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Regione Emilia Romagna Regione Marche Regione Basilicata GUIDA TRANSNAZIONALE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE SOSTENIBILI E SOCIALMENTE RESPONSABILI PROGETTO COFINANZIATO _CONTROLLARE 1

GUIDA TRANSNAZIONALE DELLE ATTIVITÀ ......economiche sostenibili e socialmente responsabili” parte da qui: da un progetto politico che valorizzi le risorse e le differenze locali

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R

egione Emilia Romagna

Regione Marche

Regione Basilicata

GUIDA TRANSNAZIONALE

DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE SOSTENIBILI

E SOCIALMENTE RESPONSABILI

PROGETTO COFINANZIATO _CONTROLLARE

1

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INDICE

1. GOVERNO DEL TERRITORIO 1.1.

rumenti competitivi

2. APPROCCIO METODOLOGICO 2.1

3. ESEMPI DI BUONE PRASSI 3.1

di Acqualagna

4. STRUMENTI OPERATIVI 4.1

entale

5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE AL RAGGIUNGIMENTO

6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI TERRITORI AL FINE

Funzioni di governo 1.2 Capacità di governo 1.3 Qualità dello sviluppo1.4 Adozione di logiche e st

Finalità della Guida 2.2 Target della Guida

Mercato delle Cose Buone 3.2 Fiera Ile&Bio 3.3 Salone del gusto3.4 Naturalmente lucano

Analisi SWOT 4.2 Agenda strategica 4.3 Bilancio socio-ambi4.4 Diagramma PERT

DEGLI OBIETTIVI CONDIVISI

DI COSTRUIRE FUTURE COOPERAZIONI

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CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA

TERRITORIO COESO IN CUI LA QUALITA’ DELLA VITA SIA SODDISFACENTE SIA OGGI SIA

NEL FUTURO:

**** da: “CARTA DEL NUOVO MUNICIPIO - Per una globalizzazione dal basso, solidale e non

gerarchica

(promotori:

Alberto Magnaghi, Giancarlo Paba, Giovanni Allegretti, Mauro Giusti e Camilla Perrone, Università

di Firenze;

Giorgio Ferraresi e Andrea Calori, Politecnico di Milano;

Alberto Tarozzi, Università di Bologna;

Anna Marson, Istituto Universitario di Architettura Venezia;

Enzo Scandurra, Università di Roma La Sapienza;

Alessandro Giangrande e Elena Mortola, Università di Roma III)

Migliorare le condizioni di vita del territorio partendo dalle sue risorse.

Il mercato globale usa il territorio dei vari paesi e delle diverse aree geografiche come uno spazio

economico unico; in questo spazio le risorse locali sono beni da trasformare in prodotti di mercato

e di cui promuovere il consumo, senza alcuna attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale

dei processi di produzione.

I territori e le loro "qualità specifiche" - le diversità ambientali, di cultura, di capitale sociale - sono

dunque "messi al lavoro" in questo processo globale che però troppo spesso li consuma senza

riprodurli, toglie loro valore innescando processi di distruzione delle risorse e delle differenze

locali.

L'alternativa a questa globalizzazione e di conseguenza la nostra idea di “Guida alle attività

economiche sostenibili e socialmente responsabili” parte da qui: da un progetto politico che

valorizzi le risorse e le differenze locali promuovendo processi di autonomia cosciente e

responsabile, di rifiuto della eterodirezione di questa idea di mercato unico.

Lo sviluppo locale così inteso, non può divenire localismo chiuso, difensivo, ma deve costruire un

progetto alternativo fondato sulla valorizzazione delle differenze e specificità locali, di

cooperazione non gerarchica e non strumentale.

In tal senso si può prospettare uno scenario definibile anche come globalizzazione dal basso,

solidale, non gerarchica, la cui natura è comunque quella di una rete strategica (anche

internazionale, mondiale) tra società locali.

Modello di sviluppo da adottare

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Per realizzare futuri sostenibili fondati sulla crescita delle società locali e sulla valorizzazione dei

patrimoni ambientali, territoriali e culturali propri a ciascun luogo, gli enti pubblici territoriali

debbono assumere funzioni dirette nel governo dell'economia. E per costruire in forme

socialmente condivise queste nuove funzioni di governo devono attivare nuove forme di esercizio

della democrazia. Solo il rafforzamento delle società locali e dei loro sistemi democratici di

decisione consente da un lato di resistere agli effetti omologanti e di dominio della globalizzazione

economica e politica, dall'altro di aprirsi e promuovere reti non gerarchiche e solidali. Un nuovo

quadro di sviluppo si costruisce attraverso questo percorso, finalizzato a trasformare anche gli enti

locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno.

Nuove forme di autogoverno, in cui sia attiva e determinante la figura del produttore-abitante che

prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva, potranno divenire possibili con la

crescita del lavoro autonomo, della microimpresa, del volontariato, del lavoro sociale, delle

imprese a finalità etica, solidale, ambientale, ecc..

La nostra idea interpreta con maggiore attenzione le identità regionali, per fondare i progetti sulla

valorizzazione dei giacimenti patrimoniali locali, contro forme di espropriazione esogena e

distruzione degli stessi giacimenti; e promuove la ricostruzione degli spazi pubblici della società

locale come luoghi di formazione delle decisioni sul futuro della nuova comunità.

Questa nuova dimensione "democratica" di una società locale complessa, multiculturale e

autogovernata che cresce e si rafforza nel progettare e costruire direttamente il proprio futuro può

costituire il vero punto di partenza di una nuova idea di sviluppo.

Concetto di DIVERSITA’ (ambientale, ma soprattutto culturale) Coinvolgimento delle persone che vivono in un territorio Forme di coinvolgimento del territorio – A chi ci rivolgiamo

Questa idea si realizza attraverso l'attivazione di nuovi istituti di decisione che affiancano gli istituti

di democrazia delegata, allargati al maggior numero di attori rappresentativi di un contesto sociale

ed economico, per la promozione "statutaria" di disegni di futuro localmente condivisi. La

predisposizione di scenari di futuro, che evitino linguaggi tecnocratici e specialistici, è la

condizione perché la partecipazione, estesa agli attori più deboli e senza voce nelle decisioni

istituzionali, produca l'individuazione dell'interesse comune attraverso il riposizionamento dei

conflitti verso relazioni di reciprocità.

Ciò può rendere parte integrante del processo di decisione - nei piani, nei progetti e nelle politiche

- percorsi partecipativi strutturati, gli impegni di sviluppo sostenibile partecipato e locale negli

strumenti di governo ordinario del territorio, dell'ambiente e dello sviluppo economico.

Questi nuovi processi decisionali sono finalizzati a produrre scenari di futuro e "statuti dei luoghi"

a carattere "costituzionale", con l'obiettivo di dare voce alle diverse componenti della società

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contemporanea:

Gli istituti decisionali della nuova cittadinanza comprendono:

- una rappresentanza delle principali associazioni economiche e di categoria (artigiani, agricoltori,

commercio, industria, turismo, ecc.);

- una rappresentanza delle associazioni con finalità culturali, sociali, di difesa dell'ambiente;

- una rappresentanza di comitati e di forum, tematici, territoriali e urbani;

- una rappresentanza delle circoscrizioni o assemblee di quartiere, di zona ,ecc..

Queste presenze ridefiniscono la composizione di questi nuovi istituti ponendo attenzione

all'equilibrio fra attori politici, economici e della società civile, superando la logica di una

rappresentanza definita una tantum al momento del voto, ritrovabile nei concetti di partecipazione

e di democrazia diretta, permette di produrre politiche pubbliche più efficaci nei confronti dei

soggetti "diversi" (spesso coincidenti con soggetti "deboli", sottorappresentati nei luoghi della

decisione), coinvolgendoli direttamente nella costruzione degli "statuti dei luoghi" e delle politiche

che li attuano.

In questo quadro gli enti sovraordinati devono promuovere, nei finanziamenti dei progetti locali,

modalità partecipate di definizione degli stessi.

Il coinvolgimento di una maggiore pluralità di soggetti costituisce inoltre un'occasione per ampliare

la conoscenza del locale, acquisendo rappresentazioni dei problemi che difficilmente possono

essere interpretate attraverso mediazioni tecnico-scientifiche o politico-burocratiche. Fra i

molteplici punti di vista sottorappresentati che caratterizzano la gestione dello sviluppo locale,

oltre a quello "di genere" vi sono ad esempio quelli degli anziani, degli immigrati, dei bambini, del

mondo rurale, tutti soggetti che rivestono primaria importanza nella cura del territorio e nelle

misure del buon vivere.

Le pratiche di coinvolgimento dei bambini nella costruzione delle politiche territoriali, messe in atto

negli ultimi anni da moltissime amministrazioni locali italiane, costituiscono un buon esempio

dell'efficacia del dar voce a punti di vista sottorappresentati nel migliorare la qualità di vita locale.

Ospitalità degli esterni (stranieri, concittadini di altre zone) Sensibilità ed elementi critici

Questa idea produce nuovi scenari sociali attraverso il riconoscimento del radicamento abitativo e

lavorativo dei nuovi abitanti provenienti da luoghi e paesi differenti. In questo processo si

producono nuove relazioni comunitarie e interpersonali tra popoli e culture diverse. In particolare

lo spazio pubblico è il luogo di condivisione delle nuove, molteplici e culturalmente differenziate,

pratiche dell'abitare e del vivere.

Occorre promuovere politiche di accoglienza degli immigrati secondo i seguenti principi: sostituire

alle politiche settoriali un approccio di gestione integrata dell'accoglienza e della convivenza;

differenziare le politiche in funzione delle diverse fasi temporali del percorso migratorio e dei

percorsi territoriali degli immigrati; potenziare le politiche abitative sociali e di inserimento nei

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piccoli centri urbani e rurali; riqualificare le aree problematiche della città caratterizzate da forte

conflittualità sociale e degrado ambientale, attraverso politiche integrate di intervento

autosostenibili e partecipate; sostenere programmi per la costruzione di partnership decisionali

interculturali e interetniche.

Costruire coesione con il territorio Coinvolgimento e partecipazione

Gli stessi criteri di valutazione delle politiche e dei progetti dovranno ispirarsi alla semplificazione

e all'innovazione culturale dei meccanismi di valutazione tecnocratici e tecnicistici, la cui

complicatezza e farragine è inversamente proporzionale all'efficacia.

Il primo criterio di valutazione riguarda il grado e la forma della partecipazione sociale alle

decisioni, rispetto all'obiettivo dell'empowerment delle società locali.

Il secondo criterio prevede un drastico ridimensionamento del PIL (come unico indicatore del

benessere) e la sua integrazione con indicatori relativi alla qualità ambientale, urbana, territoriale,

sociale, e al riconoscimento delle diversità e delle culture.

Il terzo criterio riguarda il livello e le modalità di riconoscimento del patrimonio locale come base

per la produzione di ricchezza durevole.

Il quarto criterio di valutazione riguarda la sostenibilità dell'impronta ecologica, con particolare

riferimento alla chiusura tendenziale dei cicli delle acque, dei rifiuti, dell'alimentazione,

dell'agricoltura; alla riduzione della mobilità e alla diffusione dei servizi rari; al grado di autonomia

del sistema territoriale locale nella produzione, nell'informazione, nella cultura, negli stili di vita,

ecc..

Il quinto le tipologie di reti di relazione e di mutuo scambio fra società locali.

E così via.

Creare legami tra persone ed imprese

Questa idea di attori chiave nel governo del processo di valorizzazione del patrimonio territoriale,

deve guidare lo sviluppo economico, aiutando attori deboli ad emergere, decidendo cosa, come,

quanto, dove produrre per creare valore aggiunto territoriale, favorendo la crescita delle

autonomie della società locale come soggetto collettivo e complesso.

L'insicurezza generata dallo "sviluppo", dalla fragilità delle alte tecnologie, delle vite e dei semi

artificiali dagli effetti oscuri, richiama bisogni di riappropriazione della conoscenza delle forme

della riproduzione dei mondi vitali; della misura del tempo di vita, della fiducia comunitaria, della

de-tecnologizzazione verso l'appropriatezza delle tecnologie rispetto al contesto.

La promozione, di economie locali che mettano in valore i beni territoriali e ambientali comuni, che

tendano a chiudere i cicli della riproduzione dell'ambiente e della società locale, che sviluppino

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tecnologie e filiere produttive appropriate al luogo e alle sue risorse, può generare sicurezza

comunitaria, competizione sulla qualità dei prodotti, relazioni improntate allo scambio solidale.

Programmazione territoriale

Il patrimonio territoriale è indivisibile. Non è possibile pensare di salvaguardare alcune riserve di

natura (i parchi) e di storia (i monumenti, i centri storici) e ammettere altrove qualsiasi

trasformazione distruttiva.

La nuova idea di sviluppo assume una definizione estensiva di patrimonio che identifica con il

territorio dei luoghi e delle genti, con i suoi caratteri e valori ambientali, paesistici, urbani, con i

suoi saperi, culture, arti, nella sua integrale individualità che vive fra passato e futuro. La

valorizzazione del patrimonio è possibile nell'incontro fra le energie del futuro e la memoria e i

giacimenti dei luoghi.

Promuove in ciò, una nuova rappresentazione del patrimonio territoriale per costruire

consapevolezza dei propri valori identitari, dei potenziali di produzione di ricchezza durevole, e

per stimolare progetti, piani e politiche atti a generare una nuova economia sociale, fondata sulla

valorizzazione collettiva del patrimonio stesso.

Valorizza gli attori economici, sociali e culturali del mondo rurale che partecipano creativamente

alla formazione di progetti capaci di accrescere il valore del patrimonio territoriale locale.

Il mondo rurale acquista nuova centralità in questo processo di valorizzazione del patrimonio

territoriale: i nuovi agricoltori non producono solo merci per il mercato, ma anche beni e servizi

pubblici, per la cura dell'ambiente, del paesaggio, della qualità urbana.

Coordinamento dei soggetti e delle istituzioni che operano sul territorio

Questa idea di sviluppo si fa interprete di nuove relazioni di scambio di culture, di prodotti tipici, di

saperi tecnici e politici, improntati al superamento della competizione economica selvaggia verso

forme di cooperazione e di mutuo scambio solidale fra are diverse. proponendo gli insegnamenti

della autorganizzazione della sopravvivenza allo sviluppo stesso.

