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ANNO 2 - NUMERO 4 NOVEMBRE - DICEMBRE 2017 In collaborazione con UK Fibromyalgia www.ukfibromyalgia.com 12 MODI PER MIGLIORARE LA VITA IL TREDICESIMO È LA BELLEZZA Fibromialgia La rivista italiana CONOSCERE LA DEPRESSIONE PER AFFRONTARLA Sono una persona inadeguata e nessuno mi amerà se mi conoscerà realmente...

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In collaborazione con UK Fibromyalgia

www.ukfibromyalgia.com

12 modi per migliorare la vita

il tredicesimo è la bellezza

FibromialgiaLa rivista italiana

CONOSCERE LA DEPRESSIONE PER AFFRONTARLA

Sono una persona inadeguatae nessuno mi amerà se mi conoscerà realmente...

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Fibromialgia.La rivista italiana

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DIRETTORE EDITORIALE:Marina Pirazzi

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Fibromialgia. La rivista italiana è distribuita gratuitamente ai soci de “La Compagnia dei Fibromialgici”.

La quota associativa a La Compagnia dei Fibromialgici è per anno solare, dal 1° gennaio al 31 dicembre (Art.3 dello Statuto “Anno sociale”). Ogni socio riceve in dono i 6 numeri annuali della rivista dell’associazione “Fibromialgia. La rivista italiana”, indipendentemente dal mese di iscrizione. La quota associativa è pari a €20,00 e dà diritto alla versione digitale della rivista. Per chi preferisse ricevere la rivista in for-mato cartaceo, la quota associativa è di €30,00 per permettere all’associazione di coprire i costi di stampa e invio postale. Si possono effettuare i pagamenti con il sistema PayPal, accedendo al sito www.fibromialgiamagazine.it oppure con bonifi-co bancario sul conto corrente dell’associazione:

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- cose stupide che ho detto o fatto a causa della fibrofog, ovvero, quando la fibromialgia manda il mio cervello in pappa

- FIBROGRAFIA: La compagnia dei fibromialgici si racconta: Marco

- il Fatto

- Le parole del dottore

- La Compagnia dei Fibromialgici segnala: mi cHiamo rosita romor e Ho FoNdato A.N.FI.S.C-onlus

- mettici la testa!

- depressioNe

- ChI vA pIANO, vA SANO e vINCe LA LOttA coNtro il peso

- la coNsUleNza psicologica sessUale

- 12 MOdI peR MIGLIORARe LA tuA vItA, aNcHe coN la Fibromialgia

- pilates: la Nascita di UN corpo NUovo

- NessUNo è perFetto

In questo numero

12Articoli

4Rubriche

Editoriale n. 4/2017

La bellezza salverà il mondoFEDOR DOSTOEVSKIJ

La splendida Flora di Tiziano in copertina è il regalo che ci facciamo in questo numero, perché la bellezza non è solo un concetto, non è una moda che pubblicizza una crema, non è il passatempo di storici dell’arte o di esperti paesaggisti. La bellezza è nutrimento per anima e corpo. E’ quella qualità delle cose del mondo capace di appagare l’animo attraverso i sensi, dunque, degna di contemplazione. Non è vero che è più difficile rimanere arrabbiati, feriti, rancorosi quando si contempla la tanta bellezza che il mondo offre?E finalmente un uomo firma la Fibrografia. Grazie

Marco per dare voce alla “minoranza” che rischiamo di trascurare e che, invece, pare essere più cospicua di quel che appare. Troverete questa edizione un po’ più “leggera” (solo 28 facciate) ma, osservando bene, noterete che è ricca quanto le altre. E’ solo più densa perché abbiamo ridotto la dimensione del carattere tipografico per ridurre così il numero di pagine da stampare (costi!). Abbiamo perciò bisogno di conoscere il vostro parere sulla leggibilità del testo su carta. Non mi resta che augurarvi buona e utile lettura.

Grazie per essere con noi!Marina

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mettici la testa!

emma Stark, nutrizionista

Il caso di MonicaVi siete mai chiesti quanto la mente influenzi la salute? So benissimo che quando c’è il giorno nero e il vostro corpo vorrebbe urlare, l’ultima cosa al mondo che vorreste è essere allegri. Ma se vi dicessi che potrebbe essere la medicina giusta? Potete seguire la dieta migliore in circolazione e uno stile di vita perfetto ma se non credete che potrà andare meglio allora ci sono poche possibilità che funzioni. Molti anni fa, il dott. George Engel e il dott. John Romano (USA) condussero uno studio per provare gli effetti dello stress sullo stomaco. Monica, la bambina sulla quale testarono la loro ipotesi, soffriva di atresia esofagea, era nata cioè con l’esofago che non raggiungeva lo stomaco. Non è un evento rarissimo ma purtroppo necessita di parecchie operazioni chirurgiche.Prima che Monica fosse sottoposta alla prima operazione, era il caso perfetto per dimostrare cosa lo stress può causare allo stomaco: i due medici avrebbero potuto controllare le sue secrezioni gastriche avendo diretto accesso allo stomaco per poterla regolarmente nutrire.Lo studio comportava che Monica acquisisse familiarità con entrambi i medici ma con una differenza: uno di loro si sarebbe dimostrato affettuoso mentre l’altro si sarebbe comportato come un estraneo antipatico. Sì, capisco che appaia un po’ più crudele di quel che era nelle intenzioni. Il

dottor Romano (quello buono) trascorse con lei parecchio tempo, tanto che Monica era chiaramente felice quando lo vedeva, quando il dottore apriva la porta Monica cominciava immediatamente a emettere i ghee ghee, sorrideva ed appariva contenta di vederlo. Al contrario, il dottor Engel (quello cattivo) non cercò mai di intrattenere la bambina, entrando e uscendo dalla stanza e lasciandola con un sentimento di incertezza e di paura.

Cosa dimostrò lo studio dei dottori Romano e EngelQuello che l’esperimento dimostrò è che CIO’ CHE PROVIAMO E PENSIAMO HA UN EFFETTO SUL NOSTRO CORPO. Quando il dottore affettuoso era nella stanza, i succhi digestivi di Monica scorrevano a dovere! Quando era nella stanza il dottore cattivo le sue secrezioni gastriche si interrompevano. Ecco come è nato e si è sviluppato il MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE, riuscendo a dimostrare che i fattori biologici, psicologici e sociali impattano sulla salute degli esseri umani.Sono fermamente convinta che il modello bio-psico-sociale è in grado di spiegare perché la fibromialgia assume manifestazioni diverse in ciascuna persona: nessun caso è mai lo stesso di un altro e questo accade perché ogni individuo è soggetto a elementi diversi che esercitano i loro effetti sulla salute, non solo per l’aspetto biologico (ognuno nasce con un patrimonio genetico proprio) ma

Emma Stark decise di diventare nutrizionista qualificata dopo avere molto sofferto a causa della fibromialgia e della sindrome da stanchezza cronica. Prima di dovere abbandonare lo sport per ragioni di salute, era allenatrice di rugby. Ora s’impegna ad aiutare gli altri con ciò che ha studiato e appreso.

anche socialmente e psicologicamente.Per alcuni di noi, seguire una dieta ineccepibile può fare un’enorme differenza mentre altri, seguendo la stessa dieta, continuano a soffrire sintomi, spesso a causa degli elementi stressogeni, passati e presenti, i cui effetti perdurano. Siamo tutti diversi e unici e a volte può essere scoraggiante provare qualcosa di nuovo e non averne alcun beneficio ma, per gestire la fibromialgia, dobbiamo cercare di arrivare alle cause dei sintomi per tentare di ridurli al minimo. Ci vuole tanto tempo per imparare a gestire una condizione cronica perché bisogna imparare a gestire molti fattori allo stesso tempo. Per dare un contributo alla fase di apprendimento e transizione, ho pensato che fosse bene suggerire qualche trattamento naturale per aiutare almeno a rendere più sopportabili i sintomi.Può essere difficile orientarsi su cosa offrire allo stomaco quando molti di noi sono già sensibili a certe medicine, terapie e trattamenti. Cercherò dunque di fare riferimento al potere degli elementi naturali, prendendo una strada libera da composti chimici potenzialmente pericolosi.

ATTENZIONE: voglio precisare che è sempre necessario consultare il proprio medico prima di prendere qualsiasi medicamento, specie se state già seguendo una terapia farmacologica di qualche tipo o nel caso abbiate qualche altra malattia, oltre alla fibromialgia.

La fitoterapia: aloe, zenzero e liquirizia per cominciareI fitoterapici (erbe medicinali) sono spesso classificati nella grande categoria della “medicina alternativa”. Si tratta di un luogo comune in quanto la maggior parte dei medicinali “non alternativi” derivano da estratti vegetali.

QUINDI I PRODOTTI FITOTERAPICI DOVREBBEREO ESSERE TRATTATI COME MEDICINE

QUANDO USATI NELLE DOSI CORRETTE.

Una volta andai in vacanza alle Isole Canarie e notai che vendevano prodotti di aloe vera ovunque. L’aloe è coltivata localmente e perciò si può avere il prodotto freschissimo corredato da tutta la conoscenza tradizionale. Finii per comprare un gel di aloe vera con aggiunta di artiglio del diavolo, una combinazione che, vi assicuro, funziona meglio del calore profondo, profuma deliziosamente e rende la pelle soffice. Quando si tratta di aloe vera bisogna ammettere che è una pianta miracolosa! Se usata esternamente, come una crema topica, può calmare le bruciature e curare le ferite. Se usata internamente cura l’infiammazione causata dalle ulcere della bocca e l’irritazione del tratto gastro intestinale. E’ anche un potente lassativo se usato in polvere.Lo zenzero è l’erba più studiata per la nausea e il vomito in

quanto è efficace con quasi ogni tipo di nausea ed esistono molti studi che ne provano il grande successo senza effetti collaterali negativi. Mi faccio sempre una bevanda calda con limone e zenzero quando ho la nausea ed aiuta davvero a rimettere a posto lo stomaco, oltre a contribuire alla dose quotidiana di antiossidanti. Quando si tratta di bruciore retro-sternale e reflusso acido, prevenire è meglio che curare. Soffro di reflusso gastro esofageo e a volte mi sembra di diventare matta, sebbene assumessi da sempre delle pastiglie anti-acido oltre all’omeprazolo per prevenirlo. Non c’è davvero un’unica verità su che cosa lo provochi, per esempio la maggior parte della gente sente il bruciore retrosternale quando mangia la cipolla o del cibo speziato, mentre io potrei mangiare una ciotola di cipolle speziate e stare benissimo ma se mangio qualcosa di grasso per me è la fine. I cibi che più comunemente lo causano sono salsa di pomodoro cotta, eccesso di caffeina, cioccolato, bevande gassate, cibi fritti, fumo, alcool, grassi animali, cibi grassi e latticini. Se fate uno sforzo per capire che cosa scatena il vostro reflusso potete cominciare a controllarlo. Per me, adottare una dieta totalmente vegetariana e rinunciare a qualunque cosa artificiale mi ha aiutato a fare il salto dalla riduzione dell’infiammazione alla cura dello stomaco. E’ vero che si tende ad aumentare la quantità di nutrienti mangiando solo vegetali perché si è consapevoli di dovere compensare i nutrienti che derivano da prodotti animali, dunque, per diversi motivi, intraprendere una dieta vegana è cosa che si deve fare dapprincipio con la guida di un nutrizionista esperto. Mentre cercate di capire che cosa scatena in voi il reflusso, uno dei rimedi naturali che mi sento di consigliare è la liquirizia. Attenzione però alla pressione arteriosa: se soffrite di ipertensione, scegliete esclusivamente la liquirizia etichettata DGL (deglicirinizzata) che è la forma di liquirizia che non aumenta la pressione arteriosa. In ogni caso, valutate con il vostro medico gli effetti collaterali che può provocare nel vostro caso specifico.Parlate inoltre col vostro medico del test per l’elicobacter pilori: se risultaste positivi al test, dovrete trattarlo in modo appropriato e zenzero, aloe e liquirizia certamente non basteranno.

