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Anno IV n. 6 - Giugno 2010 - spedizione A. P. Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 - Filiale di Macerata - Taxe Perçue - PERIODICO EDITO DA MULTIRADIO - Autor. Trib. di Macerata n.466/07 del 23 Aprile 2007 - Direttore Responsabile: Roberto Scorcella - Progetto grafico: K-Brush Tolentino - Stampa: Tipografia San Giuseppe anno IV n°6 - giugno 2010 È crisi sempre più nera. E la manovra del Governo non ha risparmiato tagli agli enti locali, tanto che da più parti sono stati lanciati segnali di allarme per una situazione che potrebbe diventare insostenibile. Tutto vero. Ma anche gli enti locali dovrebbero farsi un esame di coscienza e, magari, andare anche a dare un taglio ai tanti, troppi sprechi che talvolta si evidenziano. Il nostro Comune, ad esempio, che deve fare i conti con un Bilancio sempre risicato, tanto da non avere quattrini per mettere in sicurezza il monumento dello Zanelli di cui parliamo all'interno, fa registrare alcuni capitoli di spesa certamente non indispensabili. Veniamo a conoscenza del fatto che il Comune di Tolentino ha a suo carico qualcosa come 150 telefoni cellulari per i quali, solo di tassa di concessione governativa (legittima o meno è un altro discorso), si spendono circa 2000 euro al mese ovvero 24mila euro l'anno. Ora, che ci siano situazioni in cui il telefono cellulare possa essere indispensabile può anche starci, ma che siano oggettivamente indispensabili ben 150 utenze appare una esagerazione. Ma nessuno, nemmeno dall'opposizione, ha mai detto nulla ritenendo evidentemente normale che la collettività si accolli 150 telefoni cellulari! E sempre in questo momento drammatico per l'economia nostrana, il nostro Comune approva spese che superano abbondante- mente i 50mila euro (ma saranno quasi sicuramente di più) per la “comunicazione istituzionale” , senza neanche ridurre di una minima percentuale le cifre rispetto agli anni precedenti. Anche qui si potrebbe risparmiare, ma nessuno ha pensato a un passo indietro anche minimo. Insomma, la crisi, che però non è per tutti uguale, si manifesta in tutta la sua drammaticità e noi pensiamo ai telefonini e alla “comuni- cazione istituzionale” . Ecco, forse, perché la Grecia non è poi così lontana. Ciao Pè! de un privatu… E… sta deviaziò creata perché c'è Ciao Renà! Aggio capito, ma non se putìa esproprià, periculu che frana li muri de lu paese Vulimo fa du passi, visto che finarmende visto le fonti adè unu de li monumenti più proprio all'incrocio cò la Nazionale! adè scappatu lu sole? antichi che c'aimo? Addirittura d'epoca Vidi: queste adè le conseguenze della Do jimo? romana! “nullafacenza” de chi commanna! Seguitimo la passeggiata dell'urdima Jimo, jimo che mò te faccio vedè n'andra Come sarìa? orda cosa… viale de li Cappuccì Sarìa che adè più de dieci anni che Statìamo a piazza Cavour, siguitimo Mamma mia che disastru: le coste sopre qualcuno s'è costruitu checcosa sopra le verso le Fonti de San Giovanni le mura piene d'erbacce e tra l'erbacce mura e siccome la terra vinìa jò cò tutte le I' misto justu justu lu ditu su la piaga ogni sorta de zozzo! mure, c'avìa misso 'na parete de lamiera Perché? Scì, perché non 'i visto ecco, do ce stà da tinuta da pali de legno pè fa da contraf- Ma non lo vidi che ce sta a costruì sopra? 'na vita un depositu de gomme usate forti e arginà la frana E chi l'avrìa autorizzati, non adè demanio dentro un busciu ricavatu dentro le mura. Ma l'autorità che facìa? Durmìa? pubblico? Per non parlà de la cacca de li cà che C'hai rajò… ciao Pè! Boh? Da quello che se dice pare che adè aìmo 'ncontrato lungo tutta la strada Ciao Renà! Editoriale di Roberto Scorcella segue a pag. 4 segue a pag. 7 8000 COPIE! È tornata a risplendere l'edicola dedicata a Santa Maria della Pace in via Nenni, fatta edificare nel 1992 dal Comitato “Tolentino ieri e oggi” . Da anni, dall'inaugurazione, non veniva pulita. All'interno dell'edicola regnavano le ragnatele, mentre fuori la struttura era circondata da erbacce. Il Centro commerciale “La Rancia” di Tolentino non ci sta. Teme il peggio con l'avvio del nuovo parco commerciale nel rione Pace e le recenti disposizioni regionali. Tolentino uber alles: parafrasando l'inno nazionale tedesco, è questo quello che viene in mente ripercor- rendo la storia di Enrico De Angelis, un tolentinate che si è fatto strada in Germania dove ha aperto un ristorante dal nome tutto italiano, “Saltimbocca” ... segue a pag. 12 A RISCHIO LA “VITTORIA” DELLO ZANELLI Una pianta rischia di abbattere lo storico monumento “SALTIMBOCCA” ALLA TOLENTINATE Storia di un emigrato dal cuore grande Lu Sp Le nostre eccellenze in Italia e nel mondo Tel. 0733.969340 Via C. Colombo - TOLENTINO www-figurella.it Tel. 0733.969340 Via C. Colombo - TOLENTINO www-figurella.it Alcuni cittadini ripuliscono “L’EDICOLA DI CUTÌ” di Carla Passacantando

Giugno 2010

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Una pianta rischia di abbattere lo storico monumento segue a pag. 4 segue a pag. 7 Tel. 0733.969340 Via C. Colombo - TOLENTINO www-figurella.it Tel. 0733.969340 Via C. Colombo - TOLENTINO www-figurella.it di Carla Passacantando Il Centro commerciale “La Rancia” di Tolentino non ci sta. Teme il peggio con l'avvio del nuovo parco commerciale nel rione Pace e le recenti disposizioni regionali. anno IV n°6 - giugno 2010 di Roberto Scorcella segue a pag. 12

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anno IV n°6 - giugno 2010

È crisi sempre più nera. E la manovra del Governo non ha risparmiato tagli agli enti locali, tanto che da più parti sono stati lanciati segnali di allarme per una situazione che potrebbe diventare insostenibile. Tutto vero. Ma anche gli enti locali dovrebbero farsi un esame di coscienza e, magari, andare anche a dare un taglio ai tanti, troppi sprechi che talvolta si evidenziano. Il nostro Comune, ad esempio, che deve fare i conti con un Bilancio sempre risicato, tanto da non avere quattrini per mettere in sicurezza il monumento dello Zanelli di cui parliamo all'interno, fa registrare alcuni capitoli di spesa certamente non indispensabili. Veniamo a conoscenza del fatto che il Comune di Tolentino ha a suo carico qualcosa come 150 telefoni cellulari per i quali, solo di tassa di concessione governativa (legittima o meno è un altro discorso), si spendono circa 2000 euro al mese ovvero 24mila euro l'anno. Ora, che ci siano situazioni in cui il telefono cellulare possa essere indispensabile può anche starci, ma che siano oggettivamente indispensabili ben 150 utenze appare una esagerazione. Ma nessuno, nemmeno dall'opposizione, ha mai detto nulla ritenendo evidentemente normale che la collettività si accolli 150 telefoni cellulari! E sempre in questo momento drammatico per l'economia nostrana, il nostro Comune approva spese che superano abbondante-mente i 50mila euro (ma saranno quasi sicuramente di più) per la “comunicazione istituzionale”, senza neanche ridurre di una minima percentuale le cifre rispetto agli anni precedenti. Anche qui si potrebbe risparmiare, ma nessuno ha pensato a un passo indietro anche minimo. Insomma, la crisi, che però non è per tutti uguale, si manifesta in tutta la sua drammaticità e noi pensiamo ai telefonini e alla “comuni-cazione istituzionale”. Ecco, forse, perché la Grecia non è poi così lontana.

Ciao Pè! de un privatu… E… sta deviaziò creata perché c'è Ciao Renà! Aggio capito, ma non se putìa esproprià, periculu che frana li muri de lu paese Vulimo fa du passi, visto che finarmende visto le fonti adè unu de li monumenti più proprio all'incrocio cò la Nazionale!adè scappatu lu sole? antichi che c'aimo? Addirittura d'epoca Vidi: queste adè le conseguenze della Do jimo? romana! “nullafacenza” de chi commanna!Seguitimo la passeggiata dell'urdima Jimo, jimo che mò te faccio vedè n'andra Come sarìa?orda cosa… viale de li Cappuccì Sarìa che adè più de dieci anni che Statìamo a piazza Cavour, siguitimo Mamma mia che disastru: le coste sopre qualcuno s'è costruitu checcosa sopra le verso le Fonti de San Giovanni le mura piene d'erbacce e tra l'erbacce mura e siccome la terra vinìa jò cò tutte le I' misto justu justu lu ditu su la piaga ogni sorta de zozzo! mure, c'avìa misso 'na parete de lamiera Perché? Scì, perché non 'i visto ecco, do ce stà da tinuta da pali de legno pè fa da contraf-Ma non lo vidi che ce sta a costruì sopra? 'na vita un depositu de gomme usate forti e arginà la franaE chi l'avrìa autorizzati, non adè demanio dentro un busciu ricavatu dentro le mura. Ma l'autorità che facìa? Durmìa?pubblico? Per non parlà de la cacca de li cà che C'hai rajò… ciao Pè!Boh? Da quello che se dice pare che adè aìmo 'ncontrato lungo tutta la strada Ciao Renà!

