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Fernand Braudel, l'Istituto Datini e Prato 1954-1985 di Angela Orlandi © Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini" Aprile 2016.

Fernand Braudel, l'Istituto Datini e Prato · 2018. 5. 24. · Braudel all’Istituto Datini e a Prato, uno scambio quasi alla pari che si allentò, senza interrompersi, quando, nel

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Fernand Braudel, l'Istituto Datini

e Prato 1954-1985

di Angela Orlandi

© Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini"

Aprile 2016.

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Fernand Braudel,

l'Istituto Datini

e Prato

1954-1985

di Angela Orlandi

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ISBN 978-88-95755-66-3

© Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini", Aprile 2016.

Braudel, l'Istituto Datini e Prato 1954-1986 di Angela Orlandi è distribuito con

Attribuzione Licenza Creative Commons - Condividi allo stesso modo 4.0. Based on

a work at http://braudel.istitutodatini.it/

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INDICE

PRESENTAZIONE p. 3 CAPITOLO PRIMO - FERNAND BRAUDEL E FEDERIGO MELIS

p. 7

1.1 I primi contatti p. 7

1.2 Il rapporto si consolida p. 9

1.2.1 La consacrazione del rapporto a Parigi a l’École p. 9

1.2.2 La consacrazione del rapporto a Firenze alla Facoltà di Economia e Commercio

p. 10

CAPITOLO SECONDO - FERNAND BRAUDEL E L’ISTITUTO DATINI

p.18

2.1 «Un seducente invito» p.18

2.1.1 La costituzione del Centro p. 20

2.1.2 Verso la cerimonia di inaugurazione p. 20

2.1.3 I Corsi di Alta Specializzazione p. 22

2.1.4 Da Centro a Istituto p. 27

2.2 Lo Statuto e gli Organi del Centro poi Istituto p. 28

2.2.1 Il Consiglio Direttivo e i suoi difficili compiti p. 29

2.2.2 Il Comitato Scientifico p. 31

2.2.3 Un problema antico, sempre attuale: il finanziamento dell’Istituto

p. 35

2.3 Le Settimane di Studio p. 38

2.3.1 La I Settimana, il primo successo p. 38

2.3.2 La II Settimana, «nous avons bine trvaillé» p. 40

2.3.3 La III Settimana, «ben più elevata delle altre»

p. 41

2.3.4 La IV Settimana, «un énorme malentendu» p. 43

2.3.5 La V, La VI e la VII Settimana p. 45

2.3.6 Le Settimane dal 1976 al 1984 p. 46

Appendice fotografica p. 48

CAPITOLO TERZO - FERNAND BRAUDEL E PRATO

p. 72

3.1 La cittadinanza onoraria p. 72

3.2 La Storia di Prato, un «cantiere» affidato a Fernand Braudel

p. 73

3.3 La polemica: Prato, città di evasori fiscali p. 74

3.4 Accademico di Francia p. 75

Appendice fotografica p. 76

APPROFONDIMENTI

p. 80

La polemica tra Melis e Sapori p. 80

Il Congresso Internazionale di Storia Marittima

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sull’Ausonia p. 81

Intervista a Braudel p. 82

Appendice fotografica p. 84

BIBLIOGRAFIA

p. 86

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PRESENTAZIONE

Il 27 novembre 1985 moriva Fernand Braudel, se ne andava

forse il più grande storico del secolo scorso. Per ricordare il trentennale della scomparsa, la Fondazione Datini ha dedicato al suo primo Presidente questa piccola mostra documentaria. Si è deciso di posticiparne l’inaugurazione, per farla coincidere con l’avvio della XLVIII Settima di Studi, non poteva essere diversamente considerata l’importanza che lo studioso francese annetteva a quegli incontri.

Per attuare il progetto, l’Istituto ha potuto contare sulla sua ricchezza più grande, gelosamente custodita: le carte del Fondo Melis e quelle dell’Archivio del Centro Internazionale di Storia Economica poi Istituto. Braudel lo sapeva bene quando diceva che “la notizia è merce di lusso”; se per i mercanti del Medioevo e dell’Età Moderna disporre di informazioni su tutto e con continuità consentiva loro di elaborare “strategie economiche di successo”, per noi le tante lettere scambiate tra i protagonisti delle vicende narrate sono state un bene prezioso.

Per la preparazione dei testi abbiamo utilizzato quasi quattrocento missive, una quarantina di verbali delle riunioni del Consiglio Direttivo, biglietti, telegrammi, articoli di giornale, comunicati Ansa, dépliants. Mittenti e destinatari della corrispondenza sono i maggiori interpreti della storia del “Datini” di quegli anni: Fernand Braudel, Federigo Melis, Guido Pampaloni, Ottone Magistrali, Alberto Tenenti.

Le settantaquattro lettere che Braudel e Melis si scambiarono tra il 1954 e il 1973 costituiscono una buona base di partenza; essa verrà integrata, soprattutto per gli anni compresi tra il 1974 e il 1985, con le carte braudeliane conservate presso la Bibliotèque de l’Institut de France e la Fondation Maison des Sciences de l’Homme.

La documentazione epistolare è stata poi arricchita, per quanto possibile, con la riproduzione di documenti originali e con numerose “fotografie che parlano più delle parole, fotografie per non smettere di guardare, per ricordare all’infinito quello che ha avuto luogo una sola volta, per cogliere quello che a volte lo sguardo non vede”.

Il percorso virtuale su cui si snoda la mostra si sviluppa su tre grandi temi:

Fernand Braudel e Federigo Melis: storia di amicizia e passione comune

Fernand Braudel e l’Istituto Datini

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Fernand Braudel e Prato. Da questa struttura di base si muovono numerosi altri

itinerari di diverso valore e diversa natura. Dalla nascita dell’amicizia tra Melis e Braudel alle loro divergenze storiografiche, dall’inaugurazione del Centro Datini, all’evoluzione dei suoi Comitati Scientifici, dall’articolazione delle Settimane di Studio alla cittadinanza onoraria che Prato volle concedere allo storico francese.

Non era questa la sede per soffermarsi sulle opere del grande personaggio, ci siamo dovuti limitare ai contenuti enunciati nel titolo della mostra. Quello che presentiamo è solo un tassello delle sue molteplici attività e relazioni che, dopo la direzione della VI Sezione dell’École, trovarono motivi di ulteriore prestigio nella presidenza della compagine datiniana.

Attraverso Braudel abbiamo provato a rileggere aspetti della storia dell’Istituto Datini e del suo fondatore Federigo Melis. In effetti, le missive che Presidente e Vicepresidente del Comitato Scientifico si scambiarono, svelano molti aspetti della personalità e degli intenti dello storico francese. Ci limitiamo a qualche cenno. Anzitutto al chiaro tentativo, realizzato attraverso l’istituzione che dirigeva, di aprire la ricerca e non solo quella francese a orizzonti più ampi. Egli, in piena sintonia con Marc Bloch, si proponeva di porre al centro dell’interesse degli studiosi la storia dell’uomo di ogni paese, dell’uomo analizzato in ogni sua sfaccettatura, in ogni suo movimento per molecolare che fosse. Come vedremo, proprio la scelta delle tematiche gli provocò qualche difficoltà perché questa visione storiografica non era sempre in sintonia con quella del più giovane e determinato Federigo Melis.

Le nostre carte ci mostrano anche uno studioso pienamente consapevole del suo prestigio internazionale che non mancò di utilizzare come elemento di pressione sugli organi direttivi dell’Istituto e sullo stesso Melis. Ciò non gli impediva di essere disponibile nella ricerca di posizioni di equilibrio: era conscio che l’Istituto Datini gli offriva la presidenza di un Comitato Scientifico di altissimo livello internazionale; un organo nel quale si adoperò subito per accogliere studiosi, come quelli della scuola di Varsavia, a cui era legato. D’altra parte il consesso pratese gli permise di entrare in contatto con gli storici economici italiani non solo per gli ovvi motivi scientifici ma anche perché, proprio in quel periodo, si sentiva il bisogno di rafforzare l’associazione internazionale degli storici economici che stava presiedendo.

Accanto a questi aspetti, gli scambi epistolari ci offrono i tratti di un uomo che, pur maturo, era capace di stupirsi e rallegrarsi

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per ogni nuova amicizia come quella che stava nascendo con Melis, capace di entusiasmarsi per i viaggi e le piccole gite che Melis organizzava per lui, capace di compiacersi della grande convivialità che caratterizzava le Settimane pratesi, nonostante qualche preoccupazione per le spese a volte consistenti. Lo scopriamo anche in alcuni tratti di padre e marito pronto ad aprire la sua casa ai nuovi amici. Braudel seppe intrecciare con Prato e i pratesi un positivo legame probabilmente favorito dal fatto che, negli anni della sue frequentazioni, la città stava vivendo ancora un adeguato fermento economico e una inusitata effervescenza culturale.

Insomma una avventura intensa quella che unì Fernand Braudel all’Istituto Datini e a Prato, uno scambio quasi alla pari che si allentò, senza interrompersi, quando, nel 1984, Braudel divenne Accademico di Francia e, per l’incompatibilità delle cariche, fu costretto a lasciare la presidenza dell’Istituto. Mentre entrava a far parte del ristretto novero degli “immortali”, l’Istituto Datini lo accolse nel suo Comitato d’Onore.

Si potrebbe discutere su quanto si sia protratto il condizionamento braudeliano sulla compagine scientifica dell’Istituto e dunque sui suoi indirizzi storiografici, ma questa è un’altra storia che oltrepassa, per il momento, i limiti della nostra analisi.

Angela Orlandi Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa Università degli Studi di Firenze Firenze, 21 aprile, A.D. 2016

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Questo e-book, Fernand Braudel, l’Istituto Datini e Prato (1954-

1985), è il risultato di un progetto di ricerca affidatomi dalla Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”-Prato, in occasione del trentesimo anniversario della morte dello storico francese. Testi e immagini sono reperibili anche all’indirizzo http://braudel.istitutodatini.it/

Gruppo di ricerca Angela Orlandi, elaborazione dei testi e coordinamento della

ricerca, Università degli Studi di Firenze Letizia Finocchiaro, web master; Fondazione Istituto

Internazionale di Storia Economica “F. Datini” Nicole Maroger, Lettrice di lingua francese, Università degli

Studi di Firenze Federica Nigro, responsabile Archivio Federigo Melis e Archivio

del Centro poi Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”, Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”.

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CAPITOLO PRIMO - FERNAND BRAUDEL E FEDERIGO

MELIS 1.1 I primi contatti Nella prima lettera che Federigo Melis scrisse a Fernand

Braudel, si rivolse allo storico francese usando l’espressione molto deferente di «Illustre professore». Era il 26 aprile del 19541. Con quella missiva Melis a nome della Città di Prato e del Comitato Esecutivo da lui presieduto, invitava lo studioso a far parte del costituendo Comitato d’Onore della mostra dedicata all’Archivio Datini. Nella lettera, oltre a precisare le tematiche che sarebbero state trattate nell’esposizione, sottolineava la risonanza che l’evento avrebbe avuto. In effetti, il Presidente del Comitato d’Onore sarebbe stato il Presidente della Repubblica mentre il Ministero degli Esteri si stava impegnando a coinvolgere i maggiori storici medievisti di Spagna, Francia, Belgio e Inghilterra.

Braudel rispose il 26 ottobre del 1954, rivolgendosi a Melis con un altrettanto formale incipit: «Cher Monsieur». In quella lettera si scusava per non averlo fatto prima, «J’y réponde le rouge de la honte au front» scriveva, ma la sua segretaria aveva perduto la missiva di invito. «J’aurias été heureux de répondre à votre appel» proseguì, accettando sostanzialmente l’invito del collega. Quasi per farsi perdonare, allegò alla lettera l’elenco completo delle pubblicazioni dell’École aggiornato al 1953 perché Melis potesse indicargli i lavori che avrebbe gradito ricevere2.

Per ragioni finanziarie, la mostra fu posticipata dal settembre del 1954 alla primavera del 1955. Non sappiamo se Braudel intervenne all’inaugurazione, probabilmente no lo fece.

Sappiamo infatti che nel gennaio del 1956 Melis si dichiarava disponibile a organizzare una visita alla Mostra per lui e i colleghi dell’École. Per l’occasione il comune di Prato avrebbe offerto un ricevimento nel salone municipale. In quel periodo comparvero anche le prime collaborazioni scientifiche tra i due: attraverso il professor Ruggiero Romano (figura di spicco tra i braudeliani italiani) lo storico francese aveva chiesto a Melis di entrare a far parte di una ricerca dedicata ai traffici tra il Mediterraneo e il Mare del Nord3.

1 FONDAZIONE DATINI PRATO, Fondo Melis (da ora in avanti FDPO, Fondo Melis),

II.III.37-58, lett. n. 35 (Melis a Braudel, 26.04.1954). 2 FDPO, Fondo Melis, II.III.37-58, lett. n. 34 (Braudel a Melis, 26.10.1954). 3 FDPO, Fondo Melis, I.1-10, lett. n. 1 (Melis a Braudel, 08.01.1956).

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Nascita di una amicizia: l’incontro Strettamente correlato a quel progetto doveva essere quello che

Melis propose a Braudel nell’ottobre del 1956: l’idea della trascrizione del carteggio «atlantico» datiniano (Londra, Bruges, Malines, Parigi, Lisbona, Siviglia e Cadice). Un disegno ambizioso che lo storico francese accettò, proponendo di cominciare con quello londinese. Ancora una volta fu Ruggiero Romano a comunicare la notizia a Firenze.

Ma proprio in quel periodo si offrì ai due studiosi la possibilità di conoscersi personalmente. Braudel era infatti a Venezia, stava lavorando all’Archivio di Stato. Così Melis gli propose di raggiungerlo nella Laguna dopo il 10 ottobre.

Improvvisamente morì Lucien Febvre, Braudel fu costretto a rientrare a Parigi per salutare il Maestro. L’appuntamento fu rimandato, fino a quando con un telegramma lo storico francese avvertì Melis del suo rientro a Venezia dove sarebbe rimasto sino al 25 ottobre4.

La notte del 15 Melis arrivò a Venezia, scese all’Hotel Terminus dove, come convenuto, trovò un biglietto nel quale era indicato il posto e l’ora del rendez-vous.

La conoscenza personale aprì sempre più intensi legami scientifici oltre che una maggiore spontaneità nei rapporti. Melis dopo quell’incontro, cominciò a rivolgersi a Braudel con l’espressione «Illustre e caro Professore», Braudel a sua volta scriveva «Cher collègue et ami».

Lo storico fiorentino al suo ritorno da Venezia inviò a Parigi una lettera entusiasta soprattutto perché durante l’incontro gli era stato permesso di «addentrarmi in parecchie delle Sue geniali concezioni e nei suoi studi in corso, dandomi preziosi suggerimenti e infine aprendomi la porta della maggiore Rivista di cui dispone la Storia economia e sociale».

L’invito a pubblicare un lavoro sulle Annales, progetti scientifici comuni, partecipazioni a convegni riempirono gli scambi epistolari di quel periodo5. Probabilmente il rapporto con Melis si intensificò anche perché nel 1962 Braudel era stato eletto ad Aix-en-Provence, presidente della Commissione Internazionale di Storia Economica e in quella veste oltre che a titolo personale,

4 FDPO, Fondo Melis, I.1-10, telegramma n. 5 (Braudel a Melis, 12.10.1956). 5 FDPO, Fondo Melis, I.1-10, lett. n. 5 (Melis a Braudel, 23.10.1956); lett. n. 6

(Braudel a Melis, 21.11.1956); Ivi, II.III.52-6, lett. n. 7 (Tenenti a Melis, 22.05.1962).

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intendeva riprendere contatti con i professori italiani della materia6.

1.2 Il rapporto si consolida Probabilmente lo storico francese corteggiò il collega fiorentino:

la costituzione di una sottocommissione italiana di Storia marittima, caldeggiata da Braudel e di cui Melis divenne presidente, l’invito a partecipare al Congrès International d’Histoire Economique che si sarebbe tenuto a Monaco, le conferenze a l’Ecole Pratique des Hautes Etudes sono solo alcuni esempi di qualcosa che ormai stava superando i connotati di un primo rapporto formale7.

1.2.1 La consacrazione del rapporto a Parigi all’École Braudel aveva invitato Melis sin dal 1960 a intervenire

all’École, ma lo storico fiorentino preso dai mille impegni e anche da problemi di salute non aveva mai potuto aderire all’invito8. Ci riuscì nella primavera del 1967. Appena rientrato da Parigi scrisse una affettuosa e riconoscente lettera aprendo con un nuovo e più sentito incipit: «Maestro e illustre, caro Amico». Era il segno di un rapporto più maturo che si schiudeva anche ai legami familiari. Braudel infatti aprì al collega fiorentino oltre al suo mondo scientifico, anche la sua casa e la sua famiglia. Federigo e Gabriella furono ospiti di Fernand e Paulette. Il ricordo di quel soggiorno, Melis volle suggellarlo chiudendo la parte di quella missiva dedicata al viaggio parigino con queste parole: «Grazie, Maestro incomparabile ed Amico carissimo, grazie!».

