Ducato 7

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  • 7/28/2019 Ducato 7

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    ilDucatoP e r i o d i c o d e l l I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

    Mensile - 31 maggio 2013 - Anno 23 - Numero 7

    Ducato on line: ifg.uniurb.it

    alle pagine 4 e 5

    alle pagine 8 e 9

    alle pagine 14 e 15

    Lobiettivo costruirela citt-campus

    Parla il rettore

    Abbiamo sceltola citt ducaleper la vivibilit

    Parlano gli studenti

    alle pagine 2 e 3

    Il patto di ferrofra Giulio IIe Guidobaldo

    La storia

    Cos convivonoavanguardiae arretratezza

    Ricerca e futuroUniversitoggi e domani

    LEDITORIALE

    L'anno accademico ormai agli sgoccio-li. Anche la Redazione del Ducato staper andare in ferie. O meglio i nostri 31

    iornalisti praticanti si apprestano a una nuovasperienza formativa, cio gli stage nelle azien-e editoriali. Questo lultimo numero delucato prima della pausa estiva, ma continue-

    emo a tenervi informati, fino a met giugno,on il nostro quotidiano on line (ifg.uniurb.it).

    tema scelto per questo appuntamento erauasi obbligato: lUniversit. Ovvero il cuore,anima della citt, snodo fra le grandi reti

    materiali (le infrastrutture) e quelle immateria-cio la produzione e la distribuzione della

    onoscenza. LUniversit intesa come sede diunzioni pregiate, come motore in grado dittivare una circolarit virtuosa fra ricerca, for-

    mazione, tecnologia, industria e servizi, quali- di lavoro e di vita.

    inchiesta del Ducato analizza le diverse sfac-

    cettature di unastruttura molto com-plessa che ha affron-tato e sta affrontan-do difficolt interneche si aggiungono auna crisi generale edi sistema senza pre-cedenti. Ci che emerge un quadro positivo econfortante, pur nella complessit delmomento. La statalizzazione ha imposto sceltedrastiche che hanno portato innegabili benefi-ci nei conti economici e nella stabilit genera-le. La riforma statutaria, il superamento delleFacolt e la creazione delle Scuole, la rifonda-zione dei Dipartimenti, l'integrazione tradidattica e ricerca e i nuovi assetti di governan-ce possono rappresentare loccasione per unaprofonda innovazione culturale. Paradossal-mente proprio dai momenti di crisi che

    nascono le premessemigliori per il rilancioe per creare nuovebasi di solidit e stabi-lit. Proprio in questimomenti servonoscelte lungimiranti edi lungo periodo. La

    riorganizzazione di un Ateneo non un fatto dibottega, ma riguarda tutta la societ territoria-le. Universit e Citt hanno bisogno luna del-laltra nellambito di un rinnovato patto per ilfuturo.Altro elemento importante la dimensione.Lisolamento di Urbino (affrontato in uno deinumeri precedenti) vissuto come un ostaco-lo e un grosso limite. In realt lo , ma al tempostesso diventa anche una ricchezza. La dimen-sione della citt campus, la mancanza di ele-menti devianti e di distrazione, la facilit nel

    trovare concentrazione, le relazioni umane eperfino lambiente, lestetica e la bellezza chetrasudano da ogni angolo della citt favorisco-no lo sviluppo delle eccellenze. Ha ragione ilRettore Pivato: LUniversit ideale il frutto diuna sequenza di sogni progressivi. A Urbino cisono tutte le condizioni per valorizzare, stimo-lare e sviluppare le intelligenze.Sar per la lombrosiana teoria dei luoghi,secondo la quale i paesi di collina sono i piadatti per favorire la nascita dei geni. Oppurela teoria dei climi, ipotizzata da Leopardi,secondo la quale le zone di mezzo, dove i ventidel settentrione si mescolano con quelli caldidel meridione, gli ingegni sogliono esseremaggiori e pi svegliati e particolarmente piacuti. Resta il fatto che lUniversit di Urbinosi dimostrata efficace e collaudata incubatri-ce di intelligenze che si sono poi espresse lon-tano da qui.

    Il rinnovamentoallombra della crisi

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    ilDucato

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    Epossibile im-maginare unu-niversit idealedove gli stu-denti riescanoa seguire le le-

    zioni in un unico luogo, senzaspostarsi da un lato allaltrodella citt, dove la qualit dellaformazione sia elevata e i do-centi abbiano il tempo e le oc-casioni per intessere rapportiumani, non solo didattici, con ipropri allievi? Ununiversitche sia porta di accesso al mer-cato del lavoro e che dia real-

    mente spazio alla ricerca, almerito, alla trasmissione dellaconoscenza oltre le frontierenazionali? Forse immaginarlonon impossibile, pi difficile realizzarlo.Luniversit riflette la societin cui radicata e in questo mo-mento la gran parte della popo-lazione italiana non crede pinellidea che la conoscenza elistruzione siano valori deter-minanti per migliorare il pro-prio status e conquistare posi-zioni lavorative o intellettualipi avanzate. Ne convinto ilprofessore Mario Ricciardi, do-cente di Sociologia dei processiculturali e comunicativi al Poli-tecnico di Torino.Per tracciare i lineamenti del-luniversit ideale , quindi, ne-

    cessario caratterizzare il conte-sto: In una societ utopistica afferma Ricciardi si pu im-maginare una diversa forma dicomunit per il sapere chesfrutti al massimo le tecnologiedisponibili per realizzare luto-pia della conoscenza collettiva.Oggi il sapere, grazie alle poten-zialit della rete, a portata ditutti, in qualunque luogo si tro-vino, al di l delle differenze so-ciali, di classe ed economiche;in una simile visione, luniver-sit sarebbe semplicemente larealizzazione di questa utopia.Ma nel mondo reale gli ostacolida superare non sono pochi: bi-lanci ristretti, strutture caoti-che, didattica obsoleta, con-corsi poco trasparenti. In que-sto mondo, secondo il sociolo-

    go, basterebbe che le universititaliane si limitassero a rimet-tere in moto un antico mecca-nismo: migliorare le propriecompetenze.Un compito che potrebbe in-vertire la tendenza generale disfiducia nella cultura. Luni-versit dovrebbe comportarsimeglio aggiunge Ricciardi daun lato potenziando loffertadidattica, a mio avviso piutto-sto scadente, dallaltro trovan-do dei modi per far s che ci siaun aggiornamento sulla cono-scenza e, quindi, sulla ricercapi rapido ed efficiente dellat-tuale. Noi abbiamo ampi setto-ri delluniversit che riprodu-cono un sapere invecchiato,usurato e scontato.Nelluniversit ideale i parame-

    tri didattici, come linsegna-mento, la ricerca e linternazio-nalizzazione, avrebbero la stes-sa importanza e attenzione diparametri sociali, quali borse

    di studio, strutture, operativitsul web, finora passati in secon-do piano. Le risorse potrebberoessere distribuite tra questicampi in modo che si guardas-se principalmente al mercatodel lavoro e, in seconda battuta,alla competizione in ambito in-ternazionale a livello di cono-scenza e scambio di idee. Unterreno su cui noi al momentonon competiamo affatto.Nelle classifiche internazionalidei migliori atenei ai primi die-ci posti ci sono universit delcalibro di Oxford, Harvard, Yalee per trovare unitaliana biso-gna andare oltre il 270 posto.Ma cosa ci rende cos diversi dai

    giganti culturali europei e dol-tre oceano? Il primo livello spiega il professor Ricciardi incui non siamo non solo in gradodi competere, ma nemmeno ingrado di iscriverci alla gara sonoi soldi. Se andiamo a vedere i bi-lanci delle universit italiane,confrontati con quelli dei primidieci college americani c unabisso, non c gara.Da una recente indagine dellaCommissione Europea, tra lal-tro, emerso che dei 27 PaesidellUnione, negli ultimi tre an-ni, soltanto otto hanno appor-tato tagli ai finanziamenti alli-struzione e tra questi lItalia alprimo posto: tra il 2010 e il 2012il bilancio delle scuole, dallemedie alle superiori, si ridottodel 10,4%, mentre nelluniver-

    sit si calcolano 100 mila catte-dre in meno e una riduzione deifinanziamenti del 9,2%.Nellu-niversit ideale, dove non si ta-glia ma si investe, il professoreRicciardi non ha dubbi, la pri-ma cosa da fare sarebbe utiliz-zare i finanziamenti per proiet-tare luniversit verso una di-mensione pi europea e piglobale. Nel mondo reale, inve-ce, possiamo solo sperare inuna classe politica che ridistri-buisca meglio le poche risorseche ci sono.Per quanto riguarda le struttu-re, invece, le classifiche sui mi-gliori atenei italiani mostranoai primi posti le universit dimedie dimensioni, con un ba-cino di iscrizioni che va dai 10mila ai 20 mila studenti e, come

    spiega il sociologo, non unacasualit. Una dimensionetroppo ampia fatalmente portaa un abbassamento della quali-t, le grandi universit, nelmondo cos come in Europa, aeccezione di Parigi, sono collo-cate in centri di piccola e mediagrandezza con una forte con-centrazione di intelligenze espazi non sproporzionati. Nelmigliore dei mondi possibili,linsediamento universitarioverrebbe progettato in modo dapotenziare uno spazio, unarearagionevole che non sia, comeaccade oggi, semplicementeinserita in citt ipercongestio-nate che presentano problemiinsormontabili. E cos luni-versit ideale potrebbe portareanche alla riscoperta e alla ri-

    qualificazione delle piccole cit-t, magari riducendo lampiodivario che attualmente separanord e sud nella scelta degli ate-nei.

    MARISA LABANCA

    Il campus ideale? Non esisteSono gli italiani - dice il sociologo Ricciardi - a non credere nella cultura

    Dei 27 paesi dellUe, solo otto hanno tagliato i bilanci dellistruzione. LItalia ha tagliato pi di tutti

    Lantropologa Declich: Oxford unaltra cosa

    Inarrivabile Trinity college

    Un grande prato verde animato da un formico-lo di ragazzi che corrono, leggono seduti sot-to un albero, chiacchierano in gruppo. Alle lo-ro spalle i palazzi medievali e tutto intorno un cielocronicamente plumbeo. Con un

    po di immaginazione e un pizzi-co di provocazione - potrebbe es-sere al tempo stesso Urbino vistadalla fortezza Albornoz o uno deipi classici dei campus allinglese,come quello di Oxford. indiscutibile il prestigio di cuigode lateneo pi antico del mon-do anglosassone, da sempre in ci-ma alle classifiche mondiali an-che per la qualit della vita chelorganizzazione del suo campusriesce a offrire: Urbino una cittbellissima - racconta lantropolo-ga Francesca Declich, ricercatricenei primi anni 90 a Oxford e dal 96docente della facolt di scienze politiche alla Carlo Bo- che lega la sua storia secolare alluniversit. Sonocontenta di lavorare qui, ma sono convinta che la no-stra citt-campus abbia tutte le potenzialit per mi-gliorare puntando al modello inglese.Una universit un mondo fatto di migliaia di stu-

    denti fuori sede, docenti, ricercatori e dipendenti.Una risorsa economica importante per entrambe lecitt. La differenza sta nel modo di sfruttarla: Nellacitt di Oxford dice la professoressa Declich ci so-no molti pub e locali dove studenti e docenti posso-

    no studiare comodamente perch durante il giornonon c musica o tv accesa con il volume alto; a se-conda degli orari c chi prende un caff o una birra,ma in un ambiente confortevole abbastanza per po-ter conversare o leggere un libro. Bisognerebbe rive-dere una cultura dellaccoglienza appositamente

    pensata per gli studenti urbinati,

    considerando che chi frequentaluniversit non vive di solo svagoquando fuori dalle aule: servo-no pi luoghi per la socializzazio-ne che magari gli stessi esercizicommerciali legati alla ristora-zione possono offrire guada-gnandoci.La carenza di spazi a Urbino unproblema sentito da tanti. Resi-ste da alcuni anni un caff lette-rario in via Veterani, ma unoasitroppo nascosta e poco nota: Semeglio conosciuti questi spazimigliorerebbero la qualit dellavita universitaria fuori dalle ca-

    noniche ore di lavoro aggiunge la docente si po-trebbero organizzare a Urbino cene come quelle set-timanali nei college di Oxford: contribuendo conuna piccola quota, si ha loccasione di incontraregente di diverse facolt e anche importanti docentiche altrimenti sarebbe difficile incrociare nella nor-

    male attivit quotidiana. Con loro ho potuto com-mentare i loro lavori e scambiare opinioni: sono mo-menti preziosi nei quali diverse generazioni si con-frontano e arricchiscono la vita nel campus, comedovrebbe essere una vera comunit.

