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mici di Gesù Crocifisso A Gennaio - Febbraio 2009 - Anno X n.1 Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” SOMMARIO † La Confermazione, sigillo dello Spirito Santo † Doni e impegni della Confermazione † Il Crocifisso certezza assoluta di amore † Spiritualità di San Gabriele † Beati i genitori di S. Teresa di G. B. † La famiglia nel Nuovo Testamento † Consacrazioni † Testimonianze † Vestizione dei Novizi Passionisti † Programma formazione 2009

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mici di Gesù CrocifissoAGennaio - Febbraio 2009 - Anno X n.1

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

SOMMARIO

† La Confermazione, sigillo dello Spirito Santo

† Doni e impegni della Confermazione

† Il Crocifisso certezza assoluta di amore

† Spiritualità di San Gabriele

† Beati i genitori di S. Teresa di G. B.

† La famiglia nel Nuovo Testamento

† Consacrazioni

† Testimonianze

† Vestizione dei Novizi Passionisti

† Programma formazione 2009

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di P. Alberto Pierangioli

LA CONFERMAZIONE, SIGILLO DELLO SPIRITO SANTOGennaio (CCC 1285 – 1301)

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La Confermazione o Cresima è oggi un sacramento a rischio, poco o nulla compreso, rice-

vuto spesso per tradizione o rifiutato. Per molti è davvero il sacramento dopo il quale si sta a posto e non si va più in chiesa!

Si chiama “Confermazione” perché “conferma” il cristiano nella fede e nella grazia del Battesimo. Si chiama “Cresi-ma” da “crisma”, olio profumato bene-detto dal vescovo.

La Cresima è uno dei tre sacramenti della iniziazione cristiana, tra il Battesi-mo e l’Eucaristia;

La Cresima perfeziona e rafforza la grazia battesimale; porta uno speciale dono dello Spirito Santo, già ricevuto nel Battesimo; è il sacramento che ci rende più profondamente figli di Dio, incorporati a Cristo, uniti più salda-mente alla Chiesa, associati alla sua missione, ci abilita ad essere veri testi-moni di Cristo con la parola e con la vita. É il sacramento che porta alla ma-turità della fede.

I profeti avevano annunziato che lo Spirito del Signore si sarebbe posato sul Messia atteso, riempiendolo di doni [Is

11,2]. La discesa dello Spirito Santo su Gesù, il giorno del suo Battesimo da parte di Giovanni, fu il segno che era lui il Messia, il consacrato, l’inviato da Dio come salvatore [Mt 3,13-17]. Più vol-te Gesù aveva promesso il dono dello Spirito, (Gv 16,7-15 ecc). Prima di salire al cielo, aveva annunziato agli Aposto-li: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). Gesù mantenne la promessa quando, morendo sulla croce, “emise lo Spirito” (Gv 20,22) e poi lo effuse in modo straordinario sugli Apo-stoli il giorno di Pentecoste (At 2,1-4).

Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli co-minciarono subito a testimoniare Cri-sto e a comunicare il dono dello Spirito Santo ai primi discepoli. Appena “gli Apostoli seppero che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, vi inviarono Pie-tro e Giovanni. Essi discesero e pregaro-no per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli

ricevevano lo Spirito Santo” (At 8,14-17). La parola “soltanto” significa che il Bat-tesimo è un grande dono, ma non è tut-to. Inizia il cammino cristiano, ma non lo conclude. Il Padre, dopo averci dona-to il suo Figlio, con la Cresima ci dona lo Spirito Santo e i suoi doni.

Gli Apostoli comunicano ai neofiti il dono dello Spirito Santo, con l’im-posizione delle mani, che è un gesto di benedizione e di trasmissione di un dono. La Chiesa aggiunse presto all’im-posizione delle mani l’unzione con olio profumato, detto “crisma”, che significa “unzione”. Il cristiano viene unto, cioè consacrato con il crisma e riceve la missione di essere testimone di Cristo.

Nei primi secoli la Cresima veniva conferita a tutti dal vescovo insieme al Battesimo ed Eucaristia, la notte di Pa-squa. Ma l’aumento dei cristiani non permise più la presenza del vescovo a tutte le celebrazioni battesimali. In Oc-cidente, la Cresima viene conferita agli adulti dal vescovo insieme al battesimo e all’Eucaristia; ai bambini viene confe-rita dal vescovo o da un sacerdote de-legato quando ha raggiunto l’età della ragione.

Il rito della Cresima per i ragazzi ini-zia con il rinnovo delle promesse bat-tesimali e con la professione di fede, per confermare che la Cresima è unita strettamente al Battesimo e lo comple-

ta. Il vescovo impone le mani su tutti i cresimandi, per implorare su tutti il dono dello Spirito Santo e poi impone la mano sul capo di ciascun cresimando e lo unge sulla fronte col sacro Crisma, dicendo: «Ricevi il sigillo dello Spiri-to Santo che ti è dato in dono».

Spetta al vescovo, come successore degli Apostoli, incorporare solennemen-te il cristiano alla Chiesa e alla sua mis-sione evangelizzatrice con la Cresima. Per necessità, può delegare un sacerdote a conferire la Cresima, ma con il Cri-sma consacrato dal vescovo. In pericolo di morte, ogni sacerdote può conferire la Cresima. La Chiesa infatti vuole che nessuno dei suoi figli, anche se in tene-rissima età, esca da questo mondo sen-za essere stato reso perfetto con il dono dello Spirito di Cristo.

La Cresima è una tappa fondamenta-le nella vita cristiana: ci dà lo Spirito di santità, che ci guida nel cammino verso Dio, lo Spirito della testimonianza per collaborare a edificare la Chiesa di Dio. Non sciupiamo questi doni. Ai ragazzi va spiegato prima di tutto in famiglia il dono e il significato di questo grande sacramento.

Proprio i Santi sono il frutto più bel-lo e il capolavoro dello Spirito Santo, quando è accolto docilmente con amore e generosità.

DONI E IMPEGNI DELLA CONFERMAZIONEFebbraio (CCC 1302 – 1321)

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Ogni battezzato può e deve rice-vere il sacramento della Cresi-ma. Dal momento che Battesi-

mo, Cresima ed Eucaristia costituiscono un tutto unitario, ne deriva che i fedeli devono ricevere tempestivamente questi sacramenti; senza la Cresima e l’Eucari-stia, infatti, il sacramento del Battesimo è certamente valido ed efficace, ma l’ini-ziazione cristiana rimane incompiuta.

