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(n copertina il volto di Sathya Sai Baba) Sathya Sai Baba DIALOGHI CON SAI

Dialoghi Con Sai Baba

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Dialoghi con Sai Baba

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(n copertina il volto di Sathya Sai Baba)

Sathya Sai BabaDIALOGHI

CON SAI

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Sathya Sai Baba DIALOGHI CON SAI

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L’Autore di questo libro è ormai conosciuto in tutto il mondo per Sua fama che ha varcato i confini del Suo piccolo Villaggio natale, nel Sud dell’India, ora divenuto un centro mondiale di pellegrinaggio. Per toccare i cuori di molti uomini in ogni angolo della terra. I Suoi miracoli e i Suoi prodigi, raccontati da tutti coloro che sono stati a vederLo, ormai fanno parte di una folta letteratura che affascina e sbalordisce.

Ma se si vuole capire il loro significato e trarne vantaggio personale non vi è altro che ascoltare i Suoi insegnamenti di questo “(Dialoghi con Sai”) rappresenta un saggio che tutti gli aspiranti spirituali dovrebbero poter leggere.

Solo attraverso la comprensione, la meditazione e la messa in pratica di questi elevati insegnamenti morali, l’uomo potrà trovare pace e divenire un utile strumento nelle mani di Chi questo mondo ha voluto ed al quale ha dato un significato: AMORE.

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DIALOGHI CON SAI

DISTRIBUITO

DA:EDIZIONI MILESI srlVia Sallustio, 9/15

41100 MODENATel. 059-82.81.62

P.IVA 02190860367

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Traduzione dal telugu: N. KasturiTraduzione dall’inglese: Antonio Craxi

Titolo originale dell’opera: “Sandeha Nivarini”

Fondazione Sathya Sai Seva6535 - Roveredo GR -CH

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Sathya Sai Baba

DIALOGHI

CON SAI

INDICE

I. (Del Maestro e del discepolo) pag. 9 II. (Della maldicenza sul Signore) “ 15 III. (Della natura del mondo) “ 23 IV. (Della pura consapevolezza) “ 35 V (Della natura dell’”Io”) “ 41 VI. (Degli strumenti dell’indagine interiore) “ 49 VII. (Delle regole di condotta) “ 53 VIII. (Della dottrina dell’Atma) “ 61

IX. (Del principio di Prakriti e del Purusha) “ 67

X. (Della liberazione e della disciplina per ottenerla “ 75 XI. (Degli ostacoli alla conoscenza “ 87

XII. (Del mondo grossolanoe sottile nella Ghita) “ 93

XIII. (Del mondo grossolano e sottile nel Ramayana e nella Bhagavatham “ 99 XIV. (Dei falsi maestri) “ 111 XV. (Della meditazione) “ 119 XVI. (Della illusione) “ 127 (Glossario dei termini in sanscrito) “ 135

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PREFAZIONE

«Io sono Sai Baba di Shirdi ritornato!» annunciava Sathya Sai Baba abbandonando i libri di scuola e indirizzandosi a un gruppo di devoti. «Allora ero impegnato a prepararvi da mangiare, ora sono venuto per dare cibo a tutti».

Era il 1941 e sin da allora Baba ha consolato, curato, messo sulla strada giusta, con il Suo amore e la Sua compassione irresistibili, una sempre crescente folla di sofferenti nel fisico e nello spirito, iniziando la costituzione della nuova era del Sai di pace e serenità.

Nel 1956 iniziò un mensile al quale diede il nome di “Sanathana Sarathi”. La Sua intenzione con quel titolo era di annunciare che Egli era (Sanathana) (eterno, antico) e (Sarathi) (l’Auriga di tutti gli esseri). Egli dichiarò che con quella rivista si sarebbe impegnato nella campagna contro la falsità di ogni tipo e in specie contro lo spirito dell’egoismo.

Questa serie di dialoghi con Sai, pubblicati nella rivista originalmente in lingua telugu, rivelano i misteri della verità spirituale e amorevolmente rimuovono il velo che copre la visione all’aspirante spirituale. Se letti e meditati con fede e attenzione, questi dialoghi hanno il potere di rafforzare, chiarire e convincere.

(N.Kasturi, M.A., B.L.)pag.7

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I

DEL MAESTRO E DEL DISCEPOLO DISCEPOLO Swami, posso farTi liberamente qualche domanda su argomenti che non conosco riguardanti la Via Spirituale?

MAESTRO Ma certo! Quali sono le obiezioni? Quali sono i dubbi? E che ci sto a fare io, qui? Fammi le tue domande senza timori né esitazioni. Io sono sempre pronto a risponderti; voglio solo che la tua ricerca sia sincera e mossa dal desiderio di sapere.

DISCEPOLO Qualcuno ci ha detto che non si deve infastidire il (Guru) con troppe domande. É così, Swami?

MAESTRO Non è così. Chi altro potrebbe dare spiegazioni al discepolo? Poiché il (Guru) è tutto per lui, è giusto che egli chieda consiglio su tutto, per poi metterlo in pratica.

DISCEPOLO Si dice che dobbiamo eseguire con rispetto tutto ciò che gli anziani ci dicono di fare, senza muovere obiezioni. É questo il Tuo consiglio?

MAESTRO Finché non si è formata in voi piena fiducia in loro e non conoscete la validità delle loro parole, vi sarà difficile eseguire i loro ordini. Ebbene, fino a quel momento, sarà bene che chiediate loro il significato e la validità dei loro suggerimenti per esserne convinti.

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DIALOGHI CON SAI

DISCEPOLO Swami, a chi dobbiamo credere? Il mondo è così pieno di inganni! Come avere fiducia quando quelli che credevamo buoni si sono poi rivelati cattivi?

MAESTRO Be’, ragazzo mio, perché mai in questo mondo o in qualunque altro dovresti sentire il bisogno di aver fede negli altri? Comincia ad aver fiducia in te stesso, poi credi nel Signore e in Dio. Se avrai questa fede né il bene né il male potranno influire su di te.

DISCEPOLO Swami, talvolta scema in me la fede nel Signore, perché?

MAESTRO Quando il mondo ti delude, perché non soddisfa i tuoi desideri, la fede nel Signore diminuisce. Perciò, abbandonali. Desidera solo le relazioni spirituali, che non siano bersaglio di dubbi e difficoltà. Ma per farlo, la cosa più importante è la fede nel Signore; se questa manca, dubiterai di tutte le cose, grandi o piccole che siano.

DISCEPOLO Si dice che sia importante stare in compagnia dei grandi e dei buoni e avere anche un (Guru), sino a quando non si sia realizzata la Realtà, è davvero necessario?

MAESTRO Certo che è necessaria la compagnia dei giusti, ed è anche importante il (Guru), per farti conoscere questa Realtà. Ma in questo devi fare molta attenzione perché i veri (Guru) sono molto pochi. Si sono moltiplicati gli imbroglioni e i Maestri si sono ritirati in solitudine, per realizzare se stessi senza essere disturbati. (Guru) genuini ce ne sono molti, ma non è facile trovarli e se ne trovi uno, puoi ringraziare la tua buona sorte se ti darà più di una sola (Sadvakya) (parola illuminata) e non vorrà

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I. DEL MAESTRO E DEL DISCEPOLO perdere il suo tempo a raccontarti ogni genere di storie. Nella ricerca del (Guru) non si deve aver fretta.

DISCEPOLO E allora, quale mai è la strada da seguire?

MAESTRO Ebbene, proprio per questo abbiamo i (Veda, le Sastra, i Purana e le Ithihastha) (poemi epici). Studiali, attieniti alla Via che insegnano e fai tesoro dell’esperienza; comprendi il significato e lo spirito del loro messaggio, praticalo, medita su Dio in quanto Dio è (Guru). Allora quei libri diverranno il tuo (Guru), perché che cos’è il (Guru?) É quello per il cui mezzo la tua mente si fissa in Dio. Se prendi come tuo (Guru) Dio stesso, fai (Sadhana) (disciplina) con amore incrollabile. Dio stesso apparirà dinnanzi a te e ti impartirà (Upadesa)(insegnamento) proprio come un (Guru). Oppure, grazie al tuo (Sadhana), potrà concederti di trovare il (Guru) dei (Guru) (il Sadguru).

DISCEPOLO Però oggigiorno ci sono dei Grandi che danno (Upadesa) a chiunque si presenti e li lodi. Sono essi dei (Sadguru), Swami?

MAESTRO Non voglio dire quali lo sono e quali no. Dico solo questo: non è segno del (Sadguru) dare (Upadesa) al primo venuto che gli dica di apprezzarlo; deve prima considerare il passato e il futuro dell’aspirante, scoprirne le qualificazioni e le negatività e stabilire se è adatto.

DISCEPOLO Allora ho fatto un errore, Swami! Quando venne al nostro paese un certo personaggio, e tutti andavano a ricevere (Upadesa) da lui, ci andai anch’io, mi prostrai ai suoi piedi e glielo chiesi anch’io. Mi diede un buon (Upadesa) e ripetei il suo (Manthra) per qualche tempo. Quando però venni a sapere che era un imbroglione, persi la fede nel Nome e non recitai più il (Manthra). Ho fatto male o bene?

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DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Hai dei dubbi? Hai fatto malissimo! Così come il (Guru), ho detto poc’anzi, deve accertarsi delle qualificazioni dei discepoli, anche il discepolo deve esaminare con occhio critico le credenziali del (Guru), prima di farsi dare l’(Upadesa). Il tuo primo errore è stato di non aver fatto attenzione a questo (Upadesa) troppo frettolosamente accettato. E poi, anche se il (Guru) te l’avesse dato prima dei necessari accertamenti, perché hai rotto il tuo voto e hai smesso di recitare il Nome? Questo è il tuo secondo errore: scaricare gli errori di un uomo sul Nome di Dio che è sacro. Avresti dovuto prender tempo prima di ricevere (Upadesa) e assicurarti della sua sincerità per dargli fiducia. Solo allora avresti dovuto accettarlo. Però, una volta accettato, lo dovevi seguire, quali fossero state le difficoltà e non abbandonarlo mai. Così sei incorso nella colpa di accettare senza vera convinzione e di rifiutare sempre, senza vera decisione. Non dovevi accettare un Nome mentre avevi ancora dei dubbi, o perché non lo gradivi. Ma avendolo accettato non dovevi abbandonarlo.

DISCEPOLO Adesso che l’ho abbandonato, cosa mi succederà?MAESTRO Be’, caro ragazzo, a causa dell’infedeltà al (Guru) e del rifiuto del nome di Dio, la unidirezionalità del tuo sforzo e la concentrazione si inaridiscono. Dice il proverbio: “Il virgulto malato non diverrà mai albero”.

DISCEPOLO Ma il (Guru) dà il (Manthra) senza verificare se lo meritiamo?MAESTRO Quello non è un (Guru). Il risultato del suo errore non ricadrà su di te, ma sarà un male che colpirà solo lui.

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I. DEL MAESTRO E DEL DISCEPOLO DISCEPOLO Se il discepolo agisce secondo la promessa fatta al (Guru), e non si cura di quello che si dice di lui, e lo onora come prima, può raggiungere la Meta?

MAESTRO E ne dubiti? Certamente. Non sai la storia di Ekalavya? Benché Dronaciarya non lo avesse voluto per discepolo, egli si fece una statuetta e la considerò come Dronaciarya stesso. Venerandola sempre, imparò l’uso dell’arco e imparò tutte le arti. Alla fine, quando l’ingiusto (Guru), accecato dall’odio, chiese in pagamento dei suoi onorari il pollice della sua mano destra, egli se lo tagliò senza esitare. E kalavya serbò forse rancore al ( Guru) per il male che aveva subito?

DISCEPOLO A cosa valse quell’offerta? Tutto ciò che imparò non servì. Quale ne fu l’utilità?

MAESTRO Per quanto Ekalavya avesse perso ogni possibilità di impiegare le sue arti, il carattere che aveva acquisito con quell’istruzione non lo perdette. Non è compenso sufficiente la fama che raggiunse il suo sacrificio?

DISCEPOLO Be’, quello che è stato è stato. Adesso qui mi stabilirò e non dimenticherò mai il Nome. Dammi Tu (Upadesa), per favore.

MAESTRO Sei come chi, dopo aver assistito alla recitazione del Ramayana per tutta la sera, domanda ancora all’indomani che rapporto c’era fra Rama e Sita. Ho appena finito di dirti che il (Guru) e (Upadesa) verranno quando saranno mature le tue qualificazioni. Verrà da sé, senza che tu lo chieda. In verità, il discepolo non dovrebbe prendere l’iniziativa di chiedere (Upadesa), perché non può sapere se è pronto. Sarà il (Guru) a valutare il momento, ad aiutare e a concedere. L’(Upadesa) la potrai

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DIALOGHI CON SAI

avere una sola volta poiché essa non è ripetibile. Se ne lasci uno per un altro quando ti salta il ticchio, ti comporti come un adultera.

DISCEPOLO E allora, quale sarà ora il mio destino? Non ho nessuna speranza? MAESTRO Pentiti dell’errore, ma seguita a meditare sul Nome che hai ricevuto. Per il (Namasmarana) (ripetizione costante del Nome) e non per (Giapa) (ripetizione del Nome), puoi usare tutti i Nomi che vuoi. Invece per (Dhyana) (meditazione) devi usare solo il Nome che ti è stato dato per (Upadesa), ricorda. Non cambiare quel santo Nome, e trasforma te stesso col desiderio costante, con lo sforzo e non ti fermare.

DISCEPOLO Oh, Swami! Questo è proprio un grande giorno per me, perché tutti i miei dubbi sono spariti con quello che mi hai detto. L’(Upadesa) aveva creato il dubbio e il Tuo (Sandesha) l’ha dissolto. Col Tuo permesso, tornerei al mio paese e, quando avrò altri dubbi da dissipare, verrò di nuovo alla Tua speranza. Se me lo ordini, tornerò tra un mese.

MAESTRO Molto bene. É proprio quello che voglio; quelli come te si devono liberare dai dubbi, afferrare il vero significato della vita e accogliere il (Sandesha) con fede e con costanza, rimanendo sempre nel ricordo costante del Nome del Signore. Chiunque venga, qualunque sia il momento, impari da me il modo per liberarsi dal dolore, dai dubbi e dalle preoccupazioni. Non si deve soffrire, perché chi soffre non può fare (Sadhana). Qualunque (Sadhana) si faccia in quelle condizioni sarebbe come versare profumo sulla brace. Bene ora vai e torna fra un mese.

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II.

DELLA MALDICENZA SUL SIGNORE DISCEPOLO (Namaskaram), Swami.

MAESTRO Lieto di vederti. Mi sembri molto stanco! Col calore dell’estate il viaggio è ancora più faticoso. Riposa un pò, poi potremo conversare.

DISCEPOLO Dove si può riposare se non c’è la pace nella mente?

MAESTRO Ebbene, caro ragazzo, il riposo è fatto per la pace della mente. Se tu avessi raggiunto quella pace, che bisogno avresti di riposo? Le bende sono necessarie finché la ferita non è rimarginata; a che servono dopo?

DISCEPOLO Swami, in questi tempi la mia menti è inquieta. Non riesco a decidere nulla, e non so quale sia la ragione. Che cosa devo fare?

MAESTRO Non c’è effetto senza causa. Tu sai certamente qual è la causa della tua condizione attuale. Non occorre far altro che questo: nei momenti di sofferenza mentale fai (Nmasmarana) per un pò, seduto in un posto isolato, oppure canta ad alta voce dei (bhajan) e, se non ti è possibile, cerca di dormire per un pò. Poi potrai ripensare ai tuoi guai.

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DIALOGO CON SAIDISCEPOLO Ci hai detto, Swami, che in questo mondo ognuna ama qualcosa, e se questo amore viene colpito da qualche male non si può avere pace nella mente. Come posso avere pace nella mia mente quando qualcuno manca di rispetto a chi amo o lo critica? Che devo fare in quel caso?

MAESTRO Ebbene, una persona buona, che ha capito che cos’è (l’Atmaviciara) non sparla in quel modo di una persona che gli altri amano. Non si dovrebbe neppure frequentare gente così. Costoro dovrebbero pensare che quando parlano male dell’(Ishtam) (forma prescelta di Dio) di un altro, costui ne soffre quanto ne soffrirebbe il maldicente a sentir disprezzare il proprio idolo. Devi perciò metterti il cuore in pace e pensare che coloro che svillaneggiano in quel modo ignorano (l’Atmaviciara). Impegnato come sei in essa, non devi aver nulla a che fare con coloro che non sanno...Bè’, lascia perdere. Che cose c’è stato che ha causato questa storia? Tutta la grana finirebbe se svuoti il sacco.

DISCEPOLO Tutti sanno benissimo che Tu dai coraggio e ardire, e guidi gli uomini verso il bene, fisicamente, mentalmente e spiritualmente, e quanto sia grande la Tua opera come medico e come maestro. Non hai mai fatto del male, né direttamente, né indirettamente. Come fare per mettere a tacere coloro che inventano e diffondono ogni sorta di stupide storie su di Te? Che cosa ne traggono?

MAESTRO Ah, si tratta di questo! Non sai che il bene e il male appartengono alla natura stessa del mondo? Se tutti vendessero, chi comprerebbe? Nei riguardi di Dio, la maldicenza è vecchia come il mondo e non è cosa di adesso; l’unica differenza è che per ogni tempo si confezionano

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II. DELLA MALDICENZA SUL SIGNOREstorie nuove. Perché ti preoccupi di queste ingiurie? Considera che essi non hanno mezzi per ricordarsi di Swami. C’è la (Premasmarana) (la Ripetizione con Amore) e la (Dwesciasmarana) (la Ripetizione con Odio) e tutte e due sono la stessa cosa. Di esse la (Dwesciasmarana) è (Avidyamaya) (fatta d’ignoranza); ed è legata a (Ragioguna). Invece (Premasmarana) è (Vidyamaya) (generata dalla Conoscenza) e procede da (Satwaguna). Ciò che è ( Avidyamaya) finisce in (Ananda), in Beatitudine. Ecco i risultati. Perché li vorresti far tacere? Tu hai chiesto quale vantaggio ne hanno. Essi non hanno bisogno di vantaggi; la maldicenza è la loro abitudine. É come compiere un dovere. Come dice il proverbio: “Che importa alla tarma se il (sari) è costoso o di poco costo?” Rosicchiare e rovinare è la sua natura, sia che si tratti di uno straccio o di una seta. La tignola non conosce il valore delle cose. Quindi non te la devi prendere, ma pensa che il lavoro di quei maligni è come quello della tignola.

DISCEPOLO Swami, ciò che hai detto è la verità. Quando si tratta di persone ignoranti dobbiamo considerarle alla stessa stregua della razza delle tignole, ma se si tratta di persone importanti, che “sanno”, come si può tollerare che vadano a spargere quelle menzogne?

MAESTRO L’istruzione deve essere (Atmajnana) (Conoscenza dell’Atma) e non la conoscenza delle cose del mondo, che serve per guadagnarsi da vivere. Comparare questa (atmajnana) con quelle (Vidya) (Scienze) è un grave errore. I grandi uomini sono coloro che non insultano gli altri e cercano la realtà con buone condizioni. Le cose spirituali non possono essere capite da chi non ha il

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DIALOGHI CON SAI

potere del discernimento, che borioso della propria autorità non conosce nulle dell’(Atma). Perciò li devi considerare come appartenenti alla razza delle tignole. Non lasciare spazio a idee e a preoccupazioni di questo genere, cerca invece di rafforzare la tua fede.

DISCEPOLO Molti (Asthika) (credenti), nel mondo, stanno diventando (Nasthika) (atei) a causa loro, non è vero, Swami? Non esiste un modo per eliminare queste persone che insultano i (Mahapurusha) (grandi uomini) senza alcun rispetto per il loro sapere, e che non fanno il minimo sforzo di conoscere la realtà?

MAESTRO A che pro? Sono “un sacco di stracci su di una sella logora”, come dice il proverbio. Le loro parole saranno ascoltate solo da gente come loro; nessun vero ( Asthika) si vorrà accompagnare con loro. Se per caso lo facesse, scapperebbe non appena scoprisse le loro menzogne. Perciò l’arma per abbatterli sta nelle loro stesse mani. Ricordi la storia di Bhasmasura? Bastava che mettesse la mano sulla testa di qualcuno, per ridurlo in cenere, e un giorno se la mise sulla sua e si incenerì da solo. Così sarà di loro: a forza di accusare gli altri, con le loro stesse parole saranno accusati.

Coloro che vedono difetti nel Signore sono di quattro specie:

1) coloro che non hanno nessun interesse nelle cose che riguardano Dio;2) Coloro che per timore di essere impiccioliti non possono ammettere la grandezza altrui;3) Coloro che non hanno nessuna esperienza personale, nessun contatto e nessuna conoscenza e ciononostante

fabbricano storie basate su voci alle quali supinamente credono;pag.18

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II. DELLA MALDICENZA SUL SIGNORE4) coloro che sono venuti qui con qualche desiderio profano e che danno la colpa al Signore degli insuccessi dovuti al

loro (karma) personale.Coloro che vociferano, come hai detto tu, appartengono a questi quattro tipi di persone: gli altri non gridano, né ballano come burattini. Anche se non piace loro, o se non hanno fede, e perfino se non hanno esperienze personali, quando sentono storie di questo genere tacciono, le analizzano e traggono le proprie conclusioni. Non sparlano di nessuno. Non credere in se stessi e credere negli altri non è la strada giusta da seguire e, inoltre, non serve a nulla discutere con chi non conosce la Realtà, poiché essa, tra l’altro, non ammette alcuna discussione. E poi, discutere, con chi non sa, ma che si trova a un livello intermedio è toccare, come nella storia dell’elefante e dei ciechi, il suo torace e credere che sia tutto il corpo.

Ebbene, ricordati, non va bene sprecar tempo in questo tipo di discorsi. L’insulto e la maldicenza sono cose naturali e comuni. Chi vuol essere un vero (Bhaktha) (devoto) deve cercare solo le basi su cui costruire la propria (Ananda) (gioia). Tutto il tempo disponibile deve essere impiegato a fini sacri e non in futilità. Tu non hai nulla a che vedere col bene o col male degli altri. Quindi, invece di perder tempo, usale per eliminare il male e aumentare il bene in te stesso.

Chiedimi qualche (Sadhana) o qualche (Sandesha) (disciplina e chiarimento), cerca qualcosa di degno e non venirmi a riportare storie di maldicenza altrui. Anche tu non devi indulgere in questo genere di cose.

DISCEPOLO La ragione è che anche noi siamo uomini. Ora ho capito e dalle Tue risposte mi è venuta forza e

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DIALOGHI CON SAI

gioia, si sono allontanati i dubbi e i timori che avevo. Con i discorsi di quella gente, diminuiscono anche quel poco di fede, di devozione e di fervore che hanno gli uomini. Questo è il motivo delle mie domande, e nient’altro. Perdonami, non Te ne parlerò più.

MAESTRO Molto bene! Se nel poco tempo che hai, invece di pensare a qualcosa di buono, ricordi solo le ciance ignoranti degli altri, è come se anche tu partecipassi alle loro maldicenze, e ciò fa del male ai (Bhaktha) (devoti). Qualunque cosa dicano gli altri, non devi perdere la tua fede. Quando essa è fermamente stabile non troverai difficoltà di sorta. Quando, invece, a una parola se ne ribatte un’altra nascono ira e dolore, mentre la (Bhakthi Marga) (il sentiero della devozione) ha per fine la loro soppressione e non il loro accrescimento.

Hai detto che devozione e fede svaniscono in coloro che danno loro retta, ma per quanto tempo? Non appena si scopra la verità, gli si presterà ancora orecchio? Saranno ancora credute le loro parole? Le chiacchiere di questi maldicenti sono come il suono del bronzo: più i metalli sono preziosi e meno risuonano. L’oro, che è il più prezioso, non suona. I veri (Bhaktha) seguono la via che è del Silenzio. Essi hanno la lingua troppo occupata a pronunciare la vera grandezza del Signore. Non permettere quindi che la voce di quelle persone entri nelle tue orecchie, ma riempile col nome di Dio, che è la (Pranaananda( (la gioia del Pranava, di OM) stessa.

Tra un mese, se avrai qualche domanda da fare su argomenti utili come la (Sadhana) o (l’Anusthana) (la condotta) ritorna qui e troverai risposta, ma non venire con dubbi di questo genere.

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II. DELLA MALDICENZA SUL SIGNOREDISCEPOLO Questo è stato un giorno benedetto! Sono stato illuminato dalla Tua saggezza. Ho realizzato quanto sia vero il detto “Tutto viene per il bene”. D’ora in avanti avrò pazienza e non mi arrabbierò più. (Namaskram). Col Tuo permesso, prendo congedo.

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III.

DELLA NATURA DEL MONDO

MAESTRO Oh, quando sei arrivato? Non ti ho visto fuori. Stai bene?DISCEPOLO Sono qui da due giorni. Ho visto tanta gente e fuori c’è un vociare incessante. Sono venuto per evitare la folla, ma ce n’è dappertutto. Allora sono entrato, e qui si sta bene, tranquilli; dentro c’è tanta pace, quanto fuori c’è confusione.

MAESTRO Che cosa c’è di strano? É naturale. Dove c’è miele ci sono formiche... Ecco la differenza tra fuori e dentro! Questa è la caratteristica!

DISCEPOLO Swami, non capisco! Se me lo spieghi sarò lieto di ascoltarTi.

MAESTRO Non ho detto che c’è un “fuori” e un “dentro”? Li chiamiamo l’uno, il mondo esterno, (Bahyaprapanciam) e l’altro, il mondo interno, (Antharaprapanciam) (Bahya = esterno; Anthara = interno; Prapancia = il Creato). Orbene, qual è l’interno? Dammene un’idea.

DISCEPOLO Vuoi sentirlo proprio dalla mia bocca? Sarebbe bello sentirlo da Te!MAESTRO Va bene. Fare in modo che l’inquirente si dia da solo risposta alle sue domande è il metodo (Sanathana)

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DIALOGHI CON SAItradizionale, antico, eterno) di insegnare. Se chi domanda si dà anche le risposte, capirà chiaramente l’argomento. Lo stile del conferenziere è differente. Nei tempi antichi tutti i (Rishi) insegnavano ai loro allievi a capire i (Veda) solo con quel metodo. Su, avanti, parla. Vediamo!

DISCEPOLO Mi chiedi di parlare delle cose che hanno visto i miei occhi? MAESTRO Non solo gli occhi. Dimmi tutto quello che hai provato e conosciuto per mezzo di tutti i tuoi (Jnanendriya) (strumenti per la conoscenza: vista, tatto, udito, odorato, olfatto).

DISCEPOLO Terra, cielo, acqua, sole, luna vento, fuoco, stelle, crepuscolo, monti, colli, piante, fiumi, donne, uomini, bimbi, vecchi, bestie, uccelli, il freddo, il caldo, gente felice, triste, pesci, insetti, malattie ... ne ho viste così di cose!

MAESTRO Basta, basta. Questo è il (Prapancia). L’hai visto solo oggi? C’era ieri? Ci sarà domani?

DISCEPOLO Perché me lo chiedi, Swami? Non esiste da millenni? Chissà per quanto tempo esisterà ancora, e da quanto è esistito!

MAESTRO «Da quanto tempo è esistito» hai detto. Questo è l’(Anadi) (senza principio) di cui si parla. Questo mondo esterno è (Anadi). Se c’è un “esterno” ci deve essere anche un “interno”, no? Be’,hai mai visto un cinema?

DISCEPOLO E che diamine, Swami, anche il cinema fa parte del (Prapanciam), no? Ne ho visti tanti.

