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H2779_IL RISCHIO DEL MILIONARIO

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Michelle Reid

IL RISCHIO DEL MILIONARIO

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Man Who Risked It All

Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2012 Michelle Reid

Traduzione di Raffaella Perino

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony

marzo 2013

Questo volume è stato stampato nel febbraio 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano

COLLEZIONE HARMONY

ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2779 del 22/03/2013

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Prologo

La folla attendeva, in ansia e piena di speranza, di sapere se la corsa sarebbe iniziata. Vestito e pronto per partire, Franco Tolle era sotto il tendone della squadra White Streak con il casco infilato nell'incavo del braccio e gli occhi fissi sullo schermo, e aspettava che apparisse la decisione degli organizzatori della gara. Il vento era rafforzato, e le acque di solito tran-quille del Mediterraneo stavano montando in una spumeggiata turbolenta - non le condizioni ideali in cui far correre volatili fuoribordo da sessanta metri al secondo. «Cosa ne pensi?» chiese Marco Clemente, il suo copilota. Franco rispose con un'alzata di spalle. In verità, le condizioni della corsa non lo preoccupavano tanto quanto la determinazione di Marco a voler correre con lui quel giorno. «Sei sicuro di sentirtela?» chiese, mantenendo bassa la voce e senza spostare lo sguardo dallo schermo. Marco sibilò un respiro impaziente. «Se non mi vuoi in barca con te, Franco, dillo apertamente.» Quello era esattamente il motivo per cui Franco

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aveva fatto la domanda: Marco era nervoso, ansioso, volatile. Aveva passato l'ultima ora girovagando per il tendone, rispondendo male a chiunque, e ora di-mostrava di essere nervoso anche con Franco. Non era certo nello stato mentale adatto per controllare il potente acceleratore della barca. «In caso te ne fossi dimenticato, Franco, metà del-la White Streak appartiene a me - anche se il design e il modello sono tuoi.» Franco reagì al tono petulante dell'amico serrando la bocca, per impedirsi di dire qualcosa di cui si sa-rebbe potuto pentire. Franco e Marco erano comproprietari della White Streak, e avevano passato gli ultimi cinque anni in giro per l'Europa gareggiando su due motoscafi ge-melli, ma era la prima volta in tre anni che avrebbe-ro corso sullo stesso fuoribordo. Franco aveva ceduto alla pressione di Marco e gli aveva concesso di prendere posto nel sedile accanto al suo. Perché lo aveva fatto? Il risultato del campio-nato dipendeva da quell'ultima gara della stagione, e il suo copilota abituale aveva preso l'influenza il giorno prima. Marco era, senza alcun dubbio, l'uomo migliore da avere al posto di Angelo quando c'era così tanto in gioco, così Franco si era convinto che, nonostante l'incrinatura nella loro amicizia, si sarebbero com-portati in modo professionale. Non poteva, però, prevedere che quel giorno Marco non sarebbe stato la persona tranquilla che conoscevano e alla quale erano abituati. «Una volta eravamo grandi amici» sbottò Marco con tono mesto. «Siamo stati i migliori amici per quasi tutta la nostra vita, poi ho commesso un picco-lo errore e tu...»

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«Andare a letto con mia moglie non è stato un piccolo errore.» Il gelo nella voce di Franco si infilò attraverso la tuta protettiva di Marco fino a raggiungere la pelle, come se il vento che tirava fuori fosse penetrato nel tendone. Marco sembrò inalare quel gelo. «Lexi non era ancora tua moglie.» «No, non lo era.» Franco girò la testa per guarda-re Marco per la prima volta da quando la conversa-zione era iniziata. Erano alti uguali, avevano entrambi un corpo atle-tico, erano coetanei e avevano la stessa nazionalità, ma le caratteristiche in comune finivano lì. Marco era biondo e aveva gli occhi azzurri, mentre Franco era l'opposto. Aveva capelli castani, occhi scuri, e in generale un comportamento più cupo. «Tu, invece, eri già il mio migliore amico.» Marco cercò di sostenere il suo sguardo, ma dopo qualche secondo lasciò perdere. «E se ti dicessi che non è mai successo?» chiese all'improvviso. «Se ti dicessi che mi sono inventato tutto solo per farvi la-sciare?» «Perché lo avresti fatto?» «Perché volevi rovinarti la vita con una ragazzi-na?» ribatté Marco. «In più l'hai sposata lo stesso, facendomi sentire il peggior bastardo vivente. Lexi non sapeva nemmeno che io ti avessi detto tutto, ve-ro? Non le hai raccontato nulla.» Tetro e silenzioso come un fantasma, Franco ri-prese a guardare lo schermo, i tratti sensuali della bocca tesi in una linea diritta. «Non poteva saperlo... certo» mormorò Marco, come se stesse parlando tra sé e sé. «Era troppo gen-tile con me.»

