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NOTA Dipartimento tematico B Politiche strutturali e di coesione LA PESCA IN NORVEGIA 2008 IT ━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━ PESCA ━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

Dipartimento tematico B Politiche strutturali e di … rigetti, alla conservazione degli ecosistemi, al controllo, ispezione e sorveglianza delle attività di pesca e alla ricerca

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NOTA

Dipartimento tematico BPolitiche strutturali e di coesione

LA PESCA IN NORVEGIA

2008 IT━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━ PESCA━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

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Direzione generale delle Politiche interne dell'Unione

Unità tematica - Politiche strutturali e di coesione

PESCA

LA PESCA IN NORVEGIA

NOTA

Sommario: Il presente documento è stato elaborato su richiesta della commissione per la pesca per la delegazione a Tromsø, Trondheim ed altre regioni della Norvegia (dal 28 al 31 maggio 2008). In occasione della visita viene rivolta particolare attenzione ai sistemi di gestione, alle politiche dei rigetti, alla conservazione degli ecosistemi, al controllo, ispezione e sorveglianza delle attività di pesca e alla ricerca marina. Il documento analizza inoltre le questioni relative all'acquacoltura e al commercio.

IP/B/PECH/NT/2008_04 Maggio 2008 PE 405.384 IT

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Questa nota è stata richiesta dalla commissione per la pesca del Parlamento europeo. Il documento è pubblicato nelle seguenti lingue: - originale: EN - traduzioni: DE, FR, ES, IT, PT. Autore: Ana Olivert-Amado Unità tematica - Politiche strutturali e di coesione Parlamento europeo B-1047 Bruxelles E-mail: [email protected] Manoscritto ultimato nel maggio 2008. La nota è disponibile in Internet sul sito: http://www.europarl.europa.eu/activities/expert/eStudies.do?language=EN Bruxelles, Parlamento europeo, 2008. Le opinioni espresse nel presente documento sono di responsabilità esclusiva dell'autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo. Riproduzione e traduzione autorizzate, salvo a fini commerciali, con menzione della fonte, previa informazione dell'editore e invio di una copia a quest'ultimo.

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La pesca in Norvegia

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Acronimi

ACFM Comitato consultivo per la gestione della pesca

CBI Commissione baleniera internazionale

CCAMLR Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico

CDCF Centro per la cooperazione allo sviluppo nel settore della pesca

CEE Comunità economica europea

CIEM Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare

CMI Istituto Michelsen

CMMAN Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale

DANIDA Agenzia danese per lo sviluppo internazionale

EFTA Associazione europea di libero scambio

FAO Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura

FNI Istituto Fridtjof Nansen

FPF Associazione produttori alimenti per pesci

ICCAT Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico

IMR Istituto di ricerca marina

INN Illegale, non dichiarata e non regolamentata

IVQ Quote individuali assegnate ai pescherecci

MaReMa Centro per la gestione delle risorse marittime

MLRA Legge sulle risorse biologiche marine

NAFO Organizzazione della pesca nell'Atlantico nordoccidentale

NCFS College norvegese della scienza della pesca

NEAFC Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale

NIBR Istituto norvegese di ricerca urbana e regionale

NIFA Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura

NIFES Istituto nazionale per la ricerca nutrizionale e i prodotti ittici

NIVA Istituto norvegese per la ricerca sulle risorse idriche

NOK Corona norvegese (unità monetaria)

NORAD Agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo

NORSA Cooperazione istituzionale per la pesca e l'acquacoltura

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La pesca in Norvegia

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NSEC Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici

NTNU Università norvegese di scienze e tecnologia

OCSE Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico

OMC Organizzazione mondiale del commercio

ORP Organizzazioni regionali per la pesca

PIL Prodotto interno lordo

QES Sistema di scambio delle quote

QM Quota massima

SEE Spazio economico europeo

SNF Istituto di ricerca economica e amministrazione delle imprese

SSF Istituto norvegese per la ricerca sull'olio e i prodotti derivati dalle aringhe

TAC Totali ammissibili di cattura

UE Unione europea

UiB Università di Bergen

UNCLOS Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

UNFSA Accordo delle Nazioni Unite sulla conservazione delle risorse alieutiche

UQS Sistema di quote unitarie

ZEE Zona economica esclusiva

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La pesca in Norvegia

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Sintesi La Norvegia si trova nell'Europa settentrionale e si affaccia sul Mare del Nord e sull'oceano Atlantico settentrionale, ad ovest della Svezia. Le acque territoriali della Norvegia si estendono per 12 miglia marine e la zona economica esclusiva (ZEE) per 200 miglia marine. Una zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard e una zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen sono state istituite alla fine degli anni Settanta. Vi sono inoltre due zone non soggette a regolamentazione (o d'alto mare), nel Mare di Barents e attorno all'Isola di Jan Mayen. Nei referendum indetti nel 1972 e nel 1994 la Norvegia ha respinto l'adesione all'Unione Europea. Fa comunque parte dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), dello Spazio economico europeo (SEE), di Schengen e della Lega nordica. Storicamente, le principali fonti di sostentamento per i norvegesi derivavano dalla pesca, dalla caccia alle balene e alle foche. La pesca ha sempre rappresentato un elemento cruciale per il commercio e l'industria norvegesi, poiché la Norvegia controlla alcune delle zone di pesca più ricche al mondo. Il Mare del Nord, la costa norvegese, il Mare di Barents e il fronte polare del Mare di Norvegia sono tutt'ora aree estremamente prolifiche. Attualmente, la Norvegia è uno dei maggiori fornitori di prodotti ittici al mondo, sia in termini di catture che di prodotti di acquacoltura e uno dei principali esportatori di frutti di mare.

Percentuale del PIL derivante da attività di pesca e allevamenti ittici

0,7 %

Catture in tonnellate 2,24 milioni di tonnellate di pesci e crostacei Valore delle catture 11.6 miliardi di NOK

N. di persone per le quali la pesca rappresenta la principale occupazione

11 060 persone

Numero di pescherecci 7 305 pescherecci Tonnellate di pesce di allevamento vendute 689 000 tonnellate

Valore diretto del pesce di allevamento 17 miliardi di NOK

Impiegati nel settore dell'acquacoltura 3.851 persone

N. di licenze per attività di acquacoltura 1 415 licenze

N. di pesci di allevamento fuggiti 1 232 000 pesci Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no

I regolamenti norvegesi in materia di pesca sono basati sulla limitazione dell'accesso, la regolamentazione delle quote e i regolamenti tecnici. Il ministero della Pesca e degli affari costieri, unitamente alle agenzie e istituzioni subordinate, rappresenta il principale ente di gestione della pesca in Norvegia. Il ministero esercita la propria autorità amministrativa attraverso l'adozione e l'applicazione di normative e regolamenti. Il ministero è stato istituito nel 1946 e la Norvegia è stato il primo paese al mondo a creare un ministero separato per la pesca. Prima di allora, le questioni relative alla pesca venivano gestite dal ministero del Commercio. La politica e i sistemi di gestione della pesca in Norvegia poggiano sul principio di raccolta sostenibile delle risorse biologiche marine. La raccolta sostenibile dipende dalla salute degli ecosistemi marini. L'obiettivo del governo norvegese è quello di adottare un approccio alla gestione della pesca che tenga in considerazione l'ecosistema, in modo da assicurare una cattura sostenibile delle risorse biologiche marine. Il modello norvegese di gestione sostenibile delle risorse marine poggia su alcuni principi fondamentali: sfruttamento sostenibile, approccio multispecie, regolamenti adeguati e controllo ed attuazione efficaci.

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La pesca in Norvegia

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Il cambiamento climatico desta inoltre preoccupazione, dato che per quanto riguarda la pesca esistono relazioni tra i mutamenti climatici e le variazioni negli stock ittici. L'amministrazione norvegese intende applicare dei sistemi flessibili di gestione della pesca e dell'acquacoltura, basati su ricerche scientifiche. La pesca in Norvegia si è trasformata in un'industria fortemente regolamentata con quote di pesca e obblighi di licenze. La determinazione delle quote di pesca si basa principalmente sugli orientamenti e sulle raccomandazioni del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare1 (CIEM). Una volta che il CIEM presenta le proprie raccomandazioni relative alle quote, vengono avviate le discussioni circa le questioni gestionali tra la Norvegia e gli altri Stati. Terminati i negoziati internazionali, inizia il processo di regolamentazione nazionale per l'assegnazione delle quote. La Direzione per la pesca presenta le proprie proposte di regolamentazione interna. Le parti interessate vengono coinvolte nel processo decisionale attraverso l'assemblea consultiva per la regolamentazione della pesca (l'organo di regolamentazione) che rappresenta le associazioni di pescatori, l'industria ittica, i sindacati, il Parlamento Sami, le autorità locali, le organizzazioni ambientaliste e altri soggetti interessati. Al termine del processo, il ministero della Pesca e degli Affari costieri decide come suddividere le quote tra i pescherecci e stabilisce le norme tecniche relative alle modalità di pesca per l'anno successivo.

Al fine di attuare una pesca maggiormente selettiva, occorre rispettare alcuni regolamenti relativi a misure tecniche attualmente in vigore. Tali misure tecniche vengono adottate per ridurre l'impatto della pesca sugli stock ittici e sull'ambiente e comprendono: dimensioni minime dei pesci e delle maglie, restrizioni sulle attrezzature, fermi stagionali e zone di divieto (per consentire il recupero degli stock, zone interdette all'impiego di reti a strascico per proteggere le barriere coralline e strutture analoghe) e divieto di rigetto (misura introdotta negli anni Ottanta). La Norvegia è uno dei pochi paesi al mondo ad applicare il divieto di rigetto. Il controllo delle risorse riguarda l'intera catena produttiva, dalla cattura dei pesci in mare, alla conservazione, fino all'esportazione all'estero. La ZEE norvegese, la zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen e la zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard sono le zone prioritarie di competenza della guardia costiera. L'efficiente cooperazione tra la guardia costiera norvegese in mare e la Direzione per la pesca e le organizzazioni di vendita sulla terraferma rappresenta un fattore determinante in questo processo. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è uno dei problemi più gravi per quanto riguarda la gestione della pesca a livello mondiale. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è un problema transnazionale e può essere contrastata unicamente attraverso la cooperazione internazionale. La Norvegia ha attualmente accordi di cooperazione per quanto riguarda le misure di controllo dell'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con la Commissione europea, la Russia, l'Islanda, il Regno Unito, la Lituania, la Svezia, la Danimarca, le isole Faroe, i Paesi Bassi, la Germania, il Portogallo, il Canada, la Polonia, l'Estonia e il Marocco. La lotta a tale fenomeno rappresenta la massima priorità per gli organismi di gestione della pesca norvegesi. La Norvegia ha adottato una serie di misure per

1 Il CIEM elabora le proprie raccomandazioni sugli stock in diverse fasi. Innanzi tutto, gli scienziati dei vari paesi

raccolgono dati sulla base degli sbarchi, dei rigetti e degli studi scientifici. In secondo luogo, queste informazioni vengono utilizzate dai gruppi di lavoro del CIEM per analizzare lo stato degli stock. Infine, i risultati dei gruppi di lavoro vengono rivisti dal Comitato consultivo che decide quale debba essere la raccomandazione ufficiale del CIEM in merito alla gestione degli stock.

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La pesca in Norvegia

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contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Si cerca una soluzione praticabile combinando gli sforzi volti a ridurre l'eccessiva capacità della flotta peschereccia commerciale. Sono state adottate misure volte a rafforzare i sistemi di controllo sulle attività di pesca in mare e sugli sbarchi. I regolamenti in materia di pesca vengono applicati sia in mare, che quando il pesce viene sbarcato ed esportato. La pesca in Norvegia viene in genere divisa in due categorie: la pesca al merluzzo (demersale) e la pesca alle aringhe (pelagica). La prima categoria include il merluzzo, il merluzzo carbonaro e l'eglefino. Tali specie sono destinate direttamente al consumo. La categoria delle aringhe comprende anche il capelin e lo sgombro. La maggior parte di questi stock viene tradizionalmente trasformata in olio e alimenti per animali. Anche la caccia alla foca e alla balena sono attività attualmente praticate in Norvegia. La Norvegia è membro della Commissione baleniera internazionale (CBI) dal 1960 e ha aderito alla Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale (CMMAN) nel 1992. Le catture norvegesi di balenottere riguardavano principalmente le balenottere rostrate. La caccia alla foca in Norvegia è basata principalmente a due specie, la foca della Groenlandia e la foca dal cappuccio, ed è stata praticata nella zona di Terranova (fino al 1983), nelle zone del pack artico occidentale (al largo dell'isola di Jan Mayen) e del pack artico orientale. Possono essere cacciate unicamente le foche di età superiore a un anno di età e i cuccioli svezzati. Le foche vengono cacciate per scopi commerciali, ricreativi e per ricerca. Le quote per la caccia alle foche vengono fissate sulla base di raccomandazioni scientifiche formulate dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) e dall'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale (NAFO). Gli stock più importanti si spostano tra le acque norvegesi e le acque di altri paesi e pertanto una buona gestione degli stock richiede la stretta collaborazione con i paesi confinanti. La cooperazione internazionale è un aspetto cruciale del sistema gestionale norvegese. Per gli stock ittici più importanti, le quote vengono stabilite di comune accordo con altri paesi, inclusi la Russia, le isole Faroe, la Groenlandia e gli Stati membri dell'UE.

L'Unione europea ha concluso tre accordi pesca con la Norvegia, segnatamente un accordo bilaterale, un accordo trilaterale e un accordo di vicinato. L'accordo bilaterale riguarda il Mare del Nord e l'Atlantico, l'accordo trilaterale riguarda Skagerrak e Kattegat (Danimarca, Svezia e Norvegia) mentre l'accordo di vicinato riguarda le attività di pesca della Svezia nelle acque norvegesi del Mare del Nord. I regimi bilaterali e trilaterali consentono la fissazione dei TAC per stock comuni, il trasferimento di possibilità di pesca, l'adozione di misure tecniche comuni e di misure in materia di controllo e applicazione della normativa. L'accordo di vicinato permette di trasferire possibilità di pesca dalla Norvegia alla Svezia sulla base dell'accordo di pesca tra questi due paesi, siglato nel dicembre 1976. L'accordo bilaterale è l'accordo singolo più importante stipulato dalla Comunità con una terza parte, sia in termini di scambio di possibilità di pesca sia in termini di misure comuni di gestione. Il 26 novembre 2007, la Commissione europea e la Norvegia hanno concluso un accordo sulle possibilità di pesca per il 2008 relativamente ai sette principali stock gestiti in comune nel Mare del Nord, ossia merluzzo bianco, eglefino, merluzzo carbonaro, melù, passera di mare, sgombro e aringhe. La Norvegia e l'UE hanno altresì concordato una serie di scambi di possibilità di pesca nel Mare del Nord e nell'Atlantico nordorientale, consentendo ad entrambe le parti di

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La pesca in Norvegia

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svolgere un'attività di pesca sostenibile per le specie di interesse comune. Sono stati compiuti progressi sostanziali nel rafforzamento dei sistemi di controllo e attuazione su diversi fronti. La dimensione esterna delle attività di pesca è rappresentata altresì dalla partecipazione alle varie organizzazioni regionali per la pesca (ORP), grazie alla quale la Norvegia coopera a livello internazionale in settori importanti quali l'attività di pesca in alto mare e la lotta all'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La Norvegia è coinvolta in varie ORP e organi consultivi, fra cui: il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM), l'Organizzazione per la pesca nell'Atlantico nordoccidentale (NAFO), la Commissione della pesca nell'Atlantico nordorientale (NEAFC) e la Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico (CCAMLR); la Norvegia interviene inoltre in qualità di osservatore nella Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell'Atlantico (ICCAT). Occorre non sottovalutare l'industria dell'acquacoltura: i prodotti di allevamento rappresentano infatti circa la metà delle esportazioni totali di pesce della Norvegia. Il salmone atlantico e la trota iridea sono le specie prevalenti nell'industria dell'acquacoltura, sebbene siano in atto notevoli sforzi di sviluppo per l'allevamento di nuove specie, quali il merluzzo bianco, l'ippoglosso, il pesce lupo e i frutti di mare. In Norvegia è necessaria una licenza rilasciata dalle autorità competenti per l'allevamento di pesci e molluschi. Il settore dell'acquacoltura non gode di sussidi ed è molto importante in termini di occupazione in alcune regioni costiere rurali. La fuga dei salmoni d'allevamento che si incrociano con i salmoni selvatici è considerato un problema serio. Il problema principale, poi, è attualmente rappresentato dai pidocchi marini che infestano i salmoni e le trote. Le perdite annuali per l'acquacoltura dovute ai pidocchi marini sono stimate in 300-500 milioni di corone norvegesi. Le considerazioni di tipo ambientale e gli sforzi legati alla tutela della salute e del benessere dei pesci sono aspetti prioritari per l'industria e a livello di amministrazione pubblica e saranno un elemento importante per la capacità competitiva del settore dell'acquacoltura. Le statistiche relative all'occupazione nel settore della pesca tratte dal registro norvegese dei pescatori indicano una costante diminuzione del numero di pescatori. Il registro include tutti i pescatori impegnati in attività di pesca in mare, nella caccia alle balene e alle foche in Norvegia. I pescatori sono suddivisi tra coloro che fanno della pesca la propria occupazione principale e coloro per i quali la pesca rappresenta un'occupazione secondaria. Nel 2005, 14 785 persone erano registrate nel registro norvegese dei pescatori. Nel 2005, c'è stata una diminuzione del 4,8% del numero di pescatori registrati rispetto al 2004. La ricerca e lo studio delle questioni legate alla pesca sono aspetti importanti per il governo norvegese. L'Istituto per la ricerca marina è il più grande istituto di ricerca della Norvegia e un'organizzazione di riferimento per le ricerche scientifiche e la consulenza circa gli ecosistemi marini e l'acquacoltura. La maggior parte dei finanziamenti per la ricerca nel settore della pesca del settore pubblico proviene dal ministero della Pesca. Anche il ministero dell'Istruzione, della Ricerca e degli Affari ecclesiastici stanzia dei fondi per le attività scientifiche nel settore della pesca intraprese da università e istituti. Altri ministeri partecipano in una certa qual misura agli investimenti per la ricerca nel settore della pesca, per lo più attraverso il Consiglio per la ricerca norvegese.

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La pesca in Norvegia

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Indice Pagina

Acronimi iii Sintesi v Indice ix Elenco delle tabelle xi Elenco delle figure xi Elenco dei grafici xii 1. Introduzione 1

1.1 Informazioni essenziali 1 1.2 Organizzazione statale 1 1.3 Situazione economica 2 1.4 Informazioni generali sul settore della pesca 2

2. Quadro giuridico e istituzionale 3 2.1 Quadro giuridico per la pesca e i confini marittimi 3 2.2. Quadro istituzionale 4

3. La gestione delle risorse ittiche 9 3.1 Cattura sostenibile e ecosistemi marini 9 3.2 L'approccio precauzionale nella gestione della pesca 10 3.3 La gestione della pesca e il mutamento climatico 10 3.4 I processi di gestione della pesca per l'assegnazione delle quote 11 3.5 Regolamenti per la pesca in Norvegia 12

4. Controllo delle risorse 17 4.1 Introduzione 17 4.2 La guardia costiera 18 4.3 Lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata 18

5. La pesca in Norvegia 21 5.1 La pesca in Norvegia 21 5.2 Catture e sbarchi 24 5.3 La caccia ai mammiferi marini 26

6. La flotta 33 7. Accordi di pesca internazionali 35

7.1 Accordi per la gestione degli stock comuni 35 7.2 Partecipazione alle organizzazioni regionali per la pesca (ORP) 37 7.3 Cooperazione internazionale nella lotta alla pesca INN 37 7.4 Sviluppo e cooperazione nel settore della pesca con i paesi in via di sviluppo 38

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La pesca in Norvegia

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8. Acquacoltura 41 8.1 Specie e produzione 41 8.2 Licenze per le attività di acquacoltura 43 8.3 Aspetti relativi allo stato di salute dei pesci d'allevamento 44

9. L'industria ittica e la produzione 47 10. L'occupazione nel settore della pesca 51 11. Sostegno finanziario al settore della pesca 55 12. Ricerca marina e istituti di ricerca 57

12.1 Ricerca marina 57 12. 2 L'Istituto di ricerca marina 59 12. 3 Altri istituti di ricerca 60 12.4 Università che si dedicano alla ricerca e allo studio delle questioni legate alla pesca 63

Riferimenti bibliografici 65 Link 67 Allegati 69

Allegato I Definizione di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – (pesca INN) 69

Allegato II Le specie più comuni di balena lungo le coste norvegesi 69

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La pesca in Norvegia

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Elenco delle tabelle

Tabella 1: Dati principali relativi al 2006 2 Tabella 2 La caccia alla foca in Norvegia (1980-2006) 27 Tabella 3 La caccia alla foca lungo le coste della Norvegia (2001-2006) 28 Tabella 4 Aree e stagioni di caccia alla foca 29 Tabella 5 La caccia alla balenottere rostrate in Norvegia (1996-2006) 31 Tabella 6 Risultati dei negoziati sulla pesca UE-Norvegia EU(2008) in tonnellate 36 Tabella 7 Numero di licenze per il salmone atlantico e la trota iridea 43 Tabella 8 Numero di licenze per altre specie, per contea e specie 43 Tabella 9 Dati relativi all'industria ittica norvegese nel 2006 47 Tabella 10 Pescatori per i quali la pesca rappresenta l'occupazione principale, suddivisi per

età e genere (1990-2006) 52 Tabella 11 Pescatori part-time, suddivisi per età e genere (1990-2006) 52 Tabella 12 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e fonti di finanziamento nel settore marino

