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Due donne un carisma SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 1 5 Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli ANNO XIV Settembre - Ottobre 2009 Due donne un carisma Ti chiedo che io sia dimenticata nella memoria degli uomini: che il mio cuore non trovi più pace in nessuna cosa di questa terra; che la mia vita sia come un incenso consumato a tuo onore; che l’anima mia, quando a te piaccia, sia fatta partecipe di questa beatitudine che cagiona il perfetto possesso di Te; Eterno e Sommo Bene! Gesù mio, ispirami il modo di meglio amarti, SXUL¿FD LO PLR FXRUH coll’unirlo intimamente al tuo; perdonami i miei molti e gravi peccati, e fa che io sia tua per ogni maniera, in ogni tempo e per tutta l’eternità! Amen. (Maddalena Girelli)

Due donne un carisma n. 5 del 2009

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Periodico di informazione religioas

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Page 1: Due donne un carisma n. 5 del 2009

Due donne un carisma

SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 15 Pubblicazione sulla spiritualità

delle sorelle Girelli

ANNO XIV Settembre - Ottobre 2009

Due donneun carisma

Ti chiedo che io siadimenticata nella memoriadegli uomini:che il mio cuore non trovi più pacein nessuna cosa di questa terra;che la mia vitasia come un incensoconsumato a tuo onore;che l’anima mia,quando a te piaccia,sia fatta partecipedi questa beatitudineche cagiona il perfetto possesso di Te;Eterno e Sommo Bene!Gesù mio, ispirami il modo di meglio amarti,

coll’unirlo intimamente al tuo;perdonami i miei moltie gravi peccati, e fa che io sia tuaper ogni maniera,in ogni tempoe per tutta l’eternità!Amen.

(Maddalena Girelli)

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Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli

Anno XIV - 2009 - numero 05a cura di Giuseppina Zogno

Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030.295675 - 030.3757965

E.mail: [email protected]/c postale n. 12816252

Direttore responsabile:don Antonio Fappani

Progettazione grafica e stampa:COM&PRINT srl - Brescia

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SOMMARIO

ELISABETTA E MADDALENA ............pag. 2

Bisticci in collegio

MADDALENA GIRELLI ..............................pag. 3

Esperienza di Cristo nell’abbraccio

ad una inferma

ELISABETTA GIRELLI: ..............................pag. 4

Amore esigente trafigge

il costato di Cristo

PENSIERI DIVOTI CAVATI

DALLE SACRE SCRITTURE:.................pag. 5

di Maddalena Girelli

INDIRIZZO E PASCOLO

ALLA PIETÀ: ...........................................................pag. 6

Consigli per un cammino di perfezione

ELISABETTA E MADDALENA:

Bisticci in collegioNene - scrive Bettina nelle sue memorie - era buona e faceva ciò che le suggerivano per compiacermi, sopportarmi o corregger-mi secondo il bisogno. Ma io, attizzata da alcune compagne in-dispettite per il buon comportamento di Maddalena, le rispon-devo male e le usavo ogni sgarbo possibile”.La cosa durò per alcuni mesi, finchè mamma Camilla fu avvisata, e, quando venne a far visita alle figlie, minacciò Bettina di farle cambia-re collegio. La fanciulla reagì con irritazione: la mamma non ottenne da Elisabetta alcuna promessa di cambiamento. La piccola, anzi, volendo continuare nel suo capriccio, fingeva di non voler mangiare. Continuò cosi nel suo proposito circa due settimane.Infine, però, visto che non riusciva a smuovere le educatrici dal loro proposito di non prenderla in considerazione, dovette arrendersi, ma non accettò affatto di chiedere scusa per i capricci e neppure accet-tò che lo facesse Maddalena al suo posto. Come rivalsa moltiplicò l’impegno nello studio per essere la prima, “sicché - scrive - agli esami ebbi l’eminenza. Ma l’Arciprete, dopo d’avermi letta quel-la menzione onorevole, mi fissò in faccia con uno sguardo che mi colpì vivamente e disse: “Peccato che ci sia quel bene (vota-zione inferiore a ottimo o massimo) in condotta!”Una natura indomabile quella di Elisabetta! E dire che aveva tanti la-ti positivi: sincerità, generosità, brio, che la rendevano amabile alle compagne. Ma si sarebbe detto che era maestra nel procurarsi dei guai, e, di conseguenza, rimproveri severi da parte delle educatrici.Nelle “Memorie” scriveva: “La fatica, lo sforzo, il patire che ho fat-to per alcuni mesi a frenarmi, è cosa da non dire”. A volte aveva addirittura sfoghi fisici, come il sangue dal naso. La mamma, allo-ra, vedendola patita, sug-gerì alla zia suora di con-cederle un po’ di sfogo. Sono gli anni che segna-no il passaggio dalla fan-ciullezza all’adolescenza per Bettina. Anni preziosi in cui la Nostra ebbe mo-do di misurarsi, di scopri-re con le doti anche i suoi limiti e sentire il bisogno di affidarsi… a Qualcuno, totalmente, cieca-mente, senza ritorni.