Secondo la consuetudine, nella chie-sa latina la Cresima si riceve quando si è raggiunta “l’età della discrezione”; ma non c’è uniformità tra le varie chie-se sulla data per conferire la Cresima ai ragazzi. Oggi si tende a spostarla verso l’adolescenza, momento in cui crescono le difficoltà della vita cristiana e occor-re una maggiore forza della grazia. La preparazione alla Cresima deve mirare a condurre il cristiano verso una più intima unione con Cristo, verso una fa-miliarità più viva con lo Spirito Santo, la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni, per poter assumere meglio le responsa-bilità della vita cristiana.

Per ricevere degnamente e con frutto la Cresima, il candidato deve essere in grazia di Dio, frequentare i sacramenti della Penitenza ed Eucaristia, prepa-rarsi con una preghiera più intensa allo Spirito Santo, avere l’intenzione di ricevere il sacramento, preparan-dosi ad essere vero discepolo e testi-mone di Cristo nella comunità ecclesia-le e nella vita sociale.

É conveniente che i cresimandi ab-biano l’aiuto spirituale di un padrino o madrina; è anche auspicabile che sia la stessa persona scelta per il Battesimo, per sottolineare meglio l’unità dei due sacramenti.

La Cresima dona una speciale ef-fusione dello Spirito Santo, come fu concessa agli Apostoli il giorno di Pentecoste e quindi una crescita della grazia battesimale; radica più profon-damente nella dignità di figli di Dio, per dire “Abbà, Padre” (Rm 8,15); uni-sce più saldamente a Cristo; aumenta i doni dello Spirito Santo; rende più forte il legame con la Chiesa; dona una luce e forza speciale per essere veri apostoli e testimoni di Cristo, confessare con coraggio il suo nome e non vergognarsi mai della sua croce. Diceva S. Ambrogio ai cresimati:

“Ricorda che hai ricevuto il sigillo spi-rituale, “lo Spirito di sapienza e di intel-letto, lo Spirito di consiglio e di fortezza, lo Spirito di conoscenza e di pietà, lo Spirito di timore di Dio”, e conserva ciò che hai ricevuto. Dio Padre ti ha segnato, ti ha confermato Cristo Signore e ha po-sto nel tuo cuore quale pegno lo Spirito Santo”.

Come il Battesimo, la Cresima è con-ferita una sola volta, perché imprime nell’anima un sigillo spirituale inde-lebile, il “carattere”: è il “sigillo” dello Spirito Santo, che Gesù Cristo imprime sul cristiano, rivestendolo di potenza per essere suo testimone. Il “carattere” perfeziona il sacerdozio comune dei fe-deli, ricevuto nel Battesimo e il cresima-to riceve il potere di professare pubbli-camente la fede cristiana.

Nella Sacra Scrittura, imporre le mani non è solo un segno di benedi-zione, ma anche un gesto col quale si affida una missione sacra a qualcuno. I cresimati ricevono la missione di con-fessare e difendere la fede, di rendere testimonianza a Cristo e al suo Vangelo in mezzo agli uomini.

Ungere col sacro Crisma, olio pro-fumato consacrato dal vescovo, è dono di forza, di salute e gioia; è simbolo delle buone azioni del cristiano, che diffondono nel mondo il buon odore di Cristo.

Così scrive S. Paolo ai fedeli di Corin-to: «Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profu-

mo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo» (2Cor 2,14-15).

Come cristiani, possiamo essere chia-mati fino a dare a Cristo la suprema te-stimonianza del martirio; la Chiesa è piena della testimonianza di tanti mar-tiri di ogni età, epoca e paese; ma per lo più noi siamo chiamati a testimoniare la nostra fede e appartenenza a Cristo nelle circostanze ordinarie della vita: nella famiglia, nella scuola, nella società civile, nel lavoro, nel servizio ai fratelli più bisognosi.

Lo Spirito Santo fa superare ogni ti-more, rende forti e coraggiosi nella te-stimonianza, spinge ad annunciare a tutti, con la parola e le opere, che Gesù è il Signore. Così è stato per gli Aposto-li il giorno di Pentecoste, per i martiri che hanno dato la vita per Cristo e per i Santi, che hanno fatto della vita una continua offerta di fede e di amore. Così deve essere per ogni cristiano, che è sta-to “unto”, cioè “consacrato” dallo Spi-rito Santo.

Anche per la Cresima, vogliamo sot-tolineare la responsabilità dei genitori per aiutare i figli a prepararsi seriamen-te a ricevere questo sacramento. Al pa-drino o madrina dice il Card. Martini: “Anche voi siete collaboratori del vescovo per indirizzare questi adolescenti nella fede. Dovete chiedervi: “Che cosa faccio per lui o per lei, affinché si mantenga nella fede?”.

di P. Alberto Pierangioli

Amici di Giulianova, consacrati a Gesù Crocifisso, per essere testimoni del suo amore

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di Gabriele Cingolani cp

IL CROCIFISSO CERTEZZA ASSOLUTA D’AMOREPensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2009

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rare ogni difficoltà. In Cristo vincitore, siamo stravincitori.

Ma si tratta sempre della vittoria dell’amore, non della violenza o del potere. Non consiste nell’annientare i nemici, anzi può comportare essere an-nientati dalla loro prepotenza, che tut-tavia non potrà mai annientare l’amore. Quanto più le nostre situazioni appaio-no disperate, tanto più la potenza di Dio può risaltare nel suo fulgore. Ritorna la tematica della sapienza della croce, cara a Paolo: “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza”, 2Cor 12,9, con tutto il discorso sviluppato all’ini-zio della Prima Lettera ai Corinzi.

Si ripete in noi lo stesso dinamismo del Crocifisso. Quanto più l’hanno vo-luto distruggere, tanto più gli hanno dato l’occasione di dimostrare l’amore. Sembra che la potenza di Dio abbia bi-sogno dell’estrema debolezza umana per svelarsi appieno. Perciò Paolo aveva commentato: “Mi vanterò volentieri del-le mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo”, ib.

L’argomentare sull’infallibilità dell’amore del Crocifisso si conclude con un’altra lista di possibili accusato-ri o intoppi all’esperienza cristiana di quell’amore. Il secondo elenco è più lungo del primo: “Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principa-ti, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore”, 8,38-39.

È difficile esprimere in linguaggio umano una certezza più incrollabile. Sull’amore del Crocifisso non si può discutere. Questi accenti dovevano tra-smettere un grande coraggio ai primi cristiani già accerchiati dalle persecu-zioni.

La Redenzione del Creato

Paolo riflette non solo sul rapporto del Crocifisso con l’umanità, ma anche con l’intera creazione. Questo punto della sua teologia è oggi molto importante per elaborare la posizione cristiana sul tema dell’ecologia.

