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Pace a Voi (Statuti della Comunità Cattolica Shalom, art. 6) N° 6 - Dicembre 2011 IL MENSILE La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti Per corrispondere alla chiamata divina di essere discepoli e ministri della Pace, il Signore ci concede il cammino della Contemplazione, dell’Unità e dell’Evangelizzazione. La Contemplazione genera un cuore pacificato e compassionevole, saziato da Dio ed aperto a tutti gli uomini bisognosi del Suo amore e della Sua misericordia. Per questo la Contemplazione è uno dei segni della vocazione Shalom poiché, affinché possiamo trasmettere la Pace agli uomini, bisogna che siamo impregnati della Pace che ci è donata dal cuore trafitto di Gesù. (Statuti della Comunità Cattolica Shalom, art. 7) Nel nostro carisma, questo cammino di Pace nasce dalla Contemplazione del Risorto che è passato per la Croce che, per la maggior gloria del Padre, riversa su di noi il Suo Spirito. Contemplazione che ci conduce nel seno della Trinità, a partire dalla quale la vita divina si rivela attraverso la Parola e si comunica attraverso i sacramenti. Contemplazione che si configura come amicizia e intimità con Dio in un cammino di preghiera personale e comunitaria. Contemplazione che ci fa sperimentare l’amore e ci concede il dono dell’Amore Sponsale (base della nostra spiritualità), questa fiamma viva che infiamma e purifica il cuore rendendolo capace di aderire incondizionatamente e con vigore alla beata volontà del Padre. Preghiera ed amicizia con Dio Ricordo qui la mia esperienza con Dio che mi portò subito alla sete della Sua Parola, della preghiera e dei sacramenti. Attraverso il mio incontro personale con Gesù Cristo e con l’esperienza dell’Effusione dello Spirito, non volevo altro che Dio. Solo Lui poteva saziare le aspirazioni più profonde del mio cuore. La sete di Dio e l’amicizia con Lui crescevano nella mia vita. L’amicizia con Dio è l’essenza della nostra vocazione. Decidersi per l’amicizia divina e crescere in questa amicizia è il segreto della vita. Chiedo sempre al Signore che non permetta che ci accontentiamo di essere solo suoi servi, giacché Egli ci ha costituiti suoi amici. Egli ci offre la sua amicizia e, la coltivazione di questa amicizia, ci porterà tutto quello di cui abbiamo bisogno. Mi ricordo di quando ho deciso di avere una vita di preghiera. Ho percepito chiaramente che non sarei cresciuto nella mia amicizia col Signore se non avessi dato del tempo per coltivarla, e non si trattava di un tempo qualsiasi… Sentivo il bisogno di dare il tempo migliore. Dedicai quindi le primizie della mia giornata per Dio. Da lì è nato il nostro impegno mattutino di preghiera della Comunità di Vita. Non si tratta qui Il Cammino della Pace

Pace a Voi n° 6 Dicembre 2011

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Il mensile della Comunità Cattolica Shalom

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Page 1: Pace a Voi n° 6 Dicembre 2011

Pace a Voi

(Statuti della Comunità Cattolica Shalom, art. 6)

N° 6 - Dicembre 2011

IL MENSILE

La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti

Per corrispondere alla chiamata divina di essere discepoli e ministri della Pace, il Signore ci concede i l c a m m i n o d e l l a Contemplazione, dell’Unità e dell’Evangelizzazione.

La Contemplazione genera un cuore pacificato e compassionevole, saziato da Dio ed aperto a tutti gli uomini bisognosi del Suo amore e della Sua m i s e r i c o r d i a . P e r q u e s t o l a Contemplazione è uno dei segni della vocazione Shalom poiché, affinché possiamo trasmettere la Pace agli uomini, bisogna che siamo impregnati della Pace che ci è donata dal cuore trafitto di Gesù. (Statuti della Comunità Cattolica Shalom, art. 7)

Nel nostro carisma, questo cammino di Pace nasce dalla Contemplazione del Risorto che è passato per la Croce che, per la maggior gloria del Padre, riversa su di noi il Suo Spirito. Contemplazione che ci conduce nel seno della Trinità, a partire dalla quale la vita divina si rivela attraverso la Parola e si comunica attraverso i sacramenti. Contemplazione che si configura come amicizia e intimità con Dio in un cammino di preghiera p e r s o n a l e e c o m u n i t a r i a . Contemplazione che ci fa sperimentare l’amore e ci concede il dono dell’Amore Sponsale (base della nostra spiritualità), questa fiamma viva che infiamma e purifica il cuore rendendolo capace di aderire incondizionatamente e con vigore alla beata volontà del Padre. Preghiera ed amicizia con Dio Ricordo qui la mia esperienza con Dio che mi portò subito alla sete della Sua Parola, della preghiera e dei sacramenti. Attraverso il mio incontro personale con Gesù Cr i s to e con l ’esper ienza

dell’Effusione dello Spirito, non volevo altro che Dio. Solo Lui poteva saziare le aspirazioni più profonde del mio cuore. La sete di Dio e l’amicizia con Lui crescevano nella mia vita.L’amicizia con Dio è l’essenza della nos t ra vocaz ione. Dec iders i per l’amicizia divina e crescere in questa amicizia è il segreto della vita. Chiedo sempre al Signore che non permetta che ci accontentiamo di essere solo suoi servi, giacché Egli ci ha costituiti suoi amici. Egli ci offre la sua amicizia e, la coltivazione di questa amicizia, ci porterà tutto quello di cui abbiamo bisogno.Mi ricordo di quando ho deciso di avere una vita di preghiera. Ho percepito chiaramente che non sarei cresciuto nella mia amicizia col Signore se non avessi dato del tempo per coltivarla, e non si trattava di un tempo qualsiasi… Sentivo il bisogno di dare  il tempo migliore. Dedicai quindi le primizie della mia giornata per Dio. Da lì è nato il nostro impegno mattutino di preghiera della Comunità di Vita. Non si tratta qui