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Proponiamo alla meditazione di tutti lo stralcio di una lettera stu-penda di Maddalena Girelli al Pa-dre spirituale. E’ preziosa, perché fa conoscere come ella abbia po-tuto fare l’esperienza di Cristo, nella persona di uno di quelli che Gesù chiama i più “piccoli” dei suoi… Ebbene: Maddalena gusta la presenza di Cristo e il suo te-nero abbraccio, dopo aver supe-rato la forte ripugnanza provata nell’abbracciare una inferma su-dicia a cui aveva fatto visita.

Reverendissimo Padre! Sento il dovere di comu-nicarle una nuova grazia che ha fatto il mio dolce Gesù all’ani-ma della sua serva. Mi avvenne di recarmi a visitare una pove-ra inferma che da lungo tem-po non avea veduto, e, confes-so, ne sentiva ripugnanza per lo squallore ed il sudiciume in cui sempre si trova. Vi andai tuttavia confortata dal pensiero che sotto quei cenci si cela spesso la persona stes-sa del Divin Redentore, e, con questa intenzione, offersi la vi-sita che era incamminata a fa-re. Appena entrata, quella pove-ra donna fu presa da tanta gioia di rivedermi, che abbracciommi teneramente, e diedemi caldis-simi baci. In questo amplesso che la natura sdegnava, il Si-gnore mi illuminò d’una luce in-teriore, e parmi che lui stesso mi abbracciasse sì teneramen-te, e mi stringesse all’amoro-

so suo seno. Io ho sentito una commozione vivissima, che a grande stento ho potuto per qualche momento frenare, e re-stai col cuore sì sazio, e sì lie-to, che mi pareva più nulla avrei potuto desiderare. Parvemi che il mio sommo Bene volesse con ciò correggere la mia ripugnan-za, e premiare il piccolo sforzo che Egli mi aiutò a fare per amor suoIo sento tuttora l’anima mia uni-ta in un modo inusitato colla sua divina Volontà, e gusto la soave presenza del mio unico Amore in una maniera ineffabile. Egli sol-leva il mio tardo cuore a grandi desideri, e mi pare che spesso mi domandi, quando sarò effet-

tivamente disposta a farmi vitti-ma del suo amore…Poiché ben conosco che fino-ra non gli ho dato che parole… io mi sto offrendo alla sua San-tissima Volontà per fare e pati-re quel che sarà di sua maggior gloria; e sento che Egli mi vuo-le assolutamente per sé, e che devo licenziare e allontanare da me tutto ciò che non è Lui e a Lui non conduce. Preveggo che la mia vita sarà una sequela non interrotta di croci e di amarezze: ma confidando unicamente nel-la sua divina virtù, spero di non rendermi indegna delle sue mi-sericordie, e di bere fino in fondo il calice che la sua mano amoro-sa mi avrà apparecchiato.

