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Dove vogliamo andare, dove no, e per fare cosa? Risultati preliminari del primo Questionario sull'identità Rotariana - SEFF 2013 Dr Sandro Rosseti, R.C. Firenze Sud Introduzione Definire il Rotary, non è cosa semplice. Al di là dei Principi Guida delineati dal R.I. che tutti conosciamo 1 ed ai quali ci sforziamo di aderire,, essa è un'Istituzione in movimento, in cui l'applicazione di quei medesimi principi, specie nella sua espressione periferica, il Club, non sempre avviene in maniera univoca, tanto da definire talvolta realtà territoriali pensate come Rotariane, e purtuttavia lontane dall'esserlo. Magari efficienti, anche efficaci, ma aderenti ai principi Rotariani per lo più nei soli aspetti formali. Lasciando da parte quelle realtà che volutamente decidano di discostarsi da quei principi, il fenomeno interessante in tutte le altre, la cui numerosità è maggiore di quanto ognuno di noi pensi, è che questo non viene percepito al loro interno: se chiedete ai Soci di quei Club a cosa appartengono, essi vi risponderanno senza esitazione: Al Rotary! E a modo loro, hanno ragione: tutto intorno a loro parla di Rotary: le conviviali, il distintivo, gli stendardi, gli inni... Benvenuti nel mondo delle Rappresentazioni che si suppongono condivise 2 , cioè quelle immagini mentali condivise da una comunità (nel nostro caso quella dei Rotariani, ma è un funzionamento psichico generale) che definiscono l'essenza di un'idea, di un concetto, senza che vi sia bisogno di ridefinirla, approfondirla, verificarla: se Vi chiedo di pensare ad un Cane, ognuno di voi sa ovviamente a cosa mi riferisco, e ci intendiamo subito. Ma il Cane che io ho in mente sarà con ogni probabilità diverso dal Cane di ognuno di Voi: più piccolo, più grande, con meno pelo, bianco e nero, da caccia, da salotto...Forse che uno di questi, quello di Giorgio Rossi ad esempio è più vero degli altri? Certo che no, l'idea di Cane comprende tutte quelle Rappresentazioni, ed esse sono contemporaneamente tutte vere: come un Testo comprende tutte le sue parti, esse possono essere accolte tutte insieme, come un Testo unico che descrive con buona approssimazione l'idea di Cane . Ora, con i Cani è facile...pulce più, pulce meno, quattro zampe, una coda, un muso ce l'hanno tutti. Ma la comunicazione fra gli esseri umani riguardo entità più astratte diventa scivolosa. Flahault riporta l' esempio del Giardino dell'Eden, luogo certo ambito, ma dove nessuno di noi è mai stato: esso esiste solo nella nostra mente, e non possiamo rappresentarcelo se non attraverso l'iconografia pittorica, le Scritture e quanto di esso resta nella Tradizione. La storia la sappiamo, Adamo, Eva, il Serpente, la Mela, la Cacciata.. Ecco, ciò sapendo, la domanda è questa: Quanti alberi "importanti" ci sono nel Giardino? Ovviamente uno, diranno in molti, avendo in mente l'iconografia, le storie, le nonne, il catechismo di quando eravamo piccoli... Invece no: di Alberi, dicono le Scritture, ce ne sono due: l'Albero della Vita, e quello della Conoscenza del Bene e del Male. La Mela deriva da quest'ultimo, e su quest'ultimo da sempre si centra l'iconografia e non solo: essa mirava a trasmettere un'idea precisa, quella del Peccato Originale, e non era interessata all'Albero della Vita. Il dare per scontato che di alberi ce ne sia uno soltanto riflette questa scelta comunicativa, è una Rappresentazioni che si suppone condivisa, e a differenza dell'esempio del Cane di cui sopra, essa è discorde rispetto alla fonte, in questo caso, le Scritture. Possiamo dire di essa anche che sia errata? Non propriamente: non essendo nessuno di noi mai stato a visitare l'Eden, non potremo arrivare a dir questo. 1

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Dove vogliamo andare, dove no, e per fare cosa?

