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L’edizione speciale della Facoltà di Giornalismo dell’Università Statale Lomonosov di Mosca Il Giornalista 10 anni : il numero speciale dedicato all'anniversario del nostro centro

Il Giornalista giugno 2010

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L’edizione speciale della Facoltà di Giornalismo dell’Università Statale Lomonosov di Mosca

Il Giornalista

10 anni :il numero speciale

dedicato all'anniversario del nostro centro

2 | Il Giornalista giugno 2010Introduzióne

Nataliya Semenova,caporedattrice

I giovani giornalisti devono fare degli esperimenti creativi. Quando li facciamo se non adesso? Percio questo numero sarа veramente originale ed interessan‑te. É chiaro che il numero e´ dedicato ai festeggiamenti del decennale del nostro Centro. Finalmente potete sapere com’e stato fondato il Centro, a chi apparten‑gono le idee principali dello sviluppo del nostro angolo italiano, perche´ l’Italia resta nei cuori di tanti futuri gior‑nalisti russi. Qui raccogliamo i pensieri di Nataliya Valentinovna Urina, la nostra professoressa preferita, di Olga Cebuni‑na, l’insegnante di italiano, dei migliori studenti, tra i quali Daria Klimenko, Eugenia Selisheva, Elizaveta Markova, Dmitriy Lisenkov. Ora e´ possibile sapere chi sono diventati adesso e come la lin‑gua italiana cambia la vita e apre nuovi orizzonti a tutti quelli che danno un pezzetino della propria anima a questo paese. In questo numero le studentesse che hanno scritto tesi di laurea sul’Italia raccontano le proprie esperienze. Il clou del numero é una intrevista con Vladimir Slavkin. Non sto scherzando, il profes‑sore della lingua russa, serio e molto intelligente, racconta al corrispondente de “Il giornalista” che la sua passione e´ l’Italia e lui ha sempre voluto continua‑re a voler imparare la lingua italiana, leggete tutti i dettagli. Ma dopo come non notare l´articolo di Anna Leonova dove si parla del festival internazionale di giornalismo a Perugia, in cui tra le vari notizie, situazioni e tendenze si e´ ricordata hanno Anna Politkovskaya. Un pò di informazione geografica sul bellissimo lago di Garda. Per rilassarvi dopo gli articoli seri e le interviste, un genere piu´ popolare questa volta. Fa piacere leggere gli articoli nelle rubriche

“Vita notturna”, “Viaggio”, “Cinema”,“Libri italiani”, “Musica”,”Gusto d’Italia”. La sor‑presa e´ che potete anche provare a fare la vostra prima focaccia per proseguire l’interessante lettura della rivista. Allora buona lettura!

direttore del centro: Anastasia Grushacaporedattrice: Natalia Semenovaredattrice responsabile: Oksana Lazarenkodisegno della copertina: Fatima Ciumakovacorrettori di bozze: Emiliano Mettini, Alice Bani, Lucia Giugliano, Denise Pantano

Il numero è stato preparato dagli studenti del Centro Italo-Russo per le ricerche su mass media, cultura e comunicazione:Elizaveta Markova, Oksana Lazarenko, Anna Leonova, Natalia Semenova, Fatima Ciumakova, Daria Safonova, Yulia Donzova, Bella Shakhmirza, Margherita Pronushkina, Cristina Droggia, Marina Boboshko, Natalia Savelova, Nina Pilenko, Olga Zhermeleva, Daria Koroleva.

giugno dell’anno 2010

disegno ed impaginazione: Galina Kuznetzovacaratteri: Myriad Pro, Palatino Linotypestampato: il laboratorio poligrafico di studio della Facoltà di Giornalismo di MGUil direttore V. I. Neznanov

indirizzo: 125009, Mosca, via Mokhovaya, 9telefono: (495) 629‑37‑87

firmato per stampare: 15.06.2010

L’opinione della redazione non sempre coincide con quella dei materiali del giornale. I giornalisti sono responsabili per il contenuto dei materiali.

Cartèllo3. Avvenimenti italiani a MoscaTema del numero4. Intervista con la pro-fessoressa A.V.Grusha6. N.V.Urina: “La Russia merita sapere dell’Italia dai professionisti”8. Figlia del centroTesi10. Ricerche sull’Italia

Festival di giornalismo12. Anna che sapeva piu’ di noiPunto di vista14. Passione per L’ItaliaViaggi16. Mantova e Padova in due giorniVita notturna17. Smokin jo, l’unica donna nell”olimpio dei dj

Impariamo l’italiano 18. Olga Chebunina:

“L’improvisazione, la cre-azione ed il piacere nello studiare l’italiano”Geografia19. Lago di GardaEsperienza20. Puglia: lo spirito del vero viaggioCinema22. L’italia dell’obiettivo della Macchina da presa

Libri italiani24. Come innamorarsi dell’Italia: istruzioni per l’usoMusica25. Intervista con Anto-nio CarozzaGusti d’Italia26. Dmitry Lysenkov - il giornalista del vino27. Focaccia con le olive e il rosmarinoDivertiménto28. Crucivérba

Il Giornalista | 3 giugno 2010 Cartèllo

Il Centro Italo-Russo per le ricerchesu mass media,

cultura e comunicazione

Il Centro Italo-Russo per le ricerche su mass media, cultura e comunicazio-ne è stato fondato 6 anni fa ed è aperto per tutti quelli che vogliono studiare o giá parlano l’italiano, che sono interessati in giornalismo e in cultura italia-na. Lo scopo del Centro è l’istruzione onnilaterale sull’Italia: i corsi di lingua, le lezione degli italianisti, professionisti, professori russi e italiani. Il Centro sta in relazioni buone con le universitá italiane che permette di organizza-re gli stage, i cambi tra gli studenti e invitare i professori specializzati nel campo di giornalismo, politica, linguistiga, storia, sistema dei mass media,

business e cultura.

XXXII Festival Internazionale del cinema di Mosca Il programma include film non ancora distri-buiti nelle sale cinematografiche russe e re-trospettive dedicate ai protagonisti del cine-ma mondiale. Ogni anno viene dedicato uno spazio rilevante al cinema italiano.

Per il programma delle proiezioni consul-tare il sito www.moscowfilmfestival.ruData: giovedì 17 giugno 2010 - sabato 26 giu-gno 2010Orari: secondo l'orario del FestivalLuogo: da definireOrganizzato da: www.moscowfilmfestival.ru In collaborazione con: biglietto

Concerto dell’Orchestra Teatro alla ScalaLa Scala e il Bolshoi dialogano e si scambiano esperienze ormai da più di quarant’anni, sin dalla prima esibizione a Mosca nel 1964 con Gianandrea Gavazzeni. I solisti della presti-giosa Accademia, diretti da Marco Guidarini, si esibiscono in un concerto che segna l’inizio di una nuova tournee in Russia.Data: giovedì 24 giugno 2010Orari: 19.00Luogo: Teatro Bolshoi, (Teatralnaya pl. ,1)Organizzato da: Banca IntesaIn collaborazione con: Istituto Italiano di Culturabiglietto

“Attention! Border crossing!” In occasione della II Biennale Internazionale dei Giovani “Qui Vive?”Alberto Podio presenta le tendenze piu’ re-centi dell’arte contemporanea italiana espres-se da un gruppo di artisti che analizza con linguaggi diversi il rapporto con i maestri del passato: video, fotografia, graffiti, performan-ce e opere di vario genere realizzate in loco. Opere di: Tommaso Lipari, Daniele Nicolosi,

Cristiano Bovo, Pasquale Di Donato, Luca Pozzi, Mattia Barbieri.

Partecipazione italiana ad altri progetti: Maria Rebecca Ballestra, Wen Chin Fu, Dri-tan Hyska, Nathaniel Katz, Simona da Pozzo, Alessandra Rosini, Stefano Lupatini, Marghe-rita Isola, Silvia Giambrone, Rebecca Agnes, Riccardo Attanasio. Data: giovedì 1 luglio 2010 - sabato 31 luglio 2010Orari: secondo l'orario degli eventiLuogo: Winzavod (4 Syromiatnicheskij per., 1, str.6)Organizzato da: Centro statale dell’arte con-temporanea, Museo dell’arte contemporanea di MoscaIn collaborazione con: Istituto Italiano di Culturabiglietto

Avvenimenti italiani a Mosca

4 | Il Giornalista giugno 2010Tema del numero

—Buongiorno, Anastasia Vyacheslavovna! La prima cosa che vorrei chiederLe è quando e come è nato il Suo interesse per l’Italia? Lei può raccontarci un pò la Sua storia?

—Salve, Fatima. Se io lo sapessi, le radici po-trebbero essere nel fascino dei testi di Dante e Petrarca, nell’ arte del Rinascimento, nel cine-ma neorealista, nelle opere liriche di Verdi...Un giorno mi sono messa a studiare la lingua italiana e poi...è andata com'è andata!

—Come è nata l’idea di creare il Centro Italo-Russo per la ricerca su mass-media, cultura e comunicazione nella nostra Facoltà?

—L'idea volava nell'aria. C'erano già alcuni Centri: tedesco, finlandese...Vista la quan-

tità e sopratutto le qualità degli appasionati dell'Italia nella nostra facolta'...All’inizio era-vamo pochissimi però molto entusiasti!

—Chi ha partecipato a questo processo? Chi sono stati i cosidetti “pionieri”?

—Come no! Sono state le nostre bravissime studentesse Anna Svetlichnaya, Marjana Bondar, Dina Nazarova, Dasha Fedorova, Zhenya Selisheva, Katya Krivtsova, Tonya Demidova e tante altre. Ci sono stati anche alcuni studenti-maschi. Sono molto grata a N.V.Urina per averci sostenuto in tutti questi anni facendo dei seminari di altissimo livel-lo intellettuale. Senza Y.N.Zasurskiy sarebbe stato impossibile avviare i nostri progetti, specialmente, verso l’estero. Potrei fare una

lista lungissima. GRAZIE a tutti gli amici e colleghi che ci hanno preceduto in questo campo!

—Quali iniziative sono state prese nelle fasi iniziali? Con quali difficoltà avete incontra-to? Quali sono stati i primi risultati?

—Abbiamo istituito un corso intensivo di lin-gua italiana che da tempo s'insegnava alla fa-coltà ma per l'anno 2000 sporadicamente. Il migliore specialista russo in giornalismo ita-liano è N.V.Urina, e le sue straordinarie lezio-ni su vari argomenti riguardanti l'Italia sono state frequentatissime da subito... Abbiamo contattato tanti italianisti, l'Istituto Italiano di Cultura a Mosca, la Camera di Commercio Italo-russa e molti altri.

“Prima si studia poi se ne godono i risultati”

Alcuni fatti del passato, presente e futuro del nostro centro. Intervista speciale con il direttore del Centro Italo‑Russo per la ricerca sui mass‑media, cultura e comunicazione A.V. Grusha

Fatima Ciumakova

Il Giornalista | 5 giugno 2010 Tema del numero

—Lei come valuta il lavoro del Centro? Fun-ziona in modo efficace?

—L'attività del Centro è basata sulla buona volontà di tutti i partecipanti. Secondo me, la cosa più importante è quella che il Centro at-tira gli studenti. Sono loro l'anima del Centro. Se a loro va bene... Ma cerchiamo sempre di migliorare l'offerta.

Quali opportunità offre agli studenti della Facoltà di Giornalismo, che studiano la lin-gua e la cultura italiana?

Innanzi tutto, introduce al Bel Paese. In tan-ti modi. Prima si studia poi se ne godono i risultati.

—Con quail organizzazioni collabora il no-stro Centro?

—Il nostro Centro ha i buoni rapporti con le più prestigiose università italiane, ne cito al-cune: Statale di Milano, La Sapienza di Roma, la Statale di Perugia, di Firenze, da tantissimo tempo collaboriamo con l’Università degli Studi di Messina. Siamo in contatto con tutte le istituzioni sia russe che italiane le quali si occupano della promozione della cultura ita-liana: l'Istituto Italiano di Cultura di Mosca (IIC), la NICE (New Italian Cinema Events), la Società Dante Alighieri. Abbiamo avuto l’onore di ospitare molti giornalisti italiani della RAI, La Repubblica, ANSA, Apicom e altri che hanno discusso con i nostri studenti gli argomenti di attualità.

—Secondo Lei, quali eventi organizzati dal Centro erano i più importanti, significativi?

—Tutti gli eventi organizzati dal nostro Cen-tro sono significativi per il suo sviluppo. I più

illustri professori vengono da noi per fare lezioni ai nostril allievi, si fanno conferenze, incontri, seminari, mostre. Il rapporto più dettagliato si trova sul nostro sito ma ritengo importantissimo sottolineare che il vero sen-so all'esistenza del Centro lo danno i successi dei nostri studenti che hanno lasciato entrare lo spirito italiano nelle loro vite. Questa cosa é la più importante.

—Che piani ha il Centro per futuro?

—Crescere! Magari, anche allargarsi parlando sul serio. Dipende dagli studenti, da come ve-dono loro lo sviluppo del Centro.

—Come e in che modo festeggiamo il decennio del Centro Italo -Russo?

—Abbiamo già cominciato. Si è organizzato il comitato organizzativo, direi, creativo. Per il mese di settembre abbiamo programmato una conferenza di giovani ricercatori (studen-ti, dottorandi, laureati) il cui tema comune saranno vari argomenti legati all'Italia. Natu-ralmente, si farà anche una festa in qualche locale con la cucina italiana. É stato avviato il sito dedicato alle foto fatte dai nostri allievi in Italia, ci sarà un concorso per scegliere il migliore....Ci saranno altre sorprese per i par-tecipanti e ospiti. Tutti gli amici sono invitati!