Il Cammino della Pace

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di un obbligo o della forza di una tradizione ma di cercare di dare il meglio, nella nostra vita, per coltivare la nostra amicizia con Dio. Da queste primizie, nascono sicuramente frutti che alimentano la nostra vita e la vita di molti che Dio invia per alimentarci.Questa amicizia passa attraverso varie fasi. Dalla freschezza dei primi tempi, alle purificazione dell’amore, alla crescita nella conoscenza di Dio, di noi stessi e della Sua volontà, con la debita adesione alla stessa. Queste fasi si intrecciano fino a portarci alla maturità di unione con Cristo. Ciò che più importa è, indipendentemente dalla fase in cui ci troviamo, non scoraggiarci nella nostra vi ta di int imità con Dio. Perseverando sempre in ques ta decisione d’amore. Appoggiati su questa amicizia, ci appropriamo dei tesori della

grazia, riservati a tutti coloro che credono nella gratuità dell’amore Divino.L’amicizia con Dio è come una fonte che fa sgorgare in noi l’Amore.  Amore che è divino. Amore che fa sì che eleggiamo nella nostra vita tutto quello che ci aiuta a stare più uniti all’Amato. Amore che fa sì che scartiamo dalla nostra vita tutto quello che impedisce di unirci più per fe t tamente a l l ’Amato. Amore Sponsale.Nel mio cammino di amicizia con Dio, quanto più mi arrendevo a Lui, tanto più cresceva l’amore che riordinava la mia vita. La conoscenza di Dio mi portava a percorrere la via della conoscenza di sé, e questa, mi portava a comprendere che amare Dio è lasciarmi configurare alla Sua Santa Volontà.

Volontà di Dio, cammino di pienezza della felicità della nostra vita. Volontà di Dio, mistero di Croce e Resurrezione, di dolore e di gioia, di violenza e pace. Volontà di Dio, via attraverso cui lo Spirito, conduce ogni persona a dare il suo “fiat” (sia fatto) incondizionato al Padre. È stato così con Cristo nel Battesimo e al Getsemani. È stato così con Maria all’annunciazione e ai piedi della Croce. È stato proprio questo “si” che ha condotto Cristo alla Resurrezione gloriosa. È stato anche questo “si” che ha reso Maria la Madre di Dio, della Chiesa e di tutta la nuova umanità. Per questo alcuni santi, nelle forme più diverse, hanno potuto affermare: “Volontà di Dio mio paradico”. Con essi possiamo dire: “Volontà di Dio che né il tempo, né le tribolazioni di questa vita ci possono rubare”.

“Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi accogliamo.E questa volontà per noi non è un peso esteriore, che ci opprime e che ci toglie la libertà.

Conoscere quel che Dio vuole, conoscere qual è la via della vita (…). Questa è anche la nostra gioia: la volontà di Dio non ci aliena,

ci purifica – a volte in modo persino doloroso – e così ci conduce a noi stessi. (Benedetto XVI, omelia della Messa di inizio del ministero petrino)

La contemplazione ci conduce, come discepoli, alla via dell’amore, a configurarci a Gesù Cristo, il Risorto passato per la Croce

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Questa notte ho fatto un sogno,ho sognato che ho camminato sulla sabbia

accompagnato dal Signore e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, apparivano due orme sulla sabbia:

una mia e una del Signore.Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni

si esaurirono.Allora mi fermai guardando indietro, notando che in

certi punti c’era solo un’orma…Questi posti coincidevano con i giorni più difficili

della mia vita: i giorni di maggior angustia, di maggiore paura e di maggior dolore.

Ho domandato, allora: “Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni

della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, perché mi hai

lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”.

Ed il Signore rispose:“Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te e che non ti avrei lasciato

solo neppure per un attimo:i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia,

sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

(Margaret Fishback Powers)

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iamo in prossimità di Natale è la nostra ricerca sulla archeologia biblica si ferma a Betlemme. Vi prego di prendere la Bibbia leggere insieme i passi che incontreremo e dopo aver letto il passo biblico chiudere gli occhi e attraverso gli elementi delll'archeologia biblica che incontreremo, guardare con l'intelligenza della fede quei posti, stare accanto ai personaggi del Primo Testamento e del Nuovo Testamento e chiedere al Signore cosa vuol dirci con questa Parola.Accampognaci Spirtito Santo in questo cammiino! AmenBetlemme, la 'casa del pane', Bèt-Lahm nell'antica lingua siro-caldaica, viene talvolta chiamata nella Bibbia anche Betlemme di Giuda, per evitare confusioni con l'omonima località nel territorio della tribù di Zabulon, che fu patria di uno dei Giudici di Israele, Ibsan (l'odierna Beth-Lehem che si trova 12 km ad Ovest di Nazaret). Identificata con l'antica Efrata, è a volte chiamata, sempre per lo stesso motivo, Betlemme-Efrata. Luca usa l'espressione 'città di David'.Betlemme, arroccata su due colli della dorsale che costituisce lo spartiacque fra il Mediterraneo orientale ed il Mar Morto, presenta un profilo sinuoso. Le case, di un gradevole colore rosato, si annidano sotto molti campanili ed un minareto che svettano sottili verso il cielo.Salvo che a Nord ed a Nord-Ovest, è incorniciata da testate di valli molto profonde e strette, che ad Ovest formano il Wadi Admed mentre ad Est ed a Sud-Est precipitano, con una serie di dossi levigati dal vento, verso il deserto di Giudea ed il Mar Morto, la più profonda depressione del mondo. Nelle infinite grotte, che perforano i fianchi delle colline, l'uomo, sin dai tempi più antichi, ha trovato - e tuttora trova - un rifugio primitivo ma sufficiente.La regione circostante è fertile, ed i pendii troppo bruschi sono stati terrazzati per consentire le coltivazioni. Viti e olivi, mandorli e fichi, campi di orzo e di grano colorano variamente il terreno secondo la stagione.Siamo lontani dalla verde Galilea, non siamo più nella quasi verde Samaria, non siamo

