21
ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 - 22 Agosto 2010 QUALI SONO LE CONDIZIONI PER UN’EFFICACE PASTORALE predica da Sua Ecc. Mons. Luigi Stucchi 1

ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

  • Upload
    others

  • View
    2

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

ESERCIZI SPIRITUALI

Sorelle della Parrocchia

Barzio 17 - 22 Agosto 2010

QUALI SONO LE CONDIZIONI

PER UN’EFFICACE PASTORALE

predicati da Sua Ecc. Mons. Luigi Stucchi

1

Page 2: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Indice

Introduzione. (Martedìì 17 agosto / sera)................................................................................................................. 3Prima Meditazione: Entrare nel “mistero” della vita di Gesuì . (Mercoledìì 19 agosto / mattina)..........5Seconda Meditazione: Il messaggio della Trasfigurazione. (Mercoledìì 19 agosto / pomeriggio)......9Terza Meditazione: Il “silenzio” della Trasfigurazione. (Giovedìì 20 agosto / mattina)........................14Quarta Meditazione: Crescere nella Sua immagine. (Giovedìì 20 agosto / pomeriggio).......................18

2

Page 3: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Introduzione. (Martedì 17 agosto / sera)

Grazie perché entriamo in questa esperienza senza pretese forse si può dire senza alcun desiderio senon di lasciar fare al Signore. Lasciamo fare a Lui quello che vuole di noi così come ciascuno è, cosìcome siamo. Perché possa accadere così il clima, non solo esteriore, dell’ascolto, dell’adorazione nonè tanto un clima favorito da un tema, anzi, direi che un tema non c’è, però come dicevo ad uno deinostri incontri, vorrei che ci fosse ogni giorno, ogni momento, ma non in modo incombente, ma ciòche tiene un filo insieme, una domanda fondamentale che riguarda la nostra vita, che riguarda il no -stro servizio nella Chiesa, il nostro apostolato, la trama dei nostri giorni, perché del luogo dove ci tro-viamo, la domanda è questa:“Quali sono le condizioni necessarie per una efficacia apostolica di una presenza come la nostra?ovviamente nella Chiesa, nelle comunità concrete dove ci troviamo con i vissuti, le fatiche, le delu -sioni, le attese, i desideri, gli sforzi, i progetti, ma questa come la domanda che focalizza ogni voltanon solo l’interrogativo di fondo, che è il perché vero delle nostre fatiche e del nostro donarci, ma an-che insieme alla domanda di fondo, l’indicazione di ciò che ci deve stare a cuore, quello che riuscia -mo a vivere ogni giorno possa avere un’efficacia apostolica, che, ovviamente non viene da noi. Ci staa cuore, ma non nella forma del successo, della riuscita, del consenso, nella forma dell’efficacia apo-stolica, e quindi nella forma che fa sì che quello che facciamo non dipenda da noi, perché l’efficaciaapostolica è solo di Gesù. Allora noi possiamo partecipare a questa efficacia apostolica o possiamofare in modo che la nostra vita, il nostro impegno diventino strumento di servi inutili per sé, ma nellemani e nel cuore di un Altro, che ha la regìa interiore e pastorale e umana.

Ecco questa domanda formulata in modo più ampio, in modo più preciso, in modo comunque da reg -gere il filo del nostro cammino ci accompagnerà. E’ chiaro che se ci domandiamo:”Quali sono le con-dizioni per un’efficacia apostolica della nostra presenza in gioco non è qualcosa che deve andarebene a noi, in gioco è qualcosa che deve corrispondere all’esempio di Gesù. Non sono io a conferireefficacia apostolica a quello che faccio, ma sono le condizioni dell’efficacia apostolica ad esigere comeio mi debba porre, come io debba starci dentro o come io mi debba correggere. Nella stessa misurain cui ci sintonizzeremo su queste condizioni dell’efficacia apostolica diventeremo sempre più “serviinutili”, perché l’utilità è conferita da Lui, dal Signore Gesù, che è il Signore della nostra vita, dei nostriaffetti, dei nostri sentimenti. Ma perché? Per una espropriazione disumana? Oppure per una forma -zione autenticamente umana? La nostra vita si può dibattere, tirata da una parte o dall’altra, possia-mo dire per una espropriazione, uno svuotamento che, paradossalmente, è la via per la vera nostrarealizzazione umana. E’ qui che passa la fede. Non come un enunciato, ma come un setaccio che crib -bia continuamente la nostra esistenza.

Ci aiuteremo a rispondere a questa domanda, ci aiuteremo seguendo un percorso che è il percorso diGesù, il percorso che troviamo al cap. 9 del vangelo di Luca o meglio, dal cap. 9 del vangelo di Luca.Un percorso che riprenderemo per stare con Lui. E che cosa troveremo? Troveremo Lui, prima di tut -to, che compie dei gesti, dice alcune parole decisive e dominanti, apre ad alcune esperienze, anzi eLui solo le rende possibili. E’ per questa via che noi metteremo a fuoco le condizioni necessarie peruna efficacia apostolica, non per deduzione, per riflessione, certo, anche, ma non primariamente perdeduzione o riflessione, ma primariamente per un camminare con Lui e vedere dove ci porta, checosa gli passa per la mente, che cosa vuole fare di noi, meglio, che cosa ha nel cuore per noi, avendo

3

Page 4: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

cura di comprendere che questo non va solo ascoltato, letto, focalizzato, ripreso, ma va inserito nelnostro vissuto. E’ come voler far corrispondere, combaciare la sequenza dei nostri passi e del luogodove ci troveremo e questo paradigma vivente che è il percorso di Gesù. Come ha trattato Gesù i di -scepoli? Come glia ha chiesto di seguirlo? Come e dove li ha portati? Che cosa gli ha assicurato? Que-ste sono alcune delle domande che affioriranno. Camminando insieme discorriamo un po’ con Lui.Lasciamoci nuovamente sorprendere. Certo vi troveremo dentro tante componenti della nostra gior -nata, tanti ingredienti della nostra esperienza. Oppure troveremo che sono dentro, ma non come havoluto Lui, oppure troveremo che qualcuno manca. Seguiamolo!Lc.9,1 “Egli allora chiamò a sé”Troveremo alcune attenzioni particolari. Non è neanche che seguiremo versetto dopo versetto, maalcuni fotogrammi, alcune soste. ”Un luogo appartato”, Gesù sceglie un luogo così. Nessuna pretesadi dire cose nuove, ma di sostare un po’ dentro, perché nel Vangelo di Luca c’è proprio la scelta di ri-proporre questo percorso. Veramente dal v.7 del cap.9. Cominceremo dal v. 1 vedremo come questopercorso prende forma. Che cosa sarà importante?

- Sarà importante che si crei un’osmosi tra il racconto del vangelo e il nostro vissuto. Per farquesto ci vuole proprio la calma di star dentro. L’osmosi è un processo di calma, può cambia-re il colore della vita, che ti può ridefinire dal di dentro se l’osmosi è con Gesù, il suo cammi -no, i suoi atteggiamenti.

- Potremmo anche farci aiutare in questo da qualche santo particolare, da qualche figura parti -colare, quello che la liturgia ci metterà nel cuore ogni celebrazione, senza cercare altro.

- Mi sono fatto scegliere alcuni passaggi dalla piccola sorella Rosy, qualche passaggio di Char-les de Foucould e della Piccola Sorella Magdaleine. Guardare dentro a qualche aspetto inquesto cammino di due figure di efficacia apostolica.

- Star dentro questo percorso del vangelo di Luca, certo sarebbe molto bello scoprire che lafolla dei discepoli, la moltitudine dei santi, lo splendore di alcune figure che hanno ricevutodoni particolari e li hanno fatti fruttificare come doni dello Spirito nella Chiesa e hanno incisonella società, si ritrovano dentro questo percorso di Gesù. Si può riassumere con una espres-sione molto breve, poi dopo seguirlo, guardarci dentro, si arricchisce.

L’espressione al v. 51 “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dalmondo” - questa espressione è drammatica – “si diresse decisamente verso Gerusalemme”.Chiunque avrebbe detto: E’ meglio fuggire, cambiare direzione, meglio mutare la proposta.Qual è il segreto di questo? Qual è il motivo vero di questo? Una durezza sua? “Indurì il suovolto”. Come uno che non vuole fallire la mèta, prende così di mira la mèta. Umanamentenon era saggia questa cosa, eppure….

Ognuna di queste affermazioni può avere una corona. perché mai uno deve prendere unadecisione che lo prende fino a questo punto? Ha senso? Perché?Le condizioni di efficacia apostolica sono custodite in questo. Mi preme di guardare con ilcuore disponibile che la scelta di Gesù è stata questa.Come faccio a educarmi a questo? Nella mia situazione, per quello che penso…

4

Page 5: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Un’ultima indicazione: Stare dentro questo viaggio, stare in una sorta di osmosi continua persorprendersi, per gustarlo, per imitarlo, per rivederlo, per vedere la saldezza di alcune prete-se e la fragilità di alcune convinzioni.

