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Elementi di didattica speciale per Elementi di didattica speciale per alunni con autismo P f P l Ai ll Prof.ssa Paola Aiello

Elementi di didattica speciale perElementi di didattica ... a distanza 10... · spontanea attribuzione al comportamento degli altri di ... con la scoperta dei neuroni specchio,

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Elementi di didattica speciale perElementi di didattica speciale per alunni con autismo

P f P l Ai llProf.ssa Paola Aiello

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OBIETTIVO DELLA LEZIONE:

Acquisizione delle conoscenze di base per q pl’identificazione di strategie e metodologie didattiche in grado di supportare il

di i diprocesso di insegnamento-apprendimento in presenza di studenti che presentano disturbi dello spettro autisticodisturbi dello spettro autistico.

Università degli Studi di Salerno

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AutismoAutismo

Disturbo pervasivo dello sviluppo che incide su tre dimensioni fondamentaliincide su tre dimensioni fondamentali della persona:- l’interazione socialel interazione sociale - la comunicazione- il repertorio comportamentaleil repertorio comportamentale

Cottini, Rosati, 2008

Università degli Studi di Salerno

, ,

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Cenni storici

Il termine autismo fu utilizzato per la prima volta nel 1911dallo psichiatra Eugen Bleuler per indicare uno dei sintomipiù comuni della schizofrenia nell’adulto.Una delle caratteristiche riscontrabili nei soggettischizofrenici era infatti un’alterazione della relazionereciproca tra mondo interno e mondo esterno, per cui la vitainteriore assumeva una preponderanza patologica definitainteriore assumeva una preponderanza patologica definitaautismo:“Chiamiamo autismo il distacco dalla realtà e la predominanza dellaChiamiamo autismo il distacco dalla realtà e la predominanza dellavita interiore” (Bleuler, 1911, p. 29).

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Cenni storici

Nel 1943 lo psichiatra americano Leo Kanner (1943)descrisse per la prima volta la sindrome autistica,distinguendola dalla generica categoria del ritardo mentale incui era inquadrata prima di allora.Il medico, infatti, espose i casi di undici bambini, di etàcompresa tra i due e i dieci anni che, già dal primo anno divita mostravano i segni di un comportamento atipico:vita, mostravano i segni di un comportamento atipico:alterazione dei rapporti interpersonali, indifferenzaall’ambiente circostante e tendenza all’isolamento, tendenza a,mantenere invariate le abitudini quotidiane, comportamentiripetitivi, stereotipie, anormalità nel linguaggio ed ecolalia.

Università degli Studi di SalernoHollander et al.,2011

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Cenni storici

Parallelamente agli studi di Kanner, anche se in maniera deli di d d ’ l i l i itutto indipendente da quest’ultimo, un altro pioniere

dell’autismo, Hans Asperger, nel 1944 pubblicava i suoi studisu alcuni casi di soggetti che riteneva avessero fin dallasu alcuni casi di soggetti che riteneva avessero fin dallanascita disturbi caratteristici.Negli anni successivi alle descrizioni fornite da Kanner eN g v d dAsperger, molti altri studiosi tentarono di indagare le causedella sindrome.

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Ipotesi eziologiche

Lo psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim, ad esempio,i ti ò h d ll i i li d l di t b ti tiipotizzò che una delle cause principali del disturbo autisticoera da attribuire alla freddezza emotiva delle madri.Lo studioso parlò infatti di «madri frigorifero» indicandoLo studioso parlò infatti di «madri-frigorifero», indicandol’incapacità di alcune donne di stabilire una relazione efficacecon il proprio bambino (Bettelheim, 1967).p p ( , )

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Ipotesi eziologiche

La psicanalista britannica Frances Tustin avanzò l’ipotesi chep pi fenomeni di “depressione post-partum” non fossero tipicisolo delle madri, ma che potessero verificarsi anche neibambini; questi ultimi, secondo la studiosa, tentano didifendersi dalla sensazione di aver perduto, con il distaccodalla madre una parte vitale del proprio corpo Questadalla madre, una parte vitale del proprio corpo. Questasensazione primitiva genererebbe i sintomi tipicidell’autismo.