ancora in pieno deserto di Giuda. Betlemme si trova nella zona, diciamo, di transizione fra la pietra infuocata e la fertilità. Quasi consapevoli di una grazia, i Betlemiti coltivano la loro terra con preoccupato amore: il deserto è vicino, implacabile con il suo alito ardente, e sembra quasi incitare "l'ultima città del deserto" a dare, con le sue culture, il benvenuto a chi viene dal Nord, il viatico a chi si avventura a Sud.Betlemme si trova anche nella zona di transizione fra il Primo Testamento ed il Nuovo. E', anzi, la svolta decisiva nel passaggio dalla Legge inflessibile alla legge dell'Amore: qui, infatti, è nato il Cristo, il Figlio di Dio.Qui, il Verbo Incarnato è entrato nella vita umana; qui, nella penombra di una grotta, sperduta nella so l i tud ine - o v ic ina a l le mi l le voc i d i un caravanserraglio, ha atteso il primo riconoscimento dell'umanità, il modesto omaggio degli umili pastori. Qui, poco dopo, ha ricevuto il riconoscimento dei Magi, rappresentanti del mondo scientifico dell'epoca. Qui ha luogo la strage degli Innocenti, primo segno di quanto Gesù dirà, più tardi: "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra: non sono venuto a portare la pace, ma la spada" (Mt. 10, 34).Nascita, riconoscimento, persecuzione, morte. Betlemme, nei primi giorni di vita del Messia, racchiude già in embrione il terribile dramma di Gerusalemme.Perchè Giuseppe e Maria si devono recare a BetlemmeIl ruolo di GiuseppeIn questa nostra riflessione ci vogliamo soofermare soprattutto su Giuseppe e su quello che ci dicono le fonti canoniche.Abbiamo scelto Giuseppe perchè su questo grande uomo di fede spesso non c'è una cooretta esegesi e di conseguenza di conoscenza cadendo solo nel fideismo o nel silenzio.La storia essenziale di Giuseppe come si ricava dalle notizie r ipor ta te da i vange l i canon ic i s i può cos ì riassumere.Giuseppe era della tribù di Giuda, appartenente alla famiglia di Davide, esercitava il mestiere di "Técton" (cosi nel testo greco di Mt. 13,55 e

Betlemme nella Sacra Scrittura

Sacra Scrittura

a cura della redazione di Pace a Voi

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La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti

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di Mc. 6,3), termine che può tradursi "artista, artefice, fabbro, falegname, carpentiere, scultore", nella Volgata "faber" e per la tradizione, carpentiere più che falegname, ma il termine greco comporta anche l 'accez ione d 'arch i te t to , cos t ru t tore , ingegnere.Il padre di Giuseppe per Luca era un Elì e per Matteo un Giacobbe, padre genetico per Giulio Africano, subentrato per la legge del levirato ad Elì morto.Giuseppe (per Egesippo) avrebbe avuto per fratello un Cleofa, perciò zio di Gesù e si discute se tale Cleopa o Cleofa si possa identificare col padre della Maria moglie di Alfeo padre d'un Giacomo, uno dei due apostoli con lo stesso nome.I Vangeli parlano:-un discepolo di Emmaus di nome Cleopa (Lc. 24,18); -una Maria di Cleopa sotto la croce (Gv. 19,25). La tradizione dei Padri è che Maria sia figlia di Gioacchino, anche lui della stirpe di Davide, e di Anna; quindi, anche Maria sarebbe della stirpe di Davide.Questa Anna era vedova, risposata con Cleofa (che la tradizione indica come fratello di Giuseppe), da cui aveva avuto una figlia, anch'essa di nome Maria, che i Vangeli menzionano appunto come Maria di Cleofa.Maria di Cleofa sposò un certo Alfeo da cui nacquero 4 maschi, (tra cui Giacomo il Minore), e 2 femmine, il che spiegherebbe i "fratelli" di Gesù, in quanto in ebraico cugini e fratelli s ' indicano con lo stesso vocabolo di fratelli.Per completare il quadro delle parentele citate nei Vangeli, gli apocrifi indicano che Anna avesse una sorella dalla cui figlia Elisabetta, sposata con il sacerdote Zaccaria, nacque Giovanni Battista.Giuseppe

era promesso sposo di Maria che si trovò incinta senza che lui l'avesse "conosciuta; egli, che la voleva ripudiare in segreto, poi la sposò.Per tale motivo quando Cesare Augusti indisse il censimento Giuseppe e Maria nonostante fosse in attesa del Messia, da Nazaret in Galilea dove abitavano, si dovettero recare a Betlemme in Giudea, città d'origine della famiglia di Davide, per farsi registrare.Tale censimento fu decretato (Lc. 2,2) quando Quirino era legato della Siria, tra l'11 e l'8 a.C., quando fece guerra agli Omonadensi in Cilicia.La storia essenziale di Giuseppe come si ricava dalle notizie riportate dai vangeli canonici si può così riassumere.Vari storici pongono la nascita di Gesù nel 7 a.C.(alcuni riprendendo un'ipotesi di Keplero, per la famosa stella pensano una congiunzione Saturno-Giove nei Pesci, evento che si ripete ogni sette secoli circa e da raffronti coi calendari ci fu nel 7 a.C.. L'anno 1994 sarebbe stato il 2000° dalla nascita di Gesù Cristo - il I anno d'una nuova era non si conta).Maria, presso Betlemme, in una stalla (citata da Luca - Matteo parla di una casa, per molti esegeti oggi reputano la versione di Mt quella più realista. Perchè Giuseppe e Maria che erano di Betlemme - piccolo centro con poche centinia di persone dovevano andare per alberghi?, ma lasciamo questo tema ad una trattazione specifica), perché non avevano trovato albergo, partorì il figlio e dopo i rituali otto giorni Giuseppe lo riconobbe giuridicamente, alla circoncisione lo chiamò Gesù.I Vangeli appunto attestano che Gesù è Figlio di Dio e che Giuseppe ne ha la paternità legale, il che dà e dava di per