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depressioNe può essere depressione anche se non è visibiledott.ssa Roberta Rubbolipsicologa psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale – Cervia (RA)

Stiamo parlando di uno dei disturbi maggiormente diffusi nella popolazione generale, con maggior prevalenza tra le donne e con forte presenza tra le persone fibromialgiche.

In questo primo di due articoli sulla depressione comincio raccontandovi cosa depressione non è.

La depressione NON è: # uno stato d’animo negativo passeggero La depressione è un disturbo clinico, non è un normale stato di tristezza. Tutti noi abbiamo avuto esperienza di giornate storte in cui ci sentiamo giù di morale, irritabili, avviliti. In questi casi possiamo parlare di calo dell’umore transitorio, in genere legato ad eventi esterni. Nel disturbo depressivo maggiore, invece, si trascorrono intere settimane in un buio profondo, paralizzante, angosciante, senza un apparente motivo; comunque, la durata e l’intensità di questa condizione sono sproporzionate rispetto all’evento scatenante.

# la normale reazione di elaborazione di un lutto Mi è capitato di ascoltare la storia di una signora che, rivoltasi al suo medico perché da due giorni non riusciva a smettere di piangere in seguito alla morte improvvisa di una carissima amica d’infanzia, si è vista prescrivere un antidepressivo. Come spiegherò nel corso di questo articolo, i farmaci antidepressivi sono molto utili ma solo nei casi in cui 1) vi sia una diagnosi di depressione; 2) la depressione sia classificata come severa. In questo caso, come potete bene immaginare, la signora in questione non era depressa, ma profondamente e comprensibilmente distrutta dalla morte dell’amica. Da terapeuta, mi preoccuperei di più se vedessi indifferenza o tranquillità in una persona che avesse appena vissuto una tale perdita. Una reazione “normale” al lutto, pur essendo accompagnata da forte sofferenza, dura dai 2 ai 6 mesi e durante questo periodo, la persona non depressa migliora senza bisogno di trattamenti.

# pigrizia o mancanza di volontàNon c’è niente di peggio, per una persona depressa, che sentirsi dire “su, reagisci, basta volerlo”, o frasi simili perché, anche se dette in buona fede, queste frasi aumentano il già elevato senso di colpa di cui quella persona è vittima. Se si sta vivendo un episodio depressivo, NON “BASTA VOLERLO” per uscirne.

# una condanna

E finalmente veniamo alle buone notizie. La depressione è un disturbo dell’umore curabile. Se non trattata, essa ha un andamento cronico, con ricadute sempre più intense, frequenti, durature. Con la giusta terapia, però, la fase acuta della depressione si può vincere. Attraverso un attento lavoro di prevenzione delle ricadute, inoltre, se ne può interrompere o migliorare il corso.

COS’È DUNQUE LA DEPRESSIONE?Il DSM 5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) la classifica come Disturbo depressivo maggiore in un quadro caratterizzato da umore depresso e/o perdita di interesse o piacere per le attività che la persona era solita svolgere, che si protrae per un periodo minimo di due settimane.

Tra gli altri sintomi per fare diagnosi: • significativa perdita di peso o aumento di peso;• insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni;• agitazione o rallentamento psicomotorio quasi tutti i

giorni;• sentirsi stanchi, affaticati e privi di energia quasi

tutti i giorni: la mancanza di energia è caratteristica di molte persone depresse; paradossalmente, come vedremo più avanti in questo articolo, più la persona riprenderà a svolgere attività, meno stanca si sentirà. Ovviamente, non si tratta di una stanchezza fisica ma emotiva: la stanchezza mentale diminuisce quando torniamo ad impegnarci e a focalizzarci su qualcosa che non siano il nostro pensiero e il rimuginio;

• sentimenti di autosvalutazione e colpa eccessivi ed inappropriati quasi tutti i giorni;

• ridotta capacità di concentrazione o indecisione, quasi tutti i giorni:

• pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria o tentativi di suicidio. Il depresso si sente un peso per i familiari e gli amici che lo incitano a reagire e a ritornare come era prima ma lui non può farlo e per questo si sente un inetto e un peso per gli altri.

Ma i sintomi non sono finiti e si possono trovare nella persona depressa pessimismo, diminuzione del desiderio sessuale, irritabilità, difficoltà di memoria (negli anziani questi deficit possono essere scambiati per demenza, infatti si parla di “pseudodemenza”), crisi di pianto, difficoltà a sorridere, ansia ed ipervigilanza. La persona depressa non ha più voglia di prendersi cura di sé, di

lavorare, di fare sport o di avere rapporti sessuali. Sente che manca la motivazione per fare qualsiasi cosa e vede la vita come un’inutile fatica. La mattina è il momento peggiore per chi soffre di depressione: ci si sveglia (molto presto!) già stanchi. La giornata da affrontare è una montagna da scalare e fa paura. La depressione è considerata un disturbo dell’umore poiché le persone che ne soffrono si sentono tristi, inadeguate e incapaci di svolgere i normali compiti quotidiani. Presentano inoltre una mancanza assoluta di speranza e si percepiscono come “inaiutabili”.

ALTRE FORME DI DEPRESSIONEQuando, oltre agli episodi depressivi, la persona vive episodi maniacali, vale a dire periodi di umore eccessivamente euforico o irritabile e di aumento dell’energia, si parla di disturbo bipolare.La distimia è invece una sorta di depressione con una sintomatologia più attutita ma costante e duratura (deve durare almeno due anni). La depressione post-partum si differenzia dalla depressione semplicemente per il periodo di esordio che è generalmente entro 4 settimane dal parto, anche se le implicazioni possono essere diverse. Le madri vivono spesso sensazioni di inadeguatezza e di colpa in quanto i messaggi che i media trasmettono mettono in luce un aspetto limitato della maternità: la gioia e l’entusiasmo che la nascita di un figlio comporta. Queste madri devono sapere però che è normale, dopo la nascita di un figlio, sentirsi a tratti tristi, spaventate, sovraccaricate. Vedendo solo l’aspetto felice della genitorialità, spesso le mamme si sentono sbagliate, presentando pensieri del tipo: “tutte le mamme sono felici, mentre io mi sento spesso triste e stressata; significa che non sono una buona madre!”.Non dimentichiamo, infine, che anche i bambini possono soffrire di depressione. Esiste infatti la depressione infantile.

Guardiamo i sintomi da vicinoLa depressione si presenta come una costellazione di sintomi. Li presento raggruppati in 4 categorie.

SOMATICI (per es., cefalea, astenia, stipsi). I sintomi somatici possono essere molteplici e riguardare organi diversi. Spesso l’umore depresso si accompagna a frequenti mal di testa o lombalgie o, ancora, a sintomi gastrointestinali.

COGNITIVI (pensieri disfunzionali). La persona depressa manifesta uno stile di pensiero incentrato sul pessimismo, l’assenza di fiducia nel futuro, la personalizzazione e l’autosvalutazione. Frasi tipiche della depressione sono:

Va tutto male / Sono un perdente (autocritica)Non sopporto di sbagliare / Non riesco a decidere

(indecisione)

Non riesco a non pensarci (ruminazione)Sono solo un peso

Una manifestazione tipica della depressione è la ruminazione, ossia la tendenza a spostare l’attenzione verso se stessi, invece che all’esterno. Si trascorrono le giornate dentro ai propri pensieri, mentre il mondo esterno e le altre persone quasi non esistono più. Si ragiona sulla propria condizione e si cerca di individuarne cause e conseguenze. Questi pensieri, inutile dirlo, non fanno altro che peggiorare l’umore, innescando una spirale negativa. La ruminazione è infatti un importante fattore di mantenimento della depressione. Più si rivolge l’attenzione ai propri stati interni, più si abbassa l’umore; umore basso è sinonimo di difficoltà di concentrazione e ragionamento, per cui si elaboreranno le informazioni in maniera distorta, concentrandosi solo sui risvolti negativi delle situazioni e questo perpetuerà il circolo vizioso. Un pensiero tipico in depressione è “devo pensare, rimuginare, ragionare, perché questo mi aiuterà a capire cosa mi sta succedendo e a trovare una soluzione”. In realtà, la soluzione non si troverà pensando. La situazione migliorerà (senza nemmeno trovare una reale soluzione) quando la persona, aiutata dalla psicoterapia, riuscirà gradualmente a reintrodurre nella sua vita piccole attività giornaliere, spostando pian piano il focus da sé e dai propri pensieri/ruminazioni verso l’esterno. In questo modo interromperà la spirale distruttiva e, tornando a frequentare amici o luoghi piacevoli, tornerà a sperimentare anche ciò che viene chiamato “rinforzo sociale positivo”. Trattare la ruminazione è un obiettivo terapeutico importante perché, oltre ad essere un fattore di mantenimento della depressione, è anche un fattore che predispone alle ricadute.

AFFETTIVI (umore depresso). Le emozioni che un depresso sperimenta sono in primis la tristezza e la disperazione ma anche l’apatia, il senso di colpa e, spesso, la rabbia e l’irritabilità.

COMPORTAMENTALI (isolamento, riduzione delle attività). Le persone depresse tendono ad isolarsi e a ridurre notevolmente le attività quotidiane, limitandosi a svolgere solo i “doveri” (ammesso che ci riescano) e tralasciando qualsiasi hobby, sport, impegno con gli amici, ecc. Possono inoltre manifestare comportamenti aggressivi, sia a livello verbale (insulti) che fisici (rompere oggetti, picchiare le persone).

LE CAUSEEsistono diverse teorie sulle cause della depressione: biologiche, genetiche e psicosociali.

Biologiche: Cambiamenti nella regolazione di alcuni neurotrasmettitori (serotonina e noradrenalina) sono presenti nelle persone che soffrono di depressione.

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L’abbassamento dei livelli di noradrenalina fa sì che vi sia una diminuzione dell’iniziativa (non si riesce nemmeno a fare una doccia), mentre l’abbassamento della serotonina causa disturbi del sonno, peggiora l’umore e aumenta i pensieri ossessivi e l’irritabilità.Genetiche: studi sui gemelli mono e dizigotici e sulle adozioni confermano l’ipotesi della ereditabilità della depressione, anche se in misura minore rispetto al disturbo bipolare. Tale ereditabilità risulta però meno evidente per le forme lievi di depressione. Il disturbo depressivo è 2-3 volte più frequente tra i familiari di primo grado delle persone che ne soffrono, rispetto alla popolazione generale.Psicosociali: Il rischio di depressione è maggiore negli individui che presentano alcune variabili psicologiche (bassa autostima, scarse capacità di coping, difficoltà nella gestione dello stress). E’ altrettanto vero che la depressione può essere preceduta da eventi stressanti, come lutti, separazioni, pensionamento, traslochi, problemi giudiziari, ecc. Esperienze di perdite precoci (lutti, abbandoni, trascuratezza) possono predisporre allo sviluppo di depressione.