Lo storico fiorentino, dal canto suo, non fu da meno: ricambiò l’invito ricevuto, proponendogli di tenere una conferenza a Firenze nella sua Facoltà di Economia e Commercio9.

6 FDPO, Fondo Melis, II.III.46/1, lett. n. 439 (Tenenti a Melis, 08.09.1962);

Ivi, II.III.78/15, lett. n. 93 (Braudel a Melis, 20.09.1962). 7 FDPO, Fondo Melis, II.III.52/7, lett. n. 44 (Tenenti a Melis, 10.06.1963);

II.III.16/8, lett. n. 13, (Braudel a Melis, 30.06.1964); Ivi, II.III.20/3, lett. n. 25 (Braudel a Melis, 21.12.1964).

8 FDPO, Fondo Melis, II.III.20/3, lett. n. 27 (Melis a Braudel, 31.01.1965). 9 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 8 (Melis a Braudel, 14.03.1967).

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1.2.2 La consacrazione del rapporto a Firenze alla Facoltà di Economia e Commercio

Cominciò così un intenso carteggio per definire la visita in

Toscana. Melis non trascurò nessun aspetto: ne parlò con il preside Alberto Bertolino e con i colleghi che avevano «sommamente apprezzato» la decisione del collega francese di «onorare la Facoltà», comunicò che «secondo il costume della Facoltà» i giorni migliori su cui esercitare la scelta erano il lunedì, il martedì e il giovedì, chiese il tema dell’intervento per stampare gli inviti10.

Braudel decise per il 18 maggio e lo comunicò a Federigo Melis in una lettera del 5 maggio 1967, era appena ritornato da Varsavia dove aveva ricevuto un dottorato honoris causa. In quella missiva scriveva che sarebbe arrivato a Firenze il 16 o il 17 maggio assieme alla moglie e sarebbe rimasto in città sino alla domenica 21. Allo stesso tempo proponeva per l’occasione tre possibili titoli:

1) L’histoire est-elle opérationelle, c’est-à-dire, peut-elle participer à l’explication du temps présent?

2) La division du travail et la croissance économique, XVe-XVIIIe siècle

3) Le facteur essentiel: d’après l’exemple de l’histoire économique et sociale du XVIIIe siècle11.

Braudel tenne la conferenza, il suo titolo era emblematico: «È capace la storia di operare nel presente?». Domanda retorica da dove emerge con forza il peso che nella formazione dello studioso francese ebbero Marc Bloch e Lucien Febvre.

La sua presenza a Firenze non passò inosservata; Pier Francesco Listri gli dedicò un articolo dal titolo «Le idee di Braudel» pubblicato su La Nazione il 25 maggio del 1967. Il noto giornalista lo intervistò in casa Melis dove era ospite; da quel colloquio Braudel emergeva chiaramente come lo storico dei lunghi corsi e non degli avvenimenti: tutto è nel tempo, senza il tempo non si comprende l’uomo. Non solo, poiché erano quelli gli anni in cui si pensava di costituire a Firenze l’Università europea, lo studioso la auspicò nella speranza che non diventasse un’operazione di nazionalismo europeo12.

10 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 9 (Braudel a Melis, 17.04.1967); Ivi,

I.1/10, lett. n. 10 (Melis a Braudel, 24.04.1967) 11 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 11 (Braudel a Melis, 05.05.1967). 12 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, articolo pubblicato su La Nazione, 25.05.1967.

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«Il est agréable à mon âge d’être au début d’une amitié nouvelle» Braudel e la moglie si trattennero qualche giorno assieme ai

coniugi Melis. Assieme, accompagnati da Elena Cecchi, fecero un piccolo viaggio che li portò sino a Orvieto. Si aprì il tempo della amicizia. Ma lasciamo alle parole dello storico francese il ricordo di quel soggiorno.

«Paris, le 18 juin 1967 Cher ami, j’ai trouvé à Paris tant de corvées, les unes après les

autres, que je n’ai pas eu encore le temps de vous écrire, à tête reposée, pour vous dire notre gratitude et notre reconnaissance la plus affectueuse pour ces journées merveilleuses passées avec vous, Madame Melis et Elena aussi brillante au volant que devant

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les textes du XIVe siècle et tout cela au milieu de la plus belle ville et de la plus belle campagne qui soit au monde et aussi les meilleurs vins de ces quarante dernières années. Nous n’oublierons pas de si tôt Pistoïa, Pise et Orvieto où seules les pierres des maisons sont tristes. Vous avez été un guide charmant, efficace, princier. Et quelles cartes postales! Le mieux serait de traverser avec vous l’Italie découpée méthodiquement en circuits automobiles avec les arrêts nécessaires du type NANDO…Ensuite les îles, la Provence, la Bourgogne, le Portugal … Je vous suis reconnaissant de tous ces dons et des livres et des thèses et de la correspondance de Bruges, et d’une petite pièce d’or que je vous montrerai quand vous reviendrez à Paris – bientôt je l’espère. Et si Elena a la bonne idée d’amener le coffre de la voiture (en même temps que la voiture) nous essaierons de nous venger cruellement de vous. Buvez bien, dormez bien, ne travaillez pas trop et si vous avez un instant à perdre, écrivez-nous un mot même rapide mais au dos d’une carte postale digne de votre réputation. Ma femme me charge de vous transmettre toutes ses plus affectueuses pensées. Que Madame Melis accepte avec mes hommages l’assurance de mes sentiments les plus dévoués. Pour vous mes remerciements les plus vifs, mes souvenirs très fidèles – et toute mon amitié. Il est agréable à mon âge d’être au début d’une amitié nouvelle.

F. Braudel»13. Prime sottili differenze metodologiche e di interessi storiografici Il 6 agosto del 1967, Braudel inviò a Melis una lettera dalla

quale emerge la diversa impostazione metodologica dei due studiosi: «J’ai été très sensible à l’obligation où vous étiez, parlant de Florence, de suivre un plan si particulier, commencer par les compagnies et la banque, c’est commencer par le haut de la vie économique. Peut-être aurez-vous la gentillesse dans un prochain “cours” de descendre jusqu’à la vie de tous les jours, les marchés, les magasins, les entrepôts, les liaisons avec la campagne proche. Avec votre connaissance sans failles de cette campagne, ce serait aussi un très beau “cours”. J’aime, quant à moi, le contact de ces choses et réalités quotidiennes et je suis sûr qu’elles vous passionnent comme moi-même», scriveva.

A questi suggerimenti Melis era meno sensibile. Primo esponente della business history era principalmente preso dalle

13 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 14 (Braudel a Melis, 18.06.1967).

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potenzialità delle fonti aziendali; si poneva rispetto alle carte di archivio come un imprenditore di fronte alla contabilità della propria azienda; privilegiava lo studio degli operatori economici con i loro traffici, i temi della finanza, della banca e delle assicurazioni. Braudel, altissimo interprete di una storia fondata sulla vita materiale, amava il gioco della interdisciplinarietà per esaminare la quotidianità sotto il profilo economico e sociale.

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«St Gervais-les-Bains, Boîte Postale 64 Haute Savoie le 6 août 1967 Cher Ami, je ne sais comment vous remercier de votre lettre

qui nous a beaucoup touchés, de vos cartes patiemment, savamment choisies, et de vos cours dont j’ai déjà achevé la lecture. J’y ai appris, croyez-moi, beaucoup de choses. J’ai été très sensible à l’obligation où vous étiez, parlant de Florence, de suivre un plan si particulier, commencer par les compagnies et la banque, c’est commencer par le haut de la vie économique. Peut-être aurez-vous la gentillesse dans un prochain “cours” de descendre jusqu’à la vie de tous les jours, les marchés, les magasins, les entrepôts, les liaisons avec la campagne proche. Avec votre connaissance sans failles de cette campagne, ce serait aussi un très beau “cours”. J’aime, quant à moi, le contact de ces choses et réalités quotidiennes et je suis sûr qu’elles vous passionnent comme moi-même. Vous avez tort, bien sûr, de polémiquer avec Armando Sapori. Vous me disiez que vous n’êtes pas seul, ni le premier dans cette querelle. Mais si la chose vous était raisonnablement possible vous devriez y mettre un terme. Il est bien évident que la prospérité, l’élan de Florence ne s’interrompent pas avec le milieu du XIVe siècle, que l’histoire événementielle des Bardi ne compte pas plus que l’histoire événementielle des Fugger et des Welser à Augsbourg. Il serait bon d’ailleurs de calculer si possible un ordre de grandeur du revenu global de Florence, de voir s’il n’y a pas, comme le soutient Emil J. Hamilton, tous les éléments d’une histoire des prix… Enfin nous reparlerons de tout cela et aussi de la mise en place d’un résumé général des thèses de vos élèves dont la masse capitalisée impressionne tant…

Pourriez-vous m’aider sur quelques points? 1°/ Quand le mot capitale qui est déjà chez Cotrugli, fait-il son apparition dans son sens moderne? 2°/ a-t-on repris la controverse Sombart-Weber à propos du capitalisme florentin du XVe siècle? 3°/ vous serait-il possible d’adresser un exemplaire de votre cours – Tracce di una storia economica … dal 1252 al 1550 à Monsieur L. A. BOITEUX, 9, Place des Ternes, Paris, XVIIe. Boiteux, qui a été l’élève de Lucien Febvre au début de sa carrière, va publier à l’École un livre honnête, mais nullement révolutionnaire, sur l’histoire de l’assurance maritime. Je souhaite qu’il indique dans son livre, dont je viens de lire les épreuves, les points de vue si neufs que vous défendez. Au moins les signaler d’un mot. J’ai à peine la

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place de vous prier de présenter mes hommages à Madame Melis et nos amitiés à Elena. À vous bien affectueusement.

F. Braudel»14. La Laurea honoris causa: un’occasione perduta «Sono tutto emozionato, come quando si sta per varare la

prima nave: domani porto in Consiglio di Facoltà la proposta per la laurea italiana al Maestro: il lungo lavoro ha dato nuovi frutti, appunto perché diluito; resta un po’ di freddezza nel Preside, (l’economista Alberto Bertolino) perché aveva detto di no in altre occasioni e forse mi farà rinviare la cosa, ma ormai deve cedere, anche perché ha chiesto cose grosse e adesso ho anche l’appoggio del Rettore. Sai superare i tecnici e gli stessi economisti, in questa Facoltà è un problema»15.

Con queste parole Federigo Melis annunciò la prima tappa ufficiale della richiesta per il conferimento della laurea honoris causa a Fernand Braudel: era un’opportunità importante anche perché, in Italia, nessun altro Ateneo aveva concesso allo storico francese quel riconoscimento. Era necessario preparare un rapporto con il quale accompagnare la laurea ad honorem corredato della bibliografia: Melis chiese aiuto a Tenenti che naturalmente non si sottrasse all’obbligo e coinvolse nell’impegno sua moglie per la ricostruzione delle tante pubblicazioni dello storico francese16. Il 6 ottobre del 1968 partì da Parigi uno speciale plico nel quale erano contenuti i materiali richiesti comprese le schede bibliografiche17.

La cosa sembrava fatta, quando alla fine di marzo del 1969, Melis fu costretto a scrivere: «Avevo quasi del tutto preparato la cerimonia della consegna della laurea ad honorem per il 17 aprile; poi il Rettore e la Direzione Amministrativa mi hanno fatto presente che non sarebbe stato conveniente, dato che quello è un periodo di esami, recentemente stabiliti (e non se ne poteva fare a meno). Ne abbiamo parlato anche con il neo-preside che è il Prof. Parenti (il quale mi ha scritto il Suo indirizzo e Le scriverà) e ci siamo accorti che è bene rinviare» alla fine dei novembre18.

Nel novembre del 1969 il riconoscimento ebbe un altro rinvio perché «alcune Università hanno stabilito di non dare inizio alle

14 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 16 (Braudel a Melis, 06.08.1967). 15 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 37 (Melis a Tenenti, 01.03.1968). 16 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 48 (Tenenti a Melis, 24.07.1968). 17 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 52 (Tenenti a Melis, 06.10.1968). 18 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 31 (Melis a Braudel, 31.03.1969).

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lezioni e noi dovremo seguire la stessa sorte: e pertanto, come procedere ad una simile cerimonia, se le attività universitarie, praticamente, non hanno avuto principio? Io studierò bene la cosa con i Colleghi e Le proporrò un po’ più in là- cioè quando tutto potrà sembrare in regola- una data, o meglio più date, fra le quali Lei e la signora vorranno fare la scelta. Una data potrebbe essere il giorno immediatamente prima (il 9 aprile) dell’apertura della II Settimana; o quello successivo (il 17 o 18 aprile). Ma è ovvio che potremmo fare svolgere la cerimonia, ad esempio a febbraio»19.

È questa l’ultima notizia sulla questione. Dunque non sappiamo perché la Facoltà di Economia e Commercio di Firenze non conferì allo storico francese il dottorato ad honorem. Melis non riuscì a superare le ostilità di economisti e aziendalisti? Difficile dire, forse aveva capito che per il momento non era il caso di insistere e decise di lasciar perdere.

19 FDPO, Fondo Melis, I.1710, lett. n. 35 (Melis a Braudel, 13.11.1969).

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CAPITOLO SECONDO - FERNAND BRAUDEL E

L’ISTITUTO DATINI 2.1 «Un seducente invito» «Ma passiamo a temi più simpatici» scrisse Federigo Melis a

Fernand Braudel, dopo lo sfogo a tratti rabbioso contro Armando Sapori che caratterizzò la prima parte della lettera del 18 novembre del 196720.

«Si sta preparando la costituzione di un Centro Internazionale di “Storia economica medievale” (compreso, ovviamente, il sec. XVI), con sede a Prato, nell’Archivio Datini, dove vi sono le sale sufficienti ed adatte per tenere annualmente una “settimana di studio”, alla maniera di Spoleto; poi, altre riunioni ed anche dei Congressi internazionali, fuori di Prato e anche all’estero.

Sto formando un Comitato scientifico e rivolgo a Lei il più caldo invito a voler apportare ad esso, con la Sua Opera e con la sua figura insigne, il contributo più prezioso e, per più riguardi, decisivo.

Ho pensato anche di invitare i Colleghi: de Roover, Lopez o Lane, Van Houtte, Verlinden, Mollat, Kellembenz, Gieysztor, Tadić, Rau, Ruiz Martín, Sestan, Borlandi, Barbieri, Astuti, Bulferetti (in ispecie, quest’ultimo, per la storia della tecnica), oltre me.

È stato costituito un Comitato di Enti pratesi (compreso il Comune e la città di Prato) e ci saranno i mezzi per lo svolgimento di tutta questa attività, compresa la pubblicazione degli Atti.

Il Comitato scientifico si riunirà ad ogni “settimana di studio”, a cominciare dal 1968. Ai Professori europei di stati vicini saranno rimborsate lire ottantamila per il viaggio, oltre il soggiorno in ottimi Alberghi, comprese le Signore Consorti.

Poiché bisogna cominciare subito i lavori, il Comitato stesso terrà una riunione di impostazione del lavoro in generale e della “Settimana” del 1969. Avremmo pensato alla data dell’11 dicembre prossimo, nel pomeriggio»21.

Melis guidato da pragmatismo e lungimiranza, ma anche consapevole di quanto sarebbe stato utile un riconoscimento universitario chiese un parere al Rettorato fiorentino sulla costituzione della nuova istituzione. Non abbiamo la lettera di risposta del Rettore, Giacomo Devoto che dette parere favorevole

20 A proposito della polemica tra Federigo Melis e Armando Sapori si veda la

sezione Approfondimenti. 21 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 17 (Melis a Braudel, 18.11.1967).

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anche sulla base del documento approvato dal Consiglio di Facoltà di Economia e Commercio del 30 marzo 1968.

Braudel dette «la migliore accoglienza» al «seducente invito»22. Melis ne fu particolarmente soddisfatto e ascoltò il consiglio di togliere dal nome la limitazione «medievale» per evitare le critiche degli specialisti dell’età moderna. Cominciò così a organizzare la prima riunione del Comitato Scientifico del «Centro internazionale di storia economica»23.