sé titolo sufficiente per i diritti d'eredità per discendenza; quindi come Giuseppe, era chiamato "figlio di Davide", altrettanto a pieno titolo Gesù era chiamato "figlio di Davide".Dopo 40 giorni dalla nascita la Santa Famiglia si recò al Tempio di Gerusalemme per la purificazione di Maria e per presentare il bambino al Signore, cioè per il suo riscatto s e c o n d o l a L e g g e d i M o s è ( v e d i Luca).Avvenne anche la visita dei Magi (vedi Matteo), ma non è precisato in che momento esatto collocarla; è precisato solo che fu a Betlemme in una casa ove la Santa Famiglia in quel tempo abitava.Giuseppe per di ritorsioni del re Erode, come racconta il Vangelo di Matteo, fu costretto a fuggire; rifugiò la famiglia in Egitto e là restarono fino alla morte di quel re che avvenne nell'anno 750° di Roma.La strage degli innocenti citata da Matteo (2,16) per confermare i l compimento d'una profezia di Geremia (31,15): "Un grido è stato udito in Rama un pianto e un lamento grande" non è provata, ma che Erode abbia fatto assassinare anche qualche davidico di Betlemme nel timore vantasse pretese per il trono a Roma non è da escludere ed è in linea con la figura che la storia ci tratteggia per tale re sanguinario che assassinò i figli Alessandro, Aristobulo ed Antipastro, annegò il genero, strangolò la moglie Marianna.Giuseppe Flavio racconta che Cesare Augusto, con un gioco di parole, disse di lui: "È meglio essere un maiale (in greco his) di Erode, che suo figlio (hios)", perché, essendo Ebreo, Erode non mangiava carne di maiale.Dall'anno in cui risulta avvenuta la morte d'Erode, si ricava

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che la Santa Famiglia rimase in Egitto dal 7- 6 a.C. fino al 4 - 3 a.C..Rientrato in Israele, Giuseppe si ritirò con la famiglia a Nazaret ove abitavano (vedi Mt. 13,53-56 e Mc. 6,1-4) altri parenti di Gesù.In occasione d'un pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, quando il bambino ha dodici anni, c'è l'episodio di Gesù che discute nel Tempio coi dottori, poi Vangeli non forniscono altri episodi su Giuseppe.I vangeli citano "sorelle" e "fratelli" di Gesù - Giacomo, Giuseppe o Ioses (forse Iosef), Simone e Giuda (ma traduzione della parola ebraica di fratelli implica anche cugini).Gesù iniziò il suo ministero quando aveva trenta anni e più e a Cafarnao (Gv. 6,41-42) conoscevano sia lui, sia Giuseppe (che evidentemente avrà avuto modo di frequentare per il lavoro di Gesù e Giuseppe tale città anche prima dell'inizio del ministero) e dal "Ma non è lui il figlio del falegname?" (Mt. 13,55 e paralleli) si ricava che Gesù era ritenuto dai concittadini di Nazaret a tutti gli effetti figlio di Giuseppe.Da ciò si deduce che Giuseppe s'era sposato in età ed in condizioni per essere legittimo e credibile padre di Gesù, e che non era morto da molti anni.Il fatto che non è nominato Giuseppe negli episodio delle nozze di Cana e poi di Maria con i parenti che cercano Gesù, fa poi presumere che la morte di Giuseppe risalga a prima del ministero di Gesù; la consegna poi dalla croce di Maria sua Madre al discepolo Giovanni, rende certi che Giuseppe era morto.Cosa ci dicono di Giuseppe i Vangeli apocrifiI Vangeli apocrifi, tra pie storielle con tanti aspetti fantastici, hanno anche notizie che s'appoggiano a più solide tradizioni o testimonianze dei primi secoli che arricchiscono la storia di San Giuseppe desumibile dai Vangeli canonici.C'è lì la tradizione sia d'un Giuseppe attempato e di uno giovane e/o maturo, lavoratore efficiente, ma non è accettato della ortodossia che Giuseppe da vedovo si fosse risposato con Maria Vergine, come pure che questa sia stata sottoposta alla prova delle acque amare.Elementi desumibili dagli apocrifi accolti per la storia di Giuseppe sono:-i nomi dei genitori di Maria: Gioacchino e Anna, secondo una tradizione del II secolo (vedi San Giovanni Damasceno 650-749 d.C. Discorsi per la natività della B.V.); -Gioacchino, e quindi Maria, è indicato com'appartenente alla stirpe di Davide; -Gioacchino ed Anna non riuscivano a generare ed Anna fece il voto al Signore di dedicargli il figlio che fosse nato; nacque Maria che secondo il voto fu dedicata al Signore fino all'età di 12 anni -la scelta di Giuseppe come marito di Maria avvenne per un segno di Dio (il bastone di Giuseppe fiorisce o n'esce una colomba); -Maria viaggia sempre su un asinello (incinta o con il bambino) fino a Betlemme, a Nazaret, per l'Egitto e al ritorno; -la grotta-stalla del presepio, un bue e un asinello (quello di Giuseppe); -Maria di Cleofa, sorellastra di Maria, madre di Giacomo il minore; -la tradizione della morte di Giuseppe assistito da Gesù e da Maria, è accettata anche da San Bernardino da Siena: Si deve pertanto piamente credere che alla sua morte (di Giuseppe) siano stati presenti Gesù e Maria "sua sposa"; -gli angeli Gabriele e Michele che presentano l'anima di Giuseppe in Paradiso; da ciò la tradizione di invocare gli