    GIOVANNI RUGGIERO

    Nella pagina accanto, Gui-

    dobaldo I da Montefeltro.

    Al centro Valentino Rossi

    e Rita Levi Montalcini.

    Sotto una vista dellUni-

    versit di Oxford. A fianco

    il sociologo Mario Ricciar-

    di. In basso, lantropologa

    Francesca Declich

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    LUNIVERSIT IDEALE

    Nel 1506, daccordo con Giulio II della Rovere

    Lauree honoris causa: il 46 della discordia

    E Guidobaldo disse:

    Mi piacerebbe avereuna bella Universit

    E

    ra il 1506, gli anni incui Giovanna La Paz-za saliva sul trono diCastiglia e in Italia iComuni si trasfor-mavano in Signorie.

    Michelangelo metteva mano al-la tomba di papa Giulio II e nelborgo di S. Pietro si apriva il can-tiere per realizzare la famosa ba-silica. Nel cuore della penisola,incastrato tra lo Stato Pontificioe il Ducato di Toscana, il Ducatodi Urbino stava scrivendo unadelle pi belle pagine della suastoria: nel clima di grande slan-cio artistico- culturale, mentreartisti e letterati si stringevanointorno alla corte dei Duchi, na-sceva lUniversit. A volerla fu-rono papa Giulio II e il duca Gui-dobaldo I: da una parte lo Statodella Chiesa e dallaltra la casatadei Montefeltro.Pare infatti che un Collegio deiDottori a Urbino esistesse gi masarebbe stata la bolla di Giulio IIdella Rovere a consolidarne i po-

    teri nel 1507: il papa gli riconosce-va la facolt di dottorare cio diattribuire il titolo di dottori in leg-ge. Il documento papalino erastato preceduto nel 1506 da undecreto del duca Guidobaldo I.Le prerogative del Collegio sareb-bero state poi ampliate con lin-tervento di un altro papa, Pio IVDe Medici, che gli confer il pote-re di laureare poeti e medici, non-ch di nominare notai. Per evitareche le prerogative rimanesserodelle sterili parole scritte sullacarta, nel 1565 Guidobaldo II de-cret che da quel momento sa-rebbero state valide solo le laureeattribuite dal Collegio e che nes-suno avrebbe potuto rivestire ca-riche se non avesse ottenuto il ti-tolo richiesto.Nel 1601 con il consenso di Fran-

    cesco Maria II della Rovere, ilCollegio dei dottori si trasformain Studio pubblico. Ci che ren-de esclusiva la storia delluniver-sit di Urbino rispetto agli altriatenei italiani, non solo il lega-me inscindibile con la Curia ro-mana ma levoluzione stessa del-lateneo, nato non come accorpa-mento di vari insegnamenti indi-pendenti (come era avvenuto perluniversit di Bologna) ma comeevoluzione di un Collegio preesi-stente.La repentina caduta del Ducatonon trascin con s lUniversitche, dopo lestinzione dei Duchi,venne protetta dalla comunitcittadina.Fu proprio in quegli an-ni che la Comunit cerc di ac-crescerne il prestigio, istituendonuove cattedre, come quella di

    matematica affidata a MuzioOddi, e organizzando cicli di let-ture pubbliche che si tenevanonei palazzi pi importanti di Ur-bino. Quelle di citt e Universit

    sono due storie allo specchiospesso unite dalla forza politicadi grandi personaggi come lur-binate Gian Francesco Albani,passato alla storia come papaClemente XI. Profondamentelegato alla sua Urbino, il papavolle aumentarne il prestigio in-

    vestendo su quellUniversit incui egli stesso si era formato.Quando Clemente XI mor, isuoi familiari continuarono lapolitica culturale avviata dalpontefice e il cardinale Annibale

    Albani alla sua morte lasci al-lUniversit tremila scudi per-ch venisse istituita una catte-dra di lingua greca.Larrivo delle truppe napoleoni-che segn linizio di un periodobuio per lAteneo: chiuso neglianni di occupazione francese, furiaperto durante la Restaurazio-ne.LUnit dItalia e la breccia diPorta Pia non potevano che se-gnare la storia di ununiversitnata con il favore dei papi. Nel1862 un decreto regio la trasfor-m in Libera Universit, dotata

    di un suo statuto e di una nuovapiramide amministrativa. nel secondo dopoguerra chetra le aule della storica Universi-t di Urbino comincia a spirareun vento nuovo e inaspettato.Negli anni 50-60 la citt cambiavolto. Il tessuto urbano si viva-cizza con i colori dei nuovi colle-gi, con il movimento a spiraledelle scale, con quelle arditezzearchitettoniche mai invasive ecapaci di dialogare armonica-mente con la citt storica. Il so-gno di Giancarlo de Carlo pren-de forma e la citt dei Duchi sitrasforma nella citt degli uni-versitari. Solo i sognatori sonoin grado di fare qualcosa dicevaCarlo Bo agli amici che incrocia-va a Palazzo Madama. Bo e DeCarlo, il letterato e larchitetto.

    Furono loro a realizzare a Urbi-no il sogno di una cittadella uni-versitaria sospesa nellamenitdei colli del Montefeltro. Rettoredal 1947 al 2001, Carlo Bo, tra-ghetta lateneo verso la moder-nit, investendo sulle nuove fa-colt di Lettere e Filosofia, Eco-nomia e Scienze politiche. Nel2003 proprio a lui, al Rettorecon il sigaro, che viene intitolatolAteneo.Nel 2006 stato avviato il proces-so di statalizzazione conclusosinel novembre del 2012. La lungastoria dellUniversit di Urbinosopravvive nei volumi delle bi-blioteche e il prestigio del passatoaleggia nelle volte, negli scaloni enelle aule sontuose degli edifici incui si tengono le lezioni. Quei cin-quecento anni di storia sembra-

    no essere tutti racchiusi nel gon-falone dellUniversit in cui lim-macolata con le mani giunte so-vrasta lo stemma a strisce gialle eblu della casata dei Montefeltro.

    Le vittorie di Rita e Vale

    Centosettantanove teste decorate dal 1921 acausa dellonore: non elegante come in lati-no honoris causa ma funzionale a giustifica-re i riconoscimenti che, periodicamente, luniversi-t di Urbino assegna a personalit di spicco di ogni

    ramo della conoscenza. Menti, intellettualit dellagiurisprudenza, delle scienze politiche economi-che e umane, della materie letterarie e scientifichefino ai riconoscimenti per le attivit sportive.Carlo Rubbia, Andrea Camilleri e Corrado Clini gli ul-timi decorati. Male che vada, nella diaspora anonimadelle giovani menti italiane, Urbino si terr stretta laschiera di dottoriad honorem, garanti di notoriet, gisparsi in tutto il mondo, oppure il ricordo e gli inse-gnamenti di quelli gi morti da tempo.

    A Enrico Mattei, fondatore dellEni e personalit dispicco della politica e delleconomia italiana, laCarlo Bo fece appena in tempo a consegnare lalaurea in Economia e commercio nellanno dellasua morte, il 1962. Era nato ad Acqualagna e la suaterra gli regal lultimo riconoscimento. A ScevolaMariotti, nato a Pesaro con gi scritto nel nome ilsuo destino di latinista e redattore del vocabolariodella lingua latina IL, luniversit riconobbe la de-dizione nellinsegnamento nel 1982.

    Al presidente Rai e giornalista Sergio Zavoli nel1986: per lui, alla cerimonia di consegna e alla lectiomagistralis, era presente anche il regista e amico Fe-derico Fellini. Allautore statunitense diMorte di uncommesso viaggiatore, Arthur Miller, tocc di esse-re decorato nel 1988, seguito nel 1990 dal ricono-scimento in Scienze Biologiche a Una piccola si-

    gnora dalla volont indomita e dal piglio di princi-pessa, come Primo Levi definiva Rita Levi Montal-cini, Nobel per la medicina nel 1986.Gli anni 90 si aprirono in polemica: il primo lau-reato ad honorem in Scienze politiche fu Benedet-to, detto Bettino, Craxi. Il 1992 segn il turno di Ric-cardo Muti che seppe mostrare con lesempio tutta

    la forza di uno spirito partenopeo: Questa per meuna giornata a doppia faccia disse il direttore dor-chestra della Scala di Milano - e mentre ritiro la lau-rea mio padre sta finendo i suoi giorni a Napoli. Pro-prio lui, quando ha saputo che avrei ricevuto que-sto riconoscimento, mi ha raccomandato: prepara-ti bene, perch quella di Urbino unUniversit col-ta. Pochi mesi dopo Calisto Tanzi riceve dalle manidel rettore Carlo Bo la laurea in Scienze biologicheper linvenzione del latte a lunga conservazione. Lascadenza, dieci anni dopo, per la bancarotta frau-dolenta della Parmalat.La laurea di Urbino mi fece piacere dichiarava

    Vittorio Gassman nel 1999, riferendosi alla conse-gna del 93- perch tutto sommato io sono un pic-colo alfiere della tradizione. Nel 1997 Luc Monta-gnier (che scopr il virus dellHIV ) a Urbino parlavadi un vaccino contro lAids necessario, possibile esempre pi vicino, giusto qualche anno prima deiriconoscimenti a Luciano Pavarotti e Piero Angelae a quasi un decennio dalla discussa laurea in Co-municazione assegnata a Valentino Rossi (che al-

    lepoca andava in gara con il suo mitico numero 46)e foriera di polemiche in tutta Italia .Dopo di lui, si esce dalle piste con la laurea allo scrit-tore Luis Sepulveda, al premio Nobel Walcott Dereke al Cardinale Gianfranco Ravasi.

    ANTONELLA FERRARA

    VIRGINIA DELLA SALA

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    La Carlo Bo allottavoposto nella classificadel Censis tra le uni-versit di media gran-dezza. Un gradino inpi rispetto allanno

    scorso, conquistato grazie ai vo-ti positivi per i servizi, le struttu-re, lorganizzazione web, le bor-se di studio e i contributi per glistudenti. Ha perso preferenze,invece, alla voce internaziona-lizzazione, precisamente cin-que punti in meno rispetto alloscorso anno accademico. Al di ldei numeri ci chiediamo se la si-tuazione dellateneo sia vera-

    mente cos rosea come appare.Rettore Pivato, quali sono i sal-di dellultimo bilancio unicodateneo? Qual il trend rispet-to agli anni passati? E vero chele risorse si stanno spostandodalle materie umanistiche aquelle scientifiche?

    I risultati del bilancio sono po-sitivi. Il Consuntivo sar appro-vato e trasmetteremo subito idati. Stiamo garantendo unosviluppo uniforme ed equilibra-to di tutte le aree. Purtroppo unvizio dellAccademia non sologridare al lupo, ma presumereche la propria materia - o la pro-pria area - sia pi importante diunaltra. E il peggior vizio chelAccademia ha mutuato dalla

    politica.Luniversit italiana dovrebbeandare sempre pi verso la digi-talizzazione. Questo comporta,ad esempio, leliminazione deilibretti cartacei: la Carlo Bo ache punto ?

    Molto lavoro stato fatto inquesta direzione. Fra i risultatipi significativi indicherei laverbalizzazione degli esami on-line. Per il resto si sta avanzandoa tappe forzate.

    Perch oggi si investe tanto sul-la formula degli spin-off?