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Ipotesi eziologiche

Nel 1964 il neurologo statunitense Bernard RimlandNel 1964 il neurologo statunitense Bernard Rimland,rovesciò la teoria convenzionale della “madre-frigorifero”affermando che alla base del disturbo sembrava esserci unproblema di natura biochimica nella formazione reticolaredel tronco cerebrale, per cui classificò l’autismo comed i i i i ibdeviazione genetica inibente.

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Ipotesi eziologiche

Negli anni ’70 lo psicologo statunitense Carl H. Delacato,oltre ad abbracciare l’ipotesi di natura genetica del problemaoltre ad abbracciare l ipotesi di natura genetica del problema,si rese conto che gli atteggiamenti dei bambini autistici eranoidentici a quelli manifestati da soggetti che presentavanoq gg plesioni cerebrali. Ciò presupponeva dunque che i bambiniautistici non dovevano essere considerati degli psicotici, ma

i h di d i b li isoggetti che, a causa di danni cerebrali, presentavano graviproblemi sensoriali.

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Ipotesi eziologiche

A partire dalla metà degli anni ’80, Alan Leslie, Simon Baron-C h Ut F ith i ti h ll’ i i d ll’ ti iCohen e Uta Frith ipotizzarono che all’origine dell’autismo cisia l’assenza di una teoria della mente, vale a dire della capacitàdi orientarsi nel mondo interpersonale attraverso ladi orientarsi nel mondo interpersonale attraverso laspontanea attribuzione al comportamento degli altri di statimentali, intenzionali, punti di vista.

Cecità mentaleCecità mentale

Incapacità dei soggettiIncapacità dei soggetti autistici di mentalizzare,

di ib i li

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Ipotesi eziologiche

L’ipotesi che ne derivò fu quella che il bambino autistico sitro a come in na sorta di «agnosia» degli stati intenzionalitrova come in una sorta di «agnosia» degli stati intenzionali,almeno di quelli complessi, che toglierebbe al soggettoautistico la capacità di orientarsi nell’universo delle relazionipsociali e di acquisire quelle abilità che consentono diinteragire con gli altri, mediante la capacità di immaginarecosa gli altri pensino, desiderino e provino a livello emotivo.La mente del bambino autistico sarebbe capace dicomprendere l’azione dell’altro solo nel suo senso manifestocomprendere l azione dell altro solo nel suo senso manifesto,ma raramente in quello implicito e sotteso (Frith, 2009).

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Ipotesi eziologicheIl dibattito sull’eziologia dell’autismo è ancora oggi molto acceso. Attualmente sembrano dominare le ipotesi eziologiche di tipo neurobiologico. Le neuroscienze, con la scoperta dei neuroni specchio, h ip tizz t i f tti h i r bb di f zihanno ipotizzato infatti che vi sarebbe una disfunzione di questi ultimi alla base dei disturbi dello spettro autistico.autistico.

A i di b d llAutismo come disturbo della consonanza intenzionale, dovuto ad un

malfunzionamento dei meccanismi dimalfunzionamento dei meccanismi di rispecchiamento sostenuti dalla

i l i i (G ll 2003 2006)

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Ipotesi eziologiche

Alcuni studiosi hanno inoltre proposto la tesi di un iperfunzionamento percettivo nei soggetti autistici per cui questiiperfunzionamento percettivo nei soggetti autistici, per cui questi ultimi non presenterebbero nessun deficit di immagazzinamento semantico ma un iperdiscriminazionevisiva e uditiva (Mottron, 2006).Ciò spiegherebbe il motivo per cui molti autistici mostrano

i hi di bilità i l i iti h i lpicchi di abilità sia sul piano cognitivo che in alcune aree della memoria.

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Classificazione nosografica dell’autismo

Il DSM, nella sua più recente edizione (DSM 5) definisce i criteri diagnostici della ( ) gcondizione autistica in termini di diade sintomatologica, ovvero quando sono presenti le seguenti manifestazioni cliniche:

“Persistent deficits in social communication and social interaction across multiple contexts, as

if d b h f ll i l b himanifested by the following, currently or by history [….]