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«Ha un senso questa conversazione?» chiese Franco, con un improvviso senso di irritazione. «Ab-biamo una gara da vincere, e mi sembra ovvio che non voglio parlare del passato con te.» «Okay, signori, dobbiamo andare!» Nemmeno a farlo apposta, la voce del team manager dalla parte opposta del tendone spezzò la tensione che aleggia-va tra i due uomini. Franco fece per muoversi, ma Marco lo prese per il braccio e lo fermò. «Per la miseria, Franco» mormorò con urgenza. «Mi dispiace se ho rovinato le cose tra te e Lexi, ma lei è uscita dalla tua vita da più di tre anni, ormai! Non possiamo metterci tutto alle spalle e tornare co-me eravamo?» «Vuoi che ti dica perché hai deciso di parlare di nuovo di questa storia?» ribatté Franco, il viso pieno di disprezzo. «Hai un debito di milioni con la White Streak e hai paura perché ti serve il mio sostegno per continuare a nascondere la verità. Hai sentito delle voci sul fatto che voglio smettere di gareggiare e ti hanno spaventato a morte, perché sai che il disastro finanziario in cui ci hai cacciati potrebbe scoppiarti in faccia. E, tanto per la cronaca» concluse con fred-dezza, «il tuo penoso tentativo di scusarti per quello che hai fatto è arrivato con più di tre maledetti anni di ritardo.» Liberando il braccio con uno strattone, Franco di-stolse lo sguardo dall'espressione congelata di Mar-co. In realtà, l'amico lo aveva colto di sorpresa, e il suo umore era già nero per il fatto che nel suo appar-tamento i documenti per il divorzio da Lexi erano in attesa che gli venisse il coraggio di leggerli. Uscì fuori dal tendone nel sole caldo, mentre una rabbia gelida gli scorreva nelle vene come azoto li-

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quido. Erano a Livorno, e i tifosi della sua città era-no lì fuori, ma lui si accorse appena delle loro grida di gioia. Un velo rosso gli appannava gli occhi, con al centro l'immagine di quello che una volta era il suo migliore amico, ansimante accanto all'unica donna che lui avesse mai amato. Aveva vissuto con quell'immagine da quando Marco gliel'aveva messa in testa quasi quattro anni prima. Se l'era portata con sé nel breve matrimonio con Lexi, aveva condizio-nato il modo in cui l'aveva trattata e lo aveva addirit-tura fatto dubitare che il figlio che Lexi aspettava non fosse suo. Gli aveva cambiato la vita. Lo aveva inacidito fi-no al punto da cancellare del tutto l'uomo che era stato, e quando Lexi aveva perso il bambino, quel-l'immagine aveva condizionato la sua reazione alla tragedia. Come se non bastasse, Marco aveva ragione: Lexi non aveva mai saputo il motivo per cui si era com-portato in quel modo. L'unica nota positiva era che lei non aveva mai saputo che il tradimento con il suo migliore amico gli aveva spezzato il suo stupido cuore ingenuo. Come una nemesi di cui non riusciva a liberarsi, Marco apparve di nuovo alle sue spalle. «Franco, a-mico mio, devi ascoltarmi...» «Non dire una parola sul passato» lo interruppe Franco, prima che Marco potesse continuare. «Con-centrati sul lavoro che dobbiamo fare, o prenderò la decisione di chiudere la White Streak, e il disastro finanziario in cui l'hai cacciata verrà fuori.» «Ma così mi rovineresti» disse Marco con voce roca. «La reputazione della mia famiglia sarebbe...» «Esatto.» Guardò Marco impallidire, consapevole delle ra-

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gioni del suo panico. Il famoso nome Clemente era sinonimo di vini pregiati, onestà e opere di bene. Era a capo di alcune delle più grandi organizzazioni di beneficenza in Italia, accanto al nome Tolle. Le loro due famiglie erano unite da sempre, ragione per la quale aveva mantenuto il riserbo sul conflitto con Marco. Erano rimasti soci in affari, e spesso si in-contravano a eventi mondani e di beneficenza. «Ragazzi, salutate i tifosi» li incoraggiò il team manager alle loro spalle. Come una marionetta ubbidiente, Franco alzò il braccio e salutò, mentre Marco dietro di lui faceva lo stesso, accendendo il suo famoso sorriso sma-gliante e incantando tutti come era solito fare. Poco dopo i due entrarono al posto di guida, assi-curandosi ai sedili. L'assistente di gara, con voce monotona, li informava attraverso gli auricolari sulla velocità del vento e le previsioni sulla lunghezza dell'onda. Fecero i consueti controlli pre-gara, lavo-rando all'unisono come avevano sempre fatto. I due motori gemelli si accesero rumorosamente, il loro ruggito roco era una dolce melodia per le o-recchie da ingegnere marittimo di Franco. Condussero la barca sulla linea di partenza, una striscia di bianco in contrasto con i colori accesi e i loghi spavaldi degli sponsor sui lati degli altri moto-scafi in attesa nel mare splendente. Franco guardò Marco, sul sedile accanto, e notò che anche lui lo stava osservando. C'era qualcosa nei suoi occhi, una disperazione desolata che colpì Fran-co al petto come un pugno ben piazzato. Marco interruppe il contatto visivo e si voltò. «Mi dispiace, amico mio.» Franco stava ancora cercando di realizzare quello che Marco aveva detto quando il motore ruggì rumo-

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rosamente sbalzandoli in avanti. Ci volle tutta la concentrazione di Franco per farli rimanere in traiet-toria. Troppo veloce, realizzò subito. Marco gli aveva appena fatto le sue scuse, e ora li stava facendo andare decisamente troppo forte...