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III. DELLA NATURA DEL MONDO

MAESTRO Dimmi, che cosa hai visto?DISCEPOLO Ho visto “pellicole” bellissime, con molte scene di gioia e di dolore.

MAESTRO Hai detto: «Ho visto». Una cosa è il film e un’altra è lo schermo. Li hai visti tutti e due?

DISCEPOLO Sì.

MAESTRO Li hai visti tutti e due nello stesso momento?DISCEPOLO Come sarebbe possibile, Swami? Quando si vede il film non si vede lo schermo e quando si vede questo non si vede il film.

MAESTRO Bravo! Lo schermo e i films esistono sempre?DISCEPOLO No! Lo schermo è permanente, i films vanno e vengono.

MAESTRO Lo schermo è dunque permanente mentre le pellicole vanno e vengono. In sanscrito, permanente si dice (Sthiram e Asthiram) sta per non permanente e anche (Nithyam e Anithyam, Ksharam). Un’altra domanda: il film “cade” sullo schermo o è lo schermo che “cade” sul film?

DISCEPOLO Sono le immagini che “cadono” sul telone, esso fa da base per le immagini.

MAESTRO Allo stesso modo, anche il mondo esterno è come il film che non ha permanenza ma cambia continuamente, mentre il mondo interno è fisso, invariabile. Quest’ultimo è il sostegno del mondo esterno.

DISCEPOLO Ma, Swami! Ti ho sentito dire (Ksharam-Aksharam e Nithyam-Anithyam ...)

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DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Certo, figliolo! Prima parlavi di films: essi hanno nomi e forme? DISCEPOLO Certo! La storia si capisce solo in quanto ci sono nomi e forme! Se non ci fossero i nomi non potremmo ricordare (Ramayana e Bharatham) e non esistono forme senza nomi e nomi senza forme.

MAESTRO Ben detto! Dove c’è forma ci dev’essere nome e viceversa. Essi sono mutuamente legati. Hai capito ora cosa vuol dire (Prapanciam)?

DISCEPOLO Ho afferrato il concetto: esso si identifica con nomi e forme, ma, Swami, vorrei tanto che mi dicessi come ha avuto origine!

MAESTRO Adesso non farti confondere. Se ci mettiamo a descriverlo, è come se ci trovassimo in un frutteto e, invece di mangiare il frutto che abbiamo colto, ci mettessimo a contare le piante, i rami, i ramoscelli di ogni ramo, il numero dei frutti, il valore del raccolto ecc. Invece di perdere tempo a raccogliere tutti questi dati dovremmo invece fare la cosa più importante e cioè mangiare il frutto, ossia ricavare gioia e soddisfazione. Lascia perdere il resto. Qual è la natura di questo (Prapanciam)? Esso ha anche un altro nome, ricordi?

DISCEPOLO Questo (Prapanciam) si identifica coi nomi e le forme e viene anche chiamato (Giagath).

MAESTRO Codesto (Nma.Rupa Prapanciam), questo (Giagath) è come un’(Indragiata), il gioco di un prestigiatore, reale solo finché lo vedi. Difatti il mondo è reale solo quando lo sperimenti coi tuoi (Indriya), i sensi. Tutto ciò che non è sperimentato nello stato di veglia lo si ritiene inesistente. Così stando le cose diciamo (Sath) ciò che

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Page 25: Dialoghi Con Sai Baba

III. DELLA NATURA DEL MONDOesiste, e (Asath) ciò che non esiste. Che dici allora di questo mondo? É (Sath) o (Asath)?

DISCEPOLO Esiste per l’esperienza dello stato di veglia e perciò è (Sath); non esiste nel sonno profondo e perciò è (Asath).

MAESTRO Oh, tu hai detto «Sath, Asath»; metti insieme queste due parole e avrai (Sadasath), vero? Ma questo è sinonimo di (Maya), ricordi?

DISCEPOLO La (Maya) è qualcosa simile a un gioco di prestigio?MAESTRO Non lo è forse? “(Indragialam idam sarvam”): “Tutto ciò è l’opera di un prestigiatore”. L’hanno detto i (Rishi) migliaia di anni fa!

DISCEPOLO Allora deve esistere l’esecutore di tutto questo (Indragialam?)

MAESTRO Certo che esiste. É Dio, i cui fausti attributi sono innumerevoli. E i (Maharshi) non Gli hanno forse dato un nome sulla base di ogni attributo e forma e raggiunto la realizzazione meditando su tali forme, danno attributi al senza-attributi e forme all’informale? E la loro esperienza non l’hanno divulgata mille bocche? Non hanno forse dichiarato nelle (Sastra), nei (Veda) e nelle (Upanishad) come hanno realizzato Dio nella loro (Dhyana-Samadhi), ognuno a suo modo, a seconda del carattere della loro devozione e del loro modo di pregare? E come ognuno di loro ha avuto la benedizione della Visione di Dio e della Consumazione Finale dell’Unione con Lui?

DISCEPOLO Sì, Swami, ho capito. Però Tu hai detto chepag.27

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DIALOGHI CON SAInome e forma sono fondati sugli attributi. Te ne prego, spiegamelo.

MAESTRO Certo. Dobbiamo oggi concentrarci su questi importanti argomenti, perché gli altri sono al di là della tua intelligenza. Stai bene attento. Siccome il Signore piace a tutti, lo chiamano (Rama). Egli è anche (Premaswarupa), la Personificazione dell’Amore; è anche (Bhakthavatsala), pieno di affetto per i Suoi devoti ed è (krupasagara), un oceano di Misericordia. Con ognuno di questi nomi e di queste forme, Egli ha largito (Sakshatskara) (la visione di Dio) ai ( Bhaktha) e li ha benedetti con (Sayugya) (l’unione dell’anima individuale con Dio); Dio informale assume tutte le forme per benedire i (Bhaktha).

DISCEPOLO Sono felice. Tanto felice davvero, Swami! La Tua Grazia mi ha reso chiaro tutto. c’è ancora un dubbio: Tu hai detto che il (Paramatma) informale ha innumerevoli nomi. Tutti i nomi e le forme sono uguali o esiste qualche differenza?

MAESTRO Che domanda! Certo che tutti i nomi e le forme sono uguali. Qualunque nome o forma si adori, il Signore è sempre di quell’unica forma reale. É Possibile realizzarLo sotto un nome o una forma, ma il (Bhaktha) deve fare attenzione a una cosa: qualunque sia la forma venerata, deve essere uno solo il favore richiesto, lo scopo della preghiera.

DISCEPOLO Quale deve essere, Swami?MAESTRO Deve essere (Mumukshuthwam), il desiderio della Liberazione. Si deve amare solo il Signore e null’altro. AmaLo, medita su di Lui, concretizzaLo. Infine

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III. DELLA NATURA DEL MONDOdecidi di fonderti in Lui: questo è il solo tipo di desiderio che si deve avere.

DISCEPOLO É vero, Swami, ho capito bene. Infatti il (Bagavatha e il Ramayana) raccontano di gente che aveva chiesto al Signore ogni tipo di favori, facendo la propria rovina. Hiranyaksha, Ravana, Bhasmasura e molti altri sono ricordati oggi per questa ragione. Lo hai detto ben chiaro. I (Bhaktha) se ne devono ricordare bene.

MAESTRO Però non serve a nulla dirlo; se lo hai impresso nel cuore devi metterlo in pratica. Se dici che è vero fintantoché ne parlo e poi te ne dimentichi quando te ne sei andato, l’ascolto è stato inutile. Il cibo è fatto per togliere la fame e non per tenerlo in bocca senza inghiottirlo. É inutile ascoltare e non agire secondo l’insegnamento.

DISCEPOLO Finora Tu hai detto certe cose importanti: Il Mondo esterno, il Mondo interno, (Bhagavan), il Signore. Sono esse entità separate o sono legate l’una all’altra come causa ed effetto?

MAESTRO Pensaci un pò! La risposta l’ho già data in (Prema Vahini) (1), e ti deve essere arrivata oggi. Leggila e vedi, a proposito del rapporto fra chi “serve”, chi è “servito” e il “mezzo del servizio”.

DISCEPOLO Hai anche detto (Ksharam-Aksharam) (variabile-invariabile) e (Nithyam-Anithyam) (Eterno e Noneterno). Esistono anche altri nomi?

(1) (Prema Vahini). Discorsi su (Prema) pubblicati in “Sanathana Sarathi”, la rivista dell’(Aspra). Tradotto e pubblicato in italiano sotto il titolo: (La via per amare). Ed. Libreria Internazionale Sathya Sai.pag.29

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DIALOGHI CON SAIMAESTRO Questi due si chiamano anche (Purusha) e sono detti (Tetania e Acetano); oppure (Giava e Giada). I (Purusha Ksar e Akkschara) in altri contesti sono detti (Para e Apira Prakriti). Se ci rifletti vedrai che cambiano solo i nomi, ma la cosa rimane identica.

DISCEPOLO Allora, Swami, come (Ksar-Kasher) ha per sinonimo (Purusha), il Signore, (Bhagavantha), ha qualche sinonimo?

MAESTRO Certamente! (Bhagavan) è ben noto con un nome molto appropriato, (Purushottama), il sommo tra i (Purusha).

DISCEPOLO Quanto è dolce questo nome! E i (Purusha) hanno origine da (Purushottama)?

MAESTRO Ecco il grosso problema. Hai già chiesto una volta se “originano”! Usiamo le parole corrette, per non avere significati errati. Non dobbiamo dire “originati da (Purushottama)”: essi risplendono in Lui. Ti ho già detto prima che questi (Purusha) sono indicati dai termini (Para-Apira Prakriti, Giava-Giada). Questo termine (Prakriti) dà l’impressione di (Swabhava) e di (Sakti) (qualità essenziale ed energia cosmica), no?

DISCEPOLO Sì, direi che (Purushottama) è il primo e la Sua (Prakriti) il secondo.

MAESTRO No, sbagli. Ripensaci. C’è qualche differenza tra una cosa e la sua natura? É possibile separare e vedere la natura staccata della cosa? Eppure tu hai detto “due”.

DISCEPOLO Mi sono sbagliato, Swami; non sono separabili; i due sono una cosa sola.

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III. DELLA NATURA DEL MONDO MAESTRO Nel parlare comune diciamo “lo zucchero è dolce”, “il sole dà luce”, “è caldo” ecc. Ma il dolce è nello zucchero, la luce è nel sole. Non sono separati, sono uno. La dolcezza non è nota se non si mette in bocca lo zucchero; se non si vede il sole, non si conoscono né la luce né il calore. Così, (Bhagavan) ha due caratteristiche e quando ne parliamo diciamo (Purusha e Prakriti), ma in realtà sono uno. Nel (Bhagavan), la (Prakriti) (che viene detta Mahamaya), è immanifesta e inseparabile, come la dolcezza nello zucchero. (Avinabhavasambandam) indica proprio questa relazione. Grazie alla volontà divina questa (Maya) avvolge (Bhagavan) e si manifesta nel Cosmo, in (Brahmanda). Questo è ciò che si chiama (Samashti-Viswarupa), ossia Forma Cosmica Piena e Assoluta. In questo modo l’Assoluto si manifesta come (Giagath), per mezzo del potere di (Avidya), secondo la Sua volontà.

DISCEPOLO Cosa succede, Swami? Tutto era così chiaro e, adesso, salta fuori questa (Avidya) che mi mette in crisi! Spiegami, Ti prego.

MAESTRO Non aver fretta! Conosci la parola (Vidya)? Che cosa significa?

DISCEPOLO Vuol dire “studio”.

MAESTRO (Vidya) significa conoscenza, (Jnana). Se ci metti davanti una “A” diventa (Ajnana), nescienza, ignoranza. (Ajnana) è una sola ma prende molte forme.

DISCEPOLO Sì, Swami. Ma come si produce questa (Avidya)?

MAESTRO La luce e il buio possono coesistere?pag.31

Page 30: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIDISCEPOLO Se c’è luce non c’è buio, e se c’è il buio non c’è la luce.

MAESTRO Quando c’è la luce, dov’è il buio? Quando c’è il buio, dov’è la luce? Pensaci bene.

DISCEPOLO É una domanda difficile, alla quale risponderò come meglio posso. Perdonami se sbaglio. Nella luce deve esserci il buio, e nel buio ci deve essere la luce; come potrebbe essere altrimenti?

MAESTRO Ti farò un’altra domanda: questa luce e questo buio sono indipendenti o dipendono da qualcosa?

DISCEPOLO Dipendono dal Sole: quando sorge il Sole c’è luce e quando tramonta c’è il buio.

MAESTRO Bene, figliolo. (Vidya e Avidya) dipendono dal Signore. (Vidya) ha un altro nome, (Cith). Se verrai il mese prossimo te ne parlerò. Per oggi è sufficiente. Se si mangia tutto in una volta sola non si ha la capacità di digerire bene e si finisce per rovinare la propria salute. Ciò che hai udito e mangiato richiede tempo per esser digerito e assimilato. Se entro questo tempo lo avrai digerito appieno e messo in pratica, sarò lieto di parlarti del resto. Altrimenti cosa potrai capire?

DISCEPOLO (Namaskaram); mi sento veramente benedetto. Per digerire quello che ho sentito e quello che ho mangiato, mi occorre una forza che Tu solo puoi concedere. Quando tutto è del Signore, come potrebbe una cosa essere nostra? Cercherò di usare tutto il potere e la conoscenza di cui Tu mi hai dotato, senza sprecarli. Al di l à di questo, tutto dipende dal mio (Karma) e dalla Tua Grazia. Col Tuo permesso, mi congedo.

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III. DELLA NATURA DEL MONDO MAESTRO Scaricare il tuo fardello sul Destino e stare in pace implica una diminuzione nello sforzo. Con lo sforzo e la preghiera, invece, si vince il Destino e la Grazia. Comincia a lavorare! Vai e ritorna di nuovo contento.

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IV. DELLA PURA CONSAPEVOLEZZA

MAESTRO Oh, sei arrivato! Ho atteso di vedere se saresti venuto. So che sei puntuale e sono perciò contento di vederti.

DISCEPOLO Potrei mancare a tutto, meno che ad eseguire un Tuo ordine, Swami. In effetti io aspetto con ansia il giorno sedici di ogni mese per venire da Te. Che cosa c’è di più lieto per me? Che cibo migliore potrei avere?

MAESTRO Molto bene! Una (Sraddha) e una (Bhakhti) (fede e amore per Dio) come queste aiutano molto il cammino dell’Uomo. Invece di perdere sonno e rinunciare al pranzo in cerca di inutili ed effimeri successi del mondo, quanto è più gioioso raggiungere la Meta santa, vera e significativa! Be’, veniamo a noi. Che cosa vuoi, adesso? Vediamo, chiedi.

DISCEPOLO Swami, il mese scorso hai detto qualcosa riguardo a (Cith) e hai avuto la bontà di promettere che avresti continuato il discorso questo mese. Da allora ho contato i giorni ansioso di saperne di più. Finalmente è venuto quel giorno: Ti prego, parlamene.

MAESTRO Hai capito tutto ciò che è stato detto finora? Capire non vuol dire apprendere intellettivamente ma

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DIALOGHI CON SAIprendere coscienza col pensiero, la parola e le azioni, con mente equanime, la vera natura irreale del Mondo.

DISCEPOLO Solo con questa comprensione si può esser sempre immersi nel pensiero di Sai, del Signore. Comprendere ciò è frutto della Tua Grazia; il mio sforzo non conta per nulla.

MAESTRO Bene, figliolo carissimo! Quanto sarebbe triste il villano se i semi che ha gettato non avessero germinato e dato frutti! Allo stesso modo, Mi renderebbe triste vedere i semi della Vera Sapienza non dare robusti germogli e una buona messe. Se, invece, crescono bene e fruttificano producendo il raccolto di (Ananda), ne traggo gioia! Questo è il mio cibo, e questo è il (Seva), il Servizio che desidero da un devoto. Non c’è nulla di più grande. Se non si disperdono al vento le parole di bontà e di verità, dette per il bene, se le si mettono in pratica e se ne trae gioia, questo è il mio cibo. Se tu agisci così, secondo quanto dico, sarò lieto di insegnarti ancora altre cose, qualunque sia la qualità di domande che mi vorrai porre. Se però lasci che quanto ti dico si deteriori senza metterlo in pratica, a che vale venire da me a farmi altre domande? Se tutti volessero praticare, come fai tu, nel Mondo non ci sarebbero guai ma si manifesterebbe soltanto la Verità.

DISCEPOLO Swami, anche per mettere in pratica le parole divine occorre, come per ogni altra cosa, la Grazia del Signore. Senza di essa nulla si può fare. Come Tu dicesti, essa è onnipresente ma, come il Sole può essere occultato dalla nebbia, così la Grazia può essere impedita dalle tenebre di “io” e “mio” (senso dell’ego e del possesso). Queste nebbie si diradano per mezzo della pratica e della disciplina. Risulterà facile, se comprendiamo

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IV. DELLA PURA CONSAPEVOLEZZAbene il senso di ciò che udiamo e lo mettiamo in pratica. Questa è la mia esperienza e non conosco quella di altri.

MAESTRO É vero e quello che dici è giusto. Hai capito bene. Se non si afferra il significato e vengono date diverse interpretazioni, può venire distorta la realtà. Se invece si è chiaramente inteso, la pratica diviene facile. Ora considera quanto ti sto dicendo: sono tutti nati nello stesso momento? Muoiono tutti allo stesso momento? La Sapienza Suprema, allo stesso modo, albeggia in momenti diversi in una persona o in un’altra. Se canti continuamente una canzone ne imparerai la musica. Allo stesso modo se io continuo a parlare della Realtà, tutti la comprenderanno. Tacere non fa parte della mia missione. Ai duri di comprendonio ripeterò le cose finché sarà sufficiente.

DISCEPOLO Swami, noi siamo come dei pezzi di ferro e il Signore è la calamita; entrambi si attraggono. Se però il ferro deve essere trasformato in uno strumento nelle mani di Dio, dev’essere arroventato nel fuoco dell’ansia e battuto col maglio del dolore, perché possa obbedire e rispondere. Così, per forgiare in utensili questi pezzi di ferro che siamo. Tu ti prendi tanti fastidi. Tu hai detto che questa è la Tua missione. E allora, Ti prego, parlami della (Cith), che menzionasti il mese scorso.

MAESTRO Sì. (Cith) ha anche un altro nome: (Suddha Sathwa), Pura Consapevolezza. Si contrappone quindi alla Consapevolezza Impura, come (Vidya) si contrappone ad (Avidya). La Consapevolezza Impura è inerente alla Pura allo stesso modo come le tenebre sono inerenti alla luce. Non farti confondere da tante parole, figlio caro: (Vidya-Avidya, Jnana- Ajnana, Suddha Sathwa-Malina)

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Page 35: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI(Sathwa), non sono diversi concetti ma lo stesso. Ti farò un’altra domanda. Hai mai sentito parlare di una parola che è il contrario di (Prakriti)?

DISCEPOLO Certo, Swami. Quando studiavo grammatica imparai che il contrario di (Prakriti è Vikriti).

MAESTRO Che significa (Vikriti)? DISCEPOLO Viene da (Vikarama), cambiato, trasformato, derivato, dalla parola originaria (Agghi); e (Ginama) viene da (Yama, Gianma) da Yajna e così via.

MAESTRO Allo stesso modo, la (Prakriti) del Signore è detta (Vidya) e il suo derivato, la forma inferiore di (Vikriti) è nota come (Avidya, Avidya), ossia la (Malina Satwa), è la forma inferiore di (Vidya), o (Suddha Satwa).

DISCEPOLO Come mai, Swami? (Vidya) risplende nel Signore e (Avidya) appare solo perché esiste (Vidya). Vale a dire che il Principio Cosmico Universale sta nel Signore e appare in individui diversi tra loro. (L’apparizione degli individui è causata dalle caratteristiche di nome e di forma). Questa (Avidyasakti), o Potere dell’Ignoranza, si manifesta come un’entità inseparabile dal Signore che è l’Unica Esistenza. Perciò l’Essere è la Base, il Fondamento dell’Universale e del Particolare, della Totalità e delle Parti apparenti. É questo che si intende, Swami?

MAESTRO Ecco perché il Signore è detto (Sathya e Brahman). Questo (Sathya è Akhanda), Indivisibile; è (Adwaitha), Non-duale; è (Anantha), senza fine. Nelle (Upanishad) questa (Sathya) (associata con l’immanifesta Maya Sakti) è detta la (Purna) (totalità), (Adah), mentre la (Sathya) (se associata con la Maya Sakti manifestata) è detta (Purna Idam).

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Page 36: Dialoghi Con Sai Baba

IV. DELLA PURA CONSAPEVOLEZZAQuesta è la spiegazione del (Manthra) upanishadico (Purnam-adah, Purnam-idam).

DISCEPOLO Bellissimo! É come avere il frutto già sbucciato, pronto per essere mangiato! Questo Cosmo manifestato, il (Purna), sorge dal (Purna) della Realtà Immanifestata Indivisibile.

MAESTRO Per questo diciamo (Vasudevassarvamidam, Sarvamkhalvidam Brahma) ecc. Le parole (Vasudeva, Brahma) sono diverse, ma non nel significato.

DISCEPOLO É tutto nettare, per me; ma finora non mi hai detto “chi sono io”!MAESTRO Per oggi basta; fra un mese chiarirò i tuoi dubbi con degli esempi illustrativi. Afferra bene quello che ti ho detto; mettilo in pratica, non dimenticarlo. Meditalo. Adesso puoi andare.

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Page 37: Dialoghi Con Sai Baba

V.

DELLA NATURA DELL’IOMAESTRO Ragazzo mio, sono lieto che tu sia venuto. Hai riflettuto sulle risposte che ti ho dato l’ultima volta e hai praticato ciò che ti è stato detto, con ferma convinzione? Ne hai ricavato (Ananda)?

DISCEPOLO Swami, un (Bhaktha) come me, potrebbe lasciare inutilizzate le Tue parole, che sono nettare? Nessuno che desideri ottenere la vera (Ananda) potrebbe sprecare le parole che come ambrosia la Tua Grazia concede. Non so per gli altri, ma per quanto mi riguarda rifletto giorno e notte sulle Tue risposte, con convinzione e coraggio. Rimango sveglio in attesa del momento in cui posso riderTi.

MAESTRO I devoti dovrebbero coltivare questa attenzione. Attaccarsi alle sciocchezze fuggevoli e senza valore del mondo, rincorrerle e rattristarsi quando sfuggono di mano, o gioire quando si afferrano, è tutto (Avidya Maya). Se invece conti i giorni sveglio, ansioso di riavere l’occasione di ascoltare la Voce del Signore e di bere l’Essenza delle Sue parole, è (Vidya Maya). Il (Bhaktha) che entra in quest’ultima (Maya) giungerà a compimento senza fallo, un giorno o l’altro. Sicché, se questa (Maya) ti ha illuminato, puoi dirti fortunato. Accresci questo tuo attaccamento ai pensieri di Dio; non abbandonarlo né

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Page 38: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIridurlo per nessun motivo. Diverrai santo, sicuramente, e giungerai alla meta.

DISCEPOLO Swami, il mese scorso mi dicesti che mi avresti spiegato “chi sono io”. Se riuscirò a capirlo sarò libero da una mia illusione e, quindi, senza alcun dubbio nella mente, potrò meditare su di Te ed essere pieno di grazia. Quale più grande fortuna potrei avere?

MAESTRO Bene, ragazzo mio, Parlare della reale natura dell’Io è molto facile, ma fino a che non si è sperimentata una completa gioia è impossibile. Occorre del tempo: per me di parlartene soddisfacentemente, e per te di afferrarne il significato appieno. Questo mese non mi concede il tempo necessario. Io dedico tutto il tempo alla gioia dei miei devoti. Non uso nulla per me stesso. Durante il mese passato sono andato a Nellore, Gudur, Venkatagiri e nei villaggi vicini. Poi sono andato a Bangalore e sono tornato. Il poco tempo che rimaneva l’ho dedicato a comporre il “Premavahini”. Questo mese ho visitato Hyderabad, Rajahmudry, Samalkot, Chebrohe, Nuzvia e altre località, per cui non vi è stato molto tempo. Il mese prossimo ti dirò “chi sei”. Per il momento cerca di afferrare il significato di questa canzone in stile popolare. Capirai che è questo “Io” e ti sarà possibile avere un certo distacco. Poi, capirai il significato di ciò che ho da dirti più chiaramente e con maggior profitto. Non leggerla solamente, ma cerca di meditare sul significato di ogni parola. Questa canzone popolare certamente ti cambierà la visione!

DISCEPOLO Va bene. Dimmi. Soddisferò il mio desiderio bevendo questo nettare.

MAESTRO Ascolta con attenzione:

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Page 39: Dialoghi Con Sai Baba

V. DELLA NATURA DELL’IO

CANZONE«LE MARIONETTE»

1. (Thai! Thai! Thai! Thai! Thai! Silenzioso guardaIl comico gioco di questa marionetta.O uomo, ascolta il lungo, lungo raccontoDel tuo passato, del suo futuro, avanti e indietro)!

2. (Guazzava nel tempo nel liquido muscosoDella matrice, buia prigione.Venne con un vagito, mentre all’intornoIn grande festa tutti sorridevano).

3. («Che tragedia! Eccomi rinato!»S’accorse e pianse a lungo,Tra le carezze di tutti, che ridevanoE lo volevano sorridente)!

4. (Nel suo sudiciume guazzava gaioSenza il minimo senso di vergogna,Cadeva e si rialzava ad ogni passo,Nel suo continuo gioco di bambino).

5. (Corre e salta con i suoi compagni,E giochi impara e mille scherzi e mestieri,E cresce grande, grosso e forteDi anno in anno, in fretta e bello).

6. (Trova la sua compagna, e pigola e corteggiaNella luce di un roseo arcobaleno,E canta come non ha mai cantato,Bevendo a quella coppa nuova e strana).

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Page 40: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

7. (Questo Brahman che crea pupazzi a coppieE milioni e milioni di coppie!Ma il nostro bambolotto non lo saMentre gioca con le bambole ...Thim! Thim! Thim!)

8. (Questo pupazzo è come il bue sacroLegato dalla fune di thamas (1) nelle nari.Ira e desio sono le frusteChe colpiscono le reni dello schiavo).

9. (Si rallegra con aria trionfanteQuando un altro pupazzo come luiMuore, poi rabbrividisce di orrore eInfligge pene che non sopporterebbeneanche in parte).

10. (Giura e impreca, scuote le braccia,S’agita e bolle, rossi gli occhi di rabbia.Orribile spettacolo!Posseduto da ira infernale)!

11. (Esamina e legge, scribacchia e sgobba,Il perché non lo sa.Corre nel panico in cerca affannosaDi cibo per la pancia, a tutti i costi).

(1) Uno dei tre (guna). Vedi definizione nel glossario.pag.44

Page 41: Dialoghi Con Sai Baba

V. DELLA NATURA DELL’IO

12. (Ahimè, quello strano fantoccioCon tanti libracci nel gozzo,Che si agita verde d’invidiaSe trova un fantoccio più dotto di lui)!

13. (E dovresti sentire il suo ridere chioccioQuando uno sconcio desiderio dei sensiUna bramosia selvaggia in agguatoLo soddisfa in peccato segreto)!

14. (Si batte superbo ... che cosa? Le spalle,ed ammira bellezza, vigore e vitalitàChe svaniscono a poco a pocoMentre corre verso la vecchiaia).

15. (Ora traballa e amicca rugoso e cadente.

«Vecchio scimmione» gli gridanoi bambini,

Egli sorride con la bocca sdentata,E le sue ossa scricchiolano, disseccate).