Le reti dello scambio equo e solidale costituiscono la più evidente trama minuta ma densa di

questa strategia.

“PROGETTI D’IMPRESA”

INFOPOINT era nato nell’ambito di Equal I e si era sviluppato con Equal II. Il suo scopo era di

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fornire uno strumento al territorio ed in particolare ai giovani per conoscere analizzare e

promuovere un’idea imprenditoriale.

Il progetto INFOPOINT oggi si è evoluto, intercettando il servizio “Progetti d’impresa” di rilevanza

provinciale

Tale servizio offre il proprio sostegno e riferimento a chi voglia iniziare un’attività di impresa,

l’unico presupposto per potervi accedere è avere un’idea imprenditoriale.

I servizi offerti sono:

- accompagnamento allo sviluppo dell’idea imprenditoriale ed alla verifica della fattibilità

dell’intervento tramite consulenze personalizzate per la messa a punto dell’idea e la

stesura del business plan,

- informazione in merito a dati, adempimenti burocratici necessari, obblighi da rispettare,

opportunità esistenti ed approfondimenti su tematiche economiche e giuridiche connesse

ai diversi settori di attività

- orientamento dell’utenza verso finanziamenti ideati ad hoc per favorire lo sviluppo delle

nuove imprese ed individuazione di altre fonti di finanziamento coerenti con il progetto

imprenditoriale,

- organizzazione di incontri di approfondimento e formazione relativamente ad aspetti tecnici

e pratici connessi alla gestione di impresa, per potenziare le competenze manageriali dei

futuri imprenditori ed orientarli nelle scelte amministrative, finanziarie e commerciali,

- servizio di “ricerca soci” e messa in contatto con potenziali partner con cui condividere

un’idea di impresa.

LE GESTIONI ASSOCIATE

La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia esercita funzioni proprie

istituzionalmente attribuite e funzioni proprie dei Comuni, nei casi in cui questi ultimi decidano di

svolgere attività (o di erogare servizi), in forma associata, mediante lo strumento dell’Unione dei

Comuni. Ciò è frutto sia di scelte politiche sia dell’evoluzione della legislazione di settore.

In virtù delle scelte politiche finora effettuate, l’Unione dei Comuni Valle del Samoggia, ha potuto

sviluppare e consolidare un significativo patrimonio di esperienze amministrative nella gestione

di un’ampia gamma di servizi erogati in forma associata.

Si tratta, di un insieme di servizi ampio e diversificato, che comprende servizi al cittadino e

servizi alla Pubblica Amministrazione, servizi amministrativi e servizi tecnicospecialistici, servizi

che si riferiscono ad una pluralità di settori, che vanno dal settore economico a quello socio-

assistenziale:

- Gestione del territorio,

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- Servizio Informativo Territoriale (S.I.T.)

- Servizio Associato Informatico e Statistico (S.A.I.S.),

- Sportello Unico Attività Produttive (S.U.A.P.),

- Servizio alla Persona (S.A.P.),

- Edilizia Residenziale pubblica (E.R.P.),

- Difensore Civico,

- Sportello Difesa Consumatore (ADICONSUM)

- Servizi Socio – Sanitari (So.Sa.)

- Polizia Municipale Associata (P.M.A.)

- Servizio Progetti Europei Sovracomunale, (S.P.E.S.)

- Servizio turismo ed Europa (S.T.E)

- Servizio Attività Sportive (S.A.S.),

- Servizio Cultura e Musei (S.C.M.),

- Trasporto Scolastico (Tra.Sco.)

La legislazione di settore, individua nelle Unioni fra Comuni uno strumento amministrativo

particolarmente adeguato a consentire ed a qualificare la realizzazione delle politiche di sviluppo

locale dei Comuni.

Ciò nell’intento di consolidare progressivamente modelli di erogazione di servizi che

presuppongano forme di coordinamento “reticolari” fra Comuni, nella prospettiva di migliorare la

qualità dell’azione amministrativa a livello locale, intesa come risultato di sinergie di “sistema”.

Nell’attuale quadro di condizioni strutturali, organizzative e finanziarie, infatti, solo l’adozione di

dispositivi amministrativi “avanzati”, quale, appunto, la gestione associata dei servizi e la

necessaria e conseguente gestione delle funzioni, individuando l’Unione quale vero e proprio Ente

erogatore di funzioni, consente ai Comuni di razionalizzare l’utilizzo delle risorse disponibili,

incrementando, al contempo, le possibilità concrete di impatto sul territorio dei diversi interventi ed

il livello qualitativo dei servizi resi al cittadino ed alla Pubblica

CERTIFICAZIONE AMBIENTALE EMAS

EMAS è un sistema pubblico di certificazione ambientale (reg. CEE 1836/93 e 61/2001). E’ uno

strumento di politica ambientale ed industriale a carattere volontario volto a promuovere costanti

miglioramenti dell’efficienza ambientale e delle attività industriali. E’ un sistema di

riorganizzazione del sistema produttivo secondo i principi della sostenibilità, comprende una

sistematica documentata, periodica e obiettiva valutazione della performance dell’organizzazione

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rispetto alla protezione ambientale.

La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia, a partire dal 18 maggio 2006 è

certificata EMAS.

L’ obiettivo che si è perseguito con la registrazione ambientale EMAS è di tutelare il patrimonio

naturale, attraverso politiche compatibili tra sviluppo e rispetto dell’ambiente. L’iniziativa è nata

inoltre dalla volontà di valorizzare un territorio che trae le sue principali risorse dalla qualità

dell’ambiente, dei prodotti locali e delle attività ad essi collegati.

L’Amministrazione ha iniziato così un percorso importante nella direzione dello sviluppo

sostenibile, del miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini e della crescita delle

proprie realtà territoriali.

Sono attive diverse azioni che permettono una gestione più oculata delle risorse ambientali, tra le

quali riduzione dei consumi di energia e materie prime, limitazione della produzione di rifiuti,

conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale.

Tutti questi fattori incidono sul vivere quotidiano di ognuno di noi. La tutela dell’ambiente non

deve essere vissuta come un limite, ma piuttosto come un’opportunità di crescita, economica e

sociale, tale da determinare le condizioni per una migliore qualità della vita e per la salvaguardia

del patrimonio pubblico e privato.

L’esperienza amministrativa di studio dei sistemi di certificazione induce anche un nuovo

approccio dell’organizzazione agli adempimenti istituzionali. La procedimentalizzazione codificata

delle prassi e dei procedimenti è intesa come momento qualificante dell’azione amministrativa: in

tale senso si sviluppano sensibilità nel controllo delle attività.

La gestione delle prescrizioni legislative impone una revisione di tutto l’impianto organizzativo

dell’Ente. La contrattualistica, la corrispondenza, l’attribuzione delle responsabilità e altri processi

ed istituti sono filtrati nell’ottica di dare garanzia di risultato all’intero sistema.

Dall’implementazione del Sistema in poi, si è instaurato un impegno serio dei dipendenti verso i

compiti e le sensibilità richieste dalla gestione ambientale, a tutt’oggi vivace e progressivamente

più cosciente. I dipendenti sono parte attiva nella razionalizzazione dei consumi di materie prime

e di energia dei propri uffici. Anche il rapporto coi fornitori è totalmente strutturato nell’ottica della

sostenibilità.

PIANO SOVRACOMUNALE ASSOCIATO (P.S.C)

In seguito ad un accordo territoriale approvato dai sei Comuni facenti parte della Comunità

Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia e da un Comune non ancora aderente

all’Unione, è stata espressa la volontà di elaborare in modo unitario il PSC dei Comuni sia per

quel che riguarda l’analisi e valutazione del quadro conoscitivo del territorio di tutti i Comuni sia

per quel che concerne la predisposizione, attraverso una metodologia unica, degli elaborati del

Piano Strutturale.

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L’Accordo inoltre prevede l’istituzione di un unico Ufficio di Piano.

E’ prevista l’elaborazione dei seguenti strumenti di lavoro:

Piano Strutturale, il master plan dell’urbanistica moderna europea, previsto per il medio periodo

e destinato alle grandi trasformazioni urbanistiche: programmatico e non direttamente prescrittivo

(cioè che non crea diritti e doveri), schematico e quindi poco dettagliato.

Piano Operativo, che alcuni chiamano “il piano del Sindaco”, perché ha durata quinquennale; da

attuarsi con piani particolareggiati e anche in forma diretta, ma comunque prescrittivi, per il

periodo della sua vigenza, dei vincoli pubblici e dei diritti privati generati dal piano.

Regolamento Urbanistico-Edilizio, valido a tempo indeterminato e prescrittivo finché vigente per

tutto il patrimonio esistente nell’area urbana e in quella extra-urbana: rappresenta lo strumento di

manutenzione e di gestione leggera di quanto non è assoggettato alla trasformazione urbanistica.

Lo svolgimento delle funzioni attinenti alla pianificazione urbanistica ed in particolare i

procedimenti relativi all’approvazione dei piani sono complessi e vedono il concorso di tutti gli

organi comunali. L’istituzione di una forma associativa stabile e strutturata, quale la Comunità

Montana o l’Unione dei Comuni, consente una forte integrazione istituzionale ed organizzativa tra

gli Enti aderenti ed il conseguente conferimento agli organi associati delle funzioni spettanti ai

singoli Consigli, Giunte comunali e Sindaci.

I nuovi strumenti di pianificazione urbanistica comunale introdotti dalla legge regionale 20 hanno

sostituito il Piano Regolatore generale e includono anche la disciplina edilizia, trattata finora

separatamente, sotto l’aspetto formale, attraverso l’apposito regolamento edilizio comunale. i

nuovi strumenti di pianificazione si caratterizzano per la loro differente natura, il loro diverso

procedimento di approvazione ed i loro differenti contenuti.

Il PSC è il Piano generale del territorio comunale:

- contiene le scelte strategiche di lungo periodo,

- definisce e disciplina gli elementi territoriali non mutabili nel tempo, quali ad esempio gli ambiti

urbani consolidati e i vincoli di conformazione del territorio

- definisce i limiti all’uso e alle trasformazioni del suolo derivanti dalla valutazione delle sue

criticità

- individua gli ambiti delle trasformazioni

in particolare il Piano strutturale tratta i contenuti strategici della pianificazione attinenti al sistema

ambientale ed ai rischi naturali, al sistema insediativo, al sistema della mobilità ed al tema delle

dotazioni territoriali.

Questi sono temi che per la loro natura si prestano ad un’analisi e una valutazione rispetto ad un

ambito territoriale più vasto di quello comunale.

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Nel contesto di questo servizio associato occorre rilevare che, ai fini di garantire impatti

ambientali sostenibili ci si è dotati di:

- Quadro della mobilità e viabilità

- Quadro del dissesto idrogeologico

- Quadro generale della forestazione.

Nel prossimo futuro ci si doterà di un:

- Osservatorio

- Manuale del paesaggio

Il piano strutturale è associato quando viene elaborato da una forma associativa prevista dal

Testo Unico degli Enti Locali e dalla legge regionale 11 del 2001, i inoltre quando viene

predisposto a seguito di un accordo territoriale intervenuto tra più Comuni.

BILANCIO SOCIALE

Il ruolo positivo del progetto “Equal: LaboratorioSamoggia” si esplicita come momento di

conoscenza aggregata, di integrazione di realtà diverse, di costruzione di momenti di

convergenza, di sintesi di idee ed esperienze. Un vero e proprio Laboratorio progettuale di sintesi

delle esigenze e di proposte normative: un patto di solidarietà sul territorio che traduce anche gli

strumenti normativi in un complesso di potenzialità e di elementi di governo mediato e condiviso

del territorio.

All’interno anche di questo progetto questa Cm/Unione si sta adoperando per giungere alla

adozione di un proprio Bilancio Sociale, il quale recuperando anche esperienze dei Bilanci partecipati (Comune di Zola Predosa e Provincia di Bologna) si ponga l’obiettivo di offrire ai

cittadini, alle loro espressioni organizzate (dalle associazioni alle rappresentanze di categoria) e

alle altre amministrazioni, un documento che consenta, anche ai "non addetti ai lavori", di capire

in modo chiaro come sono stati spesi i soldi amministrati da questo Ente.

In pratica ragionare su una sintesi di rendiconto economico al quale si aggiunge il calcolo e la

redistribuzione del valore aggiunto, infine la relazione sociale che, attraverso la descrizione

qualitativa e quantitativa dei risultati, consenta di comprendere fino a che punto gli impegni

assunti sono stati mantenuti.

Proprio il calcolo del valore aggiunto rappresenta la principale peculiarità del Bilancio Sociale:

infatti nel caso di un ente pubblico la differenza tra le risorse disponibili e le spese sostenute per

realizzare le proprie attività indica la ricchezza prodotta nell'esercizio con riferimento agli

interlocutori che partecipano alla sua distribuzione.

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Il Bilancio Sociale deve concorrere a:

• fornire a tutti i cittadini un quadro generale delle performance economiche e sociali al fine

di consentire loro di formare una valutazione sul comportamento dell’ente;

• promuovere e migliorare il processo interattivo di dialogo tra amministrazione e cittadini;

• esporre gli obiettivi di miglioramento ed innovazione che l’Ente si impegna a perseguire;

• fornire un profilo strategico gestionale per gli organi di governo dell’Ente.

Attraverso questa forma innovativa di rendicontazione la Comunità intende descrivere gli effetti

della propria attività nei confronti dei cittadini e del territorio sovra-comunale in cui opera.

La forza del bilancio sociale risiede infatti nell’essere stimolo ad un miglioramento continuo e

strumento affidabile per misurare quanto i valori e gli obiettivi dell’organizzazione si traducano in

una prassi coerente.

Secondo le linee guida dettate dal GBS (gruppo di studio e di riferimento nazionale individuato

anche tramite il convegno dedicato alla finanza locale), le parti che costituiscono il bilancio sociale

sono 3:

- Parte I: si definisce l’identità dell’Ente, il suo ruolo e la sua organizzazione, si pone un

confronto tra gli obiettivi e gli interventi finalizzati al raggiungimento degli stessi

- Parte II: si analizza il rendiconto economico ed in particolare la provenienza delle risorse, la

loro allocazione per aree e l’andamento economico – finanziario al fine della determinazione

del valore aggiunto

- Parte III: relazione sociale in merito al rapporto sulle prestazioni ed i servizi offerti alla

comunità ed ai Comuni della Comunità Montana Unione dei Comuni

-- Eventualmente verrà inserita una quarta parte nella quale si analizza la rete di rapporti

costituiti tra comunità Montana Unione dei Comuni e realtà collegate.