angeli nelle esequie perché presentino l'anima del defunto al trono dell'Altissimo; -la tradizione dell'angelo custode la troviamo già nella "Storia di Giuseppe il falegname"; Betlemme nel Primo TestamentoBetlemme ha radici profonde nel passato: ne parla già il Libro della Genesi, quando riferisce la morte di Rachele. Anche se il Genesi è stato redatto, nella sua forma definitiva, probabilmente nel periodo post-esilico (V sec. a.C.), le tradizioni che in esso vengono tramandate risalgono a tempi ben remoti, ai tempi dei Patriarchi (XVII-XVI sec. a.C.)."Rachele ... ebbe un parto difficile ... Or avvenne che, mentre la sua anima si partiva pose (al figlio) nome Benoni, ma suo padre lo chiamò Beniamino. Rachele dunque morì e fu sepolta sulla strada di Efrata, cioè Betlemme" (Gen 35, 16. 19).A Betlemme nacquero Elimelec e Noemi sua moglie. Dopo il soggiorno nella terra di Moab, a Betlemme ritornò Noemi, vedova, con la nuora moabita Rut, a sua volta vedova; a Betlemme la dolce e remissiva Rut conobbe l'agiato Booz. Bella, ricca di significato è la benedizione con la quale gli anziani ed il popolo santificano, le nozze di Rut e Booz:"La donna che entra nella tua casa il Signore la faccia essere simile a Rachele e a Lia che edificarono la casa di Israele e faccia che tu diventi potente inEfrata e ti acquisti un nome in Betlemme. Sia la tua casa come la casa di Fares che Tamar generò a Giuda, per la discendenza che il Signore ti darà da questa giovane" (Rut 4, 11-12).Benedizione bella, benedizione profetica: dal figlio di Booz e Rut, Obed, nacque Iesse; da Iesse nacque David, progenitore dell'Emmanuele, del Messia.Da Rama a Betlemme, su ordine dell'Altissimo, si recò Samuele per sacrificare ["La mia venuta è pacifica; vengo per sacrificare al Signore" (1 Sam 16, 5)] e per ungere re di Israele il giovane David, il prestante pastore, al posto di Saul che era incorso nell'ira divina ["Il Signore si era pentito di averlo fatto re su Israele" (1 Sam 15, 35)]. David, tuttavia, fu riconosciuto re dalla tribù di Giuda, e quindi da tutto Israele, soltanto molti anni dopo, e

cioè alla morte di Isboset, figlio minore di Saul.A Betlemme nacquero anche i tre nipoti di David: Ioab, l'eroico soldato e generale; Abisai, l'amico caro al cuore del re; Asrael, il v a l o r o s o c h e m o r ì c o m b a t t e n d o . Indubbiamente Betlemme era madre di eroi: vide nascere anche Elcana, l'uccisore di Gob, il gigante filisteo fratello di Golia.Roboamo (2 Cron 11, 6) fortificò Betlemme, che venne a far parte di un sistema di città armate contro le invasioni degli Egizi, sempre convinti di avere dei diritti sul territorio palestinese.In Michea troviamo Betlemme nel contesto di una grande profezia:"E tu, Betlemme Efratapur essendo piccola tra i capoluoghi di Giudada te mi nascerà coluiche deve regnare su Israele... Egli starà rittoe pascerà con la potenza del Signorecon la maestà del nome del Signore, suo Dio… E lui sarà la nostra pace" (Mi 5, 1-3).Questa profezia si intreccia con quelle di Isaia:"Ecco la giovane (la vergine, almah) concepisce e partorisce un figlio che chiamerà Emmanuele" (Is 7, 14); "Un rampollo spunterà dal tronco di lesse un virgulto germoglierà dalle sue radici" (Is 11,1); "Avverrà in quel giorno che la radice di lesse si ergerà a segnale per i popoli, ad essa si rivolgeranno ansiose le genti, e gloriosa sarà la sua sede" (Is 11, 10).Alla pienezza dei tempi, dal seme di David e da Betlemme, la borgata di dove era David, venne il Cristo. Con brevi parole, Matteo ["Nato Gesù in Betlemme di Giuda... (2, 1)] e Luca ["Or avvenne che, mentre essi erano là, si compirono i giorni in cui essa doveva partorire e partorì il suo figlio..." (2, 6-7)], ci narrano la nascita del Bambino.Betlemme esce dalla Bibbia ed entra nella storia con un episodio drammatico: la strage degli Innocenti. Erode, che aveva ordinato ai Magi di riferirgli dove si trovasse il re dei Giudei, vedendosi da ess i deluso, "s i adirò grandemente e mandò a uccidere tutti i fanciulli che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio, dai due anni in giù" (Mt 2, 16).

La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti

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Pubblichiamo il discorso del Papa ai partecipanti in occasione dell'Udienza ai par tecipant i al la XXV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che si svolge sotto il titolo La questione di Dio oggi. «Non dobbiamo f o r s e n u o v a m e n t e ricominciare da Dio?» dal 24 al 26 novembre in Vaticano

S ignor i Card ina l i , Venera t i Fra te l l i nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di incontrare tutti voi, membri e consultori del Pontificio Consiglio per i Laici,

riuniti per la XXV Assemblea Plenaria. Saluto in modo particolare il Cardinale Stanisław Ryłko e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto, come pure Mons. Josef Clemens, Segretario. Un cordiale benvenuto rivolgo a tutti, in modo speciale ai fedeli laici, donne e uomini, che compongono il Dicastero. Il periodo trascorso dall’ultima Assemblea plenaria vi ha visti impegnati in varie iniziative, già menzionate da sua eminenza. Vorrei anch’io ricordare il Congresso per i fedeli laici dell’Asia e la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Sono stati momenti molto intensi di fede e di vita ecclesiale, importanti anche nella prospettiva dei grandi eventi ecclesiali che celebreremo l’anno prossimo: la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione e l’apertura dell’Anno della fede.