—L’Italia per Lei è?

—É la mia passione. Forse l'unica

—I Suoi auguri agli studenti e i laureati del Centro Italo-Russo della nostra Facoltà?

—Vediamoci piu' spesso!

Il nostro Centro ha i buoni rapporti con le piu'

prestigiose universita' italiane, ne cito alcune:

Statale di Milano, La Sapienza di Roma, la Statale di Perugia, di

Firenze, da tantissimo tempo collaboriamo con l’Universita' degli Studi

di Messina.

6 | Il Giornalista giugno 2010Tema del numero

—Dottoressa Urina, da quando lavora nel Centro Italo-Russo?

—Dal momento della fondazione. Ma, alla facoltа abbiamo comminciato a occuparci dell’Italia molto prima.

—Ci Racconti la storia degli studi del giorna-lismo e della cultura italiani alla sua facoltа, per favore.

—Prima della formazione il Centro Italo-Russo in facoltа nell’ambito della sezione internazionale c’erano dei gruppi speciali, i cui studenti studiavano la lingua italiana e il giornalismo italiano. Tenevo seminari e con-ferenze. Negli anni 60-80 l’Italia destava un grande interesse, pertanto il cinema, il teatro, la musica e la pittura di questo paese erano molto popalari nella Russia. Yasen Zasursky aveva un buon rapporto con Sergio Roma-no, diplomatico, storico e pubblicista, che allora era ambasciatore della Italia in URSS.

Veniva spesso alla nostra facoltа e teneva le-zioni. Nello stesso tempo ci siamo incontrati con molte persone famose, come il giudice Giovanni Falcone, universalmente noto per la sua lotta contro la mafia, motivo per cui è stato ucciso, e poi e con il politico Leoluca Orlando, che è diventato sindaco di Palermo. Certamente, venivano anche dei giornali-sti. Prima, principalmente dalla stampa co-munista, i corrispondenti dell’ “Unitа”, per esempio, Giuseppe Boffa, poi anche dagli altri giornali, come il “Corriere della sera” e

“La Repubblica”. Ci hanno fatto visita lettera-ti, per esempio, il bravissimo scrittore Luigi Malerba. In generale, il Centro non è stato creato da zero: è stato formato sulla base dei gruppi italiani della sezione internazionale, oltre ai contatti del dottor Zasursky, che rin-graziamo, con gli scienziati, i giornalisti e le persone di cultura della Italia.

—Dottoressa Urina, su quali temi ha tenuto dei seminari speciali?

—Ho tanti seminari speciali e corsi speciali che non posso ricordarli tutti a memoria. Al-lora, prima ho cominciato con i mass-media italiani, perchй da noi c’erano pochi che se ne occupavano. Alle conferenze scientifiche an-nuali tenevo relazioni sui problemi del gior-nalismo italiano. Dal 1976 ad oggi scrivo le rassegne dei mass-media italiani per il “Bol-lettino dell’Universitа di Mosca”. Dopo sono passata ai problemi culturali generali, e poi ci ho incluso le questioni legate al Vaticano, alla sua politica di comunicazione moderna. Adesso il corso sui mass-media italiani è te-nuto dalla mia allieva, Dina Nazarova. Penso, che lei lo faccia bene. Oltre la questione del Vaticano tengo seminari sui problemi della cultura. Parliano di storia di cultura, dell’in-terazione della cultura italiana e quella russa, oltre che della letteratura italiana del XX se-

“La Russia merita di conoscere l’ Italia attraverso i professionisti!”

Questa primavera il Centro Italo‑Russo di ricerche sui mass‑media la cultura e comunicazione festeggia il suo decimo anniversario. Come è stato fondato il Centro, come si è formato l’interesse per l’Italia alla facoltа di giornalismo dell’Universitа Statale Lomonosov di Mosca, e anche, come diventare un vero italianista ce lo racconta la dottoressa in lettere, professoressa di Giornalismo e Letteratura straniere della facoltа di giornali‑

smo dell’Universitа Statale Lomonosov di Mosca Natalia Urina.Marina Boboshko

Il Giornalista | 7 giugno 2010 Tema del numero

colo. Intendo tenere un apposito corso l’anno prossimo su questo tema.

—Che cosa include questo corso?—La nostra facolta è famosa per i suoi appro-fonditi studi letterari. La lettereatura classica, del Medioevo e del Rinascimento dei secoli XVII-XVIII, del XIX secolo e, certamente, del XX secolo ci è presentata molto bene. Ma, purtroppo, dopo il Rinascimento, l’Italia pra-ticamente esce dal ciclo di conferenze, per-ciò cercherò di colmare la lacuna in qualche modo.

Secondo me, nella letteratura italiana è importante non tanto il XIX secolo, quanto il XX secolo. Il mio corso comprende il pe-riodo dalla cosiddetta “poesia crepuscolare” al postmodernismo di Umberto Eco. É molto interessante concepire l’Italia attraverso la letteratura degli altri Paesi. Peraltro in Rus-sia conoscono meglio il cinema, la musica e il teatro, che la letteratura italiana moderna. E questa ultima ci presenta tali nomi e tanti fenomeni letterari, che non non sono presenti in altri Paesi.

Certo, per i giornalisti di domani è molto importante studiare e conoscere i mass-me-dia, ma la conoscenza della letteratura non è per me meno significativa. Purtroppo, non possiamo andare al conservatorio, ai musei, ai teatri ogni giorno, ma è possibile leggere i libri ogni giorno, bisogna insegnare e legge-re e capire. Vorrei far assimilare il gusto per la lettura della letteratura italiana moderna, perchй lo merita.

—E come Lei è diventata italianista? Quale è stato il Suo percorso? Perchй proprio l’Ita-lia?

—Sa, a volte durante la vita arrivano segni di tanto in tanto.

A scuola studiavo sempre bene, e alle le-zioni mi annoiavo un pò. Perciò ero stavo seduta nelle ultime file di banchi e facevo qualcos’ altro. Di solito leggevo i libri. Una volta mi è capitato tra le mani, il migliore manuale di italiano a mio parere: il libro di D.E. Rosenthal. Successivamente, ho visto Ditmar Elyashevich alla facoltа, quando ci sono venuta a lavorare, e lui ogni volta mi regaleva un nuovo vocabolario italiano che lui pubblicava.

Cosi, ho cominciato a studiare italiano fin dai banchi di scuola. Sono sempre stata por-tata per le lingue: ho studiato il francese, per cui non è stato particolarmente difficile stu-diare un’altra lingua romanza.

Finiti gli studi, ho cominciato a lavora-re come segretaria letteraria alla redazione

“Oktyabr” una grande rivista. Di solito ci portavano il quotidiano l’“Unitа”, perchй qualche piano piu’ su viveva il suo corrispon-dente e di solito i postini sbagliavano nel fare le consegne. Còme ho cominciato a leggere questo giornale e a perfezionare la lingua.

Poi sono andata lavorare alla facoltа, alla

cattedra del dottore Y. Zasursky. Era il 1962 e allora avevo poco piu’ di vent’anni. Tradu-cevo gli articoli di diverse riviste scientifiche e i bollettini, partecipavo alla preparazione dalle conferenze, sono dati la stampa italia-na. Lavorando alle traduzioni, gradualmente ho approfondito la problematica, contempo-raneamente ho terminato l’universitа come non frequenante, dopo ho discusso la tesi di dottorato al Vaticano e la stampa francese cattolica. Cosi, è cominciata la mia strada alla facoltа.

—Ma perchй non alla stampa italiana cattoli-ca, dopotutto Lei allora giа si stava occupan-do dell’Italia?

—Infatti, allo stesso tempo, grazie al dottore Y. Zasurski, alla catedra sono apparse le ri-cerche delle Unione cattolica dei giornalisti, questo era a Parigi. E mi ha interessato que-sta tematica, per fortuna conoscevo la lingua francesse. Yasen Nicolaevic ha approvato la mia idea di occuparmi della stampa cattolica. Oltre che di stampa cattolica e dei documenti di Concilio Vaticano II, mi sono occupata di mass-media, su cui praticamente nessuno aveva scritto qualcosa. Certo, mi dovevo scri-vere alle “posizioni chiare”, ma nientemeno io, tra i primi, ho cominciato ad occuparmi di questo, ho discusso la tesi di dottorato sulla stampa francese, perchй nell stesso tempo ancora alla custodia speciale non è stato la stampa italiana cattolica di massa.

—Quando Lei per la prima volta e capitata in Italia?

—In Italia sono capitata tardi, solo al finire degli anni Ottanta durante un viaggio. Sono andata con una mia parente. Lei era una ballerina e in Italia aveva molti conoscenti tra gli artisti e i pittori. Grazie a lei, non solo abbiamo assistito agli spettacoli alla “La Sca-la” da dietro le quinte, ma ci accoglievano in lussuose ville storiche, e in celeberrimi musei abbiamo visto ricche collezioni private... Ab-biamo girato quasi tutto il paese con l’aiuto di questi amici.

Certo, sono stata altre volte in Italia ma il mio primo viaggio credo che sia stato straor-diario, perchй le impressioni sul paese sono state assolutamente stupende.

Per me i normali itinerari turistici adesso non sonomolti interessanti. Quando è molto tempo che ti occupi della cultura di un Paese. la cultura di paese molti anni, i tanti viaggie male che dabbiamo. Ma quello d’Italia, quan-do ho visto per la prima volta, ancora se vor-rei adesso, giа non vedro piu. Allora tutto si mesero la maniera straordinaria. In generale ho ovuto fortuna con la paese e con quelli, come sono a me capitati.

—Quale regione di Italia Le piace?—É difficile dirlo, cosм come è difficile dire quale è il tuo libro preferito

—E se adesso Le proponessero di andare in Italia, dove vorrebbe andare?

—Forse in Emilia-Romagna o Venezia. Mi piacciono molto i paesaggi italiani. L’Emilia-Romagna in tal senso e ci aggiungerei anche la Toscana.

E Venezia... A me piace Venezia “grigia”, quando senti l’acqua e ne percepisci la forza. Questa estate l’acqua come quasi il ornamen-to – completamente il impressione altro. In generale, in Italia bisogna andare in autunno o metа primavera, perche non stare in mezzo a frotte di turisti

—Cioè, Lei piacciono piu il nord?—Io non sono meridionale per natura. Secon-do me, proprio al nord senti l’Italia vera. Seb-bene, se vogliamo parlare del parlar del sud, allora io, certo, rendo giustizia Napoli con la sua arte unica. Lei è mai stata a Napoli?

—Purtroppo, io ancora mai stata in Italia in generale.

—Napoli va visita assolutamente. Come, del resto, la Sicilia, perchй la Sicilia è originale e completamente unica.

—Dottoressa Urina, che cosa Lei augura aglii studenti del Centro?

—Secondo me, è essenziale che gli studenti studino con interesse. Perchй, quando la per-sona studia senza interesse, questa istruzio-ne non vale un soldo bucato. E a quelli che giа studiano presso il Centro Italo-Russo, auguro di avere tanto interesse per l’Italia, che non li abbandoni mai e che li aiuti ad acquisire una conoscenza profonda, permet-tendo loro di diventare italianisti nell’ambito del giornalismo. Bene, se cosa facciamo, aiu-ta al successivamente al lavoro. L’Italia è un paese dalla cultura grandissima, degna dello studio piu’ serio, e la Russia merita di cono-scere l’Italia attravareso i professionisti quali, spero, saranno i nostri studenti.

Certo, per i giornalisti di domani é molto

importante studiare e conoscere i mass-

media, ma la conoscenza della

letteratura non é per me meno significativa

8 | Il Giornalista giugno 2010Tema del numero

—Perché hai scelto la lingua italiana tra tutte le lin-gue straniere che sono rappresentate nella nostra facoltà?

—Ho saputo che c'era il centro Italo-Russo nel-la nostra facoltà, quando stavo al primo anno degli studi. Per vari motivi non sono entrata ne al primo ne al secondo anno. Nel frattempo ho provato a studiare l'hindi,il giapponese e il tedesco, (O per il destino, o per qualche altro motivo ) ma non sono riuscita ad impararle per bene. Mi mancava la passione, l'interesse (per quei paesi delle lingue, che sceglievo),e non posso imparare senza che ci sia passione. Perciò,quando al terzo anno ho saputo che si organizzava il gruppo di lingua italiana, ho ab-bandonato tutti i miei tentativi di imparare il giapponese e mi sono trovata nel centro italia-no che in pochi anni ha cambiato la mia vita ed il modo di vedere le cose.

—Chi erano i tuoi professori? —Al Centro ho studiato con Maria Celintseva e Stefano Maraessa che mi hanno mostrato le meraviglie di questa lingua; ho frequentato la Societa' Dante Alighieri, ho incontrato tanti in-segnanti, tutti con il proprio modo di insegnare, di presentare questa lingua ed ho capito che é molto importante avere un insegnante madre-lingua italiana e fare esperienza in Italia. Per questo ringrazio il nostro centro italiano.

—Quali lingue straniere conosci?—Posso praticamente esprimermi in 5 lingue:

russo, francese, spagnolo, italiano, inglese. Lo spagnolo é quasi venuto da se, non mi sono sforzata molto per impararlo. Lo capisco più che parlarlo, ma per il momento basta così.