16. (Fino alla fine è immerso nel timore,Consunto dal pianto e da lotte laceranti!A che giovan, fantoccio sordo,pianto e gemito?Sei dannato a raggiungere la fine!)

17. (Oh, l’uccello! Batte le ali!E vola fuori dalla sua gabbia di pelleVuota che si restringe e si irrigidisce,Si gonfia e puzza. Portatela via)!

pag.45

Page 42: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

18. (I suoi elementi si ricongiungono con il tutto,Le voglie del pupazzo sono ceneri spente;Perché piangete, stolti, quando uno di voiCade sull’affollata scena del mondo?)

19. (Zii, cugini, zie, amici, camminano tristiFino alla camera mortuaria;Il fantoccio, ahimè, dimenticò il suo miglioreparenteIl nome Divino, solo Redentore).20: (O uomo, non afferrarti a quel debole fuscello!

Basta uno starnuto e questa barchetta di pellee ossa,

Forata tre volte, tre falle,Ti farà annegare nel mezzo del fiume)!

21. (Piange il pupazzo, dorme e si sveglia,Quando il Burattinaio nascosto tira i fili;É il Signore, dietro il fondale,Ma il pupazzo giura: «Sono io, sono io!»).

22. (Il dharma ed il Karma sono le infrangibili cordeche Egli tira ed allenta.Ignaro il pupazzo si pavoneggia qua e làFra le tavole del palcoscenico).

23. (Crede che il mondo sia veroQuello sciocco pupazzo borioso.Un attimo, e Quello chiude il sipario!Se ne vanno superbia e pomposità).

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Page 43: Dialoghi Con Sai Baba

V. DELLA NATURA DELL’IODISCEPOLO Ah! Ho capito chiaramente che “Io” non sono il corpo, l’intelletto, la mente o la (Chittham). Se non sono queste cose, devo essere solamente (l’Atma) e se io sono (l’Atma) allora sono il (Paramatma) e ogni cosa che è (Paramatma)!

Ecco cosa ho capito! Credere di essere questo corpo e questo intelletto è la causa di tutte le miserie. Vero! Vero! Noi ci passiamo attraverso, una dopo l’altra, come si fanno passare le perle di un rosario. Oh, quale verità! Ascoltare quella canzone è sufficiente. Il cervello, come Tu hai detto, riesce ad acquisire distacco, Swami!

All’inizio mi sono rammaricato di sentire che non avevi tempo, ma ciò era dovuto alla mia ignoranza. Poi ho capito che il nostro Swami mai avrebbe deluso o avrebbe causato tristezza a qualcuno. Ho sentito più gioia di quanta avessi pensato di avere. Come è possibile descrivere la Tua gentilezza? Si canta di Te “Per una sola lacrima Sai si commuoverà” e che Tu mai potrai vederci soffrire: questa è la prova di quella verità. Posso ora andare?

MAESTRO Molto bene. Vai e torna. Anch’io non ho tempo da dedicarti. Devo vedere e inviare quelli che devono andare via.

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Page 44: Dialoghi Con Sai Baba

VI.

DEGLI STRUMENTI

DELL’INDAGINE INTERIORE DISCEPOLO Saluti, Swami. MAESTRO Saluti.

DISCEPOLO Con la Tua Grazia ogni cosa è benefica, senza di essa ogni cosa diventa insignificante!

MAESTRO Bene, ma hai notato che entrambe - la cosa benefica e quella insignificante - sono dovute alla Grazia? In essa sussistono entrambe. Lasciamo questo argomento per il momento. L’ultima volta dovresti digerire un poema popolare che deve aver influito profondamente sui tuoi pensieri. Qual è ora la tua equanimità?

DISCEPOLO Eh sì, adesso tutto mi sembra un teatro di burattini, ma solo in certi momenti, perché la mia mente se ne dimentica e si fa prendere dal fascino degli oggetti. Che mistero è questo, Swami?

MAESTRO Vedi, la mente è legata a ogni genere di attività , o (Fritto). Segue sempre la traccia dei (Vasana), istinti e impulsi. Quella è la sua natura.

DISCEPOLO Vale a dire che non la possiamo far rigare dritta? Che speranza c’è? Finiremo per essere sempre più immersi nei (Vasana) e diventare degenerati?

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DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Una speranza c’è, ragazzo mio. Non è detto che ci si debba perdere. Anche se questa è la sua natura, può essere cambiata. Il carbone per sua natura annerisce tutto ciò che tocca, ma non definitivamente. Con il fuoco il carbone si fa rosso; così è la mente che cambia di natura quando il fuoco di (Jnana) l’accende, con l’aiuto della Grazia di Dio, anche se vorrebbe sempre vagare nelle tenebre dell’illusione. La sua natura cambia quando la qualità divina di (Satwa) entra in lei. DISCEPOLO Swami, che cos’è (Anthah-Karana)?

MAESTRO Equivale a mente. “(Karana)” vuol dire (“Indriya”); “(Anthah-Karana)” significa “(Indrhya”) interiore, senso interiore.

DISCEPOLO Allora ci sono due tipi di sensi, esterni e interni?MAESTRO Certo, naturalmente. I sensi esterni sono detti (Karmendriya) mentre quelli interni sono gli (Jnanendriya).

DISCEPOLO Ti prego, Swami, dimmi quali sono i (Karmendriya) e quali gli (Jnanedriya).

Maestro Tutte le azioni del corpo sono composte dai (Karmendriya), che sono di cinque specie; quelle che forniscono conoscenza all’interiore sono dovute agli (Janendriya). Esse sono: l’udito, il tatto, la vista, il gusto e l’odorato e tutte insieme sono chiamate (Dasendriya).

DISCEPOLO Qual è allora il lavoro che fanno tutte insieme? Che collegamento c’è fra le loro funzioni e (Manas), la mente?

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Page 46: Dialoghi Con Sai Baba

VI. DEGLI STRUMENTI DELL’INDAGINE INTERIOREMAESTRO Qualunque lavoro facciano non possono arrivare a nulla senza l’intervento della mente. I (Karmendriya) agiscono nel mondo e ricevono conoscenza e gli (Inanendriya) discernono il buono dal cattivo e l’offrono all’(Atma), tramite la mente. Se non ci fosse la mente come potrebbero trasmettere? Per raggiungere l’altra riva di un fiume ci affidiamo a una barca o a una zattera. Quando i (Karmendriya) e gli (Jnanendriya), che sono in contatto con (Prakriti) vogliono arrivare all’(Atma) devono ricorrere all’ausilio della barca di (Manas). Senza di questa non ci arriverebbero.

DISCEPOLO Se è così, dove risiedono quelle altre di cui hai parlato, (Buddhi, Cittham e Ahamkaram)?

MAESTRO Anche loro sono nell’(Anthakarana). Nel loro insieme i (Karmendriya) e gli (Jnanendriya) si chiamano (Dasendriya). Quattro di essi sono distinti e chiamati gli (Anthah Ciatusthaya), ossia i quattro (Indriya) interiori. Essi sono: (Manas, Cittham e Ahamkara).

DISCEPOLO É molto bello. Vale a dire che tutti stanno entro la stessa cosa. La vita è davvero buffa. Qual è, Swami, la funzione di queste quattro?

MAESTRO (Manas) afferra gli oggetti, (Buddhi) valuta le ragioni pro e contro, (Cittham) capisce l’oggetto per mezzo loro e (Ahamkara), a causa dei suoi attaccamenti, indebolisce le decisioni favorevoli e contrarie e attenua la presa di (Jnana). Ecco quello che fanno.

DISCEPOLO Chiedo scusa, vorrei solo sapere: dove si trovano nel corpo?

MAESTRO (Manas) è nel cranio, (Buddhi) è nella lingua, (Cittham) nell’ombelico e (Ahamkara) nel cuore.

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DIALOGHI CON SAI DISCEPOLO Magnifico! Cosicché (Buddhi) e(Ahamkaram) sono nei posti più importanti! Esse sono le maggiori cause delle miserie del mondo. Allora, se le esaminiamo al metro delle Tue parole, si direbbe che non ci sarebbe più il male se quei luoghi diventassero puri!

MAESTRO Vedo che mi hai ascoltato con attenzione. Sì, è così. Anzitutto, se la parola fosse usata in modo puro e chiaro ciò indicherebbe che (Buddhi) è sulla giusta strada. La prova che il cuore è diventato puro è la sparizione di (Ahamkaram) (l’Ego). Quindi, stai molto attento a questi due. Anche (Manas e Cittham) avranno delle buone (Fritto) se essi sono puri. Solo allora sarai libero da dolore e tristezza.

DISCEPOLO Tra queste che è colui che sperimenta tutto ciò?

MAESTRO Siamo giunti al dunque. “Tu” non sei nessuno di questi! Essi esistono solo fino a quando esiste il sentimento di “questo corpo è mio”. Essi sono associati con qualche attività, o (Fritto). L’(Atma) che osserva tutte queste (Fritto) sei “tu”. Il piacere e il dolore, la perdita e la tristezza, il bene e il male dipendono tutti dal corpo e quindi non sono “tuoi”, tu sei (l’Atma). Finché questa verità non viene sperimentata sei nel sonno di “Io” e di “Mio”. In quel sonno vengono i sogni di danno, tristezza, dolore e gioia, sogni che durano finché non ti risvegli. Allora la paura che sentivi nel tuo sogno doloroso sparisce. Così, quando ti liberi dall’illusione e ti “risvegli” capisce che tutto ciò non sei “tu” e che tu sei (l’Atma).

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VII.

DELLE REGOLE DI CONDOTTADISCEPOLO I miei saluti, Swami.

MAESTRO Oh, sei venuto? Perché non c’eri alla festa di Dassera?DISCEPOLO Temevo che ci sarebbero stati moltissimi devoti e che non avresti avuto tempo di parlare con me; così sono venuto qualche giorno prima del Tuo compleanno, in modo che, con la Tua Benedizione, possa realizzare l’ideale che Tu insegni a veder nascere della Tua nascita.

MAESTRO Ottimo, è davvero una buona intenzione. Ma credi forse che (Bhakthi e Jnana) ti possano venire solo nel giorno del mio compleanno?

DISCEPOLO No, no, non è così. Tu venisti al mondo in un fausto giorno, in un momento sacro, con una Forma augurale, non è vero? La mia idea è che in tale giorno potrei scolpire nel cuore le Tue sante parole e purificarlo. Il giorno è sacro e il momento fausto.

MAESTRO Benissimo. Ora qual è il tuo dubbio? DISCEPOLO Oggi sono venuto deciso ad ascoltare e mettere in pratica le Tue sante parole. Come dice l’adagio

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DIALOGHI CON SAI

“Anche se vai a Kasi, abbi al tuo fianco (Saniswara), così oggi non sono venuto accompagnato dal diavolo del dubbio, e lo devo alla Tua Grazia.

MAESTRO Ottimo. Capire che questi dubbi non vengono da soli, e che non li coltivi in te, vuol dire che la mente è pura e che è ben centrata. Bè lasciamo perdere; se non ne hai, perché dovrei parlarne? Dimmi allora, di che cosa vuoi che Ti parli?

DISCEPOLO Swami, dimmi come ci dovremmo comportare in generale. Quali sono le qualità che dovremmo avere? Quali sono le cose che dovremmo conoscere? Che azioni dovremmo compiere per ricevere la Grazia divina e raggiungere la Tua santa presenza? Ti prego, dimmi le cose più importanti ed essenziali, i gioielli da scegliere!

MAESTRO Oh! Pare che un giorno Parvati avesse chiesto a Iswara: «É difficile ricordare a mente i (Sahasranama), i mille Nomi di Dio; ci vuole molto tempo a impararli e a ripeterli; ti prego, dimmene uno solo, che sia l’essenza di tutti i mille». Come Parvati, anche tu forse trovi difficile afferrare tutto ciò che io scrivo e spiego e anche tu chiedi a me che ti dica le cose “più importanti”. Ma vedi, i Nomi hanno la loro essenza, come gli argomenti dei quali mi chiedi. Per quanto il loro obiettivo e il risultato finale siano Uno, le pratiche, le strade non possono essere una. Non le puoi riassumere in una parola! Comunque ti darò ora alcuni gioielli scelti, delle norme di condotta che sono le più importanti. Raccoglile e fanne tesoro, sperimentale bene, mettile in pratica e gioisci di esse. Indossa questi gioielli che ti adorneranno.

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VII. DELLE REGOLE DI CONDOTTADISCEPOLO É proprio quello che volevo. Che fortuna ho avuto!

MAESTRO Allora ascolta con attenzione quello che sto per dirti:

1) (Prema), l’Amore, deve essere considerato come il respiro stesso della Vita.2) Credimi, l’Amore che si manifesta ugualmente in ogni cosa, è il (Paramatma) (Dio).3) Il (Paramatma) Uno si trova in tutti e in ognuno, sotto forma di Amore.4) Più di ogni altro tipo di Amore, il primo sforzo dell’uomo deve essere di convergerlo sul Signore.5) Questo Amore diretto a Dio è (Bhakthi); l’acquisizione di (Bhakthi) è la prima cosa sulla via spirituale.6) Chi cerca la Gioia dell’(Atma) non deve rincorrere le gioie dei sensi.7) (Sathya), la Verità, deve essere ritenuta altrettanto vitale quanto il respiro.8) Un corpo senza respiro è inutile e in pochi minuti muore, così una vita senza Verità è inutile e diviene fetida dimora

di conflitti e pene.9) Convinciti che non c’è nulla di più grande della Verità, nulla di più prezioso, di più dolce e di più duraturo.10)La Verità è Dio che protegge. Non c’è guardiano più potente della Verità.11)Dio, che è (Sathyaswarupa) (Incarnazione della Verità) concede il Suo (Darshan) (visione) a chi dice la Verità e a

chi è capace di amare.12)Abbi ugual gentilezza e spirito di sacrificio per tutti gli esseri.

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Page 51: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI13)Devi avere il controllo dei sensi e un carattere sempre dolce e allo stesso tempo distaccato.14)Sta sempre in guardia contro i quattro peccati che la lingua è incline a commettere: la menzogna, la maldicenza, il

rimbeccare, il parlar troppo. É bene dominare queste tendenze.15)Previene i cinque peccati che commette il corpo: l’omicidio, l’adulterio, il furto, l’ubriachezza e il mangiar carne. É

di grande aiuto per una vita elevata controllare queste tendenze.16)Previeni senza un attimo di distrazione gli otto peccati che la mente è incline a commettere: (Kamam), desiderio;

(Krodham), ira; (Lobham), avidità; (Moham), attaccamento e Odio, Egoismo, Superbia e Impazienza. Il primo dovere dell’uomo è di stare ben lontano da loro.

17)La mente dell’uomo è veloce nelle cattive azioni. Per non lasciarla correre ricordati del Nome del Signore in quei momenti, oppure cerca di fare del bene. Chi agisce così diverrà degno della Grazia del Signore.

18)Elimina la tendenza maligna di dolerti della fortuna degli altri e di desiderare il loro male. Gioisci dell’altrui gioia e simpatizza con chi è in difficoltà augurandogli il bene. In questo modo si coltiva l’amore di Dio.19) Tutta la forza che occorre all’uomo è la pazienza.20) Chi vuol vivere in gioia deve sempre fare il bene.

21)É facile vincere l’ira con l’amore, l’attaccamento con la ragione, la menzogna con la verità, il male con il bene e l’avidità con la carità.

22)Non rispondere alle parole dei malvagi e per il tuo bene tieniti a debita distanza e tronca ogni rapporto con loro.23)Cerca la compagnia dei giusti, dovesse costarti la vita o l’onore , ma prega Iddio che ti dia la capacità di pag.56

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VII. DELLE REGOLE DI CONDOTTAdiscernere tra i buoni e i malvagi. Ti devi sforzare di farlo con l’intelligenza che ti è stata data.

24)Coloro che conquistano regni e si guadagnano gloria vengono considerati eroi, ma chi conquista i propri sensi è l’eroe che ha conquistato l’intero Universo e come tale deve essere considerato.

25)Qualunque azione buona o cattiva faccia l’uomo, i suoi frutti lo perseguiteranno senza tregua.26)L’avidità porta solo dolore; accontentarsi è la cosa migliore.27)Sradica totalmente la tendenza a creare guai; essa può perfino minare la tua vita.28)Sopporta con ugual fortezza la buona e la cattiva sorte e cerca il modo di ottenere la felicità completa.29)Chiuditi nel silenzio se ti invade l’ira e ricorda il Nome del Signore. Cerca di non riportare alla memoria cose che

aumentino la tua ira. Ciò potrebbe generare danno incalcolabili.30)Non indugiare, abbandona fin d’ora ogni cattiva abitudine che non ti darebbe nessuna gioia.31)Cerca con tutti i tuoi mezzi di soddisfare i bisogni dei poveri, che sono davvero (Daridranarayena) (i poveri di Dio).

Dividi con loro il tuo cibo e falli contenti almeno una volta.32)Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.33)Pentiti sinceramente degli errori e dei peccati commessi per ignoranza; prega Dio che ti conceda la forza e il

coraggio necessari per non ripeterli e per restare sulla retta via.34)Non permettere che nulla e nessuno possa ledere il tuo amore e il tuo entusiasmo verso Dio. La sua mancanza

diminuisce la forza dell’uomo.pag.57

Page 53: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI35)Non cedere alla codardia e non abbandonare la (Ananda) (gioia piena).36)Non insuperbirti se ti lodano e non avvilirti se ti biasimano.37)Se vedi sorgere un litigio non cercare di attizzarlo e di aumentare l’odio ma, con amore e simpatia, cerca di

ristabilire l’amicizia.38)Invece di cercare i difetti altrui, cerca i tuoi, trovali e sradicali. É meglio che tu trovi un solo tuo difetto che cento

altrui.39)Se non vuoi o non puoi fare qualche (Punya), o buona azione, non pensare e tanto meno fare qualche (Papa), o

cattiva azione.40)Se rilevano i difetti che hai, o che non hai, non avertene a male. Cerca invece di correggerli prima che te li

indichino. Non serbar rancore a chi lo fa e non ritorcere le sue osservazioni facendo notare i suoi difetti, ma siigli invece grato. Se cerchi di vedere i difetti altrui commetti un grave errore. Molto meglio conoscere i propri difetti, non quelli altrui!

41)Ogni volta che hai un pò di tempo, non passarlo a chiaccherare, ma impiegalo a meditare su Dio o nel fare servizio agli altri.

42)Solo il (Bhaktha) (devoto) capisce il Signore e solo il Signore capisce il (Bhaktha). Nessun altro li può comprendere. Perciò non discutere su argomenti riguardanti il Signore con chi non ha (Bhakthi), perché essa potrebbe diminuire.

43)Se ti parlano di qualcosa che hanno mai compreso, non pensare ad altri argomenti errati che potrebbero sostenere la loro posizione, ma in ciò che dicono cerca solo quello che c’è di buono e di gradevole. Devi ritenere utile un significato veritiero, mentre uno falso o moltipag.58

Page 54: Dialoghi Con Sai Baba

VII. DELLE REGOLE DI CONDOTTAsignificati che equivalgono a nessuno non fanno che danneggiare la tua gioia.

44)Se vuoi coltivare la concentrazione quando sei in mezzo alla folla o in un bazar non guardare dovunque e su tutto, ma solo la strada che hai davanti per non inciampare o finire sotto a qualche veicolo. In tal modo la concentrazione diverrà più ferma e si eviteranno i pericoli.

45)Abbandona tutti i dubbi sul (Guru) o sul Signore. Se non sono soddisfatti i tuoi desideri materiali, non darne colpa alla tua devozione per Dio: tra essi e quest’ultima non c’è alcuna relazione.

46)Se la tua (Dhyanam) (meditazione) o la tua (Giapam) (ripetizione del Nome Sacro) non progrediscono e se i tuoi desideri non sono giunti a fruizione, non disperare perché, così facendo perderesti quel pò di pace che ti eri guadagnato. Dai (Dhyanam) e (Giapam) senza scoraggiarti. Quei sentimenti provengono solo dai difetti della tua (Sadhana), che devi cercare di correggere.

Potrai raggiungere il Principio Divino solo quando nella tua vita e in tutte le azioni quotidiane ti comporterai secondo queste norme. Perciò attieniti fermamente a questi precetti. Mangia e digerisci i dolci di queste parole che distribuiscono nella festa di Compleanno del tuo Swami, e sii contento!

DISCEPOLO Le Tue parole sono come ambrosia, Swami. Durante la sua vita quotidiana l’uomo non deve la strada e va per vie errate; non vi sono libri che lo possano guidare. Le Tue parole sono come l(Prana) per me e per tutti quelli che come me lottano. Siamo davvero benedetti! Fammi la Grazia che questa parole si stampino nel mio cuore e si realizzino nella pratica di

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DIALOGHI CON SAI

ogni giorno. Non vasta ascoltarle o leggerle: acquistano forza solo se le accompagna la Tua Grazia! Ora vado, Swami.

MAESTRO Bene! Va e torna per la Festa del Compleanno; oggi è il 16 e il compleanno è il 23, tra sette giorni. In tutto questo tempo fa che la dolcezza di questi insegnamenti riempia il tuo cuore fino a traboccarne.

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VIII.

DELLA DOTTRINA DELL’ATMA MAESTRO Ohilà, come mai? Perché sei venuto così presto questa volta?

DISCEPOLO Se Tu che mi hai fatto venire e io sono venuto. Esiste forse qualcosa che sia mio?

MAESTRO É vero, può forse muoversi senza una causa anche un pezzetto di carta? Ci deve essere quindi una ragione per questa tua venuta anticipata.

DISCEPOLO Certamente! Quando ho saputo che saresti andato a Trivandrum, invitato dal Governatore del Kèrala, Sri Ramakrishna Rao, ho pensato che non avrei avuto molte possibilità di un colloquio se fossi venuto come al solito, dato che sarebbe stato il giorno della Tua partenza. Così sono qui ora e ne chiedo venia.

MAESTRO Hai fatto bene. Perché mi chiedi scusa? In realtà nessuno dovrebbe chiedere perdono, anche se sbaglia. Allora perché ti scusi, se hai fatto bene?

DISCEPOLO Perché non dobbiamo scusarci, se abbiamo fatto male, Swami?

MAESTRO Non devi né chiedere perdono per aver fatto male, né chiedere compenso per aver fatto bene. Fare il bene è dovere dell’uomo e ha in sé il suo compenso

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DIALOGHI CON SAI

quale altro premio potrebbe avere? Il tuo compenso è la gioia di aver fatto il tuo dovere. Fare il male è cosa contraria al dovere dell’uomo. Quindi si deve pregare con contrizione per avere l’intelligenza e il discernimento necessari a non ricadere nell’errore. Dipenderà poi dalla Sua Grazia punire e proteggere, oppure perdonare e correggere.

DISCEPOLO É molto bello! D’ora in avanti mi comporterò così, Swami.

MAESTRO Così deve essere. Hai fatto tesero delle gemme che ti diedi nel giorno del Compleanno? Nei fai buon uso?

DISCEPOLO Il più possibile, col mio maggiore impegno.

MAESTRO Che intendi dire con “il più possibile”? Per un (Bhaktha) come te, quale altro compito è più grande di questo? Perché non sarebbe possibile? Ti occorrono solo Fede e Volontà e tutto ti sarà facile.

DISCEPOLO Swami, Tu stesso hai detto che anche avendo Fede e Volontà, mettere in pratica certe cose può essere difficile senza le circostanze adatte e talvolta anche il significato delle cose può non essere chiaramente comprensibile.

MAESTRO Ah! Vuoi dire che sei ostacolato sia dalla mancanza di circostanze adatte, sia da scarsa comprensione? Ma se non hai capito, chiedi e se non ti favorisce l’atmosfera dimmi qual’è l’ostacolo.

DISCEPOLO L’ostacolo maggiore è il dubbio; quale altro potrebbe essere più grande? Anche dopo aver ascoltato tante cose, il diavolo del dubbio ogni tanto mi afferra.

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VIII. DELLA DOTTRINA DELL’ATMA MAESTRO La prima ragione è che non hai fiducia in te stesso e cioè nella tua natura divina. La seconda è di confondere il Divino che è nell’uomo con l’Umanità stessa e perdersi nella ricerca dei piaceri sensoriali. Il demone del dubbio ti artiglia solo per queste ragioni. Se invece ti stabilizzi in Dio e ti convinci che la divinità nell’uomo è Dio e basta, esso non ti attaccherà più. Devi solo perdere questa (Adhyasa) (illusione) che ti confonde.

DISCEPOLO Ci siamo! Ogni tanto usi parole che non comprendo e ciò mi confonde ancora di più. MAESTRO Non ti direi mai parole incomprensibili, se tu che non hai la capacità di comprenderle e questo ti rende inquieto. In realtà le impiego perché tu possa capirne il significato. Bene, qual è questa parola difficile?

DISCEPOLO Hai usato il termine (Adhyasa) Che cosa significa, sWAMI?MAESTRO Come, non lo sai? Vuol dire “vedere una forma e prenderla per un’altra, sovrapporre un’idea a un’altra”.

DISCEPOLO In che modo? Su quale oggetto noi sovrapponiamo un altro oggetto?

MAESTRO Be’, vedere una corda e credere che sia una serpe, vedere onde di aria riscaldata dal sole e credere che siano cavalli, vedere la luce del sole riflessa da uno specchio e credere che sia una lampada ...

DISCEPOLO Ma qui che cosa ho visto e per cosa l’ho preso? MAESTRO Tu vedi (Paramatma) (Dio) in questa forma di (Prakriti) (Natura) e credi che sia solo (Prapancia) (il mondo)

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DIALOGHI CON SAI

e ti spaventi. A causa di questa illusione sei vittima di tutte queste debolezze e cade nel dubbio. Se tu vedessi giusto. l’illusione sparirebbe insieme col dubbio e la fede che esso è Dio si affermerebbe fortemente e coraggiosamente in te. Per avere questa fermezza occorre la lanterna di (Viveka) (Discriminazione). L’uomo soffre finché vede il serpente al posto della corda. Che spavento e che illusione! Sarà possibile accorgersi della verità non appena apparirà la luce? Anche questi dubbi e queste illusioni spariranno non appena ti renderai conto che (Prakriti è Paramatma). (“Adhyasa”) significa sovrapporre illusione a illusione, credere che un oggetto sia un altro.

DISCEPOLO Ma come è possibile, Swami, realizzare che (“Prakriti è Paramatma”)? Se mi chiedi di capire che questo mondo, che appare come (Prapancia), è invece (Paramatma), certo che mi vengono dei dubbi!

MAESTRO É vero, ma se ragioni un pò sulla realtà ti apparirà come (Paramatma) anche quello che tu vedi adesso. Senza filo non si fa la tela e la tela non si chiama filo. Questo è precisamente il rapporto fra (Prakriti e Paramatma. Paramatma) è il filo di cui è fatta (Prakriti). Tela e filo sono separabili? No. Il filo viene impiegato in un certo modo e la tela in un altro. É la sola ragione per cui sarebbe errato considerare filo e tela come cose differenti.

DISCEPOLO Sì, Swami. Essendo (Prakriti) la forma del (Paramatma), è evidente che non sono separati. Orbene, se sono la stessa cosa, quale dei due è (Giava)? (l’anima individuale).

MAESTRO É proprio questo il dubbio che ti tormenta, figliolo. La (Giava) è la consapevolezza dell”io”! É legata

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VIII. DELLA DOTTRINA DELL’ATMAalle limitazioni del corpo e dei sensi. Però essa è (Atma, Giovata, Prathyagatma, Cidatma): urgente, fruitore, anima interiore, consapevolezza: tutto.

DISCEPOLO La parola (GIada) viene usata per dire “materia inerte”. Che cos’è codesta (Giada) e come agisce? Me lo vorresti dire?

