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L’ECO DI BERGAMO 45 DOMENICA 8 MAGGIO 2016 Vacanze Verso l’estate: approfittiamo del tempo dedicato al riposo FUGGI E CERCATI É facilissimo andare in vacanza, é molto più difficile inventarsi una buona vacanza. Arsenio, uno dei grandi espo- nenti del monachesimo eremi- tico, figura molto popolare tra i cristiani orientali, era precet- tore presso la corte dell’impera- tore Teodosio. Soverchiato dalla fatica di un lavoro che immaginiamo diffici- le, mollò tutto e si ritirò nel de- serto in Egitto (dove poi morì nel 450 d.C.). Mentre pregava Dio di aiutarlo a superare la cri- si, udì una voce: «Fuge, tace, quiesce». Fuggi, taci, riposati. Su questo episodio il priore di Bose, Enzo Bianchi, ha scritto un paio di paginette illuminanti che aiutano a capire il senso au- tentico della vacanza. «Fuge». Fuggi Anche Abramo sentì una voce che gli diceva: «Leck lecka», Vat- tene. Va verso te stesso. Lasciare il luogo abituale di vita diventa decisivo solo se viviamo il di- stacco in maniera consapevole: significa riconoscere che il luo- go in cui viviamo non ci basta. Ammettere che il modo in cui viviamo non é sufficiente a dare un senso alla nostra esistenza. Di solito, l’elemento che identi- fica il luogo in cui stiamo é il lavoro. Aperta parentesi: non aspet- tate di avere 60 anni, cioè quan- do sarete alle soglie della pen- sione, per chiedervi che cosa siete senza il vostro lavoro: po- trebbe essere troppo tardi e le conseguenze nefaste. Chiusa parentesi. Partire per le vacanze, am- monisce Enzo Bianchi, significa anche affermare la nostra capa- cità di prendere le distanze dal lavoro. Qualunque sia il nostro lavoro, anche se ci piace da im- pazzire, è importante distaccar- cene per un certo tempo, pro- prio per interrogarci sul rappor- to tra noi e lui. È possessivo, il nostro lavoro? Ci chiede tanto tempo, troppo tempo? Apriamo un’altra pa- rentesi. Se la cosa non vi scon- volge, provate a sostituire alla parola «lavoro» la parola mo- glie, oppure la parola figli, o ge- nitori, e vi accorgerete che an- che i legami familiari, affettivi, talvolta corrono il rischio di es- sere logorati dalla routine, dal- l’abitudine. Pensateci. Chiusa parentesi. «Tace». Taci Da Enzo Bianchi arriva l’invito ad abitare il silenzio, oltre che a farlo. Non basta smettere di parlare, bisogna imparare a starci dentro, al silenzio. Per riuscirci, non c’è alcun bisogno di prendere l’aereo e scarpinare fino a un villaggio ai piedi del- l’Himalaya, oppure attraversare il Mediterraneo come novelli Ulisse per arrampicarsi sui mo- nasteri del Monte Athos. Se vo- gliamo sperimentare il silenzio, basta approfittare degli spazi che il tempo ci offre. Il mattino presto, per esem- pio. È sufficiente alzarsi mez- z’ora prima del solito, isolarsi fisicamente in un angolo della casa, e non fare niente (atten- zione, però: perché su questo «non fare niente» sono stati scritti quintali di libri, andate in una libreria qualsiasi e cercate lo scaffale «Meditazione», vi renderete conto che il tema è un tantino complesso). Fare silenzio, nella nostra epoca, è difficile perché contro- corrente. Per Enzo Bianchi è la prova più difficile perché siamo inondati di parole, messaggi, suoni, rumori in tutto l’arco del- la giornata e a volte anche di notte.«Al mattino ci si alza e si ascoltano parole, messaggi e musiche che vengono dalla ra- dio e dalla televisione che fanno da sfondo al nostro lavarci, ve- stirci, fare colazione... Poi si va al lavoro, e di nuovo rumori, te- lefonate, messaggi». «Sul posto di lavoro i rumori e le parole sono quelli professionali, aggra- vati da un’atmosfera di fretta che toglie il respiro e una volta a casa continuiamo ad assorbire suoni e immagini di quel mezzo di comunicazione unidireziona- le che è la televisione». «Quiesce». Riposa Il riposo, dunque, può arrivare Il Cammino di Santiago di Compostela resta uno dei viaggi più belli: è scelto ogni anno da decine di migliaia di pellegrini solo se abbiamo sperimentato con successo i primi due passag- gi, il distacco e il silenzio. Solo così il riposo può essere attivo, cioè ristoratore. Enzo Bianchi non lo intende solo come un riprendersi dalle fatiche, ma come un riappacifi- carsi, un riconciliarsi con se stessi, con i propri enigmi, le proprie contraddizioni. In questo numero de laDo- menica proponiamo qualche spunto di riflessione e alcuni consigli e/o indirizzi pratici. Le ipotesi di partenza sono cinque. Viaggiare per ritrovarsi. Viaggiare per costruire/proget- tare la propria vita, la coppia, la famiglia. Viaggiare per trovare Dio (nella natura, nell’arte...). Viaggiare per aiutare gli altri. Viaggiare per ricevere una for- mazione. Vale la pena provarci. Aste- nersi perditempo. di MARCO DELL’ORO la Domenica Il viaggio Riflessioni e alcuni consigli e/o indirizzi pratici. Per ritrovarsi DA PAGINA 45 A 48 Da Enzo Bianchi l’invito a trovare il silenzio: oggi difficile perché controcorrente rRZSEerdH/O3k3vzALRT1F2XWrDcbSdtcOgNGFV6iO4=