Si tratta delle prime idee di quello che nei prossimi anni potrà diventare un autonomo Bilancio di Genere, strumento, importante, per comprendere come le scelte politiche e la distribuzione delle

risorse possano interagire con l'obiettivo di offrire opportunità uguali a tutti i cittadini.

Azioni precise declinate sulla Finanza Locale e sulla Coesione Sociale che intendono costituire

una tappa importante (anche di avvio) del percorso di dialogo e partecipazione attraverso il quale

i cittadini possono davvero essere ascoltati e contribuire così alle scelte dell'Amministrazione.

“RETE DI PORTALI”

Un altro progetto che la Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia sta

realizzando è “Rete di portali”.

Si intende creare una struttura di siti tra tutti gli EELL facendoti capo alla Cm/Unione, l’Unione

stessa ed il Parco Regionale, interattivi e dinamici al fine di erogare servizi on line evoluti ed

efficienti ai cittadini, utilizzando CMS (Content Management System) ossia “sistema di gestione

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dei contenuti”, una categoria di sistemi software per organizzare e facilitare la creazione

collaborativa di documenti, che da la possibilità a qualsiasi utente autorizzato di inserire contenuti

e modificare in modo semplice il sito - portale in modo da renderlo reale fonte di informazioni

sempre aggiornate per gli utenti.

Tutti i portali saranno collegati e le informazioni potranno essere condivise e utilizzate da tutti gli

Enti così da dare vita ad una struttura virtuosa con la conseguente possibilità di arricchire lo

strumento on line di notizie e servizi senza alcun lavoro aggiuntivo.

Il sistema acquista poi valore aggiunto in quanto una attenzione particolare e mirata sarà dedicata

a fornire risposte adeguate ai portatori di handicap nel rispetto del codice sulla privacy

Un portale web è un sito web che costituisce una porta di ingresso ad un gruppo consistente di

risorse di Internet e di una Intranet. Esso consente al suo gruppo di utenti di personalizzare

alcune sue prestazioni. Il portale per essere tale deve contenere i seguenti meccanismi:

Motore di ricerca

Groupware e Collaborazione

Gestione della conoscenza

Gestione del contenuto

Work Flow

Facilitazioni multicanale

Firma personale

Business intelligence e Integrazione delle applicazioni

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Il fatto che ogni utente autorizzato possa modificare, editare, aggiungere informazioni di

qualunque tipo, personalizzare la grafica, inserire documenti scaricabili, foto, forum e quant’altro,

rende più facile la ricerca di informazioni, evita duplicazioni e riduce la possibilità di incongruenze.

RINGRAZIAMENTI Si ringraziano Renato Castiglione, Marco Cevolani, Stefano Cremonini, Silvia Pellegrino, Daniele

Rumpianesi Nicoletta Veronesi per il materiale fornitomi al fine della redazione di questo capitolo.

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CAPITOLO 1.GOUVERNANCE DU TERRITOIRE A CURA DI FRCIVAM BRETAGNA L’activité économique en ce début de XXIème siècle est tiraillée entre l’horizon mondial

des échanges internationaux et la réalité sensible du local où s’organisent les transactions.

Le premier est de plus en plus identifié à la chrématistique, volonté et art d’accumuler le

capital. La seconde réfère au sens étymologique de l’économie : oikos nomos, l’art de

gouverner la maison. Le terme économie, dans son acception initiale, est donc pleinement

une sorte d’ancêtre pour la réflexion sur la gouvernance des territoires, qui ont pris le

relais de la maison comme espace de vie accessible en quelques minutes, évolution des

transports aidant.

Le territoire, tel que l’entendons, est le croisement de réalités multiples : physique,

sociale, culturelle, économique, mais aussi politique. Au niveau européen, il fait partie du

patrimoine conceptuel commun à l’Italie et à la France, alors que le monde anglo-saxon

utilise plus volontiers le terme community, rejoint par la tradition ibérique qui emploie le

mot comunidad ou comunidade. L’un comme l’autre se fondent d’abord sur les liens

sociaux, alors que le territoire, tout en les intégrant, les élargit explicitement au cadre

physique et environnemental. Le territoire tel que nous l’entendons n’est pas celui de la

géographie physique, mais plutôt celui de l’aménagement. Ses limites sont déterminées par

l’identité locale mais surtout par l’existence d’une organisation dont la fonction est de

faire fonctionner et évoluer la vie collective.

En d’autres termes, le territoire tel que nous l’envisageons suppose la présence d’une

entité politique qui organise, gère, anime, anticipe, bref « gouverne » son développement.

Comment l’échelon politique en charge de régir, et d’améliorer, le bien être sur un

territoire s’y prend-il ? C’est une première interrogation, portant sur le fonctionnement

interne des collectivités locales. Mais « faire territoire » suppose aussi l’existence d’une

société civile de même échelle, composée d’associations, d’entreprises, de réseaux

informels de citoyens, et plus ou moins organisée. Comment se tissent et s’expriment les

liens entre « le gouvernement » et « les gouvernés » ? C’est une seconde interrogation,

portant sur les relations établies ou à établir entre les acteurs d’un territoire, et la

répartition des rôles.

Le programme Equal a permis la confrontation entre des organisations de nature différente,

politiques du côté italien, associatives du côté français. Confrontation d’autant plus riche

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sur son caractère transnational permet de multiplier les expériences concrètes, en les

dégageant des intérêts de court terme. Les uns et les autres partagent le soucis de fonder

le développement sur la créativité des territoires. Elles ont aussi en commun de se référer

au développement durable, non seulement en ne hiérarchisant pas économie, social et

environnement, mais aussi en visant des évolutions soutenables sur le plan culturel. Cette

réflexion collective de « gouverneurs » et de « gouvernés » vise à dégager des pistes de

travail pour que le développement des activités économiques sur les territoires, gage

d’emploi et d’attractivité, soit soutenable sur le plan environnemental, et responsable sur

le plan social.

fonctions de gouvernance

En matière de création et de développement d’activités économiques, la gouvernance

territoriale peut être abordée sous trois angles, en partant des fonctions d’une collectivité.

La collectivité initiatrice de projets

Par nature, les échelons de gestion territoriale sont des lieux où se concentre l’information.

Dynamiques démographiques, problèmes environnementaux, évaluation de la richesse et de

sa répartition, questions sanitaires sont connus, et peuvent être analysés, au sein des

collectivités. L’identification des problèmes, mais aussi des opportunités, peut donc y

reposer sur des bases établies rigoureusement. Par ailleurs, ceux qui les administrent sont

des élus qui disposent de la légitimité démocratique pour affecter les contributions

collectives (impôts, taxes,…) à des projets innovants.

Des activités créatrices d’emploi et de bien être collectif peuvent être identifiées et

formalisées, alors que leur viabilité dépend d’un financement public, à court ou long

terme. Le dispositif « nouveaux services, nouveaux emplois » (dit « emplois jeunes ») mené

en France a ainsi mis en évidence l’importance du gisement potentiel d’emploi utiles

socialement et environnementalement, et négligé pour des raisons de solvabilité. Les

collectivités, en particulier rurales, y ont fait largement appel pour des missions de

préservation et de mise en valeur de l’environnement ou de renforcement du lien social.

Dans d’autres contextes, des collectivités territoriales ont pris le pilotage de projets

collectifs porteurs d’avenir. Les fonds européens (LEADER, Equal, Interreg) ont souvent été

mis en œuvre directement par des collectivités pour impulser des dynamiques nouvelles.

Dans cette optique, la collectivité est directement porteuse d’emplois directs, qui peuvent

en induire d’autres dans le secteur privé ou associatif. La fonction d’employeur d’une

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collectivité est souvent une contribution majeure au maintien de populations dans des

zones très rurales. Mise en valeur de sites, animation touristique, préservation du

patrimoine, sauvegarde de la culture locale sont des domaines d’activités privilégiés de ce

type de fonction.

La collectivité accompagnatrice de projets

Tout territoire voit émerger des projets à vocation économique. Ils peuvent être portés par

des habitants de longue dates ou des nouveaux arrivants, reposer sur des initiatives

individuelles ou avoir été mûris collectivement, par exemple dans un cadre associatif. Dans

tous les cas, leur vie croise à un moment ou à un autre celle d’une collectivité : recherche

de financement, besoins fonciers, évaluation d’un besoin ou d’un marché. La collectivité, à

la fois financeur potentiel, régulatrice de la vie collective (par exemple pour l’urbanisme)

et carrefour de l’information, est souvent plus accessible dans le monde rural, par effet de

proximité.

Mais la plupart des collectivités rurales n’ont que des moyens limités pour répondre aux

besoins des porteurs de projets. Leur capacité financière est faible, leur information

fragmentaire, leurs compétences limitées. De plus, la viabilité économique des projets

n’est pas toujours assurée par une démarche strictement locale, et l’organisation

administrative fait que d’autres échelons territoriaux doivent être considérés.

L’accompagnement efficace de projets économiques repose donc sur des organisations

territoriales coopératives, comme la « comunità montana » en Italie ou le « pays » en

France.

La collectivité, par des élus compétents ou du personnel spécialisé, joue un rôle éminent

pour viabiliser et orienter les initiatives et les porteurs de projets. Elle dispose de toutes

une palette de moyens, qui ne sont pas uniquement financiers : communication dans la

presse municipale, signalisation routière, orientation vers des personnes ou structures

ressources, insertion sociale des nouveaux arrivants. Ces fonctions de « facilitateur » sont

souvent mises en œuvre de façon spontanée, alors que leur organisation formalisée peut

engendrer des gains d’efficacité, mais aussi d’attractivité pour le territoire. Un « bon

accueil » sur un territoire a des effets cumulatifs grâce au bouche à oreille. Une anecdote

peut le résumer. Lors d’une entrevue avec un porteur de projet en Italie, celui-ci a

déclaré : « j’ai été tellement bien accueilli ici que j’ai envie de faire quelque chose pour le

territoire ».

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La collectivité fédératrice du territoire

La création d’activités économiques, que ce soit dans la sphère individuelle ou collective,

réclame l’intervention de multiples acteurs, administratifs, techniques, financiers. Ceux-ci

ne sont pas toujours présents dans un territoire donné, surtout rural, et peuvent quand ils

le sont souffrir d’effets de rivalité ou de concurrence. La collectivité, par la légitimité issue

du vote mais aussi par ses capacités d’interventions a une fonction de coordination et de

mise en relation des acteurs. L’élu, éventuellement relayé par du personnel, peut comme

dans la paragraphe précédent se mettre à disposition des initiatives pour les faire aboutir.

Mais il a aussi une fonction d’anticipateur. Informé potentialités du territoire, à la fois sur

le plan humain, culturel, économique et physique, il peut provoquer des rencontres d’où

surgissent de nouvelles idées, de nouvelles pistes de développement local. La mise en

présence d’acteurs divers, qui parfois se connaissent pu ou mal, peut déboucher sur des

cercles vertueux où « le tout est plu que la somme de parties ».

Les regroupements volontaires de collectivités à l’échelle de territoires ressentis comme

des lieux de vie cohérents ont souvent cette fonction. Ainsi, la « comunità montana » ou le

« pays » sont avant tout des espaces de projets destinés à fédérer les énergies, non pas

pour répondre à des sollicitations externes mais pour tracer de nouvelles voies pour « mieux

vivre ensemble ». Cette fonction requiert des compétences et des dispositions spécifiques

qui ne relèvent pas du registre habituel du personnel politique : le décideur doit ici

s’effacer derrière l’animateur, l’orateur derrière l’organisateur du débat. Les anglo-saxons

disposent d’une maxime pour évoquer cette attitude : le traditionnel « sage on the stage »

(le sage en scène) doit faire place au « guide on the side » (le guide sur le côté).

La complexité de la gouvernance territoriale réside dans le savant dosage effectué entre

ces différentes fonctions d’initiateur, d’accompagnateur et de fédérateur. La relation au

territoire et à ses acteurs dépend aussi de la prévalence de telle ou telle fonction. Une

association, porteuse d’un projet à vocation économique, ou un porteur de projet revêt un

élu de l’une ou l’autre compétence selon le stade d’avancement d’un projet. A titre

d’illustration, le programme PANIER requiert des participations sur chacun de ces champs

le projet de valorisation du lin sur le site du Palacret appelle un investissement de la

communauté. Sans une maîtrise publique de l’espace, rien ne peut se faire. La fonction

d’initiateur de la collectivité, qui reste par la suite engagée, est essentielle.

mais le développement du projet, qui intègre des acteurs associatifs, réclame un

accompagnement par la collectivité, qu’il s’agisse du projet global ou qu’il s’agisse des

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personnes en difficulté sociale qui s’y intègrent.

enfin, l’ensemble ne pourra se développer que si la collectivité sait créer un climat

favorable, qui fera du projet un bien commun de tous les habitants du territoire et non pas

un « éléphant blanc » vécu sujet d’indifférence, voire d’opposition.

Qualité du développement

Conformément à l’ancrage des projets territoriaux dans des dynamiques de développement

durable, il importe de vérifier les effets des initiatives économiques sur le plan

économique, en considérant l’impact d’une activité sur le territoire et pas seulement le

résultat financier pour le porteur de projet. Il relève de la responsabilité publique, comme

de l’éthique associative, de veiller à ce que les conséquences économiques d’une activité

n’aient pas d’effets induits qui réduisent le bien-être collectif. Ainsi, des effets de

concurrence mal appréciés peuvent entraîner des pertes d’emploi dans des entreprises

voisines, ou mobiliser des ressources publiques de façon démesurée.

sur le plan social, l’intérêt d’une initiative n’est pas réductible à un nombre d’emplois

créés. La qualité des emplois doit également être pise en considération, non seulement au

niveau de ceux qui les occupent, mais également de leur environnement. Ainsi, certaines

activités ou conditions de travail peuvent entraîner des conséquences dommageables sur les

enfants ou la santé.

sur le plan environnemental, il est nécessaire d’évaluer les effets induits par une activité,

non seulement sur le site de celle-ci mais sur la chaîne économique. Ainsi, une activité en

apparence « propre » peut faire appel à des intrants qui provoquent des dommages

environnementaux, en termes de pollutions ou de perte de diversité biologique, ou

économiques (par exemple pollution des eaux d’une activité d’aval par l’amont). La

question énergétique doit être incluse dans les considérations environnementales, à la fois

sous l’angle des consommations de ressources non renouvelables et celui des émissions de

gaz à effet de serre.

sur le plan culturel, des projets en apparence peu ambitieux peuvent avoir des effets

importants. Il s’agit en particulier d’activités qui sauvegardent et mettent en valeur le

patrimoine ou les savoir faire locaux. A l’opposé, certaines pratiques peuvent éroder voire

faire disparaître des richesses locales. Les effets dans ce domaine, diffus et souvent

différés, sont particulièrement délicats à évaluer.