—Quali vantaggi e svantaggi avevi durante la tua vita nel centro italiano?

—Direi soprattutto vantaggi come i tiroci-ni e le scuole estive in Italia. Dopo il primo anno,infatti, ho avuto la possibilità di andare alla scuola estiva di Santa Margherita Ligure che é una cittadina di 15 mila abitanti affacciata

sullo splendido mare della Liguria. Al secondo anno, sono andata in Sicilia all'Università' de-gli studi di Messina per fare un’altro corso di lingua ed immergermi nella cultura siciliana. Inoltre, a parte gli stage, il centro italiano da' tante possibilità per realizzare, realizzarsi e co-noscere tanta gente interessante, e la facoltà di Giornalismo sostiene questo percorso con una forza ed un' apertura che non ho riscontrato in altre facoltà. Per uno che veramente vuole en-trare in profondità nel mondo italiano a Mosca, il centro Italo-Russo é un'ottima occasione.

—Era difficile studiare nel centro?—Era piuttosto interessante. Potrei rivolgervi un’altra domanda: é difficile imparare una lin-gua? Io credo che per ottenere qualche risultato bisogna sforzarsi e che la pratica vada sostenu-ta con passione affinché non sia solo una fatica.

Ed il centro italiano attira nella maggior par-te dei casi persone che studiano proprio per passione. Devo notare che nell'ultima conferen-za Lomonosov 2010 la sezione di giornalismo italiano si é trasformata in una tavola rotonda e in una calda discussione dedicata ai moltepli-ci aspetti della vita italiana. I nostri studenti e ricercatori hanno mostrato non solo un livello avanzato di conoscenza, ma un grandissimo interesse per l'Italia e la cultura italiana. Hanno fatto relazioni sul cinema sociale italiano, sulla mafia, sulla politica ed il giornalismo, sui gior-nali italiani in Svizzera e pure sui rapporti reli-giosi tra i cattolici e i musulmani in Italia. Solo

Figlia del centroDaria Klimenko un orgoglio per il nostro centro di studi, un esempio da seguire. Lei si è laureata

presso il Centro italiano della Facoltа di giornalismo dell’Universitа di Lomonosov. Attualmente sta studiando in Italia. Non si sente piu’ una straniera e conosce sempre meglio l’Italia e gli italiani.

Prima di approciarsi allo studio della lingua italiana studiava le lingue orientali, ma non con la stessa passione..

Oksana Andrienko

Il Giornalista | 9 giugno 2010 Tema del numero

la combinazione fra libertà di scelta ed interes-se personale con cui gli studenti vanno a studia-re nel centro può dare questi risultati scientifici. Quali progetti potevi organizzare facendo gli studi nel centro?

A parte il lavoro organizzativo-amministra-tivo che facevo per aiutare la nostra direttrice Anastasia Grusha, con gli altri studenti ho potu-to organizzare due grandi progetti: il convegno e la conferenza stampa nel 2008 in occasione del Festival del XI Edizione del Cinema italiano moderno NICE (New Italian Cinema Events) a Mosca e la mostra fotografica "La finestra sulla Liguria: il mare nell'obiettivo". Il primo evento si é svolto nella Facolta' di Giornalismo con la partecipazione di tutti gli organizzatori del fe-stival, dell'insegnante del nostro centro, critico cinematografico Beatrice Albertazzi, il regista Francesco Cannava', e la regista Francesca Ar-chibugi che ha fatto la relazione sul "Cinema italiano al femminile. Situazione del cinema italiano contemporaneo"; mentre il secondo ha visto la collaborazione del Comune di Genova con cui la nostra Facolta' ha un buon rapporto.

All'inaugurazione della mostra sono venuti i rappresentanti dell'ambasciata, il Centro Italia-no di Cultura ed i rappresentanti del Comune. L'evento ha avuto grande successo anche tra gli studenti. Dopo la mostra con Alexandr Belya-ev abbiamo creato la pagina web dedicata alla nostra mostra - così l'abbiamo conservata per

"sempre" nello spazio digitale.

—Avevi mai lavorato in Italia? —Ho fatto un tirocinio a Milano presso l'agenzia delle relazioni pubbliche "Weber Schandwick", nel dipartimento delle relazioni con i giornali-sti. I lavori che facevo erano simili a quelli delle normali agenzie di RP (relazione pubbliche): contatti con i giornalisti, gli appuntamenti, la preparazione di materiali per i giornalisti, i ren-diconti per i vari clienti. Ma pur essendo lavori simili a quelli delle agenzie russe, la loro rea-

lizzazione in Italia era diversa. Durante questa esperienza ho capito che molte delle cose che si raccontano degli italiani all’estero non han-no fondamento: per esempio il fatto che agli italiani manca la passione di lavorare. Dopo lo stage ho capito che gli italiani sanno lavorare bene. Così sull’esempio dell’agenzia, anche se era la sede internazionale dentro cui però lavo-ravano soltanto italiani, potrei dire che lì, come dicono i russi, il lavoro «bolle» a tempo pieno. C’è gente che ci passa anche la notte, fa proget-ti anche durante ferragosto, quando di solito non c’è nessuno. Un' altro stereotipo che pero é molto attuale al Sud d'Italia e meno vero al Nord é quello di quello di siesta che dura più di 3 ore. In realtà la maggior parte degli italiani che lavorano negli uffici, fanno la «siesta» per un ora fissa nell’orario lavorativo, fanno un

"break" che dà l’ispirazione per passare altre 4-6 ore al lavoro. Fa bene anche alla salute non fa-cendo mancare il pasto principale della giorna-ta. Secondo me é un’organizzazione lavorativa semplice ma molto intelligente da imparare e trasmettere in Russia.

—Ma hai lavorato con gli italiani anche in Russia?—Si, e ho avuto più lavoro con gli italiani a Mosca che in Italia. In realtà se uno sa parlare italiano non é così difficile trovare lavoro come interprete a Mosca dove spesso si svolgono fie-re, eventi di promozione della cultura italiana, festival ecc. Ho avuto diverse esperienze come interprete: dal tribunale al festival internazio-nale del cinema. Non dimenticherò quella a Noviy Urengoy, in Siberia, dove sono andata con una squadra italiana di Calcio 5 per il cam-pionato "La primavera Polare". Qui a parte il lavoro come interprete ho avuto una grande esperienza organizzativa. L'ultimo progetto che ho realizzato a Mosca con gli italiani é stata la missione dei produttori dei gamberi rossi di Mazzara del Vallo (città dell’ estremo Sud della Sicilia) a Mosca. Lavorare con i siciliani é di-

verso da quell'esperienza a Milano, ma é stato molto istruttivo e divertente.

—Raccontami per favore di Erasmus Mundus. Come lo hai scoperto?

—Volevo sempre provare a studiare e vivere all'Estero. Ultimamente con tutta la base della conoscenza italiana volevo andare a studiare in Italia, anche perché poi sono entrata nel dotto-rato della Facolta' di Giornalismo e mi sembra-va utile combinare gli studi con la raccolta dei materiali per la tesi del dottorato. Così pensavo io. Così pensavano anche i miei professori e gli amici che mi hanno consigliato di provare a mandare i documenti per l'Erasmus Mundus. Francamente mandare i documenti ad un'isti-tuzione estera mi sembrava una grande lotteria, ed io non vinco mai nessuna "lotteria", per que-sto avevo un atteggiamento abbastanza cinico verso questa iniziativa.Tuttavia nell’aprile del 2009, giusto un giorno dopo il mio complean-no ho ricevuto la lettera di conferma da parte dell'Università' di Firenze. É così sono diventa-ta la studentessa del Master Europeo della Co-municazione o CoMundus European Master of Arts in Media, Communication and Cultural Studies. Nel mio caso devo fare gli studi in due paesi - Danimarca (Università di Roskilde) e Italia (Università degli studi di Firenze).

—Come senti di studiare in Europa?—Mi piace. É tutto nuovo per me, soprattutto in

Danimarca, dove ho vissuto per 5 mesi ed ho scoperto tante cose nuove. A parte la lingua da-nese che é molto diversa da tutte le lingue che ho mai imparato, ho avuto anche contatti con persone di nazionalita’ scandinava che oggi po-trei differenziare dalla gente europea per alcu-ne caratteristiche. Gli studi del mio programma si svolgono in inglese, anche in Italia a Firenze. Ma questo non mi disturba di studiare l'accento e il dialetto fiorentini con gli elementi dei dialet-ti napoletano e siciliano che mi provengono dai miei vicini di casa.

10 | Il Giornalista giugno 2010Tesi

Ricerche sull'ItaliaSe un giorno amerete l’Italia, questo amore sarà per sempre. Così un giorno le studentesse hanno cominciato a studiare l’italiano, hanno scritto elaborati, hanno sostenuto bellissime tesi sull’Italia e

intendono proseguire lo studio dei propri interessi scientifici.Oksana Lazarenko

Il 26 maggio le laureande della facoltà di giornalismo, Nina Pilenko, Fatima Ciumako-va, Daria Koroleva, Olga Zhermeleva hanno sostenuto le proprie tesi di laurea. Come Uri-na Natalia Valentinovna, dottore in scienze fi-lologiche, ha detto che “una cosa interessante è che tutte le ragazze hanno scelto temi diver-si sul’Italia, ci sono temi su cinema, sulla ra-dio, la stampa e i problemi dell’immigrazione.

La varietà è grande anche perché nel cen-

tro Italo-Russo per le ricerche sui mass me-dia, cultura e comunicazione ci sono molti seminari interessantissimi tenuti dai dottori in scienze filologiche quali Urina Natalia Va-lentinovna e Dina Vladimirovna Nazarova. I seminari vertono sulla cultura italiana i mass media e la geografia. Le licenziande sono cre-sciute dai questi seminari, hanno scritto ela-borati e dopo questi elaborati sono diventati tesi di laurea.

Se Natalia Valentinivna Urina non è la pri-ma volta relatore di laurea (la sua laurenda è stata Fatima Ciumakova) Dina Vladimirovna Nazarova è stata per la prima volta relatore di tesi di tre ragazze. Congratulazione!

Tutti le tesi di laurea sono state molto ap-prezzate.

Alcune ragazze condividono la propria esperienza con i nostri lettori.

Daria Koroleva

Ho deciso di scrivere questa tesi quando ho visto “I cento passi”. Mi sono innamorata di Luigi lo Cascio nel ruolo di Peppino e dell’idea della radio libera in generale. Infat-ti era molto difficile scriverla: non si poteva-no trovare i materiali, non si poteva tradurre gli articoli scritti in dialetto siciliano... Ma nello stesso tempo era molto interessante, lavorare su questa tema. Peppino Impastato per me è un eroe del giornalismo, e la sua radio “AUT” un brillante mezzo di comuni-cazione. Questo non può esistere oggi.

Nina Pilenko

Il cinema è una delle forme d’arte più interessanti e complicate secondo me. Mi sono interessata a questo tema dal primo anno di studi nell’Università. Un altro tema che mi ha interessato durante i miei cinque anni di studi è stata l’Italia. A partire dal secondo anno di studi ho partecipato a quasi tutte le lezioni nel Centro Italiano, ho an-che partecipato a vari programmi del Centro. Verso il terzo anno ho capito che volevo studiare al contempo il Cinema e l’Italia, ma non avevo alcuna idea di come questi due temi potessero essere collegati così da porteli studiare presso la Facoltà del Giornalismo. Durante il quarto anno ho scritto una tesina annuale dedicata a Emanuele Crialese - un giovane regista italiano. Questo lavoro era sui dram-mi sociali. L’estate prima del quinto anno mi è venuta l’Idea. Non èra una idea dozzinale. Era tutta la mia tesi di laurea. Ho deciso di esaminare il cinema sociale contemporaneo come fenomeno del giornalismo. Per questo in aprile ho visitato L’Italia dove il prof. De Berti mi ha prestato una consulenza relativa ai problemi legati alla mia tesi di laurea. Lui mi ha consigliato la struttura della parte pra-tica e anche di visitare il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, la Cineteca di Milano e la Cineteca di Bologna. Certamente ho seguito i suoi consiglii e ho trovato informazioni sufficienti non solo per scrivere la mia tesi ma anche per un lavoro più grande.Adesso sto per cominciare il dottorato di ricerca per proseguire le ricerche comparative su cinema a giornalismo.