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Lexi era in riunione quando la porta dell'ufficio di Bruce si aprì all'improvviso e Suzy, la nuova assisten-te, fece irruzione nella stanza. «Scusate l'interruzione» disse tutto d'un fiato, «ma Lexi deve assolutamente vedere questo!» Con una profusione di riccioli biondi che incorni-ciavano il bel viso eccitato, Suzy prese il telecomando della televisione che giaceva accanto alla macchinetta del caffè e lo puntò verso lo schermo. Tutti gli altri la guardarono allibiti, domandandosi dove avesse trovato il coraggio di entrare in quel modo. «Un amico mi ha mandato il link a questa notizia su Twitter» spiegò, cambiando nervosamente da un cana-le all'altro. «Di solito non mi interessano gli incidenti spettacolari, quindi ero indecisa se guardare, ma poi la tua faccia è apparsa sul video, Lexi, e hanno fatto il tuo nome!» Acque cristalline con un cielo azzurro scuro riempi-rono all'improvviso lo schermo piatto da cinquanta pollici. Un secondo dopo, una mezza dozzina di moto-ri a tutta potenza planò sull'acqua, volando come frec-ce magiche e lasciandosi alle spalle enormi creste di schiuma bianca. Una gelida fitta premonitrice fece balzare in piedi

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Lexi. Le gare di motoscafi erano solo per i milionari impavidi, e l'intero raffinato spettacolo pieno di testo-sterone era un'esibizione di eccessi da lasciare senza fiato. Ricchezza eccessiva, potere eccessivo, ego ec-cessivo, e un eccessivo sbeffeggiarsi dei rischi e dei pericoli che avrebbero lasciato sgomente la maggior parte delle persone normali. Ma per Lexi era come guardare il peggiore degli incubi scorrere davanti ai propri occhi, perché in cuor suo sapeva cosa stava per succedere. «No» sussurrò, tesa. «Spegni, per favore.» Ma nessuno la stava ascoltando e, in ogni caso, era troppo tardi. Proprio mentre parlava, la prua del moto-scafo che era in testa perse il controllo e si alzò in aria. Per qualche secondo, la lucida imbarcazione bianca ri-mase sospesa sulla poppa e poi si sollevò come un meraviglioso cigno bianco. «Guardate adesso!» Suzy stava quasi ballando sul posto per l'eccitazione. Lexi afferrò il bordo del tavolo mentre il potente motoscafo faceva una piroetta spaventosamente aggra-ziata, per poi rotolare su se stesso come se si stesse e-sibendo in qualche pauroso trucco acrobatico. Ma quello non era un trucco, e due corpi erano real-mente visibili all'interno dell'abitacolo schiuso. Due uomini senza paura, che si divertivano con potenti motori, ora trasformati in una violenta trappola morta-le, con frammenti di rottami che si scagliavano in ogni direzione, tagliando l'aria come armi letali. «Questo sport altamente pericoloso offre almeno una tragica fatalità ogni stagione» li informò un com-mentatore senza volto. «Date le condizioni variabili del mare vicino alla costa di Livorno, si era pensato di rimandare la corsa. L'imbarcazione che era al coman-do aveva raggiunto la massima potenza quando ha

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perso il controllo a causa di una turbolenza. Si vede chiaramente che Francesco Tolle viene scaraventato fuori dall'abitacolo.» «Oh, mio Dio! Quello è un uomo!» gridò qualcuno con orrore. «Il suo copilota Marco Clemente è rimasto incastra-to sott'acqua per diversi minuti prima che i sommoz-zatori riuscissero a liberarlo. Entrambi sono stati tra-sportati in ospedale in elicottero. Notizie non ancora confermate riportano che uno dei due è deceduto men-tre l'altro è in gravi condizioni.» «Sta svenendo, reggetela!» Lexi sentì il comando secco di Bruce mentre le gambe le cedevano. «Qui...» Qualcuno la sollevò e la prese sottobraccio per sistemarla sulla sedia. «Mettile la testa tra le gambe» suggerì un'altra vo-ce, mentre Bruce imprecava contro Suzy. Lexi rimase seduta, chinata in avanti, con i capelli sciolti di fronte a lei come un fiume ondeggiante di ra-me lucido, ad ascoltare il commentatore che parlava dei ventotto anni vissuti da Francesco come se legges-se un necrologio. «Nato in una delle famiglie più benestanti d'Italia, figlio unico dell'armatore Salvatore Tolle, Francesco Tolle lasciò la vita da playboy alle spalle per un breve matrimonio con la bambina prodigio Lexi Hamilton... Tolle di recente aveva iniziato a occuparsi degli affari di famiglia, nonostante continuasse a gareggiare per la squadra White Streak, insieme all'amico e socio Mar-co, erede della famiglia Clemente che possiede una delle maggiori vinerie italiane. I due uomini erano a-mici di infanzia, e...» «Lexi, cerca di bere un po'.» Bruce le spostò gentilmente i capelli dal viso e le

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appoggiò un bicchiere d'acqua sulle labbra. Lexi a-vrebbe voluto dirgli di lasciarla in pace, che preferiva ascoltare, ma le sue labbra erano troppo intorpidite per parlare. Stordita dall'insistenza di Bruce e dall'orrore ag-ghiacciante che aveva appena visto sullo schermo, Lexi credette di vedere Franco. Era il suo Franco, ve-stito con i pantaloni da gara al ginocchio e una ma-glietta bianca che metteva in risalto ogni singolo mu-scolo della sua figura alta e abbronzata. Era al coman-do di un motoscafo, il viso attraente e abbronzato gira-to verso di lei, sorrideva mentre la terrorizzava pla-nando sull'acqua a una velocità da rompersi il collo. «Mi viene da vomitare» sussurrò Lexi. Accucciato di fronte a lei, l'elegante e affascinante Bruce Dayton perse quasi l'equilibrio all'indietro nel tentativo di togliersi di mezzo. Lexi balzò in piedi e gli passò accanto, barcollando per la stanza come un ubriaco, una mano tremante chiusa sulla bocca. Qual-cuno le aprì la porta e lei la oltrepassò, entrando nel bagno appena in tempo. Franco era morto. La sua testa frastornata continua-va a ripeterlo. Il bel corpo pesto e fratturato, la sua in-saziabile attrazione per il pericolo spenta per sempre. «No...» gemette, chiudendo gli occhi e lasciandosi cadere all'indietro contro le piastrelle fredde. «No, bella mia... Io sono invincibile.» Lexi aprì gli occhi di scatto, con la sensazione che lui fosse davvero lì. Naturalmente non era vero, era da sola in una prigione di dolore dai muri bianchi. Invincibile. Una risata strozzata uscì dalla sua gola. Nessuno era invincibile! Bussarono in modo incerto sulla porta del bagno. «Stai bene, Lexi?»