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Ces effets doivent être appréciés sur un territoire « lieu de gouvernance » où la

responsabilité des acteurs est directe. Ce qui n’exonère pas le territoire d’une

responsabilité, certes diffuse et partielle, à l’échelle de l’humanité et de la planète. Les

interactions planétaires rendent les options de « développement local égoïste »

insoutenables.

la localisation de certaines activités peut entraîner des effets économiques lointains,

provoquant un appauvrissement collectif supérieur à l’accroissement local de richesse ;

il en va ainsi des pertes d’emploi liées aux délocalisations, souvent stigmatisées à l’échelle

internationale, mais qui s’exercent parfois entre territoires voisins ;

les chaînes économiques longues exercent des effets écologiques notables dans des

territoires éloignés, en termes de pollution ou de consommation des ressources ;

la diffusion des produits à l’échelle planétaire peut engendrer des effets d’uniformisation

et de perte culturelle.

Un tel programme, aussi ambitieux qu’idéal, doit être mis à l’épreuve des faits. Pour

devenir une réalité agissante, force est de disposer d’indicateurs qui permettent de vérifier

les niveaux et évolutions, les stocks et flux des « richesses locales ». Or, les indicateurs

aujourd’hui disponibles sont soit d’intérêt limité, soit difficiles à mettre en œuvre :

les indicateurs purement économiques ne sont pas toujours disponibles à l’échelle locale et

leur interprétation est périlleuse. Ainsi l’appareil statistique français ne permet pas de

mesurer le « produit intérieur brut » d’un territoire. Les mesures de revenu ne peuvent être

agrégées à différentes échelles. Par ailleurs, il est désormais reconnu la pauvreté

informative de ces indicateurs, surtout quand on se place, comme c’est notre cas, dans un

contexte de développement durable.

les indicateurs sociaux sont parfois disponibles à l’échelle locale, mais leur interprétation

quand ils sont considérés de manière isolée, est difficile. Ainsi, il est connu qu’une forte

création d’emploi peut entraîner paradoxalement une augmentation du nombre de

chômeurs, par arrivée de personnes à la recherche d’emploi.

les indicateurs environnementaux sont très fragmentaires, et souvent concentrés

localement sur une obligation légale ou une question qui fait problème. C’est ainsi le cas en

Bretagne de la qualité des eaux. Certaines questions échappent à toute quantification

opérée à l’échelle locale, comme la biodiversité.

les indicateurs en matière culturelle sont rudimentaires et superficiels (taux de

fréquentation d’équipements culturels).

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A l’échelle internationale, les travaux récents ont mis en valeur des indicateurs

synthétiques, qui agrègent sous une forme « ramassée » des informations multiples. Ainsi,

l’indicateur « espérance de vie » subit-il l’influence à la fois de facteurs sanitaires,

économiques, de qualité environnementale et de répartition des richesses. La faible

disponibilité de l’information statistique à l’échelle locale fait que la mise en œuvre de

« tableaux de bord » constitués d’indicateurs est très lourde. Il est cependant possible de

mentionner quelques pistes

l’indice de développement humain, proposé par le Programme des Nations Unies pour le

Développement, a été mis en œuvre à l’échelle infra-nationale par certains états, comme

le Brésil.

l’empreinte écologique, fondée sur la consommation des ressources et intégrant à ce titre

une certaine dimension économique et sociale, peut être appliquée à l’échelle locale,

comme cela a été réalisé autour de Vancouver (Canada), mais au prix de relevés de terrain

approfondis.

l’indice de bien être économique (voir http://www.csls.ca/iwb.asp) agrège des données

relevant des flux de consommation, des stocks de richesse, de l’égalité des citoyens et de

la sécurité économique. Il couvre partiellement les facteurs environnementaux, sociaux et

culturels. Son intérêt réside dans son ouverture dans la mesure où il est modulable par un

utilisateur. Cependant les données nécessaires pour l’alimenter ne sont pas disponibles

partout (il a été confectionné au Canada) et encore moins à l’échelle locale. Il constitue

cependant une importante source d’inspiration pour imaginer un « tableau de bord » local

.

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CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO

1.1. Funzioni di governo

Il territorio del Melandro è situato proprio a ridosso del capoluogo di regione e confina sul

versante opposto con la vicina campania.

La vicinanza con Potenza, naturalmente, rappresenta una grande opportunità per i territori

che godono, per questa ragione, non solo della prossimità di una serie di servizi essenziali ma

anche di una buona rete di collegamento con le principali direttrici stradali della nostra

Regione; ci riferiamo in particolare all’autostrada Sicignano-Potenza, alle superstrade

Basentana e Tito-Brienza.

A questo bisogna aggiungere il fatto che l’area del Melandro è un’area borderline rispetto ai

territori della vicina Campania. Ci troviamo, dunque, di fronte a una postazioni ideali per

creare corridoi di accesso che siano capaci di veicolare un numero sempre crescente di risorse

umane.

La costruzione di questi corridoi richiede, naturalmente, la capacità di essere innovativi,

attrattivi e funzionali al punto da creare un sistema territorio che possa interessare e

convincere queste popolazioni che rappresentano un importante bacino di utenza.

Ma la vicinanza con il Capoluogo non è portatrice solamente di aspetti positivi.

Il pericolo più grande che corre questa area è quello di vedere smembrato il proprio territorio

e snaturata la sua identità in ragione di un progetto metropolitano che riguarda Potenza e che

da qualche anno è all’attenzione della programmazione politica.

E’ necessario, infatti, capire se comuni come Picerno e Tito devono diventare parte integrante

della periferia di un’ipotetica grande città o piuttosto il volano per la rinascita della loro area di

appartenenza.

Non è una novità, infatti, che nel Melandro vi è complessivamente una distinzione fra questi

comuni, che presentano una situazione di maggior vantaggio economico e sociale, e le aree

più interne.

La risposta, in verità, risiede nelle azioni che negli ultimi anni a vario titolo si sono intraprese

sui territori al fine di rivendicare con forza l’autonomia e la volontà di autodeterminazione di

un’area che non vuole perdere la sua identità culturale. Se si considera la geomorfologia dell’

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area ci si rende conto che si è in presenza di un territorio prevalentemente montuoso con

superfici boscose molto estese e di grande bellezza.

I centri abitati sono per lo più raccolti e posizionati ad altitudini elevate e sono circondati da

vaste aree rurali con un forte indice di appoderamento.

La residenza di una buona parte della popolazione nelle campagne o nelle numerose frazioni

di cui i centri abitati sono circondati, caratterizza le aree come fortemente rurali.

Qualunque programmazione non può prescindere dalla necessità di avere come punto di

partenza e di approdo l’interessante mondo della ruralità.

Non esistono, fortunatamente, zone significativamente degradate e l’ambiente è nel suo

complesso ben conservato e salubre come si evince dalla presenza di un numero rilevante di

aree riconosciute d’interesse naturalistico quali il Monte LjFoi di Picerno e la Faggeta di Sasso

di Castalda.

.

Il territorio del Melandro infine, soffre di una fragilità dell’assetto geologico complessivo che

lo rende vulnerabile agli agenti atmosferici e al passar del tempo creando situazioni di

dissesto in qualche caso preoccupanti.

Le popolazioni dei comuni di riferimento hanno un innato senso dell’ospitalità e

dell’accoglienza e tendono a conservare cultura e tradizioni utilizzando, anche, il vernacolo in

maniera trasversale all’età anagrafica, nella vita di tutti i giorni.

I collegamenti viari e ferroviari hanno facilitato, negli anni passati, i contatti con la vicina

Campania rappresentando un momento di scambio e di crescita umana e culturale.

Il dato più problematico relativo alla popolazione rimane, però, il progressivo decremento che

fa registrare in tutti i comuni delle due aree livelli preoccupanti a causa della scarsa natalità e

in qualche caso della ripresa dell’emigrazione.

Non hanno trovato ancora soluzione, infatti, le questioni dell’esiguità del reddito medio

procapite, dei bassi livelli di occupazione e della mancanza di nuove opportunità lavorative

soprattutto per la popolazione scolarizzata.

Di conseguenza l’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto di ultrasessantacinquenni ogni

cento, è molto elvato. Dal punto di vista della scolarizzazione si tratta di aree che

generalmente esprimono livelli medi anche grazie alla presenza di un discreto numero di

istituti d’istruzione secondaria.

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In entrambe le aree vi è una discreta vivacità culturale agevolata dalla presenza di numerose

associazioni, aventi scopi culturali e sociali, impegnate nella promozione e recupero della

memoria storica e dell’identità.

In particolare nell’area del Melandro si è tentata la costituzione di un Consorzio delle Proloco

per favorire una rete di rapporti tale da generare progetti di più ampio respiro.

.

1.2 Capacità di governo

Il tema della Governance è di fondamentale importanza soprattutto per un territorio così

piccolo nel quale le relazioni verticali sono accorciate. Gli enti di riferimento sono

naturalmente oltre ai Comuni, le Comunità Montane, la Regione e i vari strumenti di

programmazione negoziata che in questi ultimi anni sono stati avviati.

Il Governo Regionale da qualche tempo ha cercato di introdurre un sistema di governance

territoriale che finalmente sta per decollare. La Basilicata infatti è stata divisa in otto aree

programma (area PIT) corrispondenti ciascuna ai territori di due Comunità Montane. Ogni

area programma ha sviluppato un proprio modello di governance adattando quello proposto

dalla Regione alle proprie esigenze locali. Il governo delle aree PIT è in buona sostanza nelle

mani degli amministratori degli enti locali (Sindaci e Presidenti delle Comunità Montane) che

hanno l’onere di fare le scelte di programmazione per il proprio territorio in maniera

concertata e dal basso. Le aree PIT si rapportano direttamente al governo regionale e

interagiscono tra di loro per elaborare progetti più complessi in un proficuo svilupparsi di

relazioni verticali ed orizzontali. Alle aree programma fanno riferimento direttamente gli

strumenti della programmazione negoziata che sono attivi nella regione in generale ed in

particolare del meandro. Ci riferiamo in particolare al programma comunitario Leader Plus e i

Patti Territoriali che spiegano la loro azione secondo lo stesso schema territoriale.

1.3 Qualità dello sviluppo

La Regione Basilicata in genere ed in particolare l’area del Melandro non si possono

permettere di tentare uno sviluppo indistinto del proprio territorio. In considerazione delle

caratteristiche medesime del territorio è necessario invece programmare uno sviluppo

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ragionato, sostenibile e soprattutto di qualità. Per perseguire questo obiettivo la

programmazione deve puntare sui fattori che meglio si armonizzano con le caratteristiche

endogene dell’area. Due sono sostanzialmente gli indicatori che, con una cartina al tornasole,

ci diranno se le azioni messe in campo hanno spiegato le azioni messe in campo: lo sviluppo

di piccole e medie imprese nel settore dell’artigianato artistico e delle produzioni

agroalimentari e l’aumento della popolazione residente.

1.4 Adozione di logiche e strumenti competitivi

L’obiettivo più importante è quello di imparare a comunicare il territorio.

Ma come lo si può perseguire?????

Innanzitutto organizzando l’area in itinerari diversi per tema ma tra di loro comunicanti e che

possano offrire al visitatore anche episodico motivi di interesse e di attrazione.

In secondo luogo bisogna essere capaci di creare un’azione di marketing ad ampio raggio per

far conoscere queste opportunità all’esterno della regione puntando su elementi specifici.

In terzo luogo è necessario preparare il territorio all’accoglienza sia stimolando la nascita di

nuove e più qualificate attività ricettive sia sensibilizzando la società civile a sviluppare e

migliorare la propria cultura dell’accoglienza.

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CAPITOLO 1. GOVERNO DEL TERRITORIO A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA

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CAPITOLO 2. APPROCCIO METODOLOGICO A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA Secondo la Commissione europea la responsabilità sociale d’impresa è: “l’integrazione

volontaria da parte delle imprese delle preoccupazioni sociali ed ambientali nelle loro attività

commerciali e nelle loro relazioni con le parti interessate (stakeholder). Nel Libro Verde del

1997 si specifica che essere socialmente responsabili vuol dire “non solo soddisfare

pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo di più nel

capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”

Ad essere coinvolti in questo processo sono tutti i portatori di interesse, che potrebbero

essere così raggruppati: risorse umane (dipendenti) e loro rappresentanti, clienti, fornitori,

soci, partner finanziari, Pubblica Amministrazione, comunità, ambiente.

Per agire etico si intende l’attivazione di pratiche e strumenti finalizzati ad instaurare un

rapporto con l’insieme dei così detti stakeholder, basato su fiducia, correttezza e trasparenza,

con un’agire attento alle risorse umane, al rispetto dell’ambiente ed alla promozione di

iniziative finalizzate a contribuire al miglioramento della società e alla tutela ambientale

(investimento nella cultura, ricerca, tutela della salute, iniziative di solidarietà). Questa guida è uno strumento per sensibilizzare gli operatori e diffondere linee guida per promuovere

la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile all’insegna di uno sviluppo economico non fine a se

stesso ma rispettoso delle esigenze del territorio e della sua popolazione.

Queste tematiche non possono essere trattate da un solo territorio, la globalizzazione e lo

sviluppo tecnologico richiedono un approccio condiviso e una presa di coscienza comune che

porti ad agire collettivamente e nella stessa direzione.

Per questo motivo questa guida viene realizzata e concepita da territori diversi, in questo

caso territori rurali partner di un medesimo progetto, Equal.