2005 (in milioni di corone norvegesi e percentuale) 58 Tabella 13 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e aree di ricerca nel settore marino 2005 (in

milioni di corone norvegesi e percentuale) 58 Tabella 14 - Imbarcazioni di ricerca dell'IMR nel 2006 59 Tabella I Pescherecci registrati per contea (1995-2006) 74 Tabella II Catture portate a terra dai pescherecci norvegesi (2004-2006) 75

Elenco delle figure

Figura 1 - Organigramma del ministero della Pesca e degli Affari costieri 5 Figura 2 - Gli ecosistemi marini del Mare di Barents 9 Figura 3 - La catena regolamentare 12 Figura 4 - Quantità di pescato per contea di sbarco 26 Figura 5 - Distribuzione dei pescatori per contea 53 Figura 6 - Misurazione della biomassa ittica 57 Figura 7 - Struttura di base di un ecosistema in Norvegia 60

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La pesca in Norvegia

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Elenco dei grafici

Grafico 1 - Biomassa dello stock riproduttivo e punto di riferimento critico e precauzionale per la pesca al merluzzo artico (1946-2006) 10

Grafico 2 Distribuzione delle quantità per gruppi principali nel 2006. (peso in 1 000 tonnellate) 21

Grafico 3 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie pelagiche. 1990-2007 24 Grafico 4 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie di pesce di fondale a nord

del 62o N. 24 Grafico 5 Produzione totale (1930-2005) 25 Grafico 6 Evoluzione della caccia alla foca e alla balena in Norvegia (1945-2006) 27 Grafico 7 Evoluzione della caccia alla balena in Norvegia (1950-2006) 30 Grafico 8 Numero di pescherecci e potenza complessiva 1990-2006 33 Grafico 9 Numero di pescherecci per categoria di lunghezza (1980-2006) 34 Grafico 10 Potenza complessiva per categoria di lunghezza (1980-2006) 34 Grafico 11 Entrate operative stimate e costi operativi (valore nominale). Pescherecci di

lunghezza superiore a 8 metri (1980-2005). 34 Grafico 12 Allevamento ittico. Volumi di vendita di salmone e trota iridea (1980-2005). 42 Grafico 13 Distribuzione della quantità di pesce di allevamento venduto. 2006. Peso in

tonnellate 42 Grafico 14 Impiego di antibiotici nell'allevamento ittico per specie (2003-2005) 45 Grafico 15 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici 47 Grafico 16 Valore delle esportazioni per settore di prodotto ittico 48 Grafico 17 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici 2006 48 Grafico 18 Produzione di salmone in Norvegia 49 Grafico 19 Andamento del numero di pescatori (1990-2006) 51 Grafico 20 Sussidi governativi (valore nominale) alla flotta peschereccia (1980-2006) 56 Grafico I Merluzzo bianco dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

totale e dello stock riproduttivo (SSB) 72 Grafico II Eglefino dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e

dello stock riproduttivo. 72 Grafico III Merluzzo cabonaro dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico IV Fregolo primaverile dell'aringa di Norvegia 1950-2005 (1 000 t). Biomassa

totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico V capelin del Mare di Barents (esemplari di età superiore a un anno) 1975-2005 (1

000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo. 73 Grafico VI Melù 1981-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo 74

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Fisheries in Norway

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1. Introduzione

1.1 Informazioni essenziali

La Norvegia si trova nell'Europa settentrionale e si affaccia sul Mare del Nord e sull'oceano Atlantico settentrionale, ad ovest della Svezia. La superficie totale è di 323 802 km quadrati, di cui 307 442 km quadrati di terraferma e 16 360 km quadrati costituiti da corsi d'acqua e laghi. Ha una popolazione di 4 627 926 persone (luglio 2007, stima). La Norvegia confina con la Finlandia (727 km), la Svezia (1 619 km) e la Russia (196 km) per un totale di 2 542 km di frontiere terrestri. La costa norvegese si sviluppa invece per 25 148 km (inclusi 2 650 km di sviluppo costiero della terraferma, 22 498 km rappresentanti da lunghi fiordi, numerose isolette e piccole insenature e 58 133 km di sviluppo costiero insulare). Le acque territoriali della Norvegia si estendono per 12 miglia marine, la zona contigua si estende per 10 miglia marine, la zona economica esclusiva per 200 miglia marine e la piattaforma continentale per 200 miglia marine.

1.2 Organizzazione statale

La Norvegia è una monarchia costituzionale e la capitale è Oslo. Dal punto di vista amministrativo, il territorio è suddiviso in 19 contee (fylker, singolare: fylke): Akershus, Aust-Agder, Buskerud, Finnmark, Hedmark, Hordaland, More og Romsdal, Nordland, Nord-Trondelag, Oppland, Oslo, Ostfold, Rogaland, Sogn og Fjordane, Sor-Trondelag, Telemark, Troms, Vest-Agder, Vestfold. I territori dipendenti comprendono le isole Bouvet, Jan Mayen e Svalbard. Nei referendum indetti nel 1972 e nel 1994 la Norvegia ha respinto l'adesione all'Unione Europea. Fa comunque parte dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), dello Spazio economico europeo (SEE), di Schengen e della Lega nordica.

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1.3 Situazione economica

Con un PIL pro capite pari a 55 600 dollari USA (stime del 2007), un tasso di inflazione dello 0,4% (stime del 2007) e un debito pubblico del 9,1% del PIL (stime del 2007), l'economia norvegese è prospera e vanta un efficiente sistema di previdenza sociale, combinando in tal modo l'attività di libero mercato con l'intervento statale. Il governo controlla ambiti di particolare importanza, come il settore del petrolio, attraverso grandi imprese statali. Il paese è ricco di risorse naturali (petrolio, energia idroelettrica, risorse ittiche, foreste e minerali) e dipende fortemente dalla produzione di petrolio e dai relativi prezzi internazionali. Petrolio e gas rappresentano un terzo delle esportazioni del paese. Soltanto l'Arabia Saudita e la Russia esportano quantitativi maggiori di petrolio rispetto alla Norvegia. La Norvegia ha scelto di non aderire all'Unione europea con un referendum indetto nel novembre 1994; ciò nondimeno, in qualità di membro dello Spazio economico europeo, contribuisce in modo significativo al bilancio dell'Unione. Il governo ha intrapreso una politica di privatizzazioni. Mentre la produzione di petrolio in Norvegia ha raggiunto il picco nel 2000, la produzione di gas naturale è in costante crescita. La Norvegia ha accantonato le eccedenze di bilancio generate dal petrolio e dal gas in un fondo petrolifero governativo, investito all'estero e ora valutato in oltre 250 miliardi di dollari USA. Il PIL è cresciuto del 3-5% nel periodo 2004-2007, in parte grazie all'aumento del prezzo del petrolio. Le eccedenze di bilancio da record e la ripresa del mercato del lavoro fatte registrare in Norvegia nel 2007 indicano una posizione di forza dell'economia del paese anche per il 2008. 1.4 Informazioni generali sul settore della pesca

Storicamente, le principali fonti di sostentamento per i norvegesi derivavano dalla pesca, dalla caccia alle balene e alle foche. Tali attività rappresentavano la base della vita e della cultura nelle zone costiere e molte comunità costiere dipendono ancora dalle attività di pesca. La pesca ha sempre rappresentato un elemento cruciale per il commercio e l'industria norvegesi, poiché la Norvegia controlla alcune delle zone di pesca più ricche al mondo. Il Mare del Nord, la costa norvegese, il Mare di Barents e il fronte polare del Mare di Norvegia sono tutt'ora aree estremamente prolifiche e le maggiori specie di pesci depongono le uova poco al largo delle coste norvegesi. Il settore della pesca rappresenta una delle industrie d'esportazione più importanti della Norvegia. Fin dal XII secolo, lo stoccafisso è stato un prodotto importante per l'esportazione. Attualmente, la Norvegia è uno dei maggiori fornitori di prodotti ittici al mondo, sia in termini di catture che di prodotti di acquacoltura e uno dei principali esportatori di frutti di mare.

Tabella 1: Dati principali relativi al 2006

Percentuale del PIL derivante da attività di pesca e allevamenti ittici

0,7 %

Catture in tonnellate 2,24 milioni di tonnellate di pesci e crostacei Valore delle catture 11.6 miliardi di NOK

N. di persone per le quali la pesca rappresenta la principale occupazione

11 060 persone

Numero di pescherecci 7 305 pescherecci Tonnellate di pesce di allevamento vendute 689 000 tonnellate

Valore diretto del pesce di allevamento 17 miliardi di NOK

Impiegati nel settore dell'acquacoltura 3.851 persone

N. di licenze per attività di acquacoltura 1 415 licenze

N. di pesci di allevamento fuggiti 1 232 000 pesci Fonte: www.ssb.no

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2. Quadro giuridico e istituzionale

2.1 Quadro giuridico per la pesca e i confini marittimi

Il mare soggetto alla giurisdizione norvegese si estende per quasi due milioni di chilometri quadrati. Nel 1977 è stata istituita una zona economica esclusiva di 200 miglia marine (ZEE), conformemente alla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), ratificata nel 1996. La Norvegia ha anche ratificato l'Accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici transzonali e altamente migratori (UNFSA). Una zona di protezione ittica è stata istituita attorno alle Svalbard a partire dal 15 giugno 1977, mentre la zona ittica attorno a Jan Mayen è stata istituita il 29 maggio 1980. Vi sono inoltre due zone non soggette a regolamentazione, note come "banana hole", attorno all'Isola di Jan Mayen e nel Mare di Barents. Si tratta di acque internazionali o zone d'alto mare per le quali non esiste una regolamentazione specifica.

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri, 2007

*L'area adiacente nel Mare di Barents è regolamentata da un accordo provvisorio tra Norvegia e Russia

Per limitare lo sforzo di pesca in Norvegia vengono applicate diverse misure amministrative. Le leggi del 1951 e del 1972 rappresentavano gli strumenti giuridici fondamentali per la concessione delle licenze di pesca, nonché per altri tipi di regolamentazione dello sforzo di pesca introdotti per la gestione della flotta peschereccia. Le leggi del 1917, 1951 e 1972 sono state sostituite dalla legge del 1999 sulla regolamentazione della partecipazione alle attività di pesca a partire dal 1° gennaio 2000.

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Vi sono altre due leggi importanti2 che definiscono il sistema di gestione delle licenze di pesca e altri sistemi di gestione della flotta peschereccia norvegese:

• la legge del 3 luglio 1983 relativa alla pesca in mare • la legge 68 del 14 giugno 1985 sull'allevamento dei frutti di mare

In base all'accordo dello Spazio economico europeo (SEE)3, la Norvegia collabora con altri paesi in materia di politica commerciale, sia in seno alle organizzazioni internazionali come l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), ma anche con singoli paesi e istituzioni intergovernative come l'UE. Esistono inoltre relazioni di lavoro internazionali rivolte a garantire la sicurezza dei prodotti alimentari nel quadro della commissione congiunta FAO/OMC sul Codex Alimentarius. 2.2. Quadro istituzionale

Il ministero della Pesca e degli affari costieri, unitamente alle agenzie e istituzioni subordinate, rappresenta il principale ente di gestione della pesca in Norvegia. 2.2.1 Il ministero della Pesca e degli affari costieri

L'organo più importante per la gestione della pesca in Norvegia è il ministero della Pesca e degli affari costieri. Il ministero esercita la propria autorità amministrativa attraverso l'adozione e l'applicazione di normative e regolamenti. Il ministero è stato istituito nel 1946 e la Norvegia è stato il primo paese al mondo a creare un ministero separato per la pesca. Prima di allora, le questioni relative alla pesca venivano gestite dal ministero del Commercio. Le competenze del ministero della Pesca e degli affari costieri comprendono:

• l'industria ittica; • l'industria dell'acquacoltura; • la sicurezza dei prodotti ittici e la salute e il benessere delle risorse ittiche; • i porti, le infrastrutture per il trasporto marittimo, le misure di preparazione in caso di

inquinamento legato ad incidenti. Gli obiettivi principali4 del ministero della Pesca e degli Affari costieri riguardano l'instaurazione e il mantenimento di un clima favorevole per:

• generare il massimo valore aggiunto e creare ricchezza attraverso lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine, l'industria dell'acquacoltura, le bioindustrie marine e i settori e i servizi ad essi associati,

• creare delle condizioni a livello nazionale e internazionale che consentano di promuovere la competitività dell'industria alimentare ittica in Norvegia,

• promuovere il rispetto e trovare un punto di equilibrio tra aspetti di natura ambientale, sociale ed economica in tutte le politiche e strategie di gestione e nella scelta degli strumenti d'attuazione,

• migliorare la sicurezza dei prodotti ittici e la salute e il benessere delle risorse ittiche; • favorire lo sviluppo dinamico dei porti, delle infrastrutture per i trasporti marittimi, la

navigazione e i servizi per il traffico navale, 2 OECD, 2005. Country note on national fisheries management systems (Nota per singolo Stato relativa ai sistemi di gestione nazionali delle attività di pesca). 3 SEE, 1° gennaio 1994 4 Fisheries Development Cooperation – Mapping of Norwegian Competence, 2006 (Cooperazione allo sviluppo nel

settore della pesca – mappatura delle competenze norvegesi). http://www.cdcf.no/reports

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• elaborare delle normative in materia di sicurezza e tutela ambientale, di gestione delle situazioni di emergenza e dell'inquinamento causato dal traffico navale.

Il ministero della Pesca e degli affari costieri conta circa 110 dipendenti5. L'attuale ministro è la laburista Helga Pedersen, nominata il 17 ottobre 2005. L'organigramma del ministero è illustrato nella figura sottostante.

Figura 1 Organigramma del ministero della Pesca e degli Affari costieri

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri Come illustrato dalla tabella, il ministero è suddiviso in quattro dipartimenti diversi. Dipartimento dell'acquacoltura, prodotti ittici e mercati. Questo dipartimento gestisce tutte le questioni relative all'industria dell'acquacoltura, a norma della legge sull'acquacoltura e della legge sull'allevamento in mare. Il dipartimento si occupa del controllo di qualità dei prodotti ittici (dal produttore al consumatore finale), sovrintende i controlli e le attività di monitoraggio dei prodotti ittici lungo tutta la catena produttiva, inclusi i mangimi e le condizioni di salute dei pesci. Un altro importante ambito di competenza riguarda l'accesso ai mercati, a livello mondiale (OMC), europeo (UE-SEE) e bilaterale. Il dipartimento contribuisce infine agli sforzi volti alla creazione di ricchezza basata sulle risorse marine norvegesi, attraverso le responsabilità di gestione del consiglio norvegese per l'esportazione dei prodotti ittici. Dipartimento degli affari costieri. Il dipartimento si occupa delle infrastrutture marittime, delle misure di preparazione in caso di grave inquinamento, della programmazione a lungo termine dei trasporti marittimi nel quadro del piano nazionale dei trasporti, delle politiche nazionali relative ai porti e alle zone navigabili, dello sviluppo dei porti di pesca e della gestione dell'agenzia subordinata denominata Amministrazione costiera nazionale norvegese. Il dipartimento è inoltre responsabile della politica relativa alla navigazione civile. Dipartimento di ricerca e innovazione. Il dipartimento è responsabile dei bilanci e della gestione finanziaria e coordina la gestione delle agenzie subordinate del ministero. Si occupa

5 Fonte: http://www.regjeringen.no/en/dep/fkd.html?id=257

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inoltre delle politiche regionali e di ricerca, nonché dell'innovazione e dello sviluppo industriale nel settore marittimo. Dipartimento delle risorse e dell'ambiente marini. Il dipartimento si occupa di questioni relative alle negoziazioni di quote e agli accordi di pesca internazionali, di mammiferi marini, dei regolamenti nazionali in materia di pesca, dell'assegnazione annuale di diritti di pesca e delle vendite dirette. Il dipartimento coordina la politica ambientale del ministero e la sua partecipazione alle organizzazioni internazionali che si occupano di ambiente marino. Il dipartimento coordina inoltre le questioni relative alla distribuzione delle risorse, alla struttura della flotta peschereccia, alla concessione di licenze e al diritto di partecipare alle attività di pesca, nonché gli aspetti relativi alla situazione economica e industriale del settore della pesca e della flotta peschereccia. Elabora e attua la politica norvegese per la lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN)6, in particolare attraverso la cooperazione internazionale. 2.2.2 Agenzie e istituzioni subordinate

Il ministero si occupa degli aspetti politici più importanti, mentre le questioni tecniche vengono gestite da agenzie e istituzioni subordinate.

SECORA ASNorwegian Seafood Export Council

FiskeriforksningResearch Council of Norway

Innovation Norway

The Guarantee Fund for Fishermen

National Veterinary Institute

Norwegian Food Safety Auhority

Directorate of Fisheries

National Coastal Administration

Institute of Marine Research

NIFESFishery & Aquaculture Research Fund

Subordinated Agencies and Institutions at the Ministry of Fisheries and Coastal Affairs

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri

Agenzie subordinate

• Direzione per la pesca: con sede a Bergen, rappresenta l'organo consultivo ed esecutivo del ministero per le questioni che riguardano la pesca e la gestione dell'acquacoltura. Il ruolo della Direzione per la pesca è quello di fornire un contributo professionale all'elaborazione delle politiche. I compiti principali riguardano la regolamentazione, l'orientamento, la supervisione, la gestione delle risorse e il controllo di qualità. Negli ultimi anni la direzione è stata oggetto di un'ampia riorganizzazione e decentralizzazione.

• Istituto di ricerca marina: con sede a Bergen, l'istituto assolve una funzione consultiva per il ministero della Pesca e degli affari costieri e svolge un ruolo cruciale nel controllo

6 Una definizione di cosa significhi pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata secondo il piano d'azione

della FAO per contrastare la pesca INN (2001) viene fornita nell'allegato I

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e monitoraggio degli stock ittici e dei mammiferi marini, dell'ambiente marino e costiero e nelle attività relative all'acquacoltura e all'allevamento in mare. Anche la ricerca relativa all'ecosistema marino e all'impatto dei mutamenti climatici e dell'attività antropica rientra nelle funzioni consultive dell'istituto. L'istituto opera a stretto contatto con scienziati marini di altri paesi. Gran parte della collaborazione internazionale viene gestita dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM).

• Amministrazione costiera nazionale: è l'organo consultivo ed esecutivo del ministero per le questioni relative ai porti e alle vie navigabili. È stata istituita nel 1974, in seguito alla fusione dell'autorità portuale nazionale, l'autorità responsabile di fari e boe e l'autorità di pilotaggio. L'amministrazione costiera nazionale e l'autorità norvegese responsabile delle attività di mappatura collaborano per quanto riguarda la trasmissione di segnali correttivi per i sistemi di navigazione satellitare GPS americani. È inoltre responsabile della preparazione a situazioni di grave inquinamento. L'amministrazione costiera nazionale è organizzata in cinque distretti costieri, ciascuno con il proprio ufficio regionale. La sede centrale di Ålesund è responsabile dell'amministrazione generale dei distretti.

• Istituto nazionale per la ricerca nutrizionale e i prodotti ittici (NIFES): ha sede a Bergen e svolge una funzione consultiva per le autorità responsabili delle attività di pesca, per l'autorità norvegese per la sicurezza alimentare e l'industria ittica su questioni relative alla sicurezza dei prodotti alimentari e l'alimentazione.

Istituti subordinati

• Autorità norvegese per la sicurezza alimentare. Ha sede a Oslo ed è un'agenzia subordinata facente capo al ministero dell'Agricoltura e dei prodotti alimentari, al ministero della Salute e dei servizi sanitari e al ministero della Pesca e degli affari costieri. Conta otto uffici regionali e 64 uffici locali e verifica la sicurezza e la qualità dei prodotti ittici. Il centro nazionale delle risorse ittiche ha sede a Bergen.

• Il fondo di garanzia per i pescatori. Ha sede a Trondheim e amministra i sistemi di previdenza sociale per i pescatori.

• Fiskeriforskning – Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura. Ha sede a Tromsø e conduce ricerche nel campo della biologia, sui prodotti e sui mercati, per conto delle autorità responsabili delle attività di pesca e di altri committenti.

• Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici. Ha sede a Tromsø ed è responsabile dell'elaborazione di misure comuni di commercializzazione per il pesce e i prodotti ittici a livello nazionale e internazionale. Il consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici ha rappresentanti locali nei maggiori mercati del mondo.

• Il consiglio di ricerca norvegese. Ha sede a Oslo e gestisce una parte considerevole dei fondi disponibili per le ricerche legate alla pesca, secondo le direttive elaborate dal ministero della Pesca e degli affari costieri.

• Norvegia Innovazione. È direttamente coinvolta nelle attività volte a promuovere l'innovazione e la creazione di ricchezza legate alle risorse marine. Gestisce gli strumenti finanziari destinati alle flotte, all'acquacoltura e all'industria ittica secondo le direttive del ministero della Pesca e degli affari costieri.

• Istituto veterinario nazionale. Opera per conto del ministero dell'Agricoltura e dei prodotti alimentari e del ministero della Pesca e degli affari costieri per quanto riguarda il benessere degli animali e la sicurezza dei prodotti alimentari, associati alla produzione agricola e alla salute degli organismi acquatici.

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• Fondo per la ricerca nell'industria ittica e l'acquacoltura. Si tratta di un programma di finanziamenti per la ricerca industriale e lo sviluppo nel settore della pesca e dell'acquacoltura.