Risultati preliminari del primo Questionario sull'identità Rotariana - SEFF 2013

Dr Sandro Rosseti, R.C. Firenze Sud

Introduzione

Definire il Rotary, non è cosa semplice.Al di là dei Principi Guida delineati dal R.I. che tutti conosciamo1 ed ai quali ci sforziamo di

aderire,, essa è un'Istituzione in movimento, in cui l'applicazione di quei medesimi principi, specie nella sua espressione periferica, il Club, non sempre avviene in maniera univoca, tanto da definire talvolta realtà territoriali pensate come Rotariane, e purtuttavia lontane dall'esserlo. Magari efficienti, anche efficaci, ma aderenti ai principi Rotariani per lo più nei soli aspetti formali.

Lasciando da parte quelle realtà che volutamente decidano di discostarsi da quei principi, il fenomeno interessante in tutte le altre, la cui numerosità è maggiore di quanto ognuno di noi pensi, è che questo non viene percepito al loro interno: se chiedete ai Soci di quei Club a cosa appartengono, essi vi risponderanno senza esitazione: Al Rotary! E a modo loro, hanno ragione: tutto intorno a loro parla di Rotary: le conviviali, il distintivo, gli stendardi, gli inni...

Benvenuti nel mondo delle Rappresentazioni che si suppongono condivise2 , cioè quelle immagini mentali condivise da una comunità (nel nostro caso quella dei Rotariani, ma è un funzionamento psichico generale) che definiscono l'essenza di un'idea, di un concetto, senza che vi sia bisogno di ridefinirla, approfondirla, verificarla: se Vi chiedo di pensare ad un Cane, ognuno di voi sa ovviamente a cosa mi riferisco, e ci intendiamo subito.

Ma il Cane che io ho in mente sarà con ogni probabilità diverso dal Cane di ognuno di Voi: più piccolo, più grande, con meno pelo, bianco e nero, da caccia, da salotto...Forse che uno di questi, quello di Giorgio Rossi ad esempio è più vero degli altri? Certo che no, l'idea di Cane comprende tutte quelle Rappresentazioni, ed esse sono contemporaneamente tutte vere: come un Testo comprende tutte le sue parti, esse possono essere accolte tutte insieme, come un Testo unico che descrive con buona approssimazione l'idea di Cane .

Ora, con i Cani è facile...pulce più, pulce meno, quattro zampe, una coda, un muso ce l'hanno tutti. Ma la comunicazione fra gli esseri umani riguardo entità più astratte diventa scivolosa. Flahault riporta l' esempio del Giardino dell'Eden, luogo certo ambito, ma dove nessuno di noi è mai stato: esso esiste solo nella nostra mente, e non possiamo rappresentarcelo se non attraverso l'iconografia pittorica, le Scritture e quanto di esso resta nella Tradizione.

La storia la sappiamo, Adamo, Eva, il Serpente, la Mela, la Cacciata..Ecco, ciò sapendo, la domanda è questa: Quanti alberi "importanti" ci sono nel Giardino?

Ovviamente uno, diranno in molti, avendo in mente l'iconografia, le storie, le nonne, il catechismo di quando eravamo piccoli... Invece no: di Alberi, dicono le Scritture, ce ne sono due: l'Albero della Vita, e quello della Conoscenza del Bene e del Male.

La Mela deriva da quest'ultimo, e su quest'ultimo da sempre si centra l'iconografia e non solo: essa mirava a trasmettere un'idea precisa, quella del Peccato Originale, e non era interessata all'Albero della Vita. Il dare per scontato che di alberi ce ne sia uno soltanto riflette questa scelta comunicativa, è una Rappresentazioni che si suppone condivisa, e a differenza dell'esempio del Cane di cui sopra, essa è discorde rispetto alla fonte, in questo caso, le Scritture. Possiamo dire di essa anche che sia errata? Non propriamente: non essendo nessuno di noi mai stato a visitare l'Eden, non potremo arrivare a dir questo.

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Ecco, il discorso sul Rotary e sui Club si gioca qui, in un insieme di Rappresentazioni che lo definiscono, la cui raccolta ed esplicitazione può aiutare ognuno di noi a riflettere sulla nostra esperienza al suo interno, e chiarire, a noi stessi prima di tutto, che cosa proponiamo quando cerchiamo di cooptare qualcuno al nostro interno.

