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ANNO 3 - N. 3 - DICEMBRE 2002 La pace è la convivialità delle differenze... Don Tonino Bello La pace comincia in noi... in me e da me, da te, da ciascuno... Come la guerra. Don Primo Mazzolari Dicembre 1992 - Dicembre 2002 La marcia della Pace continua

Dicembre 1992 - Dicembre 2002 La marcia della Pace continua

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ANNO 3 - N. 3 - DICEMBRE 2002

La pace è la convivialità delle differenze...Don Tonino Bello

La pace comincia in noi... in me e da me, da te, da ciascuno... Come la guerra.

Don Primo Mazzolari

Dicembre 1992 - Dicembre 2002

La marcia della Pace continua

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S O M M A R I O

Don Renzo ci scrive 2

Che aria tira in Bosnia 3

Progetti 4-9

Il mio punto di vista 9

Testimonianze 10-13

Proposte 14

Materiale a disposizione 15

Gemellaggi 16-19

Modalità di adesione 20

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DON RENZO CI SCRIVEPlesio (Lago di Como), 5 dicembre 2002

Cari Amici,proprio dieci anni fa, con altri cinquecento “ECCOMEISTI”, volontari, soprat-

tutto italiani, ma anche spagnoli, francesi, inglesi e svizzeri, iniziavo la prima MARCIADELLA PACE, in Bosnia. Era promossa dai “Beati i costruttori di pace” (Padova), e ciportò, con dieci pullman, a SARAJEVO. Incominciava così la nostra “diplomazia popo-lare”, la “intromissione pacifica” tra i contendenti. Quando due fratelli si combattono, ilterzo dice “ECCO ME!”. Ossia: “Tocca a me mettermi in mezzo! Fisicamente”. E lo fa!“SPROFONDO” nacque da questo mitico viaggio tra i fratelli bombardati di SARAJEVO.L’Associazione esiste ancora, e continua a resistere, in Bosnia e nel Kosovo. Molta gente,giovani ma anche adulti, vi si reca: per vedere, ascoltare, riflettere, capire, dare unamano, durante tutto l’anno e, specialmente, nei periodi di ferie e di vacanza...Come leggerete in altra parte del giornalino, i progetti di SOLIDARIETA’ continuano.GRAZIE a voi, donatori, e agli operatori, in Italia e in Bosnia. Non mollate: i bisogni con-tinuano, e sono sempre più gravi!CONTINUATE ANCHE VOI!Forse si apre un NUOVO PROGETTO, molto interessante, per le famiglie di PROFUGHI,che ritornano alle loro piccole aziende agricole…La REGIONE LOMBARDIA ha trasferito alla nostra Associazione una notevole quantitàdi MACCHINE AGRICOLE E FORESTALI, piccole (motoseghe, decespugliatori...) egrandi (trattori, rimorchi…), dismesse a causa della nuova normativa europea.In collaborazione con i FRATI MINORI FRANCESCANI, presenti capillarmente nei vil-laggi della Bosnia (dal 1291!), potremmo promuovere uno o più GRUPPI COOPERATI-VISTICI di famiglie contadine, dotati di un parco MACCHINE AGRICOLE GESTITECOMUNITARIAMENTE.“Aiutiamoli a lavorare insieme, per sé e per gli altri”!Una SECONDA APERTURA, che mi sento di proporre alla nostra Associazione e a voi:la SOLIDARIETA’ CON L’ARGENTINA!Come molti di voi sanno, io ho lavorato là tra gli agricoltori del nord-est, dal 1971 al1979, proprio durante la feroce dittatura militare, che provocò quasi 40 mila “desapare-cidos” (scomparsi).Aiutammo (io e altri sacerdoti, suore e laici di Como) diverse comunità di CAMPESINOSa organizzarsi e a qualificarsi. Ora l’Argentina è cinque volte più povera di allora!La gente, soprattutto i bambini, muore di fame, nonostante sia una delle nazioni più ric-che del mondo e tra le maggiori produttrici di carne e di cereali!…Credo che la nostra apertura all’est del mondo, vissuta con impegno e continuità perquasi dieci anni, ci ha arricchiti di straordinari valori di INTERCULTURALITA’ e sensibilitàalla PACE.Ritengo indilazionabile completare questa dimensione con l’APERTURA AL SUDDEL MONDO, ugualmente ricco di UMANESIMO e bisognoso di GIUSTIZIA e dicondivisione.Pensiamoci!… E decidiamoci!Continuiamo ad aiutarci ad essere, sempre più, noi e loro, “SOGGETTI DELLA NOSTRAESISTENZA”, e sempre meno “OGGETTI DELLA ALTRUI ASSISTENZA”!Cristo è appunto venuto in mezzo a noi per trasformarci da “PESCI SBANDATI” a“PESCATORI ORGANIZZATI”!

BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI!

Don Renzo ScapoloParroco di Plesio - Fondatore di Sprofondo

Per ulteriori informazioni potete contattare l’associazione:

Sprofondo

Via IV Novembre, 13

Valmorea (Como)

Telefono 031.806026

Fax 031.807884

e-mail: [email protected]

www.sprofondo.it

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CHE ARIA TIRA IN BOSNIA?

Nell’ottobre di quest’anno ci sono state le nuoveelezioni e il clima che si respira non auspica nulla diottimistico.La situazione in Bosnia-Erzegovina non è per nien-te migliorata rispetto alla disoccupazione, alla sta-bilità politica e alla situazione sociale. Non si intravedono prospettive certe per le futuregenerazioni. Il lavoro che viene tuttora portato avanti dalle asso-ciazioni umanitarie è di fondamentale importanzaper andare incontro ai bisogni delle persone nonessendoci ancora, a sette anni dalla fine del con-flitto, fiducia nelle istituzioni. Esse sono ancora infase embrionale e non riescono ad incontrare erisolvere i problemi sociali della popolazione. La divisione, avvenuta secondo gli accordi diDayton, della Bosnia ed Erzegovina in due entità

(Federazione Croato-Musulmana e RepubblicaSerba), supervisionate da un Governo centralecomune, rende difficili e lenti i processi decisionalidello Stato. Fino al 1998 la stragrande maggioran-za delle decisioni veniva presa dall’O.H.R. (AltoCommissariato dell’Unione Europea). Anche semolta autorità è stata ceduta al Governo locale,l’Alto Commissariato ha tuttora potere di veto sututte le decisioni finali.Negli ultimi 7 anni il triplo Governo della Bosnia ela Comunità Internazionale avrebbero dovuto rea-lizzare insieme il progetto di curare le ferite dellaguerra, dando alle persone la possibilità di una vitanormale. Ormai questo sogno non c’è più e la poca

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speranza rimasta dopo la guerra halasciato posto alla disperazione. Tra ipartiti non c’è ancora volontà di tro-vare accordi e tra le parti religiose lariconciliazione è lenta. Queste preoccupazioni si rinnovanocon le ultime elezioni: si tratta dirisultati provenienti da gente dispe-rata e confusa che non sa più a chirivolgersi. Nel 1998 i bosniaci votarono i partitisocialdemocratici, oggi quelli piùnazionalisti sperando che qualcunorisolva i loro problemi.I problemi vitali degli individui perònon li risolve nessuno: rientro nellecase distrutte e problemi di sicurezzaconnessi, disoccupazione, mancanzadi possibilità per il futuro, giovaniche cercano di scappare. La doman-da che più si sente fare in Bosnia è:Tu, dove vai? Naturalmente si pensain quale Paese bisogna scappareperché nessuno sa più dove va laBosnia.

Hajrija

Responsabile di Bezdan-SprofondoLa moschea principale di Sarajevo: Begova Dzamija

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BANCA DEL LAVORO

DATA INIZIO: novembre 1996BENEFICIARI: famiglie profughe

Stiamo proseguendo con questo progetto che hacome scopo non solo l’assistenza economica, maanche la reintegrazione sociale delle persone e il lororeinserimento nel mondo del lavoro.

Si tratta di profughi che vivono una doppia instabilità:quella della loro Nazione (la Bosnia) e, all’interno diquesta, quella della loro condizione sociale e persona-le, della quale altri potrebbero decidere. L’unica strada per uscire da questa situazione consistenel renderli il più possibile autosufficienti, attraverso losviluppo di capacità professionali e di piccole attivitàrealizzate con il microcredito.

OBIETTIVOMantenere a 350 il numero delle persone seguite,garantendo un monte ore per il 2003 pari a 20.000,per attività di bassa specializzazione svolta presso inostri progetti. Costo complessivo previsto nel 2003:25.000 euro.

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo occasionale o un impegno annualedi 312 euro (vedi scheda in ultima pagina).

ALLEVAMENTO DI GALLINE OVAIOLE

DATA INIZIO: agosto 2001BENEFICIARI: donne vedove in situazione

economica precaria

Il progetto è localizzato nel quartiere di Lukavica e siprefigge di dare un sostegno a quattro donne vedovecon figli minorenni che fanno parte della Banca delLavoro.L’opportunità di gestire in autonomia una piccola attivitàlavorativa potrà, col tempo, aiutare queste famiglie amigliorare la loro condizione economica.