Conciliare competitività dei sistemi economici locali e mantenimento di un welfare di base e

qualità delle risorse territoriali rappresenta oggi una sifda multilaterale e multisettoriale che

implica l’adozione di processi decisionali maggiormente inclusivi e rappresentativi, logica di

partnership e co-responsabilità diffusa, coordinamento e integrazione delle politiche settoriali,

ricerca e capacità progettuale diffusa.

La responsabilità sociale non deve essere intesa come vincolo esterno e legato

esclusivamente a vincoli etici personali, ma come occasione per razionalizzare e valorizzare il

capitale economico, naturale, sociale ed istituzionale. Può essere intesa come opportunità di

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innovazione gestionale, strumento di competitività, mezzo di dialogo e attivazione di

partneship con gli stakeholder ed il territorio. Può essere inteso quindi come mezzo per

raggiungere quegli obiettivi di riforma economica e sociale definiti dal Consiglio Europeo di

Lisbona nel 2000 e come attuazione dei nuovi Piani strategici di governance su sviluppo

economico, sociale ed ambientale.

LLoo SSvviilluuppppoo SSoosstteenniibbiillee ccoonnssiissttee nneellllaa rreeaalliizzzzaazziioonnee ddii uunn eeqquuiilliibbrriioo ttrraa eessiiggeennzzee ddii ttuutteellaa aammbbiieennttaallee ee

ssvviilluuppppoo eeccoonnoommiiccoo cchhee ccoonnsseennttaa ddii ssooddddiissffaarree ii bbiissooggnnii ddeellllee ppeerrssoonnee eessiisstteennttii sseennzzaa ccoommpprroommeetttteerree

llaa ccaappaacciittàà ddeellllee ffuuttuurree ggeenneerraazziioonnii ddii ssooddddiissffaarree ii lloorroo bbiissooggnnii..

L'obiettivo è uno sviluppo economico coniugato ad una sostenibilità ambientale, che persegua

la crescita economica, da una parte, e renda compatibile il consumo di risorse naturali,

dall'altra, a livello planetario, regionale e locale. Alla luce dei problemi ambientali persistenti ed emergenti, dell’evoluzione del quadro

normativo, dei processi attivati e dei risultati ottenuti, ogni area, in accordo con le strutture

europee, nazionali, regionali, provinciali ed i portatori di interesse, deve definire, mantenere

ed aggiornare un quadro complessivo di obiettivi strategici [ad esempio riduzione della

vulnerabilità ambientale che pone in essere con strumenti quali Accordi Difesa Attiva,

Protezione civile,Forestazione, PSC, Manuale de Paesaggio, promozione di comportamenti

proattivi e responsabili nei confronti dell’ambiente da parte di cittadini, produttori e dei

consumatori)

Pur operando in un quadro di incertezza e precarietà relativamente alle risorse finanziarie, è

necessario definire una fase di programmazione. Tutti i settori della Pubblica Amministrazione

devono assicurare coerenza e coesione verso gli obiettivi di sostenibilità, attivando più risorse

anche economiche da dedicare ai cruciali problemi ambientali poiché è evidente che quelle

oggi a disposizione sono largamente insufficienti rispetto al tipo di problemi sul tappeto.

La Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia nei propri limiti si impegna a

sostenere a tal fine un nuovo sistema di fiscalità ecologica [Bilancio Ambientale, Bilancio

Sociale] incentrato sul consumo delle risorse che integri l’attuale fondato sulla tassazione del

reddito. Un sistema di incentivi/disincentivi che premi l’innovazione e i comportamenti

ecosostenibili ed ecoefficienti dei singoli e delle organizzazioni. Per conoscere ed agire occorre disporre di un quadro di Indicatori e dati sullo stato

dell’ambiente suddivisi per matrici e aree tematiche. Lavoro complesso che la Comunità

Montana Unione dei Comuni ricava dall’ampia documentazione prodotta per il raggiungimento

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della certificazione EMAS, che, con la propria Dichiarazione di Politica Ambientale individua,

in seguito a dati analizzati ed a procedure definite, il quadro di riferimento alle Attività

Economiche Sostenibili.

Oltre ad EMAS, altre sono le attività che la Comunità Montana Valle del Samoggia ha

realizzato in questo senso sono:

- partecipazione a Città del Bio

- Manifesto del turismo sostenibile - Mercato delle Cose Buone, che nel 2004 vince il premio ERA Regione Emilia –

Romagna Ambiente “Vetrina della sostenibilità” e che, tra le altre attività ha attivato

assieme alla Regione Emilia – Romagna ed alla ONG COSPE il progetto

transnazionale dal titolo “Sviluppo del territorio: promozione dei prodotti locali dell’area

rurale del distretto di Ramallah – Palestina” - Attivazione di tre tavoli di Mainstraming nell’ambito del progetto Equal: “Laboratorio

Samoggia: una terra accogliente e socialmente responsabile”. Il primo dal titolo

“Sociale, cultura e formazione” ha attivato al suo interno seminari (ad es.

interculturalità, integrazione donne straniere, disabili), attivazione di un forum giovani,

ed altri progetti ad es. valorizzazione linea gotica. Il secondo dal titolo “Ambiente e

territorio” ha attivato vati seminari (tra i temi trattati: biodiversità, gestione del verde

ornamentale, raccolta differenziata), gestione Piano Sviluppo rurale e paesaggistico,

progetto ippovia e pulitura sentiero Samoggia. Il terzo dal titolo “Coesione territoriale” si

occupa dell’adozione del bilancio sociale, del bilancio ambientale e dell’agenda

strategica sovracomunale.

Oltre ai già descritti:

- “Progetti d’impresa”

- PSC Associato - Bilancio sociale

- Gestioni associate

In questo quadro la presenza di attori consapevoli ed attivi dei processi diviene elemento

indispensabile e non sostituibile dello sviluppo. E’ fondamentale operare per potenziare la

capacità di aggregare i diversi attori operanti sul territorio, di coinvolgere i cittadini, creando

economie di scala sui servizi e innovazione dei sistemi di produzione, vendita e promozione

dei prodotti locali.

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Non solo come attività di promozione del territorio ma anche come complesso di operazioni di

sistema e di partecipazione democratica dei cittadini.

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CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA

IILL MMEERRCCAATTOO DDEELLLLEE CCOOSSEE BBUUOONNEE

Il Mercato delle Cose Buone nasce nel 2002, a seguito dell’Anno Internazionale della

Montagna, i soggetti promotori sono la Provincia di Bologna, la Comunità Montana Unione

dei Comuni Valle del Samoggia, il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, il Comune di

Savigno ed il gruppo dei contadini biologici della Valsamoggia

Il Progetto Mercato Cose Buone ha avuto, sin dall’inizio, lo scopo di accrescere e consolidare

la presenza delle realtà produttive locali e sviluppare un rapporto consapevole e critico verso i

prodotti che si acquistano. E’ stato organizzato su tre direttrici principali, mirate ad instaurare

e diffondere un diverso rapporto tra produttore e consumatore:

- forum: appuntamento sul territorio organizzato in forma di dibattito, animazioni teatrali,

seminari, incontri a tema che, con linguaggi diversi hanno sviluppato le tematiche

portanti del progetto;

- mercato: un appuntamento fisso e mensile sulle piazze della Valsamoggia, eletta come

luogo dell’incontro tra produttori e consumatori e dove si possono trovare prodotti di

stagione nati dal territorio al fine di acquisire un nuovo modo di fare la spesa. Il primo

mercato è stato il 16 maggio 2002 a Savigno e si ripete la quarta domenica di ogni

mese

- Comunicazione: con l’opuscolo “Il biologico ed il locale: dal produttore agricolo al

consumatore” allo scopo di far conoscere i principi fondanti del progetto, le notizie e le

informazioni utili di carattere generale sul territorio ed i suoi prodotti. Nel Mercato delle Cose Buone la presenza prevalente è quella alimentare: Tra i produttori locali,

(contattati tramite un lavoro capillare con le associazioni di categoria) sono stati privilegiati coloro che

puntano su colture biologiche ed autoctone, ciò per sostenere un’idea precisa di alimentazione ed

educazione alimentare. Tra i prodotti presenti segnaliamo: ortaggi (zucchine, pomodori, lattughe…),

frutta (ciliegie, albicocche, uva da tavola…) nelle varie tipologie locali, prodotti del sottobosco, miele e

derivati, latticini e uova, farina pane e derivati, marmellate, succhi e passate di pomodoro, insaccati,

aceto balsamico, olio, tartufo, castagne, vini dei colli bolognesi, animali da cortile (polli, conigli, ecc…).

A fare da completamento al settore alimentare vi è la parte merceologica e tradizionale, legata

all’artigianato agricolo, alle piante ed ai manufatti artistici realizzati con materiali naturali, si ricordano:

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piante (officinali, da appartamento, da frutta), essenze e detergenti naturali, artigianato agricolo

(oggetti in terracotta, legno, candele…), riciclaggio.

Il Mercato ospita anche associazioni no profit, di volontariato, ONLUS, commercio equo-solidale, al

fine di diffondere il concetto di solidarietà e scambio dignitoso tra produttori e consumatori.

Per entrare a far parte del Mercato delle Cose Buone, ed usare il relativo marchio, occorre

aderire ad un disciplinare, regolarmente depositato, i cui punti fondamentali sono:

- essere azienda agricola,

- vendere prodotti autoctoni,

- vendere ad un prezzo non alterato da passaggi commerciali,

- Rispettare i requisiti stabiliti dal manuale HACCP,

- Rispettare la normativa sulla tracciabilità

Al mercato sono state affiancate “animazioni” di vario tipo (da gruppi musicali etnici, a letture

teatrali, a degustazioni ed assaggi mirati e comparati di prodotti)

Alla base della filosofia de Mercato delle Cose Buone vi sono i principi sanciti dal World

Social Forum di Porto Alegre che, nel contesto della globalizzazione economica e

neoliberista, richiamano modelli di sviluppo fondati sulla valorizzazione durevole delle risorse

sociali, ambientali e territoriali.

Il produttore – abitante tramite la propria attività contribuisce a valorizzare e conservare un

luogo e rende possibile la crescita del lavoro autonomo, in special modo dell’operatore della

piccola azienda agricola locale che in questo modo può trovare lo spazio di continuare e far

crescere la sua attività.

Si crea un nuovo rapporto tra chi produce e chi acquista. Il mercato è un’occasione per

consolidare e stimolare un’etica del benessere attraverso la consapevolezza del consumo

critico, del vivere sano e del recupero delle tradizioni.

Grande importanza da questo punto di vista ha il richiamo continua alla “stagionalità” dei

prodotti.

Il territorio con i suoi luoghi, i valori ambientali, paesaggistici ed urbani, i suoi saperi, le culture

e le arti diventano elementi da tutelare e far crescere all’insegna della produzione di ricchezza

durevole, nel quadro di un modello di sviluppo sostenibile.

Il territorio non solo è ospite ma primo fornitore del mercato e ciò mantiene viva ed

incrementa una ricchezza culturale locale che altrimenti rischierebbe di scomparire. Il mercato

si rivolge in primis alla popolazione del proprio territorio, parteciparvi significa entrare in una

nuova dimensione di vita paesana dedicata al recupero delle tradizioni locali.

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Nel 2004 si è attivato un progetto, in collaborazione con il GAL dell’Appennino Bolognese, per

estendere il concetto di Mercato delle Cose Buone, da intendere non solo come un marchio

ma come una vera e propria marca territoriale. In questo senso le azioni realizzate sono state molteplici e soprattutto all’insegna della

comunicazione, i prodotti sono stati i seguenti:

- Foglione – edizione 2004 - (“Accade in Valsamoggia”): una pubblicazione a colori e

con foto contenente tutte le manifestazioni, le sagre e gli eventi organizzati sul territorio

nel periodo maggio – dicembre e calendarizzati mese per mese.

- Guida ai servizi turistici della Valsamoggia: opuscolo a colori con foto con l’indicazione

e la descrizione dettagliata dei servizi turistici della Valle del Samoggia, i prodotti tipici,

le aziende del Mercato delle Cose Buone, la ricettività alberghiera ed extralaberghiera,

la ristorazione, le strutture sportive

- Sito web (www.mercatocosebuone.it) sito autonomo e contenente tutte le informazioni

relative al Mercato delle Cose Buone ed alle tipicità agroalimentari del territorio, con

una rubrica dinamica all’interno della quale si trovano notizie di tipo nutrizionale,

servizi, eventi ed informazioni turistiche, ed una newsletter.

- Cartolina promozionale del sito

- Sacchetti per la spesa

- Striscioni stradali

- Acquisizione di spazi radio – televisivi su emittenti locali

- Realizzazione di un CD con la sintesi degli interventi radio – televisivi con immagini

fotografiche.

Nel 2004 il Mercato delle Cose Buone ha vinto il Premio ERA – Regione Emilia – Romagna

Ambiente “Vetrina della Sostenibilità”, area tematica “Valorizzazione del territorio e turismo

rurale” per la capacità di aggregare i diversi attori operanti sul territorio, di coinvolgere i

cittadini, creando economie di scala sui servizi e innovazione sui temi di vendita e promozione

di prodotti locali. Non solo eccellente attività di promozione del territorio ma anche esemplare

operatore di sistema e di partecipazione democratica dei cittadini”.

Oggi il mercato ha una dimensione adulta costituita da moduli operativi perfettamente integrati e

funzionanti. Un importante obiettivo che ci si pone oggi è di sviluppare e far crescere altre modalità

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organizzative di vendita:

• sostenendo le aziende nella sua trasformazione e qualificazione del proprio prodotto

(passaggio da sole aziende agricole a beed & breakfast ed Agriturismi) (passaggio dalle

coltivazioni tradizionali al biologico);

• sostenendo le aziende nella ricerca di un proprio funzionale modello di autonomia energetica

sostenibile;

• nell’incremento delle vendite direttamente in azienda;

• nella individuazione di pratiche di vendita tramite la pratica l’in box ed i gruppi di acquisto;

• attivando percorsi di “buone prassi” per la vendita diretta anche in accordi trasnazionali con

alre realtà Europee ed Internazionali

La Provincia di Bologna ed il GAL Appennino Bolognese hanno permesso lo sviluppo ed il

potenziamento di questa esperienza creando le condizioni per la sua “esportabilità” in tutta l’area GAL.