Cosa cercare, come comprendere

Poiché stiamo parlando di Rappresentazioni, e non di entità direttamente misurabili, l'indagine dovrà necessariamente essere qualitativa, non quantitativa. Il metodo, quello di inviare un questionario breve, a risposte aperte. Avute le risposte, analizzarle (proveniendo da membri della stessa Comunità, esse si raggrupperanno comunque intorno a certi concetti) e riunirle in ambiti semantici di livello superiore, che comprendano espressioni diverse di uno stesso concetto. Se ad esempio un Socio mi risponde di volere un Club meno formale, ed un altro che lo vuole meno ingessato, riunirò i due concetti, ognuno contando un punto, sotto il primo. Perderò così facendo in sfuamture, ne guadagnerò in chiarezza.

Il Questionario è molto semplice: si chiede ai Soci di dire in forma anonima, e con una o poche parole, cosa vorrebbero di Più e di Meno per il loro Club, e Per cosa ritengono esso debba esistere. Lo stesso, sul retro, per il Rotary (Fig. 1). Si indaga cioè una dimensione locale, che si presume più o meno vissuta, ed una generale, spesso solo immaginata.

Accanto a questo si chiede età, sesso, anni di appartenenza al Rotary, e se si ricoprano o si siano ricoperte cariche istituzionali nel Club e/o nel Distretto.

Figura 1

La scelta di non chiedere direttamente cosa rappresenti il Club ed il Rotary per ognuno dei Soci deriva, oltre che dalla certezza che il materiale raccolto sarebbe stato più stereotipato, e dunque meno utile alla comprensione, da un'osservazione banale: chiunque appartenga ad un'Istituzione, prima o poi, inizierà a criticarla. Basta andare ad un Caminetto, ad una Conviviale, ad un Seminario Distrettuale, ma anche in un Circolo Sportivo, o di Scacchi, ed un flusso di più, di meno, di per, ci accoglie. Sono pochi coloro che si dichiarano soddisfatti dello status quo.

Indagare questi aspetti non solo dà un'idea dei desiderata dei Soci , dato questo utilissimo per qualsiasi programmazione, ma dipinge, come il negativo di una pellicola fotografica ciò che il Club, ed il Rotary sono, o per meglio dire, la loro rappresentazione.

Un fatto è importante tenere a mente: nelle risposte non ne troveremo nessuna sbagliata, per i motivi anzidetti: tutte saranno contemporaneamente vere, ed insieme andranno considerate.

La presentazione dei risultati avverrà creando quelle che si chiamano Clouds of Words, Nuvole di parole3. In questo grafici, tanto maggiore è il corpo del carattere del termine

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rappresentato, tanto maggiore è la frequenza con la quale tale termine ricorre. Così, se in un testo ricorre venti volte la parola gatto, e solo 5 la parola cane, nella rappresentazione finale la parola GATTO sarà proporzionalmente più grande della parola cane.

Il questionario, in questa forma, è stato presentato come studio pilota nell'A.R. 2011-2012 (Presidente Carlo Moretti) ai Soci del R.C. Firenze Sud, di cui mi onoro di far parte, ed i risultati sono stati in linea con quelli sotto riportati.

Un'idea di Club, un'idea di Rotary, e dunque: Risultati

Il Distretto 2071 conta poco più di tremila Soci.Hanno risposto in 101, e fra questi solo due donne. Certo, l'invio è stato viziato da alcuni problemi tecnici e di tempistica, e l'evento non è stato

forse adeguatamente pubblicizzato.Ma le risposte sono poche, e questo è di per sé, anche tenendo conto delle difficoltà di cui

sopra, un primo dato, il cui significato lascio ad altri interpretare.

Vediamo dunque chi ha risposto: l'età media è poco superiore ai 62 anni, in linea con le medie del Distretto; oltre la metà dei Soci che hanno risposto ha almeno 10 anni di appartenenza al Rotary, e la metà di questi vi appartiene da oltre 20 anni. Non basta: solo 3 Soci su 101 non hanno mai avuto incarichi nel Club o nel Distretto.

E' dunque un campione qualificato. Persone cioè che il Rotary, ed il Club hanno vissuto e vivono dal di dentro, e che volentieri hanno accolto la richiesta di contribuire a far capire cosa sia per i Soci questa Istituzione. Non solo, ma per quanto piccolo sia il numero, essi, per le considerazioni di cui sopra, esprimono come voce unica quegli aspetti che caratterizzano l'esperienza rotariana.