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3. La gestione delle risorse ittiche

3.1 Cattura sostenibile e ecosistemi marini

La politica e i sistemi di gestione della pesca in Norvegia poggiano sul principio di raccolta sostenibile delle risorse biologiche marine. La raccolta sostenibile dipende dalla salute degli ecosistemi marini. Il termine sostenibile viene in genere definito come sviluppo che consente di soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. L'obiettivo del governo norvegese è quello di adottare un approccio alla gestione della pesca che tenga in considerazione l'ecosistema, in modo da assicurare una cattura sostenibile delle risorse biologiche marine. L'attuazione di un simile approccio nella gestione delle attività di pesca richiede una precisa conoscenza delle dimensioni degli stock e di altre caratteristiche, nonché la conoscenza degli ecosistemi di cui fanno parte gli stock stessi.

La gestione della pesca in Norvegia si basa sulle migliori informazioni scientifiche disponibili. La Norvegia può contare su oltre cento anni di esperienza di gestione della pesca e di ricerca marina a livello istituzionale, grazie alla Direzione per la pesca e all'Istituto di ricerca marina, istituiti entrambi nel 1900. Nel 1946 la Norvegia è stata la prima nazione al mondo a istituire un ministero della Pesca7.

Figura 2 - Gli ecosistemi marini del Mare di Barents

Fonte: Istituto di ricerca marina. Ecosistemi nel Mare di Barents

7 www.fisheries.no

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3.2 L'approccio precauzionale nella gestione della pesca

Il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) e il relativo Comitato consultivo per la gestione della pesca (ACFM) hanno definito dei punti di riferimento per gli stock riproduttivi e la mortalità delle diverse specie. Si tratta di strumenti importanti per le autorità, nell'ottica di un approccio precauzionale per la gestione della pesca. Il punto di riferimento critico per gli stock riproduttivi viene considerato un livello pericoloso, al di sotto del quale la probabilità di scarso reclutamento è particolarmente elevata. Questo livello viene determinato sulla base di dati storici relativi agli stock e sulle attuali teorie riguardanti le dinamiche degli stock ittici. Il punto di riferimento precauzionale è più elevato e può essere interpretato come un livello di avvertenza: nel caso in cui gli stock riproduttivi siano al di sotto di tale livello, le autorità dovrebbero prendere in considerazione l'adozione di misure che consentano allo stock di tornare ad un livello più elevato e sicuro, in modo da salvaguardare la pesca sostenibile8. Un esempio di come viene applicato l'approccio precauzionale per la pesca al merluzzo artico nell'Atlantico nordorientale viene illustrato nel grafico sottostante.

Grafico 1 - Biomassa dello stock riproduttivo e punto di riferimento critico e precauzionale per la pesca al merluzzo artico (1946-2006)

Fonte: IMR e CIEM

3.3 La gestione della pesca e il mutamento climatico

Il governo norvegese riconosce che il mutamento climatico è un problema che riguarda la pesca, l'acquacoltura, le comunità costiere e l'industria ittica9. Secondo i dati meteorologici e oceanografici, i mutamenti climatici sono sempre più evidenti nell'ambiente marino: la temperatura del mare è in aumento, il livello del mare si potrebbe alzare, i ghiacci del Mar Artico finiranno con sciogliersi e le condizioni meteorologiche diventeranno sempre più estreme. Per quanto riguarda la pesca, esistono relazioni tra i mutamenti climatici e le variazioni negli stock ittici. Non è ancora chiaro come il cambiamento climatico influirà sul reclutamento, la 8 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural

Resources and the Environment 2006 (Risorse naturali e ambiente), Istituto statistico norvegese, 2006. 9 Discorso pubblico del ministro della Pesca e degli Affari costieri Helga Pedersen alla conferenza sulla gestione

della pesca e il cambiamento climatico. Bergen, 17 aprile 2008. Fonte: comunicato stampa, ministero della Pesca e degli Affari costieri.

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crescita e la distribuzione degli stock. Nel Mare di Barents, si prevede che gli stock ittici si spingeranno verso nordest alla ricerca di cibo. L'arrivo di nuove specie come gli sgombri potrebbe portare ad una competizione per il cibo con capelin e aringhe. Nel Mare del Nord, l'aumento della temperatura marina potrebbe favorire la migrazione di specie provenienti da acque più meridionali. La presenza di sardine e di acciughe potrebbe diventare più frequente. La quantità totale di pesce non diminuirà necessariamente, ma i cambiamenti potrebbero comunque influire sul valore commerciale delle catture. A differenza dei pesci selvatici, i pesci d'allevamento non possono evitare i mutamenti climatici cambiando i propri modelli di distribuzione. In Norvegia, in genere le malattie colpiscono i pesci d'allevamento durante l'estate e all'inizio dell'autunno. L'aumento della temperatura marina influisce pertanto sulla possibilità che si manifestino malattie. I mutamenti climatici avranno effetti anche sulla popolazione e sulle attività commerciali lungo la costa. Le condizioni meteorologiche più estreme potrebbero anche influire sulla sicurezza dei pescatori e degli acquacoltori. Se gli stock costieri si spostano al largo ci saranno conseguenze per i pescherecci più piccoli. Questo potrebbe comportare una certa instabilità nelle forniture all'industria di trasformazione del pesce e di conseguenza meno lavoro per gli addetti. Per far fronte agli impatti presenti e futuri del cambiamento climatico, l'amministrazione norvegese intende applicare dei sistemi flessibili di gestione della pesca e dell'acquacoltura, basati su ricerche scientifiche. 3.4 I processi di gestione della pesca per l'assegnazione delle quote

La pesca in Norvegia si è trasformata in un'industria fortemente regolamentata con quote di pesca e obblighi di licenze. Gli stock più importanti si spostano tra le acque norvegesi e le acque di altri paesi e pertanto una buona gestione degli stock richiede la stretta collaborazione con i paesi confinanti. Ciò significa che la decisione più importante per la gestione (ossia la quantità di pesce che può essere catturato in un determinato stock) si basa su una premessa determinata a livello internazionale. Di conseguenza, la cooperazione internazionale è un aspetto cruciale del sistema gestionale norvegese. Per gli stock ittici più importanti, le quote vengono stabilite di comune accordo con altri paesi, inclusi la Russia, le isole Faroe, la Groenlandia e gli Stati membri dell'UE. La determinazione delle quote di pesca si basa principalmente sugli orientamenti e sulle raccomandazioni del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare10 (CIEM). Una volta che il CIEM presenta le proprie raccomandazioni relative alle quote, vengono avviate le discussioni circa le questioni gestionali tra la Norvegia e gli altri Stati. Terminati i negoziati internazionali, inizia il processo di regolamentazione nazionale per l'assegnazione delle quote. La Direzione per la pesca presenta le proprie proposte di regolamentazione interna. Le parti interessate vengono coinvolte nel processo decisionale attraverso l'assemblea consultiva per la regolamentazione della pesca (l'organo di regolamentazione) che rappresenta le associazioni di pescatori, l'industria ittica, i sindacati, il Parlamento Sami, le autorità locali, le organizzazioni ambientaliste e altri soggetti interessati. Al termine del processo, il ministero della Pesca e degli

10 Il CIEM elabora le proprie raccomandazioni sugli stock in diverse fasi. Innanzi tutto, gli scienziati dei vari paesi

raccolgono dati sulla base degli sbarchi, dei rigetti e degli studi scientifici. In secondo luogo, queste informazioni vengono utilizzate dai gruppi di lavoro del CIEM per analizzare lo stato degli stock. Infine, i risultati dei gruppi di lavoro vengono rivisti dal Comitato consultivo che decide quale debba essere la raccomandazione ufficiale del CIEM in merito alla gestione degli stock.

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Affari costieri decide come suddividere le quote tra i pescherecci e stabilisce le norme tecniche relative alle modalità di pesca per l'anno successivo.

Figura 3 - La catena regolamentare

Fonte: Fiskeridirektoratet

3.5 Regolamenti per la pesca in Norvegia

Una prima serie di regolamenti limita l'accesso all'attività di pesca, un aspetto fondamentale sia in termini economici per la flotta, che di conservazione. Una seconda categoria di strumenti di regolamentazione riguarda la definizione delle quote, in base alle quali si stabiliscono i volumi di cattura per ciascun peschereccio. I regolamenti nazionali relativi alle quote vengono definiti ogni anno per le seguenti specie: merluzzo bianco, eglefino, merluzzo carbonaro, aringa, sgombro, spratto, lompo, ippoglosso nero, passera di mare, salmone rosso, melù, gamberetti, capelin, rana pescatrice, sogliola, busbana norvegese, cicerello, granchio reale rosso e specie di acque profonde.

La terza categoria di strumenti normativi riguarda i regolamenti tecnici che stabiliscono quando, dove e come sia possibile praticare le attività di pesca. Tali regolamenti sono fondamentali per la conservazione e includono i divieti di rigetto e aree protette flessibili, che possono essere interdette alla pesca nel caso in cui nelle catture vi sia una prevalenza di pesci sottodimensionati o di specie per le quali le quote sono già state raggiunte. 3.5.1 Accesso alle attività di pesca e regolamentazione delle quote

Il modello norvegese di gestione sostenibile delle risorse marine poggia su alcuni principi fondamentali: sfruttamento sostenibile, approccio multispecie, regolamenti adeguati e controllo ed attuazione efficaci (OCSE, 2005).

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La gestione delle risorse marine in Norvegia tende a ridurre la capacità di pesca per trovare un equilibrio tra le risorse e le possibilità di pesca. A tal fine vengono adottati diversi strumenti: regolamenti sull'accesso (per limitare lo sforzo di pesca), regolamenti strutturali (per limitare la capacità di pesca di determinati gruppi di pescherecci) e regolamenti sulla produzione (per limitare le catture ammesse). Regolamenti sull'accesso: tali regolamenti riflettono diverse misure amministrative applicate per limitare lo sforzo di pesca in Norvegia. I due modelli principali sono le licenze e i permessi, che stabiliscono il numero di pescherecci che possono partecipare alle diverse attività di pesca. Tecnicamente, in Norvegia l'accesso alla pesca è libero per i piccoli pescherecci che utilizzano attrezzi passivi. In pratica, però, un numero sempre maggiore di attività di pesca viene regolamentato attraverso l'accesso limitato ai pescherecci, o ai proprietari dei pescherecci, con diritti di pesca storici. Le licenze danno il diritto di partecipare alle attività di pesca. Sono associate a un peschereccio e a un proprietario e possono essere vendute unicamente insieme al peschereccio o trasferite ad un nuovo peschereccio dello stesso proprietario, dopo aver presentato la relativa richiesta alle autorità competenti. Per le attività di pesca in cui l'accesso è maggiormente limitato, il proprietario deve essere un pescatore a tempo pieno per poter mantenere il diritto di partecipare. Per poter acquistare un'imbarcazione in Norvegia è necessario dimostrare che per almeno tre degli ultimi cinque anni è stata condotta un'attività di pesca professionale a bordo di un peschereccio norvegese. Se una società desidera acquistare un'imbarcazione, almeno il 50% della società deve essere di proprietà di persone che soddisfano tali requisiti. Soltanto i pescherecci che operano in alto mare necessitano di licenze di pesca. In genere, i pescherecci costieri, di lunghezza inferiore ai 28 metri per definizione, che utilizzano attrezzature convenzionali (reti, palangari, lenze a mano …) non necessitano di licenze, ma la loro attività è regolamentata da permessi. Le licenze sono in genere necessarie per le attività di pesca con reti a circuizione e a strascico. L'attività della maggior parte della flotta, costituita per lo più da pescherecci costieri, è regolamentata dai permessi. La differenza tra licenze e permessi è apparentemente sottile. In teoria, i permessi, suddivisi in nove categorie, vengono concessi per un anno, sebbene in pratica vengano rilasciati a tempo indeterminato (FAO, 2005). Regolamenti strutturali: il loro scopo è ridurre la capacità di pesca per determinati gruppi di pescherecci. L'obiettivo può essere raggiunto in diversi modi, attraverso l'accesso limitato sulla base degli stock, il sistema di quote unitarie, il sistema di scambio delle quote e i programmi di disarmo dei pescherecci (OCSE, 2005).

• Accesso limitato sulla base degli stock: la transizione della pesca norvegese da un sistema di accesso libero, in cui chiunque fosse un pescatore poteva ottenere un permesso di pesca per la propria imbarcazione, ad un sistema di accesso limitato, unitamente ai sistemi di quote diverse per i pescherecci, ha naturalmente portato all'elaborazione del concetto di diritti di pesca nelle comunità dedite alla pesca. Sebbene in linea di principio la pesca in Norvegia sia libera, l'accesso limitato sulla base degli stock viene attuato in misura tale che vi sono poche possibilità di esercitare l'attività di pescatore professionista soltanto con gli stock non soggetti a regolamentazione, dato che quasi il 90% del valore delle catture deriva da attività di pesca ad accesso regolamentato.

• Sistema di quote unitarie: si tratta di un sistema di trasferimento delle quote per molti

gruppi di pescherecci, allo scopo di ridurre il numero di imbarcazioni e aumentare le entrate per ciascun peschereccio. Il sistema consente al proprietario di due pescherecci di utilizzare entrambe le quote per un solo peschereccio, nel caso in cui la seconda

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imbarcazione non venga utilizzata per la pesca. Se l'imbarcazione inutilizzata viene venduta, il proprietario del peschereccio può pescare entrambe le quote per un periodo di 13 anni, mentre il periodo diventa di 18 anni nel caso in cui l'imbarcazione venga rottamata. Finora il sistema di quote unitarie è stato applicato alle imbarcazioni d'alto mare di lunghezza superiore ai 28 metri che utilizzano attrezzature tradizionali (palangari). Nel giugno 2003, il Parlamento norvegese ha deciso di adottare un sistema analogo anche per la flotta costiera. Il sistema di quote unitarie elaborato per la flotta peschereccia costiera consentirà ai pescherecci di lunghezza compresa tra i 15 e i 21 metri e tra i 21 e i 28 metri di trasferire le quote da un'imbarcazione all'altra, in caso di rottamazione.

• Sistema di scambio delle quote: tale sistema è previsto per le imbarcazioni di lunghezza

inferiore ai 28 metri e consente a due proprietari di pescherecci di unire le quote su un unico peschereccio per tre anni su cinque. Lo scopo di tale misura è quello di aumentare la redditività delle imbarcazioni e, a lungo termine, di dare maggiori incentivi per la riduzione della capacità della flotta.

Regolamenti sulla produzione: Nella maggior parte delle attività di pesca viene stabilito un totale ammissibile di cattura (TAC) che definisce la quota nazionale per la flotta peschereccia norvegese. Di norma, la quota nazionale viene suddivisa tra gruppi di pescherecci, ossia in quote di gruppo. Le attività di pesca per le specie più importanti sono regolamentate da quote individuali per peschereccio (IVQ) o da quote massime (QM). La quota individuale viene fissata per ciascun peschereccio partecipante mentre la quota massima è la quota di gruppo divisa in modo che vi sia una certa concorrenza tra i pescherecci del gruppo. Oltre a queste misure, per alcuni tipi di pesca vengono adottati altri sistemi di controllo sulle catture, quali ad esempio le quote periodiche, le quote sulle catture per uscita, le quote relative ai giorni in mare (OCSE, 2005). Il sistema delle quote è pertanto fondato su un processo a tre fasi: viene innanzi tutto fissata la quota nazionale (negoziata con l'UE e la Russia), quindi le quote di gruppo e infine le quote per peschereccio.

• Quote individuali assegnate ai pescherecci: le quote vengono stabilite per ciascun peschereccio partecipante, in possesso di una licenza o di un permesso annuale, che garantiscono loro una percentuale fissa della quota di gruppo. Le quote individuali vengono per lo più applicate ai pescherecci con licenze o permessi.

• Quota massima (QM): viene assegnata ai pescherecci costieri nella pesca ad accesso

libero ed è chiamata anche quota competitiva. Una volta raggiunta la quota di gruppo, l'attività di pesca viene interrotta, indipendentemente dal fatto che un peschereccio abbia raggiunto la propria quota massima o meno. Questo sistema viene utilizzato in gruppi in cui l'efficienza dei pescherecci è estremamente eterogenea e la flotta include molti pescherecci di piccole dimensioni.

• Quota per i pesci di fondale: regolamenta in particolare l'attività dei pescherecci costieri

che utilizzano attrezzature convenzionali, piuttosto che quella dei pescherecci a strascico. La quota comprende le quote di merluzzo bianco, merluzzo carbonaro e eglefino di ciascun peschereccio partecipante.

A discrezione della Direzione per la pesca possono essere adottate misure più specifiche, quali ad esempio il divieto di cattura di determinate specie in zone specifiche o in determinati periodi. Sono infine vietati i rigetti.

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3.5.2 Misure tecniche e rigetti

Vengono adottate misure tecniche per ridurre l'impatto della pesca sugli stock ittici e sull'ambiente. Tali misure includono: dimensioni minime dei pesci e delle maglie, restrizioni sulle attrezzature, fermi stagionali e zone di divieto (per consentire il recupero degli stock, zone interdette all'impiego di reti a strascico per proteggere le barriere coralline e strutture analoghe) e divieto di rigetto (misura introdotta negli anni Ottanta). La Norvegia è uno dei pochi paesi ad applicare il divieto di rigetto. La pesca in Norvegia ha conosciuto un notevole aumento dei rigetti fino alla fine degli anni '80, quando fu introdotto il divieto. Il divieto di rigetto viene sancito dalla legge 40 del 3 giugno 1983, relativa alla pesca in mare. La legge stabilisce che nelle acque interne, nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva della Norvegia è vietato rigettare o rilasciare pesci morti o morenti o esemplari appartenenti alle specie elencate nel provvedimento stesso (la maggior parte delle specie). Per quanto riguarda la pesca allo sgombro, al fregolo di primavera dell'aringa di Norvegia, all'aringa del Mare del Nord, alle aringhe nello Skagerrak e al capelin, è altresì proibito gettare i cascami di pesci. I pescherecci a strascico per i gamberetti e alcuni tipi di pescherecci a strascico per il merluzzo sono tenuti ad utilizzare dei mezzi di selezione (ad es., griglie).

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4. Controllo delle risorse

4.1 Introduzione

La superficie oceanica soggetta alla giurisdizione e al controllo della Norvegia per le attività di pesca è sei volte maggiore rispetto alla terraferma norvegese. La ZEE norvegese, la zona di pesca attorno all'Isola di Jan Mayen e la zona di protezione ittica attorno alle Isole Svalbard sono storicamente le zone prioritarie di competenza della guardia costiera. Il controllo delle risorse riguarda l'intera catena produttiva, dalla cattura dei pesci in mare, alla conservazione, fino all'esportazione all'estero. I pescherecci norvegesi e stranieri sono sottoposti a severi controlli in tutte le acque norvegesi. La guardia costiera effettua ogni anno oltre 2.000 ispezioni sui pescherecci norvegesi e stranieri che operano in acque norvegesi. L'efficiente cooperazione tra la guardia costiera norvegese in mare e la Direzione per la pesca e le organizzazioni di vendita sulla terraferma rappresenta un fattore determinante in questo processo. L'introduzione di nuovi strumenti per la valutazione dei rischi11 e la definizione delle priorità delle attività di controllo stanno già dando risultati.

1. Gli organi di controllo e le loro competenze vengono descritti di seguito. La Direzione per la pesca. Si tratta di un'autorità di controllo in seno al governo norvegese. La sua giurisdizione è definita dalla legge sulle attività di pesca in mare. Questa organizzazione controlla i pescherecci norvegesi nelle acque norvegesi e internazionali e i pescherecci stranieri nelle acque norvegesi. La Direzione effettua anche ispezioni a terra nei confronti di imprese di pesca e di chiunque sia in possesso di pesce a scopi commerciali, destinato alla conservazione, al trasporto o alla vendita e di chiunque sia in possesso di documenti relativi a tale pesce.

2. La guardia costiera. È la seconda organizzazione più importante per il controllo delle

risorse nel settore della pesca nelle acque soggette alla giurisdizione della Norvegia (nel paragrafo successivo vengono fornite informazioni più dettagliate).

3. Le organizzazioni di vendita. Si tratta del terzo organismo responsabile del controllo

diretto delle attività di pesca, a norma della legge sulle attività di pesca in mare. Tali organizzazioni sono responsabili della registrazione e del controllo delle catture e degli sbarchi (quantità e specie). Tutte le catture destinate alla vendita devono essere vendute attraverso queste organizzazioni. Tutti gli sbarchi devono essere pesati e registrati sulle bolle di vendita, che rappresentano la base per il controllo delle quote.

