di tale mezzo temporanea, legata allo svolgimento dei lavori, il disturbo creato nella percezione visiva del paesaggio e della linea dell'orizzonte rappresenta un impatto temporaneo, diretto e reversibile e, quindi, Non Significativo. Per la posa delle condotte a mare che costituiscono il prolungamento degli scolmatori esistenti, il lavoro verrà eseguito sempre dal medesimo Motopontone per il quale valgono le stesse considerazioni sopra esposte. Oltre ai lavori di posa delle scogliere sono associati interventi di ripascimento di medie dimensioni in due aree della spiaggia di Sassonia. Tali lavori saranno eseguiti tramite mezzi operanti nell’area come una ruspa per la distribuzione del materiale lungo la linea di riva ed un Camion per il trasporto del materiale ghiaioso. Anche in questo caso il periodo di lavoro coincide con la stagionalità autunnale e primaverile. Le attività di questo cantiere possono comunque disturbare la percezione visiva del paesaggio della spiaggia costituendo un elemento detrattore di origine antropica. Considerando la totale temporaneità del lavoro e la reversibilità della situazione a fine lavoro, con il ritorno alla normale percezione paesaggistica ante-operam, e anche un conseguente miglioramento della continuità visiva della spiaggia grazie ai ripascimenti, l’impatto è da ritenersi Non Significativo.

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Beni archeologici In considerazione di quanto evidenziato dalle informazioni a livello archeologico (Si veda anche la Relazione di Valutazione del Rischio Archeologico), si sottolinea come i lavori di posa, modificazione e manutenzione delle barriere protettive a scogliera rappresentino interventi interessati da un potenziale rischio archeologico, considerando che tali impianti generano modificazioni importanti nel flusso delle correnti e nel riflesso del moto ondoso, tali da causare l’abbassamento di ampie aree di fondo marino e, quindi, la potenziale scopertura di giacimenti archeologici che attualmente potrebbero giacere al di sotto del piano di fondo nell’area interessata dai lavori. Questo rischio interessa specificamente e prevalentemente i relitti navali, come dimostrano le scoperte già avvenute lungo i litorali marchigiani. L’impatto del rischio su codesta componente si ritiene Significativo. 2.6.2 Impatti in fase di esercizio Fauna, flora ecosistemi Le scogliere, una volta deposte sul fondale marino, determinano la formazione di una superficie di substrato duro roccioso idoneo alla colonizzazione da parte di organismi zoobentonici e fitobentonici con naturale incremento della biodiversità in situ. In particolare tali strutture favoriscono la diversificazione specifica, la ricchezza in specie e l'abbondanza nelle comunità. Grazie alla presenza di una differenziazione morfologica del fondale dovuta alla disponibilità di substrati duri su fondi incoerenti o sottoposti ad infangamento si ha la formazione di ecosistemi e comunità più complesse interconnesse da rapporti trofici. Tali scogliere infatti offrono abbondanza di cibo grazie all'incremento di sostanza organica soprattutto da parte dei molluschi bivalvi filtratori come le Cozze (Mitylus galloprovincialis), offrono riparo e rifugio a numerose specie di organismi e rappresentano zone di nursery per la riproduzione di molluschi e crostacei. La fauna ittica presenta un’elevata variabilità con un buon numero di specie di cui alcune anche di notevole interesse commerciale. Si creano dunque delle strutture acceleratrici della biodiversità che funzionano come delle vere e proprie zone di ripopolamento i cui benefici si distribuiscono nell’areale circostante determinando un incremento degli indici di diversità e ricchezza in specie. Nel definire analiticamente la spaziatura di tale superfice a fondo duro, si ottiene un incremento di fondale roccioso stimabile in circa 20.000 mq corrispondenti alla superficie tra il rifiorimento delle scogliere soffolte e le nuove scogliere. Sulla base delle considerazioni precedenti, la perdita di habitat a carico del fondale sabbioso è compensata dalla formazione di fondale roccioso individuato da tre tipologie di orizzonte, il sopralitorale, il mesolitorale e l'infralitorale. Si tratta dunque di una compensazione permanente spaziale e verticale efficace, che rende Trascurabile l'impatto dato dalla sottrazione di habitat e Non Significativo. Nonostante tali considerazioni sono da ritenersi valide alcune specifiche misure di monitoraggio. Acque La zona sottoposta a protezione, compresa tra le barriere e la spiaggia, subisce una riduzione nella velocità del ricambio idrico in quanto si creano condizioni di maggiore calma rispetto alla situazione antecedente la realizzazione del progetto. Nelle aree comprese tra le scogliere e la linea di riva che risentono di queste condizioni, elementi inquinanti tendono a sostare per tempi maggiori e subiscono una minore diluizione. Si assiste ad una variazione peggiorativa dei parametri chimico-fisici delle acque. In particolare l’immissione di sostanze inquinanti provenienti da input esterni, come le foci dei fiumi, o sistemi di dispersione di acque reflue urbane, determinano un aumento dei valori come quello relativo ai nutrienti, e in concomitanza con l’incremento della temperatura del periodo estivo, si possono produrre fenomeni eutrofizzanti e proliferazione algale. Lo scarso ricambio idrico determina anche anossie con una riduzione delle percentuali di ossigeno sia nella colonna d’acqua che nei sedimenti. Si assiste così ad un lento depauperamento degli indici biocenotici nell’area tra le scogliere e la riva. Per il sito in questione, attualmente la spiaggia della Sassonia è libera da barriere e dunque presenta una condizione di mare aperto. Tuttavia la problematica di maggior rilievo ambientale è

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determinata dalla presenza di due scolmatori che entrano in funzione in condizione di attivazione durante eventi meteorologici rilevanti. Questo fenomeno causa il riversamento nel paraggio di acque miste (pioggia e fognarie) che tendono a disperdersi con tempistiche legate alle condizioni meteomarine e che comunque rimangono per un certo periodo confinate lungo la fascia di mare antistante la spiaggia. Dato che il progetto prevede la chiusura parziale del paraggio con opere lineari di protezione costiera intervallate da varchi di ampiezza di 25 m, si creerebbe una condizione particolarmente critica dovuta alla presenza di scogliere e scolmatori. A causa della riduzione dell’idrodinamismo si produrrebbe uno scarso ricambio idrico e in caso di fuoriuscita delle acque miste (bianche e nere) si avrebbe un forte peggioramento dei parametri di qualità delle caratteristiche chimico fisiche delle acque con perturbazioni ad effetto eutrofizzante. I tempi di ritorno alla condizione di normalità potrebbero essere particolarmente lunghi in quanto le acque inquinate, tenderebbero a sostare all’interno della fascia di mare compreso tra la scogliera e la spiaggia. La mancanza di un ricambio idrico genererebbe conseguenze di un ulteriore aumento dei valori di criticità riferito ai punti elencati precedentemente. In assenza di un intervento di modifica progettuale, l’impatto su tale componente sarebbe molto significativo. Le ripercussioni a livello ambientale e socio-economico sull’area dovrebbero ritenersi gravi. Per evitare tale impatto, tuttavia, in associazione con la realizzazione delle scogliere verrà eseguita l’opera di prolungamento degli scolmatori con due condotte sottomarine sino alla batimetrica dei -4.5 metri oltre le barriere frangiflutti sino a 350m dalla riva (oltre il limite delle acque di balneazione), adeguandosi a quanto previsto dall’art. 36 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque. Le dimensioni e la tipologia di condotte sono state progettate sulla base dei dati di ASET Spa sui volumi e frequenze di sfioro. Nel punto di scarico la fuoriuscita verrà regolata da dei diffusori posti nei tratti finali di ciascuna condotta, i quali disperderanno i flussi in uscita nel battente d’acqua presente, con un grado di diluizione maggiore rispetto alla situazione attuale di sversamento in concomitanza della riva. La presenza delle barriere inoltre svolgerà anche un ruolo di occlusione del paraggio dall’esterno verso l’interno mantenendo il plume di sversamento per la maggior parte confinato nella zona di mare aperto e facilitandone la diluizione e dispersione. Nonostante questa efficace misura di mitigazione si ritiene che la componente idrica possa subire una riduzione dei valori di qualità nell’area esterna alle scogliere nei pressi dei diffusori delle condotte degli scolmatori. La condizione comunque di zona di mare aperto distante dalla line di costa, ad una profondità di – 4.5 m e la presenza delle scogliere come barriera interposta tra lo sversamento e la riva si ritiene possa determinare un impatto Scarsamente Significativo sulla qualità delle acque marino-costiere e sugli ecosistemi ivi presenti, per altro temporaneo e di breve durata in quanto legato al periodo dell’evento meteorico e grazie alla situazione di maggior diluizione e dispersione che si andrà ad ottenere rispetto alla situazione attuale. Morfologia costiera e dei fondali Le scogliere determinano una riduzione dell’idrodinamismo nell’area compresa tra l’opera di protezione e la riva. In queste condizioni quando vi è apporto di materiale fine ad esempio da parte di foci fluviali o spiagge sabbiose, questo tende a sostare in prossimità delle scogliere a causa dell’impossibilità di essere trasportato verso le zone del largo. Si creano così aree di fondale fangoso in prossimità delle scogliere costituite da coltri di ricoprimento di vario spessore, tali aree sono di norma scarsamente popolati con ridotto numero di specie e scarsa variabilità ecologica. Nel considerare tale problematica, per l’area oggetto dell’intervento debbono essere, tuttavia, valutate le seguenti peculiarità: ‐ la foce del fiume Metauro è ubicata ad oltre 1 km di distanza dall’inizio dell’opera e la maggior parte