DOMENICA 8 MAGGIO 2016 L'ECO DI BERGAMO 45 la Domenica · Il cammino dell'uomo di Martin Buber o Etica e infini-to di Emmanuel Lvinas sono dei classici tanto quanto Sid-dharta di

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L’ECO DI BERGAMO 45DOMENICA 8 MAGGIO 2016

Vacanze Verso l’estate: approfittiamo del tempo dedicato al riposo

FUGGI E CERCATI

É facilissimo andare invacanza, é molto più difficileinventarsi una buona vacanza.Arsenio, uno dei grandi espo-nenti del monachesimo eremi-tico, figura molto popolare trai cristiani orientali, era precet-tore presso la corte dell’impera-tore Teodosio.

Soverchiato dalla fatica di unlavoro che immaginiamo diffici-le, mollò tutto e si ritirò nel de-serto in Egitto (dove poi morìnel 450 d.C.). Mentre pregavaDio di aiutarlo a superare la cri-

si, udì una voce: «Fuge, tace,quiesce». Fuggi, taci, riposati.

Su questo episodio il priore diBose, Enzo Bianchi, ha scrittoun paio di paginette illuminantiche aiutano a capire il senso au-tentico della vacanza.

«Fuge». Fuggi

Anche Abramo sentì una voceche gli diceva: «Leck lecka», Vat-tene. Va verso te stesso. Lasciareil luogo abituale di vita diventadecisivo solo se viviamo il di-stacco in maniera consapevole:significa riconoscere che il luo-go in cui viviamo non ci basta.Ammettere che il modo in cuiviviamo non é sufficiente a dareun senso alla nostra esistenza.Di solito, l’elemento che identi-fica il luogo in cui stiamo é illavoro.

Aperta parentesi: non aspet-tate di avere 60 anni, cioè quan-do sarete alle soglie della pen-sione, per chiedervi che cosa

siete senza il vostro lavoro: po-trebbe essere troppo tardi e leconseguenze nefaste. Chiusaparentesi.

Partire per le vacanze, am-monisce Enzo Bianchi, significaanche affermare la nostra capa-cità di prendere le distanze dallavoro. Qualunque sia il nostrolavoro, anche se ci piace da im-pazzire, è importante distaccar-cene per un certo tempo, pro-prio per interrogarci sul rappor-to tra noi e lui.

È possessivo, il nostro lavoro?Ci chiede tanto tempo, troppotempo? Apriamo un’altra pa-rentesi. Se la cosa non vi scon-volge, provate a sostituire allaparola «lavoro» la parola mo-glie, oppure la parola figli, o ge-nitori, e vi accorgerete che an-che i legami familiari, affettivi,talvolta corrono il rischio di es-sere logorati dalla routine, dal-l’abitudine. Pensateci. Chiusaparentesi.

«Tace». Taci

Da Enzo Bianchi arriva l’invitoad abitare il silenzio, oltre chea farlo. Non basta smettere diparlare, bisogna imparare astarci dentro, al silenzio. Perriuscirci, non c’è alcun bisognodi prendere l’aereo e scarpinarefino a un villaggio ai piedi del-l’Himalaya, oppure attraversareil Mediterraneo come novelliUlisse per arrampicarsi sui mo-nasteri del Monte Athos. Se vo-gliamo sperimentare il silenzio,basta approfittare degli spaziche il tempo ci offre.