La nostra esperienza ci dice che il do-lore, gli insuccessi e le croci in genere sono il grande scandalo, nel senso di

ostacolo, della vita umana. Eppure Dio ci raggiunge proprio in quelle situazioni per realizzare la nostra salvezza.

Anche la creazione è coinvolta nel-la condizione di dolore. “La creazione stessa attende con impazienza la rivela-zione dei figli di Dio”, Rm 8,19. Se an-che il cosmo aspira a uno stato miglio-re di quello attuale, vuol dire che non è contento di come si trova, dove tutto si consuma e scompare, e in qualche modo sta soffrendo. Infatti la creazione “è stata sottomessa alla caducità e nu-tre la speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”, ib 20-21.

Non è facile capire il senso di que-ste affermazioni, ma esse rivelano con certezza una partecipazione del creato alla sorte dell’essere umano. Perché la creazione è stata sottomessa alla cadu-cità? Che differenza c’è tra caducità e corruzione? Chi ce l’ha trascinata? For-se il peccato dell’uomo. Forse si tratta delle “leggi naturali”, alle quali l’uomo all’inizio fu sottratto perché subito ele-vato alla partecipazione della vita divi-na. Non sembra immaginabile che la creazione si sia ribellata a Dio come ha fatto l’uomo. Anche se nell’Antico Testa-mento si parla di creature ribelli, come il mare in tempesta, esse restano però sempre obbedienti a Dio. I salmi e i pro-feti accennano spesso alla partecipazio-ne della natura al benessere universale

dell’era messianica.

Essere liberati “dalla schiavitù del-la corruzione” è un destino proprio dell’uomo, ma vi parteciperà anche la creazione perché è stata “corrotta” e deturpata dal peccato umano. Infatti la caducità deriva dallo stato creaturale, limitato e contingente, mentre la cor-ruzione è un’imposizione violenta sulla natura, prodotta dall’essere umano col suo peccato. Perciò come l’essere uma-no, già liberato dal peccato per opera del Crocifisso Risorto, attende la piena e definitiva liberazione dalla corruzio-ne, così la creazione intera partecipa di questa attesa. Com’è coinvolta nel dan-no, così nella riparazione del danno. “Tutta la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto. Essa non è la sola, ma anche noi, poiché nella speran-za siamo stati salvati”, Rm 8,22-24. Le doglie della creazione, cioè il cumulo di dolore che strazia ogni giorno l’umanità e il cosmo, indicano che ogni sofferenza è gravida di speranza e vuole partorirla. Gesù applica la stessa immagine pro-prio alla sua passione e morte.

Dovremmo sempre tener viva que-sta consapevolezza quando ci arrivano notizie di sciagure naturali o di disastri della tecnica, e quando il dolore ci tocca personalmente. Come la morte di Gesù fu un grido di dolore che annunciava la risurrezione, così è di ogni nostra espe-rienza di dolore e di morte.

LA CROCE POLITICA DI DIOPensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2008

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Sull’amore di Dio per noi non può esserci alcun dubbio. Il Crocifisso ne è la dimostrazione inconfutabi-

le. Da parte sua, l’amore di Dio non può fallire. L’unica forza che può condizio-narne l’efficacia è la nostra libertà.

Paolo apostolo lo afferma a conclu-sione del capitolo ottavo della Lettera ai Romani, con grande coinvolgimento emotivo come risulta dai martellanti in-terrogativi: “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Chi accuserà? Chi condanne-rà?”

In principio era l’amore

L’Apostolo afferma, come in altre oc-casioni, che all’inizio di tutto c’è l’amore del Padre che dona il suo Figlio per noi. Cos’altro non farebbe per il nostro bene? A sua volta il Figlio ha fatto di tutto per salvarci. Come potrebbe condannarci? Quindi immagina un confronto dinan-zi al tribunale di Dio, presenti i tre pro-tagonisti di ogni processo: l’imputato, che saremmo noi; il difensore, che è il Padre insieme al Figlio; gli accusatori, che sono le vicende e le situazioni della vita umana.

Noi siamo lì con la nostra situazione di peccato e di redenzione, con tutta la nostra speranza fondata nel Cristo mor-to e risorto per noi.

Prende la parola la difesa. Il Padre “non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi”, 8,32. “Cristo Gesù è morto, anzi è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per tutti noi”, 8,34.

Già altrove Paolo ha spiegato che il Padre ci ha inclusi nel suo amore per il Figlio prima ancora che fossimo redenti dal Figlio, cioè mentre eravamo ancora peccatori, Rm 5,6.8.10. Qui aggiunge che non ha risparmiato il Figlio quando questi ha scelto di morire per noi, cioè non è intervenuto per evitare che fosse condannato a morte come peccatore. Ma siccome peccatore non era, la morte lo ha rivelato innocente.

Paolo manifesta qui un senso profon-do dell’incarnazione e del mistero pa-squale. Nella morte del Figlio in croce, Dio sconfigge il peccato nella carne del peccato. Infatti Gesù non muore “da peccatore”, cioè ribelle e disperato per l’assurdo della morte, ma muore aman-do, pregando e perdonando. Il dolore e la morte erano non solo frutto del peccato, ma anche ultima occasione di peccato. Gesù invece, in unione con lo Spirito, domina le forze del male e tra-sforma il “peccato” del morire nel supre-mo atto d’amore. Mette fine all’egemonia del peccato sulla morte e sull’umanità. Cristo muore al nostro posto perché af-fronta il peccato con una potenza che nessun essere umano potrebbe avere. E muore in nostro favore perché il risulta-to della sua vittoria è comunicato a noi nel battesimo e negli altri sacramenti della fede.

Come il Padre è all’inizio di tutto, il Figlio è l’esecutore di tutto nella sua in-carnazione, morte e risurrezione. Infatti dal Padre è stato “costituito giudice dei vivi e dei morti”, Atti 10,42. Ma il giu-dizio che egli pronuncia è di salvezza, non di condanna. Come un’assoluzione generale per quanti si convertono e cre-

dono in lui. Nel suo amore egli è morto per liberarci dal peccato, è risuscitato per comunicarci la sua nuova vita, sta alla destra di Dio da cui ci invia il suo Spirito, intercede per noi seguendoci nel cammino perché non avvenga che ci perdiamo. Davvero “non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù”, Rm 8,1.

La super-vittoria

La parola passa ora all’accusa. “Chi accuserà? Chi condannerà? Chi ci sepa-rerà?”, vv. 33, 34, 35. Accusatori pos-sono essere le prove e gli ostacoli del-la vita, quelli che ci mettono “a morte tutto il giorno”, 8,36. Ne sono elencati sette, numero biblico che indica totalità e completezza, per dire che più di così non potremmo essere accusati: tribo-lazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, la spada. Quest’ulti-ma non era stata mai nominata in pre-cedenza. È forse un presentimento di quella che gli taglierà la testa a Roma tra pochi anni.

