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Il più OII1LCO ricordo di cartiere I)aI]oa11e trovasi iii Uil luogo della cronaca dei Cortusi, autori contemporanei ai fatti dei qual tramandarono memoria. Il passo, secondo l'edizione del Mura- tori, è il seguente: Potestale Domino Zanino Gontareno de Veietiis, qui regimen inchoavil MCCCXL. die primo 31aAlì, Xicus, qui tenebai Marosticam contra Do,ninos de la Scala, oppressus ali e,ereztu de Verona, Domino Alberto eam restituii mense Junii. Eodem mense Goncgiianum reveitarii Venetis, opera Patriar&hac, tamen timore potentiae netoruìn Cives spente se rej)osucrunt sub dominio Venelorum. Eodeni A uno die XXX Vili [sic] •Julii. mandato Magmi Ubertin i incoeptum /it Castrum Estensis -Roc/we, ci fucii fueruni fui/i Omnium Sanetorum, ci laboreria pannorum lai)aC, ci caricu in j:èape' Um COC/)Cì'Ufl Paduae (1) ». Anche in questo, come in altri luoghi della cro- naca dei Cortusi, il testo deve essere emendato, essendo sba- gliata la data 1340 per errore di copisti, i quali trassero in in- ganno gli editori della cronaca (2). Alcuni (lei fatti annoverati nel passo citato sotto l'anno 1310, accaddero con certezza nel 1339: Zanino Contaiini fu podestà, di Padova dal primo di marzo al (I) 11cr. Oal.sc.ript., t. XII, cui. 90; libr. Vili, cap. Il. (2) Come nell'edizione curata dai MtPRAToHI l anche in quelle antcioridel- l'OR-10 o del GREVIO é stampato: 1340. Document Il Il Il Il Il IIIII IIII I 1I il 0000005533947

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Il più OII1LCO ricordo di cartiere I)aI]oa11e trovasi iii Uil luogodella cronaca dei Cortusi, autori contemporanei ai fatti dei qualtramandarono memoria. Il passo, secondo l'edizione del Mura-tori, è il seguente:Potestale Domino Zanino Gontareno deVeietiis, qui regimen inchoavil MCCCXL. die primo 31aAlì,Xicus, qui tenebai Marosticam contra Do,ninos de la Scala,oppressus ali e,ereztu de Verona, Domino Alberto eam restituiimense Junii. Eodem mense Goncgiianum reveitarii Venetis, operaPatriar&hac, tamen timore potentiae netoruìn Cives spente serej)osucrunt sub dominio Venelorum. Eodeni A uno die XXX Vili[sic] •Julii. mandato Magmi Ubertin i incoeptum /it CastrumEstensis -Roc/we, ci fucii fueruni fui/i Omnium Sanetorum, cilaboreria pannorum lai)aC, ci caricu in j:èape' Um COC/)Cì'UflPaduae (1) ». Anche in questo, come in altri luoghi della cro-naca dei Cortusi, il testo deve essere emendato, essendo sba-gliata la data 1340 per errore di copisti, i quali trassero in in-ganno gli editori della cronaca (2). Alcuni (lei fatti annoveratinel passo citato sotto l'anno 1310, accaddero con certezza nel 1339:Zanino Contaiini fu podestà, di Padova dal primo di marzo al

(I) 11cr. Oal.sc.ript., t. XII, cui. 90; libr. Vili, cap. Il.(2) Come nell'edizione curata dai MtPRAToHI l anche in quelle antcioridel-

l'OR-10 o del GREVIO é stampato: 1340.

Document

Il Il Il Il Il IIIII IIII I1I il0000005533947

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I 31 (2)primo settembre dell'anno '39 (1) pi'nii (li giItIIO leI '39Siceo di Caìdonazzo fu costretto dalla ful7.a delle armi a restituireMarostica ai signori (Iella Scala (2); nel giugno del '3!) Cene-gliano, dopo aver accolto I' invito di assoggettarsi al doniinio dellaChiesa e al governo del patriarca d'Aqu ileia, ritornò spontaneo-niente sotto la dominazione veneziana (3); infine nei l'anno '39 liber-tino da Carrara diede nuove mina alla rocca Este (4). Di più.il compilatore della Mantissa aggiunta al chronic'on del Monacopadovano, probabilmente facendo uso di un buon codice dei Coi-tusi, reca l'anno 1339 (i) così, scrivono 1339 gli ;iniaiiuensi (lialcuni manoscritti della cronaca dei Cortusi (l). Tutte questeragioni di fatto ci rendono certi ch'era 1:29 la lezione dell'ori-ginale, ed ò all'anno 1339 che noi clohhiaitìo riportare i primiinizi della fabbricazione dei la carta nel pailovano.