    Per un ateneo lo spin-offnon solo lo strumento fondamenta-le per rendere concreta la forma-

    zione, ma anche per instaurareuna collaborazione sempre pistretta fra Universit e mondodel lavoro.

    Perch negli ultimi anni si pre-diligono i professori a contrattorispetto a quelli strutturati? Cisono problemi di copertura de-gli insegnamenti? Con la rifor-ma dei dipartimenti potrebbe-ro essere tagliati alcuni inse-gnamenti e le cattedre a essecollegate?

    Il ricorso a docenti a contratto dovuto da un lato allesigenza diattingere competenze dal mon-do delle professioni per certi tipidinsegnamento, dallaltro allanecessit di far fronte ai pensio-namenti e al grado di struttura-

    zione dellAteneo. In questi annii problemi di copertura degli in-segnamenti sono stati risoltigrazie alluso integrato del per-sonale docente e alla coopera-

    zione tra Facolt. Questa lineacontinuer ad essere perseguitaanche nel nuovo quadro. La ri-forma dei dipartimenti non ha

    un effetto diretto sugli insegna-menti e sulle cattedre.

    Quale la situazione dei ricer-catori di Urbino?

    I ricercatori sono un patrimo-nio prezioso per lAteneo. Sonodocenti a tutti gli effetti, ma la lo-ro condizione subordinata allalegislazione vigente a livello na-zionale. Pur in un quadro pena-lizzante, lUniversit di Urbinosi sempre mossa attraversomodalit concertative con la ca-tegoria dei ricercatori.

    Quali sono i punti di forza e leeccellenze delluniversit di Ur-bino? Perch gli studenti la scel-gono o dovrebbero sceglierla?Quali invece le criticit?

    Urbino vuole riassumersi nelladefinizione di Citt Campus.Luogo ideale per conciliare stu-dio, relazioni umane, tranquilli-t, qualit degli insegnamenticon il fondamentale valore ag-giunto del contatto quotidianodocente-discente.

    Che opportunit di stage ci so-no per i ragazzi durante e dopoil percorso universitario? Offro-no una reale possibilit lavora-tiva, anche internazionale? Incosa dovrebbero essere diversie come pu luniversit puntareancor pi su di loro?

    Grazie a una rete di oltre tremi-la convenzioni con enti e azien-de, gli allievi hanno numerose

    opportunit di svolgere tirocinio progetti lavorativi che vengo-no segnalati dallufficio place-ment di Ateneo e pubblicati nelsito. Le aziende che operano con

    MARTA CIONCOLONI

    La parola al magnifico PivatoNonostante le difficolt, tentiamo di garantire uno sviluppo equilibrato

    Lobiettivo una citt campus, il potenziamento degli spin off e il progetto Erasmus Placement

    i mercati esteri offrono occasio-ni interessanti anche a livellointernazionale. Per lestero, lA-teneo attiva annualmente il

    progetto Erasmus Placement.Per accrescere gli sbocchi occu-pazionali i giovani devono ac-crescere le capacit relazionalie la disponibilit a muoversi inun mercato del lavoro globale.

    Scienze motorie e sociologiasono le uniche due facolt arri-vate nei primi 3 posti delle clas-sifiche del Censis. Come fannoa eccellere? Cosa hanno in pi

    delle altre? Il loro modello tra-sponibile ad altre facolt?

    Sono tanti i fattori che incido-

    no sulle graduatorie del Censise molte le classifiche stilate su-gli atenei, che sono sempre piattrezzati sul fronte della valu-tazione. Soprattutto ora che lemagre risorse di uno Stato, chedal 2009 ha sottratto 1 miliardodi euro alle universit, sono ero-gate anche in base a criteri valu-tativi cui fa capo lAnvur, comela valutazione della didattica daparte degli studenti, nessuna

    facolt prima, o dipartimentoora si sottrae alla valutazione.Inevitabile che i risultati sianodiversi, ma i motivi sono molte-plici.

    Come si scelgono i destinataridelle lauree ad honorem e qua-le stata la consegna pi emo-zionante nel corso degli anni?

    Liter per lassegnazione diuna laurea ad honorem nasceda una proposta del Diparti-mento che individua perso-naggi della cultura o dellascienza che hanno conseguitomeriti particolari nel loro cam-po. Lemozione c sempre, ma

    particolare quando si conferi-sce a un self made man che haraggiunto grandi risultati nellaletteratura o nelleconomia onelle scienze senza possederequella laurea che magari i geni-tori avevano tanto sognato. Ilculmine della cerimonia poila lectio magistralis tenuta dallaureato. Straordinaria fu quel-la di Monsignor Gianfranco Ra-vasi nel 2007.

    Quale la sua visione di uni-versit ideale? Ci sono degliesempi allestero a cui ispirar-si?

    Luniversit ideale frutto diuna sequenza di sogni progres-sivi, che nascono dal desideriodi conoscenza delluomo. Oggi

    alluniversit si va per impararea imparare, per crescere nellapropria dimensione umana ol-tre che culturale, durante unafase della vita che non pu tra-scurare le relazioni. Urbino si sempre votata a riassumerequeste caratteristiche senza es-sere staccata dal mondo, dalleesigenze della societ attuale edalle aspettative delle fami-glie.

    La grandezza di un regnoSospeso su una nuvola di nebbia, inerpica-to sulla cima di una roccia, si nasconde unregno racchiuso tra spesse mura di piccolimattoncini rosa. Per accedervi bisogna passareattraverso una porta incorniciata da due aqui-le. Da l un brulicho di giovani che sciamanotra i vicoletti e si infilano di buon mattino neiportoni dei palazzi storici. Diciassette dei qualiospitano le aule dellUniversit Carlo Bo che, si-lenziosa e discreta, ha messo radici nella citt,incorporandosi in essa. Sono circa 14.500 glistudenti che da pi parti della Penisola ma an-che dalla Grecia e dallAlbania studiano suibanchi della citt rinascimentale. Duemila-quattrocento sono i nuovi immatricolati, arri-vati a Urbino appena diciottenni per comincia-re il loro percorso accademico e godere delli-nebriante spensieratezza di un gioved univer-sitario. Vengono nella citt del duca per iscri-versi a uno degli otto dipartimenti che com-pongono la struttura universitaria: tre di areascientifica, tre di area umanistica e due di areagiuridica o economica.Chiusi nelle camere dei collegi disegnati per lo-ro dallarchitetto Giancarlo De Carlo, consu-

    mano pagine di libri ed evidenziatori per pas-sare sotto il torchio dei 368 docenti che coltiva-no le loro menti e le mettono a dura prova du-rante le sessioni desame.Seduti al caff Basili, allora dellaperitivo dopo

    le lezioni, pu capitare di vedere alcuni di que-sti professori che discutono e si confrontano in-sieme ai colleghi o con gli studenti. I professori

    ordinari dellUniversit degli Studi Carlo Bo diUrbino sono settantatre, mentre gli associaticentoquattro.Ma la citt accoglie anche numerosi ricercato-ri: sono 171 e guadagnano circa duemila eurolanno ma non si fermano a Urbino per pi di tretendenzialmente.Piazza della Repubblica, con la sua fontanacentrale, lo sfondo delle fotografie dei giovanilaureati che con amici e parenti festeggiano laconclusione degli studi: nel corso del 2011, 2726corone dalloro sono state scagliate in alto ver-so il cielo, un volta ottenuto il titolo di dottore.E per loro, i giovani diciottenni arrivati impau-riti nella citt ducale per dare inizio alla vita ma-tura tempo di fare i pacchi, chiudere i libri invaligia e andare lontano. Gli appartamenti ter-ra-cielo di Urbino si svuotano in estate ma pri-ma dellautunno successivo altri pullman si fer-meranno a Borgo Mercatale e da l uscirannonuovi ragazzi carichi di bagagli e con gli occhiincreduli di chi rimane stupito per tanta bellez-

    za e ha la paura adrenalinica di quello che ver-r. Passeranno anche essi da Porta Valbona everranno risucchiati nel grembo di questa citt-universit, scrigno incontaminato del sapere.

    (G.A)

    Stefano Pivato, rettore dellUniversit di Urbino Carlo Bo

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    PRESENTE E PASSATO

    Un secolo e mezzo di rettoriIn 150 anni il testimone passato per le mani di undici personalit

    Nel 1922, Vanni: Nomina superiore alle mie forze. Nel 1924 Canzio Ricci esult: Il Duce ci guarda

    La memoria dei primirettori dellUniversitdi Urbino sembra es-sersi fermata ai confi-

    ni del Montefeltro. solo spulciando tra gliannuari accademici e i discorsirettorali, conservati nellemero-teca universitaria, che se ne pos-sono ritrovare le tracce quasi per-dute.Il primo fu Carlo Negroni nel1863, nominato subito dopolentrata in vigore dello Statutoche adeguava lordinamentodellateneo alle norme del RegnodItalia. Professore di diritto co-stituzionale e diritto romano,mor ad appena quarantasei an-ni ed ricordato nei discorsi ret-torali di Gramantieri e Mircoli,suoi successori:Troppo prestorapito alla scienza, della qualenon so se fosse maggiore la dot-trina o lamore verso questo anti-co focolare degli studi.

    Il secondo, Giambattista Villano-va, fu rettore fino al 1876. Origi-nario di Madrid e professore diMatematiche Pure, gli fu tolta lacattedra quasi a viva forza comescrisse Antonio Vanni ventannidopo per lavvenuta soppressio-ne della facolt. Fino al 1888 ci fu

    Vincenzo Vanni, da Monteveglio.Laureato in medicina allUniver-sit di Bologna, a Urbino ricopranche le cariche pubbliche diconsigliere comunale, della Cas-sa di Risparmio, ispettore dello-spedale, presidente della Con-gregazione di Carit. Durante ilsuo rettorato furono aumentatele risorse delle facolt di giuri-sprudenza, farmacia e ostetricia.Filemone Mircoli, oltre che retto-re per due mandati nel biennio1888 - 1890 e dal 1892 al 1895, fu

    professore di medicina legale eprimario dellospedale della cit-t. Al posto di uno dei suoi dis-corsi di apertura dellanno scola-stico si legge la nota: Le molte

    sue occupazioni gli hanno impe-dito di consegnare a tempo debi-to il predetto scientifico lavoro;onde evitare che scorresse linte-

    ro anno senza la stampa dellan-nuario, fu gioco forza pubblicarequesto privo del consueto dis-corso di inaugurazione.Tra i due mandati di Mircoli ci fuquello dellavvocato e cavaliereDemetrio Gramantieri, origina-rio di Alfonsine. Arriv a Urbinoallet di venticinque anni e pocodopo la riforma scolastica Casati.

    Vinse il concorso per la cattedradi filosofia della storia, ma presto

    fu trasferito alle materie giuridi-che.Il successore fu un senese, lavvo-cato AntonioVanni da Belforte, in

    carica fino al 1922 e maestro di di-scipline romaniste. Nel suo dis-corso di inaugurazione si legge:Designato contro ogni mio me-rito allufficio di Rettore di questolibero ateneo, esitai ad accettar-lo, parendomi, com davvero,ufficio superiore alle mie povereforze. In seguito e solo per un an-no, fino alla nomina a senatore, furettore Adolfo Zerboglio. Gli sub-entr, prima come pro-rettore e

    poi come rettore, il medico Can-zio Ricci che rester fino alla finedel fascismo. Nel suo primo dis-corso di inaugurazione troviamo

    il segno dei tempi che correvano:Il Duce sa che i destini delle Na-zioni si preparano e si maturanodentro le Universit; e di questicentri esuberanti di vita Egli do-veva pur sentire il grido () Eglivedeva sicuramente voi, o giova-ni carissimi, spuntare e farsiavanti fra i primi, nel prometten-te, limpido crepuscolo notturnodella Patria rinnovata. Per accre-scere lafflusso di studenti istitu

    la Facolt di Magistero. Sono glianni in cui Carlo Bo arriva a Urbi-no, ma anche quelli in cui moltiprofessori sono costretti ad ab-

    bandonare linsegnamento, inseguito alle leggi razziali. Due tratutti Cesare Musatti e Renato Tre-ves. Tra la fine della SecondaGuerra Mondiale e il regno diCarlo Bo fu rettore GiuseppeBranca, in seguito eletto giudicecostituzionale del Parlamento.Dal 2001 al 2009, prima dellat-tuale rettore Stefano Pivato, late-neo fu guidato da Giovanni Bo-gliolo. (M.C.)