Oggi potremmo aggiornare la lista aggiungendo accusatori ancora più in-quietanti: l’arma nucleare, il terrorismo, il secolarismo laico e ateo, la droga, la violenza, le manipolazioni di ogni ge-nere. “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”, 8,37.

Tutti questi ostacoli, e quanti altri se ne possano immaginare, non ci spaven-tano. Anziché farci dubitare dell’amo-re del Crocifisso, ci dimostrano che quell’amore è invincibile, perché pro-prio da esso ci deriva la forza per supe-

di Gabriele Cingolani cp

Amici dell’Umbria consacrati a Cristo Crocifisso: 26-10-08

Otto novizi vestono l’abito passionista: risposta di amore all’Amore: S. Zenone TV: 21-11-08

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di Giovanni Di Giannatale

SINTESI DELLA SPIRITUALITA’ DI S. GABRIELE6

SPIRITUALITÀ IGNA-ZIANA E SPIRITUALI-TÀ PASSIONISTA

Gli studiosi della spi-ritualità di san Gabriele sostanzialmente concor-dano nel ritenere che essa è la sintesi di due com-ponenti: una di matrice ignaziana, risalente agli anni della formazione nel Collegio di Spoleto, diret-to, com’è noto, dai Gesui-ti (1850-1856) e l’altra di indirizzo più strettamente passionista, a cominciare dal noviziato di Morroval-le (1856).

I testi che consentono di individuarne le carat-teristiche sono, oltre alle Lettere, i “Propositi” che, a mo’ di precetti pareneti-ci, Gabriele aveva scritto nel 1857, praticandoli nel prosieguo dello studentato (da Pievetorina ad Isola del Gran Sasso [1858-1862]), e il «Simbolo mariano», che consiste in una serie di sentenze, dedotte dai Padri e Dottori della Chie-sa, che costituiscono altrettanti «atti di credo» nelle qualità e nei privilegi della Vergine.

La componente ignaziana nella for-mazione del Santo è stata dimostrata, con persuasive e acute analisi, dal P. Antonio Artola C.P., che ha documen-tato la dipendenza dei “propositi” dal Rodriguez, gesuita spagnolo, autore degli Esercizi di perfezione e di virtù cristiana (ad eccezione di due di essi, la cui fonte sono le Massime di perfezione e santità del P. Bernardo Spinelli C.P., utilizzate durante il noviziato dal P. Raf-faele Ricci e dal P. Norberto Cassinelli, rispettivamente maestro e vice-maestro di S. Gabriele).

Alle conclusioni dell’Artola è perve-nuto il P. Flavio Di Bernardo C. P., che in un saggio non meno determinante e significativo, apparso postumo nel 1983, ha individuato e delineato tutti gli aspetti ignaziani confluiti nella spi-ritualità gabrieliana.

Pertanto alla luce di questi studi si può sostenere che tra l’esperienza spiri-tuale spoletina e quella successiva nella

Congregazione passionista non c’è solu-zione di continuità, eccetto che in alcuni temi specifici, propri di quest’ultima.

Una dimensione particolare aveva as-sunto la meditazione della Passione di Gesù Cristo. affiancata dalla devozione al S. Cuore e al Preziosissimo Sangue. Inoltre, sempre nel periodo spoletino, alimentò la venerazione per la Vergine, che nelle scuole gesuitiche era favorita e promossa attraverso le Congregazioni mariane, veri e propri sodalizi, eretti nel 1563 dal gesuita J. Lerris, con il fine di suscitare l’imitazione di Cristo (la sequela Christi) attraverso la contem-plazione della Madre, secondo la nota formula: Ad Jesum per Mariam.

«II MIO PARADISO SONO I DO-LORI DELLA MADRE MIA»

L’adesione a Maria avvenne principal-mente nel suo aspetto di Vergine Addo-lorata (Virgo dolens), già oggetto di me-ditazione e di speciale devozione nello stesso ambito familiare, come il Santo ricorda in una lettera scritta al fratello Michele da Morrovalle il 31/12/1857.

Un altro fratello, Enrico, dichiarò che Gabriele da ragazzo «manifestava particolare devozione alla Passione di Gesù Cristo e ai dolori di Maria». Nel

periodo che va dal novi-ziato alla teologia, questo aspetto diventò l’elemento centrale della spiritualità gabrieliana, sviluppata se-condo la regola di S. Paolo della Croce.

In una lettera del 27/04/1859 a Michele da Pievetorina, invitava il fratello a venerare «Maria Addolorata», a farle «osse-qui e in modo speciale», a recare con sé qualche sua immagine, che fosse però «sotto qualche titolo dei dolori». Lo stesso invito rivolgeva al Padre in una lettera del 31/12/1859 da Isola del Gran Sasso, in cui gli raccomandava la «devo-zione a Maria ed a Maria Addolorata». In un’altra del 9/09/1861 chiedeva al Pa-dre di esortare Pacifica, la domestica di casa Possenti, ad onorare «quell’immagi-

ne di Maria Addolorata», che aveva la-sciato a casa.

Il P. Norberto in una sua deposizione processuale attestava che Gabriele mo-strava tale trasporto nel culto dell’Ad-dolorata, da fare «voto di propagare la devozione ai dolori di Maria» (8). I testi che contribuirono ad arricchire e a so-stanziare il culto della Vergine Addolo-rata furono il mese di Maria Addolorata e la breve notizia dell’Abito e Corona dei sette dolori di M. Vergine del Padre Pecoroni, di cui fece richiesta rispettiva-mente al Padre in una lettera da Pieveto-rina del 2/08/1858 e al fratello Michele, sempre da Pievetorina, del 12/01/1859.

Ai quali si possono affiancare altri testi, sia pure di carattere non specifi-co, che Gabriele lesse, come ricorda il P. Bernardo Silvestrelli C.P., tra i quali le Glorie di Maria di S. Alfonso de’ Li-guori, assai diffuso nella librerie passio-niste, e l’Amor di Maria del P. Roberto Eremita Camaldolese di Monte Corona, che chiese al Padre, per il tramite del fratello Enrico, da Morrovalle in una lettera del 27/05/1858.