MAESTRO A cominciare da (Buddhi) (intelletto) fino a (Deha) (corpo) tutte le trasformazioni di (Prakriti) sono (Giada). É l’irreale, ciò che non ha consapevolezza, (l’Asath), (l’Acethana). Devi ritenere che tutto ciò che non è (sath) (Essenza) o (Cith è Giada). In sostanza, il mondo è (Giada) e null’altro. Ma (Giada) non è separabile da (Ciaithanya), ossia (Cith) e da (Sath) come l’aria non è separabile dall’atmosfera. Nell’antichità la (Ghita) insegnò che tutto il Creato, mobile e immobile, si deve all’unione fra (Prakriti e Purusha), ricordi?

DISCEPOLO Qual è allora il rapporto fra (Buddhi) (Intelletto) e (Manas) (Mente), da un lato, e (Atma) (Spirito) dall’altro?

MAESTRO Orbene, anche se fra essi e (l’Atma) non esiste un rapporto speciale, (l’Atma) è pura e senza macchia, e così puro e immacolato è l’intelletto (Buddhi). Come lo specchio riflette il Sole, così (Buddhi) riflette (l’Atma). Allora la splendente (Ciaithanya) di (Buddhi) si riflette in (Manas); la luce di (Manas) cade sui sensi, e la luce dei sensi cade sul Corpo. Qual è allora il collegamento fra essi? Ciò che li collega tutti è lo splendore dell’(Atma). Nota allora come è collegato (Buddhi): da una parte con (l’Atma), e dall’altra con (Manas) e con gli (Indriya), con i sensi!

DISCEPOLO E qual è allora il rapporto fra la (Giava) che dice “io”, con i sensi e con il corpo?

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Page 61: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Non c’è nessun rapporto. L’”Io” è separato dal corpo, dalla mente ecc. L’”Io” si sovrappone sulla (Giava), che è lui stesso, la coscienza del corpo, la coscienza dei sensi e i comportamenti interiori della mente ecc. “Io sono buono” dice la (Giava), e sovrappone su di sé una cosa con la quale non ha collegamento. “Io sono muto”, dice, facendo lo stesso errore con i sensi. Dice che ha questo o quel desiderio, e così sovrappone su di sé le attività della mente. Sono solo tutte delle sovrapposizioni; mentre la verità di fondo è solo Una, il (Paramatma), la (Paramgyothi) (la Luce Suprema). L’Eterno, la Verità è Una!

DISCEPOLO É un insegnamento superbo. Swami; volesse Dio che questa dottrina del Principio dell’(Atma), che può esser capita anche da un bambino, si spargesse sul mondo intero, e lo portasse dalla tenebra alla luce!

MAESTRO É per questo che parlo con te di ogni argomento. La luce del sole cade sullo specchio, dallo specchio la luce cade sulla capanna, e dalla capanna cade sull’occhio. Così questa (Sandeha Nivarini), questa “dissoluzione di Dubbi” è stata voluta affinché la luce del mio insegnamento cada sullo specchio del (Bhaktha), e da quello sulla capanna di (Sanathana Sarathi), affinché da essa i suoi raggi possano spargere la luce della Pace e dell’Armonia nel mondo.

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Page 62: Dialoghi Con Sai Baba

IX.

DEL PRINCIPIO DI PRAKRITI

E DEL PURUSHA MAESTRO Eccoti qua; che notizie mi porti?

DISCEPOLO L’unica notizia sei Tu! Ho saputo che il Tuo giro ne l Kèrala è stato molto piacevole e fruttifero. Mi spiace non esserci stato anch’io.

MAESTRO Perché ti dovrebbe dispiacere? Ascolta il reso conto e sii felice. Abbi fede e spera che alla prima occasione anche tu possa partecipare, e non star a rimpiangere il passato.

DISCEPOLO A che serve sperare e aver fiducia se non si è destinati? La speranza non può che aggravare il disappunto.

MAESTRO Il destino ha forse una forma e una personalità tale che tu lo possa riconoscere anche prima che si presenti? Non devi dipendere dai suoi favori, e parlar sempre di destino, destino ... Come può dar frutti il destino, senza il tuo desiderio e la tua volontà? Qualunque esso sia devi continuare ad agire. Il (Karma) dev’esser fatto, anche per seguire il proprio destino.

DISCEPOLO Se uno ha il suo destino tutto viene da sé, non è vero?pag.67

Page 63: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIMAESTRO Questo è un grosso errore. Se stai seduto e fermo, con un frutto in mano, come vuoi che arrivi alla tua bocca? Sarebbe stupido che ti lamentassi del destino che ti nega il frutto, se non lo peli e te lo metti in bocca e lo inghiotti. Il destino ti ha messo in mano il frutto, ma solo il tuo (Karma), il tuo atto può fartelo godere. Il (Karma) è il dovere: il destino è il risultato; senza azione non c’è risultato.

DISCEPOLO Allora, Swami, non possiamo star a sedere con le mani giunte scaricando tutto sul destino, vero?

MAESTRO Senti bene. Non devi mai sottovalutare i tuoi poteri; e agisci in modo commisurato con essi. Per il resto, parla del destino finché vuoi. É errato tralasciare il (Karma) che deve essere fatto affidando tutto al destino; se fai così ti sfugge di mano anche il destino. Tutti, chiunque siano, devono compiere il loro (Karma) cioè devono agire.

DISCEPOLO Sì, Sì Swami. Nella Ghita anche ad Argiuna vien detto: “Anch’Io faccio (Karman); l’Universo non avrebbe moto, se Io desistetti dal (karma). Se tu ti tiri indietro, come puoi giungere al risultato?”. Ora capisco che il (Karma) è il (Purushalakshana), il segno dell’Uomo.

MAESTRO É anche delle donne: (Prakritilakshana). Tutti gli esseri, uomini e donne, alaberi e animali, vermi e insetti devono compiere i loro (Karma); tutto, nell’universo, sottostà a questa legge; è un obbligo cui nessuno sfugge. Il (Karma) è la caratteristica di (Prakriti) e non lo devi chiamare (Purushalakshana), perché il (Purusha) è solo (Paramatma). La (Prakriti) è (Sakthi), femmina, e voi siete (Prakriti).

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Page 64: Dialoghi Con Sai Baba

IX. DEL PRINCIPIO DI PRAKRITI E DEL PURUSHA DISCEPOLO Ma in natura, Swami, esiste quella distinzione: com’è possibile dire che siamo tutti femmine?

MAESTRO La tua ragione te lo fa dire, ma in realtà non è coì. La tua è solo esperienza profana, temporale, temporanea, non la Verità basilare. É tutta una commedia. In certi spettacoli uomini fanno la parte di donne, e viceversa; hanno essi cambiato sesso, forse? Nella commedia cosmica di (Prakriti) tutti gli attori sono femminili, anche se taluni figurano come uomini. Ma il vero (Purusha) è uno solo, è Siva, è (l’Atma), che è immanente in tutto e tutti. Il teatro di ( Prakriti) è come un educandato nel quale tutte le parti sono impersonate da ragazze, e qualcuna si traveste da uomo. La (Sakthi), che è femmina, prende su di sè tutte queste parti, ma non devi credere che il dramma sia reale!

DISCEPOLO Swami, dopo di aver sentito tutto ciò, la natura del mondo resta un enigma, per me. Se ne vedo un lato, mi colpisce come reale, e quando ne vedo un altro, mi pare irreale,. Nulla è definito.

MAESTRO Questa è precisamente la natura di (Mithya), mi vorresti dire qualcosa di (Sathya), e di (Purusha), Swami?

MAESTRO (Purusha), non ha né fine né principio, e non ha cambiamenti. Egli è (Cith-Swarupa, Jnana- Swarupa); il (Dharma) e i codici di condotta non fanno parte della Sua Natura e quindi non è (Dharmaswarupa). La (Jnana) che è la

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DIALOGHI CON SAI

Sua natura non cambia mai, non si aggiorna né si corregge col tempo: è Saggezza Eterna. La Sua natura è Luce, e non ammette neanche un punto oscuro. Lo splendore del sole non si accresce per effetto del mondo che illumina, e brilla lo stesso, che ci siano o non ci siano pianeti.

Il (Purusha) splende di luce propria, è sempre il soggetto della conoscenza; Egli conosce tutte le (Vritti), le mutazioni della (Cittha), la coscienza. É immodificabile, (Aparinami), e non ha evoluzione. Il (Purusha) è consapevolezza stessa; non è affetto da comprensione o da incomprensione. Non è tòcco da (Vyapara), attività, e anche se immanifesto, la Sua natura è Splendore.

Nel terreno il seme diventa albero, e l’albero è la forma manifesta del seme. Questo cambiamento da seme a albero e da albero a seme mostra che la (Shakti) ha (“vyapara”), azione, nel seme. Questa è (Parinama) (evoluzione), mentre il (Purusha) è immutabile e intangibile. Egli è l’Osservatore, ed è del tutto separato da (Prakriti). Nessun fatto può diminuire il Suo Splendore né la Sua Personalità.

DISCEPOLO Allora che cosa è (Prakriti)? Chi è il (Purusha)?MAESTRO Il principio che trasforma ciò che è visto è (Prakriti), e quello che sta dietro a colui che vede è (Purusha, Amulam, mulam) si dice: la causa ha causa, ma sia (Prikriti), sia (Purusha) non hanno né causa né inizio.

DISCEPOLO Allora il (Samsara) (l’esistenza umana) dovrebbe essere senza inizio, vero Swami?pag.70

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IX.DEL PRINCIPIO DI PRAKRITI E DEL PURUSHAMAESTRO Codesta unione è frutto dell’illusione; provocata dall’illusione, crea altra illusione. É la storia del seme e dell’albero.

DISCEPOLO Che cos’è l’unione, Swami? Cos’è questa condizione?MAESTRO L’unione è il riflesso del (Purusha) nei (guna), che si sviluppano da (Prakriti). Ecco un esempio. Il Sole non è l’acqua, né l’acqua è il Sole, ma la loro giustapposizione produce il riflesso. L’immagine non ha né le caratteristiche del Sole né quelle dell’acqua, né si può dire che ne sia priva. Se l’acqua è mossa, lo è anche l’immagine, ed essa ha un pò di lucore. Così la calamita è cosa diversa dal ferro, ma se li si avvicinano, la calamita influisce sul ferro e lo fa simile a lei. Questa è la relazione detta (Samyoga), unione.

DISCEPOLO Fra questi, Swami, dimmi qua è il (Purusha) reale e quale l’attivo!MAESTRO Non ho parlato del Sole e del suo riflesso? Il (Purusha)-Immagine è l’agente, il fruitore, colui che esperimenta. L’originale, il (Bimba) non è affetto; è il non-agente, il non-fruente. Il (Purusha)-Immagine lo chiamano il (Vyavahari-Purusha) o il (Grihitha). Quello che accetta; mentre il (Bimba) è il Vero, l’Eterno, il Reale, (l’Atma-swarupa). Il (Grihitha) è il Conoscitore, e con questo atto di conoscere subisce modificazioni.

DISCEPOLO Bene, Swami, è stupendo. Quanti testi avrei dovuto consultare al fine di sapere tutto questo! E non mi è facile capirlo neanche così. Adesso so che il (Purusha) non è nel mondo, che tutto è solo una commedia, e che il solo (Purusha) è il (Paramatma). In (Prakriti) tutto si sforza

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Page 67: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIdi arrivare a Lui: forse per questo si parla di (Siva-Sakthi). Bellissimo!

MAESTRO Hai detto bene. Se ne parla anche come unione (Giva-Brahma). Tutti devono lottare per questa unione. La (Giva) non può esistere sola; che lo si voglia o meno, tutti devono fare (Mokshasadhana) (disciplina spirituale). Senza di essa non si ha la pace.

DISCEPOLO Che cosa significano esattamente “(Moksha)” e (“Mukthi”)?MAESTRO Hanno lo stesso significato. Chi è legato da (Manas) è la (Givi); quando (Manas, Nama e Rupa), che la mente, come il ragno fila della propria sostanza, sono distrutti, allora la (Givi) raggiunse (Moksha), e diventa Una con (Brahman); ecco che cosa sono (Mukthi o Moksha). Quando il fiume Godavari o il Gange raggiungono il mare tutti i loro diversi nomi, il sapore dell’acqua, le rive spariscono e prendono il nome, la forma, il sapore del mare stesso.

Finché la (Giva) non raggiunge l’eliminazione di (Manas), rimangono il (Nama), la (Rupa) e la (Ruci) dell’illusione, l’egoismo e la proprietà; quando (Givi) si avvicina al mare, queste caratteristiche si affievoliscono pian piano; quando i (Guna) insieme con le mutazioni della mente vengono distrutti, si può dire compiuta l’Unione con (Brahman). Come può restar dolce l’acqua del Gange che si è confusa col mare? Se ci si è fusi in (Bragman) non si avranno più i (Guna), né alcun sentore di (Manas). Questa unione totale è detta (Sayuyamukthi).

DISCEPOLO Che cosa grande, Swami! Dona a tutti la Grazia di raggiungere questa Unione, e che il mondo sia davvero felice!

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Page 68: Dialoghi Con Sai Baba

IX. DEL PRINCIPIO DI PRAKRITI E DEL PURUSHA

MAESTRO Che dici! Se Io facessi questa Grazia andrei contro la libertà di cui vi ho dotati. Fate la (Sadhana) prescritta per meritarvi questa Grazia, lavorate; è questo il modo. Non è cosa da regalare. Tu preghi il Sole perché ti mandi i suoi raggi? La sua natura è risplendere, e lo fa sempre. Allora, se tenete tra voi e i raggi della Grazia gli ostacoli dell’illusione, dell’ego e del senso dell’ego e del “mio”, perché vi lamentate che i raggi non cadono su di voi? Che possono fare i raggi?

DISCEPOLO Ciò vorrebbe dire che dobbiamo rimuovere dalla mente ogni traccia di egoità e di possessività?

MAESTRO Perché dici “vorrebbe dire”? Lo dico e lo grido, sempre e di nuovo. Se volete i raggi della Grazia, cercati di togliere di mezzo gli ostacoli. Ricorda che se anche non ne senti la voglia adesso, la sentirai presto o tardi; non la puoi evitare. Questa uscita dalle reti dell’illusione deve avvenire, una volta o l’altra. Ma perché posporre il giorno della gioia, della liberazione? Comincia da oggi, anzi, da questo stesso istante. Adesso puoi andare, figliolo, ma quando tornerai ti dirò una cosa. Per il momento non andare agli estremi: sii paziente e costante.

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X.DELLA LIBERAZIONE E DELLA DISCIPLINA PER OTTENERLA

MAESTRO Bene! Ti vedo pieno di gioia, oggi!DISCEPOLO Non hai detti Tu che l’uomo è la personificazione della gioia?MAESTRO Allora devi essere sempre di questo umore: lo sei?DISCEPOLO Cerco di esserlo.MAESTRO Perché dici “cerco”? Non sparisce di colpo il dolore quando appare la Realtà?DISCEPOLO Ma cos’è la Realtà, Swami?

MAESTRO Questo “è” è tutto irreale! I tuoi sforzi, le tue parole, tutto è irreale; quando lo saprai la Realtà diverrà evidente. Togli via tutte le idee, le opinioni e le azioni irreali, e potrai vedere la Verità occulta. Se ci accatasti sopra tutta “questa roba”, come potrai vedere la Realtà che vai cercando?

DISCEPOLO Come è possibile ritenere irreale tutto ciò che si fa, si dice, si vede, si tocca e si ascolta?

MAESTRO Comincia a capire chi è colui che sperimenta tutte queste cose. Tu parli del tuo corpo come di “io”

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Page 70: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAInon è così? Questo è irreale. Dato che quell’”io” che ha le esperienze è irreale, come possono essere reali le esperienze? Tutti hanno la stessa (Atma). La persona che ha le esperienze non sei “tu”, che ha ascoltato non sei “tu”, tu sei solo stato il testimone di tutte queste esperienze.

DISCEPOLO Swami, mi hai detto che in tutto c’è (l’Atma); anche in un cadavere?

MAESTRO Ecco una buona domanda. É più visibile il tuo dubbio, o quello di un morto?

DISCEPOLO Il mio.

MAESTRO Ma tu hai coscienza della presenza di un “io” solo al risveglio da un sonno profondo, da un (sushupti), no? Allo stesso modo c’è (Atma) anche nel cadavere. Se sai discriminare a dovere, non c’è né vivere né morire. Si chiama vivo un corpo che si muove, e morto uno che non si muove più. In sogno si possono vedere ogni quantità di corpi vivi e corpi morti, che poi nella veglia non esistono. Allo stesso modo, questo mondo, mobile o immobile, è inesistente ... La Morte è solo lo svanire della coscienza dell’”io”, e la rinascita avviene quando riappare tale coscienza. Questo è quanto si chiama nascita e morte, ragazzo! (Ahamkara) nasce, (Ahamkara) muore: ecco tutto!

DISCEPOLO Sicché, io esisterò sempre, vero?MAESTRO Certo che esisterai! Quando c’è la coscienza dell’”io”, tu esisti, ed esisti anche se non c’è. Tu sei solo la base per la consapevolezza, non la consapevolezza

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Page 71: Dialoghi Con Sai Baba

X. DELLA LIBERAZIONE

DISCEPOLO Ma si dice “raggiunta la Liberazione”, (Mukthi) ... Che cos’è?MAESTRO Compresa qual è la causa delle morti e delle nascite, si deve distruggere del tutto la coscienza di un “io” separato; questa condizione è (Mukthi).

DISCEPOLO Sicché, quando muoio, io e Te siamo Uno: è così?MAESTRO Chi direbbe “no”? Quando tu sia fermamente stabilito in questo senso di “Uno” non ci sarà più nulla di separato.

DISCEPOLO Fino a quel momento, per identificare l’”io” irreale con l’”io” reale dicono che sia necessario l’aiuto di un (Guru); fino a che punto è vero, Swami?

MAESTRO L’aiuto è necessario solo finché tu avrai tanti “io”, no? Quando tutto è Uno, perché cercare aiuti? Ripeto, finché quell’(Aham), quell’”io” non svanisce, devono esserci questo “io” che parla e quel “tu” che ascolta. Quando l’”io” se ne è andato, a che parlare? Chi ascolta? Tutti sono Uno. Il riflesso dell’(Atma), condizionato da (Cith), è (Iswara) (Dio); e viceversa, (Iswara) condizionato dall’(Anthakarana) è la (Giva).

DISCEPOLO E che cos’è esattamente questa (Cidabhasa)?

MAESTRO (“Cibadhasa”) è la cosapevolezza dell’”io” condizionato (Cith); così l’Uno divenne Tre, i Tre divennero Cinque; e i Cinque divennero i Molti. La coscienza dell’”io” ( Sathwa) divenne Tre a causa del contatto con (Ragias e Thamas); in questi tre sorsero i cinque (Bhuta) (elementi: Akasha, Vayu, Aghni, Giala e Prithvi = Spazio, Aria, Fuoco, Acqua e Terra) e per mezzo di questi

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Page 72: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

Cinque si ebbe la Molteplicità. É questo che causa l’illusione che il corpo sia “io”. Parlando in termini di (Akasa), sono tre: (Cidakasam, Citthakasam e Bhutakasam).

DISCEPOLO Che cos’è (“Cidakasam”)?

MAESTRO É (l’Atma).

DISCEPOLO E (“Citthakasam”)?

MAESTRO É la sua deformazione, ossia (Cittham) (la coscienza, il riflesso sull’Atma). Quando (l’Atma) si cambia in (Manas, Buddhi e Ahamkaram) si chiama (Anthakaranam), parola che indica gli (Indriya), i sensi interiori. (Cidabhasam) dotata di (Anthakaranam) è la (Giva).

DISCEPOLO E (Bhutakasam), che cos’è?

MAESTRO É (Cidakasam) condizionata da (Citthakasam). Quando quella vede (Akasa) elementare (la Bhutakasam) è (Mano-akasam); quando vede l’oggetto, il (Vasthu) è (Cinmaya). Ecco perché, ragazzo mio, è detto: “La (Manas) sola è per l’Uomo la causa della schiavitù e della Liberazione”. La Mente fabbrica ogni quantità di illusione.

DISCEPOLO Come può sparire quell’illusione, Swami?

MAESTRO Quando avrai afferrato il suo segreto con la ricerca, i Molti si tornano a riunire nei Cinque, i Cinque nei Tre e i Tre nell’Uno, allora il Sé esiste come Sé. Ti viene mal di capo, ti spalmi l’unguento, il dolore ti passa e torni quello di prima. L’illusione “io sono il corpo” è una così, e sparisce se applichi l’unguento di (Viciara), dell’indagine.

DISCEPOLO Lo possono seguire tutti, questo sentiero dell’indagine?

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Page 73: Dialoghi Con Sai Baba

X. DELLA LIBERAZIONEMAESTRO No, figliolo, solo quelli la cui (Cittha) è maturata.

DISCEPOLO E allora, che possiamo fare per giungere alla maturità?MAESTRO Eccoci tornati al punto di partenza! Non hai, per questo, quelle cose che si chiamano (Giapa, Dhyanam, Pujia e Pranayama)? Con costanza, per loro mezzo, maturerai e diverrai capace di afferrare l’”Io” che solo esiste, indagando nella Realtà. Per chi arriva, (l’Atma) non è qualcosa di diverso da loro o da te. Tutto è (Atman)!

DISCEPOLO Swami, hai menzionato solo (Giapam, Dhyanam, Bhagiana) ecc. ma certe persone molto progredite adottano (Mauna), il Voto del Silenzio. A che serve? Che cosa vuol dire (Mauna), esattamente?

MAESTRO (Maunam) è l’illuminazione dell’anima! Come potrebbe esserci (Maunam) senza che (l’Atma) sia illuminata? Senza di questo il solo tener chiusa la bocca non è Silenzio. Alcuni fanno Voto di Silenzio, ma comunicano scrivendo sulla carta o su di una lavagna, o indicano le lettere su di un alfabeto: tutto ciò è pseudo-(Maunam)! É solo un altro modo di parlare senza interruzione! Non c’è bisogno di arrivare al Silenzio: esso è sempre dentro di te, non devi far altro che togliere di mezzo ciò che lo turba!

DISCEPOLO Molte persone non aprono la bocca, non parlano. É utile questo?MAESTRO Certamente! Se non usi la lingua, se taci per tener lontani dalla tua (Sadhana) gli ostacoli esterni, puoi di sicuro sviluppare i tuoi pensieri, non disturbi gli altri,

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Page 74: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIeviti critiche e guai, riesci a concentrarti, il tuo cervello si risparmia gravami inutili e può migliorare assai. Con un cervello così migliorato potrai portare avanti molto meglio la (Smarana) nel Nome del Signore, ti renderai conto di tutti questi vantaggi nella tua (Sadhana).

DISCEPOLO Allora tutto questo è inutile per il perfetto (Jnani)!

MAESTRO Di perfetti (Jnani) al mondo non ce ne sono. Lo (Jnani) perfetto non ha bisogno del mondo; e allora che se ne fa di tutto questo?

DISCEPOLO Allora perché ci sono quelli che si fanno chiamare (Jnani)? MAESTRO Sono i silenziosi di cui ho parlato pocanzi. Il titolo di (

Jnani) è dato loro per cortesia; lo (Jnani) perfetto non si trova nel mondo. Lo (Jnani) deve sapere che “Tutto è Uno”! I tuoi (Jnani) sono gente esperta nella dialettica, o esperta nelle cose del mondo, ma non conoscono la Realtà,

DISCEPOLO Chi sono i veri (Jnani)?

MAESTRO Coloro che conoscono (l’Atma) nel modo con cui (l’Atma) conosce se stessa, come latte aggiunto a latte, olio a olio, acqua ad acqua. Quando muore il loro corpo fisico essi si fondono nell’(Atma). Alcuni però possono conservare qualche caratteristica, qualche desiderio e qualche decisione. Finché non sono esaurite essi vanno per il mondo col loro corpo. Tali uomini sono anche detti “briciole di Divinità nati come Uomini” (Daiwamsambhuta), e ciò per Volontà del Signore.

DISCEPOLO Perché simili differenze, Swami?pag.80

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X. DELLA DIFFERENZAMAESTRO Vengono dalla (Sadhana) di ognuno e dalla (Sankalpa). Se hai mangiato un mango ti ritorna il suo sapore. Come impedirlo? Lo stomaco ti rimanda il profumo di quello che hai mangiato.

DISCEPOLO Uomini come quelli hanno delle (Upadhi), delle limitazioni?MAESTRO Senza (Upadhi) come si potrebbe operare? Anch’essi ne hanno, ma sono in forma sottile, finché non arrivano alla (Mukthi) incorporea, alla (Videha Mukthi).

DISCEPOLO Che cosa è, Swami?MAESTRO Le loro azioni sono come una linea tracciata sull’acqua, visibile mentre la si fa, e invisibile subito dopo. Mentre le fanno, voi le notate e un istante dopo non sono più.

DISCEPOLO Swami, hai detto che il segno dello (Jnani) è la rinuncia. Come si accorda con quello che dici?

MAESTRO É vero: il suo segno è la rinuncia. Se, a causa delle caratteristiche della sua vita precedente ha qualche attaccamento, egli deve sapere che riguarda solo il suo corpo e non lui stesso. Gli attaccamenti danneggiano la gioia della (Givanmukthi) (Liberazione della Giva, in vita); per (Videhamukthi) la cosa più importante è (Jnana).

DISCEPOLO Anche senza (Jnana) e solo con (Vairighyam) si può avere (Mukthi)?MAESTRO Domanda sciocca. Come può essere dolce il frutto se non matura? (Vairaghyam) può nascere solo da (Jnana). Senza (Vairaghyam) non c’è (Moksha), stai pur

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Page 76: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIDISCEPOLO Dove si inserisce la (Bhakthi)?

MAESTRO Rieccoci da capo! Prima di (Jnana) c’è la forma di (Bhakthi); e prima di (Bhakthi) c’è la forma di (Anurakthi), affetto. Sono tutte una cosa sola: (Anurakthi) è il fiore e (Bhakthi) è il frutto: quando è maturo diviene (Jnanam), e (Vairaghyam) è lo stato finale, il succo. Senza uno di essi non puoi avere il successivo. Per aver cura del frutto affinché abbia sugo e sapore, devi praticare la preghiera quotidiana e tutto quello che ti ho detto prima. Ma devi avere fin dal primo momento in mente l’Unità di tutto. Convinciti che non c’è “altro”.

DISCEPOLO Certe volte per salvare le apparenze nel mondo si deve dire “questo è mio”. Come devo comportarmi?

MAESTRO Certo, alle volte devi dirlo. Ma non c’è motivo, solo perché lo dici, che tu senta una separazione tra “io” e “te stesso”. Quando viaggi su di un veicolo, pensi che quello sei “tu”? Il Sole si riflette tanto in una tazza d’acqua, quanto in un fiume, un lago, uno specchio; ma credi che dica che queste cose sono “lui”? Piange se si rompe la tazza o il fiume si asciuga? La cosa è proprio così. Se ritieni che il corpo sei “tu”, cominciano i guai; se non lo credi, risplendi come il Sole, indipendente da tutto; e poi divieni immanente dovunque.

DISCEPOLO Insomma, vale a dire che dobbiamo prima di tutto scoprire chi siamo.

