16
N°66 Marzo 2013 1 Newsletter N° 66 Marzo 2013 Trifirò & Partners Avvocati Diritto del Lavoro Attualità 3 Le Nostre Sentenze 4 Cassazione 9 Diritto Civile, Commerciale, Assicurativo Le Nostre Sentenze 10 Assicurazioni 11 Il Punto su 13 Rassegna Stampa 15 Contatti 16 Editoriale Il Giudice e Google Come si esprime il libero convincimento del Giudice nell’era di internet? Il Giudice può porre a fondamento della decisione fatti e notizie reperiti “in rete” assumendoli come “fatto notorio”? Appena qualche anno fa, il Tribunale di Mantova, con ordinanza del 16 maggio 2006, rispondeva di no a questa domanda, affermando che “le notizie acquisite attraverso internet non possano definirsi nozioni di comune esperienza, a mente dell’art.115 ult. co. c.p.c., dovendo la norma essere intesa in senso rigoroso, comportando la stessa una deroga al principio dispositivo, per cui “notorio” deve intendersi solo il fatto che una persona di media cultura conosce in un dato tempo e in un dato luogo, mentre le informazioni pervenute da internet, quand’anche di facile diffusione ed accesso per la generalità dei cittadini, non costituiscono dati incontestabili nelle conoscenze della collettività”. Viene da chiedersi se tale posizione sia (ancora) valida, vista la straordinaria diffusione che ha oggi lo strumento informatico: basti dire che secondo i dati ISTAT la percentuale di persone - dai tre anni in su - che utilizzano il pc è passata dal 41,4 % del 2006 al 52,3 % del 2012. E soprattutto, davvero si può affermare che le informazioni reperite in rete siano, per ciò solo, non altrettanto “incontestabili” di quelle fornite dalla carta stampata o da altri mezzi? È un dato di fatto che oggi non solo i quotidiani, ma anche i ministeri, i tribunali, gli ordini professionali, le camere di commercio, hanno un sito web accedendo al quale si ottengono le medesime informazioni precedentemente acquisibili mediante i quotidiani o, ad esempio, gli accessi diretti agli uffici. Non è, quindi, internet in sé a rendere “contestabili” nelle conoscenze della collettività le notizie. Certo, l’intensità e la velocità del mezzo informatico rende più difficile che in passato valutare quando determinati dati, informazioni, notizie, possano dirsi “di comune esperienza”.

Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 1

Newsletter N° 66 Marzo 2013

Trifirò & Partners Avvocati

Diritto del Lavoro

Attualità 3

Le Nostre Sentenze 4

Cassazione 9

Diritto Civile, Commerciale, Assicurativo

Le Nostre Sentenze 10

Assicurazioni 11

Il Punto su 13

Rassegna Stampa 15

Contatti 16

Editoriale Il Giudice e Google

Come si esprime il libero convincimento del Giudice nell’era di internet? Il Giudice può porre a fondamento della decisione fatti e notizie reperiti “in rete” assumendoli come “fatto notorio”?

Appena qualche anno fa, il Tribunale di Mantova, con ordinanza del 16 maggio 2006, rispondeva di no a questa domanda, affermando che “le notizie acquisite attraverso internet non possano definirsi nozioni di comune esperienza, a mente dell’art.115 ult. co. c.p.c., dovendo la norma essere intesa in senso rigoroso, comportando la stessa una deroga al principio dispositivo, per cui “notorio” deve intendersi solo il fatto che una persona di media cultura conosce in un dato tempo e in un dato luogo, mentre le informazioni pervenute da internet, quand’anche di facile diffusione ed accesso per la generalità dei cittadini, non costituiscono dati incontestabili nelle conoscenze della collettività”.

Viene da chiedersi se tale posizione sia (ancora) valida, vista la straordinaria diffusione che ha oggi lo strumento informatico: basti dire che secondo i dati ISTAT la percentuale di persone - dai tre anni in su - che utilizzano il pc è passata dal 41,4 % del 2006 al 52,3 % del 2012. E soprattutto, davvero si può affermare che le informazioni reperite in rete siano, per ciò solo, non altrettanto “incontestabili” di quelle fornite dalla carta stampata o da altri mezzi? È un dato di fatto che oggi non solo i quotidiani, ma anche i ministeri, i tribunali, gli ordini professionali, le camere di commercio, hanno un sito web accedendo al quale si ottengono le medesime informazioni precedentemente acquisibili mediante i quotidiani o, ad esempio, gli accessi diretti agli uffici. Non è, quindi, internet in sé a rendere “contestabili” nelle conoscenze della collettività le notizie.

Certo, l’intensità e la velocità del mezzo informatico rende più difficile che in passato valutare quando determinati dati, informazioni, notizie, possano dirsi “di comune esperienza”.

Page 2: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 2

Newsletter T&PTuttavia, per esprimere “diritto vivente”, il Giudice dei nostri giorni, utilizzando in modo rigoroso il potere discrezionale che la legge gli attribuisce (art. 421 c.p.c., art. 115 c.p.c.), non può escludere a priori la possibilità di “pescare” - è il caso di dirlo - (anche) dalla rete, giungendo a qualificare come “notori” (cioè conoscibili da chiunque, ovvero conoscibili con mezzi accessibili a chiunque) fatti reperiti su Internet, salvo che per la loro comprensione non occorrano particolari cognizioni tecniche.