Le prime riunioni del Comitato Scientifico, provvisoriamente detto Giunta24, si tennero il 5 e il 6 gennaio del 1968: Braudel arrivò con la moglie e Alberto Tenenti che avrebbe assunto rapidamente il compito di sostituirlo in caso di assenza agli incontri pratesi. I coniugi, probabilmente, giunsero con il treno diretto Parigi-Firenze che fermava a Prato alle 23,32; alloggiarono all’Hotel Flora che divenne da quel momento il loro punto di appoggio preferito25.

Dopo le due riunioni, Melis scrisse a Tenenti, delegato da Braudel a tenere la corrispondenza con Prato, per «tirare le fila» degli incontri. In quella missiva ripercorreva la composizione della Giunta e del Comitato Scientifico con le tardive adesioni come quella di Jean-François Bergier, chiedeva di concordare i contenuti di una circolare da inviare a tutti gli studiosi di storia economica; in essa si sarebbero accennate le principali attività: settimana e corsi di specializzazione per giovani studiosi con ricorrenza annuale, ricognizioni bio-bibliografiche, congressi in collaborazione con altri Istituti, cicli di conferenze. Nella missiva Melis informava anche del lungo colloquio avuto con Roberto Sabatino Lopez che avrebbe voluto proporre per la Settimana del 1969 il tema «Economia e cultura», tema che proponeva di svolgere anche in una delle conferenze previste per l’inaugurazione del Centro accanto a «Economia e religione», «Economia e politica» ed «Economia e società»26.

Erano tematiche che non piacevano a Melis e che anche Braudel, scriveva Tenenti, considerava «davvero generiche e tanto più rischiose in quanto il Centro verrebbe a presentarsi al pubblico internazionale degli storici proprio con titoli inutilmente grossi e scientificamente piuttosto vacui». Erano concetti taglienti e definitivi che troviamo nuovamente richiamati in una successiva

22 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 24 (Tenenti a Melis, 04.12.1967). 23 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 19 (Melis a Braudel, 06.12.1967). 24 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 28 (Tenenti a Melis, 15.01.1968). 25 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, telegramma n. 23 (Braudel a Melis,

29.12.1967); Ivi, I.1/10, lett. n. 24 (Melis a Braudel, 29.12.1967). 26 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 26 (Melis a Tenenti, 10.01.1968).

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lettera: «La reazione del tutto negativa di Braudel è stata netta e spontanea, oltre che indipendente dalla mia. Cerchiamo di non dare l’impressione di trastullarci con vecchi etichette o di pretendere di risolvere di colpo ardui problemi di metodo: né l’una né l’altra cosa mi paiono augurabili» continuava il collaboratore del Presidente27.

2.1.1 La costituzione del Centro di Storia Economica Il 16 di ottobre del 1967 presso l’Azienda Autonoma di

Turismo di Prato, in via Luigi Muzzi 51, si riunirono i rappresentanti degli Enti Promotori con all’ordine del giorno il seguente e unico punto: Costituzione Centro Internazionale di Storia Economica Medievale.

Erano presenti, in rappresentanza dell’Azienda Autonoma di Turismo, Giuseppe Bigagli Presidente e Mario Bellandi Direttore; per il Comune di Prato l’assessore Bruno Dabizzi; Francesco Panci e Pietro Vestri Presidente e Direttore dell’Unione Commercianti di Prato e Mandamento; Fiorenzo Bigagli dell’Unione Commercianti di Prato e Mandamento; Guido Pampaloni Direttore della Sezione dell’Archivio di Stato di Prato; Michele Bertoldi e Arnaldo Gradi rispettivamente Vicepresidente e Segretario della Casa Pia dei Ceppi. Avevano invece giustificato la loro assenza il Professor Melis, i rappresentanti della Provincia di Firenze, della Camera di Commercio di Firenze, della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato e dell’Ente Provinciale per il Turismo di Firenze e dell’Unione Industriale Pratese. Al termine della discussione tutti si mostrarono concordi sulla validità dell’iniziativa e dettero mandato al Presidente dell’Azienda di Turismo di scrivere a tutti gli Enti Promotori per chiedere l’adesione alla nuova istituzione, l’approvazione dello Statuto e la nomina di due rappresentanti nel Consiglio Direttivo dello stesso28.

2.1.2 Verso la cerimonia di inaugurazione I mesi passavano e l’inaugurazione ufficiale del Centro si

avvicinava. Il 26 luglio del 1968 Melis scrisse due lettere: una indirizzata a Tenenti, l’altra a Braudel che all’epoca era già in montagna a Saint Gervais. Molti i temi trattati, ma quelli più

27 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 28 (Tenenti a Melis, 15.01.1968). 28 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 1 del Consiglio Direttivo,

16.10.1967.

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pressanti erano la definizione della data dell’inaugurazione e dell’inizio del Corso di Alta Specializzazione. Lo storico fiorentino proponeva il 26 o il 27 ottobre e immaginava la cerimonia aperta con il saluto di Braudel, seguito da tre conferenze da distribuire su due giorni29. Giacomo Devoto avrebbe svolto il tema «Il vocabolario economico della preistoria», Charles Verlinden «Dal Mediterraneo all’Atlantico», Aleksander Gieysztor «Infrastrutture economiche e comportamenti umani nel Medioevo: esempio dell’Europa Centrale».

Naturalmente l’evento andava adeguatamente pubblicizzato: la notizia fu annunciata sul numero 3 delle Annales del 1968 e diffusa con una apposita circolare a stampa indirizzata a numerosi Colleghi e Istituti scientifici.

Finalmente arrivò il 26 di ottobre. Assisi sul banco della Sala Maggiore del Palazzo Comunale, con alle spalle le immancabili chiarine, si trovavano Fernand Braudel, Giacomo Devoto (Rettore dell’Ateneo fiorentino), l’assessore comunale Ribelli e naturalmente Melis. Terminato il saluto del Presidente, ci fu la conferenza di Devoto e subito dopo i convenuti si recarono a inaugurare la Mostra dei documenti commerciali esposti in palazzo Datini e appositamente preparata per l’occasione. Nel pomeriggio fu la volta di Charles Verlinden, mentre la terza fu tenuta da Gieysztor la mattina dopo.

La cerimonia venne organizzata senza parsimonia. Come si faceva a Spoleto ai membri del Comitato, ai relatori e agli ospiti vennero rimborsati viaggio e soggiorno; non solo, durante una gita nelle colline pistoiesi, la Camera di Commercio di Pistoia offrì agli 80 convenuti un pranzo nel ristorante Sant’Agostino e la stessa amministrazione pratese organizzò un ricevimento nel palazzo Pretorio30. La convivialità degli incontri datiniani fu un aspetto che Melis non trascurò mai, egli considerava quei momenti indispensabili per «stabilire quella cordialità fra i convenuti che è un elemento molto utile di conoscenza e di coesione»31.

Questa generosità, forse una certa «mania di grandezza», preoccupavano Braudel che per esperienza sapeva che tutte le istituzioni vitali e generose incoraggiano «chez les autres une tendance à s’en remettre à elle de tous leurs problèmes et qu’il est souvent difficiles de lutter contre ce courant naturel, une fois qu’on s’y est laissé engager». Non solo, il Maestro temeva che

29 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 49 (Melis a Tenenti, 26.07.1968); Ivi,

I.1/10, lett. n. 26 (Melis a Braudel, 26.07.1968). 30 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 4 del Consiglio Direttivo,

10.10.1968. 31 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 28 (Melis a Braudel, 03.11.1968).

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l’organizzazione del Congresso di Storia Marittima32, che Melis stava preparando, avrebbe potuto distogliere risorse al funzionamento del Centro. Per tutte queste ragioni scriveva con fermezza «je souhaite vivement que vous employez les premiers fonds disponibiles à vous assurer les services d’un ou d’une secrétaire efficace qui ait toute votre confiance personelle et qui puisse consacrer tout son temps à ces services menus, mais nombreux: correspondance, liaisons avec l’estérieur, invitations, et même plus tard pubblications du centre»33.

2.1.3 I Corsi di Alta Specializzazione Se le Settimane di Studio, che chiamavano a raccolta i più au-

torevoli studiosi del mondo occidentale, erano le occasioni di grande prestigio scientifico, per Federigo Melis i Corsi di Alta Spe-cializzazione costituivano l’obiettivo più importante del Datini. Costruiti secondo la sua visione metodologica, erano divisi in due parti: la prima era un vero e proprio corso di paleografia delle fon-ti datiniane; la seconda era dedicata alla escussione delle diverse tipologie di documenti, alla loro critica e all’esame delle loro po-tenzialità informative. Con esse Melis mostrava il modo di analiz-zare i fatti economici; quelli che venivano registrati dentro il carteggio specializzato e la contabilità aziendale e quelli che si mostravano alla curiosità degli operatori economici nelle loro lun-ghe lettere commerciali. Durante i due o tre mesi di intenso lavo-ro, egli riusciva a far intravvedere nuove possibili letture dei processi storici e nel contempo a dischiudere panorami dell’economia mediterranea poco conosciuti. Per molti di quei gio-vani, divenuti noti professori dell’età preindustriale, quella espe-rienza resta indimenticata.

Il 15 settembre del 1968 Melis dette avvio al primo Corso di Al-ta Specializzazione («Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI») dedicato ai temi di paleografia mercantile e metrologia del Medioevo. Le lezioni si tennero all’Archivio di Stato e si prolungarono fino al mese di novembre. Vi parteciparono: Giovanna Anastasi, Alessandro Becherini, Co-simo Basile, M. Alessandra Bernocchi, Franco Bigazzi, Iorio Bor-chi, Vilma Borghesi, Mario Caprini, Antonio Carnevalini, Magda Cavaciocchi, Fabrizio Cosi, Anna D’Elia, Giovanni Falorni, Beatri-ce Falvo, Antonio Ugo Fantappiè, Renzo Fantappiè, Antonio Farle-

32 Relativamente al Congresso di Storia Marittima si veda la sezione

Approfondimenti. 33 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 29 (Braudel a Melis, 14.11.1968).

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se, Rita Gacci, Antonio Galeotti, Claudio Giuliani, Cristina Gori, Vincenzo Gulì, Hidetoshi Hoshino, Mario Mari, Paola Massa, Mas-simo Miglio, Giorgio Migliorini, Paolo Montanari, Giampiero Nigro, Francesco Nuzzo, Paolo E. Paolini, Aldo Petri, Antonio Pini, Gio-vanni Rebora, Gino Redoano Coppedè, Nello Rondelli, Claudio Ro-telli, Armando Serra, Giovanni Vacchelli.

L’idea ebbe sin dall’inizio grande successo, erano sempre nu-merosi i giovani studiosi che chiedevano di poter partecipare a quell’importante momento formativo. Basta infatti dare un’occhiata agli iscritti34 per capire come da Prato siano passati molti dei più prestigiosi storici italiani ed europei.

Con la morte di Melis, si disse per motivi finanziari, i corsi vennero interrotti. Ripresero nel 1978 dopo che una apposita commissione composta da Guido Pampaloni, Luigi De Rosa, Ra-oul Manselli e presieduta da Charles Verlinden, ne rivide la strut-tura e il Consiglio Direttivo ne alleggerì i costi riducendone la durata e il numero dei partecipanti. Riguardo la loro nuova organizzazione, il dibattito fu intenso per-ché Braudel lo aprì ai membri del Comitato Scientifico che lancia-rono molte idee35. Verlinden suggeriva di allargare l’interesse all’epoca industriale, proposta bocciata da Cipolla che sottolinea-va i pericoli di inoltrarsi oltre il XVIII secolo; Lopez invece ribadiva che la teoria non poteva avere limiti cronologici. Mori pensava ad-dirittura di legare i corsi alla creazione di un centro di specializza-zione in Storia Economica. Alla fine si stabilì che il periodo coperto dalla lezioni avrebbe compreso i secoli XIII-XVIII, con una decisa impostazione internazionale e contenuti di alta specializza-zione in Storia Economica. Si stabilì anche di ampliare la docu-mentazione archivistica italiana e straniera da utilizzare durante le lezioni, di fissarne una periodicità annuale con un programma variato, di selezionare i candidati con apposita commissione. La loro direzione fu attribuita a Guido Pampaloni. Nella riunione del-la Giunta Esecutiva che si tenne a Milano il 25 ottobre del 1977, venne ufficialmente annunciata la ripresa del corso per l’autunno del 197836; le lezioni ebbero come tema: «Censimenti e catasti in Europa: sec.li XIV-XVIII»37.

34 Si veda paragrafo successivo. 35 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, Braudel ai membri del Comitato

Scientifico, 18.04.1977. 36 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, Braudel a Magistrali, 29.11.1977. 37 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, bando I Corso Alta Specializzazione,

autunno 1978.

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I Corsi dal 1968 al 1984 I Corso (1968) Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei

secoli XIII-XVI Partecipanti: Giovanna Anastasi, Alessandro Becherini, Cosi-

mo Basile, M. Alessandra Bernocchi, Franco Bigazzi, Iorio Borchi, Vilma Borghesi, Mario Caprini, Antonio Carnevalini, Magda Cava-ciocchi, Fabrizio Cosi, Anna D’Elia, Giovanni Falorni, Beatrice Falvo, Antonio Ugo Fantappiè, Renzo Fantappiè, Antonio Farlese, Rita Gacci, Antonio Galeotti, Claudio Giuliani, Cristina Gori, Vin-cenzo Gulì, Hidetoshi Hoshino, Mario Mari, Paola Massa, Massi-mo Miglio, Giorgio Migliorini, Paolo Montanari, Giampiero Nigro, Francesco Nuzzo, Paolo E. Paolini, Aldo Petri, Antonio Pini, Gio-vanni Rebora, Gino Redoano Coppedè, Nello Rondelli, Claudio Ro-telli, Armando Serra, Giovanni Vacchelli.

II Corso (1969) Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei

secoli XIII-XVI Partecipanti: Guido Ammirandoli, Giovanna Anastasi, Simo-

netta Bartolozzi, Alessandro Becherini, Mario Bernocchi, Marcello Berti, Elena Bigagli, Graziella Bogani, Iorio Borchi, Giancarlo Cal-cagno, Bruno Casini, M. Alessandra Cecchi, Fabrizio Cosi, Bruno Dini, Ugo Fantappiè, Luciana Frangioni, Patrizia Gonnelli, Cristi-na Gori, Paolo Gori, Pier Luigi Landi, Sanzio Lotto, Alda Mannelli, Liliana Mariani, Luciano Merlini, Giampiero Nigro, Lucia Pasquet-ti, Luisa Parolini, Fausto Piola Caselli, Sauro Santini, Armando Serra, Marco Spallanzani, Gerald Stefke, Giovanni Vacchelli.

III Corso (1970) Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei

secoli XIII-XVI Partecipanti: Melissa Bullard, Mario Buongiorno, Franco Car-

dini, Paola Conti, Luisa D'Arienzo, Ugo Fantappiè, Giulio Gianelli, Elena Giovacchini, Ondrej Halaga, Francisco Iradiel, Wilhelm Kal-tenstadler, Alfonso Leone, Luciano Merlini, Ronaldo Pinedo, Ga-stón Preud'homme, Maria Prunai, Antonio Ricciardiello, Federico Sanz Diaz, Thèa Stella, Franek Sznura.

IV Corso (1971)

Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI

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Partecipanti: Anna Affortunati, Ezelinda Altieri, Patrizia Ber-nocchi, Giovanni Calamari, Michele Cassandro, Valeria Cristoferi, Simon Diomi, Rosanna Di Segni, Julián Donado Vara, Ondrej Ha-laga, Luciana Frangioni, Lucia Gai, Alfonso Gavirati, Roberto Gre-ci, Paolo Montanari, Romano Pierotti, Rodolfo Tomada, José Ventura Reja, Giorgio Vezzosi.

V Corso (1972)

Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI

Partecipanti: Anna Benvenuti, Rita Bonamici, Paolo Cau, Gianluigi Corazzol, Dianora Corsi, Giuseppe Dal Canto, Giancarlo De Leonardis, Barabara Frank, Manuel Gonzáles Portilla, Sylvette Guilbert, Katsumi Izutani, Aleksandra Kotelnikova, Kathleen Lo-ach, Maria Grazia Militi, Roberta Morelli, Vera Murialdi, Giovanni Muto, Alphonsine Ngha-Nkanka, Sergio Nelli, Luciano Palermo, Laura Pallini, Massimo Papi, Paola Pierucci, Paolo Pelù, Sante Po-lica, Raquel Rico, Antonio Riera Melis, Jorge Rius Cornado, Hiro-mi Saito, J. Maria Sanz Trave, Ada Stefanini, Daniel Thomases.