MAESTRO Esatto: comincia a cercarlo. Certo che, voler questo è troppo difficile per gli incompetenti. Ecco perché chi ha esperienza dice che a quella gente non si devono dire queste cose. Se vai a dire che “tu stesso sei (Brahman)”, “sei arrivato a (Moksha)”, sei arrivato a

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Page 77: Dialoghi Con Sai Baba

X. DELLA LIBERAZIONEquello stadio”, a chi non è preparato, abbandonerà ogni (Sadhana), non rispetterà più regole né ordini e perderà il senso del bene e del male. (Queste cose devono esser solo rivelate da un Guru o per ordine del Signore). Coloro che hanno la sete e la determinazione di sottoporsi alla disciplina, ovviamente, possono chiederlo, ma non basta solo ascoltare e poi ripetere: “Tutto è Uno”; bisogna mettere in pratica.

DISCEPOLO Swami Shankara aveva detto: “Se penetri il senso occulto del mondo, è come una città vista in uno specchio”. Questo modo di vedere, che il (giagath), il mondo irreale, che tutto è (Maya), è solo per gli (Jnani) o è anche per la gente comune?

MAESTRO L’occhio dello (Jnani) vede tutto come (Brahma)! l’(Ajnani), chi non ha (Jnana) non capirà, qualunque cosa gli si dica. Perciò tutte le (Sastra) sono fatte a beneficio dei mediocri.

DISCEPOLO Allora la (Viciara Marga), la Via della Ricerca (del Sé) include tutte le (Sadhana)?MAESTRO Sì. L’insegnamento del (Vedanta) gira tutto attorno alla domanda “Chi sono io”? Per fare questa indagine sono qualificati solo coloro che sono muniti dei (Quattro Strumenti). Lo scopo di questi quattro è la realizzazione che (l’Atma) è reale e che tutto il resto è irreale, e anche di discriminare tra (l’Atma) e tutto il resto.

DISCEPOLO Come lo si può realizzare, Swami?

MAESTRO Con l’indagine sulla natura dell’(Atma)! Fai prima tutti i tipi di (Sadhana), e poi inizia l’indagine. Ai bambini si insegna l’ABC, nevvero? Anche gli studi di laurea consistono nell’ABC ... e nelle permutazioni delle

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Page 78: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIlettere dell’alfabeto! Però, per rendertene conto, devi terminare gli studi! L’(Akshara) che è la base di tutte le (Sastra), significa a un tempo “lettera” e “indistruttibile”! Tutte le (Marga), le Vie, sono basate sulla (Viciara Marga).

DISCEPOLO C’è qualcuno che giunge al (Samadhi). Nel (Sama-dhi) esiste tutta questa indagine?MAESTRO Come ci potrebbe essere indagine nel (Samadhi)? Se dormi sodo pensi al mondo che ti circonda? É lo stesso nel (Samadhi).

DISCEPOLO In (Samadhi) non c’é (Manas), vero?MAESTRO Rimane la stessa (Manas) del sonno profondo.

DISCEPOLO Sento parlare di un livello (Thurija), di uno stadio trascendente nel (Samadhi). Che cos’è, Swami?

MAESTRO É oltre lo stato di veglia, di sogno e di sonno profondo.DISCEPOLO Che cosa manca in questo stato che c’è negli altri? Quali sono le caratteristiche di quello stato?

MAESTRO Non c’è egoità, (Ahmkara), la Persona dotata di Mente, che compie tutte le azioni. Nello stato di (Thurija) non c’è, è sparita da un pezzo. Per chi è in questo stato tutto è lo stesso, a occhi aperti o chiusi: tutto è Uno.

DISCEPOLO Se non c’è codesto (Aham) (“io”) come è possibile parlare?MAESTRO Ciò che prima era (Aham), quando si afferra la Realtà diventa (Swarupa), la Vera Entità: ciò vien detto la distruzione della Mente. (Manonasanam).

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Page 79: Dialoghi Con Sai Baba

X. DELLA LIBERAZIONE

DISCEPOLO Sicché tutte le forme di (Samadhi) sono (Nasanam)?MAESTRO Bene, figliolo, i (Samadhi) sono tutti fusione, (Laya), e niente affatto distruzione. Quello stadio nel quale il (Sadhaka) ha al tempo stesso Costruzione e Distruzione.

DISCEPOLO É un argomento interessantissimo, Swami.

MAESTRO Non devi star lì e accontentarti di lodarlo; mettilo in pratica nella vita d’ogni giorno. Bè, adesso puoi andare.

DISCEPOLO Molto bene, Swami; voglimi benedire in questa pratica. Presto tornerò.

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Page 80: Dialoghi Con Sai Baba

XI.

DEGLI OSTACOLI ALLA CONOSCENZA

DISCEPOLO Swami, ho un dubbio; posso fare una domanda?

MAESTRO Perché mi chiedi il permesso?DISCEPOLO Alcuni dicono che (Brahman è Asthi Bhati Priyam): che cosa vuol dire? Che rapporto hanno questi nomi con (Brahman)?

MAESTRO il tuo dubbio è tutto qui? “Asthi” significa “ciò che è” e “Bhati” “ciò che risplende”, mentre “Priyam”, non lo sai? Ma sì che lo sai,

significa gradevole, desiderabile, soddisfacente. Tutto ciò che per te è (Priyam è Brahman). Se vuoi molto bene al tuo cane, anche quel cane è (Brahman). Il cane ha un nome e una forma. Se elimini il tuo nome e la tua forma e il nome e la forma del cane, resta solo (Brahman). Nome e forma sono “ostacoli sorpassati”, (Bhautha prathibandha). In tutti i molteplici nomi e forme solo (Brahman) è immanente, e devi saper riconoscere questa essenza in tutto. Questa essenza è (Asthi); la conoscenza del conoscente è (Bhati), la Luce, lo splendore raggiante. Anche questo è (Brahman). Esiste il desiderio di vederlo, di sperimentarlo, di cercarlo? Ciò si deve a (Priyam), all’attività, al fascino. Queste tre sono caratteristiche basilari di (Brahman), figliolo.

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DIALOGHI CON SAI

DISCEPOLO E quel (Satcitananda) di cui si parla, cos’è?MAESTRO É la stessa cosa di (Asthi-Bhati-Priyam).

DISCEPOLO Swami, dato che (Priyam) l’”amabilità” è la natura di (Brahman) e che tutto è (Brahman), non dovrebbe essere amabile tutto? Però gli scorpioni, i serpenti e le belve non sono “amabili”!

MAESTRO Può darsi che tu non riesca ad amarli, va bene; ma non credi che si amino fra loro? Un ladro può piacere a un altro ladro; un devoto a un altro devoto; ognuno ama chi è della sua specie.

DISCEPOLO Non capisco bene, Swami. Dammi un esempio di questo (Asthi-Bhati- Priyam) preso da questo mondo, se ce n’è qualcuno!

MAESTRO Figlio caro, perché dici “se ce n’è”? Se tutto è (Brahman), dove mai non c’è un esempio di questo? Bene, tu vai al cinema. Il film esiste sopra lo schermo; persiste,”è”. Questo è (Asthi). Chi lo vede e lo capisce? Tu; così è (Bhati). Vanno e vengono nomi e forme piacevoli, amabili, (Priyam). Anche se le rifiuti e non ti lasci ingannare da esse, lo schermo rimane. Qui conviene notare una cosa. Le immagini cadono sullo schermo per mezzo di un fascio luminoso che viene da un piccolo foro della parete della cabina di proiezione. Se la luce non fosse opportunamente concentrata, le immagini non si vedrebbero; lo schermo sarebbe bagnato uniformemente dalla luce. Così, finché il mondo è visto attraverso il piccolo pertugio della mente umana lo si conosce come il multiforme e policromo Creato; se invece si riversa la luce diffusa di (Atmajnana), e lo si vede attraverso (l’Atma) sarà Luce Una e Illimitata, e non si vedrà più nessuna figura individualizzata.

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XI. DEGLI OSTACOLI ALLA CONOSCENZA

Vale a dire che tutto sarà conosciuto come il (Brahman) Uno e Indivisibile, capisci?DISCEPOLO L’ho capito con chiarezza, Swami; adesso so che cosa vuol dire “ostacoli superati, che vengono dal passato”. Quali sarebbero gli ostacoli del presente?

MAESTRO Bene, te lo dirò. Questi sono di quattro tipi: attaccamento agli oggetti dei sensi, cinico scetticismo, ottusità di comprensione e orgoglio assurdo. Il primo è la causa dell’attaccamento agli oggetti dei sensi; il secondo è scoprire significati erronei nell’insegnamento del (Guru). Il terzo causa confusione perché non si capisce ciò che il (Guru) insegna; e l’ultimo ostacolo è quello di sentirsi un grande dotto, un (pandit) o un asceta, condendo il corpo e i sensi con (l’Atma).

DISCEPOLO E gli “ostacoli del futuro”?MAESTRO Oh, vengono sempre dalle cattive azioni!DISCEPOLO Come li possiamo affrontare, Swami?

MAESTRO Non a tutti è possibile. L’aspirante può fino a un certo punto prevedere il danno e le sue origini. Esso crea un desiderio, travestito da pietà. Allora lo puoi riconoscere come un “ostacolo del futuro”. É difficile premunirsi così con lo sforzo di una sola vita; ce ne vogliono molte per acquistare questa capacità.

DISCEPOLO C’è qualcuno che l’abbia acquistata?MAESTRO Ce ne sono sì. Le Scritture parlano di Bharatha e di Vasudeva; al primo occorsero due o tre vite, e Vasudeva dovette rinascere una sola volta.

DISCEPOLO Dunque, per superarli ci vogliono molte

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Page 83: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

vite. Non ci potremmo riuscire senza tutto questo fastidio?MAESTRO L’aspirante, ragionando su di essi può evitare di esserne colpito. Altrimenti, gli occorrono molte vite.

DISCEPOLO Swami, come faccio per liberarmi dagli “ostacoli del presente”?MAESTRO Per mezzo di un (Karma) (comportamento) adatto. L’attaccamento agli oggetti può essere superato con (Sama, Dama, Uparathi e Thithikscia): purezza, autocontrollo, ritenzione dei desideri e sopportazione della sofferenza. L’ottusità dell’intelligenza può essere eliminata con la ripetizione dell’ascolto. Il cinismo scettico può essere eliminato con la riflessione costante sulle cose udite. L’orgoglio assurdo svanirà con gli insegnamenti ricevuti.

DISCEPOLO Swami, pare impossibile riuscire in tutto ciò! Che cosa può giovare a rendere un pò più facile l’impegno?

MAESTRO Caro ragazzo, per conoscere qualcosa occorre (Vijnana) (conoscenza), (Ajnana), invece, ti rende ignorante. Lo sapevi?

DISCEPOLO C’è molta gente che dice un sacco di cose su (Jnana e Ajnana); vorresti dirmi che cosa c’è di fondamentale in queste due cose?

MAESTRO Adesso sei tornato ancora al primo gradino. (Ajnana) è quell’atteggiamento mentale che si rivolge agli oggetti esterni; (Vijnana) invece è quello che si rivolge al Soggetto Interiore. (Ajnana) ha anche nome (Manas) e

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Page 84: Dialoghi Con Sai Baba

XI. DEGLI OSTACOLI ALLA CONOSCENZA(Ciththam) Quando invece l’azione e l’atteggiamento sono volti verso l’interno, il loro nome è (Buddhi e Anthah-Karanam).

DISCEPOLO Alcuni dicono che lo (Jnani) deve avere solo due cose: il desiderio di raggiungere l’altro mondo e il gravame del (Karma) passato. É vero?

MAESTRO Tanto lo (Jnani) quando (l’Ajnani) hanno desideri, assenza di desideri per l’altro mondo e il legame del (Karma) passato. Però lo (Jnani) non ha la coscienza di essere l’agente, e quindi non resta legato (dal karma) mentre (l’Ajnani) ritiene di essere l’agente, e così resta legato; ecco la differenza. Non ti ho già detto che “la mente è la causa della schiavitù e anche della Liberazione”? La mente è la causa di tutto.

DISCEPOLO Mente, mente, continuano a dire. Ma che cos’è? Qual è la sua forma?MAESTRO La sua forma è “cognizione”, “comprensione”. Se tu conosci la base di questo “conoscere” per te non esisterà più alcuna schiavitù!

DISCEPOLO Qual è la base?MAESTRO La base è ciò a cui ti riferisci quando parli dell’”Io”, se cerchi l’”Io”, se sei nato nello stato dell’”Io”, per quando arrivino o meno cognizioni, tu non rimani toccato da esse.

DISCEPOLO Molto bene, Swami, questo è ottimo ... Fammelo entrare nel cranio, in modo che possa realizzare lo scopo della vita ... Ora devo andar via, Swami.

MAESTRO Sia; parti di buon umore e torna quando vuoi. Porta con te la mia benedizione.

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Page 85: Dialoghi Con Sai Baba

XII.

DEL MONDO SOTTILE E GROSSOLANO

NELLA GHITA DISCEPOLO Swami, nell’(Adhyatmika Sabha), a Venkataghiri hai detto certe cose che non ho capito bene, posso chiederTi di spiegarmele ora?

MAESTRO Sono felice quando qualcuno mi chiede spiegazioni. Hai tutto il diritto di farlo.

DISCEPOLO Hai parlato di (Sthula Rupa) e di (Sukshma Rupa), la forma grossolana e la forma sottile, sono delle caratteristiche solo di (Manas), o anche di tutto il resto?

MAESTRO Sono caratteristiche di tutto; in effetti, tutti i nomi e le forme che esistono allo stato grossolano esistono anche allo stato sottile. Perché? Il grossolano c’è solo per farti capire il sottile!

DISCEPOLO Allora, Swami, il firmamento che noi vediamo è lo (Sthula-akasa) di un (Akasa) sottile?

MAESTRO Figlio caro, tutto ciò esiste in quell’(Akasa) sottile. Questo (Sukshma Akasa) è tanto impercettibile e onnipervadente quanto la (Sthula Akasa).

DISCEPOLO Come si chiama?MAESTRO Il suo nome è (Sukshma hridayakasa), il firmamento sottile del cuore.pag.93

Page 86: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI DISCEPOLO Come fa a essere onnipervadente?

MAESTRO Non c’è nulla che possieda l’estensione, l’area, la grandezza che ha questa “Hridayakasa”. Pensa quante scene, quanti sentimenti, quante congetture sono immerse e incastonate in esso!

DISCEPOLO E allora, in questo firmamento sottile c’è anche un Sole?

MAESTRO Certo! Chi dice di no? Senza di esso, come potrebbe esserci tutto questo splendore, tutta questa luce e tutta questa sapienza?

DISCEPOLO Qual è il suo nome, Swami?

MAESTRO Se il cuore è (l’Akasa), il sole è ovviamente il (Buddhi), l’Intelletto che illumina questo Cielo. Lo splendore del (Buddhi) è forte quanto i raggi del Sole; dunque il Sole sottile è (Buddhi).

DISCEPOLO Allora è possibile che nel cuore sottile ci sia anche la forma sottile della Luna?

MAESTRO Perché mi fai una domanda per volta? Non te l’ho detto fin dal principio? Ogni nome e ogni forma grossolana hanno il nome e la forma sottile che loro corrisponde. La forma sottile della Luna è (Prema) che piace al cuore per la frescura dei suoi raggi. L’Amore è la forma sottile della Luna.

DISCEPOLO Scusami, Swami: i Pandava e i Kaurava si sono combattuti, vero? Quale fu la guerra “sottile” fra quei Pandava “sottili” contro i loro nemici, i Kaurava “sottili”?

MAESTRO Perché dici “fu”? É una guerra che, nella suapag.94

Page 87: Dialoghi Con Sai Baba

XII. GHITAforma sottile, continua ancor oggi, tra le qualità malvagie, i Kaurava, e quelle buone. I cinque fratelli Pandava sono (Sathya, Dharma, Shanti, Prema e Ahimsa), mentre quelle cattive sono un’orda e un’orda erano anche i Kaurava. Ogni persona sta combattendo questa guerra, sotto il proprio (Haridayakasa) in ogni momento.

DISCEPOLO Swami, si dice che i Pandava erano figli del re Pandu, e i Kaurava erano i rampolli del re Dhritharasthra. Oggi come li possiamo riconoscere, nella loro forma “sottile”?

MAESTRO Entrambe le fazioni si disputano il regno dello stesso cuore, e in ognuno sono (Ajnani e Sujnani), la Personalità Ingorante e la Personalità Saggia. Il cieco re Dhritharasthra è la prima, e il saggio Pandu è il padre delle cinque buone qualità, hai capito?

DISCEPOLO E quei milioni di soldati e di carri in quella guerra, e i sudditi,chi sono in questo conflitto “sottile”?

MAESTRO Certo che ci sono tutti, nell’uomo. Sono i milioni di impressioni e di sentimenti. I dieci (Indriya) sono i reggimenti e i cinque sensi sono i carri. In ogni cuore si combatte questa perpetua guerra tra il Bene e il Male, tra i Pandava e i Kaurava. Ti è chiaro?

DISCEPOLO Bene; ma chi è Sri Krishna in questa “guerra sottile”; Lui che si teneva neutrale in questa lotta per il potere?

MAESTRO Non lo sai? Egli è il Testimone, (l’Atma). Egli è il (Sarathi) del carro di (Giva).

DISCEPOLO Altra domanda: a quei tempi tutta questa gente aveva per capitale Hasthinapura. Qual è la (Hasthinapura) dell’uomo?

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DIALOGHI CON SAI MAESTRO La basi di tutte queste manifestazioni sottili, uomini, carri, Pandava e Kaurava è, come sai, questa (Hasthinapura), la Città delle Ossa, questo Corpo.Questo scheletro è (Hasthinapura)! Sia la Città sia il Corpo hanno nove porte. Qui nacquero i Pandava e i Kaurava; qui giocavano e andavano a scuola e qui crebbero assieme. Così pure in questo ( Hasthinapura) sono nate e crescono tutte le qualità, buone e cattive; si guardano e si odiano a vicenda. Forse che in questo corpo non si fanno la guerra i due regnanti, (Ajnani e Sujnani), la Personalità Malvagia e la Personalità Saggia?

DISCEPOLO Si, Swami. Fra il (M ahabharatha) e le qualità dell’uomo c’è un nesso intimo. L’allegoria è molto bella! É una guerra che si svolge in ogni uomo, da sempre, ma quando finirà?

MAESTRO Chiedi quando finirà? Quando tutte le qualità, buone e cattive, diventeranno “uno” e l’uomo diventerà privo di qualità; solo allora egli potrà avere (Santhi) (Pace).

DISCEPOLO A quel momento questo campo di battaglia, questa (Hasthinapura), questa Città d’Ossa non ci sarà più, vero?

MAESTRO Se c’è una battaglia, ci deve essere un campo di battaglia. Se non c’è battaglia, perché preoccuparsi del campo?

DISCEPOLO Potremmo fare a meno di combattere quella battaglia?MAESTRO Perché no? I re si fanno venire la voglia della guerra perché si fidano dei loro sudditi, e questi incoraggiano i governanti a sguinzagliare i cani della guerra. I

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XII. GHITAsudditi sono le illusioni, le quali spingono alla battaglia l’uomo. Se i sudditi sono pochi, non si fa la guerra. Perciò spogliati dei sudditi, che sono le tue illusioni, dei sentimenti di “io” e di “mio”, e godrai di una pace indisturbata, ragazzo mio!

Adesso vai, e lascia che ti dica che coltivare dubbi di ogni genere è un’illusione anche quella, è (Vyamoha); cerca di liberarti anche da questa caratteristica! Vai, e torna tra qualche tempo.

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XIII.

DEL MONDO SOTTILE E GROSSOLANO

NEL RAMAYANA E NELLA BHAGAVATHAM DISCEPOLO Swami, la volta scorsa mi hai parlato della guerra del (Mahabharatha); anche il (Ramayana) si volge in ogni cuore?

MAESTRO Senza alcun dubbio ciò avviene sistematicamente.

DISCEPOLO Rama cosa rappresenta?

MAESTRO Rama è (l’Atma), venuto nel personaggio della (Givi), indossando l’abito chiamato “corpo”.

DISCEPOLO Perché Egli come (Sankalpasiddha), la cui Volontà prevale e, nonostante la sua onnipotenza, deve soffrire tanto?

MAESTRO É tutto una commedia: il Suo (Lila), un gioco. Cosa sono per Lui la gioia e la sofferenza? Egli è (Anandaswarupa), e non le conosce. Con la Sua Volontà di creare (Maya) Egli può produrre tutto. Ha inscenato il (Ramayana) sul palcoscenico del mondo. Egli stesso ha preso una parte e ha dato una Forma diversa a ogni (Guna). Il (Ramayana) avviene anche oggi, in ogni cuore. Rama, nel Cuore come (Atmarama), vede tutto come un testimone.

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DIALOGHI CON SAI

DISCEPOLO Ma, l’inerte materia, la (Givi), che parte ha in questo (Ramayana)?

MAESTRO Questo (Giada) riceve la (Ciaitanya) Attiva, ossia la Conoscenza di (Brahman. Ciaitanya) nasce col nome di Sitha; e il “Giada-Ciaitanya” diviene una unica entità. É l’unione (Sitharama). Finché il (Giada) e la (Ciaitanya) sono Uno, non ci sono problemi; tutto il guaio nasce dalla loro separazione.

DISCEPOLO Come avviene ciò, Swami?

MAESTRO Sitha, che è la (Brahmajnana) (cioè la conoscenza di Brahma), si allontana dall’(Atma) sotto forma di (Giva). Rama ha recitato in questo modo per mostrarcelo. Se si perde Sitha, ossia (Brahmajnana), si finisce per vagare nella foresta delle tenebre.

DISCEPOLO Se così è, Swami, perché Lakshmana (il fratello di Rama), sta sempre con Lui? A che cosa corrisponde Lakshmana nella nostra vita?

MAESTRO Non si deve esser soli nel buio della giungla della vita, ma aver sempre al fianco (Manas) (la mente), ed è per questo che Lakshmana sta sempre accanto a Rama.

DISCEPOLO Nel (Ramayana) compaiono Vali e Sugriva. Chi sono?

MAESTRO Vagando nella foresta sopravviene la disperazione, ma anche il discernimento. Tra loro esiste un odio feroce. La disperazione dev’essere eliminata e solo allora si avrà il successo. La disperazione è Vali e la discriminazione Sugriva.

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XIII. RAMAYANA E BHAGAVATHAM

MAESTRO É la personificazione del Coraggio, che è di grande aiuto per distruggere la disperazione. Con il suo aiuto è possibile attraverso l’Oceano dell’Illusione e Rama ha dimostrato che si può costruire il (Sethu), il ponte, quando Hanuman è al Suo fianco.

DISCEPOLO Dopo aver attraversato l’Oceano delle Illusioni che cosa ci attende? MAESTRO Sai che cosa ha fatto Rama dopo di aver passato il ponte? Ha conquistato (Moha), l’Illusione, e ha ammazzato Ravana e Kumbhakarna: il (Ragioguna) e il (Thamoguna). Il fratello rimasto, Vibhisana, che corrisponde a (Satwaguna), fu coronato Re. I personaggi dei tre fratelli Ravana, Kumbhakarta e Vibhisana illustrano i caratteri dei tre (Guna).

DISCEPOLO Dopo cosa dobbiamo fare?

MAESTRO Che cosa, chiedi? C’è il raggiungimento di Sitha, che è (l’Anubhavajnana), la (Jnana) ottenuta in questa vita con l’Esperienza. Unite di nuovo, (Giada e Ciaithanya), ecco la (Pattabhisceka), l’Incoronazione, ossia la (Givanmukthi), la Salvezza dell’anima.

Perciò l’insegnamento fondamentale del (Ramayana) è questo: “La Giva, Manas, Jnana, la disperazione, la discriminazione, il Coraggio, l’Illusione, Ragias, Thamas e Sattwa si presentano ognuno con una diversa forma; e si deve imparare il modo di dominare o di acquisire codeste qualità”.

Tutto ciò è fatto dall’(Atma), venuta con la Forma e il Nome di Rama, con la Sua azione, la Sua condotta, la Sua direzione e la Sua guida. Quindi il (Ramayana) non è terminato in quei giorni, ma finché in ogni vita c’è la lotta per il raggiungimento lungo queste vie della (Anubhavajnana)

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Page 93: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIe si incoroni il (Sattwaguna), esso continua a svolgersi nel cuore dell’Uomo. Da una parte la guerra del (Mahabharatha), e dall’altra il l(Ramayana); da un’altra ancora la (Bhagavatha); così gira perpetuamente la vita. Sono queste le forme (Sukshma), sottili, del (Ramayana), del (Mahabharatha) e della (Bhagavatha).

DISCEPOLO Cioè, nel (Ramayana) della vita presente Rama è l’(Atma), Lakshmana è (Manas), Sitha è la (Brahmajnana). Persa (Sitha), Rama cade e si ritrova nella giungla dell’esistenza, dove incontra la disperazione e il discernimento. Se ci accompagnano ad Hanuman, che è il Coraggio, possiamo attraversare il Mare dell’Illusione, con l’esercito dell’entusiasmo, del vigore e della perseveranza, rappresentati da Giambavan, Angada e dagli altri Vanara. Appena attraversato, potremo distruggere le qualità (Ragiasiche) e quelle (Thamasiche), rappresentate da Ravana e da Kumbakarna, e incoronate quelle (Sattwiche) impersonate da Vibhisana; raggiungeremo in Sitha la (Anubhavajnana) e con quest’unione di (Giada) con (Ciaithanya), cioè di Sitha e di Rama avremo l’(Ananda), la (Givanmukthi), la Salvezza dell’Anima. Che magnifico (Ramayana)!

Il (Ramayana) che Rama, Figlio di Dasaratha, rappresentò al suo tempo; oggi opera come (Ramayana) sottile per mezzo delle forme dei (Guna) e degli (Indriya), le qualità e i sensi di ogni individuo.

MAESTRO Il (Ramayana) sottile avviene sempre.

DISCEPOLO Hai detto, Swami, che ogni (Guna) e ogni (Indriya) è una forma separata, nel (Ramayana). Mi sorprende un pò che anche i Sensi possano prendere una forma! Nei due (Ramayana) quello grossolano e quello

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Page 94: Dialoghi Con Sai Baba

XIII. RAMAYANA E BHAGAVATHAMsottile, sotto che forma appaiono i Sensi? Vorresti aver la bontà di dirmelo?

MAESTRO Qualunque (Guna) o Qualità si voglia, come potrebbe eprimersi se non per mezzo dei Sensi? I (Guna) sono allevati nei sensi. I Sensi d’Azione sono cinque, e cinque sono i Sensi della Conoscenza. Con l’aiuto della (Manas), questi dieci creano gli attaccamenti, altrimenti non esisterebbe l’unione. “Nato in (Maya), cresciuto in (Maya), la missione dell’uomo è di dominare (Maya)”, è detto. Così pure la (Giada Ciaithanya), nata nei Sensi, cresciuta nei Sensi, deve dominare i Sensi. Questa è la loro caratteristica basilare, non lo sapevi? Rama, la (Givi) di che è Figlio? Di re Dasaratha, che è il simbolo dei Dieci (dasa) (Indriya, Dasendriya). Qualunque (Guna), o (Rupa) prendiamo in considerazione, non possiamo slegarlo dai Dieci Sensi. I Dieci Sensi, cinque di Conoscenza, (Jnanendriya), e cinque d’Azioe, i (Karmendriya), sono tutti riassunti nella forma di (Dasaratha).

DISCEPOLO Dasaratha ebbe quattro figli; che cosa rappresentano, Swami?

MAESTRO Dai Dieci Sensi possono aver origine non solo quattro, ma qualunque numero di Qualità (Guba) e di (Rupa) (Forme). Ma solo i principali che sono quattro, a simbolo delle quattro facce del Signore, ebbero origine per Sua volontà. Essi nacquero come Rama, Lakshamana, Bharatha e Sathrughna. Nella loro forma sottile essi sono (Sathya, Dharma, Santhi e Prema) (Verità, Azione giusta, Pace e Amore), le quattro Facce del Signore.