Il Muratori, curando l'edizione (lei Cortusi, si valse di uncodice posseduto dal conte Antonio Ramballo (li Colialto, nel qualeAndrea de' Redusi da Quero, facendo propria la intera iìart:iziono(lei due cronisti padovani, aggiunge qualche altra notizia, elioil Niuratori pubblica in nota al testo dei Coi'tusi. Una di queste ag-giunte di Andrea de' Redusi ricorda che per la fabl.cricazione (iellacarta de pap ,(JY'o « jwiinus inventor apud Pa(ivam et Tenvisiuimfuit Fax quidarn (le Fabiano. qui propter aqumflun ainoenita-tem in Tarvisio saepius •ac ionqius ve'satus ritam exegit ... » (7).11 padovano Rossetti mostra di credere elio Pace appartenesse

(I) Gl.nRi, Dei podestie elce furono in Padova durante In donina;ionecarrarese, Padova. Rami), i '59, estr. dalla Rivista dei la rori dell'Accademia.di Padova, pp. 14-15.

(2) Viotci, Storia della Marca iritu,iaua, t. XII, p. 50, nota 2 lì VEIU:cconstata l'errore di data nei testo dei CORTUSI.

(3) VERCI. Op. cit., t. XII, p 42 e segg.(4) Cfr. l'inscrizione pubblicata dallo S('ARDeosE, De 000cjuitcte urbi

l'atavii, l3asileae, 1560, p. 270.(5) Pier. itai. script., t. VITI, col. 730.(I3) Biblioteca Marciuxi::i di Venezia, niss, iaini, cI. X, cod. 60, del sec. XV

inc., coi). 21 del sec. XVI; biblioteca del Museo civico di lzcdo y .. col. B_ I'.53 Iii, del sec. XVI.

(7) I?ec'. eal•.sc.rcj,t., t. XII, coi. 903, in nota.

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o..

alla faniiliit Fabiano, ch'era tra le nobili di Padova (I). mentreil Tiiaboschi ragionevolmente congeltura che ove si legge Ja.cde Fabiano debba Ieggeisi 11x de Fabriano, ricordando leantiche cartiere che allora fiorivano nel vecchio castello dellaMarca d'Ancona (2). ]il un discoi'soaccaileinico, che itt telitit()nel 1801 il prof. Mariani ritornò sulla pat:lvuiiCL di Pace e volleprore cli'egli era di cognome Fabiano, di famiglia padovana (3)pens, di cotifutarlo l'abate Giuseppe, Genuari, afl'ertnitndo cItoil teste a stampa de' Cottusi ò funi' di dubbio ili alcuni luoghiscorretto, e recaudone un esun pio ; cereaiidi> ili provare condocu inen ti, ma non senza errori, che Pace era detto cli iarauienteda Fabriano e ch'egli era della famiglia Penaci (I). Certo ù citodurante il Secoli) XIV nella terra di FLIbVIiLJÌO fiori più che altrovel'arte e I' industria della carta ivi sorgevano un niet'Osi gli opificicresceva la produzione i1iiaiìto più si estendeva il coiiiiiiei'eio, cheoltrepassava i confini della penisola, e (Inaull o più si allargavaFuso della carta come materia seriltoria (). N u inei'osi tiiaestri o

lavorati ti cartai da F'abiiano si sparsero per le terre d' Hall, tra-piantando l'arte appresa nel loro paese lù dove speravano trovarelavoro o privilegi; e di essi parecchi vennero nel Veneto adesercitare 1' industria o pure a lavorare nelle cartiere. In liii

(1) Dcsiroii dcile pittore, o l'ui', ci1eliiti'liurc il, l'adori, l'a-dava, uSO. p. 211 il Rosriri, err,nila. pane nell':iini 131:' la costrn,.ionedi iii cd fizio pe,Lre la ritta.

i2j .Siori,z delici lelteiaiiir ' t(umile, \ecSì.m. 1703, i. V, p. 90 e sogg.()), Discorso ace demnuemu [intornol all' rmmon.' d,'I/m COV(,l faiiìbnpimi,

1800, manoscrittO, in coi. rniscelianeo 2266 della hiliuitcc'a iiiiversjtariaM Padova.

(4) Confutazione di una neu1O? in letta cIa! prof. Mariani diretta at'aro cime Pace Fabiano l'adovano a 1' iu.VCiitiirc della carta fatta COL CCSiCI

di lino, icmaiiiscritto segiiuto B. 1'. 52 \\, in ìihuiotccu tiri Museo civicodi Padova. il (FN\ivi Si occupa ancola di jileset questione, citando 000VI do-currenti, in una Memoria sopra P Unit'ersitiu. di Padovn, Padova, hp. dellaMinerva, 1831, per nozze Zara-Piazza; pulii, contemporaneamente, per la stessaoccasione, coi tipi miei Seiiminario, sotto ti titolo Lettere If imuedita suqli storrcdello studio tu Poi/o 'ct.

(3) Cf ZoNOiri AmElia, Le antiche corte fthtianeti allo espostronc ge-nerale it,idtflo di Tori, Fauo, t;p. Souciniana, 1884.