Prima Meditazione: Entrare nel “mistero” della vita di Gesù. (Mercoledì 19 agosto / mattina)

(Canto iniziale: Chiara è la tua Parola)

La prima dimensione è quella del guardare attorno, la vediamo nella tenerezza che mi circonda , lavediamo dietro lo sguardo di un nuovo figlio, la vediamo dentro il silenzio, ma poi c’è una seconda di-mensione che in realtà è la prima, la più importante, la decisiva, che si svela, si comprende anche at -traverso ciò che ci sta attorno, che ci circonda, possiamo dire, ciò che ci viene addosso, qualche volta,ed è la dimensione del leggere dentro e del capire che cosa o meglio chi agisce in tutto questo, da unsenso a tutto questo. ”Amo la tua bellezza che mi circonda di mani amiche.” C’è questo passaggio traciò che vedo, ciò che mi viene incontro, ciò che è immediato e mi circonda e ciò che, invece sta den -tro e insieme si svela attraverso anche tutto questo, ma se ciò che mi circonda dovesse impedirmi divedere dentro io resterei senza significato, resterei a volte inquieto, a volte eccessivamente soddi-sfatto.

Questi sono piccoli pensieri che mi sono venuti con questo canto, però restano come uno spunto,come un’introduzione al percorso che ci siamo proposti di vivere seguendo Gesù, ma che nel percor -so con Gesù sono cose che si vedono immediatamente, si capiscono, qualcuno sembra meglio di al -tre, pensiamo alla moltiplicazione dei pani cap. 9. Pensiamo sempre nel cap. 9 al primo annuncio del -la passione dal v.22 al secondo annuncio della passione v. 43. Certo, l’annuncio della passione è statosentito, ma quanto è stato compreso? Entrato nella vita di coloro a cui Gesù parla questo suo annun-cio, diciamo anche questa sua intenzione educativa, formativa, perché Gesù voleva accompagnare,far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia -mava a sé, a coloro che ha preso con sé, coloro a cui (cap.9) ha affidato una missione. Poi c’è nel cuo -re di questo capitolo al v. 28 l’inattesa esperienza della trasfigurazione, così luminosa da essere quasiincredibile, eppure così attraente da far dire “stiamo qui con te”! C’è un altro intervento di tipo mira-coloso e tutto questo, precede, prepara, conduce a quel decisivo v. 51 dove credo che Gesù abbiachiesto qualcosa che nella sua intenzione educativa era difficile da comprendere e difficile da vivere:nel suo dirigersi decisamente verso Gerusalemme. Intanto siamo dentro un’opera educativa, formati-va di Gesù, non perché i suoi discepoli imparino a fare qualcosa di particolare che magari nella vitapuò servire, perché magari può corrispondere anche a qualche loro desiderio. Non siamo a questo li -vello. Siamo ad un livello per un verso più scardinante, ma proprio attraverso questo, più realizzantein una forma nuova, assolutamente nuova di vita, per cui la vita prende lo stesso senso della sua. Sia -mo dentro un’attenzione educativa dove Gesù non vuole tanto far imparare alcune cose, addestrare isuoi discepoli, per chissà quale compito, ma dove Gesù vuole che entrino nel suo stesso Mistero, en-

5

Page 6: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

trino nel segreto della sua esistenza, nel fine della sua missione, dove addirittura Gesù vuole che vi -vano come Lui e diventino capaci di amare come Lui. C’è anche la domanda: ”voi chi dite che io sia”?Vuol dire anche: “chi sono io per voi?” Non si discute, non si cerca una identità e basta, ma una iden-tità che realizza un incontro che cambia la vita. Un’opera educativa che è destinata a non lasciarenessuno come prima, che non garantisce nulla di particolare se non l’essere come Lui, diventarecome Lui, vivere la stessa parabola dell’esistenza e sentire che si vive lo stesso significato, si vive lastessa missione.

Ma non ci vuole molto a comprendere che per vivere come Lui e vivere la stessa missione, prenderela nostra identità vera dalla sua identità vera c’è un passo che non è mai compiuto nella vita, mai assi-curato per sempre. Verrà ritrovato, composto, rimesso insieme, ridefinito anche al più piccolo senti -mento che possiamo provare, anche al più piccolo ancor più grande ostacolo che possiamo incontra-re. Ma credo che sia molto bello e molto significativo stare dentro questa attenzione educativa, for -mativa e fatta di adulti, i suoi discepoli sono adulti, sono persone mature, esperte, qual che volta essistessi lo faranno capire di essere loro gli esperti, eppure le chiamate sono state tutte così: “ Vieni e se-guimi.” Lascia lì tutto! Poi sappiamo che si sono portati dietro tutto di sé nel senso che ognuno ognivolta non ha perso l’occasione per far sapere come lui era e Gesù stesso ha dovuto fare i conti e mi -surarsi continuamente con questo “IO” di ciascuno. Qualche volta qualcuno si permetteva di dareanche a Gesù consigli precisi, molto prudenti, qualche volta si son o un po’ come arresi: “Andiamoanche noi a morire con Lui”. Non avevano la decisione di morire con Lui fino in fondo, era più unabattuta che mostrava quanto ancora non fosse capito, ancora non fossero entrati nel Mistero dellaPasqua di Gesù. Eppure Gesù affida una missione prima ancora che capiscano e prima ancora che sicorreggano. V.1 “Egli allora chiamò a sé i dodici e diede loro potere e autorità sui demòni e di curare le malattie eli mandò ad annunziare il Regno di Dio e a guarire gli infermi”.E dice loro anche come, detta le regole, lo stile.“Allora essi partirono”.E che cosa incrociano? Incrociano le domande, le attese. Che cosa ricevono da Gesù? “Diede loro po-tere e autorità”. Fu conferita loro una potestà che è di Gesù, viene proprio da come è Lui,da chi è Lui.

Ma anche questo esercizio della potestà, dell’autorità sarà continuamente messo alla prova attraver-so come è fatto ciascuno di loro, racconteranno le loro imprese, Gesù dirà: “state qua un po’ con me”.Racconteranno i loro fallimenti e Gesù, educandoli, li rimprovererà: ma come fate fatica a capire checosa c’è veramente in gioco! Quando ricorderà loro che questa sorta di demoni non si scaccia se noncon la penitenza, con la preghiera. Gesù da loro qualcosa che li tira fuori dalla vita ordinaria, nellaquale si erano abituati, non da garanzie se non la sua persona, ma al tempo stesso li rimette dentro lavita pesantemente ordinaria della gente, li interpelleranno, li affronteranno, li rifiuteranno, li esalte-ranno. Ci leghiamo a una sconfitta quando ci leghiamo a un successo. Chissà se in quei momenti chesono in sé contrari l’uno all’altro, molto diversi quindi, sentiamo ancora che ci ha chiamati Lui. Il van -gelo dice: “Chiamò a sé.” C’è sempre questa attenzione di Gesù, questa volontà di Gesù di unire a sé:v. 1 “Chiamò a sé”v. 28 “Prese con sé”si vede l’intenzione di Gesù di generare un’unica esperienza di vita, condivisa, non perché c’è un con -senso condiviso, ma perché c’è un’apertura del cuore dei discepoli alla sorprendente presenza diGesù, alla persona di Gesù fino, sarà la sua ultima preghiera, preghiera da continuare come distintivo

6

Page 7: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

inconfondibile: “che tutti siano uno”; “chiamò a sé”; “prese con sé”. Diciamo che questo è già un viag-gio in atto, perché la sequenza del tempo definisce un viaggio di vita, se non uno spostamento geo-grafico, ma un passaggio di esperienze. Possiamo anche subito domandarci in questo se, al solo ri-sentire queste espressioni che alcuni passaggi del Vangelo possiamo rileggere la vita, la storia di cia-scuno nella stessa luce: Gesù ha chiamato me a sé, Gesù mi ha preso con sé.

Come sarebbe bello intuire qualcosa di quello che Gesù nel silenzio sta suggerendo, ridicendo a cia -scuno!Gesù agisce così: “Chiama a sé, prende con sé, è una scansione cronologica, ma esistenziale, spiritua-le della chiamata, affinché avvenga la configurazione a Gesù di chi è stato chiamato, di chi è statopreso. E’ lungo questa via che si trova la frequenza per la condizione necessaria per un’efficacia apo-stolica, non parallelamente a questa via, non alternativamente a questa via, perché l’opera educativadi Gesù ha questi momenti, ha queste attenzioni passa attraverso gesti miracolosi, incontri estrema -mente significativi, a volte in modo positivo, a volte in modo negativo, ma per andare decisamenteverso Gerusalemme, perché il discepolo e l’apostolo si possa configurare e arrivi alla stessa capacitàdi amore, di donazione, di offerta della vita di Gesù. Se le condizioni necessarie per l’efficacia aposto-lica si leggono dentro questo itinerario, allora anche tutte le avversità divengono opportunità, nelsenso più alto e più profondo, mettono ciascuno nella condizione che realizzare una trasformazionenello stesso amore ardente.

A volte i testi liturgici sembra che abbiano dentro qualche aggettivo un po’ enfatico, no! hanno den -tro l’impronta, la misura della vera sequela di Gesù. A volte i nostri percorsi sono abbastanza lineari.Non si sa però fino quando possa durare una linearità. Sono così sorprendentemente diversi, cosìcautamente diversi, così chiamati a fare i conti con altre misure. Allora come ci si orienta? Ci si orien -ta riascoltando: “Li chiamò a sé. Li prese con sé. Oppure si reagisce con disappunto, con scontentez-za. Tutte cose che si comprendono umanamente. Oppure si reagisce per dire: “Eccomi. Ti seguirò.” Soche mi ritrovo ancora prima del v.51 del cap. 9 del Vangelo di Luca, vedo in te Signore Gesù una deci -sione senza condizioni, non hai il plauso dei tuoi discepoli, non hai nemmeno il mio di plauso, peròvedo che tu sei così e voglio essere anch’io così! perché tu sei così! Questa decisione ti appartiene.Questa decisione svela chi sei. Allora o ti amo di più o dico che ti amo, ma non ti amo, oppure cercoaltro, senza nemmeno la sincerità di ammetterlo.