Il mattino presto, per esem-pio. È sufficiente alzarsi mez-z’ora prima del solito, isolarsifisicamente in un angolo dellacasa, e non fare niente (atten-zione, però: perché su questo«non fare niente» sono statiscritti quintali di libri, andate inuna libreria qualsiasi e cercatelo scaffale «Meditazione», virenderete conto che il tema è un

tantino complesso).Fare silenzio, nella nostra

epoca, è difficile perché contro-corrente. Per Enzo Bianchi è laprova più difficile perché siamoinondati di parole, messaggi,suoni, rumori in tutto l’arco del-la giornata e a volte anche dinotte.«Al mattino ci si alza e siascoltano parole, messaggi emusiche che vengono dalla ra-dio e dalla televisione che fannoda sfondo al nostro lavarci, ve-stirci, fare colazione... Poi si vaal lavoro, e di nuovo rumori, te-lefonate, messaggi». «Sul postodi lavoro i rumori e le parolesono quelli professionali, aggra-vati da un’atmosfera di frettache toglie il respiro e una voltaa casa continuiamo ad assorbiresuoni e immagini di quel mezzodi comunicazione unidireziona-le che è la televisione».

«Quiesce». Riposa

Il riposo, dunque, può arrivare

Il Cammino di Santiago

di Compostela resta uno

dei viaggi più belli: è scelto

ogni anno da decine

di migliaia di pellegrini

solo se abbiamo sperimentatocon successo i primi due passag-gi, il distacco e il silenzio. Solocosì il riposo può essere attivo,cioè ristoratore.

Enzo Bianchi non lo intendesolo come un riprendersi dallefatiche, ma come un riappacifi-carsi, un riconciliarsi con sestessi, con i propri enigmi, leproprie contraddizioni.

In questo numero de laDo-menica proponiamo qualchespunto di riflessione e alcuniconsigli e/o indirizzi pratici.

Le ipotesi di partenza sonocinque.

Viaggiare per ritrovarsi.Viaggiare per costruire/proget-tare la propria vita, la coppia, lafamiglia. Viaggiare per trovareDio (nella natura, nell’arte...).Viaggiare per aiutare gli altri.Viaggiare per ricevere una for-mazione.

Vale la pena provarci. Aste-nersi perditempo.

di MARCO DELL’ORO

laDomenicaIl viaggio

Riflessioni e alcuniconsigli e/o indirizzi

pratici.Per ritrovarsi

DA PAGINA 45 A 48

� Da Enzo Bianchi l’invito a trovare il silenzio: oggi difficile perché controcorrente

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46 laDomenica L’ECO DI BERGAMO

DOMENICA 8 MAGGIO 2016

��� Ci sono ormai “paradisi” di ogni tipo, anche sotto casa: fiscali, del sesso, degli acquisti»

L’intervista Franco Riva, docente di Antropologia filosofica

USCIRE DA SE STESSIGIULIO BROTTI

Parrebbe che da due mi-lioni di anni – dall’epocain cui Homo erectusgiunse dall’Africa in Asia

e in Europa - la storia dell’uma-nità sia sempre stata segnata daviaggi e migrazioni. Questa stu-pefacente irrequietezza si spie-ga solo con motivi di ordinemateriale, come la necessità diprocurarsi del cibo o di com-merciare? Oppure, su questi bi-sogni si innesta comunque unacomponente «spirituale»? Lo domandiamo a Franco Riva,docente di Antropologia filoso-fica all’Università Cattolica diMilano e autore del volume «Fi-losofia del viaggio» (Castelvec-chi Editore).«Marco Polo – risponde Riva -è andato nelle “Indie”, ossia inCina, come mercante. Ma nelracconto dei suoi viaggi, Il Mi-lione, non ci presenta soltantoil consuntivo di un’aziendacommerciale: parla delle cosemeravigliose che ha visto, innu-merevoli, quasi impossibili daraccontare tutte; parla di paesi,di genti e di culture; parla diincontri e di colloqui. E così faItalo Calvino ne Le città invisi-bili, che si regge su immaginaridialoghi tra Marco Polo e Ku-blai Kan. La componente spiri-tuale si accompagna sempre,inevitabilmente, a motivi più omeno contingenti per viaggia-re. Spesso i bisogni materialiriducono i viaggi a conquista,occupazione, predazione; maperfino in questi casi atrocil’uomo è costretto a uscire da sé,a mettersi in viaggio. La nostraspecie è nello stesso tempo Ho-mo sapiens, oeconomicus e via-

tor. Mai sazio, sempre irrequie-to e sempre in ricerca, l’uomoè per definizione colui che viag-gia».

Può anche succedere che i viaggi e

le vacanze acquisiscano un signifi-

cato quasi «religioso»? C’è chi so-

stiene che l’antica speranza nell’al-

dilà, nel paradiso sia stata oggi so-

stituita dall’immaginario turistico;

che l’attesa delle «cose ultime» si

sia accorciata portandosi sul

weekend a venire, o sulle prossime

ferie estive.