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Era Suzy, e sembrava preoccupata. Facendo uno sforzo per darsi un contegno, Lexi lisciò con dita tre-manti e ghiacciate i lati della gonna turchese. Turche-se come l'oceano, pensò, cupa. «Lexi?» Suzy bussò di nuovo alla porta. «S... sì» riuscì a dire. «Sto bene.» Non era vero, non lo sarebbe stata mai più. Negli ultimi tre anni e mezzo aveva lottato per nascondere Franco nel posto più buio della sua testa, ma ora la porta si era aperta e lui era proprio lì, affrontandola quando ormai era troppo tardi... Suzy la stava aspettando quando uscì dal bagno, il bel viso cupo per l'imbarazzo e la colpa. «Mi dispiace tanto, Lexi...» disse tutto d'un fiato, «ho visto la tua faccia e...» «Non importa» tagliò corto Lexi, dato che la ragaz-za sembrava così sconvolta e giovane. Aveva la stessa età di Lexi quando aveva incontrato Franco, realizzò. Com'era possibile che ora, a soli ventitré anni, si sen-tisse così vecchia? «Bruce sta minacciando di licenziarmi» disse Suzy, mentre Lexi si lavava le mani. «Dice che non ha biso-gno che un'altra persona stupida lavori per lui...» Lexi smise di ascoltare. Stava fissando nello spec-chio il viso triangolare contornato da una criniera di capelli ramati. «Prendono fuoco al tramonto» le aveva sussurrato Franco un giorno, mentre vi faceva scorrere le lunghe dita. «Capelli del colore delle caramelle mou, pelle come panna montata e labbra... Mmh... labbra come deliziosi bocconi di fragole.» «Che banalità, Francesco Tolle. Credevo avessi più stile.» «Ne ho quando conta di più, mia cara. Vieni, ti fac-cio vedere...»

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Non c'era più nessuna fragola a colorarle le labbra, notò Lexi. Ora erano pallide e scolorite. «... In più non state più insieme da anni, quindi non mi passava nemmeno per la mente che ti interessasse ancora.» Lexi guardò le proprie ciglia abbassarsi e poi aprirsi di nuovo. «È un essere umano, Suzy, non un oggetto inanimato.» «Sì...» La ragazza sembrava di nuovo sentirsi in colpa. «Oh, ma è talmente bello, Lexi» sospirò con occhi sognanti. «Così cupo e misterioso è super sexy! Potrebbe essere uno degli attori che abbiamo nel no-stro...» Lexi smise di nuovo di ascoltare. Suzy non aveva cattive intenzioni, ma il suo tentativo di rimediare alla figuraccia non aveva alcun effetto su di lei, quindi si voltò e uscì dal bagno, lasciando che Suzy continuasse a parlare con i muri. Le gambe erano deboli e incapaci di fare ciò che lei voleva. Arrivata nel suo ufficio, rimase a fissare il nulla. Si sentiva vuota dentro, fatta eccezione per le molte sensazioni che provava, che stavano lentamente consumando il suo autocontrollo. «Lexi...» La porta alle sue spalle si era aperta senza che lei se ne accorgesse. Rivolse un'occhiata assente a Bruce. Snello ed elegante, aveva un aspetto gradevole e raffi-nato. Entrò nella stanza, chiuse la porta e poi la prese per un braccio. Senza dire una parola, la condusse alla se-dia più vicina. Appena ci sprofondò, Lexi sentì gli oc-chi riempirsi di lacrime. «Farai meglio a parlare prima che diventi isterica» lo ammonì, nervosa. Appoggiandosi alla sua scrivania, Bruce incrociò

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le braccia. «C'è una telefonata per te. È Salvatore Tolle.» Il padre di Franco? Intrecciando le dita sul grembo, Lexi chiuse di nuovo gli occhi, quasi strizzandoli. Riuscì a pensare a un solo motivo che potesse indurre Salvatore Tolle a chiamarla, dopo che l'aveva più vol-te accusata di aver rovinato la vita di suo figlio. «Una piccola sgualdrina astuta, pronta a vendere il proprio corpo per una pentola piena di monete d'o-ro.» Aveva sentito per caso quando Salvatore aveva det-to a suo figlio quelle parole pungenti, ma non aveva a-spettato la risposta di Franco ed era scappata con il volto rigato di lacrime. «L'ho messo in attesa» disse l'indomabile Bruce, che non temeva nessuno, nemmeno un peso massimo della portata di Salvatore Tolle. «Ho pensato ti servis-se qualche minuto per... per riprenderti prima di ascol-tare quello che deve dirti.» «Grazie» mormorò, aprendo gli occhi per fissare le dita incrociate. «Ti ha detto perché... il motivo della chiamata?» «Non ha voluto dire niente.» «Va bene.» In qualche modo riuscì ad alzarsi. «Fa-rò meglio a parlargli.» «Vuoi che rimanga?» Fino a quel momento, Bruce aveva avuto sempre una parte importante nella sua vita. Era stato l'agente cinematografico di sua madre Grace, e poi aveva co-minciato a rappresentare anche lei quando, appena quindicenne, era diventata improvvisamente famosa per aver recitato come protagonista in un film indipen-dente, che aveva sorpreso tutti per il successo inaspet-tato. In seguito, quando Lexi aveva lasciato la sua brillante carriera per stare con il suo meraviglioso ra-