Questo Gesù che chiama, che prende con sé, che ha un’infinita tenerezza, che svela il volto del Padre,poi finisce per chiederti qualcosa che è più grande di te. “Sono con te come vuoi, mi consumo aman -do, sono nella pace”. Cosa vuol dire questo “con te”? Cosa vuol dire: Chiamò a sé, prese con sé? Qualè lo spessore? Lo sento come un dono? Lo sento come un peso? Vorrei dare una forma diversa oppu -re, proprio perché sei tu, intanto sto svolgendo una missione che viene da te, ma la sto svolgendocosì come sono io, non ancora come sei Tu. C’è questo viaggio al cap. 9 fino a Gerusalemme. Unacosa che emerge da tutte le pagine evangeliche, che emerge da questo cap. 9, nel quale stiamo en-trando a poco a poco, in cui davvero Gesù ha l’iniziativa, ha il compimento, ha, oltre le piccole vedutedi ciascuno, il segno, possiamo dire, la regia. Chissà se Gesù in quella cabina di regia misteriosa che èil nostro cuore, deve averla lì la regìa di noi stessi! Questa regia prende anche la forma della missio-ne, prende la forma di un ordine, discende da chi è Lui, uno che ha autorità. E non può essere diver-samente. Ma quando il nostro cuore permetterà a Gesù di essere davvero il regista della nostra esi-stenza, dei nostri sentimenti, delle nostre scelte, delle nostre reazioni? In fondo ha detto ai dodici:

7

Page 8: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

“Non prendete nulla per il viaggio”. Ha chiesto anche alcuni atteggiamenti molto chiari, molto netti.Si può dire che Gesù non ha mai tolto la fiducia a nessuno. E’ stato incompreso, crocifisso, ma non hamai tolto la fiducia. Nell’opera educativo di Gesù c’è dentro anche l’impegno continuo a porre ai di -scepoli le domande fondamentali, non demorde, colui che avrà la fiducia incondizionata farà del per -dono il tratto caratteristico della sua e del Padre indescrivibile misericordia. Non lascia spazio a con-fusioni. Non adatta la sua proposta sulla misura di coloro a cui la rivolge, meglio, di coloro a cui ladona. E’ un dono la missione che Gesù affida, il compito nel quale chiede di esprimersi. Ci sono mo -menti dove i dodici fanno esattamente quello che dice Gesù, eseguono:- “Fateli sedere per gruppi di cinquanta...”, “così fecero...”

Irrompe con una novità assoluta:- “Allora Egli prese, levati gli occhi al cielo, benedisse, spezzò...” Ed è ancora poco questo, pochissi-

mo, piccolo segno di quello che avverrà a Gerusalemme: “Prendetene e mangiatene tutti …”

Ci sono momenti in cui questi discepoli non sanno muoversi con scioltezza, con prontezza, a voltesono un po’ interpreti della gente, delle opinioni, delle attese, ma saranno come Lui li vuole,come Lui ci vuole quando, oltre tutti questi aspetti, anche queste esecuzioni immediate su sueindicazioni autorevoli, saremo anche noi decisi sulla vicenda di Gerusalemme, sull’andare chevuol dire sul portare noi stessi nella vita e nel cuore, nel Mistero di Gerusalemme, nel misterodella Pasqua con Lui.

Il punto, comunque, più difficile della sua opera educativa rimane questa visione del Messia, delConsacrato di Jawhe, dell’Unto di Jawhe destinato a soffrire molto. Questo torna sempre comelo scoglio insormontabile come a dire: Ma se tu sei il Messia, se questo ti tocca, non sei il Messia.Intanto i giorni scorrono, i fatti precipitano, il Mistero si compie.“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo”Questi non sono giorni di chissà quando, i nostri stessi giorni sono sempre giorni in cui se non sista compiendo questo passaggio restano vuoti, vuoti di senso ultimo, vuoti in ordine al senso de-cisivo, sì hanno dentro tante cose, a volte, che ci piacciono, a volte il contrario, di per sé il sensodi ogni giorno è che sia il momento in cui si compie questo stesso Mistero, compie qualcosa dellaPasqua in me. Potremmo anche domandarci: Che cosa accade veramente in me nei nostri giorni?Qui, là, in questa tappa, in questa situazione, che cosa accade veramente? Che cosa si compierealmente? “Prendere con sé, Chiamare a sé”, prima ancora, vuol dire entrare lì, decidere di an-dare a Gerusalemme vuol dire questo. E anche mentre arrivano a Gerusalemme si beccano unrimprovero di Gesù perché mostrano di non avere capito. Per educare a vivere tutto questo, per -ché si compia questo Mistero Gesù fa un passo ulteriore, offre un’ulteriore esperienza: La Trasfi-gurazione (v.28).Sta dentro il “chiamare a sé, sta dentro il mandare, sta dentro l’annuncio della Pasqua.Creiamo questa osmosi con questo capitolo e poi la trasfigurazione tra i due annunci della Pa-squa, tra i due annunci della Passione”.

Chiudo con questa puntualizzazione: se la Missione comporta, ha come annuncio specificol’annuncio del regno di Dio la domanda diventa: Come io posso vivere questa Missione dentroquesto servizio apostolico se mi manca qualcosa, mi manca molto alla somiglianza con Gesù nellaPassione, nella Pasqua?

8

Page 9: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

La Missione di Gesù per annunciare il Regno di Dio ha come itinerario, ha come esperienza, que -sta misura: “Chiamati a sé, presi con sé”. Nei giorni scorre il nostro servizio anche con entusia -smo, anche con preghiere e canti, anche con riscontri che sono la compagnia nella nostra fatica,ma che cosa ci manca ancora? Quali sono i segni che annunciamo il Regno di Dio?Non preoccupatevi delle tante domanda, sono un po’ per creare osmosi, far risuonare.Nel pomeriggio vediamo il v. 28

Seconda Meditazione: Il messaggio della Trasfigurazione. (Mercoledì 19 agosto / pomeriggio)

(Canto iniziale: Spirito Santo discendi tra noi)

La luce viene dal fidarsi di Gesù, nasce dall’ascolto della sua parola, dall’ascolto di Lui che è la Paroladel Padre. Diversamente tra la luce che è Gesù e i passaggi della nostra vita si insinuano zoned’ombra. “Di te ci fidiamo e avremo la luce”. Ma perché dovremmo fidarci di te? Lungo il camminodella vita, quando tu stesso, Signore Gesù, ci avverti, ci comunichi che proprio tu dovrai soffrire mol-to dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno.Certo la bellezza inaudita del risorgere il terzo giorno è una prospettiva non solo bella, molto prezio -sa, ma tanto quanto non si è mai verificata. Chi sei tu, dunque? Per essere così destinato a risorgere,e che non può evitare di essere così ingiustamente condannato e che non può evitare di essere mes -so a morte e non può evitare di essere giudicato? Che cos’è questo enigma? Come si può mettere inconto che davvero risorgerai e diventerai un uomo non trasfigurato, ma sfigurato? Come possiamocantare: “Di te ci fidiamo e avremo la luce”?

Forse i miracoli ci aiutano a capire questo, forse i miracoli ci introducono, ci avvicinano alla tua verità.Perché mostrano qualcosa che tu sai fare e che noi non sappiamo fare. Ma sotto il profilo più profon-do del senso dell’esistenza, della vittoria sulla morte, perché è proprio necessario passare di lì? E’come credere ad una promessa per qualcosa che accadrà dopo la tomba. E’ difficilissimo credere auno che parla così. Quali sono le tue credenziali? Il problema del viaggio di Gesù, il problema delviaggio nostro trovano proprio qui lo scoglio, trovano proprio qui la consistenza come problema.Come fidarci di uno che dice che sarà sconfitto? Noi ci troviamo all’interno di un cammino che ancoradeve passare attraverso la decisione irreversibile, quella del v. 51, ci troviamo dentro due annunciespliciti della Passione, e, proprio per educarci a fidarci di Lui, c’è questo bellissimo brano della Trafi-gurazione, che però pone esso stesso qualche problema, circa otto giorni dopo questi discorsi, primoannuncio esplicito della Passione a cui consegue l’indicazione dell’unico modo di seguire Gesù: “ Rin-nega sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

Lc.9,28-36 “Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pre -gare. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlava-no della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni

9

Page 10: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavanocon lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui.Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. Men-tre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nubeuscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò cheavevano visto.”

“Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte apregare.” - Non viene detta diversamente il perché di questa salita sul monte. pregare, dunque è un pas -

saggio-chiave, è un’esperienza-chiave, come il salire, come il simbolo del monte. A confermadi questa esperienza che è tale, esperienza chiave, quello che poi viene descritto accade pro-prio mentre Gesù prega.