Oltre ai controlli eseguiti dalle istituzioni suddette, esistono altri meccanismi atti a garantire il rispetto delle normative e dei regolamenti. Tra i più importanti si annoverano la localizzazione satellitare12, i registri delle catture per tutti i pescherecci norvegesi di lunghezza superiore ai 13 metri e tutti i pescherecci stranieri che operano nella zona economica esclusiva, disegni che

11 La selezione delle attività da ispezionare, sia in mare che a terra, avviene in base alla valutazione dei rischi. Le

ispezioni in specifiche aree di rischio includono: la presenza di novellame, la presenza di pesce sottodimensionato, le catture accessorie, i rigetti, le attrezzature, i sistemi di localizzazione satellitare, i registri sulle catture e simili. www.regjeringen.no

12 I pescherecci superiori a 24 metri devono essere dotati di trasmettitori satellitari che consentano di monitorare la loro attività 24 ore al giorno. In virtù di un accordo stretto tra Norvegia e UE, è previsto il monitoraggio reciproco dei pescherecci di lunghezza superiore ai 18 metri (dal 2004) e ai 15 metri (dal 2005). Una volta sbarcate le catture, i dati relativi allo sbarco vengono verificati e confrontati con i diritti di pesca del peschereccio interessato. L'operazione è svolta dalle organizzazioni di vendita e dalla Direzione per la pesca www.fisheries.no

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indichino la capacità di carico a bordo in metri cubi (per pescherecci superiori a 24 metri), rapporti /notifiche ai porti, dichiarazione di sbarco/bolle di vendita, licenze, registri sulle catture, dati sugli sbarchi e sulle vendite e dati relativi alle ispezioni. 4.2 La guardia costiera

Insieme alla Direzione per la pesca e alle organizzazioni di vendita, la guardia costiera è responsabile del controllo delle risorse. La guardia costiera fa capo al ministero della Difesa e uno dei compiti principali è il controllo delle attività di pesca. Particolare attenzione viene data al rispetto del divieto di pesca in determinate zone e al controllo delle attività di pesca illegali nelle aree di confine. La guardia costiera deve altresì verificare che le catture avvengano effettivamente nelle zone dichiarate. Anche il trasbordo di pesce da pescherecci stranieri su altri pescherecci nel Mare di Barents è un aspetto prioritario. Fatta eccezione per determinati tipi di pesca stagionale, i controlli della guardia costiera lungo le coste sono limitati. I controlli vengono spesso eseguiti in collaborazione con la Direzione per la pesca. Nel 2007 c'è stato un calo nel numero di ispezioni, pari a circa 1.770. Oltre il 60% delle ispezioni ha riguardato pescherecci stranieri. In media, i pescherecci a strascico d'alto mare che operano in acque norvegesi subiscono ispezioni da parte della guardia costiera tre-quattro volte all'anno, mentre i pescherecci d'alto mare con attrezzature convenzionali sono sottoposti a ispezioni una o due volte all'anno. Il 15% delle ispezioni nel 2007 si è concluso con dei provvedimenti (avvertimenti, denunce alla polizia, sequestro dei pescherecci). L'azione di controllo della guardia costiera è rivolta soprattutto ai pescherecci norvegesi e stranieri che si dedicano alla pesca in alto mare. Circa il 70% delle risorse della guardia costiera viene impiegato per le ispezioni; altre azioni riguardano l'esercizio della sovranità, misure di soccorso e ricerca, servizio di ambulanza e assistenza alla flotta peschereccia. La guardia costiera conta attualmente 14 imbarcazioni, sei elicotteri e due aerei civili. Nel 2007 hanno preso servizio cinque nuove imbarcazioni della guardia costiera destinate al controllo della pesca costiera. Sono state inoltre commissionate tre nuove imbarcazioni d'alto mare per le operazioni della guardia costiera e la prima entrerà in servizio nell'estate del 2008. Nuovi elicotteri entreranno in servizio a partire dal 2011-2012 13 . 4.3 Lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è uno dei problemi più gravi per quanto riguarda la gestione della pesca a livello mondiale. Questa pratica rappresenta una minaccia sia per le attività di pesca legali che per gli ecosistemi. La lotta a tale fenomeno rappresenta la massima priorità per gli organismi di gestione della pesca norvegesi. La Norvegia ha adottato una serie di misure per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Si cerca una soluzione praticabile combinando gli sforzi volti a ridurre l'eccessiva capacità della flotta peschereccia commerciale. Sono state adottate misure volte a rafforzare i sistemi di controllo sulle attività di pesca in mare e sugli sbarchi. I regolamenti in materia di pesca vengono applicati sia in mare, che quando il pesce viene sbarcato ed esportato. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è un problema transnazionale e può essere contrastata unicamente attraverso la cooperazione internazionale. È stato elaborato un ampio quadro di misure internazionali e il controllo degli stock comuni richiede una stretta collaborazione tra gli Stati interessati. La Norvegia ha attualmente accordi di cooperazione per 13 The Norwegian Coast Guard - exercising resource control (Guardia costiera norvegese – esercizio del controllo

delle risorse). Comunicato stampa, dicembre 2005 www.fisheries.no

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quanto riguarda le misure di controllo dell'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con la Commissione europea, la Russia, l'Islanda, il Regno Unito, la Lituania, la Svezia, la Danimarca, le isole Faroe, i Paesi Bassi, la Germania, il Portogallo, il Canada, la Polonia, l'Estonia e il Marocco14. In particolare, vengono compiuti sforzi a livello bilaterale con la Russia, tutti gli Stati di approdo in Europa e Nord Africa e la Commissione europea. Un altro punto cruciale riguarda la conclusione e l'aggiornamento degli accordi in materia di ispezioni tra la Norvegia e le autorità di controllo di altre nazioni. Le autorità di controllo norvegesi stanno rafforzando la collaborazione con gli omologhi in Russia. Su iniziativa della Norvegia, la Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) sta lavorando per la ratifica di un accordo regionale vincolante relativo al controllo negli Stati di approdo per tutto il pesce proveniente da catture nell'Atlantico nordorientale. A maggio, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sulla pesca in alto mare, la Norvegia ha ottenuto un ampio sostegno per l'elaborazione di una convenzione delle Nazioni Unite sui controlli nei porti di approdo dei pescherecci stranieri. La Norvegia si adopererà affinché l'impegno venga tempestivamente onorato. Per quanto riguarda le iniziative a livello nazionale, nel 2007, il governo norvegese ha presentato un disegno di legge che autorizzerà l'attuazione dei prossimi accordi della Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) e delle Nazioni Unite e darà alle autorità norvegesi la possibilità di adottare ulteriori misure. ali misure includono il divieto di sbarco in Norvegia da parte di pescherecci precedentemente coinvolti in attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, il divieto di trasbordi sulle banchine e il rifiuto di concedere a tali pescherecci la possibilità di eseguire rifornimenti e di avere imbarcazioni di supporto e l'obbligo da parte degli Stati di bandiera di confermare che il pesce è stato catturato conformemente ai regolamenti e alle quote vigenti. Tali misure includono il divieto di sbarco in Norvegia da parte di pescherecci precedentemente coinvolti in attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, il divieto di trasbordi sulle banchine e il rifiuto di concedere a tali pescherecci la possibilità di eseguire rifornimenti e di avere imbarcazioni di supporto e l'obbligo da parte degli Stati di bandiera di confermare che il pesce è stato catturato conformemente ai regolamenti e alle quote vigenti. La Norvegia ha prodotto una lista nera di pescherecci dediti alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nell'Atlantico nordorientale nel 1994 e ha impedito a tali pescherecci di operare in acque norvegesi. L'idea della lista nera è stata successivamente adottata da diverse organizzazioni regionali di gestione della pesca di cui fa parte la Norvegia. La lista nera15 di imbarcazioni che hanno operato al di fuori degli accordi sulle quote in acque internazionali per gli stock soggetti a regolamentazione sotto la giurisdizione norvegese o partecipano ad attività di pesca contrarie alle misure di regolamentazione, stabilite dalle organizzazioni o dagli accordi regionali o subregionali di gestione della pesca, viene costantemente aggiornata. A livello regionale e su iniziativa della Norvegia, la Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) ha adottato un accordo regionale vincolante relativo al controllo negli Stati di approdo per tutto il pesce proveniente da catture nell'Atlantico nordorientale. L'accordo è basato sul modello di controllo negli Stati di approdo elaborato dalla FAO. La Norvegia ha svolto un ruolo attivo nella promozione del modello FAO di controllo negli Stati di approdo su scala più vasta. In occasione della conferenza di revisione dell'Accordo delle Nazioni Unite sulla conservazione delle risorse alieutiche (UNFSA) nel maggio 2006, la proposta norvegese di istituire un regime globale e vincolante di controlli negli Stati di approdo ha ottenuto il sostegno richiesto. 14 Norwegian fisheries management (Gestione della pesca in Norvegia). www.fisheries.no 15 http://www.fiskeridir.no/fiskeridir/english/norwegian_black_list

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5. La pesca in Norvegia

5.1 La pesca in Norvegia

La Norvegia è stata per secoli ed è tutt'ora una delle maggiori nazioni europee dedite alla pesca. Gli stock più importanti per i pescatori norvegesi sono rappresentati dal merluzzo bianco e dalle aringhe. Anche la pesca al salmone in mare e nei fiumi riveste una certa importanza. Di recente, la pesca al capelin è diventata estremamente importante. Infine, anche l'acquacoltura, in particolare l'allevamento di salmoni, è diventata un'industria di notevole interesse. La pesca viene in genere divisa in due categorie: la pesca al merluzzo (demersale) e la pesca alle aringhe (pelagica). La prima categoria include il merluzzo, il merluzzo carbonaro e l'eglefino. Tali specie sono destinate direttamente al consumo. La categoria delle aringhe comprende anche il capelin e lo sgombro. La maggior parte di questi stock viene tradizionalmente trasformata in olio e alimenti per animali. Viene inoltre pescato un numero considerevole di stock, utilizzati per il consumo diretto o per la trasformazione in olio e alimenti per animali. Il crescente interesse verso il consumo di pesce ha portato alla cattura di specie che in precedenza venivano considerate di minore importanza (OCSE, 2005).

Grafico 2 Distribuzione delle quantità per gruppi principali nel 2006. (peso in 1 000 tonnellate)

Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no

Nei paragrafi successivi viene descritto lo stato degli ecosistemi più importanti per la pesca in Norvegia16 nel Mare di Barents, nel Mare di Norvegia, nel Mare del Nord e nello Skarregak. I grafici II-VI in allegato illustrano la distribuzione della biomassa degli stock più importanti in Norvegia. 5.1.1 Stato dell'ecosistema del Mare di Barents

Nel 2006, il governo norvegese ha presentato un Libro bianco17 sulla gestione integrata dell'ambiente marino del Mare di Barents e delle Lofoten18. In sintesi nel Libro bianco si afferma che lo scopo del piano di gestione è fornire un quadro per l'uso sostenibile delle risorse naturali e dei prodotti derivanti dal Mare di Barents e dall'area delle Lofoten, mantenendo al contempo la struttura, il funzionamento e la produttività degli ecosistemi nell'area in questione. Il Libro bianco descrive inoltre le misure adottate per prevenire l'inquinamento da petrolio, 16 IMR, Marine resources and environment, 2007 (Le risorse marine e l'ambiente). 17 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural

resources and the environment, 2006 (Risorse naturali e ambiente). 18 Relazione n. 8 (2005-2006) dinanzi allo Storting, Fisheridirekoratet.

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ridurre l'inquinamento transfrontaliero, sviluppare un sistema di gestione che tenga in considerazione gli ecosistemi e contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (pesca INN). I principali stock ittici commerciali nel Mare di Barents sono in buone condizioni, sebbene lo stock di capelin sia ancora a livelli bassi. La minaccia principale per lo stock di merluzzo, che ha conosciuto un reclutamento piuttosto debole negli ultimi anni, è rappresentata dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Le temperature superiori alla norma hanno attirato specie più meridionali come il melù e il pesce ago nel Mare di Barents. Negli ultimi anni è aumentata la quantità di zooplancton, che comunque rimane limitata rispetto al periodo attorno al 1994. L'aumento può essere spiegato in parte con l'afflusso maggiore di acque ricche di nutrienti e zooplancton e in parte dalla limitata presenza di capelin, il maggiore consumatore di zooplancton nel Mare di Barents. Gli stock di pesce pelagico, come capelin, aringhe e merluzzo polare (artico) presentano complessivamente livelli elevati, sebbene lo stock di capelin sia ancora molto limitato. Di recente, le prolifiche classi annuali del 2002 e 2004 hanno fatto registrare un aumento di giovani aringhe nella zona. L'ecosistema del Mare di Barents sembra essere caratterizzato da un'eccessiva presenza di aringhe e scarsa presenza di capelin o viceversa. Lo stock di merluzzo artico si è mantenuto a livelli elevati negli ultimi anni. I due principali stock di specie demersali, il merluzzo bianco e l'eglefino, si nutrono di pesci e di vari organismi presenti sul fondo marino a partire dai due anni di età. Entrambi gli stock sono in condizioni relativamente buone, ma sono a rischio a lungo termine. Dal 2000, a causa di attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è stata catturata una quantità di pesce maggiore del 20-30% rispetto alle quote stabilite. Se la situazione non viene tenuta sotto controllo in un prossimo futuro, il merluzzo diventerà una specie vulnerabile, anche alla luce del modesto reclutamento degli ultimi anni. Per quanto riguarda l'eglefino, di recente vi sono state annate molto prolifiche e la tendenza sembra in miglioramento nonostante le catture in eccesso. Il terzo stock demersale più importante, l'ippoglosso nero, sta lentamente recuperando rispetto ad un periodo in cui si trovava a livelli decisamente inferiori al consueto. Alcune specie meridionali, come il melù e il pesce ago, hanno fatto la loro comparsa o hanno esteso la propria distribuzione nel Mare di Barents, molto probabilmente a causa del recente riscaldamento delle acque marine. 5.1.2 Stato dell'ecosistema del Mare di Norvegia

I grandi stock pelagici di aringhe, sgombro e melù, che utilizzano in parte il Mare di Norvegia come area di alimentazione, sono in buona salute. In totale, vi sono oltre 10 milioni di tonnellate di pesce pelagico che migra nell'area alla ricerca di cibo nei mesi estivi. Nel 2006, la temperatura delle acque dell'Atlantico che fluiscono nel Mare di Norvegia è aumentata di 0,6°C rispetto alla media a lungo termine. Soltanto nel 2002 e nel 2003 è stata registrata una temperatura più elevata. Le misurazioni indicano che l'afflusso di acque calde dall'Atlantico nel Mare di Norvegia è aumentato in modo significativo nel 2005 e 2006 e durante l'inverno del 2006 questo afflusso è stato del 50% superiore rispetto alla media del periodo 1995–2006. Queste masse di acqua calda si sono spostate attraverso l'oceano e sono state osservate temperature relativamente alte in tutto il Mare di Norvegia nei mesi primaverili. La distribuzione di pesci come le aringhe, lo sgombro e il melù in quest'area è chiaramente correlata alla distribuzione delle masse d'acqua dell'Atlantico. I pesci seguono queste correnti

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calde e cercano i raggruppamenti più abbondanti di zooplancton. Il pesce pelagico raramente migra nelle acque artiche fredde che fluiscono nell'area da nordovest. La quantità di zooplancton nel maggio 2006 era minore al 2005 e ai livelli più bassi registrati dal 1997. Le elevate concentrazioni di zooplancton spesso osservate al largo di Troms, nel nord della Norvegia, non erano rilevabili nel 2006. In estate si assiste ad un'elevata produzione di zooplancton nel Mare di Norvegia e grandi quantità di pesce pelagico si nutrono di zooplancton in questo periodo. Questi stock di pesce pelagico si trovano in buono stato e secondo il CIEM hanno una capacità riproduttiva completa. Ciò significa che possono produrre classi annuali forti se le condizioni ambientali sono favorevoli alla sopravvivenza delle larve e del novellame. La pesca è regolamentata dalle quote con accordi internazionali per tutte le specie. La pesca al melù rimane comunque troppo intensiva. Tra le specie di pesce demersale, le condizioni dello stock settentrionale di merluzzo carbonaro sono buone. Questo stock ha un'ampia distribuzione lungo le coste norvegesi e si nutre principalmente di aringhe. A circa 300 metri di profondità nella fossa di Træna, a sud di Røst, è stato osservato un tipo unico di barriera corallina allungata. Soltanto la parte rivolta alle correnti è viva, mentre dietro a questi organismi viventi vi sono vecchi scheletri di coralli morti. Queste barriere sono molto diverse rispetto a quelle comunemente presenti lungo la costa norvegese. Nell'estate del 2006 è stato condotto un nuovo sopralluogo per raccogliere dati e informazioni per due progetti di ricerca. 5.1.3 Lo stato degli ecosistemi del Mare del Nord e dello Skagerrak

Il reclutamento degli stock di cicerello, busbana norvegese, merluzzo bianco del Mare del Nord e aringhe nel Mare del Nord è stato scarso negli ultimi quattro o cinque anni. Ciò è probabilmente dovuto ai cambiamenti avvenuti nelle condizioni fisiche e biologiche. Gli stock di merluzzo bianco e cicerello sono stati pesantemente sfruttati e il mancato reclutamento è probabilmente dovuto soprattutto al sovrasfruttamento. La pesca al merluzzo bianco del Mare del Nord avrebbe dovuto essere interrotta diversi anni fa. Gli sbarchi illegali e i rigetti creano notevoli problemi per la valutazione di alcuni stock, in particolare per quanto riguarda il merluzzo bianco del Mare del Nord e lo sgombro. Attualmente la pesca al cicerello è chiusa e non verrà riaperta fino a quando una cattura sperimentale non dimostrerà un considerevole aumento dello stock. Il cicerello è una specie preda per importanti specie ittiche e per le balene. Negli ultimi tre o quattro anni, il reclutamento degli stock di cicerello, busbana norvegese e merluzzo bianco del Mare del Nord è risultato piuttosto limitato. Ciò è probabilmente dovuto ai cambiamenti avvenuti nelle condizioni fisiche e biologiche. Tuttavia, gli stock di merluzzo bianco e cicerello sono stati pesantemente sfruttati e il mancato reclutamento è probabilmente imputabile a questo. Gli stock riproduttivi di eglefino, sgombro, aringhe e spratto sono in buone condizioni. Al contrario, la situazione per quanto riguarda la passera di mare e il merluzzo bianco è critica. La pesca alla rana pescatrice e agli scampi si è sviluppata negli ultimi 20 anni. In anni recenti, la pesca agli scampi ha subito un declino, ma i dati riferirti al 2005 indicano una ripresa. Le catture di rane pescatrici giovani e immature sono eccessive. La pesca con le reti in Norvegia è l'unica pratica di pesca che consente di catturare pesce maturo.

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Grafico 3 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie pelagiche. 1990-2007

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

Grafico 4 Quote assegnate alla Norvegia delle principali specie di pesce di fondale a nord del 62o N.

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

5.2 Catture e sbarchi

Nel 2005, le catture di pesce, crostacei e molluschi, sono state pari a quasi 2,4 milioni di tonnellate con una diminuzione del 5% rispetto al 2004. Il valore totale delle catture ha raggiunto gli 11,7 miliardi di corone norvegesi, con un aumento del 12%. Le specie pelagiche hanno rappresentato la parte più consistente, sia in termini quantitativi che di valore. Il merluzzo bianco è stata comunque la specie di maggiore valore con 3,8 miliardi di corone norvegesi, mentre il valore delle aringhe ha toccato i 2,9 miliardi di corone. Il settanta percento delle catture totali è stato destinato al consumo, mentre il resto è stato impiegato per la produzione di alimenti e oli. In termini quantitativi, le aringhe sono state più importanti dal punto di vista del consumo, mentre il merluzzo lo è stato maggiormente per quanto riguarda il valore. Il melù è stata la principale specie di scarto. La maggior parte delle catture è avvenuta con reti a strascico e a circuizione. Nel 2005, le catture di melù sono state elevate, pari a 739 000 tonnellate. C'è stata tuttavia una diminuzione di 220 000 tonnellate rispetto al 2004. Le catture di cicerello sono state estremamente limitate, con 17 000 tonnellate. Le catture di busbana norvegese hanno raggiunto le 300 tonnellate e fino al 2005 la pesca di

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Fisheries in Norway

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questa specie non era consentita. Le catture totali in Norvegia sono attualmente da due a tre volte maggiori rispetto a quelle degli anni '30. La produzione totale nel settore della pesca e dell'acquacoltura nel 2005 è stata di circa 3,2 milioni di tonnellate, di cui 2,5 milioni di tonnellate derivanti dalle attività di pesca tradizionali19.

Grafico 5 Produzione totale (1930-2005)

In termini quantitativi, le catture sono state equamente distribuite tra le diverse zone di pesca, mentre le contee di Møre og Romsdal e Rogaland sono quelle che hanno fatto registrare il maggior numero di sbarchi. Le zone di pesca settentrionali, sia in alto mare che lungo le coste, sono state le più importanti in termini di valore. Møre og Romsdal e Nordland sono state le contee in cui gli sbarchi hanno fatto registrare il valore maggiore. Le cooperative di vendita più grandi sono state Norges Sildesalgslag e Norges Råfisklag. Nel 2005 sono state catturate quasi 21 600 foche e 634 balene. Nel 2005, i pescherecci stranieri hanno sbarcato in Norvegia 169 000 tonnellate di pesce e di altre specie, con una diminuzione di 100 000 tonnellate rispetto all'anno precedente. La diminuzione è principalmente dovuta ad una cattura minore di specie pelagiche. Le catture hanno raggiunto un valore totale di 1,6 miliardi di corone. I pescherecci russi hanno sbarcato 100 000 tonnellate, principalmente merluzzo. Il Regno Unito ha sbarcato 26 000 tonnellate, quasi esclusivamente di specie pelagiche. Le catture a livello mondiale non cambiano molto da un anno all'altro in termini quantitativi. Nel 2005, la produzione totale è stata di circa 93 milioni di tonnellate, con un calo di un milione di tonnellate rispetto al 2004. La Cina è il paese principale con 17 milioni di tonnellate, mentre la Norvegia occupa la decima posizione con 2,4 milioni di tonnellate. Circa i tre quarti delle catture mondiali sono destinati al consumo umano20.