Salvatore Trifirò e Teresa Cofano

Comitato di Redazione: Francesco Autelitano, Stefano Beretta, Antonio Cazzella, Teresa Cofano, Luca D’Arco, Diego Meucci, Jacopo Moretti, Damiana Lesce, Luca Peron, Claudio Ponari, Vittorio Provera, Tommaso Targa, Marina Tona, Stefano Trifirò e Giovanna Vaglio Bianco

www.trifiro.it

Page 3: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 3

“Lavoratori svantaggiati” e deroghe alla somministrazione: ecco l’atteso decreto del Ministero del LavoroA cura di Jacopo Moretti

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha adottato, in data 20 marzo 2013, un importante decreto con cui ha individuato i c.d. “lavoratori svantaggiati”, vale a dire quelle categorie di lavoratori per i quali sono previste rilevanti deroghe in materia di somministrazione a termine, al fine di favorirne l’occupazione, in applicazione dei principi comunitari di cui al Regolamento (CE) n. 800/2008.

In proposito, poco più di un anno fa il D.Lgs. 2.3.2012 n. 24 ha aggiunto all’art. 20 del D.Lgs. 10.9.2003 n. 276 il comma 5ter, ai sensi del quale non sono necessarie le ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo e sostitutivo, di regola richieste per la stipulazione di contratti di lavoro in somministrazione a tempo determinato, in caso, appunto, di utilizzo di “lavoratori svantaggiati”, la cui individuazione è stata rimessa dal Legislatore stesso al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il Ministero, con il decreto ministeriale in commento, ha, dunque, stabilito che, in conformità alla definizione di lavoratore svantaggiato contenuta nelle lettere a), b) ed e) del n. 18) dell’art. 2 del summenzionato Regolamento (CE) n. 800/2008, sono lavoratori svantaggiati:

✦“chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi”, ovvero coloro che, negli ultimi sei mesi, non hanno prestato attività lavorativa riconducibile ad un rapporto di lavoro subordinato della durata di almeno sei mesi ovvero coloro che, negli ultimi sei mesi, hanno svolto attività lavorativa in forma autonoma o parasubordinata dalla quale derivi un reddito inferiore al reddito annuale minimo personale escluso da imposizione;

✦“chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale”  (ISCED 3), ovvero coloro che non abbiano conseguito un titolo di studio d’istruzione secondaria superiore, rientrante nel livello terzo della classificazione internazionale sui livelli d’istruzione;

✦“chi è occupato in uno dei settori economici dove c’è un tasso di disparità uomo-donna che supera di almeno il 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici italiani”, ovvero coloro che sono occupati in settori economici in cui sia riscontrato il richiamato differenziale nella misura di almeno il 25%, come annualmente individuati dalla Rilevazione continua sulle forze di lavoro dell’ISTAT e appartengono al genere sottorappresentato.

Diritto del Lavoro www.trifiro.it

Page 4: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 4

LA SENTENZA DEL MESELICENZIAMENTO PER SUPERAMENTO DEL COMPORTO: QUESTIONI DI RITO E DI MERITO(Tribunale di Ancona, 11 marzo 2013, ord.)

Un lavoratore ha contestato la legittimità del licenziamento intimatogli per superamento del periodo di comporto e ha chiesto la tutela prevista dall’art. 18 Stat. Lav., sostenendo che la sua malattia - causa delle assenze dal lavoro - era stata determinata dal comportamento vessatorio tenuto nei suoi confronti dalla società datrice. Nel ricorso, introdotto con il rito Fornero, il dipendente ha impugnato anche alcune sanzioni disciplinari, costituenti, a suo dire, espressione del lamentato mobbing. Il Tribunale adito ha deciso la causa, statuendo in punto di rito e di merito. Quanto al rito, ha ritenuto inammissibile, nel procedimento speciale ex art. 1, comma 48, L. n. 92/2012, la domanda di dichiarazione di illegittimità dei provvedimenti disciplinari, in quanto non fondata sui medesimi fatti costitutivi del licenziamento. Circa il merito, ha disatteso tutte le eccezioni sollevate dal lavoratore e, in accoglimento delle tesi difensive della datrice, ha escluso, innanzitutto, che il licenziamento fosse illegittimo per illeggibilità della firma apposta sulla lettera di recesso. Al riguardo, la decisione ha affermato che “l’illeggibilità della firma non incide sulla validità del negozio per difetto della forma ad substantiam, ma determina la necessità di accertare l’identità dell’autore per verificarne - sulla base degli elementi ricavabili dal medesimo atto (intestazione, ufficio di provenienza, esercizio di determinate funzioni) - la legittimazione al negozio”. In applicazione del principio, il Tribunale ha accertato l’identità del firmatario della lettera di licenziamento, che recava solo una sigla, avendo verificato che la stessa sigla compariva su altre comunicazioni dirette al dipendente e che era riconducibile al direttore, titolare del potere di licenziare.L’ordinanza ha poi negato che la società avesse erroneamente incluso, nel conteggio dei giorni di malattia, alcune giornate festive, avendo accertato che le stesse giornate erano ricomprese nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi, in difetto di prova contraria, una presunzione di continuità, in quei giorni, dell’episodio morboso addotto dal lavoratore quale causa dell’assenza dal lavoro e del mancato adempimento della prestazione dovuta. La decisione ha soggiunto che l’unica prova idonea a smentire la presunzione di continuità è data dalla ripresa dell’attività lavorativa. Infine, la Corte anconetana ha escluso l’origine professionale della malattia, constatata la mancanza di allegazioni specifiche, idonee a dimostrare la pretesa condotta mobbizzante.Causa seguita da Marina Olgiati