Mentre il primo episodio depressivo può essere provocato da un evento stressante o traumatico, i successivi, in genere, non necessitano di alcun fattore scatenante e compaiono… dal nulla, come se all’improvviso venisse premuto l’interruttore che spegne la luce.

IL MODELLO COGNITIVO DELLA DEPRESSIONEEssendo la psicoterapia cognitivo-comportamentale la più efficace nel trattamento della depressione maggiore, proviamo a comprendere il modello che ne sta alla base.

Secondo Lewinsohn, alla base della depressione vi sono la diminuzione dei rinforzi positivi ricevuti dall’ambiente e l’aumento delle esperienze negative. In altre parole, quando in seguito ad un evento di vita come un lutto o una separazione, ci isoliamo e allontaniamo dal nostro solito ambiente, iniziano a mancarci i rinforzi che in genere arrivano dall’esterno (il complimento di un’amica, un sorriso, una gratificazione) e conseguentemente aumentano le esperienze negative. Questo abbasserà il nostro umore e la nostra attenzione e tutti gli altri processi cognitivi (memoria, ragionamento, ecc.) si focalizzeranno su tali esperienze fallimentari in modo da diminuire ulteriormente il nostro benessere. Qualche volta, poi, succede che la passività e la depressione siano rinforzate dall’ambiente familiare. Se una persona, cioè, è vista come malata e impossibilitata a compiere anche le minime attività quotidiane, potrebbe ricevere maggior sostegno dai familiari, o potrebbe non essere più caricata delle solite responsabilità. Si parla, in questo caso, di vantaggi secondari della depressione. Non si tratta, ovviamente, di

un meccanismo consapevole ma di un condizionamento automatico.

Seligman parla invece di impotenza appresa. Secondo tale teoria, di fronte ad un evento stressante, l’essere umano reagisce mettendo in atto una reazione di attacco-fuga, sviluppando ansia e agitazione, sviluppando poi una depressione quando si rende conto che è impossibile modificare l’evento stesso o trovarvi soluzione. Si crea cioè uno stato di passività dettato dall’impotenza di modificare la situazione esterna.

Talvolta la depressione può essere facilitata anche da un deficit nelle abilità sociali. Alcune persone, cioè, faticano a fare nuove amicizie, ad iniziare una conversazione o ad esprimere la propria opinione. Possiedono quello che si definisce uno stile di comunicazione passivo. Imparare ad esprimersi con “assertività” (un giusto compromesso tra passività ed aggressività, tra il rispetto degli altri e il rispetto di noi stessi) può essere un primo passo per migliorare anche il proprio umore.

Alla base della terapia comportamentale razionale emotiva (REBT) di Ellis vi è il concetto di idee irrazionali, pensieri disfunzionali di cui siamo poco o per nulla consapevoli, che influenzano notevolmente il nostro comportamento. Tali idee irrazionali comprendono, per esempio, “io devo sempre essere amato, rispettato e stimato da tutte le persone per me significative”, o “io devo sempre mostrarmi perfettamente competente in tutto ciò che faccio e sotto ogni aspetto, altrimenti non valgo nulla”. Capite bene che, se ci basassimo su questi principi, saremmo destinati al fallimento. In particolare, termini come “DEVO”, “TUTTI”, “SEMPRE”, rendono irrazionali questi pensieri.

Il modello cognitivo della depressione di Aaron T. Beck si fonda sul presupposto che alla base della depressione vi sia la cosiddetta triade cognitiva: una visione negativa di sé, del mondo esterno e del futuro. La persona depressa, cioè, presenta una fortissima autocritica supportata da pensieri come “non valgo nulla”, “è tutta colpa mia”, “sono un enorme fallimento”. Tende inoltre ad attribuire a se stesso la causa di ogni fallimento e a considerare frutto del caso qualsiasi successo. Il mondo esterno viene visto come pericoloso e complicato e gli altri come troppo critici, ingiusti o inaffidabili. Il futuro, infine, non è nemmeno immaginabile. Pensieri come “non ne uscirò mai” o “è tutto inutile” accompagnano quasi sempre uno stato depressivo.Il modello cognitivo di Beck si fonda sul principio, che sta alla base della terapia cognitivo-comportamentale, secondo cui non sono mai le esperienze (esterne o interne) a determinare le nostre emozioni e quindi a guidare i nostri comportamenti. Le nostre reazioni dipendono sempre

dal pensiero automatico con cui leggiamo la situazione stessa. Chi soffre di depressione, manifesterà pensieri disfunzionali, dovuti ad alcuni errori di ragionamento. Per esempio, tenderà ad utilizzare:• la generalizzazione: “se il mio matrimonio è fallito,

non riuscirò mai più ad avere una relazione stabile e serena”;

• la minimizzazione: “ho superato il concorso perché le domande erano semplicissime; ci sarebbe riuscito chiunque”;

• la personalizzazione: “la cena è stata noiosa solo per colpa mia”;

• il ragionamento emotivo: “siccome sono così triste, significa che andrà tutto male”.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5; Milano: Raffaello Cortina Editore.

Fava G.A. (2017). Psicoterapia breve per il benessere psicologico. Raffaello Cortina Editore.

Galeazzi A. e Meazzini P. (2004). Mente e Comportamento. Trattato di psicoterapia cognitive-comportamentale. Ed. Giunti.

Leahy (2012). Come sconfiggere la depressione. Un percorso di autoaiuto. Raffaello Cortina Editore.

Morosini P., Piacentini D., Leveni D., McDonald G., Michielin P. (2004). La Depressione. Che cosa è e come superarla. Manuale di psicoterapia cognitivo-

comportamentale per chi soffre di depressione, per chi è a rischio di soffrirne e per i suoi familiari. Ed. Avverbi.

I pensieri automatici disfunzionali non sono altro che la punta dell’iceberg: all’origine si trovano schemi di base molto più profondi, come “io sono una persona inadeguata” oppure “non sono amabile, nessuno mi amerà se mi conoscerà realmente”, nati durante la nostra infanzia e legati alla nostra storia familiare e alle esperienze vissute. Tra due mesi vedremo come modificare i pensieri automatici disfunzionali e curare quindi la depressione.

ChI vA pIANO, vA SANO e vINCe LA LOttA CONtRO IL peSO

Un recente studio afferma: se stai cercando di perdere peso, prenditi il tuo tempo e non perdere la concentrazione.I ricercatori hanno scoperto che chi ha intenzione di perdere peso ma si sente nervoso o agitato è anche meno propenso a continuare la dieta dimagrante.Emily Feig, autrice principale dello studio e laureata all’università di Drexel, Philadelphia (USA), afferma che nella prima fase del programma di controllo del peso è fondamentale adottare comportamenti stabili e regolari, nell’alimentazione e nella perdita di peso, per mantenere tali cambiamenti nel lungo periodo.I ricercatori si sono concentrati sullo studio dei motivi per i quali alcune persone hanno più problemi di altre a mantenere costante nel tempo la perdita di peso. Allo studio hanno partecipato 183 persone in un programma di dimagrimento della durata di 12 mesi. Chi ha preso parte all’esperimento è stato seguito per due anni.Il programma prevedeva che i 183 partecipanti si ponessero precisi obiettivi da raggiungere attraverso una dieta ipocalorica e l’esercizio fisico. In più, in incontri di gruppo settimanali, parlavano dei propri comportamenti alimentari, come le loro voglie, i loro eccessi ed i loro sfoghi alimentari. Un anno dopo la fine del programma di dimagrimento furono pesati per l’ultima verifica. Lo studio, pubblicato il 28 Agosto 2017 sul giornale

“Obesity”, ha rilevato che i partecipanti con cambiamenti di peso irregolare non hanno riportato risultati positivi, a differenza di quelli che hanno perso peso con regolarità e costanza nel corso del programma. Questi ultimi, alla pesatura finale (dopo 24 mesi dall’inizio del programma) avevano mantenuto il peso raggiunto al termine dei 12 mesi di sperimentazione.Se siete sovrappeso, il suggerimento è dunque quello del principale ricercatore dello studio, professore di psicologia a Drexel, che sulla rivista scientifica dell’università ha consigliato:Prendi parte a un programma per dimagrire e rispettalo giorno per giorno, anche se ciò può significare perdere solo mezzo etto la settimana.

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race article

Diete e controllo del peso. I fatti accertati:• Dieta equilibrata e attività

fisica aiutano a prevenire il cancro

• Il tasso di obesità nei Paesi ricchi è molto alto

• La TAC cerebrale ci aiuta a capire perché i ragazzi ingrassano

• L’atto del mangiare fa rilasciare nel cervello gli ormoni del “buonumore”

• Chi va piano, va sano e vince dimagrendo

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la coNsUleNza psicologica sessUale

dott.ssa Laura pedrinelli Carrarapsicologa e psicoterapeuta

Le persone affette da fibromialgia possono incontrare importanti problematiche per quanto concerne la loro vita sessuale. Nel precedente articolo avevo parlato del vaginismo (facente parte del disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione) e di come possa essere aggravato o generato dalla fibromialgia. E’ possibile, quindi, che la sindrome fibromialgica comporti importanti disagi nel rapporto col proprio corpo e nell’intimità di coppia.

Una buona intesa sessuale è importante nella relazione sentimentale ma ci sono molte persone che vi rinunciano perché soltanto abbracciare il proprio partner crea sofferenza fisica. Diversamente avviene, invece, per altre coppie, dove il discorso sessuale passa in secondo piano o non è assolutamente preso in considerazione.

Nel caso si faccia parte di quelle coppie che ci tengono a preservare una sessualità soddisfacente, è certamente di aiuto rivolgersi ad un professionista per ricevere una consulenza psicologica sessuale.

Perché è importante chiedere una consulenza psicologica sessuale?• Perché spesso ci si adatta alla situazione negativa

attraverso comportamenti di evitamento o di sopportazione del dolore (quando è possibile sopportare); di fatto, non ci si rende conto che si potrebbe migliorare la propria sessualità e quindi anche l’armonia di coppia e il benessere psicofisico.

• Perché lo psicoterapeuta può comprendere i punti cardine del problema e fornire alcune soluzioni che a loro volta possono aiutare a migliorare l’intesa sessuale e di coppia.

• Perché i comportamenti di evitamento possono portare ad un peggioramento del rapporto di coppia.

• Perché i comportamenti di sopportazione portano ad un peggioramento del dolore fisico e psicologico.

• Perché ogni situazione vissuta negativamente e con sofferenza a causa della malattia si ripercuote sul vissuto psicologico della persona (dolore psichico, ansia, agitazione, senso di impotenza, frustrazione, ecc.) aumentando l’entità e la qualità dei sintomi provati.

Le tipologie di intervento dello psicoterapeutaInizialmente, il professionista approfondirà la storia del paziente e il suo rapporto di coppia, si cercherà insieme di comprendere l’impatto sul fisico dovuto alla

fibromialgia (dolore, contrazioni muscolari) e come questi sintomi influiscano sulla qualità della vita della persona. Importante sarà anche valutare il valore dato alla sessualità e gli aspetti di complicità sessuale più presenti fra i partner.

La comprensione dei sintomi psicologici percepiti (per esempio: ansia generalizzata, depressione, attacchi di panico) fornirà ulteriori elementi per comprendere il loro influsso sul comportamento e sulla rappresentazione mentale che la persona affetta da fibromialgia ha sviluppato di sé e del suo quotidiano. Di conseguenza, la sintomatologia provata potrà influenzare le reazioni del partner e la percezione che ha della vita di coppia.