La meditazione sui dolori della Ver-gine diventò complementare alla medi-tazione sulla Passione di Gesù, secondo

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l ’ impos t a z ione che Gabriele ave-va recepito nel noviziato dal P. Raffaele Ricci, che oltre ad illustra-re i «decaloghi», composti dal suo ex maestro, il P. Bernardo Spinelli (tra i quali il deci-mo, che esortava a riporre nella Ma-donna ogni spe-ranza dopo Cri-sto), commentava il Regolamento dei novizi, che conte-neva una serie di atti devozionali, da adempiere con cura per la santifi-cazione personale.

In questo testo, in uso a Morroval-le, Gabriele trovò la seguente massima al termine del formulario della Passione di Gesù: «Maria SS. molto gradisce di essere compatita nei suoi dolori, e perciò nel meditare la Passione di Gesù Cristo si potrà anche riflettere sulle pene della Vergine, la quale si trovò presente negli strazi maggiori sofferti dal suo Divino Figliolo».

Sono preziose le testimonianze del P. Norberto, che ci consentono di cono-scere le pratiche devozionali di Gabrie-le durante lo studentato teologico. Nel dar luogo agli atti di mortificazione, che precedevano e seguivano la santa comu-nione, «si animava con la meditazione sulla Passione di Gesù Cristo e sui dolo-ri di Maria SS.».

Per stimolare e potenziare la sua de-vozione, Gabriele aveva chiesto al P. Norberto di «procuragli un’immagine del Crocifisso in carta», attaccandovi «all’estremità la piccola Addolorata del Mochetti», che collocò entro il brevia-rio, «e quando cantava in coro l’Ufficio divino la metteva sul leggio a fianco del breviario, e continuamente la contem-plava».

CON MARIA SOTTO LA CROCE DI GESÙ

Il P. Valentino di S. Giuseppe, in una

sua deposizione, dichiarò che spesso Gabriele interrompeva i suoi compagni mentre stavano conversando, sommer-gendoli «col suo parlare concitato, en-fatico, espressivo, e che sempre si aggi-rava sul dovere che si aveva da unirsi a Maria SS. nel piangere la Passione di Gesù Cristo... ».

Il P. Francesco Saverio dell’Addolora-ta, che gli fu compagno di studi, raccon-tò che Gabriele, durante la sua «penosa malattia», esternò «sempre grande de-siderio di patire, e prendendo sempre speciale devozione nel parlare dei dolori del Redentore e della Madonna Santis-sima».

Nella relazione tra i dolori di Maria e la Passione del Figlio, Gabriele fondò la sua devozione mariana che, pur sor-gendo dall’esperienza gesuitica, si con-nota delle caratteristiche proprie della spiritualità passionista. In questa pro-spettiva Gabriele contempla il mistero della Passione alla luce della sofferenza di Maria, immedesimandosi con i suoi sentimenti e, gettandosi con Lei, ai piedi della croce.

Come dichiarò mirabilmente il B. Bernardo Maria di Gesù, Gabriele, «ap-plicato a meditare la passione SS. di Gesù Cristo qui si fermò tutto di propo-sito», riconoscendo «subito che questa passione riflettevasi tutta come in uno

specchio nel cuore amatissimo di Ma-ria SS.

Nello stabilire questo nesso tra la Madre e il Figlio, per modo che la prima sia la chia-ve per affermare e comprendere l’al-tro, Gabriele ebbe presente molto sicuramente un brano mariologico attribuito a Tom-maso da Kempis (trascritto dal P. Norberto insieme con altre novecento sentenze dei Padri della Chiesa o di estrazione scrittu-rale), che esaltava la virtù e i privilegi della Vergine: «Con

Maria ricercate Gesù; abitate con Maria e Gesù, con Maria andate a Gerusalem-me, con Maria rimanete sotto la croce di Gesù».

La meditazione sui dolori della Ma-dre era per Gabriele la condizione per accedere alla “passione” del Redentore, “non solo perché è la Madre del Verbo Incarnato, ma perché è lo specchio fe-dele della Vita Chiristi, delle sue virtù, della sua umiltà, della sua povertà, e so-prattutto della sua obbedienza al Padre “(come scrive nel richiamato saggio il P. Flavio Di Bernardo).

Pertanto si può affermare che la spi-ritualità gabrieliana è “mariocentrica” nella misura in cui è “cristocentrica”, poiché la passione contemplata nel Fi-glio è svelata, come in uno specchio, nella passione vissuta dalla Madre nel Calvario. La devozione all’Addolorata fu intensa e totale, al punto da far dire a Gabriele «II mio Paradiso sono i dolori della Madre mia».

Essa «risaltò la notte antecedente alla morte», quando, prima di spirare, vol-le stringere al petto un’immagine della Madonna. Fu l’ultimo «slancio interio-re» di un’ascesi vissuta con Maria nella ricerca dell’appagante e totale immede-simazione in Gesù Crocifisso. Per Ma-riam ad Jesum.

Centenario della beatificazione: Cento anni di grazie.

Mario e Anna dal Sud Africa pregano S. Gabriele nella cameretta del Transito.

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Sintesi da A. Bergamini

NUOVI BEATI:GENITORI DI S. TERESA DI GESÙ BAMBINO

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«Non avevo che da guardarlo per sapere come pregano i santi»: così santa Teresa di Gesù Bambino parlava del papà, Luigi Martin, beatificato in-sieme alla sua sposa, Zelia Guerin, il 19 ottobre, nel centocinquantesimo anni-versario delle loro nozze.

L’orologiaio e la merlettaia. Sembra il titolo di un romanzo d’appendice di fine Ottocento. E invece è una storia vera. La storia di due sposi elevati all’onore degli altari. É il secondo caso dopo quello dei coniugi Beltrame Quattrocchi, beatifi-cati nel 2001 da Giovanni Paolo II. Luigi e Zelia Martin sono i genitori di quella che Pio X definì «la più grande santa dei tempi moderni», la piccola Teresa di Gesù Bambino.

La loro causa fu aperta nel 1957. Già nel 1994 papa Wojtyla aveva dichiarato l’eroicità delle virtù di un padre e di una madre «più degni del Cielo che della terra», come aveva scritto Teresa in una delle sue ultime lettere. La commissione medica ha riconosciuto come miracolo-sa l’improvvisa guarigione attribuita ai due coniugi, nel giugno del 2002, del neonato Pietro Schilirò, nato con una grave forma d’insufficienza polmonare giudicata irreversibile. Il 3 luglio il Papa ha approvato il miracolo e il 19 ottobre 2008 Luigi e Zelia furono proclamati beati, nella Giornata missionaria mon-diale e anniversario del loro matrimo-nio, nella Basilica di Lisieux, dove sono sepolti.