«Certo, nell’epoca della globa-lizzazione tutto si restringe: ilmondo come la cultura, il tem-po come la lingua. Eppure, laquestione è più complicata, ri-spetto all’interpretazione chelei ha esposto. L’immaginarioturistico per un verso deprimela speranza nell’aldilà, l’attesadelle cose ultime, e lascia crede-re così che il paradiso sia a por-tata di mano, che sia questionedi tempo libero o di vacanze. Cisono ormai “paradisi” di ognitipo, più o meno sotto casa: pa-radisi turistici, fiscali, del sesso,degli acquisti, eccetera chespesso si confondono tra di lo-ro. Per un altro verso, è anche

vero che proprio l’immaginarioturistico tiene in vita e potenziaciò senza di cui non esisterebbela nostra specie: l’andare al di làdell’ovvio e dell’immediato, l’ir-requietezza profonda, il biso-gno d’altro e degli altri. In modimagari massificati e commer-cializzati, perfino contraddit-tori, questo immaginario dàanima all’anima, respiro al re-spiro. Il turismo tiene in vita ilpensiero che non si è mai deltutto dove si è, come si è».

Che siamo sempre in ricerca, ap-

punto?

«Sì, è così. D’altra parte, se l’uo-mo non fosse animato da unaspinta inarrestabile ad andareverso l’altro, quale speranza disuccesso potrebbero mai averele pubblicità turistiche, qualepossibilità d’impatto? Da que-sto punto di vista, è significati-vo che l’offerta in questo campovada sempre più differenzian-dosi, che si propongano al pub-blico nuove mete, nuovi modi

per viaggiare. Tutto questo nonsi spiegherebbe, se in ognuno dinoi non ci fosse l’aspirazione aun Altrove».

Rimane vero che anche la versione

più spirituale del viaggio, il pelle-

grinaggio, è sempre esposta al ri-

schio della «mercificazione». Oggi

molti considerano «trendy» il Cam-

mino di Santiago o un soggiorno sul

Monte Athos.

«Tutto si può percorrere comevariante povera o come varian-te chic di un viaggio autentico.Ricordo che, durante un’escur-sione estiva a quota 3.000 me-tri, vidi qualcuno del posto checercava di salire a piedi nudi,secondo una tradizione localedi pellegrinaggio alla croce del-la cima; ma c’era pure un turistache calzava delle costose scarpealla moda, forse non del tuttoadatte alla circostanza. Tutto sipuò equivocare, tutto può esse-re ridotto a un parco dei diverti-menti: anche i monasteri delleMeteore in Grecia, il Camminodi Santiago, la Settimana Santain Sicilia, l’ospitalità nei con-venti. Anche un viaggio spiri-tuale si può intraprendere perconfermare se stessi più che perandare verso l’altro da sé».

Non basta l’idea di prendersi una

pausa dalla frenesia dei giorni la-

vorativi.

«No, non basta il desiderio didisintossicarsi per un paio digiorni, di “ritrovare se stessi”,di stare per un po’ in silenzio,lontani da un mondo ingolfatodi parole. Come fanno tristezzai luoghi dello spirito assimilatia cliniche della salute mentale.Sicuramente il silenzio fa benee la frugalità pure. Ma bisogna

stare attenti a che, in una prete-sa “vacanza dello spirito”, nonsia proprio lo spirito ad andar-sene in vacanza. Perché non c’èspirito – non c’è viaggio – nellapura conferma di sé. Quanto alrischio di “mercificazione” a cuilei alludeva, la storia è lunga: inOccidente come in Oriente, aRoma come a Lhasa, in Tibet, ipellegrinaggi sono sempre statiaccompagnati da attività com-merciali, che pure assolvonouna funzione. Dove c’è il tempioc’è il mercante, è ovvio. Il guaioè quando il tempio esiste soloin funzione del mercante».

Ci sono delle regole, comunque,

perché un viaggio o una vacanza

spirituale non si riduca al volo di un

calabrone, di fiore in fiore?

«È presto detto. Ricorro per co-modità alle mie ironiche “rego-le del viaggio”, che valgono be-nissimo anche per le vacanzedello spirito. Primo: viaggiareè lasciarsi incontrare dall’altro.Secondo: di fronte all’altro –

nella meraviglia, nella crisi,nell’esperienza dell’infinito – siparte veramente per un viaggio.Terzo: viaggiare è restare inviaggio. Quarto: non si viaggianella pura conferma di sé.Quinto: si nasce a se stessi nel-l’uscita da sé, nella fatica di unviaggio. Sesto: si viaggia soloquando si crede in un Altrove.Settimo: senza una responsabi-lità (per l’altro) non c’è viaggio.Ma poi, ironia nell’ironia, nondimentichiamoci di un’ottavae ultima regola, la più impor-tante, perché riassume in sétutte le altre: per andare versoil Fuori, l’Altrove bisogna sapermettere in discussione un ec-cesso di regole».