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CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE Le Salon Ille et Bio : quand des bénévoles prennent en main le développement durable de leur

territoire

Le Salon Ille et Bio, lieu d’échanges et de promotion sur le développement durable

Le salon Ille et Bio est organisé chaque année par l’association Culture Bio.

L'association Culture Bio a été créée en 1999. Elle a pour objectif de promouvoir l'agriculture ,

l'alimentation et le jardinage biologiques , ferments pour la santé, la solidarité et l'équilibre des

hommes et de notre planète Terre. La progression d'une bio sincère et véritable se fera par les

prises de conscience, dans un climat serein. Cela induira des actes et des actions concrètes.

Elle organise chaque année le Salon Ille et Bio, grâce à une forte base de bénévolat et de

militantisme, et une reconnaissance locale qui s’est forgée au cours des années. Le Salon Ille et Bio

est un lieu de rencontres, d'échanges, de réflexions, de dégustations de produits et de découvertes.

Cette année (2006), 180 exposants sont attendus, ainsi qu'une dizaine de conférenciers. Les visiteurs

peuvent s’égarer dans « la rue des bonnes infos », avant de s’engager dans la « rue du bien être »

pour arriver sur la « Place du bar à parlottes », ou encore la « Place des Délices ». Le fréquentation

du salon est en constante augmentation : 11.000 visiteurs en 2005. Ce succès tient à la pédagogie de

la démonstration : on y parle de développement durable au quotidien, sans donner de réponse toute

faite. L’esprit d’équipe de l’association donne également envie de partager cette expérience.

L’association Culture Bio contribue également à la progression concrète de la bio toute l’année, en

facilitant la circulation de l’information, la mise en relation des besoins et des compétences ou

ressources. En 1999, Culture Bio a créé le bio jardin de Guichen, sur un terrain mis à disposition par

la commune. Cet espace de 1000 m2 est travaillé avec des méthodes de culture respectueuses de

l’environnement : économies d’eau (paillage, mulching, etc.), lutte biologique (cultures associées,

respect des insectes auxiliaires). Ce lieu est à la fois un espace de rencontre, un potager « modèle »

et un jardin pédagogique, support d’activités avec grands et petits.

Le Salon Ille et Bio, exemple d’un développement local socialement responsable

Le Salon Ille et Bio, et plus généralement l’ensemble des activités et le fonctionnement de

l’association Culture Bio, nous apparaissent comme un exemple de bonne pratique en matière de

responsabilité sociale sur un territoire, pour les raisons suivantes :

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Le Salon est porté par des bénévoles et militants, et constitue un exemple de participation

citoyenne active au développement durable du territoire.

Le Salon a comme objectifs d’essaimer des bonnes pratiques, de sensibiliser la population

locale mais aussi les urbains de la ville de Rennes au développement durable, de faire

partager des expériences humaines. Il favorise la constitution l’intégration des différents

acteurs du territoire et leur fonctionnement en partenariat.

Le Salon a également une vocation économique, en aidant à la diffusion de produits, au

développement d’entreprises, à la mise en relation des besoins et de l’offre, liés au

développement durable et socialement responsable.

Le Salon mobilise les collectivités locales autour de son projet et s’implique, en particulier

dans le contrat du Pays des Vallons de Vilaine, avec un projet de développement d’un salon

permanent.

Le Salon veut donc, aujourd’hui, devenir permanent, pour permettre la création d’emplois

locaux (centre de ressources en développement durable avec un magasin bio, la vente de

produits en circuit court, de la restauration, etc.).

Exemple de bonne pratique : le Café Installation

Le « Café Installation » est une initiative développée par la FdCivam d’Ille et Vilaine (association de

développement rural et agricole), en Bretagne, pour accompagner les agriculteurs qui veulent

s’installer aujourd’hui sur le territoire et les aider à concrétiser leur projet.

Une initiative qui répond à un vrai besoin

- La campagne attire de plus en plus de citadins. Différents porteurs de projets s’investissent dans

de nouvelles initiatives en milieu rural.

-Une fois installées en milieu rural, ces personnes ont souvent la sensation d’aller seul contre tous,

et l’absence d’un réseau d’appui finit par les démotiver.

-L’accompagnement doit être adapté à chaque porteur de projet.

-Le café installation se révèle être un outil de l’accompagnement servant de « fil conducteur » au

porteur de projet.

Le Café Installation : un espace de rencontres pour les porteurs de projets

-Espace d’accueil et d’écoute du porteur de projet.

Lieu physique où les porteurs de projets ont la possibilité de partager et d’échanger sur leurs

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expériences.

-Instance relationnelle :

Mise en relation avec des agriculteurs ayant de l’expérience , d’autres porteurs de projets,

des agents de développement, etc.

-Accompagnement personnalisé :

- L’animateur fait la connaissance du porteur de projet (caractéristiques personnelles)

- Adaptation du choix thématique aux intérêts des porteurs de projets

- Diverses dynamiques d’animation.

Des rencontres conviviales

-Les Cafés sont organisés en rencontres bimestrielles, les soirs de 20:00 à 23:00 heures .

-Chaque porteur de projet présente son parcours. Il s’agit d’une réunion qui se déroule pendant 1

heure , les candidats ont la possibilité d’exposer leurs projets en quelques mots , et de partager

leurs inquiétudes.

-Le temps de discussion, d’échanges, se poursuit autour d’un repas. Cela permet d’échanger de

nouvelles informations.

-Exposition du projet : grâce à la participation des agriculteurs déjà installés, les porteurs de

projets bénéficient de leurs remarques et d’expériences afin d’avancer dans la construction de leurs

projets .

-Une réflexion permanente est menée sur les différentes dynamiques d’animation.

Des résultats motivants

- Depuis sa mise en place , 14 porteurs de projets se sont présentés à chaque réunion.

- Ils s’investissent de plus en plus et améliorent leur projet.

- Il existe une grande diversité des projets exposés: vente directe , accueil pédagogique ,

transformation , etc.

- La présentation d’expériences réussies exposées par d’autres porteurs de projets soutient et

motive les candidats.

Conclusion

Le Café Installation représente un espace local de mise en réseau, entre des porteurs de projets,

des personnes ayant déjà créé leur activité et des agents de développement. Il répond à un

véritable besoin d’insertion et d’intégration territoriale, ressenti par les porteurs de projets que

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nous accompagnons. Il permet également, de par sa forme conviviale, de créer des relations de

confiance entre les participants, et de contribuer à créer un capital social fort sur le territoire.

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CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO

Naturalmente lucano

Naturalmente lucano è “un viaggio nel gusto attraverso i cinque ’sistemi turistici locali’ della Basilicata

per conoscere e assaporare le bontà di una terra… dove tutto è com’era”.

L’esposizione dei prodotti agroalimentari della Basilicata presso la fiera di Tito denominata

“Naturalmente Lucano” è diventato un appuntamento di grande rilievo, per produttori, consumatori,

associazioni, enti pubblici e privati del settore che ha visto migliaia di visitatori.

Particolare attenzione va all’agricoltura biologica.

L’incentivazione dell’agricoltura biologica va pertanto migliorata, in modo da poter offrire agli

imprenditori agricoli una concreta possibilità per valorizzare e far conoscere le produzioni lucane sul

mercato nazionale ed anche estero e la Regione Basilicata dovrà sempre più caratterizzarsi, come una

regione attenta alla salvaguardia delle risorse ambientali e le aree protette possono essere

testimonianza che a vario titolo mirano alla conservazione dell’enorme patrimonio naturalistico

regionale.

Proprio grazie alla presenza delle aree protette l’agricoltore deve poter convertire

le proprie produzioni nel biologico, trovare suggerimenti tecnici, consigli per la

difesa biologica dai parassiti, commercializzazione dei prodotti, elemento quest’ultimo che rappresenta

il principale ostacolo per una più rapida diffusione dei prodotti agricoli biologici.

Da tempo, affianco degli agricoltori biologici con cui condivide l’impegno a lavorare per una agricoltura

“pulita” e amica dell’ambiente, anche il WWF mette a disposizione le proprie risorse sia per favorire

l’introduzione dell’agricoltura biologica nei Parchi e nelle aree protette regionali, sia per promuovere la

divulgazione e promozione dei prodotti nella convinzione che il nostro destino dipenda sempre più dalla

possibilità di creare nuove alleanze tra attività economiche e tutela della natura.

Tale specificità può derivare dal fatto di provenire da zone sottoposte a particolari

norme di conservazione, non investite da inquinamento e degrado ambientale, con

buona qualità di aria, suolo e acqua.

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In proposito il WWF di Basilicata insiste affinché si affidi alle aziende biologiche incluse nei territori

delle aree protette l’utilizzo dell’emblema del Parco in modo da riconoscere le attività produttive

tradizionali legate alle finalità di conservazione della biodiversità.

Un modo questo per incrementare lo sviluppo economico dei territori protetti e quindi non più

un’agricoltura biologica sviluppatasi come una moda o su spinte

emotive originate da paure alimentari, o su slogan promozionali, ma un’agricoltura

biologica che si inserisce quale elemento della politica di qualità, che conserva la

propria specificità considerato che la sua principale funzione è la salvaguardia

dell’ambiente.

Ciò che ha caratterizzato inoltre i giorni in cui si tiene la fiera è stato il tentativo ben riuscito di

“coniugare i prodotti con l’ospitalità” ovvero di abbinare la promozione del territorio con la

valorizzazione dei prodotti lucani, una vera sfida per far decollare un sistema economico che non sia

incentrato solo all’esportazione di petrolio ed autovetture.

La manifestazione, che si tiene annualmente ad ottobre nei saloni dell’Ente Fiera di Basilicata, ha come

scopo quello di fornire una vetrina importante al comparto agricolo ed agroalimentare lucano. Nei giorni

della manifestazione è possibile vedere in vetrina i prodotti tipici e biologici della Basilicata, proposti da

singoli produttori o da consorzi di produttori associati che portano sulle tavole della fiera i loro prodotti

di punta. La valorizzazione dei prodotti tipici lucani avviene oltre che con le numerose degustazioni che è

possibile effettuare in fiera, anche attraverso incontri tecnici, tavole rotonde e dibattiti sui cibi e le

tecnologie agroalimentari in Basilicata.

Naturalmente lucano si propone di far conquistare spazi nei mercati di nicchia del mangiar sano. Un

mercato che sempre più sta conquistando i consensi dei consumatori e degli addetti ai lavori sia in

campo nazionale che internazionale. Prova ne è la continua e crescente sensibilità alimentare verso la

provenienza dei prodotti agroalimentari. La fiera mira a rafforzare la presenza di pubblico proveniente da

fuori regione e, soprattutto, quella di operatori commerciali e della stampa specializzata di ogni parte

d’Italia. La presenza di Naturalmente lucano nella Sana di Bologna è, al riguardo, una delle attività di

promozione finalizzate ad offrire agli espositori un efficace strumento di visibilità. E per garantire

un’attenzione continuativa e di qualità da parte della stampa specializzata, è stato organizzato nei giorni

della fiera un tour per i giornalisti, al fine di farli incontrare con gli espositori per conoscere, visitare e

promuovere le migliori selezioni di prodotti lucani.

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CAPITOLO 3. ESEMPI DI BUONE PRASSI

A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA

Laboratorio del Gusto e Centro Espositivo dei Prodotti enogastronomici di qualità

Il progetto “Laboratorio del Gusto e Centro Espositivo dei Prodotti enogastronomici di qualità

a supporto dello sviluppo turistico” è un’azione congiunta che nasce nell’ambito DocUP Ob. 2

2000-2006 e Sostegno Transitorio 2000-2005 – Asse Prioritario 3 – Misura 3.1. – Submisura 1

– Intervento c) “Iniziative di promozione e valorizzazione delle risorse tipiche del territorio

regionale, anche mediante interventi diretti a sostenere l’attività delle strutture che vi

operano”.

Il progetto è finalizzato alla:

1. realizzazione, attraverso opportuni adeguamenti strutturali e investimenti necessari in

termini di attrezzature ed arredi nel centro storico di Acqualagna, di una sede

permanente per la valorizzazione del tartufo e degli altri prodotti tipici e lo sviluppo di

laboratori sensoriali che, oltre a consentire una integrazione dell’offerta turistica di tipo

tradizionale, sono strumentali alla definizione ed al controllo di disciplinari di qualità per

i prodotti eno-gastronomici;

2. promozione di un piano promozionale articolato in eventi, in grado di utilizzare la

risonanza della Fiera Nazionale del Tartufo di Acqualagna e finalizzati allo sviluppo di

una offerta turistica integrata sia in base a tematismi (arte, natura, cultura) sia rispetto

al territorio della Comunità Montana del Catria e del Nerone e dell’intera area del

Montefeltro.

Il progetto è strutturato in due aree funzionali:

• Centro Esposizione: sala di esposizione permanente per i prodotti tipici del territorio

(tartufo, visciole, pane, olio); sala di esposizione permanente dei prodotti di qualità regionali

(vino dei castelli di Jesi, formaggio di fossa di Talamello, olio di Cartoceto, ecc…); sala di

esposizione tematica, dove verranno realizzate iniziative non permanenti su temi di richiamo

(Arte e Sapori, Il Pane, Le lavorazioni di pietra artigianale; I prodotti del fiume, ecc…); sala

di esposizione polivalente; punto di prima informazione turistica.

• Laboratorio del Gusto: sala polivalente attrezzata con blocco cucina e postazioni

informatizzate per la rilevazione delle proprietà organolettiche e sensoriali dei diversi

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prodotti enogastronomici (valenza tecnica di servizio rivolto ai produttori che vogliano

ottenere certificazioni specifiche sui prodotti e ai giovani in cerca di prima occupazione o

personale occupato nelle imprese dell’agroalimentare che vogliano acquisire/migliorare le

proprie competenze nella degustazione e nella valutazione dei prodotti eno-gastronomici di

qualità); una sala multimediale con otto postazioni attrezzate per la ricerca degli itinerari

turistici e la raccolta di informazioni sui prodotti in esposizione; un centro documentazione

specializzato sulle produzioni di qualità e le tematiche connesse alla produzione,

trasformazione, commercializzazione e valorizzazione delle risorse enogastronomiche di

qualità; sala riunioni e proiezione a supporto degli operatori che vogliano incontrarsi in

concomitanza dei diversi eventi; sala promozione delle strutture turistiche del territorio.