In effetti, lo stato di forte ansia può produrre pensieri catastrofici che alterano la realtà e la predispongono in maniera altamente negativa. In molti casi, la persona con fibromialgia non penserà: Avrò meno disagio durante la penetrazione perché i rimedi dati dal ginecologo mi aiuteranno; nel caso contrario, cercheremo ulteriori soluzioni. A causa delle esperienze negative accumulate e del pensiero catastrofico, la riflessione della persona con fibromialgia e con una forte ansia sarà, molto facilmente questa: Proverò dolori lancinanti e non ci potrà mai essere nulla per lenirli!

Sarà fondamentale, perciò, lavorare in modo psicoeducazionale, per fornire alla persona informazioni circa i meccanismi psicologici che si sono attivati e il modo per ridurli, per esempio: come limitare i pensieri catastrofici. Allo stesso tempo, si potrà intraprendere un lavoro psicoterapeutico profondo per aiutare il paziente a limitare gli stati ansiosi e/o depressivi, diminuendo alla fonte le reazioni ad essi collegate. Sovente, già il solo fatto di aspettarsi di provare sofferenza crea una tensione muscolare e psicologica che aumenta i livelli di dolore.

Anche il lavoro psicocorporeo sarà fondamentale, insegnando tecniche di respirazione e rilassamento che potranno aiutare la persona a ridimensionare le tensioni muscolari provenienti da stress psicologici e stati ansiosi.

Riguardo, invece, all’intervento psicosessuale vero e proprio, il professionista aiuterà i due partner a comprendere meglio le fonti di piacere corporeo e mentale e a saperle stimolare nel modo più efficace. Spesso le persone si focalizzano soltanto su alcuni tipi di piacere erotico dimenticando, o non conoscendo, la possibilità di ampliare le opzioni. Sarà importante anche dare la giusta priorità ai preliminari e ad una sessualità più

fantasiosa e meno ristretta alla sola penetrazione.

Rispetto dell’intimitàPer la sensibilità degli argomenti trattati, che molto spesso comportano imbarazzo nel parlarne con un estraneo, il professionista utilizzerà estrema delicatezza e rispetterà i tempi di ogni persona nel riuscire a raccontarsi in maniera così intima.La persona non dovrà mai sentirsi obbligata o forzata a parlare del privato se non si sente a proprio agio e i contenuti espressi saranno trattati in modo assolutamente delicato, rispettoso, non giudicante e con tutta la riservatezza che il segreto professionale comporta.

Consulenza individuale o di coppia?E’ possibile effettuare sia l’una che l’altra, molto dipende dalla disponibilità del partner a svolgere la consulenza. Se entrambi i partner sono interessati e motivati si svolge una consulenza di coppia, altrimenti è possibile richiedere una consulenza individuale per poter comunque lavorare sulle proprie modalità di pensiero e di comportamento nella sessualità.

Come scegliere il professionista e dove trovarloPer quanto concerne la scelta del professionista, è fondamentale che sia uno psicologo, o un medico,

psicoterapeuta e formato in sessuologia. In questo modo, egli potrà comprendere le problematiche alla base delle difficoltà provate e valutare il giusto intervento, anche in collaborazione con altri professionisti come, per esempio, il ginecologo o l’andrologo.Riguardo invece a dove trovarlo, usualmente, sono possibili tre ambiti di lavoro:a) IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE. Informatevi presso l’unità operativa di reumatologia del vostro ospedale cittadino, o del nosocomio regionale se è vicino, per sapere se nel reparto è presente uno psicoterapeuta formato in sessuologia. b) LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO. Esistono varie realtà O.N.L.U.S., distribuite nel nostro territorio, che si occupano di persone affette da fibromialgia. Allo stesso tempo, ci sono consultori privati, sempre su base volontaristica, che hanno al loro interno psicoterapeuti. Documentatevi sulla loro presenza e se mettono a disposizione colloqui con uno psicoterapeuta formato in sessuologia.c) LA LIBERA PROFESSIONE. Certamente non mancheranno psicoterapeuti formati in sessuologia nella vostra città, a volte può bastare anche soltanto un colloquio per comprendere come migliorare la propria sessualità.

Laura Pedrinelli Carrara Psicologa Psicoterapeuta Formatrice di Senigallia (An). Formata in Sessuologia e in Psicologia Oncologica e delle Patologie Organiche Gravi. Ha pubblicato per la casa editrice Erickson e per Streetlib libri sulla riabilitazione cognitiva dell’anziano, sul benessere psicologico e sugli aspetti emozionali del paziente, del caregiver famigliare e dell’operatore.

Il suo sito: www.laurapedrinellicarrara.it

Del resto, ci si può eccitare anche soltanto

col pensiero e i preliminari possono essere, già di per sé,

altamente gratificanti!

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12 MOdI peR MIGLIORARe LA tuA vItA, aNcHe coN la Fibromialgia

Vivere con la fibromialgia può essere incredibilmente difficile. Affrontando il dolore costante e la stanchezza estrema, corriamo il rischio di avere delle ripercussioni a livello fisico e mentale ma ci sono alcune cose che possiamo fare per ridurre il rischio e la frequenza dei sintomi e, di conseguenza, vivere una vita più piacevole. Sebbene non ci siano modi garantiti per evitare gli attacchi, esistono delle strategie che possiamo attuare

per rendere più efficaci i nostri mezzi di difesa.

Per aiutarci a migliorare la vita quotidiana con la fibromialgia, abbiamo combinato una serie di suggerimenti basati sulle informazioni fornite da WebMD e Pratical Pain Management. E abbiamo aggiunto qualcosa di nostro. Prendiamoci cura di noi nel miglior modo possibile.

Caravaggio. Canestra di frutta

1- Mangia in modo equilibratoOgni paziente affetto da fibromialgia è diverso. Alcuni potrebbero scoprire che determinati alimenti innescano un attacco e peggiorano i sintomi, quindi una dieta basata sull’eliminazione di alcuni cibi potrebbe aiutare a determinare quali alimenti non fanno bene al nostro organismo. Mangia dunque seguendo una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali ed evita il più possibile di mangiare cibi preconfezionati, con alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi. Un diario alimentare ti aiuterà a capire se alcuni cibi, come i latticini o il glutine, possano innescare attacchi di fibromialgia. Chi ha un intestino delicato eviti i cibi integrali e le verdure crude croccanti e a foglia larga.

Edgar Degas. La scuola di danza (dettaglio)

2- Fai attività fisicaPuò sembrare controproducente fare attività fisica se ci si sente affaticati, lo sappiamo bene, ma è una contraddizione apparente: l’esercizio aumenta i tuoi livelli di energia, migliora lo stato d’animo e ti aiuta a dormire. Non devi correre una maratona, basta impegnarsi senza superare i limiti dell’accettabile.

Alexandre Cabanel. La nascita di Venere

3- Fai un massaggioI massaggi aiutano a ridurre la rigidità dei muscoli e ad attenuare il dolore, sono molto rilassanti e un ottimo espediente per diminuire lo stress e staccare la spina. Spesso, in seguito a un massaggio, le persone fibromialgiche riportano livelli inferiori di dolore e miglioramenti nel movimento e nella flessibilità. Anche l’uso di olii essenziali durante un massaggio può aiutare.

George Seurat. Domenica alla Grande-Jatte (dettaglio)

4- Evita lo stress Sappiamo che è impossibile eliminare completamente lo stress dalla nostra vita, abbiamo anche visto, nel numero precedente, che non sarebbe nemmeno augurabile ma possiamo limitare la quantità di stress alla quale sottoponiamo noi stessi. Prova a cercare dei modi per alleviare lo stress come evitare di sovraffaticarti delegando ad altri, ed evitando di trascorrere il tempo con persone che aumentano il tuo livello di stress. Soprattutto comincia a praticare la meditazione, oppure altri passatempi come passeggiare nel verde. Se non puoi uscire, procurati film comici, ascolta musica, insomma, ritaglia del tempo da dedicare a te stesso. Ricordi quanti suggerimenti nei numeri passati della rivista? Non li hai? Non ti preoccupare, continueremo il nostro lavoro (ma se vuoi le edizioni passate, scrivici).

Pietro Marussig. Donna che dorme

5- Migliora il sonnoIn questo caso dire è più facile che fare, ma provando a migliorare il sonno notturno potrai alleviare certi sintomi della fibromialgia e, in generale, ti sentirai meglio. Cerca di ottenere una buona routine del sonno, mantenendo gli stessi orari per coricarti e svegliarti. Prenditi un’ora per rilassarti prima di andare a letto, evitando di cominciare attività come stare al computer, lavare i piatti, ecc. Ad alcuni piace installare delle tende oscuranti per non far entrare neanche uno spiraglio di luce. Evita gli stimolanti come alcol o caffeina prima di addormentarti.Il tuo letto è confortevole?

Jan Vermeer. Donna che scrive una lettera (dettaglio)

6- Sii un passo avanti alla fibro fogPrenditi il tempo per scrivere la lista delle cose che dovrai fare il giorno successivo, oppure compila un calendario a parete con tutte le date e gli appuntamenti importanti da ricordare. Entrambi i suggerimenti ti aiuteranno a focalizzarti sulle cose rilevanti e a ricordare tutto ciò che devi fare. Sii il più organizzato possibile per rendere la tua vita quotidiana più semplice.

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Domenico Morelli. Bagno turco

7- Fai un bagno caldoFare un bagno caldo ti aiuterà a rilassare i muscoli e la mente. Prenderti del tempo da passare in una vasca idromassaggio, o semplicemente per un bagno caldo, allevierà il dolore e ti aiuterà a scaricare lo stress. Se entrare in una vasca da bagno risulta complicato, puoi mettere uno sgabello nella doccia e lasciare che l’acqua calda compia la sua magia. Farlo prima di andare a letto aiuta anche a prendere sonno (non sempre…vero?).

Victori Gabriel Gilbert. Una tazza di caffè

8- Riduci la caffeina La caffeina potrebbe fornirti una bella carica di energia ma il lato negativo è che disturba il sonno e, se bevuta in grande quantità, provoca ansia e palpitazioni cardiache. Assapora dunque le bevande a base di caffeina nelle ore mattutine e passa al caffè decaffeinato nelle ore pomeridiane. Fai attenzione, la caffeina è presente anche nelle bevande analcoliche, nel tè e nel cioccolato.

Vincent Van Gogh. Mezzogiorno- Riposo dal lavoro

9- Fai attenzione a come lavoriPotresti lavorare da casa un paio di giorni alla settimana? Puoi cambiare il tuo orario lavorativo in uno che si adatti meglio alla tua routine? La tua postazione di lavoro è comoda? Parla con il tuo datore di lavoro dei modi in cui potresti migliorare la tua vita lavorativa, in questo modo ne trarrete vantaggio entrambi. Non rinunciare a priori a parlargli: ponigli il problema e potresti stupirti della sua attenzione.

Eugène Delacroix. La libertà che guida il popolo

10- Ottieni supportoScopri se esiste un gruppo di sostegno locale per persone affette da fibromialgia, oppure cerca un forum online o una pagina su Facebook. Parla con amici e parenti riguardo i tuoi sentimenti e ciò di cui senti bisogno. Cerca aiuto professionale nei momenti in cui ti senti particolarmente giù. Non soffrire in silenzio. Non disperarti sul divano.Non é sempre facile, ma un atteggiamento positivo potrà aiutarti nella prevenzione di possibili attacchi di fibromialgia. Se ritieni di non star affrontando adeguatamente dal punto di vista emozionale la tua condizione, parlane con il tuo medico e chiedigli di trovarti un consulente esperto di ansia e depressione.