Il Congresso per i laici dell’Asia è stato organizzato l’anno scorso a Seoul, con l’aiuto della Chiesa in Corea, sul tema «Proclaiming Jesus Christ in Asia Today». Il vastissimo continente asiatico ospita popoli, culture e religioni diversi, di antica origine, ma l’annuncio cristiano ha raggiunto sinora soltanto una piccola minoranza, che non di rado - come lei ha detto eminenza - vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione. Il convegno ha offerto l’occasione ai fedeli laici, alle associazioni, ai

movimenti e alle nuove comunità che operano in Asia, di rafforzare l’impegno e il coraggio per la missione. Questi nostri fratelli testimoniano in modo ammirevole la loro adesione a Cristo, lasciando intravedere come in Asia, grazie alla loro fede, si stiano aprendo per la Chiesa del terzo millennio vasti scenari di evangelizzazione. Apprezzo che il Pontificio Consiglio per i Laici stia organizzando un analogo Congresso per i laici dell’Africa, previsto in Camerun l’anno prossimo. Tali incontri continentali sono preziosi per dare impulso all’opera di evangelizzazione, per rafforzare l’unità e rendere sempre più saldi i legami tra Chiese particolari e Chiesa universale.Vorrei inoltre attirare l’attenzione sull’ultima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Il tema, come sappiamo, era la fede: «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7). E davvero ho potuto contemplare una moltitudine immensa di giovani, convenuti entusiasti da tutto il mondo per incontrare il Signore e vivere la fraternità universale. Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, e non solo Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero, riproponendo in modo chiaro l’attualità della ricerca di Dio. Nessuno è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l’uomo di oggi. I giovani del mondo intero attendono con

Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici

a cura della redazione di Pace a Voi

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ansia di poter celebrare le Giornate Mondiali a loro dedicate, e so che già siete al lavoro per l’appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013.

A tale proposito, mi sembra particolarmente importante aver voluto affrontare quest’anno, nell’Assemblea Plenaria, il tema di Dio: «La questione di Dio oggi». Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di "ricominciare da Dio", per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo c h e c e r c a d i e s i s t e r e s o l t a n t o positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente (cfr Spe salvi, 1).

Ma come risvegliare la domanda di Dio, perché sia la questione fondamentale? Cari

amici, se è vero che «all’inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l ' incontro con un avvenimento, con una Persona» (Deus caritas est, 1), la domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante. Come osserva la Christifideles laici, è questa la vostra specifica vocazione: nella missione della Chiesa «…un posto particolare compete ai fedeli laici, in ragione della loro "indole secolare", che li impegna, con modalità proprie e insostituibili, nell'animazione cristiana dell'ordine temporale» (n. 36). Siete chiamati a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire.

Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, l’uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia.

Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati

della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte. In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale.

Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci.

Cari amici, la missione della Chiesa ha bisogno dell’apporto di tutti i suoi membri e di ciascuno, specialmente dei fedeli laici. Negli ambienti di vita in cui il Signore vi ha chiamati, siate testimoni coraggiosi del Dio di Gesù Cristo, vivendo il vostro Battesimo. Per questo vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di tutti i popoli, e di cuore imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

Grazie.

La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti

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a grave crisi di sfiducia che ha colpito l'Italia non e' solo di carattere

economico ma prima di tutto valoriale e reputazionale. Difatti nonostante   le manovre economiche di Luglio e Ferragosto, del passato governo, ha evidenziato che rimangono ancora da definire manovre di carattere strutturale per rilanciare la crescita economica.

I l Governo Ber lusconi sembrava intenzionato, prima che l’ulteriore tempesta finanziaria dei primi di Novembre ne provocasse la caduta, nel definire un “Tagliando della crescita”, ovvero un pacchetto di misure (prevalentemente a costo zero) volto a dare uno slancio al Paese. Il nuovo governo Monti dovrà raccoglierne l’eredità e provare a ristabilire il clima di fiducia e reputazione sui titoli pubblici italiani.

La maggior parte delle riflessioni tese ad individuare la genesi dei problemi odierni si è concentrata inizialmente sulla responsabilità de l s i s t ema banca r i o s t a t un i t en se ; successivamente sull’esplosione dei debiti sovrani di molti Stati a seguito dei molteplici interventi per arginare l’irrompere della crisi.

La responsabilità delle banche, da una parte, e dei Governi, dall’altra, può essere attribuibile almeno parzialmente ad una “visione corta” (per citare una recente analisi del compianto Padoa Schioppa)1; in altri termini, alla mancanza di una lungimiranza, di una leadership politica, legata a sua volta, all’incapacità di definire un Progetto-Paese su cui incanalare risorse ed energie.

Manca pe rò , a no s t ro pa re re , nell’analisi degli avvenimenti degli ultimi mesi, un'analisi  che si soffermi attentamente su altri fattori che possono avere inciso sulla crisi finanziaria e recessiva, ancora in corso e dagli esiti imprevedibili.