Modello Logico di Funzionamento del Laboratorio del Gusto.

Il Comune di Acqualagna si propone di rivestire il ruolo di attore in grado di coordinare e

integrare le attività di promozione al fine di:

• arricchire l’offerta turistica, favorendo una conoscenza integrata di tutte le risorse del

territorio;

• aumentare la dotazione di strutture qualificate dove ubicare le funzioni di incoming per

orientare i flussi turistici;

• considerare le relazioni attivate grazie alla Fiera Nazionale del Tartufo come risorsa

strategica da non disperdere per il territorio;

• favorire il passaggio “dal turista fruitore al turista estimatore” agendo su due direttrici: a)

proporre eventi, in concomitanza con la Fiera del Tartufo, che amplino il contenuto turistico

Laboratorio del Gusto

Scuola di cucina Degustazione Interfacciamento WEB

Aspetto esteriore

Analisi sensoriale: esame visivo; esame gustativo; esame olfattivo

Tipicità

Consistenza

Struttura

Occhiatura

Parametri di degustazione per il tartufo

Chat tematica

Manuale di degustazione

Ricette

Curiosità

Borsino quotazioni

Disciplinari di produzione/commercializzazione

Retrogusto

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della visita ad Acqualagna e consentano di aumentare la permanenza media dei turisti sul

territorio; b) a partire da un target di turisti già fidelizzati (quelli aderenti al Club Amici del

tartufo) sviluppare una serie di iniziative anche non in concomitanza con la fiera per

attivare anche in altri periodi un incremento delle presenze turistiche sul territorio.

CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA

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CAPITOLO 4.STRUMENTI OPERATIVI

A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE

Il s’agit de l’analyse SWOT de notre projet par rapport aux objectifs que nous nous proposons d’atteindre. Forces

Réseau associatif déjà existant, qui partage des valeurs communes sur le développement durable

Réseau de professionnels sur le terrain, disposés à partager leur expérience

Connaissance du territoire Savoir-faire techniques spécifiques (ex :

insertion, connaissances des public en insertion, diagnostic de territoire, accueil, formation…)

Méthodes pédagogiques qui ont fait leur preuve (ex : groupes d’échange)

Capacités d’innovation Expérience en développement agricole

et rural

Faiblesses Peu de moyens humains et financiers Lourdeur du travail en réseau Lourdeur administrative de la gestion de

projets type EQUAL pour nos structures (association de petite taille)

Manque de légitimité et reconnaissance politique de nos réseaux et des projets atypiques

Capacité à mobiliser autres acteurs de l’accompagnement pas encore éprouvée

Opportunités

Décentralisation politique Fonds européens Patrimoine culturel et naturel riche Dynamisme du secteur associatif en

Bretagne

Menaces

Diminution des moyens financiers pour les associations

Agriculture intensive Erosion de savoir-faire ruraux Standardisation des pratiques de

production primaire (agriculture et pêche)

Banalisation des produits et services Dévalorisation, aux yeux de certains

ruraux, de savoirs-faire considérés comme féminins

Conflits sur l’usage des ressources (et les problèmes relationnels entre l’agriculture et l’environnement)

Peu d’opportunités d’emploi, surtout pour les jeunes et les femmes, en milieu rural

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Diagramme PERT

Au lieu de faire un point sur la diagramme PERT que nous ne maîtrisons pas, il nous paraît plus judicieux de détailler notre méthodologie de repérage et de valorisation de savoir-faire traditionnels sur un territoire dans une optique de développement d’un entrepeunariat durable et socialement responsable.

Méthodologie de repérage de savoir-faire traditionnels et ressources locales typiques Ces savoir-faire et ressources locaux sont considérés comme des potentiels de création d’un entrepeunariat durable et socialement responsable. La méthodologie de repérage s’appuie sur un guide d’enquête, qui nous permet d’homogénéiser nos résultats. Il vise à atteindre les objectifs suivants :

Les objectifs du travail d’enquête Repérer des détenteurs de savoir-faire locaux spécifiques/ typiques à un territoire et à son

histoire. Analyser l’évolution des pratiques et utilisations des ressources, en reliant les contextes aux

usages, afin de définir des potentialités de développement aujourd’hui. Analyser les conditions de transmission des savoir-faire. Analyser les impacts (économiques, sociaux, environnementaux) de l’application de ces savoir-

faire sur le territoire et du territoire sur le développement des savoir-faire. Constituer un pôle de personnes ressources ayant la volonté/ le souhait de transmettre leur

savoir-faire à des porteurs de projets ; créer un réseau d’échange de savoir-faire. Valoriser les détenteurs de savoir-faire et leur territoire. Faire prendre conscience à la population locale de la richesse de leur territoire et les impliquer

dans le développement local. Communiquer auprès de porteurs de projets et des institutions locales sur les potentialités de

valorisation socio-économique des savoir-faire traditionnels et ressources typiques de leur territoire.

Créer une dynamique locale de développement basée sur cette valorisation.

Personnes enquêtées Qui enquête t-on ? Des personnes détenant des savoir-faire jugés traditionnels, c’est-à-dire liés à l’histoire locale, et en danger de disparition ou peu valorisés. Comment repère t-on les personnes à enquêter ? Via des réseaux spécialisés, les différents acteurs locaux des territoires, en mettant en commun nos contacts par l’intermédiaire d’un site internet coopératif. Nombre d’enquêtes : l’objectif n’est pas de faire un travail exhaustif. 15 enquêtes par territoire avec une approche complémentaire (filières locales) à l’échelle de la Bretagne (données secondaires recueillies).

Description synthétique du contenu de l’enquête (champs à remplir dans la base de données)

Descriptif rapide des produits résultant de l’application des savoir-faire. Matières premières utilisées (provenance, qualité et disponibilité) Descriptif rapide du mode de production ou d’organisation/ de la chaîne opératoire (éventuellement

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sous forme de schéma : qu’est-ce qu’on fait, avec quelles matières/ ingrédients, avec quels outils, où, qui)

Facteurs contraignants (personnels, territoriaux, autres) Facteurs favorisants (personnels, territoriaux, autres)

Pistes de valorisation Facteurs qui limitent la valorisation économique (personnels, territoriaux, autres) Facteurs qui favorisent la valorisation économique (personnels, territoriaux, autres)

Critères géographiques : conditions d’environnement, bassins historiques, zone diffusion Ressources disponibles pour la formation/ transmission (personnes, lieux/ structures)

Principales caractéristiques requises chez l’apprenti Facteurs de réussite de la transmission Facteurs d’échec de la transmission

Evolution historique du savoir-faire et de sa transmission Cadre réglementaire Intérêts généraux (culture, environnement, social, économique, etc.) Niveau d’insertion de l’activité/ du SFA au sein du territoire

Facteurs – du territoire pour l’insertion Facteurs + du territoire pour l’insertion

Utilisation des données recueillies Les données recueillies servent à alimenter une base de données utilisée dans l’accompagnement aux porteurs de projets et dans des campagnes de sensibilisation aux potentialités de développement local basé sur la valorisation des savoir-faire traditionnels et ressources locales typiques.

Elles nous permettent de mettre en contact des personnes détenant des savoir-faire et voulant les transmettre avec des porteurs de projets ayant besoin de s’appuyer sur des initiatives concrètes et désireux de développer ces savoir-faire. Les données recueillies doivent également favoriser le processus de transmission des savoir-faire et la recherche de pistes de valorisation socio-économiques viables.

Elles nous permettent d’impliquer détenteurs de savoir-faire et porteurs de projets comme acteurs du développement, et de communiquer auprès des institutions locales pour le soutien de ces initiatives, dans une optique de durabilité des actions entreprises.

Impacts attendus pour un entrepeunariat durable et socialement responsable Le repérage, la transmission et la pratique des savoir-faire traditionnels, liés à l’innovation, est, selon nous, vecteur d’un entrepeunariat socialement responsable et durable car :

Cela crée du lien entre les personnes d’un même territoire autour de l’identité de ce territoire et de ses habitants.

Les détenteurs de savoir-faire et les porteurs de projets sont/ redeviennent acteurs du développement local.

Les savoir-faire repérés prennent en compte les 3 axes du développement durable : économique, social et environnemental, et permettent donc de créer des activités qui vont dans ce sens. Leur pratique est adaptée, historiquement, au contexte particulier de chaque territoire.

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CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO

PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA

L’ analisi socio economica condotta consente di individuare i punti di forza e di debolezza del territorio

oggetto di studio, evidenziando altresì i rischi e le opportunità di sviluppo, come segue:

Punti di Forza

Punti di Debolezza

a) Presenza di un mix, difficilmente

imitabile, di risorse naturalistiche,

culturali, ambientali e archeologiche

dotate di specificità pregevoli e spesso

uniche.

b) Emergenze ambientali particolarmente

adatte allo sviluppo di turismi di nicchia.

c) Contesto sociale ricco di tradizioni e di

una naturale “cultura dell’accoglienza” e

della “solidarietà”.

d) Presenza di aree rurali ricche dal punto di

vista naturalistico e paesaggistico e

fortemente “appoderate”.

e) Cospicua e stabile presenza di

imprenditorialità nei settori di produzione

e trasformazione agro-zootecnico ed

agro-alimentare.

f) Processi in atto di riconversione a sistemi

di produzione agricola ecocompatibile ed

ambiente favorevole allo sviluppo di tali

sistemi.

g) Presenza di strutture ed organismi di

c) scarsa offerta di servizi alle imprese ed

ai cittadini ( e, in particolare, alle

popolazioni ed imprese agricole), sia

per soddisfare esigenze produttive che

per assicurare adeguati livelli della

qualità della vita.

d) Carente e/o incompleta dotazione

strutturale ed infrastrutturale (materiale

ed immateriale) del territorio.

e) Dinamiche di spopolamento e di

invecchiamento della popolazione,

specie nei Comuni più interni.

f) Progressiva perdita di identità culturale

dell’Area e della conoscenza e

coscienza delle potenzialità delle risorse

territoriali.

g) Scarsissima utilizzazione e

valorizzazione a fini produttivi delle

notevoli risorse ambientali, culturali e

storiche dell’Area.

h) Bassa ricettività (posti letto per cento

abitanti) alberghiera pur in presenza di

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ricerca in settori che esaltano le

caratteristiche e le potenzialità peculiari

dell’Area (sperimentazione agricola e

zootecnica e ricerca astronomica).

h) Notevole patrimonio abitativo recuperato

ed adeguato.

i) Presenza contemporanea di molteplici

azioni ed interventi per lo sviluppo (

Contratto d’area, Patti territoriali, Leader,

ecc.)

a) L’integrità del territorio e l’eccellenza

delle risorse ambientali e naturali,

testimoniate dalla presenza di strutture

di ricerca di valenza internazionale.

b) Crescente sensibilità sociale verso

tematiche ambientali ed espansione

della “domanda-esigenza” di prodotti

turistici di nicchia, alternativi e/o

complementari a quelli di massa.

j) Possibilità di forte integrazione fra

turismo e produzioni tipiche locali nei

settori agro-zootecnico-alimentari e

artigianali.

un notevole patrimonio abitativo

recuperato ma sottoutilizzato o

inutilizzato.

i) Scarsa integrazione fra settori

istituzionali, culturali e produttivi ed

assenza di una adeguata cultura

manageriale nell’organizzazione e

nell’offerta di prodotti e servizi.

j) Insufficiente diffusione ed utilizzo degli

strumenti tipici della società della

informazione.

k) Fragilità istituzionale del settore

turistico.

l) Mancato o ritardato potenziamento

infrastrutturale e di collegamento

(materiale ed immateriale) dell’area e

conseguente demotivazione agli

investimenti.

m) Marginalizzazione dell’Area nei

processi decisionali e nelle azioni di

marketing territoriale.

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CAPITOLO 4. STRUMENTI OPERATIVI

A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA

4.1 ANALISI SWOT Punti di forza

- Vicinanza alla superstrada Fano-Roma e da questa alla autostrada adriatica

- Posizione centrale tra la Gola del Furlo, Urbino e la Toscana

- Contiguità rispetto alle cd. “aree interne”

- Presenza di un Sistema Turistico Locale in grado di supportare una valorizzazione congiunta di

risorse enogastronomiche, culturali, ambientali attraverso un Consorzio di Operatori Turistici

attivato attraverso il PIC Leader II

- Riconoscibilità nel mercato turistico nazionale e sopranazionale (Acqualagna Capitale del Tartufo)

- Risorse naturali, patrimonio archeologico, eventi

Punti di debolezza

- non adeguato sfruttamento dei sistemi on-line per raggiungere i turisti

- turismo “mordi e fuggi” in assenza di politiche integrate e di una bassa capacità ricettiva sul

territorio comunale

- necessità di integrare le capacità di analisi della domanda turistica attraverso lo sviluppo di

opportuni sistemi di monitoraggio

Opportunità

- Aumento della domanda di nuove forme di turismo in grado di abbinare cultura, arte, natura e

enogastronomia

- Immagine dei prodotti “Made in Italy” nel mercato internazionale

- Rilievo crescente del mangiar bene

- Sviluppo delle forme di comunicazione on line

Minacce

- decremento dei flussi turistici verso le Marche

- ritardo di posizione delle Marche rispetto ad altre regioni italiane che hanno una immagine più

consolidata nel turismo enogastronomico (Piemonte, Toscana)

4.2 AGENDA STRATEGICA

Il Forum Agenda 21 della Provincia di Pesaro e Urbino

Nell’attivare il Forum provinciale di Agenda 21, la Provincia di Pesaro-Urbino ha optato per un tipo di

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percorso “non generalista” ma orientato alla realizzazione di progetti pilota sulla base di diversi aspetti

metodologici:

• dare continuità in fase operativa e attuativa ad un Piano strategico provinciale già esistente e con un

percorso di A21 da integrare agli strumenti di programmazione normativi;

• focalizzarsi su un approccio di A21L provinciale, che privilegia principalmente funzioni di

coordinamento e introduzione di temi strategici e innovativi di scala provinciale, poco considerati

invece nelle A21L comunali, dove l’attenzione dovrebbe essere principalmente legata ai temi e

bisogni locali delle comunità di riferimento e alla partecipazione dei cittadini più che degli

stakeholders classici;

• introdurre un processo partecipato e multi-settoriale orientato al progetto pilota, alla luce delle

condizioni esistenti sopra-citate, delimitato nei temi ma più approfondito e realizzabile in tempi

brevi, rispetto ai processi classici di A21 che partono ex novo con la necessità di definire Piani di

Azione A21 a cui fare seguire Piani Operativi e progetti di attuazione con tempi medio-lunghi.

