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DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE G G U U I I D D A A P P E E R R G G L L I I O O P P E E R R A A T T O O R R I I A A L L I I M M E E N N T T A A R R I I OTTOBRE 2015 www.asl2.liguria.it

GUIDA PER GLI OPERATORI ALIMENTARI - asl2. · PDF file3 INTRODUZIONE ALLA SICUREZZA ALIMENTARE L'operatore che lavora a contatto con gli alimenti deve essere consapevole che gli alimenti

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DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE

GGUUIIDDAA PPEERR GGLLII OOPPEERRAATTOORRII AALLIIMMEENNTTAARRII

OTTOBRE 2015

www.asl2.liguria.it

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INDICE

INTRODUZIONE ALLA SICUREZZA ALIMENTARE ............ ............................................. 3

“QUALI TIPI DI CONTAMINAZIONE PUÒ’ SUBIRE UN ALIMEN TO?” ............................ 3

1) CONTAMINAZIONE FISICA ............................................................................................................... 4

2) CONTAMINAZIONE CHIMICA ........................................................................................................... 4

3) CONTAMINAZIONE BIOLOGICA ...................................................................................................... 4

CARATTERISTICHE DEI BATTERI........................ ............................................................ 5

CARATTERISTICHE DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI .... ....................................... 5

COME POSSIAMO LOTTARE CONTRO I BATTERI RESPONSABILI DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI .......................... ................................................................ 7

A) EVITARE O LIMITARE LA CONTAMINAZIONE .............................................................. 10

1) La selezione dei fornitori .............................................................................................................. 10

2) Igiene della persona e degli indumenti da lavoro .................................................................... 10

3) Cautele in caso di malattie del personale ................................................................................. 13

4) L’igiene dei locali ........................................................................................................................... 14

5) Igiene delle attrezzature............................................................................................................... 16

6) Le Buone Pratiche di Produzione ................................................................................................ 16

B) IMPEDIRE O LIMITARE LA SOPRAVVIVENZA E LA MOLTIPLIC AZIONE DEI BATTERI NEGLI ALIMENTI ........................................................................................................ 17

1) Utilizzare corretti sistemi di conservazione degli alimenti .......................................... 18

a) freddo .......................................................................................................................................... 19

b) caldo ........................................................................................................................................... 21

c) altre sostanze............................................................................................................................. 21

2) Adottare Buone pratiche di lavorazione ......................................................................... 21

C) DISTRUGGERE I BATTERI PRESENTI NEGLI ALIMENTI .................................................. 23

PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO ............... ................................................. 24

SISTEMA HACCP ..................................... ........................................................................ 26

IL PIANO DI AUTOCONTROLLO ......................... ............................................................ 27

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE ....................... ....................................................... 32

TRACCIABILITA’ E RINTRACCIABILITA’ DEGLI ALIMENTI . ........................................ 32

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INTRODUZIONE ALLA SICUREZZA ALIMENTARE

L'operatore che lavora a contatto con gli alimenti deve essere consapevole che gli alimenti possono essere facilmente contaminati e possono quindi diventare veicoli di malattie o di intossicazioni per chi li consuma. La contaminazione degli alimenti può verificarsi in vario modo e per varie cause (batteri, sostanze chimiche, corpi estranei), ma con l'adozione di misure di corretta prassi igienica e di idonei comportamenti si può sicuramente evitare la contaminazione e prevenire l'insorgere di malattie. In questi processi l'operatore ha un ruolo di soggetto attivo , e, perchè le misure di prevenzione messe in atto siano realmente efficaci, deve conoscere in che modo si realizza la contaminazione degli alimenti e quali processi avvengono al loro interno.

QUALI TIPI DI CONTAMINAZIONE PUÒ’ SUBIRE UN ALIMENT O?

Il consumo di un alimento contaminato, perché preparato in condizioni igieniche non corrette e o mal conservato, può provocare danni alla salute delle persone, causando malattie legate agli alimenti , comunemente chiamate tossinfezioni alimentari . Un alimento può essere contaminato da tre diversi tipi di fattori: �fattori fisici = corpi estranei (schegge, fibre, capelli, ecc.) �fattori chimici = residui di pesticidi, detergenti, sostanze provenienti da contenitori inidonei, ecc. �fattori biologici = batteri, virus, funghi, muffe Possiamo perciò parlare di contaminazione fisica, di contaminazione chimica e di contaminazione biologica, e in particolare microbiologica.

OBIETTIVO DI QUESTA GUIDA E’ COMBATTERE

LA CONTAMINAZIONE DEGLI ALIMENTI

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1) CONTAMINAZIONE FISICA I corpi estranei possono essere di vario tipo e generalmente contaminano l’alimento in maniera accidentale, ma visibile ad occhio nudo: la loro presenza mette di solito in allarme il consumatore che solitamente interrompe l’assunzione dell’alimento. Un’ingestione involontaria può comunque causare lesioni di varia gravità a carico dell’apparato orofaringeo. I corpi estranei più frequentemente rinvenuti negli alimenti per manipolazione scorretta da parte dell’operatore o per rottura di macchinari per la lavorazione o il confezionamento, sono rappresentati da:

� Frammenti di legno, plastica o metallo � Vetro � Sassi � Capelli � Fibre � Oggetti personali

2) CONTAMINAZIONE CHIMICA La contaminazione chimica può essere di tipo:

� primario , per presenza di residui di pesticidi, fitofarmaci, metalli pesanti, farmaci o anabolizzanti nella materia prima utilizzata, o

� secondario , quando, per assenza di precauzioni nello stoccaggio, detergenti, disinfettanti, pesticidi o diverse sostanze chimiche vengono a contatto con l’alimento in una qualunque delle sue fasi di preparazione.

Appare quindi evidente l’importanza di una corretta formazione dell’operatore sulla necessità di non travasare detergenti e disinfettanti in contenitori anonimi, ma di etichettare sempre i contenitori di sostanze chimiche, se per motivi pratici è indispensabile utilizzare contenitori più piccoli rispetto ai grandi formati acquistati.

E’ comunque una buona prassi tenere i contenitori al chiuso e distanti dagli alimenti, in appositi locali o in armadi separati. Inoltre dopo aver utilizzato un detergente o disinfettante su una superficie di lavoro, un’attrezzatura o un utensile si deve sempre risciacquare accuratamente con acqua calda e pulita per rimuovere ogni traccia del detergente o del disinfettante.

A volte le sostanze chimiche tossiche sono proprie di determinati alimenti quali funghi tossici, piante velenose, alcuni pesci tossici, ecc e provocano affezioni denominate intossicazioni. 3) CONTAMINAZIONE BIOLOGICA Nell’ambito della contaminazione microbiologica, quattro sono i tipi di microrganismi responsabili:

• batteri - virus - lieviti - muffe La maggior parte delle malattie trasmesse con gli alimenti sono dovute ad una contaminazione batterica e, poiché nei confronti di queste malattie si può effettuare un‘efficace azione preventiva, tratteremo prevalentemente della prevenzione delle tossinfezioni alimentari causate da batteri.

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CARATTERISTICHE DEI BATTERI

• I batteri sono diffusi ovunque nell’ambiente, ma hanno dimensioni estremamente piccole , per cui non sono visibili ad occhio nudo; questo è il primo pericolo, perché può dare una falsa sicurezza: l’ambiente, le superfici, le attrezzature, gli alimenti, le persone possono essere contaminate senza che ce ne rendiamo conto.