Il Giornalista | 11 giugno 2010 Tesi

Olga Zhermeleva

L’Italiano, ho cominciato a impararlo più per necessità del curriculum (Perchè specializzata in giornalismo interna-zionale, ero tenuta a studiare almeno due lingue straniere), che per se stesso, ma dopo pochi mesi, mi sono attivamente interessata, alla lingua, e alla cultura italiana, il giornalismo, la letteratura, ecc. In connessione con il programma serale per la mia classe a frequentare le lezioni del centro italiano non sembrava possibile. Ma comunque, il mio interesse per l’argomento mi ha spronato a studiare indipendentemente. Visitando diverse biblioteche, centri culturali in Italia, leg-gendo il giornale on-line italiano, ho richiamato l’attenzione sul fatto che un tale importante segmento dei media, come un giornalismo d’affari non è stato trattato suficientemente. Nell’ultimo anno di college, ho incontrato Dina Nazarova, che ha condotto per il nostro gruppo conferenze sui media in Italia, in seguito divenne il mio supervisore. I principali criteri per la selezione del tema, per le novità, vale a dire ciò che per me non è scritto o è scritto poco, e l’interesse per l’argomento, hanno suscitato maggiore interesse nella lin-gua. Così ho scelto di studiare l’italiano con specializzazio-ne nel quotidiano economico «Il Sole 24 Ore», che divenne il centro principale e la parte russa, più studiata nel il giornale Kommersant. Il primo problema che ho incontrato nello studio del giornale italiano è la mancanza di materiale in-formativo. Abbiamo dovuto raccogliere l’edizione fascicolo per fascicolo, letteralmente pezzo per pezzo, tramite amici e conoscenti frequentati in Italia. Un secondo problema è che mi mancava la conoscenza delle basi della cultura italiana, studi regionali, che danno le basi in italiano nei primi anni di formazione. Ad esempio, analizzando il materiale del giornale da tempo cercavo in una parola nel dizionario: Mezzogiorno, senza sapere che per gli italiani è il cosiddetto sud del paese. Pertanto, vi consiglio di visitare non solo I corsi di lingua, ma anche conferenze sulla cultura, lettera-tura, studi regionali, che aiuterà a comprendere meglio le specificità della cultura italiana. Ma nonostante queste difficoltà, il mio impegno ha avuto successo e mi è stata data la consulenza di dottorato di ricerca , dove ho in programma di sviluppare ulteriormente questo tema.

Fatima Ciumakova

Fin dall’inizio ero certa che la mia tesi di laurea avrebbe riguardato l’Italia. E non è un segreto che uno dei problemi principali in questo paese è il problema dell’immi-grazione e della coabitazione degli immi-granti musulmani e gli italiani stessi. La rapida crescita del numero di musulmani e delle persone che abbracciano l’Islam viene sottolineata in tutto il mondo. La frase “i musulmani italiani” suona molto strana e insolita. Soprattutto quando si tratta di un paese come l’Italia, dove si trova il Vaticano, il centro della Chiesa cattolica romana. Quindi nella mia tesi di laurea ho provato ad analizzare questo tema usando gli articoli di due giornali italiani diversi - “La Repub-blica” e “Il Giornale’, perche’ essi danno spazio al problema in modo diverso.

12 | Il Giornalista giugno 2010Il festival di giornalismo

Questa panel discussion, forse, era una dei piu’ popolari tra i partecipanti del festi-val. Era presente anche Andrea Riscassi, un giornalista italiano e co-fondatore della asso-ciazione Annaviva chi ha scritto il libro “Anna è viva. Storia di Anna Politkovskaja, una gior-nalista non rieducabile” dove ha raccontato tutta la storia della nostra corragiosa collega. Un giorno prima CULT-TV ha presentato il documentario “Un omicidio politico: Anna Politkovskaja” che mi ha fatto pensare di nuovo di questo caso…

Anna Politkovskaja un giorno era come noi adesso - studentessa della facoltа di gior-nalismo all’Universit а Statale Lomonossov di Mosca. Mi ricordo bene di questo gior-no quando e venuto il nostro Preside della facoltа. Lui, famoso Yassen Zassursky, un re di giornalismo russo, professore chi insegna

alla facoltа della sua fondazione… piangeva. Era morta Anna. La prima domanda anzi per noi era – ma che faceva? Di che cosa parlava? Si puo sembrare strano ma Anna viva non era cosi famosa in Russia come e diventata all’estero dopo la sua morte. Putin ha fatto un’ gran’ errrore quando ha detto che i suoi arti-coli non erano letti e rispettati – adesso non mi viene in mente la propria citazione, ma intendeva questo. Il problema e che «Novaja Gazeta» dove lavorava Politkovskaja si legge dall’intelligentsia sopratutto, e dai quelli chi sono in «opposizione» a Putin e la sua ‘squa-dra’.

Cosa vorrei dire? Vorrei dire che la sua morte era veramente scioccante per noi tutti

- ma come morte del giornalista, non collegata col regimo di Putin in generale. Per esempio, io oppure i miei amici chi fanno giа bravissi-

mi giornalisti «Novaja» non lo leggiamo mai. E un pò troppo tendenziosa, critica ma, certo, che c’ è la gente a chi piace.

Cosa e successo dopo? Anna chi veramen-te faceva tante cose buone e sinceri come un giornalista e diventata famosissima ovunque come una vittime del «putinismo». Non vo-glio dire che non era la colpa del governo ma succede non solo in Russia dove la quantita dei giornalisti uccisi è troppo alta, ma anzi nei paesi europei, negli Stati Uniti etc. Perciò mi sento stupita ogni volta quando qualcuno dei miei colleghi-stranieri mi chiede: «E dav-vero pericoloso fare giornalista in Russia?». Ed io sempre rispondo: «Dipende che cosa fai, cosa scegli. Certo che se ci siano i casi di cui raccontava Anna - si. Invece, se tu sei un giornalista che scrive su business, cultura, po-litica in senso che scrivi cosa sta succendendo

Anna che sapeva più di noi…Al festival internazionale del giornalismo a Perugia (21‑25 Aprile 2010) si parlava tantissimo del giornalismo russo e sopratutto di

Anna Politkovskaja. Per una sezione speciale “Russia: giornalisti in trincea” è venuto vice direttore di “Novaja Gazeta” Vitaly Yaroshe‑vski e Lidia Yusupova dalla fondazione “Memorial”.

Anna Leonova

Il Giornalista | 13 giugno 2010

– penso di no. Il nostro punto debole e Cau-caso, e Cecnia dove la vita e cosi particolare con le sue regole che neanche noi possiamo chiamare i ceceni «russi». Anna rischiava e lei ha aiutato a tanta gente – erano quelli che la conoscevano bene e la rispettavano. Lei ave-va un’autoritа pure tra i giornalisti – perciò si sente che abbiamo perso non solo un buon’ giornalista ma anche qualcuno chi ci insegna la professione. Pero, а dire la veritа, in Russia questo caso tra maggior parte del popolo non ha provocato gli azzioni collectivi contro il governo, contro il presidente, contro i morti dei giornalisti. E adesso nessun s’interessa: perche queste cose succedono cosi spesso? Purtroppo, è la realtа della Russia contem-poranea - un paese dove non ci manca una volontа del governo di Putin, ma volontа del-la gente che si occupa da se stessa piu’ che del futuro della nazione.

Il film «Una lettera a Anna» era fatto pro-prio bene. Però, infatti, si trattava ancora della situazione politica. Tutto quello che era detto su Ramzan Kadyrov, un presidente di Cecnia, invece, era giusto. E una persona non cosi ca-rismatica come Putin ed non conosco quasi nessuno in Russia а chi piace tanto Ramzan Kadyrov. Lui è giovane ma la sua energia non va alla direzione giusta – percio un regista ha scelto le scene dove Ramzan guardava le ra-gazze ballando o guidava la macchina come un zaurdo, come un ragazzino, non come presidente.

«Nashi» - quel gruppo dei ragazzi che can-tavano «Buon Compleanno, Putin!» in realta

– sono lontanissimi da una cosa che si chiama un partito, un associazione politica. Tutti li non sanno anzi i nomi dei ministri russi, tutti sono pagati per il suo «lavoro» (se non conta-re un concerto gratis). Tra di loro ci sono po-che persone che vorrebbero fare una carriera politica nel senso diventare funzionario. E in Russia noi lo sappiamo bene, non e un segre-to. Ma Anna, certamente, sapeva di piu…

Questo pezzo con i miei pensieri ho pub-blicato pure su web-magazine del festival del giornalismo a Perugia e dopo… ho capito che la mia opinione e cambiata un pò – forse, piu rispetto o qualcosa… E cambiata appena ave-vamo organizzato con la Lega Internazionale dei Giornalisti giovani una discussione in col-laborazione con Andrea Riscassi (RAI), “No-vaja Gazeta” ed associazione “Annaviva” (vo-levamo sapere le ragioni perche in Russia di Anna Politkovskaya non sanno niente e non vogliano sapere). Per prepararmi alla discus-sione ho letto i suoi articoli per la prima volta (ho vergogna perche sono giornalista russa!) e davvero sentivo il dolore nel cuore. Trop-po pessimistico… ma assolutamente vero. Sembra vero. Perche non puo il giornalista come lei falsare i fatti che Kadyrov e intelli-gente se lui e un idiota! Non puo! E gli nostri giornalisti (i suoi colleghi invidiosi che vor-rebbero scrivere come lei ma non avevano il

corragio – avevano solo il disdegno) provocano i biasimi… E cosa succede dopo? Dopo gli giornalisti giovani li credono – li, queste “opinioni” ma non Anna perche loro erano la mag-gioranza e lei - unica come un gior-nalista…

La discussione era condotta a Casa dei gionalisti a Mosca. Aspettavamo tanti studenti delle facolta di giorna-lismo di Mosca pero… nella sala ci siamo riuniti pochi – diece persone o di meno. Come gli ospiti-esperti sono venuti vice direttore di “No-vaya gazeta” Vitaly Yaroshevsky, corrispondente militare di “Nova-ya” Vyacheslav Izmailov e segreta-rio dell’Unione dei giornalisti russi Vitaly Chelyshev. Prima abbiamo chiesto ai partecipanti di pensare un pò di Anna Politkovskaya per capire il suo rapporto a lei – se vo-gliano essere i giornalisti cosi come era Anna o no. E scoperta cosa che aspettavamo: tante persone non erano d’accordo con un punto di vista che Anna faceva buon’ giorna-lista (gli argomenti: scriveva sulle base delle voci e non fatti, troppo emozionato e tendenzioso, cercava i temi per dinunciare il governo e un regimo di Putin). E questa cosa ha provocato una discussione molto interes-sante. Molti partecipanti neanche pensano che era il regimo di Putin che aveva ucciso Politkovskaya. Come dice Yaroshevsky Anna era una persona strana e anche vanitosa come un giornalista (e percio ci sono tanti invidiosi dalla sua parte) e, quindi, lei sceglieva i temi che non scelgono gli altri (e non perche hanno paura ma perche e troppo difficile psicholo-gicamente aiutare alla gente nelle situazioni estremali come la guerra, gli attentati oppu-re quando una persona e condannata oppu-re quando cerca la giustizia e non la trova a nessun posto). Quando io leggo, per esempio, i pezzi dei giornalisti italiani (e in Italia non c’e pure tanta liberta di stampa) vedo sem-pre che i miei colleghi italiani hanno la sua propria posizione (non importa pro o contra)

– questo e un gionalismo di opinione, quello che voglio vedere in Russia e… non vedo. Noi non sappiamo gia fare gli indagini (abbiamo paura) e non sappiamo aiutare alla gente e scrivere non solo su business e affari econo-mici ma pure sulla propria vita (perche non e prestigioso e noi siamo pure pigrissimi per raccogliere l’informazione se non si paga). Purtroppo, gli problemi tecnici non ci hanno permesso fare un paragone e un discorso lun-go sulla liberta di stampa in Italia e Russia ma adesso gia sappiamo qualcosa grazie agli stu-denti della facolta di gionalismo “Walter To-bagi” Universita Statale di Milano (Carlotta Mariani, Micol Sarfatti e Massimo Tagariello).

Alcuni partecipanti dalla parte russa han-

no cambiato e approfondito i suoi percezioni del lavoro di Anna dopo la discussione - per esempio, Anastasia Chibisova (16 anni) – una delle due ragazze russe chi ha scritto un sag-gio e chi prima non era d’accordo con opi-nione dei esperti che Anna era stata buon giornalista (ma almeno la rispettava come un difensore dei diritti della gente). Finalmente, Anastasia ha detto che per capire bene sto caso non bastava tutta questa informazione che abbiamo ricevuto nell’universita dove non si parla di Anna mai come non si parla degli altri bravi giornalisti di oggi. Lei ha ag-giunto pure che questa sua impressione ne-gativa non era provocata dalle pubblicazioni di Anna che Anastasia ha letto, a proposito (gliele sono piaciuti) ma quando ha conosciu-to altre autorita tra i giornalisti che non ami-no Politkovskaya. E dopo di questo lei aveva i dubbi. Quindi, i giornalisti giovani devono non solo sentire le persone di gran’autorita ma leggere, pensare, approfondirsi. E come ha detto alla fine della nostra discussione An-drea Riscassi dobbiamo essere insieme, riuni-ti e credere in se stessi. Questa cosa serve non solo per i giovani ma per tutti.

Il festival di giornalismo

14 | Il Giornalista giugno 2010Punto di vista

—Perché tutte le strade portano a Roma ? E se avete la risposta a questa domanda? Cosa l’ha attratta in Italia?

—In questo caso, tutte le strade portano non solo a Roma, ma anche in altre città italiane. La mia città preferita non é Roma ma Firen-ze. Credo che questa città sia la più bella del mondo.

Perché l’Italia? Il fatto è che nella mappa del mondo si possono trovare luoghi in cui lo sviluppo della civiltà ha acquisito un ca-rattere spasmodico. Tutti saranno d’accordo che l’Australia non può essere considerata come un punto chiave, che ha determinato lo sviluppo di tutto il mondo. Lo stesso vale per quanto riguarda l’Alaska. Ma l’Europa, (l’Europa centrale e l’Italia in particolare) è il luogo in cui le tendenze si fondono in civiltà,

cosi come per la Grecia antica, Roma antica, la Cina e l’Egitto, luoghi dove la cultura si è sviluppata gradualmente come un largo fiu-me e si è arricchita nei secoli. Pertanto, l’Italia è uno di quei luoghi, che si deve visitare alme-no per il bene della cultura.