DISCEPOLO Tra essi, che è (Sathya)? E quali (Dharma, Santhi e Prema)?

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DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Non lo puoi scoprire da solo? Rama è (Saqthya Swarupa); mentre “La condizione e gli onori devono andare a chi ne ha diritto, non a me”, disse Bharatha, e ciò mostra che egli è (Dharmaswarupa). Lakshmana, che diede fede totale all’(Atma), ossia a Ramaswarupa, convinto che non c’è (Ananda) più dolce della sua costante compagnia, seguiva sempre Rama, e così egli è (Premaswarupa). Satrughna, che non aveva nessuna ambizione e seguiva le tracce degli altri tre fratelli, calmo e impenetrabile, è (Santhiswarupa): É chiaro? DISCEPOLO Sì, Swami, ma i quattro nacquero da tre madri, che cosa esse rappresentano?

MAESTRO Come ho detto prima, “nato in (Maya) resciuto in (Maya), l’uomo deve trascendere (Maya)”; e così si nasce dai (Guna), si cresce fra i (Guna), e alla fine si devono trascendere i (Guna). Proprio per dimostrarlo,le tre madri rappresentano i tre (Guna): Kausalya è (Satwoguna), Kaikeyi è il (Ragioguna), e Sumithra è (Thamoguna), come è dimostrato lì dal loro comportamento nella storia. Dasaratha, che impersona i dieci sensi, è maritato con codesti (Guna), ed è perciò (Indriyagunaswarupa). Poiché l’uomo non può facilmente afferrare la Verità per mezzo dei sensi e dei (Guna); il Signore gliela insegna in tutto il (Rmayana) in tanti modi; e lo sta facendo anche adesso. In quel giorno il Signore eseguì il (Ramayana) a livello grossolano, ed oggi Egli esegue il (Sukshmaramayana) sul palcoscenico del cuore umano.

DISCEPOLO Swami, il senso occulto del (Mahabharatha) e del l(Ramayana), che hai spiegato è veramente interessantissimo. Se si va a fondo, che altro ci si può trovare? La loro vicenda si svolge in ogni cuore attraverso le azioni e le reazioni di (Manas, Cittham e Buddhi). Hai detto che

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Page 96: Dialoghi Con Sai Baba

XIII. RAMAYANA E BHAGAVATHAMavviene lo stesso per la (Bhagavatham): me Lo vorresti spiegare?

MAESTRO Vedi, la (Bhagavatham) è diversa dagli altri due; non ha né qualità né forma. Tratta dell’(Atma), che trascende e sta dietro le qualità o (Guna), i sensi o (Indriya), la (Manas) e la (Chiththam); tratta dei poteri e delle gesta dell’(Atma), e delle sue apparenti attività, i (Lila). La (Bhagavatham) contiene le storie delle Incarnazioni di ciò che è il Testimone di Tutto.

DISCEPOLO Quali sono le Forme che Egli assunse? E perché le assunse?

MAESTRO In realtà Egli è tutte le Forme, (Sarvaswarupi), e non c’è limite al numero e alla natura delle Sue Forme; c’è però qualcosa da dire nei confronti di ciò che è accaduto. Brahma, Vishnu, Maheswara, Matsya, Kurma Varaha, Vamana, Narasimha, Rama e Krishna sono le Sue Incarnazioni. Al fine di attuare la Creazione, la Conservazione e la Distruzione del Mondo, per punire gli iniqui e proteggere i giusti, Egli assunse la Forma che designa quale la più adatta al momento e allo scopo che Egli si è proposto. Realizzato questo proposito, Egli è come era prima, il Testimone, l’(Atmarupa).

DISCEPOLO Anche Rama e Krishna punirono i malvagi e protessero i buoni, non è vero Swami? Perché allora nel (Mahabharatha) e nel (Ramayana) dici che esiste (Gunaswarupa) e nella (Bhagavatham) non c’è?

MAESTRO Vedi, i (Guna) hanno principio e fine, ma l’(Atma) non ne ha. Anche Rama e Krishna essenzialmente non hanno qualità, e hanno dimostrato come, senza esser dotati di

(Guna), si possono tenere i (Guna) sotto

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DIALOGHI CON SAIcontrollo. Il (Ramayana) e il (Mahabharatha) hanno una conclusione, no? In quel senso, la (Bhagavatham) non ha mai fine, come non ne ha il Signore, del quale essa parla. Narra delle Forme che assunse il Signore a seconda dell’epoca, del tempo e del caso, mentre i primi due poemi insegnano le politiche da seguire in questo momdo falso ed evanescente e vogliono mostrare all’umanità le vie di (Sathya, Dharma, Santhi e Prema). Hai capito?

DISCEPOLO Allora si direbbe che la (Bhagavatham) non ha utilità pratica!

MAESTRO Cosa dici? É proprio la (Bhagavatham) che è la più utile per i (Sadhaka)! Soltanto essa contiene il segreto vero del Signore, la Sua vera Gloria e la Sua vera Via! Il (Ramayana) e il (Mahabharatha) cercano fino a un certo punto di elevare l’uomo secolare, l’uomo comune con l’insegnamento morale e con l’esempio, e come meritarsi la Grazie del Signore; ma chi vuol conoscere la natura dell’(Atma) e del (Paramatma) deve studiare la (Bhagavatham) più di ogni altro testo.

DISCEPOLO Swami, che relazione c’è fra la (Bhagavantha, Bhagavatham e Bhakta)?

MAESTRO La stessa che c’è fra (Maharagia) (Imperatore), (Yuvaragia) (Principe Ereditario Incoronato) e (Kumararagia) (Principino, presunto Erede). (Bhagavantha), il Signore, è il (Maharagia); il (Bhagavatha) viene secondo perché procede dal Signore col grado di (Yuvaragia); il (Kumararagia) dipende dai due, e perciò è il (Bhaktha). Il grado di (Kumararagia) non è un grado qualunque; può anche meritare la posizione di (Maharagia). Tutti gli altri sono inferiori a questi tre. Coloro che non si elevano al

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Page 98: Dialoghi Con Sai Baba

XIII. RAMAYANA E BHAGAVATHAMgrado di (Bhaktha), cioè di (Kumararagia) non hanno diritto di essere ammessi alla Corte del (Maharagia).

DISCEPOLO E allora gli (Yoghi), gli (Jnani), gli asceti non lo meritano?

MAESTRO Chiunque, se non ha (Bhakthi), l’amore per la Verità Suprema, come potrebbe esser divenuto uno (Yoghi), uno (Jnani) o un asceta? Tutti costoro hanno (Bhakthi) in ugual misura. Prendi quei dolci che si chiamano (lassù, gilebi e Mysore pak) e tutti gli altri; in tutti, per dare il dolce c’è un ingrediente comune, lo zucchero, non è vero? Quindi anche per queste tre vie c’è una componente comune, la dolcezza del Nome di Dio, la (Bhakthi). Se manca diviene assurdo perfino il loro nome!

DISCEPOLO Un’altra cosa, Swami! É possibile giungere vicino al Signore solo con la fede in Dio e facendo, con tale fede, (GIapa, Dhyana, Bhagiana e Pugia)? Non sarebbe possibile arrivarci anche per la via della Verità, del (Dharma) e del (Prema), del servizio al prossimo?

MAESTRO Come potrebbero nascere le tendenze che dici senza il timore del male e di Dio? Sono ordinarie e comuni queste vie e le qualificazioni che occorrono per seguirle? No, esse sono le porte all’appartamento interiore del Signore. Coloro che sviluppano codeste qualità sono amici, ma coloro che le praticano insieme con la devozione al Nome e alla Forma diventano parenti: ecco la differenza.

La meditazione sul (Nama) e la (Rupa) serve anche a irrobustire i (Guna). Senza questo fondamento i (Guna) non possono divenire forti e puri. Il Nome e la Forma del Signore tolgono la scoria dalle qualità umane.

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Page 99: Dialoghi Con Sai Baba

DIADOCHI CON SAIDISCEPOLO Però, il (Bhaktha) e l’uomo di buone qualità raggiungono lo stesso luogo entrambi, non è vero, Swami?

MAESTRO Certo: l’uomo solamente buono è un candidato che merita il posto, ma l’uomo buono che ha (Bhakthi) ha diritto al posto, e non gli si può passare davanti.

DISCEPOLO Ci sono molti che sono attivi e fanno tante cose sotto lo slogan “Servizio di Dio”; i loro meriti danno loro dei diritti a quel posto?

MAESTRO Perché me lo domandi? Sicuro, per coloro che fanno servizio con questo atteggiamento. Però è molto difficile avere realmente quel sentimento. Non è sincerità considerare gli altri solo come uomini e dire che “servirli è servire Dio”; la mente correrebbe lungo due canali. Devi invece afferrare appieno la Gloria del (Madhava); capire che il (Madhava) è solo servizio al (Madhava); solo così le tue azioni ti daranno diritto al posto. Quale maggior titolo potrebbe occorrere?

Se invece il “servizio” si fa per avere stima, onore e gloria, e se nella mente c’è la bramosia della ricompensa per il bene che si fa la frase: “ Il servizio all’uomo è servizio fatto a Dio” non ha nessun significato, e non si otterrà il risultato desiderato.

DISCEPOLO Molto interessante, Swami! Il parlare della (Bhagavatham) ha evocato molte idee buone e morali. Basta sentir descrivere la Sua Forma per avere tante preziose Verità! Oggi sono stato veramente fortunato.

MAESTRO Hai capito tutto, allora? La (Bhagavatham) è la storia dell’(Atma) senza principio né fine. Essa è in

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Page 100: Dialoghi Con Sai Baba

XIII. RAMAYANA E BHAGAVATHAMambedue le forme: nella forma grossolana e in quella sottile. É più sottile del sottile, è più grossolana del grossolano; non ha limiti né misura. Il (Ramayana) e il (Mahabharatha) sono (Ithihasa) o storie epiche. La (Bhagavatham) è differente, essa descrive l’(Atma), istruisce sulla via della (Bhakthi). Non può mai finire, il sipario non cala mai. É questo il significato della (Bhagavatham).

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Page 101: Dialoghi Con Sai Baba

XIV.

DEI FALSI MAESTRIDISCEPOLO Vorrei che mi togliessi dal capo un grosso peso, Swami. Per quanto cerchi di dimenticarmene, dovunque mi volga, esso mi fa male; non odo che quello! Come me lo posso togliere dalla mente? Poiché non ci riesco mi rivolgo a Te. Non vorrei essere frainteso; Ti prego, dammi una risposta diretta, se lo farai sarà tolto un grosso peso dal capo di quelli come me, e aumenterà l’entusiasmo per la (Sadhana). Se no temo molto che potremmo perdere anche quel pò di fede che abbiamo nel Signore e perfino diventare degli atei. La Tua risposta ci può essere di immenso aiuto, a me e a tutti i (Bhaktha) del mondo. Perciò Ti scongiuro di spazzar via i miei dubbi e di dirmi, ben chiaramente, la Verità.

MAESTRO Che cos’è, dimmi! Qual è la causa di tanti mali di testa?DISCEPOLO Swami, ci hai detto che l’uomo ha quattro (Ashram: Brahmaciaryam, Grihasthyam, Vanaprastham e Sanyasam) e che chi raggiunge il quarto è veramente benedetto, perché raggiunge la Realizzazione. Ti prego, dimmi esattamente cos’è codesto (Snyasam)!

MAESTRO Tutta qui la causa di tanta preoccupazione? Ragazzo mio, il saio di (gherua), la testa rapata e il resto

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Page 102: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAInon fanno il (Sannyasi). Il vero (Sannyasi) è colui che si è liberato da tutti i desideri, tranne quello, nel quale è totalmente immerso, di raggiungere Dio, ed è sempre fisso nel Divino e nella disciplina necessaria per raggiungerlo. Chiunque sia così è un (Sannyasi). Chi invece conserva ogni tipo di desideri e si dà da fare per soddisfarli, è un (Sanyasis) come si suol dire; è un imbroglione, capito?

DISCEPOLO Oggi i (Sanyasisi) si comprano per una (rupia) e anche solo per un (paisa), o per una sigaretta. Come facciamo a distinguere tra costoro?

MAESTRO Perché ti interessi a questo? Pensa al tuo progresso. Devi aver desiderio di trovare qualcuno che ti indichi la via giusta per il tuo (Sadhana), e se non è possibile, avvicina e riconosci te stesso; ciò ti può bastare a tutto quello che cerchi. Affidati a te stesso e i tuoi dubbi spariranno.

DISCEPOLO Allora, Swami, perché si dice: “La (Vidhya) senza (Guru) è (Vidhya) senza occhi”? Non è essenziale affidarsi a qualche grand’uomo? Per insegnare la strada, voglio dire.

MAESTRO I grandi uomini non sono spariti dalla faccia della terra, figliolo! Non credere che tutti siano del tipo che hai detto! Dei grandi ce ne sono anche adesso; se no “come farebbe giorno”?, come dice il proverbio.

DISCEPOLO Ci sono grandi uomini anche tra i (Grihastha, i Vanaprastha e i Brahmaciarya), Swami! Non ne ho molta esperienza, ma ho trovato fra essi persone di gran nome e di molta fama. Però posso dire che è molto difficile trovarne fra i (Sannyasin). É impossibile trovare

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Page 103: Dialoghi Con Sai Baba

XIV. DEI FALSI MAESTRIun (Sanyasi) che non abbia qualche desiderio. Se i (Sanyasin) hanno tante voglie, come criticare i (Grihastha) per le loro? Dovunque vada sento dei (Sanyasin) che chiedono: (“Money, money, money”)!

MAESTRO Veramente, il (Sanyasi) non deve avere nessun desiderio, come hai detto. Gli appetiti e l’avidità sono i loro peggiori nemici ed essi non dovrebbero avere il minimo contatto con essi. Dovrebbero accettare solo quel poco di cibo che gli si dà, dovunque gli venga offerto, e basta. Non devono desiderare altro; è il loro voto, la regola. Non devono avere nulla a che fare col denaro.

DISCEPOLO Però, Swami, scusa. Io li vedo perpetuamente in cerca di soldi. Non c’è nessun padre di famiglia che stia dietro ai soldi come loro! Speculano sui loro discepoli e spillano loro i guadagni duramente procurati, e chi na dà viene condannato. Va bene questo, è giusto, Swami? Sono dei (Guru) questa gente?

MAESTRO Nessuna persona sensata direbbe che queste cose sono giuste. Come potrei dirlo io? Ma perché non chiedi loro: «Signori, che bisogno avete di soldi? Non è forse un male che voi abbiate tanta smania di denaro e di quello che viene dal denaro?».

DISCEPOLO L’ho chiesto sì, Swami!

MAESTRO E che cosa ti hanno risposto? DISCEPOLO Alcuni dicono che il denaro serve per le spese del loro (Ashram); agli che vogliono ingrandirlo e tante altre ragioni simili. Chi è loquace trova scuse senza difficoltà. Solo quando dobbiamo credere a ciò che dicono è necessario discriminare, non è vero?

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Page 104: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

MAESTRO Il (Guru) deve impegnarsi nel progresso dei discepoli che si affidano alla sua guida e non in quello dell’(Ashram). (L’ashramita) è più importante dell’(Ashram). L’interesse e l’ansia per l’(Ashram) diventa un grosso (Sramam), onere. A causa di ciò la gente perde anche quel poco di fede e di devozione che ha e diventa atea. I (Guru) di questa fatta, invece di essersi liberati da ogni legame si sono aggiogati ancora di più e sono diventati come bestie di soma.

Dammi retta, figliolo, non guardarli neppure i (Guru) che premono sui discepoli per spillar quattrini; tienti il più lontano possibile da loro, per non perdere la Fede.

DISCEPOLO Siamo andati da loro nel desiderio di apprendere le cose supreme della vita e di conoscere la Via che conduce al Signore; li abbiamo cercati, ignari di entrare nella fossa dei serpenti; e, sotto il saio ocra, abbiamo trovato le vipere! I loro desideri di grandezza per l’(Ashram) non sono anch’essi sbagliati Swami? Se vogliono servire la gente in quel modo, si presentino come gente comune, coi loro nomi originali, e vadano a raccoglier fondi e li spendano senza tanti orpelli! Farsi chiamare (Sannyasin), e con addosso quel saio, con una (Upadesa), prendere un sacco di voti quando si fanno iniziare al monachesimo, dire di aver rinunziato a tutti i desideri ... e poi mettersi ad accumulare, non è sacrilegio?

MAESTRO L’uomo può esser sacrilego, ragazzo mio, ma l’ideale mai! E l’ideale del (Sanyasin) non potrà mai essere intaccato. Non portare con te questa idea. Naturalmente nel mondo di questi tipi ce ne sono, ma non li devi includere nella categoria dei (Sanyasi) o degli (Swami). Non hanno niente a che fare con essi, e dandosi l’aria di

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Page 105: Dialoghi Con Sai Baba

XIV. DEI FALSI MAESTRIesseri (Sanyasi) o (Swami) fanno solo il male dei loro allievi. Non li devi degnare di un solo pensiero.

DISCEPOLO Va bene, Swami. Ma ce ne sono che hanno edificato dei grossi (Ashrams) e sono riconosciuti come dei (Guru); è giusto o no che abbiano desiderio di avere del denaro?

MAESTRO Perché lo domandi? Queste persone hanno dei segni speciali, come corna in testa o simili? In realtà costoro devono essere più cauti di tutti. Hanno molti allievi e devono mettercela tutta affinché i giovani acquistino le attitudini giuste e siano completamente immersi nella contemplazione del Signore, in caso contrario farebbero molto danno. Se il (Guru) pone massima attenzione al progresso spirituale e alla gioia interiore dei discepoli, saranno proprio questi ultimi a darsi da fare per l’interesse dell’(Ashram). Non si deve fare nessuna pressione. Se invece, dimèntico del “loro” progresso, egli chiede soldi a gran voce, tassando sia i discepoli, sia i suoi devoti per lo sviluppo del suo (Ashram), finisce per perderlo!

Il discepolo perderà la sua devozione e il (Guru) perderà il suo istituto! Che bel risultato!

DISCEPOLO Inoltre, se qualcuno gli dice che fanno male, si inviperiscono e minacciano punizioni severe. É giusto, Swami?

MAESTRO É una colpa in più. Come potrebbe esser giusto? Non è corretto per un (Guru) colpire il cuore di un discepolo, ma deve compiacerlo e soddisfarlo. Chi minaccia ed estorce non è un maestro, ma un maldestro (nel testo inglese: not teachers, but cheaters); non sono pastori, ma lupi.

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Page 106: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAI

DISCEPOLO Allora, che cosa consigli di fare? Come trattare con loro? Ti prego, dimmelo!MAESTRO Caro figliolo, non parliamo più di gente che ha perso la sua strada, ma della “tua” strada. Smetti ogni contatto con simili persone e vai solo dove non c’è lussuria, né avidità, né altri desideri. Cerca un (Guru) deve avere queste qualità, ricordalo; se ci sono queste qualità, vai da lui e sii felice. Se non trovi un posto così, medita su Dio dentro di te. Fai (Dhyanam e Bhagiana), perché è sufficiente; non occorre cercare altri posti. Ogni volta che hai del tempo libero, leggiti dei buoni libri e anche da questi estrai solo quanto ti occorre e scarta il resto. Stai in guardia e non farti accalappiare da reti o da trappole di nessun genere.

DISCEPOLO Quali sono le qualità di questi “grandi uomini”, Swami?MAESTRO Non bramano ricchezze; non hanno ambizioni di ingrandire il loro (Ashram); non amano che li loda e non odiano chi li biasima; non proibiscono ai discepoli di aver contatto con altri e non impediscono agli altri di avvicinarli. Guardano tutti con amore uguale; non si compiacciono al sentir diffamare gli altri; non hanno sentimenti di vendetta contro chi gli mostra i loro torti e i loro difetti; diffondono sempre (Sathya, Dharma, Santhi e Prema); e la loro unica brama è la gioia, il benessere e il progresso dei devoti. Queste sono le persone da cercare, e non degnar di uno sguardo quelli che sono affetti da ira, ansia, invidia, odio, ecc. né quelli che si preoccupano del loro nome o del loro stato sociale, per quanto sia pomposa la loro personalità e risonante

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XIV. DEI FALSI MAESTRI

DISCEPOLO Va bene, Swami. Ma ho ancora un piccolo dubbio. Com’è che questi grossi (Guru), pozzi di dottrina, capaci di parlare per ore, non si rendono conto di questo? Questi grand’uomini non possono vedere da sé i loro errori e correggersi.?

MAESTRO Vedi, anche un solo grammo d’esperienza è utile, ma una tonnellata di cultura può essere utile. Molta gente parla per ore nelle Università e non fa che ripetere quello che ha imparato a memoria. Si può diventare grandi solo per merito della lunghezza o della magniloquenza dei propri discorsi? É come rivomitare il pranzo. Dovete vedere quanto di quello che è predicato vien messo in pratica, e se quelli che danno consigli li seguono essi stessi. Se non sei capace di evitare di fare una cosa, non chiedere agli altri di evitare di farla. Quindi, per quanto istruita sia una persona, se non mette in pratica ciò che dice di sapere, è come se girasse a vuoto.

É ovvio che queste qualità che ho detto non si dovrebbero trovare solo nei (Guru), ma in tutti. Quindi smettila di parlare degli altri se agiscono bene o male; accresci la fede e la devozione in te; rafforza la disciplina per la meditazione sul Signore; impegnati in opere benefiche; parla solo di ciò che porta bene; adora il Signore e tienilo nella memoria; fai (Giapam e Dhyanam). Se sei così impegnato non preoccuparti affatto di ciò che è giusto o errato per gli altri.

DISCEPOLO Swami, hai spiegato meravigliosamente il rapporto fra il (Guru) e lo (Sishya) (discepolo). Se però guardiamo lo stato attuale, colui che rivela la realtà non piace a nessuno. Come dici, molti (Guru, Swami e Sadhu) si comportano male e in molti modi rovinano la fama di

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DIALOGHI CON SAIquei titoli e agiscono contrariamente ai voti presi di (Sannyasa) e al (Dharma) del Signore. Quella gente non gradirà i Tuoi giudizi e potrà anche esser risentita perché hai messo a nudo i loro difetti o, peggio ancora, tentare di giustificare la propria condotta e inventare storie e argomentazioni per dare una apparenza corretta alle loro azioni. Le tue osservazioni si applicano solo a chi agisce male e non a quelli che fanno il bene. I buoni (Sadhu) e quelli che sostengono i giusti ideali saranno lieti che Tu dica queste cose. Ma, nonostante quello che dice la gente, Ti prego, Swami, aiuta i (Sadhaka) a progredire e rivelare la Gloria del Signore.

MAESTRO Cosa mi importa di quello che dice la gente? Si può forse appoggiare e sostenere il falso per timore dei commenti? “Come è il carico, così è il portatore”, dice il proverbio. Solo i farabutti si risentono e fanno commenti contrari. I veri (Guru) ne saranno contenti. Quelli che sono sinceri non avranno né timore né risentimento, e gli altri potrebbero imparare la lezione se sentissero vergogna e decidessero di correggersi. Per tutti gli errori commessi per ignoranza, il modo di chieder perdono è il pentimento e la correzione. Non ricadere nello stesso errore è prova di forza morale.

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XV.

DELLA MEDITAZIONEDISCEPOLO Swami, ho qualche dubbio sull’argomento di (Dhyana) (meditazione) di cui stai scrivendo; posso farTi una domanda?

MAESTRO Ma certo che mi puoi fare domande per dissipare i tuoi dubbi. A te fa bene e a me fa tanto piacere.

DISCEPOLO Alcuni praticano (Dhyana) ma non riescono a sapere se hanno fatto progressi o no. Cosa mi puoi dire a questo proposito?

MAESTRO Il progresso nella (Dhyana) è il raggiungimento di (Echeggiata), Concentrazione. Ognuno può giudicare da sé, senza difficoltà, qual è il progresso che ha fatto nella concentrazione, no?

DISCEPOLO Certuni dicono che nella (Dhyana), vedono ogni sorta di cose, o sentono tanti tipi di suono. Questi sono segni di progresso?

MAESTRO Sono illusioni, e la ostacolano. Danno presunzione e disperdono la concentrazione. La distrazione per visioni e suoni non è segno di (Dhyanam).

DISCEPOLO Che cosa bisogna fare quando ciò accade?

MAESTRO Non permettere che la mente si rivolga ad essi e non perdere mai di vista la forma Divina che ci si è

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DIALOGHI CON SAI

raffigurati. Convinciti che queste illusioni sono solo ostacoli destinati a distogliere l’attenzione dalla forma scelta. Se lasci che queste visioni e questi suoni si intrufolino, ti annebbieranno la forma Divina, aumenterà il tuo (Ahmkara) (ego) e perderai la strada.

DISCEPOLO Eppure, Swami, alcuni dicono che quelle cose sono segni di progresso!

MAESTRO Questo vuol solo dire che quei tali non praticano (Dhyana) in modo giusto! Inoltre, dato che non sanno cos’è (Dhyana), ingannano i loro discepoli, compiacendoli. É tutto il loro guadagno.

DISCEPOLO Allora vuol dire che (Dhyana) non ci porterà a vedere il Signore?

MAESTRO Perché no? É certamente possibile. Se fissi la tua attenzione sulla forma sublime e bella del Signore e ti concentri solo su di essa, riceverai la Sua Grazia in vari modi. Ciò facendo possono intervenire molti disturbi, ma non devi lasciarti illudere e non dimenticarla mai. Dipingi davanti a te, immerso in essa, tutto il Creato.

DISCEPOLO Come facciamo a vedere allora a che livello è giunta la nostra (Dhyana)?

MAESTRO Vuoi determinare il tuo progresso solo con dei numeri: livelli uno, due ecc.? La (Dhyanaswarupa) non ha né fine né principio, e la sua fruizione non si può mai dire né completa né terminata.

DISCEPOLO Allora (Dhyana) è senza fine?pag.120

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XV. DELLA MEDITAZIONE

MAESTRO Ciò che generalmente è chiamata fine è la dissoluzione dell’ego e la fusione di tutto nell’unica forma. (Dhyana) non finisce mai.

DISCEPOLO Come possiamo accorgerci dei suoi livelli?MAESTRO Te ne puoi fare un’idea se ogni giorno esamini la tua capacità di concentrarti, fino a che punto domini la natura vagabonda della mente e altresì la profondità con la quale ricevi gioia nel contemplare la forma. Questo è tutto.

Non si può riconoscere lo stadio raggiunto, ciò che ricevi, e quando lo ricevi, essi dipendono dalla Grazia Divina. Il dovere del (Saghaka) è praticare (Dhyana), senza deviare dalla giusta via. Tutto il resto è Grazia Sua e non dipende dal numero di giorni o dalla durata. Per alcuni ci vorranno molte vite, e per altri solo pochi giorni. Tutto dipende dalla (Sraddha) (Fede) di ciascuno, dalla (Bhakthi) e dalla (Sadhana); non si può calcolare o valutare.

DISCEPOLO Ossia non ci dobbiamo preoccupare della nostra (Sadhana), del suo progresso, del livello raggiunto, dell’eventuale declinare di esso?