• I batteri si riproducono con grande velocità (moltiplicazione ) in condizioni ambientali favorevoli,

• Alcuni batteri patogeni provocano direttamente la malattia (epatite A, tifo, brucellosi), altri attraverso la produzione di sostanze denominate tossine . Alcuni tipi di microrganismi liberano le tossine solo dopo essere riusciti ad entrare ed a riprodursi nell’organismo umano, altri invece non lo fanno, ma per provocare la malattia sono sufficienti le tossine che essi hanno lasciato nel cibo dove in precedenza erano riusciti a moltiplicarsi in grandi quantità. Alcune tossine, come quella stafilococcica, sono termoresistenti e sono quindi estremamente pericolose negli alimenti, poiché la cottura non può distruggerle. E’ evidente che in questo caso la prevenzione più efficace consiste in: 1) impedire che il microrganismo arrivi sull’alimento 2) impedire che il microrganismo, una volta arrivato sull’alimento, abbia il tempo e la possibilità di riprodursi.

• Alcuni batteri, come il Clostridium Botulinum, possono trasformarsi in spore , cioè in forme di sopravvivenza molto resistenti, dotate di involucri protettivi esterni, che permettono loro di far fronte a condizioni ambientali sfavorevoli (calore, prodotti chimici). Alcuni batteri sporigeni sono di particolare importanza nelle tossinfezioni alimentari, perché le spore sono in grado di sopravvivere alle normali temperature di cottura.

• I batteri sono subdoli , perché spesso la loro presenza in un alimento non provoca nessuna alterazione visibile delle sue caratteristiche organolettiche (aspetto, colore, consistenza, odore, sapore).

• I batteri si sviluppano più facilmente su alcuni tipi di alimento (alimenti a rischio ).

CARATTERISTICHE DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI • I sintomi sono solitamente gastrointestinali : diarrea, nausea, vomito, dolori

addominali, e possono variare da lievi, della durata di qualche ora a gravi, della durata di diversi giorni.

• In alcune tossinfezioni (es. salmonellosi) ci può essere febbre. • Nel botulismo non c’è la sintomatologia gastroenterica, ma il quadro clinico è

caratterizzato da sintomi neurologici gravi , fino alla morte. (leggi l’opuscolo informativo sul Botulismo su www.asl2.liguria.it)

• Le malattie alimentari si manifestano con maggiore frequenza e gravità nelle categorie di soggetti più sensibili: immunocompromessi, defedati, bambini, anziani

e donne in gravidanza. • Il tempo di incubazione, cioè il tempo che intercorre tra l’ingestione dell’alimento

contaminato e la comparsa dei sintomi della malattia, è generalmente breve. In particolare le tossine prodotte da diversi batteri agiscono sulle persone in modo molto rapido: in questi casi il tempo di incubazione può essere minimo (poche ore).

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• Le tossinfezioni alimentari non si manifestano quasi mai in casi isolati, ma coinvolgono anche un gran numero di persone , cioè tutti o quasi tutti quelli che hanno consumato l’alimento contaminato. E’ quindi evidente il danno che può essere provocato in circostanze particolari, quali pranzi per cerimonie o per comitive o in comunità quali scuole, ospedali, strutture ricettive.

Le caratteristiche dei principali batteri responsabili di tossinfezioni alimentari ( fonte di provenienza, periodo di incubazione, sintomi tipici) sono riassunte nella tabella riportata in seguito:

Batteri patogeni Fonte Sintomi tipici Tempo di incubazione

SALMONELLA

Pollame carni crude, latte, animali, insetti, acque contaminate

Dolori addominali, diarrea, vomito, febbre

12 – 36 ore

STAFILOCOCCO

Corpo umano (pelle, naso, bocca, ferite, foruncoli) latte crudo

Dolori addominali, vomito.

1 – 6 ore

CLOSTRIDIUM PERFRINGENS

Feci (umane o animali), sporco, polvere, Insetti, carne cruda

Dolori addominali, diarrea

12 – 18 ore

CLOSTRIDUM BOTULINUM

Pesce e carne cruda, terreno, vegetali, alimenti in scatola

Difficoltà nella respirazione e deglutizione, paralisi

12 – 36 ore

BACILLUS CEREUS

Cerali (specie riso), sporco e polvere

Dolori addominali, diarrea, vomito

1–5 ore o 8–16 ore a seconda del tipo di tossina

CAMPILOBACTER JEJUNI

Pollame, carne cruda, latte, animali domestici

Dolori addominali, diarrea, nausea, febbre

48 – 60 ore

ESCHERICHIA COLI

Intestino umano e animale, rifiuti, acqua contaminata, carne cruda

Dolori addominali, diarrea, vomito, febbre

12 – 24 ore

LISTERIA Formaggi freschi, latte non pastorizzato, vegetali

Sintomi simil influenzali

1 – 70 giorni

SHIGELLA Acqua, latte, vegetali

Dolori addominali, diarrea, vomito, febbre

1 – 7 giorni

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Un cenno particolare merita il BOTULISMO, provocato dal Clostridium Botulinum.

Questa malattia si differenzia dalle altre per la sintomatologia, perché manca la sintomatologia gastroenterica e la malattia si manifesta con gravi disturbi di tipo neurologico (visione doppia, difficoltà a veder, parlare, deglutire, secchezza delle mucose di bocca e naso, paralisi flaccida con debolezza muscolare che scende dagli arti superiori a quelli inferiori, difficoltà respiratorie), provocati dalla tossina, che è una delle più potenti sostanze tossiche conosciute. Il CB è particolarmente temibile, sia per la gravità della malattia provocata, sia per la sua capacità di produrre spore resistenti in condizioni sfavorevoli: quando le condizioni tornano ad essere favorevoli alla crescita e moltiplicazione batterica, le spore si trasformano nelle forme vegetative, che sono in grado di produrre la neurotossina responsabile della malattia. Il CB trova condizioni ideali per la crescita e la moltiplicazione nelle situazioni in cui l’ossigeno manca o è scarso e quindi in alimenti in scatola, conserve vegetali, insaccati, ecc., che di solito sono consumati senza ulteriori trattamenti. Per questo motivo la preparazione di conserve familiari o artigianali richiede la massima attenzione ed appropriatezza di procedure da parte di persone esperte.

COME POSSIAMO LOTTARE CONTRO I BATTERI RESPONSABILI DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI

L’effetto dannoso dei batteri sugli alimenti si manifesta quando si realizzano due condizioni essenziali:

1) la contaminazione dell’alimento da parte del microrganismo patogeno 2) la sopravvivenza e la moltiplicazione del microrganismo all’interno dell’alimento

(es. cottura inadeguata) L’operatore è la principale risorsa nella prevenzione delle malattie di origine alimentare, perché può contrastare i batteri che ne sono responsabili con varie azioni. Si possono utilizzare più strategie: l’efficacia del risultato finale dipende dalla loro combinazione.

STRATEGIA PRINCIPIO AZIONI

Evitare o limitare la contaminazione degli alimenti da parte dei

batteri

applicare mezzi di difesa in relazione alle principali fonti di contaminazione

� Selezionare i fornitori � Assicurare l’igiene

personale � Adottare cautele in caso

di malattie del personale � Assicurare l’igiene di

ambienti e attrezzature � Adottare buone pratiche di

produzione

Impedire la sopravvivenza e

la moltiplicazione dei batteri negli alimenti

applicare i metodi di controllo

� Utilizzare corretti sistemi di conservazione degli alimenti

� Adottare buone pratiche di lavorazione

Distruggere i batteri presenti negli alimenti

applicare corrette procedure

� Eseguire una cottura corretta

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Prima di affrontare nel dettaglio queste strategie di prevenzione, occorre sapere dove si trovano i batteri e come fanno ad arrivare sugli alimenti.