“E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.” - La preghiera come esperienza chiave per noi, ma come esperienza chiave per rivelare chi è

Gesù. La preghiera che Gesù stesso spiega come il momento in cui si rivolge a Dio come Pa -dre, diventa lo stesso luogo, momento esistenziale in cui il Padre riconoscerà Gesù come il Fi-glio. Intanto questo che accade dice il valore della preghiera e dice che, solo dentro nella pre -ghiera possono accadere cose che uno non mette neanche in conto. Nemmeno solo attraver-so la preghiera come frutto della preghiera, ma dentro la preghiera, il “durante” della pre-ghiera. Il rimanere dentro la preghiera permette di vedere in modo diverso, permette di ve-dere qualcosa di nuovo, permette di sorprendersi, permette di fidarsi.

Cosa vuol dire che “il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante“? Vuol dire che sembra un altro? Vuol dire che è proprio Lui. E’ proprio così Colui che dice disé che deve soffrire molto, che deve essere riprovato dagli anziani, essere messo a morte.Non è un altro che dice di Lui. In questo splendore, in questo candore, in questa luce sfolgo-rante chi rivela il Signore? L’umanità di Gesù vela e svela.Perfino Gesù può essere catalogato, può essere lasciato a livello delle cose, delle persone concui veniamo a contatto. Ci appare così. Chi sarà mai Costui? Tante domande disseminate nelvangelo trovano qui la risposta. A qualcuno è dato di vedere, di contemplare, di entrare nelsegreto di Gesù, di attingere allo stesso splendore del padre come Gesù. Sì il Figlio dell’uomoè il Figlio di Dio. Lo vela e lo svela, ma sia quando lo vela, sia quando lo svela è il Figlio di Dio,non è un altro. Tutta la storia della Salvezza sembra concentrarsi su di Lui che appare così, ilcui volto cambia d’aspetto, la cui veste diventa candida e sfolgorante. Tutta la Storia della Sal-vezza perché due uomini parlavano con lui: Mosé ed Elia, la Legge e i profeti, la storia e il fu-turo, stanno anche loro nella Gloria, parlavano con Lui, parlavano di lui, precisamente, dellasua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Nello stesso momento incui si manifesta un Mistero di comunione, quasi una ricapitolazione della Storia della Salvez -za, in questo dialogo sfolgorante come la luce del volto, l’oggetto del dialogo, dentro la pre-ghiera è sempre, paradossalmente, questa sua dipartita. E’ lo stesso oggetto dell’annunciocon cui educa i suoi discepoli a capire che cosa è venuto a fare il Figlio dell’Uomo. Allora nonè una bella parentesi, non è una circostanza che getta un po’ di luce, poi il sipario si chiude esi va avanti come si può. Ma questa è la finestra da cui si vede fino in fondo che senso ha ciò

10

Page 11: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

che accadrà, ciò verso cui lo seguiremo, ciò che Lui Gesù non cerca di evitare, ma a cui va in-contro decisamente.Come stare dentro questo? Come rimanere radicati in questo? Eppur presi da questo, Pietroe i suoi compagni, Giacomo e Giovanni, erano oppressi dal sonno. La fatica della vita entra intutti i momenti.

“Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua glo-ria e i due uomini che stavano con lui.”- I due uomini si separano da Lui, rimane Pietro che mostra di cogliere la bellezza di quello che

si manifesta, ma non coglie il perché seguirlo, addirittura l’evangelista dice: Egli non sapevaquel che diceva. Mentre diceva a Gesù:

“è bello per noi stare qui, facciamo tre tende una per te, una per Mosé, una per Elia”.- Si può dire che la mente Pietro ha capito, ne ha visto la bellezza, ne ha visto il fulgore, ha fat-

to esperienza della sua bellezza e diventa bello per noi stare qui, con te, con coloro che han-no conversato con te. Chissà se diceva: è bello stare nella tua preghiera? Sono oppressicome lo saranno la notte del Getzemani. Dice una cosa molto bella Pietro: “stiamo insieme,stiamo qui, ma egli non sapeva quel che diceva. Allora che cosa vuole il Signore? Ha mostratola sua bellezza e non permette di stare con Lui?

“Mentre parlava così venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. Edalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". - Vorrà dire che c’è un modo di stare con Gesù che non è l’equivalente di star dentro, contem-

plando il suo fulgore, la sua bellezza.

- Vuol dire che c’è un modo di stare con Gesù che è legato all’ascolto. Se è legato all’ascolto diLui, con fiducia perché è davvero il Figlio di Dio, l’eletto, vuol dire che c’è un modo di starecon lui che è nello spessore della fede, lo spazio tipico della fede, nell’orizzonte non di quelloche vedo, che tocco, che appare ai miei occhi, di quello che si ripercuote sui miei sentimenti,ma nell’orizzonte della fede.

- Vuol dire che c’è un modo che è tipico, è necessario, è la forma vera dello stare con Gesù,ma che ancora i discepoli stessi non riconoscono. I più vicini, quelli presi con sé da Gesù, dauna parte hanno paura, dall’altra vorrebbero stare. La risposta è: “Ascoltatelo”! Ogni voltache Gesù parla deve essere seguito. Dice di entrare sì nella tenda, ma nella tenda della suastessa umanità, che è il luogo vero in cui Lui ha posto la sua dimora presso di noi, in cui Diosi è fatto Carne e, dove lo star dentro la tenda della sua carne, è esattamente il seguirlo finoa dove Lui stesso va e a cui non si sottrae. C’è un modo di contemplare lo splendore che èmisurato sulla forma inedita dell’amore, sulla forma sconosciuta dell’amore di Dio. E, propriomentre il Figlio di Dio apparirà meno che uomo, si potrà stare tutti nello stesso spazio comein un’unica tenda, ma non è altro che Gesù, è Gesù, il suo corpo nella tenda è la dimora, lasua umanità è la forma di Dio fatto umanità. La sua umanità al culmine, al termine del viag -gio, del percorso è il luogo in cui dimorare e dimorare in comunione: questa è la gloria, que-sto è lo splendore. Anche il suo volto che cambiò di aspetto, la sua veste che divenne candi -da sfolgorante di quello splendore persuasivo, che attrae, senza la voce, senza la Parola nondice chi è. Il senso di questo splendore è detto dalla voce: “E’ l’Eletto, è il Figlio mio”. Il mododi stare con Lui è dentro la tenda della sua umanità, è conoscere la sua umanità come la per -

11

Page 12: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

fezione, la pienezza della nostra umanità, conformati a Lui, resi conformi a Lui lungo il viaggiodella vita noi saremo fratelli e il Padre ci riconoscerà nell’Eletto, eletti. Paolo ci ha mostratoquesta bellezza. C’è un modo di stare con Lui che non è fatto sempre di splendore, di cando-re, di sfolgorio di luce, prende un’altra forma, ma è la verità questa: è l’Eletto, il Figlio, peròbisogna trovare il modo che corrisponde a come è Lui per stare con Lui. Gli annunci dellaPassione e le modalità con cui ha detto di seguirlo costituiscono per la nostra umanità la for-ma, lo stile, il criterio con cui stare alla sua presenza, nell’obbedienza alla sua Parola, sapen -do che, se anche non lo vedremo più per un tratto lungo di vita, come è apparso sul Tabor,Egli è l’Eletto, Egli è il Figlio.

Ce l’ha detto la Voce, ce l’ha confermato la Parola nella nube della presenza, la stessa nubeche cammina con noi. La disciplina di un cammino di vita è la condizione fondamentale percui poter stare con la nostra umanità nella Sua. E la forma della sequela non può essere di -versa. Ma come si configura la sua umanità? Allora bisogna che ci dimentichiamo di questabellissima pagina. Bisogna che ci convinciamo che questo splendore è sempre lo splendoredell’Eletto, è sempre lo splendore del Figlio, anche quando l’abisso della nostra umanità por -ta l’umanità del Figlio di Dio dentro le nostre stesse oscurità e dentro le nostre stesse pesan-tezze, fatiche. Non lo vedremo più così, ma è Lui l’Eletto, il Figlio, e Lui sarà lo stesso anchequando non apparirà così. La Trasfigurazione non è qualcosa che addolcisce un po’ la fatica,l’asperità, ti fa entrare qualcosa di semplicemente invisibile, un po’ anche questo, ma è unaconferma del fatto che chi dice che dovrà soffrire e morire è l’Eletto. E’ ancora più incredibi -le! ma la radice della Vita è questa. Dio è fatto così. Non avremmo mai pensato così con lanostra ragione, per questo fatichiamo anche a seguirlo con la vita.

“ Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò cheavevano visto.”