della componente di materiale fine viene trasportata verso il largo e una minore quantità viene distribuita in un intorno limitato alle zone di foce e rimane confinato tra le barriere attualmente esistenti, dove persistono batimetrie inferiori o uguali a 1,5 m;

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‐ la spiaggia della Sassonia è costituita in gran parte da materiale ghiaioso con una bassa percentuale di sabbia e la componente fine risulta assente;

‐ le scogliere saranno deposte lungo la batimetrica dei 3.5/4 m in un battente d’acqua rilevante ad una distanza da costa di 120m. Tale situazione dovrebbe permettere di mantenere ancora un buon idrodinamismo dell’area.

Tali le considerazioni sopra citate permettono di sostenere che difficilmente si possano verificare fenomeni di impaludamento caratterizzati dalla formazione di fanghi in prossimità delle scogliere sia nel breve che nel lungo periodo. Data la distanza da costa ed il battente d’acqua presente nel punto di posa delle scogliere situato tra la batimetrica dei -3.5/4m, non si dovrebbe assistere ad una riduzione significativa delle batimetrie. L’impatto si ritiene Scarsamente Significativo con l’applicazione di una misura di controllo/mitigazione. Paesaggio La presenza delle scogliere nel tratto di mare attualmente libero da tali strutture costituisce un fattore di detrazione del paesaggio dovuto all'interferenza con la visuale profonda della linea dell’orizzonte. Attualmente, ungo la direttrice visiva da Sud verso Nord, tale visuale è disturbata da numerosi interventi antropici che caratterizzano la linea di spiaggia, primo in particolare il porto di Fano che in località Sassonia presenta una massicciata di blocchi rocciosi naturali a protezione dei muri di contenimento del bacino portuale. Lungo la direttrice visiva da Nord verso Sud persistono nella prospettiva ulteriori opere di protezione costiera deposte in tempi precedenti. Si tratta di alcuni pennelli e un’opera di maggior rilievo costituita da un molo/pennello di maggiori dimensioni ubicato alla fine di via Ruggeri. Nelle immediate vicinanze del retrospiaggia la costa è disseminata di opere antropiche correlate principalmente all’uso turistico - ricreativo. Preme inoltre sottolineare come la cosmesi ambientale sia molto ridotta e non costituisca un elemento di mitigazione. Mancano infatti opere di riqualificazione urbana specialmente nei tratti più a sud in località “Bersaglio”. Nell’analisi di macroscala inoltre sia nelle aree a Sud di Fano sino alla foce del Metauro, che lungo i tratti di spiaggia a Nord oltre il porto, la costa risulta completamente protetta da scogliere. I progettisti del SIA introducono una serie di immagini relative alla situazione attuale di fotointerpretazioni di quella attesa a seguito della realizzazione del progetto complessivo elaborate per meglio comprendere gli effetti della struttura sul paesaggio. Gli elaborati fotografici inoltre sono stati riprodotti tenendo conto di tutte le azioni progettuali eliminando le opere attualmente esistenti. Nel considerare l’impatto nella sua globalità delle diverse situazioni ricreate, si deve tenere conto che la percezione visiva delle scogliere tende ad essere assorbita in maniera progressiva con il tempo essendo un elemento costante del paesaggio marino Adriatico. Inoltre la prosecuzione delle attività progettuali ed il loro completamento tenderanno a riordinare l’assetto morfologico della spiaggia creando una continuità lungo tutto il litorale dove gli elementi rimarranno nel tempo. Inoltre, la visione di questa tipologia di costa rimane inserita in un contesto fortemente antropizzato. La scogliera, nonostante sia un elemento intrusivo deposto in maniera artificiale, è di struttura naturale. Nel valutare tale impatto, in base alle considerazioni effettuate, esso si ritiene di valore significativo nella fase iniziale a causa dell’intrusione di un nuovo elemento a forte percezione visiva e si prevede in un breve arco temporale che questo diventi un impatto scarsamente significativo con la percezione visiva abitudinaria della modifica nell'area costiera. Si precisa inoltre, che la necessità di protezione costiera va intesa come opera essenziale per la stabilizzazione della linea di costa, con alta priorità di intervento e che porterà una volta attuato nella sua interezza, un significativo miglioramento della qualità diffusa del paesaggio che allo stato attuale risulta compromesso da opere di protezione distribuite in maniera disordinata e frammentata senza aver ottenuto il successo di arrestare la forte erosione. Non sono applicabili misure di mitigazione per questa tipologia d'intervento in ambiente marino in quanto sono di difficile e

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improbabile attuazione. Essendo opere a mare, ci si trova infatti nell’impossibilità di intervenire ad esempio con elementi di cosmesi ambientale per il mascheramento e la riduzione degli impatti visivi. Aspetti socio-economici Gli aspetti socio economici che derivano dalla realizzazione dell'opera sono molteplici e bisogna segnalare che la stabilizzazione della costa determina un aumento della fruibilità turistica attraverso l’incremento della disponibilità di spazio a favore delle zone di spiaggia che attualmente sono fortemente ridotte per l'erosione. Il progetto nella sua globalità comporta una stabilizzazione della linea di riva determinata da un riassetto morfologico del litorale. Tale sistema spiaggia, inteso come ambiente di interazione tra la zona destinata alla balneazione e la fascia antropica costiera, con la realizzazione delle opere nella loro globalità, acquisisce un valore spaziale rilevante indirizzato ad una fruibilità continuativa nella percorrenza da Nord verso Sud e viceversa. Si aprirebbero nuove possibilità di sviluppo balneare a favore di una ricaduta positiva sull’intera economia stagionale della collettività coinvolta nella gestione di codesta parte di territorio comunale. Non si tratta solo di un progetto di protezione costiera, in realtà le sue caratteristiche sono anche di riorganizzazione e riordino di un tratto di costa fortemente compromesso da programmazioni progettuali disordinate che hanno rincorso senza successo i fenomeni erosivi avvenuti negli anni. Nel voler determinare un dato analitico di recupero della spiaggia si evidenzia che la stabilizzazione del litorale comporta una superficie utile di spiaggia asciutta pari a circa 30.000 mq. La gestione inoltre degli scolmatori, con il progetto di prolungamento oltre le opere costiere, determina un notevole miglioramento della qualità ambientale attuale, si fa presente che oggi gli sversamenti delle acque miste di origine urbana sono riversate sulla linea di battigia e rimangono tendenzialmente confinate per un periodo variabile da qualche ora a qualche giorno nella fascia delle acque di balneazione. Si ricorda infatti che in concomitanza di eventi meteorici significativi, con l’attivazione degli scolmatori venivano immediatamente emessi i divieti temporali alla balneazione nei tratti d’interesse a Nord e a Sud del punto di emissione. Una gestione maggiormente oculata e in linea con il rispetto della normativa vigente del sistema di scarico delle acque miste migliora la qualità ambientale della fruibilità alla balneazione donando un valore aggiunto a questo tratto di litorale rispetto alle zone limitrofe. A seguito inoltre di alcune considerazioni in merito ad attività sportivo-ricreative che vengono svolte in loco, preme sottolineare quanto segue:

‐ lungo la spiaggia della Sassonia nel tratto in concessione sono presenti due circoli sportivi, il Circolo Velico Sassonia ed il circolo Wind-Surfing Fano. Nel rapporto preliminare si riteneva che tale opera di protezione potesse ridurre in maniera consistente l’attività di tali associazioni. In realtà da un approfondimento con i soci che frequentano i circoli emerge che solamente il Circolo Windsurfing Fano potrebbe venire danneggiato. La presenza delle scogliere ridurrebbe l’attività di scuola e di utilizzo della Tavola a Vela a causa della difficoltà di uscita verso il mare aperto per il passaggio attraverso i varchi con un aumento del rischio d’incidenti. Per il circolo velico Sassonia, la visione è diametralmente opposta. Attualmente la presenza di una zona di mare aperto, fa si che in condizioni di buon regime eolico, adatto all’attività velica, si formi un moto ondoso a riva, specialmente durante le giornate di scirocco/levante, che impedisce alle imbarcazioni di uscire con il rischio di danneggiamento del mezzo nautico e delle persone. La presenza delle scogliere è vista favorevolmente per la riduzione del moto ondoso e la formazione di uno specchio idoneo alla preparazione del varo e uscita dell’imbarcazione che potrebbe agevolmente prendere il largo. Tale situazione secondo i fruitori del circolo aumenterebbe notevolmente le possibilità delle uscite in mare, con incremento del numero dei soci che allo stato attuale sono migrati verso altre strutture analoghe e che hanno manifestato il desiderio di rientrare in relazione alla realizzazione del progetto. Si rileva, dunque, una eventuale condizione sfavorevole a carico del Circolo windsurfing Fano per cui, tuttavia, sarà possibile adottare alcune misure di mitigazione. In conclusione, da un punto di vista Socio-Economico nell’analisi della globalità dei punti favorevoli

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e sfavorevoli si evidenzia un notevole vantaggio dei benefici qui di seguito riassunti: aumento della superficie di spiaggia libera; stabilizzazione dell’erosione nella spiaggia in concessione; riduzione dell’inquinamento del paraggio e previsione di una riduzione o scomparsa dei tempi di

divieto di balneazione; aumento della domanda di fruibilità alla spiaggia; aumento del valore economico delle strutture del litorale protetto; aumento generale del valore turistico dell’intera area costiera interessata; stimolo per progetti di riqualificazione ambientale dell’area specialmente della zona degradata del

“Bersaglio” Dall’analisi di questi semplici punti si capisce come l’impatto dell’opera sulla socio-economia sia da ritenersi Non Significativo. Beni Archeologici Una volta che l’opera risulta completata si evidenzia come i cambiamenti morfologici dell’area siano sostanzialmente limitati nel tempo in quanto le scogliere determinano una stabilizzazione della linea di riva. Le modifiche batimetriche del paraggio dovute a fenomeni di insabbiamento sono da ritenersi limitate data la mancanza di apporto solido fine da parte di fiumi e la natura ghiaiosa della spiaggia. Sulla base anche delle considerazioni effettuate per gli impatti sulla morfodinamica dei fondali e della costa, riportate nel Paragr. 6.2.3 si ritiene che non si possano verificare fenomeni erosivi o di deposizione tali da modificare gli aspetti sopra enunciati e portare ad eventuali rischi di ricoprimento di siti archeologici nell’area, i quali comunque sono stati già ispezionati visivamente in fase di cantiere. Per tali ragioni si fa presente che in fase di esercizio, l’impatto sul rischio archeologico sia da ritenersi Non Significativo. 2.7 MISURE DI MITIGAZIONE, COMPENSAZIONE, DI MONITORAGGIO E CONTROLLO Laddove la valutazione dei possibili impatti ha evidenziato alcune criticità, i progettisti definiscono le conseguenti misure di mitigazione e/o controllo (monitoraggio) di tali criticità. Qualità delle acque marino costiere e di balneazione La problematica relativa agli scolmatori verrà risolta a norma di legge con la realizzazione di due condotte oltre le opere di protezione. I progettisti propongono, tuttavia, un monitoraggio ad hoc per valutare l'interferenza con l'ecosistema marino. In particolare potranno essere svolte analisi quali-quantitative della componente biotica ed abiotica sia della colonna d’acqua che dei sedimenti. Tale monitoraggio riguarderà campionamenti effettuati sia all’interno che nella zona esterna le barriere frangiflutti e verrà programmato con frequenza annuale e durata di 5 anni. Questo programma permetterà di ottenere dei dati di comparazione inerenti le biocenosi bentoniche al fine di valutare la distribuzione, la diversità specifica e la ricchezza in specie tra le due aree. Morfologia costiera Per valutare i cambiamenti morfodinamici indotti dalle barriere propongono di realizzare un monitoraggio con frequenza annuale inerente le caratteristiche batimetriche sedimentologiche e morfologiche del paraggio, con il fine di valutare:

variazioni della linea di riva; deposizione di coltri di sedimento fine; variazione della profondità del fondale;

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Aspetti socio - economici Le aperture lungo le scogliere saranno collocate tenendo conto dei venti prevalenti di Scirocco e Levante e la loro ubicazione, dovrà essere individuata in modo che i natanti possano uscire e rientrare nella maniera più agevole possibile. Dovranno inoltre essere considerate tutte le azioni necessarie per facilitare l’attività del Circolo Windsurfing Fano che risulta il più penalizzato dall’intervento. Archeologia Durante la fase di cantiere verrà realizzato un visual survey subacqueo lungo il tratto interessato dal progetto al fine di scongiurare la presenza di eventuali reperti archeologici. Le modalità di esecuzione di tale indagine verranno programmate e discusse con l’archeologo subacqueo incaricato. Qualità dell’aria Al fine di controllare l’emissione e la dispersione di inquinanti in atmosfera (fumi esausti e polveri sottili) i progettisti propongono di prendere in considerazione alcune tecniche/misure generiche ed accorgimenti di buon senso e buona pratica cantieristica, che concorreranno a rendere i livelli di emissione e le conseguenti ricadute al suolo non significativi. Tra questi, ad esempio,propongono la riduzione dei tempi di esposizione al vento dei materiali, l’ubicazione delle aree di deposito in zone riparate, la copertura dei cumuli con stuoie o teli, la riduzione dell’altezza e delle velocità di getto, la bagnatura del materiale, il controllo e la limitazione della velocità di transito dei mezzi, la bagnatura delle gomme degli automezzi, ecc.

3. ISTRUTTORIA CONDOTTA

3.1 CONTRIBUTI ISTRUTTORI E PARERI PERVENUTI (Sintesi dei contributi e pareri ricevuti) Nota prot. n. 39592 del 14/05/2015 del Dipartimento di Prevenzione di Fano dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale – ASUR Tale contributo ci è stato trasmesso dal Comune di Fano tramite PEC il 25/05/2015 ed è stato acquisito agli atti con prot. n. 372749/VAA/A del 27/05/2015. Il Dipartimento di prevenzione territorialmente competente ritiene che non sembrano emergere aspetti significativi di impatto sulla salute umana, a condizione che vengano messe in atto tutte le misure di mitigazione descritte negli elaborati di progetto per evitare la produzione di polveri, soprattutto durante la fase di ripascimento ed il transito dei mezzi pesanti su tratti non asfaltati in particolare in vicinanza dei centri abitati. La valutazione della miglior tecnologia disponibile per l’abbattimento degli inquinanti dovrà essere effettuata dagli Organi tecnici competenti. Nota prot. n. 4671 del 28/05/2015 della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche (ns prot. n. 391005/VAA/A del 03/06/2015) Vengono confermate ed estese alle opere relative ai nuovi scarichi a mare (scolmatori) tutte le prescrizioni già inoltrate (con nota del 03/12/2015, prot. n. 9945, ns prot. n. 868560/VAA/A del 09/12/2014) per il procedimento di verifica di assoggettabilità del progetto in esame. Viene chiesto al Comune, ai sensi dell’art. 95 del D.Lgs. 163/2006, di inviare alla Soprintendenza copia degli elaborati progettuali, compresa la relazione di valutazione dell’interesse archeologico, prima dell’approvazione definitiva dell’intervento in questione. Viene, infine, ricordato che:

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‐ la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche potrà impartire nuove, ulteriori disposizioni e/o chiedere varianti al progetto in caso di rinvenimenti;

‐ In caso di rinvenimenti archeologici, vige l’obbligo (ex art. 90, D.Lgs. 42/2004) di immediata sospensione dei lavori e di invio, entro ventiquattro ore dal rinvenimento stesso, di apposita comunicazione alla Soprintendenza competente, al Sindaco o alle Autorità di Pubblica Sicurezza.