Dove si trovano i batteri? I batteri sono presenti ovunque nell’ambiente:

• Sulle materie prime (carne, pollame, uova, molluschi) • Nell’acqua con cui si preparano o si lavano gli alimenti • Nell’aria e nella polvere dei locali di lavoro (importanza della pulizia) • Nella sporcizia e nei rifiuti che possono venire a contatto con gli utensili e le

attrezzature • Sugli animali (animali domestici, roditori, insetti,ecc) • Sulle persone (in particolare sulla cute, nella saliva e nelle secrezioni nasali)

Come fanno i batteri ad arrivare sugli alimenti? I batteri possono arrivare sugli alimenti direttamente o più spesso per mezzo di veicoli. I principali veicoli sono:

• Le mani

• L’abbigliamento

• Le superfici di lavoro

• Le attrezzature

• Gli insetti ed i roditori

LA CONTAMINAZIONE CROCIATA

Quando il passaggio dei batteri avviene da un alimento a un altro tramite le attrezzature (tritacarne, coltelli, contenitori, superfici) o le mani dell’operatore si parla di contaminazione crociata (per esempio da un alimento crudo a uno cotto preparati sullo stesso tagliere).

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«LE MODALITA’ DI TRASMISSIONE DEI BATTERI» SCHEDA RIASSUNTIVA

FONTI

PERSONE, MATERIE PRIME, INSETTI, RODITORI, ANIMALI DOMESTICI, SPORCO,

POLVERE, RIFIUTI, ALTRI ALIMENTI

VEICOLI

MANI ATTREZZATURE ABBIGLIAMENTO

ALIMENTI A RISCHIO

CONSUMATORE

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A) EVITARE O LIMITARE LA CONTAMINAZIONE

1) La selezione dei fornitori garantisce la qualità delle materie prime. E’ buona

norma acquistare solo da Ditte referenziate, che forniscano garanzie sulle loro modalità operative.

2) Igiene della persona e degli indumenti da lavoro . Una delle principali fonti di contaminazione degli alimenti è rappresentata dalle persone che li manipolano. I batteri presenti sul corpo o all’ interno del personale addetto possono contaminare gli alimenti o le superfici utilizzate per la loro preparazione in molte occasioni ed in molti modi, attraverso tre vie: oro-fecale (o meglio feco-orale), oro-faringea (via aerea) e cutanea. Sono quindi necessarie un’accurata igiene della persona ed un’attenta pulizia degli indumenti.

a) IGIENE DELLA PERSONA Occorre: ♦ mantenere le unghie sempre corte, pulite e senza smalto.

♦ tenere i capelli sempre puliti, corti e raccolti interamente dentro un copricapo

♦ non indossare durante il lavoro anelli, braccialetti e orologi, che possono

costituire un ricettacolo di sporcizia e di batteri, ed inoltre possono anche cadere inavvertitamente e ritrovarsi nell’alimento come corpi estranei

♦ coprire eventuali ferite, foruncoli, eczemi o altre lesioni sulla mano o sul braccio con cerotti di colore brillante e resistenti all’acqua, per evitare che cadano inavvertitamente nel cibo e indossare sopra guanti monouso

♦ evitare di toccarsi naso, bocca, orecchie mentre si lavora

♦ evitare di starnutire, tossire o parlare sopra gli alimenti, perché se si è affetti da qualche lieve infezione delle vie respiratorie, un numero enorme di microrganismi potrebbe trasferirsi sugli alimenti

♦ evitare di mangiare o fumare nei luoghi di lavoro

♦ evitare di toccarsi i capelli

La cura dell’igiene della persona deve essere un’ab itudine

quotidiana ed è indispensabile in ogni tipo di atti vità ed in ogni fase di lavorazione.

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Igiene delle mani Le mani degli operatori rappresentano il principale veicolo di trasferimento dei batteri sul cibo (es. Salmonella e Stafilococco). E’ quindi opportuno usare le pinze quando si deve vendere o distribuire cibi sfusi già pronti: questo però non è sempre possibile ed anzi sono molte le occasioni in cui si devono toccare gli alimenti direttamente con le mani, che devono quindi essere sempre pulite.

QUANDO LAVARSI LE MANI

� Quando si inizia a lavorare � Prima di toccare alimenti a rischio � Tra le manipolazioni di alimenti diversi, soprattutto quando si passa dalla manipolazione di cibi crudi alla manipolazione di cibi cotti, perché si trasferiscono grandi quantità di batteri che sarebbero uccisi dalla cottura, ad un alimento per il quale la cottura è già avvenuta e nel quale quindi i microrganismi potranno moltiplicarsi sino al momento del consumo � Dopo aver manipolato materie prime potenzialmente contaminate (soprattutto uova in guscio e alimenti crudi) � Dopo aver utilizzato i servizi igienici � Ogni volta che si è costretti per qualsiasi motivo ad interrompere la lavorazione per toccare qualcos’altro � Dopo aver fatto uso del fazzoletto da naso, ogni volta che si è portata la mano alla bocca, dopo aver toccato il viso o i capelli, dopo aver starnutito o tossito � Dopo aver toccato scarti e rifiuti, detersivi, insetticidi, ecc � Dopo aver fatto le pulizie � Dopo aver mangiato, bevuto o fumato, perché durante queste operazioni molti batteri presenti in bocca si trasferiscono sulla sigaretta e sulle mani

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COME LAVARSI LE MANI

� Usare sempre lavamani adibiti unicamente a tale scopo � Utilizzare sempre acqua calda e sapone liquido o in polvere � Lavarsi in modo energico e prolungato, lavando non solo le mani, ma anche polsi ed avambracci, facendo attenzione a quelle parti della mano che in genere vengono trascurate � Spazzolare accuratamente le unghie con uno spazzolino adatto � Sciacquare bene le mani � Asciugare le mani perfettamente, specialmente tra le dita, con asciugamani a perdere o ad aria calda (tutti i tessuti umidi rappresentano un ottimo terreno per la moltiplicazione dei batteri)

E’ opportuno utilizzare lavamani adibiti esclusivam ente a tale scopo e dotati di comando non manuale di erogazione dell’ac qua

Se si usano i guanti monouso, gli stessi devono ess ere sostituiti

tutte le volte che ci si dovrebbe lavare le mani

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b) IGIENE DEGLI INDUMENTI

Durante il lavoro l’operatore deve indossare appositi indumenti di protezione per impedire che la pelle e l’abbigliamento personale, ricchi di microbi, possano venire a contatto diretto con gli alimenti o con le superfici di lavoro. La sopravveste da lavoro deve:

- essere indossata prima di iniziare a lavorare e cambiata, se necessario, durante il lavoro

- essere sempre pulita ed in ordine - essere diversa dagli indumenti utilizzati all’esterno e deve essere tenuta

separata, preferibilmente in appositi armadietti personali a doppio scomparto - essere tolta ogni volta che si abbandona momentaneamente la lavorazione

degli alimenti (per andare in bagno, per le pulizie, per le operazioni di scarico merci, per il trasporto dei rifiuti, per uscire dall’esercizio)

- essere di colore chiaro, per poter verificare facilmente l’eventuale presenza di sporco

- essere dotata di chiusure con bottoni automatici o a velcro, per limitare il rischio di corpi estranei

- essere facilmente lavabile ad alte temperature. L’uso di un copricapo che contenga tutta la capigliatura è obbligatorio per tutti coloro che sono addetti alla diretta preparazione dei cibi, ma sarebbe una buona abitudine per chiunque opera a contatto con alimenti, per evitare che capelli, forfora e microrganismi possono cadere nel cibo su cui si sta lavorando.

3) Cautele in caso di malattie del personale : indispensabili da adottare, poiché lavorare a contatto con gli alimenti quando si è affetti da una malattia di tipo gastroenterico o da una patologia respiratoria (tosse, raffreddore, mal di gola) rappresenta un notevole rischio di contaminazione. In caso di sintomi propri di malattie di tipo gastroenterico (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea) o in caso di raffreddore, tosse, mal di gola l’OSA deve: � rivolgersi immediatamente al proprio medico curante, precisando la mansione

lavorativa svolta

� riferire il proprio stato al responsabile dell’attività;

� astenersi dal lavoro o mettere in atto ogni possibile precauzione per evitare la contaminazione degli alimenti (ad es. mascherina protettiva).