Luigi Martin, di professione orologiaio e gioielliere, aveva concepito in gioventù il proposito di farsi monaco, ma non gli fu permesso di entrare nel monastero del Gran San Bernardo poiché avrebbe prima dovuto imparare il latino. Per un motivo non noto, un analogo permesso era stato negato a Zelia che desiderava entrare tra le Suore della Carità.

Il primo incontro con Luigi avvenne sul ponte di San Leonardo. La giovane, mentre Luigi le passava davanti, udì una voce interiore che le diceva: «È questo l’uomo che ho preparato per te». Erano gli stessi giorni di grazia durante i qua-li l’Immacolata sorrideva nella grotta di Massabielle alla piccola Bernadette. Il matrimonio ebbe luogo dopo pochi mesi di fidanzamento, il 13 luglio 1858, tre giorni prima dell’ultima apparizione di Lourdes.

A parte questo preludio, la vita di que-sti due sposi si svolse, per 19 anni - tan-to durò il loro matrimonio -, immersa nella quotidianità di una famiglia come le altre, in cui il lavoro e l’educazione dei figli assorbivano quasi tutto il tem-po della giornata. Solo che i due sposi vivevano da cristiani i loro doveri di stato, incominciando la giornata con la messa, praticando il rispetto delle leggi della Chiesa, partecipando alla vita par-rocchiale, confessandosi frequentemen-te, pregando il «buon Dio» di mandare loro dei figli perché, come soleva dire Zelia, potessero allevarli «per il Cielo».

Ne ebbero nove, quattro purtroppo morti prematuramente, e crebbero con amore le cinque figlie femmine che rag-giunsero l’età adulta. L’ultima a venire alla luce, nel gennaio del 1873, fu Tere-sa. Scrivendo alla cognata, anch’essa nel dolore per la perdita di un figlio appe-na nato, Zelia scriveva: «Sono desolata, ho il cuore tanto stretto come quando ho perduto i miei bambini, e, tuttavia, Dio vi ha accordato una grande grazia, giacché il piccino ha avuto il tempo di ricevere il battesimo. Quando chiudevo gli occhi dei miei cari figlioletti, provavo un dolore molto grande, ma non rim-piangevo i dolori e gli affanni sopportati per loro. Molti mi dicevano: “Sarebbe stato meglio non averli mai avuti”. Non

potevo tollerare questo linguaggio. Non trovavo che i miei dolori ed affanni po-tessero essere commisurati con la felici-tà eterna dei miei bambini».

La più grande testimonianza sulla loro santità viene pro-prio dagli scritti di Teresa. Di

Zelia conservò pochi ricordi ma le let-tere della mamma sono piene di riferi-menti alla sua infanzia vivace e allegra. La preghiera e la fiducia in Dio in questa famiglia non erano solo raccomandate, erano vissute quotidianamente, e le cin-que figlie respireranno un clima in cui lo straordinario potere formativo della preghiera era il metodo naturalmente appreso a ogni passo.

E altrettanto faceva Zelia di fronte alle difficoltà del lavoro, alle malattie dei figli, ai contrattempi quotidiani, ai problemi. Nelle gioie e nei dolori del vi-vere sapeva di essere protetta e amata e questa certezza si comunicava come per osmosi al cuore delle figlie.

Questa attitudine porterà Zelia ad accogliere la notizia della sua grave malattia, a 45 anni e con cinque figlie da crescere, senza cadere nella dispera-zione: «Il buon Dio mi fa la grazia di non spaventarmi; sono tranquillissima, mi sento quasi felice, non cambierei la

di Scipioni Michele

mia sorte con nessun’altra. Se il buon Dio mi vuole guarire, sarò contentissima, perché in fondo desidero vivere: mi duole lasciare mio marito e le mie fi-gliole. Ma d’altra parte mi dico: “Se non guarirò è forse perché per loro sarà più utile che io me ne vada...”. Intanto farò tutto il possibile per ottenere un mira-colo: conto sul pellegrinaggio di Lourdes, ma, se non sarò guari-ta, cercherò di cantare lo stesso al ritorno».

Zelia non ottenne la grazia tanto attesa. A 54 anni Luigi si trovò così ad affrontare da solo il compito di portare avanti la casa, quando la figlia primoge-nita Maria aveva 17 anni e Tere-sa appena 4 anni e mezzo.

Decise di trasferirsi a Lisieux per offrire alle figlie il sostegno materno della cognata Celina Fournet, amica e confidente della moglie. Il ricordo di que-sti anni è molto vivo in Teresa, che, essendo la più piccola della casa, fu circondata da un amore tutto particolare da parte del padre.

Fu così che il cuore di Teresa si schiuse di nuovo; superò a poco a poco il dolore per la

morte della mamma, e scoprì negli oc-chi del padre un amore che rimandava a Dio. Nella “Storia di un’anima” scorgia-mo riflessa la statura di Luigi, la grazia di stato che gli permise di formare, più con l’esempio che con le parole, quella confidenza in Dio che tanto caratterizzò Teresa:

«Le feste! Quanti ricordi, in questa parola!… Ah, se quelle grandi erano rare, ogni settimana ne conduceva una molto cara al mio cuore: la domenica! Che giornata era la domenica! Era la festa di Dio. Tutta la famiglia partiva per la messa. Lungo tutto il cammino, e perfino in chiesa, la reginetta di papà gli dava la mano e aveva posto accanto a lui.… Ascoltavo, ma guardavo papà più spesso del predicatore, il suo bel volto mi diceva tante cose! Qualche volta, gli occhi gli si empivano di lacrime, che egli si sforzava inutilmente di trattene-re...».

Teresa insiste soprattutto sul verbo guardare, quando si riferisce al padre. Bisogna dire che Teresa, che non si sen-tì mai una santa, si era invece sempre sentita figlia di santi. E così può espri-mersi in una lettera al padre, quando si trovava già al Carmelo: «Quando pen-so a te, penso naturalmente al buon Dio». E tanto forte fu la consapevolezza dell’amore di Dio che Luigi comunicò alle figlie che, tra il 1882 e il 1887, do-vette accompagnarne tre, su cinque, alla porta del Carmelo di Lisieux: Paolina, la mamma adottiva di Teresa, vi entrò per prima; Maria, la primogenita, quattro anni dopo; Teresa, infine, che per il pa-dre rappresentò il sacrificio più grande, dopo un anno, avendo ottenuto lo spe-ciale permesso di prendere l’abito delle Carmelitane a 15 anni.

Eppure era da lui che avevano impa-rato come trovare nella vita «la parte migliore, che non sarà tolta». Nel 1885 era partito per quello che sarebbe stato uno dei suoi ultimi pellegrinaggi, con destinazione la Terra Santa. In quel-la occasione, da Costantinopoli aveva scritto a Maria: «Infine, mia Maria, con-tinua a condurre il tuo piccolo battaglio-ne meglio che puoi e sii più ragionevole

del tuo vecchio padre, che ne ha già abbastanza di tutte le bellez-ze che lo circondano e che sogna il Cielo e l’infinito».