Newsletter T&PLE NOSTRE SENTENZE

www.trifiro.it

Page 5: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 5

Newsletter T&PALTRE SENTENZEL'AMMINISTRATORE CHIEDE I DANNI AI SOCI, PER UN PRESUNTO INGANNO AL MOMENTO DELL’INCARICO(Tribunale di Milano, 14 settembre 2012)

Una sentenza del Tribunale di Milano si è pronunciata in ordine alla domanda di risarcimento danni svolta dall’ex Amministratore Delegato di società appartenente ad un gruppo societario, domanda formulata nei confronti, tra l’altro, dell’Istituto di Credito che aveva partecipato alle operazioni di ricapitalizzazione del Gruppo (divenendone socio) e della relativa Banca Controllante. La tesi dell’ex manager si basava sull’assunto che l’incarico sarebbe stato accettato dall’attore a seguito della prospettazione di una situazione economico-patrimoniale della Società non corrispondente alla realtà. In particolare, l’interessato asseriva che l’adesione al mandato (peraltro durato pochi mesi) era stata condizionata dai dati contenuti in un cd Documento Informativo, al medesimo consegnato nel corso di un incontro esplorativo svoltosi con un rappresentante della Banca (e socio), al fine di discutere l’eventuale nomina quale A.D. Quindi, ad incarico già accettato ed a seguito di una due diligence che era stata proposta al Consiglio di Amministrazione dal Presidente del Gruppo (dopo la segnalazione di anomalie nei bilanci riscontrate proprio dal neo Amministratore Delegato), era emersa l’effettiva situazione economico finanziaria del Gruppo che smentiva i dati ed elementi del Documento Informativo. Ciò aveva posto fine all’attività dell’Amministratore, anche a fronte della decisione dei soci di non dar corso ad ulteriori ricapitalizzazioni. Il Tribunale - dopo aver evidenziato che la fattispecie prospettata in giudizio da parte attrice rientrava nell’ambito di applicazione dell’art. 2043 c.c. (anche considerando che era stato chiesto il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, compreso il pregiudizio all’integrità psicofisica), norma che impone precisi obblighi probatori in capo a chi agisce - ha ritenuto che tale onere non fosse stato assolto ed ha rigettato integralmente le domande proposte dall’attore. Ciò in quanto, tra l’altro, non poteva essere contestata alla Banca (Socio) alcuna forma di responsabilità per effetto della partecipazione della stessa nelle operazioni di ricapitalizzazione del Gruppo e, comunque, poiché non era stata provata in corso di causa la consegna, da parte del rappresentante di detta Banca, all’ex manager, del Documento Informativo di cui sopra. In ogni caso è stato escluso che il medesimo documento potesse avere qualsiasi valore di certificazione della situazione patrimoniale societaria o dei bilanci. Conseguentemente è stata respinta anche la domanda di accertamento di una qualche condotta illecita posta in essere dalla Banca Controllante, la cui funzione di verifica - di per sé ritenuta dal Giudicante, in ogni caso, non censurabile - non è risultata provata dalla documentazione prodotta e dall’istruttoria orale espletata.Causa seguita da Vittorio Provera e Marta Filadoro

RESPONSABILITÀ SOLIDALE DI COMMITTENTE E APPALTATORE PER IL PAGAMENTO DELLE RETRIBUZIONI: ENTRAMBI DEVONO ESSERE CONVENUTI IN GIUDIZIO(Tribunale di Terni, 25 febbraio 2013, ord.)

L’ha stabilito il Tribunale di Terni osservando che, dopo l’entrata in vigore della nuova regola processuale introdotta dalla L. 92/2012 alla disposizione sull’appalto ai sensi della Legge Biagi, l’attuale formulazione dell’art. 29, comma 2, D. Lgs. 276/2003 prevede che “il committente imprenditore o datore di lavoro è

www.trifiro.it

Page 6: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 6

Newsletter T&Pconvenuto in giudizio per il pagamento unitamente all'appaltatore e con gli eventuali ulteriori subappaltatori”. Pertanto, secondo l’interpretazione fornita dal Giudice del lavoro, la nuova disciplina dell’appalto istituisce un’ipotesi di litisconsorzio necessario tra tutti i soggetti che sono stati parte dell’appalto presso cui era impiegato il lavoratore, che dovranno essere convenuti in giudizio per rispondere solidalmente delle retribuzioni non corrisposte al prestatore di lavoro. La nuova disciplina processuale, sempre secondo il ragionamento del Tribunale territoriale, è attuabile anche ai rapporti di lavoro conclusi sotto la vigenza della precedente disposizione, stante il principio di immediata applicazione della legge processuale sopravvenuta. Sul punto giova, altresì, ricordare che la medesima L. 92/2012 ha previsto, quale corollario del suddetto litisconsorzio necessario, anche la possibilità per il committente imprenditore di poter eccepire, nella prima difesa, il beneficio della preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore medesimo e degli eventuali subappaltatori. In tal caso, il Giudice accerta la responsabilità solidale di tutti gli obbligati, ma l'azione esecutiva può essere intentata nei confronti del committente imprenditore o datore di lavoro, solo dopo l'infruttuosa escussione del patrimonio dell'appaltatore e degli eventuali subappaltatori. Il committente che ha eseguito il pagamento può esercitare l'azione di regresso nei confronti del coobbligato, secondo le regole generali.Causa seguita da Luca Peron e Diego Meucci