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4) L’igiene dei locali non è meno importante dell’igiene personale. Le caratteristiche

ed i requisiti previsti dalle normative vigenti per gli ambienti dove si lavorano alimenti sono infatti dettati da precise ragioni igieniche.

I locali devono essere: � in buone condizioni strutturali: pareti e pavimenti devono avere superfici lisce e facili

da pulire e disinfettare, per consentire corrette operazioni di pulizia; superfici danneggiate o irregolari favoriscono l’accumulo di sporcizia.

� puliti e tenuti in ordine: l’ordine e la pulizia impediscono la contaminazione

� ben aerati: una ventilazione adeguata evita il ristagno di umidità ed impedisce così lo sviluppo di muffe e batteri. Per questo motivo si deve curare la manutenzione delle cappe di aspirazione e dei sistemi di aerazione alternativi o aggiuntivi a quelli naturali.

� ben illuminati: una buona illuminazione permette di lavorare al meglio e di tenere sotto controllo le condizioni igieniche dei locali e delle attrezzature.

� organizzati in modo da facilitare il lavoro: gli spazi per la lavorazione degli alimenti non devono essere “zone di passaggio”, bisogna evitare la promiscuità tra le varie zone di preparazione, occorre dividere gli spazi in cui vengono manipolati i prodotti crudi dagli spazi adibiti ai cibi già cotti, i piani di lavoro e le zone di lavaggio dei prodotti devono essere separati per evitare che alimenti contaminati all’origine (gusci di uova imbrattati da escrementi, verdura e frutta con terriccio e antiparassitari) contaminino i cibi già “puliti”, si deve rispettare una netta separazione fra “circuito sporco e circuito pulito”, si deve rispettare sempre il principio della “marcia in avanti” delle derrate alimentari, le attrezzature fisse devono essere sistemate in modo tale da lasciare spazio per le operazioni di pulizia.

� Ovviamente i servizi igienici e gli spogliatoi del personale devono essere tenuti sempre ben puliti e disinfettati

SANIFICAZIONE

Per prevenire le tossinfezioni alimentari sono fondamentali la pulizia e la disinfezione, che hanno lo scopo di impedire che le superfici o gli oggetti presenti nell’attività (piani di lavoro, attrezzature, utensili, ecc.) possano contaminare gli alimenti. Sono operazioni distinte:

• la pulizia (detersione): rimuove lo sporco grossolano dalle superfici, in modo da renderle visivamente pulite, e riduce la concentrazione dei batteri mediante l’uso di acqua calda e sapone o altri detergenti;

• la disinfezione : riduce il numero dei batteri patogeni attraverso l’uso di prodotti specifici (disinfettanti), ma non sterilizza.

• la disinfestazione : ha lo scopo di eliminare eventuali animali infestanti presenti nei locali: insetti (tipo mosche e scarafaggi), roditori (topi e ratti), uccelli, ecc, mediante l’installazione di trappole, esche, veleni o altri dispositivi.

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Gli interventi devono essere attuati da personale qualificato ed esperto. L’insieme di queste operazioni costituisce la sanificazione : ossia la riduzione della contaminazione microbica, fino a livelli compatibili con la salvaguardia della salute umana, negli impianti e negli ambienti dove si depositano, lavorano e conservano gli alimenti.

Per garantire l’igiene dei locali è necessario: • mantenere i locali, le aree e le attrezzature in buone condizioni di pulizia e

manutenzione; • quando si eseguono operazioni di pulizia e disinfezione fare attenzione che nelle

vicinanze non ci siano alimenti in lavorazione o anche semplicemente esposti all’aria e anche quando si devono lavare armadietti, frigoriferi, celle, ecc., prima di iniziare la pulizia bisogna svuotarli di tutti i prodotti alimentari;

• utilizzare i detergenti ed i disinfettanti secondo le indicazioni riportate nella scheda tecnica dei singoli prodotti

• seguire in successione le fasi della corretta procedura di pulizia, che prevede: a) prelavaggio con acqua, per rimuovere lo sporco grossolano; b) lavaggio (detersione vera e propria): si stacca lo sporco dalle superfici con acqua calda e sapone o altri detergenti; c) risciacquo, per rimuovere ogni traccia di detergente e particelle di cibo mediante l’uso di acqua calda e pulita; d) disinfezione: si deve utilizzare acqua calda a 80°C o un prodotto chimico disinfettante, avendo cura di lasciarlo a contatto per tutto il tempo necessario e) risciacquo finale, con acqua calda e pulita, per eliminare le tracce del disinfettante; f) asciugatura: si deve preferire l’asciugatura naturale all’aria, altrimenti si possono usare panni puliti o monouso

• effettuare sempre le operazioni di pulizia prima delle operazioni di disinfezione perché su una superficie sporca l’azione di un disinfettante è pressoché nulla, perché i batteri trovano protezione nelle particelle di sporco.

• riferire al Responsabile l’eventuale cattivo funzionamento delle attrezzature, la mancanza di sapone, asciugamani, carta igienica, ecc.

• segnalare immediatamente al Responsabile eventuali segni di infestazione (presenza di insetti o altri animali, escrementi, segni di rosicchiamento, ecc)

• conservare Il materiale per le pulizie (scope, strofinacci, guanti di gomma, detersivi, disinfettanti) lontano dai prodotti alimentari , in un apposito ripostiglio o per lo meno in un apposito armadio chiuso, che comunque non può trovarsi nelle aree dove si manipolano alimenti.

• conservare i detersivi, i disinfettanti e gli insetticidi nei loro contenitori originali o, se è necessario travasarli, in contenitori chiaramente identificati. Si deve quindi assolutamente evitare di travasare queste sostanze in comuni bottiglie o in taniche prive di etichetta, che potrebbero essere confuse con contenitori di sostanze alimentari. Per la pulizia dei locali dove si manipolano alimen ti bisogna usare spugne,

guanti, ecc. diversi da quelli usati per i servizi igienici

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5) Igiene delle attrezzature

Le attrezzature per la preparazione degli alimenti devono essere in buone condizioni, pulite e disinfettate. Le operazioni devono essere effettuate con modalità corrette:

Come Quando

�smontare le diverse parti �alla fine della giornata lavorativa

�rimuovere i residui alimentari

�lavare con acqua calda e detergente

�risciacquare con acqua calda e pulita �tra una lavorazione e l’altra, se la stessa attrezzatura viene utilizzata per alimenti diversi

�disinfettare

�risciacquare di nuovo

Se possibile, si devono usare attrezzature ed utens ili diversi

per la preparazione di alimenti crudi (es. carni ro sse e pollame) e di altri alimenti

6) Le Buone Pratiche di Produzione limitano il rischio di contaminazione tra alimenti ATTENZIONE agli alimenti crudi e a quelli a rischi o !

• Utilizzare per la preparazione unicamente ingredienti prodotti da ditte specializzate • Controllare regolarmente le scorte alimentari (integrità delle confezioni e scadenze) • Rimuovere gli imballaggi e le confezioni esterne in un’area lontana dalla

preparazione • Tenere gli alimenti coperti prima dell’uso • Tenere sempre separati gli alimenti crudi dagli alimenti cotti, in tutte le varie fasi di

deposito, trasporto, preparazione ed esposizione per la vendita • Evitare la promiscuità tra le varie zone di preparazione e rispettare il principio della

“marcia in avanti” delle derrate • Utilizzare utensili, come forchette e pinze, per trasferire il cibo e non toccare con le

mani, se non è assolutamente necessario • Pulire e disinfettare tutte le attrezzature, gli utensili e le superfici di contatto con gli

alimenti dopo ogni operazione • Se possibile, utilizzare attrezzature ed utensili diversi per la preparazione di alimenti

crudi (es. carni rosse e pollame) e di altri alimenti. • Provvedere ad un’adeguata rimozione degli scarti e rifiuti

Gli scarti ed i rifiuti devono essere riposti alla svelta in un apposito contenitore, munito di sacco e dotato di coperchio con apertura a pedale, in modo che non debba essere toccato con le mani ogni volta che si deve buttare qualcosa. Il contenitore per rifiuti deve essere svuotato frequentemente, perché la spazzatura di una cucina costituisce un ambiente ideale per la crescita e moltiplicazione dei microbi (presenza degli scarti di cibo, umidità molto alta e T. di almeno 35°C).