PUNTO DELLA SITUAZIONEAd agosto 2002 il progetto è stato ampliato: si sonoinstallate nuove gabbie che hanno permesso di rad-doppiare il numero di galline allevate che è stato cosìportato a 600. Servono ancora altri investimenti per arrivare ad unnumero ottimale di galline che consenta alle donnedi ottenere una reale fonte di autosostentamento. Per far questo sarà necessario acquistare un terrenodove realizzare un allevamento più grande.Nonostante tutte le difficoltà incontrate, questo pro-getto ha permesso alle donne coinvolte di acquisirecompetenze nell’allevamento di galline e nella com-mercializzazione di uova e ci ha fatto maturare la con-vinzione di avere intrapreso la via giusta per rendereindipendenti delle persone fornendo loro un lavoro alungo termine.

Gli interventi sono mirati ai quartieri diVraca, Grbavica e Stup, nella Federa-zione croato-musulmana, e diLukavica, nella Repubblica serba diBosnia. Questi quartieri sono tra i più poveri diSarajevo.Nel progetto sono coinvolte 80 fami-glie per un totale di circa 350 persone.In cambio di ore di lavoro socialeviene corrisposto un compenso com-posito: parte in denaro, parte in mate-riale utile alla casa e parte in alimenti.Il 10% di quanto guadagnato dallefamiglie coinvolte nel progetto vieneda loro devoluto ad una “cassa socia-le” che si occupa dell’assistenza dellefamiglie inabili al lavoro (le “famigliesociali”). Considerata la difficile situazione incui vivono queste famiglie, il fatto diautotassarsi di parte del loro guada-gno è un gesto di alto valore morale.

PUNTO DELLA SITUAZIONERispetto ai due anni precedenti, ilnumero delle persone coinvolte staprogressivamente diminuendo sia peril mutato panorama sociale e le diver-se prospettive che si pongono, sia peril calo delle entrate a sostentamentodel progetto. Questa situazione non ci permette dipotenziare il nostro intervento che sirivolge ad una fascia di famiglie adalto rischio. SPRO

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Operaio al lavoro presso il Centro Studentesco Internazionale

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OBIETTIVOCondolidamento dell’allevamento esistente e realizza-zione di altri, per riuscire a coinvolgere un numeromaggiore di persone e per garantire una sufficienteautonomia finanziaria.Costo complessivo previsto: 25.000 euro

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo dedicato al progetto.

MANUFATTI DI MAGLIERIADATA INIZIO: 2001BENEFICIARI: donne in situazione economica

precaria

In questa attività sono coinvolte dieci donne bisogno-se che lavorano a maglia producendo babbucce,maglioni, sciarpe, cappelli, oltre che lavori ad uncinet-to. Il lavoro viene eseguito presso le loro abitazioni e,tre o quattro volte al mese, anche nei locali dellaBanca del Lavoro situati nel Centro StudentescoInternazionale. Parte del guadagno è destinato alledonne, parte alla cassa sociale della Banca del Lavoro(per offrire sostegno alle famiglie più bisognose) eparte viene reinvestito per poter proseguire nello svi-luppo di questa attività.

PUNTO DELLA SITUAZIONEPer implementare il lavoro di queste donne, dandouno sbocco commerciale ai loro manufatti, si vorreb-bero aggiungere alla distribuzione estemporanea,fatta dai volontari italiani, dei canali più solidi, qualiquello delle Botteghe del Commercio Equo eSolidale, in Italia, e quello di un negozio a Sarajevo.

OBIETTIVODare autonomia economica al progetto attraverso unarete di vendita strutturata.

COME PUOI AIUTARCI?Acquistando direttamente i prodotti presso i nostribanchetti per te o da rivendere ad amici o tramiteassociazioni. Procurandoci contatti con le Botteghedella tua zona.

PRODUZIONE ORTOFRUTTICOLADATA INIZIO: 2001BENEFICIARI: donne in situazione

economica precaria

L’orto si trova a Stup, sul terreno dellesuore di San Vincenzo dove si sta rico-struendo la Casa per anziani. Sonooccupate in questo progetto cinquedonne bisognose. Una parte dei pro-dotti coltivati viene regalata agli anzia-ni che fanno parte del progetto“Aiutiamo con tutto il cuore”, la parterestante viene venduta. Stiamo predi-sponendo un progetto che ci permettadi installare delle serre per poter colti-vare anche nei mesi invernali.

OBIETTIVOFornire delle attrezzature agricole perla produzione di ortaggi.

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo dedicato al proget-to o con la donazione di attrezzatureadatte (serre, macchinari…)

AIUTIAMO CONTUTTO IL CUOREDATA INIZIO: 1995BENEFICIARI: anziani, ammalati,

abbandonati

Gli anziani e gli ammalati gravi sono trale persone più colpite dai disagi socia- SP

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Il risultato finale

Milimirka verifica la qualità dei manufatti prodotti

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li ed economici post-bellici. Necessitano di medici-nali, di materiale igienico-sanitario e di assistenza, siagenerica che qualificata: la prima fornita dalle fami-glie che collaborano con noi nella Banca del Lavoro,la seconda da medici e specialisti. Sprofondo garan-tisce a queste persone una puntuale assistenza, per

mezzo di un’équipe medico sanitariae attraverso la fornitura di materialeigienico-sanitario, medicine, cibo,ecc.

PUNTO DELLA SITUAZIONEL’équipe si compone di un medico,un’infermiera, due fisioterapiste, unasignora per le pulizie e la coordinatri-ce, anch’essa infermiera. In tutto il 2002 gli anziani assistiti daquesto progetto sono sempre staticirca 43. Ogni mese la coordinatrice del pro-getto ci invia una scheda nella qualeviene descritto il lavoro svolto, conparticolare riguardo alla situazionespecifica dei casi più gravi, alla segna-lazione di eventuali decessi e alladescrizione degli anziani inseriti.

OBIETTIVOArrivare ad assistere 50 anziani ai qualifornire i pannoloni, i medicinali e leattrezzature richieste.Costo complessivo previsto nel 2003:26.000 euro per l’assistenza e 5.000euro per le forniture di attrezzature emedicinali necessari.

COME PUOI AIUTARCI?Con un impegno annuale di 312 euro(vedi scheda in ultima pagina) o conun contributo occasionale di denaro odi materiale.

UNA CASA PER BRANKA

DURATA PROGETTO: 2001-2002BENEFICIARIO: Vucenovic Branka

Vi ricordate di Branka? Le avevamo ricostruito unapiccola casa dato che la sua era stata completamentedistrutta dalla guerra.Durante la scorsa estate alcuni volontari si sono impe-gnati in lavori di finitura (gli interni sono stati carteg-giati e pitturati perché il fumo della stufa e l’umiditàavevano annerito i muri), lavori di pulizia del terrenocircostante e posa di alcune mattonelle su due latiesterni della casa. Inoltre abbiamo portato degli arma-di e alcuni pezzi di arredamento, in modo da renderel’ambiente più accogliente.

Con questo ulteriore sforzo abbiamo ritenuto di con-cludere al meglio il progetto; alcune donne dellaBanca del Lavoro continuano ad aiutare Branka chericeve anche un pacco di alimenti ogni 10 giorni.

CENTRO DI ACCOGLIENZAPER ANZIANI AMMALATI ENON ASSISTITI

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: anziani ammalati e non assistiti

Il progetto si prefigge di creare una struttura che ospitianziani soli e non autosufficienti. Il Centro verrà ricavatonel quartiere di Stup da un edificio di proprietà dellesuore di San Vincenzo de’ Paoli che, durante la guerra,era stato gravemente danneggiato. Nella struttura saranno assistite circa 50 persone e vilavoreranno le suore stesse, da decenni presenti aSarajevo dove si impegnano proprio in questo campo.

Una delle pazienti assistite nel progetto, con Eugenio, Bozana e Sandra

La nuova casa di Branka

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PUNTO DELLA SITUAZIONENel corso del 2002 è stato installato l’ascensore, sonostati ultimati gli impianti elettrici e idrici, terminati ilavori di muratura, quelli di coibentazione e sono statimontati gli infissi. Il sogno di una casa per queste persone, da noi culla-to a lungo, sta per diventare realtà.Ora stiamo cercando di trovare le piastrelle per i rive-stimenti e le pavimentazioni, dopo di che il Centrodovrà essere completato con i sanitari e tutti gli arredinecessari.

OBIETTIVOCollaborare al completamento della ricostruzione del-l’edificio, il cui costo è stato stimato intorno ai 300.000euro.

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo di denaro dedicato al progetto ocon la fornitura di materiale.

CENTRO STUDENTESCOINTERNAZIONALEPROVINCIALATO DI “BOSNA SREBRENA”

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: studenti universitari in difficoltà

economiche

Un contributo del responsabile del progetto ci dàdirettamente un’idea dello stato dei lavori:“Da più di sette secoli i francescani sono presenti nellaBosnia Erzegovina, non passivamente ma con un ruoloattivo nel costruire un futuro di maggiore stabilità.

In questo senso i francescani di “Bosna Srebrena”(Bosnia Argentata) stanno lavorando anche nell’exConvento di S. Nicola, nel quartiere di SarajevoKovacici.