-Restricted, repetitive patterns of behavior, interests, or activities, as manifested by at least two of the following, currently or by history (examples f f g y y y ( pare illustrative, not exhaustive; see text) [….]”

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Classificazione nosografica dell’autismo

DSM IV (1994) DSM 5 (2013)

Disturbi pervasivi dello sviluppo in cui rientrano il

Di t b A ti ti il

Disturbi dello spettro autistico che

dDisturbo Autistico, il disturbo di Asperger , il Disturbo Generalizzato

comprendonoil Disturbo Autistico, il

Disturbo di Asperger, il ildello Sviluppo NAS, la

Sindrome di Rett, il Disturbo disintegrativo

Disturbo disintegrativo dell'infanzia e il Disturbo pervasivo dello sviluppo

dell’infanzia. NAS.

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Classificazione nosografica dell’autismo

DSM IV DSM 5

Approccio categoriale Approccio dimensionale

T i d i l iTriade sintomatologica:1. Deficit nell’interazione sociale

Diade sintomatologica:1. Deficit socio-comunicativo (componente sociale)

2. Deficit nella comunicazione 3. Deficit dell’immaginazione con interessi

(componente sociale)2: Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi (componente non sociale)

ristretti e stereotipati(componente non sociale)

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LA DIADE SINTOMATOLOGICA DELL’AUTISMO

DEFICIT NELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

DEFICIT NELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

DEFICIT D’IMMAGINAZIONEDEFICIT D’IMMAGINAZIONE

Le difficoltà nell’area della comunicazione e dell’interazioneLe difficoltà nell area della comunicazione e dell interazionesociale, che nel DSM IV erano considerate separatamente,nel DSM V sono state accorpate in quanto riflettono un

i d fi iunico deficit.

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C tiC tiAutismoAutismo

Continuum di

condizioni

Continuum di

condizioniDisturbi

dello spettro i i

Disturbi dello spettro

i icondizionicondizioni autisticoautistico

I diversi tipi di Autismo presentano confini troppo sfumatip p ppche non consentono di definire un numero preciso diquadri clinici chiaramente distinti. Per tale ragione, nelDSM 5 non sono più indicati dei precisi «sottotipi» comeDSM 5 non sono più indicati dei precisi sottotipi comeavveniva nelle classificazioni diagnostiche precedenti.

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Deficit i i

Deficit i icomunicativocomunicativo

Cottini & Vivanti, 2013

Deficit socialeDeficit sociale

PRINCIPALI MANIFESTAZIONI

CLINICHE

PRINCIPALI MANIFESTAZIONI

CLINICHECLINICHE CLINICHE Deficit di

«immaginazione»Deficit di

«immaginazione»

AnsiaAnsia

Anomalie sensorialiAnomalie sensoriali

Altre manifestazioniAltre manifestazioniDeficit delle funzioni esecutiveDeficit delle funzioni esecutive

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Deficit comunicativo

Problemi nella produzione linguisticaProblemi nella produzione linguistica

Difficoltà con la pragmatica della comunicazione ovvero nell’uso del linguaggio nel contesto di un’interazione sociale.

A li d l li iAnomalie del linguaggio : Inversione Pronominale Ecolalia (ripetizione letterale di frasi sentite da altri) Uso idiosincratico di parole e frasi Uso idiosincratico di parole e frasi

Articolazione atipica del linguaggio

Mancata varianza del registro: il volume della voce non viene variato per dare intonazioni e significati particolari alle frasi.