Le prescrizioni di cui alla nota del 03/12/2015, prot. n. 9945, sopra richiamata vengono di seguito interamente riportate:

‐ Una ditta o un archeologo specializzato in archeologia subacquea dovrà ispezionare – a spese della committenza – il fondo delle “vecchie” scogliere una volta salpate;

‐ Eventuali opere di dragaggio dovranno essere controllate da personale specializzato – secondo le indicazioni di questo Ufficio e a spese della committenza – con esame diretto del materiale di risulta e con la possibilità di immediato fermo lavori in caso di presenza di reperti archeologici e di immersioni di verifica, compatibilmente con le esigenze di sicurezza;

‐ In caso di presenza consistente di reperti antichi dovrà essere aperto un saggio archeologico, sospendendo le opere sulle scogliere che possano pregiudicare (anche per condizioni di visibilità) l’esecuzione di tale saggio;

‐ Particolare attenzione dovrà essere riservata alle operazioni relative al deposito del materiale necessario al ripascimento della spiaggia;

‐ Indipendentemente dall’individuazione di reperti antichi durante le operazioni di salpamento e ripascimento dell’area e di posa in opera delle nuove scogliere dovrà essere dato incarico – a spese della committenza – ad una ditta o ad un operatore specializzato in archeologia subacquea di svolgere un adeguato monitoraggio post operam (si consiglia un numero di immersioni non inferiore a 12 nell’anno successivo al termine dei lavori) per analizzare la reazione del fondale alle nuove opere e rilevare eventuali presenze archeologiche prima non visibili;

‐ Nel caso di operazioni di movimentazione terra (sbancamenti, livellamenti, opere di cantiere, ecc…) sarà necessario che tali lavori siano preventivamente comunicati – in forma scritta – a questo Ufficio e siano sottoposti al controllo di personale specializzato (operatori archeologici) a carico del committente;

‐ Tutto il personale specializzato prenderà accordi preventivi con questa Soprintendenza sullo svolgimento dei lavori, ne renderà conto comunicando tempestivamente al funzionario responsabile eventuali rinvenimenti e documenti con una relazione scritta e, ove necessario, con foto e disegni l’andamento delle operazioni. Nel caso di significativi rinvenimenti le modalità di prosecuzione del lavoro saranno concordate con questo Ufficio;

‐ Questa Soprintendenza potrà impartire nuove, ulteriori, disposizioni e/o chiedere varianti al progetto in caso di rinvenimenti.

Nota ARPAM Dipartimento di Pesaro prot. n. 22217 del 29/06/2015 (ns prot. n. 482690/VAA/A del 02/07/2015) Acque Le operazioni di messa a dimora delle scogliere e le attività di cantiere relative al salpamento delle difese radenti e del pennello di Viale Ruggeri, per non avere impatti sullo stato di qualità delle acque balneabili, dovranno essere svolte il più possibile lontano dalla stagione balneare. Non essendo presenti biocenosi di pregio nel tratto di costa che sarà oggetto dell’intervento non si ritiene che la costruzione di 2 nuovi setti di barriere emerse possa avere particolari impatti negativi sul fondale. Per ciò che riguarda il Piano di Monitoraggio Ambientale (PMA), il proponente, nel paragrafo 7.0 dello Studio di Impatto Ambientale, ha presentato dei criteri di massima, che si condividono, ma che dovranno essere dettagliati nel provvedimento finale di VIA, come previsto dall’art. 28, comma 1, del D.Lgs 152/06, che nello specifico dispone: “Il provvedimento di valutazione dell'impatto ambientale

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contiene ogni opportuna indicazione per la progettazione e lo svolgimento delle attività di controllo e monitoraggio degli impatti.”. Ciò considerato, la scrivente Agenzia, si rende disponibile a definire con l’autorità competente il PMA (indicatori, stazioni di campionamento, periodicità, durata, ecc) anche sulla base delle “Linee Guida per la predisposizione del Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA) delle opere soggette a procedura di VIA (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)” – rev. 1 del 16/06/2014 - del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo ”. Aria Da quanto emerge dalla documentazione presentata, le operazioni di trasporto del materiale in sito e messa a dimora delle scogliere avverranno tramite motopontone galleggiante con gru per sollevamento e deposito massi. Vengono valutate le ricadute delle emissioni dell’impianto di perforazione; tali ricadute non comportano superamenti dei limiti normativi. Per la fase di ripascimento, l’attività che comporta maggiore disturbo è il trasporto del materiale ghiaioso, dal momento che i lavori si svolgeranno in ambiente marino ad una distanza di 120 m dalla costa e la fase di costruzione ricopre un arco temporale limitato, si ritiene pertanto che l’impatto avrà scarsa rilevanza per la matrice aria. Viene anche valutata la stima delle emissioni da traffico indotto, che rappresentando l’1% del flusso totale giornaliero, si ritiene non significativo. In caso emergessero comunque problemi attribuibili espressamente alle attività di cantiere o comunque riconducibili al presente progetto, il Comune interessato potrà prescrivere, anche avvalendosi del supporto tecnico dell’Agenzia, ulteriori accorgimenti e prescrizioni al fine di limitare ulteriormente il contributo specifico all’inquinamento atmosferico, (oltre a quelli già previsti e presenti nello studio p.129 del S.I.A.), che la ditta si dovrebbe impegnare ad adottare. Rumore Con riferimento al procedimento relativo al progetto di cui all’oggetto si ricorda che, ai sensi del punto 5.3 della Delibera Regione Marche n. 896 del 24/6/2003, la realizzazione, modifica o potenziamento delle opere sottoposte a "Valutazione di Impatto Ambientale" è soggetta alla presentazione della relazione previsionale di impatto acustico, al fine di dimostrare che a regime l’opera sarà in grado di rispettare i limiti di legge sul rumore. Tuttavia, in riferimento alla tipologia dell’opera, si ritiene che non sussistano problematiche significative inerenti il rumore se non nella fase di cantiere, durante la quale la ditta, se lo riterrà opportuno, potrà chiedere una deroga per attività temporanee. Resta fermo l’impegno, da parte del responsabile della ditta, a mettere in atto tutti i provvedimenti di riduzione di rumore che si dovessero rendere necessari a seguito di una eventuale verifica di superamento dei limiti di legge come conseguenza di misurazioni di rumore effettuate dall’ARPAM. Campi elettromagnetici Si ritiene che non sussistano problematiche significative inerenti i campi elettromagnetici. Suolo/Rifiuti In relazione alla documentazione fornita, considerate le competenze dell’ARPAM così come definite dalla LR 60/97, per quanto attiene alle tematiche del Servizio Rifiuti-Suolo, si prende atto senza rilievi di quanto dichiarato. In particolare non sembrano emergere, nell’intervento proposto tematiche e, men che meno, criticità inerenti le tematiche trattate dallo scrivente Servizio. Nota ID 8765497 del 09/07/2015 del Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia – Difesa della Costa Si attesta la conformità degli interventi in oggetto a quanto previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere approvato con DACR n.169 del 02/02/2005 e dalla variante approvata con DACR n.120 del 20/01/2015 e si autorizza ai sensi dell’art. 6 della L.R. n. 15 del 14 luglio 2004 con la seguente prescrizione:

‐ essendo i quantitativi previsti per il ripascimento inferiori rispetto a quanto indicato nella variante al PGIAC (approvata con DACR n.120 del 20/01/2015), si dovrà effettuare un costante

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monitoraggio post-operam del profilo di spiaggia (estivo/invernale) dell’intero paraggio al fine di verificare la necessità di integrare i quantitativi di materiale da ripascimento;

‐ la rimozione delle scogliere radenti relitte dovrà essere effettuata solo a seguito dell’esito positivo dei monitoraggi sopra indicati che dimostrino adeguata protezione delle infrastrutture e dei centri abitati esistenti.