MADDALENA GIRELLI:Esperienza di Cristo nell’abbraccio ad un’inferma

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Cristo si è fatto ob-bediente fino alla morte!... Rinuncia ad ogni propria ele-zione.La rinuncia è la rispo-sta adeguata. Bettina lo annota nel suo dia-rio. Una tale risposta è un sublime esem-pio di perfetta carità. E’ un amore esigente quello di Dio!“Sicut Ego et tu!” (Come Io, così tu!) Questa è la parola d’ordine che Elisa-betta riporta per iscritto, alfine di tradurla in vita. Ella percepisce immediatamente la sua impoten-za nel realizzare un piano d’amo-re a misura di Dio… Comprende pure che il Signore le ha elargito molti doni, per aiutarla nel cammi-no di rinuncia e che conduce alle vette del puro amore; e, tuttavia, trema… “Oh, mio Dio, io sento tutta la mia miseria e l’impotenza ad ogni minimo bene; ma sento in-sieme una gran fiducia nell’in-finita bontà e potenza vostra. Tanto amore che avete portato a quest’anima poverella… tan-te grazie che m’avete fatto, mi fanno sentire anche l’obbligo che mi resta di fare qualche co-sa per corrispondere ai disegni della vostra misericordia”.Elisabetta è confusa per l’amore che Dio le ha donato e vorrebbe in qualche modo, riparare i ritardi,

le negligenze, le incorrisponden-ze. “Ed oh! L’avessi fatto anche prima d’ora! Potessi una vol-ta fissare in Voi, o Gesù mio, gli occhi, la mente, il cuore; e non vivere più che per amarvi, ser-virvi, imitarvi colla maggior dili-genza possibile! A che mi servi-rebbe la vita se non l’impiegas-si per quell’unico fine pel quale Dio me l’ha data e conservata con sì segnalati benefici?”Fissare occhi, mente e cuore in Gesù significa vivere abbagliati della sua luce, attratti dalla sua Divina Persona, unificati in Cristo, trasformati dal suo amore. In una parola conquistati da Lui total-mente, così da poter dire in tutta verità con San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me; il mio Signore che m’ha ama-to donando la sua vita per me”.Elisabetta sa che queste subli-mi aspirazioni possono realizzar-

si solo grazie al dono di Cristo, ma sa pu-re che non possia-mo prescindere dal nostro apporto per-sonale, modesto se vogliamo, ma gene-roso e perseveran-te. E conclude: “Ap-poggerò tutti i miei propositi alla divina grazia, con umile e costante preghie-ra”. E’ convinta che per ottenere tutto dal Signore “bisogna fare una catasta

delle proprie miserie e adagiar-visi sopra, e quivi, in un volon-tario annientamento, lasciarsi consumare dal fuoco dell’amor divino”.La strada maestra di ogni progres-so spirituale sta proprio nel lascia-re al Signore piena libertà di ac-cesso in ogni più riposta piega del nostro spirito, perché il suo amo-re infuocato e invasivo bruci tutte le scorie, e trasformi il nostro nel suo Amabilissimo e ardentissimo Cuore.Dall’anima assetata d’amore di Elisabetta sgorga spontanea la preghiera in rime che riportiamo.“Fra le ardenti fiammedel tuo Cuorebramo, o Gesù,morire per tuo amore,stretta al tuo senoe nel tuo cuore”.Facciamone motivo di compun-zione e di contemplazione.