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(4)documento del novembre 12(J1 i ricordo di un Francesco di flian-cono da Fabriano, venuto da Fabriano a state in riva al Sue,presso la città di Trovi so, operando ci faciendo 7nislerittm carta-r?m bombicinarunt. al finale il Senato veneziano condona in parloi dazio di uscita da Treviso per la carta condotta a Veiìezja (1

Altri fabrianesi troviamo nel padovano: nel l'agosto dei 1375 un« Mw'inurius a cartis qiwnila1n (i'adi de Fabriaw » abitavoin Padova, nella contrada di Saracinesca (2); il 29 inaio M7(1Manfrodino de' Conti, procuratore di Francesco il reccir iO da Car-rara, vendeva, in nonio 'lei suo signore, per lire 400 di piccoli4100 cassi di caso situati nella terra di Monslice, in contradaCapo di ponte, a « macjisiro Fancisco a cartis quondain serPresen lis (le Fahrjaao itabilanii ad 7)t'CSCflS in villa Baialeepanani (iiSii'/,i?tS » (3) ; il 7 gennaio 1.399 Galassino dei fu Ni-coluzzo da F;ihriano entrava COIH lavorante e come socio in unaoc.ietà per la fabbricazione e il negozio della carta nel pa-

dovane (4).Il cronista Andrea de' Rodusi, cittadino trevisanri, clic fu

stucieti te ti Padova pci' sette ami i. clr'era presente al riacquistoil Padova nel 1390, poteva essere bene informato intorno allapersona ' li Pace da Fabriano, al quale spetterebbe. non 1' inven-zione della carta di stracci di lino, ch la carta i stata fattasempre di stracci, ma di aver per il primo introdotto l'arte inPadova e in Treviso.

Il Gennari, avendo letto in più documenti della fitte del tre-cento è dei primi (lei quattrocento di un Nicolò Petiacie carto-litro, figlio del fu maestro Pace cartolaro, della contrada di PonteCorvo, credette di aver trovato il casato di Pace da Fabriano, ebien ti ficò, per il primo, 1 cartaro fabrianese cori maestro Pace

1) 13, CICc'IIETTI. Per la storia dlla,'t g d/(a corta nelle prot'Ociè ve-vele, in Archivio VenetO, ariiio XV (1885, t. XXIX, j. 410.

(2) Ot,omA, 3loìiitrnenti nella Ui?ii'ersi di Padot'a, Padova,p. 110, n_ 1387.

(3) Archivio 1otiri1e di Padova, Libro 2' degli instruoienli del notaioBandivo de Brai, e. 371 e 380; docmentj indicati dal OLORI,\, 27 territoriop-rn?ouano illustr(rto, VOI. 111, p. 111.

(-I) Vedi doc. I Anche nel lilaltrocento troviamo qui cartari fabrianesi.

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cartolai'>>. padre di Nicolò Penaci. NUOVI documenti piLviii) in-vece clic la famiglia de' Pomici era già in Padova iiella secondanieta dei dugen tu. e che ad essa non può (fu indi appadenorequel Pace ricordato da Andrea Red usi, s'egli vwwe da Fabrianoverso il 1339. Il 21 ottobre 1297 Rodolfd abate dei monasterodi santa Giustina, in nome del monastero, investiva « Nie/wluuro,cai'o1w'iuìn quondam Pcnnacis de /iw'a. Ruptee », lei feudoretto di una pezza di tei'i'i arativa situata iieilit campagna, di Pa-dova, dietro il monastero, nella contrada chiamata Are, e di unapezza di terra prativa in confine de' Ronchi in Patriarcati, poi delladecima di una pezza arativa posta in detta contrada di Ire ,l).11 23 febbraio 1315 Bernardino de' Aledici da Parma, giudice einuziale del comune di Padova sopra i beni de' ribelli, sentenziavaspettare e doversi rilasciare a suoi Liticai'da inoilaca di S. Maribi.di Porcilia o al inoiiatcro, per una donazione fatta a Li ticardada Albei'tiio notaio del fu Altici inc e da Pietro Saraceno suoEgli., due pezze di terra situate nella campagna di Padova, nellacontrada ubi dicitur Pons gradicioruìn, confinanti Ciii posses-siune di « dominus Nicolus Penacius cw1o1ariu » (2). DopoNicolò Penaci sen lore, vendettero carta in Padova maestro Pacede' Penaci e il (li In i figlio Nicolò, il quale, verso la fine del tre-cento, teneva stazione o bottega di cartoleria sotto U Salum edaveva ricevuto dalla co p ia carrarese. le cartiere della. BattagliaColì Vitti e convenzioni speciali, si come plii avanti vedremo.I Penaci sino una famiglia di cartolai, e quando Nicolò iiiiiieieebbe in locazione le cartiere di Battaglia, egli impiegò il suodenaro nell' nidustria e lasciò al altri il lavoro nei folli.

La nuova industria sorse nel palovaio durante la signoriadi Ubertino da Carrara, il quale. se piii non invitò egli stessoiriaestri forestieri a vinile a Padova, ler ct'tu accordo lat'gaprotezione ai volnnterosi cartari, itittciidi>, pure. a loro dispo-

i) .",l i sei> civieli li l'ad va, A rc/un o Corona, n, 220d. Liber fi a/o rammOuiasicr'J mmoe melme de Pniliiu, cc25 (. e 126.