Cosa ci raccontano questi nostri amici?Dovete immaginare il primo grafico come se fosse la descrizione di ciò che si sente per

esempio ad un Caminetto, girando fra i gruppetti di Soci. Esso comprende tutte le risposte (Fig. 2).

Figura 2Suona familiare, no? A cominciare da quel Non Risponde centrale, che segnala, come ho

detto, il termine che ricorre con maggiore frequenza nelle risposte. Esso allude al fatto che di vita Rotariana non si parla abbastanza, né in positivo, né in negativo, né per ricordarsi perchè siamo lì. Si fa Rotary, se si fa, ma non si riflette sul Rotary.

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Vediamo di scomporre il brusio, e cominciamo dal Club, espressione periferica ed imprescindibile del Rotary.

Anzitutto, vediamo cosa ci rispondono i nostro Soci quando chiediamo loro di dirci cosa vorrebbero in Più per il loro Club (Fig. 3)

Figura 3

Come vedete, i termini che ricorrono con maggiore frequenza attengono alla Partecipazione, ed all'Attività del Club, ed all'età. L'immagine di Club che ne esce, il Club che i Soci vorrebbero, è dunque un organismo vivo, inserito nella realtà in cui opera, e giovane. Colpisce, e non è un caso, l'attenzione alla necessità di Formazione Rotariana, della quale non dovrebbe essere necessario ricordarsi

Vediamo adesso cosa vorrebbero Meno (Fig. 4)

Figura 4

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Le risposte disegnano il desiderio di un Club più agile, più unito, meno centrato su sè stesso e sull'aspetto conviviale dell'incontrarsi ("Qualunque dopolavoro è in grado di organizzare cene", risponde un Socio).

Un'altro dato che salta agli occhi è che aumenta il numero di coloro che non rispondono, co solo alcuni che affermano di apprezzare il Club così com'è. I Non Responders, che sono qui superiori al gruppo precedente, in quale categoria vanno inquadrati, dunque? Fra coloro ai quali il Club va bene com'è, al punto da non sentire il bisogno di fare alcuna critica, seppure costruttiva, o fra quelli che realmente non sanno cosa rispondere, forse poiché manca in essi un'abitudine (non certo la capacità!) a riflettere in maniera critica sulla vita di Club? Come dicevo prima, non ci sono risposte univoche qui, solo spunti di riflessione, e dunque lascio a voi la decisione finale.

Fermiamoci un momento a riflettere: quello che i Soci descrivono, in queste risposte e nelle precedente, non è il Club per come è, ma per come lo vorrebbero.L'immagine del Club è come dicevamo prima, il negativo fotografico di queste: e dunque, ciò che i Soci hanno risposto mostra un Club centrato su sé stesso, legato prima di tutto alla forma ed alla convivialità, e poco inserito ed attivo nella realtà locale di cui fa parte.

Andiamo avanti: Per cosa il Club dovrebbe esistere? (Fig. 5)

Figura 5

Qui i dubbi sono pochi, e le risposte, se prese da sole, sono consolanti: esistiamo per Fare Service e, come solo pochi ricordano, per Riunire Professionisti Qualificati. Tuttavia, dal momento che dobbiamo considerare queste risposte assieme alle altre, cosa si voglia cioè in Più ed in Meno per il Club, il quadro diventa meno roseo, ed il Fare Service più un ideale da raggiungere, specie se applicato al territorio in cui il Club opera, che una realtà concreta.

Il quadro complessivo è ben diverso da quello che immaginiamo di vivere, e aspetti che pensiamo fondanti della vita del Club, e dunque dati per assodati ed indiscutibili, sono tutti da verificare.

Cosa succede se ci spostiamo dal Club al Rotary, che per molti significa dalla pratica agli ideali? Quale è la percezione del Rotary, che i Soci portano dentro di sé?

Di seguito trovate le analoghe risposte per tutti e tre i gruppi (Figg. 6 - 7 – 8).

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Figura 7

Figura 8

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I Non Responders aumentano visibilmente, e se prima potevamo avere un dubbio riguardo a come intendere queste risposte, qui di dubbi ce ne sono purtroppo pochi: non essendo per molti esperienza diretta, non vi è conoscenza sufficiente per poter dire come lo si vorrebbe.