La responsabilità è, a nostro parere, di tutti noi, ovviamente con gradi decrescenti di intensità; essa investe infatti:

l’intera classe politica, poco disponibile a rinunciare ai molteplici privilegi finora acquisiti (basti pensare alle recenti manovre economiche dove poco si è fatto per abbattere i “costi della politica”) e spinta da una idealità, da un vero slancio volto a contribuire a risollevare le sorti del Paese;

gli imprenditori delle imprese di dimensioni medio-grandi (ed a maggior ragione delle imprese operanti in campo finanziario), che, messi a nudo dalla falsa responsabilità sociale dell’impresa, non hanno parimenti compreso, per quanto riguarda i loro investimenti finanziari, quanto sia necessaria la definizione di una nuova “responsabilità finanziaria dell’impresa”;

i Sindacati, che hanno ancora una visione antica del modello produttivo dove a comandare sarebbe ancora il “padrone” alla ricerca del plusvalore senza comprendere che la ricchezza del nostro Paese è legata prevalentemente all’impresa di micro e piccole dimensioni all’interno della quale le “fortune” dell’imprenditore e dei propri dipendenti sono prevalentemente fondate su reciproci rapporti di fiducia;

i cittadini in veste di lavoratori, spesso poco produttivi (basti pensare alle sacche di inefficienza che si annidano nel settore pubblico e in molti comparti dei servizi, soprattutto a basso contenuto tecnologico);

ancora, i cittadini in veste di evasori: si parte ovviamente dagli evasori totali ma ognuno di noi in qualche modo contribuisce ad alimentare l’economia sommersa ed è complice di un meccanismo anomalo, di una sorta di “familismo amorale”: ecco quindi che non si chiede la fattura al barbiere-amico,  per non parlare poi dei vari servizi ricevuti, soprattutto nel campo della ristrutturazione edilizia e del commercio. Delicata è poi la situazione di parte della classe medica che spesso sottopone il paziente, condizionato psicologicamente dal proprio stato di salute, ad una “non scelta” tra ricevere o non ricevere una fattura (sebbene il problema della sotto fatturazione sia stato attenuato dall’opzione dei medici per l’attività intra-moenia); il sistema scolastico - dove operano a vo l t e pro fessor i poco mo t iva t i e scarsamente preparati - che non riesce spesso a fornire ai giovani adeguati stimoli intellettuali e/o a creare un ponte tra l’istruzione e la formazione professionale;

molti giovani, in parte vittime di un s is tema economico che poco spazio attribuisce alla ricerca e alla meritocrazia, ma anche perché figli di un benessere eccessivo, di genitori troppo permissivi, desiderosi di voler vivere una vita piena di

agi, poco propensi quindi ad assumere iniziative imprenditoriali rischiose.

In sintesi, il nostro sistema economico è sì malato di una modesta crescita legata a fattori strutturali ben identificati da tempo ma la sua debolezza è anche attribuibile ad un dif fuso decadimento di valori morali. Decadimento che spinge ognuno di noi verso comportamenti egoistici, a guardare il proprio bene totale e poco cooperativi, ad adottare modelli di consumo poco sobri (in fase di parziale “aggiustamento” come conseguenza del minor reddito disponibile e del negativo “effetto ricchezza”), a non abbracciare il senso di fratellanza che dovrebbe invece spingere l’uno verso l’altro, cioe' al perseguimento del bene comune.

Ben vengano dunque un “Tagliando per la crescita”, una Cabina di Regia, una conce r t az ione t ra i va r i “ sogge t t i istituzionali”, etc. (misure più volte invocate) ma ciò che occorrerebbe fare, innanzitutto, è una presa di coscienza collettiva della necessità di una riforma profonda di un sistema sociale troppo centrato su una politica e una classe dirigente, priva di valori, che invade con logiche sue proprie aree quali l’economia e le attività formative - culturali che dovrebbero, invece, essere basate su dif ferenti impulsi ed anche un’assunzione individuale di responsabilità riguardo ai nostri comportamenti, una diffusa opera moralizzatrice che potrebbe essere stimolata inizialmente da esempi che partano dall’alto e/o da chi ha elevate posizioni di responsabilità. Basterebbe un piccolo “scatto”, la volontà di modificare i propri comportamenti, il rendersi semplicemente conto che spesso atteggiamenti egoistici possono portare benefici individuali nel breve periodo ma, nel medio - lungo periodo, conducono a elevati costi sociali ed economici.

Forse, tutto questo può sembrare un’u topia e non r ient ra ne i canoni tradizionali dell’analisi economica. Occorre però non dimenticare che al centro dell’economia opera pur sempre l’uomo con le sue zone di ombra ma anche di luci. E’ queste che dovremmo cercare, tutti insieme, di provare a riaccendere!

Padoa Schioppa T., 2009, La veduta corta, Il Mulino Contemporanea.

Società

a cura di Tabarro Carmine

La crisi dell'Italia e' una crisi di Valori prima che una crisi di crescita del Pil

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Testimonianza

Padre Karlian Vale, sacerdote da un anno

ono Padre Karlian e ho avuto la grazia di essere ordinato sacerdote il giorno 15 ottobre 2010. Sono nato in una famiglia di tradizione cattolica e come molti adolescenti ho vissuto un periodo di allontanamento da Dio, attratto dalle proposte del mondo. Ma, grazie a Dio, già a 15 anni ho avuto la mia prima forte esperienza con Gesù Cristo Resuscitato. Questa esperienza avvenne durante un Seminario di Vita nello Spirito Santo, promosso dalla Comunità Cattolica Shalom a Natal, la città dove vivevo all’epoca. In quel periodo la Comunità era giunta a Natal da appena due anni. I missionari gestivano una radio dell’Arcidiocesi e iniziavano proprio nei locali della radio a riunire i giovani e formare gruppi di preghiera. Così, ho potuto far parte del secondo gruppo di preghiera della missione nascente. Quel Seminario ha segnato la mia adolescenza e mi ha avviato verso un cammino di conversione e santità. Fino a quel momento, sognavo di entrare nella facoltà di Giurisprudenza e cercare di seguire la carriera di magistrato. Non sapevo che il Signore aveva per me altri piani, seguendo i quali sarei stato molto felice.