(2) lrcIneuo Corona, n. 9975; pi!r;ui1e1ua oririluuuie. uovo i flltriLIIIOli questo uÌiju,ntito aiIà crt9siR dcii illustri> 1n'oLhai Glor;ui i,

' uuo1ìuus (il ipiei tellallo e i1itiiluri>otu A1,4o iii Rer111i.iiau, Lestuineri in : rito ei 12 aprile i:u i Coano, IL.

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138 (C)sizíone i mol il) ch'ogb j)o:siìcva in Battaglia. Da antico tempola famiglia da Carrara era proprietaiia li quei molini: nel maggiodel 1 ,210 Jacopo figlio del fu Marsil io da Carrara. con documentod'investitura, dava a livello perpetuo, con altri beni, tutte lo postedi rnolini ch'egli o il fratello Alhertino avevano in « ba>nbaturoRatalle a prima posta apud areuìn ponhis usque ad Viqin.o-nem, preber postam Gui'yisoli... » (1). Ad Ubertino da Carrarala jiroprietà dei meil in iii Battaglia spottava per il testamen b)'li Marsilio (la Carrara. suo prelecessore nella signoria, il qualenel marzo del 1338 instituiva Ubortino ciode residuario od uni-versale de' suoi beni, disponendo C'in sicc iale fidecomin Ì5S() dellepossessioni di Carrara cni molendinis Pontis manchi, flatalieeh Thtìfredi », diseredando Nicolu da Carrara e i suoi discen-denti (2). Non uotnnfe il tostaiueiito di Marsilio, i discendentidi Nicolò ebbero, con la signoria di Padova, anche i beni suac-cennati, tra i quali i mulini di Battaglia. N01 luglio ilei 1351ser Francesco Frizimelega, iii nonio di signori da Carrara. af-fittava a « 7naqis/ro Sempri a oaz'iis » i molini situati in contradadella Battaglia. Tra le appartenenze dei molini, secondo la stimafatta dagli ingegneri maestro Luca e maestro Francesco O (laPregalea gastaldo dei signori in Carrara, era « una domus supraposila follis carlarum ab omnibus partibus circumdata demuro » (3). Cinque anni dopo, nel luglio del 1356, affittavansiper altri cinque anni i ruolini pasti in villa di Battaglia, coin-presa ]a parte spettante ad Enrico da Curtarolo, per l'affittodi lire 350 di piccoli da pagarsi in due rate, con l'onore del-l'arco. Nel 1301, di luglio, facevano una nuova stima i maestriFrancesco da Zara e Riccio marangone, ingegneri del signore

(I) Archivio della famiglia hupafava da Carrara, cod. 38, parte I, del se-mio XIV, f. b ij verso, i rtiolini di [acopo da Carrara sono ricordati nel .1232,neIl'istrnmnto li vendita alla chiesa e tuozo di S. Agata di Padova di partodei molini situati super Riveriam a Stupa ubi dicitnr molendina a battalea »(.4 rc/,irio Corona, o. ìR e 9

(2) Testamento di Marsilio da Carrara in 'A ;iud. i (cs1a,neni tr,ìtli daqti#,rchir j (Iella (_'enprgnzioiuc ili cariU (liVenezia. I 5I pp. 20-32.

(3) Archivio rintarile di L'ainva. Libro primo deqii iisIr,,n,ciii tiri ruo(oie.Pietro Sarq c'u,,),314315.

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1:)

da Carrara, col concorso del gastald o Pregalea, stabilendo clicla casa dei toolini dovesse esser ristaurata e chiusa nella parteinferiore per Francesco figlio del qaondam maestro Sempre (1).

Il 27 marzo 1398 « JVicol*us Penacius cariolarius filiusq uondam mag i51'i Pacis cai'tol a.rtj de coni) ala Pontis curvide Padua » locava per sette anni a ser Jacopo Dalle Coltre[a cullris] da Bologna del fu Piero, abitante in Padova nellacontrada di san Cancianu, cittadin5 padovano per decreto (li Fran-cesco da Carrara, « falum ad faciendum carlas bombicinasposilum ci situalum in conti-ala Batalee cundo versus Monie-silìcem », con le case di legname, con le inassalizie e con gli or-digni atti e destinati alla fabbricazione della carta, cioè una tina,dite toicoli, una caldaia grande di tatuo, sei pile; sì come seiNicolò aveva avuto e teneva dalla curia di Francesco da Carrarasignore di Padova, e secondo i patti e le convenzioni cliegli avevacon essa curia. 8cr lacopo prometteva di pagare ogni anno da