Perché l’Italia? Penso che gli italiani sia-no molto curiosi e siano molto simili ai rus-si. Che cosa abbiamo in comune? Gli italiani sono persone molto naturali. Loro apprez-zano alcune qualità come la comunicare con gli altri, per esempio. Io non credo che sia un caso che molti artisti si siano recati in Italia e si siano trovati bene in questo paese. Era abbastanza facile trovare una lingua comu-ne con gli altri. Il dialogo in America é sem-pre difficile, non c’è la cultura dell’ospitalità, quando le persone si siedono per esempio, da qualche parte in cucina e discutono del-

la vita. Questo é un fatto comune in Italia. Lo abbiamo visto durante i nostri viaggi in particolare nel sud, a Napoli (siamo sta-ti sull’isola di Ischia). La gente si riunisce e comunica. E questo dialogo può essere tranquillamente definito come amichevole e rilassato. E la terza ragione. Questo è il mio motivo soggettivo. Sono cresciuto con la cultura della musica italiana, con le canzoni, che suonavano negli anni ‘70 ‘80. Ad alcu-ni, i cantanti italiani non piacciono perché cantano solo canzoni d’amore, questo è vero. , ma l’esperienza dimostra che molti autori, compositori e poeti, autori di musica italiana come anche le canzoni italiane, sono sempre i più richiesti. Alla fine di aprile, Toto Cu-tugno sarà di nuovo in tournée in Russia e sara’ difficile trovare i biglietti perché tutti lo vogliono vedere.

Passione per l’Italia Probabilmente tutti sognano di vedere il mondo, ma perché vale la pena di vedere

l’Italia? Risponde Vladimir Slavkin.Savelova Natalia

Il Giornalista | 15 giugno 2010 Punto di vista

—Quali erano i vostri rapporti con questo paese? Ci sono stati momenti indimenticabili? Che cosa pen-sano di questo paese i vostri cari ? Che cosa consiglia a chi sogna di visitare il paese e conoscere la cultura di questa nazione? L’Italia Le ha dato un nuovo gu-sto, nuovi ritmi e valori?

—Io ho amato questo paese in anticipo, sen-za vederlo. La prima conscenza con l’Ita-lia ha avuto luogo durante il viaggio, che è stato organizzato dall’unione dei giornalisti dell’Unione Sovietica nel corso degli anni Novanta. Con un gruppo di giornalisti ab-biamo viaggiato in autobus su un itinerario piuttosto standard: Milano, Modena, Firenze e Roma. Siamo passati per l’Autostrada del Sole - la strada costruita sotto Mussolini. Ero sorpreso di come le strade fossero belle in Ita-lia. Ero in un costante stato di estasi, e anche se sono passati piu’ di vent’anni ricordo an-cora il viaggio. Poi ci fu un altro viaggio nel 1996 con un mio ex studente, che parla molto bene italiano. Abbiamo visitato Venezia, Mi-lano, Roma e San Remo. Poi io e mia moglie abbiamo fatto tre viaggi di seguito ogni anno a partire dal memorabile 2007 (la data del no-stro viaggio di nozze in Italia). Durante que-sti viaggi, abbiamo viaggiato in macchina, vedendo il paese dall’interno. E posso dire che emerge una sensazione completamente diversa. Il mio consiglio infatti è di viaggiare in auto, non in treno o in autobus. È possi-bile fermarsi, fare una passeggiata, fare foto e andare avanti. Si potranno vedere cose che altrimenti non si vedrebbero mai Nel 2009 siamo andati in Toscana, abbiamo visitato San Gimignano (una città antica e turisti-ca) o, come viene chiamata, la città delle mil-le torri. Ma mentre progettavamo il nostro tragitto in auto, un impiegato presso l’hotel ci ha detto che c’erano due modi di viaggiare nella regione - Autostrada (veloce) e super-strada (strada di campagna). Ci ha avvertito che la seconda opzione prenderà il doppio del tempo, ma si potrà ammirare un paesag-gio molto bello. Siamo andati fuori e non ci siamo risparmiati: abbiamo visto la Toscana vera, dove viene arato ogni pezzo di terra e c’erano vigneti dappertutto.

Ogni momento del soggiorno in Italia è sta-to indimenticabile, perché tutto era nuovo e insolito per noi. Siamo stati a Firenze, questa città maestosa, siamo stati sull’isola di Ischia e a Venezia. A proposito, Venezia, con i suoi edifici non in perfette condizioni non piace a tutti, ma io l’ho amata. Come ho già detto, nel corso di queste visite, conoscevo la vera Italia e ho fatto le mie scoperte sugli italiani, per esempio. Settentrionali e meridionali sono, senza dubbio, diversi. Ho anche girato un video durante il viaggio, sui diversi accenti e sui diversi dialetti che ci sono nel Nord e nel Sud d’Italia. I settentrionali – comunicano in maniera silenziosa, tranquilla. i meridiona-li – spesso gridano, urlano, come gli ubriachi da noi , ma allo stesso tempo, per loro è tut-

to naturale. In via di principio, il Nord è più compassato ed europeo, ma, più “italiano” è il Sud. Di recente ho sentito che c’è la Lega Nord, un partito che vuole separare il Nord dal Sud sulla base del fatto che ci sono diver-se mentalità, un atteggiamento diverso verso la vita. Penso che sia sbagliato. Come è pos-sibile separare un paese ? E proprio recente-mente un coro si è esibito all’università (nel-la biblioteca nuova). Si chiamavano “Tenor del secolo XXI”. Cantavano canzoni italiane (napoletane, siciliane). Credo che sia impossi-bile dividere il Paese in due parti malgrado il desiderio dei politici , Nord e Sud possono solo completarsi a vicenda.

—Forse conoscete i momenti della nascita del cen-tro presso la Facoltà? Il Suo atteggiamento verso le persone dalle quali è stato creato e che sostengono l’esistenza del centro (Anastasia Grusha, Natalia V. Urina)? Cosa pensate delle attività del centro?

—Storicamente, il Centro Italiano, che ha avu-to origine qui nell’università presso il Diparti-mento di giornalisti stranieri, non fu il primo. Ma questo centro è diventato rapidamente molto popolare grazie al suo cuore - Anasta-sia Grusha. Perché ha fatto la cosa più impor-tante - lei ha interessato le persone, ha attirato professionisti e, inoltre, è stata in grado di stabilire contatti permanenti con le università italiane, in particolare l’Università di Messi-na. Lo studio della lingua e della cultura ita-liana da un concetto astratto si è trasformato in un programma molto chiaro. Per questo, credo che tutti gli studenti che hanno parte-cipato e continueranno a studiare al centro, devono fare un inchino e dirle che la ringra-ziano molto. E, ovviamente, un prerequisito per la creazione del centro è stato il lavoro di

Natalia V. Urina, che è l’unico specialista nel dipartimento d’oltremare del giornalismo e della letteratura a trattare con la stampa ita-liana. Ha scritto una tesi sulla stampa italiana, ha scritto per i diplomi e una panoramica dei media italiani. L’unione di tradizione accade-mica e pedagogica di Natalia V. con l’ amore e l’energia di Anastasia Grusha hanno genera-to questo centro. Penso che il Centro tedesco sia nato molto tempo prima, ma il centro ita-liano è molto “romantico” presso la Facoltà . E credo che sia più popolare tra gli studenti.

—Il Centro organizza incontri con persone interes-santi (scrittori, critici d’arte), i laureati del centro sostengono la tesi di laurea. Era presente a queste manifestazioni? Forse si può ricordare alcuni mo-menti interessanti?

—Mi piace che il centro abbia un programma chiaro. La cosa un po ‘carente - è la sua pre-sentazione alla facoltà. C’erano molte buone iniziative che sono state organizzate presso il centro, per esempio, la riunione con Gleb Smirnov.

Il centro ha organizzato una mostra al ter-zo piano, quando erano esposte le foto scat-tate dagli studenti in Liguria. Questo è stato un avvenimento significativo perché è stato visitato anche dal rappresentante del gover-no della Liguria e dal consigliere dell’amba-sciata italiana a Mosca. Mi ricordo, c’erano le discussioni delle tesi di laurea di Dinah Nazarova (della stampa italiana) e di Alexan-der Belyaev (dedicato a versioni online dei giornali come un esempio di media moderno italiano). Mi piace molto che anche la stam-pa italiana sia stata presente negli interessi scientifici dei nostri scienziati.

—Avete piani riguardanti l’Italia?

—In Russia, c’è una rivista interessante si chiama “Italia” - un’edizione molto buona per conoscere il paese. Si compone di diversi blocchi: lo stile di vita italiano, la cultura, e vi sono anche lezioni di italiano . E mi sono ri-cordato di una pubblicità, che è pubblicata su una pagina. C’era la bella immagine della co-sta ligure e lo slogan - “Il viaggio in Italia può essere il miglior viaggio”. Ci sono molti posti che non ho ancora visto. É molto curioso e af-fascinante scoprire piccole città, come consi-gliato dagli italiani. Per il momento avete la mobilità accademica, per il momento avete il desiderio di andare in Italia… Andate! Non ve ne pentirete. Supponiamo che vedrete il minor numero di paesi nel mondo, ma più si va verso l’Italia, maggiore sarà la felicità nel vostro cuore.

Io ho amato questo paese in anticipo, senza

vederlo. La prima conscenza con l'Italia

ha avuto luogo durante il viaggio, che é stato

organizzato dall'unione dei giornalisti

dell'Unione Sovietica nel corso degli anni

Novanta

16 | Il Giornalista giugno 2010Esperienza

Ho avuto solo due giorni, ma un grande desiderio di visitare l'italia del nord.Tutto il nostro gruppo è voluto andare a Milano, ma io ho preferito scoprire delle altre città, altrettanto belle, del settentrione d’Italia. Oksana Lazarenko

—Signora, quale citta' mi consiglia di visitare? Ho due giorni - ho detto alla donna che lavorava nel nostro Hotel

—Devi vedere Mantova, é vicino a Gargnano, é molto bella!Allora, ho deciso di andare a Mantova.

Viaggiare con il treno. La mia prima MULTA in ItaliaPrima d’ora avevo già avuto esperienze di viaggio con il treno nel sud dell' Italia. Viaggiando per Mantova ho constatato la differenza tra i treni del sud e del nord. Prima di tutto voglio precisare che viaggiare con il treno é molto comodo. Tutte le città sono molto vicine. I prezzi dipen-dono dalla classe in cui si decide di viaggiare. La seconda classe, per il tragitto che ho fatto io, costa da 6 euro a 9 euro. Da Brescia si puo rag-giungere qualsiasi città, passando attraverso Verona. Ho preso il biglieto per Mantova. Dentro il treno il bigliettàio ha controllato i biglietii. Gli ho fatto vedere il mio biglieto.

Lui mi ha detto: "Signorina, mi segua!". Sono andata con lui. -Signorina, il vostro biglieto non è convolidato,- mi ha detto lui, indi-

candomi una picolla tabella sulla parete del treno. -Scusi, ma sono straniera, non lo sapevo. Quando non ho convolidato i

biglietti a Calabria, il signore li ha convolidato dentro il treno.-Signorina, lei deve pagare 50euro, va bene?Cosi ho pagato la multa e dopo sono stata più attenta e meno appa-

sionata per il nord. Come mi ricordo nel sud dell'Italia gli italiani sono pronti a perdonarti tutto.

MantovaDopo essere arrivata a Mantova, ho dato uno sguardo alla pianta della città. C'e un grande centro storico, non pensavo proprio che riuscissi a vederlo tutto in un pomerigio solo. Ma dopo ho capito che era possibile!

Il centro storico è vicino alla stazione dei treni. In sette minuti ho rag-giunto il Palazzo Ducale e il Castello di San Giorgio. Palazzo Ducale, di-venuto residenza dei Gonzaga nella seconda meta' del 14 secolo, adesso funziona come museo. Prima pensavo i luoghi culturali di Mosca fossero

molto cari da visitare, ma dopo aver avuto sotto i 25 costa 3,5 euro". Ma questo vale solo per la gente del'Unione Europea. Comunque il Palazzo é veramente bello, con sale grandi e tanti quadri sulle pareti.

Vicino al palazzo si trova il Castello di San Giorgio.Mentre passeggiavo cercavo un albergo per dormire la notte a Man-

tova. Un albergo molto carino nel centro costava 70 euro, ma purtroppo non c'erano più posti liberi.

Una cosa bella di Mantova (e di Padova anche) è che nel centro molta la gente, dai bambini agli anziani, usa la bici. Ho visto perfino una suora sulla bici - veramente carino. É chiaro perche questo tipo di movimento popolare nelle citta come Mantova. Tutto è piccolo! Piccole strade, picco-lo centro, usare la bici é un piacere. Vorrei che ci fosse questa situazione a Mosca, ma non è possibile. É un vantaggio della piccola città.

Ho passegiato per tutto il centro mantovano, da Palazzo Ducale a Pa-lazzo Te. Ma non mi sono riuscita ad apprezarlo da dentro, era già chiuso.

Dopo ho trovato un albergo carino, con colazione inclusa, vicino al centro e alla stazione con l'internet free. Mi costava solo 55 euro.

Un signiore reseptionist mi ha raccomandato di visitare Ferrara, ma Ferrra é lontana da Mantova, ci vogliono circa 2,5 ore. Perciò mi sono diretta verso Padova.