Mancato uso della gestualità

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Deficit comunicativo

Problemi nella comprensione linguisticaProblemi nella comprensione linguistica

Mancata comprensione del linguaggio

Interpretazione letterale del linguaggio

Mancata comprensione della gestualità

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Autismo e abilità socialiDeficit sociale

Difficoltà nelDifficoltà nel riconoscimento delle interazioni sociali

Mancanza di Deficit sociale Difficoltà

reciprocità sociale

nell’interpretazione di tali interazioni

Risposte inadeguate

Mancata motivazione a rispondere

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Deficit sociale

«Comportamento«ComportamentoAnomalie

nell’orientamento e nell’attenzione

Anomalie nell’orientamento e nell’attenzione

«Comportamento visivo» anomalo

«Comportamento visivo» anomalo

DEFICIT DEFICIT

verso gli altriverso gli altri Mancanza di comportamenti

«pro-sociali»

Mancanza di comportamenti

«pro-sociali»

SOCIALESOCIALE

Anomalie nella capacità di

Anomalie nella capacità di

Problemi nel fare attenzione agli altriProblemi nel fare

attenzione agli altricapacità di leggere il

comportamento degli altri

capacità di leggere il

comportamento degli altri Difficoltà nel capire

f li l iDifficoltà nel capire

f li l id gd g cosa fanno gli altricosa fanno gli altri

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Deficit di Immaginazione

In che cosa consiste?In che cosa consiste?

Rigidità: resistenza al

cambiamento

Ripetitività: ristretto numero

di interessi

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Deficit di Immaginazione

Come si manifesta?Come si manifesta? Cottini, Vivanti 2013

Abit di i i idAbitudini rigide

Linguaggio spontaneoLinguaggio spontaneo monotematico

Comportamenti motori stereotipati (ad es. sbattere le braccia ritmicamente agitarebraccia ritmicamente, agitare

le dita davanti agli occhi muovere ritmicamente il

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Altre manifestazioni

Ansia e Anomalie nelle manifestazioni regolazione

emotiva delle emozioni

Difficoltà nel riconoscere le emozioni degli altri g

Difficoltà ad adattare ilDifficoltà ad adattare il comportamento alle

circostanze

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Altre manifestazioni

Anomalie sensorialiAnomalie sensoriali

Le conseguenze di questo deficit di percezionepossono andare in due direzioni, generandoLe conseguenze di questo deficit di percezionepossono andare in due direzioni, generandocomportamenti volti a:• Difendersi da sensazioni sensoriali

Ri d i i i i li

comportamenti volti a:• Difendersi da sensazioni sensoriali

Ri d i i i i li• Ricercare determinate sensazioni sensoriali• Ricercare determinate sensazioni sensoriali

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Altre manifestazioni

Deficit delle funzioni esecutive Deficit delle funzioni esecutive

Difficoltà nella pianificazione del proprio t tcomportamento

Difficoltà nell’organizzazione del comportamentocomportamento

Difficoltà nel modificare il proprio comportamento in base alle circostanzecomportamento in base alle circostanze

Difficoltà nell’inibizione di risposte «prepotenti»p p

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Altre manifestazioni

Anomalie dell’attenzione Anomalie dell’attenzione

Difficoltà nello Tempi di attenzione

brevispostare l’attenzione da uno stimolo ad un

altro

Preferenza verso i dettagli

Carenza nell’uso sociale

dell’attenzionedell attenzione

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Orientamenti educativi

Gli approcci e i metodi attualmente più utilizzati in ambitoeducativo con soggetti che presentano disturbi dello spettroeducativo con soggetti che presentano disturbi dello spettroautistico sono quelli di tipo cognitivo-comportamentale(Goussot, 2013).( , )

Di seguito, proponiamo tre strategie didattiche il cui obiettivoè favorire l’acquisizione delle competenze sociali neisoggetti autistici:

Responsive TeachingDigital Storytellingg y gVideo Modeling

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Orientamenti educativi

I bisogni educativi di un bambino con autismo nella sferasociale sono numerosi:sociale sono numerosi:

Apprendere le regole elementari per la partecipazione aglipp g p p p gscambi sociali e alle attività basate sulla collaborazione

Sviluppare la capacità di interpretare il comportamentosociale degli altri

Apprendere le abilità relative alla tempistica delleinterazioni socialiinterazioni sociali

Sviluppare abilità di problem solving

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Strategie didattiche: il Responsive Teaching

Il R i T hi (I R i )Il Responsive Teaching (Insegnamento Responsivo)è un intervento educativo precoce centrato sullarelazione che agisce sui bisogni evolutivi e socio-emozionali del bambino (Mahoney & MacDonald,2007).