VI Corso (1973)

Introduzione alla lettura dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI

Partecipanti: Laura Balletto, Ángel Barrios García, Martin Ber-tram, Giuseppa Casapollo, Monserrat Casas Nadal, Guillermo Ca-stán Lanaspa, Emilia Cordero Sánchez, Jesús Díaz Rollán, María Díez González, Jesus Fernandez Villadrich, Marie France Fiorenzi, Manuel García Frias, Juan Eloy Gelabert González, Fabio Giu-sberti, Gaetana Lombardo, Carmela Massaro, Giovanna Morelli, Immaculada Ollich Castanyer, José Luis Plata Hernandez, José Enrique Ruiz Domenec, Adam Rutkowski, Liboria Salamone, José Miguel Sanchez Estevez, Maria Carmen Sánchez Molina, José Án-gel Sesma Muñoz, Amleto Spicciani, Maria Jesus Suarez Alvarez, Maria Gioia Tavoni, Susanna Teke, Ángel Vaca Lorenzo, Maria E-lisabetta Vallania.

I Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Me-lis” (1978)

Censimenti e catasti in Europa: secoli XIV-XVIII Partecipanti: Patrizia Angelucci, Carolina Belli, Furio Bianco,

Viviana Bonazzoli, Adele Brandi, Rita Chiacchella, Laura De An-gelis, Andrzej Derelkowski, Antonia De Santis, Carlo Gamba, Gra-zia Gobbi, Teresa Gobbò, Guemara Raoudha, Lisetta Lega, Sandra Marsini, Maria Serena Mazzi, Carla Migliorati, Zbigniew

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Morawski, Oretta Muzzi Agostini, Giampiero Nigro, Anna Maria Oliva, Giuseppe Pallanti, Vincenzo Pellegrini, Paolo Pirillo, Giu-seppe Agostino Poli, Sergio Raveggi, Gian Bruno Ravenni, Giu-seppina Carla Romby, Maria Pia Santucci, Susanna Teke.

II Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1979)

Le forme del credito in Europa, Secc. XIV-XVIII Partecipanti: Osvaldo Baffico, Guillermo Castán Lanaspa, An-

tonia De Santis, Marie France Fiorenzi, Antonio Fiori, Carlo Gam-ba, Concetta Gianblanco, Bruno Lafille, Giovanna Marchianò, Sandra Marsini, Sylvie Moreau, Tullio Panaro, Luigi Pruneti, Gino Redoano Coppedè, Bernard Rivet, Pedro Roquè, Raffaele Santoro, Armando Serra, Maria Teresa Sillano, Laure Sordan, Diana Toc-cafondi, Wosciech Tygielski, Zoe Tzigouni Macri, Andrzei Zibko-wski.

III Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1980)

Le forme della fiscalità urbana: secoli XIII-XVIII Partecipanti: Ivana Ait, Agostino Attanasio, Roberto Barducci,

Paola Benigni Salvi, Lauretta Carbone, Daniela Colombo, Gregorio Del Ser, Francesco Donnini, Ana Maria Fernandez Ruiz, Dolores Garcia Rivas, Brigida Gonzales Fuentes, Giovanna Marchianò, Carla Migliorati, Armando Serra.

IV Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1981)

Le forme della fiscalità dello Stato: secoli XII-XVIII

V Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1982)

La fiscalità ecclesiastica in Europa: secoli XIII-XVIII Partecipanti: Angel Barrios Garcia, Luigi Borgia, Alessandra

Contini, Irene Cotta, Gregorio Del Ser Quisano, Luigi Donvito, Brendan Dooley, Carlo Fantappiè, Michele Fassina, Estella Galas-so, Maurizio Gangemi, Claudio Lamioni, Francesco Martelli, Pedro Martinez de Goncoechea, Maria Luisa Martinez de Salinas, Anna Modigliani, Elisa Mongiano, Rosa Muñoz Pomer, Josè Manuel Nie-to Soria, Esteban Recio, Maria Rosa, Manuel Santamaria Sancho, Armando Serra, Mario Spedicato, Diana Toccafondi, Caterina Ve-ceva.

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VI Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1983)

Scritture e libri di mercatura in Europa, secoli XIII-XVIII Partecipanti: Antonella Bicci, Viviana Bonazzol, Maria Josè

Carbonell, Elisa Ferreira, José Ignacio Gómez Zorraquino, Carlos Laliena Corbera, Nina Maria Liverani, Luigi Londei, Paola Monac-chia, Jose Maria Oliva Melgar, Guillermo Pérez Sarrión, Angel Ma-ria Rodriguez, Michele Sagot, Piero Scarpa, Ricard Soto Company, Magda Andreu Vidiella.

VII Corso di specializzazione in Storia Economica “Federigo Melis” (1984)

L’assicurazione in Europa, secoli XIII-XVIII Partecipanti: Eduardo Aznar Vallejo, Betsabé Caunedo del Por-

to, Alberto Colell Vidal, Josepa Cortès Escrivá, Pier Damiano D’Ignazio, Antoni Furio Diego, Pedro Fatjo Comez, Ernesto Garcia Fernandez, Chalambros Gasaparis, Jerome Hayez, Carlos Manera Erbina, Carlos Petit Calvo, Dolores Pifarré Torres, Daniela Emma Sabbioni, José Antonio Salas, Lenadro Sanchez Garre, Francesco Santi, Eliseo Serrano Martin, Raffaella Simone, Mario Spedicato, Jesus Vallejo Fernandez de la Reguera.

2.1.4 Da Centro a Istituto Era appena terminata la I Settimana di Studi con indiscutibile

successo scientifico, ma il Centro e i suoi vertici si trovavano immersi anche in questioni molto pratiche: una nuova denominazione e il riconoscimento. Il 14 luglio 1969 l’Assemblea del Centro, modificò l’art. 1 dello Statuto, deliberando il cambio di denominazione del Centro in ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STORIA ECONOMICA “FRANCESCO DATINI”38

Questa modifica se da un lato era giustificata dal desiderio di distinguersi dal Centro di Spoleto, dall’altro doveva agevolare il riconoscimento statale dell’istituzione. Durante la riunione, il Presidente Magistrali prese la parola riferendo «sui colloqui avuti dal prof. Melis con gli ambienti universitari e ministeriali dai quali proviene il suggerimento di trasformare il Centro in Istituto. Ferma la struttura precedente, l’istituto avrebbe caratteristiche universitarie e farebbe parte del Dipartimento di Storia Economica dell’Università di Firenze con titolo internazionale unico in Italia e con rilascio di lauree per dottorato di ricerche

38 FDPO, Fondo Melis, II.1.6/5, lett. n. 17 (Magistrali a Melis, 29.07.1969).

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valevole come titolo specializzato presso tutti gli equivalenti Istituti del mondo». Tutto ciò avrebbe comportato il tanto desiderato contributo finanziario pubblico.

Melis raccontava a Braudel, attento e interessato anche a questi aspetti, che per ottenere il riconoscimento stava seguendo varie strade, in modo da rendere l’Istituto autonomo «come quello di Spoleto, anzi meglio». Alla fine, però, Melis decise di fermare la procedura e nell’occasione scrisse a Parigi: «La pratica del riconoscimento del nostro Istituto, così come era stata imbastita, ho pensato di sospenderla: e pertanto non siamo andati al Ministero della P.I.

Sandri se ne sta interessando a fondo e lo stesso ha fatto Manselli, con i quali ho avuto colloqui telefonici. Io penso che quando saranno usciti i primi volumi della nostra Istituzione e si sarà svolta la II Settimana ed altre manifestazioni, avremo titoli talmente grossi da poter arrivare al nostro obiettivo senza «raccomandazioni»: e naturalmente, l’obiettivo massimo, cioè la costituzione di un centro come quello spoletino, totalmente indipendente»39. Una decisione guidata dalla correttezza istituzionale e supportata dalla convinzione dell’elevato valore scientifico dell’Istituto. Melis cercava, voleva, un riconoscimento per merito, obiettivo difficile da conseguire oggi come allora.

Insomma, la questione del riconoscimento e del finanziamento provocarono sin dall’inizio numerose preoccupazioni tanto al Presidente come al Vicepresidente del Comitato Scientifico.

2.2 Lo Statuto e gli Organi del Centro, poi Istituto Lo Statuto del Centro ci consente di ricostruirne la struttura40. Gli organi amministrativi erano l’Assemblea dei Soci e il

Consiglio Direttivo, mentre quelli scientifici erano il Comitato Scientifico e la Giunta Esecutiva.

Il Consiglio Direttivo era composto dai rappresentanti degli Enti Promotori e dal Vicepresidente del Comitato Scientifico.

È interessante sottolineare come lo Statuto consentisse una interazione dei compiti tra organi amministrativi e scientifici di non poco rilievo. Il Consiglio Direttivo infatti approvava i temi delle Settimane di Studio e nominava il Comitato Scientifico. Difficile spiegarne i motivi anche se è possibile che sia Melis che gli Enti Promotori volessero conservare un certo controllo sulle attività scientifiche. In realtà non risulta che tale potere sia stato

39 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 86 (Melis a Tenenti, 24.11.1969). 40 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, I Statuto del Centro.

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mai utilizzato, almeno nella scelta dei temi delle settimane di studio.

Oggi gli organi amministrativi si limitano alla nomina del Comitato Scientifico mentre tale organo, il suo presidente e la Giunta hanno totale autonomia nella scelta e nella realizzazione di politiche e programmi scientifici.

2.2.1 Il Consiglio Direttivo e i suoi difficili compiti Erano le undici del 28 dicembre 1967 quando, nella sede

dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, si riunì per la prima volta il Consiglio Direttivo del Centro. Il Presidente era Giuseppe Bigagli, sostituito il 4 gennaio del 1969 da Ottone Magistrali che gli era succeduto nella Presidenza dell’Azienda di Turismo. Quest’ultimo rimase in carica anche quando, nell’ottobre del 1971, fu eletto membro del Consiglio Regionale Toscano41.

In quella riunione il prof. Giorgio Mori, storico economico dell’età contemporanea e rappresentante dell’amministrazione provinciale di Firenze, dichiarò che per potere ottenere i finanziamenti dalla Provincia erano necessarie alcune modifiche allo Statuto. Esse riguardavano i rapporti tra gli organi scientifici e quelli amministrativi: si chiedevano cambiamenti volti ad affermare maggiore autonomia scientifica del Comitato rispetto al Consiglio42.

L’anno dopo, nella sua seconda riunione (16 dicembre 1968) il Consiglio Direttivo approvò «con voti unanimi l’operato del Comitato Scientifico e della Giunta Esecutiva e ratifica le nomine dei membri dei due comitati elencati dal Presidente, compreso quello designato dal Ministro degli Interni, Dr. Giulio Russo. Ratificò. Nel definire la composizione della Giunta, il Comitato aveva nominato direttore scientifico Guido Pampaloni43.

Ottone Magistrali, che dal 1969 guidò l’Istituto per tutto il periodo «braudeliano», era legato a Melis da forte amicizia; insieme condivisero le molteplici preoccupazioni che nacquero fin dai primi tempi, soprattutto essi collaborarono nella spasmodica ricerca dei finanziamenti, condivisero le ansie per gli scoperti di bilancio e per i conseguenti ritardi nella pubblicazione degli atti.

Ci fu un solo momento in cui la loro amicizia rischiò di rompersi: tra l’estate e l’autunno del 1973. Melis non stava bene

41 FDPO, Fondo Melis, I.5/2, lett. n. 42, (Melis a Braudel, 20.10.1971). 42 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 1 del Consiglio Direttivo,

28.12.1967. 43 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 2 del Consiglio Direttivo,

16.12.1968.

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e, in sua assenza, Magistrali, spinto anche da Braudel, intensificò la sua azione per le attività editoriali che erano in grande ritardo. Federigo si sentì esautorato e tra i due si aprì un brutto momento di incomprensione. La suscettibilità dell’amico doveva trovare una risposta forte che consentisse il ripristino delle antiche condivisioni. Magistrali indirizzò a Melis un’intensa lettera nella quale, cercando di tranquillizzarlo gli proponeva in immediato incontro dove, essendo rigorosamente astemio: «in tuo onore berrò un dito (orizzontale) di vino: è il massimo sacrificio che sono disposto a fare, tu sai quanto mi costa. Lo farò volentieri per festeggiare un amicizia ritrovata».

Magistrali seppe collaborare e interagire anche con Braudel del quale percepiva il carattere volitivo che talvolta poteva creare qualche problema nei rapporti tra le diverse compagini datiniane ma di cui sapeva il fortissimo valore scientifico che contribuiva al prestigio dell’Istituto. Con l’accordo di Melis e dei rappresentanti delle istituzioni cittadine, il Consiglio chiese per Braudel la commenda all’Ordine della Repubblica Italiana, utilizzando l’appoggio dell’on. Luigi Caiazza, sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione44. L’anno dopo fu comunicato che la domanda aveva avuto esito positivo e che si pensava di consegnare l’onorificenza durante la VII Settimana di Studi, tramite un rappresentante del governo45. La stampa locale ne aveva dato notizia con un trafiletto l’11 agosto del 197446.

La morte di Melis, che sconvolse l’istituzione e tutti I suoi rappresentanti, provocò molte preoccupazioni al Presidente Magistrali, anche di ordine organizzativo, non fosse altro per la mole di lavoro che lo storico fiorentino, incapace di delegare, aveva sempre svolto. Come al solito le difficoltà più gravi erano quelle economiche e per questo Braudel e Magistrali pensarono di provare a rivolgersi ad Amintore Fanfani che all’epoca era Presidente del Senato della Repubblica. Non sappiamo se l’incontro si sia verificato, ma sappiamo di certo che i problemi economici dell’Istituto non vennero meno.

Si può immaginare come Braudel si trovasse in maggiore libertà nel programmare le attività dell’Istituto Datini e, consapevole di quanto importante fosse il ruolo ricoperto da Magistrali, abbia provato a fidelizzarlo anche con qualche adulazione. In una missiva del 10 luglio 1975 gli scriveva: «Je cois

44 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 13 del Consiglio Direttivo,

10.03.1973. 45 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 19 del Consiglio Direttivo,

13.09.1974. 46 FDPO, Fondo Melis, I.9/11, La Nazione, Cronaca di Prato, 11.08.1974.

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que nous assistons à un redressement incontestable du service des publications et à l’amélioration évidente de la qualité des semaines. Je sais que l’essentiel de ces améliorations est dû a vostre énergie, à votre intelligence genéreuses, ainsi qu’à celle de vos collaborateurs»47.

Per la sua parte Magistrali cercò di assicurare la massima collaborazione possibile allo storico francese e seppe risolvere i problemi creati dalle critiche che, fin dalla morte del Melis, si cominciarono a muovere nei confronti di Braudel48.

2.2.2 Il Comitato Scientifico: croce e delizia del Presidente

Braudel Il verbale della seconda riunione del Consiglio Direttivo

contiene la ratifica della composizione del primo Comitato Scientifico che risulta composto da:

«Braudel Fernand - prof. di Storia della civilizzazione al Collège de France, e che si può a ragione considerare il maggiore storico dell’economia dei secoli XV-XVII

Mollat Michel - prof. di Storia Medievale alla Sorbonne Rau Virginia - prof. di Storia all’Università di Lisbona (preside

della facoltà di lettere) Ruiz Martín Felipe - prof. di Storia economica all’Università di

Bilbao Verlinden Charles - prof. di Storia moderna e di Storia della

colonizzazione all’Università di Gand (attualmente direttore della Accademia belgica, Roma)

Van Houtte Jean - prof. di Storia medievale e di Storia economica all’Università di Lovanio (presidente della Reale Accademia Fiamminga delle Scienze del Belgio)

De Roover Raymond - prof. di Storia economica al Brooklin College

Lopez Roberto Sabatino - prof. di Storia economica medievale alla Yale University

Gieysztor Aleksander - prof. di Storia medievale all’Università di Varsavia

Kellenbenz Herman - prof. di Storia Economica e sociale all’Università di Colonia

Tadić Jorio - prof. di Storia all’Università di Belgrado

47 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, Corrispondenza, (Braudel a Magistrali,

10.07.1975). 48 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 18 del Consiglio Direttivo,

25.05.1974.

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Sestan Ernesto - prof. di Storia medievale e di Storia moderna alla Università di Firenze (Preside della facoltà di lettere)

Borlandi Franco - prof. di Storia economica all’Università di Genova (Preside della facoltà di economia e commercio)

Barbieri Gino - prof. di Storia economica all’Università di Padova-Verona (Preside della facoltà di economia e commercio)

Bulferetti Luigi - prof. di Storia moderna all’Università di Genova (specialista di Storia della tecnica e della scienza)

Astuti Guido – prof. di Storia del diritto italiano all’Università di Roma

Melis Federigo - prof. di Storia economica all’Università di Firenze e incaricato all’Università di Pisa

Cipolla Carlo - prof. di Storia economica all’Università di Pavia (Preside della facoltà di economia e commercio di Pavia)

Prunai Giulio - Soprintendente agli Archivi di Stato per la Toscana

Camerani Sergio - Direttore dell’Archivio di Sato di Firenze Pampaloni Guido - Vice-Direttore dell’Archivio di Stato di

Firenze e Direttore della Sezione di Prato Tenenti Alberto - Assistente del prof. Braudel presso il Collège

de France Russo Giulio - Direttore Generale degli Archivi di Stato della

Repubblica italiana, in rappresentanza del Ministero degli Interni».