19 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural resources and the environment, 2006 (Risorse naturali e ambiente). 20 Statistiche relative al settore della pesca, 2005. Istituto statistico norvegese www.ssb.no

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Figura 4 - Quantità di pescato per contea di sbarco

5.3 La caccia ai mammiferi marini

La caccia alla foca e alla balena sono attività attualmente praticate in Norvegia. La Norvegia è membro della Commissione baleniera internazionale (CBI) dal 1960 e ha aderito alla Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale (CMMAN) nel 1992. La caccia alla foca in Norvegia è basata principalmente a due specie, la foca della Groenlandia e la foca dal cappuccio, ed è stata praticata nella zona di Terranova (fino al 1983), al largo dell'isola di Jan Mayen e sui banchi di ghiaccio alla deriva all'imboccatura del Mar Bianco. Le stime più recenti per quanto riguarda gli stock di foche della Groenlandia indicano la presenza di 600 000 esemplari di età superiore a un anno nella zona occidentale del pack artico e di circa 2 milioni di esemplari nella zona orientale. Il numero di foche dal cappuccio nella zona occidentale ammonta a circa 100 000 esemplari. Dall'inizio degli anni '80 le catture di foche sono state limitate, tra i 10 000 e i 40 000 esemplari a stagione. Le catture norvegesi di balenottere riguardavano principalmente le balenottere rostrate. La caccia a fini commerciali è stata interrotta nel 1987, per poi riprendere nel 1993, quando sono state catturate 226 balene. Lo stock di balenottere rostrate dell'Atlantico nordorientale (che comprende esemplari che vivono nel Mare del Nord, lungo la costa norvegese, nel Mare di Barents e al largo delle Svalbard) è stimato in 80 500 esemplari. La stima più recente relativa allo stock di balenottere rostrate nella zona di Jan Mayen è di 26 700 esemplari21.

21 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural Resources and the Environment (Risorse naturali e ambiente). Istituto statistico norvegese, 2006.

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I dati relativi all'andamento della caccia ai mammiferi marini risalgono agli anni '50, quando è stato registrato il numero maggiore di catture di balene e foche, seguito da una costante diminuzione (v. tabella sottostante).

Grafico 6 Evoluzione della caccia alla foca e alla balena in Norvegia (1945-2006)

Fonte: Istituto statistico norvegese

5.3.1 La caccia alla foca

La caccia alla foca in Norvegia avviene nelle zone di Vesterisen e Østerisen. Tradizionalmente la caccia alla foca riguardava cuccioli di foca appena nati, ma tale pratica è stata vietata nel 1989 dopo un boicottaggio internazionale. Oggi possono essere cacciate unicamente le foche di età superiore a un anno di età e i cuccioli svezzati22. La commissione congiunta russo-norvegese per la pesca gestisce gli stock di foche nella zona orientale del pack artico. Le foche vengono cacciate per scopi commerciali, ricreativi e per ricerca (FAO, 2005). Come noto, la foca viene sfruttata integralmente, dalla carne, al grasso, alla pelliccia.

Tabella 2 La caccia alla foca in Norvegia (1980-2006)

Anno Foca dal cappuccio

(pack artico occidentale)

Foca della Groenlandia (pack artico occidentale)

Foca della Groenlandia (pack artico orientale)

1980 9,768 9,983 15,202 1985 338 557 19,007 1990 423 5,508 9,522 1995 933 8,206 6,357 2000 1,936 12,343 6,357 2006 0 3,304 10,086

Fonte: Facts about fisheries and aquaculture (Dati sulla pesca e l'acquacoltura). Fiskeridirektoratet, 2007

Nel 2005, sono state catturate 17 771 foche della Groenlandia (10 566 nella zona del pack artico orientale e 7 205 in quella occidentale) e 3 826 foche dal cappuccio (nella zona occidentale). I dati provvisori del 2006 indicano catture totali pari a 13 384 foche della Groenlandia (3 304

22 Istituto statistico norvegese www.ssb.no

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nella zona del pack artico occidentale e 10 086 in quella occidentale) e 3647 foche dal cappuccio. Il valore delle catture nel 2005 ha raggiunto i 3,2 milioni di corone23. La caccia alla foca in Norvegia riguarda due specie, la foca della Groenlandia e la foca dal cappuccio. La caccia alla foca viene praticata nella parte sudorientale del Mare di Barents, nella zona economica esclusiva della Russia nel Mar Bianco e nell'area tra la Groenlandia e l'Isola di Jan Mayen. In particolare, all'attività partecipano i pescherecci di Sunnmøre nella Norvegia centrale e dell'area attorno a Tromsø nella Norvegia settentrionale. Le quote per la caccia alle foche vengono fissate sulla base di raccomandazioni scientifiche formulate dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) e dall'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale (NAFO). Il CIEM e la NAFO hanno istituito un gruppo di lavoro congiunto per la caccia alle foche. Le raccomandazioni del CIEM e della NAFO sono alla base delle decisioni prese dal gruppo di lavoro congiunto sulla caccia alla foca, istituito nel quadro della Commissione congiunta russo-norvegese per la pesca. La Russia è responsabile della gestione degli stock di foche nella parte sudorientale del Mare di Barents mentre la Norvegia è responsabile degli stock del Mare di Groenlandia. Lo stock di foche dal cappuccio dell'Isola di Jan Mayen sembra aver subito di recente una diminuzione, che non è comunque riconducibile ai livelli di catture e nel 2008 la Norvegia ha deciso di sospendere la caccia sulla base delle raccomandazioni del CIEM. Per quanto riguarda gli stock di foche della Groenlandia, la Norvegia ha stabilito che nel 2008 possono essere cacciati fino a 31 200 esemplari attorno all'Isola di Jan Mayen nel Mare di Groenlandia. Queste quote includono anche cuccioli svezzati. Sull'Isola di Jan Mayen, due cuccioli di foca della Groenlandia sono considerati equivalenti ad un adulto. Nella parte sudorientale del Mare di Barents, invece, la proporzione è di 2,5 cuccioli di foca della Groenlandia per un adulto24.

Tabella 3 La caccia alla foca lungo le coste della Norvegia (2001-2006)

Anno Foca comune Foca grigia 2001 466 105 2002 498 110 2003 457 353 2004 549 302 2005 614 379 2006 538 272

Fonte: Facts about fisheries and aquaculture (Dati sulla pesca e l'acquacoltura). Fiskeridirektoratet, 2007 Le autorità norvegesi intendono incrementare la caccia alle foche nelle zone costiere, alla luce dell'aumento del numero di esemplari lungo le coste25. Le quote per la caccia alle foche vengono definite annualmente dalla Direzione per la pesca, così come la stagione di caccia per le diverse specie. Il permesso di caccia viene rilasciato dagli uffici regionali della Direzione per la pesca26. Per il 2008 sono stati stanziati 16 milioni di corone norvegesi a sostegno della caccia alle foche in Norvegia. I finanziamenti governativi mirano a trasformare la caccia alle foche in un'attività

23 Istituto statistico norvegese www.ssb.no 24 Tradizionalmente, la caccia alla foca in Norvegia riguardava i cuccioli da svezzare (cuccioli bianchi). Le

pellicce dei cuccioli bianchi venivano vendute a prezzi relativamente alti, mentre i costi della caccia erano piuttosto ridotti. Nel 1989, tuttavia, è stato imposto un divieto di caccia ai cuccioli da svezzare, divieto tutt'ora vigente. www.fisheries.no Comunicato stampa 15/02/2008.

25 Fact sheets on Norwegian coastal seals (Schede sulla foca nelle zone costiere norvegesi). Fiskeridirectoratet, 2005.

26 Your Coast; provisions for fishing and traveling in the coastal zone (Disposizioni per la pesca e i viaggi nella zona costiera). Pubblicazioni Fiskeridirektoratet 2006.

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autosufficiente basata su una combinazione di prodotti tradizionali e nuovi prodotti e mercati. Viene sempre più riconosciuto il fatto che la caccia alle foche in Norvegia è un'attività sostenibile, ben controllata e sorvegliata e che la cattura delle foche rientra in un sistema di sfruttamento equilibrato delle risorse rinnovabili che non compromette l'ecosistema27.

Tabella 4 Aree e stagioni di caccia alla foca

Zona Stagione di caccia28

Foca grigia a sud di Stad 1 feb – 30 set Foca grigia a nord di Stad 2 gen – 15 set Foca comune lungo tutta la costa 2 gen – 30 aprile e 1 ago – 30 set Foca dagli anelli e foca della Groenlandia lungo tutta la costa 2 gen – 30 set

Fonte: Fact sheets on Norwegian coastal seals (Schede sulla foca nelle zone costiere norvegesi). Fiskeridirectoratet, 2005.

I metodi di uccisione29 delle foche si basano sul buon senso dei cacciatori e sull'utilizzo di mezzi che non causino inutili sofferenze agli animali. La caccia alle foche delle zone costiere deve avvenire con l'impiego di armi da fuoco con canne scanalate e proiettili ad espansione. È proibita la caccia alle foche con l'utilizzo di lenze, reti da pesca, forbici, trappole per pesci o di altro genere. È inoltre proibito l'uso di armi a canna liscia o di hakapik e di qualsiasi altro tipo di uncino. 5.3.2 Caccia alla balena

La caccia alla balena in Norvegia veniva tradizionalmente praticata in due zone30: la Norvegia e l'Antartico. La caccia alla balena in Norvegia è andata diminuendo e le stazioni di terra sono gradualmente scomparse. L'ultima stazione è stata chiusa nel 1971. La moderna caccia alla balena lungo le coste è iniziata alla fine degli anni '20 ed è stata temporaneamente sospesa nel 1988 con la moratoria della Commissione baleniera internazionale (CBI). La caccia alla balena è continuata per ragioni scientifiche fino al 1991, quando è stata definitivamente interrotta. Poiché la Norvegia si opponeva alla decisione e la moratoria non aveva carattere vincolante, la caccia alla balena a scopi commerciali è stata ripresa nel 1993. Da allora le catture sono aumentate fino ad arrivare a 671 esemplari nel 2002. Il numero di baleniere è rimasto relativamente stabile tra il 1998 e il 2002 (34). Nel momento in cui la caccia alla balenottera rostrata è ripresa nel 1993, a bordo delle baleniere era richiesta la presenza di un ispettore. Il sistema di ispezioni risultava molto costoso per i contribuenti e per l'attività di caccia stessa. Per ridurre i costi, nel 2001 è stato avviato lo sviluppo di un sistema di registrazione che potesse sostituire gli ispettori. Nel 2004 è stata introdotta una versione provvisoria di tale dispositivo e il numero di ispettori è stato ridotto. Nel 2005, tutti i pescherecci tranne due erano dotati di questo dispositivo di registrazione dei dati di viaggio. Nel 2006, tutte le baleniere erano provviste di questo registratore31. 27 Sealing in the southeast part of the Barents Sea and at Jan Mayen in the Greenland Sea (La caccia alla foca nella

parte sudorientale del Mare di Barents e nell'Isola di Jan Mayen, nel Mare di Groenlandia) www.fisheries.no comunicato stampa 15/02/2008.

28 La stagione è chiusa durante il periodo di figliazione. 29 Regulation for hunting coastal seals (Regolamento per la caccia alle foche nelle zone costiere).

Fiskeridirectoratet, comunicato stampa 4/08/05. 30 Istituto statistico norvegese www.ssb.no 31 The Blue box – a recorder for monitoring minke whale (La scatola blu – un registratore per il monitoraggio

delle balenottere rostrate). Fiskeridirectoratet, comunicato stampa 25.07.06.

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Grafico 7 Evoluzione della caccia alla balena in Norvegia (1950-2006)

Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no

La Norvegia sta cercando di aumentare le catture delle balenottere rostrate nel quadro della CBI. L'accordo NAMMCO per la cooperazione sulla ricerca, conservazione e gestione dei mammiferi marini nell'Atlantico settentrionale è stato firmato da Norvegia, Islanda, Groenlandia e Isole Faroe nel 1992 e fornisce informazioni e una base per la cooperazione su questioni relative alla ricerca e conservazione dei mammiferi marini che non sono tutelati dagli accordi internazionali nell'Atlantico settentrionale (FAO, 2005) Le balene, di cui esistono circa 75 specie, fanno parte dell'ecosistema marino. Si nutrono di pesce o competono con altri pesci per il cibo. La maggior parte delle balene deve mangiare l'equivalente di circa il 5% del proprio peso corporeo ogni giorno. L'eccessivo sfruttamento di qualsiasi specie è deprecabile, ma per raggiungere un equilibrio nella catena alimentare è necessario cacciare le specie di balene presenti in numero considerevole. Nel 2005 la quota per la caccia alle balenottere era fissata in 797 esemplari e gli animali effettivamente cacciati sono stati 639. Il valore delle catture di balenottere nel 2005 ha raggiunto i 24 milioni di corone. I dati provvisori per il 2006 indicano una cattura di 542 balene per un valore di 21 milioni di corone. Per il 2008, è stata fissata una quota di 1 052 esemplari, costituita dalla quota annuale di base di 955 più il numero di esemplari non cacciati negli anni precedenti. Lo stock di balenottere rostrate al largo dell'Islanda e delle Isole Faroe, lo stock dell'Atlantico centrale, è stimato in 71 000 esemplari32. La caccia alle balenottere rostrate viene praticata con baleniere di piccole dimensioni, in media 18 metri circa, provviste di licenza. Queste imbarcazioni vengono riattrezzate per la stagione della caccia alla balena e sono dotate di moderni arpioni esplosivi. La carne e il grasso vengono conservati in congelatori a bordo e trasferiti sulla terraferma per la trasformazione e il confezionamento. La caccia alla balena avviene nella zona norvegese del Mare del Nord e lungo l'intera costa della Norvegia settentrionale, a est nel Mare di Barents e al largo di Spitsbergen. Alcune balene vengono cacciate anche al largo dell'Isola di Jan Mayen.

32 Norwegian whaling – based on a balanced ecosystem (La caccia alle balene in Norvegia basata su un ecosistema

equilibrato). www.fisheries.no Comunicato stampa 15/02/2008.

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Tabella 5 La caccia alla balenottere rostrate in Norvegia (1996-2006)

Anno Imbarcazioni N. di esemplari 1996 31 388 1997 31 503 1998 34 625 1999 34 591 2000 33 487 2001 33 552 2002 34 634 2003 34 647 2004 34 543 2005 31 639 2006 28 545

Fonte: Facts about fisheries and aquaculture (Dati sulla pesca e l'acquacoltura). Fiskeridirectoratet, 2007.

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6. La flotta Lo sviluppo relativo al numero di imbarcazioni e alla potenza complessiva della flotta norvegese (1990-2006) viene illustrato nella tabella sottostante. Vanno ricordati alcuni fatti importanti:

• tra il 2000 e il 2006 la Direzione per la pesca ha cancellato dei pescherecci dal registro norvegese delle imbarcazioni da pesca per inattività;

• nel 2004 è stata introdotta una quota annuale per i pescherecci inclusi nel registro norvegese delle imbarcazioni da pesca;

• nel 2003 è stato avviato un programma di disarmo per i piccoli pescherecci costieri in possesso di permessi annuali.

Grafico 8 Numero di pescherecci e potenza complessiva 1990-2006

Fonte: Fiskeridirectoratet, 2006.

La cancellazione dei pescherecci inattivi dal registro norvegese e l'introduzione di una quota di registrazione annuale sono le ragioni principali della forte diminuzione del numero di piccoli pescherecci costieri nel registro. Per quanto riguarda i pescherecci costieri più grandi, si ritiene che il programma di disarmo e il sistema di quote strutturali spieghino la riduzione del numero di pescherecci, mentre il sistema di quote strutturali sembra essere la causa principale della riduzione del numero dei pescherecci d'alto mare più grandi33. Confrontando il numero di pescherecci inseriti nel registro norvegese delle imbarcazioni da pesca nel 2005 e nel 2006 si notano i seguenti cambiamenti:

• il numero totale di pescherecci è diminuito da 7722 nel 2005 a 7305 nel 2006, con una differenza di 417 imbarcazioni, pari al 5%;

• ad eccezione della categoria di lunghezza da 10 a 14,9 metri, c'è stata una riduzione in tutte le categorie di imbarcazioni dal 2005 al 2006. La diminuzione maggiore è stata registrata nella categoria inferiore ai 10 metri;

• la diminuzione del numero di pescherecci comporta una riduzione della potenza complessiva della flotta peschereccia;

• l'età media della flotta peschereccia è passata da 25,1 anni nel 2005 a 25,4 anni nel 2006. Le due tabelle sottostanti illustrano nel dettaglio l'evoluzione della flotta per quanto riguarda i gruppi di pescherecci per categorie di lunghezza e potenza.

33 Norwegian fishing vessels, fishermen and licences (Pescherecci, pescatori e licenze norvegesi). Relazione

completa, Fiskeridirectoratet, 2006.

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Grafico 9 Numero di pescherecci per categoria di lunghezza (1980-2006)

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

Grafico 10 Potenza complessiva per categoria di lunghezza (1980-2006)

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

La tabella sottostante illustra l'andamento delle entrate operative e dei costi della flotta, per i pescherecci di lunghezza superiore agli 8 metri. Dal 1993, le entrate operative sono superiori ai costi, ad eccezione del 2003. Grafico 11 Entrate operative stimate e costi operativi (valore nominale). Pescherecci di lunghezza superiore

a 8 metri (1980-2005).

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

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7. Accordi di pesca internazionali I regolamenti norvegesi in materia di pesca sono basati sul diritto e la cooperazione internazionali. La convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare costituisce il quadro normativo per tutti gli usi dell'oceano e l'accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici fornisce una base giuridica per un controllo più efficace delle attività di pesca in alto mare. La Norvegia coopera anche con la FAO in materia di pesca e aderisce a diversi accordi internazionali e regionali sull'ambiente marino. La Norvegia è inoltre membro della Commissione baleniera internazionale, l'organizzazione mondiale responsabile della gestione degli stock di balene34. 7.1 Accordi per la gestione degli stock comuni

Circa il 90% delle attività di pesca norvegesi riguardano stock condivisi con altri Stati. Per gli stock ittici più importanti le quote e le strategie di gestione vengono pertanto definite in collaborazione con altri paesi. La Norvegia ha negoziato una serie di accordi con i paesi limitrofi. Accordi di pesca con la Russia: la Norvegia e la Russia condividono gli stock di merluzzo bianco, eglefino e capelin nel Mare di Barents. La cooperazione bilaterale è iniziata negli anni '50 con ricerche comuni per la valutazione degli stock. Tale cooperazione ha portato ad un accordo di cooperazione per la pesca nel 1975 e a un successivo accordo nel 1976. Questi accordi rappresentano la base per la gestione comune e per l'istituzione della Commissione congiunta russo-norvegese per la pesca. La commissione si incontra annualmente per prendere decisioni in merito ai TAC e alla loro distribuzione tra Russia, Norvegia e paesi terzi. La commissione decide inoltre in merito all'accesso alle attività di pesca nelle zone di competenza nazionale e agli scambi di quote per gli stock comuni e nazionali (FAO, 2005). Accordi di pesca con la Groenlandia: L'accordo sulla collaborazione bilaterale in materia di pesca tra la Norvegia e la Groenlandia, firmato nel settembre 1991, si fonda su un'idea comune circa la necessità di contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) nella zona economica esclusiva di ciascun paese. Secondo l'accordo, i pescherecci della Norvegia e della Groenlandia possono pescare in entrambe le zone economiche esclusive. Accordi di pesca con le Isole Faroe: la Norvegia ha concluso accordi bilaterali sulla pesca anche con le Isole Faroe. La Norvegia conduce ogni anno negoziati sulle quote con le Isole Faroe. Accordi di pesca con l'Islanda: la Norvegia, l'Islanda e la Russia hanno concluso un accordo trilaterale in base al quale l'Islanda accetta che gli stock ittici settentrionali nel Mare di Norvegia e nel Mare di Barents vengano regolamentati attraverso la Commissione congiunta russo-norvegese per la pesca35. Accordo di pesca con l'Unione europea: l'Unione europea ha concluso tre accordi pesca con la Norvegia, segnatamente un accordo bilaterale, un accordo trilaterale e un accordo di vicinato. L'accordo bilaterale riguarda il Mare del Nord e l'Atlantico, l'accordo trilaterale riguarda Skagerrak e Kattegat (Danimarca, Svezia e Norvegia) mentre l'accordo di vicinato riguarda le attività di pesca della Svezia nelle acque norvegesi del Mare del Nord.

34 Norwegian Fisheries Management (Gestione della pesca in Norvegia), www.fisheries.no 35 Norwegian Fisheries Management (Gestione della pesca in Norvegia), www.fisheries.no

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La pesca in Norvegia

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Il quadro giuridico è rappresentato dal Regolamento36 (CEE) n. 2214/80 del Consiglio che ha definito un periodo iniziale di 10 anni (fino al 1991) e tre successivi rinnovi di sei anni (nel 1997, 2003 e 2009). Gli accordi vengono attuati in forma di regimi annuali di pesca. La Norvegia ottiene una quantità annuale delle diverse specie nella zona comunitaria e nelle acque della Groenlandia, in cambio di quote a beneficio dell'Unione europea in acque norvegesi. I regimi bilaterali e trilaterali consentono la fissazione dei TAC per stock comuni, il trasferimento di possibilità di pesca, l'adozione di misure tecniche comuni e di misure in materia di controllo e applicazione della normativa. L'accordo di vicinato permette di trasferire possibilità di pesca dalla Norvegia alla Svezia sulla base dell'accordo di pesca tra questi due paesi, siglato nel dicembre 1976. L'accordo bilaterale è l'accordo singolo più importante stipulato dalla Comunità con una terza parte, sia in termini di scambio di possibilità di pesca sia in termini di misure comuni di gestione. Il 26 novembre 2007, la Commissione europea e la Norvegia hanno concluso un accordo sulle possibilità di pesca per il 2008 relativamente ai sette principali stock gestiti in comune nel Mare del Nord, ossia merluzzo bianco, eglefino, merluzzo carbonaro, melù, passera di mare, sgombro e aringhe. La pesca al merluzzo bianco nel Mare del Nord si accompagna all'impegno dell'Unione europea di introdurre misure atte a ridurre il tasso di rigetti di merluzzo al 10% nel Mare del Nord. Attualmente sono in vigore quattro piani congiunti pluriennali per il merluzzo bianco, l'eglefino, il merluzzo carbonaro e l'aringa nel Mare del Nord. I piani relativi al merluzzo carbonaro e all'aringa verranno rivisti nel 2008 e all'inizio dell'anno verrà elaborato un piano a lungo termine per la passera, ad integrazione del piano di recupero dell'UE. La Norvegia e l'UE hanno altresì concordato una serie di scambi di possibilità di pesca nel Mare del Nord e nell'Atlantico nordorientale, consentendo ad entrambe le parti di svolgere un'attività di pesca sostenibile per le specie di interesse comune. Sono stati compiuti progressi sostanziali nel rafforzamento dei sistemi di controllo e attuazione su diversi fronti.