    Giovanni Bogliolo,

    rettore dal 2001 al

    2009. Professore

    emerito dellUniver-

    sit di Urbino, colla-

    bora con La Stam-

    pa. Nel 1991 gli fu

    assegnato il Premio

    Grinzane Cavour per

    la traduzione.

    BOGLIOLO

    Giuseppe Branca,

    rettore dal 1944 al

    1947. Nacque

    a La Maddalena nel

    1907. A Urbino fu

    docente di Diritto

    Romano. Oltre che

    giudice costituziona-

    le, fu eletto senato-

    re nel 1971.

    BRANCA

    Canzio Ricci, rettore

    dal 1924 al 1943.

    Medico nativo di

    Macerata Feltria,

    subentr inizialmen-

    te come prorettore.

    Rester alla guida

    dellateneo per lin-tero periodo fasci-

    sta.

    RICCI

    Adolfo Zerboglio, ret-

    tore dal 1923 al

    1924. Giurista nato

    a Torino, a Urbino fu

    professore di Diritto

    e Procedura Penale.

    Senatore del Regno,

    consultore naziona-le e senatore della

    Repubblica.

    ZERBOGLIO

    Mai cognome fu meno profetico. A maggior ragione

    allinterno delle mura della citt ducale dove, da

    quella domenica di ottobre del 1938 quando lappe-

    na ventisettenne Carlo Bo vi si stabil, questa silla-

    ba e la sua fama non hanno smesso di rimbalzare

    per tutti i vicoli e riecheggiare tra le spesse mura

    accademiche.

    Eletto rettore a trentasei anni, mantenne la carica

    per pi di mezzo secolo e sotto la sua guida lUni-versit di Urbino si arricch di nuove facolt, corsi,

    centri di studio e di ricerca. Tra i tanti, il Centro

    Internazionale di Semiotica e di Linguistica, il Centro

    Internazionale di Studi di Cultura Greca, il Centro

    Studi per la Storia del Modernismo e lIstituto di

    Scienze Religiose.

    Nel 1984 fu nominato senatore a vita da Sandro

    Pertini, ma non smise di dedicarsi alluniversit urbi-

    nate. Dalla sua poltrona di velluto rosso del Circolo

    Culturale di Urbino, dove andava spesso a leggere e

    riflettere, sigaro in bocca, scriveva: Soprattutto c

    quellaria di vera Italia, c quel cielo puro, quel

    senso buono di storia e di arte che nutre la speran-

    za e ispira la scienza del vivere. Luniversit si

    fusa con la citt, diventata una cosa sola.

    CARLO BO, LERA MODERNA

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    DiSTeVA, Disbef,Desp: pi che no-mi, un elenco diacronimi a porta-ta degli addetti ailavori. Sono i di-

    partimenti, otto in tutto, che damaggio 2012 hanno soppiantatole facolt dellUniversit CarloBo. Un obbligo imposto dalla ri-forma Gelmini che ha fatto con-fluire in un unico soggetto le fun-zioni didattiche e di ricerca. Unaveste nuova per lateneo urbina-te, ma non lunica metamorfosidi questi ultimi anni: dopo mez-zo millennio di storia, lUniversi-t sempre meno centro umani-stico e sempre pi polo scientifi-co. Un cambio di passo visibilesoprattutto se si guardano i datidelle nuove immatricolazioni: aregistrare un salto in avanti ilDisbef (Dipartimento di Scienzedi Base e Fondamenti, che com-prende la scuola di Conservazio-ne e Restauro) con un aumentodegli iscritti del 15,60% rispettoallo scorso anno accademico.Cresce il numero delle matricoleanche al DiSTeVA (Dipartimentodi Scienze della Terra, della Vita edellAmbiente) e del Disb (Dipar-timento di Scienze Biomolecola-ri), con un incremento del 4,75%e del 3,47%. Unico dipartimentodellArea Umanistica a conserva-reappeal il Disti (Dipartimento

    di Studi Internazionali, StorieLingue e Culture, lex Facolt diLingue) con un trend delle im-matricolazioni del 10%. Calanole iscrizioni, invece, negli altriquattro dipartimenti: Digiur (exGiurisprudenza, -6,86%), Dip-sum (Dipartimento delle Scien-ze dellUomo, ex Scienze dellaFormazione, -10%), Discum (Di-partimento di Scienze della Co-municazione e discipline Uma-nistiche, -11%) e Desp (Diparti-mento di Economia Societ e Po-litica, -12,57%).

    Anche lofferta didattica confer-ma il crescente peso delle mate-rie scientifiche in un Ateneo tra-dizionalmente umanistico: dei35 corsi di laurea triennale, spe-cialistica o a ciclo unico , 14 ap-partengono allArea Scientifica

    (Disbef, Disb e DiSteVA), 12 allA-rea Umanistica (Discum, Dip-sum e Disti) e 9 allArea Geps (Di-giur e Desp).Le strutture scientifiche sono pre-miate inoltre dalla distribuzionedelle risorse per la ricerca: adesempio il Dipartimento di Scien-ze Biomolecolari ha ricevuto dal-lAteneo 142 mila euro , contro i 72mila destinati al Dipartimento diScienze dellUomo. il costo della ricerca scientifica commenta Flavio Vetrano, diret-tore del Disbef un dipartimentoche utilizza un reattore chimicodeve comprare continuamente ireagenti e arriva a spendere in unmese ci che un dipartimentoumanistico spende in ricerca inun anno intero. Ma da qui a direche Urbino sta cambiando pellece ne passa: Non c una vera in-versione di tendenza spiega Ve-trano chiaro che se ci riferiamoagli ultimi tempi forse si pu par-lare di cambiamento, ma i dati ap-paiono pi evidenti alla luce delcalo complessivo delle iscrizioni,che pi marcato nel campoumanistico. Urbino virtuosa-mente molto stabile, ma le facoltscientifiche sono state capaci diattrarre non solo gli studenti maanche finanziamenti di soggettiesterni allAteneo. ..Non vedo uno sbilanciamento afavore dellarea scientifica riba-disce il professor Settimio Lan-ciotti, coordinatore della Scuola

    di Lettere Arti e Filosofia anchegli alti tassi di iscrizione non si ri-peteranno nei prossimi anni per-ch anche in quel campo il mer-cato del lavoro arriver a saturar-si e i rapporti tra corsi scientifici eumanistici si riequilibreranno.Non abbiamo avuto turn overperalmeno 7 anni, e dunque abbia-mo dovuto comprimere anchelofferta didattica, ma non credoche larea umanistica finir perdiventare un ramo secco.Del re-sto lo stesso rettore Stefano Pi-vato (vedi intervista a pag.4) adassicurare che si sta lavorando suentrambi i fronti: garantendouno sviluppo uniforme ed equili-brato di tutte le aree, ma una co-sa sicura: allombra dei Torrici-ni, lUmanesimo non potr cheessere scientifico.

    Meno lettere e pi scienzaDietro sigle incomprensibili si forma la nuova Universit dei dipartimenti

    Ma nella Carlo Bo la tendenza poco rilevante e non c stato lo svuotamento delle facolt umanistiche

    FEDERICO CAPEZZA

    Centotrentaquattro docenti in meno negli

    ultimi dieci anni alla Carlo Bo, mentre il

    numero dei ricercatori lo stesso. La

    colpa, in parte, della docenza a

    punti, ovvero di quei punti organico che

    il ministero attribuisce alle universit

    statali e che corrispondono al budget

    per il personale. In una scala di valori,

    dunque, un docente ordinario vale molto

    pi di un ricercatore, poich costa di pi.

    Va di conseguenza che, dovendo coprire

    un corso di laurea e dovendo rimanere

    in un limite di spesa vincolato alla sta-

    talizzazione dellUniversit, la preferen-

    za ricade sui ricercatori. (V.D.S.)

    DOCENTI A PUNTI

    Cosa succede se un professore ordinario

    va in pensione? LUniversit dovr fare

    bene i conti, rompere il salvadanaio e

    accertare che ci siano le risorse economi-

    che necessarie per bandire un concorso e

    sostituirlo. Spesso i soldi non ci sono e

    per rimpiazzare il docente o si affida

    annualmente lincarico oppure il professo-

    re ordinario, se vuole, uscito dalla porta

    rientra dalla finestra come docente a con-

    tratto. La scorciatoia economicamente

    conveniente per lUniversit che cos

    facendo dovr pagare allinsegnante uno

    stipendio di soli 3\4000 euro e non sar

    costretta a bandire nuovi concorsi. (A.F.)

    PENSIONATI A CONTRATTO

    Uno dei laboratori del DiSTeVA. Nella pagina accanto, ricercatori in laboratorio

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    DOCENTI E FACOLT

    Storia di una borsista emigrata negli Usa

    Lucia, mamma coraggio

    La pazienza dei ricercatoriSono 171 su 368 docenti. Lo stipendio oscilla fra i 25.000 e i 35.000 euro

    Per arrivare alla cattedra, la strada lunga e piena di ostacoli. Come sempre, ci vorrebbe una riforma

    Il camice, le provette, i

    microscopi o, per alcu-ni, solo mastodonticiscaffali di libri. Oltre aquesti, il ricercatore delnuovo millennio ha bi-

    sogno di un altro grande stru-mento: la pazienza. C daaspettare anni per una catte-dra che non si sa se si liberer,mesi per un finanziamentoche non si sa se arriver, giorniper unanalisi di laboratorioche non si sa se dar i risultatisperati.La ricerca, a Urbino, come intutti gli altri atenei, lanelloche unisce i palazzi accademi-ci e la piazza. Dalle idee dei ri-cercatori nascono le scoperte,i brevetti, le nuove tecniche emetodologie che diventeran-no guadagni per le aziende e

    per la societ. Lindustria delsapere costa ogni anno milionidi euro. Nel 2011 lUniversitd i Ur b in o ha r icev uto4.639.000 euro di finanzia-menti alla ricerca. I canali sonovari: c il Miur con i fondi pub-blici e i progetti Prin (Progettidi ricerca di interesse naziona-le), lUnione europea con iprogrammi quadro, i privaticon i finanziamenti in contoterzi e gli spin-off, forme dicompartecipazione societariatra lAteneo e i giovani ricerca-tori.Con il decreto legge Profumo ifondi alla ricerca saranno ri-dotti fino all80%. LAteneo ur-binate ha comunque garantitocirca 700.000 euro di fondi,una cifra costante negli ultimi

    anni, spiega Roberto Maci, re-sponsabile dellarea ricerca.Erika DAmico ha 35 anni ed ricercatrice in cinema, foto-grafia e media alla Facolt di

    Sociologia di Urbino. Si occupadi ricerche sul locale, in parti-colar modo di branding, vuoiperch c maggiore richiesta,

    ma soprattutto per lutile rica-duta che si produce sul territo-rio. Ha un contratto a tempodeterminato rinnovabile peraltri due anni, un modello con-trattuale definito di fascia A,come la maggior parte dei suoicolleghi delluniversit di Ur-bino, diverso da quello di fa-scia B che non rinnovabile.Lavora 30-40 ore a settimana,studio individuale a parte, eguadagna circa 2000 euro almese. Una precaria in piena re-gola: ad attenderla labisso bu-rocratico del percorso di abili-tazione alla docenza, un vero eproprio esame per titoli chenon assicura un posto di lavo-ro, ma solo unabilitazione. Icriteri di valutazione sonomolto rigidi. Occorre aver fatto

    attivit di ricerca in manieracontinuativa e aver pubblicatoil pi possibile: le commissionidel Miur valutano i ricercatorisecondo criteri bibliometrici(legati alla quantit) basati sul-le mediane. Chi non pubblicapi della media stabilita dalMinistero praticamente ta-gliato fuori. Difficilmente sitiene conto della qualit dellaricerca.Una volta idonei alla cattedra,gli atenei bandiscono concorsinazionali. Delle commissioniesterne li giudicheranno, a pre-scindere dalle esigenze dellediverse universit, sulla base dititoli. Lesame per la cattedra diassociati tiene pi conto dellaqualit della ricerca a differen-za dellesame di abilitazione. Il

    problema dei ricercatori, oltrealla loro condizione di preca-riet, secondo Erika DAmico,non di responsabilit degliatenei, ma dipende da questa

    assurda doppia trafila. Il pri-mo passaggio inutile, baste-rebbe fissare dei criteri di ido-neit e lasciare come momento

    selettivo principale quello delconcorso per associati. Per for-tuna, spiega la giovane ricerca-trice, alcune commissioni mi-nisteriali hanno iniziato a valu-tare la ricerca anche sulla basedella qualit, pur mantenendoil criterio quantitativo comedato di ri ferimento.