ELISABETTA GIRELLI:Amore esigente

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Maddalena ricorda alle sorelle che in molte altre occasioni aveva parlato delle fatiche che è necessario soste-nere per vivere la vocazione verginale a cui sono state chiamate: la sequela radicale di Cristo Sposo.In questa circostanza, tuttavia, vuol approfondire il significato della frase paolina di faticare come buon sol-dato di Cristo. Che intendeva dire Paolo al diletto Timoteo? Si chiede. E risponde che i modi con cui si può dire che uno è soldato di Cristo so-no tre.“Prima: combattendo contro i tiran-ni, e così soldato fu ciascun marti-re; secondo: combattendo contro gli errori e tali furono tanti dottori e predicatori che difesero sempre colla scienza e colla dottrina la veri-tà della fede e le massime della re-ligione; terzo: combattendo contro i nemici della nostra salute: il mon-do, il demonio, la carne e così i suoi soldati sono tutti coloro che pro-fessano la fede di Gesù Cristo”.Maddalena osserva che forse a noi sembrerà di poter appartenere so-lo alla terza categoria di militanti. Ma -secondo quanto scrive P. Sequeri - tutti i tre generi di combattimento so-no propri di ogni cristiano. In ogni ca-so, insiste Nene, dobbiamo osserva-re “che non dice l’Apostolo: “com-batti” qual buon soldato di Cristo, ma “fatica”, perché non sempre c’è l’occasione di cimentarsi; ma sem-pre c’è il bisogno di faticare. Vedete come i bravi capitani non tengono

mai i soldati oziosi? E come anche in tempo di pace li addestrano alla battaglia? Lo stesso fa Gesù Cristo: vuole che, se non combattiamo, al-meno ci addestriamo sempre nel combattere”.E’ vero che non sempre ci sono occa-sioni tali da dover mettere a repenta-glio la vita per Cristo. Forse la “grazia del martirio” non è per le nostre deboli forze. Tuttavia ci è chiesto di imitare i martiri, giorno dopo giorno, tenendo viva la fede, “esercitando la speran-za, addestrandoci con un pizzico di eroismo nella carità. Bisogna che ci avvezziamo a sprezzare la vita pre-sente come se dovessimo sacrifi-carla per Gesù Cristo” dice Madda-lena. “Bisogna che ci avvezziamo a non essere troppo pietose col no-stro corpo, anzi a maltrattarlo an-che un poco, a non schivargli sem-pre il patire, per essere poi pronti, quando bisognasse, ad esporlo an-che ai più feroci carnefici”.Come punto di orientamento per la nostra vita, Nene ci indica “quelle undicimila compagne della nostra protettrice S. Orsola, le quali sacri-ficarono con tanta generosità non solo le ricchezze, i piaceri e le più belle speranze della vita, ma la vita stessa… piuttosto che essere infe-deli al loro sposo Gesù”.Il martirio richiesto ad una Figlia di S. Angela sarà meno clamoroso, ma non meno impegnativo, perché il mondo non si darà pace davanti “alla taci-ta, ma solenne protesta che gli fac-

ciamo di non essere più sue, e cer-cherà di smuoverci dal nostro san-to proposito”. Sarà quello il momen-to di dimostrare che vogliamo essere soldato di Cristo. “Stringiamoci più fortemente alla sua Croce e gridia-mogli: non permettete che mi se-pari da voi”. L’esperienza degli anni, delle persone incontrate, e soprattut-to della continua vigilanza che Mad-dalena esercitò su se stessa, la met-tono in guardia, anche nei periodi di massima tranquillità, e ne fa avvertite le sorelle di ideale.“Non lasciamoci cogliere dalla ne-gligenza, ma approfittiamo di giu-sti intervalli per far buona provvi-gione di pazienza, di mansuetudi-ne, di obbedienza e di fortezza per servircene qualora alla pace suc-ceda di sostenere fieri e prolunga-ti combattimenti”. Con parola per-suasiva Maddalena incoraggia le “Fi-glie” ad essere liete e di buon animo nel sostenere le inevitabili lotte della vita, con la certezza che in premio le attende “corona eletta di gloria ce-leste ed una ricompensa di beni immortali”.