L’edificio è stato nazionalizzato nel ‘47 dal regimecomunista, nel corso dell’ultima guerra ha subito gravidanni ed è stato infine quasi distruttoda un incendio: i francescani voglionoricostruirlo per farne un CentroInternazionale per Studenti. La realiz-zazione di questo progetto porterà aSarajevo un segno concreto di caratte-re multietnico e multireligioso. Il Centro verrà utilizzato dalla popola-zione studentesca del territorio dellaBosnia-Erzegovina ma anche d’Europae del mondo intero, e soprattuttodagli studenti bisognosi e particolar-mente dotati.La collaborazione tra i frati ed i giova-ni potrà ispirare la realizzazione di altrie diversi progetti ed attività creative,come ad esempio: collaborazione trastudenti ed Istituto per la riconciliazio-ne e il dialogo fra religioni e culture,ricerca storica, ricerca scientifica, infor-mazioni media-press, attività editoria-li, progetti umanitari, caritativi e simili.

PUNTO DELLA SITUAZIONEGrazie all’entusiasmo dei francescanidella Bosnia Argentata e all’appoggiodi amici e donatori, negli anni passati,soprattutto nei mesi estivi, moltivolontari provenienti da tutto ilmondo ed in particolare dall’Italiahanno lavorato dalle primissime fasi disgombero delle macerie, e quindi ini-ziato la ricostruzione dell’edificio. Adoggi l’edificio è stato consolidato perdue terzi dell’intera struttura, e ne èstato ricostruito il tetto per intero.

Agosto 2002... il Centro oggi

Agosto 1999... il Centro allora

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Per queste opere sono stati spesi 1.250.000 euro, ed ilavori sono tuttora in corso per completare le opere diconsolidamento e rendere agibile anche la restanteparte del complesso. Il costo stimato per tali opere è di 5.500.000 euro.Poiché la situazione economica è abbastanza difficile,i lavori edili su questo stabile vengono effettuati gra-dualmente e con molta cautela. Le spese, ridotteall’essenziale, sono state preventivate con precisione.La prima fase, la più difficile, grazie a Dio e alle perso-ne generose è stata superata.Continuiamo con i lavori e non pensiamo di fermarciperché siamo convinti che il migliore investimento inquesto Paese sia nella formazione e nell’educazionedei suoi giovani.”

Fra Stipo Karajica, supervisore del progetto di ricostruzione

Con l’aiuto del Comune di Nuova Sarajevo è statopossibile ripristinare i campi sportivi e cintare il terre-no di pertinenza del Centro.

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GETTI La parte di edificio recuperata ospita

diverse realtà associative e non, alcu-ne già da diverso tempo e altre invecepresenti da quest’anno.Tra le ultime realtà accolte nel Centrovi sono il giornale francescano “Laluce della parola”, uno studio radiofo-nico, un centro media-press, l’associa-zione “Face to face”, che si occupa diprogetti per il dialogo interreligioso, el’aula internet.

OBIETTIVOCollaborare nella costruzione delleparti ancora distrutte e rendere opera-tiva una parte dello stabile per gli stu-denti universitari, per un costo com-plessivo previsto di 3.500.000 euro.

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo di denaro dedicatoal progetto o contatti.

AULA INTERNET

DATA INIZIO: 2002BENEFICIARI: studenti universitari

e altri utenti

Un gruppo, costituito indistintamenteda studenti cattolici, musulmani eortodossi, fondato su volontà e super-visione del Responsabile Francescanoper il Centro Studentesco Internazio-

nale, fra Stipo Karajica e con il supporto del CascoBianco della Caritas Italiana Mauro Clerici, ha deciso,sulla base di esigenze segnalate dagli studenti univer-sitari di Sarajevo, di sviluppare un progetto di apertu-ra di una sala computer e centro internet all’internodel Centro Studentesco Internazionale.Le motivazioni che hanno spinto a creare un punto diaggregazione di questo genere sono diverse: la man-canza di servizi del genere nel Centro Studentesco enelle abitazioni degli studenti, l’utilità del servizio perlo studio e l’importanza del mezzo per la comunica-zione fra gli studenti e il mondo intero.Questo progetto costituisce un modo per dar corpo,con le persone, a quella multietnicità cui, con lacostruzione del Centro, si sta dando casa.

PUNTO DELLA SITUAZIONEAttualmente l’aula è dotata di sette computer (acqui-stati grazie a donazioni di privati e associazioni) e lasua gestione ed animazione è affidata a dieci studentidel progetto “Borse di studio”.Per 4 ore la settimana viene offerta la possibilità di uti-lizzo di internet a circa 20 ragazzi e, per altre 4 ore,quella di frequentazione di corsi d’informatica e ingle-se a circa 15 bambini dai 7 ai 14 anni.

OBIETTIVOAumentare il numero degli utenti e delle attrezzaturecosì che l’Aula diventi anche copisteria a servizio ditutte le realtà presenti nel Centro e di tutti gli studen-ti universitari.Costo complessivo previsto: 7.500 euro.

COME PUOI AIUTARCI?Con un contributo di denaro dedicato al progetto, conla donazione di attrezzature idonee o procurando con-tatti con ditte o consulenti.

BORSE DI STUDIO PER STUDENTI UNIVERSITARI

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: studenti universitari

Sarajevo: riunione tra gli studenti universitari ed il gruppo 360gradi

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BREVE DESCRIZIONENel progetto vengono inseriti studenti che rispondo-no a tre requisiti: il bisogno economico, il profitto sco-lastico e l’impegno sociale. Infatti, in cambio dellaborsa di studio, chiediamo loro di dedicare 20 oremensili ad attività di animazione, sostegno scolastico egioco a favore di bambini e ragazzi.

PUNTO DELLA SITUAZIONEAttualmente gli studenti beneficiari sono 10 e, tra loro,ci sono degli studenti della facoltà di Medicina che cipermettono di dare un seguito “morale” al progettoMedici in campo per Sarajevo, per il quale avevamoricevuto un finanziamento sufficiente alla sua totalecopertura ma che non è stato possibile concludere permotivi indipendenti dalla nostra volontà. A due studen-ti di informatica sono stati dati compiti di supervisionee didattica nell’ambito del progetto Aula Internet.

OBIETTIVOArrivare a 20 borse di studio e garantire continuità aquelle esistenti.Costo complessivo previsto nel 2003: 15.000 euro.

COME PUOI AIUTARCI?Con un impegno annuale di 312 euro (vedi scheda inultima pagina). Invitiamo tutti e soprattutto gli studen-ti e le scuole di ogni categoria, ad appoggiare vigoro-samente questa originale forma di solidarietà.

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Torneo di calcio organizzato dagli studenti universitari

IL MIO PUNTO DI VISTA…Sono Giovanni, un cieco di guerra, membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione da 9 anni e,tra le tante attività di cui mi occupo, seguo l’organizzazione di bancarelle e di spettacoli sia per rac-cogliere fondi per i nostri progetti umanitari, che per informare sulle nostre attività le tante perso-ne interessate.Ogni Natale organizziamo una bancarella a Como in Piazza S. Fedele sul sagrato della Chiesa: offria-mo alle persone che vogliono compiere un gesto di generosità stelle di Natale della scuola diMinoprio, manufatti in lana provenienti da Sarajevo (cappellini, maglioni, centrini, bamboline), cesti-ni e tante altre cose. Il banchetto viene allestito per 8/10 giorni consecutivi, vicino al mercatino del-l’antiquariato, e viene animato da luci, canti e suoni di chitarra; l’atmosfera è veramente magica enei giorni più vicini al Natale tutti i passanti possono scaldarsi con vin broulé e caldarroste, prepa-rate da Giampietro insieme ai nostri volontari, sempre pronti ad aiutarci.Lo scorso 16 marzo abbiamo organizzato al Teatro Sociale di Como lo spettacolo “Jesus ChristSuperstar” con il patrocinio e il contributo del Comune di Como e dell’Amministrazione Provinciale.Per l’occasione abbiamo convocato una conferenza stampa, presso la sala della Giuntadell’Amministrazione Provinciale, alla quale erano presenti le maggiori testate giornalistiche di tuttala provincia che hanno dato ampia eco all’avvenimento.La serata si è rivelata un grande successo, che è andato ben al di là di ogni aspettativa, soprattut-to per merito della compagnia teatrale “La Goccia” di Novara e del responsabile Paolo Pampuri,cui va il nostro ringraziamento.Abbiamo quindi trovato conferma alfatto che abbinare ad uno spettacolodi qualità il fine sociale di aiuto allepersone bisognose è una scelta vin-cente che trova tantissima gentedisposta a contribuire!Termino con un ringraziamento, mio edi tutta l’Associazione, alle tante realtàassociative e non che con la loro pre-ziosa collaborazione hanno partecipa-to al nostro sforzo per proseguire nel-l’impegno a Sarajevo.

Giovanni Fabio

I Volontari di Sprofondo incontrano il Signor Albahari della comunitàebraica di Sarajevo, in centro nella foto, insieme a Giovanni, alla sua

sinistra, e a Don Renzo, alla sua destra

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STUDENTI E BAMBINI: AIUTO E PREVENZIONE

L’associazione Sprofondo da sempre porta avanti proget-ti umanitari che riflettono la situazione complicata dellaBosnia. Uno di questi é il progetto Borse di Studio che, trai diversi impegni, si occupa anche di prestare aiuto aglistudenti e ai bambini con difficoltà di apprendimento.

squadre da tutta la città. Ai partecipanti sono stati asse-gnati premi in materiale scolastico e vestiario sportivo.Ora che è ricominciato l’anno scolastico, abbiamo ripre-so l’attività di sostegno presso il loro domicilio.Noi studenti siamo molto contenti di vedere che i bam-bini si impegnano a superare i problemi che la vita poneloro dinnanzi e speriamo tanto che questo possa costitui-re attività di prevenzione dai pericoli che si incontranosulle strade di Sarajevo, soprattutto droga e alcool.Riteniamo che aiutare i bambini nell’educazione e nellascoperta della giusta via da seguire nella vita sia un com-pito fondamentale.