Max Liebermann, La nipote che scrive11- Tieni un diarioScrivere un diario è un ottimo modo per tener conto degli attacchi e dei sintomi della fibromialgia. Scrivi ciò che hai mangiato e fatto giorno per giorno, in questo modo potrai riconoscere eventuali schemi ricorrenti o particolari cibi che innescano delle crisi. Potresti persino notare situazioni in cui ti senti particolarmente bene!Se non scrivi, rischi di ricostruire nella tua mente dei collegamenti che non hanno senso, mentre scrivendo è più probabile tirare delle conclusioni corrette. Tenere un diario delle cose che hai fatto, dei posti in cui sei stato e delle bevande e dei cibi che hai consumato, giorno per giorno, creerà un documento al quale potrai fare riferimento per controllare se esistono specifiche cause che possono scatenare un attacco di fibromialgia. Spesso, affinché un evento particolare diventi il segnale di una possibile crisi di fibromialgia, possono passare alcuni giorni, quindi è un sistema di registrazione sistematico, come il diario, che può aiutarti a riconoscere eventuali schemi ricorrenti.

Jean-Honoré Fragonard. La lettrice

12- Controlla la posturaRimanendo seduti, sdraiati o in piedi con una cattiva postura, rischiamo di aggravare i dolori perché aumentiamo ulteriormente la pressione sui legamenti e le articolazioni. Fai dunque attenzione a stare in piedi con le spalle tirate indietro. Come tirate indietro? Immagina di dovere infilare qualcosa profondamente nelle tasche a taglio verticale dei pantaloni e, quando sei in fondo alla tasca, nota la posizione che hanno assunto le spalle e mantienila. Sarà difficile le prime volte ma se lo fai spesso, il corpo comincerà a conservare memoria della posizione. Se al lavoro devi stare seduto tutto il giorno, assicurati di avere una sedia che ti sostenga bene e prova a non tenere la schiena incurvata. Esercizi di stretching come Tai Chi, Yoga e Pilates sono ottimi per correggere i difetti posturali.

13-Coltiva la bellezza

Miglioriamo la nostra vita godendo della BELLEZZA attraverso l’arte, il paesaggio, la natura, i fiori, gli animali, le persone.

Aggiungi qui una tua idea di bellezza e coltivala nel prossimo mese!

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pilates: la Nascita di UN corpo NUovo

dalla redazione eleonora Francescucci

Si è diffuso come lo sport delle star, ma il Pilates ha origini diverse, è un mix di yoga, danza e ginnastica; è il metodo ideale per ritrovare non solo la forma fisica ma anche il benessere interiore. Non sbagliamo se lo consideriamo la base di tutti gli sport. Scopriamo di più sulla ginnastica preferita delle star e non solo.

Il metodo Pilates è una ginnastica che insegna ad assumere la corretta postura e a dare maggiore armonia e fluidità nei movimenti. L’obiettivo del suo ideatore, Joseph Hubertus Pilates, era appunto quello di rendere le persone consapevoli di se stesse, del proprio corpo e della propria mente per unirli in una singola, dinamica e funzionale entità e lo fece cercando di fondere i migliori aspetti delle discipline fisiche occidentali con quelli delle tecniche orientali.A differenza di molti tipi di ginnastica, il metodo Pilates segue rigorosamente princìpi fondati su una precisa base filosofica e teorico-scientifica. Non si tratta quindi di un semplice insieme di esercizi ma di un vero metodo che si è sviluppato e perfezionato in più di sessanta anni di pratica e di osservazione. La versatilità della tecnica ha permesso il suo utilizzo anche in campo riabilitativo.

I principiPosizione e movimento di ogni parte del corpo sono estremamente importanti e il corpo si muove come un sistema integrato nel quale, quanto più correttamente si usa il corpo nel corso degli esercizi, tanto più correttamente il corpo sarà usato in qualsiasi altra circostanza: la postura migliora e scompaiono rigidità e tensioni e i problemi della schiena derivanti da una postura scorretta.

L’obiettivo del metodo Pilates consiste nel portare l’individuo a muoversi in economia, grazia ed equilibrio attraverso il rispetto dei princìpi base che costituiscono la tecnica:

• Concentrazione: attenzione richiesta in quanto ogni esercizio coinvolge tutto il corpo. La consapevolezza della postura diventa fondamentale durante l’esecuzione dell’esercizio.

• Controllo: attraverso la concentrazione si deve arrivare ad avere il totale controllo di ogni gesto.

• Allineamento: la posizione deve essere sempre perfettamente dritta e snodata.

• Fluidità del movimento: nessun movimento è

eseguito in modo rigido o contratto, né troppo rapido o lento. Secondo Pilates, la fluidità è legata anche alla forza del baricentro.

• Precisione: la mancanza di controllo di ogni minimo gesto porta inevitabilmente a una scorretta interpretazione ed esecuzione dell’esercizio.

• Respirazione: inspirazione ed espirazione fluide e complete sono parte integrante di tutti gli esercizi. Il respiro deve essere coordinato con i movimenti.

• Baricentro: qualunque sia l’esercizio, è importante tirare dentro la pancia per far lavorare gli addominali profondi. Il controllo del baricentro è inteso come stabilizzatore del bacino tramite il lavoro sinergico dell’area addominale e quella lombare.

• Rilassamento: per distendersi e rilassare i muscoli che hanno lavorato.

Il metodo e gli strumentiIl metodo Pilates consiste nell’adottare delle posizioni e nell’effettuare dei movimenti in un ordine preciso, prefiggendosi di far lavorare, alternativamente, tutte le fasce muscolari, a volte in combinazioni non abituali, insistendo soprattutto sulla parte bassa del busto (addominali e glutei).

Si possono eseguire la maggior parte degli esercizi senza ricorrere agli attrezzi, su un materassino detto “mat” (abbreviazione dall’inglese) da qui l’espressione “Mat Work” (lavoro sul materassino). Il Mat Work racchiude un programma a se stante di ginnastica globale i cui esercizi coinvolgono tutta la muscolatura, mantenendo la coordinazione e l’elasticità di gruppi muscolari che, per lungo tempo, non sono stati usati in modo corretto. I movimenti del Mat Work sono da considerarsi come compendio o sintesi del lavoro in generale. Il corpo deve essere mantenuto efficiente nella sua globalità e, quindi, un lavoro che gli permetta una mobilizzazione totale è quanto di meglio si possa proporre. Il programma del corpo libero comprende circa 70 esercizi, i cui movimenti sono spiegati ed eseguiti senza l’utilizzo di resistenze, cioè di macchine, finché il soggetto non lo esegua perfettamente. Spesso gli esercizi a corpo libero si avvalgono di accessori come:• Palla (fitball), (delle dimensioni tra i 45 e i 75 cm) e

Soft ball (dimensioni tra i 22 e i 26 cm). Entrambe costringono ad adottare una posizione perfetta per mantenere l’equilibrio e non cadere;

• Elastico o fascia elastica (rubber band), permette di effettuare degli allungamenti e degli esercizi di resistenza, aggiungendo un certo grado di resistenza e di difficoltà;

• Circle (magic ring), è un anello semirigido del diametro di circa 40 cm, dotato di impugnature. E’ abitualmente usato per fissare i capi articolari (estremità delle ossa delle articolazioni);

• Tubo di spugna, permette di stimolare l’equilibrio.

Oltre a lavorare a corpo libero, in centri specializzati possiamo trovare il Reformer e la Cadillac, letti muniti di vari accessori, o la Chair, un tavolino che permette di effettuare un gran numero di esercizi.

Reformer è una struttura con intelaiatura di supporto su cui è posizionato un carrello mobile. La mobilità del carrello permette alla persona di lavorare contro la

resistenza di molle che agiscono tra il piano a carrello e la testata dell’intelaiatura. Un trasverso d’appoggio, con la sua regolazione in varie inclinazioni, consente diversi gradi di flessione dell’arto inferiore.

Cadillac o Rehabilitation Table, ricorda un letto a baldacchino, ha molle applicate che possono porre una resistenza variabile in relazione al lavoro muscolare prescelto. Cadillac è stata creata per accrescere in fisioterapia la componente propriocettiva del lavoro neuromuscolare e permette di praticare una serie di esercizi per il benessere. Con un’altezza di soli settanta centimetri dal suolo è di facile utilizzo per le persone anziane e per coloro che stiano seguendo un programma riabilitativo.

Chair, il cui nome è dato dalle dimensioni e dall’utilizzo che un tempo lo collocava tra i primi attrezzi ginnici da casa. Pilates infatti lo aveva ideato come poltroncina da

casa, che una volta aperta, si trasformava in un piccolo attrezzo dotato di resistenze. La Chair permette un lavoro di rafforzo graduale di tutta la muscolatura.

Benefici e vantaggiIl metodo Pilates va al di là dei corsi di gruppo che possiamo seguire in palestra, è infatti utilizzato anche nel campo della rieducazione posturale e nella fisioterapia. Gli esercizi Pilates puntano a rafforzare i muscoli del tronco (addome, glutei, adduttori e zona lombare) e a riallineare la colonna vertebrale e sono sempre accompagnati dalla consapevolezza del respiro. La fascia corporea da rafforzare è chiamata Power House.Il Pilates insegna anche a controllare i movimenti del corpo per muoversi in modo fluido. I movimenti devono essere molto precisi e mai bruschi. Si va alla ricerca del proprio baricentro rafforzando la Power House per migliorare la postura. La respirazione è ben coordinata con i movimenti.

Scegliere di seguire un corso di Pilates è certamente benefico per il rimodellamento estetico del corpo ma soprattutto per ritrovare la funzionalità dell’intera struttura anatomica, in base alle proprie condizioni di salute. Il Pilates aiuta ad allungare e a tonificare i muscoli ma non ad ingrossarli, come invece avviene nel Body Building (culturismo).

Se praticato con regolarità, apporta numerosi benefici:

• migliora la coordinazione e la respirazione, rendendola più lenta e profonda

• è benefico per la tonicità muscolare e cardiovascolare

• è utile per la concentrazione• definisce la muscolatura e la allunga• limita gli effetti dell’invecchiamento migliorando la

coordinazione• aiuta ad alleviare i dolori cervicali e a perdere peso,

perché permette al corpo di svolgere attività fisica in modo regolare, dolce e salutare

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Chi era Joseph Pilates?

Joseph Hubertus Pilates nacque nel 1880 in Germania, nei pressi di Düsseldorf. Preoccupato dalla possibilità di contrarre la tbc, si dedicò duramente alla pratica del Body Building, tanto che all’età di 14 anni fu chiamato a posare per la realizzazione delle carte anatomiche del corpo umano. L’anatomia umana e lo sviluppo muscolare divennero così oggetto di studio e parte integrante della sua adolescenza. Nel 1912 si trasferì in Inghilterra dove intraprese la carriera di istruttore di autodifesa per la scuola di polizia locale, oltre a coltivare l’interesse per la boxe e per l’acrobatica in un circo del luogo.Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Pilates fu internato per un anno nel Lancaster assieme ad altri connazionali. Più tardi fu trasferito

sull’Isola di Man dove trovò soldati reduci dalla battaglia menomati dalle ferite, allettati dalle malattie, immobilizzati da tempo. Decise così di darsi da fare a costruire macchinari che potessero servire alla loro riabilitazione. Rientrato in Germania nei primi anni Venti, continuò a ideare attrezzature per la rieducazione, alcune delle quali sono ancora in uso.La sua professione lo portò ad Amburgo dove conobbe Rudolph Von Laban, il quale incorporò parte del lavoro di Pilates nell’insegnamento del proprio metodo di danza.In seguito, altri importanti personaggi della danza presero il metodo Pilates come riferimento per il loro allenamento base. Ciò spiega come, a torto, si è spesso associata la tecnica al solo mondo della danza.Nel 1925 Pilates decise che era tempo di partire per gli Stati Uniti d’America.