Forse perché è così improponibile una manifestazione di questo tipo, forse perché sarebberostati caricati di tante obiezioni, in ordine proprio a chi è Gesù, forse perché anche questo ap-partiene allo stesso segreto messianico che Gesù per primo ha rivelato e ha voluto che nonvenisse detto se non al momento provvidenzialmente giusto. Per accogliere davvero il segre-to messianico non basta la descrizione di un racconto, occorre centrare la propria vita suquello che Gesù dice di sé e passare come Lui e con Lui sugli stessi passi, sulla stessa misura,sulla stessa forma. Forse perché siamo chiamati proprio a vedere questa bellezza, a dirla, alasciarla filtrare anche nelle pieghe del nostro cuore non attraverso qualcosa di abbagliante,per la nostra pochezza, per la nostra fragilità, ma attraverso la quotidiana purificazione di uncammino che è sequela a partire dall’ascolto, grazie all’ascolto. L’ascolto è più, l’ascolto di Luiche va verso Gerusalemme. Forse ci sono dentro in questo brano anche tutti i tratti del no -stro cammino di fede, dagli entusiasmi, dalle grandi dichiarazioni: “Tu sei il più bello tra i figlidell’uomo”. “E’ bello per noi stare qui”! E poi tutti quei tratti dove non si vede, dove non sitocca con mano, dove bisogna reggere la vita sulla nudità delle fede e sulla nudità dell’ascol -to a volte anche , forse per tempi prolungati in ascolto che, per quanto perseguito, per quan -to messo in programma, per quanto messo dentro anche un corso d’esercizi o altre circostan-ze simili, è un ascolto nella superficialità, è un ascolto nelle distrazioni, è un ascolto nel vuo-to. Chissà se la creatura umana ha proprio la capacità di ascoltare Dio? O Forse ha proprioavuto bisogno di una mediazione nella forma umana di Dio. Forse questo ci potremo conce-

12

Page 13: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

dere, non col rigore dell’ascolto che pesca nel vuoto, ma nel concederci nella tenerezzadell’amore , dell’abbandono o forse abbiamo bisogno, in diverse circostanze della vita, di po-terci esprimere ora in un modo, ora in un altro, di poter pensare qualche momento che ci di -venta possibile, ce la facciamo, cantiamo, preghiamo, facciamo cantare, facciamo pregare edentro di noi magari c’è una forma di gelo, di oscurità, sarà anche questo un passaggio di pu -rificazione, un altro gradino del Monte Tabor perché veniamo trasfigurati da Colui che stiamofaticosamente seguendo come sfigurato, la forma di Dio che è la forma umana di Gesù, è per-fino la forma meno nobile dell’umanità, meno affermata, eppure è la vera forma di Dio, è lavera forma della nostra stessa umanità, ma come una forma che non prende forma in noi,eppure un giorno Dio farà e così dirà: adesso lasciami fare! E’ difficile anche intercettarequello che abbiamo nel cuore, è difficile realizzare questa osmosi per cui a poco a poco ci siritrova dentro, e diciamolo di Gesù in questo momento, in questi giorni. Gesù torna ad esseresolo, solo sul monte a pregare questa volta non da solo, come altre volte, e dopo questa stu -penda trasfigurazione, inattesa trasfigurazione, Gesù restò solo e a chi pure è diventato par-tecipe di questa visione non è restato che tacere come chi non capisce e “non sapeva quelche diceva”( v. 33). A volte c’è un silenzio ricercato, c’è un silenzio che si riempie di emozioni,c’è un silenzio arido, a volte c’è un silenzio della nostra incapacità anche della nostra stoltez-za. Chi sarà costui che non sa quello che diceva? Pietro, certo, nel brano, ma nella vita quantevolte ognuno è portato a dire: “anch’io quella volta lì non sapevo quello che dicevo”.

Anche quando avresti preferito tacere e invece non potevi sottrarti alla Parola da far risuonare. Certotutto quello che è per te non è solo per te. E’ per te e destinato ad altri, attraverso te, non nella misu-ra della tua assimilazione, non nella misura della tua consapevolezza, ma nella misura del tuo esseredentro nella comunione apostolica. E questo Gesù che ci educa, ci chiama, ci prende con sé. L’ha fat -to per Pietro, Giacomo e Giovanni, ma perché diventasse per tutti, deve continuamente poi ritrovarsinella solitudine. E’ una solitudine dove è nascosta, velata la comunione: “io e il Padre siamo una cosasola”, ma ai nostri occhi appare solo, come agli occhi di Pietro, Giacomo, Giovanni: “restò solo”. Eppu-re questo essere solo di Gesù è popolato da una moltitudine, è inabitato dal Padre e perché possainabitare in noi, ma ci tocca spesso applicare a noi stessi il v. 40 nelle sfide della vita, quello che lagente ci chiede, non ci siamo riusciti, nella battaglia contro il male, nell’impegni di sostenere e purifi-care, anche nell’impegno educativo. Come diventare persone che, lì dove sono chiamate e mandatea operare nel nome della Chiesa per il bene della gente, persone che possono sprigionare dal propriocuore, dalla propria umanità la gioiosa convinzione che Gesù è così è lo stesso nello splendore dellaTrasfigurazione e nel Mistero di Gerusalemme, come custodire ad ogni curva del passaggio, ad ognicrocicchio del passaggio, del percorso questa certezza perché non manchi agli altri, anzi venga dona-ta agli altri? Come avere questa convinzione interiore?

Terza Meditazione: Il “silenzio” della Trasfigurazione. (Giovedì 20 agosto / mattina)

13

Page 14: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Mi orientavo ad andare avanti in questa riflessione, andare avanti anche nel senso di riferirmi anchead altri testi, sempre dentro questo questo capitolo, ma penso che può servire sostare ancora un po’con qualche domanda e qualche sottolineatura dentro l’esperienza della Trasfigurazione, in modoparticolare sul “segreto custodito” e ancora sull’espressione “E’ bello per noi stare qui”. Tra questi duepunti c’è un legame profondo, ma una di questi due punti non si è potuto realizzare, perlomenocome loro tre avevano nel cuore e come Pietro interpretò e disse. Dall’altra parte questa cosa cosìbella loro l’hanno tenuta per sé “tacquero” non riferirono ad alcuno di ciò che avevano visto, unacosa che volevano vivere rimanendo dentro, rimanendo lì, una cosa così importante, così bella nellavita e che sarebbe bello anche comunicare invece tacquero non riferirono ad alcuno.

Si può ricollegare anche questo con il cosidetto segreto messianico a cui Gesù stesso ha cercato dieducare i suoi discepoli perché lo riconoscessero, ma non lo divulgassero così come qualcosa di im-mediatamente accessibile, immediatamente comprensibile. Perché tutto questo? Per quanto riguar-da questo tacere e questo non riferire ad alcuno nella prospettiva del segreto che riguarda Gesù iopenso di poter dire così: Che cosè un segreto? Un segreto, di per sé è una cosa che conosce qualcu-no, un gruppo ristretto e non conoscono altri e, di per sé, non è destinato ad essere saputo da altri,comunque almeno per un certo tempo, che non dipende comunque da coloro che sono a conoscen -za del segreto stesso, ma credo che non basti applicare qui in questo contesto, per questo silenzioquesta regola, questa considerazione. Questo è un segreto che, di per sé, è destinato ad essere cono -sciuto, perché è per la Salvezza e tutti ne hanno diritto, è un segreto destinato a non restare tale. E’nella linea di quello che San Paolo dice:”Il disegno nascosto ora è stato rivelato”. Ma quando è questo“ora”? Non è un dato cronologico, è l’ora dell’incontro tra Gesù e l’umanità, è un’ora che, di per sé, sidistribuisce nella linea cronologica con scansioni diverse, con momenti di grazia diverse. non è legatoa una cronologia, è legato a un kairos che si attua quando e come non sappiamo. E’ quindi materia datrattare con estrema delicatezza. E’ un segreto sì destinato a tutti, destinato ad essere per la Salvezza,conosciuto da tutti, ma è un segreto destinato a tante condizioni che sono di chi lo conosce già, masono anche dei destinatari ulteriori. Quand’è il momento di grazia, il kayros in cui fare emergere que-sta notizia, dare questa comunicazione? Credo che soprattutto, si debba dire quest’altra cosa: questoè un segreto che riguarda lo splendore di Gesù, la sua bellezza, un segreto che non è immediatamen-te credibile sulla parola. La parola conferma la loro visione anzi, la loro visione senza la conferma del -la parola del padre, dicevamo ieri, non basta da sola. E’ la parola, attraverso l’esperienza della nudafede che dà certezza e spiega fino in fondo.

Comunque anche la comunicazione verbale del contenuto di questa esperienza non è immediata-mente ratificabile. “Cosa mi racconti? Cosa mi raccontate? Come si spiega? Come si accredita que-sto? Immaginate uno che ascolta, come è vissuto, come è sperimentato? Ecco il punto: questo è unsegreto da non divulgare, quanto meno da non divulgare immediatamente, da non divulgare sempli-cemente sulla parola che è difficilmente accreditabile, ma è un segreto così decisivo per la vita di chidavvero ha fatto questa esperienza confermato dalla parola: “Questo è il Figlio mio, questi è l’Eletto”,che esige per natura sua anzitutto, che la vita di chi ha accolto questa parola e, in questo caso, vissu -to questa esperienza, si conformi al segreto messianico. Quindi è un segreto che si accredita, quindientra nella mente e nel cuore di altri e quindi viene reso conoscibile attraverso la testimonianza dellavita e quindi è segreto anche nel senso di pensarlo come un dono, una grazia, una consapevolezzache sta nella profondità insondabile dei testimoni stessi, nella specificità singolare e insieme, anchecomunionale, ma di un livello così profondo che può arrivare ad altri con la vita di chi ha assimilato

14

Page 15: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

questo. Non è sufficiente che sia detto. Noi stessi, penso che pur avendo letto, meditato, ascoltatopiù volte nella vita questo brano, non so se possiamo dire: “abbiamo interiorizzato, assimilato questacondizione al punto che la nostra stessa vita coi suoi limiti, ma si spiega solo in questa luce”. Ecco per-ché, alla fine, ho deciso di sostare an cora un po’ dentro questo, perché i segreti sono diversi tra loroe questo è un segreto decisivo per la vita. Sarà la vita, la testimonianza di chi ne è stato reso parteci-pe a farlo entrare, a portarlo vicino, a metterlo, a seminarlo dentro l’esperienza di chi cammina, di chicerca finché venga il kairòs, il momento di grazia anche per lui, anche per noi, anche per popoli interi.