Nota Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Ufficio Circondariale di Fano prot. n. 7465 del 15/07/2015 (ns prot. n. 517036/VAA/A del 17/07/2015). Dopo aver evidenziato la non titolarità di competenze specifiche di natura amministrativa nell’ambito dei procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale, relativamente alla sopravvenuta necessità di prolungare gli esistenti recapiti degli scolmatori di piena che insistono sull’area di progetto, si elencano le seguenti prescrizioni preliminari, nelle more di conoscere i dettagli dello specifico progetto di prolungamento:

‐ il prolungamento lineare della condotta immersa, dovrà essere insabbiato, sotto il fondale marino, almeno fino al raggiungimento del battente d’acqua effettivo di mt. 2,00, al netto del diametro del tubo;

‐ la parte di condotta emersa dovrà essere saldamente ancorata al fondale e debitamente individuata, a mezzo di idoneo segnalamento marittimo, come da sistema I.A.L.A. (International Association of Lighthouse Autorities), dovendosi in ogni caso interessare, nello specifico, anche il competente MARIFARI Venezia;

‐ al fine di tutelare la libera fruibilità della spiaggia e degli spazi marittimi, i lavori di prolungamento e messa in opera delle condotte non potranno avere luogo nell’ambito della stagione balneare;

‐ L’opera dovrà essere sottoposta a periodici controlli tesi a verificarne l’integrità ed il perfetto stato di funzionamento, con particolare riguardo al mantenimento, in sede, della condotta che dovrà essere, altresì, saldamente ancorata al fondo marino e, in nessun caso, dovrà esserne contemplata l’imprevista emersione in galleggiamento.

Per quanto attiene alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche (già Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici), è stato acquisito il parere favorevole in ordine all’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del D.Lgs n. 42/2004 nell’ambito della Conferenza di Servizi Istruttoria appositamente indetta. Si evidenzia che la medesima Soprintendenza, nell’ambito del procedimento di verifica di assoggettabilità a VAS della variante al PGIAC, con nota prot. 4676 del 05/09/2014 (ns prot. n. 632976/ITE/A del 08/09/2014) del Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per le Marche (già Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche) aveva fornito i seguenti criteri di indirizzo volti ad ottimizzare la progettazione esecutiva degli interventi:

1. Che i materiali di impiego siano metericamente e cromaticamente coerenti con il contesto d’ambito (materiale lapideo, materiale di ripascimento, ecc);

2. Che l’esigenza di una barriera emersa sia contenuta entro i valori di altezza minimi in grado di garantire una funzione protettiva;

3. Che l’estensione delle protezioni (ortogonali e orizzontali) siano di lunghezza minima sì da consentire la necessaria protezione congiuntamente alla permanenza delle condizioni di mare aperto (piuttosto che di bacino d’acqua confinato);

4. Che lungo le scogliere emerse siano garantiti varchi visivi tra costa e mare, tali da preservare la visuale della linea di orizzonte.

Si evidenzia che per quanto concerne i criteri di indirizzo elencati dal punto 2 al punto 4 i progettisti hanno fornito nell’ambito della conferenza di servizi istruttoria esaustivi elementi. Il criterio di cui al punto 1 verrà recepito nelle prescrizioni del presente provvedimento.

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3.2 CONFERENZA DI SERVIZI Con nostra nota prot. n. 326306/VAA/P del 08/05/2015, è stata data comunicazione di avvio del procedimento ed è stata indetta la Conferenza di Servizi istruttoria (CdS) ai sensi dell’art. 14 e ss. della L. 241/90, dell’art. 25, comma 3, del d.lgs. n. 152/06 e dell’art. 14, comma 2, della L.R. Marche n. 3/2012, convocando, contestualmente, la prima riunione di tale Conferenza per il giorno 04/06/2015. Quali componenti della CdS istruttoria sono stati individuati i seguenti soggetti:

Comune di Fano, Settore 5 – Servizi LLPP e Urbanistica, U.O. Porto e Difesa della Costa e Settore 1 - Servizio Risorse Umane e Tecnologiche, U.O. Ambiente

ARPAM, Dipartimento di Pesaro Provincia di Pesaro e Urbino, Servizio 10 - Ambiente, Agricoltura, Fonti Rinnovabili e

Pianificazione Ambientale Capitaneria di Porto, Ufficio Circondariale Marittimo di Fano Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Regionale per i Beni

Culturali e Paesaggistici delle Marche, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche e Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche;

A.A.T.O. 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino; ASET S.p.A Regione Marche, Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia, P.F. Economia Ittica, Fiere e

Mercati, P.F. Tutela delle Risorse Ambientali, P.F. Difesa del Suolo ed Autorità di Bacino e P.F. Demanio idrico, ciclo idrico integrato e tutela del mare

Successivamente, con ns nota prot. n. 378224/VAA/P del 28/05/2015, la CdS istruttoria è stata integrata con il Dipartimento di Prevenzione dell’ASUR territorialmente competente, omesso in prima istanza per mero errore materiale. Alla prima riunione della CdS hanno presenziato i seguenti componenti della Conferenza di Servizi Istruttoria:

Comune di Fano; ARPAM – Dipartimento Provinciale di Pesaro; A.A.T.O. 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino; ASET S.p.A; REGIONE MARCHE - Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia; REGIONE MARCHE – Pozione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali.

Nel corso della prima riunione: si è proceduto, innanzitutto, all’organizzazione dei lavori della Conferenza, stabilendo che,

in assenza di richieste di chiarimenti e/o integrazioni particolarmente complesse, essi si sarebbero conclusi con due sole riunioni, quella del 04/06/2015 ed una successiva a ridosso del 07/07/2015, termine per la presentazione delle osservazioni da parte del pubblico, così da poter analizzare le osservazioni eventualmente pervenute;

si è chiarito che oggetto del procedimento di VIA è il progetto generale di difesa, di cui, sarà valutata anche la compatibilità ambientale dei singoli stralci, in quanto ciò risponde a quanto emerso nell’ambito del procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA;

i progettisti hanno dato compiuta illustrazione sia del progetto generale delle opere di difesa dettagliando i singoli stralci funzionali e chiarendo che si darà seguito al completamento sulla base dei monitoraggi dei risultati del primo stralcio.

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Il verbale definitivo e completo della seduta del 04/06/2015 della Conferenza di Servizi istruttoria è depositato agli atti della Posizione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali. La seconda riunione della CdS istruttoria è stata convocata con nota prot. n. 456750/VAA/P del 25/06/2015 per il giorno 09/07/2015. Alla riunione del 09/07/2015 hanno presenziato i seguenti componenti della Conferenza di Servizi Istruttoria: Comune di Fano; ASET S.p.A; REGIONE MARCHE - Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia; REGIONE MARCHE – Pozione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali; Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Segretariato Regionale del Ministero

dei beni e delle attività culturali e del turismo per le Marche, Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche

Nel corso della seconda riunione della CdS:

è stato evidenziato che, scaduto il termine in data 07/07/2015 per la consultazione pubblica, non sono pervenute osservazioni;

si è rilevato che non è pervenuto contributo alcuno da parte del Servizio Ambiente della Provincia di Pesaro e Urbino, autorità competente al rilascio dell’autorizzazione alla modifica sostanziale dei recapiti degli scolmatori di piena prevista nel progetto presentato, poiché, tuttavia, tali interventi si configurano come adeguamento alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano regionale di Tutela delle Acque, ciò non costituisce un problema;

è stata data lettura del contributo tecnico inviato da ARPAM;

è stato chiarito che il pennello di modeste dimensioni posto in aderenza al molo portuale e presente unicamente nella tavola grafica relativa al primo stralcio è una opera eventuale e provvisoria il cui obiettivo è quello di trattenere i sedimenti che periodicamente si accumulano in quell’area e che vengono poi movimentati annualmente dal Comune;

è stato illustrato con maggior dettaglio il progetto di adeguamento di modifica dei recapiti degli scolmatori di piena afferenti al paraggio interessato dalle opere di difesa proposte;

è stato acquisito il parere positivo circa la compatibilità paesaggistica dell’intervento di difesa proposto dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche, chiarendo che questo è non è riferibile all’adeguamento delle condotte degli scolmatori e alle opere accessorie inerenti tale adeguamento, per cui, tuttavia, la Soprintendenza ha già espresso un parere di massima favorevole;

è stato acquisito, con alcune prescrizioni, il parere di conformità al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere;

sono stati chiusi i lavori della conferenza di servizi istruttoria con una proposta di provvedimento positivo, fermo restando il rispetto delle prescrizioni che dovranno essere puntualmente dettagliate nel provvedimento conclusivo.

