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www.risparmiolandia.it Denti nuovi per il vecchio Empedocle I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER

Denti nuovi per il vecchio Empedocle

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I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE

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I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER

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– Si può sapere, Empedocle, cos’hai combinato? – esclamò Casoletta nel vedere l’anziano spauracchio, il nonno sordarello di tutti gli spaventapasseri del Villaggio, entrare nella Cioccola-teria con un grande fazzoletto legato stretto tutt’attorno alla testa con un grande fiocco sulla cima.

– T’e venuto il mal di testa? – chiese Gellindo Ghiandedoro finendo di bere la sua cioccolata calda.

– O forse sei scivolato e hai sbattuto il mento per terra? – corresse Lingua-lunga addentando una brioche.

– No no – intervenne Quantobasta avvicinandosi al vecchietto, – secon-do me ti è successo qualcosa ai denti, veri?

Empedocle si bloccò al centro del-la stanza, si girò a guardare storto il farmacista e biascicò in qualche modo: – Farefti meglio a chiedere cov’è fuc-ceffo al mio dente, all’unico dente che mi era rimafto!

– Vuoi dire che hai perso anche quello? – esclamò Bellondina portan-dosi le mani sulla bocca e sbarrando gli occhi spaventata. – Hai perso l’ultimo dente che avevi in bocca?

Empedocle non rispose: fece solo cenno di sì con la testa e andò a sedersi al tavolino più vicino.

– Be’, vorrà dire che il topolino dei denti ti porterà l’ultima monetina e poi cambierà mestiere… Eh! Eh! Eh! – sghignazzò Lingualunga, che in quelle circostanze non riusciva proprio a star zitto. Un’occhiataccia degli altri lo ammutolì e fece finta di guardar fuori

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dalla finestra fischiettando sottovoce.– No no, hai ragione a prendermi in

giro. Fono anni, cari miei – disse Empe-docle sorseggiando una tazza di camo-milla, – che il mio topolino f’è ftancato di portarmi dei foldini… Ftamattina l’ultimo mio dente non c’era più e chi f’è vifto f’è vifto!

Solo a quel punto una grossa lacri-ma si fermò sull’orlo degli occhi saggi e profondi del nonnino ed Empedocle si mise a piangere.

– E d’ora in poi cova mangio, io? – piagnucolò il povero spaventapasseri. – Dovrò accontentarmi di brodaglie infipide e di pappette molli, non potrò più mangiare una mela, una carota frefca, una pafterella con la crofticina dolce fopra…

Ci sono due cose che mandano in bestia lo scoiattolo Gellindo Ghiande-doro: la prima è uno spaventapulcini o un cuccioletto d’animale che viene picchiato, la seconda è un nonnetto che piange!

– Su su, Empedocle – Lo scoiattoli-no risparmioso si avvicinò e mise una zampa attorno alle spalle del vecchiet-to. – Vedrai che Casoletta ti preparerà dei piatti sopraffini, ottimi da mangiare e morbidi, tenerissimi da masticare, vero?

– Come no – disse la spauracchia, che prese ad elencare: – puré di carote lesse, polpettine di mais imbevute nel brodo… medaglioni di semolino, pane inzuppato nel latte tiepido…

– Già, e poi arriva Quantobafta, mi mivura la febbre e mi mette a letto

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perché fono troppo debole! – si ribellò Empedocle alzandosi dalla sedia. – No no: adeffo torno a cava mia, metto un paio di pantaloni di ricambio e una camicia lavata nella borfa da viaggio e me ne vado!

– Dove… – cominciò Bellondina.– …vorresti… – aggiunse Chiomado-

ro.– …andare? – concluse Gellindo

Ghiandedoro.– Non lo fo! Prendo il primo fentiero

che trovo e addio: non mi vedrete più! Empedocle uscì dalla Cioccolateria

e… Patasbamm!... la porta sbattuta fece fare un balzo a tutti i nostri amici spa-ventapasseri.

– Dobbiamo fare qualcosa – sussur-rò Casoletta guardando Gellindo da sotto in su.

– Non possiamo lasciare che il no-stro nonnino se ne vada per sempre dal Villaggio – disse Quantobasta os-servando di sbieco lo scoiattolino con la coda impomatata.

– Possibile che a nessuno venga un’idea? – si lamentò Abbecedario, dando di gomito proprio a Gellindo Ghiandedoro.

– Ho capito, ho capito – esclamò lo scoiattolo, – voi state aspettando una delle mie solite idee, vero?

Nessuno rispose, perché tutti sape-vano che Gellindo aveva ragione!