Questo tipo di intervento prevedeQuesto tipo di intervento prevedel’utilizzo di strategie che consentono aglieducatori di interagire in maniera più“ i ” i b bi i (M h &“responsiva” con i bambini (Mahoney &Perales, 2005).

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Il Responsive TeachingL’Insegnamento Responsivo è volto a promuovere tre aspettidel funzionamento evolutivo:

i i l i ll i à d i b bi i di• aspetto cognitivo, relativo alla capacità dei bambini dipensare, ragionare, risolvere problemi e apprendere nuoveinformazioni;informazioni;• aspetto comunicativo, relativo alla capacità dei bambini ditrasmettere i loro sentimenti e le loro intenzioni, di trasmetterei sentimenti e le intenzioni altrui attraverso il linguaggioverbale e simbolico;

i l i l l i ll i à d i• aspetto sociale-emozionale, relativo alla capacità deibambini di impegnarsi in interazioni evolutive con genitori,adulti e altri bambiniadulti e altri bambini

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Il Responsive Teaching

Il RT è incentrato sulla relazione

Si propone di mostrare agli educatori comeSi propone di mostrare agli educatori come essere reattivi (cioè in sintonia, attenti)

affermando e incoraggiando i ggcomportamenti naturali e l'interesse di ogni

bambino, motivandolo a mettere in atto i i di il N è d l' d lcompiti di sviluppo. Non è dunque l'adulto

che avvia l'attività comportamentale, ma il

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Il Responsive Teaching

Il Responsive Teaching comprende sessantasei strategieIl Responsive Teaching comprende sessantasei strategiedidattiche e sedici comportamenti cardine. Si tratta di brevi esemplici strategie, suggerimenti che gli educatori possonoutilizzare per monitorare e modificare il modo in cuiinteragiscono con i propri allievi in qualsiasi momento e in

l i i it i Q t t t i i l d iqualsiasi situazione. Queste strategie includono cinquedimensioni interattive: reciprocità; contingenza; controllocondiviso; affetto; adattamento.condiviso; affetto; adattamento.

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Il Responsive Teaching

• coinvolgere il bambino nelle diverse routineReciprocitàp• capacità del genitore di cogliere in maniera sensibile i

segnali del bambino e di rispondervi costantemente e tempestivamente in maniera intenzionale

Contingenzatempestivamente in maniera intenzionale

• capacità del genitore di strutturare l’ambiente e l’attenzione del bambino offrendo delle facilitazioniControllo

Affetto • esprime il livello di coinvolgimento emotivo, la capacità di provare piacere, mostrare accettazione e calore verso il proprio bambino

Adattamento • capacità del genitore di associare il proprio interesse, stile interattivo e richiesta adeguata al livello

calore verso il proprio bambino

evolutivo mostrato dal bambino

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Il Responsive Teaching

I sedici comportamenti cardine sono:

Area cognitiva

gioco sociale, iniziativa, esplorazione, pratica e problem solving

Area comunicativa

attività aggiuntiva, attenzione, vocalizzazione, comunicazione intenzionale e conversazione comunicativa

Area socio- fiducia, empatia, operazione, autodisciplina, emozionale

, p , p , p ,autocontrollo e autostima

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Strategie didattiche: il Digital Storytelling

S i l killS i l killSocial skillsSocial skills

L’utilizzo del Digital Storytelling promuove i processi di insegnamento-apprendimento delle

bili à i li i i h i l i iabilità sociali e comunicative che risultano carenti nei soggetti autistici

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Il Digital Storytelling

L’utilizzo della narrazione digitale si configura come t d l i did tti ffi fl ibil l

L’utilizzo della narrazione digitale si configura come t d l i did tti ffi fl ibil lmetodologia didattica efficace e flessibile per la

creazione di storie che supportino l’insegnamentodelle abilità sociali, innalzando i livelli di

metodologia didattica efficace e flessibile per la creazione di storie che supportino l’insegnamento

delle abilità sociali, innalzando i livelli didelle abilità sociali, innalzando i livelli di motivazione, attenzione e rinforzo.

delle abilità sociali, innalzando i livelli di motivazione, attenzione e rinforzo.