SOMMINISTRAZIONE PER PICCO DI ATTIVITÀ: LEGITTIMA SE IL DATORE PROVA LA COMPLESSIVA SITUAZIONE AZIENDALE NEL PERIODO INTERESSATO(Tribunale di Lecco, 26 febbraio 2013, nn. 7 e 10)

Una piccola azienda industriale ha fatto ricorso alla somministrazione di lavoro “per far fronte ad una importante commessa”, a cui non era possibile dare esecuzione con il solo personale in organico. Il Tribunale di Lecco ha ritenuto legittima tale causale e il conseguente utilizzo dei lavoratori somministrati. L’onere probatorio, incombente sul datore, si riferisce alla complessiva situazione aziendale di picco di lavoro, in tutto il periodo durante il quale sono stati impiegati i lavoratori somministrati. Non è necessaria, invece, la prova che ciascuno di essi sia stato utilizzato, in tutti i singoli periodi, nell’esecuzione della commessa richiamata dal contratto di fornitura, essendo possibile lo “scorrimento” tra i lavoratori somministrati e i dipendenti in organico. Il Tribunale ha, poi, evidenziato che, nel caso di interruzione del contratto di fornitura e della conseguente somministrazione, i dipendenti del somministratore non hanno titolo per chiedere la reintegrazione ex art. 18 St. Lav. all’azienda utilizzatrice, non essendo mai stati licenziati da quest’ultima. D’altro canto, in ipotesi di pretesa genericità della causale richiamata nel contratto di assunzione a termine, i lavoratori somministrati possono/devono far valere le loro pretese nei confronti dell’agenzia che li ha assunti e somministrati.Infine, il Tribunale ha segnalato la possibilità che il preteso rapporto di lavoro tra il lavoratore somministrato e l’impresa utilizzatrice, semmai sussistente, si risolva per mutuo consenso. In uno dei casi affrontati, il lavoratore era caduto in uno stato di grave malattia (ictus e conseguente paralisi motoria) durante il periodo di utilizzazione, e non aveva più ripreso servizio. Al termine della malattia, conclusa quando il contratto di somministrazione era già cessato, il lavoratore non ha chiesto all’utilizzatore di riprendere servizio, lasciando decorrere oltre un anno prima di notificare il ricorso: tale comportamento, secondo il Tribunale di Lecco, ha ingenerato nell’azienda convenuta il legittimo affidamento che il lavoratore non si fosse mai completamente ripreso e non avesse, quindi, interesse a riprendere servizio con le precedenti gravose mansioni.Cause seguite da Tommaso Targa

www.trifiro.it

Page 7: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 7

Newsletter T&PTRASFERIMENTO NEL PERIODO DI GRAVIDANZA E COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO DEL DATORE DI LAVORO(Tribunale di Como, 4 marzo 2013, ord.)

Con ordinanza 4 marzo 2013, il Tribunale di Como ha esaminato la fattispecie di un trasferimento intimato ad una lavoratrice in gravidanza, che era stato impugnato dalla medesima in quanto asseritamente discriminatorio e, comunque, illegittimo per insussistenza delle ragioni tecnico-organizzative e produttive. Il Tribunale ha accertato che la tesi sostenuta dal datore di lavoro - secondo cui, ai sensi dell’art. 56 del d.lgs. n. 151/2001, il trasferimento può essere intimato durante lo stato di gravidanza, ma prima dell’inizio del periodo di astensione obbligatoria - poteva ritenersi astrattamente condivisibile stanti le incertezze interpretative della citata norma; tuttavia, nel caso di specie, il trasferimento è stato ritenuto illegittimo, in quanto, essendo stato previsto un periodo di preavviso, al momento della decorrenza del trasferimento la lavoratrice si trovava in astensione anticipata. Il Tribunale ha, invece, escluso, pur ritenendo applicabili le previsioni dell’art. 56 del d.lgs. n. 151/2001, la sussistenza di un comportamento discriminatorio, rilevando che: a) vi erano incertezze interpretative sulla citata norma; b) il datore di lavoro non aveva conoscenza dello stato di gravidanza della lavoratrice nel momento in cui era stato comunicato il trasferimento; c) all’esito della prova testimoniale era stata dimostrata la sussistenza delle esigenze tecnico-organizzative e produttive poste a base del trasferimento medesimo. Il datore di lavoro ha, peraltro, dimostrato in corso di causa che le mansioni assegnate alla lavoratrice presso la nuova sede di lavoro non erano dequalificanti rispetto a quelle svolte presso la sede di provenienza, contrariamente a quanto era stato dedotto in causa. La lavoratrice ha adotto, tra l’altro, la sussistenza di un ulteriore comportamento discriminatorio, in quanto, al rientro dalla gravidanza, il datore l’aveva costretta a fruire delle ferie maturate durante l’assenza dal lavoro; anche con riferimento a tale comportamento è stata esclusa la sussistenza della discriminazione, in quanto il Tribunale ha accertato, da un lato, che rientra tra i poteri organizzativi del datore di lavoro la determinazione del periodo di ferie e, dall’altro, che era stata dimostrata l’esistenza di una consolidata prassi aziendale in base alla quale i dipendenti dovevano fruire delle ferie maturate entro la fine dell’anno. Causa seguita da Antonio Cazzella

www.trifiro.it

Page 8: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 8

Newsletter T&PDA SEGNALARE ANCHELA VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI CORRETTEZZA E DI BUONA FEDE DA PARTE DEL LAVORATORE NELL’AMBITO DEL PROCEDIMENTO DISCIPLINAREA cura di Antonio Cazzella