Riecheggiava le parole che Zelia aveva inviato alla cognata quando era ormai consapevo-le della gravità del suo male: «Ecco dunque ancora passato un anno... Per me, non lo rim-piango, attendo con impazien-za la fine del prossimo: tuttavia non ho molti motivi di rallegrar-mi nel vedere il tempo affrettar-si, ma sono come i bambini che non si preoccupano del domani: aspetto sempre la felicità».

Negli ultimi anni della sua vita, dopo aver offerto a Dio tut-te le figlie, dovette affrontare la prova più difficile: una penosa malattia che lo portò lentamente alla perdita delle facoltà menta-li e al ricovero nel sanatorio di Caen. Alternando momenti di lucidità a lunghe crisi, cercava di offrire tutto al buon Dio, accet-tando per amore questa doloro-sa condizione: «Ero sempre stato

abituato a comandare e mi vedo ridotto a obbedire, è duro. Ma so perché il buon Dio mi ha dato questa prova: non ave-vo mai avuto umiliazioni nella mia vita, me ne occorreva una».

Quando si spense, nel 1894, Teresa scrisse: «La morte del babbo non mi fa l’effetto di una morte, ma di una vera vita. Lo ritrovo dopo sei anni di assen-za, lo sento intorno a me, che mi guarda e mi protegge».

Forse la santità dei genitori non avrà i caratteri straordinari della loro figlia santa, ma la santità di Teresa è il più bel frutto della santità dei suoi genitori.

Il Signore colma sempre la sua Chiesa di grandi doni, secondo le necessità. In un tempo di tante prove e difficoltà per la famiglia, il riconoscimento della san-tità di una coppia di 9 figli è un inco-raggiamento, un aiuto e un modello per tutte le famiglie cristiane che vogliono vivere santamente la vocazione del ma-trimonio. La grande fede e santità dei coniugi Martin non li risparmiò dalle prove della vita, ma donò loro la forza di accettarle e di trasformarle in una grande scala verso la santità.

Luigi e Zelia Martin, beatificati il 18-10-2008: degni genitori di una figlia santa.

S. Teresa di Gesù Bambino: degna figlia di genitori santi.

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CONSACRAZIONI AMICI

LA FAMIGLIA NEL NUOVO TESTAMENTO

Consacrazioni alla Madonna del-la Stella

Il 26 ottobre, nel santuario della Ma-donna della Stella, sette fratelli della no-stra Fraternità hanno ripetuto il loro “si” al Signore con la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso. Sono sempre mo-menti di forte spiritualità, in cui l’amo-re di Dio ci afferra per guidarci in un autentico cammino di fede e di santità. Una giornata di grazia, che il nostro as-sistente generale P. Alberto Pierangioli ha adeguatamente preparato con l’av-vincente catechesi del mattino sul tema: “ La testimonianza della santità e della vita quotidiana nella luce del battesimo”. In questa visione battesimale è inizia-ta nel pomeriggio la santa messa con la processione dei consacrandi, che reca-vano all’altare i segni del battesimo e in questo clima si è svolta la messa solenne e il rito delle consacrazioni. La presen-za di P. Alessandro, novello sacerdote passionista, ci ha ricordato quanto può l’amore del Signore, quando gli apriamo il nostro cuore e ci affidiamo a Lui. Con questa fiducia, tutti abbiamo ripetuto la “promessa d’amore” a Gesù, con il cuore gonfio di gioia.

Margherita Padovani

Voci da Trasacco

Carissimo padre, ti ringraziamo, noi Amici di Trasacco e suore passioniste per quello che fai e per la bella espe-rienza delle consacrazioni, che hanno arricchito la nostra parrocchia ed i no-stri cuori l’undici ottobre. Preghiamo

che siano seme di un nuovo sviluppo del movimento. Gli incontri del grup-po sono frequentati e speriamo di ar-ricchirli di nuovi membri. Ecco alcune testimonianze.

Le sorelle passioniste di Trasacco

Benedico quel giorno che ci hai fatto conoscere il movimento

Carissimo padre, ringrazio per i tre giorni di preparazione e della Consa-crazione a Gesù Crocifisso a Trasacco. Le tue catechesi mi fanno sentire rinno-vata, perché grazie al tuo insegnamento sto imparando a perdonare, sopportare e ringraziare Gesù Crocifisso, anche nella sofferenza. Ringrazio i miei geni-tori per i sacramenti ricevuti. Ringra-zio il Signore per avermi chiamata alla consacrazione. Quest’anno ricorre per me il 50° anniversario di matrimonio con Alessandro, celebrato insieme ad altre due coppie. Abbiamo formato una bella famiglia con due figli, ma dopo pochi anni Alessandro ci ha lasciato a soli 46 anni. Nel giorno del cinquante-simo anniversario di matrimonio, nella mia parrocchia c’era l’esposizione del Santissimo per le quarantore. Mentre le altre due coppie festeggiavano con i loro cari il 50° di matrimonio, io ho passato diverse ore davanti a Gesù, pregando per loro e per l’anima di mio marito. Il giorno della consacrazione, 11 ottobre, era anche l’onomastico di mio marito per cui ho sentito la mia risposta alla chiamata di Gesù unita a quella di mio marito e questo mi ha dato grande gioia.

Grazie, per avermi fatta appartenere alla Fami-glia Laicale Passionista Amici di Gesù Croci-fisso. Ora non sono più sola, ma con Gesù e Maria e con i Santi Pas-sionisti, che prego notte e giorno. Benedico quel giorno che ci hai fatto conoscere il movimento, che ha cambiato la mia vita.

Conti Iginia

Ho pregato perché mio marito faccia lo stesso cammino

Voglio condividere con tutti gli Amici di G. C. la gioia delle giornate delle consacrazioni a Trasacco dal 9 all’11 ottobre. Partecipare alla con-sacrazione è stato emozionante, perché è stato grande il dono ricevuto. Durante la funzione ho chiesto a Gesù Crocifisso il dono che mio marito possa comincia-re lo stesso mio cammino. Ringrazio il Signore perché da quando ho risposto alla sua chiamata mi sento serena e la preghiera nasce molto più spontanea dentro di me. A tutti i fratelli e le sorelle del movimento un caro abbraccio e un grazie a te, caro padre, che ci guidi in questo cammino.