cui 200 «oro in due rate, e si obbligava di consegnare a Nicolò« omnes cartas bomlìicinas necessarias pro curia magnifici do-mini nostri predicii et oficialium suuì'um, pro ca sulucioneci pro eo preGio pro quo ipsc locatur est, sire COflVCflCiOflC/flhabel, CUm curia pìe/ii domini nostri ci fa[c]Loruin ipsiusdwnini, tamen lola civitas Padue sii fulcita catis bor,ibicinisult,'a premi4sla ». Doveva il conduttore dare ogni anno, (li niesoin illese, a N aicolO Penaci) locatote, balle venticinque di cartcosì ,letta hainliigina, di dieci risme ciascuna, metà di carta fittae metà di fioretto, in ragione dt lire quattro per risma: dailaf-fitto si doveva detrarie il valore della carta che ser Nicolòavrebbe ricevuto per la corte carraicse e per conto di sò stesso (2).Lanno appresso, il giorno 7 gennaio 1399, nella buttega di Car-toleria di Nicolò Penacio, tra detto Nicolò. Antonio del fu OlivieroMazucco da ( alzignano e Galassine del fu Nicoluzzo da Fabrianosi eO1)Sti1IiiVt iuta società in arte ci negociatione caviarum debombice que /ieri tiebeant ad fulos Iì'iperie paduani disirictus ».

I Archivio notarile di l'jl,va, Libro primo degl i i si tnirriO del notato1,00fccr, ce. 312 e 313.

(, ) -\ iAài y io notarAe di I'aì,va, I,d,io 22 1rIntonin dcl notaio Go-i,,an Olio S i f,224.

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}1t (8)Sei Nicolò Icriacio nietteva fuori i denari necessari per le speseO per i salari dei lavoranti; doveva provvederela società deglistracci, per soldi coiqininta ognì cm tinaio (li libbre, spettandoalla società tutti i cenci raccoI nel territorio padovano ; dovevaprestare agli altri due il denaro che potevano spendere r' i lorobisogni, e dare a in nIno a (iial:issino da Fabi'iano dopo cinqueo sei mesi, dodici ducati d'oro per mandarli alla famiglia, semai gli occoiiessr. Antonio 1 Cìil:issino inettoviino la persona, esi obbligavano di consegnare al Penacio dodici balle di cartabUona o dodici di fioretto, in ragione iii lire quaranta pci' balia,La società durava quattro anni, ed il guadagno, dedotte tutte lespese e i denari sborsati dal Pon:icio, restava per una nietà a sei'Nicol> o per l'altra metà a.l Antonio e Galassirio, Lo stesso giorili tre soci stipulavano Uil con tratto con OUIM cai'tolaro, il qualesi obbligava di raccogliere stracci per la società e di vendere lacarta consegnatagli, ricevendo poi' niet'cedo ogni anno lire GOdi denari piccoli (1).

Da questi docuinen ti veri iaiuo a cognizione clic 11011 soltantoi signori da Cai'iai'a affittavano i mulini della Battaglia, mache i iouo fattori avevano fatta patti speciali pci' la carta ne-cessaria alla corte e alla cancelleria Carrarese, clic innanzi tuttola città di Padova doveva esserne ben provveduta e che tuttigli stracci raccolti nel padovano erano a disposizione cd usodell'industria del luogo. I patti coi quali, nel tempo di Fcaii-cesco Novello da Carrara, i Pittori solevano affittare, in noniodel loro signore, i folli da ciir'tà situati alla Battaglia, Sono ri-cordati in un doeunioiito estratti dal notaio Pileo do' Pilei (li suil libro d'affittanza dei folli, all'anno 140.'., , giorno terzo di luglio.Nel termine di anni cinque iìra vietato costruire, qualunque nuovoedificio o folla da carta nel la. città di Padova e nel suo distrettoera proibita l 'esportazione degl i stracci e della colla animaledal padovano, senza licenza 1101 conduttorettore della cartiera dellaBattaglia: il conduttore della cartiera poteva, senza pagare (1)17.10

o gabella. esportare dallo stato padovano la carta eccedente,quando la città di P:idova ne fosse già fornita a sufficienza. nes-

() r&c I.

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141'oiuo poteva tenere deposito di stracci volendoli il conduttoredei folli, il quale, secondo consuetudine, li pagava soldi cinquantadi piccoli per ogni centinaio di libbre: le spese di riparazionedegli edifici erano, secondo consuetudine, sostenute dal proprie-torno. e 4 conduttore, per riattare i folli, poteva avere e pren-dere il legname necessario dai boschi di proprietà del signoreda Carrara: era vietata l'importazione di carta forestiera nellacittà e nel distretto, finché Padova fosse provvista dalla cartieradella Battaglia, al prezzo di consuetudine: era obbligo del con-duttore di provvedere di carta la corte carrarese, dando per lirequattro di piccoli una risma di carta, mezza ttna e mezza di fio-retto, per lire undici di piccoli una risma di carta reale, perRe due di piccoli la carta ordinaria da squarciare (1).

11 divieto di esportazione degli stracci e della colla, senzail permesso del fabbricatore del la carta.. l'asservimento del coni-niercio degli stracci all' industria cartaria, la proiiizione di altrefabbriche nella città e nel territorio padovano, il divieto d'im-portazione della carta forestiera, con speciale riserva per il bi-sogno di Padova: questi patti manifestano 1' intendimento di pro-teggere I' industria con il vantaggio del fabbricatore privilegiato,agevolando la fabbricazione, eliminando la concorrenza dcii tree fuori lo stato, assicurando sopra tutto alla proluzionc tuttoil mercato padovano.