(Chen & McGrath, 2003; Delano & Snell, 2006).(Chen & McGrath, 2003; Delano & Snell, 2006).

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I soggetti autistici:

Presentano modalità comunicative differenti Presentano modalità comunicative differenti Prediligono un ambiente stabile e non amano le sorprese Hanno bisogno di sapere cosa stanno facendo e perché,

altrimenti perdono interesse

Prediligono un ambiente stabile e non amano le sorprese Hanno bisogno di sapere cosa stanno facendo e perché,

altrimenti perdono interessealtrimenti perdono interesse Non amano gli stimoli emotivi poiché non li comprendono Generalmente preferiscono le immagini al testo Lavorano meglio in ambienti strutturati

altrimenti perdono interesse Non amano gli stimoli emotivi poiché non li comprendono Generalmente preferiscono le immagini al testo Lavorano meglio in ambienti strutturati Lavorano meglio in ambienti strutturati La ripetizione delle attività ne favorisce l’apprendimento Necessitano di pause A ili il

Lavorano meglio in ambienti strutturati La ripetizione delle attività ne favorisce l’apprendimento Necessitano di pause A ili il Amano utilizzare il computer Amano utilizzare il computer

Chatzara et al., 2012

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I vantaggi del computer in relazione alle caratteristiche dei

È uno strumento prevedibile, controllabile e stabile

caratteristiche dei soggetti autistici: Non ha comportamenti emotivi che spesso disturbano i

soggetti autistici

Consente l’espressione verbale e non verbaleConsente l espressione verbale e non verbale

Crea meno ansia e timore nel momento della correzione di un errore

Favorisce la ripetizione di un’attività e il rinforzo dell’apprendimento pregresso

È semplice usarlo una volta apprese le conoscenze di base

I programmi possono essere personalizzati e adattati alle esigenze individuali

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Il Digital Storytelling

A l’ diA l’ diAttraverso l’uso di uno strumento come il computer, dunque, il Digital Storytelling consente di acquisire e

Attraverso l’uso di uno strumento come il computer, dunque, il Digital Storytelling consente di acquisire e sviluppare abilità e conoscenze in

maniera strutturatasviluppare abilità e conoscenze in

maniera strutturata

I diversi mezzi di comunicazione usati nel DS (scrittura voce

I diversi mezzi di comunicazione usati nel DS (scrittura voceusati nel DS (scrittura, voce,

immagine, suono) favoriscono nuove modalità di presentazione

h l’i i

usati nel DS (scrittura, voce, immagine, suono) favoriscono

nuove modalità di presentazione h l’i iche promuovono l’interazione sociale e la comunicazione

che promuovono l’interazione sociale e la comunicazione

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Il Digital Storytelling

La narrativa

La narrativa

Il nostro modo più naturale di organizzare l’esperienza e la narrativanarrativa g zz p z

conoscenza

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Il Digital Storytelling : definizioneg y g

Il digital storytelling è una nuova formacomunicativa e rappresenta un dispositivodispositivo cheIl digital storytelling è una nuova formacomunicativa e rappresenta un dispositivodispositivo checomunicativa e rappresenta un dispositivodispositivo chetraduce e trasforma i racconti, li mette inscena e in movimento attraverso parole,

comunicativa e rappresenta un dispositivodispositivo chetraduce e trasforma i racconti, li mette inscena e in movimento attraverso parole,scena e in movimento attraverso parole,immagini e suoni.scena e in movimento attraverso parole,immagini e suoni.