A 17 anni ho iniziato a frequentare il cammino vocazionale della Comunità Shalom, mentre studiavo per il vestibular. In quel tempo, volevo essere uno “Shalom nella società”, esercitando la mia professione come membro della Comunità di Alleanza. Nel gennaio 1997 completai il vestibular e iniziai a frequentare la facoltà di diritto nell’Università di Natal. Partecipai allo stesso tempo al Ritiro Vocazionale e restai sorpreso da Dio, che mi chiamava alla Comunità di Vita e al sacerdozio. All’inizio rimasi un po’ spaventato, ma raccolsi la sfida lanciata da Dio. Frequentai così un altro anno di cammino vocazionale per maturare la

decisione, mentre frequentavo la facoltà.Un anno dopo, trascorso un tempo di ascolto di Dio e di riflessione, decisi di abbandonare i miei piani ed entrare nel postulantato della Comunità di Vita. Non fu una decisione facile. Fu difficile rinunciare ai miei piani personali e a un futuro nel mondo. Ma la voce di Dio era più forte e mi spinse in questa avventura. Oggi sono sacerdote da un anno. Anche in un tempo così ristretto di sacerdozio, ho sperimentato la forza di questa vocazione nella mia vita e nella vita di tanti. Ogni Eucaristia celebrata, ogni confessione, matrimonio, battesimo, unzione degli infermi, ogni persona ricevuta, accolta e amata in Cristo è un’opportunità unica di vivere, sperimentare e far traboccare l’amore

immenso di Cristo che si offre sulla croce per ogni uomo. Si, è valsa davvero la pena di donare la mia vita per gli altri. E’ valsa la pena di perdere tutto, per vivere già qui in terra un po’ della gioia del cielo. Benedetto sia Dio, per ogni persona che ha fatto e fa parte della mia storia, per ogni amico, ogni fratello della Comunità, ogni formatore e ogni benefattore che ha reso possibili i miei studi. Oggi so di essere uno Shalom del Padre. E’ stato attraverso la Vocazione Shalom che ho conosciuto Dio e in essa è nata la mia vocazione al sacerdozio. In essa, voglio consacrare ogni giorno della mia vita per la Chiesa e per tutti gli uomini. Benedetto sia Dio per la Sua immensa felicità

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La Comunità Cattolica Shalom Augura un Felice Natale di Pace a Tutti

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Una serata tra fratelli, nell’attesa del Natale.

Sabato 17 dicembre presso la parrocchia di S. Angela Merici a Roma si è tenuto il 3. Concerto di Natale della Comunità Shalom. Dopo le felici esperienze degli anni passati, si è deciso di avvicinarsi ancor più al territorio in cui la Comunità di Roma vive e opera, incontrando le persone, giovani e adulti della parrocchia di fronte alla Casa Shalom di via Costantino Maes.

Il concerto è stato impreziosito dalla partecipazione di due grandi interpreti: al nostro Cristiano Pinheiro, appena ritornato dalla tournée negli Stati Uniti, si è unita la bellissima voce di Erika Provinzano, già vincitrice del Good News Festival – la rassegna dedicata alla musica cristiana organizzata dalla Pastorale Giovanile del Vicariato di Roma – accompagnata da Luigi Montagna e Carlo Montuoro alle percussioni. Nel gruppo dei musicisti si sono alternati membri e amici della Comunità, che hanno dato prova ancora una volta delle loro grandi doti musicali, poste al servizio dell’evangelizzazione.

Il concerto ha voluto accompagnare la preparazione al Natale, attraverso l’esecuzione di canzoni cristiane moderne, scritte e interpretate dagli artisti e intervallate dalla declamazione di poesie sul Natale di grandi autori cristiani del Novecento, religiosi e laici. E’ infine culminato nell’emozionante duetto finale di Erika e Cristiano, sulle note del classico “Astro del ciel”, cantato in diverse lingue a sottolineare il significato universale del Natale.

Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al concerto nelle diverse forme: gli artisti, gli interpreti, lo staff dell’accoglienza – che ha permesso agli spettatori attraverso il dialogo di approfondire o conoscere più da vicino la Comunità. Ringraziamo tutti coloro che hanno accolto il nostro invito e, insieme a noi, si sono avvicinati di un passo in più alla nascita di Cristo, l’evento che rende vivente la nostra speranza e che, in Lui, ci riunisce tutti come fratelli.

Evangelizzazione

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Dicembre 2011

In Agenda

Missione Civita

19.30 - Cenone 22.30 - Messa00.00 - Benedizione del Santissimo Sacramentoa seguire... Fuochi d'artificio & Festa con ballo

Prezzo: euro 20,00 informazioni: 328. 89 95625CIVITA CASTELLANA (VT / Italia): Via Flaminia - km 46,800 - CAP 01033 Tel: +39 07 61 17 62 471; e-mail: [email protected]

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Qui  hai  il  tuo  spazio  !

Con Piacere e immenso orgoglio la redazione di Pace a Voi ha in questi primi numeri, riscontrato un enorme successo, e per questo ringraziamo Dio e Tutti Voi per le vostre Belle Parole.

Il desiderio principale è quello di migliorare sempre di più per questo essere sempre all’altezza dei nostri lettori. Proprio per questo vogliamo ricordare quello che rappresenta la nostra rivista. nel “Nostra” intendiamo non della redazione ma di tutti, anche tu fai parte della Famiglia se hai qualche argomento da far conoscere, d ivu lgare evangel izzare o semplicemente dire la tua, ti invitiamo a contattarci ! Possiamo dare spazio alle tue parole, in ques to cammino di Pace , Evangelizzazione, e Crescita Sulla Parola del Signore.

Non esitare, Ti Aspettiamo!

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BIOGGIO (Svizzera): Via alla Chiesa - Centro San Maurizio, 6934. Tel: +41 91 66 6917; e-mail: [email protected]