Il Comitato Scientifico poteva essere implementato o alleggerito anche prima della sua naturale scadenza, pratica che si utilizzò sin dall’inizio. In effetti, lo stesso anno della sua costituzione fu integrato con Giovanni Cassandro, Giuseppe Martini e Raffaello Morghen; nel 1969 arrivarono Jean-François Bergier, Luigi De Rosa, Giacomo Devoto, Frederic Lane, Manoussos I. Manoussaccas e Raoul Manselli.

Al primo rinnovo, da poco morto Melis, il Comitato non subì significativi cambiamenti. Se si escludono le sostituzioni dei rappresentanti delle istituzioni, la compagine venne interamente riconfermata con due sole nuove entrate, quella del danese Kristof Glamann e dell’inglese Charles Wilson. I cambiamenti più significativi si registrarono al termine del secondo mandato (1974).

Fu quella la prima occasione in cui la proposta di Braudel provocò molte polemiche nel mondo scientifico. Lo si capisce leggendo i verbali di due riunioni del Consiglio Direttivo (25

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maggio e 13 settembre)49 che si conclusero tra molte discussioni e senza un’approvazione dell’elenco. Fu dunque deciso di dare mandato a Ottone Magistrali di recarsi a Parigi «incontrarsi con la massima urgenza con il prof. Braudel per una opportuna chiarificazione e per risolvere nel migliore dei modi la struttura scientifica del nostro Istituto, ed al fine di pregare il prof. Braudel di voler comunicare ai vecchi membri del Comitato Scientifico che però vengono a far parte del nuovo, l’elenco da lui proposto del nuovo Comitato Scientifico così che egli abbia il consenso di tutti senza creare lacerazioni che al momento metterebbero in difficoltà l’Istituto. Assolta questa formalità che serve solo ad evitare malumori, il Consiglio non avrà difficoltà ad approvare l’elenco proposto».

La missione ebbe successo e il nuovo Comitato Scientifico fu approvato nella riunione del 23 novembre50.

L’azione di Braudel era stata molto incisiva. Non erano stati richiamati De Roover, Glamann, Manoussacas, Rau e Sestan; fu sostituito anche Franco Borlandi che era improvvisamente morto. A fronte di tali uscite Braudel chiamò Giovanni Antonelli, Mario Del Treppo, Aldo De Maddalena, Giorgio Doria, Jean Favier, Peter Mathias, Giorgio Mori, Sigismondo Pach, Giuseppe Parenti, Carlo Poni, Mario Romani, Bernard Hendrik Slicher van Bath, Ugo Tucci. Non si era risparmiato e non sfugge l’arrivo di alcuni suoi fedelissimi; non stupisce che in questa logica la vicepresidenza fosse affidata a Aldo De Maddalena.

Nel 1975 fu aggiunto Domenico Demarco che era membro del Comitato per le Ricerche Economiche e Sociologiche del C.N.R.; Braudel lo volle proprio per questa ragione e per non perdere il contatto con l’Ente in grado di garantire finanziamenti all’Istituto.

Si arrivò così al successivo rinnovo. Nell’aprile del 1977, Braudel inviò a Ottone Magistrali una missiva nella quale gli comunicava la sua proposta per il Comitato Scientifico del triennio 1977-1980. Erano usciti Mario Romani, morto nel 1975, Lane e Morghen per l’età avanzata. Anche in quella occasione il Consiglio concordò con lo storico francese la sostanziale conferma del vecchio Comitato. Probabilmente non accettarono di essere inseriti Alberto Boscolo, Agostino Palazzo e Giovanni Spadolini. L’approvazione della compagine arrivò il 30 novembre 197751.

49 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbali nn. 18 e 19 del Consiglio

Direttivo, 25.05.1974 e 13.09.1974. 50 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 20 del Consiglio Direttivo,

23.11.1974. 51 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 27 del Consiglio Direttivo,

30.11.1977.

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Braudel nel 1979 propose al Consiglio Direttivo, che le accettò, tre nuove entrate: Arnold Esch, Immanuel Wallerstein e il polacco Henryk Samsonowicz.

Le vicende descritte fanno intuire l’esistenza di qualche dissenso all’interno della compagine scientifica dell’Istituto. Forse gli equilibri si erano incrinati, nel 1981 il Comitato Scientifico non si riunì e si riparlò della composizione dell’organo nell’aprile del 1982 quando ormai era scaduto da due anni. Braudel inviò un nuovo elenco per il Comitato Scientifico, ma il Consiglio Direttivo non volle prendere decisioni affrettate. Il Comitato di Presidenza aveva ricevuto pressioni di vario genere e, dichiarò Giuseppe Pansini, Braudel ha modificato i componenti dell’organo senza motivo. Si tornò a parlarne nel gennaio del 1983, dopo che la Giunta Esecutiva si era riunita a Parigi dove furono discussi dodici nuovi nomi. Il Comitato fu approvato con l’esclusione di Favier e Lopez che troppo impegnati riuscivano molo raramente a partecipare alle riunioni e di Ruiz Martín che per questioni di salute preferiva rimanere fuori. Essi furono reintegrati da Sisma Cirkovic, Philippe Contamine, John Elliot, Rolf Sprandel e Valentin Vásquez de Prada. Nessun italiano era stato inserito, fu osservato52. Quali le motivazioni? Ampliare il già elevato respiro internazionale dell’Istituto? Certamente sì, ma è anche probabile che lo studioso francese volesse implementare la parte che era in grado di influenzare più o meno direttamente. Forse era a conoscenza che si stava preparando il suo prestigiosissimo ingresso nell’Accademia di Francia. Infatti, nella primavera del 1984, durante la XVI Settimana Braudel comunicò le sue dimissioni dalla Presidenza. Essere Accademico di Francia lo rendeva incompatibile con la carica pratese: quasi sulla spada, nominava van Houtte suo successore. Giuseppe Parenti aveva provato a obbiettare come l’argomento non fosse all’ordine del giorno di quella poco affollata riunione del Comitato Scientifico; la risposta di Braudel fu essenziale: «l’interesse dell’Istituto è sempre all’ordine del giorno»53.

Qualcuno, poco dopo, avrebbe considerato la scelta di van Houtte il segno definitivo di un connotato univoco del Datini che ormai non sapeva più rappresentare una adeguata articolazione della ricerca storica internazionale…ma questa è un’altra storia.

52 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 45 del Consiglio Direttivo,

18.01.1983. 53 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, verbale n. 51 del Consiglio Direttivo,

11.06.1984.

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2.2.3 Un problema antico, sempre attuale: il finanziamento

dell’Istituto «Scusi se parlo con lei di queste cose così […] terrestri» scrisse

Melis in una accorata lettera indirizzata a Braudel. In quella missiva sfogava la sua amarezza per le grandi difficoltà che incontrava nel reperire i finanziamenti necessari al funzionamento dell’istituzione pratese54. Cose terrestri, certamente, ma ineludibilmente indispensabili. La disponibilità di dotazioni economiche costituì sin dall’inizio un grave problema. L’inaugurazione e l’organizzazione della I Settimana avevano assorbito risorse finanziarie significative. I rimborsi ai relatori e agli ospiti nazionali e internazionali necessari per lanciare il Centro, probabilmente avevano provocato qualche malumore anche al Presidente Magistrali. Melis giustificò quelle uscite in una lettera del 2 maggio 1969 nella quale, tra l’altro, raccontò di aver incontrato il professor Antonelli direttore di «Spoleto», il quale lo aveva rassicurato sul fatto che i costi iniziali più elevati si sarebbero ridotti negli anni successivi55.

Ma non c’erano solo le spese di rappresentanza, l’Istituto per funzionare aveva bisogno di personale, di fondi per l’ordinaria amministrazione a cui si aggiunsero ben presto le uscite per la pubblicazione degli Atti delle Settimane. Sembra quasi impossibile, ma senza la posta elettronica, lo storico fiorentino doveva tenere i contatti con i colleghi attraverso espressi o telefonando, operazioni che avevano un costo elevato. Nella missiva dell’11 dicembre 1969 Melis sottopose al Consiglio Direttivo l’elenco delle spese postali sostenute per l’organizzazione della II Settimana. La rendicontazione è estremamente puntuale, furono distinti i costi per le telefonate e per le affrancature queste ultime imputate a ogni destinatario; tra telefonate a cartellino e in teleselezione furono spese 114.660 lire. La cifra era oggettivamente elevata, tanto per avere un’idea, all’epoca un impiegato dell’Ufficio postale riceveva una stipendio mensile di 103.000 lire. Così il Vicepresidente per cercare di ridurre questo tipo di uscite si dichiarò disponibile a «fare tutte le telefonate a cartellino, comprese quelle con Prato» anche se ciò comportava una grandissima perdita di tempo56.

54 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 47 (Melis a Braudel, 01.04.1971). 55 FDPO, Fondo Melis, I.2/8, lett. 9 (Melis a Magistrali, 02.05.1969). 56 FDPO, Fondo Melis, I.3/4, lett. 52 (Melis a Magistrali, 11.12.1969).

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Nel giugno del 1970 giunse la notizia che l’Unione Industriali di Prato dalla quale ci si aspettava un buon contributo, dopo il congresso dedicato alla lana, si era ritirata dicendo che «il nostro Istituto cammina bene»57.

Melis era instancabile: «In questo periodo ho scritto varie lettere per cercare di avere aiuti per il nostro Istituto. Anche al Ministero degli Esteri, per avere delle borse per i corsi di specializzazione. Forse solleciterò allo stesso Fanfani un intervento presso il Ministero degli Esteri» scriveva a Parigi nel luglio del 197058.

I mesi passavano, ma le cose non miglioravano quanto sperato. Nell’aprile del 1971 raccontava a Braudel: «La situazione finanziaria è sempre grave ma in questi ultimi due giorni sono riuscito ad ottenere un contributo certo ed uno quasi sicuro. Il primo lo dobbiamo a Franco Borlandi e ci è venuto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, nella misura di L. 5.000.000; il secondo verrà dalla Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche del Ministero della Pubblica Istruzione ed è un frutto della Giunta centrale per gli Studi Storici (il Comitato nazionale di Scienze storiche), del quale faccio parte ed il cui presidente, Aldo Ferrabino, mi stima e già da parecchio tempo si era adoperato in tal senso.

Le dico la verità, caro Professore, che passo le giornate andando in giro di qua e di là a scrivere lettere e fare relazioni, per trovare aiuti finanziari, perché a Prato non si ha più nessun’altra fonte alla quale attingere, dopo che il Consiglio Direttivo dell’Azienda di turismo ha ridotto il suo contributo.

Ma speriamo che con questo apporto di L. 8.000.000 a Prato si decidano a darmi un autentico aiuto. Hanno assunto una impiegata per mezza giornata, ma non fa quasi niente per noi ed io non posso proprio più andare avanti in questo modo»59.

Insomma il Vicepresidente si dipingeva come un questuante alla ricerca continua di finanziamenti. In questa sua azione cercò sostegno in Magistrali quando gli confidò le sue intenzioni: «Io penso che sia il caso di intraprendere una cospicua azione sul Comune, che non può fermarsi ad uno stanziamento di 4 milioni quindi sulla Provincia e sulla Regione. Vi è poi da fare l’incontro nell’ambito delle Camere C.I.A.A. e infine una visita all’Unione industriali»60.

57 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 25 (Melis a Tenenti, 24.06.1970). 58 FDPO, Fondo Melis, I.1710, lett. 44 (Melis a Braudel, 27.07.1970). 59 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. 47 (Melis a Braudel, 01.04.1971). 60 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. 16 (Melis a Magistrali, 03.04.1971).

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Erano passati pochi mesi da quella lettera e di nuovo comunicava a Parigi: «Domani andrò a Roma per questioni varie compreso il finanziamento»61.

Alla fine dell’anno si riunì il Consiglio Direttivo assieme all’intera Assemblea dei soci dell’Istituto. Furono esaminati vari problemi fra i quali «quello del finanziamento, giacché quest’anno bisogna ricominciare tutto da capo: i fondi del Ministero e quelli del C.N.R, infatti, sono di portata annuale. Mi sono già messo in moto presso Borlandi e l’amico Vitucci, con tutta la Giunta Centrale, per il Ministero e per la Giunta stessa»62.

Vi era poi il gravissimo pensiero dei fondi per le pubblicazioni. Olschki, l’editore prescelto, non faceva sconti e più di una volta Melis vi si scontrò.

Nel 1972, sembrò aprirsi uno spiraglio di luce. Franco Borlandi doveva lasciare il Comitato delle Scienze Economiche, Sociologiche e Statistiche del C.N.R. Era una occasione unica. Melis cominciò una «sua campagna elettorale» che non bisognava assolutamente perdere63. L’azione fu capillare: si mosse da Venezia a Palermo e chiese aiuto a Tenenti perché intervenisse sui geografi economici64. Egli sperava che la sua elezione potesse liberare l’Istituto dai problemi economici senza più «approfittare» delle Istituzioni pratesi «a parte il Comune, che, invece, dovrebbe incrementare il suo contributo» come ebbe a dire a Ottone Magistrali65. Fu una lotta all’ultimo voto perché Demarco, suo acerrimo nemico che sosteneva Romani, da Napoli stava invadendo l’Italia «di telefonate e lettere per il CNR»66.

Le telefonate e le lettere del collega napoletano servirono a poco perché Melis ebbe la meglio. Naturalmente ne dette immediata comunicazione a Parigi. A Tenenti scrisse: «Volevo darti la notizia del superamento della prova del CNR: sono riuscito con voti 166, a lato di 101 voti riportati dal secondo. Negli ultimi giorni, anche per il II stadio delle votazioni (come aveva fatto per il I stadio) il solito Demarco ha cercato di intorpidire le acque; ma come vedi ha avuto una batosta, egualmente grave come nell’occasione del I stadio di votazioni (quando ha fatto fare al povero Romani la pessima figura di raccogliere solo 5 voti, non avendo neppure quelli dei «cattolici» Fanfani, Barbieri e Tagliaferri)». Naturalmente Tenenti si congratulò con una intensa

61 FDPO, Fondo Melis, I.9/9, lett. n. 4 (Melis a Tenenti, 29.09.1971). 62 FDPO, Fondo Melis, I.5/2, lett. 115 (Melis a Tenenti, 15.12.1971). 63 FDPO, Fondo Melis, I.5/2, lett. 119 (Melis a Tenenti, 27.02.1972). 64 FDPO, Fondo Melis, II.1.3/12, lett. n. 40 (Melis a Tenenti, 13.03.1972). 65 FDPO, Fondo Melis, II.1.4/36, lett. 28 (Melis a Magistrali, 07.06.1972). 66 FDPO, Fondo Melis, I.5/8, lett. n. 39 (Melis a Tenenti, 04.03.1972).

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lettera67. Nella missiva indirizzata a Braudel, dopo avere ripetuto l’esito della votazione, Melis aggiunse: «così il nostro Istituto potrà avere quegli aiuti che altre persone non gli hanno voluto dare; tanto più che ho appreso che tale Consiglio eroga annualmente oltre 20 milioni per un Seminario di demografia storica, che non fa semplicemente nulla!»68.

Probabilmente la presenza di Melis al C.N.R. avrebbe potuto risolvere molti dei problemi economici del «Datini»; lo storico fiorentino aveva indubbie capacità di convincimento. Purtroppo morì troppo presto: era passato poco più di un anno da quella straordinaria elezione. Fu sostituito prima da Mario Romani e poi da Domenico Demarco. Braudel, preoccupato di mantenere all’Istituto i finanziamenti elargiti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, lo chiamò a far parte del Comitato Scientifico dell’Istituto.

2.3 Le Settimane di Studi 2.3.1 La prima Settimana, il primo successo Passata l’inaugurazione, guidati dallo spirito di «une

confrontation efficace des méthodes, des points de vue et des donnés documentaires à travers l’Europe», tutti si rimisero a lavoro per completare l’organizzazione della Settimana di Studi del 1969. Lo abbiamo accennato, nella prima riunione del Comitato Scientifico era stato vagamente individuato un argomento che avrebbe dovuto riguardare le materie prime dell’industria tessile.