Editorialedi Roberto Scorcella

segue a pag. 4 segue a pag. 7

8000 COPIE!

È tornata a risplendere l'edicola dedicata a Santa Maria della Pace in via Nenni, fatta edificare nel 1992 dal Comitato “Tolentino ieri e oggi”. Da anni, dall'inaugurazione, non veniva pulita. All'interno dell'edicola regnavano le ragnatele, mentre fuori la struttura era circondata da erbacce.

Il Centro commerciale “La Rancia” di Tolentino non ci sta. Teme il peggio con l'avvio del nuovo parco commerciale nel rione Pace e le recenti disposizioni regionali.

Tolentino uber alles: parafrasando l'inno nazionale tedesco, è questo quello che viene in mente ripercor-rendo la storia di Enrico De Angelis, un tolentinate che si è fatto strada in Germania dove ha aperto un ristorante dal nome tutto italiano, “Saltimbocca”...

segue a pag. 12

A RISCHIOLA “VITTORIA”DELLO ZANELLIUna pianta rischia di abbatterelo storico monumento

“SALTIMBOCCA”ALLA TOLENTINATEStoria di un emigratodal cuore grande

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Alcuni cittadiniripuliscono“L’EDICOLA DI CUTÌ”di Carla Passacantando

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composto da antipasto, primo, secondo e dolce, tutto a base di tartufo Per l'occasione lo chef ha preparato uno scrigno di sfoglia con verdure, mele e pinolo su fonduta di

pecorino al tartufo, delle mezzelune di ricotta dei Sibillini al tartufo nero pregiato, bistecche di vitellina con tasca di noci e prugne in un manto di farina di mais al profumo di tartufo e, infine, una mousse di fiordilatte al tartufo, il tutto innaffiato con vini locali. Il menù è risultato particolarmente gradito ai membri dell'Accademia della Cucina che hanno così deciso di conferire a Paolo Paciaroni il Piatto d'Argento con il massimo dei voti. Un riconoscimento meritato per il giovane chef tolentinate, conosciuto per la sua dote artistica nelle creazioni culinarie. Paciaroni

Grande riconoscimento per lo chef

tolentinate Paolo Paciaroni che nei

giorni scorsi ha ricevuto

dall'Accademia Italiana della Cucina

la massima onorificenza: il Piatto

d'Argento. Alcuni membri

dell'Accademia si sono recati in

incognito nel ristorante gestito da

Paciaroni, L'Eremo a Bistocco di

Caldarola, e poi sono usciti allo

scoperto chiedendogli di preparare

un menù a base di tartufo delle

nostre zone abbinandolo a cucina

creativa. Il menù doveva essere

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Paolo Paciaroni“PIATTO D’ARGENTO”!

Ennesimo riconoscimento peril titolare de L'Eremo

l'anno scorso si è anche aggiudicato l'argento ai Campionati internazionali di cucina svoltisi a Marina di Massa.La passione per la cucina in Paolo è nata prestissimo: “A 13 anni, mentre frequentavo l'istituto di ragioneria, lavoravo nei week end in una pizzeria. Non posso dire di aver “bruciato le tappe”, ammetto anzi che all'inizio non ero così devoto al mestiere ma lo facevo per racimola-re un po' di risparmi. In seguito, la mia conoscenza della ristorazione è andata evolvendosi fino ai sedici anni, quando ho capito che questo lavoro poteva rappresentare il mio stile di vita.. Il mio lavoro inizia già dal mattino quando mi reco nei mercati, dai fruttivendoli o allevato-ri di fiducia. I piatti che amo realizzare sono i “primi”, dai quali poi creo gli antipasti e i “secondi” per i miei menù “alla carta”. Personalmente, in assoluto prediligo i vincisgrassi: con un buon ragù alla maceratese non hanno rivali”.

Scrigno di sfogliacon verdure, mele

e pinolo su fondutadi pecorino al tartufo

Mezzelune di ricotta dei Sibillini al tartufo nero

pregiato

Bistecche di vitellina con tasca di noci e prugne in un manto di farina di mais al

profumo di tartufo

Moussedi fiordilatte

al tartufo

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DIRITTO DI REPLICA

Gli affioramenti d'acqua segnalati nell'articolo dello scorso numero di Press News non sono attribuibili, secondo quanto risulta agli organi tecnici dell'Assm, a perdite da acquedotto. Ciò in base ad alcuni elementi:come noto ai residenti più prossimi alla zona in questione, gli affioramenti si sono manifestati in data antecedente al 2005, anno nel quale l'Assm realizzò la posa interrata, lungo

Allo scopo di ristabilire una corretta informazione sulle prestazioni dell'impianto e riconfermare la bontà della scelta effettuata si espone quanto segue:l'impianto rispetta perfettamente i requisiti richiesti dalla Legge Regionale 10/2002. Il valore di efficienza pari a 87,5 lumen/Watt indicato nell'articolo è infatti relativo all'efficienza effettiva, mentre la legge, quando richiede un valore minimo di 90 lumen/Watt, fa riferimento all'efficienza nominale: il produttore dell'apparecchio

L’Assm spiega la perdita di acqualungo la strada che porta al Castello Silverj

il percorso stradale di nuove condotte acqua potabile e di condotte metano: ultimati i lavori, il nuovo acquedotto è stato sottoposto alle normali prove di collaudo per il controllo della tenuta;successivamente al 2005, gli affioramenti continuarono a verificarsi. Recentemente, nel 2009, essendo stati sollevati nuovi dubbi circa la presenza di perdite dall'acquedotto, l'Assm effettuò un'ulteriore prova di tenuta su tutto il

installato dichiara che i led utilizzati hanno efficienza nominale pari a 105 lumen/Watt, dunque ben superiore a quanto richiesto dalla norma.Il dato riportato sulla presunta vita dell'impianto pari a sette anni non ha alcun riscontro obiettivo. Analizzando la documentazione del produttore e considerando che un impianto di illuminazione pubblica viene tenuto acceso mediamente per circa 4200 ore ogni anno, si può dire che l'impianto scelto ha una durata di oltre 14 anni, passati i quali i led emetteranno l'80 per cento

tratto dell'acquedotto interessato, intercettando sia la condotta principale che le derivazioni e verificando tramite manometro che la pressione si mantenesse costante senza alcun abbassamento: la prova ebbe esito negativo attestando l'assenza di perdite;come verificatosi anche recentemente, in ripetute occasioni si è accertato che il fenomeno di affioramento ha una particolare

della luce iniziale.Riguardo al maggior costo dell'impianto a led rispetto a uno tradizionale, si specifica che il risparmio energetico annuo ottenibile con l'impiego di questa nuova tecnologia, consente di rientrare in pochi anni dalla differenza dell'investimento. Ad aumentare il risparmio energetico c'è anche la caratteristica del corpo illuminante prescelto di poter abbassare nelle ore notturne l'energia assorbita dall'impianto, così come richiesto dalla Legge

continuità nei periodi di abbondanti precipitazioni, mentre si attenua fino a non evidenziarsi dopo periodi prolungati di assenza di precipitazioni: ciò può far pensare che le venute sotterranee di acqua provengano da drenaggi interrati che siano stati realizzati a corredo delle opere stradali per sfornare le acque meteoriche e che attraversino il piano stradale medesimo.

Regionale 10/2002.Circa gli interventi di smontaggio dei corpi illuminanti effettuati recentemente, ciò è avvenuto solamente in due casi, peraltro per problemi che non attengono al funzionamento dei led ma alla tenuta dell'apparecchio, problema comune ai corpi illuminanti di qualsiasi tecnologia. Gli apparecchi, comunque, sono coperti dalla garanzia totale della casa costruttrice per cinque anni.