Le chiederemmo anche una minima

«bibliografia filosofica» da cui un

viaggiatore spirituale potrebbe

trarre profitto, prima di partire o

durante il suo percorso.

«I titoli possibili sono tanti. Leregole che ho appena citatovengono dal mio Filosofia delviaggio. Il cammino dell’uomodi Martin Buber o Etica e infini-to di Emmanuel Lévinas sonodei classici tanto quanto Sid-dharta di Hermann Hesse, Lapasseggiata di Robert Walser oLa strada di Kerouac. Interes-sante è L’idiota in viaggio. Sto-ria e difesa del turista del socio-logo Jean-Didier Urbain. Maperché trascurare i prototipidel viaggio, che può essere cir-colare (come per Ulisse, nel-l’Odissea) o lineare (nel caso diAbramo, in Genesi)? Perché,ancora, non leggere l’Esodo,questo grande racconto di usci-ta, rottura, cambiamento e con-versione?»

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Riva

��� L’immaginario turistico deprime la speranza dell’aldilà, l’attesa delle cose ultime»

��� Tutto si può equivocare, tutto può essere ridotto a un parco dei divertimenti»

��� Non basta il desiderio di disintossicarsi per un paio di giorni perritrovare se stessi»

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L’ECO DI BERGAMO

laDomenica 47DOMENICA 8 MAGGIO 2016

��� C’è un viaggiare con i sensi, sentire suoni nuovi, ascoltare parole dalla musica nuova»

L’intervista Mariapia Veladiano, scrittrice

SEGUI IL DESIDERIO

Un viaggiatore e narrato-re dalla profonda spiri-tualità, l’inglese BruceChatwin, descriveva

così il territorio degli sherpa delNepal, ai piedi del monte Eve-rest: «Ogni pista è contrassegna-ta da cumuli di sassi e bandiereda preghiere, messi lì a rammen-tare che la vera casa dell’Uomonon è una casa, ma la Strada, eche la vita stessa è un viaggio dafare a piedi». Lo stesso Chatwin – che per sévolle un funerale secondo il ritodella Chiesa ortodossa – ribadi-va la sua preferenza per il noma-dismo rispetto alla stanzialitàricordando una visita al MuseoEgizio del Cairo: «Vedevo file efile di maschere dei faraoni. E michiesi: dove sono le maschere diMosè? Credo sia stato in quelmomento che incominciai aprovare simpatia per chi non silascia dietro del ciarpame. E ca-pii che a me interessava l’altrafaccia della medaglia». Viaggiare, dunque, è davverouna necessità dello spirito? Co-me si può conciliare la spinta arecarsi altrove, il desiderio diammirare il mondo da una pro-spettiva nuova, con l’antico pre-cetto dalla saggezza monasticaper cui l’uomo non dovrebbefuggire lontano da se stesso, macercare la verità nel fondo dellapropria anima? Sul possibile si-gnificato spirituale e religiosodei viaggi e delle vacanze abbia-mo interpellato una delle scrit-trici contemporanee più sensi-bili al rapporto tra gli affettiumani, la bellezza degli ambien-ti naturali e la dimensione dellafede, Mariapia Veladiano, autri-ce di «La vita accanto», «Il tem-po è un dio breve», «Ma come tu

resisti, vita» (pubblicati da Ei-naudi) e di «Una storia quasiperfetta» (Guanda). «Qui si parla di un viaggiare cheè assoluto privilegio – sottolineaMariapia Veladiano -, non delviaggiare inevitabile della mi-grazione per necessità o dellafuga dalla guerra o dalla perse-cuzione: questo viaggiare è latraccia visibile e tremenda del-l’ingiustizia, di una terra eun’umanità che non hanno sa-puto costruire il giardino dellaconvivenza. Il viaggiare libero èstoricamente legato al benesse-re e alla cultura. Viene dalla cu-riosità, dalla ricerca di un sé con-sapevole di abitare un mondopiù grande di quello in cui si ècresciuti. Viaggiare è trovare una distanza da cui leggere lanostra realtà, è riconoscere ladiversità come respiro normaledella vita, è vivere bellezze di-verse, sorpresi da qualcosa chenemmeno potevamo immagina-re. Certo che la verità su noistessi può essere trovata in moltimodi, ma la strada è semprequella di accettare il movimento,un movimento metaforico o rea-le, ma sempre un viaggio è que-sto essere veri perché coincide

con l’esser vivi, capaci di acco-gliere il movimento della vita. Lavita non è mai immobile».