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Dieci chili di scarti alimentari conservati per sol e 4 ore in un sacco di spazzatura possono produrre fino a centinaia di miliardi di ba tteri

Si deve evitare che lo svuotamento ed il trasporto dei rifiuti avvenga nelle vicinanze di alimenti in lavorazione o di cibi esposti all’aria; ogni volta che si manipolano o si trasportano sacchi di spazzatura si devono indossare guanti monouso e bisogna lavarsi accuratamente le mani prima di iniziare qualsiasi altro lavoro. Si deve lavare e disinfettare il contenitore dei rifiuti alla fine della giornata

B) IMPEDIRE O LIMITARE LA SOPRAVVIVENZA E LA MOLTIPLICAZIONE DEI BATTERI NEGLI ALIMENTI

I microrganismi patogeni possono moltiplicarsi all’interno di un alimento solo se vi trovano condizioni favorevoli . I fattori che condizionano la crescita e la moltiplicazione dei batteri sono diversi; basta che uno di essi sia sfavorevole perché i microrganismi non riescano più a riprodursi o addirittura muoiano. 1) Disponibilità di ossigeno: una larga parte dei microrganismi patogeni può vivere

solo in presenza di ossigeno (aerobi ). Tutte le operazioni che aumentano la superficie dell’alimento che viene a contatto con l’aria (grattugiare il formaggio, affettare salumi, tagliare a pezzetti la frutta e la verdura, togliere gli alimenti dalla loro confezione) aumentano l’ossigeno a disposizione dei microrganismi e aumentano anche il rischio che nuovi microrganismi presenti nell’aria possano depositarsi sugli alimenti. Bisogna quindi fare in modo che gli alimenti rimangano esposti all’aria il meno possibile, conservandoli in contenitori chiusi ed avvolgendoli con una pellicola protettiva prima di metterli in frigo. Alcuni batteri (anaerobi ) invece crescono e si riproducono solo in assenza di ossigeno

2) Nutrimento : i microrganismi per crescere e moltiplicarsi hanno bisogno di principi

nutritivi, che sono forniti dall’alimento stesso, soprattutto se ricco di proteine (carne e pesce), grassi (carne, pesce, prodotti a base di uova) e zuccheri (latte e derivati).

3) Umidità : l’acqua è un fattore essenziale per la vita e la crescita batterica.

Ogni alimento possiede un suo specifico contenuto in acqua e la parte che i microrganismi possono utilizzare è solo quella non legata ad altre molecole (acqua libera = aw). I batteri si moltiplicano meglio in alimenti con un elevato contenuto di acqua libera (latte, uova, carne e pesce), e non riescono a moltiplicarsi in alimenti che hanno un basso contenuto di acqua libera (pane, biscotti, fette biscottate, legumi secchi).

4) Grado di acidità : i batteri sono in grado di crescere e riprodursi regolarmente solo

in alimenti non tropo acidi né troppo alcalini L’acidità/alcalinità (basicità) di una sostanza si misura in valori di pH

pH = 7: neutro pH < 7: acido pH > 7: basico

Il pH ottimale per lo sviluppo dei microrganismi è compreso tra 6,5 e 7,5. In generale un pH acido (< 4,2) è in grado di impedire la moltiplicazione microbica.

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5) Temperatura : influisce in maniera determinante sulla velocità di crescita dei batteri.

La temperatura ottimale per la moltiplicazione dei microrganismi che provocano malattie e infezioni nell’uomo è generalmente + 37°C , quindi molto simile alla temperatura corporea dell’uomo. La crescita e moltiplicazione dei germi patogeni avvengono comunque a temperature comprese tra +4 e +65°C, che rappresentano la cd zona di pericolo . Le basse temperature, al di sotto di +4 °C, provoca no un progressivo rallentamento e poi un blocco della crescita e della moltiplicazione batterica; però al freddo i microrganismi non muoiono, ma sopravvivono e ricominceranno a riprodursi non appena la temperatura tornerà a salire.

6)Tempo : vista la rapidità con cui i batteri si riproducono in condizioni favorevoli,

quanto maggiore è il tempo in cui un alimento viene lasciato a temperature della zona di pericolo, tanto maggiore è il numero di batteri che vi si possono trovare

Alimenti a rischio Anche se gli alimenti costituiscono in genere un ottimo terreno per la crescita e la moltiplicazione dei batteri, non sono tutti uguali sotto questo aspetto. Sono considerati alimenti a rischio:

� gli alimenti che sono spesso consumati senza ulteriori trattamenti che potrebbero distruggere i microrganismi patogeni presenti (es. cottura).

� gli alimenti che per la loro composizione e per il loro contenuto in acqua permettono facilmente la crescita e la moltiplicazione dei batteri: 1) prodotti lattiero-caseari : panna, latte, formaggi freschi 2) uova e prodotti a base di uova : in particolare maionesi, altre salse, creme e pasticceria fresca 3) carne e pollame : soprattutto roast-beaf, carni macinate, preparazioni elaborate, come pasticci, paté e polpettoni 4) brodi, sughi, condimenti 5) pesci, molluschi, crostacei 6) riso cucinato ( insalata di riso) (bacillus cereus, che si nutre di amido)

Questi alimenti hanno più probabilità di altri di essere responsabili di tossinfezioni alimentari e quindi devono essere trattati con particolare attenzione, sia nella fase di preparazione che di conservazione. Per evitare la crescita e moltiplicazione dei batteri negli alimenti è necessario adottare:

1. idonei metodi di controllo , rappresentati da idonee tecniche di conservazione degli alimenti

2. buone pratiche di lavorazione degli alimenti .

1) Utilizzare corretti sistemi di conservazione deg li alimenti I sistemi di conservazione degli alimenti sfruttano le condizioni che ostacolano lo sviluppo batterico, con lo scopo di:

� mantenere più a lungo le caratteristiche organolettiche del prodotto � evitare o limitare l’attività microbica � rallentare la velocità delle reazioni chimico-fisiche che contribuiscono al

deterioramento del prodotto

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Si attuano attraverso l’uso di: a) freddo b) caldo c) altre sostanze

a) freddo Il freddo non distrugge i microrganismi e non li inattiva definitivamente, ma ne rallenta o blocca la crescita e la moltiplicazione, almeno per la maggior parte dei m.o. patogeni, e consente così un prolungamento dei tempi di conservazione. Più basse sono le temperature, maggiore è il rallentamento dell’attività microbica, fino al blocco completo a T.< -18°C La conservazione a freddo richiede un rigoroso rispetto della catena del freddo. Con questo termine si indica l’insieme dei passaggi cui è soggetto l’alimento, dalla produzione fino al consumo, compreso il trasporto, che devono avvenire nel rispetto delle temperature richieste per la sua conservazione: la T non può presentare rialzi consistenti, nemmeno per un breve periodo di tempo, e neppure abbassamenti eccessivi, che possono congelare parti del prodotto. 1) Refrigerazione - è utilizzata sia a livello industriale che domestico Tra 0 e + 4°C - l’acqua rimane allo stato liqu ido

- l’attività microbica è rallentata ma non bloccata (fa eccezione la Listeria)

- da una conservabilità limitata nel tempo, da pochi giorni (latte pastorizzato, pesce) a qualche settimana (carne, burro) a qualche mese (uova, frutta, ortaggi). 2) Congelazione - è utilizzata sia a livello industriale che domestico T. < -15°C - l’acqua si trasforma in cristal li di grandi dimensioni

- il prodotto solidifica - l’attività microbica è quasi completamente bloccata - permette una lunga conservabilità

3) Surgelazione - è utilizzata solo a livello industriale T. < -18°C - l’acqua si trasforma in cristal li di piccole dimensioni

- l’attività microbica è bloccata - il prodotto solidifica - permette una lunga conservabilità

La differenza tra le 2 tecniche sta però soprattutto nel tempo impiegato per portare l’alimento alla temperatura voluta in ogni sua parte:

- la surgelazione è un processo molto rapido, in cui per legge tutte le parti dell’alimento, anche le più interne (cuore) sono portate alla T di almeno –18°C entro 4 ore. - la congelazione è un processo più lento, che può essere realizzato anche in casa con un normale congelatore).