La Corte di Cassazione è intervenuta, anche recentemente, per valutare la portata degli obblighi di buona fede e di correttezza del lavoratore nell’ambito del procedimento disciplinare a suo carico, in considerazione del fatto che, con motivazioni più o meno legittime, il dipendente  spesso si sottrae o ritarda il confronto con il datore di lavoro volto a fornire le giustificazioni in merito agli addebiti contestati.

Ad esempio, la Corte di Cassazione, con una recente sentenza (n. 2618 del 5 febbraio 2013), ha affermato che il datore di lavoro non deve attendere la guarigione del dipendente per fissare l’audizione a sua difesa e ciò anche quando il lavoratore si trova lontano dal suo domicilio (nel caso di specie, presso il paese d’origine); in particolare, la Corte ha evidenziato che il certificato di malattia presentato dal dipendente non attestava la sussistenza di condizioni tali da impedire la partecipazione del dipendente medesimo all’incontro fissato dal datore di lavoro e, quindi, tale comportamento passivo e dilatorio configurava una violazione dei più elementari principi di correttezza e di buona fede.

Sempre nell’ambito di un procedimento disciplinare, tra l’altro, la Corte di Cassazione - con sentenza n. 7493 del 31 marzo 2011 - ha ritenuto che l’esercizio del potere disciplinare, da parte del datore di lavoro, deve essere improntato ai principi di correttezza e di buona fede, ma che analoghi obblighi incombono anche sul lavoratore; nel caso esaminato dalla Corte, il lavoratore aveva chiesto un differimento dell’incontro fissato per rendere le giustificazioni con l’assistenza del rappresentante sindacale, deducendo la difficoltà di presenziare ad un incontro fissato alle ore 11 in quanto egli avrebbe terminato il turno di lavoro notturno alle ore 7.A fronte del rifiuto del datore di lavoro di fissare un altro incontro, il lavoratore non aveva partecipato a quello già fissato, deducendo in sede giudiziale l’illegittimità del licenziamento per violazione del diritto di difesa. La Corte di Cassazione ha ritenuto insussistente la violazione rappresentata dal lavoratore (riformando la sentenza di merito che aveva, invece, accolto la tesi difensiva del dipendente), precisando che l’obbligo del datore di accogliere la richiesta del lavoratore volta a differire un incontro già fissato sussiste solo ove la tale richiesta risponda ad esigenze di difesa non altrimenti tutelabili e non quando, come nel caso di specie, non si ravvisa un’impossibilità all’incontro, bensì, esclusivamente, una disagevole (o sgradita) modalità di convocazione.

www.trifiro.it

Page 9: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 9

Newsletter T&P www.trifiro.it

OSSERVATORIO SULLA CASSAZIONEA cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella

LICENZIAMENTO PER DIFFUSIONE DI DOCUMENTI AZIENDALI RISERVATICon sentenza n. 1311 del 21 gennaio 2013 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un dipendente che aveva inoltrato alle OO.SS. un documento riservato inerente l’aggiudicazione di un appalto da parte del datore di lavoro. La Corte ha escluso la rilevanza della tesi difensiva del lavoratore secondo cui non sarebbe ravvisabile una condotta assimilabile alla violazione del segreto industriale, evidenziando, da un lato, che la comunicazione (che, peraltro, riportava la dicitura “riservato”) conteneva informazioni inerenti i costi, margini di guadagno e le strategie aziendali e, dall’altro, che le OO.SS. ben possono considerarsi soggetti “terzi” da tenere all’oscuro delle informazioni inerenti le strategie d’impresa.

LICENZIAMENTO PER SUPERAMENTO DEL PERIODO DI COMPORTO

Con sentenza n. 2278 del 31 gennaio 2013 la Corte di Cassazione ha ritenuto illegittimo il licenziamento per superamento del periodo di comporto comunicato a mezzo di telegramma nel quale non sono specificate le assenze dal servizio accumulate. In particolare, la Corte ha precisato che, se la comunicazione di licenziamento non contiene l’indicazione delle assenze, il dipendente ha facoltà di chiedere al datore di specificare le ragioni del licenziamento. Nel caso di specie, il datore di lavoro aveva indicato nel telegramma che sarebbe seguita una lettera con indicazione delle assenze dal servizio; tale lettera in realtà non è mai pervenuta al lavoratore, che, pertanto, risulta esonerato dalla necessità di chiedere ulteriori chiarimenti.

LICENZIAMENTO DISCIPLINARE PER DANNO ALL’IMMAGINE

Con sentenza n. 4859 del 27 febbraio 2013 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento disciplinare del dipendente che aveva diffuso la notizia della possibile chiusura di una sede aziendale. La Corte ha ritenuto proporzionata la sanzione espulsiva, in quanto l’immagine del datore di lavoro poteva essere danneggiata anche dalla mera diffusione di tale notizia; né, peraltro, può assumere rilievo esimente la circostanza che la sede sia stata poi realmente trasferita e che il dipendente licenziato fosse un semplice impiegato, in quanto egli ricopriva una posizione di rilievo nello stabilimento “incriminato” e, quindi, le informazioni diffuse potevano ritenersi provenienti da una fonte qualificata.