Giunto a New York, aprì uno studio e cominciò a codificare la sua tecnica la cui prima parte era incentrata esclusivamente sul Mat Work. Codificò questo programma in un libro chiamato Contrology, nome originario che lui stesso coniò per la sua tecnica.Il lavoro comunque non si ridusse alla codificazione degli esercizi ma si estese al perfezionamento di particolari attrezzi. Ai tempi della sua prigionia in Inghilterra, infatti, Pilates applicò delle molle ai letti dei pazienti con lo scopo di aiutarli a ritrovare e mantenere il tono muscolare mentre erano ancora allettati. Come risultato di questa idea nacque l’Universal Reformer, l’attrezzo che a tutt’oggi è parte centrale del metodo Pilates.Pilates morì attorno agli anni Sessanta; il suo studio di New York fu rilevato da Romana Kryzanowska, allieva di Pilates e insegnante del metodo da decenni.

NessUNo è perFetto

dalla redazione:paula Ciecko-Addamo. Adattamento di un articolo di Adrienne dellwo

Spesso ci sentiamo un po’ sciocchi nel dimenticare date e nomi, nel non riuscire a organizzare la giornata o la scrivania, soprattutto se ci confrontiamo con un amico che riesce a far tutto senza neanche pensarci. Non solo noi affetti dalla Fibro Fog, però, abbiamo questo tipo di problemi da affrontare giorno dopo giorno. Chi più chi meno, chi in modo cronico, chi occasionalmente, dimentica, confonde, accumula, disperde e sparpaglia e per rimediare delega ad altri, usa i post-it o le sveglie e chi invece cerca di eliminare il problema partendo dalla radice. È proprio per questi ultimi coraggiosi che sono stati creati dei siti web, facilmente trovabili online, i quali promettono ai propri clienti una vita decisamente migliore grazie ai loro servizi che, spesso a pagamento, insegnano a concentrarsi. Si tratta, in altre parole, di un nuovo modo di entrare nel mercato basato sulla vendita di prodotti e servizi legati al bisogno o al desiderio di pianificare in modo efficiente ogni momento delle convulse giornate delle società contemporanee, che sia al lavoro, a casa o in vacanza, così da poter fare tutto e bene; praticamente come delle Wonder Woman o dei Wonder Man!

Non ci credi? Ecco una lista di organizzazioni capaci di tutto ciò:

* Per quanto riguarda la disorganizzazione il primo della lista è l’Institute for challenging disorganization, che letteralmente significa “Istituto per sfidare la disorganizzazione”. Qui puoi trovare degli articoli a pagamento, scritti da professionisti dell’organizzazione, che propongono delle strategie in grado di far fronte, appunto, alla disorganizzazione. Non solo, puoi persino studiare per diventare un organizzatore professionista, e aiutare tu stesso le persone in difficoltà. Unico difetto? Troppi livelli da superare e troppi libri da studiare!

* Per quanto riguarda invece la concentrazione, uno dei siti più interessanti pare essere The Langer Min-dfulness Institute. Qui vengono svolte ricerche in più campi per poter rispondere e aiutare chi vorrebbe ritrovare la concentrazione. È possibile seguire delle conferenze dal vivo, direttamente dal proprio computer comodamente seduti a casa.

Non temete, l’Italia non è rimasta indietro a proposito di professional organizer…

* Organizzare Italia è uno dei siti italiani più

affidabili. Lo slogan “Organizzazione: vitamina per il tuo benessere” riassume in modo efficace lo scopo di questa associazione, ossia fare dell’organizzazione uno stile di vita. Pensate, hanno persino creato un programma per insegnare anche ai bambini il valore “delle cose, del tempo, dell’ordine esteriore, della condivisione, del metodo di lavoro e di studio, dell’essenzialità e della sobrietà”, anche se probabilmente, prima, dovranno spiegare loro il significato di questi termini!

* Organizziamo è la pagina web di Alessandro Cavallin, noto professional organizer, il cui motto é “un buon formatore è colui che progressivamente si rende inutile”. Cavallin offre al cliente un servizio a tu per tu; che si tratti di organizzare la casa, il posto di lavoro o di lavorare con casi di disorganizzazione cronica, lui è pronto a correre in tuo aiuto. È sempre stato il suo sogno quello di aiutare le persone a ritrovare i propri spazi, sia fisici che mentali; fin dall’infanzia, infatti, è sempre stato portato per l’ordine. Attenzione però: è preciso anche con il conto!

* Ecco fatto! Alleggerisci&Semplifica è il sito della professional organizer Irene Novello. La Novello pro-mette al cliente accurati e precisi servizi, in particolare aiuta a: immaginare, osservare, evitare, regalare, liberare, semplificare. Ma ci rimarrà qualcosa nell’armadio?

Probabilmente questa nuova professione di professional organizer prenderà sempre più piede nella società; piacerebbe a tutti sapere di poter comporre semplicemente un numero per avere l’armadio o la dispensa sistemati. In realtà però il problema raramente è la disorganizzazione in sé: tutti questi siti, infatti, si trovano d’accordo nell’affermare che il primo passo da compiere per diventare organizzati è semplicemente

non accumulare!

Non è necessario riordinare la scrivania ogni qualvolta ci rendiamo conto che non possiamo poggiarci più neanche un bicchiere, basta restare costanti e rimettere le cose al loro posto, volta per volta. Inizialmente sarà difficile ricordarsene ma non ci vorrà molto prima che diventi un’abitudine. In ogni caso nessuno è perfetto… è per questo che esistono questi siti web!

L’organizzazione è un modo per minimizzare e gestire lo stress: ci aiuta a sfruttare al meglio il nostro tempo e

Tutti possono praticarloGli esercizi di Pilates sono laboriosi ma dolci, senza movimenti bruschi o impatti. È un metodo adatto a tutti:• Chi non fa sport come chi ne fa in modo intensivo.• Chi è stressato, stanco o poco elastico.• Persone anziane e feriti in convalescenza.• Chi vuole essere in forma senza rischio di farsi male.• Donne incinte o subito dopo il parto. Indispensabile,

nel caso di donne incinte, è fare l’esercizio sotto controllo medico; cautela che non serve dopo il parto.

Il Pilates si può praticare sia in palestra che in studi specifici, ovviamente questi ultimi hanno costi ben diversi soprattutto perché, spesso, sono in grado di offrire anche lezioni personalizzate.

CONCLUSIONIQuando si sceglie il metodo Pilates per la cura e la prevenzione del mal di schiena è opportuno rivolgersi a studi specializzati con insegnanti qualificati. Uno studio Pilates è un ambiente dove l’istruttore guida la persona nella realizzazione degli esercizi a corpo libero o con l’utilizzo delle macchine specifiche. Per ogni persona il centro prepara un programma personalizzato: la persona qualificata a insegnare il metodo Pilates ha una grande responsabilità e cioè, sapere fino a che punto gli esercizi sono indicati per i diversi soggetti; scegliere il programma adatto alla persona e capire quando è necessaria la consulenza di medici specializzati.

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20 | Fibromialgia nov - dic 2017 Fibromialgia nov - dic 2017 | 21

la nostra energia e a completare le cose più importanti. L’organizzazione, però, non è un fatto naturale per tutti, anzi spesso richiede della pratica.

Uno degli strumenti organizzativi più semplici e più utilizzati è l’elenco delle COSE DA FARE. Molte persone hanno una serie di elenchi di “cose da fare” che ripetono di giorno in giorno; alcuni di noi hanno complessi sistemi per ordinare questi elenchi e altri che, quando diventa complicato tenere tutto a mente, semplicemente appendono dei post-it.

Che siano scarabocchiate sulla parte posteriore di una busta o digitate accuratamente su una tabella di excel, le liste delle cose da fare possono aiutare a ricordare ciò che dobbiamo fare, in questo modo lasciamo le nostre menti libere di concentrarsi sulle cose più importanti da completare.

Tuttavia, alcune persone si stressano proprio davanti a questi elenchi. Un recente articolo che ho letto ha menzionato alcuni fattori stressanti associati alle liste delle cose da fare, il cui utilizzo non vale tutto lo stress che richiede. Questi fattori di stress comprendono alcuni elementi con cui sono d’accordo (e considero “problemi conosciuti”) come, ad esempio, il fatto che vedere tutto scritto potrebbe farci sentire come travolti, col risultato di accrescere agitazione e ansia via via che le cose da fare vengono a galla.Altri elementi di preoccupazione, invece, non li condivido: l’autrice dell’articolo (nota giornalista americana, lei stessa fibromialgica) ritiene che gli elenchi delle cose da fare rendano difficile disporre le cose in ordine di priorità perché tutto viene messo sullo stesso piano: io rimedio classificandoli in ordine di importanza e urgenza; inoltre ritiene che gli elenchi di lavoro siano stati progettati per far sentire le persone inadeguate mentre, su di me, hanno l’effetto opposto: mi aiutano a rimanere produttiva, come se sentissi di avere tutto sotto controllo.

In ogni caso, questa lettura mi ha aperto gli occhi sul fatto che quello che sembra un valido strumento di sollievo dallo stress per una persona può essere percepito come stressante da un’altra. Tuttavia gli elenchi delle cose da fare sono utili a tanti (io, letteralmente, non funzionerei senza la mia lista), pertanto, vorrei condividere alcuni suggerimenti che rendono l’utilizzo delle liste meno stressante. In questo modo, se fino ad ora avete evitato gli elenchi delle cose da fare, questo vi aiuterà a sfruttarli al meglio, e se li utilizzavate in modo poco efficace rispetto a quanto potreste fare, ecco alcuni suggerimenti per

massimizzare i risultati del loro utilizzo.

Se gli elenchi delle cose da fare vi fanno sentire stressati, ecco alcuni modi per ridurre lo stress.

1. Ricordati che sei già “abbastanza” (brava, efficiente, ecc.), anche se non completi la lista.2. Se la lista diventa sempre più lunga, elenca le cose da fare in ordine di priorità. É a questo che servono le liste! Basta semplicemente numerare le cose mettendo ai primi posti quelle più importanti e urgenti.3. Fattore tempo: stima quanto tempo serve per portare a termine ogni punto della lista. Pianifica di conseguenza.4. Senti già l’ansia che ti assale vedendo la lista crescere oltre le tue capacità e le tue energie? Pensala come una sessione “libera” di cose che POTREBBERO ESSERE FATTE. Quindi fissa le scadenze realistiche per ciascun punto nell’elenco: non tutto deve essere fatto oggi!5. Se sei pratica di aggeggi elettronici, usa un’applicazione efficiente.6. Scrivi anche la lista delle cose che hai già fatto e congratulati con te stessa per averle realizzate. Questo potrebbe aiutarti a tenere alta la tua motivazione e darà uno slancio alla produttività.7. Metti nella lista anche i momenti da dedicare a te stessa: meditazione o altre cose che hai bisogno di fare per mantenere l’equilibrio interiore, esercizio fisico, attività che ti danno piacere.8. Pensa alle cose che puoi fare velocemente e falle subito senza perdere tempo, così potrai eliminarle e la tua lista apparirà rapidamente più corta. Oppure fai subito le cose complicate finché hai tempo. Insomma scegli ciò che ha più senso per te e ti mette meno ansia.9. Se hai la tendenza a procrastinare, punta l’attenzione sui primi tre elementi della lista, dopo averla ordinata, e concentrati su di essi. E’ una tattica che ti aiuterà a muoverti e se ti rimane tempo per altre cose, buon per te!