Un segreto che non solo chiama in causa la vita perché è stato fatto conoscere a Pietro, Giacomo,Giovanni. Perché non tutti? Perché non i dodici? Ma è un segreto che chiama in causa la vita perchénon si può rivelare in modo adeguato se non con la vita. Non si può comunicare in modo adeguato senon con la vita di chi l’ha riconosciuto e di chi, avendolo riconosciuto, lo interiorizza, lo radica dentrodi sé. Allora uno ti vede e riconosce nella carne, entra in contatto con te nella situazione concreta incui ci sei tu, c’è anche lui, c’è anche lei, ci sono anche loro e, a poco a poco, non subito, anzi, non dir-lo subito, forse non dirlo mai se non quando qualcuno ti interrogherà, ti chiederà: “Ma perché ti seicomportata così? Perché in quel momento così difficile, così complesso, così pesante hai custodito,donato, diffuso serenità, gioia, pace? Perché? Che cosa te l’ha permesso? Chi ti ha resa capace diquesto? Allora forse lì potrai pronunciare con affetto, con lode, gratitudine, con la danza della vita,come nell’antifona di questa mattina, il nome Gesù e con Lui, insieme tutto questo sotto l’azione del -lo Spirito di Gesù e del Padre. Allora lì il segreto è svelato e il Mistero della bellezza di Gesù conferma-to dalla chiarezza della voce, della parola raggiungerà altri cuori perché tu stessa hai saputo viverequesto segreto, non nel senso di tenerlo per te, ma nel senso di renderlo decisivo nella tua vita equesto incontro ecco che prende corpo, ecco che ti configura al segreto stesso ed ecco che viene ilmomento che tu non sai, di cui non conosci né il giorno né l’ora, allora ecco che viene la prova, certoche viene la prova, deve venire la prova non perché vogliamo male a noi stessi o protesi a infierire sudi noi, assolutamente no, ma perché come l’oro va provato col fuoco nel crogiuolo, così ancor più lavita dei discepoli di Gesù va provata col fuoco.

La prova viene come viene, magari la crei agli altri, la crei nelle cose piccole, nelle cose grandi. La pro -va viene perché è la mano forte di Dio che ti porta poco a poco anche tu come Lui, Gesù, l’Eletto, il Fi -glio mio, anche tu così grazie a Lui. E questa mano di Dio che è pesante, ma insieme tenerissima èproprio perché tu sia, tu diventi come Lui da sempre ti pensa dall’eternità, perché ti pensa nel Figlio.E’ un segreto che entra nella tua intimità, non a livello emotivo, ma a livello di scelta profonda, gene-ra un cammino nuovo e riemerge con la testimonianza della tua vita e la Parola la pronuncerai se sa -rai stata purificata, perché sarai stata amata o meglio, ti sarai accorta sempre di più, cosciente sem -pre di più sarai diventata di questo amore che non vuole perdere nulla di te e, per questo ti fa passa -re anche nel crogiuolo. Anche l’opera educativa di Gesù attraverso gli annunci espliciti della Passionenon è qualcosa di diverso, non dice qualcosa di diverso a confronto con lo splendore della Trasfigura -zione, ma è il passaggio, è la prova sua di tutto. Anche il Figlio dell’Uomo è stato messo alla prova.Sua, anzitutto, ma senza che nessuno di noi ne sia esonerato. Le forme delle prove poi sono diverse,sono molto relative le prove, sono oppressive, pesanti, agitanti. Non importa come sono le prove. Al-lora tu dirai il nome Gesù, come solo la sposa dice il nome dello Sposo, come colei che, purificata,può danzare con tutta la vita. Interessante questo tacere. Troppo prezioso questo tacere per non do-verlo riprendere. Allora legato a questo ti fa anche intuire quanto abbiamo bisogno delle prove. Mifaccio una domanda, non teoricamente, ma pensando ad alcune figure che la liturgia ci ha messo sul -

15

Page 16: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

la strada in questi giorni, alcune figure che hanno vissuto un percorso molto diverso l’una dall’altra,ma che ha avuto lo stesso esito dell’esperienza degli Apostoli: Teresa Benedetta della Croce, Massimi -liano Kolbe, o se vogliamo, al di là di una canonizzazione, al di là di un esito dove il compimento èstato nel martirio, anche figure come la piccola sorella Magdalaine che si interroga profondamente econtinuamente in ordine all’autenticità dell’esperienza di Dio che fa, in ordine all’autenticità della suaesperienza che diventa esperienza di tante e tante persone.

La domanda: Ma tu per reggere il cammino così, per viverlo magari attraverso una conversione ancheprecisa, anche dal non essere credente oppure dall’essere in una situazione anche moralmente nongiusta, non corretta, Ma tu per vivere questo cammino e viverlo fino in fondo hai avuto nella tua esi-stenza, nel tuo cammino stesso esperienze che sono assimilabili all’esperienza della Trasfigurazionedi Pietro, di Giacomo, di Giovanni? Dove si trova un’esperienza così? E’ sorprendente quanto alcunisanti o figure spirituali tornino sulla bellezza dell’umanità di Gesù, sul volto di Gesù. Come sei arrivataa radicarti talmente nella bellezza di questo volto fino ad aver donato alla Chiesa, alla società, a noi,quindi a me, a compiere la tua vita così come l’hai compiuta? Quando hai avuto l’esperienza dellaTrasfigurazione? Gesù ti ha preso, ti ha portato sul monte? Puoi descrivere qualcosa di corrisponden -te al racconto della Trasfigurazione?

Io penso che saranno poche le persone che potranno dire di sì. C’è stato un momento della mia vitain cui per un grazia particolare è stato come se avessi vissuto, come se fossi stata condotta sul monte,sul Tabor come è avvenuto a Pietro, Giacomo e Giovanni che Gesù “ha preso con sé”. Nel vangeloquesta espressione la troviamo anche altrove, prima della moltiplicazione dei pani v.10 “li prese consé”, “si ritirò”, non li prese con sé per fare un miracolo, li ha fatti entrare nella sua stessa preghiera, liha coinvolti con indicazioni precise in cui mettersi in gioco. Io credo che siano pochissime le personeche possono dire: Sì quella volta, quel giorno ho vissuto qualcosa di simile. Forse a un livello più im-mediato penso che tante persone lo potrebbero dire. Penso che ci siano delle condizioni di vita, difede, di cammino che sono irrinunciabili e che, giorno dopo giorno, tra aridità, debolezze, fragilitàhanno la capacità tutta spirituale secondo lo Spirito del Signore Gesù, Spirito che vivifica, che santifi-ca, di costituirci e di radicarci dentro l’esperienza della bellezza del volto di Gesù, anche se mai visto,grazie al riconoscimento della originalità e della unicità del Mistero di Gesù che come tale sta dentro,al centro “venne Gesù, stette in mezzo”. Sono quelle condizioni irrinunciabili, anche faticose, nonsempre accattivanti, non sempre riconoscibili con una particolare carica emotiva, umana, sono nellafedeltà della vita quotidiana, dove l’acqua che passa scava anche la roccia, dove il vento che soffiapurifica e libera anche dalle cose più nascoste. Uno di noi può fare l’esperienza della Trasfigurazionenel senso così abbagliante da far dire: “E’ bello per noi stare qui!”? Forse no. Ma nel senso di lasciarsiprendere da Gesù perché è Gesù e nel senso di cogliere e riconoscere un’opera dello Spirito di Gesùdentro la propria vita, le proprie abitudini, il proprio cuore, i propri sentimenti, le reazioni del propriocarattere, tutta la trama degli incontri, dei cambiamenti di ciò a cui si è chiamati, di dove si è manda -ti, appunto l’orizzonte apostolico è sempre presente per dire è lì che dobbiamo riconoscere ciò che ènecessario. L’esperienza della trasfigurazione, attraverso una disciplina di vita di preghiera, di fedeltà,questo sì e questo conta assai di più. Questo ti struttura la vita coma la salita sul Monte. Questo tiporta a dire:”Credevo che Dio fosse presente così nella mia vita, invece Dio ha un altro mondo, piùcorrispondente a come è Lui. Io avevo un’immagine di Lui non coincidente come è il Signore.