Page 10: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 10

Civile, Commerciale, Assicurativo

Newsletter T&P www.trifiro.it

TRA LE NOSTRE SENTENZELA RIABILITAZIONE DEL DEBITORE EX ART. 17 LEGGE N. 7.3.1996 N. 108 IN PRESENZA DI UNA PLURALITÀ DI ASSEGNI PROTESTATI(Ordinanza del Tribunale di Milano, Sezione VI civile, 5 ottobre 2012)

Una Società, a causa di una condotta illecita di un proprio ex dipendente, subiva, nel corso del 2010, il protesto di sei assegni. In seguito al pagamento di tutti i titoli protestati e trascorso oltre un anno dall’ultima levata di protesto, la predetta Società depositava avanti al Tribunale di Milano un’unica istanza di riabilitazione ex art. 17 L. n. 108/96.Il Tribunale, preliminarmente rilevava che la possibilità di presentare un’unica istanza di riabilitazione, ex art. 17, 6-ter comma, L. n. 108/96 (“ove sussistano tutte le condizioni indicate nel comma 1, è consentita la presentazione di un’unica istanza di riabilitazione anche in riferimento a più protesti”), sussistesse solo nel caso in cui i titoli di credito, non tempestivamente onorati, fossero stati emessi per l’adempimento di un’unica obbligazione. Tale fattispecie, tuttavia, non ricorreva nel caso in esame, posto che le levate di protesto erano riferite a titoli emessi a fronte di diverse obbligazioni.Pertanto, il Tribunale, pur dando atto che gli assegni fossero stati illegittimamente emessi dall’ex dipendente e che fossero stati tutti regolarmente pagati dalla Società, ha accolto la domanda di riabilitazione della ricorrente solo per l’ultimo protesto, di cui era stata data prova della quietanza di pagamento e dal quale era trascorso un anno senza che la Società avesse subito ulteriori protesti, disponendo, conseguentemente, la pubblicazione del provvedimento nel Registro Informatico dei Protesti limitatamente alla parte accolta.Causa seguita da Salvatore Trifirò e Francesco Autelitano

Page 11: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 11

Newsletter T&PAssicurazioniA cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano

AssicurazioniA cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano

INCAPACITÀ A

TESTIMONIARE

La vittima di un sinistro stradale è titolare di un interesse giuridico, personale, concreto ed attuale che legittima la sua partecipazione al giudizio avente ad oggetto la domanda di risarcimento del danno proposta da altra persona danneggiata in conseguenza del medesimo sinistro e la circostanza che abbia dichiarato di essere stata risarcita dalla compagnia assicuratrice non fa venir meno la sua incapacità a testimoniare ex art. 246 cod. proc. civ..(Cassazione, 14 febbraio 2013, n. 3642)

GIUDICATO RIFLESSO

Il giudicato maturato nel giudizio nel quale l'assicuratore non era parte non può essere ad esso esteso sic et simpliciter, ma potrebbe spiegare nei suoi confronti efficacia riflessa, nel senso di rendere non più controverso, e dunque irretrattabilmente accertato, quel rapporto giuridico rispetto al quale l'assicuratore medesimo si trovi in una situazione di giuridica dipendenza. Perché ciò si possa verificare è richiesta, una condanna del danneggiante assicurato al risarcimento del danno, da intendersi, dunque, come una statuizione che non solo investa la questione della responsabilità del predetto quanto al fatto illecito, ma anche l'esistenza di un suo debito nei confronti del danneggiato e cioè di una obbligazione risarcitoria in sé piena e conchiusa (dunque, comprensiva di tutti i suoi elementi e non già circoscritta all'an della responsabilità).(Cassazione, 20 febbraio 2013, n. 4241)

CALCIO, ATTIVITÀ

PERICOLOSA, ESCLUSIONE

Deve escludersi che all’attività sportiva riferita al gioco del calcio possa essere riconosciuto il carattere di particolare pericolosità, trattandosi di disciplina che privilegia l’aspetto ludico, pur consentendo, con la pratica, l’esercizio atletico, tanto che è normalmente praticata nelle scuole di tutti i livelli come attività di agonismo non programmatico finalizzato a dare esecuzione ad un determinato esercizio fisico, sicché la stessa non può configurarsi come attività pericolosa a norma dell’art. 2050 c.c. (Nella specie, ove nel corso di una partitella di calcio svoltasi nel corso di uno stage multisportivo, un minorenne era stato colpito al viso da una pallonata, riportando danni ai denti incisivi, non poteva legittimamente discorrersi che di un normale incidente di gioco determinato da caso fortuito, per il quale - attesa l’assenza di qualsivoglia elemento idoneo a dimostrare la violazione di obblighi e cautele da parte della società sportiva, ovvero il verificarsi di una azione anomala e/o in contrasto con le regole del gioco - nessuna responsabilità poteva attribuirsi né alla società sportiva organizzatrice, né al danneggiante, dell’età di circa 14 anni).(Cassazione, 27 novembre 2012, n. 20982)

www.trifiro.it

Page 12: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 12

Newsletter T&P

TRA LE NOSTRE SENTENZE(Tribunale di Cuneo, 5 febbraio 2013-03)