Tabella 6 Risultati dei negoziati sulla pesca UE-Norvegia EU(2008) in tonnellate

Specie TAC 2007 TAC 2008 Norway UE

Merluzzo bianco

19,957 22,152 3,766 18,386

Eglefino 54,640 46,444 8,082 38,362

Merluzzo carbonaro

123,250 135,900 70,668 65,232

Melù 23,800 17,850 1,785 16,065

Passera 50,261 49,000 1,105 47,875

Sgombro 53,073 48,566 31,134 17,432

Aringa 341,063 201,227 58,356 142,871

Fonte: Commissione europea, DG Pesca e affari marittimi37

Fregolo primaverile dell'aringa di Norvegia38: il 18 gennaio 2007, l'Unione europea, le Isole Faroe, l'Islanda, la Norvegia e la Russia hanno concluso un accordo sulla gestione dello stock di

36 Regolamento (CEE) n. 2214/80 del Consiglio del 27 giugno 1980, GU – L 226 del 29.8.80, pag. 47. 37 Commissione europea, DG MARE. Comunicato stampa del 27/11/2007

http://ec.europa.eu/fisheries/press_corner/press_releases/archives/com07/com07_86_en.htm 38 Detta anche aringa atlantico-scandinava

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fregolo primaverile di aringa della Norvegia. Si tratta dello stock ittico di dimensioni maggiori nell'Atlantico settentrionale. In virtù del nuovo accordo tra le cinque parti contraenti, tutti gli stock principali delle acque norvegesi sono ora regolamentati. Sgombro: gli Stati costieri, l'UE, le Isole Faroe e la Norvegia hanno concluso un accordo nel 2000 relativo al regime di gestione della pesca allo sgombro nell'Atlantico nordorientale. L'obiettivo del regime è assicurare che lo stock rimanga a livelli sostenibili. Accordo sul melù: alla fine degli anni '90 c'è stata una forte espansione della pesca al melù, che ha reso necessaria la conclusione di un accordo tra gli Stati costieri. Nel dicembre 2005, dopo sei anni di negoziati, gli Stati costieri (UE, Isole Faroe, Islanda e Norvegia) hanno concluso un accordo sull'assegnazione e la gestione dello stock di melù. L'auspicio è che tale accordo assicuri la sostenibilità a lungo termine della gestione dello stock in questione. L'accordo è stato rinnovato per il 2007 e il rinnovo avverrà su base annuale39. 7.2 Partecipazione alle organizzazioni regionali per la pesca (ORP)

Negli ultimi anni, le competenze e l'importanza delle organizzazioni regionali per la gestione delle attività di pesca sono andate aumentando. Ciò è dovuto in parte al crescente numero di attività di pesca in alto mare e alle competenze conferite alle organizzazioni dall'Accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici del 1995, ma soprattutto perché forniscono una piattaforma per la cooperazione nella lotta alla pesca INN. La Norvegia è membro del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM), dell'Organizzazione per la pesca nell'Atlantico nordoccidentale (NAFO), della Commissione della pesca nell'Atlantico nordorientale (NEAFC) e della Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico (CCAMLR) ed interviene in qualità di osservatore nella Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell'Atlantico (ICCAT). La Norvegia partecipa ai lavori del CIEM attraverso dei programmi di ricerca collaborativa, come i gruppi di lavoro per la valutazione degli stock e a livello gestionale in seno alla NEAFC e alla NAFO (FAO, 2005). 7.3 Cooperazione internazionale nella lotta alla pesca INN

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è uno dei problemi più gravi per quanto riguarda la gestione della pesca a livello mondiale. Questa pratica rappresenta una minaccia sia per le attività di pesca legali che per gli ecosistemi. La lotta a tale fenomeno rappresenta la massima priorità per gli organismi di gestione della pesca norvegesi. La Norvegia ha istituito una serie di misure atte a contrastare la pesca INN, cercando una soluzione praticabile che unisse anche gli sforzi diretti a ridurre la capacità in eccesso della flotta peschereccia commerciale. Sono state adottate misure globali volte a rafforzare i sistemi di controllo sulle attività di pesca in mare e sugli sbarchi. I regolamenti in materia di pesca vengono applicati sia in mare, che quando il pesce viene sbarcato ed esportato. I pescherecci norvegesi e stranieri sono sottoposti a severi controlli in tutte le acque norvegesi. L'efficace cooperazione tra la guardia costiera norvegese in mare e la Direzione per la pesca e le organizzazioni di vendita sulla terraferma rappresenta un fattore determinante in questo processo. I nuovi strumenti introdotti per la valutazione dei rischi e la definizione delle priorità nelle attività di controllo stanno già dando i primi risultati. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è, in larga misura, un problema transnazionale e può essere contrastata unicamente attraverso la cooperazione internazionale. È

39 Norwegian Fisheries Management (Gestione della pesca in Norvegia), www.fisheries.no

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stato elaborato un ampio quadro di misure internazionali e il controllo degli stock comuni richiede una stretta collaborazione tra gli Stati interessati. La Norvegia ha attualmente accordi di cooperazione per quanto riguarda le misure di controllo dell'attività di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata con la Commissione europea, la Russia, l'Islanda, il Regno Unito, la Lituania, la Svezia, la Danimarca, le Isole Faroe, i Paesi Bassi, la Germania, il Portogallo, il Canada, la Polonia, l'Estonia e il Marocco. La Norvegia ha prodotto una lista nera di pescherecci dediti alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nell'Atlantico nordorientale nel 1994 e ha impedito a tali pescherecci di operare in acque norvegesi. L'idea della lista nera è stata successivamente adottata da diverse organizzazioni regionali di gestione della pesca di cui fa parte la Norvegia. A livello regionale e su iniziativa della Norvegia, la Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEACF) ha adottato un accordo regionale vincolante relativo al controllo negli Stati di approdo per tutto il pesce proveniente da catture nell'Atlantico nordorientale. L'accordo è basato sul modello di controllo negli Stati di approdo elaborato dalla FAO. La Norvegia ha svolto un ruolo attivo nella promozione del modello FAO di controllo negli Stati di approdo su scala più vasta. In occasione della conferenza di revisione dell'Accordo delle Nazioni Unite sulla conservazione delle risorse alieutiche (UNFSA) nel maggio 2006, la proposta norvegese di istituire un regime globale e vincolante di controlli negli Stati di approdo ha ottenuto il sostegno richiesto. 7.4 Sviluppo e cooperazione nel settore della pesca con i paesi in

via di sviluppo

Il Centro per la cooperazione allo sviluppo nel settore della pesca (CDCF) rappresenta l'Istituto di ricerca marina (IMR) e la Direzione per la pesca, le principali istituzioni per la ricerca e la gestione della pesca in Norvegia. Attraverso la cooperazione istituzionale, il CDCF aiuta i paesi in via di sviluppo ad ottenere il massimo beneficio sostenibile dalle risorse marine. L'obiettivo è alleviare la povertà attraverso una governance corretta e l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Nel corso degli anni, il CDCF ha collaborato alla ricerca nel settore della pesca in molti paesi in via di sviluppo. Gran parte dell'attività è stata svolta nel quadro del "programma Nansen40", sebbene siano stati realizzati anche numerosi progetti indipendenti. Attualmente, il CDCF è coinvolto in progetti in Angola, Sud Africa, Mozambico, Maurizio, Indonesia, Tailandia, Vietnam, Pakistan, Cuba e Nicaragua41. In precedenza si è occupato di progetti in Namibia, Sri Lanka, Cina, America centrale e oltre 50 altri paesi nell'ambito del Programma Nansen. Il CDCF è attualmente impegnato nei seguenti progetti:

• Angola: la cooperazione nel settore della pesca è iniziata oltre 20 anni fa con studi sulle risorse ittiche nell'ambito del Programma Nansen effettuati nel 1985. Gli attuali progetti di sviluppo in Angola riguardano sia la ricerca che la gestione della pesca.

• Sud Africa: per aiutare il Sud Africa a migliorare i propri standard scientifici e la

gestione delle principali attività di pesca, la Norvegia e il Sud Africa hanno firmato un protocollo d'intesa nel 1994. Il contributo norvegese riguardava le principali problematiche del settore e mirava a sviluppare una nuova politica e un nuovo quadro legislativo per la gestione delle risorse marine e la ridistribuzione delle quote di pesca.

40 Il Programma Nansen http://www.cdcf.no/programmes/nansen 41 http://www.cdcf.no/countries

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La legge sulle risorse biologiche marine (MLRA) è stata approvata dal Parlamento nell'ottobre 1998 ed è stata seguita da revisioni e modifiche dei regolamenti sulla pesca e dell'assegnazione dei diritti di pesca. È stato avviato un breve periodo di prova di un anno (2000), seguito da un progetto a medio termine (4 anni dal 2001) e infine da un progetto a lungo termine di 15 anni a partire dal 2005. Il progetto attualmente in corso è il NORSA (cooperazione istituzionale per la pesca e l'acquacoltura) per il periodo 2005-2010.

• Mozambico: la cooperazione risale al 1977. Dal 1996 al 2004 il sostegno è stato offerto

nel quadro della cooperazione istituzionale, allo scopo di sviluppare le istituzioni responsabili per la gestione della pesca e la ricerca in Mozambico. Il sostegno viene offerto attraverso il ministero dell'Agricoltura e la Pesca nel quadro di un programma di 3 anni (2006-2008) che include la gestione e amministrazione della pesca, la ricerca e lo studio degli stock ittici, lo sviluppo dell'acquacoltura, lo sviluppo di imprese ittiche e il miglioramento delle condizioni di vita nelle comunità dedite alla pesca.

• Maurizio: è in programma un progetto di cooperazione per la gestione della pesca per

un periodo di 3 anni, a partire dal 2008. I principali componenti del programma saranno la mappatura delle risorse ittiche, il rafforzamento delle competenze per quanto riguarda la ricerca e la gestione della pesca, lo sviluppo di un piano d'azione nazionale per la lotta alla pesca INN e la regolamentazione del sistema di certificazione dei pescherecci.

• Indonesia: la cooperazione nel settore marino è iniziata nel 1995. Dopo lo tsunami del

dicembre 2004, è stato avviato un progetto per la valutazione dell'impatto sulle risorse marine. Per il periodo dal 2005 al 2009 vengono proposte iniziative per quanto riguarda gli studi sull'ambiente e gli habitat marini con trasmettitori acustici e ecoscandagli, studi sulla pesca, statistiche e studi sulla gestione della pesca.

• Tailandia: è stato avviato un progetto relativo alla valutazione delle risorse biologiche marine post-tsunami e lo sviluppo di un piano strategico per l'allevamento ittico sostenibile per il periodo 2005-2009.

• Vietnam: negli ultimi dieci anni, gli enti responsabili per la gestione della pesca in

Vietnam hanno rivolto l'attenzione allo sviluppo della pesca in alto mare per ridurre la pressione sulle zone costiere, al risanamento del settore della pesca, allo sviluppo dell'acquacoltura e alla fornitura di tecnologie per l'allevamento ittico.

• Pakistan: nel maggio 2005, il ministero pachistano dei Prodotti alimentari, dell'Agricoltura e dell'Allevamento ha richiesto assistenza tecnica e finanziaria per il settore della pesca al governo norvegese. La missione ha identificato tre aree principali per la cooperazione, segnatamente la valutazione delle risorse ittiche, il miglioramento della qualità del pesce e la formazione e il rafforzamento delle competenze.

• Cuba: negli ultimi anni la Norvegia ha fornito sostegno ad un progetto di sviluppo a Cuba volto al rafforzamento delle competenze e allo sviluppo della cultura marina (2003-2005). È attualmente allo studio un nuovo progetto.

• Nicaragua: la cooperazione risale al 1987 quando è stato elaborato un piano nazionale per la pesca in Nicaragua. L'attuale programma (2006/2009) riguarda la gestione e l'amministrazione della pesca, la ricerca e la valutazione delle attività di pesca, il rafforzamento delle capacità istituzionali e questioni di vario tipo, relative al genere, all'ambiente e al consumo locale di pesce.

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8. Acquacoltura

8.1 Specie e produzione

L'acquacoltura norvegese è un'industria moderna e competitiva a livello internazionale che produce prodotti alimentari di qualità in modo efficiente. In termini di valore, i prodotti di allevamento rappresentano circa la metà delle esportazioni totali di pesce della Norvegia. Il salmone atlantico e la trota iridea sono le specie prevalenti nell'industria dell'acquacoltura, sebbene siano in atto notevoli sforzi di sviluppo per l'allevamento di nuove specie, quali il merluzzo bianco, l'ippoglosso, il pesce lupo e i frutti di mare42. Il settore dell'acquacoltura in Norvegia non gode di sussidi ed è molto importante in termini di occupazione in alcune regioni costiere rurali. Sebbene le quote sui mangimi abbiano apparentemente frenato la crescita, nel settore c'è grande ottimismo e la crescita è stata ragguardevole. Dal mese di gennaio 2005 le quote sui mangimi sono state sostituite dalle norme sulla biomassa massima consentita. Nel 2005, la Norvegia era la nona nazione dedita all'acquacoltura in ordine di importanza, con una produzione di 656 000 tonnellate43. La forte crescita del settore dell'allevamento ittico negli ultimi 25 anni in Norvegia è legata principalmente al salmone. Ciò nondimeno, fino al 1976 venivano annualmente vendute più trote di salmoni. I risultati positivi ottenuti con la selezione, la capacità dei salmoni di adattarsi all'addomesticamento e la forte domanda del mercato hanno fatto sì che il salmone rappresentasse ben l'89,3% del pesce d'allevamento macellato nel 2005. L'aumento considerevole nella produzione di pesci d'allevamento ha inevitabilmente comportato un maggiore consumo di mangimi. Questo è il motivo per cui fino al 31.12.2004 esistevano quote sui mangimi per limitare la produzione di salmoni destinati al consumo o alla riproduzione. Dal mese di gennaio 2005 le quote sono state sostituite con norme sulla biomassa massima consentita. Nel 2005, le vendite di mangimi essiccati forniti dall'associazione norvegese di produttori di mangimi e i mangimi importati hanno fatto registrare un volume pari a 906 000 tonnellate, con un aumento del 12,2% rispetto al 2004. Il rapporto di conversione del mangime viene utilizzato per avere un'idea circa l'utilizzo di mangimi. Il rapporto di conversione del mangime nel 2004 e 2005 era pari a 1,23 e soltanto nel 2003 è risultato maggiore44.

42 Fiskeridirectoratet, 2007. Facts about fisheries and aquaculture (Dati sulla pesca e l'acquacoltura). 43 FAO, Fisheries and Aquaculture country profile: Norway (Profilo FAO sulla pesca e l'acquacoltura relativo alla

Norvegia). 44 Istituto statistico norvegese, 2005. Fish Farming (Allevamento ittico).

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Grafico 12 Allevamento ittico. Volumi di vendita di salmone e trota iridea (1980-2005).

Grafico 13 Distribuzione della quantità di pesce di allevamento venduto. 2006. Peso in tonnellate

Fonte: Istituto statistico norvegese www.ssb.no

L'allevamento di cozze sta prendendo sempre più piede. Secondo i dati provvisori della Direzione per la pesca, la produzione nel 2005 era di 4 300 tonnellate. Le acque norvegesi offrono grandi potenzialità per l'allevamento delle cozze, dal punto di vista biologico e ambientale, nonché in termini di risorse. Secondo la FAO, nel 2004 sono state prodotte 527 000 tonnellate di cozze a livello complessivo. La produzione di specie diverse dal salmone e dalla trota destinate al consumo umano rimane relativamente modesta. Nel 2005, in Norvegia sono state vendute 350 tonnellate di salmerino artico d'allevamento, 7 400 tonnellate di merluzzo bianco, 1 170 tonnellate di ippoglosso e 2 550 tonnellate di altre specie d'allevamento. Secondo la Direzione per la pesca, le perdite totali degli allevamenti d'acqua marina nel 2005 ammontavano a 27,5 milioni di pesci (25 milioni di salmoni e 2,5 milioni di trote). Tale dato include 714 000 salmoni e 8 000 trote ufficialmente fuggiti dagli allevamenti. È stata inoltre riferita la fuga di 167 000 merluzzi bianchi d'allevamento (rispetto a 19 000 nel 2004) e di 6000 ippoglossi neri d'allevamento. Altre perdite sono riconducibili alla mortalità, al pesce scartato negli impianti di macellazione e a cause ignote. La Norvegia è responsabile a livello internazionale per la conservazione del salmone atlantico selvatico. La fuga dei salmoni d'allevamento che si incrociano con i salmoni selvatici è pertanto considerato un problema serio. Dato che la produzione di salmone d'allevamento in Norvegia è di diverse centinaia di volte superiore alle catture di salmone selvatico, gli effetti di fughe anche limitate possono essere notevoli. La causa principale delle fughe sono i danni causati dal maltempo. Nel 2005, il numero registrato di salmoni e trote d'allevamento fuggiti ha raggiunto quasi quota 723 000, con un aumento dell'11% circa rispetto all'anno precedente. Si tratta del

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numero maggiore di sempre (per quanto riguarda le fughe ufficialmente registrate). Il numero maggiore di fughe registrate nel 2004 e 2005 ha riguardato Møre og Romsdal45. 8.2 Licenze per le attività di acquacoltura

In Norvegia è necessaria una licenza rilasciata dalle autorità competenti per l'allevamento di pesci e molluschi. Le considerazioni di tipo ambientale e gli sforzi legati alla tutela della salute e del benessere dei pesci sono aspetti prioritari per l'industria e a livello di amministrazione pubblica e saranno un elemento importante per la capacità competitiva del settore dell'acquacoltura. La tabella 7 sottostante illustra la distribuzione delle licenze per l'allevamento di salmone e trota iridea per contea. Nella tabella 8 vengono invece forniti i dati relativi alle licenze per altre specie, suddivisi per contea e specie.

Tabella 7 Numero di licenze per il salmone atlantico e la trota iridea

Tabella 8 Numero di licenze per altre specie, per contea e specie

45 Istituto statistico norvegese, 2005. Fish Farming (Allevamento ittico).

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8.3 Aspetti relativi allo stato di salute dei pesci d'allevamento

Oltre alle fughe, il problema principale è attualmente rappresentato dai pidocchi marini che infestano i salmoni. Il pidocchio marino è un parassita che infesta in modo specifico i salmonidi, che in Norvegia sono rappresentati da salmone, trota di mare e trota iridea. I pidocchi marini hanno un impatto negativo sia sul pesce d'allevamento che sui salmoni selvatici. L'infestazione compromette la crescita e la qualità del pesce da allevamento e le perdite annuali per l'acquacoltura dovute ai parassiti sono stimate in 300-500 milioni di corone norvegesi. Sebbene molti sostengano che i pesci selvatici nelle zone dove l'allevamento è molto intenso siano danneggiati dalla maggiore presenza di pidocchi marini, non vi sono certezze in questo senso e andrebbe usata una certa cautela nel trarre conclusioni. Oggi esistono trattamenti chimici e biologici per i pidocchi marini46. Altre questioni relative alla salute riguardano le infezioni virali e batteriche e altri problemi come ulcere invernali, infiammazioni delle branchie, infiammazioni e deformità del muscolo cardiaco e dei muscoli scheletrici. L'impiego di antibiotici ha raggiunto il livello massimo nel 1987, con 49 tonnellate. Il consumo nel 2005 è stato di 1215 kg, con un aumento di 50 kg dal 2004. Questi dati si riferiscono a tutte le specie d'allevamento e si basano sui dati di vendita.

46 Istituto statistico norvegese, 2005. Fish Farming (Allevamento ittico).

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Grafico 14 Impiego di antibiotici nell'allevamento ittico per specie (2003-2005)

Un'analisi delle statistiche basate sulle prescrizioni, eseguita dall'autorità norvegese responsabile della sicurezza alimentare, indica che sul totale di antibiotici utilizzati per i pesci d'allevamento nel 2005 (1 280 kg), 590 kg o il 46% è stato impiegato per il merluzzo bianco. Nonostante la forte crescita della produzione, l'uso di antibiotici per i salmonidi (salmone e trota) negli ultimi anni è diminuito47.

47 Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural

resources and the environment, 2006 (Risorse naturali e ambiente).

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9. L'industria ittica e la produzione Il numero di stabilimenti e di addetti nell'industria di trasformazione dei prodotti ittici è in costante diminuzione. Nel 2006 c'erano 693 stabilimenti, con un calo di oltre 70 impianti rispetto al 2000. In totale, gli impiegati nell'industria ittica nel 2006 erano 13 500, con una riduzione di oltre 7 000 addetti rispetto al 2000. La contea di Nordland è quella che conta il maggior numero di stabilimenti e impiegati. Il valore complessivo delle esportazioni di pesce e prodotti ittici nel 2006 era di 35,6 miliardi di corone. La quantità di esportazioni (nel 2005) era di 2 miliardi di tonnellate, circa la stessa dell'anno precedente. Circa la metà delle esportazioni sono andate all'UE, per un valore vicino al 60% del totale. I maggiori importatori in termini quantitativi sono stati la Russia, la Danimarca, il Giappone e la Francia. A parte il salmone d'allevamento, il valore più elevato deriva da altro pesce congelato, filetti di prima scelta, venduti soprattutto a paesi non aderenti all'UE. Nel 2005 la Norvegia ha importato 576 000 tonnellate di pesce per un valore di 4,7 miliardi di corone48.