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gazzo italiano, Bruce non le aveva permesso di perde-re i contatti. Quando sua madre era morta all'improv-viso, lui era stato pronto a sostenerla. Ma allora aveva ancora Franco. Aveva passato mesi di sofferenza quando finalmente aveva ceduto ed era tornata, in la-crime e con il cuore spezzato, di nuovo da Bruce. Adesso lavorava per lui nella sua agenzia teatrale. Si trovavano bene insieme: lei sapeva comprendere le personalità volubili dei suoi clienti, e lui aveva anni di solida esperienza. In qualche modo, durante quel per-corso, erano diventati molto attaccati. «È meglio che rimanga da sola» disse, sapendo che quella volta Bruce non poteva sistemare le cose per lei. Lui rimase fermo per un istante, con espressione il-leggibile, poi annuì brevemente. Lexi sapeva di aver ferito i suoi sentimenti, che si sentiva escluso, ma do-veva capire il motivo per cui non voleva che restasse. La telefonata riguardava Franco, e nessuno, nemmeno Bruce, sarebbe stato in grado di aiutarla se la notizia fosse stata brutta. «Linea tre» aggiunse soltanto, indicando il telefono sulla scrivania mentre usciva dall'ufficio. Lexi aspettò che la porta si chiudesse alle sue spalle e fissò il telefono per qualche secondo, poi fece un re-spiro profondo e lo sollevò con mani tremanti. «Buongiorno, signore» mormorò, incerta. Ci fu una pausa e poi la voce rauca per l'emozione di Salvatore Tolle risuonò nelle sue orecchie. «Non è un buon giorno, Alexia» la contraddisse a-maramente lui. «Infatti, è una giornata terribile. Im-magino tu abbia ricevuto notizie su Francesco?» Lexi chiuse gli occhi, avvolta in un'ondata di verti-gini. «Sì» bisbigliò. «Allora sarò breve. Ho prenotato il tuo viaggio per

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Livorno. Un'auto ti verrà a prendere sotto casa tra un'ora. Volerai sul mio aereo fino a Pisa e poi qualcu-no ti verrà a prendere. Quando arriverai in ospedale, dovrai mostrare un documento prima di vedere mio fi-glio, quindi accertati di avere con te...» «Francesco... è vivo?» Inalò una gran quantità d'a-ria, sentendosi come se qualcuno l'avesse colpita nel plesso solare. Ci fu un'altra pausa che risuonò nella testa di Lexi per qualche secondo prima di sentire un'imprecazione sottovoce. «Pensavi fosse morto, scusami» disse il padre di Franco bruscamente. «Tra la preoccupazione e la con-fusione dell'incidente, non avevo realizzato che ci so-no state notizie imprecise... sì.» La voce bassa e carica di emozione vacillò di nuovo mentre le dava la notizia che attendeva così disperatamente di sentire. «Francesco è vivo. Devo avvisarti, però, che ha so-stenuto notevoli ferite. Come diavolo avrà fatto...» Si interruppe di nuovo, e Lexi comprese la confu-sione di emozioni che stava provando. Francesco era figlio unico, il solo, adorato, prezioso, seppure viziato figlio ed erede. «Mi dispiace per quello che sta passando» riuscì a mormorare. «Non mi serve la tua compassione.» Con voce dura, Salvatore la colpì al cuore con quelle parole. Se ne avesse avuto la forza, Lexi avrebbe sorriso a-maramente. L'avversione che quell'uomo provava per lei non era passata durante gli anni. «Mi aspetto semplicemente che tu faccia quello che devi» proseguì con più calma. «Abbiamo bisogno del-la tua presenza. Mio figlio ha chiesto di te, devi venire subito.» «Mi spiace, non posso.» Le parole furono così diffi-

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cili da pronunciare che le sembrò doverle strappare dalla gola. «Cosa vuol dire che non puoi?» grugnì Salvatore. «Sei sua moglie, è tuo dovere farlo!» Sua moglie. Che strano effetto faceva, pensò Lexi mentre si girava verso la finestra, gli occhi irradiati da un riflesso blu scuro. I suoi doveri di moglie nei con-fronti di Franco erano finiti tre anni e mezzo prima quando lui... «Siamo separati» puntualizzò Lexi. «Mi spiace che Francesco sia ferito, signore, ma non faccio più parte della sua vita.» «Dov'è la tua compassione, donna?» sbottò suo suocero in un tono gelido che le ricordava l'uomo di una volta. «È ferito e dolorante, e ha appena perso il suo migliore amico!» «M... Marco è morto?» L'ulteriore shock sembrò paralizzare le sue membra. Fissò senza guardare il cie-lo grigio oltre la finestra del suo ufficio e vide il mera-viglioso viso sorridente di Marco Clemente. Le si strinse il cuore per il dolore e l'ingiustizia. Marco non aveva mai fatto niente di male in vita sua, era sempre stato il più disponibile tra i due amici. Franco era un temerario, e Marco lo seguiva perché, le aveva confidato tempo fa, era pigro, ed era più facile lasciarsi trascinare dalla corrente di Franco piuttosto che cercare di nuotarci contro. Conoscendo Franco, sapeva che probabilmente si sentiva in colpa per aver coinvolto Marco nella sua se-te di pericolo e velocità. Si sarebbe accusato per la morte dell'amico. «Mi dispiace moltissimo» mormorò con rinnovato dolore. «Sì» riconobbe Salvatore Tolle. «Mi fa piacere sen-tirlo. Ora te lo chiedo di nuovo: verrai da mio figlio?»