Certo, idee intorno al Rotary ve ne sono: lo si vorrebbe più attivo, dinamico, visibile e presente nella Società; gli si imputa di essere centrato su sé stesso, formale, burocratizzato e lontano dai Club. Ma per molti è solo un'entità astratta, alla quale paradossalmente si chiede di “Attuare gli Ideali Rotariani, quasi fosse un Demiurgo onnipotente ed inarrivabile.

Resta un ultimo punto da verificare: cosa insegna l'esperienza rotariana ai rotariani? Cambiano le percezioni che si hanno, o restano le stesse?

Ricorderete che uno dei dati richiesti era relativo agli anni di appartenenza al Rotary.Trovate di seguito i raggruppamenti, relativi al solo Club, ed in particolare a cosa si vorrebbe in Più da esso, divisi per fascia di età.

Potremmo quasi intitolare quest'ultimsa serie di dati: Il Viaggio Di Un Rotariano..

Iniziamo con la prima fascia, Soci che appartengono al Rotary da 5 anni o meno (Fig. 9).

Figura 9

Vediamo emergere punti importanti: la richiesta di maggiore attività nel sociale, di maggior livello culturale, di più dinamismo e di più gioventù. A molti, va detto, va bene così. Come dire, mi aspettavo altro, ma certo c'è spazio per crescere...

Nella seconda fascia, fra i 5 ed i 10 anni di appartenenza (Fig 10) quelli che sembravano momentanee problematiche si delineano con maggior durezza: la richiesta di un Club che sia Partecipato comincia a spiccare. Non solo: l'attività nella realtà locale, ed in quella sociale restano bisogni più o meno insoddisfatti; si rinuncia alla Cultura, si chiede maggior confronto, si nota che le donne sono poche, si chiede, per la prima volta, una maggiore attenzione alla Formazione.

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Figura 10

Terza fasci, fra 15 e venti anni di appartenenza (Fig. 11): la disillusione...

Figura 11

Si chiede ancora con forza la partecipazione, così come l'attività, ma si è rinunciato ai giovani. Si chiede che il Club utilizzi le proprie risorse, si comincia a percepirne la distanza dai principi rotariani, ed il bisogno di aderirvi. Si richiama ancora il bisogno di Formazione.E' come se ci si fosse adattati alla vita di Club, ma con fastidio, con la consapevolezza che qualcosa stride, o manca..

Andiamo avanti...

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Ultima fascia, oltre ventanni di appartenenza al Rotary (Fig. 12): praticamente i Padri Fondatori, coloro che hanno visto evolvere il Rotary, e con esso i Club.

Coloro dai quali dovremmo imparare..

Figura 12

Cosa vedono, dopo oltre venti anni, gli occhi di questi rotariani?Vedono che continua a mancare partecipazione nei Club, che l'attività nel sociale e nella

realtà locale ancora stenta, che l'unità fra i Soci si perde, che mancano giovani, e manca cultura. Che si dovrebbero selezionare meglio i soci, e che dovremmo formarli.Formazione, di nuovo, ed inevitabilmente.E di nuovo, quanta distanza fra ciò che si pensa che sia e ciò che è.E quanto lavoro da fare perchè le due istanze, rappresentazioni e realtà, si incontrino...

Una specie di conclusioneNon c'è davvero una conclusione che si possa trarre da questi dati, se non ribadire che la

Formazione rotariana ha bisogno di essere tirata fuori dall'armadio, ed usata per permettere all'enorme potenziale umano che il Rotary è in grado di mettere insieme di divenire realtà attiva e viva nei Club.

Uno strumento semplice come questo, che non valuta la bravura del Club, ma ne disegna i confini, se ben usato, aiuta i Soci, a cominciare dal Consiglio e dal Presidente, a riflettere su sè stessi e sul loro agire rotariano, anche solo per doverci dedicare qualche minuto, e a cominciare ad uscire dal cliché delle Conviviali fini a sé stesse, per entrare a testa alta ed a pieno diritto nella vita culturale e sociale deil territorio ove si opera.

Sandro RossetiRC Firenze Sud

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1 http://www.rotary.org/it/aboutus/rotaryinternational/guidingprinciples/Pages/ridefault.aspx2 Flahault F. Sur le rôle des répresentations supposées partagées dans la communication. Connexions 1982; 38: 31-373http://www.wordle.net/