Il lavoro dei Gruppi Tematici ha seguito una logica improntata alla concreta progettualità di interventi

sul territorio locale, da sviluppare attraverso la condivisione di obiettivi specifici e la collaborazione di

forze (competenze/esperienze) culturali diverse ma unite dal medesimo intento di elaborare e

contribuire all’attuazione di “progetti sostenibili” per il territorio in cui si vive o lavora.

La scelta dell’ approccio progettuale multistakeholders consente di:

• introdurre pratiche di partnership tra soggetti appartenenti a settori abituati a lavorare

autonomamente (pubblico-privato, tecnici-cittadini, amministratori-amministrati, produttori-

consumatori);

• far crescere la capacità progettuale dei partecipanti per superare la semplice elencazione di obiettivi

generici che rimandano necessariamente a ulteriori successivi momenti di progettazione;

Per questi motivi metodologici e vari aspetti di riferimento gestionali su scala provinciale, si sono scelti

come prima fase di lavoro i seguenti ambiti di lavoro:

• Green-Sustainable Procurement (Acquisti-Consumi Verdi/Sostenibili);

• Energia

Con il termine di Green Sustainable Procurement si intende l'introduzione di criteri ambientali

(impatti minimi su acqua, suolo, aria, energia, rifiuti) e sociali (condizioni di lavoro, scambi equi tra

produttori e distributori) nelle politiche di acquisto di beni e servizi da parte di organizzazioni

pubbliche e private (enti locali e imprese).

Lo stesso argomento è stato affrontato anche dal punto di vista dei cittadini-consumatori e delle

associazioni già impegnate sul fronte dei Consumi Responsabili, cioè le scelte di acquisto orientate al

rispetto di criteri di responsabilità sociale (rispetto dei diritti umani) ed ambientale.

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L’ambito energetico, individuato come settore chiave per le politiche del territorio provinciale, assume

rilevanza strategica in ragione dei molteplici effetti sul piano dell’eco-efficienza, della riduzione dei

consumi energetici, della razionalizzazione delle risorse e della sperimentazione di fonti rinnovabili.

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CAPITOLO 5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE

A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE

L’association Accueil Paysan et sa politique d’accueil en Bretagne

L’association Accueil Paysan Bretagne a été créée en 1994. Elle est issue d’un groupe de

ruraux en recherche de solutions pour créer des emplois et permettre à des fermes de

petite taille de poursuivre leur activité. L’objectif de maintien d’un tissu rural vivant s’est

décliné par la mise en place d’activités d’accueil basées sur la découverte du milieu rural

et la qualité des échanges avec les accueillis.

Cette association regroupe des paysans qui partagent une vision commune de leur activité

d’accueil:

Ils mènent de front projets professionnels et projets de vie.

Ils ont des productions diversifiées, des modes de production respectueux de

l’environnement et traditionnels, sur des exploitations souvent de petite taille.

La priorité de l’accueil est humaine et non pas économique.

Il existe différentes modalités d’accueil : gîtes et chambres ; relais ; gîtes d’étape ;

camping ; table paysanne et auberge ; casse-croûte ; produits paysans ; ferme

pédagogique ; l’accueil familial de loisir pour les enfants ; l’accueil familial social (cet

accueil s’adresse à des mineurs en difficulté ou dont la famille est en difficulté, à de jeunes

majeurs, à des personnes âgées ou des personnes handicapées).

De manière transversale à l’ensemble de ces modalités d’accueil, l’association travaille

selon des principes et des priorités qui sont en phase avec les nouvelles demande de la

société :

Education à l’environnement.

Transmission de savoirs à travers l’accueil.

Accessibilité à toutes les « couches sociales ».

Etre à l’écoute des attentes du monde non paysan.

Etre catalyseur de la vie en milieu rural.

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Une charte éthique a été conçue pour concrétiser la vision politique de l’accueil partagée

par ces paysans. Les différents points de la charte sont présentés ci-dessous :

L'accueil paysan est partie intégrante de l'activité agricole.

Le paysan pratiquant cet accueil est désireux de faire connaître son métier et son

environnement (contact avec les animaux, connaissance des plantes, du rythme des

saisons). Là est la spécificité de son accueil.

L'accueil est pratiqué dans un souci d'échanges et de respect mutuels.

Cet accueil se veut accessible à toutes les couches sociales.

L'accueil paysan est un facteur de développement local, il maintient la vie en milieu

rural.

Le paysan garantit la qualité fermière des produits qu'il offre.

L'accueil paysan propose un confort adapté à l'habitat local.

L'accueil paysan est pensé et organisé par ceux qui en vivent.

D'autres acteurs locaux permettent, en s'affiliant à Accueil Paysan, d'enrichir la

dynamique locale.

Accueil Paysan, avec tous les paysans du monde, est international

Pour développer l’accueil paysan sur le territoire, l’accompagnement aux porteurs de

projets est une préoccupation majeure de l’association. Dans les Côtes d’Armor

(département de la Bretagne), 28 porteurs de projets ont été accompagnés depuis 2005.

L’accompagnement est à la fois collectif et individuel. Il suit différentes étapes :

1. Soirée d’information et d’échanges.

2. Rencontre individuelle au cours de laquelle l’association est présentée.

3. Entretien individuel de « connaissance ».

4. Entretiens plus approfondis : analyse du projet, mise en réseau, articulation

temps de vie et projet.

5. Ateliers d’écriture du projet et de formations.

Pour que cet accompagnement réponde aux attentes des porteurs de projets, il est

important que la personne qui accompagne soit en mesure de :

Ecouter sans juger (objectivité).

Discerner la personne de son projet.

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Proposer un suivi régulier avec des validations d’étapes.

Apporter un soutien moral, être attentif.

Mettre en réseau les porteurs de projets.

Proposer une formation technique.

Etre capable de mobiliser les autres acteurs du territoire et de l’accompagnement.

Donner un appui politique.

Grâce à l’accompagnement, de nombreux projets ont vu le jour sur le territoire breton ; ils

ont contribué à redynamiser le milieu rural et à répondre aux attentes de la société en

général et notamment des nouveaux résidents.

L’accueil paysan comme facteur de développement local et durable

Vis-à-vis de l’environnement et de l’économie

Accueillir du public incite à modifier ses pratiques agricoles

L’accueil permet d’augmenter la valeur ajoutée et de maintenir des actifs en

limitant les pressions sur l’environnement et sur le foncier. Face aux difficultés

économiques du milieu agricole, Accueil Paysan est de plus en plus sollicité par des

agriculteurs en recherche de solutions pour diversifier leur activité.

Les activités d’accueil participent à la création et au maintien de dynamiques

économiques sur les territoires

Le paysan, par ses savoir-faire, devient un maillon de l’éducation à l’environnement

Vis-à vis de la société

Répondre aux besoins de « mise au vert », d’ « authenticité » et de lien social

Construire une relation de confiance avec les consommateurs vis-à-vis de

l’agriculture et de ses produits

Accueillir redonne du sens au métier de paysan

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CAPITOLO 5. ACCOGLIENZA COME POLITICA STRUMENTALE AL

RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI CONDIVISI

A CURA DEL COMUNE DI ACQUALAGNA

Pur non presentando montagne di straordinaria altezza, tuttavia le Marche sono

una regione con un’altitudine piuttosto elevata, poiché la pianura è presente solo

lungo il litorale.

La densità media di 152 abitanti per km2 ed è inferiore rispetto alla media

italiana. Questo dato dipende sia dalla morfologia del territorio che

dall'organizzazione economica: infatti negli ultimi decenni molte persone si sono

trasferite dalle zone montuose e collinari poco redditizie per trovare un lavoro

sulla costa o nelle valli, dove si trovano i centri più popolosi. In effetti, è presente

una forte disoccupazione giovanile ed un ritardo nello sviluppo delle attività legate

al territorio. Il territorio marchigiano si confronta anche con un’altra difficoltà in

quanto le coste sono congestionate, in particolar modo durante il periodo estivo.

L’obiettivo perseguito sul territorio della Comunità Montana del Catria e del

Nerone, in cui il Comune di Acqualagna è particolarmente attivo, è dunque di

andare oltre la creazione d’offerte ricettive e di sviluppare una politica che

consideri il ripopolamento e l’accoglienza come elementi di sviluppo locale ed

economico. La strategia attivata consiste nell’offrire al territorio e ai suoi futuri

residenti un’opportunità di sviluppo.

In effetti, il mondo montano è considerato sempre più come un luogo di

divertimento e di qualità ambientale, dov’è facile sviluppare delle attività.

L’urbanizzazione delle aree periferiche e litorali ha beneficiato a lungo dei flussi

migratori, offrendo spazi di vita in prossimità delle città e del mare. Oggi i

cittadini sono in “rottura” con la città e i suoi ritmi e le coste sono sovrappopolate

soprattutto in periodo estivo. Lo spazio rurale rappresenta dunque una

prospettiva di cambiamento.

L’adozione di una politica di accoglienza deriva dalla volontà politica di lottare

contro il senso di esclusione delle popolazioni locali, contro l’abbandono del

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territorio. La politica di accoglienza mira infatti a rendere il territorio accogliente,

permettendo dunque il ripopolamento delle zone in perdita demografica ed

economica, mantenendo o sviluppando i servizi di prossimità e l’equilibrio tra

coste e montagna.

La strategia consiste in un primo tempo nella costruzione di un comitato di

pilotaggio in grado di gestire e decidere le misure da attuare sul territorio

marchigiano. Dopodichè la popolazione locale verrà sensibilizzata sulla politica in

corso, perché solo se gli abitanti sono consapevoli dell’importanza di ripopolare le

montagne, questa politica potrà essere efficace.

La strategia di accoglienza prevede una fase di censimento dell’offerta locale e di

ricerca e accompagnamento di eventuali futuri residenti, in modo da dare al

territorio nuove risorse fisiche ed intellettuali. La parte di comunicazione e

costruzione dell’immagine locale è fondamentale dando al territorio un aspetto

qualitativo. La strategia ha trovato un’operatività grazie al progetto Equal fase II

“Il territorio montano ed il suo rinnovamento”, all’interno del quale è stata

progettata una metodologia di ripopolamento.

Ad oggi la metodologia è in corso di sperimentazione e prevede una serie di azioni

tese a rendere il territorio accogliente. In effetti, il progetto inizia con una ricerca

sul territorio, i cui risultati hanno permesso di far emergere le potenzialità locali

da utilizzare come base per costruire progetti di vita o d’impresa da parte di

soggetti desiderosi di cambiare stile di vita. Dopo di che il progetto prevede la

creazione di un database rilevando le diverse opportunità del territorio in termine

di offerta locale e un bilancio di competenze per i giovani agricoltori in modo da

rendere l’agricoltura multifunzionale. Un corso per agente di ripopolamento è

ugualmente previsto ed è un elemento chiave per la sostenibilità del progetto, in

quanto questa figura avrà la capacità di sviluppare e portare avanti altri progetti a

favore del territorio. Di seguito, il progetto prevede la creazione di un marchio

territoriale trasmettendo l’idea di qualità e di accoglienza.

Il progetto Equal ha apportato come valore aggiunto la previsione di un

partenariato transnazionale. Grazie a questo, il territorio è potuto venire a

conoscenza di altre realtà che portano avanti queste politiche ed esperienze e ha

avuto la possibilità di informarsi sulle modalità di attuazione. Il confronto con altri

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territori è importante perché permette di analizzare le proprie politiche o di

trovare sbocchi a proprie problematiche. L’incontro transnazionale del 29 e 30

giugno 2006 a Limoges (Francia) è stato per questo molto interessante, in quanto

prevedeva l’intervento di Jean-Yves Pineau del Collectif Ville-Campagne,

associazione pilota in materia di ripopolamento e di accoglienza. Questi ha

presentato la strategia seguita da alcune regioni francesi ed i risultati ottenuti.

Dopodichè ha proposto un lavoro di auto-riflessione sul territorio marchigiano

cercando di far emergere le possibili modalità di attuazione, gli elementi da

migliorare per ottenere tali risultati e le aspettative riferite alla politica

dell’accoglienza.

Il progetto, avviato per rinnovare la montagna, dà anche alle politiche locali uno

strumento per riequilibrare lo sviluppo del territorio regionale. L’elemento più

importante della politica di accoglienza è la coesione del territorio intorno alla

stessa volontà: rinnovare il territorio con strumenti e politiche nuove che diano la

possibilità alla montagna di essere nuovamente competitiva ed attrattiva.

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CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI

TERRITORI

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA VALSAMOGGIA

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CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI

TERRITORI

A CURA DI FRCIVAM BRETAGNE

Le guide est un outil de promotion des actions que nous menons sur nos territoires. Il devrait nous

permettre de donner plus de lisibilité à ce que nous faisons et de gagner en légitimité auprès des

acteurs locaux, mais également auprès de nos partenaires financiers européens. Il s’inscrit dans la

démarche de mainstreaming qui doit faire partie de nos projets.

Il est d’autant plus intéressant pour nous que nos partenaires italiens soient des collectivités

locales, qui démontrent ainsi qu’il est possible pour les acteurs publics de devenir moteur d’un

développement local durable et socialement responsable.

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CAPITOLO 6. ANALISI DEI POSSIBILI IMPATTI DELLA GUIDA SUI

TERRITORI

A CURA DELLA COMUNITA’ MONTANA MELANDRO EFFETTI POSITIVI ATTESI

A) facilitazione nella creazione di un sistema territorio che tenga conto di tutti gli

attori locali

B) adozione delle tematiche della guida nella programmazione generale degli enti

locali e delle agenzie di sviluppo

C) inversione, nel lungo periodo, del trend negativo in termini di spopolamento e di

sviluppo economico

EFFETTI NEGATIVI POSSIBILI

A) Difficoltà nella comprensione e nella ricezione da parte del territorio nel suo

complesso delle tematiche in questione. In effetti siamo di fronte a una progettazione

sperimentale con risultati che si attendono nel lungo periodo e soprattutto vi è il tentativo

di cambiare in maniera radicale il modo di pensare le politiche e le azioni di sviluppo del

territorio.