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Il CONCETTO DI DISPOSITIVO

d d dd d dI dispositivi didattici non sono rappresentati esclusivamente da

strumentazioni tecnologiche ma anche da

I dispositivi didattici non sono rappresentati esclusivamente da

strumentazioni tecnologiche ma anche dastrumentazioni tecnologiche ma anche da apparati culturali, concettuali e normativi:

una strategia d’azione,

strumentazioni tecnologiche ma anche da apparati culturali, concettuali e normativi:

una strategia d’azione, g ,l’organizzazione dello spazio e del

tempo e le modalità con cui si intende far i i li i i l i

g ,l’organizzazione dello spazio e del

tempo e le modalità con cui si intende far i i li i i l iinteragire gli attori presenti nel sistema.interagire gli attori presenti nel sistema.

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Il Digital Storytelling: funzione

La costruzione e la fruizione di storie digitali La costruzione e la fruizione di storie digitali a cost u o e e a u o e d sto e d g taconsente di evidenziare «elementi di conoscenza»

complessi, favorendo apprendimenti significativi e li i

a cost u o e e a u o e d sto e d g taconsente di evidenziare «elementi di conoscenza»

complessi, favorendo apprendimenti significativi e li icontestualizzati.contestualizzati.

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Il Digital Storytelling

1. CONNESSIONE - Le storie consentono di connettere le proprie esperienze a quelle altrui e di collegare le esperienze presenti con quelle passate.

2 COMMUNICAZIONE L i di2. COMMUNICAZIONE – Le storie consentono dicomunicare il proprio punto di vista e la propriapercezionepercezione.

3. COLLABORAZIONE - Le storie hanno unafunzione collaborativa in quanto consentono difunzione collaborativa, in quanto consentono dicollegare le storie dei singoli personaggi, le loro azionie i loro punti di vista e di trasmettere la culturap

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Il Digital Storytelling

ALCUNE TIPOLOGIE DI

Storie personaliTIPOLOGIE DIDIGITAL STORIES

S i h i f i iStorie che trasmettono informazioni e che «istruiscono»

Storie sociali per descrivere una situazione particolare una personasituazione particolare, una persona, un’abilità, un evento o un concetto in termini di guide rilevanti o di risposte

i li dsociali adeguate.

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Il Digital Storytelling

Secondo il Center of Digital Storytelling le storiedigitali devono contenere 7 elementi fondamentali:Secondo il Center of Digital Storytelling le storie

digitali devono contenere 7 elementi fondamentali:digitali devono contenere 7 elementi fondamentali:

1) Punto di vista

digitali devono contenere 7 elementi fondamentali:

1) Punto di vista1) Punto di vista 2) Sviluppo tematico3) Contenuto emotivo

1) Punto di vista 2) Sviluppo tematico3) Contenuto emotivo3) Contenuto emotivo4) Voce narrante5) Colonna sonora

3) Contenuto emotivo4) Voce narrante5) Colonna sonora5) Colonna sonora6) Brevità7) Ritmo

5) Colonna sonora6) Brevità7) Ritmo7) Ritmo7) Ritmo

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IL RUOLO DEL DOCENTE

Guidare il processoGuidare il processo

Accertarsi che il discente non focalizzi la sua attenzione sul

di ll i

Accertarsi che il discente non focalizzi la sua attenzione sul

di ll imedia, ma sulla storiamedia, ma sulla storia

Assicurarsi che gli obiettivi educativi siano conseguibiliAssicurarsi che gli obiettivi educativi siano conseguibilieducativi siano conseguibili attraverso il raccontoeducativi siano conseguibili attraverso il racconto

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DOVE E CON QUALI STRUMENTI?

Classe o laboratorioClasse o laboratorio

LIM COMPUTER FLASHCARDSLIM COMPUTER FLASHCARDS

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MEDIA

Fumetto

Animazione bi- e tri-dimensionaleAnimazione bi e tri dimensionale

Flash cards

Video giochi

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PROCESSOFASI

• BRAINSTORMING/SELEZIONE DELL’ ARGOMENTO / DRAFT

• BRAINSTORMING/SELEZIONE DELL’ ARGOMENTO / DRAFT

• CREAZIONE DELLO STORYBOARD• PRODUZIONE• PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO

• CREAZIONE DELLO STORYBOARD• PRODUZIONE• PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO• PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO

FINALE• PRESENTAZIONE DEL PRODOTTO

FINALE

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COME SCRIVERE UNO SCRIPT

• Bastano 250 parole, 12 immagini e di una durata di due minuti• Non bisogna soffermarsi solo sugli aspetti digitali ma si deveNon bisogna soffermarsi solo sugli aspetti digitali ma si deve

tener conto della valenza educativa dei contenuti• Lo script è più delle parolep p p• La storia è una storia personale, che viene dal cuore, quindi

raccoglie emozioni. L’utilizzo della prima persona è molto ffrequente.