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«Sì.» Lexi rispose senza alcuna esitazione, perché, sebbene si sentisse ferita e amareggiata nei confronti di Franco, il fatto che avesse perso Marco cambiava o-gni cosa. Marco e Franco... uno senza l'altro era come il gior-no senza la notte. Lexi appoggiò il telefono in carica, e ricominciò a tremare. Portò una mano sugli occhi e coprì le lacrime che ricominciavano a bagnarle gli occhi, sollevata per la notizia che Franco era vivo, ma triste perché Marco non lo era. «Quindi, è vivo?» Lexi si voltò e riconobbe che ancora una volta Bru-ce era entrato nel suo ufficio senza che lei se ne accor-gesse. Chiuse la bocca tremante e annuì. Le labbra sottili di Bruce si contorsero in un ghi-gno. «Sapevo che quel farabutto fortunato se la sareb-be cavata.» «È stato lanciato in aria insieme a un tumulto di frammenti pericolosi e tu la chiami fortuna, Bruce?» reagì Lexi con fierezza. «E l'altro...? Marco Clemente?» Lexi si cinse i fianchi con le braccia e fece segno di no. «Povero diavolo» mormorò lui. Almeno quel commento non era sarcastico, notò Lexi. Fece un respiro profondo. «Ho bisogno di pren-dermi qualche giorno di permesso.» Bruce rimase fermo mentre la guardava con occhi sottili, e Lexi capì che l'annuncio non gli aveva fatto piacere. «Quindi sei ancora sotto l'effetto del potere dei Tol-le, vero? Vuoi andare da lui» disse infine. «Sarebbe sbagliato da parte mia non farlo.» «Anche se stai per divorziare?»

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Lexi si pentì di aver detto a Bruce che le carte del divorzio erano state spedite agli avvocati di Francesco due settimane prima. «Il divorzio non ha niente a che fare con questa si-tuazione» si difese Lexi. «Marco e Franco erano come gemelli. È normale che si mettano da parte i problemi personali in una tragedia come questa.» «Sono solo sciocchezze, Lexi» l'accusò Bruce. «Sei corsa da me quando il tuo penoso matrimonio è saltato in aria» le ricordò con un sorriso sardonico. «Ho visto cosa ti ha fatto, ho asciugato le lacrime. Quindi sbagli di grosso se pensi che me ne stia qui a guardare men-tre ti ributti in quella relazione malata.» Lexi sollevò la testa e si voltò per guardarlo in fac-cia. «Non ho intenzione di tornare con Franco.» «Quindi, che intenzioni hai?» «Di andare a trovare un uomo che soffre e che è gravemente ferito!» «Per quale motivo?» Lexi aprì le labbra per rispondere, ma subito le ri-chiuse. «Lo ami ancora» annunciò Bruce con disprezzo. «Non lo amo.» Lexi girò intorno alla scrivania, e si ritrovò ad aprire i cassetti in cerca della sua borsa. «Sei ancora attratta da lui, allora.» «Non è vero!» «Quindi perché vai da lui?» insistette Bruce in mo-do ostinato mentre avanzava verso di lei, come un ca-ne da caccia impegnato a rosicchiare un osso partico-larmente duro. «Per la miseria, sto solo prendendo qualche giorno di permesso!» sbottò Lexi tutto d'un fiato. «Lui ha forse trovato il tempo di venire al tuo ca-pezzale quando hai perso suo figlio?» le lanciò contro Bruce come un pugno nello stomaco. «No. Si è mai

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interessato del fatto che avevi il cuore spezzato, eri spaventata e sola? No!» La colpì di nuovo. «Era trop-po impegnato a rotolarsi tra le coperte con la sua ulti-ma conquista. Ci ha messo ventiquattr'ore a farsi vivo, dopo che quella puttanella ti aveva già fatto sapere dove era stato. Non gli devi niente, Lexi!» «Ciò non significa che mi debba comportare anch'io allo stesso modo!» rispose Lexi, pallida come carta velina, perché tutto quello che aveva detto lui era la pura verità. «È ferito, Bruce, e volevo bene a Marco. Per favore, cerca di capire, non me lo perdonerei mai se non andassi.» «Anche a costo di rinunciare a noi?» Quel noi imprigionò Lexi in una gabbia senza usci-ta mentre fissava l'uomo attraente che stava di fronte alla sua scrivania, e sentì che le lacrime ricominciava-no. Bruce aveva trentacinque anni e lei ventitré, e ogni tanto la patina luccicante della sua maturità e raffina-tezza minacciavano di annegarla in onde intimidatorie. La rabbia che si leggeva nei suoi occhi blu, la nota ci-nica che irrigidiva la bocca... Bruce molto di rado la-sciava trapelare quel lato di sé, e in cuor suo non ave-va immaginato che portasse alla luce ciò che entrambi avevano attentamente evitato per mesi. Bruce era il suo mentore, il suo consigliere, il suo amico più caro, e gli voleva molto bene, in modo speciale. Ma non era il modo in cui lui desiderava. «No, dimentica quello che ho detto.» Sospirò al-l'improvviso, gesticolando con la mano come per al-lontanare la sfida appena lanciata. «Sono arrabbiato perché quel...» Si interruppe per soffocare un insulto. «Franco ha sollevato la testa proprio mentre tu stavi per...» Un breve sospiro cancellò di nuovo le parole che voleva dire. «Vai» concluse infine, voltandosi verso la porta. «Forse vederlo dopo tutto questo tempo