Chiarimenti dell’Assm sull’impianto di illuminazionepubblica a led di viale della Repubblica

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cliente del ristorante è, infatti, il presidente di una scuola per ragazzi con problemi di integrazione che si trova poco distante dal locale. Enrico prima si è fatto promotore di una “Notte Italiana” con altri ristoranti del nostro Paese grazie alla quale ha raccolto 3500 euro. La manifestazio-ne è stata ripetuta anche in altre occasioni, sempre con grande successo e con destinatari dei fondi sempre diversi. “I ragazzi della Martin Luther King Schule non hanno più problemi nel pagare il pranzo del mezzogiorno e anche i ragazzi delle altre scuole sanno ormai che c'è un 'papà italiano' che a Natale non si dimentica di loro e magari organizza, tanto per cambiare, un torneo di calcio con alla fine una pizza e un piccolo regalo di fine anno” scrive Luciano Barile sulla rivista Buongiorno Italia. Grazie a persone come Enrico De Angelis la nostra città risplende anche all'estero e se un giorno Enrico dovesse tornare a Tolentino, sappia che anche i suoi concittadini oggi sanno del suo grande cuore.

quartiere periferico di Dusseldorf, importante centro dei gruppi dell'acciaio e grande centro fieristico della moda.Concorsi gastronomici e iniziative sociali vanno di pari passo da “Saltimbocca”. Il ristorante ha ormai dieci anni sulle spalle e viene unanimemente considerato il “salotto gastronomico” di Gerresheim. Non a caso nelle classifiche di quelli che sono i

“Gambero Rosso” di Germania, il locale di De Angelis si trova sempre ai primissimi posti.Ma “Saltimbocca” non è famoso solo per le sue prelibatezze.Il suo nome, infatti, è legato alle attività di beneficenza che svolge a favore dei ragazzi con problematiche di integrazione sociale. Le Autorità e la stampa tedesca hanno sempre manifestamente apprezzato quello che De Angelis fa, ma dalle autorità italiane neanche un cenno. Eppure, oggi come oggi De Angelis potrebbe pensare solamente al suo successo invece di occuparsi di ragazzi sfortunati. Ma, come si suol dire, al cuore non si comanda. Sarà l'indole tutta marchigiana e macera-tese, sarà il carattere, ma al titolare del “Saltimbocca” viene naturale pensare al prossimo. “Sono grato alla città di Dusseldorf che mi ha dato la possibilità di realizzarmi e sento il bisogno di sdebitarmi” ha detto in una delle sue interviste Enrico. L'incontro con la realtà dei ragazzi meno fortunati è stato casuale. Un

Tolentino uber alles: parafrasando l'inno nazionale tedesco, è questo quello che viene in mente ripercor-rendo la storia di Enrico De Angelis, un tolentinate che si è fatto strada in Germania dove ha aperto un ristorante dal nome tutto italiano, “Saltimbocca”, che sta riscuotendo un enorme successo sia per la bontà dei piatti che prepara che per le attività sociali nelle quali è impegnato. Il ristorante si trova a Gerresheim,

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“SALTIMBOCCA”ALLA TOLENTINATESTORIA DI UN EMIGRATODAL CUORE GRANDE

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Anche altri tolentinati contribuiscono a tenere alto l'onore della Città in

giro per l'Italia. Recentemente diversi nostri concittadini sono stati

protagonisti della “Partita della Legalità” che si è giocata allo stadio

“Giuseppe Meazza” di Milano fra la Nazionale Magistrati, una selezione di

“detenuti calciatori” del carcere di Bollate e una selezione della Polizia

Penitenziaria di Milano. A questa manifestazione hanno preso parte sei

tolentinati: Patrizio Gattari, magistrato, allenatore della Nazionale

Magistrati; Nazzareno Prenna, allenatore della selezione detenuti in quanto

opera all'interno del carcere di Bollate insieme alla consorte Maddalena

Bracci che svolge la funzione di educatrice; Alberto Marcelletti, presidente

dell'Associazione Italiana Farmacisti onlus; Stefano Gobbi, capitano

dell'Associazione Nazionale Medici Italiani; Gianfranco Ruffini, “vecchia

gloria” dell'Unione Sportiva Tolentino.

Al termine del triangolare, i più emozionati sono stati i detenuti del carcere

di Bollate che si sono aggiudicati la competizione dopo aver sconfitto

(chissà con quanta soddisfazione!) la Nazionale Magistrati e la Polizia

Penitenziaria.

Molto soddisfatto il professor Nazzareno Prenna che da anni allena la

squadra dei detenuti che nel 2009 ha sfiorato la promozione nel

campionato di Seconda Categoria.

Va ricordato che da tre anni

l'Associazione Nazionale Italiana

Farmacisti onlus, presieduta dal

dottor Alberto Marcelletti, è

sponsor tecnico della rappresenta-

tiva dei detenuti alla quale fornisce

maglie, tute e palloni da calcio.

In precedenza, la Nazionale dei

Farmacisti si era recata per ben due

volte all'interno del carcere di

Bollate per sfidare la squadra

composta esclusivamente da ospiti

del penitenziario, uscendone, seppur

a testa alta, sconfitta in entrambe le

sfide.

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Sempre in cattedra

II Professore nasce a Tolentino nel 1892, da una famiglia di piccoli possidenti terrieri. Dopo gli studi liceali a Macerata, si laurea in lettere classiche a Roma. Fa anche in tempo a partecipare, prima al fronte poi come istruttore di allievi ufficiali, alla guerra del '15-'18. La scelta di insegnare scaturisce dalla convinzione di poter tradurre nella formazione delle giovani generazioni i valori in cui è stato educato: responsabilità, impegno, senso del dovere verso il prossimo e la società. Trascorre i primi anni di inizio secolo insegnando materie letterarie in diversi istituti superiori. Nel lavoro mette tutto se stesso: passione, intelletto, entusiasmo. Pretende dedizione, impegno dai suoi allievi; non esita ad usare modi bruschi per farsi obbedire. Ma possiede anche l'innato talento, sostenuto da una solida padronanza delle conoscenze, di comunicarle nel modo più efficace, chiaro, avvincente.Fin dagli anni Venti inizia anche una produzione di saggi, traduzioni di classici latini e greci, testi didattici, studi su riviste italiane e internazionali, ricerche nei più diversi settori dell'area umanisti-ca. Non è azzardato ipotizzare che il suo modello di riferimento sia Pascoli, col quale sente di avere molto in comune. Eppure gli manca quel “quid” di talento in più per fare il grande salto nella celebrità che è convinto di meritare. Conscio di non poter essere poeta, trasmette l’originalità e sensibilità del suo stile nelle traduzioni. Forse non ha (o non sa procurarsi) i contatti giusti, malgrado i riconoscimenti che gli giungono da ogni parte. Fatto è che dalla sua cultura si aspetta molta più fama e notorietà di quanto l'Italia accademica di allora sia disposta ad offrirgli.Dopo la sfortunata parentesi politica prefascista, dal 1925 è nominato insegnante in licei di lingua italiana tra Africa e Medio Oriente: Cairo, Alessandria, Tunisi, Istambul. Sempre nel '25 sposa Iole Bacaloni, una maestra sanseverinate da cui avrà due figli, Cesarina e Renato.Fuori dalle mura scolastiche è sempre in cattedra, in casa un "padre-padrone". A mezzo tra il "vergaro" e il "pater familias", stando al giudizio unanime di chi lo ha conosciuto da vicino. Sembra nato per dominare su tutto e tutti. Di scorza dura, autoritario, burbero, severo con gli altri come con se stesso, consapevole delle sue doti. Detesta banalità, conversazione fatua, mancanza di stile, superficialità. Soprattutto non sopporta l'ignoranza presuntuosa, la

superbia senza meriti, la disonestà intellettuale e morale. Facile intuire quanto sia ristretta la sua cerchia degli affetti e delle amicizie. Il Professore non è certo uomo arido o cinico, tutt'altro. Solo che, piuttosto tirato nel denaro quanto nei sentimenti, riserva attenzione e stima a chi sa meritarseli; proprio perché li considera beni preziosi, imprescindibili dalla sua persona. Con i suoi (tranne rare eccezioni), predilige il ruolo di dominatore. Lo considera del tutto naturale, consono a un capofamiglia che regge e protegge.L'aspetto fisico è lo specchio di un uomo forte, sicuro di sé, accentratore. Di media statura, robusto, vigoroso nel corpo, nello sguardo, nei modi, nei rapporti interpersonali. Veste sobrio, impeccabi-le, senza ostentazioni né frivolezze. All’esterno dà un'impressione di austerità e rudezza insieme.

L’impolitico giusto

Non tagliato per la politica, mai iscritto a partiti. Neppure quando il regime fascista, del quale è funzionario, farà pressioni per anni perché prenda la tessera. Tuttavia, la sua "politica" (nel senso classico del termine) non manca certo di riferimenti. Ha simpatie per il socialismo di stampo etico-ideale delle origini, con le aspirazioni alla giustizia sociale, il filantropismo, l’onestà di fondo d’altri tempi. Un laico sicuramen-te: non frequentatore di chiese, non troppo distante da un ateismo discreto. La sua cultura, che spazia dall'Occidente grecolatino e cristiano all'Oriente islamico, gli ha trasmesso una visione del mondo, della storia, degli uomini aperta quanto disincantata, aliena da fanatismi, intolleranze, faziosità. Onesto, incorrut-tibile, crede nel dialogo tra buonsensi prima che tra intelletti, nella mediazione, non certo nel compromesso di più viltà.Per questo, per ben due volte Tolentino lo sceglie come sindaco. Stima, rispetto, ammirazione per l'uomo di sterminata cultura non sono dunque le sole ragioni per cui, nei primi difficili anni del dopoguerra, una cittadina di forti passioni e contrapposizioni ideologiche punta su di lui. Eletto in una lista agricolo-democratica (sic), passa nel 1920 a svolgere funzioni di sindaco. Ma il fascismo è alle porte. Nel luglio 1922 debutta con una spettacolare incursione squadrista. Occupa letteralmente la città, dichiara decaduta l'amministrazione socialista, bolla come inetti, mediocri e superati i suoi uomini. Le critiche non risparmiano neppure lui, anzi. Lo

accusano di incompetenza, assenteismo (per i suoi impegni altrove, ha partecipato a 25 sedute su 85!), debolezza con una Giunta che ha arrecato solo danni all'erario cittadino. Il Professore si defila senza clamori, con dignità, ironia, realismo. Non per paura o soggezione verso i fascisti ma certo che, almeno per ora, la partita è chiusa. Come s'è già ricordato, trascorrerà molti anni all'estero, dedicandosi all'insegnamento e ai suoi amati studi. Con le dovute cautele, svolge anche propaganda antifascista, diffondendo stampa clandestina e volantini contro il regime.Ritorna in piena guerra a Tolentino. È il 1942. Vive quegli anni tragici di angoscia, violenza, attesa, speranza. L’eccidio di Montalto lo colpisce profondamente, rendendolo partecipe di un sentimento comune tra dolore e rabbia. Poi è la liberazione, il 30 giugno 1944. Il governo di transizione, costituito dalle forze del CLN che hanno guidato la lotta partigiana, lo indica di nuovo come sindaco per affrontare gli infiniti, drammatici problemi del dopoguerra. Sanno che è l'uomo giusto per mettere mano alla politica della ricostruzione quanto alla ricostruzione della politica, per voltare pagina con dignità e coraggio.Nell’ottobre 1945 termina il suo mandato, mentre la città ricomincia, faticosamente ma con determinazione, a vivere progettare, crescere. Libertà, ricostruzione, pacificazione hanno trovato risposte concrete nello sforzo di tutti, guidato da un sindaco saggio quanto affidabile. La qualità di quel modello, pur logorata progressivamente da eventi, interessi di parte e di partito, si conserve-rà almeno fino agli anni Sessanta, passando attraverso figure di alto profilo culturale e istituzionale come Paolo Pace e Luigi Mari.