Majo (coordinatore del gruppo degli studenti

inseriti nel progetto Borse di Studio)

STORIA NATALIZIASta arrivando Natale, spirito di perdono e bontà. Lo pos-siamo sentire nell’aria. Ditemi che scusa può trovare unuomo mentre sta davanti a Dio se tiene solo per sé lagioia del Natale. Che tipo di anima e di paradiso sonoquelli dove Dio non può vivere. Ma tutto sembra cosìsemplice. Tutto ciò che ci serve fare è aiutare un uomosolo, abbandonato e malato. Fargli riscoprire luce, aria esole. Quello è amore. L’amore apre splendide fonti den-tro di noi. “Se vogliamo vivere abbiamo bisogno di evitare tutte lepaludi, tutti i nemici, i buchi coperti da foglie, per nontrovarci impreparati. Strade dirette ci portano alla morte,ed è più sicuro e nessuno ci darà fastidio a tale proposi-to. Mentre stiamo ancora camminando, possiamo trovareriparo dalla pioggia. Ma quando andiamo a letto non c’èpiù forza per evitarla. Quella strada coincide perfetta-mente con il morire”.La tua solitudine è l’unica amica e la morte l’eternooggetto da evitare. I malati salvano i sani. Per quello dob-biamo essergli grati. Nonostante quello noi spesso nonmostriamo la nostra gratitudine e li guardiamo senza sin-cerità mentre giacciono in un letto o camminano comemorti. Tutti noi saremo un giorno malati e doloranti sve-gli e consapevoli. Il sogno della gioventù sarà convertitoin insonnia nelle età avanzate. Ma siamo qui. Bravagente. Abbiamo bisogno di fare di tutto per rendere laloro vecchiaia, la loro povertà e la loro malattia megliosuperabili. La storia di ognuno dei nostri 40 pazienti èdiversa. Così scrivendo non posso descrivere le loro vite.Dovete vedere e sentire voi stessi. Nel frattempo essichiamano a lungo i figli persi, vivendo da soli tra quattromura. Stanno sperando che almeno un giorno vedrannoi loro figli partiti. Altri pensano a come sopravvivere gior-no per giorno. Solo per un giorno, non per un mese.Avranno un pezzo di pane, un bicchiere di latte caldo e cisarà un fuoco a tenerli al caldo durante le lunghe nottifredde d’inverno. Altri ancora, stanno pregando di mori-re per farla finita con tutto il dolore e l’agonia che stannoattraversando. E noi siamo qui, facendo finta di essere iloro figli persi da lungo tempo, il cibo che stanno man-giando e gli angeli che stanno gettando via la morte cheessi stanno invocando.

Sandra (fisioterapista del progetto “Aiutiamo con tutto il cuore”)SP

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Il gruppo comprende 8 studenti e haorganizzato diverse attività per aiutare ibambini sul piano educativo e culturale.Due volte alla settimana andiamo nelleloro case dove li aiutiamo a studiare. Loscopo primario è aiutarli a capire le mate-rie scolastiche e a recuperare ciò che nonhanno appreso. La cosa più difficile conloro è instaurare un rapporto di amicizia.Ma una volta che ci siamo riusciti, ilnostro arrivo a casa rappresenta unmomento di gioia che spezza una ferven-te attesa di studiare insieme.Nel fine settimana, per staccare un po’dall’attività scolastica, organizziamo pres-so la sede di Sprofondo attività ricreativee di animazione. I bambini vengono datutta la città e, stando insieme, fannoconoscenza e si creano amicizie tra loro.Noi studenti prepariamo sorprese tramitediversi giochi e spesso organizziamofeste di compleanno dove i bambini bal-lano, cantano e soprattutto stanno insie-me. Nei mesi estivi, quando non c’èscuola, non li abbandoniamo per strada:a tal proposito abbiamo organizzato corsid’inglese, d’informatica ed una sezionedi football. Quest’anno, alla sezioned’informatica e di inglese hanno parteci-pato gruppi di bambini dove Mersiha,Lucija, Emira e Alexsandra hanno datoqualche nozione base di queste materietramite attività di gioco e compagnia.Queste attività sono state organizzateall’interno dell’Aula internet. Mario, Majoe Admir si sono occupati della sezionefootball creando una squadra che si alle-nava 2 volte alla settimana e, a fine esta-te, abbiamo organizzato un minitorneocittadino al quale hanno partecipato 9

Torneo di calcio organizzato dagli studenti universitari

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IMPRESSIONI DA UN VIAGGIO

“Spalato, sei del mattino: Eugenio ed io sbarchiamo daltraghetto partito da Ancona la sera prima. Siamo fortu-nati perché alle sette c’è un autobus in partenza perSarajevo. E’ un bus di linea logorato da anni di intensaattività su e giù per le strade dei Balcani. L’aspetto miricorda la figura di un anziano contadino: rugoso, cottodal sole, lavato dalla pioggia e dal sudore asciugato daltempo. Ha il vestito trasandato, le ruote impolverate econsunte, i sedili logori e frusti, i vetri opacizzati daltempo e dalle intemperie, ma il cuore batte saldo e sicu-ro sotto il cofano. Il suo battito ci accompagnerà tra lecolline ed i monti; in un mare di verde ci appaiono paesi-ni i cui tetti arancioni macchiano il verde come isole colo-rate. I tetti delle case sono nuovi e nascondono le feritedi una guerra di un recente passato.Dopo sette ore di viaggio, ci appare Sarajevo: la cittàmartire mi aspetta con le sue ferite, le sue lacrime, i suoilamenti e con la sua forza nel sopravvivere. Un lungo e largo viale ci porta nel ventre della città. Ilviale, chiamato “dei cecchini”, ed il grattacielo sventratodella sede del giornale “Oslobodenje” ci danno il ben-venuto in una desolante colata di cemento frantumatodalle cannonate.

Alcuni palazzi semi - distrutti si snodano lungo il viale e inquegli edifici i cecchini vigliaccamente davano la morte,come orrendi fiori del male, ad innocenti persone.Mauro arriva con il furgoncino dell’associazione a prele-varci alla stazione dei bus di Sarajevo. E’ un obiettore dicoscienza e sta prestando servizio come casco biancodella Caritas nella sede di “Sprofondo” di Sarajevo. Si èinnamorato dei progetti che “Sprofondo”, con l’aiuto deifrancescani bosniaci, sta portando avanti nella capitale.Arriviamo, dopo un breve tragitto, a Grbavica, il quartie-re dove sorge il Centro Studentesco Internazionale, giàsede del Convento dei Francescani, poi facoltà di agra-ria, distrutto durante la guerra ed ora in via di ristruttura-zione.Oltre alla sede di “Sprofondo”, il Centro comprende: unlaboratorio di maglieria gestito in forma di cooperativadalla Banca del Lavoro e che impiega una decina di per-sone, una farmacia gestita da Suor Dolores, magazzini,una mensa per i poveri ed un centro studentesco apertoa tutte le etnie, culture e religioni, gestito dai giovanistessi con la supervisione dei francescani.L’ex convento dei francescani è costruito a ferro di caval-lo e, tranne la parte riservata a quanto sopra descritto, èun edificio vuoto e svuotato, le cui buie finestre, come

innumerevoli occhi ciechi si affacciano su un cortile silen-zioso e spoglio. Ecco, è il silenzio che mi sconvolge, è unsilenzio che porta, in un’eco lontana, il vociare, il richiamodi mille nomi, il rossore di volti, di petti ansimanti che rin-corrono un pallone, di occhi che brillano di vita. Ora tuttoquesto non c’è più: c’è il silenzio che grida disperato nelcielo che si fa sera. La sera stessa del nostro arrivo, deci-diamo di fare una passeggiata nel centro della città.Sarajevo è bella, brulica di gente, le strade sono illumi-nate e trafficate. Il fiume scorre lento e placido, le acquecamminano verso il mare senza fretta, senza far rumore.Passano sotto i ponti silenziosi, anche sotto quello su cuic’è una stele di marmo con due rose rosse che illumina-no due volti di innamorati. Si tenevano per mano, quelgiorno, così li han trovati, distesi sul ponte, bagnati dallapioggia, assassinati da chi l’amore ha dimenticato.C’è una via in Sarajevo dedicata a Moreno, un volontariovenuto dall’Italia. Portava nelle mani Solidarietà e nelcuore Amore e Carità. L’hanno ucciso, quegli imbecilli,nascosti come topi di fogna, con un colpo di fucile, là suquel ponte che scavalca il fiume. A Sarajevo, il levare delgiorno, è segnato dall’appello alla preghiera del muez-zin, una voce probabilmente registrata. Andiamo per le

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case dei protagonisti del nostro proget-to: gli anziani, ammalati, abbandonati.Per me sarà una prova molto difficile,non so se sarò in grado di tenere a badale mie emozioni. Sto pregando e men-talmente mi ripeto che dovrò affrontarequeste prove con lucida memoria,facendo tacere le ragioni del cuore. Neitre giorni di visita saremo accompagnatida: Bozana, Sandra, Vesna. Mauro, per ilprimo giorno, ci farà da interprete; neglialtri sarà Hajiro, un ragazzo di ventiquat-tro anni, bosniaco, con precedenti espe-rienze di lavoro in Italia.Saliamo le scale, incontrando il silenzioed il buio degli androni. Bussiamo alleporte che ci vengono aperte, mostran-doci lo stupore di volti che si aprono insorrisi accoglienti e felici per l’improvvi-sa visita. Sono persone ammalate chevivono le loro giornate sul divano - letto,nel soggiorno; davanti a loro è posto untavolino, su cui sono appoggiati lemedicine e quel che resta dei pasti. Nelvederci, tutti, anche con fatica, si solle-vano e ci invitano a sedere, offrendocisquisita ospitalità.Che dire di loro? Delleloro abitazioni, delle loro malattie, delleloro storie?…Non lo so. So solo che atutti questi poveri “Cristi”, Sprofondo hadonato un sorriso, una speranza e unfuturo non da disperati, ma di chi sisente amato. Sono di etnie e religionidiverse, ma le differenze, qui, non hannoalcuna importanza. Ora la loro condizio-ne di sofferenza li rende uguali. I loronomi sono: Antonja, Slavica, Zora, Rada,Dovana, Anka, Razija, Nada, Mevilda,Dula…Potrei continuare con gli altri:sono nomi che rimandano a storie tutteuguali, fatte di povertà ed abbandono.