Il verbale definitivo e completo della seduta del 09/07/2015 della Conferenza di Servizi istruttoria è depositato agli atti della Posizione di Funzione Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali. 3.3 DEFINIZIONE DEL PIANO DI MONITORTAGGIO AMBIENTALE

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Come evidenziato da ARPAM, Dipartimento di Pesaro, nel contributo istruttorio di competenza (Nota prot. n. 22217 del 29/06/2015, ns prot. n. 482690/VAA/A del 02/07/2015) relativo alla matrice Acque, il proponente, nel paragrafo 7.0 del SIA, ha presentato dei criteri di massima per il Piano di Monitoraggio Ambientale (PMA) relativo all’ambiente marino, che, seppur condivisibili, devono essere dettagliati nel provvedimento finale di VIA (ex art. 28, comma 1, del D.Lgs 152/06). Con la medesima nota l’Agenzia ha dato la propria disponibilità a questa autorità competente per la definizione del livello di dettaglio. A seguito di ciò, il responsabile del procedimento, sentiti anche i progettisti del SIA, in considerazione delle possibili criticità e impatti rilevati per il progetto in esame e delle Linee Guida per la predisposizione del Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA) delle opere soggette a procedura di VIA (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)” – rev. 1 del 16/06/2014 - del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Capitolo 6.2 Indirizzi metodologici specifici: Ambiente Idrico, ha elaborato una proposta di PMA, inviata tramite posta elettronica ordinaria, alla Responsabile della U.O. Mare del Dip. ARPAM di Pesaro. Sulla base di suddetto riscontro è stato definito il PMA delle Acque Marine interessate dal progetto in esame (cfr. anche pf. 6.2.2 delle Linee Guida MATTM) di seguito descritto e riportato in dettaglio nel successivo Allegato B che costituisce parte integrante e sostanziale del presente atto. Il PMA ha per oggetto la programmazione del monitoraggio delle componenti/fattori ambientali per i quali, in coerenza con quanto documentato nello SIA, sono stati individuati impatti ambientali significativi generati dall’attuazione dell’opera. Nel SIA sono stati evidenziati i seguenti impatti potenziali (cfr. Tabelle 6.1/L e 6.2/B):

l’impatto Scarsamente Significativo sulla componente Fauna, Flora ed Ecosistemi; l’impatto Significativo sulla componente Beni Archeologici; l’impatto Scarsamente Significativo sulla Morfologia costiera e dei Fondali; l’impatto Scarsamente Significativo sulla componente Acque (o ambiente idrico).

Per quanto attiene a quest’ultimo impatto i progettisti lo attribuiscono alla riduzione delle qualità delle acque marino costiere e delle acque di balneazione. Sulla qualità delle acque di balneazione, tuttavia, (qualità che si misura mediante parametri microbiologici), nel corso dell’attività istruttoria condotta in collaborazione con ARPAM per la puntualizzazione del PMA, si ritiene che il previsto contestuale adeguamento dei recapiti degli scolmatori di piena alle NTA del PTA, dovrebbe ovviare a qualsiasi problematica, migliorando, anzi la stessa situazione attuale. Infatti se al momento i recapiti scaricano, in concomitanza con eventi meteorici intensi, in prossimità della linea di battigia (e quindi all’interno delle acque dedicate alla balneazione), seppur in assenza di barriere emerse, a seguito della realizzazione del progetto in esame questi recapiteranno oltre le scogliere e ben oltre il limite delle acque di balneazione. Ne consegue che, anche qualora si determinassero a livello locale correnti dirette verso costa, le acque di scarico giungerebbero a riva estremamente diluite. D’altro canto, andare ad effettuare misure di balneabilità laddove recapiteranno i nuovi scarichi, vale a dire al di fuori delle acque di balneazione, non trova fondamento tecnico scientifico. Per quanto attiene alla possibile modifica della qualità delle acque marino costiere evidenziata dal proponente, appare doveroso ricordare che tale qualità viene attribuita all’intero corpo idrico costiero Fano – Senigallia e che viene misurata, in conformità alle norme vigenti, dalla stessa ARPAM mediante l’impiego di un solo transetto, posizionato perpendicolarmente alla linea di costa in corrispondenza della foce del Metauro. Su tale transetto, in particolare, ci sono 2 stazioni di campionamento, a distanza di 500 e 1800 metri dalla riva. Le analisi, infatti, devono essere effettuate ad una distanza da costa sufficiente da non risentire degli apporti fluviali e situata al di fuori dell’area di rimescolamento delle acque dolci, così da garantire la valutazione della qualità del corpo recettore e non quella degli apporti.

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In buona sostanza in merito a tale possibile interferenza evidenziata dal proponente, qualora si verificasse potrebbe essere rilevata dalla stessa Agenzia nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate alla verifica ed al controllo della qualità delle acque marino costiere. Tutto ciò considerato e viste le Linee Guida del MATTM, si è convenuto che le matrici potenzialmente interessate dalla realizzazione e dall’esercizio dell’opera di progetto sono:

1. i sedimenti (per le mutate condizioni idrodinamiche che si otterranno a seguito della realizzazione delle opere di difesa);

2. il biota (per la possibile variazione del substrato in termini granulometrici evidenziata al punto precedente e per la sottrazione di habitat di fondi molli e l’incremento di habitat di fondi duri);

3. la morfologia costiera e dei fondali (per le mutate condizioni idrodinamiche; 4. i beni archeologici (per gli scavi in corso d’opera e per le successive mutate condizioni

idrodinamiche). I parametri descrittori (indicatori) che si ritiene necessario indagare per ciascuna delle matrici sopra elencate sono:

1. sedimenti: granulometria; 2. biota: comunità bentonica di fondi mobili – abbondanza totale, ricchezza specifica totale, indice

di ricchezza specifica di Margalef, indice di diversità specifica di Shannon – Weaver; Indice di Equitabilità di Pielou, indice di dominanza di Simpson, indice M-AMBI;

3. morfologia costiera e dei fondali: rilievo del profilo di spiaggia e rilievi morfo - batimetrici; 4. beni archeologici: immersioni sub archeologo.

Le stazioni per il monitoraggio dei parametri descrittori di cui ai punti 1 e 2 (numero e localizzazione) dovranno essere individuate dal proponente in collaborazione con il Dipartimento ARPAM di Pesaro e, quindi, comunicate a questa autorità competente. Le indagini sulla morfologia costiera dovranno essere condotte sulle 3 sezioni utilizzate dai progettisti per il calcolo del run up e overtopping a riva e identificate con le sigle SN 4/2, SE 9/2 e SE 7/2 alle quali si aggiungeranno le eventuali altre individuate dal proponente in collaborazione con il Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia – Difesa della Costa. L’avvenuta individuazione di eventuali ulteriori sezioni di indagine dovrà essere comunicata a questo ufficio. Le indagini morfo- batimetriche dovranno riguardare l’intera area interessata dal progetto complessivo. Per quanto riguarda la periodicità e durata dei monitoraggi, ricordato che le analisi granulometriche sui sedimenti in fase ante operam sono già state condotte, si stabilisce quanto di seguito indicato:

1. sedimento – granulometria: fase in itinere: 1 volta al termine del primo stralcio e 1 al termine di ogni stralcio successivo in ogni stazione di campionamento individuata incluse quelle di controllo; fase post operam: 1 volta all’anno per almeno 3 anni successivi alla conclusione dei lavori

2. biota - comunità bentonica di fondi mobili: fase ante operam: 2 volte all’anno in due stagioni diverse in ogni stazione di campionamento individuata incluse quelle di controllo (le stesse impiegate per monitoraggio sedimenti); fase in itinere: 1 volta al termine del primo stralcio e 1 al termine di ogni stralcio successivo in ogni stazione di campionamento individuata incluse quelle di controllo. In entrambi i casi i campionamenti dovranno avvenire nella stessa stagione in cui si è svolto uno dei campionamenti ante operam. In ogni stazione di campionamento individuata incluse quelle di controllo; fase post operam: 2 volte all’anno in 2 stagioni diverse (le stesse in cui si è svolta la caratterizzazione ante operam) per 3 anni successivi alla conclusione dei lavori in ogni stazione di campionamento individuata incluse quelle di controllo;

3. morfologia costiera: rilievo del profilo di spiaggia fase ante operam: 2 volte all’anno (profilo estivo e invernale) nelle sezioni utilizzate dai progettisti per il calcolo del run up e overtopping a riva e identificate con le sigle SN 4/2, SE 9/2

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e SE 7/2 e nelle eventuali ulteriori sezioni individuate in collaborazione con il Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia – Difesa della Costa; fase in itinere: 1 volta al termine di ciascuno stralcio nelle medesime sezioni della fase ante operam; fase post operam: 2 volte all’anno (profilo estivo e invernale) per i 5 anni successivi dal termine dei lavori nelle medesime sezioni della fase ante operam.