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ti farà capire che tu sei maturata, mentre lui è rimasto il... Spero solo che tu riesca a superare quello che pro-vi per lui, e che quando tornerai potrai andare avanti con la tua vita senza quel bastardo!» In piedi dietro alla scrivania, Lexi strinse a sé la borsa e cercò di resistere alla tentazione di corrergli dietro e pregarlo di capire. Comprese che proprio allora, in quel momento così difficile, il suo rapporto di lunga data con Bruce era fi-nito. In lacrime cercò di capire cosa comportasse dav-vero quella rivelazione. Era stata una sciocca, ingiusta ed egoista. Sapeva quello che lui provava nei suoi confronti, eppure aveva fatto finta di niente in modo da non dover affrontare la situazione. Negli ultimi me-si aveva perfino iniziato a pensare che una relazione intima tra loro fosse plausibile, dato che lavoravano bene insieme e andavano d'accordo. Ma stare bene insieme non era abbastanza, e lo sa-peva. Lo aveva sempre saputo. Con la bocca secca, Lexi premette le labbra per cer-care di far fermare il tremolio. Prese il cappotto. Non aveva tempo in quel momento, ma sapeva che, quando sarebbe tornata dall'Italia, avrebbe dovuto avere una lunga conversazione con Bruce, e parlare della dire-zione che stava prendendo la loro relazione. Lo shock di quel giorno era almeno servito a ripensare alla sua vita: aveva solo ventitré anni, e si era già innamorata di un playboy ricco e irresponsabile, era rimasta incin-ta, si era sposata, aveva imparato a odiarlo per averla usata, aveva capito quanto lui la odiasse per averlo co-stretto a sposarsi, aveva perso lui e il suo bambino. Quindi perché vuoi tornare nella sua vita? Lexi stava ancora meditando sulla domanda quel pomeriggio inoltrato quando riuscì a uscire dall'aero-

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porto trafficato di Pisa. Era di statura media, con un corpo delicato avvolto in jeans stretti e una morbida giacca grigia, e una sciarpa avvolta senza troppa atten-zione intorno al collo. I capelli erano sciolti, e contor-navano il viso pallido e segnato. Gli occhi verde blu stavano osservando la folla di fronte, e quasi subito ri-conobbero un viso familiare. Pietro, un uomo minuto ed elegante, con i capelli brizzolati e la pelle olivastra, la stava aspettando all'u-scita. Era l'autista personale di Salvatore e sua moglie Zeta era la governante del magnifico Castello Monfal-cone, la residenza privata dei Tolle situata alle porte della loro città natale, Livorno. Pietro fece un passo in avanti e la salutò in modo cupo. «È un piacere vederla di nuovo, signora, nono-stante le circostanze.» «Sì» confermò Lexi. Pietro prese la piccola borsa e le fece segno di se-guirlo. Dieci minuti dopo era al volante verso Livor-no, in un'auto elegante a cui un tempo aveva voltato le spalle senza il minimo rimorso. Che strano, pensò mentre guardava i luoghi familiari fuori dal finestrino. Era arrivata ad amare Livorno durante il breve periodo che vi aveva trascorso, anche se aveva odiato tutto il resto. La fuga, ricordò, data dalla tensione e il dissenso. Una donna di diciannove anni sposata e incinta, in realtà ancora una ragazzina, fatta sentire allo stesso tempo come una intrusa e una reietta. Francesco le aveva ricordato una bellissima aquila dorata, con le meravigliose ali spezzate che le impedivano di volare via quando voleva. Era infastidito dall'atteggiamento di Salvatore nei confronti di Lexi, del suo matrimo-nio, del bambino. «Perché ti sei preso il disturbo di sposarmi?»

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Lexi sobbalzò quando la sua stessa voce stridula le rimbombò nella testa. «Cos'altro potevo fare? Abbandonare te e il bambi-no e lasciarvi morire di fame?» Poteva ancora sentire il dolore che si era portata dentro per tutti quei lunghi mesi da sola fino a quan-do... Oh, falla finita, Lexi, si disse con impazienza. Hai avuto un'incredibile storia d'amore con un playboy meravigliosamente sexy e bellissimo e sei rimasta in-cinta. Lo hai sposato e te ne sei pentita, hai perso il bambino - cosa che, per molti, fu un gran sollievo. Piangi la perdita del bambino, ma non addolorarti per un matrimonio che non sarebbe nemmeno dovuto accadere. E smettila di autocommiserarti, perché non ti ha aiutato allora e non lo farà nemmeno adesso, si ammonì duramente. L'auto rallentò e Lexi si concentrò di nuovo sulla vista, mentre voltavano e oltrepassavano il cancello della clinica. Era un edificio esclusivo, bianco e molto moderno, situato in un terreno privato. Era lo stesso o-spedale a cui era stata portata di fretta tre anni e mez-zo prima. Mentre scendeva dall'auto e si guardava in-torno, Lexi fu colta da una nuova ondata di vecchie e-mozioni. Non voleva tornare in quel luogo, tremò solo al pensiero. Il suo bambino, il suo piccolo... era nato morto tra quelle mura, quei corridoi silenziosi, quelle stanze lussuose. «Il signor Salvatore mi ha chiesto di accompagnarla dentro.» L'arrivo di Pietro la fece sobbalzare. Lei an-nuì, lottando per ricacciare indietro i ricordi, l'agonia strozzante dei vecchi sentimenti, della spossatezza do-lorosa e del dolore. «Da questa parte...» In qualche modo riuscì a mettere un piede davanti