Ciò comporta una significativa differenza nelle caratteristiche organolettiche del prodotto scongelato, per cui i surgelati hanno una qualità intrinseca superiore ai congelati, mentre ai fini della conservazione vera e propria le differenze tra i 2 processi sono minime.

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SURGELATO

alimento in confezione chiusa all’origine, sottoposto ad un abbassamento veloce della temperatura, fino a raggiungere i -18°C, e conserva to a tale temperatura

Corretto utilizzo del frigorifero e del freezer

1) ogni frigorifero e freezer deve essere dotato di termometro preciso e visibile dall’esterno

2) bisogna evitare di riempire eccessivamente il frigorifero/freezer, perché un apparecchio sovraccarico ha maggiori difficoltà a portare ed a mantenere i cibi alla giusta temperatura, sia perché gli alimenti da raffreddare sono troppi sia, soprattutto, perché è ostacolata la necessaria circolazione dell’aria al suo interno;

3) i recipienti di metallo o di vetro devono essere posti nella parte inferiore, per evitare il gocciolamento della condensa sui prodotti situati sui ripiani sottostanti.

4) bisogna disporre gli alimenti separandoli per gruppi e generi, per evitare contaminazioni crociate, facendo attenzione in particolare a tenere il pollame e le uova ben distinti dagli altri cibi

5) occorre tenere separati i cibi cotti già pronti per il consumo da quelli crudi, che devono essere posti sotto perché potrebbero sgocciolare, contaminando alimenti per i quali non è prevista un’ulteriore cottura.

6) bisogna proteggere gli alimenti non confezionati, richiudendoli in sacchetti o contenitori coperti per impedire contaminazioni.

7) non bisogna mettere cibi caldi nel frigorifero/freezer, perché provocherebbero un innalzamento della temperatura interna dell’apparecchio che pregiudicherebbe la conservazione di tutti gli altri alimenti e non superare mai la linea di massimo carico del freezer.

8) bisogna evitare di mettere nel frigorifero/freezer porzioni troppo voluminose, perché sarebbe difficile raffreddare in tempi accettabili anche le parti interne dell’alimento

9) si devono collocare gli apparecchi lontano da fonti dirette di calore;

10) si deve provvedere regolarmente alla pulizia e sbrinatura dei frigoriferi;

11) bisogna fare attenzione alle interruzioni della corrente elettrica ed a qualsiasi altro problema che possa causare un rialzo della T. all’interno del frigorifero/freezer per un tempo superiore a 2 ore o comunque sufficiente perché la T. salga sopra i -12°C nel freezer; in questi casi gli alimenti contenuti nel freezer devono essere trasferiti in un normale frigorifero e consumati nel più breve tempo possibile.

12) nella cella non si devono poggiare le derrate alimentari direttamente a terra.

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b) caldo

a) pastorizzazione - consiste nel riscaldare l’alimento a T. varianti tra + 65 e + 85°C per almeno 15 sec. - viene utilizzata largamente per la conservazione di latte

fresco, vino e birra - l’attività microbica è rallentata; uccide solo alcuni microrganismi, ma non le spore - perdita nutrizionale pressoché nulla - permette una conservabilità limitata nel tempo

2) sterilizzazione - consiste nel riscaldare l’alimento a T. tra +120 e +150°C.

- è largamente utilizzata per il latte a lunga conservazione (UHT, pochi secondi a 140-150°C), verdure, frutta -determina la distruzione di ogni tipo di m.o. ev. presente, comprese le spore. - la perdita nutrizionale è > rispetto alla pastorizzazione - permette una conservabilità piuttosto lunga (fino a 6 mesi)

3) conservazione - i cibi cotti che andranno consumati nel giro di poche ore a caldo di alimenti (self service) devono essere tenuti e trasportati entro appositi già cotti: contenitori in grado di mantenerli ad una T di almeno 65°C

c) altre sostanze Altre tecniche di conservazione degli alimenti prevedono l’aggiunta di sostanze che creano un ambiente sfavorevole alla crescita batterica (vedi pag), principalmente sottraendo acqua all’alimento (affumicatura , essiccamento , salatura , liofilizzazione ), oppure riducendone il pH (acidificazione ) o la superficie a contatto con l’aria (conservazione sott’olio )

2) Adottare Buone pratiche di lavorazione Scongelare Per scongelare un alimento non si deve lasciarlo per ore a T. ambiente, perché questa è la temperature che più di ogni altra favorisce la moltiplicazione microbica Il metodo migliore, più sicuro, è trasferire l’alimento dal freezer ad un normale frigorifero, programmando con il necessario anticipo. In caso di emergenza, si può iniziare lo scongelamento all’esterno del frigorifero, per un tempo limitato, e poi completarlo a temperatura di refrigerazione. Una volta scongelati, gli alimenti devono essere conservati in frigorifero e consumati entro 24 ore. Gli alimenti già scongelati non possono essere ricongelati, perché, quando la temperatura risale, i batteri ricominciano a crescere ed a moltiplicarsi più velocemente di prima, perché gli alimenti scongelati sono più facilmente aggredibili da parte dei microrganismi. Se viene ricongelato una seconda volta, quell’alimento avrà al suo interno una quantità di germi molto più grande di quella presente all’inizio. E’ invece possibile ricongelare alimenti scongelati dopo averli cotti (ad es ragù preparato con carne congelata), perché la cottura ha distrutto gran parte dei microrganismi che hanno avuto il tempo di moltiplicarsi nella carne durante e dopo lo scongelamento.

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Raffreddare I cibi già cotti ed ancora caldi non devono essere tenuti a lungo a T. ambiente, o meglio alle temperature comprese nella zona di pericolo (tra +4 e +65 °C), per evitare la crescita e moltiplicazione dei microrganismi che possono averli contaminati. E’ quindi necessario refrigerarli seguendo 2 regole 1) non mettere mai in cella o in frigo grandi pentole ancora calde, perché si provocherebbe un rallentamento del raffreddamento ed un aumento della T. all’interno. 2) raffreddarli il più rapidamente possibile prima di metterli nella cella o nel frigorifero, (abbattimento della T.) L’abbattimento della T. può essere ottenuto con l’impiego di abbattitori termici o mediante raffreddamento dei contenitori sotto acqua corrente fredda o anche utilizzando un altro frigo vuoto. Riscaldare Il cibo deve essere riscaldato adeguatamente prima del consumo, una sola volta. Non trattare un alimento col calore più di due volte in tutto. Quando si riscaldano alimenti già cotti freddi, deve essere raggiunta anche al cuore dell’alimento una T. uguale o superiore a +75°C per almeno 3 minuti , per garantire la completa eliminazione di eventuali microrganismi che possono aver contaminato l’alimento dopo la cottura.