4. morfologia fondali: batimetrie fase ante operam: 1 volta su tutta l’area di progetto; fase in itinere: 1 volta al termine di ciascuno stralcio su tutta l’area di progetto; fase post operam: 2 volte con frequenza biennale su tutta l’area di progetto.

Le indagini sugli aspetti archeologici effettuate mediante l’impiego di un archeologo specializzato in archeologia subacquea dovranno essere condotte secondo le modalità prescritte dalla Soprintendenza Archeologica. Entro sessanta giorni dalla raccolta dei dati, salvo motivata richiesta di proroga, i Rapporti di Monitoraggio dovranno essere inviati a questo ufficio e al Dipartimento ARPAM di Pesaro.

5. CONCLUSIONI Considerato l’esito dell’istruttoria condotta sugli elaborati progettuali, il contributo tecnico istruttorio di ARPAM e i contributi e/o pareri pervenuti dai soggetti competenti in materia ambientale, tenuto conto del parere positivo della Soprintendenza Belli Arti e Paesaggio delle Marche relativamente all’autorizzazione paesaggistica acquisito nell’ambito della Conferenza di Servizi istruttoria, considerato anche che nel tempo intercorso dall’avvio del procedimento ad oggi non sono pervenute osservazioni scritte da parte del pubblico, contenenti anche nuovi ed ulteriori elementi informativi e valutati rispetto al progetto presentato, valutata l’inefficacia ed il disequilibrio del rapporto costi/benefici di eventuali alternative progettuali, considerata la sostanziale conformità del progetto presentato ai piani e programmi sovraordinati, dimostrata e condivisa la necessità di intervenire con opere difensive emerse parallele al litorale si propone di adottare un provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale positivo subordinato al rispetto delle prescrizioni di cui ai successivi allegati A – Prescrizioni progettuali e operative - e B – Prescrizioni in merito al Monitoraggio e Controllo degli Impatti - che ne costituiscono parte integrante e sostanziale.

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO (Simona Palazzetti)

- ALLEGATI -

si

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Allegato A - Prescrizioni progettuali e operative A.1 - Prescrizioni da attuare nella fase ante operam A.1.1. Con congruo anticipo rispetto all’avvio dei lavori, il Comune di Fano dovrà individuare in collaborazione con ARPAM, Dipartimento di Pesaro, le stazioni per il monitoraggio dei sedimenti e delle comunità bentoniche (in numero e localizzazione) e comunicarlo a questo ufficio. A.1.2. Con congruo anticipo rispetto all’avvio dei lavori, il Comune di Fano dovrà individuare in collaborazione con il Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia di questa Amministrazione, Struttura per la Difesa della Costa, eventuali ulteriori sezioni per il monitoraggio della morfologia costiera (profilo di spiaggia) e comunicarle a questo ufficio. A.1.3. Prima dell’approvazione definitiva del progetto dovrà essere inviata alla Soprintendenza Archeologica delle Marche copia degli elaborati progettuali, compresa la relazione di valutazione dell’interesse archeologico A.1.4. Nel caso di operazioni di movimentazione terra (sbancamenti, livellamenti, opere di cantiere, ecc…) sarà necessario che tali lavori siano preventivamente comunicati – in forma scritta – alla Soprintendenza Archeologica delle Marche A.1.5. Tutto il personale specializzato in archeologia subacquea di cui si avvarrà il Comune di Fano dovrà prendere accordi preventivi sullo svolgimento dei lavori con la Soprintendenza Archeologia delle Marche A.1.6. La movimentazione dei fondali marini derivante dalla posa in mare di condotte dovrà essere preventivamente autorizzata ai sensi e per gli effetti dell’art. 109, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 A.1.7. Gli interventi di ripascimento previsti dovranno essere preventivamente autorizzati ai sensi e per gli effetti dell’art. 21 della legge 31 luglio 2002, n. 179. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione il progetto di ripascimento dovrà essere articolato come previsto dalla deliberazione di giunta regionale 6 marzo 2013, n. 294 e dovrà, in particolare, essere corredato dei risultati delle analisi di caratterizzazione fisica dei sedimenti che verranno impiegati, del piano di manutenzione e dell’indicazione delle eventuali aree di deposito temporaneo dei sedimenti come richiesto dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche. A.1.8. Per non avere impatti sullo stato di qualità delle acque balneabili per tutelare la libera fruibilità della spiaggia e degli spazi marittimi, i lavori non dovranno essere eseguiti nel corso della stagione balneare e dovranno terminare o essere sospesi con congruo anticipo rispetto all’inizio della stessa. A.1.9.

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Con congruo anticipo rispetto all’inizio effettivo dei lavori dovrà essere inviata la comunicazione di inizio lavori a questo Ufficio, ad ARPAM – Dipartimento di Pesaro, alla locale Autorità Marittima (Capitaneria di Porto di Fano) e alla Soprintendenza Archeologica delle Marche. La comunicazione dovrà essere corredata da un cronoprogramma di dettaglio delle lavorazioni previste e dal progetto esecutivo delle opere. A.1.10 Qualsiasi modifica al progetto valutato che si rendesse necessaria in fase di progettazione esecutiva delle opere dovrà essere preventivamente comunicata a questo Ufficio. A.2 – Prescrizioni da attuare nella fase in itinere /corso d’opera A.2.1. Il Comune di Fano durante l’esecuzione dei lavori dovrà aggiornare con frequenza mensile questo Ufficio, la Capitaneria di Porto di Fano, l’ARPAM – Dipartimento di Pesaro sullo stato di avanzamento degli stessi A.2.2. Al fine di contenere l’emissione e la dispersione di inquinanti in atmosfera dovranno essere attuate le misure di mitigazione proposte nel SIA pertinenti rispetto alle operazioni di cantiere che verranno effettivamente svolte. Al fine di contenere i consumi d’acqua, la bagnatura dei cumuli, dei materiali e del terreno dovrà essere eseguita solo in caso di effettiva necessità A.2.3. In caso emergessero comunque problemi relativamente alla dispersione di inquinanti in atmosfera attribuibili espressamente alle attività di cantiere o comunque riconducibili al progetto, il Comune di Fano potrà prescrivere alla ditta esecutrice, anche avvalendosi del supporto tecnico di ARPAM, ulteriori accorgimenti e misure al fine di limitare ulteriormente il contributo specifico all’inquinamento atmosferico. Le eventuali ulteriori misure adottate dovranno essere comunicate a questo Ufficio A.2.4. Nel caso durante i lavori venga rilevata la presenza di reperti archeologici il Comune di Fano dovrà darne tempestiva comunicazione attraverso gli operatori specializzati di cui si avvarrà alla Soprintendenza Archeologica delle Marche, inviata per conoscenza anche a questo Ufficio, e disporre, compatibilmente con le esigenze di sicurezza l’immediata sospensione dei lavori. La comunicazione dovrà essere corredata da una relazione scritta e, ove necessario, da fotografie e disegni che documentino l’andamento delle operazioni. A.2.5. Nel caso in cui nel corso dei lavori il personale specializzato in archeologia subacquea dovesse rilevare la presenza consistente di reperti antichi dovrà essere aperto un saggio archeologico, sospendendo i lavori che possano pregiudicare (anche per condizioni di visibilità) l’esecuzione di tale saggio. A.2.6. Nel caso di significativi rinvenimenti archeologici le modalità di prosecuzione dei lavori dovranno essere concordate con la Soprintendenza Archeologica delle Marche e di tali nuove modalità dovrà