Sarajevo: lapide in ricordo di Suada Dilberovic

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ELe loro malattie non sono diverse da quelle della ricca edopulenta Europa: sono gli ammalati che sono diversi.Non godono di uno stato sociale che li possa aiutare, nonci sono risorse, non c’è lavoro, forse perché gli uominiche oggi cavalcano il potere politico ed hanno nelle maniil destino di un popolo, hanno per la testa altre cose…Lecaserme sono piene di armi.Le nazioni più ricche e più forti del mondo hanno datomilioni per armare l’esercito bosniaco: perché la pace sidifende con le armi, più sei forte e più ti rispettano.

Pietro Uboldi

Carissimo don RenzoIeri sera a casa tua abbiamo tirato la UNA discutendo ditanti argomenti della nostra visita-vacanza a Sarajevo, colgruppo di Don Marco di Premana (ormai carcerato e cap-pellano). Per la cronaca: io sono Maurizio I di Merate,quello coi capelli grigi, amico di Alberto Bonifacio.Ieri sera, al termine del dialogo, ci hai suggerito di met-tere per iscritto i nostri pensieri, le nostre valutazioni per-sonali che abbiamo fatto vedendo di persona e toccando

con mano tante realtà e problemi con-creti della gente che abbiamo frequen-tato. Detto con sincerità, dopo averciripensato su ancora una volta, E’ PRO-PRIO UN BEL KASINO!E’ chiaro, ancora l’ennesima volta, si puòsolo sentirsi impotenti di fronte all’enor-me vile ingiustizia che si è consumata eche si è solidificata giorno per giornoanche lì, poco oltre la pozzanghera adria-tica. E’ un colossale casino che si cristal-lizza solidamente ogni giorno che passa;lo abbiamo visto negli sguardi di tantepersone da cui siamo andati a spenderequalche mezza giornata del nostro velocetempo da europei occidentali. La diffe-renza tra le nostre quotidianità di sempre,qui a casa nostra, e la loro necessità divivere umanamente ogni stesso giornodei nostri è talmente grande che ci sisente impotenti persino a delinearne leproporzioni o le unità di misura.Diamine: una signora sui 35 anni, ridottain carrozzella, con un figlio di 15 anni,che sono scappati da Foca a Sarajevo,non hanno nemmeno una catinella diplastica per strizzare lo spazzolone delpavimento, e non hanno neppure lospazzolone, e nemmeno il lavandinocollegato al tubo di scarico. Caspita: lamia auto ha 8 anni e 136.000 km, non hamai un inconveniente; domani potreicambiare i copri-sedile, se volessi. Ionon ho il telefonino e non uso il compu-ter solo perché sono 2 cose che mi stan-no sul kaspita. Se mi servissero li avreirapidamente. Eppure in quelle regioni cisono centinaia di migliaia di personeche non hanno neppure i pensieri per unfuturo migliore.

Nel loro sguardo leggi qualcosa che ti dice che sannosolo di essere arrivati fino ad oggi vivi, come li puoi vede-re, però non sono in grado di andare oltre con le ipotesi.Verrebbe quasi da credere che i traumi che gli sonopiombati nella vita, un brutto giorno, l’uccisione dei fami-liari, le violenze, altre simili assurdità, per prima cosa gliabbiano distrutto la possibilità di avere ancora qualchepensiero lieto, o comunque positivo; non dico la creati-vità poetica o la fantasia di viaggiare con l’immaginazio-ne, per carità; sotto le macerie della propria casa, e tuttoil resto, altro che fantasie romantiche. Dire che a questa gente è stato distrutto più che tutto,ma tutto quanto, a partire dai pensieri che potevanoavere e che ora non riescono nemmeno a richiamare allamente, è cosa troppo grande e grandemente assurda.L’ho sperimentato a mie spese nel 1994 quando ho pro-vato a divulgare un po’ di queste cose che avevo riporta-to dai primi viaggi in Herzegovina, dal giugno ’93 in poi:i miei beati e rispettabilissimi concittadini, dopo avervisto alcune decine di diapositive ed aver sentito la testi-monianza di Alberto Bonifacio, sono riusciti solo a ribadi-re con grinta e carattere fermo le proprie convinzioni di“persone perbene” informatissime su tutto quanto avvie-ne nel mondo, fedeli ai loro principi morali e fedeli ascol-tatori dei loro telegiornali, comodamente seduti nelleloro poltrone, davanti ai loro “onesti” televisori da euro-pei occidentali, che ti portano in casa tutto quanto avvie-ne nel mondo in diretta, e subito nel tuo teleschermo “intempo reale”. Cribbio; mi sono svelenato tanto di quel fegato (in temporeale) in quegli anni. Al secondo viaggio che ho fatto, nelluglio del ’93, è stato qualcosa di impagabile, di insosti-tuibile nella vita di una persona. Hai presente quando tiaccorgi che fino a quel momento nella tua vita ti hannosempre circondato (tu e tutti i tuoi concittadini) di tantischermi a paravento variopinti, belli da vedere, tappez-zati di manifesti molto attraenti che ti danno tanta sicu-rezza nella vita di ogni giorno, per cui non c’è mai proprionulla che possa farti dubitare dei “valori umani” su cui sidisputa la giornata concreta da cittadino, qui nel tuomondo quotidiano. Caspita; quella volta avevo potuto fermarmi un paio digiorni in più, prima di tornare a casa, per cui ho avutoabbastanza tempo per riflettere sulle cose del miomondo, stando a pensarci in un posto 1.000 km lontano,circondato da un ambiente e da situazioni umane distan-ti 40 anni almeno dalla mia vita economica di sempre. Miero ritrovato ad essere inkazzato nero con tutto e tutti

Sarajevo: cena conviviale tra i volontari

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(più o meno quantitativamente). Tornando a casa sonostato 2 giorni in silenzio, in disparte, praticamente solo.Esteriormente non ero cambiato, in apparenza; nonavevo deciso di rinunciare a tutte le cose di prima, cheora avevo imparato a fotografare da angolazioni nuove emolto diverse; avevo imparato!Ora credo sia giunto il momento di concludere questabreve chiacchierata; bene, ti ripeto che ci si sente impo-tenti materialmente, di fronte a tutto ciò che abbiamoconstatato, soprattutto perché abbiamo visto che lagente coinvolta dalla guerra riuscirà ancora a sopravvive-re, ma sopravvivrà molto duramente. Purtroppo moltissi-ma gente è rimasta segnata nella psiche, lo sai moltomeglio di chiunque altro, e questo è il dato più sconfor-tante di tutta questa assurda equazione.Tu, Voi, Noi, altre persone, potranno sempre andare lag-giù, portare, mandare aiuti, fabbricare, allestire, testimo-niare. Oggi più che mai ho la convinzione che siamo sem-pre chiamati a dare anche un bicchiere d’acqua, tutte levolte che possiamo, e dobbiamo volerlo fare, anche unatteso e necessario bicchiere d’acqua a uno di questinostri fratelli più piccoli, o solo più bisognosi, o solo più“ultimi” di tanti altri, anche se ci sembra la solita gocciad’acqua nel mare delle necessità.Le valutazioni le lasciamo al PADRE di tutti noi. Forse LUInon è tenuto a condividere le nostre convinzioni di impo-tenza materiale o logistico-organizzativa, di fronte a tuttoquanto questo. Però noi un briciolino di FEDE ce l’abbia-mo forse ancora, per cui siamo più aiutati a crederci sulserio. Ancora grazie per l’aiuto che ci hai dato in tutto quanto.Cordialissimi saluti.