Tabella 9 Dati relativi all'industria ittica norvegese nel 2006

La flotta 7 313 pescherecci 11 042 pescatori per i quali la pesca è la principale occupazione 2 891 pescatori per i quali la pesca è un'occupazione secondaria

Industria ittica 693 stabilimenti (dal 2004) 13 500 impiegati (dal 2004)

Acquacoltura 2 636 licenze 3 489 addetti

Esportazioni 520 esportatori 135 paesi

Valore delle esportazioni 35,6 miliardi Fonte: Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici, 2006.

Nel 2006, il valore delle esportazioni di prodotti ittici norvegesi ha raggiunto i 35,6 miliardi di corone. Il pesce d'allevamento ha contribuito per il 52%.

Grafico 15 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici

Fonte: Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici, 2006.

Il salmone d'allevamento e la trota dei fiordi rappresentano il settore più importante, con un valore delle esportazioni pari a 18,4 miliardi di corone nel 2006, equivalente al 52% delle

48 Istituto statistico norvegese. Fisheries Statistics, 2005 (Statistiche relative al settore della pesca).

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La pesca in Norvegia

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esportazioni totali. Le specie demersali rappresentano il 28% delle esportazioni, mentre le specie pelagiche rappresentano il 15%.

Grafico 16 Valore delle esportazioni per settore di prodotto ittico

Fonte: Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici, 2006.

L'Unione europea rappresenta il mercato più importante per i prodotti ittici norvegesi, con un valore delle esportazioni pari a 22,7 miliardi di corone nel 2006. Le esportazioni nei paesi dell'Europa orientale raggiungono un valore pari a 4,9 miliardi di corone, mentre le esportazioni in Asia fruttano 4,4 miliardi di corone.

Grafico 17 Esportazioni norvegesi di prodotti ittici 2006

Fonte: Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici, 2006.

Sebbene l'UE sia il mercato più importante per il salmone d'allevamento norvegese, l'accesso al mercato viene regolamentato da anni attraverso una serie di misure adottate dall'Unione per limitare le importazioni di salmone dalla Norvegia, con diversi strumenti di politica commerciale. L'introduzione di quote tariffarie e di un prezzo minimo per le importazioni (febbraio), l'adozione di dazi antidumping provvisori (giugno) e l'accordo bilaterale sul prezzo minimo (giugno) non hanno avuto effetti significativi sulle esportazioni della Norvegia nel 2005. Nel 2006, l'UE ha adottato un regolamento del Consiglio relativo all'introduzione di un dazio antidumping sulle importazioni di salmone d'allevamento dalla Norvegia per un periodo di cinque anni. Il regolamento stabilisce inoltre un prezzo minimo per le importazioni di 2,80 euro al kg. per il salmone d'allevamento fresco e congelato proveniente dalla Norvegia. Prezzi minimi sono stati fissati anche per il salmone sottoposto a processi di trasformazione. Nel febbraio 2006, il governo ha deciso di portare la questione dei dazi antidumping dinanzi all'organo per la risoluzione delle controversie dell'OMC49.

49 Istituto statistico norvegese, 2006.

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Fisheries in Norway

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Grafico 18 Produzione di salmone in Norvegia

Fonte: Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici, 2006.

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La pesca in Norvegia

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Fisheries in Norway

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10. L'occupazione nel settore della pesca Le statistiche relative all'occupazione nel settore della pesca indicano una costante diminuzione del numero di pescatori. Le statistiche includono tutti i pescatori inseriti nel registro norvegese dei pescatori. Il registro include tutti i pescatori impegnati in attività di pesca in mare, nella caccia alle balene e alle foche in Norvegia. I pescatori sono suddivisi tra coloro che fanno della pesca la propria occupazione principale e coloro per i quali la pesca rappresenta un'occupazione secondaria. Nel 2005, 14 785 persone erano registrate nel registro norvegese dei pescatori. Nel 1985 il numero di pescatori era due volte maggiore. Nel 2005, c'è stata una diminuzione del 4,8% del numero di pescatori registrati rispetto al 2004. L'80% delle registrazioni riguardava pescatori per i quali la pesca rappresentava l'occupazione principale e le contee di Nordland e Møre og Romsdal erano quelle che contavano il maggior numero di pescatori50.

Grafico 19 Andamento del numero di pescatori (1990-2006)

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri, 2007

I dati relativi al numero di pescatori registrati nel 2006 indicano che la riduzione a lungo termine del numero di pescatori continua secondo la tendenza illustrata nella tabella precedente. Analizzando nel dettaglio i dati del registro dei pescatori per il 2006 si scopre che:

• il numero totale di pescatori nel 2006 era di 13 932, con una riduzione di poco inferiore al 5% rispetto ai 14 626 pescatori del 2005.

• la diminuzione del numero totale di pescatori è legata ad una riduzione del 5% di persone per le quali la pesca rappresentava l'occupazione principale, mentre il numero complessivo di persone per le quali la pesca era un'occupazione secondaria è diminuito del 2% nel 2006, rispetto all'anno precedente.

• come negli anni precedenti, anche nel 2006 le contee settentrionali di Finnmark, Troms e Nordland e le contee di Møre og Romsdal, Sogn og Fjordane e Hordaland sulla costa occidentale della Norvegia contavano il numero maggiore di pescatori.

Confrontando il numero di pescatori registrati nel 2006 con quelli del 2000 si ottiene un quadro delle tendenze a lungo termine. Tale confronto evidenzia che:

50 Fisheries Statistics, 2005 (Statistiche relative al settore della pesca). www.ssb.no

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La pesca in Norvegia

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• il numero totale di pescatori è diminuito di circa il 31% o di 6 143 persone nel periodo in questione, passando da 20 075 addetti nel 2000 a 13 932 persone nel 2006.

• il numero complessivo di persone per le quali la pesca rappresentava l'occupazione principale è diminuito di 3 204 unità o del 22%, mentre quello delle persone per cui la pesca rappresentava un'occupazione secondaria è diminuito di oltre il 50%, da 5811 persone nel 2000 a 2 872 persone nel 2006.

• la diminuzione del numero complessivo di pescatori è stata maggiore nelle importanti contee costiere settentrionali e della costa occidentale della Norvegia.

Le tabelle 9 e 10 indicano nel dettaglio il numero di pescatori per i quali la pesca è l'occupazione principale o secondaria, specificati per classi di età (anno) e genere.

Tabella 10 Pescatori per i quali la pesca rappresenta l'occupazione principale, suddivisi per età e genere (1990-2006)

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri, 2007

Tabella 11 Pescatori part-time, suddivisi per età e genere (1990-2006)

Fonte: Ministero della Pesca e degli Affari costieri, 2007

Le tabelle indicano che l'età media dei pescatori per i quali la pesca rappresenta l'occupazione principale o secondaria è aumentata nel periodo 2000–2006 e che si tratta di una tendenza a lungo termine. Le tabelle indicano inoltre che il numero di persone dedite alla pesca nel 2006 è diminuito rispetto al 2000 e al 199051. 51 Norwegian fishing vessels, fishermen and licences (Pescherecci, pescatori e licenze norvegesi). Relazione,

aprile 2007. Dipartimento di statistica. Ministero della Pesca e degli Affari costieri.

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Fisheries in Norway

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Figura 5 Distribuzione dei pescatori per contea

Fonte: Fiskeridirektoratet

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La pesca in Norvegia

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11. Sostegno finanziario al settore della pesca L'OCSE52 ha elaborato un resoconto del sostegno finanziario in Norvegia allo scopo di analizzare i sussidi nel settore della pesca nel quadro dello sviluppo sostenibile, ponendo particolare attenzione ai legami tra i sussidi e i regimi di gestione della pesca, valutando gli effetti ambientali, economici e sociali di tali sussidi.

• Compensazione per i redditi garantiti (programma di reddito minimo): il programma è stato istituito per assicurare un reddito minimo ai pescatori durante i periodi di sospensione, parziale o totale, della pesca.

• Programma di prestiti nel quadro del regime di compensazione per i redditi

garantiti: per consentire ai pescherecci con liquidità a breve termine di partecipare all'attività di pesca, dato che la maggior parte dei costi della pesca devono essere coperti prima di generare entrate.

• Sostegno ai trasporti: istituito per ridurre gli svantaggi causati dai costi legati alle

condizioni geografiche o strutturali. Il sostegno è importante per mantenere una flotta peschereccia differenziata e per assicurare l'approvvigionamento all'industria di trasformazione nelle regioni vulnerabili. Il sistema garantisce sostegno al trasporto del pesce da zone dove l'offerta supera la domanda e da zone dove non vi sono strutture per lo sbarco o impianti di produzione a zone dove tali strutture esistono.

• Sostegno ai centri di produzione delle esche per palangari: per stimolare una

maggiore efficienza nella produzione di esche al fine di estendere il tempo operativo dei pescherecci e di conseguenza rafforzare la redditività di ciascun peschereccio.

• Programmi di disarmo: programmi atti a ridurre la capacità della flotta per adeguare le

sue dimensioni alle risorse disponibili e quindi contribuire alla gestione sostenibile della pesca e alla creazione di una flotta redditizia.

• Pesca di ricerca: include anche il recupero di attrezzature andate perse. • Accordo generale di pesca – fondo di riserva: serve quale stock di riserva per i

programmi previsti dall'accordo generale e a fornire assistenza finanziaria ai progetti relativi alla pesca.

• Registro del DNA delle balenottere rostrate: dal 1997 in poi. Il registro assicura

l'adozione delle necessarie misure di controllo e sicurezza nell'esportazione di prodotti ottenuti dalle balenottere rostrate.

• Programma d'istruzione – centro di formazione delle risorse per l'industria ittica

norvegese. • Misure previdenziali.

52 OCSE, 2005 Country inventory of Norway on financial support in fisheries (Inventario per singolo Stato del sostegno finanziario norvegese alle attività di pesca).

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Grafico 20 Sussidi governativi (valore nominale) alla flotta peschereccia (1980-2006)

Fonte: Industria ittica norvegese, 2007. Fiskeridirektoratet

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Fisheries in Norway

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12. Ricerca marina e istituti di ricerca

12.1 Ricerca marina

Il principio fondamentale per la gestione delle risorse biologiche marine da parte della Norvegia è l'uso sostenibile, basato sulle informazioni scientifiche più avanzate. La gestione degli stock ittici presuppone la conoscenza delle loro dimensioni e di altre caratteristiche, nonché degli ecosistemi di cui fanno parte. Ogni anno, viene eseguita la mappatura di diverse risorse marine attraverso studi scientifici realizzati utilizzando ecoscandagli, raccolta con reti a strascico, stime sulla produzione di uova e larve, marcatura o censimento delle balene mediante il metodo dei transetti. Gli studi sono spesso congiunti e vedono la partecipazione di diversi paesi, come ad esempio le indagini internazionali sui pesci di fondale del Mare del Nord. I dati raccolti da ciascun peschereccio partecipante allo studio vengono sommati per ottenere una stima complessiva di una specie particolare in un'area specifica.

Figura 6 - Misurazione della biomassa ittica

Fonte: Istituto di ricerca marina

In Norvegia, l'Istituto di ricerca marina è responsabile del monitoraggio degli stock ittici e di altre risorse biologiche marine nelle acque norvegesi e limitrofe. Delle circa 80 specie sfruttate dalle attività di pesca in Norvegia, le informazioni scientifiche su 20 specie derivano dal monitoraggio sistematico degli stock, mentre per altre 20 specie si basano sui dati relativi alle catture. Molte delle specie non hanno grande valore commerciale, ma possono essere comunque importanti per quanto riguarda la catena alimentare e l'ecosistema. La maggior parte dei finanziamenti per la ricerca nel settore della pesca del settore pubblico proviene dal ministero della Pesca. Anche il ministero dell'Istruzione, della Ricerca e degli

I pesci registrati con gli ecoscandagli vengono campionati con reti a

I risultati della biomassa forniscono la base per le raccomndazioni fatte alle autorità per livelli di cattura responsabili

Il campionamento serve anche per la valutazione della struttura dello stock; della lunghezza, dell'età e della

La densità del pesce viene utilizzata per calcolare la biomassa totale e il numero di esemplari in

Il campionamento è un ausilio per l'interpretazione dei dati acustici. È possibile identificare le specie della zona e mapparne la distribuzione

I dati interpretati vengono memorizzati dal Bergen Echo Integrator e trasferiti a una banca dati a terra contenente dati relativi a anni di studi

I dati acustici vengono analizzati e interpretati e i valori assegnati alle singole specie e classi di lunghezza

L'ecoscandaglio registra il pesce e memorizza i dati acustici in tempo reale. I dati dell'ecogramma vengono trasmessi alla stazione a terra

i t llit

Vengono elaborati grafici che illustrano la distribuzione di ciascuna specie

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La pesca in Norvegia

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Affari ecclesiastici stanzia dei fondi per le attività scientifiche nel settore della pesca intraprese da università e istituti. Altri ministeri partecipano in una certa qual misura agli investimenti per la ricerca nel settore della pesca, per lo più attraverso il Consiglio per la ricerca norvegese53.

Tabella 12 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e fonti di finanziamento nel settore marino 2005 (in milioni di corone norvegesi e percentuale)

Fonte: Facts about fisheries and aquaculture, 2007 (Dati sulla pesca e l'acquacoltura) www.fisheries.no

Tabella 13 Spesa per la ricerca e lo sviluppo e aree di ricerca nel settore marino 2005 (in milioni di corone norvegesi e percentuale)

Fonte: Facts about fisheries and aquaculture, 2007 (Dati sulla pesca e l'acquacoltura) www.fisheries.no

53 Commissione europea, DG MARE. Fisheries research organisations and research programmes in the European

Union, Iceland, Israel and Norway, 2000 (Organizzazioni e programmi di ricerca nel campo della pesca nell'Unione europea, in Islanda, in Israele e in Norvegia).

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Fisheries in Norway

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12. 2 L'Istituto di ricerca marina

Con uno staff di quasi 700 addetti, l'IMR è il più grande istituto di ricerca della Norvegia e un'organizzazione di riferimento per le ricerche scientifiche e la consulenza circa gli ecosistemi marini e l'acquacoltura. L'istituto è il principale referente del ministero della Pesca su tali questioni. L'IMR si occupa di ricerche in quattro aree principali: risorse marine, ambiente marino, acquacoltura marina e gestione delle zone costiere. I programmi e i progetti riguardano la ricerca applicata su tutti gli aspetti principali relativi alla biologia degli organismi viventi marini, le dinamiche delle risorse ittiche, le tecnologie di cattura, l'ambiente marino, l'inquinamento e l'allevamento di pesci e frutti di mare. I tradizionali programmi di monitoraggio marino si rivolgono in genere ai singoli elementi dell'ecosistema, come singole specie ittiche o un singolo fattore ambientale. L'IMR adotta ora un approccio più generale all'ecologia marina, utilizzando moderne imbarcazioni e strutture per la ricerca per monitorare e studiare l'intero ecosistema marino. La misurazione contemporanea di tutti i componenti dell'ecosistema consente di avere una nuova e migliore visione e comprensione delle relazioni ecologiche. L'istituto controlla e studia gli ecosistemi del Mare di Barents, del Mare di Norvegia e del Mare del Nord, nonché gli ecosistemi della zona costiera.

Tabella 14 - Imbarcazioni di ricerca dell'IMR nel 2006

12.2.1 Metodi di monitoraggio delle risorse54

Misurazioni acustiche della biomassa: i pescatori e gli scienziati usano ecoscandagli e sonar per individuare e studiare le popolazioni ittiche. Questi strumenti trasmettono impulsi sonori attraverso il mare; l'ecoscandaglio è rivolto verso il basso sotto all'imbarcazione, mentre il sonar è rivolto verso l'alto. I pesci e gli altri organismi che riflettono il raggio sonoro, producono un'eco che viene ricevuta dallo strumento. Il segnale viene registrato sotto forma di ecogramma che può essere stampato o visualizzato su uno schermo. Gli ecoscandagli possono essere utilizzati per misurare la quantità di pesce (biomassa), se si conoscono le specie che hanno prodotto l'eco. A tale scopo è stato sviluppato uno strumento speciale noto come integratore d'eco. Pesca a strascico sui fondali: ogni anno vengono condotte spedizioni con reti a strascico nel Mare di Barents, la regione delle Svalbard e il Mare del Nord per mappare lo stato e l'andamento degli stock ittici.

54 Resource monitoring (Metodi di monitoraggio), IMR 2007.

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La pesca in Norvegia

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Studi sulle uova: per alcune specie di pesce, come ad esempio lo sgombro, è difficile condurre studi utilizzando le tradizionali misurazioni acustiche della biomassa. Per questo motivo è necessario utilizzare metodi alternativi come la misurazione della produzione di uova, che consentono di stimare le dimensioni dello stock riproduttivo. Marcatura: la marcatura del pesce viene utilizzata soprattutto per determinare gli spostamenti e stabilire a quale zona appartengono i pesci e per stimare le dimensioni degli stock e i loro tassi di mortalità naturale. Tecniche visive: il monitoraggio dei mammiferi marini richiede l'impiego di tecniche visive per la determinazione del numero di esemplari. Vengono utilizzati tre metodi: censimento completo, censimenti per transetti e transetti lineari. Nuovi metodi - (mappatura dell'ecosistema): in futuro, al centro delle attività di monitoraggio ci sarà l'ecosistema. I principali sviluppi riguarderanno quattro campi: i sensori, le piattaforme, le strategie e l'elaborazione di modelli. Vi saranno notevoli sviluppi per quanto riguarda i sensori acustici, che consentiranno di misurare sia i movimenti che la composizione e le dimensioni delle specie, oltre alla densità. I sensori ottici diventeranno sempre più importanti. L'analisi delle immagini confermerà i segnali acustici e le tecniche tradizionali verranno integrate da telecamere laser, che penetrano in maggiore profondità e consentono di giudicare in modo più preciso le dimensioni e la distanza. Lo sviluppo dei sensori apre anche la via all'installazione di sensori acustici avanzati a bordo dei pescherecci e delle navi. Questo consentirà di avere un flusso costante di dati per monitorare gli ecosistemi nel corso dell'anno.

Figura 7 Struttura di base di un ecosistema in Norvegia

Fonte: Istituto di ricerca marina

12. 3 Altri istituti di ricerca

L'approccio norvegese alla gestione della pesca si basa su ricerche e esistono stretti legami tra gli organi responsabili della gestione e gli istituti di ricerca, che forniscono raccomandazioni in materia di gestione. Oltre al lavoro condotto da questi istituti, in Norvegia la ricerca nel settore ittico è tradizionalmente svolta dalle università. Inoltre, di recente sono sorti diversi istituti di ricerca privati che si occupano di diversi aspetti delle scienze ittiche55. Di seguito vengono elencati i principali enti di ricerca in Norvegia:

55 Fisheries Development Cooperation – Mapping of Norwegian Competence, 2006 (Cooperazione allo sviluppo

nel settore della pesca – mappatura delle competenze norvegesi). http://www.cdcf.no/reports

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Fisheries in Norway

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• Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura (NIFA) si occupa di progetti relativi

all'acquacoltura, inclusi la genetica, la gestione delle zone costiere e gli aspetti ambientali associati all'acquacoltura, di studi di mercato ed economici, di ricerche relative alle biotecnologie marine e ricerche industriali. L'Istituto ha una competenza unica per quanto riguarda i prodotti ittici (trasformazione, qualità, sicurezza, sistemi di gestione della qualità, inclusa la tracciabilità), la tecnologia utilizzata nell'industria di trasformazione del pesce e dei mangimi (dipartimento di Bergen/SSF) e la biochimica. Ha sede nel campus universitario di Tromsø e questo favorisce la cooperazione con il college norvegese della scienza della pesca, per quanto riguarda la ricerca e la formazione.

• Istituto per la ricerca nutrizionale (Direzione per la pesca). L'Istituto di Bergen

fornisce consulenze alle autorità su questioni nutrizionali. L'istituto conduce ricerche sul valore nutritivo del pesce e di altre risorse marine. Conduce inoltre studi nutrizionali su altri tipi di pesce d'allevamento e sviluppa metodi d'analisi dei principi nutritivi.

• SINTEF Fisheries and Aquaculture AS è di proprietà del gruppo SINTEF Group

(l'organizzazione di ricerca indipendente più grande della Scandinavia) al 97% e dell'Unione norvegese dei pescatori per il 3%. La sede centrale e le strutture più importanti si trovano a Trondheim, ma l'istituto ha uffici anche a Ålesund, un laboratorio per lo studio delle attrezzature da pesca nel centro sul Mare del Nord, a Hirtshals in Danimarca e un ufficio in Vietnam. SINTEF Fisheries and Aquaculture è suddivisa in cinque dipartimenti: tecnologie per le risorse marine, tecnologie per la pesca; tecnologie per l'acquacoltura, tecnologie per la trasformazione e progetti internazionali e consulenze. Questi dipartimenti consentono di realizzare progetti lungo l'intera catena del valore, dalla produzione biologica e marina, all'acquacoltura e la pesca, fino alla trasformazione e distribuzione. L'istituto vanta una lunga esperienza di lavoro nello sviluppo delle industrie e attualmente sta realizzando dei progetti per NORAD, DANIDA e la banca asiatica per lo sviluppo.