    A rovinarsi la vista dietro mi-croscopi e libri impolverati, og-gi, a Urbino, sono in 171, su untotale di 368 docenti. Il numero

    rimasto costante negli ultimianni a differenza di quello di or-dinari e associati, drasticamen-te diminuito. I loro contratti pre-vedono, per i ricercatori a tempopieno, 350 ore lanno tra didatti-ca e servizi agli studenti (esami,ricevimento) e 200 per quelli atempo definito. I loro stipendi

    oscillano tra i 25.000 e i 35.000euro lordi annui, un docente or-dinario allapice della sua car-riera pu sfiorare i 100.000 euro.

    Il terreno che unisce i ricercato-ri e la didattica, in tempi di crisi etagli lineari allUniversit e allaricerca, sempre pi fertile. Nul-la da eccepire, se Urbino si con-fermer prima in Italia, tra i me-di atenei, per indice di produtti-vit scientifica come nel 2004.

    Una borsa di ricerca per due anni in America.Avr bisogno di una valigia molto grande,avr pensato Lucia Casadei prima di affron-

    tare il viaggio che lha portata dallUniversit di Urbi-no alla Ohio State University. Dentro ci ha messo igiocattoli dei suoi tre figli e lamore incondizionatodi suo marito. Lucia Casadei una ricercatrice di Ur-bino di 37 anni, mamma di tre figli. In Ohio si por-tata la sua famiglia, un caso unico, lontano dallo ste-reotipo del ricercatore solitario che pensa solo allacarriera. Io e mio marito abbiamo sempre messo lafamiglia prima di tutto, racconta Lucia.

    Ad attenderla a Columbus, i laboratori del ProfessorCarlo Maria Croce, uno dei massimi esempi di cer-vello italiano in fuga, conosciuto per gli studi su al-cune proteine antitumorali. Una vera e propria colo-nia italiana, quella di Columbus. Lucia Casadei, for-matasi tra Bologna, Milano e Urbino, dove si spe-cializzata nello studio delle proteine ricombinanticon il professor Vilberto Stocchi, solo lultimo tas-sello di una lunga emigrazione. Ho fatto domandaper questa borsa, quasi per gioco. I laboratori di Car-

    lo Maria Croce, sono tra i pi prestigiosi degli Usa,racconta . Il marito non ci ha pensato su, ha lasciatoil lavoro diexport managerper una ditta di Gallo e, insoli due giorni, hanno deciso di partire. Pensiero co-mune che si vada a fare ricerca allestero per gua-

    dagnare di pi. Il suo contratto di ricerca prevede unostipendio di 45.000 dollari allanno, al netto delle spe-se sanitarie. Se non fosse per le agevolazioni del fiscoamericano (un ricercatore straniero per i primi dueanni non paga tasse), non sarebbe molto pi ricca diun collega italiano. Molto pi spesso si va allesteroper imparare. Gli istituti di ricerca americani hannoa disposizione risorse economiche che in Italia nonsi possono neanche immaginare. Un paziente, unacura - racconta Lucia - i campioni sui quali lavoria-mo arrivano direttamente dallospedale. Capita cheil tuo capo venga da te e ti dica: il paziente sta aspet-tando i risultati. Negli Usa non ci si occupa di didat-tica, si fa solo ricerca. Ci si sente pi liberi rispetto al-lItalia per questo? Secondo Lucia Casadei no, perchbisogna partecipare a tantissimi corsi di aggiorna-mento e poi ci sono gli studenti che fanno ricerca te-si e fanno perdere tanto tempo. Quando vengono,gli studenti - racconta - si stupiscono dellentusia-smo che metto nellinsegnamento. Non sono abi-tuati allo stesso modo con i miei colleghi americani.Partire, ma anche tornare lobbiettivo di Lucia. Si

    spera che un curriculum pi ricco possa aiutare a im-maginare un futuro simile al suo presente america-no. Con un marito, tre figli e una valigia ancora pigrande. (M.M)

    MARIO MARCIS

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    Urbino, un amore facile facileParla il popolo degli studenti universitari che hanno scelto la citt ducale

    Un luogo accogliente, professori disponibili. Ma le tasse sono elevate e le lezioni spesso si sovrappongono

    Da centinaia dianni gli studentiu n i v e r s i t a r icamminano perle strade di Urbi-no, affollano le

    sue piazze, si sdraian o alla For-tezza Albornoz vivendo appie-no la citt ducale.Oggi sono circa 14.500 e dalleloro voci emergono pregi e di-fetti di uno dei centri di studiopi antichi dItalia. Uno deipunti di forza la dimensionedi cittadella universitaria cheUrbino offre, un centro a misu-ra duomo e alla portata di tut-ti.Elisa Crocetti ha lentusiasmotravolgente di una studentessaal primo anno quando raccon-ta della decisione di studiarequi. Ho scelto la facolt di Lin-gue aziendali facendo ricerchesu internet, una volta arrivatami sono innamorata della citt,che ha fatto la vera differenza.Urbino piena di studenti, piccola, ma funzionale. Lespe-rienza che sto vivendo positi-va, i professori sono compe-tenti e disponibili. Lunica dif-ficolt sono le lezioni che a vol-te si sovrappongono e non pos-so seguirle tutte.Libri in mano e zainetto inspalla, Davide Bergonzini stu-dente di Scienze motorie spie-ga che questanno il problema che ci sono stati molti iscrittie il numero alto crea problemidi spazio e di organizzazione.Per il resto la citt vivibile eaccogliente.Seduta sugli scalini del Duomomentre sfoglia un libro di dirit-to Valentina, che frequentaGiurisprudenza, lancia unaproposta Lasciare aperte le bi-blioteche la sera sarebbe uni-niziativa lodevole, darebbe lapossibilit di fare dei gruppi distudio durante i periodi desa-me senza dover andare per for-za ai Collegi, problematico lasera sopratutto per chi abita incentro.C chi tra le mura ducali sisente stretto. Ilenia Olettini,studentessa di Giurisprudenza

    di 22 anni, racconta: Non sonomolto felice di questa scelta,non per la facolt, ma perch ilpaese troppo piccol o, non of-fre molto a chi studia qui. Lu-niversit invece okay, non homai avuto problemi con i pro-fessori. Solo le tasse sono unpo care, ma il costo della vitanon eccessivo.Facolt prestigiose e allaltezzadelle aspettative, ci che spes-so contestano gli studenti per la poca organizzazione: Gliavvisi non arrivano in tempo,siamo informati dei cambi ora-rio delle lezioni pochi minutiprima ed un problema, nontanto per me che abito in cen-tro, ma per chi vive fuori - si la-menta Giulia Lenti studentes-sa di Lingue - per della mia fa-

    colt sono contenta, le lezionisono interessanti e ci sonomolti corsi a scelta quindi ho lapossibilit di focalizzarmi su-gli argomenti che preferisco.

    Urbino una citt per universi-tari, comoda, tutto concen-trato, non faccio fatica a trova-re i libri e sono a contatto congiovani che studiano come me.Qui non sei mai solo, trovi spes-so qualcuno che sa aiutarti. Infondo siamo tutti nella stessabarca, conclude Giulia sorri-dendo, mentre raggiunge gliamici in Piazza della Repubbli-ca.Dopo tre anni a Roma ho scel-to Urbino perch cercavo uncontesto piccolo - spiega

    Arianna Caldarella studentes-sa di Lettere originaria di Sira-cusa - il pregio immediato chesiamo pochi, siamo seguiti eabbiamo un rapporto direttocon gli insegnanti, basta bus-sare al loro studio per essereascoltati. Lambiente familia-re e i professori dialogano conte, quando li incontri ti saluta-no e ti fanno sentire parte di unmondo che in altre universit tifarebbe sentire un estraneo.

    Anche se nel tuo piccolo e se seigiovane, qui hai una tua credi-bilit.Nota dolente sono gli edificidellUniversit. La nostrastruttura di palazzo Veterani vecchia e siamo senza ascenso-re. Nel 2013 - racconta Arianna- ci sono ancora barriere archi-tettoniche per i disabili, unodei ragazzi quando viene a farelesame costretto a farsi pren-dere in braccio. Il cortilettofuori lasciato allo sbando, ccaldo e una puzza atroce, non sipu entrare. Ormai sono anniche la situazione questa. Unacosa che adoro a Urbino invece poter andare allUniversit intuta. Qua non interessa a nes-suno come sei vestito.Gi, non mai labito che fa ilmonaco.

    LUCIA LAMANTEA

    Se sei fuorisede - oltre alla retta universitaria - pa-ghi affitto, utenze e vita fuori casa. Quando seiresidente, questi costi li abbattono direttamen-te mamma e pap. Ma una spesa che rimane ugualeper tutti c: i libri universitari. Quanto incide il loroacquisto sul budget delle famiglie? Abbiamo prova-to a fare un rapido calcolo. Il nostro campione unlaurea triennale in Economia aziendale. Classe L-18,quello in analisi il curriculum in economia e ma-nagement, otto esami nei primi due anni, con unaspesa media di 60 euro per ogni prova, salvo lultimoanno, con sei esami. Ventidue esami totali, la mediaannuale spesa in testi si aggira sui 300 350 euro. Pri-mo anno, 57 crediti formativi. Sul sito della facoltprogrammi e testi utilizzati dai docenti per ogni ma-teria. Sommando il prezzo di listino dei testi per il pri-mo anno le materie affrontate sono microecono-mia, istituzioni di diritto privato, matematica gene-rale, ragioneria generale e applicata, storia economi-ca, gestione informatica dei dati aziendali e lingua in-glese il totale raggiunge la cifra (arrotondata per di-fetto) di circa 450 euro. Secondo anno, 58 crediti. Lematerie sono programmazione e controllo, econo-mia e gestione delle imprese, macroeconomia, dirit-

    to commerciale, matematica finanziaria, statistica,informatica avanzata, economia regionale 1, scien-za delle finanze, economia monetaria. Anche questavolta, la spesa media di 60 euro per ogni prova. Sultotale pi basso questa volta, perch si aggira in-torno ai 280 euro incidono materie che non si pa-gano, per le quali i docenti hanno reso il materialedidattico disponibile in segreteria del dipartimentoo direttamente online. Terzo anno, 65 crediti. Politi-ca economica, economia industriale, economia delsistema agroalimentare, diritto del lavoro 1, marke-ting, ragioneria generale e applicata II, economia egestione delle imprese internazionali, marketing emanagement delle imprese di servizi. Spesa media:60 euro a seduta.Di alcuni, per, sono oggetto de-same solo alcuni capitoli dei libri: se la somma dellepagine non supera il 15% dellintero testo, allacqui-sto si sostituirebbero le fotocopie. Sommando, co-munque, i prezzi di listino di questi testi, per que-stultimo anno raggiungiamo, soldo pi soldo meno,quasi 500 euro di spesa. Alla fine del triennio, quin-di, uno studente di terza fascia (con un Isee da 22mi-la a 26mila euro), pagher oltre alla retta in due ra-te pari a 1.249 euro, quasi 1.200 euro in libri. A menoche, tra librerie che trattano lusato e siti online, nonscelga testi di seconda o terza mano.