Se scrivere liste delle cose da fare ti crea ansia (e riesci a cavartela anche senza!), puoi smettere di farle. Tuttavia, se riesci a rendere il processo meno stressante ma più produttivo grazie anche ai nostri suggerimenti, tenere una lista delle cose da fare può essere un buon modo per eliminare il caos dalla mente e avere un programma mirato alle tue necessità: in questo modo avrai più tempo ed energia per le attività più importanti e potrai mantenere così un “relativo” equilibrio.

Fonte: https://www.verywell.com/living-with-brain-fogfibro-fog-715710,Giugno 2016.Adrienne Dellwo è una nota scrittrice e giornalista televisiva e della stampa alla quale fu diagnosticata la fibromialgia nel novembre del 2006. Ha vastissima esperienza nelle inchieste su temi legati alla salute. E’ stata redattrice di UK Fibromyalgia, il nostro partner in Gran Bretagna.

Silvia: Accendere...o meglio provare ad accendere la TV con le chiavi della macchina!

Melissa: Al bar buttare la tazzina e portare al banco il tovagliolo... O a casa appendere l’accappatoio insieme ai cappotti e poi arrabbiarmi perché “CHI HA USATO IL MIO ACCAPPATOIO E DOVE LO HA MESSO??”

Gabriella: Oggi: al posto dello shampoo ho messo in testa lo scrub all’albicocca! Ho ancora granuli in testa!

Larisa: Questa è fresca appena fatto ...mettere l’acqua dentro la bottiglia senza cavare il tappo ..e non capivo perché l’acqua rimbalzasse a mo’ di fontana...

Lorena: Ricordo cose passate ma non quelle di mezz’ora prima. Tipo quello che ho deciso di cucinare. Talvolta cucino due o più pietanze.

Annalisa: Io ho spruzzato la lozione per capelli al posto del profumo...il vestito un macello!!

Maria Rosaria: Parcheggio la macchina ci passo davanti facendo avanti e indietro ma non la trovo; appuntamenti presi mesi prima con gli specialisti e, anche se è scritto sul mio calendario, lo salto ugualmente; avere gli occhiali per leggere d’avanti agli occhi e non trovarli; ascoltare un discorso e non poter rispondere perché non ci ho capito niente. Potrei

scrivere un libro!!

Dina: Fare la lista per la spesa e scordarsi dove la tieni e tornare a casa con tutt’altro.

Imma: Quante volte cerco il cellulare come una pazza per tutta la casa...mente parlo allo stesso cellulare con qualcuno! Per non parlare della biancheria sporca nel frigorifero!!

Patrizia: Cercare di aprire il negozio con le chiavi della macchina !!!

Gianna: Dimenticarsi il titolo dell’unico libro che hai pubblicato.

Manuela: L’ultima: ho messo mezza cipolla nel freezer invece che nel frigo! Dimentico cose di cui poco prima ho parlato, ma do la colpa di tutto ciò al gran da fare che mi dà la mia numerosa famiglia, non tanto alla fibromialgia.

Cose stupide che ho detto o fatto a causa della fibrofog, ovvero, quando la fibromialgia manda il mio cervello in pappa

AVVISO IMPORTANTE: 10% di sconto all’acquisto di Fibro24 e Condro24Abbiamo conosciuto Pharmalab24, azienda che produce Fibro24, primo prodotto nutraceutico tutto italiano, specifico per i sintomi della fibromialgia e Condro24 che permette di mantenere la fisiologica lubrificazione articolare e agisce come idratante della cartilagine e dei tessuti muscoloscheletrici. Molti di voi hanno sperimentato gratuitamente i due prodotti per tre mesi e ci avete riportato alcune valutazioni positive. Per questo abbiamo deciso di aderire alla loro offerta.

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Quando parliamo di Nutraceutica intendiamo quella nuova branca della Farmacologia che raccoglie farmaci naturali: non hanno effetti collaterali e si possono utilizzare per lunghi periodi senza alcuna controindicazione.

Una spettacolare carrellata dal nostro gruppo facebook e da quello di CFU

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22 | Fibromialgia nov - dic 2017 Fibromialgia nov - dic 2017 | 23

FibrograFia: la compagNia dei Fibromialgici si raccoNta

Buongiorno,

mi chiamo Marco Ghilardi, ho 44 anni, sono sposato, vivo in provincia di Milano e nel tempo libero mi dedico ai miei interessi che sono la musica, la pittura, la lettura libri, la buona compagnia, le discipline orientali e la cultura tibetana. Adoro la montagna e immergermi nel verde e nella natura e, come voi, ogni giorno mi trovo a dover far fronte ad una compagna di viaggio dal nome Fibromialgia.

In parallelo a un infortunio al ginocchio a 21 anni e ad altri eventi che hanno toccato la mia famiglia, ho iniziato ad accusare parecchi disturbi che si manifestavano come stanchezza perenne, sindrome del colon irritabile e gastriti, asma, eritemi, senso di offuscamento, riflessi vagali, dolori diffusi, stanchezza al minimo sforzo, irritazioni della pelle etc.

L’intuizione di dare un nome e una causa a ciò che mi stava accadendo da anni e che mi stava condizionando ogni aspetto della vita quotidiana e rendendo difficili le giornate (anche lavorative), è venuta al mio ortopedico con il quale si stava consolidando un rapporto di amicizia. Il numero delle visite ortopediche aumentava per tutta una serie di dolori diffusi (muscoli, tendini, ossa) ai quali non riuscivo a far fronte. Dopo un periodo di stress lavorativo, con conseguente abbassamento delle difese immunitarie, forte asma e stanchezza severa, mi sono trovato nella condizione di dover utilizzare le stampelle a causa di un blocco a una gamba.

La mia vita a quel punto era in mano ai dolori e alla stanchezza. Il risveglio mattutino era difficoltoso e la sera, dopo una giornata lavorativa, provavo un profondo senso di offuscamento e di nebbia nel cervello. Pensando alla mia infanzia ricordo di avere pronunciato spesso le seguenti parole: “Sono stanco! Ho voglia di riposare!” nonostante avessi comunque un carattere attivo e, soprattutto, fossi un bambino/ragazzo, sveglio, curioso pieno di interessi e sorridente, qualità che mi hanno sempre accompagnato nella vita.

E’ nel 2014 che un illustre professore conferma la diagnosi di Sindrome da stanchezza cronica (SSC), con sospetta alternanza con Fibromialgia, confermata a sua volta al centro Terapia del Dolore dell’Ospedale di Aosta dove

attualmente sono in cura e, soprattutto, ho trovato un approccio multidisciplinare in linea al mio pensiero su come cercare di contrastare e vivere in compagnia della fibro e della stanchezza debilitante.

La diagnosi ha suscitato in me due differenti emozioni. La prima: il forte sollievo nel potere dare nome a ciò che mi succedeva da anni e, soprattutto, nella conferma della mia ipotesi di non essere “matto” e “ipocondriaco”; aggiungo, una sorta di rivalsa anche nei confronti dell’ambiente circostante, tranne mia moglie che mi ha sempre sostenuto nelle ricerca di un perché ai vari disturbi e fastidi quotidiani. La seconda: la preoccupazione su come gestire le malattie e come cercare la strada per venirne fuori.

Nel frattempo lo studio della malattia mi ha condotto ad analizzare possibili cause, oltre a quelle riscontrate da esami clinici, e a considerare la SSC e la Fibromialgia come DISARMONIE, un perduto equilibrio del rapporto Mente-Corpo-Spirito; lettura e pensiero che mi hanno portato ad affacciarmi al mondo della medicina alternativa e olistica, con lo scopo di utilizzare questi strumenti a complemento della medicina e dell’utilizzo di farmaci. Yoga, Qi gong, massaggi rilassanti leggeri (mai decontratturanti o di pressione), utilizzo del calore (saune, massaggi con le pietre o con gli olii caldi, bagni in vasca con il sale, sacchetti di sale rosa), utilizzo di integratori, agopuntura e movimento anche in presenza di dolore.

In particolare l’utilizzo delle campane tibetane (gli insegnamenti di maestri tibetani) e della riflessologia plantare zu (che pratico allo Zu – Zu Center Milano) sono diventati i mezzi che utilizzo quotidianamente per ritrovare l’armonia perduta e decidere di studiare entrambe le discipline. Chissà, magari un giorno mi potrò dedicare anche agli altri. Entrambe le discipline agiscono sul riequilibrio della persona e sul rilassamento senza essere invasive, favorendo e stimolando i processi fisiologici di autoguarigione. I suoni antichi di pace e le vibrazioni della campane tibetane agiscono sul rilassamento della mente (suono e frequenze) e del corpo (le vibrazioni scorrono e raggiungono gli strati corporei ove c’è necessità), mentre la riflessologia plantare zu è un metodo scientifico e analitico, con visione tridimensionale del piede, che considera le aree reflesse o punti riflessi del piede. L’operatore sollecita queste aree per determinare

la reazione antalgica in una differente area del corpo. L’essere umano viene compreso nella sua globalità, nelle sue componenti fisiche, psichiche e sottili, secondo la legge dei 5 movimenti (medicina tradizionale cinese).

Oggi mi sento meglio grazie all’approccio multidisciplinare alla malattia, conduco una vita sostanzialmente normale, ho imparato a gestire i momenti di crisi, a fermarmi, quando necessario, senza frustrazione e rimorsi, a gestire meglio la stanchezza, a vivere il presente cercando di non pensare troppo al passato o al futuro, a pensare che un giorno non è mai uguale all’altro, che domani può essere

un giorno migliore, a non ascoltare il dolore persistente, a considerare la vita come un grande mutamento al quale ci si deve adattare. Ho imparato soprattutto a considerare la fibromialgia come una compagna di vita che si può tenere a bada, pur conscio delle sforzo (anche economico) e dell’impegno che tutti noi dobbiamo sostenere quotidianamente per cercare di renderla “innocua” il più possibile.

Un abbraccio a tutti voi.

Marco

per contattare Marco:

[email protected] Facebook: marco ghilo

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Il fattola fibromialgia è comune nelle persone con disturbi muscolari alla mascella e al collo. Gli studi lo dimostrano

Secondo uno studio dell’università di Heidelberg in Germania, una grande percentuale di pazienti affetti da disordini cranio-cervico mandibolari soffre anche di fibromialgia. Gli studi suggeriscono che queste due condizioni legate al dolore siano connesse, sottolineando il bisogno di un approccio diagnostico multidisciplinare nel momento in cui si esaminano pazienti con dolori alla testa e alla mandibola.

Non si sa tuttavia se la sottostante fibromialgia causi l’altra condizione o se i disordini cranio-cervico mandibolari influenzino lo sviluppo della fibromialgia.

Nello studio Fibromialgia nei pazienti con disordini cranio-cervico mandibolari - Uno studio retrospettivo di 555 pazienti, i ricercatori dell’Università di Heidelberg hanno riesaminato la storia medica di 555 pazienti con disordine cranio-cervico mandibolare per selezionare i sintomi riferiti alla fibromialgia. Il risultato, pubblicato in “The Journal of Craniomandibular & Spleep Practise”, ha mostrato che 351 pazienti- il 63% del gruppo analizzato- presentavano anche i criteri diagnostici della fibromialgia. L’età media del gruppo era di 45 anni, il 70% erano donne.