Solo e pensoso

Smesse le vesti di sindaco, viene nominato all'Istituto Magistrale "A. Oriani" di Roma. Il ritorno nella Capitale, la ripresa dell ' insegnamento, la pubblicazione di altri lavori, il trasferi-mento con la famiglia, sembrerebbero coronare felicemente una carriera di soddisfazioni, aspirazioni realizzate. Ma non sarà così. Una vecchiaia triste, fatta di rimpianti, delusione, solitudine, amareggerà invece i suoi ultimi anni. Intanto, per uno come lui, l’arrivo del pensionamento nel 1962 è traumatizzan-te. Scopre che l’essere professore è stato più che una vocazione, un'aspirazione, una scelta. L’attività nel cui spazio sicuro

BIOGRAFIE INEDITEProfessore a vitadi Enzo Calcaterra

Giusto trent’anni fa moriva Alessandro Zazzaretta, "il Professore". Non solo il più cólto che Tolentino abbia avuto nel Novecento, ma suo Sindaco nei due momenti più difficili del secolo. Guidò infatti la città alla vigilia del fascismo, la risollevò dalle macerie morali, materiali, storiche nell’immediato dopoguerra. Soprattutto si identificò nel suo ruolo di educatore, nutrito di una cultura vastissima e feconda, fino a farne uno stile di vita.

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e gratificante ha tessuto la trama di un sogno, dove le sue qualità intellettuali potessero raggiungere traguardi ambiziosi, viene a mancare. Così affiora drammaticamente, in tutta la sua portata, un senso di sconfitta, frustrazione per meriti misconosciuti. Quella formidabile erudizione, quel sapere a tutto tondo cui ha dedicato gran parte delle sue energie, non sono più il trampolino di lancio per altre e più alte mète. Vive periodi di astioso isolamento, in una Roma che lo ignora e a cui egli stesso sembra voler sfuggire. Si sveglia presto per accorgersi ogni volta che sta iniziando un'altra giornata interminabile, gravida di noia, affollata di malumori, nostalgie, risentimenti. Per giunta, senza neppure qualcuno con cui condividerli veramen-te. Confessa di far fatica persino a tradurre, scrivere, dedicarsi agli interessi che gli hanno riempito la vita anche nei momenti più difficili. Si trascina nella disillusione, con un senso di abulìa da cui cerca in qualche modo di scuotersi.Due sono le strade su cui si avventura per uscirne. Negli ultimi quindici anni si occupa di compravendite immobiliari: terreni, case, proprietà. Da buon figlio della terra, non ha mai disdegnato il denaro, il benessere, le comodità, le piccole soddisfazioni di una condizione economicamente tranquilla. Tratta affari per incrementare il suo patrimonio e quello dei familiari. Ma il Professore vuol anche dimostrare, e ci riesce perfettamente, che un uomo di cultura può trarre profitto da quel sapere che al senso comune appare inutile e inconclu-dente. Si muove bene, sembra soddisfatto da questa sorta di sfida vinta.Dentro di sé, la percezione della deriva lo spinge tuttavia a cercare un’Itaca dove approdare, almeno di tanto in tanto. Così, appena può, se ne torna per qualche giorno alla "sua" Tolentino, a quella "compagnia picciola" di amici colti, stimati, accomunati al suo mondo sempre più distante quanto "antico". Lo si vede al tavolo di un bar del centro, l'aspetto e i modi di un signore distinto, impegnato in una pacata conversazione tra pochi intimi. Con loro si sente ed è riconosciuto un "primus inter pares". Beninteso, sempre di una buona spanna superiore.Muore a Lavinio (RM) in un torrido agosto del 1980. Sulla tomba ha voluto sottolineata la sua opera di "cultore di studi umanistici". Non sappiamo del suo destino nell’aldilà. Sicuramente, gli è toccata la buona sorte di accedere in vita ai Campi Elisi, paradiso dei padri antichi. Davvero niente male, per un professore.

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strada e necessita di un intervento. Angelo Zanelli è artista noto, fra l'altro, per aver realizzato la statua della Dea Roma che sovrasta il monumento al Milite Ignoto e il fregio del sottobasamento dell'Altare della Patria. L'opera realizzata appositamente per Tolentino ha poco più di settant'anni. Fu inaugurata, infatti, il 13 giugno 1938 dal podestà di Tolentino, Pacifico Massi, alla presenza dell'artista e del maresciallo Pietro Badoglio. La Vittoria Alata si staglia su un fronte monumentale lungo 50 metri con una partitura narrativa realizzata con fregi in bronzo in bassorilievo. Al centro della facciata, sullo sfondo di due archi, si staglia la statua della Vittoria Alata, alta più di tre metri con il basamento in pietra che ospita la targa con

i nomi dei caduti nel primo conflitto

mondiale. Fu realizzata in

concomitanza con la costruzione del

nuovo stadio che, proprio dal

monumento, prese la sua attuale

denominazione. Un vero e proprio

simbolo per tutta la città e un'opera

d'arte di valore inestimabile che ora,

però, viene messa a repentaglio da

una pianta. Perché, pare, non ci siano

i fondi per intervenire…

Alcuni cittadini ci hanno segnalato la situazione in cui versano un paio di zone della nostra città. In particolare ci riferiamo alla zona di via Don Sturzo e a quella di via Palatucci in contrada Le Grazie. In entrambi i casi ci si trova di fronte a degli insediamenti abitativi piuttosto nutriti esistenti da alcune decine di anni, ma carenti di opere di urbanizzazione estremamente importanti, come ad esempio i marciapiedi. Nella zona di via Don

Sturzo è estremamente pericoloso camminare di notte (ma anche di giorno), proprio per la mancanza di marciapiedi e addirittura di fondamentali punti luce utili per la sicurezza dei pedoni e non solo. Lo stesso dicasi per via Palatucci, dove un fedele che vuole recarsi in chiesa, tanto per fare un esempio, deve farsi un bel pezzo di strada sfiorato dalle auto in transito. Insomma, situazioni che certamente chi ha deciso in passato di andare ad abitare da

A RISCHIO LA “VITTORIA” DELLO ZANELLIUna pianta rischia di abbattere lo storico monumento

salvare questo pezzo di storia della città. Il fronte monumentale della scultura viene minacciato da una grossa pianta che, con il tempo e molto probabilmente per via delle forti piogge degli ultimi inverni, si è piegata fino ad arrivare a toccare il fronte monumentale nella sua parte posteriore, quella visibile dall'interno dello stadio. Qualche pezzo della costruzione è già caduto a terra e la situazione è stata segnalata alle autorità competenti dai responsabili dell'Unione Sportiva Tolentino già da mesi. Eppure, niente si è mosso per mettere a posto la situazione. Anche

perché, accanto alla pianta che minaccia il monumento alla Vittoria, ce n'è un'altra che si sta piegando sempre più pericolosamente verso la

La leggendaria “Vittoria” alata di

Angelo Zanelli sta per essere

letteralmente abbattuta da un

albero. E nessuno fa niente per

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quelle parti certamente non si aspettava. Eppure, anche questi cittadini pagano come gli altri le tasse e non andrebbero considerati di serie B. Quando hanno acquistato, con sacrificio, la loro abitazione hanno pagato, a volte anche piuttosto cari, anche i cosiddetti “oneri di urbanizzazione”. Gli oneri d'urbanizzazione sono un contributo che chi costruisce deve corrispondere al Comune a titolo di partecipazione alle spese che lo stesso Comune

affronta per fornire di servizi la città. Siccome parliamo di zone, come via Don Sturzo, abitate ormai da oltre trent'anni, per cosa sono state utilizzate le somme raccolte con gli oneri di urbanizzazione se le opere poi non sono state fatte? Ecco, quindi che, anche per una maggior vivibilità della Città sarebbe importante mettere mano a situazioni come queste, non impossibili da risolvere e per le quali i denari in cassa avrebbero dovuto esserci da tempo.