PadovaA Padova ho passegiato più velocemente. Solo un'ora per guardare e fare le foto. Padova é più rumorosa di Mantova, c'era molto traffico di macchine, ma anche li si usa la bici, perciò ho perso molto tempo per attravesare le strade.

Ho avuto fame e per caso sono entrata nel caffè che si chiama "spa-ghetti", dove c'erano molti cinesi. Quando mi hanno dato il menu ci ho visto chiaro: sono stata in un caffè cinese. Dopo aver mangiato gli spa-ghetti cinesi ho aprezzato anche gli spaghetti italiani!

Passegiando nel centro guardavo le cùpole della Basilica del Santo, ho provato a raggiungerla indicando le cupole. Le piccole strade mi hanno fatto capire che quelli sono più furbi di me. Ho compreso che rischiavo di arrivare tardi al treno e mi sono diretta verso la stazione dei treni, da dove sono partita per Brescia, passando attraverso Verona.

Alla stazione il treno stava per partire.—Aspetta, per favore,-ho chiesto al bigliettàio,—non ho fatto in tempo

a convolidare il biglietto.—Entra nel treno,te lo convalido io! - mi ha risposto un gentile bigliettàio.

MANTOVA e PADOVA in due giorni

Il Giornalista | 17 giugno 2010 Vita notturna

Èla sola donna ad aver vinto il prestigioso ri-conoscimento della rivista DJ Magazine come Dj dell’anno. È una delle più talentuose disc jockey e produttrici della scena musicale in-glese e mondiale. La sua carriera è iniziata quando le donne alla consolle non erano an-cora ben viste. Ma lei, Smokin Jo, nome preso in prestito dal pugile Joe Fraser, ha saputo far ricredere tutti a colpi di scratch. Tekila l’ha in-tervistata in esclusiva in occasione del party d’inaugurazione del Bershka Store di Mosca, dove ha fatto rivivere la folle atmosfera di Ibi-za con la sua travolgente musica house.

—Jo, com’è nata la tua passione per la consolle?—«È nata perché ero ossessionata dalla hou-se music. Prima di iniziare la mia avventura da dj, lavoravo come modella e dirigevo un negozio Gaultier a Londra. Poi ho deciso: do-vevo diventare una dj. E sono stata molto for-tunata perché il successo è arrivato subito.»

Sei stata l’unica donna a essere stata pre-miata come Dj dell’anno dalla rivista Dj Ma-gazine. Una grande soddisfazione...

«È stato assolutamente fantastico, ma è un peccato che nessun’altra donna abbia ancora vinto, perché alcune sono davvero bravissi-me. Per quanto mi riguarda sono orgogliosa di questo riconoscimento arrivato dopo solo due anni di lavoro.»

Svelaci il segreto per diventare un dj di suc-cesso.

«Bisogna nutrire una grande passione per

la musica, trovare sempre nuove motivazioni e non pensare mai di dover diventare famoso a tutti i costi. Un buon dj deve saper interpre-tare la platea e non suonare per se stesso. Ci vuole anima.»

—C’è qualcuno che ti ha ispirato?—«Spesso mi capitava di partecipare a rave party animati dalla musica di dj come Tony Humpries e Colin Favor, così mi sono appas-sionata alla musica techno. Ma la mia eroina è Grace Jones, la adoro.»

—Quali sono i tuoi club preferiti e perché?—«Provo a tornare a Ibiza ogni volta che pos-so. Il Dc10 è stato il mio favorite per molto tempo, ma mi hanno ben

impressionato anche il Warung in Brasile e il Cavo Paradiso di Mykonos.»

—Che cosa pensi dell’Italia?—«Suono in Italia da quasi vent’anni ormai. La amo. Mi piace tutto: la gente, il cibo. Ci torno sempre volentieri.»

—Ci descrivi come cambia la pista di Paese in Paese?—«Dipende dalle culture. Gli inglesi, per esempio, amano ballare tutta la notte e anche di più. Gli italiani, invece, sembrano dei pazzi (ride, ndr): saltano tantissimo e si abbraccia-no. Trasmettono allegria.»

Vantaggi e svantaggi dell’essere un dj.«Tra i vantaggi c’è sicuramente il fatto di

poter viaggiare tanto. Si guadagna molto bene e spesso ti capita di fare vacanze gra-tuite. Il lato negativo è che sei costantemente in movimento, fai tardi la sera, viaggi troppo spesso e non riposi abbastanza, non hai una vita sociale con gli amici. Quando arriva il weekend loro ci sono, ma tu spesso sei fuori per lavoro.»

—Se non fossi diventata una dj?—«Probabilmente avrei lavorato in tv o in tea-tro. Ma dietro le quinte. Al college ho studiato fotografia e filmografia.»

—Hai mai pensato, anche solo per un momento, di dedicarti ad altro?

—«Spesso. Vorrei vivere di più a contatto con la natura, fare volontariato nei paesi poveri, ma so che non potrei mai rinunciare al mio lavoro.»

—Come trascorri il tuo tempo libero?—«Per quattro anni ho praticato kick boxing. Mi piace guardare film, tanto è vero che a casa ho un’enorme collezione di dvd. Quan-do posso, corro dai miei amici e… a Ibiza ov-viamente.»

—Riesci a conciliare amore e lavoro?—«In passato mi capitava di lavorare lontano da casa per tanto tempo. Ora non viaggio moltissimo e così riesco a trascorrere più tem-po con mio marito… Finalmente.»

Smokin jo, l’unica donna nell’olimpo dei djHa iniziato a scratchare per caso. E due anni dopo la prestigiosa rivista Dj Mag l’hapremiata come

disc jockey dell’anno. Un talento innato.Fatima Ciumakova

18 | Il Giornalista giugno 2010Impariamo l’italiano

Quando impariamo la lingua, in nostro caso é la lingua ita‑liana, sempre pensiamo come cominciare piu’ presto a parla‑re come la madrelingua . Tra le persone che studiano la lingua ci sono tante che cercano di trovare i consigli utili i quali possono aiutare a superare la barriera linguistica.Semenova Nataliya

Certamente possiamo vedere tante differenze tra le lingue straniere ma le idee principali sono iguali: c’é bisogno di assimilare la gramma-tica, comprensione dei testi, percezione di linguaggio orale e le altre abitudini importanti. Anche se la maggior parte dei metodi dello stu-dio sappiamo gia’, ma non li utilizziamo perché non siamo sicuri di effecienza oppure stiamo per usare ma non faciamo niente di nuovo e il nostro livello non si alza. Ma poi appaiono i pensieri che é l’ora di raccogliere l’ultima forza di volonta’ e imparare la lingua italiana perfettamente. Come si fa ho chiesto la nostra professoressa Olga Ce-bunina.

Il problema degli studenti, secondo Olga, é che le persone comincia-no a studiare l’italiano con convezioni di facilita’ d’italiano: “É stereo-tipo molto diffuso e molto “pericoloso”, perché é vero in parte, per le prime passi può sembrare facile, ma poi appaiono scogli, perciò spesso gli studi si limitano alle parole utili come “buongiorno”, “arrivederci” e le altre parole “turistiche” ”. É importante capire qual’é il motivo per studiare l’italiano e allora tutti le difficolta’ non vi spaventeranno.

50 percento di successo é il professore ai corsi dove studiate. Lui deve amare la sua materia e tutto quello che fa, per lui dovrebbe essere interes-sante sapere le nuove cose nella lingua e scambiarsi con i suoi studenti.

É assolutamente chiaro che non esiste una panacea, un metodo univer-sale per tutti, il metodo può essere o non essere adatto secondo capacita’ individuale, particolarità di percezione e caratteristiche personali. Però sempre c’é la possibilita’ di provare i metodi diversi e scegliere ciò che ti pare buono e ti aiuta meglio che altri. Olga conferma il fatto che le can-zone possono aiutare nella lingia cosi’ musicale come l’italiano. Canzoni possono essere il migliore manuale: piene di lessico utile, le parole nuove si imparano a memoria piu’ presto e piu’ facile, poi le frase della qualche canzone appaiono nel momento adatto. Per cominciare a parlare bene può aiutare il riassunto dei testi. É meglio raccontare questi testi agli ami-ci o ripetere nella mente quando fate passeggiata. Anche potete racconta-re per se stessa gli impressioni e gli eventi del giorno in italiano oppure tradurre tutto che pensate e dare il nome ed esprimere il suo opinione per tutto che vedete intorno. Per arricchire il proprio vocabolario bisogna leggere la letteratura, i giornali, guardare i film, ascoltare la radio, cioé ottorniarvi di atmosfera della lingua italiana. Sarebbe bene, cominciare quanto prima ad usare la lingua fuori l’aula, per esempio, al lavoro, su Internet, durante le vacanze in viaggio. Studiate, scoprite il nuovo, state attenti agli detagli e sapete che fate questo per il vostro futuro...

Insomma tutti i metodi fruttano i suoi propri resultati, ma la cosa principale é usarli ogni giorno. Cosi’ potete estendere presto le pro-prie conoscenze. “Ricordate che le lezioni piu’ efficacy sono a quali vai con piacere, serieta’, ma anche con facilita’ ” – consiglie Olga.

L’ultima cosa che mi sembra interessante a chiedere Olga é come non avere paura di fare gli errori parlando con i portatori della lingua straniera. Il segreto é facile - dovete sbarazzarvi dal senso della paura. Olga pensa che non fanno gli errori le persone che non fanno nien-te. Bisogna avere paura di meno perché la tensione sempre rileva di piu’ che gli errori. Dovete dimenticare tutti i complessi e tutte le paure. L’improvvisazione, la creazione ed il piacere in studiare l’italiano!

CDParlami di piu’ (Tell me more) Corso interactivo della lingua italiana. Può parlare con il computer, c’é una funzione d’indicazione del linguaggio con il microfono nel dialogo, in cui secondo il senso può sceglere la frase giusta. Ci sono i filmati animate che aiutano a capire il pronuncia, i film con la traduzione. Il programma contiene tre livelli di tre parte. Prezzo: 224 rubliDove trovare: www.my-shop.ru Sitowww.it-lyrics.ruQui si può ascoltare le can-zoni, i testi italiani ed i tradu-zioni nel russo. Qualsiasi stile della musica italiana senza scaricazione. Il sito é davvero utile. Prova il nostro metodo!!! Prezzo: assolutamente gratisDove trovare: quando vuole

ManualeParliamo in italianoAutori: Kuzminova I., Vi-shneveckaya E.Casa Edittrice: ManagerI tema piu’ attuale per il discorso quotidiano. Ogni tema ho la struttura defini-tiva: vocabolario, esercizi sul vocabolario, dialoghi, lettura, proverbi e detti, la rubrica “Ridia-mo un pò “ ed indovinello. Gli autori non includono i meteriali grammatici , pensando che gli studenti imparono in parallelo la base della grammatica italiana. I nomi delle lezioni sono “Fare conoscenza”, “Famiglia”,

“Casa”, “Giornata di lavoro”, “Giornata di riposo”, “Stagioni”, “Citta’ ”, “Viaggio”,

“Pasti”, “Fare la spesa”. Il libro é abbastanza sottile che é veramente comodo non solo alle lezioni, ma durante i viaggi.Prezzo: 100 rubliDove trovare: BookSiti.net.ru

Per ogni giornoRoberto UbbidienteL’italiano in 10 minutiCasa edittrice – ASTOra potete cominciare ogni giorno con un pezzetino della lingua italiana. Que-sto é il calendario scolasti-co, in cui trovate non solo tante informazioni svariate e gli esercizi di qualunque livello del difficolta’, ma anche gli espressioni idiomatichi, le frase tipiche, gl’indovinelli divertenti, i piccoli compiti per geografia etnografica, una porzione della grammatica e tutto con senso dell’umorismo Prezzo: 185 rubliDove trovare: Dom knigi na Ladozhskoy

Olga Chebunina: “L’improvvisazione, la creazione ed il piacere in studiare l’italiano”

In libreria

Il Giornalista | 19 giugno 2010 Geografia

Tutt’intorno una vegetazione formata da olivi, limoni, palme e allori con i colori e i profumi intensi che annunciano il Mediterraneo, ral-legra i viaggiatori che provengono dal Nord.

C’è un aspetto bucolico del paesaggio colli-nare: durante la primavera nascono fiori sel-vatici come le primule, gli iris, le violette ed i gigli rossi, mentre in estate sbocciano alcune varietà di orchidee selvatiche.

In questo paesaggio incantevole sono pre-senti numerose testimonianze di una storia millenaria, che, se possibile, lo rendono anco-ra più affascinante.

Il tuo itinerario alla scoperta del Garda trentino parte da Torbole. II paese, con le case disposte a semicerchio, si appoggia alle pen-dici settentrionali del Monte Baldo proprio nel punto in cui il fiume Sarca si immette nel lago.

Una parte di Torbole, certamente la più suggestiva, ha conservato l’aspetto originale

del paesino di pescatori e barcaioli. L’angolo più pittoresco è il porticciolo con le caratteri-stiche costruzioni della Vecchia Dogana (XV secolo), la casetta del Dazio, che risale al pe-riodo austroungarico, posta all’ingresso del porto, e la stretta piazza centrale, dove una lapide ricorda il soggiorno del grande scritto-re tedesco Goethe. Oltre il porto alcune ram-pe di scalini conducono al colle dove sorge la Chiesa di Sant’Andrea, da cui si gode una stupenda vista sul lago.