PENSIERI DIVOTI CAVATI

DALLE SACRE SCRITTUREdi Maddalena Girelli

“Fatica qual buon soldato di Cristo!” (S. Paolo a Timoteo, 6, 12)

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L’uomo, pellegrino per natura, spesse volte intraprende dei viag-gi in mille direzioni e per motivi diversi: per esplorare il nuovo o per recarsi da amici; programma viaggi brevi e viaggi lunghi… Ma il viaggio più lungo e impegnativo che l’uomo è chiamato ad intra-prendere è quello della perfezione spirituale. Un viaggio che comporta mille dif-ficoltà interne ed ester-ne e dura per tutta la vita. Elisabetta si pone accanto a chi ha il desi-derio e il coraggio di in-traprenderlo, offrendo alcuni utili consigli, da esperta nelle vie dello spirito. In primo luogo scrive: “Chi ha da fare un lungo viaggio, da principio, non si mette mai a correre; ma va con passo misurato e costante, onde non gli abbiano a mancare le forze nel più bello del-la via…” La saggezza di Bettina insegna la moderazione, l’equili-brio fra il desiderio di “divorare la strada” e le risorse che possia-mo mettere in campo. E questo perchè? L’im-prudenza nel modo di affrontare il cammino potrebbe pregiudicare il raggiungimento della meta. Perciò, la Nostra continua:

“Così, anche noi, o giovinette, non ci fingiamo di divorare la strada della santità, ed acquista-re tutte le virtù in quattro giorni. Prendiamo le cose con tranquil-lità e moderazione misurando i passi dalla nostra età, dal nostro stato, dal nostro temperamento, onde non ci avvenga di perder la

lena nel meglio della vita spiritua-le”. L’ansia, nelle vie dello spirito, è una cattiva consigliera: è uno stato d’animo che dura poco ed, esaurito il primo impeto di fervore, ci fa per-dere la voglia di far il bene, o la for-za di perseverare in esso. Uno degli errori in cui può incorrere il viaggia-tore è di procedere a casaccio, sen-

za imboccare una via si-cura, e senza avere una chiara meta. In questo modo, osserva Bettina, non giunge da nessuna parte e si smarrisce per via. Perciò “Anche noi dovremmo formarci il nostro itinerario spi-rituale, cioè propor-ci un metodo di vita, e a questo attenerci fedelmente”. “Que-sto servirà a metter-ci in buona strada… a mantenerci d’un passo costante; for-merà in noi a poco a poco l’abito del bene; e nell’età più matura godremo il frutto della fatica che ora faccia-mo per acquistare la virtù e vivere regolate in ogni cosa”.Il metodo di vita dovrà, ovviamente, essere personalizzato, a se-conda del nostro tem-peramento e delle no-stre particolari esigen-ze; poiché sono molte le vie che conducono a

INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ: Consigli utili per un cammino di perfezione

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Dio, come si può riscontrare nella vita dei santi. “Le vie del Signore sono molteplici – scrive Elisabet-ta – tutte le virtù conducono al cielo, e noi vediamo i santi ar-rivarvi, chi per via di fede, chi di umiltà, chi di orazione, chi di carità, e così di ogni altra virtù”. Bettina ci suggerisce di scegliere come via alla santità la virtù a cui siamo più inclinate o che ci sem-bra più accessibile. Ma, secondo lei, la cosa migliore sarebbe sce-gliere la virtù che più ci manca. Propone quindi una serie di esem-pi. “Se siamo colleriche, stizzo-se, impazienti, stabiliamo un metodo di vita in cui tutto tenda alla dolcezza, alla mansuetudi-ne, alla tolleranza cristiana. Se siamo distratte, leggere e cu-riose, il nostro metodo di vita ci guidi al raccoglimento, al ritiro, all’orazione.Siamo pigre e negligenti? Il no-stro metodo di vita sia come uno sprone, che ecciti il fervore. Non sappiamo far nulla di bene? Proponiamoci almeno di vivere sempre umili, come le ultime in faccia al prossimo, e da quei po-veri vermiciattoli che siamo nel cospetto del Signore. Abbiamo un cuore tutto fervido d’affetti e desideri? Abbandoniamolo al nobile slancio della carità di Ge-sù Cristo, e diventerà capace di grandi cose per la gloria di Dio e per il bene del prossimo”.Segnando su un quadernetto gli atti di virtù che intendiamo pratica-re, la frequenza ai sacramenti che riteniamo di dover tenere e il mo-do con cui vogliamo adempiere i doveri del nostro stato, sarà facile controllare, ogni sera, nell’esame