Ci sembra che nei suoi libri e nei suoi

articoli ricorrano spesso descrizioni

e allusioni a quelli che parrebbero

essere i «luoghi dello spirito» da lei

prediletti, dalle montagne dell’Alto

Adige alle città universitarie tede-

sche. Sperando di non essere troppo

intrusivi: qual è, in assoluto, il luogo

a lei più caro?

«Quello a Parigi è stato un viag-gio che ha segnato un prima e undopo nella mia vita. Andare aParigi a vent’anni partendo dauna provincia piuttosto pruden-te (quella di Vicenza, ndr.), da unliceo buono e serenamente ap-pagato del suo riprodursi sem-pre uguale nei decenni è stato unterremoto. Parigi è il centro delmondo. Ho incontrato la bellez-za assoluta dei musei, delle seresulla Senna, dei libri ovunque,modernità accostata al passatocon una audacia accolta comenormalità del costruire il mon-

do. E poi lo schianto con la po-vertà visibile ovunque. Ricchez-za e povertà. Bellezza e miseria.E vita vita vita. Ho imparato atenere insieme tutto della vita.A non avere paura. Ad avere unapercezione fortissima del privi-legio di essere nata nella partefortunata del mondo e ad esseregrata, ad avere sempre presenteche questo è privilegio e che bi-sogna riparare l’ingiustizia. Tut-to questo è venuto da un viaggio.Poi sono andata a Parigi ancoradecine di volte, anche solo perun giorno, a ritrovare questosentimento e a ringraziare. Labasilica del Sacré-Coeur, aMontmartre, è per me una metadi pellegrinaggio. Anche lettera-rio. Là passeggiavano JacquesMaritain e Léon Bloy. Nel temposi è aggiunta la montagna, so-prattutto la montagna d’inver-no, come luogo del cuore. In altamontagna scrivo e cerco i piedidel trono di Dio».

Oltre che una letteratura, non vi è

anche una «mitologia» – in senso

deteriore – dei viaggi? Capita che si

vada a Roma o ad Agra non per visi-

tare San Pietro o per contemplare

il Taj Mahal, ma per farsi fotografare

avendo questi edifici sullo sfondo.

Forse pensando a comportamenti

del genere, Sartre faceva dire al pro-

tagonista de «La nausea» che di

viaggi e di avventure proprio non

ne esisterebbero: da un luogo geo-

grafico a un altro, noi porteremmo

solo la nostra insoddisfazione («E

poi tutto si assomiglia – conclude

Antoine Roquentin -: Shanghai, Mo-

sca, Algeri, in capo a una quindicina

d’anni è tutto uguale»).

«C’è un viaggiare con i sensi, unsentire suoni nuovi, vedere colo-ri nuovi, ascoltare parole dalla

musica nuova e diversa, i movi-menti delle persone. Questoviaggiare ci cambia sempre. Poicerto c’è un viaggiare distratto.Il trascinare la propria insoddi-sfazione può capitare oggi che ilviaggiare è facile, non è la con-quista di mesi di risparmi, disogni, di un fare e disfare pro-grammi e itinerari che diventagià un conoscere prima di parti-re. Può esserci un consumismodel viaggio, come c’è per la cultu-ra, per i forzati dei musei e dellemostre di moda; o come c’è perl’amore, che è “eterno” per qual-che mese ed è sempre da esibiree raccontare sui social. È il ri-schio di una modernità veloceche frulla un po’ tutto. Ma viag-giare rimane sempre una buonaidea».

Nell’ipotesi che a viaggiare vera-

mente si riesca, che tutto non si ridu-

ca a stordimento o ai souvenir da

acquistare al volo per poterli poi

mostrare agli amici: quale sarebbe

l’atteggiamento caratteristico di un

vero pellegrino, di un «viaggiatore

spirituale»?

«La capacità di seguire il proprioviaggio immaginato, sognato, con tutta la libertà possibile.Possibile perché sarebbe artifi-cioso anche lo sforzo di lasciarequi i pensieri. Come si fa a lascia-re i pensieri? Si parte con tuttoquel che siamo. Ma seguendo undesiderio. Vedere le nevi eterne(parlo per me, vorrei tanto anda-re in Tibet), entrare in una cul-tura che affascina: conosco per-sone che sono andate in Islandao in Nuova Zelanda sulla stradadi questo sogno. Il viaggio spiri-tuale è semplicemente il viaggioche ci trasforma e ci fa ricono-scere quel che siamo e che tal-volta dimentichiamo di essereperché la nostra vita è un vorticetroppo esigente».

Si può riuscire a viaggiare «ogni

giorno», anche dopo che si è fatto

ritorno a casa? A trovare la novità

dello spirito non solo sulle Dolomiti

o ad Assisi, ma pure nelle aree più

grigie e disanimate delle nostre cit-

tà, nei «nonluoghi» di cui parla l’et-

nologo Marc Augé?