Caduta inisei'aiiìcnte la dominazione carraese`

la repubblicadi Venezia decretò la confisca dei beni ch'erano dei sgitorL daCarrara, e ordinò ai rettori e provveditori di Padova di procederealla vendita de ' beni confiscati a mezzo di pubblico incanto. Il 12agosto 1 ,106 fu deliberata all'incauto la gastaldia di Carrara, eil 12 settembre dello stesso anno i rettori e provveditori vene-ziani facevano rogare istruinentu di vendita, col quale (lavanoai fratelli Barbon o Bernardo Morosmi e a Francesco Cornerdel fu Federico, nobili veneti, Pa" il prezzo di lire 15600 di P-coli, parte delle possessioni della gastaldia, compresa la pro-

(1,1 Due. ti; trovasi seoi'rettissi,ìio in Oanipa ,laì X. I!. scr .tivise Ma-CM10 Si K , e L. i.. C. C. - ai c'tze, piibbliat.iirì a lei se'. XVIII Iii orco-sioile li lite.

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142 (10)prieta dei folli da carta situati alla Battaglia, con i privilegidei quali godevano i conduttori dei folli nel tempo della signoriadi Francesco Novello da Carrara (1). Ma so poteva esser savioed opportuno concedere siffatti privilegi negli inizi dell' industria,d tirando certe condizioni poi iticlie ed economiche, il monopolioriuscì col volgere dei tempi di danno alla città, la quale si trovòobbligata a consumare la carta fabbricata alla Battaglia, fossepur cattiva •e a prezzo eccessivo. Fu soltanto nel 1765, dopo pro-clami e condanne, ricorsi e liti, che il Senato veneto, « consi-ileato avenlo q uanlu danneggi il publico el il privato mie-resse il jus priva!iro COflCCSSU Lfi passato », deliberò (li restituirecon denaro della cassa pubblica il capitale esborsato P01' i follisituati alla Battaglia, riseattando cosi il privilegio e liberandoPadova da un monopolio gravoso (2).

Diciamo ora delle marche di fabbrica o I/tu/rane (10110 antichecartiere padovane, e delle tessete clic, secondo ogni probabilità,alle cartiere si riferiscono. Domenico Urbani, un precursore inquesto genere di studi, nella sua pulibIlcazione intorno ai S'C.'JÌu

(li cailieì'e antiche (3) recò alcune lìligi'ane di carte adoperatein Padova, ritraendole dai più antichii volumi dell'ufficio del

iqiUo, custoditi nell'archivio del Museo civico di Padova.L'Urbani da 30 segni diversi, t'i trovati in carte scritte dal 1$3

al 1412: più ne avrebbe potuto raccogliere, s'egliavesse estesa laricerca ai volumi degli altri uffizi giudiziari e ai protocolli car-tacci dell'archivio notarjlc. Ma le carte usate e scritte in Padovanel secolo XIV non furono fabbricate tutto da cartiera pado-vana, ed alcune tra Io filigrane tratte dall' Urbani dai volumidel Sigillo esistevano in altri luoghi parecchi anni avanti il lorouso in Padova: però * certo che i iiiti'ud uzione di carta fo-restiera nel padovallo sarà diventata quasi nulla quando, a pra-tezione leil' industria 1ocah, lii proclamato il divieto 1' ituporl;t-ziotiO (li carta clic non fosso fatta alla Battaglia. Sono titalelie

i t)oc pubblicato nella .SÉamjo, dei N. 11, ac Alise .foecnijn 5. Q lt.,e L. L. G. C. - l taglio, pag. I.

2) Arcltiio ai Stato in Vcne.Oa. Senoto, 1erir, (CL'. 361 e. 271; 1733,g usto I.I.

(3) Venezia, tip. N,uat'vkIi. 570: l i t i. 3)-10 e tav. l).

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(il) 113caitiristiche della fabbrica padovana la rìolO, (Ul olio raggi,che, noi abbiamo veduta il) un documento del 1349 (1) o chotrovasi in quasi tutte le carte de' fascicoli deg1 anni 1351 e 1352spettanti a vari uffizi giudiziari (2); la ruota a sei raggi; lanoia .oi'ììon1a1a (la ua 1' (3) ; il cinirì'o carrarese con testa

cornuta e l'ali aperte. Questo cliniero, chiamato del saracenoe dell'ala, fu portato come insegna personale da Ubertiiio, daFrancesco il vecchio e da Francesco Novelle, signori di Padova,e riscontrasi eguale in sigilli, in medaglie murali ed in tesserecarraresi (4).