Tizio aveva agito in giudizio chiedendo la condanna della Compagnia Alfa al pagamento dei valori di riscatto di 4 polizze vita ai quali egli affermava di avere diritto, asserendo che Caio, ex socio della società agente Beta, lo avrebbe costituito “creditore pignoratizio” delle suddette polizze (alcune intestate a Caio, alcune ad un terzo), “garantendogli” che ciò gli avrebbe attribuito la titolarità del diritto di riscatto sulle stesse polizze.Si costituiva in giudizio la Compagnia, contestando le domande formulate nei suoi confronti. In particolare, Alfa disconosceva la documentazione prodotta dall’attore, in quanto frutto di evidenti manipolazioni; eccepiva che le circostanze di fatto riferite dall’attore e il tipo di operazioni e il prestito dedotti in giudizio non avevano nulla a che vedere con il ruolo che Caio avrebbe potuto svolgere nell’ambito dell’agenzia (che peraltro era affidata non a Caio, ma alla società Beta) e che, pertanto, le operazioni poste in essere da Tizio non erano ad essa opponibili. In sede di precisazione delle conclusioni, l’attore avanzava, nei confronti della Compagnia, un’ulteriore domanda ex art. 2049 c.c., rispetto alla quale Alfa dichiarava di non accettare il contraddittorio. La Compagnia, in ogni caso, osservava che non esisteva, nel caso di specie, il nesso di occasionalità necessaria tra l’illecito e le mansioni assegnate al preposto e, ancor prima, neppure un rapporto di preposizione tra la Compagnia e Caio. Con sentenza del 5 febbraio 2013 il Tribunale di Cuneo, in accoglimento delle eccezioni della Compagnia, ha respinto le domande nei confronti della Compagnia, affermando, in relazione alla responsabilità contrattuale dedotta dall’attore, la mancanza di prova in ordine all’esistenza ed opponibilità ad Alfa delle operazioni negoziali di cui Tizio affermava l’inadempimento, non avendo Tizio allegato gli originali delle polizze e non essendo stato dimostrato il consenso di Beta né rispetto alla stipula dei contratti assicurativi, né rispetto alla costituzione dei pegni. Quanto alla domanda ex art. 2049 c.c., il Tribunale ne ha dichiarato l’inammissibilità, ritenendola tardivamente proposta.Causa seguita da Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano

www.trifiro.it

ECCEZIONE DI

INADEMPIMENTO

Il disposto dell'art. 1460, comma 2, c.c., il quale nei contratti con prestazioni corrispettive non consente l'eccezione di inadempimento quando il rifiuto della prestazione sia contrario a buona fede, si applica anche alla sospensione dell'assicurazione di cui all'art. 1901 c.c., sospensione che costituisce una particolare applicazione dell'istituto dell'eccezione di inadempimento.(Cassazione, 14 febbraio 2013, n. 3654)

Page 13: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 13

IL PUNTO SUA cura di Vittorio Provera

QUALITÀ DEI MESSAGGI PUBBLICITARI

Nei momenti di crisi e di conseguente contrazione dei mercati, soprattutto quelli relativi a prodotti non indispensabili anche se non proprio voluttuari, è forte la tentazione di attirare l’attenzione dei consumatori anche attraverso campagne pubblicitarie che - pur se ridotte nella frequenza - siano finalizzate a diffondere messaggi fortemente attrattivi per il consumatore. Talvolta, tale tentazione può avere tuttavia effetti indesiderati.

Nello specifico ci occupiamo di una recente pronuncia dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (il cosiddetto Giurì della pubblicità), che ha esaminato la correttezza di un messaggio pubblicitario (diffuso a mezzo stampa, internet e televisione) riguardante i prodotti di un’azienda di arredi. In particolare, il messaggio pubblicitario conteneva espressioni del tenore: “da noi la qualità è garantita 15 anni” e ancora “15 anni di garanzia gratuita” ed altri. La copertura concernente detta garanzia, nella realtà, riguardava tuttavia la sola ipotesi di cedimento della struttura interna in legno dei divani, mentre non coinvolgeva l’intero prodotto.

E ancora, ulteriori messaggi della stessa azienda evidenziavano la possibilità di acquisire con notevole facilità un finanziamento per il pagamento del prodotto, facendo intravedere la possibilità di pagare “meno di 1 euro al giorno”, senza particolari specifiche informazioni sulla durata del finanziamento e sul costo complessivo dell’operazione.

Su tali aspetti si è incentrata l’attenzione del Giurì, al fine di verificare il rispetto o meno in tali inserzioni delle norme contenute nel Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, codice che persegue il fine di garantire che queste comunicazioni (in sostanza i messaggi pubblicitari e promozionali) siano oneste, veritiere e corrette. Si tratta di un Codice che vincola utenti, agenzie, consulenti di pubblicità e di marketing che abbiano accettato il medesimo, o direttamente, o tramite l’associazione di categoria, o tramite specifico accordo. Orbene, in relazione alle specifiche iniziative sopra illustrate, vengono in evidenza le disposizioni di cui agli articoli 2, 5 e 17 del Codice di Autodisciplina. Il primo impone che nei messaggi pubblicitari si debbano evitare dichiarazioni o rappresentazioni tali da indurre in errore i consumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche e gli effetti del prodotto, ecc.. L’articolo 5 dispone che, qualora siano comunicate garanzie maggiori o diverse rispetto a quelle obbligatorie per legge, il messaggio deve precisare il contenuto e le modalità della garanzia offerta, oppure riportare una sintetica ma significativa indicazione.