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Rispettare corrette temperature di conservazione per gli alimenti deperibili

ALIMENTO TEMPERATURA

alimenti deperibili con copertura e farcitura con panna e crema a base di latte e uova, prodotti di gastronomia con copertura di gelatina alimentare, prodotti lattiero-caseari

(Yogurt, panna, formaggi freschi, ricotta, ecc), burro, latte fresco pastorizzato

0 - +4°C

uova fresche 0 - +4°C

alimenti deperibili cotti da consumarsi caldi (piatti pronti, snacks, polli) 60 - 65°C

alimenti deperibili cotti freddi (rostbeaf, arrosti, ecc) paste alimentari fresche senza uova, insalate, preparazioni a base

di prodotti ittici (insalate di mare), preparazioni a base di carne da consumarsi fredde

T. non >10°C

alimenti surgelati T. = o < 18°C

Gestire gli avanzi Le rimanenze e gli avanzi a volte hanno quasi le stesse caratteristiche di conservabilità dei prodotti originali, ma più frequentemente la suddivisione e le manipolazioni tendono a ridurla, in modo non facilmente prevedibile. E’ importante datare le rimanenze degli alimenti deperibili e porle rapidamente in frigorifero (+ 4°C), in modo da usarle in un periodo di tempo s icuro, compreso (se non si è già al limite della conservabilità) tra 2 giorni (sughi, minestre, dolci con crema) e 5 giorni. C) DISTRUGGERE I BATTERI PRESENTI NEGLI ALIMENTI Molte forme di tossinfezioni sono legate all’ingestione di alimenti crudi o poco cotti dove il calore ed il tempo di cottura sono stati insufficienti ad uccidere i microrganismi presenti al loro interno. Affinchè il calore possa uccidere gli eventuali batteri presenti, è necessario che venga raggiunta la T. di almeno 75°C per almeno dieci minuti fino al cuore dell’alimento. Per raggiungere tale scopo, è opportuno adottare alcuni accorgimenti 1) cucinare piccole porzioni, in modo che il calore sia distribuito in modo uniforme 2) mescolare il cibo durante la cottura 3) preparare le porzioni strettamente necessarie per le esigenze 4) mettere coperchi sulle pentole dopo la cottura per evitare una nuova contaminazione

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Tecniche di cottura

Metodo Temperatura Aspetti igienici Aspetti nutrizi onali

Forno tradizionale

180-220°C

Rapida sterilizzazione in superficie, con distruzione di tutti i batteri patogeni e delle spore e inattivazione di tutte le tossine batteriche

Uso ridotto di grassi

Griglia/piastra >200°C

Rapida sterilizzazione in superficie, con distruzione di tutti i batteri patogeni e delle spore e inattivazione di tutte le tossine batteriche

- Nelle parti superficiali, se carbonizzate, formazione di agenti cancerogeni. - eliminazione dell’uso di grassi da condimento

Frittura > 180-190°C

Rapida sterilizzazione in superficie, con distruzione di tutti i batteri patogeni e delle spore e inattivazione di tutte le tossine batteriche

- Assorbimento di olio da parte dell’alimento, che quindi diventa molto ricco di grassi. - Degradazione dell’olio ad alte temperature, con sviluppo di sostanze nocive

Lessatura 100°C -120°C Distruzione di tutti i batteri patogeni, ma non delle spore né di tutte le tossine

- Nei vegetali parziale perdita di Sali minerali e vitamine nel liquido di cottura. - Condimento a crudo

Cottura a vapore

< 100°C Distruzione di tutti i batteri patogeni, ma non delle spore e di tutte le tossine

- Minore perdita di Sali minerali e vitamine rispetto alla lessatura - Condimento a crudo

Una volta cucinati, i cibi devono essere consumati subito, oppure conservati in condizioni e a T. in grado di ostacolare la crescita e la moltiplicazione microbica (conservazione a freddo o a caldo). Quindi, gli alimenti cotti destinati ad essere consumati caldi nel giro di poche ore, vanno mantenuti ad una temperatura di almeno 65°C in idon ei contenitori o attrezzature; mentre gli altri vanno raffreddati rapidamente e posti al più presto in frigorifero, protetti con una pellicola; comunque i cibi cotti non si conservano per più di qualche giorno

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PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO LEGGE N. 283/62: “Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”

D.P.R. N. 327/80: “Regolamento di esecuzione della Legge 283/62”

REGOLAMENTO CE 178/2002 : “che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare”.

REGOLAMENTO CE 852/2004 : “sull’igiene dei prodotti alimentari”.

REGOLAMENTO CE 882/2004 : “relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali”.

REGOLAMENTO CE 2073/2004 : “sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari”.

D.G.R. 793/2012 e s.m.i. : “Linee di indirizzo per la formazione degli alimentaristi e degli Operatori del Settore Alimentare (OSA) ai sensi del Reg. 852/2004/CE”.

REGOLAMENTO CE N. 1169/2011: “ relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori” (etichettatura allergeni)

Tra gli obblighi introdotti o ribaditi dai Regolamenti CE del cd “Pacchetto Igiene” per gli Operatori del settore alimentare (OSA), meritano una trattazione approfondita l’autocontrollo (HACCP), la rintracciabilità e la formazione.

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SISTEMA HACCP In base al Regolamento CE 852/2004 (art.5) tutti gli operatori del settore alimentare hanno l'obbligo di predisporre, applicare e mantenere un piano di autocontrollo basato sui principi del sistema HACCP. Il termine HACCP è acronimo di: “Hazard Analysis and Critical Control Points”, che tradotto in italiano vuol dire: Analisi dei rischi e controllo dei punti crirtici. Si tratta di un metodo scientifico ed oggettivo per la prevenzione ed il controllo dei pericoli connessi alla produzione di alimenti, volto a garantire la sicurezza igienica non più soltanto tramite un controllo sul prodotto in fase di vendita (comunque saltuario e limitato dalla campionatura da parte degli organi di controllo), ma attraverso una vigilanza continua (monitoraggio) da parte dell’operatore stesso sull’intero processo produttivo. Pertanto, il responsabile dell'industria deve garantire che la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la somministrazione dei prodotti alimentari siano effettuati in modo igienico. A tale scopo, la norma prevede che il responsabile della industria alimentare debba individuare nella propria attività ogni fase che potrebbe rivelarsi critica per la sicurezza degli alimenti e garantire che siano individuate, applicate, mantenute ed aggiornate le adeguate procedure di sicurezza, avvalendosi dei principi su cui è basato il sistema di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici. La finalità del sistema non è più quella di intervenire sulle non conformità rilevate, ma quella di prevenirne le cause di insorgenza, prima che si verifichino gli eventi negativi e, in ogni caso, di applicare sempre le opportune azioni correttive in modo da minimizzare i rischi sanitari. Il metodo HACCP si compone di sette principi fondamentali che possono essere così schematicamente riassunti:

Principio 1 Identificare i pericoli associati a tutte le fasi della produzione alimentare

Principio 2 Determinare i punti critici di controllo (CCP)

Principio 3 Stabilire i limiti critici che devono essere rispettati per assicurare che ogni CCP sia sotto controllo.

Principio 4 Stabilire ed applicare procedure di sorveglianza efficaci nei CCP (monitoraggio)

Principio 5 Stabilire le azioni correttive da intraprendersi qualora dal monitoraggio emerga che un CCP è fuori controllo

Principio 6 Stabilire le procedure di verifica per confermare che il piano di autocontrollo – così come predisposto – è valido ed efficace.

Principio 7 Predisporre documenti e registrazioni (schede di monitoraggio), per dimostrare l’effettiva applicazione delle procedure.

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IL PIANO DI AUTOCONTROLLO

Il piano di autocontrollo è un documento scritto, frutto di un studio specifico, che rappresenta un fondamentale strumento aziendale per raggiungere l’obiettivo della sicurezza alimentare previsto dalla normativa. da conservare nella sede dell’impresa. Il piano deve nascere all'interno dell'azienda, con la partecipazione attiva ed il coinvolgimento responsabile di chi vi opera, e nell’azienda stessa deve essere conservato. Per l'impostazione di un piano efficace ed efficiente, si dovrà tenere conto della reale applicabilità, tenendo in opportuna considerazione le dimensioni e le possibilità strutturali ed economiche delle aziende. Gli elementi costitutivi di un piano di autocontrollo devono comprendere almeno:. 1) Descrizione dell’azienda, indicativamente riport ante :

• Ragione sociale - Indirizzo - Indicazione del Legale rappresentante. • Responsabile dell’autocontrollo (nominativo, generalità, qualifica), con firma. • Tipo di attività (ad es. ristorazione pubblica, ristorazione collettiva, pastificio,

panificio, pasticceria, gelateria, gastronomia, vendita al dettaglio, distribuzione all’ingrosso ecc.)