16

Page 17: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Quante immagini di Dio dobbiamo distruggere! Sono così appiccicate a noi stessi, sono così funzionalia noi stessi che abbiamo timore che distruggendole, andando oltre, distruggiamo noi stessi invece,distruggendole, andando oltre, realizziamo noi stessi. Possiamo riprendere, su questa certezza, sulvalore purificante di questa disciplina di vita e di preghiera (non c’è disciplina di vita senza disciplinadi preghiera, non c’è maturazione spirituale nella sequela senza maturazione della preghiera e vice -versa, è tutt’uno) e dentro questo anche la domanda e la ricerca di Magdalaine per capire davvero sele esperienze che facciamo sono esperienze di Dio oppure no. Quante persone si ingannano! E più siingannano in ordine a questo e meno ascoltano. E’ sintomatico, è la conferma, è la prova del novedella non autenticità. Ma confortati e richiamati su questa disciplina, su questo salire, su questo la -sciarsi prendere, lasciarsi condurre, noi vogliamo dire: “E’ bello per noi stare qui”, ma lo dobbiamodire, lo vogliamo dire non come lo intendeva Pietro al v.33, se lo dicessimo in quel modo lì anche noisaremmo da catalogare come persone che non sanno quello che dicono. Gesù è sempre tagliente suquesto.

Quando una parola, una voce, una preghiera, un desiderio non corrisponde alla volontà di Dio e nonapre al disegno di Dio così come si manifesta in Lui, nel suo Mistero, su quel Mistero di passione a cuicontinuamente educa è estremamente tagliente, non concede una virgola, Lui che è così accogliente,Lui che è il perdono assoluto, che ha una tenerezza infinita sulle situazioni più fragili, è estremamentetagliente. Allora lo vogliamo dire proprio dentro la disciplina di vita, lo vogliamo dire dentro una disci-plina di preghiera, vogliamo confermarci che è bello, nella certezza che è bello stare qui perché cosìdavvero ti incontriamo spoglio, nella nuda fede, oltre il proprio io e perciò dentro la radice del nostroDio, dove tutto ricomincia e dove tutto tu ricostruisci, dove Agostino ti ha trovato, avendoti cercatoaltrove, e c’eri già dentro. Sì “è bello stare qui”, è bello seguirti così, è bello stare dentro la tenda dellatua umanità, questa tua umanità di cui tu dici che sarà riprovata, sarà messa a morte. E’ bello per noistare qui dentro la tua forma, la forma del tuo amore.

Riformulo la domanda in questo modo, in questi modi:1° Che cosa è bello davvero nella vita? Più precisamente che cosa è bello davvero nel rapporto conGesù, nella sequela di Gesù? Sarai tu a condurmi nella condizione in cui ci sarà ciò che è necessarioper la fecondità apostolica della mia vita e sarai tu a condurmi ed io dirò: “abbi pietà della tua serva”.2° Quali sono i momenti della mia vita in cui senza dire “è bello per me stare qui” “è bello stare conte”, però lì, in quel momento, in quella situazione, ti ho creduto, mi sono lasciata amare, sono statacon Te e, alla rovescia, quali sono i momenti in cui sono scivolata via dalla Roccia, si è come spezzatala corda che ci teneva sulla cresta, che avrebbe dovuto fare sicurezza? C’è stata una nube che, invecedi essere lo spazio in cui aderire alla voce, alla Parola, mi sono trovata a ripercorrere la vita e predi -sporre la vita, il cammino per altri passaggi. Così ora noi possiamo dire: “è bello per noi stare qui”stare dentro certi passaggi che Tu prepari per noi, lungo i quali ci conduci: “Il Signore è il mio pastorenon manco di nulla”. E’ vero se rispondiamo a questi criteri.Qualche momento collochiamo dentro questo cammino anche la prova della nostra libertà, oltre chela prova della fedeltà del rapporto con il Signore e l’esperienza di fede della libertà. Questo intramon-tabile sogno, questo incancellabile fascino, questo perpetuo tormento. Dov’è la mia vera libertà?

17

Page 18: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Quarta Meditazione: Crescere nella Sua immagine. (Giovedì 20 agosto / pomeriggio)

“Lo Spirito Santo in voi parlerà di me, ovunque c’è un uomo al mondo sono io, ognuno che crede inme, fratello vostro sarà. Nel segno del battesimo rinascerà”.

Accade proprio così. La storia della Chiesa è la storia di questo. La storia della Chiesa è continua rive -lazione, realizzazione di questo: la promessa di Gesù. Partire da quello che Lui è: “Io sono la vite, iosono la vera via, la verità”. C’è una sorpresa grande dentro questo che caratterizza la storia dellaChiesa secondo la promessa di Gesù, la sorpresa grande è che tutto è incominciato così, ma con per-sone che non capivano. Tutto è incominciato con Gesù, prima ancora, tutto è cominciato nel disegnodel Padre e poi, man mano, dentro il cammino della Storia della Salvezza, della Rivelazione biblica,della storia di un popolo. Però proprio si stava entrando nel Mistero del Figlio, dell’Eletto, del VerboIncarnato, di Colui che avrebbe dato compimento, perfezione, con la sua persona, con la sua missio-ne, con la sua attenzione, proprio i più vicini, i più direttamente chiamati, quelli presi da Lui con séstesso, non capivano. Proviamo a lasciare entrare bene, a lasciarli sedimentare bene dentro la no-stra attenzione, proprio questi passi più difficili, più duri da accettare. Proprio non capivano. Ma chesconcerta ancora di più, almeno quello che avverto io, leggendo e rileggendo queste pagine, questiversetti, è proprio nel fatto che non capiscono due cose che sono opposte, quasi quasi, all’apparenza,una nega l’altra, per cui se non accetti questa, accetta l’altra. Gli stessi che non capiscono i suoi an-nunci della Passione e tanto non capiscono e continuano a non capire, sono coloro che non capisco-no nemmeno il mistero della Trasfigurazione. Non capiscono né una cosa, né il suo opposto, ma forseproprio qui sta la prova che davvero da capire o, prima ancora, da accogliere è proprio Lui. Tu nondevi prima capire e poi , se vuoi, seguire.

Tu non devi prima esaurire la conoscenza e poi decidere. Tu puoi solo accogliere in un atteggiamentodi povertà e basta. Forse si spiega proprio così che le stesse persone non capiscano questo splendoredella Gloria, anche se ne sono presi, ma lo interpretano in modo smisurato, con una misura diversada quello che è in verità e nemmeno il valore della Passione, che vuol dire il valore della misuradell’Amore. Non capiscono l’uno, non capiscono l’altro, in modi diversi non capiscono. Proprio in que-sto cap. 9 di Luca non capiscono il senso delle parole di Gesù, lo sentono, ma non ne capiscono il sen-so. Al v. 45, dopo il secondo annuncio della Passione: “Essi non comprendevano questa frase: il Figliodell’uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini. Per loro restava così misteriosa questa fra-se, che non ne comprendevano il senso e avevano paura. La paura è tipica di chi non spiega e non co-glie il senso di quello che accade e lo sta toccando da vicino, tra parentesi, come mai tanta paura? Lasi attribuisce a fattori esterni. Come mai tanta insicurezza? Non ci sarà una paura più profonda, ditipo esistenziale sul senso della vita a motivo del non comprendere il senso della parola di Gesù?. Al-lora questo non comprendere due momenti della vicenda della stessa persona, non comprendere daparte di coloro che sono stati presi per mano, sono stati chiamati per nome, sono stati introdotti nel -la vicenda quotidiana, sono resi partecipi di momenti particolari ci rende avvertiti che l’esperienzaumana ha bisogno continuamente di oltrepassare il proprio io, di accettare che entri un Altro nel pro-prio io, entri un Altro e dimori, prima degli stessi pensieri di chi cerca, di chi cammina, dimori dentro,prima, allora seguendo si comincia a capire, si svela il senso, altrimenti c’è un muro di un certo tipo difronte allo Splendore e c’è un muro di un altro tipo di fronte all’umiliazione, che, in verità ce lo siamo

18

Page 19: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

detti anche in altre occasioni simili a questa, in questi giorni, in verità, in realtà, rivelerà il vero splen-dore dell’amore di Dio.

Ogni uomo continua a volere Dio sulla sua misura, continua a pensarlo come se lo immagina, conti-nua a pensarlo come uno che debba fare qualcosa come l’uomo vuole, come l’uomo desidera, sullamisura della sua stessa miopìa, della sua stessa misura. Sembrano volersi rifugiare subito dentro unaquiete, senza coinvolgimento. “Sì, stiamo qui”, “ma il vostro posto è là”, il Vangelo non lo diceall’interno della Trasfigurazione, ma la missione è già data, è già conferita o il dinamismo della mis-sione è già avviato all’inizio del cap. 9 “E li mandò”. Quante volte ho dovuto pazientare e c’è una sor-ta di durezza anche nella valutazione di Gesù nel commento dell’evangelista, sembrano uomini chevagano privi di luce, non capiscono il senso della parola che svela chi è veramente Gesù, il Figliodell’uomo, Colui che, Figlio di Dio, ha assunto tutta la vicenda umana e la salva nella sua stessa Pas-sione, ma quando lo vedono splendere nella trasfigurazione si rifugiano, fuggono dalle vicende uma -ne, non ricordano né il passato della Storia della Salvezza (Mosé ed Elia) e nemmeno anticipano il fu -turo, si fissano in un presente che non sta in piedi “Non sapeva quel che diceva”. Io riprendo questitesti, li faccio risuonare dentro di me, chissà quante volte Gesù, mentre noi stessi proclamavamo laParola di Dio in una liturgia della parola, nella stessa celebrazione eucaristica, venivamo appena sfio -rati dal suono della voce, ma non trafitti dal senso, non penetrati dal significato. E’ come se Gesù fos -se costretto dalla libertà di queste persone, da una insipienza, dalla libertà che in realtà è chiusura, arimanere solo, mentre Egli è proprio il sacramento grande di comunione, Colui che viene per donaretutto, a perdonare tutto è continuamente sospinto in una condizione di isolamento. Non se ne capi-sce il senso.