MAESTRO Esatto. Preoccupati della disciplina necessaria per la (Sadhana) e non della sua fruizione. La Realtà e la sua realizzazione non hanno né gradi né limiti. Non cedere a illusioni di alcuna specie, né desiderare questo o quel livello, ma pensa solo alla meta e al viaggio. Non abbandonare mai la disciplina della (Sadhana), e non variare le ore della (Dhyana); devi cercare di ottenerla con atteggiamento costante e con in vista una sola meta. Ciò ti concederà tutto il Frutto e ti elargirà tutta la Beatitudine. Non farti sviare da chi ti racconta le proprie esperienze immaginarie. Per te non ci deve essere nulla di

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DIALOGHI CON SAIgenuino fuori dalla tua propria esperienza. Perciò cerca anzitutto di avere una concentrazione senza deviazioni, (Echeggiata), sia quella la sola tua meta.

DISCEPOLO (Dhyana) è la visione della forma del Signore? Se la si vede di fatto, dicono che non è reale e genuina. Che intendono dire?

MAESTRO La visione della forma del Signore è la meta di (Dhyanam), ma prima che ci si arrivi, si incontrano alcuni ostacoli, dai quali ti devi guardare.

DISCEPOLO Che specie di ostacoli sono? Come devo superarli?

MAESTRO Fa’ conto di aver preso un treno per giungere a un villaggio. Hai saputo che in quel villaggio c’è una stazione, e lungo il viaggio il treno si ferma a tutte. Ma tu non scendi dal treno con la valigia solo perché si è fermato, vero? Se scendi non arriveresti dove vorresti e avresti molte difficoltà compreso il ritardo. É più prudente, prima della partenza, prender nota di tutte le stazioni intermedie chiedendo i nomi a qualcuno pratico della linea.

DISCEPOLO Pare che tutti siano dei viaggiatori sperimentati, su quella linea! Come fare a distinguere tra quelli che mentono e quelli che sanno?

MAESTRO Certo, ci si deve pensare bene. Ognuno potrebbe aver percorso una sua linea speciale, mentre altri, per raccontare tutti i particolari hanno bisogno della carta geografica. Così, non devi seguire le loro indicazioni su simili basi. Considera da dove sono partiti loro e donde dei partito tu; confronta l’itinerario che hanno percorso loro e quello che devi percorrere tu. E poi non è

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Page 113: Dialoghi Con Sai Baba

XV. DELLA MEDITAZIONEpossibile chieder consiglio a quelli che sono arrivati, perché non tornano indietro al punto dove sei arrivato tu. Ecco perché non devi prenderti la briga di andare a cercare persone che ti raccontino le loro esperienze di viaggio. Il meglio è ricorrere all’aiuto e al consiglio dei veterani, che si trovano nella (Ghita), nelle (Sastra), nei (Veda), nelle (Upanisciad); poi affidati alle parole del Signore e segui (l’Upadescia) degli (Avathara Purusha). Infine ci sono innumerevoli grandi uomini che ti possono guidare, ma solo fino al punto in cui sono arrivati, non oltre. Come potrebbero infatti parlare di cose che essi non hanno sperimentato?

DISCEPOLO Bene; ma come possono tutti aver l’occasione di trovare la strada e arrivare alla meta?

MAESTRO Se sono destinati non avranno alcuna difficoltà. L’occasione li andrà a cercare; ricordi il detto “L’uomo che andava in cerca della liana ci inciampò mentre la cercava”? Non aver dubbi, succederà.

DISCEPOLO Swami, coloro che dicono che se nella (Dhyana) non ci sono visioni, luce e suoni vuol dire che non abbiamo fatto progressi, hanno allora torto!

MAESTRO Non è che abbiano torto, è una loro idea. Forse hanno (Dhyanam) proprio per avere tali sensazioni, e così le hanno. Sono cose che li illudono ed essi non sanno analizzare la verità che sottostà alle loro visioni. Non si dovrebbe andare in cerca di tali illusioni passeggere!

DISCEPOLO Che dobbiamo cercare allora, Swami?MAESTRO Devi cercare e volere il Principio di ogni cosa, quello che, se Lo conosci, tutto conosci; se Lo

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Page 114: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIvedi, hai visto tutto. Non cercare le gocce invece di cercare il mare. Raggiunto l’Oceano, base di tutte le gocce, non sarai più illuso dalla goccia.

DISCEPOLO Ci sono dei (Sadhaka) che nella (Dhyana) si dipingono l’immagine del (Guru), è giusto?

MAESTRO Il (Guru) addita la strada e insegna ciò che è utile. É ovvio che gli devi rispetto e riconoscenza, ma il (Guru) d’oggi non deve essere ritenuto onnipotente e onnisciente. É vero che il Signore è in tutti, in quanto (Atma), ma si deve badare ad assegnare a ognuno la dignità che gli spetta e non di più.

DISCEPOLO Però ci sono dei grandi che sostengono che il (Guru) è padre e madre; che è insieme Brahma, Vishnu e Maheswara, tutti in uno.

MAESTRO Se ti basi sulla Forma dell’(Atma), è corretto; ma oggi sono rari i (Guru) siffatti. Se li consideri padre, madre e Dio lo fai per dimostrare loro amore e rispetto, e va bene. Amoroso come la madre e protettivo come il padre, lo puoi considerare. Ma cosa dirai allora di quelli che ti hanno procreato e allevato, prima che trovassi il (Guru)? La cosa più importante è: sii grato al padre e alla madre, servili, falli contenti, rispettali, rispetta il (Guru) perché ti indica la strada e veglia sul tuo progresso e sul tuo bene. Poi adora il Signore in quanto è il Testimone Onnipresente, Padrone della Creazione, della Conservazione e della Distruzione. Lo puoi inoltre considerare come la Forma e il Protettore Universale, l’Amico. Tutti gli altri devono esser considerati secondo il loro status individuale; la madre come madre, il padre come padre, il (Guru) come (Guru). Se cerchi l’(Atmasakshatskara) devi usare nella tua (Dhyanam) la Forma del Signore (l’Atma Universale)

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XV. DELLA MEDITAZIONEche preferisci, e non l’immagine del tuo (Guru). Il Signore è di grado più elevato del tuo (Guru), non credi? Certo, le parole del (Guru) ti son servite di base per cercare di attingere l’origine di tutte le cose; questo sarà il coronamento e il frutto di tutto lo sforzo.

Ti chiedono di trattare la gemma come un ciottolo, e il ciottolo come una gemma! Lo puoi fare per imposizione, ma nel tuo intimo credi che sia una cosa sincera? Non è segno di (Dhyanam) aver una idea di dentro e l’altra fuori. Finché codesto conflitto non s’è risolto e non esiste la stessa idea dentro e fuori, non ci sarà né stabilità né successo in (Dhyanam).

DISCEPOLO Ebbene, Swami mi va molto bene. Molti (Sadhaka) sprecano il loro tempo in una sedicente (Dhyanam) perché non sanno le cose a fondo. Per essi non ci sono leggi né limiti. Il Tuo consiglio mostra loro la Realtà, e li mette sulla strada giusta.

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XVI.

DELLA ILLUSIONE (MAYA)

DISCEPOLO É da tempo che desidero chiederTi certe cose per imparare dalla Tue risposte. Oggi ne ho l’occasione. Questa (Manas) e questi principi sono categorie ignote a me. Il loro significato non mi è chiaro perché non ne ho fatto l’esperienza. Però, Swami, questa illusione del (Samsara) è forte e fitta, come le nere nubi di un temporale. Cos’è quella forza possente che ci trascina? É una cosa che mi disturba, mentre vedo persone che capiscono tutto chiaramente fin dal primo momento. Vorresti aver la bontà di illuminarmi?

MAESTRO Certo, ragazzo. La tua sofferenza nasce dalla paura, che ti fa vedere l’ombra di un assassino in un tronco d’albero. Cioè stai confondendo il Non-duale, pieno, l’(Adwaitha), il (Purna) che è (Brahman) con una (Giva) separata e incompleta e soffri per questo errore. Questa è la causa di tutte le tue sofferenze.

DISCEPOLO Da dove nasce questa illusione?MAESTRO Dormi e sogni. Dormi il sonno di (Ajnana) e di (Moha) (dell’ignoranza e del desiderio di avere) e sogni questo (Samsara). Svegliati! Non avrai più sogni. Via il sogno, via l’illusione.

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DIALOGHI CON SAI

DISCEPOLO Che cos’è questa ignoranza, Swami? Che caratteristica ha? Come agisce?MAESTRO Ciò che è unito al corpo e si sente come il “sé” è la (Giva). Essa guarda fuori di sé e crede in questo (Giagath) (mondo) mutevole e nel (Samsara) (il flusso della vita) nei quali è immersa. Poiché ignora la sua (Adwaithaswarupa) (la sua Forma Non-duale perché se ne è dimenticata, diciamo che è nell’(Ajnana) (ignoranza). É chiaro?

DISCEPOLO Però, Swami, le (Sastra) dicono che il (Samsara) è causato da (Maya). Adesso mi dici che la causa è (Ajnana). Che differenza c’è tra loro?

MAESTRO L’(“Ajnana”) è chiamata in tanti modi: (Maya, Pradhana, Prakriti, Avyaktha, Avidya, Thamas) ecc. Questo (“Samsara”) è la conseguenza di (“Ajnana”). Mettitelo bene in testa!

DISCEPOLO Vorrei sapere come (“Ajnana”) può produrre il (“Samsara”, Gurudeva”)!MAESTRO Devi sapere che (“Ajnana”) ha due poteri: (Avaranasakthi e Vikshepasakthi): il potere di velare e quello di proiettare. Vela la realtà e su di essa proietta l’irreale. (L’”Avaranasakthi”) inoltre agisce in due modi diversi: (Asathavarana e Abhanavarana). Se si incontrano uno (Jnana) e un (Ajnana), lo (Ajnani) lo nega ed è restio a capire quella realtà. Anche se gli dicono la Verità egli non ha né fede né fermezza necessarie per intenderla e la rigetta scrollando le spalle. Questa è la (“Asth-avarana”). Anche se uno crede, in forza dei suoi studi e per grazia della Divina Provvidenza che esiste l’(Atma) Non-duale, la ritiene come inesistente perché si lascia convincere da

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Page 118: Dialoghi Con Sai Baba

XVI. DELLA ILLUSIONE (MAYA)discorsi superficiali. Anche se la sua (Cith), la sua coscienza, gli dice che la cosa che nega è vera, la sua (“Moha”) lo spinge ad affermare che non esiste. Questo è il bieco lavoro di (“Abhan-avarana”).

DISCEPOLO Hai anche parlato di (Vikshepa Sakthi): che cos’è?MAESTRO Anche se tu sei Informale, Immutabile e la tua natura è (Ananda), ossia Beatitudine, ti illudi e credi, senti e agisci come se tu fossi il corpo, che ha forma, che cambia e che è sede del dolore e dei dispiaceri.

Per te il tuo “io” è agente e fruitore; parli di Io, Tu, Voi, Loro, Questo, Quello e credi nella varietà e nella molteplicità, mentre esiste solo l’Uno.

Questa illusione che proietta molti sull’Una realtà è la (Vikshepasakthi, o Adhyaropa), sovrapposizione.

DISCEPOLO Che cos’è?MAESTRO Quando vedi l’argento nella madreperla, quando vedi il tronco e credi che sia un forma umana o quando sulla distesa del deserto vedi un lago, hai sovrapposto l’irreale al reale. Questa è la (Adhyaropa).

DISCEPOLO Grazie, Baba. Mi vorresti spiegare cos’è il reale e l’irreale?MAESTRO Il Reale è l’Unico e Solo, il (Parabrahma), Non-duale, (Sath-Cith-Ananda). Così come sulla fune, vista sul terreno nella penombra, si sovrappone il (Nama e la Rupa) del serpente, questo (Giagath) (che include tutto, dal filo d’erba fino a (Brahma), tutte le creature e gli oggetti inanimati come la terra) è sovrapposto a questo (Parabrahmavastu). Gjagath è (“Avastu”), irreale, una cosa sovrapposta al reale.

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Page 119: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIDISCEPOLO La sovrapposizione del (Giagath) di (Nama Rupa) (Mondo manifesto, fatto di nomi e forme) su questo (Adwaitha-Vastu) (Unità), com’è causata?

MAESTRO Da (“Maya”).

DISCEPOLO E (Maya) significa ...

MAESTRO La (“Ajnanasakthi”) del summenzionato (Prabrahman).

DISCEPOLO E (“Ajnanasakthi”) vuol dire...

MAESTRO Te l’ho già detto, non ricordi? L’incapacità di comprendere (Brahman) ... benché tu sia basilarmente (Brahman) ... questa è (Ajnana).

DISCEPOLO E come fa questa (Ajnana) a generare tutto questo (Giagath)?MAESTRO La (“Ajnanasakthi”) non ti permette di scorgere la fune, e si sovrappone il serpente; ti fa vedere il (Giagath), laddove c’è solo (Brahman).

DISCEPOLO Swami, se esiste solo l’Uno Non-duale (Adwaitha), come è avvenuta la creazione di tutti questi mondi?

MAESTRO Adesso torni al punto di partenza. Anche se te lo dico sarà difficile da capire, ma dato che lo chiedi te lo dirò. Stai bene a sentire. La (“Ajnanasakthi”) esiste, in forma latente, nella stessa fune; ossia essa è latente, immanifesta nel (Brahman). Chiamala pure (“Avidya”). Essa ha per base (Brahman), che è (Cith e Ananda) (coscienza e beatitudine). Dei due poteri che ha (Maya, l’Avarana) e il Vikshepa), il primo, (“Avarana”) vela il (Brahman) e il (Vikshepa) si manifesta in (Manas) (la mente). (Manas) poi

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Page 120: Dialoghi Con Sai Baba

XVI. DELLA ILLUSIONE (MAYA)crea tutto questo panorama di nomi e di forme con l’aiuto di (Vasana).

DISCEPOLO Bellissimo, Swami. Se stanno così le cose, che differenza c’è tra lo stato di veglia e quello di sogno, in realtà?

MAESTRO Sono entrambi della natura dell’illusione; in entrambi agiscono i (Vasana), solo che il (Giagath) è un’illusione stabile, mentre nel sogno è un’illusione instabile. Non c’è altra differenza.

DISCEPOLO Swami, come si può dire che questo (Giagath) è irreale, se è concreto e lo si può sperimentare in tantissimi modi diversi?

MAESTRO Esso è un’illusione che cela la realtà all’intelligenza; il (Giagath) è una sovrapposizione su (Brahman) quanto lo sarebbe una serie di dipinti su di una parete.

DISCEPOLO Si dice che (Avidya è Anadi) (senza principio), vero? E allora perché ne parlano tanto male?

MAESTRO Essa è l’illusione che nasconde la Realtà. La (Anadi Avidya) ha fine quando spunta (Vidya). É perfettamente logico. Le Tenebre sono distrutte dalla Luce. Ogni oggetto ha cinque componenti: l’origine, la natura, la funzione, la durata e il risultato. Solo nel caso del (Paramatma) non possono essere enunciati, benché tutto ciò che nasce da Lui le abbia. Solo (Maya) non ha origine spiegabile. Essa ha in sé la sua prova; è in (Brahman), con (Brahman: è An-adi). Non si può trovare la causa per la quale essa si manifesti con tanta foga lussureggiante. Come la bolla sorge per la forza della sua natura, così dall’Illimitato, dal Pieno, dal (Paramatma) sorge una forza che prende la forma di (Namarupa). Ecco tutto. Solo

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Page 121: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIl’ignorante parla male di (“Avidya”), ma in realtà non esiste.

DISCEPOLO Come si può dire che (Maya) non ha (hethu), origine? Così come la manualità del vasaio è la (“hethu”) che fa prendere alla creta la forma del vaso, così la (Sankalpa di Iswara), la sua volontà, è essenziale affinché divenga palese la forza che è latente in (Brahman).

MAESTRO Nella dissoluzione finale, nella (Mahapralaya) anche (Iswara) sparisce e solo (Brahman) rimane. Come potrebbe la (Sankalpa) di (Iswara) avere origine? Non può essere. Considerando questo argomento, non devi pensare (Brahma, Siva e Visnu) come a tre entità separate ma sono le forme dei tre Guna, e tutte e tre sono il (Paramatma) Uno. Dacchè è difficile capire come opera il Cosmo, lo si spiega e si afferra come le tre forme operanti in tre attività diverse e con tre nomi. Nel momento della creazione la dissoluzione non c’è; possono coesistere solo nella temporalità.L’uomo che esiste nel Tempo, nell’Azione e nella Causalità, non potrà mai sperare di arrivarci. Se trascendi i tre (Guna) ci arrivi anche tu, ma non prima. Quindi, invece di perdere il tuo tempo in questi problemi che sfidano la tua comprensione, impegnati nelle cose che ti sono di più urgente necessità e cammina per la strada che ti condurrà alla Meta!

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Page 122: Dialoghi Con Sai Baba

XVI. DELLA ILLUSIONE (MAYA)(Perché avete passato con Mequeste lunghe ore?Per udire le Mie parole!Non lasciate che tutto codesto ardore,finita la lezione, vada perduto.Avviatevi lungo il sentierodell’eterna legge del Dharmae quando, per questa via,la vostra vita sarà trasformatain una lunga preghiera,dimenticate tutto,nell’estasi della gioia divina.Chiunque studi e comprendaQuesto nostro dialogo pienoDi insegnamenti sul DharmaCompie un sacrificioE con esso Mi adora).

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Page 123: Dialoghi Con Sai Baba

GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOAVARANA: Potere di illudere.

ADAH: Totalità, la (Sathya), Verità, quando associata con la (Mayashakti), la forza dell’illusione, immanifesta.

ADHYAROPA: Sovrapposizione iniziale; sovrapposizione intellettiva del non-reale (adhyasa) che è causa della conoscenza erronea e della schiavitù (bandha): è effetto dell’ignoranza metafisica (ajnana, avidya). Assunzione o asserzione arbitraria.

ADHYATMIKA-SABHA: Relativo al Sé Supremo. Il “microcosmo”, o aspetto soggettivo individuale dell’esistenza, il quale procede dal mentale individuale. Correlativo di (adhidaivika).

ADHYASA: Sovrapposizione (adhyaropa), falsa imputazione. Consiste nell’arbitraria o errata attribuzione di date proprietà a ciò cui non appartengono, o nell’attribuire o percepire in una cosa qualifiche che non le sono proprie. Per (Sankara) la sovrapposizione si può definire come “l’apparenza in un dato luogo di ciò che è già stato conosciuto altrove, sulla base della proiezione immaginativa”.

ADVAITA: “Non-dualità”, Unità Assoluta (kevala); assenza di dualità. Unicità. Come aggettivo significa: “senza secondo”, senza dualità, singolo, unico.

AGGI: Parola derivata da (agni), fuoco.

AGNI: La divinità del Fuoco. Il Reggitore del Regno del Fuoco. Rappresenta anche il Fuoco Sacro evocato tramite l’ascesi (tapas) e la disciplina (sadhana).

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Page 124: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIAHAM: Pronome personale “io”. La nozione dell’”io” come riflesso di coscienza individualizzato e procedente quindi dal Sé (Atman) attraverso la mediazione del (Jiva) o riflesso di coscienza incarnato: è esclusivamente in tal caso che viene contemplato nelle sentenze vediche (maha-vakya) e non già come principio autonomo individuale. É il prototipo dell’(ahamkara) o “senso dell’io”, di cui assume la consapevolezza nel riferimento istantaneo dell’esperienza. Come fattore di identificazione determina la limitazione del senso (consapevolezza) dell’essere - o “io sono” (asmita) - in una data modalità espressiva soggetta alle leggi del divenire e della causalità. É lo strumento d’espressione dell’(ahamkara) e, indirettamente, del (jiva), da cui nasce e muore.

AHAMKARAM: “Ciò che fa l’io”, o il “senso dell’io”. Principio di individuazione che genera il senso dell’egoità e della distinzione riferendo l’esperienza e il suo contenuto a un “io” particolare; è dunque associato al (manas) (mente empirica distintiva-analitica) e al (città) (deposito delle latenze subconscie). Rappresenta una delle quattro funzioni dell’organo interno (antahkarana) che sono appunto (ahamkara, città e manas). Costituisce la coscienza nel suo stato di individualizzazione ed è funzionalmente “ciò che genera la funzione dell’io”, “ciò che produce l’io”.

“Questa coscienza dà nascita alla nozione dell’io” (aham) poiché ha per funzione propria di prescrivere la convinzione individuale (abhimana), vale a dire precisamente la nozione dell’”io sono” in rapporto agli oggetti esterni (bahya) e interni (abhyantara), rispettivamente oggetti di percezione (Pratyaksa) e di contemplazione (dhyana); l’insieme di questi oggetti è designato con la parola (idam), “questo”, quando è così concepito in opposizione con (aham) o l’io, opposizione del resto tutta relativa e molto differente da quella che i filosofi moderni pretendono stabilire tra “soggetto” e “oggetto” o fra lo “spirito” e le “cose”. Così la coscienza individuale procede immediatamente, ma a titolo di semplice modalità “condizionale”, dal principio intellettuale (buddhi) e, a sua volta, produce gli altri principi o elementi speciali dell’individualità umana”. (R. Guènon).

L’(ahmkara) rappresenta dunque ciò che agisce, che sperimen-pag.136

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOta, che trae i frutti da questa sperimentazione, ciò che produce l’azione buona o cattiva; è perciò equivalente all’io empirico - nel quale si esterna di volta in volta - cioè l’ego o (jiva) individuato. É uno dei termini polari (soggetto-oggetto) in cui si scinde la coscienza unitaria (jivaica) ed è perciò esso che, trascinato dal prodotto delle proprie (Karma), è soggetto alla trasmigrazione, alle nascite e alle morti. É l’ultima determinazione della coscienza, la quale si riflette dapprima a livello (jivaico-buddhico) indi in quello mentale inferiore o (manasico), e costituisce pertanto l’ultimo fattore nella consapevolezza del Sé.

AHIMSA: “Non violenza”. Attitudine di colui che, avendo realizzato la Verità nella sua unità assoluta, si astiene spontaneamente da ogni atto e pensiero suscettibili di nuocere a un essere vivente. É uno dei cinque (yama) o divieti nello (Yoga-sutra) di Pantanjali e costituisce un precetto fondamentale nel Buddhismo e nello Jainismo.

AJATHAVARAVANA: Dottrina che spiega il potere illusorio di (Maya).AJNANA: Ignoranza di ordine metafisico (avidya).AJNANA-SAKTHI: L’energia dell’ignoranza.AJNANA: Colui che è immerso nell’ignoranza.

AKASHA: Lo Spazio, l’Etere universale che pervade l’intero universo; il primo dei cinque elementi (bhuta). La possibilità di espressione esistenziale. Il “Luminoso”.

AKHANDA: Privo di parti e distinzioni, assoluto.AKSHARA: Indissolubile, indistruttibile, imperituro. Questa parola designa la Sacra Sillaba OM.AKSHARAM: Lettera fondamentale dell’alfabeto, simbolo per il (“Pranava”) OM.ACHETHANA: Ciò che è niente, materia.AMRITHA: L’immortalità, il mondo immortale dell’Essere, l’ambrosia degli Dèi.

ANADI: Senza origine, privo di inizio. Si riferisce alla (Maya), quindi alla causalità, essa stessa priva di causa.

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Page 126: Dialoghi Con Sai Baba

DIALOGHI CON SAIANANDA: Beatitudine assoluta, pura felicità, gioia senza oggetti. Condizione inerente all’essere consapevole della pienezza del proprio essere. Natura dell’Essere. Una delle tre qualità consustanziali al Sé (sat, cit, ananda).

ANANTHA: Senza fine, infinito.ANITHYAM: transitorio, impermanente, passeggero.

ANTHAH-CIATUSTHAYA: I quattro (Indriya) (organi di senso) interiori. Sono (Manas, Buddhi, Cittam e Ahmkaram). (Manas) (la mente) afferra l’oggetto; (Buddhi) (l’intelletto) esamina gli argomenti pro e contro; (Cittam) (la consapevolezza) comprende l’oggetto per mezzo di questi; (Ahamkaram) (l’egotismo) cambia la decisione pro e contro e a causa dell’attaccamento allenta la presa di (Jnana) (la conoscenza).

ANTAH-KARANA: L’”organo interno”, la mente come corrispettivo degli organi esterni (bahihkarana), cioè il veicolo sottile dell’essere individuato o la mente nella sua integralità. L’organo interno che include le facoltà di deliberare e determinare. Corrisponde al corpo sottile (suksma-sarira, lingasarira) e comprende: (buddhi, ahamkara, città e manas).

ANTHARAPRAPANCIAM: La materia fatta dai cinque elementi.ANUBHAVAJNANA: La conoscenza ottenuta per esperienza propria.ANURAKTHI: Affetto, amore, attaccamento verso Dio.ANUSTHANA: Esecuzione, pratica, attuazione.APARAPRAKRITHI: La natura inferiore; il triplice mondo universale nel suo aspetto fenomenico.APARINAMI: Immodificabile, non soggetto a evoluzione.ASATH: Non essere; la non realtà, ciò che non è né esiste in assoluto.

ASHRAM: Luogo di ritiro e meditazione dove, sotto la direzione di un Istruttore o (Guru), i discepoli si riuniscono per vivere una disciplina spirituale.

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOASTHI: “Egli è”. L’essere, il “ciò che è”, opposto al non essere (na-asti).

ASTHIKA: Credente, religioso. Colui che crede nel dovere, nel (Krma) (conseguenza delle azioni), nell’amore ecc.

ASTHIRAM: Impermanente, transitorio.ATMA: Il Sé, lo Spirito, la Pura Coscienza, l’(Atman) è l’Assoluto in noi, completamente fuori del tempo-spazio-causa e, in quanto tale, è identico al (Brahman), Assoluto in Sé. Con la sua sola presenza l’(Atman) dà vita a tutto e tutto si riassorbe nell’(Atman).

ATMAJANA: La conoscenza-realizzazione del Sé.ATMAVICIARA: Ricerca discriminante del Sé.AVARANA-SAKTHI: Il “potere velante” della (maya-avidya); anche (avrti-sakti).

AVIDYA: Non conoscenza, ignoranza metafisica; “ignoranza” che verte sulla Realtà o noumeno, ovvero sulla natura dell’Essere. É l’aspetto individualizzato dell’Ignoranza cosmica universale o (Maya). É (l’avidya) che genera l’illusione dell’esistenza separata: essa non è dunque “opposta” bensì “sovrapposta” alla (Vidya) o Conoscenza della Realtà.

AVIDYAMAYA: Uno dei due aspetti di (Maya).

AVIDYA SAKTHI: La potenza dell’ignoranza. É la forza fisica che l’uomo trae dalla convinzione di essere il corpo. Lo stesso trarrà la forza spirituale (Apara Sakti) dalla sensazione di essere il (jivin) (il Sé individualizzato) e quella divina (Para Sakti) dalla sua Unità col (Brahman).

AVINABHAVASAMBANDAM: Relazione fra l’oggetto e la sua qualità, fra la cosa e i suoi attributi, ad esempio lo zucchero e la sua dolcezza.

BHAGAVAN: Dio, il Signore; nome con cui i devoti chiamano Sri Sathya Sai Baba. Il termine più appropriato per la gloria del Signore. Significa “Colui che possiede appieno le sei qualità”: ( Aisvaryam) (Onnipotenza, Onnipresenza, Onniscienza); (Dhrma) (Virtù, Giustizia, Rettitudine): (Yasas)

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DIALOGHI CON SAI(Splendore Gloria, Fama); (Sri) (Prosperità, Sovranità, Grazia, Lustro); (Jnana) (Sapienza, Intelligenza); (Vairagya) (Distacco, Tranquillità, Equilibrio).

BHAGAVATAM (PURANAM): Raccolta di storie dei tempi antichi che narrano le esperienze di coloro che hanno realizzato Dio.