Il vento che soffia ininterrotto ha fatto del tratto di lago davanti al paese un vero paradi-so per gli amanti della vela.

Riva del Garda è il centro più importan-te della riva settentrionale. Per secoli la sua posizione protetta ne ha fatto un porto sicu-ro, luogo d’incontro di mercanti provenienti da diverse regioni. La descrizione entusiasta che ne fece Goethe lo trasformò in un luogo di soggiorno amato da poeti e scrittori prove-

nienti da tutta l’Europa.Ci sono i due venti principale che i velisti

usano spesso. Peler è un vento costante carat-teristico del Lago di Garda. Peter viene sfrut-tato per la pratica del windsurf da numerosi appassionati che escono all’alba nei pressi di Limone o di Malcesine.

Ora (dal latino aura cioè “alito”) è una brezza di valle proveniente dalla pianura Pa-dana. É meno intenso del Peler. Viene sfrut-tato nelle ore pomeridiane da catamarani, windsurf e barche a vela che navigano nelle acque all’altezza di Torbole.

Le fonti di informazióne: “Trentino-Alto Adige. Itinerari” di Touring Club Italiano; wikipedia.it, i foto dal archivio della famiglia.

Lago di GardaIl Lago di Garda, o Benаco, è il maggiore lago italiano, con una superficie di circa 370 km, la sua profondità

massima è di 365 m. Il lago è un’importante meta turistica, e viene visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone: il Lago di Garda ha un fascino particolare per l’azzurro intenso delle sue acque, la luminosità del

sole, l’aria pura, le spiagge ampie e assolate. Margherita Proniushkina,foto di Oksana Lazarenko

20 | Il Giornalista giugno 2010Esperienza

La laureata del Centro italiano di Giornali-smo MSU Evgenia Selischeva vive ora a Bari—la capitale di una delle regioni più pittoresche d'Italia. Ci ha raccontato le sue impressioni e ha datto dei consigli su quale sia il modo mi-gliore per esplorare la regione, che custodisce con cautela i suoi segreti.

"La prima cosa che è possible sentire qui che c'è il sud: la natura del sud, più confusione, più rumore, ma persone più comunicative e socievoli. A Bari la sensazione di coinvolgi-mento nella vita è costante ",—dice Evgenia. È meglio cominciare da nord—dal Capo del Gargano e proseguire verso sud. La Puglia—una regione in cui è necessario andare. La provincia si estende lungo il mare più pulito, il che la rende ancora più piacevole.

La Puglia colpisce per una meravigliosa combinazione di bellezza naturale e attrazio-ni storiche e culturali. E anche se non sono

lussuose come le bellezze di Roma o Firenze, esse sono testimonianza diretta di una storia centenaria. Ci sono molte testimonianze stori-che di varie epoche, sovrapposte l'uno sull'al-tro. Il tutto è molto interessante da esplorare.

Verso la legenda Una delle attrazioni principali della Puglia è Castel del Monte, costruito dall’Imperato-re del Sacro Romano Impero Federico II nel XIII secolo. Si trova a nord di Bari. Veniamo all’imperatore. Egli era straordinariamente intelligente: parlava le lingue greca, araba e latina. Ma Federico era un uomo imperioso, era convinto di essere il vicario di Dio sulla terra e il dominatore del mondo. Il tempera-mento scontroso del sovrano lo portò a una disputa tra lui e il papato. A proposito, l'im-peratore fu scomunicato tre volte, e in tutti i casi da papi diversi. Nel 1240 Federico fece

Puglia: lo spirito del viaggio vero Viaggiare con una guida in mano – che bella cosa! Ma a volte è più interessante nascondere le guide turisti‑

che in uno zaino e deliberatamente deviare dai percorsi turistici per percorrere strade imprevedibili, scelte in modo casuale. Così si può immergersi nella vita quotidiana di un paese sconosciuto, per incontrare i resi‑

denti locali e ... trovare deliziosi monumenti storici che testimoniano l’antica cultura e la storia locale. E nella regione la più orientale d’Italia ‑ Puglia – si può trovare ancora di più ...

Yulia Donzovafoto di Evgenia Selischeva

Il Giornalista | 21 giugno 2010 Esperienza

costruire una fortezza—Castel del Monte.Rappresenta un esempio unico di architet-

tura militare medievale, che combina elemen-ti di antichità classica, l'Oriente islamico e del Nord Europa gotico. È una incredibile strut-tura simmetrica ottagonale con otto torri alle estremità. Fino ad ora non si conosce il vero scopo della fortezza. Una cosa è chiara: l'im-peratore non l’ha abitato. Molti ricercatori at-tribuiscono un’aura magica al castello, altri lo ritengono un laboratorio astronomico. Esiste una versione secondo cui Castel del Monte rappresenta la relazione tra Cristianesimo e Islam, perchè si trova sulla linea immaginaria tra la Cattedrale di Chartres e di Al-Haram alla Mecca. Ma, finalmente, Friedrich ha po-tuto costruire una fortezza come simbolo del suo potere e la sua eternità: il castello assomi-glia ad una corona.

La Storia sotto il TettoOra ci spostiamo al secolo 17. A quel tempo risale l'apparizione della città famosa in Pu-glia Alberobello—la capitale delle case con i tetti conici insolito. Le case sono costruite in pietra, in cerchi concentrici senza l'utilizzo di cemento. Trulli—questo è il loro nome italia-no – devono la loro origine al carattere di un rappresentante della nobiltà. Nel secolo 17 in questo posto erano solo i campi nudi, e pro-prio qui il Conte locale Akvaviva ha portato i contadini dei villaggi vicini a coltivare la terra.

Nuovi insediamenti sono tassati fiscale reale, perché in questa epoca la Puglia apparteneva già al Regno di Napoli.

Una volta il controllo reale è venuto a queste terre. Il Conte ha voluto evita-re di pagare e ha inventato un progetto astuto. Alla vigilia ha chiesto ai contadi-ni di smontare le loro case. Per questo è stato sufficiente tirare fuori di pietra di loro. Sono crollate case. Da quel momento alla fine del 18 secolo, i contadini Alberobello non ave-vano il permesso di costruire case permanenti.

Un pò di RussiaTuttavia, nonostante queste curiosità rare, la maggioranza della gente viene qui non per loro. Il tesoro principale di Bari—Basilica con le reliquie di San Nicola, tanto amato e ve-nerato in tutto il mondo per le innumerevoli miracoli. Nel 1087 i marinai hanno transpota-to le sue reliquie a Bari da Mira—la capitale dell'antica Lichia. Nello stesso anno la costru-zione della Basilica di San Nicola ha comin-ciato, dove si trovano le reliquie del santo.

"E 'da San Nicola, Bari è una città molto vi-cina alla Russia, è interessata alla Russia, ai rapporti con la Russia e allo sviluppo di tali relazioni",—dice Eugenia. Due volte l'anno la città ospita il festival di arte russa—nel mese di dicembre e maggio. Il festival porta il ci-nema e le troupe dei teatri e i gruppi folklo-ristichi.

Un grande successo hanno avuto i gruppi musicali, poichè gli italiani sono tradizio-nalmente amanti della lirica. Per esempio, la scuola di Galina Vishnevskaya era molto bene. Nei loro concerti, hanno unito le canzo-ni russe, con brani tratti dall'opera italiana e francese, e anche fatto una piccola presenta-zione in italiano. Nel dicembre dello scorso anno è venuto il gruppo folclore di Lipetsk. Gli artisti hanno parlato delle cerimonie tra-dizionali della regione di Lipetsk, e il pubbli-co ha potuto prendere parte ai loro discorsi. Per esempio, gli studenti italiani hanno par-tecipato alla messa in scena della cerimonia nuziale. Agli italiani è piaciuto il matrimonio alla “Lipetsk”.

Ora, gli organizzatori del festival hanno in mente di portare gli artisti pugliesi a Mosca. Attendiamo con ansia! Quanto a me, non vo-glio rifiutare di prendere parte a un matrimo-nio alla pugliese maniera!

22 | Il Giornalista giugno 2010Cinema

Fellini, Antonioni, Visconti… Questi nomi li conosce ciascun amatore di cinema in Russia e la cinematografia russa ama particolarmen-te l’Italia ed i suoi abitanti. la mia rassegna speciale é sugli italiani in Russia ed il cinema-tografo russo.

In Russia i registi amano girare film sulle avventure degli Italiani in Russia. Oltre ad un film che ha esattamente questo titolo, ci sono stati almeno altri tre i film girati nel nostro paese negli ultimi 25 anni in cui il personag-gio principale è un italiano e i luoghi d’azione sono le grandi distese russe. Cos’è questo? Dialogo delle culture, parentela sprirituale?

E soprattutto, chi è questo italiano in Rus-

sia? Gli italiani sono mostrati come personag-gi bizzarri, gesticolanti, simpatici e poco seri. È idea diffusa che questo sia un avventuriero, che gesticola di continuo e che ama le donne. Nel film di Paolo CHUKHRAI «Gioco russo», a prima vista sembrerebbe che tutto confermi quello stereotipo.

Dei creditori trovano Luchino Forza, un baro italiano e lo costringono a restituire tut-to ciò che ha preso. Egli deve pagare il debito, altrimenti sarà incarcerato. Forza si reca nella patria di sua moglie - in Russia, per vincere un sacco di soldi con i quali poter salvare la sua proprietà e se stesso. Ha solo una setti-mana. Quando incontra i bari russi, ha già

guadagnato 80 mila rubli. I russi si offrono di collaborare ma in realtà raggirano Forza, cosa che lui capisce all’ultimo momento ...

Inizialmente nell’opera di Gogol «I gioca-tori» non c’era nessun italiano. Questo Forza nasce dalla fantasia del regista. Non si capi-sce perchè sia stato necessario inserire un ita-liano in questo film. Forse il regista ha voluto mostrare che i truffatori russi sono i truffatori più furbi del mondo? Ma gli italiani in Italia avrebbero potuto raggirare chiunque, come anche i francesi in Francia etc. etc. Nel “Gio-co russo” non ci sono conflitti o interazioni tra le diverse culture. Forse a Chukhrai piace il suono dolce e melodico della lingua italiana.

L’Italia in obiettivo di Macchina da presaSono finita al centro Italo‑Russo per le ricerche su mass‑media, cultura e comunicazione un anno fa e ho saputo per sicuro che

da questo momento in poi la mia vita e il mio lavoro erano strettamente legati alla cultura italiana. Studiando nel gruppo della critica letteraria ed artistica, lavoro nella specialità e scrivo gli articoli sui libri, sulla musica e sulle pellicole. Ma l’Italia é un paese

non solo di arte e di musica, ma anche di cinematografia. Elizaveta Markova

Il Giornalista | 23 giugno 2010 Cinema

Tuttavia, è possibile che il regista abbia volu-to mostrare la vita russa attraverso gli occhi diversi degli stranieri, che non hanno alcun legame con essa.

Alla ricerca di denaro facile o, meglio, per cercare tesori, arrivano in Russia i protago-nisti di un altro film - «Le straordinarie av-venture degli italiani in Russia». In uno degli ospedali romani muore un’emigrata russa. Prima della morte l’anziana signora riesce a raccontare a sua nipote Olga di aver nascosto tutti i suoi beni a Leningrado, «sotto il leone». Ciò spinge tutti coloro che per caso aveva-no saputo di questo segreto – la stessa Olga, gli infermieri Antonio e Giuseppe, il medico dell’ospedale, un altro paziente con una gam-ba rotta e il mafioso Rosario Agro, a pren-dere un volo urgente per Leningrado. Tutti si incontrano sull’aereo che arriva a Mosca. Da questo momento comincia il film-caccia, pieno di trucchi (l’atterraggio dell’aereo sulla strada, il salto quando il ponte è ancora alza-to e gli episodi rischiosi con il leone).

Questi si alternano a situazioni assurde e divertenti, nelle quali si ritrovano gli italiani, la guida russa e il poliziotto Andrej. È interes-sante notare che, inizialmente, ai produttori non piaceva il film, perchè gli italiani erano rappresentati troppo negativamente, come tipi capaci d’imbrogli e avevano suggerito che bisognava reinterpretarli. Gli autori si sono rifiutati dicendo che, altrimenti, sareb-be stata perduta l’italianità. Il tesoro, alla fine, viene trovato e, assieme, l’amicizia e l’amore trionfano: Olga all’ultimo momento salta dall’aereo e rimane con Andrej in URSS.

Trovano il proprio amore in russia anche i protagonisti di altri due film sovietici: “For-mula d’amore” di Mark ZAKHAROV e “Oc-chi neri” di Nikita Mikhalkov. Nella commedia di Zaharov la presenza dello straniero è neces-saria, serve chiaramente per mo-strare la nostra abitudine ad am-mirare tutto ciò che è forestiero, ma anche a dimostrare che l’amo-re non conosce confini territoriali o linguistici. Questa commedia musicale è tratta dalla storia di A. Tolstoy “Il conte Cagliostro” (adattamento di G. Gorin). Il fa-moso alchimista giunge in Russia, non immaginando quali sorprese ha in serbo per lui questa nazione. Mentre lui richiama in vita i morti e anima le statue i veri prodigi accadono intorno a lui...

In questo film, sono da sottolineare due personaggi secondari, molto interessanti che interpretano entrambi la figura del tipico ser-vitore italiano. Il duo interpreta una sorta di canzone italiana che, poi, è diventata una del-le più popolari canzoni tratte da una colonna sonora.