    Esempio: per il triennio di economia, 1200 euro

    Libri, la rapina di cartaCome avvicinarsi ai movimenti stu-

    denteschi di Urbino? Innanzitutto

    bisogna avere molta intraprendenza

    e voglia di fare, mettersi a disposi-

    zione per le diverse attivit destina-

    te agli universitari. Con queste

    caratteristiche, il passo successivo

    quello di partecipare ai vari

    incontri che i diversi gruppi degli

    studenti organizzano di settimana

    in settimana. Alle riunioni si discu-

    tono le questioni che, di volta in

    volta, riguardano il mondo universi-

    tario. Ognuno libero di proporre

    le proprie idee, contribuendo alle

    delibere che, di norma, concludono

    gli incontri. La tenacia e limpegno

    sono ripagate con la possibilit di

    candidarsi ai diversi ruoli di rap-

    presentanza. A questo punto solo

    un assiduo contatto con gli studen-

    ti pu favorire la possibilit di

    essere eletti. (L.N)

    RAPPRESENTANZA

    MARTA MANZO

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    GLI STUDENTI

    9

    In Italia andare alluniversit spesso fare i conticon molta teoria e poca pratica. E tra le poche oc-casioni, quelle da non perdere per farsi le ossa sul

    ampo sono i tirocini formativi, curriculari o extraurriculari che siano. Negli ultimi 4 anni gli stage at-ivati a Urbino sono stati sempre meno. Secondo i

    dati forniti dallufficio stage dellUniversit (aggior-nati a dicembre 2012) dai 2438 tirocini attivati nel

    008, nel 2011 si scesi fino a 1861. La scelta ricade,per il 90% dei casi, nel settore terziario: il 31% nel set-ore della pubblica amministrazione, il 20% in am-

    bito sanitario, un 10% nel settore di industria e arti-ianato e la parte restante nel settore agricolo.

    Per attivare un tirocinio si stipula una convenzionera ateneo e azienda, con un progetto formativo ad

    hoc formalizzato in un documento che descrive, neldettaglio, i contenuti del tirocinio stesso. La norma-iva di riferimento il pacchetto Treu, con lartico-o 18 della legge 196 del 1997 sulla promozione del-occupazione e il decreto ministeriale 142 del mar-o 98 sui tirocini, con successive modifiche e inte-razioni.Se per quasi tutti i tirocini curriculari nonono previste facilitazioni compensi, buoni pasto,imborsi spese per quelli post lauream uno scarsoper cento garantisce un rientro economico. Per

    questi ultimi tra poco le cose dovrebbero cambiare:

    la Regione recepisce le linee guida dettate dalla con-ferenza Stato Regione a seguito della legge 92 delgiugno 2012 (di riforma del mercato del lavoro) e po-tranno essere attivati soltanto quei tirocini extra cur-riculari con indennit minima di 300 euro. Nientecambier, invece, per quelli curriculari.Ho un rimborso spese di 300 euro come responsa-bile comunicazione spiega Fabio, 25 anni, laurea-to in Editoria e stagista post lauream in unazienda aconduzione familiare - e il tirocinio me lo sono tro-vato da solo. S, perch, spesso, preferibile muo-versi autonomamente rispetto allufficio dellate-neo: le possibilit di lavorare si ampliano, ove possi-bile, e le speranze di farsi assumere sembrano balu-ginare un po di pi. Ma chi ha la colpa? Non lUni-versit afferma deciso Fabio certo, dovrebbe sfor-zarsi per trovare qualcosa in pi, ma il problema che siamo tanti, forse troppi. gi abbandonata lei,con la crisi e i fondi che non ci sono. Bisogna rim-boccarsi le maniche e fare da soli.E dello stesso avviso Domenico Donnanno, del-lUfficio stage e job placement. Solo con un costan-te contatto con aziende e associazioni di categoria afferma Donnanno - possibile innalzare il livelloqualitativo dei tirocini. Questo per richiede un no-tevole sforzo in termini di tempo e risorse. (M.M.)

    Corona dalloro in te-sta, pergamena trale mani e tante aspi-razioni per il futuro: questa limmagineche ogni neolaurea-

    to vorrebbe conservare il pi alungo possibile. Unistantaneadel giorno pi bello e importan-te, tanto sospirato, raggiunto so-lo dopo rinunce e sacrifici. Quelricordo, luminoso e raggiante,inizia tuttavia a sbiadire gi pocotempo dopo, quando dai banchiuniversitari si passa alla ricerca diun impiego. Avversit e problemisi susseguono in un vortice frene-

    tico, ampliatosi a dismisura nelcorso degli ultimi anni. Se infattiil percorso del lavoro oggiarduoe tortuoso, minori difficolt era-no quelle che i giovani trovavanoin passato. Cos racconta Giorgia,una ragazza della provincia diMacerata, laureata nel 2006 inScienze dellEducazione prima-ria e sostegno e ora insegnate diruolo in una scuola elementare.Mi sento molto fortunata adavere un posto fissoafferma su-bito prima di fare un passo indie-tro: a mio parere una differenzanotevole tra ieri e oggi sta nel di-verso ruolo del tirocinio: a suotempo era molto valorizzato eper me stata la via principale peruna vera occupazione. Grazie aquesta esperienza ho firmato uncontratto di lavoro in una struttu-

    ra per ragazzi down, guadagnan-do il mio primo stipendio. A quelpunto, quando ormai avevo per-so le speranze- prosegue Giorgia-si sono aperte le porte dellinse-gnamento, prima con alcunesupplenze e poi a tempo indeter-minato. Questo stesso percorsosarebbe al momento molto diffi-cile perch, nel frattempo, gliostacoli allinsegnamento si so-no moltiplicati. La laurea infattinon garantisce pi quel marginedi punti per ambire a una buonaposizione nelle graduatorie, masoltanto agli elenchi di terza fa-scia, rendendo quasi eterni itempi per lassegnazione di unacattedra. A ci- continua Gior-gia- bisogna aggiungere gli effet-ti della crisi, che impediscono leassunzioni, lasciando senza fu-

    turo chi ha affrontato gli studicon il nostro stesso impegno maha avuto la sfortuna di laurearsi algiorno doggi.

    Poche occasioni, rimborsi insufficienti

    Vita dura da stagisti

    Sono statafortunataho trovatoun posto

    Semprecos: lefaremosapere

    Laureati e mondo del lavoro

    LORENZO NICOLETTI

    Studiare, laurearsi intempo e trovare un la-voro adeguato allapropria formazione.Sogni e speranze co-muni a milioni di uni-

    versitari spazzati via dalla crisieconomica degli ultimi cinqueanni. E questa la difficile realtche descrive Federico, laureatriennale e specialistica in Lette-re, con un impiego part-time do-po nove mesi di disoccupazione.Il suo calvario iniziato lo scor-so settembre, quando ha comin-ciato a cercare un occupazione.Ho mandato centinaia di curri-

    culum, fatto decine e decine dicolloquiLa risposta, quando arrivata, sempre la stessa: le fare-mo sapere - afferma quasi scon-solato - sono molte le porte delleaziende a cui ho bussato, ma pra-ticamente nessuna si aperta. Inrealt, una concreta opportunitdi lavoro stata offerta a Federicoda unazienda della zona, lunicoproblema era il misero rimborsospese mensile di soli 100-120 eu-ro. Una situazione molto fru-strante per Federico, che prose-gue: Arrivare a ventisei anni sen-za avere dei soldi tuoi ed esserecostretto a ricorrere ai familiari una delle cose pi desolanti. Que-sto significa dover programmareuna spesa con anticipo, cos percomprare il regalo di complean-no alla mia fidanzata inizio a ri-

    sparmiare due euro al giorno giada alcuni mesi prima. Ad allevia-re parzialmente le difficolt eco-nomiche, da circa un mese, sonoi soldi che Federico guadagna conun lavoro occasionale. Cercan-do su internet mi sono imbattutoin una societ che raccoglie fon-di per Save The Children e altre or-ganizzazioni. Il suo ruolo quel-lo del dialogatore, girando disettimana in settimana le cittitaliane per cercare sostegni eco-nomici. Non molto, mi rendoconto- dice ancora - ma per ora vabene cosiAlmeno ho qualcosadi cui vivere senza chiedere a nes-suno . Il sogno nel cassetto di Fe-derico quello di diventare inse-gnante ma nuove norme chehanno reso pi difficile consegui-re labilitazione allinsegna-mento e i fondi sempre piscarsi lo rendono, al momento,soltanto un lontano miraggio.

    Nelle immagini a sinistra e soprastudenti attratti dal fascino dellUrbi-

    no rinascimentale.

    A destra Federico, studente laureato

    nel 2012 e Giorgia, ex studentessa

    laureata nel 2006

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    ilDucato

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    del romanzoTetanoda parte del-la casa editrice romana Mini-mum Fax.In che misura la loro esperienza stata condizionata dalla for-mazione universitaria e dal terri-torio in cui vivono? Urbino spiega Cellini per come co-struita, ha una sua dimensionefortemente legata allintimit,che altre realt universitarie nonpossiedono. Certo, questo pufar s che venga tacciata di pro-vincialismo ma per alimentare ilconfronto, lincontro con altrementi credo che dove non arrivala geografia arrivi internet.Vivere in provincia afferma

    Alessio Torino ha dei limiti og-gettivi, perch non si in contat-to con alcune realt dinamiche evitali. Per daltra parte questoisolamento permette di lavorarecon un diverso senso del tempo,che favorisce la concentrazionecome altrove non sarebbe possi-bile.Distinguere tra le nervature del-la citt racchiuse allinterno del-lo scrigno delle mura ci che rap-presenta il cuore del mondo uni-versitario e ci che invece tes-suto di una citt che vive a pre-scindere dai giovani studenti checalpestano lacciottolato dei vi-coletti, non cosa facile. Anchese secondo lautore di Tetanouna distinzione andrebbe fatta.Luniversit di Urbino, con lasua vocazione internazionale spiega Torino una fucina di

    giovani menti. Assolve al suocompito di preparare cultural-mente degli individui, creandoentro certi limiti occasioni diconfronto. E fin qui tutto fila. Poic il territorio ed qui che si de-ve lavorare per creare ponti ver-so realt stimolanti ma per forzadi cose lontane: invitare scritto-ri, editori, illustratori; organizza-re possibilit di dialogo con i gio-vani che vivono la citt; rilancia-re limmagine identitaria di Ur-bino, che quella di citt del li-bro, un aspetto concreto che an-drebbe celebrato di pi.Nonostante la crisi economica,secondo Torino, alcuni tentativiin questo senso sono stati fatti daparte del Comune ma rimango-no scoperti alcuni punti nevral-

    gici della citt. Bisogna valoriz-zare quello che c gi continualo scrittore e, piuttosto checreare nuove realt, occorre col-mare le lacune esistenti. La pigrande delle quali nella vita cul-turale urbinate la mancanza diuna biblioteca civica, esempiodi come la vicinanza delluniver-sit condizioni inevitabilmentela vita di una piccola cittadina.Non un progetto a breve termi-ne, certamente, ma dovremmocominciare a programmare alunga gittata per ricostruire il no-stro tessuto civico.Urbino quindi la terra delle ec-cellenze che rimangono isolate?O forse la citt delle opportuni-t rimaste sommerse e sospese? la citt ideale che alimenta li-spirazione e la nutre nel suo si-lenzio atemporale? Forse tuttequeste cose insieme o forse non nessuna di queste. E luniversi-t come parte della citt ma an-che come essenza di questa haun ruolo fondamentale nellin-nesto delle passioni e nel lavoromaieutico di portarle alla lucedel sole. Ma forse qualcosa si perso rispetto al passato, non-ostante la resistenza delle rocca-forti del sapere.Come volevaBo, luniversit rende ancora fer-tili le intelligenze altrui affermaTorino per c qualcosa chenon va nel sistema delluniversi-t italiana.Dopo il cosiddetto3+2 questa messa sotto pres-sione da logiche che esigono ri-

    torni immediati. Non pi, o for-se lo meno, un percorso dec-cellenza, in cui si ottiene la laureacon sacrificio e fatica. Secondome continua lo scrittore e do-cente ogni universit dovrebbeessere pi selettiva, laurearsi do-vrebbe essere pi difficile, altri-menti tutto si riduce a foto, stret-te di mano, festa, banchetti e co-riandoli.Tra le strade di Urbino ancora og-gi si aggira uno studente di Leggeo forse di Filosofia. Uno tra i tan-ti. Uno che per, noi ancora nonlo sappiamo, ma probabilmenteriuscir ad accaparrarsi PremiStrega grazie ai suoi romanzi. Esar un novello Volponi, un urbi-nate come tanti, un urbinate co-me pochi.