di coscienza, se siamo state fede-li ai propositi fatti, per rimediarvi, eventualmente, il giorno appres-so. L’importanza dell’esame di co-scienza non sarà mai abbastanza sottolineato se vogliamo progredi-re nelle vie dello spirito. E’ quello il momento di fare il punto davanti a Dio nella “verità” per una rispo-sta coraggiosa alla sua proposta d’amore; e camminare lealmente e speditamente sulla via della perfe-zione.Tuttavia, poiché nessuno è “buon giudice in causa propria” e le illu-sioni costituiscono un grosso pe-ricolo per l’anima, per chi intende, in modo serio, progredire nella vita spirituale, si rende indispensabile una guida esperta nelle vie di Dio. E’ un padre spirituale che sappia incoraggiare nei momenti di stan-chezza, illuminare in quelli di oscu-rità interiore, aiutarci a superare le tentazioni interne ed esterne che intralciano il cammino che condu-ce a Cristo. “Giovani amate – scrive Bettina – non fidiamoci di camminare alla perfezione senza avere una buo-na guida, voglio dire un direttore spirituale. Verranno dei momenti pericolosi assai nel nostro viag-gio, in cui senza una guida non potremo assolutamente trovare la strada; poiché le vie di Dio so-no recondite assai. Forse le ten-tazioni del mondo e del demonio, forse il turbine delle svariate af-flizioni della vita, forse una spe-ciale permissione di Dio, ci met-teranno nell’anima un buio così grande, che non sapremo più da noi stesse distinguere se cam-miniamo bene o male e andremo avanti così a tentoni senza sa-

pere come né dove. Allora sen-tiremo che beneficio inestimabi-le sia l’avere una mano paterna che ci conduce al sicuro…”.Elisabetta tratteggia lo stile con cui una giovane deve rapportarsi al-la sua guida spirituale, dopo aver pregato il Signore di concederle il dono di un direttore illuminato, prudente, buono. “Siamogli obbedienti in ogni co-sa. Non lasciamoci illudere dalla vergogna, ma avvezziamoci ad aprirgli candidamente il cuore. Diciamogli umilmente le nostre miserie, manifestiamogli i pii de-sideri e le buone ispirazioni che Dio ci manda al cuore e, soprat-tutto, non prendiamo nessuna risoluzione importante senza il suo consiglio”.Naturalmente, questa apertura confidenziale non deve diventare una ridicola dipendenza che toglie la libertà di spirito. Il tutto si faccia con fede, poiché il padre spiritua-le tiene le veri di Dio, e con grande semplicità di cuore, propria di chi vive lo spirito filiale nel suo rappor-to con Dio.“L’obbedienza – ci dice Bettina – ci sarà sempre di grande confor-to. Un sì, un no del nostro padre spirituale ci farà stare tranquille in ogni cosa; la sua approvazio-ne ci ispirerà fiducia… e la sua disapprovazione sarà un freno…nella foga inconsiderata delle passioni e dei desideri che tra-scinano in rovina…”.Se saremo docili alle sue direttive, come scrive Elisabetta, il Padre spirituale… c’insegnerà anche le scorciatoie che fanno arriva-re più presto al perfetto amore di Dio.

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O SS. Trinità,

sorgente di ogni bene,

profondamente Vi adoro

le vostre fedeli Serve

Venerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli

e di concedermi

per loro intercessione

la grazia...

Padre nostro, Ave Maria e Gloria

N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di no-

-

bili sorelle.

2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio

Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a:

Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia.

Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richieder-

lo telefonando allo 030.295675.

Preghiera alle Venerabili

Sorelle Girelli

per ottenere grazie!

SUPPLEMENTO A “LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA. BRESCIA”, SETTEMBRE-OTTOBRE 2009, N. 5

Elisabetta Girelli Maddalena Girelli