«È una conquista. Parte da unatto di volontà e richiede unadisciplina. Lo spazio della pre-ghiera o della meditazione osemplicemente del passeggiarecome appuntamento con noistessi, un vedere il mondo che cicirconda. Poi può diventare ha-bitus, può trovare una proprianaturalezza questo piccolo verovivere illuminazioni quotidianeche possono essere il senso di unevento, una piccola gioia trovatanella bufera dei giorni. Ma nonviene da solo. Oggi è davvero unaconquista». G. B.

Mariapia Veladiano

��� Viaggiare è sentirsi vivi, accogliere il movimento, la vita non è mai immobile»

��� La nostra vita è un vortice troppo esigente, dobbiamo trovare la forza di fermarci»

��� Il viaggio spirituale è semplicemente il viaggio che ci trasforma»

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48 laDomenica L’ECO DI BERGAMO

DOMENICA 8 MAGGIO 2016

Itinerari & proposte I consigli di parrocchie e istituti religiosi

bergamaschi per una vacanza che riempia lo spirito

L’EREMO, L’INDIAE SAN BENEDETTO

Nella diocesi di Bergamosono numerose le pro-poste di parrocchie, isti-tuti religiosi e associa-

zioni per chi cerchi momenti dipreghiera, di spiritualità o di con-divisione nel corso delle ferie estive. Particolarmente notevole,non solo dal punto di vista del numero dei partecipanti, è il pro-getto della Caritas «Giovani peril Mondo», rivolto a persone dai18 ai 35 anni: dal 2001 centinaiadi ragazzi e ragazze hanno avutomodo di soggiornare e prestareun servizio in 16 Paesi, dall’Alba-nia alla Bolivia, dall’Etiopia al-l’Indonesia, in aggiunta ad alcunelocalità dell’Italia centromeri-dionale. Paola Amigoni, sociologa, un ma-ster in «diritti dell’uomo ed eticadella cooperazione internazio-nale» conseguito presso l’Uni-versità di Bergamo, era già stataa suo tempo nel primo gruppo digiovani che avevano aderito al-l’iniziativa: «L’obiettivo – affer-ma - è di far sì che dei ragazzi bergamaschi possano vivere del-le esperienze significative di ser-vizio agli altri in situazioni anchedifficili, o decisamente critiche.Quest’anno, per esempio, alcunigruppi si recheranno in aree di transito di profughi e migranti,in Grecia e in Francia, a Calais; altri soggiorneranno alla perife-ria di Firenze, o nel quartiere diScampia a Napoli, o in India, nel-l’Andhra Pradesh, ad Arugolanu,dove le Suore Orsoline di Soma-sca hanno una casa per bambinee una scuola». Referente del progetto «Giovaniper il Mondo» è da un paio d’anniRoberta Messina, 26 anni, laure-ata in Filosofia: «Dal mese di marzo – spiega - i partecipanti frequentano un ciclo di incontriin cui si approfondiscono le moti-vazioni personali dei singoli e siviene informati sulle realtà pres-so le quali si presterà servizio. Allargando lo sguardo, vengonoperò anche presi in esame i “con-flitti dimenticati”, le disparità trail Nord e il Sud del pianeta, il ruolo dei pregiudizi. Come esten-sione del progetto principale,inoltre, è nato “Umanimondo”:alcuni volontari che hanno già compiuto dei viaggi mettono quanto hanno appreso a disposi-zione delle comunità parrocchia-li, organizzando ulteriori attivitàdi formazione».Per quanto riguarda i pellegri-naggi in senso proprio don Gianluca Salvi, che dirige l’ufficiodiocesano preposto a questo am-bito della pastorale, segnala alcu-ne opportunità per i mesi a veni-re: «Vi è la possibilità di percorre-re a piedi o in bicicletta il “Cam-mino di san Benedetto”, che va daNorcia a Montecassino, o quellodi san Francesco, da La Verna a

Poggio Bustone attraverso la To-scana, l’Umbria e il Lazio. Ricor-derei anche, per i giovani tra i 22e i 30 anni, la proposta delle Fra-ternità monastiche di Gerusa-lemme di trascorrere un periodopresso l’eremo di Gamogna, sul-l’Appennino Romagnolo». Con il supporto dell’agenzia OvetTour Operator, l’ufficio per la pa-storale dei pellegrinaggi pro-muove anche una serie di viaggiin diverse località italiane e al-l’estero, «per esempio in Armenia– spiega don Salvi -, un Paese diantichissima tradizione cristiana