ONERI DI URBANIZZAZIONE E CARENZA DI SERVIZIIl caso di via Don Sturzo e via Palatucci

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bisogna inoltre aggiungere una triste verità: noi ragazzi, in genere, non subiamo poi molto il fascino degli incontri culturali; di sicuro non si tratta di una dote da mostrare con orgoglio, ma inutile negare che sia un dato di fatto - forse in certa misura anche normale. Veniamo quindi al sodo, la critica che vorrei muovere non riguarda tanto una mancanza di considerazione per i giovani, quanto piuttosto la constatazione che spesso le nostre esigenze vengono ignorate o malinterpreta-te, così le occasioni che ci vengono offerte in realtà non ci apparten-gono, le percepiamo troppo distanti, in un certo senso inutili. Eppure spesso abbiamo tentato di portare alla luce i nostri effettivi disagi, o comunque problematiche che ci riguardano da vicino. Basti pensare a tutte le polemiche e le discussioni sorte intorno alla mancanza di un punto di ritrovo,

L'adolescenza è il periodo più delicato della crescita di un individuo: si manifestano delle modificazioni somatiche e psichiche legate allo sviluppo stesso. Si verifica "un'esplosione ormonale" ed i suoi effetti si fanno sentire nei rapporti interpersonali. Così, mentre l'adolescente acquista consapevolezza del suo cambiamento, egli si sente "grande" : esprime giudizi ed opinioni, come se fosse veramente padrone di se stesso. Delle volte lo vediamo affermare le sue idee con prepotenza: egli contesta tutto e tutti, diventa irascibile se contraddetto, ma è soltanto un modo per essere preso in considerazione. L'adolescenza è il momento delle prime vere crisi, poiché si mette tutto in discussione, compreso se stesso: ci si vede brutti, incapaci e disorientati. Qui la famiglia ha un ruolo fondamentale: è proprio tra le mura domestiche che l'adolescente "misura" la sua crescita e la sua trasformazione e soltanto il dialogo, mai tradito dalla perdita di pazienza, può fare molto. I primi ad essere messi in discussione sono proprio i genitori con le loro regole , considerate antiquate e noiose; essi sono il primo bersaglio, proprio perché c'è un profondo legame che li unisce. "Fare il contrario" di tutto fa sentire i ragazzi liberi e maturi, più grandi e, proprio per sconfìggere tante incertezze , la contestazione si traduce anche in un abbigliamento trasandato e in atteggiamenti provocatori e scorretti. Spesso si contesta per il puro gusto di contestare, rare volte ci sono serie giustificazioni!Oggi purtroppo l'influenza dei media non aiuta: troppo spesso arrivano messaggi sbagliati da persone che incarnano i bisogni di una società sempre più disposta a spersonalizzare l'individuo, seguendo simboli creati a nostro uso e consumo. Vestire, muoversi e parlare come un divo di un realitj , diventa l'aspirazione più grande anche a costo di essere volgari e inadeguati. Tutto ciò non può essere visto in positivo: senza che ce ne accorgiamo i nostri ragazzi diventano tanto ansiosi nella ricerca della notorietà, che per loro è uguale a felicità, senza saper godere di ciò che stanno vivendo .Essi , senza rendersene conto, annullano le loro vere potenzialità , la loro indole, la loro originalità, togliendo a se stessi e agli altri la possibilità di operare per far emergere ciò che li caratterizza. Io credo nel dialogo proficuo, nella disponibilità a mettersi in discussione per crescere e far crescere, credo nella collaborazione tra padre e figlio, che abbia come base l'amore di entrambi per poter arrivare ad uno sviluppo armonico e sereno degli adolescenti.

un luogo nel quale i ragazzi della mia età, ma anche più giovani o con qualche annetto in più, possano incontrarsi per stare insieme e scambiare quattro chiacchiere. È chiaro che non si tratta di una questione molto semplice, difatti non ci sono grandi spazi che offrano questo tipo di possibilità nella nostra città; quindi come fare? Ebbene credo che una risposta parziale l'abbiamo già data noi ragazzi, scegliendo come punto di riferimento Palazzo Europa. È strategico in effetti, non troppo lontano da quello che dovrebbe essere, o meglio era un tempo, il cuore della città, ma allo stesso tempo leggermente al di fuori., come una piccola parentesi appartata. Il problema è che questo luogo –che andando a stringere è una galleria, con tanto di portoni di accesso ai condomini – non è poi così ospitale, non più ormai: pavimenti rovinati, sporcizia

un po' qua un po' là, muri pieni di crepe e scritte – queste ultime per merito nostro, dovrei ammettere – fatto sta che dall'esterno la visione d'insieme non è poi così idilliaca. Più volte sono state avanzate proposte per modernizzare la galleria Europa, renderla acco-gliente ed anche gradevole alla vista di un passante, come pure di un turista. È stato anche presenta-to un progetto, mai preso vera-mente in considerazione. Quindi chiedo: per quale motivo ignorare una proposta che in effetti nasce proprio da un'esigenza di noi giovani?Esigenza piuttosto evidente, palese direi, oltre che apertamente espressa. Non posso far altro che passare la patata bollente a chi di dovere.

S.O.S. ADOLESCENTI

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I NOSTRI FIGLI

di Luciana Zengarini

Dire che non si faccia nulla per i giovani sarebbe mentire, o meglio dare una mezza verità; le iniziative non mancano nel nostro Comune, anche se potremmo obiettare sulla loro effettiva concretezza. È inutile infatti organizzare mille eventi ai quali in realtà non partecipa quasi nessuno, o comunque una fetta a tal punto esigua della popolazione giovanile che può essere conside-rata trascurabile. Con ciò non voglio affatto asserire che queste iniziative siano di per sé poco interessanti; magari non sono pubblicizzate a sufficienza o con il dovuto anticipo, o forse non sono temi che incuriosiscono particolar-mente i giovani. A tutto ciò

TOM TOM nuova generazione di Ilaria Del Dotto

Palazzo EuropaPunto di ritrovo a rischio “crolli”

Sono una ragazza di 13 anni e frequento la seconda media. Da un anno a

questa parte mi sono resa conto che sto incominciando ad attraversare un

periodo molto particolare della mia vita. Sto vivendo nuovi sentimenti ed

emozioni che a volte riescono a mettere in luce solo il mio lato negativo,

facendomi diventare piuttosto antipatica. Ogni giorno mi ritrovo a dover

fare i conti con le pressioni degli insegnanti e dei familiari, che a volte mi

rendono molto nervosa. Nonostante a scuola abbia un buon profitto,

spesso mi capita di voler mollare tutto per dedicare maggiore spazio ai

miei interessi e agli amici. Il mio gruppo è formato prevalentemente da

ragazzi più grandi di me di un anno circa. Insieme ci confrontiamo sui

nostri modi di pensare; a me personalmente aiuta, perché mi da la

possibilità di crescere e sfogarmi. Nascono i primi amori, che a volte fanno

un po' soffrire perché a questa età, naturalmente, non hanno lunga vita, ma

creano solo pensieri e paura, forse di essere presi in giro. Quando ho un po'

di tempo libero mi piace chattare con i miei amici, perché riusciamo a

capirci solo fra noi, ma a volte è anche un modo per scaricare le tensioni

accumulate nell'arco della giornata, dedicata in maggior parte allo studio e

ai nostri hobby. In famiglia non sempre siamo compresi, così è proprio in

questa circostanza che cerchiamo di ribellarci creando spesso anche delle

incomprensioni. Nonostante ciò io sono convinta che la soluzione ad ogni

nostro problema possiamo trovarla con l'aiuto della nostra famiglia, dove

essa sia sempre presente e soprattutto unita. Parlare apertamente con i

genitori è molto importante, anche se noi magari pensiamo che sia solo

una perdita di tempo e siamo convinti che non riusciranno mai a capirci,

perché essendo loro stati ragazzi prima di noi ci possono consigliare per

superare ogni piccola o grande difficoltà che ci si presenta. A volte possono

essere di aiuto anche i fratelli più grandi, come nel mio caso, perché spesso

per vergogna o per paura non riesco ad aprirmi con i miei genitori, così

preferisco parlare con le mie sorelle, perché penso che con la loro

esperienza possano riuscire a chiarire i miei dubbi con molta più semplicità.