• Alimenti prodotti / distribuiti (elencare e descrivere sinteticamente i prodotti o le categorie di prodotti che vengono trattati dall'azienda).

• Pianta planimetrica dell’azienda indicante la disposizione di locali, impianti ed attrezzature.

• Descrizione dei locali, impianti ed attrezzature con particolare riguardo alla sussistenza di misure rivolte alla salvaguardia igienica dei prodotti alimentari nelle varie fasi di lavorazione

• Modalità di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti, solidi e liquidi.

2) Procedure generali : procedura per la selezione delle materie prime e dei fornitori, standard comportamentali previsti - ed effettivamente da applicarsi - nell’ambito delle procedure operative e dell’attività svolta. 3) Procedure specifiche di lavorazione (definite nei tempi e nei modi) e le norme igieniche da attuarsi. 4) Applicazione dei principi fondamentali del siste ma HACCP :

� Identificare i Diagrammi di flusso con indicazione di tutte le fasi del processo produttivo in sequenza logico-temporale, dalle fasi iniziali (ricevimento merci) fino alla distribuzione, vendita o somministrazione. (vedi fig. 1 e 2)

� Individuare tutti i pericoli ed i rischi microbiologici, chimici e fisici correlati alle singole fasi del processo indicate nel diagramma di flusso.

� Individuare i Punti critici di controllo (CCP), ossia le fasi nel diagramma di flusso nelle quali è maggiore la possibilità di contenere il rischio, ovvero dove il rischio può essere minimizzato e dove la perdita di controllo può determinare un rischio inaccettabile o non più recuperabile in una fase successiva del processo

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� Stabilire i limiti critici per ogni CCP. Il mancato rispetto dei limiti critici indica la perdita di controllo e la necessità di una azione correttiva immediata. I limiti critici possono essere sia limiti di Legge, quando esistenti, o derivare dall'esperienza pratica o dallo sviluppo della microbiologia predittiva.

� Stabilire le modalità di monitoraggio dei CCP, che deve essere costituito da osservazioni e registrazioni di facile e rapido rilevamento, pianificate, organizzate e documentate. I documenti relativi al monitoraggio, quali schede di rilevamento, check-list ecc, dovranno essere chiaramente identificabili e rintracciabili, datati, firmati dal personale rilevatore incaricato e mantenuti agli atti per il tempo indicato dal Piano di autocontrollo (indicativamente un anno)

� Definire le azioni correttive da applicare allorché si verifichi una deviazione dai limiti una "non conformità". Le azioni correttive devono essere previste per ogni CCP identificato al fine di assicurare che il processo ritorni ad essere sotto controllo.

� Stabilire le procedure per la verifica che il piano di autocontrollo sia efficace: potranno essere utilizzati diversi strumenti come i metodi di monitoraggio, gli esiti dei controlli interni ed esterni ed i rapporti di prova delle analisi di laboratorio (condotte in laboratori iscritti nell’Elenco dei laboratori abilitati all’autocontrollo del Ministero della Sanità). Se la verifica è negativa, si procede alla revisione del piano.

� Gestire la documentazione riguardante la predisposizione e l'applicazione del sistema HACCP, comprensiva di documentazione permanente (Piano di Autocontrollo approvato e firmato, con le procedure che descrivono il sistema) e di Schede di registrazione e monitoraggio dei CCP o delle non conformità. L'HACCP, come tutti sistemi di qualità, è un sistema documentale in cui la documentazione ha la funzione di dimostrare l'efficacia del piano e dare evidenza della sua applicazione agli organi di controllo. Per questo motivo la documentazione non deve diventare un aspetto burocratico fine a se stesso, ma uno strumento snello ed utile per l'attività dell'azienda: deve quindi essere semplice ed essenziale, di facile consultazione, disponibile in forma di registro permanente, firmata, datata ed archiviata modo da poter essere facilmente ispezionata anche dagli organi di controllo.

5) Le procedure delocalizzate , cioè alcune procedure fondamentali che non si riferiscono ad una specifica fase produttiva, ma all’attività nel suo complesso e sono in grado di controllare quei punti (CP) che pur non rivestendo carattere di criticità, sono importanti per il controllo di processo. La politica di igiene aziendale deve includere almeno le seguenti procedure di controllo delocalizzate: - Procedura di pulizia e disinfezione; - Procedura di disinfestazione e derattizzazione; - Procedura di formazione del personale aziendale; - Procedura per il controllo preoperativo - Procedura di manutenzione di locali ed attrezzature - Procedura per la rintracciabilità del prodotto - Procedura di taratura degli strumenti utilizzati per le misurazioni (ad esempio: termometri, termoregistratori etc.) - qualora sia prevista internamente.

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Per alcune tipologie di attività è consentita l'adozione di sistemi “semplificati” , ma restano comunque fermi alcuni principi: �Il Piano di Autocontrollo, anche se semplificato, è specifico di ogni singola attività (“personalizzazione”) �Il Piano di Autocontrollo deve essere documentato . Secondo la normativa, esso deve avere forma scritta ed essere tenuto nell’esercizio a disposizione degli organi di controllo. In definitiva, per dimostrare la sua applicazione occorre:

DIRE QUELLO CHE SI FA

FARE QUELLO CHE SI DICE

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Fig. 1 Schema a blocchi riguardante un diagramma di flusso generico

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Fig. 2 Schema in bianco per la redazione di un dia gramma di flusso

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LA FORMAZIONE DEL PERSONALE

Gli operatori del settore alimentare devono assicurare un addestramento e/o una formazione in materia di igiene alimentare, in relazione al tipo di attività, agli addetti alla manipolazione degli alimenti ed un’adeguata formazione per l’applicazione dei principi del sistema HACCP per i responsabili dell’elaborazione e della gestione della procedura dell’Autocontrollo. I contenuti e le modalità della formazione sono definiti dalla DGR 793/2012 e s.m.i.

TRACCIABILITA’ E RINTRACCIABILITA’ DEGLI ALIMENTI L’art.18 del Reg. CE 178/2002 dispone, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione, la rintracciabilità degli alimenti e di qualsiasi altra sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento. Gli operatori del settore alimentare devono essere in grado di individuare chi abbia fornito loro l’alimento o qualsiasi altra sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento (rintracciabilità a monte) e devono essere in grado di individuare le imprese alle quali hanno fornito i propri prodotti (rintracciabilità a valle). A tal fine devono disporre di sistemi e di procedure che consentano di mettere a disposizione delle Autorità competenti, che lo richiedano, le informazioni al riguardo. L’art. 19 dispone che l’operatore che ritiene che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, se l’alimento non si trova più sotto il suo controllo immediato, deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo ed informare le Autorità competenti. Se il prodotto non conforme può essere arrivato al consumatore, l’operatore informa i consumatori del motivo del ritiro e, se necessario, richiama i prodotti già forniti ai consumatori Gli OSA devono:

• informare immediatamente le Autorità competenti quando un alimento da loro immesso sul mercato può essere dannoso per la salute umana.

• Informare le Autorità competenti degli interventi adottati per evitare rischi al consumatore finale.

• Collaborare con le Autorità competenti riguardo ai provvedimenti volti ad evitare o ridurre i rischi provocati da un alimento che hanno fornito.

• Informare le Autorità competenti del completamento del ritiro/richiamo del prodotto non conforme.