Definire contenuti e struttura della Settimana di Studi non fu semplice e la riflessione stava impegnando da qualche mese Presidente e Vicepresidente. Braudel era preoccupato per i limiti posti all’argomento: circoscrivere le tematiche alla raccolta e alla circolazione delle materie prime per la manifattura laniera rendeva difficile raccogliere sufficienti contributi scientifici qualificati per tutta una Settimana, per questo voleva introdurre nel titolo o subito dopo il concetto di trasformazione di tali materie prime, in modo da poter dibattere non solo del loro spostamento ma anche del loro impiego e trattamento per la preparazione del tessuto. Scriveva Tenenti per riferire il pensiero di Braudel: «Il titolo potrebbe dunque essere allora: Le materie prime e la loro trasformazione nell’industria della lana dei secoli

67 FDPO, Fondo Melis, II.1.6/6, lett. n. 13 (Tenenti a Melis, 12.07.1972). 68 FDPO, Fondo Melis, II.I.3/12 lett. n. 7 (Melis a Braudel, 12.08.1972).

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XIII-XVII in Europa. È d’accordo, beninteso, perché non si mettano in programma né gli aspetti giuridici di tale processo di trasformazione, né quelli industriali in senso lato e tanto meno quelli commerciali»69. Successivamente Parigi propose un titolo meglio precisato: «Materie prime e loro trasformazione nell’industria laniera dei secoli XIII-XVII in Europa»70, lasciando sostanzialmente invariato il principio di un tema ampio. Melis invece, considerava più corretto limitare il confronto storiografico alla sola produzione e commercio della lana. Sarebbe stato più opportuno trattare quel tema così ampio in due successive Settimane. Aveva in mente gli studi in corso in molte università e centri di ricerca europei. Alla fine convinse tutti sul titolo definitivo del convegno: «La lana come materia prima. I fenomeni della sua produzione e circolazione. Secc. XIII-XVII».

Relativamente ai relatori si incontrò qualche difficoltà a individuare rappresentanti della storia economica inglesi, russi e in generale dell’Europa dell’Est da inserire nel programma, ma il lavoro incrociato di Melis, Tenenti e Braudel coprì ogni vuoto71.

Braudel preparò il suo intervento inaugurale nella casa di montagna a Saint Gervais dove ricevette da Prato i materiali necessari. Finalmente giunse il 18 aprile e la I Settimana prese avvio; per l’occasione Melis aveva predisposto una piccola mostra di documenti datiniani.

Il successo fu indiscusso. Tenenti scrisse «ti vorrei dire ora l’immenso piacere che ho provato nel constatare il successo della prima Settimana del Centro ed in particolare una tua affermazione in campo internazionale e (nazionale) che in Italia mi sembra abbia pochi precedenti»72.

È indubbio che l’evento lanciò l’Istituto e Federigo Melis considerato il suo principale patron nel mondo della Storia Economica. Non a caso il consigliere culturale e direttore dell’École française di Roma, Georges Vallet, ricevette dallo stesso Braudel l’indicazione che per i rapporti italo-francesi nel campo della Storia dell’economia si doveva cominciare consultando il collega fiorentino.

69 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 32 (Tenenti a Melis, 12.02.1968). 70 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 35 (Tenenti a Melis, 16.02.1968). 71 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 27 (Tenenti a Melis, 15.01.1968); Ivi,

I.1/1, lett. n. 36 (Tenenti a Melis, 26.02.1968); I.1/1, lett. n. 38 (Tenenti a Melis, 04.03.1968; I.1/1, lett. n. 39 (Tenenti a Melis, 06.03.1968).

72 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 70 (Tenenti a Melis, 30.04.1969).

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Naturalmente anche il Maestro volle mostrare all’amico Melis la soddisfazione per i risultati raggiunti. Lo fece in una lettera datata 5 maggio 196973.

I primi riscontri internazionali Le Settimane organizzate dall’Istituto riscossero subito grandi

successi. Il 7 ottobre del 1970 Alberto Tenenti scriveva all’amico Melis: «Permettimi di terminare con una eco obbiettiva ma lieta: quella di un collega polacco che ha già sentito vantare in patria, con compiacimento ed ammirazione, l’atmosfera delle prime Settimane di Prato. Hai visto, infine, l’articolo di Maura Piaccialuti sulla Prima Settimana (Note archivistiche a un congresso di storia economica…, in rassegna degli Archivi di Stato, XXX, (1970), n. 1 pp. 150-165)?»74.

I riscontri continuarono anche negli anni successivi. A proposito della IV Settimana che, come vedremo, fu assai travagliata, ancora Tenenti raccontava: «Finisco volentieri trasmettendoti gli echi non solo favorevoli ma addirittura lusinghieri raccolti sulla Quarta Settimana au hazard des rencontres. Molto più che ascoltarli mi fa piacere “girateli”, come ritengo naturale.»75.

2.3.2 La II Settimana, «nous avons bien travaillé» Il 6 dicembre del 1969 Federigo Melis scrisse a Braudel per

fare il punto delle attività dell’Istituto. Molte le tematiche trattate: la mostra di tecnologia tessile che era stata pensata di corredo alla II Settimana e che poi per motivi di tempo fu rinviata, l’organizzazione del Convegno annuale e le edizioni del catalogo della mostra del 1955, del carteggio di Londra su cui Melis era in grande ritardo, della pratica di mercatura di Ambrogio di Lorenzo Rocchi e del «Fiorinaio»76. Erano in ritardo anche i relatori della I Settimana che non avevano consegnato i loro contributi per la stampa degli Atti, pure le registrazioni delle discussioni non erano state sbobinate. Nel gennaio del 1970 mancavano i testi di Ruiz, Nahlik, Peyer, Tremel, Barbieri, van Houtte e quello dello stesso Melis77.

73 FDPO, Fondo Melis, I.1/10 lett. n. 33 (Braudel a Melis, 05.05.1969). 74 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 34 (Tenenti a Melis, 07.10.1970). 75 FDPO, Fondo Melis, I.6/1 lett. n. 170 (Tenenti a Melis, 10.05.1972). 76 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 36 (Melis a Braudel, 06.12.1969). 77 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 89 (Tenenti a Melis, 07.01.1970).

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In ogni caso, al centro degli scambi epistolari che precedettero il Congresso si trovava la scelta dei relatori che portò alla definizione di un ricca compagine. In particolare Braudel si mostrava interessato a coinvolgere storici cecoslovacchi e polacchi: arrivarono i nomi di Janacek e Macek, assieme a Endrei, Maçzak e Sansonowicz78. Non era un caso, i suoi interessi per la storia materiale trovavano negli studiosi della scuola di Varsavia importanti interlocutori.

Così, il 10 aprile si aprì la II Settimana dedicata a «Produzione, commercio e consumo dei panni di lana (nei secoli XII- XVIII)». Il discorso inaugurale spettò a Jacques le Goff che parlò de «Il tessitore nella società medievale».

Anche la II Settimana fu un successo. Braudel che, dopo il convegno, si trattenne a lungo in Italia, al suo rientro a Parigi scrisse all’amico fiorentino: «Vous avez bien travallé, nous avons bien travaillé». E accanto al lavoro ricordava le gite in in Casentino, le pizze gustate in compagnia delle consorti79. Melis, dal canto suo, rispose con una lettera altrettanto cordiale, nella quale trovò anche il modo di commentare positivamente i risultati della riunione della Giunta Esecutiva. In effetti, durante l’incontro erano stati decisi molti cambiamenti alla struttura generale del Convegno: «siamo riusciti a contrarre le relazioni – seppure allungandole nella loro durata, che potrà raggiungere 60 minuti – soltanto al numero di 5, concedendoci un’intera giornata di riposo (con una escursione) non lavorando la domenica pomeriggio e facendo fiorire su una relazione da 2 o 5 comunicazioni».

2.3.3 La III Settimana, «ben più elevata delle altre» La circolare della III Settimana fu rapidamente preparata tanto

è vero che da Parigi il 21 di maggio si scrisse: «Je ne puis que vous adressser des compliments pour la circulaire envoyée à nos collègues puor le prochain congrès. Tout est très clair, raisonnable et intelligant»80. Braudel si complimentava «in particolare per avere saputo calibrare tanto bene anche la formula delle terza Settimana, che si presenta alquanto diversa dalle altre». Il tema «Produttività e tecnologie nei secoli XII-XVII», probabilmente anche per lo storico francese appariva come un inconsueto tema dal carattere fortemente economico. Occorreva adesso individuare i relatori. Si seguì la solita procedura: scegliere

78 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. 76 (Tenenti a Melis, 02.07.1969) Ivi, I.1/1,

lett. n. 80 (Tenenti a Melis, 26.09.1969). 79 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 37 (Braudel a Melis, 04.05.1970). 80 FDPO, Fondo Melis, I.1/10, lett. n. 40 (Braudel a Melis, 21.05.1970).

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un eminente specialista che avrebbe dovuto coordinare la selezione dei contributi. C’era però una novità. Le lettere inviate a Endrei, Makkai, Kellenbenz e Slicher van Bath contenevano formule che, seppure sfumate, lasciavano intravvedere come l’Istituto non intendesse abdicare del tutto alla sua facoltà di scelta81. Arrivarono i titoli di Endrei e Makkai, si rinunciò a invitare nuovamente Le Goff che aveva deciso di ridurre la sua attività convegnistica per dedicarsi alla scrittura della sua «thèse»82. Nel frattempo il 28 settembre prese avvio il terzo Corso di Alta Specializzazione con iscrizioni eccellenti: sei professori aggregati o aiutanti delle Università di Salamanca, Valladolid, Bruxelles, Praga, Ratisbona e Messico; dieci assistenti di Università italiane e alcuni insegnanti di Scuola Media.

Si stabilì anche di invitare Amintore Fanfani a concludere il Congresso, di tale possibilità si stava già parlando da tempo «Ti prego pertanto di farmi sapere se il Prof. Braudel autorizza di invitarlo a suo nome. Sarebbe bene, affinché la cosa riuscisse certamente, che il Maestro gli scrivesse poi una lettera.

Io, da parte mia, prometterò di aiutarlo, perché non possiamo pretendere che egli sia presente a tutte le sedute: nel senso di fargli avere per tempo tutte le relazioni e prendere eventualmente degli appunti degli interventi importanti, facendoglieli avere il giorno avanti alla conclusione»83. Fanfani accettò.

La scelta dei relatori presentò qualche difficoltà. Non si avevano notizie da Slicher van Bath; secondo un collega di Tenenti la ragione era scientificamente imbarazzante: «pare che quasi tutte le più recenti ricerche, in particolare francesi, non confermino le teorie sul rendimento agricolo affacciate da Slicher. Quest’ultimo potrebbe sentirsi dunque alquanto imbarazzato, perché sa che oltre a lui altri, presumibilmente dissenzienti, verrebbero a Prato». Lo studioso poteva essere sostituito con Duby o con il polacco Topolski, ma anche con Aymard o Morineau84. Melis espresse la sua preferenza per Duby, lasciando a Topolski una comunicazione sui metodi di calcolo dei rendimenti agricoli. Makkai si sarebbe occupato invece dei mulini, Nahlik delle tecniche di tessitura e Zientara di Varsavia dei metalli non ferrosi85.

L’ordito della Settimana pratese stava prendendo corpo. Da questo punto di vista particolarmente interessanti sono due

81 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 21 (Tenenti a Melis, 07.05.1970). 82 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 24 (Tenenti a Melis, 18.06.1970). 83 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 25 (Melis a Tenenti, 08.07.1970). 84 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. 26 (Tenenti a Melis, 02.07.1970). 85 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 27 (Melis a Tenenti, 08.07.1970).

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lettere che Tenenti e Melis si scambiarono nell’estate del 1970. Il primo scrisse da Mala Duba dove era in vacanza con moglie e figlio «in un luogo incantevole, un vero villaggio tra pini e mare, con acqua cristallina e deliziosi anfratti […] un paradiso terrestre more jugoslavo: non un granello di sabbia, nessun patino od ombrellone…»86; il secondo rispose il 27 luglio pochi giorni prima di partire per Leningrado dove doveva partecipare a un Congresso. Lasciamo al lettore la visione delle due missive che mostrano l’attento lavorio che sottendeva alla tessitura della tela87. A ottobre il programma era quasi pronto, Braudel lo giudicò eccellente88.

2.3.4 La IV Settimana: «un énorme malentendu» La III Settimana si era appena conclusa in modo positivo, ma

per Melis era stata una «settimana velenosa». In effetti la riunione del Comitato Scientifico del 23 aprile, a Convegno appena iniziato, rischiò di mettere a dura prova la sopravvivenza dell’Istituto. Braudel aveva mal tollerato il «superaffollamento» del Congresso e non aveva digerito l’invito fatto a Trenard ma, con buona probabilità, queste erano solo scuse per giustificare la critica al comportamento «arbitrario» tenuto da Melis nel decidere il tema della IV Settimana89. Durante la riunione de Comitato Scientifico Braudel, accusando Melis e la Giunta Esecutiva di aver varato, nell’incontro del 13 marzo, un programma non condiviso, minacciò le dimissioni. Il Vicepresidente ne fu particolarmente irritato, non sopportava l’idea di aver fatto la figura «dell’imbrogliocello che ha approfittato di tutti» anche perché sapeva bene che a quella riunione aveva partecipato Tenenti che, come noto, era la voce pratese di Braudel.

Così Melis, terminata la Settimana, scrisse a Magistrali, a Tenenti e allo stesso Braudel per ricostruire i fatti e chiarire i suoi comportamenti. Il primo con cui si confrontò fu Magistrali al quale raccontò l’accaduto comunicandogli che «da ora in poi non metterò in moto nessuna giunta se non avrò tutte le garanzie: con l’intervento di un notaio o la verbalizzazione di ogni proposizione affermata da noi e l’immediata sottoscrizione, senza dire che io esigo che trovino il modo di riparare all’incalcolabile lavoro che è andato all’aria e per riparare il quale io avrei bisogno di almeno 2 mesi di tempo». Si riferiva anche alla Mostra dedicata ai temi della

86 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 29, (Tenenti a Melis, 18.07.1970). 87 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 30 (Melis a Tenenti, 27.07.1970). 88 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. 31 (Tenenti a Melis, 07.10.1970). 89 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 37 (Tenenti a Melis, 27.12.1970).

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banca da allestire nel Palazzo Pretorio per la quale aveva chiesto finanziamenti a diverse istituzioni e su cui aveva già cominciato a lavorare90.

Probabilmente il 17 maggio redasse una lettera destinata a Braudel, di cui possediamo una minuta nella quale, come suo solito, ripercorse puntigliosamente i fatti chiedendo una sorta di riunione straordinaria del Comitato Scientifico per chiarire tutta la vicenda.

In particolare ebbe cura di dirgli come alla chiusura della seduta della Giunta in cui si era parlato del programma, Tenenti e Manselli di fronte a tutti avevano esclamato «abbiamo varato il programma e questo non si cambia in nessun punto».

Proprio a proposito di questo episodio chiese a Tenenti: «Gli hai detto che il 13 marzo tu sanzionasti la nostra riunione con «questo programma non si tocca» e che questa tua affermazione è rimasta valida fino alla minaccia di dimissioni, dopo colloqui e colloqui avuti con lui e quello lunghissimo (telefonico, a Venezia) avuto da me con te?

Io sono sicurissimo che se tu avessi fatto presente tutto questo al maestro ogni cosa sarebbe stata chiarita e la nostra manifestazione sarebbe rimasta nelle sue dimensioni, compresa la Mostra, che io avevo già tutta architettata e che a quest’ora sarebbe stata pressoché pronta, effettuata la scelta dei pezzi, infatti, per le trascrizioni. E spero che lo farai almeno ora.

A meno che non ci sia sotto ´qualche cosa´, secondo la immediata sensazione che il Pres. Magistrali, riportò dal colloquio del 28 aprile, ore 16,30 voluto dal Prof. Braudel»91.

In effetti sotto c’era più di qualcosa, c’era un «siluro» che derivava dalla diversa impostazione storiografica dei due studiosi. Una differente visione che si manifestò con forza in quella occasione: secondo lo storico francese «noi non ci saremmo dovuti occupare di banca, essendo questo un problema troppo elementare, mentre avremmo dovuto affrontarne di «più penetranti». In sostanza era il tema «banca» che si doveva tentare di eliminare o di minimizzare. Non era stato dunque un caso che Manselli durante la riunione del Comitato Scientifico avesse detto che il tema «si doveva restringere e limitare».

È probabile che Melis avesse forzato la mano sui programmi, ma non certo sul tema che era stato stabilito nel 1969 per il 1970 e poi rinviato per fare spazio alla proposta di Cipolla. Non solo,

90 FDPO, Fondo Melis, I.1/1, lett. n. 17 (Melis a Magistrali, 03.06.1971). 91 FDPO, Fondo Melis, I.9/33, lett. n. 44 (Melis a Tenenti 05.06.1971).