Sto diventando grandedi Francesca Capradossi, 13 anni

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debbano conoscere e la conoscenza serve a una giusta ed equilibrata prevenzione. Poi c'è il campo della valutazione, ovvero come valutare al meglio un alunno e determinate situazioni e anche questo, tutto sommato, è uno spaccato della prevenzione. Una giusta valutazione spesso è anche una giusta formazione di una personalità. Se noi riusciamo ad inquadrare bene un determinato alunno, sicuramente capendone

anche le varie particolarità, tutto questo può aiutare ad intervenire laddove ce n'è maggiore bisogno. Questa valutazione si ripercuote anche nell'orientamento e cioè cercare di dare un giusto indirizzo su come proseguire la propria vita.La nostra offerta formativa, oltre a tanti progetti, contiene anche momenti di riflessione dati, ad esempio, dalle conferenze che abbiamo fatto. Ne abbiamo strutturata una insieme all'Università

“LA SCUOLA DEVE LANCIARE MESSAGGI POSITIVI”A colloquio con

Giampietro Saltalamacchia, dirigente scolastico della “Lucatelli”

Un anno scolastico che si va a chiudere, caratterizzato da tante iniziative che hanno coinvolto tutti gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. Ne abbiamo parlato con il dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo “Lucatelli”, Giampietro Saltalamacchia. L'Istituto Lucatelli ospita alunni che vanno dai 3 ai 13 anni, dalla scuola dell'infanzia fino alla secondaria di primo grado. Al primo settembre 2010 ci saranno 1078 studenti distribuiti nei tre plessi

“Lucatelli”, “King” e “Rodari”.“La nostra offerta formativa” ha detto il dirigente “caratterizza la scuola. La nostra offerta formativa ha dei principi ispiratori nel campo della prevenzione, nel campo della valutazione e nel campo dell'orientamento. Come scuola puntiamo molto sul campo della prevenzione. Tutti i nostri progetti, le nostre attività sono finalizzate alla prevenzione intendendo che i ragazzi e le famiglie

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di Macerata, programmando cinque incontri finalizzati alla valutazione ma soprattutto alla prevenzione. In questi cinque incontri tre erano finalizzati alla specificità della formazione degli insegnanti. Gli altri due erano aperti anche al pubblico in quanto erano inerenti argomenti come la religione, l'intercultura che riguardano anche le famiglie.La nostra scuola lavora molto insieme alle famiglie. Da qui nascono le conferenze che facciamo anche per le famiglie e mi riferisco soprattutto all'ultima in ordine di tempo alla quale è intervenuto lo psicologo Maurizio Coletti sul tema “Come faccio a capire se mio figlio ha un disagio?”. Anche problematiche forti, come ad esempio quella della droga, partono da un disagio iniziale e, come abbiamo detto nel corso della serata, si è cercato di individuare quali possano essere i segnali che ci fanno capire il disagio di nostro figlio. In questa circostanza abbiamo voluto inserire la lettura di alcune poesie. Di questo ringrazio moltissimo un personaggio illustre della nostra città come Saverio Marconi che ha abbracciato questo tipo di progetto immediatamente. L'ho visto molto coinvolto in questa iniziativa, come le due ragazze che hanno animato musicalmente la serata. Abbiamo avuto una grande partecipazione di pubblico. Saverio Marconi ha letto le poesie di Riccardo Gullini. E come mai abbiamo fatto questa scelta? Io sono

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stato invitato circa due anni fa alla pubblicazione di una raccolta di poesie di Riccardo Gullini, “Bolle di vetro”, e sono stato molto coinvolto da queste poesie. Non sto a sottolineare quanto siano belle le poesie da un punto di vista letterario, ma sono stato colpito dall'esperienza particolare di vita di questo ragazzo. Era rimasto molto legato agli amici, alla famiglia, alla realtà quotidiana. Lui era molto collegato alla realtà e questo mi ha colpito perché di solito una persona che per qualsiasi motivo si aliena, va un po' fuori da questi schemi. Invece lui no. Era molto legato alla famiglia, agli amici, tanto che sono stati loro a testimoniare la personalità di questo ragazzo. Successivamente ho scoperto che Riccardo era stato un alunno della nostra scuola. Da qui il mio interesse è stato ancora maggiore. Ho visto il percorso di questo alunno all'interno della scuola e ho notato che era un ragazzo estremamente brillante ed esuberante, dove i giudizi erano molto positivi e questa cosa mi ha incuriosito. Ritengo che, nella logica che una scuola debba pensare all'educazione ed esaltare le cose positive. Riccardo con le sue poesie ci ha lasciato dei messaggi estremamente positivi”.

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Maria della Pace a ridosso delle cristalline acque del Chienti. Purtroppo le acque del fiume non sono più limpide, ma la bella tradizione scomparsa potrebbe essere ugualmente ripristinata negli spazi vicino l'edicola. Nel frattempo, l'altra sera, c'è stata una fiaccolata organizzata dalla parrocchia dello Spirito Santo nell'ambito del mese mariano.Riguardo la vecchia chiesa della Pace pubblichiamo un racconto scritto da padre Domenico Gentili gentilmente concessoci da Vittorio Valli.

Era un mattino pigro e cisposo del marzo 1579. Per le strade di Tolentino si riferivano a bassa voce e con sospetto gli orrori della notte. Lungo la strada del Chienti che arrancava indolente verso il mare, ancora fumigavano le cannucce bruciate per coprire una ritirata o mascherare un appostamento. Egli si alzò nella casa deserta, testimonio di un matrimonio sterile, di una vedovanza precoce. Spalancò la finestra per godere dell'aria tepida del mattino primaverile. Notò i campanelli, ne indovinò la ragione. Ma per accettarsi diede una voce:“Che è avvenuto?”“Ah! messere, per carità, gli rispose gesticolando una donna”.Nessuno azzardava un parere perché ogni cittadino poteva essere un aderente o anche una spia del partito di Alessandro Parisani ovvero di quello

di Carla Passacantando

È tornata a risplendere l'edicola dedicata a Santa Maria della Pace in via Nenni, fatta edificare nel 1992 dal Comitato “Tolentino ieri e oggi”. Da anni, dall'inaugurazione, non veniva pulita. All'interno dell'edicola regnavano le ragnatele, mentre fuori la struttura era circondata da erbacce. Grazie all'intervento di Vittorio Valli e Angelo Zeppillo l'edicola è tornata a luccicare. È stata ripulita la statuetta di “Cutì della Pace”, restaurata nel 1992 da Sante Contrusceri, che una volta era ospitata nella vecchia chiesa della Pace da anni sconsacrata ed ora di proprietà di un privato. All'interno dell'edicola c'è anche la riproduzione pittorica di Santa Maria della Pace dell'artista tolentinate Giorgio Ciommei. Pezzi di grande valore storico per la città che dovrebbero essere custoditi con una maggior cura. Valli, ma tutta la città, chiede allora una manutenzione ordinaria dell'edicola, lasciata da quasi venti anni nella sporcizia e nel degrado, da parte del Comune di Tolentino. Dovrebbe essere ripulita almeno una volta al mese. Per rivalutare la struttura si dovrebbe rispolverare la tradizionale gita fuori porta del martedì di Pasqua negli spazi attorno all'edicola. All'epoca era usanza dei tolentinati fare delle scampagnate nei campi adiacenti alla chiesa di Santa

di Giambattista Rutiloni. Prese una decisione. Si recò al palazzo municipale e chiese del Podestà.“Messere, io, Tommaso Gentilucci, alias, Cotino Scarfiglioni, avrei intenzione, sempre che piaccia a Vossignoria e ai Signori del Consiglio, di costruire una chiesa nel piccolo possedimento che ho vicino al ponte di Loro affinché la misericordia del benignissimo Signore ci scampi da tanti malanni”.Il Podestà aveva già radunato il Consiglio per prendere un ennesimo, inefficace provvedimento contro i faziosi e approvò seduta stante la proposta di Cotino. Ma la pratica dormì cinque anni e mezzo negli archivi del Comune. I messeri del Municipio avevano ben altro da pensare con quei diavoli di fuorusciti che ogni notte ne combinavano una e si erano fatti tanto audaci da penetrare perfino in città a compiere una vendetta o una rappresaglia, con quel Parisani che aveva fatto piantare tanti alberi nella sua villa quanti erano gli aderenti al partito di Rutiloni per impiccarveli, con quel Rutiloni che avrebbe volentieri consegnato ai norcini le carni e le cartilagini dei Parisani e aderenti. Non c'era modo di ottenere un po' di tranquillità e di sicurezza. Cotino si era presentato altre volte al Municipio, specialmente dopo qualche bravata più feroce dei faziosi.

“Ebbene, messere, quella faccenda?”L'ultima volta il Podestà, uno nuovo venuto da Ascoli, bilioso come un botolo e che per di più aveva un diavolo per capello appunto a causa di quei dannati fuorusciti, gli rispose letteralmente con un grugnito, così proprio. Poi venne da Perugia un Podestà più intelligente, un mezzo topo da biblioteca che per risolvere la questione della pace si pose a scartabellare l'archivio. E quando giunse alla pratica della chiesa erigenda: “Ehm! fece costui; questo Cotino insomma l'ha pensata più giusta. Qui ci vuole una mano dal Cielo. E lo fece chiamare. Era il 16 dicembre 1584. Erano passati cinque anni e mezzo della prima proposta. “Sapete, messer Cotino Scarfiglioni; ebbene come vi chiamate? Tommaso Gentilucci, che questa chiesa si

potrebbe costruire. Ne darò l'incarico anche ai Priori. La chiesa la chiameremo

Santa Maria della Pace”.Il 24 dicembre dello stesso anno il Consiglio comunale ordinò una donazione di pietre per la fabbrica; e l'11 febbraio dell'anno successivo si affidò ufficialmente l'incarico a Cotino e ai Priori. E le cose cominciarono a

procedere meglio. Due mesi dopo fu eletto papa, col nome di Sisto V, il

Alcuni cittadini ripuliscono “l’edicola di Cutì”La storia nel racconto di P. Domenico Gentili