Maurizio

La prima impressione che si prova guardando la tragediadella disgregazione della (ex)-Jugoslavia è che si tratta diun processo estremamente difficile da capire.E questa è stata anche la mia sensazione, la prima voltache sono stata in Bosnia Erzegovina nell’estate del 2000quando, con alcuni amici, ho attraversato la frontiera diquesto Paese e ho cominciato a guardarmi intorno e adincontrare la gente che vi abita.È difficile dire cosa mi ha colpito (ma forse ancora piùcomplesso dire cosa non mi ha colpito!) in quel mioprimo impatto con la Bosnia e con la guerra: certamenteè stata un’esperienza talmente forte da spingermi a tor-narvi altre tre volte e, l’ultima, a partecipare ai progetti di

Sprofondo. Prima pensavo di sapere che cosa fosse laguerra, simile alle fotografie viste sui libri di storia, ma misbagliavo. A Sarajevo e nelle campagne bosniache laguerra la puoi toccare: basta alzare gli occhi per vederecase ancora in parte sventrate, palazzi che portano le trac-ce evidenti delle granate, qua e là i fori dei proiettili sulleinsegne e sui muri dei negozi, i segni rossi delle granatesull’asfalto… Nei circa quindici giorni che ho trascorso aSprofondo, ho avuto la possibilità di vivere a stretto con-tatto con la gente di Sarajevo. Ho avuto la possibilità diparlare con loro, ascoltare i loro racconti, le loro ragioni, leloro idee, mangiare le specialità locali, in un certo senso,“respirare la loro stessa aria”.Ascoltando le loro testimonianze, ed in particolare quelledei profughi costretti a lasciare le loro abitazioni, mi sonochiesta: se mi avessero cacciata da casa, dandomi dieciminuti per fare i bagagli, che cosa mi sarei portata dietro?Cibo? Acqua? Una coperta? E che cosa avrei preso per ibambini: forse il loro giocattolo preferito? Dolci? Latte?Qualche medicina? E che cosa si porta con sé per sopravvivere non soltantonelle successive ventiquattro ore, ma per conservare neigiorni a venire anche il proprio passato, la memoria e l’i-

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dentità? Forse gli album delle foto, docu-menti importanti, vecchie lettere? Nonho ancora trovato una risposta a questedomande, forse perché risposte a tantasofferenza non ce ne sono. Quello che mirimane nel cuore è la consapevolezza diaver avuto la possibilità di vivere un’e-sperienza di relazioni e di vita “fuori dalcomune”, di quelle che fanno crescere.Non potrò mai dimenticare la famigliache mi ha ospitato, i tanti anziani eammalati che mi hanno accolto nelle loropovere case, o negli orti, tra i panni stesiad asciugare, offrendomi quel poco cheavevano, i bambini che mi sono saliti inbraccio sorridenti, le persone che hoconosciuto a Sprofondo e che hannocondiviso con me le fatiche e le gioie del“Campo di Lavoro”.I ricordi più veri che mi porto via da que-sto viaggio sono i volti di tutti quelli cheho incontrato.. Sono convinta che parla-re di pace, per poi agirla in prima perso-na, significhi innanzitutto parlare di “dia-logo tra volti diversi”: non un discorsoastratto sulla cultura e su un “altro”generico, ma volti ben precisi, volti diuomini e di donne, volti di popoli, con iloro nomi, le loro storie, le loro ricchezzee le loro fatiche. Ecco, la cosa più impor-tante che mi ha insegnato l’esperienzafatta con Sprofondo in Bosnia è questa:rimanere “ad altezza di volto”, cioè vive-re all’interno di relazioni personalizzate,perché “ogni volto è il simbolo della vitae ogni vita merita rispetto…Con il rispet-to di ciascuno si rende omaggio alla vitain tutto ciò che ha di bello, di meravi-glioso, di diverso e inatteso”. (Tahar BenJelloun)

Francesca

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Attività di animazione presso il Centro Studentesco Internazionale

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CAMPI DI LAVOROSi tratta di un’attività di in-form-azione cioè unoscambio reciproco di “informazione, formazione,azione”.Le attività svolte riguardano l’animazione con i bam-bini del quartiere, la manutenzione di alcune case(lavori di pulizia, imbiancatura, ecc.), visite aglianziani seguiti dall’équipe medica del progetto“Aiutiamo con tutto il cuore”, visite all’OspedalePsichiatrico dove si tengono sedute di musico-tera-pia, visite all’orfanotrofio con possibilità di organiz-zare momenti di intrattenimento.

Per quanto riguarda gli incontri, si organizzano visi-te ai progetti promossi dalla nostra Associazione(Banca del Lavoro: manufatti, allevamento trote,allevamento galline ovaiole,ecc.), agli anziani edammalati, presso l’Aula internet con possibilità di

Il costo complessivo settimanale è di 300 KM ecomprende: il vitto, l’alloggio, il costo dell’assicura-zione e le spese di gestione dell’ufficio e delle atti-vità che si intendono portare avanti nel campo dilavoro. Rimangono escluse le spese di viaggio epersonali.

I campi di lavoro per il 2003 si terranno nei periodiseguenti:• da domenica 20/04/03 (Pasqua) a domenica

04/05/03• da domenica 29/06/03 a domenica 07/09/03• da domenica 21/12/03 a domenica 04/01/04

Al fine di organizzare la sistemazione e le attività delcampo, si chiede di far pervenire l’adesione almeno45 giorni prima della propria partenza.Il numero massimo di persone per settimana è fis-sato in 30.Per campi di lavoro in periodi diversi o per gruppipiù numerosi sarà opportuno prendere contatti adhoc con gli organizzatori.

ALTRE INFORMAZIONIPer recarsi in Bosnia è richiesto il passaporto. Non èindicata una profilassi preventiva anche se è buonanorma essere coperti dal vaccino per l’antitetanica.Suggeriamo di portare con sé i farmaci che si è soli-ti usare in caso di raffreddore/influenza o altre sem-plici malattie.

Per qualsiasi altra informazioni, è possibile inviareuna e-mail o contattare la sede di Valmorea o diSarajevo.

incontri con gli studenti, al CentroInternazionale Studentesco dove c’è– tra l’altro – la sede della nostraAssociazione, a Stup dove si sta col-laborando alla realizzazione di unacasa di riposo per anziani e altroancora.Per riflettere di “guerra e di pace vis-sute” si organizzano incontri conrelatori di livello, delle diverse reli-gioni e culture e con rappresentantidelle istituzioni e dell’associazioni-smo di Sarajevo.

SISTEMAZIONEPernottamento e colazione pressofamiglie della Banca del Lavoro, perprovare la gioia di comunicare conpersone del luogo (vi verrà fornitoun piccolo manuale di conversazio-ne). Pranzo al sacco e cena nellasede di Sprofondo.

DURATA DEL SOGGIORNO / COSTI / PERIODI / PRENOTAZIONII campi vengono organizzati amoduli di 7 giorni: da lunedì avenerdì si svolgeranno le attivitàlavorative, il sabato sarà una giorna-ta libera e la domenica ci saranno gliarrivi e le partenze.SPRO

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Sarajevo: incontro informativo presso la moschea Alipasina Dzamija

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MATERIALE A DISPOSIZIONEPer informare sulle attività di Sprofondo, sensibilizzare sulla realtà di Sarajevo e sostenere, nelcontempo, le tante attività in corso abbiamo prodotto il seguente materiale:

Sarajevo!Libro scritto da PieroDel Giudice, Editore“e” - Trieste, pagg.260

Sarajevo: un ponte per non “Sprofondare”Videcassetta sulle nostre attività.Durata 45 minuti

“Un giorno a Sarajevo”Raccolta di storie autentiche

integrate da fumetti e disegni.Autore Gabriele Gamberini.

Pagg. 64

La mia stradaRaccolta di scritti di Gabriele

Moreno Locatelli

Cartoline IO MI IMPEGNO PER LA PACE

Magliette MIR SADAMagliette SPROFONDO

Manufatti delle donne dellaBanca del Lavoro

Chi volesse ricevere questo materiale può richiederlo contattando la nostra sede di Valmorea. SP

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Oggi, in KosovoIl libro contiene 55 fotografie dei foto-reporter M. Gjivovich

e P. Nizzia e testi descrittivi realizzati da B. Maggiolo

e M. Santi, volontari del CAV.

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BEZDAN-SPROFONDONel corso del 2002 è stata ultimata, in Bosnia edErzegovina, la registrazione dell’Associazione Sprofondopresso il “Ministero per il lavoro, per la politica sociale ei profughi”.L’Associazione si è registrata con il nome “Bezdan-Sprofondo”.Questo passo permetterà di coinvolgere direttamente ledecine di persone bosniache che già da tempo lavoranocon Sprofondo, che si sentiranno così più responsabiliz-zate nel sostenere l’Associazione giocandosi in primapersona.L’autonomia acquisita consentirà, nel tempo, di poterpensare e sviluppare progetti, facendo conto sull’espe-rienza acquisita dal personale locale.La crescita di questo nuovo soggetto richiede gradualitàe perciò può considerarsi solo il primo passo di un pro-cesso lungo, ma è importante che si sia partiti in questadirezione.

alcuni uliveti e a tutti i volontari è rivolto l’invito a parte-cipare alla raccolta delle olive per la fine di quest’anno egli anni successivi. Ma c’è una cosa che mi premeva dire, cogliendo l’occa-sione offerta dall’uscita del 3° numero della nostra rivista:il movimento pacifista deve essere indipendente da qual-siasi partito politico o parte in causa coinvolta in un con-flitto.