Non so che risonanze avete voi dentro questa osmosi della parola di Dio, dentro questo brano delVangelo. E’ come constatare che qualcuno è di qua e Lui è di là, eppure “è venuto per portare il fuocosulla terra”, eppure “è venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, perché abbia-no la sua stessa gioia, eppure continuamente ritorna questa condizione per cui anche il discepolo,anche chi fa parte dei dodici non comprende il senso, o comprende talmente in modo sbagliato, ri -duttivo. Allora c’è qualcosa che viene prima della missione, qualcosa di misterioso essa pure in cui ac -cade ciò che è destinato da sempre ad accadere perché in Gesù, proprio per questo Mistero della suaPasqua a cui vuole introdurre, di cui vuole rendere partecipe, si spezza il cerchio del tuo io e sei am -messo, se fatto entrare, attraverso i passi della sequela e della chiamata, alla comunione che è Dio,allora un cerchio più grande ti accoglie in questo spezzare il tuo cerchio, il cerchio del tuo io. Ma que -sto accade non perché l’hai pensato, l’hai voluto, l’hai cercato, l’hai deciso, questo accade perché tilasci prendere dall’amore, dall’inedito. Gesù è sempre inedito. E accetti il cammino con Lui, accetti lascomodità del cammino, accetti i rischi del cammino, accetti le insidie del cammino, accetti di uscireda te. Dall’altra parte, siccome la preoccupazione di Gesù di non voler persuadere nessuno, facendosconti o calibrando la proposta, mette in gioco tutto sé stesso, ma non baratta sé stesso pur di averele folle. Chissà se è questo il prezzo per seguirlo? Certo è il prezzo, il livello con cui Gesù si svela, sidona. Non deve blandire nessuno, nemmeno convincere. E anche le regole di vita che detta non sonoragionevoli, non sono assennate, sono il suo modo di proporsi, sono la sua persona. Si può capirlo,seguendolo, ma se vuoi seguire Lui devi rinnegare te stesso. Forse questo ti lacera anche il cuore, tilacera i sentimenti, ti lacera i progetti. Non potremmo buttare annacquando la Parola di Gesù che tiama talmente, mi ama talmente da volere, senza imposizioni, senza condizioni con infinita pazienza eprecisa chiarezza a tal punto da volermi come Lui.

19

Page 20: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

Dicendo questo, in modo così, proprio terra terra io credo che si dà la risposta alla domanda con laquale abbiamo iniziato, cioè le condizioni necessarie perché la nostra presenza sia una presenza effi -cacemente apostolica, apostolicamente efficace. Se con Lui, pur come Lui, così, anche nel modo delrapporto con gli altri, magari anche su quelle persone che ci sembrano così particolarmente vicine,così particolarmente attente e disponibili, ma mai legarsi, mai far dipendere l’efficacia, la bontà diun’opera educativa dal fatto che uno quasi ti cresce ad immagine tua. No! Non va bene! Ad immagineSua, perché Lui è l’Eletto, perché è il Figlio di Dio. La realtà umana di Gesù spalanca il cerchio dell’inti -mità stessa di Dio, apre il dono, la grazia, della comunione, introduce. Mi vengono esempi spicci dellavita pastorale. Quando uno detta lui la misura della permanenza su motivi molto umani il cerchio sichiude. La gente non capisce, magari plaude, magari firma, ma non capisce, perché capisce di più diquello che detta le regole, il senso della proposta evangelica. Noi stessi qualche volta facciamo lostesso gioco. E’ interessante che Gesù sa stare da solo, sa stare in un luogo appartato, perché mostrache ha una radice di comunione, una dimensione di comunione che non è legata ai “sì” o ai “no” dicoloro con cui interloquisce, ma al tempo stesso, proprio perché è capace di radicarsi così, di mostra -re, spendere tempo, giorno e notte nella solitudine, di essere il centro vivo delle folle, delle moltitu-dini e la sua azione è per voi e per molti, per voi e per tutti.

Allora si può misurare anche per noi il livello della nostra comprensione vera di Gesù e non di unasua immagine, la sua persona come tale dentro le onde dei nostri atteggiamenti e dentro la misuracon cui sappiamo stare soli nella preghiera, nell’adorazione, nell’ascolto, nel silenzio, che non è unacosa diversa dallo stare con le folle, dallo stare con la moltitudine e nemmeno lo stare con la singolapersona è diverso dallo stare con la moltitudine, empiricamente sì, ma nella sostanza profonda no. E’il percorso di chi, seguendo Gesù diventa come Lui e quindi è per tutti, ma senza far finire nell’anoni-mato le singole persone, è per ciascuno come fosse in quel momento tutto, ma c’è un altro Tutto chesi mette di mezzo e libera, salva, fa crescere la comunione. Io penso che ci sono tanti grovigli di que -sto tipo, ma ognuno, guardando dentro sé stesso ne può ritrovare qualcuno facilmente, vissuto ma-gari in modo inavvertito. Lo stare in disparte e lo stare in mezzo nelle folle stanno insieme, crescel’uno e cresce l’altro. A volte anche la nostra preghiera può essere una fuga dalla realtà, a volte il no-stro stare con gli altri può essere una dispersione. Allora anche attraverso e grazie a questo sceglieredi seguire Gesù perché è Gesù, sia che mi si presenti trasfigurato, sia che mi si presenti come Coluiche insiste ad educarmi a comprendere, ad accogliere il Messia come umiliato, ingiustamente con-dannato, è sempre Lui. Decidere di seguirlo così perché è Lui e comunque mi associ alla sua vita, allasua esistenza, al suo mistero è ciò per cui possono dire: “E’ bello per noi stare qui”. E’ la via per cui sicomprende e l’un o e l’altro degli aspetti e si tengono insieme. E così come non è affermativo lo starenella solitudine e lo stare con la folla l’Eucaristia, come sacrificio della croce è la conferma di questo,viene donato come cibo di comunione, è Colui che sacramentalmente rende presente la sua offertasacrificale perché diventi anche la tua offerta, in una unicità che fa crescere la comunione. Allora sicomprende il senso oltre questo passaggio quando si cominciano a compiere dei passi che sono solo“perché è Lui”. E Lui non ti lascia nulla a cui attaccarti, perché anche una piccola cosa a cui attaccartiti separerebbe da Lui. Vorrebbe poterti amare senza nulla di mezzo. Possiamo anche suggerire que -sto, nella stessa linea lungo la quale questa mattina dicevamo della disciplina di vita, di preghiera, ag-giungiamo una disciplina di offerta ogni volta di qualcosa di te, di qualcosa di tuo, perché se ti vienestrappato ti senti morire come mancare il fiato, come uno strappo nella carne. Oltre ti sentiresti per -sa, non sapresti come stare in piedi, ma se accetti dopo cammini più veloce, più decisa come Gesù al

20

Page 21: ESERCIZI SPIRITUALI Sorelle della Parrocchia Barzio 17 ... · far comprendere, rendere consapevoli di chi egli fosse e di che cosa veniva chiesto a coloro cui chia- mava a sé, a

versetto 51 e con la disciplina di offerta che deve essere con questa semplicità e profondità: è unostrappo per me questo, ma intuisco già che, dicendo di sì, che offrendo così, un’onda nuova di gioianello Spirito mi colmerà e mi farà crescere nel tuo amore. Bisogna focalizzarsi in questo momento incui senti lo strappo, ma percepisci che l’adesione già fa entrare nell’onda dello Spirito una ricchezzaulteriore di gioia e di pace. Ti fa diventare più te stessa. Certo se non sei su questo punto dove si staun po’ in bilico, dove decisamente ci si può fidare abbandonare ogni volta, non cogli l’onda dello Spi -rito che arriva e ti trasforma, non riuscirai a dire di sì, te ne tornerai triste come il giovane ricco, ti giu-stificherai in tutti i modi che riterrai opportuni, ma non sarà vero fino in fondo, sarà la proiezione dite. Bisogna arrivare lì e ogni volta è sul Monte, ogni volta è insieme sul Tabor e sul Calvario per dire disi a Lui, a Gesù perché è Lui.

E’ bello che “non videro più nessuno se non Gesù“. Questa deve essere la grazia di ogni giorno, sapen-do che vedendo tutto in Gesù vediamo tutti e vedendo tutti in Gesù vediamo Dio, è lo sguardo di Dio.“Chi vede il Figlio vede il Padre”. Chi vede il Figlio vede ognuno come il figlio grazie al percorso, alcammino, alla sequela e con questa voce misteriosa lo attesta, lo presenta e vuole che venga ascolta-to. Ecco anche questa disciplina dell’offerta, potremmo anche dire disciplina dello strappo. Facciamoquello che ci ha detto la Lettera agli Ebrei: “Tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatoredella fede”. Alla lettura breve dell’Ora Media, dove si intrecciano gioie e croci lo sguardo è su Gesù,sul trono di Dio, conferma della verità della Pasqua, conferma dello splendore della Croce.

(Le meditazioni degli ultmi due giorni sono disponibili solo in formato audio)

21