– E va bene: ecco qui l’idea che aspettavate! Tu, Quantobasta, con la scusa che Empedocle non può metter-si in viaggio senza un’accurata visita medica, corri a prendergli le misure

della bocca. – Della sua bocca?– Sì: della bocca di sopra e della

bocca di sotto… mandibola e mascella assieme, va bene? Tu, invece Lingua-lunga, accompagna Abbecedario giù, al torrente che passa vicino alla discarica: raccogliete trentadue sassolini bianchi di fiume di tutte le forme e portatemeli subito. Bellondina, corri con Chioma-doro nel bosco e cercate due rametti di nocciolo sottili e curvi: che siano belli teneri e freschi, mi raccomando… Dopo di che, vi dirò quel che faremo!

Nei tre giorni successivi Casoletta, cucinando piatti dolci e sopraffini in continuazione, cercò di tener buono il vecchio Empedocle che s’era messo in testa di partire immediatamente.

– Assaggia il mio budino alla vaniglia e poi dimmi che te ne pare!

– Ottimo, ma adeffo devo proprio andare!

– Non prima di aver assaggiato almeno due delle mie polpettine di spinaci lessi!

– Buoniffime, però paffami la valigia che me ne vado!

– D’accordo, adesso ti lascio anda-re, ma prova a dirmi che te ne pare di questa torta “paradiso” ricoperta da cioccolata bianca…

– Proprio buona, Cavoletta… ma non farmi arrabbiare: fon tre giorni che mi tieni prigioniero nella tua Cioccola-teria, che mi riempi la pancia con lec-cornie fopraffine… Che vuol dire tutto quefto? Che vi frulla per la mente, a voi

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fpauracchi, eh?Proprio in quell’istante la campa-

nella della porta della Cioccolateria… trilll! trilll!... suonò ed entrarono in fila indiana Bellondina, Chiomadoro, Tisana la Dolce, Lingualunga, Abbe-cedario e Gellindo Ghiandedoro, che stringeva in mano uno strano pacchet-to. Due attimi dopo la porta si riaprì… trilll! trilll!... ed entrò il farmacista Quantobasta spingendo una poltrona da dentista!

– Che… che vuoi fare con quella roba lì? – domandò con voce tremante il povero Empedocle. – Guarda che fe vuoi vedermi i denti, ormai è troppo tardi: denti non ce ne fono più! Fono fpariti, tutti!

– Nonno Empedocle – disse a quel punto Gellindo facendo un passo in avanti, – devi sapere che perdere i denti non è più una tragedia…

– Ah no? E tu quanti ne hai perfi, finora?

– Nessuno, però…– Ecco, vedi? Tu non puoi fapere!– …però un giorno cadranno anche a

me, è naturale, e allora sai cosa mi pre-parerà, il nostro amico Quantobasta?

– Una mineftrina liquida liquida, da forfeggiare con il cucchiaio! – piagnu-colò Emoedocle.

– Niente affatto! – urlò lo scoiattoli-no aprendo finalmente il pacchetto che teneva in mano. – Mi preparerà, inve-ce, una bella… dentiera!

Eccolo lì, l’oggetto misterioso: Em-pedocle si fece vicino per guardarlo meglio e vide due rametti curvi di

nocciolo sui quali erano stati piantati trentadue sassolini tondi e bianchi di torrente, sedici sopra e sedici sotto.

– Quefsta farebbe una dentiera? – chiese col cuore che batteva a mille.

– No, non è una dentiera e basta… è una dentiera doppia! – rispose Caso-letta battendo le mani per la felicità.

– Su, forza, siediti sulla seggiola da dentista e apri la bocca – lo invitò Bel-londina, spingendolo a sedersi.

I due rametti curvi si sistemarono ognuno al loro posto senza alcuna fa-tica, uno sulla mandibola e l’altro sulla mascella di Empedocle.

– Apri e chiudi la bocca – gli disse Quantobasta. – Sbatti un po’ la ma-scella… fai sentire il rumore dei denti… piano, però!… perfetto! Adesso hai una dentiera come si deve, così forte e ro-busta che potrai riprendere a sgranoc-chiar mele e a mangiar carote crude.

L’anziano spauracchio non avrebbe voluto mettersi a piangere, ma le lacri-me gli salirono agli occhi da sole e…

– Non so come ringraziarvi, amici – singhiozzò abbracciando stretto stret-to Gellindo e tutti gli altri. – Non mi avete ridato solo trentadue denti bel-lissimi, ma anche la voglia di vivere, di mangiare, di divertirmi… Che ne dire-sti, Casoletta, di portare un bel vassoio di biscotti croccanti, quelli belli duri e dolci che mi piacciono tanto? Facciamo gran festa… e oggi offro io!

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