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Il presidente del Rotary di Tolentino, Andrea Passacantando, qualche sera fa, ha incontrato, insieme all'addetto stampa, gli attori della Calciattori team a Roma. Dopo il successo della “Partita del sorriso” con la quale sono stati raccolti 10 mila euro per la sistemazione del campetto dell'oratorio “Don Bosco”, al presidente del Rotary è arrivato un invito ad un evento speciale, a dimostrazione di come la città di Tolentino abbia colpito favorevolmente i divi della tv e dello spettacolo. Andrea Passacantando è stato invitato ad una festa a Roma in segno di ringraziamento per l'ottima riuscita della manifestazione a Tolentino. “È stato un piacere ed un onore – dice il presidente del Rotary di Tolentino - essere stato invitato a quell'evento. Mi sono sentito parte della squadra. L'occasione è servita per conoscere il presidente della

IL PRESIDENTE DEL ROTARY TOLENTINOOSPITE A ROMA DELLA CALCIATTORI TEAM

10 mila euro per il campetto dell’oratorioCalciattori team, Ettore Bassi, che per impegni professionali non è potuto essere a Tolentino il primo maggio e tutti gli attori componenti della squadra. E tutti hanno ribadito di essersi trovati benissimo a Tolentino. La richiesta è stata quella di veder quanto prima realizzato il campetto dell'oratorio, nonché di poter essere presenti all'inaugurazione”. È stata una bella festa tra i tanti attori. C'era anche la splendida Cristina Chiabotto arrivata a sorpresa insieme al suo compagno Fabio Fulco. Ed anche loro vorrebbero essere presto a Tolentino. Si è così conclusa con grande successo la manifestazione di beneficenza, la “Partita del sorriso”, targata Rotary Tolentino, che ha portato nelle Marche tanti volti noti. E' stato di 10 mila euro l'incasso, da destinare alla sistemazione del campetto, dell'incontro di calcio disputato il primo di maggio allo

stadio della Vittoria di Tolentino, tra la squadra dei Rotariani and friends e la Calciattori team che ha conquistato il trofeo. Al termine si è tenuta la cerimonia di consegna dell'assegno di 10 mila euro da parte del presidente del Rotary di Tolentino Andrea Passacantando ad Antonietta Parrucci in rappresentanza dell'oratorio Don Bosco. Passacantando poi ha premiato la squadra vincitrice della “Partita del sorriso”, consegnando il trofeo al capitano della Calciattori team, Edoardo Leo, mentre il presidente della Provincia, Franco Capponi, l'altra compagine, quella dei Rotariani, capitanata da Stefano Gobbi. Premiati anche gli allenatori, Sarino de Domenico per i Calciattori e Dante Parrucci per i Rotariani, Maurizio Mattoni quale miglior giocatore, Carlo Zagoreo il meno presente in campo, Billo quale capocannoniere, Raffaello Balzo il più corretto in campo e i due capitani. Oltre a Leo, Billo e Balzo, sono scesi in campo tanti belli del mondo del cinema, della televisione e dello spettacolo. Per la compagine Calciattori team, in maglia rossa, c'erano: Francesco Arca, Giovanni Guidelli, Matteo Branciamore, Rodolfo Castagna, Paolo Gasparini, Marco Guadagno, Emiliano Ragno, Primo Reggiani, Edoardo Rossi, Marco Vivio. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto – ha detto Edoardo Leo al termine della manifestazione – siamo stati benissimo a Tolentino e vorremmo ritornare in città per l'inaugurazione”.

cardinale di Montalto. I delegati tolentinati, che gli prestarono ossequio, verso la fine del mese di aprire lo interessarono alla triste situazione della città. Il papa incaricò il cardinale Rusticucci e Alfonso Gesualdo, legato per la Marca, dei negoziati. La pace fu firmata l'11 settembre dello stesso anno, dopo quattro mesi di penose e faticose trattative. La fabbrica della chiesa di Santa Maria della Pace doveva essere a buon punto. Cotino si fece costruire una cella adiacente al fabbricato e passò nel romitaggio gli ultimi anni della sua vita. Con un rogito del 28 gennaio 1591, egli fece donazione alla chiesa di duemila fiorini della moneta della Marca affinché da ogni fiorino si ricavassero quaranta monete per il sovvenzionamento di due cappellani o rettori che celebrassero una messa nei giorni feriali e due nei giorni festivi a beneficio spirituale della famiglia Gentilucci. Egli si riteneva il patronato e il diritto di nominare detti cappellani vita natural durante. Dopo la sua morte i diritti passavano alla magistratura e, in caso di inadempienza, alla Confraternita del Sacramento e al Capitolo della Santa Casa di Loreto. Il Romito di Santa Maria della Pace non riuscì a bere l'acqua del maggio 1597. Una mattina dei primi di febbraio che il Cappellano era venuto a celebrare la messa, lo trovò che agonizzava nel suo giaciglio. Gli amministrò i Sacramenti e gli chiuse gli occhi. Il Municipio in data 12 febbraio di quell'anno accettò la donazione di Cotino e in data 20 aprile ordinò che si eseguissero scrupolosamente le volontà del donatore. E per riconoscenza o per memoria di un uomo benemerito fece porre la statua di Cotino allato dell'altare di Santa Maria della Pace.

Padre Domenico Gentili

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IO CITTADINO

Gentile redazione di Press News, mi chiamo Maria Crescimbeni e da più di trent'anni abito a Tolentino. Non credo di essere la sola a lamentarmi, prima con il pullman “azzurro”, dato che ho potuto constatare che sono tutti sordi.Adesso reclamo per il pullman “giallo” per un episodio che mi è capitato all'inizio di viale dei Cappuccini, nei pressi delle Fonti di San Giovanni.Un giorno, visto che tutti mi conoscono e mi salutano, dopo una attesa di oltre mezz'ora dall'orario in cui il pullman doveva arrivare, mi dicono che c'è lo sciopero.Ma non c'è nessuno che sa scrivere un bel cartello “sciopero” e attaccarlo alle fermate?Ma ci sono cose più importanti che questa volta mi hanno fatto decidere di scrivere a Press News.Perché, infatti, aspettando il pullman giallo con tanta pazienza, si è fermata la macchina della Polizia Municipale, con tanto di divisa, dicendomi “signora, penso che non passi…” guardando l'ora sull'orologio al polso. Io, più che arrabbiata, ho risposto “Un semplice cartello costa tanta fatica?”Io ascoltando la Polizia Municipale, peraltro molto gentile, li ho salutati con educazione.Ma mentre percorrevo la strada per ritornare a casa (non scrivo le parole brutte che pensavo!) a piedi (dovevo arrivare in piazza Peramezza), nervosa, con una giornata molto calda, vedo passare il pullman giallo e mi sono chiesta “ma che ordine c'è?, ognuno fa il proprio comodo?, certo che tutti o quasi hanno la macchina personale, ma il vecchio da chi viene rispettato se deve servirsi del pullman che gironzola per la città?”.Certo, mi fa pensare che l'interesse del cittadino più debole e bisognoso sia stato annegato al lago di Caccamo. Le parole fanno i… i fatti ognuno fa i propri… è solo bello far l'amore da Trieste in giù!Buon lavoro

Maria Crescimbeni

Anzitutto un GRAZIE a "Press News", l'unico vero giornale in cui si parla di Tolentino ed in cui i cittadini possono far sentire la propria voce. Leggendo la replica inferocita del Prof. Calcaterra alla Signora 81enne "partigiana", che gli aveva rivolto una altrettanto aspra critica, si rimane a dir poco sconcertati! Da una parte lo studioso, a suo dire, anarchico e non asservito a nessuna bandiera, che difende la propria onestà intellettuale, la sua sincera ricerca "senza paraocchi" della verità storica. Dall'altra la "giovane di allora" che ha vissuto quei momenti critici, che ha avuto modo di respirare l'aria che a quel tempo la circondava, di conoscere (non importa se di prima mano o no!) le persone. Quelle persone semplici, come noi, con i loro pregi e difetti, costretti alla violenza ed alla lotta, per permetterci di esprimere ancora (speriamo per molto tempo ancora!) "liberamente" la nostra opinione. Dispiace che una persona colta, qual è il Prof. Calcaterra, si senta tanto offeso dalla critica dura e forse per alcuni versi, a suo parere, ingiusta di un'anziana, che ha interpretato anche lei come un'offesa i suoi scritti, riscontrando in essi la volontà (cosa che di certo il Prof. Calcaterra non ha mai voluto!) di negare i valori in cui lei da ragazza ha imparato a credere eper cui ha visto gente morire. Solo i fatti "sono" storia. A questa conclusione giunse anche il Manzoni ripudiando la sua opera più grande ed un fatto è che Acciaio, brigante od eroe che sia stato, morì per i suoi ideali e per la nostra Libertà e Democrazia. Oggigiorno la critica non piace! L'esempio ci viene molto dall'alto. Alla stessa maniera, mettere in dubbio con un giudizio sferzante, i racconti di centinaia di cittadini onesti che hanno riportato, in un "voluminoso quanto confuso libro", a suo dire, i loro ricordi personali di quei momenti terribili, come può essere "catalogato" per un cittadino normale che legge, offendendo anche chi contribuì alla sua stesura. Qualcuno era professore colto come lei. Abbiamo imparato a non apprezzare le opinioni diverse dalle nostre, a reagire con violenza a chi ci attacca, a rifiutare a priori l'idea che forse in ciò che dice l'altro c'è una piccola parte di verità, da cogliere e da farne tesoro. Dobbiamo ricordare le parole di Voltaire "non condivido ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo". La "giovinetta" Nunzia insieme a tutti coloro che ci hanno regalato la libertà fanno parte di quegli avvenimenti che hanno scritto la nostra Storia.