L'Urbani illustrò e diede il disegno di alcune tessere, ch'egliopina fossero usate pci' le cartiere, perchè ti segni filigranatinelle carte rispondano alcuni segni improntati nelle tessere. Nellaraccolta padovana (li monete, medaglie, sigilli e tessere, posseduta(liii signor Luigi Rizzoli sniore, giit benemerito conservatoredel Museo Bottaenì, trovamisi un umuei'ose bolle e tessere di pioin bo, lamaggior parte rinvenute negli escavi dei canali di Padova, lequali sembrano aver servito agli usi del lanificio e delle car-tiere, nel periodo carrarese e veneto. Alcune, com'le ad esempioquella che reca la ruota ad otto raggi, spettano con molta pro-babilità alla cartiera della Battaglia, quando era data in locazionedai signori da Carrara, ed hanno comune con altre tessere car-raresi il rovescio, composto di mezzi cerchi intrecciati, che foi'-imuano coll'orlo una specie di croce patente.

(I) Archivio notarile di Padova, Libro primo degli ms umeot dl natau.rPietro Saraceno, e. 1.

(2) Museo civico di Padova, Antichi archivi giudiaiari, Ufli.i del cavallo,delle rettovaqlie, del cerco, dei leopardo, torno 1' di ciascun uflui.io.

(3) La troviamo in carte del l'00, nei torno 11° dell'uffizio Veaoraqlte.i .1) La filigrana dei cimiero carrarese trovasi in carte dei 13('d3, del tempo

di t"rancesc) il vecchio da Carrara.

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[Archivio nolariie di l'adora, Libri)delle a1,br('rwl(a'edel noteio Giovanni Enrico da EsSe, cc. 2.97 e

Ii1!esirno trecontesimo noflagesimo nano, jn '.lic. septirna, dionartis septinio uiensis juularij. Padue. al stacione ni cartalarie

Nicolai Penn atij posita snhtus palaci u in. prope scalas per quaslesenditur ad slaeiune.s feraria ritto, presentibus jnfrascriptis.

Jbique Nicolaiis Pennatius quoni]am ser Paxij de eontrataPan tis curvi, CX Una [)1rte, et Atitan i (IS quondanì UI iVt3t'Ij Mrtzueli ide Gualzignano habitatar Padue tu centrata S. Maxini i et Gaia-sinus quondarn Nicotntij de Fabriano, ex altera, in arte et ne-gociatione ca rtaru in de bombice (jn e fieri debeant ad fulos li penepadunu i (listrictns societateni usqiie al quatuor annos

ad jnvicem eontraxerunt, bus pactis et convention ibus jilter dict:ipartes appositis et solempui stipulaciane firmatis. viilelicet : qiad(lieti Antlionius et Galasinus debean I in dieta arte ponera parsanassuas, et dictus Nìcolaus debea I ponere ac eonfrre in Acta sa-cietate ()IIÌflCS denaiio.s qui erunt neeessarij in dieta arte fularnnìet pro expensis cI sa!anijs ]almrantiuru, ioni qua! dicttis Niea!aiis

(lebeal COnfeLre ac ponere in dieta sociatate et ad dictanr artemstracias pro saidis quinquoginta eentenanium et in rat iene cuius-libet centenarij. Jtem quod omues stracie qua Coligentin , supelpaduano debean esse de societate ; et (lieti vero Atì thon in s et (ì-laxinus tene:intur et debeant dare diete Nicola1) Pennacio bailasitiodecituì cortatuni betiaruin et l,a!Ias tluodeci:n Iloteti pro libris(uadraginta lJa!itiu et in taLlOne lede. Jteni quod die.tus Nicolittisteneatur niutuare prerlictis denarins pro expendendo > 1(I IìeCe5-saniis su is Jteni twìaatur jdein Nieulaus niutuare lieta Galosiunin capite quinque Ve! sex inensitinì i tucatO i du(,iecitli auri. u'_pussit inittere lontani si sibi opus enit. Et quod, (leductis et le-£ractis (ienarijs et expensis n1:ttis et positis per dietuni Nicolaittuin (lieta societate, lunittin quod (afltiIlLenit ex (lieta societatedividattir hoc mcd e valelieet quod ìned ietas sii et esse debeitt

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145(lieti Nicolai, alia vero medietas ipsorunl Antonii et Galaxini,et si dannum similiter contigerit quod absit a simili sicad dehicro comunicetur jnter dictas partes: quo onnia et singula pro-miserunt (liete pates atendere et observarc et non contrafaceresul) pena libraium quinquagirita parvoruni, et pro predictis obli-gavei'utit omnia sua bona ete.

Testes . .....Clemens cartolarius quondam inagistri Lodoiciau , ilicis..........

I.Jltrascripto millesimo, jndicione ed dio: prosentibus jnfra-se riptis.