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l’argomento «banca» aveva subito un ulteriore spostamento al 1972.

Braudel, con qualche tono conciliante rispose il 7 giugno del 1971. «Je me suis tout à coup aperçu qu’il existait entre Vous, le Comité scientifique et moi même, une enorme malentendu». Il malinteso riguardava i ruoli e le funzioni della Giunta Esecutiva e del Comitato Scientifico. Secondo Braudel il Comitato Scientifico si era sentito esautorato. Insomma a parere del Presidente era necessario ridefinire lo Statuto dell’Istituto precisando meglio i compiti dei due organi scientifici.

Braudel continuava dicendo che il Comitato Scientifico aveva delimitato il termine Storia e non il termine Banca, scegliendo un soggetto troppo vasto per essere trattato scientificamente in cinque giornate.

In ogni caso il tono della lettera indusse all’accordo anche Melis che accettò come titolo: «Credito, banche e investimenti. Secoli XIII-XX». Entrambi, in quella occasione, fecero buon viso a cattivo gioco.

L’estensione al XX secolo del periodo preso in esame, era motivato da esigenze locali e di finanziamento: arrivare all’età contemporanea per coinvolgere maggiormente gli istituti bancari a cui erano stati chiesti finanziamenti.

Così l’organizzazione della IV Settimana riprese il suo corso. Fu riconvocata la Giunta per il 30 giugno e il Consiglio Direttivo il 12 luglio. Fu deciso di invitare il Governatore della Banca d’Italia Guido Carli. Il Consiglio Direttivo, dal canto suo, deliberò di accettare la richiesta che proveniva dalla Camera di Commercio di Firenze che chiedeva una visita dell’intero Comitato Scientifico e, in quella sede, una lezione o una conferenza da tenere agli allievi del IV corso di specializzazione.

Nel fervore di queste iniziative Melis aveva preso contatti con il Monte dei Paschi di Siena. Nella lettera che indirizzò a Tenenti il 20 luglio emerge anche una prima notizia della mostra che avrebbe allestito nel palazzo di Piazza Tolomei, una mostra documentaria che avrebbe provato come il Monte fosse nato nel 1472. Anche quella manifestazione fu inaugurata dal Presidente della Repubblica92.

2.3.5 La V, la VI e la VII Settimana Ormai il meccanismo era rodato, anno dopo anno l’Istituto

organizzava i suoi incontri. La Settimana del 1973 dedicata a

92 FDPO, Fondo Melis, I.5/2, lett. n. 104 (Melis a Tenenti, 20.07.1971).

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«Trasporti e sviluppo economico. Secoli XIII-XVIII» fu l’ultima a cui Melis partecipò. Come sappiamo, il 26 dicembre di quell’anno morì, ma come emerge dai suoi scambi epistolari con Braudel e Tenenti egli aveva contribuito non poco anche alla preparazione della VI e della VII, dedicate rispettivamente a «Domanda e consumi. Livelli e strutture (nei secoli XII-XVIII)» e a «La moneta nell’economia europea. Secoli XIII-XVIII». D’altra parte già da allora i programmi venivano presentati con anticipo e si cercava di individuare i relatori con un significativo preavviso. Nell’ottobre del 1971 si discuteva sui conferenzieri per la V Settimana che si sarebbe svolta due anni dopo. Tenenti ebbe modo di parlare con Melis anche del VI convegno datiniano, confidandogli di non avere ancora trovato una formula «per il montaggio della VI Settimana, di cui mi sono assai preoccupato in quanto comporta difficoltà di realizzazione assai maggiori delle precedenti.

Per quanto hanno già realizzato e per gli interessi che le animano, la scuola polacca e francese sono le più atte a fornirci facilmente dei contributi sul problema dei consumi. Volendo salvaguardare nel contempo la larghezza della partecipazione, a mio parere bisognerebbe cominciar coll’individuare coloro che potrebbero essere invitati dagli altri paesi ed esigere impegni concreti quanto prima»93. Il tema di quell’appuntamento fu probabilmente il più braudeliano di tutti quelli svolti durante la presidenza dello storico francese.

A proposito del convegno successivo Melis scrisse a Tenenti: «Quanto al programma della VII settimana, in questi giorni, anche udendo le voci di vari colleghi delle Facoltà di Lettere, Diritto ed Economia della Spagna, così come altri incontrati a Napoli, mi sono sempre più convinto della opportunità di proporre il tema della moneta, che del resto, era stato richiesto anche all’Università di Zurigo ed a quella di San Gallo, per innestarci sul lavoro fatto a Spoleto, con il limite superiore stabilito al secolo XII», chissà che non volesse compensare la scelta precedente94!

2.3.6 Le Settimana dal 1976 al 1984 Le Settimane in cui l’intervento di Melis fu del tutto assente,

poiché i temi erano stati decisi dopo la sua morte furono nove. Il tema dell’VIII, «Prodotto Lordo e finanza pubblica. Secoli XIII-

XIX», era stato deciso nel 1973, proposto da Lane nella versione

93 FDPO, Fondo Melis, II.1.6/6 lett. n. 15 (Tenenti a Melis, 10.09.1972). 94 FDPO, Fondo Melis, I.6/1, lett. n. 56 (Melis a Tenenti, 16-19.04.1973).

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Finanza pubblica e distribuzione dei redditi. Quello della IX, «Investimenti e civiltà urbana. Secoli XIII-XVIII», fu suggerito da Jean Favier. L’argomento della X, «Sviluppo e sottosviluppo in Europa e fuori d’Europa dal secolo XIII alla Rivoluzione industriale», fu un’idea di Peter Mathias; nella struttura di quell’incontro si registrò una novità nella stesura del programma: il convegno terminava con una tavola rotonda. L’espediente fu mantenuto per tutte le altre Settimane della presidenza Braudel. Trattandosi del Convegno che celebrava i dieci anni di attività dell’Istituto, si pensò di invitare il Presidente onorario: l’onorevole Amintore Fanfani che però, all’ultimo momento, comunicò l’impossibilità di partecipare95.

L’XI Settimana, «Agricoltura e trasformazione dell’ambiente. Secoli XIII-XVIII», aveva invece una duplice paternità, la suggerirono infatti Luigi De Rosa e Felipe Ruiz Martín. Per gli incontri del 1980 («Gerarchie economiche e gerarchie sociali. Secoli XII-XVIII») e del 1981 («Forme ed evoluzione del lavoro in Europa: XIII-XVIII secc.») le idee vennero rispettivamente da Braudel e da Doria e Mori; non sappiamo invece chi furono i promotori delle settimane dei tre anni successivi («L’emergenza storica delle attività terziarie. Secc. XIII-XVIII»; «Le acque interne. Secc. XII-XVIII»; «Gli aspetti economici della guerra in Italia. Secc. XIV-XVIII»).

Non sfugge come questa fase della presidenza braudeliana portò una intensificazione dei rapporti con gli studiosi dell’Europa Orientale, in particolare con i polacchi della scuola di Varsavia. Proprio nel congresso dedicato a Gerarchie economiche e gerarchi sociali, la Polonia ebbe ben cinque rappresentanti, tra i quali non possiamo non ricordare la prima partecipazione di Bronislaw Geremek che presentò un contribuito dal titolo Activité économique et exclusion sociale: les métiers maudits.

95 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, Corrispondenza, Comunicato ANSA,

07.04.1978, n. 135-3.

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APPENDICE FOTOGRAFICA Un seducente invito Insediamento del 1° Comitato Scientifico del "Centro"

Giuseppe Bigagli, Fernand Braudel, Federigo Melis, Felipe Ruiz Martín, Hermann Kellenbenz. Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 1.

Insediamento del 1° Comitato Scientifico del "Centro"

Fernand Braudel, Federigo Melis, Felipe Ruiz Martín, Hermann Kellenbenz. Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/49, n. 17.

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Insediamento del 1° Comitato Scientifico del "Centro"

Jean Van Houtte, Carlo Cipolla, Mario Bellandi. Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 11.

Insediamento del 1° Comitato Scientifico del "Centro"

Felipe Ruiz Martín, Hermann Kellenbenz, Fernand Braudel, Alberto Tenenti, Federigo Melis, Giuseppe Bigagli. Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/49, n. 10.

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Verso la cerimonia di inaugurazione Inaugurazione del Centro

Fernand Braudel. Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 34.

Inaugurazione del Centro

Giacomo Devoto, Fernand Braudel, Mauro Ribelli, Giuseppe Bigagli e Federigo Melis. Fondo Federigo Melis, IV.IV.2/49, n. 2.

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Inaugurazione del Centro

Visione d'insieme della Sala maggiore in Palazzo Comunale a Prato. Fondo Federigo Melis, IV.IV.2/49, n. 3.

Mostra dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI

Cerimonia di inaugurazione. Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 49.

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Mostra dei documenti commerciali dei secoli XIII-XVI

Visitatori nella sala convegni dell'Archivio di Stato di Prato. Fondo Federigo Melis, IV.IV.2/73, n. 131.

I Corsi di Alta Specializzazione I Corso

Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 79.

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II Corso

Archivio Istituto "F. Datini", Album 5, n. 66.

III Corso

Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/66, n. 9.

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IV Corso

Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/66, n. 72.

V Corso

Fondo Federigo Melis, IV.IV.2/66, n. 86.

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VI Corso

Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/66, n. 126

Le Settimane di Studi - La I Settimana, il primo successo I Settimana di Studi, 18-24 aprile 1969

Fernand Braudel, Giorgio Vestri, Ottone Magistrali e Federigo Melis. Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 87.

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Mostra "Produzione e circolazione della lana attraverso la docu-mentazione Datini (1361-1411)”

Archivio Istituto "F. Datini", Album 2, n. 108.

Mostra "Produzione e circolazione della lana attraverso la docu-mentazione Datini (1361-1411)"

F. Braudel e F. Melis. Fondo Federigo Melis, IV.IV.2/73, n. 170.

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La II Settimana, «nous avons bien travaillé» La II Settimana di Studio

Archivio Istituto "F. Datini", Album 4, n. 37.

La II Settimana di Studio

Jacques Le Goff, Fernand Braudel, Giorgio Vestri, Ottone Magistrali e Federigo Melis. Archivio Istituto "F. Datini", Album 4, n. 41.

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La II Settimana di Studio

Jacques Le Goff. Archivio Istituto "F. Datini", Album 4, n. 52.

La III Settimana di Studio

Archivio Istituto "F. Datini", Album 5, n. 114.

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La III Settimana di Studio

Amintore Fanfani, Federigo Melis, Fernand Braudel e Ottone Magistrali. Archivio Istituto "F. Datini", Album 6, n. 24.

La III Settimana di Studio

Ottone Magistrali, Fernand Braudel, Amintore Fanfani, Giorgio Vestri, Federigo Melis e Mauro Ribelli. Archivio Istituto "F. Datini", Album 6, n. 53.

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La IV Settimana

Jean Bouvier, Ferdand Braudel, Giorgio Vestri, Ottone Magistrali, Federigo Melis. Archivio Istituto "F. Datini", Album 6, n. 96.

V Settimana

Guido Pampaloni, Luigi Caiazza, Giorgio Vestri, Fernand Braudel, Ottone Magistrali. Archivio Istituto "F. Datini", Album 7, n. 72.

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V Settimana

Giorgio Vestri, Fernand Braudel, Ottone Magistrali. Archivio Istituto "F. Da-tini", Album 7, n. 78.

VI Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 79.

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VI Settimana Giuseppe Parenti, Fernand Braudel, Ottone Magistrali, Giorgio Vestri e i rappresentanti dell'Università di Varsavia

Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 34.

VI Settimana Gabriella Melis riceve la laurea honoris causa post mortem con-ferita al marito dall'Università di Varsavia

Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 54.

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VII Settimana

Fernand Braudel, Giorgio Vestri, Ottone Magistrali, Roberto Sabatino Lopez. Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 113.

VII Settimana

Fernand Braudel, Giorgio Vestri, Ottone Magistrali, Roberto Sabatino Lopez. Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 130.

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Il nuovo corso: le Settimane dal 1976 al 1984 VIII Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 188.

VIII Settimana

Giorgio Mori, Fernand Braudel, Goffredo Lohengrin Landini, Ottone Magistrali, Aldo de Maddalena, Elio Lodolini. Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 193.

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IX Settimana

Alberto Tenenti, Fernand Braudel, Goffredo Lohengrin Landini, Ottone Magi-strali. Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 256.

IX Settimana

Alberto Tenenti, Fernand Braudel, Aldo de Maddalena. Archivio Istituto "F. Datini", Album 9, n. 276.

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X Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 42.

X Settimana

Gabriella Melis, Paulette Braudel, Fernand Braudel, Gino Barbieri, Ottone Magistrali, Goffredo Lohengrin Landini. Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 52.

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XI Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 97.

XI Settimana

Michel Mollat, Luigi De Rosa. Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 83.

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XII Settimana

Goffredo Lohengrin Landini, Giovanni Cherubini, Peter Mathias. Archivio I-stituto "F. Datini", Album 10, n. 139.

XII Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 141.

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XIII Settimana

Amintore Fanfani, Fernand Braudel, Ottone Magistrali. Archivio Istituto "F. Datini", Busta 11, n. 11.

XIII Settimana

Amintore Fanfani. Archivio Istituto "F. Datini", Busta 11, n. 17.

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XV Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Busta 13, n. 13.

XV Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Busta 13, n. 19.

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XVI Settimana

Archivio Istituto "F. Datini", Busta 15, n. 26.

XVI Settimana

Fernand Braudel, Jean Van Houtte. Archivio Istituto "F. Datini", Busta 15, n. 10.

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CAPITOLO TERZO - FERNAND BRAUDEL E PRATO Fernand Braudel, nei sedici anni della Presidenza dell’Istituto

Datini, instaurò con la città che lo ospitava un intenso rapporto. Non possiamo non ricordare la sua totale fedeltà all’Hotel Flora dove alloggiava tutte le volte che era a Prato, non possiamo non ricordare il profondo legame che ebbe con uno dei sindaci più amati dalla comunità pratese, Goffredo Lohengrin Landini. Un solo screzio, quello provocato dall’intervista che lo storico francese rilasciò il 29 gennaio del 1984 a un periodico brasiliano, ma anche in quella occasione seppe farsi perdonare.

La città lo ricambiò con il conferimento della cittadinanza onoraria, la direzione della Storia di Prato, poderosa ricerca in cui furono coinvolti gli storici più prestigiosi del momento, infine, proprio quando Braudel lasciava l’Istituto e Prato perché la sua elezione ad accademico di Francia era incompatibile con la direzione del Datini, l’amministrazione comunale gli regalò lo spadino, accessorio indispensabile a ogni membro della nota istituzione.

Un breve quadro di ciò che significò Prato nella complessiva esperienza italiana di Fernand Braudel, è stato ricostruito da Alberto Tenenti e pubblicato nel giugno del 1991 su «Prato Storia e Arte»96. Se l’Istituto Datini, grazie all’opera dello studioso lorenese e di Federigo Melis suo ideatore, ha consentito di fare di Prato «la tribuna e lo snodo del dibattito internazionale sul piano della storia economia e sociale», attraverso la storia della città egli ha invece voluto ricostruire «l’immagine della sua operosa e creativa comunità».

3.1 La cittadinanza onoraria Con la deliberazione n. 1092 del 15 dicembre del 197797, il

Consiglio Comunale in prima convocazione, sessione straordinaria e seduta pubblica, discusse il conferimento della cittadinanza onoraria a Fernand Braudel. La motivazione fu presentata dal sindaco che alla fine degli interventi pose ai voti la decisione che fu presa all’unanimità dei quaranta consiglieri presenti e votanti. Si trattava di un riconoscimento attraverso il quale Prato ufficializzava il rapporto che si era stabilito tra il Presidente dell’Istituto Datini e l’intera comunità. Braudel infatti,

96 A. TENENTI, Prato nell’esperienza italiana di Fernand Braudel, in «Prato

Storia e Arte», 78, 1991, pp. 7-14 97 FDPO, Archivio Istituto “F. Datini”, Delibera del Comune, 15.12.1977.

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oltre all’intenso legame che lo univa a Landini, aveva costruito relazioni amichevoli anche con rappresentanti del mondo industriale e culturale.

La cerimonia di attribuzione si svolse l’anno dopo, esattamente il 6 aprile del 1978, il giorno prima dell’inaugurazione della X Settimana di Studi.

3.2 La Storia di Prato, un «cantiere» affidato a Fernand Braudel Lo abbiamo accennato, tra Fernand Braudel e il sindaco

Goffredo Loenghrin Landini era nata una stretta amicizia. Landini provava ammirazione e grande simpatia nei confronti dello storico francese che probabilmente lo ricambiava.