ConsiglioA.N.P.I. Tolentino

Si è svolto il consueto pranzo sociale dei dipendenti di Poltrona Frau a riposo. Anche questa edizione della manifestazione ha fatto registrare una notevole partecipazione per un momento conviviale dove il rewind di una pellicola mnemonica azionato da un telecomando invisibile blocca sequenze ed immagini, scene di vita lavorativa e non, del tempo passato. Strette di mano e abbracci affettuosi sigillano il rispetto reciproco e l'amicizia nata nella maggior parte dei casi nell'ambiente lavorativo.E alla fine, tutti si sono dati appuntamento all'edizione del 2011.

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Era il 1977 quando Paola Santoni e Alfredo Crudeli aprirono La Bottega del Libro, allora situata in via Garibaldi, ma dobbiamo aspettare gli anni '80 per vederla dove si trova oggi, in via della Pace, e soprattutto dobbiamo aspettare il 1995 per trovare come proprietaria della libreria Paola e naturalmente Francesco, ora bisogna ammettere che sarebbe difficile immaginare Tolentino senza. Quante volte passando vi siete fermati e siete entrati, anche solo a fare un giro, a dare un'occhiata; per un istante avete abbandonato il caos del mondo esterno, rifugiandovi nella pace più assoluta, nella dolcezza di quelle mille storie raccontate da persone che, come voi, sono capaci di perdersi nella loro fantasia. Forse pochi lo sanno, ma quest'anno Paola e Francesco festeggiano il 15° anniversario di attività, eh sì, sono ben

I DELLA BOTTEGA DEL LIBROin via della pace n. 30

Intervista a Paola e la gatta Sophia

30 ANNI

15 anni che li vediamo rintanati là dentro. Quindi per celebrare questa solenne ricorrenza, abbiamo pensato che sarebbe stato curioso sottoporre ad un gentile interrogatorio l'instancabile lettrice Paola, assistita dalla mascotte della libreria, la famosa gattina Sophia.Che cosa ti ha spinto a condurre un'attività come questa?Bè, sicuramente è stata una scelta dettata dal cuore, la concretizzazione di un'idea che mi è sempre frullata per la testa. Ho sempre amato leggere e dopo la laurea in lettere ho pensato di rimanere nell'universo che mi ero scelta. Quindi quando ho saputo che a Tolentino si vendeva quest'attività commerciale, ho semplicemente colto l'occasione, mi sono buttata in un'avventura romantica, in un certo senso.Ti sei mai pentita della scelta fatta?No, cioè difficile da dire, ci sono dei momenti in cui getteresti la spugna, come questa mattina per esempio (ihih). Diciamo che i momenti no sono legati soprattutto all'aspetto più pratico della gestione di un'attività, ma la passione è la chiave: in 15 anni non ricordo un momento di noia, e questo è incredibile.Riusciresti ad immaginare la tua vita senza questa libreria?Vivrei anche senza logico, magari disoccupata, ma vivrei. Però mi mancherebbero sicuramente molte cose, anche piccole cose. Non so, i

clienti abituali che si ritrovano qui per discutere di libri, ma anche di argomenti di attualità, è come se si fosse creato un piccolo circolo culturale, un punto di incontro; oppure i bambini che ci regalano disegni di me, Francesco e Sophia. Sono piccole cose, ma in fondo sono queste che ti fanno sorridere e ti danno la voglia di non mollare.

Se devo dirti la verità sì, più di quante si possa credere, perlomeno a Tolentino. Vengono persone di

Ci sono ancora persone che leggono oggi come oggi?

tutte le età, la fascia un po' più distante è forse quella degli adolescenti, il periodo delle scuole superiori è più critico, si hanno altre cose per la testa. Ma in generale la libreria ha sempre avuto una tendenza a crescere, quindi non posso lamentarmi della passione tolentinate per la lettura.

A dire il vero in questo è più bravo Francesco, non sempre riuscire a cogliere i gusti di un lettore è semplice. Certo conoscere il genere di libri già letti aiuta, ma non è abbastanza, bisogna essere in grado di accantonare momentaneamente le proprie preferenze per calarsi nei panni dell'altro, è una sfida interessante e alle volte veramente curiosa. Immagino che noi clienti siamo veramente incontentabili e assurdi alle volte.Eppure cercate sempre di venirci incontro; so ad esempio che organizzate dei giochi per i bambini delle scuole in libreria, oltre a promuovere varie presentazioni di libri.Bè non siete poi così intransigenti! E comunque fa piacere stare a contatto con i bambini, vedere come si divertono, mentre parlano e giocano con i libri – incredibile ma vero! Lo stesso vale per le presentazioni, la prima presentazione risale al 6 settembre del 1995, con Joyce Lussu. È un impegno è vero, ma è gratificante vedere le persone che partecipano con interesse. Soprattutto al giorno d'oggi è importante tenere vivo l'interesse per la cultura e per i libri; per di più è anche un modo per promuovere i talenti locali, abbiamo anche presentato dei libri di Piero Ciarapica, Fabrizio Bianchini, Roberto Scorcella o di Alberto Cola, per citare qualche esempio.

Sì, siamo co-fondatori di “La Città del Sole”, che promuove iniziative culturali di vario genere, presentazione di libri (ricordiamo alcuni autori: Vito Mancuso, Orlando Franceschelli, Luther Blissett e in fine le due ultime con il Giudice A. Ingroia e il Dott. G.

Quanto può essere difficile consigliare un libro a un cliente?

Fate anche parte di un'associazione culturale se non sbaglio.

Genchi), eventi e concerti, tra i più importanti quello con Ian Paice dei Deep Purple.Insomma cerchiamo di darci da fare, nel nostro piccolo, per creare qualcosa di interessante anche qui a Tolentino, piccolo non è sinonimo di insignificante.Senz'altro il coraggio di persone come Paola e Francesco va ammirato, in un mondo fatto di multinazionali e massificazione di ogni cosa, finanche delle persone, riuscire a preservare una realtà piccola e appartata come quella della Bottega del Libro è sicuramente un grandissimo merito, quindi cosa dire? TANTI AUGURI E 100 DI QUESTI GIORNI!!!!

Tel 0733973064via della pace, 30 tolentino

[email protected]

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Daniele Sparvoli, vice presidente del Cosmari, e Fabio Ceccarani, consigliere dell'Assm, si sono aggiudicati la gara “Due ai fornelli”, dilettanti allo sbaraglio, ospitata all'Osteria San Nicola di Tolentino. La coppia tolentinate in finale ha battuto, anche se per pochi centesimi, le sorelle Franca e Daniela Venanzetti sempre di Tolentino. Gli uomini questa volta si sono fatti valere in cucina, regno delle donne; i due tolentinati hanno fatto la parte del leone in un settore dove il gentil sesso di solito primeggia. La coppia vincitrice, durante la gara e in finale, ha

proposto due menù d'eccezione. Il piatto che ha maggiormente colpito la

giuria è stata la vellutata di piselli con dadolata di pane e pancetta croccante, non da meno comunque sono stati la norcina di cappellacci con pinoli tostati e il filetto di maiale aromatico con tortino di broccoletti e caponata. A valutare i diversi menù presentati dalle cinque coppie partecipanti, che si sono succedute di settimana in settimana, è stata chiamata un'apposita giuria. Scopo dell'evento, oltre a far proporre per una volta menù a cuochi non professionisti, era raccogliere fondi per beneficenza. Durante le serate sono stati raccolti 500 euro. La somma di denaro è stata destinata alla Lega del Filo d'oro di Osimo ed è stata consegnata nel corso della serata conclusiva al consigliere dell'associazione, Valerio Marchetti. Dopo la cena si sono esibiti i cabarettisti Renato Cordovani e Massimo Santini. La competizione in precedenza ha visto ai fornelli Andrea Luzi e la consorte Adriana Piergentili, Antonella Picciocchi e Alessandro Cupellini, l'assessore alla cultura di Tolentino Massimo Marco Seri e Gastone Cingolani, Franca e Daniela Venanzetti, Daniele Sparvoli e Fabio Ceccarani.

È stata presentata ufficialmente la nuova gestione del canile comprensoriale

dei Monti Azzurri. Per l'occasione, il presidente della Comunità montana,

Giampiero Feliciotti, ha voluto convocare ufficialmente i 15 sindaci

“proprietari – azionisti dell'azienda”, come li ha definiti. Dopo aver visitato

attentamente la struttura sotto la guida del segretario generale Giuseppe

Fabbroni, cui tutti hanno riconosciuto professionalità e competenza, il

presidente Feliciotti ha ragguagliato i Sindaci sulla nuova gestione

presentando sia l'associazione Skylos che le altre associazioni di volontari

che sorreggono quotidianamente la struttura. Grazie al volontariato si è

raggiunto un buon risultato triplicando in sei mesi il numero delle adozioni.

Grazie ad una convenzione con la facoltà di Veterinaria di Matelica si ha a

disposizione una clinica per interventi di eccellenza. Il motivo principale della

giornata è stata la presentazione del nuovo look del canile, il cui progetto è

stato donato dall'architetto Ado Gabrielli.

PRESENTATA LA NUOVA GESTIONEDEL CANILE COMPRENSORIALE

SPARVOLI E CECCARANIVINCONO “DUE AI FORNELLI”