Nella fattispecie, l’esame dei messaggi ha condotto il Giurì a valutare non rispondente all’articolo 5 la parte dei medesimi cui era - con molta enfasi - pubblicizzata la durata della garanzia (maggiore rispetto a quella obbligatoria), senza, tuttavia, che fossero fornite le indicazioni circa le limitazioni in cui operava detta garanzia per il periodo di 15 anni (appunto, solo ed esclusivamente nel caso di cedimento della struttura in legno). Parimenti, è stata censurata quella parte del messaggio che vantava la possibilità di effettuare il rimborso dell’eventuale finanziamento con “meno di 1 euro al giorno”, senza altre utili indicazioni.

Newsletter T&P www.trifiro.it

Page 14: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 14

Al riguardo, per il Giurì, trattandosi di un aspetto che può sicuramente influire sulle scelte d’acquisto del consumatore medio, doveva essere dimostrato dall’azienda che vi era comunque la possibilità effettiva di beneficiare del finanziamento, con un onere di rimborso corrispondente all’ammontare indicato.

Nello specifico ciò non era avvenuto e l’impostazione del messaggio contrastava anche con l’art. 17 del Codice, riguardante le vendite a credito. Detto articolo impone - in questo tipo di operazioni - che la comunicazione commerciale debba precisare l’entità del versamento iniziale e delle successive rate, nonché il tasso d’interesse e gli oneri accessori. Inoltre devono essere indicate anche le condizioni a cui è subordinata la concessione del finanziamento.

Sulla base, dunque, di tali considerazioni i messaggi sono stati valutati - per questi profili - non conformi al Codice di Autodisciplina, con le relative conseguenze e necessità di sostituzione.

Come si vede, vi è ormai un’estrema attenzione da parte di tutti i soggetti coinvolti nel settore produttivo e commerciale ad analizzare la correttezza dei messaggi pubblicitari al fine di garantire al consumatore (ed anche gli altri operatori) una trasparenza nel comportamento, anche a beneficio di una leale concorrenza.

www.trifiro.itNewsletter T&P www.trifiro.it

Social MediaT&P su twitter Scribd YouTube flickr Pinterest Iscriviti alla Newsletter T&P

Page 15: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 15

Rassegna Stampa Video

Diritto24 – Il Sole 24 Ore: 28/03/2013Newsletter Diritto24: 28/03/2013Dossier LEX24: Il Rapporto di Apprendistatodi Damiana Lesce

JOB24 – Il Sole 24 Ore: 27/03/2013VIDEO: Il processo del lavoro e l’art.18: le prime decisioni sui licenziamenti individualiA cura di Claudio Ponari

JOB24 – Il Sole 24 Ore: 22/03/2013Il processo Fornero secondo i giudici: prime considerazioni + nuovo videotutorialA cura di Stefano Beretta

JOB24 – Il Sole 24 Ore: 21/03/2013VIDEO 2: Riforma Fornero – Il processo del lavoro secondo i giudici A cura di Stefano Beretta

Diritto24 – Il Sole 24 Ore: 19/03/2013Lavoro a progetto e Riforma Fornero: le “istruzioni per l’uso” dell’INAILdi Jacopo Moretti

JOB24 – Il Sole 24 Ore: 18/03/2013Il processo del lavoro secondo Fornero: i fondamentali + videotutorialA cura di Stefano Beretta

JOB24 – Il Sole 24 Ore: 14/03/2013VIDEO 1: Il processo del lavoro dopo la riforma ForneroA cura di Stefano Beretta

Diritto24 – Il Sole 24 Ore: 11/03/2013L’amministratore delegato chiede i danni ai soci per un presunto inganno al momento dell’incaricoCausa seguita da Vittorio Provera e Marta Filadoro

Diritto24 – Il Sole 24 Ore: 06/03/2013Licenziamento per giusta causa del dipendente di istituto di credito: la rilevanza disciplinare dell’apposizione di firme apocrifedi Antonio Cazzella

HR On Line – AIDP: N° 5 Marzo 2013Si finge malato e va a giocare a calcio: legittimo il licenziamentodi Luca Peron e Tiziano Feriani

Page 16: Diritto del Lavoro e Civile - Newsletter · 2018. 12. 13. · nei certificati medici e ritenendo che, in assenza di una diversa previsione della contrattazione collettiva, operi,

N°66 Marzo 2013 16

Real

izzaz

ione

New

slette

r: Em

anue

la Z

occh

i

ContattiMilano20122 MilanoVia San Barnaba, 32

Tel.: + 39 02 55 00 11Fax.: + 39 02 54 60 391; + 39 02 55 185 052;+ 39 02 55 013 295

Roma 00195 RomaPiazza Giuseppe Mazzini, 27

Tel.: + 39 06 3204744;+ 39 06 37351176Fax.: + 39 06 36000362

Torino10121 TorinoVia Raimondo Montecuccoli, 9Tel.: + 39 011 52 10 266Fax.: + 39 011 51 19 137

Trento38122 TrentoVia Galileo Galilei, 24

Tel.: + 39 0461 26 06 37Fax.: + 39 0461 26 44 41

[email protected]

Twitter @TrifiroPartners