    GIUSEPPINA AVOLA

    Tra le strade di una Ur-bino di met Nove-cento si aggirava unostudente di Legge.Uno tra i tanti. Unoche per riusc a con-

    quistare ben due Premi Stregagrazie ai suoi romanzi. Era Paolo

    Volponi, un urbinate come tanti,un urbinate come pochi.La corte dei Della Rovere riusci-ta a partorire letterati illustri e in-tellettuali di pregio per linteroPaese, anche secoli dopo la scom-parsa dellultimo duca. E questosicuramente per due peculiaritdella citt: da una parte quella diessere la summa materiale del-lintero Rinascimento che si re-spira tra i vicoletti, sulle facciatedelle case, nei quadri appesi allespoglie pareti di Palazzo Ducale;dallaltra per il suo essere fucina dimenti fresche e brillanti che cir-colano tra i banchi e negli edificidi quella che possiamo definireuna citt-universit.Luniversit di Urbino affermaMatteo Cellini, urbinate di nasci-ta, finalista al Premio Strega con ilsuo romanzo desordio Cate, ioedito dalla Fazi Editore tal-mente integrata nella citt chenon si riesce a distinguere doveinizia luna e finisce laltra. Stu-diare nelle sue aule cinquecente-sche, respirare il suo passato nel-larte e nella letteratura d alla cit-t quel tanto di fertilit che la ren-

    de grande.Lo storico Rettore delluniversitdella citt, Carlo Bo, si dice avesseuna grande ambizione: dare vitaallintelligenza altrui. Stimolarelingegno attraverso la critica let-teraria e linsegnamento univer-sitario. Innestare il seme del genioe lasciare germogliare nuovi vir-gulti.Matteo Cellini uno degli ultimiprodotti del territorio. Unec-cellenza emergente, formatasi trai banchi delluniversit che CarloBo aveva sognato e realizzato neltempo. E non lunico: Alessio To-rino, anche lui urbinate, inse-gnante di Letteratura Latina nel-lateneo ducale, un altro scritto-re, che si imposto nel panoramanazionale dopo la pubblicazione

    Qui c il seme dellintelligenzaParlano gli scrittori Matteo Cellini e Alessio Torino, figli della Carlo Bo

    Un diverso senso del tempo aiuta, ma indispensabile potenziare la vocazione universitaria della citt

    Nellimmagine in alto Matteo Cellini autore di Cate,io e

    finalista Premio Strega 2013. Qui sopra, Alessio Torino

    docente delluniversit di Urbino e autore di Tetano

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    LE ECCELLENZE

    Urbino? Culla delRinascimento,patria di Raf-faello, capitaleartistica e cultu-rale. Ma nelle

    aule e nei centri di ricerca diununiversit vecchia di 500anni, lo sport a far eccellere lacitt di Raffaello a livello nazio-

    nale. Sar che le salite e le di-scese del centro storico tengo-no in allenamento i polmonidegli urbinati, ma la Carlo Bo ai primi posti in Italia proprioper quanto riguarda lattivitmotoria e la prevenzione dellasalute. Secondo le classifichestilate dal Censis nel 2012, la fa-colt di scienze motorie di Ur-bino che dovrebbe chiamarsiscuola dopo la riforma Gel-mini la terza in Italia su untotale di trentadue. Nel 2011era al secondo posto, e nel 2010al quinto. I criteri di posiziona-mento si basano, ad esempio,sui tassi di regolarit dei lau-reati, sulla qualit degli inse-gnamenti, sui progetti di ricer-ca e sulle opportunit interna-

    DIANA OREFICEzionali.

    Anche la ex- facolt di sociolo-gia, ora ripartita in due diversidipartimenti, stata sul podiodel Censis negli ultimi anni. Ildato per meno significativoperch compete con un totaledi quattro o cinque facolt. Alterzo posto in Italia? Non lo sa-pevo ammette Bernardo Valli,ex preside di sociologia e co-munque ormai la facolt sta-ta sotterrata.

    Vilberto Sto cchi invece, presi-de di scienze motorie, sa benedi gareggiare per il primato ita-liano, e le graduatorie del Cen-sis se le ricorda a memoria: Perquanto riguarda la ricerca ab-biamo il massimo dei punti: pidella facolt di Roma, che neltotale la p rima in classifica. Econsapevole anche di guidareuna facolt giovane: lui stesso,racconta, era in quella com-missione di Berlinguer che die-de vita alla laurea in scienzemotorie come evoluzione deldiploma Isef (Istituto superioredi educazione fisica). La trans-izione durata dal 1999 al 2001,e meno di quindici anni sonobastati per fare delluniversitdi Urbino un modello esempla-

    re nello studio dellattivitsportiva e della prevenzione.Abbiamo scelto di caratteriz-zarci per la ricerca spiega ilprofessor Stocchi perch quella che ci d la conoscenzanecessaria a migliorare la di-dattica. E cos lIstituto di ri-cerca sullattivit motoria, na-scosto in localit Sasso, celamacchinari per oltre 6 milionidi euro. E per quanto ri guardale opportunit internazionali,

    altro criterio in cui ottiene ot-timi voti dal Censis, la facoltvanta contatti con dodici uni-versit sparse in tutta Europa:per lanno prossimo sono inpartenza 25 ragazzi.Ma al di l dei sorrisi stampatisui depliant informativi, nonmancano opinioni discordan-ti. Marco Torresi, di 29 anni, hafatto la triennale e la speciali-stica in scienze motorie a Urbi-no e oggi il proprietario di uncentro di attivit motoria chi-nesiologica e posturale a Jesi,in provincia di Ancona. Se so-no arrivato fin qui spiegaMarco non grazie alla lau-rea. Trovare lavoretti occasio-nali semplice, ma se vuoi unaprofessione riconosciuta devi

    Scienze motorie, facolt top

    Nonostante le aule insufficienti e le difficolt di trovare un lavoro post laurea

    In quindici anni, la scuola di Urbino ai vertici. Nella sede del Sasso, macchinari davanguardia

    Nella foto

    a sinistra,

    la piscina

    della facol-

    t di scien-

    ze motorie.

    LUniversit

    ha stret-to accordi

    con 200

    federazioni

    sportive.

    fare altri corsi, altrimenti sullacarta non sei nessuno. Un pro-blema italiano, non solo di Ur-bino, che Stocchi ha a cuore:come presidente della Confe-renza nazionale dei presidi discienze motorie, e membrodella Commissione in sport esalute del Ministero della salu-te, insiste da anni per il ricono-scimento del laureato in scien-ze motorie, ad esempio, nellariabilitazione fisica dei pazien-

    ti dopo lintervento del fisiote-rapista. Per lo sport, invece, hafirmato convenzioni con oltre200 federazioni per permettereai suoi studenti di acquisirebrevetti a prezzi bassi.Per chi sta ancora studiando, iproblemi solo altri. Isabella Co-lella, rappresentante degli stu-denti della facolt, al primoanno di specialistica e si la-menta soprattutto degli spazi:le segreterie e la sede didatticasono in due parti diverse dellacitt, dinverno non il massi-mo fare sport nei palloni, e leaule non sono sufficienti per720 iscritti. Anche Marco, che asuo tempo studiava con soloaltri 250 ragazzi, ricorda che avolte doveva andare ad ascolta-

    re la lezione al cinema Ducale.Eppure sembra che nel giro diqualche anno dovrebbe risol-versi tutto: c chi promette indue anni di riunire la segreteriaalle aule e chi di rimettere il nu-mero chiuso. Isabella stessaammette che lorganizzazionedellattivit sportiva e dei tiro-cini ottima perch si inizia su-bito a fare pratica, fin dal primoanno. E per quanto riguarda glispazi, vero che le attrezzature

    migliori sono destinate allusoesclusivo dei ricercatori, ma traaule e palloni gli studenti pos-sono contare su sette palestreattrezzate, e hanno pur semprela piscina migliore della citt.Rimane da chiedersi se sia pos-sibile esportare questo model-lo di eccellenza alle altre facol-t della Carlo Bo. Il rettore Ste-fano Pivato rimane vago: Sonotanti i fattori che incidono sul-le graduatorie del Censis. Einevitabile che i risultati sianodiversi, ma i motivi sono molte-plici. Stocchi invece al propriorisultato ci tiene: La credibili-t si acquista con le competen-ze, ci dice. E in questo caso,scalare la classifica non solouno sport.

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    Il grande potere dellAteneoLUniversit non solo una fabbrica culturale. Ma anche un impero immobiliare

    Nei registri dellAgenzia delle Entrate, la storia di ipoteche, debiti, compravendite di fabbricati e terreni

    Su quella casa postain la cit di Urbino inla quatra de la poster-la appresso le vie datre lati e la casa deglieredi di mastro Agno-

    lo aveva diritto Urbano di serVanne, al quale fu strappata dalconte Ugolino Baldi che la ten-

    ne per 27 anni. Ma il 16 maggio1421 una sentenza condann ilBandi a risarcire la parte lesacon 275 ducati e la lite termindefinitivamente nel 1438 conaltri 315 ducati ceduti a Urbanodi ser Vanne dal Baldi, che man-tenne il possesso pacifico dellacasa e del vicino te rreno ortivopresso le mura cittadine. Conqueste vicende iniziarono letrasformazioni dellattuale Pa-lazzo Passionei-Paciotti: ap-partenuto a pi famiglie nobi-liari, divenne orfanotrofio fem-minile nel 1842 e fu acquistatodallUniversit degli studi diUrbino il 26 giugno 1972. Oggi sede della biblioteca dedicata aCarlo Bo, il rettore pi longevoa cui luniversit fu intitolatanel 2003.Dove oggi si assiepano studen-ti, libri e docenti, brulicano gliaccenti e i dialetti italiani pidisparati accanto alle linguestraniere, la cultura rinasci-