BHAJAN: Canto devozionale.BHAKTA: Il devoto, l’aspirante che segue il sentiero della devozione.

BHAKTHAVATSALA: Pieno di affetto per i suoi devoti; che ha l’effetto di una madre per i suoi devoti.

BHAKTHIMARGA: Il “sentiero della devozione”.BHARATAM (BHARATA): Figlio di Dasaratha e di Kaikeyi e fratellastro di Rama.

BHASMASURA: Un demone che chiese ed ottenne da Shiva il potere di ridurre in cenere chiunque avesse toccato.

BHATI: Conoscenza. Sinonimo di (Cit). Con (Asthi e Priyam) è una delle tre caratteristiche di tutti gli oggetti presenti nell’Universo. Da (Bhati) deriva il modo in cui un oggetto viene conosciuto, cioè da come appare agli occhi umani.

BHAYAPRAPANCIAM: La paura che nasce non conoscendo la natura.

BHUTAKASAM: Spazio primordiale nel quale si manifestano gli elementi.

BRAHMANDA: L’”Uovo di (Brahma)”, l’Uovo (Anda) del Mondo covato dal simbolico Cigno (Hamsa). Il germe universale.

BRAHMACARYAM: Uno degli stadi nei lquali si deve passare per fare una vita ideale. Studente casto.

BUDDHI: L’intelletto superiore, intuizione, intelligenza. L’intuizione discriminativa dell’organo interno (antahkarana).

La parte più sottile e pura dell’organo interno che, costituendo nell’individualità umana un piano di rifrazione, capta un

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOriflesso della Luce dell’(Atma) o della pura Coscienza: è appunto tale riflesso, nella sua integralità, che costituisce il (Jiva) e che si determina poi negli altri elementi dell’individualità. Principio o facoltà della mente che viene da (Prakriti); organo della conoscenza discriminante. Ragion pura. Centro dell’essere totale e integrale (Jiva) relativamente immortale, riflesso del (Mahat) a certi livelli vibratori. Principio di determinazione, a volte ingormale e sovraindividuale. Intuizione degli universali. “Intuizione intellettuale”.

CETANA: Cognizione, esperienza consapevole.CETANA: Consapevolezza, intelligenza, mente.CIAITHANYA: Coscienza. Potere che dona la vita.

CIDAKASAM: La spazialità inqualificata e illimitata della pura Coscienza, capace di contenere qualsiasi oggetto, dal piano grossolano sino a (Isvara) stesso.

CIDATMA: Il Sé di pura coscienza.CINMAYA: Fatto di pura coscienza.

CITH(CIT): Coscienza pura e assoluta (caitanya). Consapevolezza pura. Intelligenza pura. Coscienza totale, universale. Coscienza-conoscenza. (Cit) è al di là di ogni processo rappresentativo, cognitivo, insomma al di là del mentale e persino al di là della pura intellezione o intuizione intellettuale (buddhi): tuttavia dà vita alla mente stessa, sostiene le sue modificazioni e assicura il funzionamento del mentale nella sua interezza.

CITH-AKASAM: Lo “spazio interno”, l’area mentale, la spazialità coscienziale dell’essere, opposto a (mahakasa) che è lo spazio esteriore empirico.

CITH-SWARUPA: La forma della coscienza.

CITTHAM: La sostanza mentale in cui si condensa la pura Coscienza-(Cit). Il pensiero individuale e formale; facoltà che dà “forma” alle idee e le associa tra loro. Una della quattro funzioni dell’organo interno (oltre a Buddhi, ahamkara e manas).

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DIALOGHI CON SAIÉ il ricettacolo di tutti i ricordi o impressioni (vasana) e di tutte le tendenze o semi mentali (samskara).

DAMA: Autodominio. Autocontrollo della mente. Controllo degli organi e dei sensi corporei. É la condizione che stacca i due gruppi di organi sensoriali dai loro oggetti corrispondenti, riportandoli ai loro rispettivi centri.

DAIVAMSAMBHUTA: Frammenti di Divinità nati in forma unmana.

DARIDRAMARAYANA: “Colui che risiede nel povero”, (Narayana), il Creatore.

DASENDRIYA: I dieci sensi, i cinque (Karmendriya) (organi di azione) e i cinque (Jnanendriya) (organi di percezione).

DHARMA: Nel suo significato più generale, designa un “modo di essere”; vale a dire, la natura essenziale di un essere, ovvero il “modo di essere” inerente alla natura essenziale dell’essere. Quindi conformità al Principio unitario-tonale e conseguentemente alla Legge di Armonia che esso impone e che da esso emana. (Dharma) corrisponde perciò all’Equilibrio universale, equilibrio-armonia, quindi dovere-giustizia. Il (Dharma) universale comprende quello individuale, e questo è parte integrante di quello. Così l’aspetto di Armonia del l(Dharma) - aspetto “vissuto” attivamente da colui che percorre un qualsiasi sentiero realizzativo - può svelare quell’Equilibrio stabile e imperturbabile nel quale si compensano e si risolvono tutti gli apparenti squilibri “locali”, ovvero l’Ordine nel quale si ricompone la totalità degli apparenti e parziali disordini. Nel senso metafisico il (Dharma) rappresenta ciò attraverso cui si manifesta l’Armonia quale espressione dell’Unità dell’Essere. Nell’ordine individuale il (Dharma) è in stretta relazione con l’attività prodotta dall’essere e con quella che esso, conformemente al Principio, saprà e potrà produrre (Karma-Dharma) al fine della Liberazione.

DHARMASWARUPA: l’incarnazione del (Dharma).DHYANA: Meditazione. Perfetta concentrazione. Silenzio interiore.pag.142

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITODHYANA-SAMADHI: Stato di equilibrio che si ottiene con la meditazione, attraverso il quale si realizza la Realtà.

DRONACHARYA: Il maestro arciere dei Pandavas e dei Kauravas.DUKHA: La sofferenza, il dolore in generale. Correlativo di (sukha) o piacere.DWESHASMARANA: Preghiera negativa, ripetizione del nome del Maligno.

AKAGRATHA: Anche (ekagratva).La condizione di (ekagra),la stabilizzazione permanente o “fissazione” di (ekagra). Lo stato stabile di concentrazione.

EKALAVYA: Fglio di Hiranyadhanas che si recò da Dronacharya per imparare l’uso dell’arco.GIADA: Materia inerte, ogni cosa che non ha coscienza; senza vita, inconscio, inattivo.

GIAGATH: Il mondo irreale, non vero, cangiante, transitorio. Universo, mondo direttivo, mondo del cambiamento.

GIALA: Acqua.GIAMNA: Nascita.GIAPA: Recitazione; ripetizione; continua ripetizione del Nome Sacro senza ego e con devozione.GIVA: Individuo, essere vivente.GIVANMUKTHI: Liberato in vita.GRIHASTHYAM: Lo stato di capofamiglia.GRIHITHA: Che accetta, che conosce, che afferra.GUNA: “Qualità costitutiva”. Attributo, caratteristica.GURU: Istruttore, Mestro spirituale.

HETHU: Causa primaria, motivazione; ragionamento, argomentazione, prova. Il ragionamento secondo il (Nyaya), secondo

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DIALOGHI CON SAIla Scuola shivaita (pasupata), è causa della schiavitù dell’anima. La natura o il mondo oggettivo-sensibile.

HRIDAYAKASA: “Il firmamento del cuore”.IDAM: Questo. Il “questo” come oggetto in opposizione all’”io” (aham) come soggetto.INDRAJALA: Arte magica.INDRYAGUNASWARUPA: La forma dei (Guna).

ISWARA: Personalità divina; rappresenta quello che si può definire il Dio-Persona. Comprende l’intero campo della manifestazione e anche dell’immanifesto principale, cioè i tre aspetti: grossolano, sottile e causale, dal punto di vista individuale e da quello universale. A volte con (Isvara) si intende la più alta personificazione dell’Assoluto compreso dalla mente umana, dato che l’Assoluto in sé non può essere concepito. (Isvara) è il Signore di (maya). Esprime tutte le indefinite possibilità dell’Essere Qualificato. Essere universale, principio di ogni manifestazione, corrisponde al (Brahman) con attributi, dello sviluppo dei quali la manifestazione è espressione formale e informale. É l’Essere Qualificato. (Isvara) rappresenta il piano causale dell’essere, quindi il Punto Principiale o l’Uno ontologico. É (Isvara) dunque che compendia la Triplice Forma manifestante (trimurti), nelle sue modalità di creazione (Brahma), conservazione (Visnu) e dissoluzione (Siva) dell’universo come anche di ogni singolo ente o evento. Costituisce lo Stato di Unità indifferenziata della Coscienza cosmica, per cui ad (Isvara) vien fatto corrispondere lo stato di (Prajna) come del resto la qualità (guna) del (sattva): è quindi associato allo stato di sonno profondo cosmico. La manifestazione nella sua attualità rappresenta ill “sogno” di (Isvara). Corrisponde perciò al corpo causale universale e costituisce il l(Jiva) cosmico, nel quale deve riscontrarsi il (Jiva) dell’ente al fine di risolversi nell’(Atman-Brahman). Così, la manifestazione è la proiezione onirica di (Isvara) “dormente”, di cui il singolo (Jiva) rappresenta un “momento” coscienziale determinato e condizionato dall’ignoranza, quindi costretto in una data dimensionalità spazio-tempo-causa.

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOISTHAM: Forma prescelta.

ITHIHASA: “Così era”; leggenda tradizionale, “poemi epici” ma non in senso profano. Sono (Ithihasa), il (Ramayana) e il (Mahabharata) del quale la (Bhagavad-gita) fa parte.

JNANA: Conoscenza, da (jna) conoscere.

JNANA.SWARUPA: Personificazione di (Jnana) (conoscenza suprema). Colui che possiede una piena sapienza.

JNANENDRIYA: Organi di conoscenza, facoltà di percezione sensoriale; i cinque sensi; le cinque facoltà di sensazione, sono chiamati anche (buddhindriya).

KAMAM: Desiderio, passione ardente; impulso volitivo.

KARMA: Azione, attività, principio di causalità; effetti risultanti da un’azione; rito. QUesta parola ha significati diversi: sacrificio. azione rituale ecc. In special modo significa la serie causale che ci farà raccogliere nel corso delle vite successive il risultato di ciò che abbiamo fatto e pensato. Il (Karma) è il frutto dell’azione (karma-phala) il quale determina l’individuazione di un soggetto agente (kartr); (Karma) è l’”inerzialità” della massa mentale del soggetto, ed è ciò hce lo sospinge ad agire, pensare, identificarsi, esistere in una data condizione. Il (Karma) può considerarsi come “causa-effetto” dell’azione tale da coinvolgere e costringere l’essere nel perenne ciclo del divenire (samsara), della trasmigrazione da una condizione di coscienza-esistenza all’altra.

KARMANDRIYA: Organi di azione (karma-indriya). Le cinque facoltà che corrispondono alle funzioni esplicate da: voce, mani, piedi, organi di generazione e di escrezione.

KRODHAM: Ira, collera. Brama di fare del male agli altri e di portarli alla rovina.KRUPA-SAGARA: Oceano della Grazia Divina.KSHARAM: Distruttibile, perituro; soggetto e dissoluzione.pag.145

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DIALOGHI CON SAIKUMARAJA: Figlio, ragazzo, principe ereditario.

LAYA: Soluzione, estinzione (pralaya), assorbimento, dissoluzione, sonno profondo (susupti).

LOBHAM: Avidità, la bramosia di tenersi il profitto e far sì che si molteplichi. La determinazione che nessuno partecipi neppure di una piccola frazione di quanto si è guadagnato o si possiede, anche in un momento di miseria; la risoluzione che i propri beni non debbano diminuire con l’uso.

MANDHAVA: Dio, il Signore dell’Universo, il Padrone della (Maya).

MAHAMAYA: La “grande illusione” che, facendo apparire il mondo come reale, è essa stessa che lo crea e lo sostiene.

MAHAPURUSHA: L’essere supremo, il Sé.MALINA-SATWA: Coscienza impura.

MANAS: La “mente”, il “senso interno”, il “mentale” in genere. Mente individuata ed empirica, dotata di capacità razionale-analitica.

MANAVA: Uomo. Essere umano discendente di Manu; “dotato di mente”. “Ma” sta per non e “Nava” sta per ‘nuovo’, da cui ‘non nuovo’, già nato altre volte. Il termine sta inoltre a indicare la Divinità che è presente nell’uomo.

MANO-AKASAM: Lo spazio mentale.

MANO-NASANAM: Dissoluzione della mente nel sonno profondo, o anche soluzione della mente nella Consapevolezza del Sé.

MANTHRA: Preghiera.

MAUNA: Il “silenzio”. Lo stato del (Muni). La condizione nella quale l’Unione (Yoga) può veramente realizzarsi. Il Silenzio onnicomprensivo del Sé. Il Silenzio che simboleggia ed esprime la Coscienza dell’Assoluto, cioè la Consapevolezza dell’Identità con (Brahman-nirguna), il quale si instaura all’estinzione di ogni relatività (Nirvana). La coscienza nel

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITO(nirvikalpa-sahaja-samadhi). Rappresenta lo stato supremo e corrisponde perciò al Quarto (Turiya, Caturtha). Inteso come attributo, corrisponde a (Parvati o Durga) la (Sakti di Siva). É uno dei tre attributi del Conoscitore o del (sannyasin).

MITHYA: Né vero né falso. Un misto di vero o falso, né interamente vero né del tutto falso. Il mondo è (Mithya), e non falso. Non è falso perché è relativamente reale. Ha una realtà temporanea, che viene negata da un’ulteriore indagine ed esperienza.

MOHA: Turbamento, smarrimento; confusione, accecamento; stordimento derivante dall’illusione e dall’ignoranza.

MOKSHA: Liberazione, emancipazione del divenire-relativo, affrancamento dall’(avidya o maya) e dal conseguente divenire trasmigatorio (samsara).

MOKSHA-SADHANA: “Mezzi di liberazione”, tutte le pratiche o discipline capaci di condurre a (moksa).

MUKTHI: Liberazione, sinonimo di (moksa).MUMUKSHUTHWAM: Intensa aspirazione ad affrancarsi da tutte le schiavitù, anelito alla Liberazione.

MYSORE-PAK: Dolce tipico di Mysore.NAMASKARAM: Saluto, inchino.NAMASMARANA: Costante ripetizione del nome del Signore.NAMARUPAPRAPANCIAM: Nome e forma dei cinque elementi che formano la natura.NASTHIKA: Ateo, miscredente.

NIRVIKALPA-SAMADHI: Il (samadhi) senza differenziazione. La differenziazione cui si allude è quella tra conoscente, conoscenza e conosciuto; nel (nirvikalpa-samadhi) la Coscienza è totalmente priva di differenziazione, quindi di qualificazione, determinazione e oggetti, ed è perciò assolutamente priva di dualità. Il (nirvikalpa-samadhi) è contemplazione pura. Coscienza assoluta e senza contenuto, perfetta identità con il

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DIALOGHI CON SAIQuarto (Turiya). É il mezzo definito di realizzare in quanto in esso si perviene alla Coscienza Non-duale (Atman-Brahman); il (nirvikalpa-samadhi) conduce alla realizzazione metafisica del (Brahman nirguna), o Assoluto Inqualificato.

NITHYAM: Eterno, permanente.

PAPA: Errore, vizio mentale. É l’apparente maculazione o corruzione dello Spirito puro, di per sé incorrutibile e incontaminato, ma apparentemente soggetto all’impurità (mala) per via dell’ignoranza (avidya) della propria natura. Demerito acquisito con l’azione.

PARABRAHMAVASTU: La sostanza dell’Assoluto.PARAPRAKRITHI: Natura superiore.

PARINAMA: Trasformazione. Passaggio da una forma espressiva all’altra, quindi da una condizione di coscienza-esistenza all’altra. Evoluzione.

PATTABISHEKAM: Cerimonia di spargere (vibhuti) sull’idolo.PRADHANA: “Ciò che è posto prima di ogni coa”. Elemento primordiale o “natura”.PRAKRITHILAKSHANA: Segno distintivo di (Prakriti), la Natura.PRAVANANDA: La gioia che nasce dal (Pranava).

PRAPANCIA: Il “dispiegamento” cosmico a seguito della quintuplicazione elementare, quindi il completo sviluppo del mondo fenomenico. Equivale a “universo”.

PRATHYAGATMA: Il “Sé intimo”, l’”autentico Sé” per il (Vedanta) identico al (Brahman) supremo.PREMA: Amore unitivo o comprensivo.PREMASMARANA: Preghiera detta con devozione.PRITHVI: La Terra, l’elemento grossolano o sottile.PRIYAM: Gradevole, gradito.pag.148

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOPUNYA: Il “merito” acquisito con l’azione virtuosa.PURANA: Poemi epici. Raccolta mitologica.PURNA: Pienezza, l’Assoluto-Infinto in quanto “Pienezza”. PURUSHA: Uomo, persona, essere.PURUSHALAKSHANA: Segno distintivo dell’uomo.PURUSHOTTAMA: Il (Purusha) supremo, Spirito universale.

RAMA: Nome attribuito a diversi personaggi-incarnazioni divine. Fratello maggiore di Krishna, (Avatara) di Vishnu.

RAGIOGUNA: Il (guna di rajas), la “qualità” dell’attività.RAMAYANA: Il primo poema epico dell’India.

RAVANA: Crudele sovrano di Lanka (Ceylon) nemico di Rama. Fu un grande dotto che scalò le più alte vette dell’ascetismo, ottenendo molti poteri soprannaturali. Ma dal momento che non si sottomise a Dio (Rama), subì l’inesorabile dannazione.

RISHI: Saggio, veggente.RUCHI: Ciò che ricopre. Il velo dell’illusione (Ruchi dell’illusione).SADGURU: Il (Guru) dei (Guru).SADHANA: Disciplina spirituale.

SADHAKA: Colui che si dedica con ogni sforzo alla via scelta. Colui che percorre un sentiero realizzativo.

SADVALOKA: Parola illuminata.SAHASRANAMA: I mille nomi di Dio.

SAKSHASKARA: L’autorealizzazione; la visualizzazione del Signore. Il raggiungimento dello stato supremo di (Samadhi).

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DIALOGHI CON SAI SAKTI: Energia, energia cosciente, l”energia dinamica” indotta dalla presenza del polo di “equilibrio statico” (Siva). Polo negativo-mobile-femminile in relazione a Siva quale polo positivo-immobile-maschile. Sakti è il nome della madre divina considerata come la divina energia primordiale la forza cosciente del Divino “in azione”, quindi l’aspetto femminile dell’Unico.

SAMA: Calma mentale, tranquillità della mente che non aderisce più agli oggettil esterni o interni; “apatia” in opposizione a “simpatia”, quindi la “non-risonanza” oggettuale della e nella mente. Dominio che dirige la mente-attenzione interiormente, impedendole ogni esteriorizzazione dispersiva. Pacificazione mentale, cessazione proiettiva, estinzione del movimento pensativo. É uno dei quattro mezzi cardinale per la realizzazione vedantica.

SAMADHI: “Contemplazione”, contemplazione trascendentale in cui si raggiunge un perfetto stato di “identità” essenziale e quindi “coscienziale”. Coscienza cosmica che si consegue con la concentrazione, la meditazione ecc.

SAMASHTI-VISWARUPA: Forma totale assoluta del mondo.

SAMSARA: Ciclo perenne del ldivenire; divenire trasmigratorio quale passaggio continuo per diverse condizioni di coscienza e quindi di esistenza; trasmigrazione. Corso dell’indefinita successione di nascita-vita-morte-rinscita al quale pone fine la Liberazione. Spesso questo termine viene usato per designare l’insieme della manifestazione universale, ovvero l’esistenza nella sua totalità.

SAMYOGA: Congiunzione, riunificazione, assorbimento.SANATHANA: “Eterno”, perpetuo.SANDESHA: Messaggio.SANKALPA: Volontà, intenzione, desiderio, piano d’azione.SANKALPASIDDHA: Potere della volontà suprema.

SANYASAM: Rinuncia, distacco; l’abbandono dei legami terreni per darsi solo alla contemplazione del Signore.

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOSARVAMKHALVIDAM: Tutto questo è in verità (Brahman).SARVASWARUPI: La Forma di tutte le forme.SASTRA: Sacre Scritture.SATCITANANDA: “Esistenza” (sat), “conoscenza” (cit) e “beatitudine” (ananda) assolute.SATHYA: La “Verità”, la Realtà ovvero” ciò che è “ (sat) la Realtà assoluta (paramartha).

SATWAGUNA: La qualità (sattwica), lo stato allotropico di equilibrio che sottostà tanto al movimento quanto alla quiete inerziale.

SAYUJA: La fusione nel Divino, l’Unità in Dio.SAYUJAMUKTHI: Liberazione ottenuta con la Grazia divina.SEVA: Servizio al prossimo reso come offerta a Dio. Adorazione del Signore.

SHANTI: “Pace”, “Pace profonda”. Pacificazione, acquietamento scaturente dalla comprensione e dalla trascendenza.

SITA: Sposa di Rama. La figlia della Terra. Solco.Nome di una delle sette mitiche correnti della (Gnaga).

SMARANA: Il ricordo.SRADDHA: “Fede” cui si aderisce coscientemente per un atto deliberato di comprensione della Verità. “Certezza” della Realtà sia pur attraverso gli opachi veli oscuranti.

SRAMAM: Legame.STHIRAM: Fisso, permanente.STHULARUPA: La forma grossolana.SUDDHA-SATWA: Pura consapevolezza.SUJNANI: La più alta sapienza.SUKSHMARAMAYANA: Il significato sottile del Ramayana.SUKSHMARIDAYAKASA: Il firmamento sottile del cuore.pag.151

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DIALOGHI CON SAISUKSHMARUPA: La forma sottile.

SUSHUPTI: “sonno profondo”, sonno “senza sogni”. Condizione della coscienza che giace nella sua unità indistinta.

SWABHAVA: La propria essenza, la vera natura di ciascuno.THITHIKSCIA: Coraggio morale che si accompagna a un ideale spirituale; pazienza perseverante, tolleranza comprensiva.

THURIYA: Il “Quarto stato” il quale è reale e assoluto e costituisce il necessario sostrato non-duale di tutti gli stati relativi, a Esso sovrapposti, e dei loro contenuti. (Thuriya) è (Brahman nirguna), o semplicemente (Brahman), e rappresenta l’Assoluto metafisico, ovvero il (Non-Essere) in quanto puro e assoluto (Essere senza secondo). É il Non-limitato, il Non-condizionato, il Non-determinato, il Non-qualificato, l’Infinito, l’Assoluto; non è il “noto” né quello che la mente immagina essere l’ignoto. “I saggi pensano che il Quarto - che non ha conoscenza né del mondo interno (soggettivo) né di quello esterno (oggettivo) né contemporneamente di quello e di questo, e che, infine, non è un’unità di coscienza integrale - sia invisibile, non agente, incomprensibile indescrivibile. Esso è l’unica ‘essenza della conoscenza di sè’, senza alcuna traccia di manifestazione, pienezza di pace e beatitudine senza dualtià; è l’(Atman)”. É la pura coscienza Non-dualee, in quanto coscienza pura, è l’essenza di ogni conoscenza, quindi Conoscenza pura.

UPADESA: “Istruzione”, istruzione spirituale.

UPADHI: “Sovrapposizione”, sovrapposizione limitante. Ciò che si sovrappone al Sé divenendone “veicolo” espressivo ma, nello stesso tempo, costituendone uno stato condizionante. Ciò che, per effetto di (maya), sembra essere “sovrapposto” alla evidenza della Realtà. La “modificazione sovrapposta”

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOche costituisce lo stato relativo, la quale si erge sul sostrato assoluto di (Brahman). Veicoli di (Atma).

UPARATI: Raccoglimento interiore, una delle sei virtù mentali.

VAIRAGHYAM: Distacco da ogni frutto dell’azione, dagli oggetti dei sensi. Distacco risoluto da tutti i piaceri passeggeri. Il non-attaccamento fondato sulla riflessione personale e sull’insegnamento del (Guru). Distacco estremo della pura coscienza (Atman) dal veicolo corporeo e da quello mentale. Il non-attaccamento che consegue alla retta discriminazione e che, assieme a essa, costituisce “qualificazione” e “mezzo” per la Liberazione.

VANAPRASTAM: Eremita, anacoreta. Terzo stadio di vita.

VASANA: “Impressioni mentali” subcoscienti indotte dall’esperienza, dall’azione, dal pensiero, o provenienti da epoche indefinite del passato attraverso il l(Karma) accumulato. Costituiscono veri e propri semi di pensiero, espressione, azione, quindi di rinascita. Formano ciò che impulsa l’essere ad agire. Contenuto di (citta) pronto a emergere e svilupparsi. Semi potenziali espressivi “Solchi” nella sostanza mentale, i quali la “caratterizzano” e limitano.

VASTHU: Ciò che esiste, oggetto.VASUDEVA: Dio, Padre di Krishna.VASUDEVASARVAMIDAM: Tutto ciò è Dio, né più né meno.

VAYU: Aria, vento. Uno dei cinque (bhuta): l’Aria. Le cinque modalità del “soffio vitale” o (prana).

VEDA: Rivelazioni, verità rivelate.VICIARA: Discernimento, facoltà di giusto discernimento. Investigazione spirituale. Ricerca discriminante.

VICIARANAMARGA: Il sentiero della discriminazione.VIDEHA-MUKTHI: La “liberazione fuori della forma” corporea, ottenuta al momento della morte, in modo immediato,

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DIALOGHI CON SAIpoiché la Conoscenza è già virtualmente presente e perfetta.

VIDYA: La Conoscenza, Conoscenza della Realtà, meditazione conscienziale che conduce alla Realizzazione.

VIDYAMAYA: Uno dei due aspetti di (Maya).VIJNANA: Intelletto puro, sinonimo di (buddhi), come “conoscenza sintetica-integrante” in rapporto a (manas), da cui proviene una conoscenza distintiva e analitica. Anche conoscenza in quanto Consapevolezza.

VIKARAM: “Trasformazione”. Elaborazione e assimilazione di un dato. Modificazione, modalità particolare.

VIKRITI: Cambiato, trasformato, derivato.

VIKSHEPA-SAKTI: “Il potere proiettivo” della (maya-avidya) tramite cui proietta, in luogo del Reale, l’immagine dell’universo dei nomi e delle forme, il serpente sulla corda, ecc.

VIVEKA: Discriminazione, discernimento intuitivo; discriminazione tra reale e non-reale, noumeno e fenomeno, la quale porta al distacco dal non-reale e alla “presa di consapevolezza” della Realtà.

VRITTI: “Modificazione”, “onda”, “vibrazione”, “fluttuazione”; vortice nella sostanza mentale; attività mentale in genere. Produzione, effettuazione. Anche esposizione.

VYAMOHA: Illusione.VYAPARA: Azione, attività, funzione determinata.VYAVAHARI-PURUSHA: Il Giudice Supremo.

YAJNA: Sacrificio rituale. Per la Tradizione indù vi sono cinque principali forme di sacrificio da compiere giornalmente: verso gli animali, gli avi, i grandi Saggi, i nostri simili e gli Dèi.

YAMA: Restrinzioni. Le cinque restrinzioni dell (Raja-yoga) di Patanjal: non violenza, non appropriazione, vericidità, continenza e non possessività.

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GLOSSARIO DEI TERMINI IN SANSCRITOYUVARAJA: Erede in linea diretta, principe ereditario. Il primogenito di un sovrano.

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Editoriale “Persona” S.r.l.Via San Francesco d’Assisi, 4520013 Magenta

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Finito di stampare nel mese di settembre i989da Arti Grafiche Decembrio - Milano

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