Jhique Nicolaus Penatius ultrascriptus et Antlionius quondainUlveri et Galaxinus (le Fabriano ultrascripto, ex una parte, etOt1.otinus cartolariiis quondam .. ex altera, paeto jflVicern Conve-neriint in hunc inodum, videlicet quod dictus Ottolinus predictisteneatur congregare stracias et vendere cartas sibi consignatasper predictos . . in bailis et rismis, et de dietis bailis et risrnisper ipsuiu venditis predicfis reddere et asignare sufficientem ra-tionem. Pio cuius Ottolini mercede et salario prorniserunt pre-lieti cidein OUol mo pro solepni stipulacione dare et solveroeidetn in anno et ratione anni libras sexaginta denarioruru par-vorum. Que oninia jnvlceru promiserunt liabere firma et ratasub pena Iibr;Lrunì XXV porvorum, et pro prcdictis obligave-iuiì t oin nia sua bona.

Tesies ........

t'i

[tluseo civico (Li Palova, .1 ìclirw C('(CO, Ducali conzunicateai eamerleng/ei. reg. I?, e. 27 verso; copia posteriore inDucali comunicate alla cancelleria pretoria, reg. F, c. 105verso].

Jn Christi nomine, amen. Anno a nativitate ciusdeni miles-siino quadringdntessimo septiluo, judictione qu intadecima, diomartis tmdeeiriio mensis janunrij. Jnfrascripta suhit poeta cuniquibus tempore doniinj Francisi de Cu-aria factores suj solue-

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110 (14)hant ailìctart) .fullos a caitis a Bathalca, extiacta le libro af-fictationis ilicto p um fui bruni tue Pilcu in notari unì jn fra-sctipturn, de mandato spectahili um et egregiolu m doniinoi'uinMarinj Caravelo de Venetijs honorabilis potestatis et ZacliarieTrivisano militis et ntriusque j aris iloctoris honorabilis capitaneipro serenissima ducalj doininatione nostra Venetiaru tu in Padua,ut ai ichi notano jnfrasènipto mandaverun t et sci'ihe suo ex coquod legitur per egregios dominos prvi.sares prefacte domina-tionis in Padua vendidisse dictos fulbos a cartis, pro prelibatadominatione, dominis Barbono, Bernardo Mauroeno et socijs, eumpactis jnfraseriptis sibi observandis et ctiin condictionihus ac ce-rnod itatibus, ut j n i ibro c.ontiiìetu r su prascnipto. ) it ai illesimor ivadringeiitessimo tercio, dio Lercio rnensis j uiij.

Primo, quod j ti termino annoium tunc quinque non fiat ali-quod hcdifitium acque fulin in a cartis in Padna nec jn paduanodi str ictu.

Jtem, quod non conducan tu r extra pail uanuni il istnictti Inliecie acque gaiavelle absque licentia dicti contI uctonis ponamarhitrij etc.

Jtern, quoti dictus conIuctor possit conducere et conducj fa-cere extra paduanum distiictu tu cartam supei'antem, j ta (jUUd

civitas Padue sit fulcita prius, sino aliquo datio ve! gabella.Jtem, quod nulla persona possit j ti canipare neque tenere

pecias, volbondo condnctoi' dictorum fulborum eas pro solitis quin-quaginta pan orum pro quoque centlidnanio, .secundum consueLii-dineni Jrisdictionis tiilboru ai jutegro penani arbiti'ij etc.

Jtem, quod ekpensis qtioruilì sunt fuili aptent doinos dieto-ru ai fui torti in sec unti uiii consiietad i nem.

Jtein, quoti conduetor cern in fulboruni possit ac. cipere et iiabei'elignanien ex illo I ignamine quod repetitur J9 nemoribus tboiuinij;causa aptandj eos fulios expensis (licti dominij.

Jteni. (1110d persona aliqua non possit conducere cartas fo-rouses in Pa.l ua lieque jn paduano ti istrictu, duin modo civitasPadue sit fulzita, pro pretio sec ti nd uiii eonsuetudinem veterem,penaffi etc.

Jtem, quod dictus conductor teueatur dare cai'ta.s opportunaspro curia dominij, finas iloretum pro bil.u'is quatuor parvorunìpro qiaqilo risma videlicet mediam de fina et re] iqunui mediam

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fioretum, et rismam cartarillo re.aliurrì pro libris, unIecini p-voruni pro risma, et rismarn ad squarzandum pro libris Iualjusparvoruru, seeundum cousuetudinem.

[S. T.] Ego Piletl q natus quondani sei' Antonij de Pileo, civiset habitator Padiie in quarterio '1'uiseI1aru tu, centenario Rutheneet contrata j Ilorum de Capellis. ie)Pt1' lj anetoritate notariuet puef:ictoru tu dorninirum scriba, cern tu j iissu SU prasCripa file-liter sci'ipsi et jii publicain tormam i'edegi sub ineis sino et no-fliflf, conSieti4.

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Dott. VITTORIO LAllAR1I

L' !NIftSTIIIÀ PFLL A CÀftTÀ N FSL PÀÙ \()

DURANTE LA DOMINAZIONE CARARESE

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GIO. !\I[. H

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\1noria 1i'Renta(a alla R A'adern ia à iieT1ze lettere ed ari

nella tornata del L iorTi n 19 febbraio IS. J. ci iliSCtitR nel VIiiine NV.

Dis p ensa 11 degli All i e .lJen! oro'-