Purtroppo, specie in quest’ultimo anno, le marce dellapace erano spesso accompagnate da bandiere di appar-tenenza politica o ancor peggio bandiere di alcune nazio-ni o parti coinvolte in una guerra. Come ben scritto nello statuto di SPROFONDO, scopodell’associazione è quello della “ricerca di strade percor-ribili per rendere concreto l’ideale della pace”. La parolachiave di questa frase è certamente “ricerca”: questovuol dire che non ci presentiamo al mondo e alla societàcon una verità, magari eredità di qualche ideologia delpassato, ma che ammettiamo in partenza lo stato dellanostra ignoranza (più o meno come faceva Socrate) equesto significa il nostro operare va inteso come un cam-mino, un cammino aperto al contributo di tutti.Il pacifismo è un “luogo” di incontro: un “luogo” dove èpossibile confrontarsi esprimendo le proprie differenze,sempre però nel rispetto reciproco. Questo a mio avviso si vuol intendere con la dicitura“costruttori di ponti” inserita nel logo dell’associazione eda qui deve ripartire con più slancio il nostro impegno nelfavorire l’incontro e il confronto tra persone diverse: percredo religioso, politico, appartenenza etnica o culturale.Scopo di questo confronto è sicuramente la formazionedell’essere spirituale: è dalla crescita interiore di ciascunodi noi e dalla nostra capacità di ascoltare gli altri e rispet-tarne le idee che dipende la pace nel mondo.Riepilogando, in una fase storica dove nelle vicende dipolitica internazionale il confine tra legittima difesa evendetta personale sembra essere sempre più incerto e ilconcetto di non violenza vacillare, occorre sempre di piùtener presente questi tre concetti: “ricerca”, “costruzionedi ponti”, “pedagogia”.

Andrea TulipanoSPRO

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ad un banchetto di vendita delle mele

GRUPPOSPROFONDO IMPERIA – OnlusCari Volontari,il Gruppo Sprofondo Imperia ha ormaipassato i due anni di vita e, dopo averrealizzato già diversi progetti importanti,rimane sempre in fermento con nuoveidee e progetti per il futuro. Il microcre-dito che concedemmo a Gani due annifa sta quasi per essere estinto, con gran-de soddisfazione da parte dell’allevato-re e da parte nostra: nella mia ultimavisita in Kosovo a Novembre c’eranonella stalla due tori, due vacche e duevitellini. Con la consegna dei 60 termo-sifoni di alluminio alla scuola dell’encla-ve serba di Priluzje in Kosovo, stiamoper completare l’impianto di riscalda-mento permettendo così ai bambini difrequentare la scuola in condizioni ade-guate. E’ stato un successo inoltre ilcampo di volontariato estivo organizza-to nel villaggio albanese di Runik alquale hanno partecipato una quarantinadi volontari italiani e circa 300 bambinikosovari: stiamo pensando di ripeterel’esperienza anche il prossimo anno,organizzando l’animazione di giovani ebambini sia a Runik che nell’enclavePriluzje. Anche qui ad Imperia ci sono novità:abbiamo infatti ricevuto in uso gratuito

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ASSOCIAZIONE AIUTOSVIZZERO ALLA PACEIN BOSNIALa nostra associazione è stata fondata il 27 ottobre 2001a Lugano, Svizzera. L’associazione lavora in stretta colla-borazione con Sprofondo Sarajevo e Sprofondo Italia. Èuna piccola associazione con un direttivo di 8 persone,ma per ora funziona bene.Abbiamo attivato un progetto di adozione a distanza di48 bambini malati o persone in grande difficoltà, cherisiedono in varie parti della Bosnia.Il nostro aiuto a Sarajevo si estende anche al Centro deiciechi, al “Vladimir Nazor” (un centro per ragazzi ritarda-ti e handicappati), all’associazione dei paraplegici eall’organizzazione “Obrazovanje gradi BiH” che è un’as-sociazione per orfani di guerra e bambini invalidi.Quest’ultima è gestita da Jovan Divjak e il suo scopoprinciapale è di aiutare questi ragazzi negli studi.Sosteniamo, inoltre, “l’ambasciata dei bambini” a Tesanj.Abbiamo trovato risposta ad un grave problema: grazieall’aiuto di un generoso donatore, riusciremo a far opera-re un bambino bosniaco di 8 anni presso una clinica diLubiana per un delicato intervento al cervello che verrà acostare circa e 20.000.Con Sprofondo collaboriamo al progetto “Aiutiamo contutto il cuore”, a cui assicuriamo già un bel numero didonatori. Ogni mese portiamo anche avanti il nostro pro-getto di musico-terapia che aiuta i malati mentali ospita-ti nella casa di cura “Jagomir”.Ogni tanto inviamo donazioni per la mensa deiFrancescani.Stiamo preparando il secondo TIR di aiuti umanitari chepartirà a Natale, per portare mobili, alimentari e vestiarioin Bosnia. Prima di riunirci in un’associazione alcuni di noisi erano già impegnati nella spedizione di 10 TIR destinatipresso la sede di Sprofondo a Sarajevo.Stiamo programmando, per giugno, una vacanza per 24orfani di Sarajevo; speriamo, inoltre, per il nuovo anno, diraccogliere fondi per delle borse di studio, da devolveread uno o due studenti orfani di quelli seguiti da JovanDivjak, in collaborazione con Sprofondo.Abbiamo un progetto, non ancora definitivo, che preve-de la realizzazione di una biblioteca presso il CentroStudentesco dei Francescani.A Natale allestiremo due mercatini e, per il prossimomarzo, stiamo programmando una serata musicale dibeneficenza. In questo periodo, nel quale la pace nelmondo è minacciata, la Bosnia, che è al centro d’Europa,deve diventare un esempio.I traumi della guerra sono molto difficili da guarire, ma senoi veramente crediamo nella Pace, con un piccologesto, sia morale che economico, avremo fatto qualcosadi grande per questo popolo della Bosnia, che ne haancora un grande bisogno.

Jenny Stone-Wigg

GRUPPO360GRADI“360gradi” un nome curioso ma cherappresenta allo stesso tempo un gran-de impegno: quello di “abbracciare” esostenere la Pace non attraverso un solocammino, ma cercando di percorreretutte le possibili vie che di Pace posso-no parlare. Per questo ci proponiamo di sostenerevalori quali: la “multi-culturalità”, la“multi-religiosità”, la “multi-etnicità”;che mai come oggi necessitano di gran-de attenzione e sostegno.Sprofondo ci ha iniziati a tali valori, ci hadato la possibilità di conoscere la cittàsimbolo della loro personificazione e ciha permesso di sostenere due dei pro-getti che in essa sta realizzando. Naturalmente si tratta di Sarajevo, lamagica città della Bosnia detentrice dialcuni fra i più tristi record: l’assedio piùlungo, il maggior numero di colpi di gra-nate, 250.000 morti. A Sarajevo abbiamo avuto modo diconoscere la cattiveria della guerraattraverso gli occhi dei bambini, la sof-ferenza delle tante donne rimaste sole,la consapevolezza che nulla sarà piùcome prima per i tanti giovani ritrovatisiparaplegici. Ma è sempre a Sarajevoche abbiamo visto la gioia della sempli-cità, la voglia di vivere assieme malgra-do le differenze volutamente accentuatedurante la guerra, la forza della dignità.E’ anche per questi motivi che“360gradi” si impegna per dare la pos-sibilità ad alcuni studenti universitari dipoter conseguire la laurea attraverso unpiccolo contributo sotto forma di borsa

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Consegna di beni di prima necessità in un campo profughi in Bosnia centrale

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di studio e per contribuire alla ristrutturazione del“Centro Internazionale Studentesco” che accoglierà gio-vani di tutte le etnie. E’ proprio nel Centro che lo scorso 26 Aprile assieme aglistudenti abbiamo aperto ai lavori “l’aula del dialogo”dedicata ad Annalisa, Katia e Gabriele; la stessa viene uti-lizzata dagli universitari per organizzare tutte le attività

quali abbiamo tanto bisogno oggi, per vivere in unasocietà che sembra averli dimenticati da molto.A tal proposito abbiamo allestito lo spettacolo “Accordidi Pace” che unisce diverse forme d’arte quali musica,poesia e immagini.Chiunque fosse interessato ad avere informazioni o a par-tecipare alle attività di “360gradi” può farlo contattando-ci, saremo felici di estendere il contagio “di Pace”.Tel. 333 85 68 587 E-mail [email protected]

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO(C.A.V.) for KosovoNell’estate 1999, dopo la fine del conflitto e dei bombar-damenti NATO, i volontari di alcune associazioni da tempoimpegnate in Bosnia riportarono a Mitrovica un gruppo diprofughi kosovari fuggiti a Sarajevo. La devastazione dellacittà e la miseria che incombeva sulla popolazione eranotali da imporre l’attivazione immediata dei più urgenti pro-grammi di aiuto. L’esperienza maturata in Bosnia indusseperò le diverse associazioni a unire le forze. Fu così che nacque, sul campo, il Coordinamento, inizial-mente denominato “Subito un tetto per il Kosovo”.“Subito” perché la prima emergenza era il tempo: occor-reva dare riparo a quanti avevano perso tutto prima delsopraggiungere dell’inverno.“Subito” perché occorreva segnalare immediatamente inItalia la gravità di tale emergenza, in modo da coinvolge-re tutti coloro che erano disposti a collaborare al proget-to. Nei mesi successivi, il gruppo di associazioni si allargòad altre realtà di volontariato, si dotò di uno statuto eassunse il nome di Coordinamento delle Associazioni diVolontariato per il Kosovo, articolando l’ambito delle pro-prie iniziative in:- attività volte ad informare, sensibilizzare e formare su

tematiche di pace, di armamenti e di non violenza;- attività tese a eliminare o ridurre le cause e gli effettinegativi determinati da atteggiamenti o politiche razzi-ste, integraliste o comunque contrarie alla Carta deiDiritti Umani;

- attività di denuncia delle violazioni dei Diritti Umani;- solidarietà concreta con le popolazioni colpite dalla

guerra e con quelle a rischio di conflitto, anche con lapresenza diretta sul territorio.