• Il linguaggio utilizzato deve essere semplice e coinvolgente.• La musica può creare l’umore e la predisposizione giusti, se

scelta con accuratezza

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Creare un Collage

I collage sono utili quando le immagini disponibli non possonoessere ingrandite per motivi di risoluzione o qualità della fotoma anche come fine a se stessi per narrare una storia.

Esempio: ‘In viaggio con la famiglia’.

Gli alunni scelgono delle proprie foto e costruiscono un collageper raccontare una giornata, utilizzando MicrosoftPowerpoint.p

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LO STORYBOARDLO STORYBOARD

• Lo storyboard è unarappresentazione scritta e/o grafica

• Lo storyboard è unarappresentazione scritta e/o graficapp / gdi tutti gli elementi che sarannoinclusi in una storia digitale.

pp / gdi tutti gli elementi che sarannoinclusi in una storia digitale.gg

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Creare lo Storyboard

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Strategie didattiche: ilVideo modeling

Mediante l’utilizzo della Mediante l’utilizzo della

Modelingtecnologia video, consente di illustrare la modalità adeguata

di comportamento in

tecnologia video, consente di illustrare la modalità adeguata

di comportamento in(apprendimento imitativo)

di comportamento in determinati contesti o la

corretta esecuzione di azioni

di comportamento in determinati contesti o la

corretta esecuzione di azioni al fine di acquisire specifiche

abilitàal fine di acquisire specifiche

abilità

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IlVideo modeling

L’attività di video modeling prevede:L attività di video modeling prevede:

La registrazione di un breve

Comeg

filmato, utilizzando come modello dei compagni di classe o dei familiari;

La visione individuale del filmato da parte del bambino autistico;da parte del bambino autistico;

L’imitazione dei comportamenti osservati nel filmato

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IlVideo modeling

Perché

Il video modeling consente: L’ tti i d ll’ tt i l ti t l L’attivazione dell’attenzione relativamente al

comportamento da osservare; La visione reiterata del filmato; La visione reiterata del filmato; L’enfatizzazione del processamento delle

contenuto visivo; La mancata interazione diretta tra il bambino

autistico ed il suo interlocutore, che potrebbe i l i f t di trivelarsi fonte di stress

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Strategie didattiche: le storie sociali

U i i l è bU i i l è bUna storia sociale è un breve racconto critto in formato specifico per l’allievo on autismo, che descrive una situazione

i l ’ bili à

Una storia sociale è un breve racconto critto in formato specifico per l’allievo on autismo, che descrive una situazione

i l ’ bili àarticolare, una persona un’abilità, un vento o un concetto in termini di guide ilevanti o di risposte sociali adeguate.

articolare, una persona un’abilità, un vento o un concetto in termini di guide ilevanti o di risposte sociali adeguate.

Le storie sociali mirano ad aiutare il bambino a comprendere le situazioni sociali attraverso

Le storie sociali mirano ad aiutare il bambino a comprendere le situazioni sociali attraversosituazioni sociali, attraverso l’adozione di un approccio metodologico centrato

situazioni sociali, attraverso l’adozione di un approccio metodologico centrato

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Strategie didattiche: le storie sociali

• Stabilire una St i routineStorie sociali

L’ ffi i d ll i i li è d dL’efficacia delle storie sociali è data da una caratteristica che gli studenti autistici mostrano spesso,

ovvero quella di aderire rigidamente alle attivitàovvero quella di aderire rigidamente alle attività routinarie. Per tale ragione, la storia può aiutare a

stabilire una regola o una routine che il bambino potrà g ppoi applicare alla situazione reale.

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Esempio di storia sociale

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