Quasi tutti i pazienti (96%) avevano provato dolore persistente per più di sei mesi, ed il 71% ha sentito dolore in un’ampia area del corpo. La ricerca ha dimostrato che i pazienti nei quali si erano riscontrati anche i sintomi della fibromialgia, mostravano punteggi più elevati nell’indice di dolore diffuso (WPI- Widespread Pain Index); raggiungevano inoltre punteggi più elevati di gravità dei sintomi cranio-cervico mandibolare rispetto ai pazienti non affetti da fibromialgia e, soprattutto, lamentavano senso di spossatezza, disturbi cognitivi, disturbo del sonno, stordimento e problemi cardiaci non riscontrati nei pazienti che non mostravano i sintomi della fibromialgia. Una grande percentuale dei pazienti con fibromialgia (l’83%) presentava l’asimmetria facciale conosciuta come scoliosi facciale. Dal momento che questo tipo di scoliosi insorge dopo anni di disordini cranio-cervico mandibolari, è evidente che sono molti i pazienti con una sofferenza lunga parecchi anni.

I ricercatori concludono che il collegamento tra questi disturbi muscolari e la fibromialgia abbia sottolineato la complessità della diagnosi che, come già altri studi hanno messo in evidenza, richiede un approccio multidisciplinare. Questo non è il primo studio ad aver notato una relazione tra il dolore alla mascella e al collo e la fibromialgia. Diversi studi infatti hanno precedentemente dimostrato che i disturbi muscolo-cervicali possono influenzare più aree del corpo, comprese le spalle, la zona lombare, le anche, e persino i piedi.

Lo studio è stato condotto da Losert-Bruggner B, Hülse M, Hülse R del Centre of Dentistry , Lampertheim, Germany e Section of Phoniatrics, Pedaudiology and Neurootology, Department of Otorhinolaryngology, Head and Neck Surgery , University Medical Centre Mannheim, University of Heidelberg , Mannheim , Germany.Pubblicato in 2017 Jun 5:1-9 The Journal of Craniomandibular & Sleep Practice.

le parole del dottoreriassunto e adattato da Marina pirazzi da un articolo preso dal sito del dott. luigi Mastronardi, http://www.luigimastronardi.it/

Il concetto di coping, che può essere tradotto con fronteggiamento, gestione attiva, risposta efficace, capacità di risolvere i problemi, indica l’insieme di strategie mentali e comportamentali che gli individui mettono in atto per fronteggiare una certa situazione. Tale concetto è stato creato nell’ambito della psicologia negli anni sessanta, dallo scienziato americano Lazarus della Berkeley University (successivamente da Charles Carvey – University of Miami e molti altri), che lo ha studiato come un processo strettamente collegato allo stress.

Il principio fondamentale del concetto di coping può essere così riassunto: la capacità reattiva dell’individuo ai vari stimoli provenienti dall’ambiente determina l’influenza che questo ha su quell’individuo. Insomma, la capacità di coping si riferisce non soltanto alla risoluzione pratica dei problemi ma anche alla gestione delle proprie

emozioni e dello stress derivati dal contatto con le difficoltà. Tale capacità di reazione degli individui è molto elastica e variabile, quindi non possiamo affermare che esistano soggetti totalmente passivi e rassegnati ed altri altrettanto totalmente attivi e anticonformisti. E’ utile sapere, dunque, che nessuna strategia è, in sé, sbagliata; tutti noi usiamo strategie diverse non unicamente dettate dalla nostra personalità ma anche secondo il contesto, il tempo, gli interlocutori, la fase della vita in cui ci troviamo, la convenienza, ecc. In ogni caso, tutti abbiamo la possibilità di migliorare la nostra capacità reattiva, tutti possiamo sviluppare le nostre abilità di coping.

Sulla base delle quattro tipologie di risposta (orientate all’emozione, orientate al problema, di attivazione, di evitamento) si possono individuare le principali strategie di coping.

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26 | Fibromialgia nov - dic 2017 Fibromialgia nov - dic 2017 | 27

Rispostedicopingattivo

orientatoalproblem

a

• pianificazioneeprogettazione:lapersonatendeaprendersideltempoperprogettare, pianificare e ipotizzare dei passaggi per poi, adottandocomportamenti coerenti, dare seguito alle fasi con cui rispondereall’evento;

• ricercaattivadi supportioperativi:davantialproblema lapersonaattivaunaricercadipersone,libri,eventioaltromaterialeidoneoafornireunasortadisostegno;

• orientamento al compito: la persona tende a concentrare l’attenzionesull’individuazionediqueglielementichepossonoessereconsideratiutilinellasoluzionedelproblema;

• percezionedellacausadistresscomesfida:inquestocasolapersonatendea dare il meglio di sé al fine di raccogliere la sfida e dare vita ad uncambiamento.

Rispostedicoping

attivoorientato

all’emozione

• ristrutturazione cognitiva: consiste nell’attribuire un’interpretazionediversaaquantostaaccadendo;

• ricercaattivadisupportiemotivi:inquestocasolapersonamanifestalatendenzaarivolgersiafamiliari,amiciosempliciconoscenti,peravereunsostegnoemotivoepersentirsimenosola;

• accettazione: consiste nel diventare consapevoli di quanto staaccadendo e inserirlo nella storia della propria esistenza. Nel casodell’accettazione gli eventi stressanti solitamente consistono nellaperditadiunapersonacaraodellavoro;

• attribuzione di significati positivi: è il caso di personemolto credenticheinterpretanoquantostaaccadendocomeunsegnodifede.

• evitamento del problema: rappresenta la forma di risposta piùefficaceinassolutoquandol’eventoèmoltostressante,inquantopermetteallapersonaditeneresottocontrolloleemozioni;

• desistenza comportamentale: consiste nel non farsi agganciaretramite automatismi o abitudini negative dalla situazionedisagevole.

Rispostedicopingdievitam

entoorientatoalproblem

a

• negazione: consiste nel negare che quanto accaduto si siaveramentemanifestato;

• disimpegno mentale: circostanza in cui la persona tende adoccuparsid’altropernonpensarealproblema;

• isolamento sociale: la persona si ritira per un periodo di tempoutile per concentrare il proprio pensiero su ciò che si desideracheaccada.

Rispostedicopingdievitam

entoorientato

all'emozione

TU DI CHE COPING SEI?

la Compagnia dei fibromialgici segnala

MI ChIAMO ROSItA ROMOR e hO FONdAtO A.N.FI.S.C-onlus

Sono segretaria amministrativa nel servizio di Medicina Nucleare dell’Ospedale San Martino di Belluno, ho 52 anni e all’età di 17 anni fui vittima di un grave incidente stradale, in cui persero la vita due carissime amiche, mentre io rimasi gravemente ferita e, per un lungo periodo, la mia vita fu appesa ad un filo. Da quel lontano ‘82 convivo col dolore cronico.Il 18 luglio 2007 ho fondato A.N.FI.S.C-onlus per dare vita alla prima associazione di persone malate, dapprima solo di fibromialgia e, in seguito, allargando il campo di interesse all’encefalomielite mialgica (o Sindrome da stanchezza cronica) e alla Sindrome da sensibilità chimica multipla, perché le tre patologie, anche se distinte tra loro, possono essere presenti nella stessa persona.L’Associazione ha sede legale in Provincia di Belluno ed è formata da ammalati di tutta l’Italia, con referenti provinciali e regionali che lavorano sul territorio per dare corretta informazione sulle patologie e sulle attività che portiamo avanti.Nel 2007 comincio la battaglia per il riconoscimento della fibromialgia “al buio”. Da quel momento qualche medico mi crede, qualche altro mi sostiene ed oggi ANFISC non solo vanta una vera équipe di professionisti che con noi collaborano, ma raggiunge il primo traguardo: il riconoscimento delle tre patologie in Veneto, così come è avvenuto a livello internazionale. Se non ci fosse stata l’ANFISC, oggi la Fibromialgia (FM), l’Encefalomielite Mialgica Benigna (ME/CFS) e la Sensibilità Chimica Multipla (MCS) non sarebbero riconosciute in Veneto e considerate come malattie ma soltanto come eccessi di ansia o ipocondria. Invece la nostra strenua battaglia ha permesso di ottenere nell’arco di due anni il riconoscimento delle tre patologie come malattie croniche da parte della Regione Veneto: prima la Sensibilità Chimica Multipla nel 2013, poi l’Encefalomielite Mialgica e la Fibromialgia nel 2015 (anche se in ritardo rispetto ad altre parti d’Italia, come Bolzano, dove la Fibromialgia è stata riconosciuta nel 2003). Senza il decreto attuativo però, i malati non

possono accedere alle esenzioni né avere prescrizioni di analisi e visite esenti dal pagamento dei ticket, così come la ricerca medica non può essere finanziata.

Adesso si aspetta il riconoscimento da parte del Ministero alla Salute che ha individuato l’A.N.FI.S.C come l’associazione di malati con cui interloquire. Abbiamo lavorato con i Ministri Fazio e Balduzzi; oggi i lavori per il Riconoscimento Ufficiale della fibromialgia, stanno continuando con il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin.

Noi però non ci fermiamo. Nel 2009, grazie al Prof. Silvano Adami, abbiamo aperto a Verona il primo ambulatorio Universitario A.N.FI.S.C. nel reparto di reumatologia dell’Ospedale di Borgo Trento per studiare queste patologie, monitorare gli ammalati, fare una corretta diagnosi e cercare le cure più appropriate. L’ambulatorio ha terminato il suo percorso di studio nel 2013, portando in evidenza sintomi, alterazioni e le possibili cure a oggi disponibili. Nel 2013, con l’aiuto del Prof. Enrico Polati, abbiamo aperto il Centro di Riferimento Nazionale Anfisc presso la Terapia antalgica dell’ospedale universitario di Borgo Roma, a Verona. Il Centro per ora è operativo per la Fibromialgia, lo sarà per tutte e tre le patologie solo quando la Regione si attiverà nell’attuare le norme previste dalla stessa Legge che le riconosce ed erogherà i fondi necessari per disporre le stanze, l’acquisto di attrezzature necessarie e finanziare gli studi e la ricerca.

Ci sono ancora molte cose da fare per garantire la qualità di vita all’ammalato e spingere la ricerca nella giusta direzione. Sconforto? La parola va bandita dal vocabolario della fibromialgia. Non ci stanchiamo, però, di rivolgere un appello a medici e quanti sottovalutano il problema: aprire le menti ed imparare ad ascoltare chi soffre è fondamentale. La sofferenza inutile va eliminata dalla vita quotidiana, qualunque essa sia.

sito www.anfisc.it mail [email protected] i numeri di cellulare disponibili 348/6992878----342/3932462Dalle 15:30 alle 18,30.

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FibromialgiaLa rivista italiana

Questa rivista ha unicamente scopi informativi e non dovrebbe essere usata in sostituzione del parere medico o dei servizi sanitari. Abbiamo cercato di rendere questa pubblicazione la più accurata possibile ma precisiamo che le pubblicazioni e le pubblicità non sono intese per autodiagnosi, trattamento o per giustificare l'accettazione o il rifiuto di trattamenti sanitari di qualunque problema di salute. Qualsiasi uso delle informazioni presenti in queste pagine è unicamente a discrezione e rischio del lettore: la pubblicità di un prodotto, di una terapia o centro di salute in fibromialgia. la rivista italiana non implica che essa sia stata testata o che il suo uso sia consigliato da "La Compagnia dei Fibromialgici".

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