Iniziarono così gli interventi concreti a Mitrovica, imposta-ti secondo un principio fondamentale: per ogni progettorealizzato a favore di un’etnia, un altro doveva essere pro-mosso a favore dell’etnia rivale, affinché il primo messag-gio di pace e di convivenza giungesse innanzitutto dall’o-pera del CAV. Fra i primi progetti vi fu l’istituzione della Banca delLavoro, grazie alla quale la manodopera locale ricevevaSP

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Attività di animazione presso il Centro Studentesco Internazionale

svolte nel Centro. Recentemente è stata allestita con deicomputer per consentire di avere “degliaiuti tecnologici” per gli studi e per lecomunicazioni, attraverso internet, maanche per far si che i più piccoli possanoavvicinarsi a questo mondo con l’ausiliodi corsi d’informatica.E’ importante impegnarsi per cercare diaiutare chi rappresenterà il futuro di unPaese e per dare una, se pur debole,speranza in un futuro migliore. Ma se qualcosa diamo, tantissimo rice-viamo da questi brillanti giovani diSarajevo. Importante è il continuo scam-bio di informazioni da e con Sarajevoche permette a tutti di essere costante-mente aggiornati; ma ancora più ciarricchisce il confronto diretto durante lepermanenze nella Città. “360gradi”aiuta “Sprofondo” nella realizzazionedei suddetti progetti non solo tramiteopera di sensibilizzazione e coinvolgi-mento ma anche e soprattutto effet-tuando, sul nostro territorio, lavori qualiimbiancature, sgomberi, traslochi e puli-zie boschi. Ma la sfida più grande che il Gruppo sipropone è quella di portare nella realtàdei nostri paesi tutto ciò che di belloSarajevo e la sua gente ci hanno dona-to: la ricchezza delle differenze, la tolle-ranza, la sincerità delle cose semplici, lanon violenza, la forza della Pace. Attraverso incontri/confronti, dibattiti,spettacoli si vogliono rendere propri edivulgare questi importanti valori dei

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compensi economici in cambio di attività socialmenteutili. Gli interventi finora realizzati dal CAV sono: rico-struzione dei tetti delle case incendiate durante laguerra; lavori sociali (pulizia di piazze da macerie edetriti, ripristino di porte e finestre nelle scuole, ecce-tera); acquisto di materiale elettrico per il villaggio diVinarc; consegna di due autobus e due auto allaMunicipalità di Mitrovica sud; consegna di stufe all’o-spedale e di attrezzature mediche al Centro Trasfusionidi Mitrovica sud; consegna di attrezzature radiologichee per dialisi all’ospedale di Mitrovica nord; aiuti allaCroce Rossa di Mitrovica sud; fornitura di materialedidattico per le scuole e di abbigliamento da lavoroper i dipendenti comunali; organizzazione e finanzia-mento di un viaggio in Italia (tre settimane) a favore diquarantuno bambini di etnie diverse (per visite medi-che e attività ludiche); fornitura di abbigliamento spor-tivo per squadre locali e di attrezzature per attività arti-gianali; ripristino di appartamenti per rifugiati; assisten-za domiciliare a famiglie bisognose con pacchi di aiutialimentari e denaro; consegna di due autobus a societàdi trasporti di Mitrovica nord; consegna di un’auto allaScuola infermieri di Mitrovica nord; consegna di vetroper finestre, arredamento ed elettrodomestici aMitrovica nord; consegna di carrozzelle per disabili;aiuti materiali ai campi Rom di Leposavic e Priluzje;consegna di patate da semina e legna da ardere al vil-laggio serbo di Priluzje.L’impegno attuale del CAV riguarda: mensa per rifugia-ti (soprattutto anziani) nella parte nord di Mitrovica;ristrutturazione Museo Etnico di Mitrovica (tramite laBanca del Lavoro); avvio di micro-attività lavorative peraiutare le famiglie più bisognose a diventare indipen-denti; aiuti materiali (alimentari, prodotti per l’igiene,abbigliamento e calzature) a famiglie particolarmentedisagiate.Le Associazioni del CAV for Kosovo:GOLEM - Gruppo di Solidarietà (Milano)

LINGUADOCA - Associazione Culturale (Milano)LAVORATORI CREDENTI SUD MILANO - Associazione di Volontariato (Lodi)SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE ED EMERGENZE -Associazione di Volontariato (Alessandria)SPROFONDO - Associazione per la Promozione della Pace e dei Diritti dei Popoli (Valmorea - Sarajevo)A.R.PA. - Associazione Regina della Pace (Pescate - Lecco)

Abbiamo realizzato il libro “Oggi, in Kosovo” che intenderaccontare come si vive, a tre anni dalla fine della guerra,in una città del Kosovo: Mitrovica, simbolo dell’odio edella divisione fra le due principali etnie. I serbi a nord, glialbanesi a sud. E fra loro due ponti che anziché unire separano, con lepostazioni militari della KFOR, le transenne, il filo spinatoe i blindati. Oggi, quando ormai i riflettori dei media internazionalisono puntati su altri scenari, in Kosovo si continua a soffri-re. I problemi sono tanti: sociali, economici, produttivi.Ma l’urgenza di troppe famiglie è ancora una sola: soprav-

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vivere.Il libro, pubblicato senza alcun costo daparte del CAV grazie alla sensibilità e allagenerosità di Winterthur Vita e alla colla-borazione di “EGA Libri”, è sia uno stru-mento di sensibilizzazione rispetto alleattuali emergenze del popolo kosovaro,sia un mezzo informativo rispetto all’im-pegno del CAV. Tutti i proventi ricavatidalla vendita di “Oggi, in Kosovo” saran-no utilizzati per finanziare i progetti uma-nitari a Mitrovica.Il libro, contiene 55 fotografie (opera deifoto-reporter M. Gjivovich e P. Nizzia, aiquali si devono altri due reportage nellaBosnia-Erzegovina dell’immediato do-

poguerra) e testi descrittivirealizzati da B. Maggiolo e M.Santi, volontari del CAV. Ilcosto è di 20 Euro. Il libro si può trovare in libre-ria oppure può essere acqui-stato presso una delle asso-ciazioni aderenti al CAV.E’ anche stata realizzata unamostra fotografica di cui illibro ne costituisce il catalo-go; le associazioni o gli entipubblici che potessero espor-la potranno richiedercela.

A sinistrala copertina di “Oggi, in Kosovo”

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Modalità di adesione ai progettiPer ulteriori informazioni potete contattarci

SPROFONDO-ONLUSTel. 031.806026 Fax 031.807884 e-mail: [email protected] www.sprofondo.it

Per dare continuità ai progetti chiediamo un impegnoannuale, che può essere assunto da una o più famiglieo persone, versandoci una quota mensile e 26 con lacadenza preferita:

Mensile e 26 Semestrale e 156Trimestrale e 78 Annuale e 312

Se aderisci a queste modalità compila e spedisci ilmodulo di adesione.

Il versamento potrà essere effettuato sul ccp n.10256220 o sul c/c bancario n. 15542/1 c/o INTESABCI filiale di Valmorea ABI 3069, CAB 32330, intesta-ti a Sprofondo Via IV Novembre n. 13 Valmorea (CO),specificando la causale del progetto/i sostenuto/i:• Banca del Lavoro• Aiutiamo con tutto il cuore• Centro Anziani Ammalati non Assistiti• Centro Internazionale per Studenti Universitari• Borse di studio per studenti universitari• Altro: specificare

Ai sensi della Legge n. 675/96 (legge sulla privacy):chi non volesse più ricevere materiale informativo rela-tivo all’Associazione ed ai progetti in corso, può richie-dere la cancellazione del proprio nominativo dalnostro indirizzario, inviando comunicazione scritta allanostra sede di Valmorea.

MODULO DI ADESIONE

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Il mio impegno decorre dal:

e avrà durata annuale.

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Sprofondo è ONLUS, per cui (con esclusione delledonazioni in contanti) le persone fisiche possonodetrarre le offerte ai sensi dell’art 13bis del DPR917/86, come introdotto dall’art 13 del D. Lgsl 460/97e le imprese possono dedurre le offerte ai sensi del-l’art. 65, comma 2, lettera c-sexies, DPR 917/86, comeintrodotto dall’art. 13, D. Lgsl 460/97.

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MESE ANNO

ASSOCIAZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA PACE E DEI DIRITTI DEI POPOLIASOCIJACIJA ZA PROMOVISANJE MIRA I LJUDSKIH PRAVA

Via IV Novembre, 13 - 22070 Valmorea - Como (I) Ul. Zagrebacka 18 - 71000 Sarajevo (BiH)Telefono 0039.031.806026 - Fax 0039.031.807884 Tel./Fax 00387.33.446885-444225e-mail: [email protected] - www.sprofondo.it e-mail: [email protected] - www.sprofondo.it