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all'altro. Se avesse avuto un briciolo di buon senso, se ne sarebbe dovuta andare. Ma non lo fece. Seguì Pietro attraverso l'atrio del-l'ospedale e dentro un ascensore. Poi lungo un silen-zioso corridoio bianco, al termine del quale Pietro aprì una porta e si scostò per farla passare. Cominciando a sentirsi come se stesse fluttuando in una corrente di a-ria fredda, Lexi fece un respiro profondo ed entrò. Le ci volle un paio di secondi per realizzare che si trovava in un'anticamera. Sedie confortevoli erano raggruppate intorno a un tavolino con una modesta collezione di riviste patinate. L'aroma di caffè appena fatto riempiva l'aria. Un'infermiera affascinante con i capelli color ebano raccolti sotto un cappellino bianco era seduta a una scrivania, seminascosta dietro a un computer. Alzò lo sguardo e sorrise a Lexi. «Ah, buonasera, signora Tolle.» Lexi fu sorpresa di essere riconosciuta a vista. «Suo marito sta dormendo, ma può entrare e sedersi accanto a lui» la invitò. «Starà molto meglio quando saprà che è arrivata.» Lexi attraversò la stanza e si diresse verso la porta che aveva indicato l'infermiera. Il suo cuore batteva all'impazzata, e risuonava come un tamburo nelle sue orecchie. Aprì la porta, entrò e la richiuse. Vi si ap-poggiò, in preda alle vertigini per la paura di ciò che avrebbe visto a breve. La stanza era più grande di quella fuori. Un cubo largo, avvolto in leggere fasce d'ombra che penetrava-no dalle imposte accostate contro la luce abbagliante del sole pomeridiano. «Ti puoi avvicinare, Lexi. Non mordo.»

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- Inganno e passione di L. Graham

Tawny non ha scampo, ad attenderla c'è il licenziamento. Invece Navarre le propone... Si conclude TRE SPOSE PER TRE MILIONARI.

- In viaggio con lo sceicco di S. Kendrick

Francesca non può credere ai propri occhi: lì davanti a lei c'è proprio Zahid Al Hakam... Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

- Una notte per sempre

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In seguito all'annuncio del suo matrimonio concordato, Sophia fugge... LA FAMIGLIA REALE DI SANTINA ti terrà compagnia fino a ottobre.

- Baciata da uno sconosciuto

di M. Cox

Maisy è furiosa quando uno sconosciuto tenta di sottrarle il bambino di cui si sta prendendo cura, rubandole anche un bacio...

- Scandalosamente tua di P. Jordan

Ammaliata dalla sua aura, Anna decide di mettere da parte la timi-dezza e concedersi una notte con Dante. Ecco UN NUOVO INIZIO.

- Il rischio del milionario di M. Reid

Resistere alla lenta seduzione di Khalis è del tutto inutile, Grace lo sa bene, ma cedere significherebbe... Ecco a voi un SELF-MADE MAN.

Per Franco, ragazzo d'oro della società bene, la vita è un parco giochi. Ora, però, di fronte a Lexi... Non perdere INTERNATIONAL TYCOON.

- Segreta seduzione di K. Hewitt

- Sposa per promessa di T. Morey

Raoul ha giurato al suo amico in punto di morte di sposare Gabriella. Una promessa è una promessa, però... Firma un CONTRATTO D'AMORE.

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- Un dolce incarico di M. Yates

Accettando quell'incarico, Lily ha messo la firma sulla fine della sua vi-ta privata... Non perdere l'opportunità di trovarti A LETTO COL CAPO.

- Salvata dal milionario di K. Hewitt

Quando Sergei salva la giovane Hannah, resta colpito dal suo ap-proccio alla vita. Hannah lo intriga... Torna INTERNATIONAL TYCOON.

- Seduzione sul lago

di S. Craven

Si vocifera che Ella Jackson, assidua frequentatrice di eventi mondani, sia in dolce attesa. Seconda puntata de LA FAMIGLIA REALE DI SANTINA.

- Una sposa per il playboy

di H. Bianchin

Le macchinazioni della famiglia Manzini hanno costretto Elena in un matrimonio di facciata con Angelo. Firma il tuo CONTRATTO D'AMORE.

- Avventura con lo sceicco di S. Kendrick

Giunta nella splendida villa sul lago della zia, Lily incontra Ales-sandro, un volto del suo passato... Ecco a voi un SELF-MADE MAN.

- I doveri di un principe di C. Hollis

Shara è abituata ai flash dei paparazzi e al brusio delle feste, ma tutto quello è niente in confronto allo sguardo di Royce. Sei FATTA PER LUI?

Per il principe Lysander, famoso playboy, sono finiti i tempi del divertimento. Ma un solo sguardo ad Alyssa è sufficiente per...

- Una regola da infrangere di T. Duncan

- Il piano del greco di L. Graham

Il sogno di Erin di vedere Cristophe infilarle un anello al dito viene infran-to quando lui liquida la loro relazione... Scaldati con il FUOCO GRECO.

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