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essere data notizia a questo Ufficio, alla Capitaneria di Porto di Fano e all’ARPAM – Dipartimento di Pesaro A.2.7. Qualora a seguito di una eventuale verifica da parte di ARPAM si rilevasse il superamento dei limiti di legge relativi al rumore, il responsabile della ditta dovrà mettere in atto tutti i provvedimenti di riduzione di rumore necessari, comunicandoli alla medesima ARPAM e a questo Ufficio. A.2.8. La rimozione delle scogliere radenti relitte dovrà essere effettuata solo a seguito dell’esito positivo dei monitoraggi relativa alla morfologia costiera e dei fondali che dovranno dimostrare un’adeguata protezione delle infrastrutture e dei centri abitati esistenti. A.2.9. Il prolungamento lineare della condotta immersa dei recapiti degli scolmatori di piena, dovrà essere insabbiato, sotto il fondale marino, almeno fino al raggiungimento del battente d’acqua effettivo di mt. 2,00, al netto del diametro del tubo A.2.10. La parte di condotta emersa dei recapiti degli scolmatori di piena dovrà essere saldamente ancorata al fondale e debitamente individuata, a mezzo di idoneo segnalamento marittimo, come da sistema I.A.L.A. (International Association of Lighthouse Autorities), dovendosi in ogni caso interessare, nello specifico, anche il competente MARIFARI Venezia A.2.11. I materiali di impiego sia per la realizzazione delle scogliere che per gli interventi di ripascimento dovranno essere matericamente e cromaticamente coerenti con il contesto d’ambito A.2.12. Qualsiasi modifica al progetto valutato che si rendesse necessaria in corso d’opera dovrà essere preventivamente comunicata a questo Ufficio A.3. – Prescrizioni da attuare in fase post operam A.3.1 L’opera (condotte scolmatori) dovrà essere sottoposta a periodici controlli tesi a verificarne l’integrità ed il perfetto stato di funzionamento, con particolare riguardo al mantenimento, in sede, della condotta che dovrà essere, altresì, saldamente ancorata al fondo marino e, in nessun caso, dovrà esserne contemplata l’imprevista emersione in galleggiamento. A.3.2. La comunicazione di fine lavori o di sospensione degli stessi dovrà essere comunicata tempestivamente a questo Ufficio e ad ARPAM – Dipartimento di Pesaro.

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Allegato B - Prescrizioni in merito al Monitoraggio e Controllo degli Impatti

B.1. – Monitoraggio degli aspetti archeologici Fase in itinere/corso d’opera B.1.1. Una ditta o un archeologo specializzato in archeologia subacquea dovrà ispezionare il fondo delle “vecchie” scogliere una volta salpate B.1.2. Eventuali opere di dragaggio dovranno essere controllate da personale specializzato in archeologia subacquea con esame diretto del materiale di risulta. B.1.3. Le operazioni di movimentazione terra (sbancamenti, livellamenti, opere di cantiere, ecc…) dovranno essere sottoposte al controllo di personale specializzato (operatori archeologici) Fase post operam B.1.4. Nell’anno successivo al termine dei lavori, indipendentemente dall’individuazione di reperti antichi durante gli stessi, una ditta o un operatore specializzato in archeologia subacquea dovrà svolgere un adeguato monitoraggio post operam da concordarsi con la Soprintendenza Archeologica delle Marche (si consiglia un numero di immersioni non inferiore a 12 nell’anno successivo al termine dei lavori) per analizzare la reazione del fondale alle nuove opere e rilevare eventuali presenze archeologiche prima non visibili; B.2. – Monitoraggio degli altri aspetti ambientali B.2.1 – Monitoraggio ante operam Nella fase ante operam dovranno essere eseguite le seguenti indagini, distinte per matrice:

1. Biota- comunità bentonica di fondi mobili

Parametri/indicatori: abbondanza totale, ricchezza specifica totale, indice di ricchezza

specifica di Margalef, indice di diversità specifica di Shannon – Weaver; Indice di Equitabilità di

Pielou, indice di dominanza di Simpson, indice M-AMBI.

Periodicità/durata: 2 volte all’anno in due stagioni diverse

Stazioni: in tutte le stazioni individuate in collaborazione con ARPAM in ottemperanza alla

prescrizione A.1.1.;

2. Morfologia costiera

Parametri/indicatori: rilievo del profilo di spiaggia

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Periodicità/durata: 2 volte all’anno (profilo estivo e invernale)

Stazioni: nelle sezioni utilizzate dai progettisti per il calcolo del run up e overtopping a riva e

identificate con le sigle SN 4/2, SE 9/2 e SE 7/2 e nelle eventuali ulteriori sezioni individuate in

collaborazione con il Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia – Difesa della Costa in

ottemperanza alla prescrizione A.1.2.;

3. Morfologia fondali

Parametri/indicatori: batimetrie

Periodicità/durata: 1 volta

Stazioni: intera area di progetto

B.2.2. – Monitoraggio in itinere/corso d’opera Nella fase in itinere dovranno essere eseguite le seguenti indagini, distinte per matrice:

1. Sedimenti

Parametri/indicatori: granulometria

Periodicità/durata: 1 volta al termine del primo stralcio e 1 al termine di ogni stralcio

successivo

Stazioni: in tutte le stazioni individuate in collaborazione con ARPAM in ottemperanza alla

prescrizione A.1.1.

2. Biota- comunità bentonica di fondi mobili

Parametri/indicatori: abbondanza totale, ricchezza specifica totale, indice di ricchezza

specifica di Margalef, indice di diversità specifica di Shannon – Weaver; Indice di Equitabilità di

Pielou, indice di dominanza di Simpson, indice M-AMBI.

Periodicità/durata: 1 volta al termine del primo stralcio e 1 al termine di ogni stralcio

successivo nella stessa stagione in cui si è svolto uno dei campionamenti ante operam;

Stazioni: nelle stesse stazioni, individuate con ARPAM in attuazione della prescrizione A.1.1, in

cui è avvenuto il monitoraggio ante operam di questo parametro

3. Morfologia costiera

Parametri/indicatori: rilievo del profilo di spiaggia

Periodicità/durata: 1 volta al termine di ciascuno stralcio

Stazioni: le stesse sezioni utilizzate per il monitoraggio ante operam di questo parametro

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4. Morfologia fondali

Parametri/indicatori: batimetrie

Periodicità/durata: 1 volta al termine di ciascuno stralcio su tutta l’area di progetto

Stazioni: intera area di progetto

B.2.3. – Monitoraggio post operam Nella fase post operam dovranno essere eseguite le seguenti indagini, distinte per matrice:

1. Sedimenti

Parametri/indicatori: granulometria

Periodicità/durata: 1 volta all’anno per almeno 3 anni successivi alla conclusione dei lavori

Stazioni: nelle stesse stazioni in cui si è eseguito il monitoraggio in corso d’opera di questo

parametro

2. Biota- comunità bentonica di fondi mobili

Parametri/indicatori: abbondanza totale, ricchezza specifica totale, indice di ricchezza

specifica di Margalef, indice di diversità specifica di Shannon – Weaver; Indice di Equitabilità di

Pielou, indice di dominanza di Simpson, indice M-AMBI.

Periodicità/durata: 2 volte all’anno in 2 stagioni diverse (le stesse in cui si è svolta la

caratterizzazione ante operam) per 3 anni successivi alla conclusione dei

Stazioni: nelle stesse stazioni in cui è avvenuto il monitoraggio ante operam e in itinere di

questo parametro

3. Morfologia costiera

Parametri/indicatori: rilievo del profilo di spiaggia

Periodicità/durata: 2 volte all’anno (profilo estivo e invernale) per i 5 anni successivi dal

termine dei lavori

Stazioni: nelle stesse sezioni utilizzate per il monitoraggio ante operam e in itinere di questo

parametro

4. Morfologia fondali

Parametri/indicatori: batimetrie

Periodicità/durata: 2 volte con frequenza biennale

Page 51: DECRETO DEL DIRIGENTE DELLA POSIZIONE DI FUNZIONE ......presentazione del progetto mediante la pubblicazione di apposito avviso, in data 08/05/2015 sul seguente quotidiano a diffusione

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

Impronta documento: 48472961B02E3FD94AEB0E5BD2ADE4D37A9827DB (Rif. documento cartaceo F2422DE4FB4A6612C9B8989590D0B5624FAD36DA, 74/01//VAA_L) Nessun impegno di spesa

Numero: 60/VAA

Data: 03/08/2015

Pag.

51

Luogo di emissione:

……

Stazioni: intera area di progetto

B.2.4.

Entro sessanta giorni dalla raccolta dei dati di monitoraggio, salvo motivata richiesta di proroga da parte del Comune di Fano, i Report di Monitoraggio dovranno essere inviati a questo Ufficio e al Dipartimento ARPAM di Pesaro. B.2.5. Per quanto compatibile i Report di Monitoraggio dovranno essere elaborati seguendo le indicazioni di cui alle “Linee Guida per la predisposizione del Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA) delle opere soggette a procedura di VIA (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare reperibili on line al seguente indirizzo http://www.va.minambiente.it/it-IT/ps/DatiEStrumenti/SpecificheTecnicheELineeGuida con particolare riferimento ai paragrafi 5.6, 5.6.1 e 5.6.2. del documento “Indirizzi metodologici generali (Cap.1-2-3-4-5)”.