• L'Istituto norvegese per la ricerca sulle risorse idriche (NIVA) fornisce informazioni

sulla gestione corretta delle risorse idriche alle autorità competenti in materia, all'industria, al settore commerciale e al pubblico. Il NIVA svolge attività di ricerca e sviluppo, monitoraggio e studi di fattibilità e fornisce informazioni sulle risorse idriche alle parti interessate. Il NIVA svolge la propria attività attraverso tre dipartimenti: ecologia e tecnologia per le risorse d'acqua dolce, ecologia e ambiente marino, chimica. Il NIVA ha esperienze di lavoro in Sri Lanka, Indonesia, Bangladesh e India e offre i seguenti servizi all'industria dell'acquacoltura e alle autorità competenti; 1. studi idrografici, 2. alghe tossiche: analisi e servizi di consulenza, 3. aspetti ambientali – controllo di qualità delle acque, 4. pianificazione e gestione delle zone costiere, 5. tecnologie per l'acquacoltura, 6. analisi. L'azienda vanta inoltre competenze nelle scienze sociali e svolge la funzione

di consulente in progetti tecnici.

• AKVAPLAN-NIVA è un'organizzazione di ricerca privata (il NIVA è il proprietario principale dell'azienda) e gruppo di consulenza che si occupa di acquacoltura e ricerche e consulenze ambientali. Gli ambiti specifici di competenza sono la gestione delle zone costiere, gli aspetti ambientali relativi all'acquacoltura, considerazioni di natura socioeconomica legate all'acquacoltura, progettazione e realizzazione di strutture per

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La pesca in Norvegia

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l'acquacoltura. L'istituto sta attuando, in veste di finanziatore, una serie di progetti di sviluppo a livello internazionale con la NORAD e altri enti e diversi progetti puramente economici per aziende di acquacoltura norvegesi e internazionali.

• AKVAFORSK – Institute of Aquaculture Research AS (istituto per la ricerca in

acquacoltura), si occupa di genetica e riproduzione, aspetti nutrizionali e qualità dei prodotti, aspetti operativi e ambiente. Vanta più di 30 anni di esperienza nello sviluppo dell'acquacoltura. Ha svolto un ruolo importante nella creazione dell'industria norvegese del salmone atlantico ed ha acquisito notevole esperienza partecipando a diversi progetti internazionali. Il gruppo responsabile delle questioni genetiche e riproduttive ha fornito consulenza, svolto ricerche e condotto programmi di formazione nel quadro di diversi progetti in Asia. Le risorse ittiche selezionate vengono distribuite dai vivai nei vari paesi agli acquacoltori poveri dell'Asia. L'istituto è attualmente impegnato in programmi di selezione di tilapia e gamberetti e in programmi relativi all'alimentazione nei paesi in via di sviluppo.

• L'Istituto norvegese di ricerca urbana e regionale (NIBR) è un centro

interdisciplinare di scienze sociali per la ricerca a livello urbano e regionale. L'istituto è responsabile delle svolgimento di ricerche ambientali a livello nazionale ed è impegnato a livello internazionale in ricerche sullo sviluppo urbano e regionale dal punto di vista ambientale. Il NIBR si occupa di ricerche nel settore ittico da una prospettiva sociale, ponendo particolare attenzione ai seguenti aspetti: 1. cambiamenti nelle comunità di pescatori, 2. condizioni socioeconomiche, analisi della povertà e misure di lotta alla povertà,

partecipazione delle donne alle attività di pesca, 3. sistemi di gestione della pesca costiera e raccolta delle risorse marine e 4. conoscenza e gestione delle comunità di pescatori e amministrazione della pesca

moderna. Il NIBR è stato coinvolto nella valutazione di diversi progetti relativi alla legislazione e alle normative nel settore della pesca, all'istruzione superiore e alla ricerca e alle strategie legate al sostegno da parte di donatori nel settore della pesca.

• L'Istituto Michelsen (CMI) è un istituto di ricerca indipendente, senza fini di lucro e un importante centro internazionale per la ricerca sullo sviluppo. L'attività dell'istituto è rivolta all'Africa subsahariana, all'Asia meridionale e centrale, al Medio Oriente, ai Balcani e al Sud America. L'istituto vanta una notevole esperienza per quanto riguarda la valutazione dei progetti d'aiuto, i programmi, le organizzazioni e le strategie e ha condotto diversi studi multidisciplinari a livello internazionale. Il CMI ha esperienza nell'utilizzo delle risorse naturali, incluse quelle ittiche, nelle nazioni in via di sviluppo. Si occupa in particolare degli effetti della migrazione dei lavoratori e il relativo impatto economico e politico sulle comunità interessate.

• L'Istituto di ricerca economica e amministrazione delle imprese (SNF), presso la

NHH, è un istituto nazionale di ricerca applicata in campo economico e di amministrazione delle imprese. La gestione e l'analisi della pesca e dell'acquacoltura saranno un'importante priorità nella strategia futura dell'istituto.

• L'Istituto Fridtjof Nansen è una fondazione indipendente impegnata nella ricerca sulle

politiche internazionali in materia di ambiente, energia e gestione delle risorse. L'istituto cerca di mantenere un approccio multidisciplinare, ponendo particolare attenzione alle scienze politiche, all'economia e al diritto internazionale. Collabora intensamente con

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Fisheries in Norway

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altri istituti, in Norvegia e all'estero. Gli aspetti legislativi e politici della gestione degli oceani, inclusa la pesca, sono gli ambiti di interesse tradizionali dell'istituto, che ha condotto diversi progetti di ricerca internazionali sull'interazione dei sistemi di gestione della pesca a livello globale e regionale. Attualmente, l'FNI si occupa del sistema di gestione della pesca nel Mare di Barents elaborato da Russia e Norvegia e della gestione della pesca in Russia. A livello teorico, negli ultimi anni l'attenzione è stata rivolta al rispetto della regolamentazione della pesca e alle questioni relative alla pesca INN. Nel periodo 2006–09, l'FNI gestisce un progetto relativo alle strategie adottate per far fronte al problema dell'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche nel Mare di Barents.

• Istituto norvegese per la ricerca sull'olio e i prodotti derivati dalle aringhe (SSF). La

sua missione è quella di svolgere ricerche per conto dell'industria alimentare ittica norvegese per lo sviluppo tecnologico e produttivo, l'assicurazione della qualità, fornire servizi di analisi e di informazione. L'istituto SSF contribuisce al rafforzamento dell'industria a livello internazionale in qualità di produttore di mangimi e oli di elevata qualità.

12.4 Università che si dedicano alla ricerca e allo studio delle

questioni legate alla pesca

• Il college norvegese della scienza della pesca (NCFS) dell'Università di Tromsø offre corsi e svolge ricerche in diversi campi di interesse diretto per i paesi in via di sviluppo, quali la biologia ittica, l'allevamento ittico, le malattie dei pesci, le attrezzature da pesca, la qualità del pesce e dei prodotti ittici, la gestione delle risorse e la vendita dei prodotti ittici. Il college propone inoltre il programma di studio finanziato dalla Norad "Master of Science in International Fisheries Management" dedicato allo studio delle scienze gestionali per la pesca. Il college ha di recente istituito un centro internazionale di gestione delle risorse marine (MaReMa Centre).

• Il MaReMa rappresenta un ambiente per la ricerca multidisciplinare nel settore della pesca e della gestione delle risorse costiere. Il centro MaReMa si occupa degli aspetti biologici ed economici delle risorse, della tecnologia di pesca, degli aspetti legislativi e sociologici e impiega ricercatori di tre diversi dipartimenti dell'NCFS. Il centro è stato istituito allo scopo di promuovere la ricerca multidisciplinare e interdisciplinare nel settore della gestione delle risorse marine, sfruttando la possibilità unica di condurre tali ricerche all'NCFS.

• Il dipartimento per la pianificazione e la ricerca a livello di comunità locali vanta una lunga tradizione nella ricerca sulla pesca, sia a livello nazionale che internazionale. Si occupa in particolare della pesca e della produzione su piccola scala, con particolare attenzione alle interazioni tra la pesca e le attività a terra correlate. Le ricerche hanno fatto riferimento ad aspetti istituzionali, etnici e di genere per analizzare le strutture di potere e il livello di comprensione delle diverse parti interessate delle decisioni e delle politiche adottate a livello nazionale.

• L'Università di Bergen (UiB) si occupa di scienze marine e dedica particolare attenzione agli studi e alla formazione sullo sviluppo. Il dipartimento di biologia (BIO) si occupa di una vasta gamma di aspetti di interesse per quanto riguarda la ricerca e la formazione nel settore della pesca. L'università ha istituito la Bergen International Research School in Marine Biology, nella primavera del 2004. BIO coordina l'accademia marina Nordic Marine Academy, istituita di recente, che organizza corsi avanzati e altre attività di ricerca in collaborazione con diverse istituzioni nordiche. Il centro per gli studi ambientali e sulle risorse della UiB offre corsi e consulenze per la gestione delle zone

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La pesca in Norvegia

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costiere. L'istituto di geofisica dell'università propone corsi in oceanografia fisica relativi alla pesca, all'ambiente e alla gestione degli oceani.

• L'università norvegese di scienze naturali si occupa di tutti gli aspetti relativi all'acquacoltura: alimentazione e mangimi, genetica e selezione, ambiente e tecniche di produzione, trasformazione del pesce (incluso il trattamento dei rifiuti). L'università norvegese di scienze naturali è stata la prima istituzione in Norvegia a proporre corsi relativi alla moderna acquacoltura.

• L'università norvegese di scienze e tecnologia (NTNU) ha quattro dipartimenti che si occupano di pesca e acquacoltura.

• L'università di Oslo si occupa meno di progetti di sviluppo legati alla pesca. Il centro per lo sviluppo e l'ambiente dell'università fornisce comunque consulenze sulle politiche da adottare e la pianificazione e le interazioni tra le comunità locali e i diversi livelli decisionali.

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Fisheries in Norway

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Riferimenti bibliografici CDCF, 2006. Fisheries Development Cooperation – Mapping of Norwegian Competence (Cooperazione allo sviluppo nel settore della pesca – mappatura delle competenze norvegesi). Centro per lo sviluppo e la cooperazione nel settore della pesca CIA, The World Fact Book – Norway, 2008 www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/no.html Regolamento (CEE) n. 2214/80 del Consiglio del 27 giugno 1980, GU – L 226 del 29.8.1980, pag. 47. Commissione europea, DG MARE. Fisheries research organisations and research programmes in the European Union, Iceland, Israel and Norway, 2000 (Organizzazioni e programmi di ricerca nel campo della pesca nell'Unione europea, in Islanda, in Israele e in Norvegia). Commissione Europea, DG MARE. Comunicato stampa del 27/11/2007 http://ec.europa.eu/fisheries/press_corner/press_releases/archives/com07/com07_86_en.htm FAO, 2005. Discards in the world’s fisheries (I rigetti nelle attività di pesca mondiali). FAO, documento tecnico n. 470. www.fao.org/docrep/008/y5936e/y5936e00.HTM FAO, Fisheries and Aquaculture country profile: Norway (Profilo FAO sulla pesca e l'acquacoltura relativo alla Norvegia). FAO, 2005. Information on fisheries management in the kingdom of Norway. (Informazioni sulla gestione delle attività di pesca nel Regno di Norvegia). Fiskeridirektoratet, 2007. Norwegian fishing vessels, fishermen and licences (Pescherecci, pescatori e licenze norvegesi). Relazione, dipartimento di statistica. Fiskeridirektoratet, 2008. The structural policy for the Norwegian fishing fleet (Politiche strutturali per la flotta peschereccia norvegese). Fiskeridirektoratet, 2007. Norwegian Fishing Industry (Industria ittica norvegese). Fiskeridirektoratet, 2007. Facts about fisheries and aquaculture (Dati sulla pesca e l'acquacoltura). Opuscolo Fiskeridirektoratet, 2006. Your Coast; provisions for fishing and traveling in the coastal zone (Disposizioni per la pesca e i viaggi nella zona costiera). Fiskeridirektoratet, 2005. Factsheets on Norwegian coastal seal (Schede sulla foca nelle zone costiere norvegesi). Fisheries statistics, 2005 (Statistiche relative al settore della pesca). Istituto statistico norvegese. www.ssb.no IMR, 2006. Ecosystem based management: definitions and international principles (Gestione basata sull'ecosistema: definizioni e principi internazionali). www.imr.no/english/__data/page/6292/Ecosystem_based_management_definitions_and_international_principles.doc IMR, 2007. The state of the Barents Sea, the Norwegian Sea, the North Sea and Skagerrak Ecosystems (Stato degli ecosistemi nel Mare di Barents, nel Mare di Norvegia, nel Mare del Nord e nello Skarregak). www.imr.no/english/imr_publications/annual_reports

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La pesca in Norvegia

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IMR, 2007. Marine resources and the environment (Le risorse marine e l'ambiente). IMR, 2006. Climate and fish. How does climate affect our fish resources? (Il clima e i pesci. In che modo il clima influisce sulle risorse alieutiche?). IMR, 2007. Climate change. Its consequences for Norwegian aquaculture. (Cambiamento climatico. Le sue conseguenze sull'acquacoltura norvegese). www.imr.no/english/imr_publications/focus IMR, 2006. Climate and fish (Il clima e i pesci). www.imr.no/english/imr_publications/focus Comunicato stampa, Norwegian whaling – based on a balanced ecosystem (La caccia alle balene in Norvegia basata su un ecosistema equilibrato). 15/02/2008 www.fisheries.no Comunicato stampa, Norwegian system for satellite tracking of fishing vessels (Sistema norvegese di localizzazione satellitare dei pescherecci). Luglio 2006 www.fisheries.no Comunicato stampa. Norway is continuing efforts to deter illegal fishing (La Norvegia prosegue gli sforzi nella lotta alla pesca illegale). Aprile 2008 www.fisheries.no Comunicato stampa. Norwegian Coast Guard - exercising resource control (Guardia costiera norvegese – esercizio del controllo delle risorse). Dicembre 2005 www.fisheries.no Comunicato stampa. Regulation for hunting coastal seals (Regolamento per la caccia alle foche nelle zone costiere). Fiskeridirektoratet, 4/08/05. Comunicato stampa. The Blue box – a recorder for monitoring minke whales (La scatola blu – un registratore per il monitoraggio delle balenottere rostrate). Fiskeridirektoratet 25/07/06 Comunicato stampa, Fiskeridirektoratet. Speech by Minister of Fisheries and Coastal Affairs on the Conference on Fisheries Management and Climate Change (Discorso del ministro della Pesca e degli Affari costieri sulla conferenza sulla gestione della pesca e il cambiamento climatico). Bergen, aprile 2008 Comunicato stampa, Sealing in the southeast part of the Barents Sea and at Jan Mayen in the Greenland Sea (La caccia alla foca nella parte sudorientale del Mare di Barents e nell'Isola di Jan Mayen, nel Mare di Groenlandia). 15/02/2008 www.fisheries.no Istituto statistico norvegese, 2006. Fisheries, sealing, whaling and fish farming (Pesca, caccia alla foca e alla balena e allevamento ittico). Natural Resources and the Environment (Risorse naturali e ambiente). Istituto statistico norvegese, 2006. Salmon and Sea trout fisheries (La pesca al salmone e alla trota di mare). www.ssb.no/emner/10/05/nos_laksogsjoaure/nos_d377/nos_d377.pdf Istituto statistico norvegese, 2005. Fish Farming (Allevamento ittico). www.ssb.no/emner/10/05/nos_fiskeoppdrett/nos_d378/nos_d378.pdf Istituto statistico norvegese, 2005. Fisheries statistics (Statistiche relative al settore della pesca). www.ssb.no

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Fisheries in Norway

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Norwegian fisheries management (Gestione della pesca in Norvegia). www.fisheries.no NSEC, 2006. Statistical overview of Norwegian seafood around the world (Panoramica sui dati relativi all'industria ittica norvegese a livello mondiale). Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici OECD, 2005. Country note on national fisheries management systems (Nota per singolo Stato relativa ai sistemi di gestione nazionali delle attività di pesca). OECD, 2005. Country inventory of Norway on financial support in fisheries (Inventario per singolo Stato del sostegno finanziario norvegese alle attività di pesca).

Link Christian Michelsen Research www.cmr.no Dipartimento della pesca www.odin.dep.no Direzione per la gestione dell'ambiente http://english.dirnat.no/ Direzione per la pesca www.fiskeridirektoratet.no Fisheries.no, sito ufficiale norvegese www.fisheries.no Fondo di garanzia per i pescatori www.gff.no CIEM – Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare www.ices.dk Informazioni sulla Norvegia www.norway.no Innovazione Norvegia www.innovasjonnorge.no Istituto per la ricerca in acquacoltura, AKVAFORSK www.akvaforsk.com CBI – Commissione baleniera internazionale www.iwcoffice.org Programma Nansen www.cdcf.no/programmes/nansen Amministrazione costiera nazionale – Guardia costiera norvegese www.kystverket.no Organizzazione di vendita dei pescatori norvegesi www.rafisklaget.no

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La pesca in Norvegia

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Istituto norvegese per la pesca e l'acquacoltura http://en.fiskforsk.norut.no/ Istituto nazionale per la ricerca nutrizionale e i prodotti ittici (NIFES) www.nifes.no Istituto norvegese di ricerca sulla natura, NINA http://www4.nina.no/ninaeng/ Ministero norvegese della Pesca e degli Affari costieri www.regjeringen.no Consiglio norvegese per l'esportazione di prodotti ittici www.godfisk.no Federazione norvegese dell'industria ittica www.fhl.no Istituto polare norvegese http://npiweb.npolar.no/ Istituto norvegese per la ricerca sulla tecnologia marina, MARINTEK www.sintef.no Università norvegese di scienze e tecnologia www.ntnu.no NORCONSERV – ricerca sull'industria di trasformazione dei prodotti ittici www.norconserv.no Consiglio per la ricerca norvegese (forskningradet) www.forskningsradet.no Università Simon Fraser, School of Resource and Environmental Management www.rem.sfu.ca Istituto statistico norvegese www.ssb.no Università di Bergen – Department of Fisheries and Marine Biology www.uib.no Università di Tromsø - Norwegian College of Fishery Science www.nfh.uit.no Università di Oslo www.uio.no

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Allegati

Allegato I Definizione di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – (pesca INN)

Il piano d'azione internazionale della FAO per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamenta, adottato nel 2001, fornisce le seguenti definizioni: I- Pesca illegale

• Attività di pesca svolta senza l'autorizzazione dello Stato costiero • Attività di pesca svolta in contrasto con le norme elaborate dallo Stato costiero e/o Stato

di bandiera • Attività di pesca svolta in contrasto con le norme adottate dalle organizzazioni regionali

per la pesca N – Pesca non dichiarata

• Violazione delle norme relative all'obbligo di presentare i risultati dell'attività • Questo include la mancata dichiarazione, la dichiarazione scorretta e la dichiarazione di

quantità inferiori a quelle effettivamente catturate • Attività di pesca svolta in acque internazionali non dichiarata in conformità alle norme

adottate dalle organizzazioni regionali per la pesca N – Pesca non regolamentata

• Attività di pesca svolta in acque internazionali con pescherecci non registrati presso alcuno Stato di bandiera o pescherecci di Stati che non fanno parte delle organizzazioni regionali per la pesca di cui fa parte la zona, se l'attività di pesca viene condotta contravvenendo alle norme e ai regolamenti adottati dall'organizzazione.

• Attività di pesca svolta in aree non regolamentate o rivolta a specie non regolamentate, se la pesca viene condotta in modo non conforme agli impegni relativi alla conservazione delle risorse marine.

Allegato II Le specie più comuni di balena lungo le coste norvegesi

Balenottera rostrata - Balaenoptera acutorostrata

Fonte: fiskeridirectoratet

Iperodonte dal rostro -Hyperoodon ampullatus.

Fonte: fiskeridirectoratet

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La pesca in Norvegia

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Narvalo - Monodon monoceros.

Fonte: fiskeridirectoratet

Orca - Orcinus orca.

Fonte: fiskeridirectoratet

Globicefalo - Globicephala melas.

Fonte: fiskeridirectoratet

Beluga - Delphinapterus leucas

Fonte: fiskeridirectoratet

Balenottera azzurra - Balaenoptera musculus.

Fonte: fiskeridirectoratet

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Fisheries in Norway

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Balenottera comune - Balaenoptera physalus.

Fonte: fiskeridirectoratet

Balenottera boreale - Balaenoptera borealis.

Fonte: fiskeridirectoratet

Megattera - Megaptera novaeangliae.

Fonte: fiskeridirectoratet

Capodoglio - Physeter macrocephalus.

. Fonte: fiskeridirectoratet

Balena della Groenlandia (o balena franca o balena artica) - Balaena mysticetus.

Fonte: http://marinebio.org

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La pesca in Norvegia

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Mesoplodonte bidente – Mesoplodon bidens.

Fonte per l'illustrazione: www.cms.int

Grafico I Merluzzo bianco dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo (SSB)

Grafico II Eglefino dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo.

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Fisheries in Norway

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Grafico III Merluzzo carbonaro dell'Atlantico nordorientale 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo.

Grafico IV Fregolo primaverile dell'aringa di Norvegia 1950-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo.

Grafico V capelin del Mare di Barents (esemplari di età superiore a un anno) 1975-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo.

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Grafico VI Melù 1981-2005 (1 000 t). Biomassa totale e dello stock riproduttivo

Tabella I Pescherecci registrati per contea (1995-2006)

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Tabella II Catture56 portate a terra dai pescherecci norvegesi (2004-2006)

(peso vivo in tonnellate)

56 Le statistiche sono basate sulle informazioni relative agli sbarchi e sulle documentazioni inviate

dall'organizzazione di vendita dei pescatori alla Direzione per la pesca al 29 maggio 2007.