L’idea di realizzare una storia di Prato era nata nell’Istituto di Storia Economica della Facoltà di Economia e Commercio di Firenze, alla fine di un seminario dedicato alla storia di Napoli. Giorgio Mori e Giampiero Nigro in un incontro con il sindaco Landini e Eliana Monarca, assessore alla cultura, discussero di tale eventualità. Erano tutti consapevoli che l’opera poteva essere realizzata e «di poter contare, con l’attività dell’Istituto Datini, su illustri studiosi che costituivano un patrimonio di ricchezza culturale e scientifica, uniti intorno a Braudel il cui amore per la Città era da tutti riconosciuto». Era il 1979 e il lorenese accettò con entusiasmo l’incarico di presiedere il Comitato Scientifico e di coordinare i ben sessanta studiosi che guidò con fermezza e lucidità. Come al solito, per tutto quello che riguardava Prato, decise di farsi aiutare da Alberto Tenenti che fu designato coordinatore.

Il progetto fu approvato dal Consiglio Comunale nel 1979. L’impegno finanziario previsto non era trascurabile, 350 milioni di lire che col tempo sarebbero ulteriormente cresciuti, ma furono soldi ben spesi perché l’opera rimane ancora oggi un importante punto di riferimento.

Si trattò di un lavoro impegnativo che si protrasse per molti anni, un cantiere di cui Braudel fu ingegnere e architetto. D’altronde gran parte dei saggi che in essa sono raccolti erano lavori su fonti inedite o poco conosciute e utilizzate; in alcuni casi fu addirittura necessaria la loro inventariazione. Con la stessa meticolosità fu individuato e scelto l’apparato iconografico (mappe, dipinti, sculture) descritto e inserito nell’opera. Relativamente a quest’ultimo aspetto non si può non ricordare il contribuito insostituibile di Alessandro Pasquini, il colto e sensibile direttore del Museo Civico cittadino. Per tutte queste ragioni i tempi non potevano essere e non furono brevi: il primo

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volume uscì nel 1986 quando Braudel era già morto. Si trattò del tomo dedicato all’Età Moderna perché gli autori dei saggi dedicati al Medioevo erano in ritardo. Lo storico francese che l’aveva concepita e organizzata non poté dunque presentare l’opera, compito che toccò ad Alberto Tenenti che scrisse una breve introduzione nella quale si ispirò a quanto già sottolineato da Braudel: «Si tratta non solo della storia di Prato ma anche di quella dei Pratesi e cioè della loro storia intima». Gli altri volumi uscirono nel 1988, nel 1991 e nel 1997: in quelle occasioni non c’era più neppure Goffredo Loenghrin Landini.

L’opera si poneva lungo la scia della nouvelle histoire e dei suoi due paradigmi: tensione multidisciplinare e lunga durata, niente di più braudeliano; non a caso, è stato scritto come la finalità fosse, da un alto, quella di «cogliere le grandi linee dello sviluppo organico della comunità pratese» e dall’altro, di evidenziarne «i caratteri originali e le peculiarità oltre che le strutture portanti».

3.3 La polemica: Prato, città di evasori fiscali Il 22 maggio 1984 Mario Bernocchi inviò al quotidiano La Na-

zione una nota nella quale rispondeva a una intervista rilasciata da Fernand Braudel a un periodico brasiliano, O Estado de S. Paulo, il 29 gennaio di quell’anno. In quella intervista lo storico francese aveva fatto affermazioni molto discutibili sulle qualità dei pratesi e della loro economia, tra cui l’elevata evasione fiscale.

L’immagine che ne usciva era così «fuorviante e deformante», che Bernocchi chiedeva all’appena nominato Presidente Onorario dell’Istituto Datini una smentita o la affermazione che le frasi ri-portate dall’intervista avevano oltrepassato e di molto il suo pen-siero.

L’intervista, come comprensibile, scatenò un putiferio! Il 24 maggio 1984 ancora il quotidiano La Nazione pubblicò l’interrogazione fatta in Consiglio Comunale dal consigliere re-pubblicano Mario Masini, in cui si chiedeva al sindaco Landini e all’assessore alla cultura Giampiero Nigro se, vista la familiarità avuta con Braudel, non avessero modo di verificare l’opinione in-giusta e pesante nei confronti di Prato. Masini arrivò persino a ipotizzare la revoca della direzione scientifica della Storia di Prato anche perché, per il momento, non aveva dato alcun risultato.

Naturalmente ci furono prese di posizioni decise da parte dell’Unione Industriali che, per voce del suo presidente Antonio Lucchesi, replicò proponendo dati e ricerche documentate che al

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contrario dimostravano la vitalità e l’efficienza della realtà pra-tese.

Braudel a sua volta rispose a Lucchesi, scrisse al Sindaco e naturalmente al direttore del giornale brasiliano chiedendo una smentita di quanto pubblicato. Lasciamo al lettore la lettura dell’interessante documentazione al riguardo98.

3.4 Accademico di Francia Nel 1984 Fernand Braudel venne chiamato a far parte di una

delle più antiche e prestigiose istituzioni di Francia: l’Académie Française. Il 31 maggio dell’anno dopo, nel rispetto della tradizione, indossò il bicorno, l’uniforme verde e portò con sé lo spadino, regalo del comunità pratese, ed entrò a far parte degli «immortali». Il suo seggio era il numero 15, lasciato libero da André Chamson.

98 FDPO, Fondo Melis, AA.III.3/17, lett. n. 2 (Lucchesi a Braudel, 25.05.84);

Ivi, AA.III.3/17, lett. n. 3 (Braudel a Lucchesi, 08.06.1984); Ivi, AA.III.3/17, lett. n. 4 (Braudel a Landini, 25.06.1984); Ivi, AA.III.3/17, lett. n. 6 (Braudel a Mesquita, 25.06.1984).

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APPENDICE FOTOGRAFICA

Goffredo Lohengrin Landini, Fernand Braudel. Archivio Istituto "F. Datini", Busta 15, n.22.

Eliana Monarca, Alberto Magnolfi, Paulette Braudel, Goffredo Lohengrin Landini, Fernand Braudel, Marite Landini, Gino Barbieri, signora Tenenti, Ottone Magistrali. Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 72.

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La cittadinanza onoraria

Mario Bellandi, Pietro Vestri, Paulette Braudel, Goffredo Lohengrin Landini, Fernand Braudel, Giampiero Nigro. Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 25.

La cittadinanza onoraria

Goffredo Lohengrin Landini, Paulette e Fernand Braudel. Archivio Istituto "F. Datini", Album 10, n. 23.

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La cittadinanza onoraria

Fernand Braudel, Goffredo Lohengrin Landini, Fiorenzo Narducci - Archivio Istituto "F. Datini".

Accademico di Francia

Braudel all'Accademia di Francia.

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Accademico di Francia

Lo spadino, dono della città di Prato.

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APPROFONDIMENTI La polemica tra Melis e Sapori

Nella lettera del 18 novembre del 1967 Melis spiegò a Braudel

le ragioni della sua controversia con Armando Sapori; in quella missiva lo storico fiorentino ne mostrava le ragioni. Contrasti che avevano radici lontane, essendosi manifestati apertamente già nel 1955 in occasione della grande mostra dedicata all’Archivio Datini che fu inaugurata da Luigi Einaudi e Giovanni Gronchi, rispettivamente Presidente della Repubblica in carica ed eletto. Non ci soffermeremo sulla disputa storiografica sottostante che fa riferimento alla crisi dell’economia fiorentina e della Penisola italiana della seconda metà del Trecento e alle diverse interpretazioni della figura del mercante medievale. Accenniamo invece a ragioni meno nobili del dibattito scientifico che investivano sostanzialmente il controllo della documentazione datiniana e delle relative ricerche. Tale fu la rabbia dello storico e archivista senese che egli tentò di far chiudere l’esposizione denunciando il suo curatore al Ministero dell’Interno per aver rovinato un documento. Il Ministro fu costretto a inviare un ispettore il quale dichiarò che i materiali archivistici non erano sciupati ma valorizzati! Dopo undici anni, la polemica aveva ripreso corpo perché Sapori, nel Terzo volume dei suoi Studi di Storia Economica, aveva elogiato il medaglione di Iris Origo dedicato al Datini; un elogio che si contrapponeva alle forti critiche del Melis che ne dimostrava errori e incongruenze. Ciò ancora non bastava, lamentava il Melis, perché lo storico senese aveva ritirato fuori il volumetto diffamatorio di Fiorelli99. Nei comportamenti di Sapori si aggiungeva l’irritazione per la costituzione del Centro Datini, operazione da lui tentata senza successo. Preoccupato che tutto ciò potesse nuocere alla istituzione pratese, Melis tornò a lamentarsene con Tenenti il quale in una missiva del 16 giugno del 1968 gli rispose rassicurandolo del fatto che si sarebbe evitato «in ogni modo che qualcuno, foss’anche Sapori, possa nuocere al centro di Prato»100. Dopo poco più di un mese ribadì il suo sostegno assieme a quello del suo Maestro, ma anche di Ugo Tucci e Romani esortando l’amico Federigo a superare la sua irritazione: «Sta certo, in ogni

99 D. Fiorelli, Bilancio di una mostra, in margine alla mostra internazionale

dell’Archivio Datini, Prato, maggio-dicembre 1955, Pistoia, Tipografia Pistoiese, 1955.

100 I.1/1, lett. n. 46, (Tenenti a Melis 16.06.1968).

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modo, che né Braudel né io abbiamo, in fondo, mai avuto alcuna esitazione e l’appoggio che cerchiamo di darti senza restrizione ne è la prova. Anche tu, a mio parere, puoi ormai passar oltre e non attardarti su tali miserie, per darti tutto, come fai, alle cose più degne»101

Il Congresso Internazionale di Storia Marittima sull’Ausonia In base al secondo verbale del Consiglio direttivo del Centro del

16 febbraio del 1968 si apprende che il Comitato Scientifico aveva stabilito di rinviare all’anno successivo il primo grande convegno in cui era coinvolto il Centro: si trattava del «Congresso internazionale di storia marittima» la cui organizzazione quell’anno spettava all’Italia e dunque a Melis.

Si trattava di un impegno considerevole anche dal punto di vista economico, fortunatamente il Comune di Prato offrì un rilevante contributo. La preparazione di questo particolarissimo incontro stava assorbendo molte energie a Federigo Melis che aveva deciso di organizzarlo a bordo di una nave da crociera. Come prima cosa doveva scegliere il porto di partenza: Livorno, Genova o Venezia. Da Prato aveva scritto al sindaco di Venezia per le varie questioni logistiche e finanziarie; nell’occasione gli comunicò che «Se la sua risposta sarà favorevole, la nave scelta sarà l’“Ausonia” in partenza il 12 settembre o il 26. Il viaggio durerà 10 giorni e potremo tenere una seduta a terra a Dubrovnik, che sarà il primo scalo. Gli ulteriori scali previsti sarebbero: Beirut, Famagosta, Istanbul, Pireo e Bari.

Con la Società armatrice ho già stabilito tutte le modalità del noleggio, ottenendo dei prezzi davvero vantaggiosi, perché oscillanti –a seconda delle cabine e del numero dei posti di ciascuna- fra Lit. 110.000 e 150.000, in una nave meravigliosa, completamente climatizzata e che tiene in maniera eccellente il mare»102. A quel favoloso convegno parteciparono oltre ai convegnisti, molti pratesi incuriositi da quella speciale occasione e probabilmente lo stesso Braudel che il 2 agosto del 1968 scriveva all’amico fiorentino: «Si tout s’arrange avec l’Ausonia, ou une autre navire, comptez fermement sur la présence de Paulette et la mienne. Nous adorons la mer l’un et l’autre».

«Paris, le 2 août 1968

101 I.1/1, lett. n. 48 (Tenenti a Melis 24.07.1968). 102 I.1/10, lett. n. 26 (Melis a Braudel 26.07.1968).

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Cher Ami, je me réjouis des bonnes nouvelles que m’apporte votre lettre sur votre santé tout d’abord, sur vos travaux et vos activités. J’applaudis des deux mains. Je dois être en principe, le 19 octobre, à Prague pour y recevoir la médaille Pilecky, si tout va bien en ce pays sympathique mais aussi menacé. Donc par prudence choisissons le rendez-vous le plus tardif que vous puissiez m’offrir, soit le 27 octobre. Vous pouvez absolument compter sur ma présence. Si tout s’arrange avec l’Ausonia, ou une autre navire, comptez fermement sur la présence de Paulette et la mienne. Nous adorons la mer l’un et l’autre. Dans tout ce que vous me dites avec votre gentillesse habituelle, un détail seulement pourrait me déplaire. J’ai reçu les admirables agrandissements et les photographies du merveilleux copialettere de l’Archivio Salviati de Pise. La lecture sans être facile ne dépasse pas nos forces. Mais je voudrais, très cher ami, régler la note des dépenses, sinon je n’oserai plus rien vous demander à ce sujet et à d’autres sujets. Tout cela très grave, alors donnez-moi raison avec le sourire.

Je n’irai pas à Bloomington, la “révolution” de mai m’a trop pris de temps, j’ai besoin de solitude, de travail tranquille. Et je goûte ces biens inestimables avec ravissement: travailler le matin, circuler l’après-midi. La seconde partie de mon livre s’achève. Je serais donc enchanté d’avoir le texte de votre communication à Bloomington, à la fois pour moi et pour les Annales. Surtout ne travaillez pas outre-mesure. Allez tranquillement déjeuner chez Nando, à Pise, c’est une bonne adresse. Présentez mes hommages et nos amitiés à Madame Melis, nos bons souvenirs à Elena Cecchi que nous n’oublions pas. À vous très cordialement, très affectueusement.

F. Braudel PS En mettant cette lettre à la poste, je trouve la vôtre.

D’accord pour le 26. Mille pensées affectueuses. Paulette Braudel»103. «Progress»: intervista a Braudel Nell’aprile del 1981, Amerigo Giuseppucci intervistò Fernand

Braudel. L’incontro ebbe luogo in uno dei locali della segreteria del Sindaco Landini e venne pubblicato nel n. 30 di Progress104,

103 I.1/10, lett. n. 27 (braudel a Melis, 02.08.1968). 104 A. GIUSEPPUCCI, Intervista a Fernand Braudel, in «Progress», n. 30, 1981,

pp. 67-68.

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nota rivista della Cassa di Risparmio di Prato di cui Giuseppucci era funzionario. Gli argomenti affrontati durante il colloquio erano caldi, anzitutto la preparazione della Storia di Prato, le cui tracce non potevano che essere influenzate da considerazioni sul pre-sente come il localismo e la fisionomia policentrica dell’economia cittadina, i rischi della monosettorialità tessile.

Vogliamo soffermarci su l’ultima questione proposta dall’intervistatore: cultura industriale o cultura nel senso più am-pio quella del pratese? Braudel rispose che Prato aveva tutte le carte per essere oltre che una capitale economica anche un centro di cultura. D’altra parte continuava, l’Archivio Datini è una «rari-tà» di cui essere fieri, l’Istituto Datini «è un’altra sicura dimostra-zione della mia convinzione». Insomma Braudel sottolineava il rapporto diretto tra prosperità economica e ruolo culturale. Le sue parole meriterebbero un’aggiornata riflessione, in questa sede ci limiteremo a ricordare come il rapporto tra sviluppo economico e crescita culturale sia sempre stato un legame biunivoco. La storia ci insegna come la valorizzazione del capitale umano e dunque le pratiche formative e l’addestramento siano sempre stati alla base del successo economico delle città toscane medievali e del Rinas-cimento.

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APPENDICE FOTOGRAFICA Il Congresso Internazionale di Storia Marittima sull’Ausonia

Federigo Melis, Michel Mollat - Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/80, n. 45.

Il Congresso Internazionale di Storia Marittima sull’Ausonia

Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/80, n. 141.

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Il Congresso Internazionale di Storia Marittima sull’Ausonia

Jean Van Houtte, Federigo Melis, Luigi De Rosa - Fondo Federigo Melis, VI.IV.2/80, n. 89.

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G. GEMELLI, Fernand Braudel e le scienze sociali in Italia, in Braudel e l’Italia. Atti del Convegno di Studi nel I Anniversario della morte di Fernand Braudel Prato, 28-29 Novembre 1986, a cura di A. Capacci, Comune di Prato, Prato, 1988, pp. 22-51.

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A. TENENTI, L’itinerario della storia, in Prato, storia di una citta, I, Ascesa e declino del centro medievale (dal Mille al 1494), a cura di G. Cherubini, Firenze, Le Monnier, 1991, pp. VII-X.

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ISBN 978-88-95755-66-3 © Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini"

Aprile 2016