in cui si tramanda però anche lamemoria del genocidio consu-matosi durante la Prima guerramondiale per mano dell’esercitoturco. Facendo tappa a Spitak, epicentro di un terribile terre-moto nel 1988, è possibile incon-trare le suore di Madre Teresa, mentre nella capitale Erevan visono i Padri Mechitaristi, presen-ti anche nella laguna di Venezia,sull’isola di San Lazzaro». Visitando invece Vilnius, la capi-tale della Lituania, si comprendeil motivo per cui questa città erastata definita la «Gerusalemmedel Nord»: «A Vilnius viveva unagrande comunità ebraica – spiegadon Gianluca Salvi -, poi stermi-nata nel corso della Shoah. Qui risiedette anche suor Maria Fau-stina Kowalska, canonizzata nel2000 e conosciuta in tutto ilmondo come l’“apostola della Di-vina Misericordia”. Compiendo un pellegrinaggio inLituania è pure d’obbligo una vi-sita alla “Collina delle Croci”, unapiccola altura su cui si ergono appunto numerosissime croci divarie dimensioni, a testimonian-za della fede che quel popolo hamantenuto anche dopo l’annes-sione della Lituania all’Unione Sovietica». Giulio Brotti

� Con il supporto della Ovet l’ufficio pellegrinaggi propone mete in Italia e all’estero

� A Spitak in Armenia si incontrano le suore di Madre Teresa di Calcutta

Il Mont Saint Michel, in Francia, una delle mete preferite dai turisti di tutto il mondo, luogo di straordinario fascino

L’AGENDA DELLA SETTIMANA

LUNEDÌSAN BARTOLOMEO Nel centro

culturale domenicano, alle 18 incon-

tro di Teologia. Padre Tommaso Reali

op parla su «Accompagnare, discer-

nere e integrare la fragilità».

MARTEDÌTERNO D’ISOLA Dalle 20,30 alle

22.30 quarto incontro dell’itinerario

formativo biennale catechisti per

adulti (2° anno) su «Errare: genitori

dell’iniziazione cristiana».

BONATE SOTTO Nel centro cultu-

rale, alle 20,45, nell’ambito del ciclo

di incontri «I 15 giorni del lavoro»,

Stefano Remuzzi parla su «Essere

migranti: migrazioni e globalizzazio-

ne».

GIOVEDÌSEMINARIO Dalle 17,30 di oggi

fino al primo pomeriggio di sabato,

incontro vocazionale per giovani su

«È il Signore! (Gv 21, 7). Venite a man-

giare?».

SAN FERMO Alle 20,30, «Insieme

verso la Pentecoste», proposto dal

donne nel Medioevo»

CLARISSE Nel monastero di Boc-

caleone, dalle 17,30 alle 22 ultimo

appuntamento del ciclo di incontri «I

sabati della misericordia» organiz-

zati per celebrare il Giubileo.

DOMENICA 15 MAGGIOCONSULTORIO SCARPELLINIDalle 15,30 alle 18,30, a cura dell’ Uffi-

cio diocesano pastorale della fami-

glia e dell’Azione cattolica, è previsto

l’ultimo incontro del laboratorio della

fede «Amori in corsa» per giovani

sposi sul tema: «Onorare il padre e la

madre nei tempi dell’autonomia della

coppia».

AZIONE CATTOLICA Dalle 15

alle 18,30, nella casa delle Piccole

apostole della scuola cristiana (via

Nullo, 48) ultimo incontro di «Amori

in corso» su «L’impegno: condividia-

mo il nostro pane».

AVVISIWEEKEND BIBLICO Si terrà dal

17 al 19 giugno nella casa Stella Mat-

tutina a Rota Imagna.

segretariato attività ecumeniche.

VENERDÌSANT’AGOSTINO A cura di Universi-

tà e Fondazione Papa Giovanni XXIII, no-

no incontro di «Società e storia del cristia-

nesimo». Alle 16 don Ezio Bolis e A. Persi-

co parlano su «La posizione del magistero

di Pio XII: L’enciclica Humani generis».

UNIVERSITÀ Alle 19, nella chiesa par-

rocchiale di Sant’Andrea, ultimo incontro

di «Sulla soglia. Scrittura e risonanze»

con la regista Chiara Cremaschi e don

Gianluca Marchetti, cancelliere della Cu-

ria.

SABATOCURIA In Sala Papa Giovanni, convegno

sul vescovo Giacomo Maria Radini Tede-

schi, dalle 9,30 e ripresa dalle 14,30.

SEMINARIO Quinto incontro del corso

per addetti ad archivi e biblioteche par-

rocchiali. Dalle 9,30 alle 12,30: «Mostre

documentarie». Dalle 13,30 alle 16: labo-

ratorio.

S. MARIA MAGGIORE Alle 16 secon-

do incontro del «Maggio in basilica». Ma-

ria Teresa Brolis parla su «Maria e le

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