Mikhalkov mostra, invece, nel suo film il contatto di due culture diverse in maniera troppo melodrammatica. Tuttavia il ruolo

principale, interpretato da Marcello Mastro-ianni - uno dei migliori attori del ventesimo secolo, rende il film un classico da vedere sempre. La trama del film mostra l’italiano Romano (che non solo ha giа una moglie ric-ca, Elisa, ma anche un’amante, Tina) in una localitа di villeggiatura in Europa, dove si innamora di una giovane donna russa, Anna, sposata con l’anziano governatore della citta-dina. Il protagonista abbandona la sua felice vita in Italia e va nella sconosciuta Russia con la speranza di vederla, e, forse, cominciare una vita molto diversa ...

Apparso a fine gennaio, un film di Giovanni Veronesi “Gli italiani” è diventato un record di incassi in Italia e ha vinto la prima riga del rating in distribu-zione dei film. Esso ha raccolto a la prima settimana $ 5 milioni. Il film si compone di due episodi, raccontando due storie diverse

di due paesi diversi. Il secondo episodio é la storia di un affluente ricco dentista italiano, Giulio, che è stanco della vita. Il suo matrimo-nio si è sfasciato, e lui non voleva nemmeno partecipare a una conferenza internazionale a San Pietroburgo. Tuttavia, il suo collega è irre-movibile: la Russia è la patria del sesso facile e una settimana trascorsa la, funziona meglio di un anno di sedute con uno psicanalista. Come risultato, insieme alla sua interprete russa Vera (Kseniya Rappoport) Julio si trovava in una situazione imbarazzante e così incredibile, ma riesce a cavarsela, grazie al Vera.

24 | Il Giornalista giugno 2010Libri italiani

Da più di 100 anni “L’immagine dell’Italia” di Pavel Muratov é il libro per tutti i critici della cultura, giornalisti e artisti. Con la sua grande ricerca lo scrittore, spiegò lo sviluppo dell’arte italiana e mondiale: Giotto, Melozzo da Forli, Vittore Carpaccio – Pavel Muratov conosceva tutte le opere dei grandi artisti e con la suo sottiel comprensione della pittura riuscì a farci sentire l’anima dei quadri o de-gli scultori. Piu di 2000 foto e articoli attraenti hanno preso noi in una visita nell’italia .

“Le pietre di Firenze” di Mary Maccarthy può invece rappresentare una bella guida per chi visita l'Italia per la prima volta. La pietra é il cuore di Firenze: chiese, marciapiede, ponti, scultori, fontani. La pietra é il simbolo di que-sta citta. Il libro di Mary Maccarthy, una scrit-trice e critica di teatro americana, é approfon-dito, pieno d’amore, e di fatti storici - molto

curioso da leggere a casa prima di partire per immaginare le vostre vacanze italiane, ma se andate in Italia, non dimenticate “Le pietre di Firenze” che vi svelerà tutti i segreti delle citta’ italiane.

L'Italia non esiste senza la sua cucina: ta-gliatelle, spaghetti, pizza, risotto, prosciutto, ricotta, parmigiano… una lista infinita. É fa-moso Il Cuoco Nudo Jamie Oliver ha fatto un viaggio nel Belpaese e poi ha pubblicato un libro, “Jamiés Italy”. É una raccolta di ricette italiane con foto e commenti dell’autore. Tutti i piatti sono molto semplici e chiunque puo preparare un'insalata mista o una carbonara con “Jamiés Italy”.

Infine “Mangia, prega, ama” – è la storia di una donna tra Italia, India e Bali. Che fin dal-le prime parole spiega il suo viaggio italiano.

Elizabeth Gilberth ha scritto il suo primo li-bro dopo il divorzio dal marito, cui è seguito un lungo viaggio. La protagonista cerca di delle risposte alle domande della sua vita e scopre un altro mondo di bellezza e semplici-tà, un nuovo gusto per la vita. Oltre i racconti curiosi sull'Italia e la descrizione della pratica dello yoga in un ashram in India, Elizabeth Gilberth ci spiega che la nostra vita é piena di cose belle e semplici. Nel 2010 il regista Ryan Murpthy ha girato un film tratto dal romanzo,

“Mangia, prega, ama” con Julia Roberts.

Comunque ognuno ha la sua propria Italia con i suoi piccoli segreti, posti e persone e se volete raccontate a noi della vostra Italia in un bel libro.

Come innamorarsi dell’Italia: istruzioni per l’uso

Nel numero di maggio della nostra revista presentiamo una rassegna non della letteratura italiana, ma della letteratura sull’Italia. Le persone che si sono innamorate di Roma, Firenze, Venezia e altre città possono rac‑

contare tutti i dettagli di questo paese, della sua cultura, storia, cucina, usi locali, opere d’arte. É un nesso tra i vecchi innamorati dell’Italia e i principianti, un nesso per unire tutti quelli che amano un

paese meraviglioso – l’Italia.Bella Shakhmirza

Il Giornalista | 25 giugno 2010 Musica

Antonello ha rilasciato un’intervista:

1 Noi sappiamo che l'italia non parteciperà al Eu-vrovision quest'anno. Dimmi, per piacere, perchè vorresti prenderne parte con la rappresentazione della Russia?Visto che l’Italia non partecipa, cerco una Na-zione che voglia ospitarmi.

Una parte di Russi mi avevano già cono-sciuto grazie al New Wave e così ho deciso di fare le selezioni per gli Eurovision con la Russia

2 Ti piaciono i risultati?Sono stato molto soddisfatto del risultato che ho ottenuto. Ho visto che il pubblico ha apprezzato il brano “Senza Respiro” e anche il televoto mi ha premiato con l’ottavo posto. Non me l’aspettavo!!...per i vincitori, invece. A me personalmente non piace la loro musica, avevo altri cantanti preferiti.

3 Dicci, perpiacere,cosa pensi sulla Russia e la popolazione. Quale è la differenza tra italiani e russi?

A volte i Russi si prendono troppo sul serio anche se in compenso sono dei grandi lavo-ratori.

Forse in Italia, siccome c’è tanto più sole e la cucina è speciale, siamo un pò tutti più so-lari e contenti.

4 Ti piaciono le canzoni russe? Dimene una in particolareValeri Meladze, Valeria, Igor Krutoy

5 Com'è la tua carriera in Italia ora?Va molto bene, anche se la crisi mondiale ha colpito anche il settore discografico e dei concerti. Da due anni nessun cantante riesce a lavorare tanto e per me che sono giovane, è ancora più difficile!! Fortunatamente sono anche un musicista e a volte, quando non faccio concerti, insegno canto e pianoforte ai ragazzi e faccio il produttore o l’arrangia-tore.

6 Non è un segreto che le ragazze russe ti amarono. Loro vogliono sapere se il tuo cuore è libero?No, mi dispiace ma il mio cuore non è libero.

Sono fidanzato da un anno con una ragazza Italiana.

7 Vuoi venire ancora una volta a Mosca? Quando dobbiamo aspettarti?Non so quando tornerò a Mosca ma sicura-mente molto presto per dei concerti.

Spero anche di imparare bene a parlare il Russo molto presto.

Amo Mosca anche se mi piacerebbe avere un cuoco Italiano che prepara il cibo per me. É la prima cosa che mi manca dell’Italia ogni volta che sono in Russia.

Intervista con Antonello CarozzaAntonello, (all’anagrafe Antonio Carozza), nasce a Campobasso 23 anni fa.

Da giovanissimo alterna la sua passione per il canto a quella per il pianoforte; quest’ultima lo porterà a vin‑cere diversi Concorsi Nazionali.

Daria Safonova

Una biografia:

All’età di dieci anni è già un al-lievo della classe di pianoforte al Conservatorio L. Perosi di Cam-pobasso nel quale segue un netto percorso accademico conseguen-do, il 7 Luglio 2006, il diploma in pianoforte con il massimo dei voti (Maestro Orazio Maione) oltre a quelli già in precedenza acquisiti in armonia, solfeggio e storia della musica.

A 19 anni entra nella scuola di Amici di Maria De Filippi, 4ª edizione, dove mostra le sue doti canore al grande pubblico della TV.

Un mese prima della scadenza per l’iscrizione all’Accademia Sanremolab 2006, scrive la can-zone “Capirò Crescerai” con la quale partecipa e vince l’Acca-demia e successivamente scelta dalla Commissione Artistica Rai tra le dodici canzoni partecipanti al 56° Festival di Sanremo, sezio-ne giovani.

Antonello éun cantautore, scrive testo e musica delle sue canzoni e ne cura personalmente gli arrangiamenti.

Il suo primo album dal titolo “L’amore é un’equazione” esce in Italia il 17 Marzo 2006 distribuito Warner Music.

l’anno scorso Antonello ha vinto secondo posto al New Wave Festival.

26 | Il Giornalista giugno 2010Gusto d’Italia

— Come é cresciuto il suo interesse per l'Italia?— Tutto questo casino cominciò quando ho co-

nosciuto prof. Anastasia Grusha circa 6 anni fa. Proprio allora ho capito che vorrei sapere sull'Italia di piu. Poi ho conosciuto, anzi ho fatto amicizia con un sacco di gente nel Cen-tro. Abbiamo studiato e divertito insieme, quindi posso dire che il Centro ha diventato un tipo di "famiglia" per tutti noi.

— Come é possibile fare lo stage in Italia? Quale é la sua esperienza?

— Con l'aiuto del nostro Centro alcuni di noi hanno studiato in Italia, c'erano le Università di Messina, Genova, Milano, Perugia, Udine, Firenze, Siena, Venezia, Reggio di Calabria etc. Eravamo così appassionati per l’Italia, la sua bellezza, cultura e natura! Ovviamente

per studiare in Italia dovevamo sforzarsi, or-ganizzare i convegni di ogni genere, infatti essere bravi. Non é che lo stage o i corsi erano i regali per noi, ma abbiamo lavorato e ab-biamo meritato questa possibilità di studiare nella nostra bella Italia.

"Studiare all'estero é una esperienza meravi-gliosa! Aiuta a crescere come il giovane pro-fessionista e come una persona".

— Come é meglio iscriversi per il corso?— Prima deve essere la sua grandissima voglia e passione per tutto ciò che volete fare, poi ci sono le altre cose. All'inizio io personalmente volevo venire in Italia e dolce fare niente. Ma poi ho capito che per fare niente bisognereb-be lavorare e studiare. Però ci sono riuscito io e quindi ci riuscirete anche voi!

— Ma al suo lavoro l'Italia é influenzato molto? — Si, certo, una volta sono arrivato a Messi-

na per un corso di studio non solo come lo studente, ma anche come giorvane giornali-sta. Cercando un soggeto per il mio articolo io per fortuna sono riuscito di fare una bella intrervista con il famoso viticoltore siciliano Salvatore Geraci. Adesso mi occupo dei vini italiani e anche lavoro come un giornalista freelance e scrivo sugli oggeti diversi.

“Mi piace scrivere non solo sul vino, ma anche sulla gastronomia e viaggi, insomma sull'arte di vivere!”

— Va bene, adesso parliamo sul serio. Mi dica per favore quale é il suo vino preferito?

— Non posso sottolineare un vino solo, perché ce ne sono tantissimi. Comunque posso dire che preferisco i vini italiani e soprattutto i vini fatti dei vitigni autoctoni, perché presentano le caratteristiche della propria terra meglio dei vitigni stranieri. Questo é la mia opinione.

— Dia qualche consiglio per i nostri lettori per fa-vore.

— Oh, ragazzi, non ubriacatevi, mi raccoman-do!

Dmitry Lysenkov - Il giornalista del vino

La mia intervista con il laureato della nostra facoltà di giornalismo ha cominciato con le domande serie e ben preparate. Abbiamo discusso

il nostro Centro, i problemi degli studi, ma alla fine ci siamo accorti che stiamo parlando sul vino... Ma é meglio così, no?

Cristina Droggia

Il Giornalista | 27 giugno 2010 Gusto d’Italia

Preparazione:1. Mescolare il lievito con lo zucchero. Aggiungere 60 ml di acqua calda gradualmente. Rimescolare accuratamente, coprire con la pellicola e mettere nel posto caldo fino a si forma la schiuma.2. Dare una abburattata alla farina e sale. Aggiungere il rosma-rino. Nel centro della miscela fare l’incavo, aggiungere l’olio di oliva, il lievito preparato e l’acqua rimasta. Miscelare tutto fino ad ottenere una massa omogenea.3. Dimenare la pasta per 10 min. Fare una sfera, coprire con la pellicola e mettere nel posto caldo per 40 min.4. Riscaldare il forno a 210 gradi. Ungere d’olio le due leccarde di 32 e 28 centimetri. Rammollire la pasta per 2 min, per dare sofficità. Dividere in 8 pezzi. Spianare ogni pezzo, formare le focacce. Ungere con olio, cospargere la focaccia di olive. Cuoce-re il pane al forno per mezzora. Servire le focacce calde.

Focaccia con le olive e il rosmarino

Tempo di preparazione - 1 ora.

Alimenti: 7 etti di lievito alimentare secco1 cucchiaino di zucchero185 ml di acqua calda350 g di farina di frumento1 cucchiaino di sale1 cucchiaio di rosmarino secco1 cucchiaio di olio di oliva75 g di olive tagliate a fette sottili2 cucchiai di olio di oliva in aggiunta

28 | Il Giornalista giugno 2010Divertiménto