    AGNESE FIORETTImentale urbinate aveva trovatola sua culla e praticato i suoi in-teressi. Le sedi universitarie so-no spesso palazzi storici, pare-ti tra cui scorso il sangue bludei duchi e quello ecclesiasticodelle confraternite religiose.Palazzo Bonaventura, il cuigrande stemma in pietra soprail portone dingresso dedica-to a Nicol di Federico NovelloMontefeltro e alla moglie Or-

    landina di Armanno Branca-leoni, apparteneva certamentealla famiglia ducale nel 1300.Passato poi ai Bonaventura per2200 fiorini versati in contanti,fu acquistato dalluniversit il12 marzo 1834 al prezzo di2.977 scudi romani. Oggi ospi-ta il Rettorato.Fiorini, bolognini e scudi ro-mani sono diventati bancono-te dellUnione Europea, le cifresono lievitate, ma gli atti dicompravendita della Carlo Bosi sono secolarmente mante-nuti. Non invecchia lattivit fi-nanziaria delluniversit urbi-nate che, negli ultimi dieci an-ni, stata coinvolta in 22 opera-zioni tra vendite, acquisti, ces-sioni e ipoteche.Lo psicologo, scrittore e ar-cheologo italiano GabrieleMandel Khan volle festeggiarele 500 candeline che la Carlo Bospense nel 2006 ricordando co-me cinque secoli di insegna-

    mento equivalgono a cinquesecoli di luce e una miriade distelle. Linsegn amento luce eluniversit il folle uomonietzschiano che accende lasua lanterna nella calda lucedel mercato mattutino. Un sur-plus di luce, come quello cheluniversit ha sempre dovutoinfondere nei suoi studenti eche a Urbino si carica di una va-lenza ancor pi e vocativa. So-

    vra il non aspro giogo, onde sisente il Metauro mugghiar, dol-ce mio nido Urbin siede emi-nente: la Urbino del poeta ematematico Bernardino Baldi,e non solo, una citt accocco-lata su un dirupo, arroccataperch ideale. Carlo Bo, spessocriticato per il suo tratto utopi-co ed elitario, era fiero di un nu-cleo distante dal brusio di auto-strade, stazioni e aeroporti.Quelli che il sociologo Marc Au-g definiva non-luoghi erano (esono) tenuti a distanza dallacitt di Raffaello, dalla citt incui la luce del Rinascimentomatematico si mescola a quel-la rossa dei mattoni bruciati.Luniversit luce, un distri-butore di sapere e un signoretogato che istruisce noi lillipu-ziani venuti da lontano. La Car-lo Bo profumo di storia, im-boccare il vicolo di SantAgosti-no scendendo via Saffi, bussarea un piccolo portale dingresso

    con lo stemma di papa Sisto IVDella Rovere e scoprire che do-ve vivevano gli agostiniani e poii bambini dellorfanotrofio vo-luto dallarcivescovo Alessan-dro Angeloni oggi transitanostudenti di Giurisprudenza. scoprire che Palazzo Veterani,attualmente sede degli studi difilologia moderna, linguistica ecivilt antiche, si trova in unavia omonima che dal XV al XVII

    secolo era detta androne deigiudei, a causa delle varie fa-miglie israelitiche che vi abita-vano. Perch luniversit non solo in Urbino, come vuole ildialetto della zona, ma Urbi-no. una ramificazione vestitadalla eredit delle casate nobi-liari, dove ogni pezzo raccontauna fetta del passato e il mosai-co che ne deriva la storia del-la citt ideale.Ideale, ma anche materiale.Perch la Carlo Bo sempre sta-ta e continua a essere un busi-ness, una macchina guidata damanovre imprenditoriali. Lu-niversit unazienda che insoli tre anni, dal 1971 al 1974,fece quindici acquisti di benimobili e immobili e che semprein tre anni, dal 1968 al 1970, in-cass i guadagni di quindicivendite. Negli ultimi dieci annila quantit di attivit si ridot-ta, a differenza delle somme inballo. Gli esempi pi significa-

    tivi riguardano la compraven-dita di edifici e terreni e le ipo-teche. Nel 2008 il collegio Tri-dente fu venduto alla RegioneMarche per un importo di14.500.000 euro, mentre tre an-ni prima luniversit aveva ac-quistato Palazzo Albani per3.718.489,67 euro. I dati regi-strati presso lUfficio provin-ciale di Pesaro-Urbino dellA-genzia delle entrate dimostra-

    no come la Carlo Bo sia stataprotagonista, negli ultimi diecianni, di altri grandi atti di com-pravendita e abbia sottoscrittodue ipoteche volontarie. Nel2004, dopo un mutuo conces-sole dalla Banca delle Marche,ipotec per 20 anni e per un va-lore complessivo di 64 milionidi euro sette beni immobili, os-sia scuole e laboratori scientifi-ci. Unipoteca che lUniversitnon ha ancora estinto, comequella da 5.410.500 euro del2011, fissata a seguito di unaconcessione a garanzia di fi-nanziamento da parte dellaCassa depositi e prestiti. Que-stultima ipoteca stata creatasu dei terreni posseduti a Urbi-no, mentre alcuni di quelli chelUniversit ha nel comune diFermignano, per un totale di5123 metri quadrati, sono stativenduti nel 2003 alla Catani Co-struzioni S.r.l. al prezzo di261.000 euro.

    Nella cartina le principali propriet immobiliari dellUniversit nel centro storico di Urbino. 1- In via Saffi il Nuovo magistero ospita la Facolt di Sociologia e lexconvento di Santa Caterina la Facolt di Economia. 2- Ex-convento di SantAgostino, nel quale ha sede la Facolt di Giurisprudenza. 3- Ex-convento di Santa

    Chiara che ospita la sede dellIsia (Istituto Superiore Industrie Artistiche). 4- Collegio Raffaello, gi Palazzo degli Scolopi. 5- Palazzo Bonaventura con il Rettorato;

    Palazzo Petrangolini con la Facolt di Lingue e Letterature straniere; ex-Seminario con le Facolt di Farmacia e Scienze politiche. 6- Palazzo Passionei-Paciotti,

    sede della Biblioteca Carlo Bo. 7- Palazzo Albani, con la Facolt di Lettere e Filosofia; Orto botanico. 8- Palazzo Genga, sede del corso di Design e Discipline

    della moda. 9- Palazzo Veterani, sede dellIstituto di Filologia moderna, Civilt antiche e Linguistica. 10- Palazzo Garampi, sede del Centro linguistico dAteneo.

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    LUNIVERSIT E LA CITT

    S

    opravvivere.E la paroladordine ditutti i com-mercianti diUrbino. E sen-

    za studenti? Moriremmo. Tra lacrisi e lestate che si sta avvicinan-do c molta preoccupazione perle strade della citt. Perch anchese si fatica ad arrivare a fine mese,non ci sono molte alternative. Epare che le politiche dellammi-nistrazione non aiutino granch.E il leitmotivdelle voci raccolteda via Raffaello a via Veneto, dapiazza della Repubblica a piazzaRinascimento, da Marcatale a viaMazzini.Stanno chiudendo tutte le pic-cole librerie, o ci si affida alle gran-di catene o si muore dice con tri-ste consapevolezza la signora Ti-ziana, titolare da una vita della li-breria Montefeltro. Oggi Ama-zon, gli e-book, internet e le nuo-ve tecnologie ci stannodistruggendo. C una forte dimi-nuzione delle vendite, anche perla crisi e per il calo degli studenti.Senza di loro la libreria Montefel-tro chiuderebbe, come chiude-rebbe quella del signor Guido,Universitaria. Una realt conuna gran massa di giovani do-vrebbe poter pensare anche alleopportunit, a creare nuove im-prese sulla scia dellinnovazioneche qui, c dice. E c la sua fir-ma, insieme a quella di Legam-biente, Cittadinanza Attiva, Acli,

    Agor e Comitato Centro Storico,nella lettera che a breve renderpubblica per non lasciare morirela citt e per realizzare una vivi-bilit entro le mura [] che spin-ga luniversit a superare quellatendenza allautosufficienza chela caratterizza.

    Lesigenza del creare legami eidentit diffusa nel tessuto so-cio-economico di Urbino. E unadomanda forte, che viene dal bas-so, da giovani e meno giovani, mache non trova risposte. Una do-manda che viene anche dai com-mercianti, anche dagli studenti.Mimmo, lucano, gestisce da 15

    anni il Caff del Sole e non ha maidichiarato fallimento, anche sela crisi si sente e la clientela cambiata oltre che diminuita.Racconta che per molto tempo ilsuo bar stato frequentato perl80% da universitari e che poicon il pendolarismo e la fuga dalcentro per gli affitti troppo cari cambiato tutto. Posto che senzagli studenti, comunque, non ce lafaremmo, dovremmo solo chiu-dere e andare a cercar fortuna al-trove, fa notare che a Urbino, inrealt, manca qualcosa. Non pi vivace come prima, manca lagente, manca di identit. Piesattamente, questa citt do-vrebbe uscire dallossessione delculturale fine a se stesso, elitario,fatto di iniziative per pochi intimi,pesante e fa alcune proposte.Bisogna tornare al mercato, allegrosse fiere cittadine che coinvol-gano tutta la citt. Al baratto, peraffrontare la crisi con quella sem-plicit, con quel calore umano econ quel senso di unit che ab-biamo perso. Una sorta di saba-to del villaggio. Insieme a questo,responsabilizzare la gente,creando, ad esempio, per ognivia un rappresentante che si fac-cia carico delle esigenze di quelpiccolo mondo e si occupi, in ac-cordo con lamministrazione, dirivivacizzare il quartiere. PerMimmo, solo se si creer unanuova identit degli urbinati, stu-denti compresi, potranno rifiori-re le attivit commerciali.Si chiama invece Tierra Mestizia,terra meticcia, il piccolo negozio

    nisce lei. Di qui questanno passato l1% dei giovani in gita.La colpa? Secondo Margarita dellUrbino Servizi, quindi, delComune. Fanno i loro interessi,accolgono i turisti a Mercatale epoi li fanno salire al centro con la-scensore, 50 centesimi il costo delservizio. E via Mazzini, lingresso

    pi naturale verso piazza dellaRepubblica, viene penalizzata.Prima noi commercianti erava-mo molto uniti, ma adesso tuttocos frammentato, disorganizza-

    to, i negozi qui aprono e chiudo-no a vista docchio. Sa quanti neho visti?. Giorgio Ubaldi, presi-dente della Urbino Servizi, smen-tisce. La s.p.a. lavora per contodellamministrazione e lobietti-vo primario la promozione turi-stica del territorio. Fatto sta cheMargarita sta pensando di anda-

    re a vivere a Senigallia. Se non fos-se per gli studenti, sarebbe emi-grata ancora. In cerca di una citta-dina in cui sentirsi a casa e non pidi passaggio.

    di souvenirs di Margarita, in viaMazzini. Margarita colombia-na, una vita da venditrice ambu-lante e di sacrifici, la sua. Alla soli-ta domanda, stessa risposta. Sen-za studenti sarebbe costretta achiudere. Lei si adeguata alle lo-ro esigenze. Piccoli oggetti, prez-zi stracciati, piccoli pensieri, re-

    galini, questo offre. Perch glistudenti hanno pochi soldi e di-minuiscono. E poi c unaltrastoria, legata alla cattivissimaamministrazione, come la defi-

    Parlano gli esercenti e i commercianti

    Gli studenti sono

    lunica ricchezzadella citt che muore

    Il Comune promette: attenzione per i giovani

    Il triste vuoto dellestateLa Primavera di Urbino arriva a settembre,quindi, facendo un calcolo rapido, sta co-minciando il vero inverno ed luglio ilmese pi triste nella citt ducale. Gli esami finisco-no, i corsi universitari anche e un popolo di 14.000studenti torna a casa.

    A parlare, lassessore alle Politiche Giovanili, Loren-zo Tempesta.Cosa fa il Comune per i giovani studenti di Urbino?Innanzitutto, abbiamo risposto alla forte doman-da di aggregazione e partecipazione alla vita dellacitt, istanze antiche, ma che finalmente si stannoconcretizzando. Attraverso il Golem , il centro cul-turale a disposizione delle associazioni, e la Con-sulta dei giovani, prevista da un regolamento ad hoce ancor prima da direttive europee, punto di incon-tro e confronto di idee che poi si relazionano con ilnostro ufficio tecnico.Si tratta di iniziative estemporanee o pensate an-che al medio-lungo termine, al futuro di questi gio-

    vani?Mettiamo le cose in chiaro. Essendo questa unacitt di servizi, c molto terziario ed difficile pen-sare e vedere uno sbocco per i giovani. Vedo questacitt e lesperienza accademica che vi si vive pi co-me un trampolino di lancio verso lesterno. Pi unbuon punto di partenza, ma non di approdo. Anche

    se poi da realt come quella del Golem, ad esempio,dove gli studenti e le associazioni possono metterein campo ogni tipo di attivit culturale, non dettoche da cosa non nasca cosa. Penso a corsi, ad esem-pio di pittura, a laboratori teatrali a piccole co-operative di servizi che si specializzano in un setto-

    re.Il Golem gestito ed di propriet del Comune. Co-me anche la Casa della Musica, il Centro di Educa-zione Ambientale, lo sportello estero per gli stu-denti. Dove trovate le risorse per i giovani in questitempi di crisi?Stiamo attenti a ci che ci succede intorno, alle op-portunit che vengono dallEuropa, ad esempio. Ilprogetto Kit realizzat