Paolella Cesira

Il perdono come dono della con-sacrazione

Da tempo seguivo questo cammino passionista, ma la proposta della con-sacrazione è stata per me molto forte. Da molto tempo non riuscivo a trovare pace, perché non avevo rapporti sereni con la mia mamma. Con la preghiera e l’amore a Gesù Crocifisso ho trovato la forza del perdono, che mi ha dato il coraggio di ritornare a parlare con la mia mamma. Questo mi ha fatto sentire serena per accettare il dono della con-sacrazione, di cui ringrazierò sempre il Signore. Ringrazio te, padre Alberto, per tutto ciò che hai fatto con la tua pre-senza a Trasacco, e saluto ogni fratello e sorella del movimento.

Campania Bruna

di Adele Caramico

La famiglia, nell’ambito biblico, riveste sempre un significato particolare. Gesù nasce in

una famiglia, anche se essa è una fami-glia un po’ “particolare”. Maria, ha il suo figlio unigenito, con un concepimento ed una maternità verginale, unica al mondo. Giuseppe, suo sposo, accetta questa situazione “speciale” di vita ma-trimoniale in obbedienza alla volontà di Dio. La famiglia di Gesù si caratterizza innanzitutto per l’accettazione costante della Volontà Divina, sulla quale basa tutto il suo cammino. La famiglia in cui nasce il Figlio di Dio è basata essen-zialmente sull’amore reciproco e disin-teressato, un amore che va al di là del semplice sentimento umano ma che è un continuo rimettersi ed abbandonarsi nella Volontà del Padre Celeste.

Durante la sua attività pubblica, Gesù mostra continuamente il suo interesse peculiare per la famiglia, manifestan-do di conoscere di essa sia i lati positivi che quelli negativi, sia le difficoltà che le gioie.

E’ molto significativo che il primo mi-racolo, della vita pubblica di Gesù, sia avvenuto proprio durante la celebrazio-ne di una festa di nozze. A Cana, il Fi-glio di Dio interviene per aiutare quegli sposi in difficoltà per aver terminato il vino. Il suo interesse per la famiglia, per la sua tranquillità e serenità si manifesta fin dal suo inizio, fin dal primo giorno

del matrimonio degli sposi per i quali interviene anche per risolvere problemi materiali.

Il suo interesse per il matrimonio, per la protezione che vuole effettuare su di esso, è evidente in tutti i brani evange-lici.

A Cana la presenza del Signore non è solo affinché possa benedire quell’unio-ne sponsale, ma anche perché possa essere di aiuto, praticamente, a quegli sposi per non turbare la felicità e la gioia di quel giorno così importante.

La predilezione che Gesù mostra per i bambini è un altro “segno” del suo amo-re e della sua attenzione per l’ambito fa-miliare. Addirittura il bambino diventa il prototipo di colui che può entrare nel Regno dei Cieli.

L’attenzione di Cristo si manifesta per la famiglia e nella famiglia. Egli conosce il dramma familiare di un padre che vie-ne abbandonato da uno dei figli che poi però fa ritorno a lui, pentito; conosce la sofferenza che può esserci fra le mura domestiche, in seguito alla malattia di uno dei suoi componenti e poi, in segui-to, alla sua morte e la sua comprensione e la condivisione sono tali da far risusci-tare l’amico Lazzaro, morto già da gior-ni e lo restituisce così all’affetto, ed alle cure delle sue sorelle, Marta e Maria. Ridona la salute alla suocera di Pietro che stava male. Tutte queste attenzioni ci rivelano quanto interesse e quanta importanza rivesta, negli insegnamenti del Maestro, l’ambito della famiglia.

Nonostante tutte queste attenzioni e premure, però, Gesù non fa della fa-miglia un luogo assoluto, ma vuole che essa sia aperta alla volontà di Dio e a maggiori esigenze del Padre Celeste, esi-genze che possono anche spingere uno dei membri a lasciarla per poter seguire il Signore in modo particolare.

Dalla famiglia, come massima espres-sione dell’amore umano, si passa ad un’altra famiglia, più grande: la famiglia dei figli di Dio. La chiamata del Signo-re può anche richiedere una rinuncia totale all’ambito della famiglia propria per rivolgere le proprie forze ed azioni ad una famiglia più grande, alla quale dedicare completamente la propria vita. Quando a Gesù viene chiesto se fosse lecito ripudiare la propria moglie, egli, con la sua risposta precisa e determi-

nante, rivela tutta la sua dottrina sul matrimonio.

Innanzitutto ciò che viene sottolinea-to è che il matrimonio fa parte del dise-gno di Dio, fin dalle origini. L’uomo e la donna, nell’unione coniugale, diventano una carne sola e niente e nessuno deve dividerli, tranne la morte. L’indissolubi-lità coniugale è ben evidenziata dal Ma-estro, il quale pone l’accento proprio su questa per salvaguardare la solidità e la serenità della famiglia.

Nei testi di S. Paolo troviamo molto sulla famiglia e sul matrimonio cristia-no. Ciò che viene messo in risalto è la dignità stessa dell’unione coniugale. Marito e moglie sono sullo stesso piano per quanto riguarda sia le responsabili-tà che la dignità di ciascuno. Entrambi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri nei confronti del coniuge e dei figli. Gli sposi devono sentirsi parte l’uno dell’al-tra, devono sentirsi con eguale dignità e responsabilità verso Dio, verso lo spo-so o la sposa, verso i figli che il Signore dona loro, verso la stessa chiesa e la so-cietà nella quale si vive.

Il matrimonio viene preso come se-gno sacramentale dell’unione di Cristo con la sua Chiesa. Come Cristo per la Chiesa ha dato la sua vita così il mari-to deve comportarsi nei confronti della propria moglie. E la moglie deve esse-re “sottomessa” al proprio sposo, ma questa sottomissione è reciproca e non deve essere intesa come nel linguaggio comune si intende tale termine. La “sot-tomissione” di cui si parla ora è sotto il segno dell’amore reciproco sposo-sposa, un amore che è modulato sull’esempio dell’amore Cristo-Chiesa. La famiglia, basata sul matrimonio cristiano, non è qualcosa di isolato dal contesto divino, bensì è completamente immersa nello stesso mistero di Dio.

Il matrimonio rientra nella dimensio-ne della ecclesialità e serve per la cresci-ta della stessa chiesa, per la quale Cristo ha dato la sua vita. La famiglia si basa sul matrimonio che Gesù ha elevato alla dignità di sacramento.

La sua importanza è fondamentale per il cammino della Chiesa in quanto è proprio nella famiglia che l’uomo riceve la sua prima educazione e testimonian-za di fede vissuta.

www..bioeticaefamiglia.itEmili Domenico e Antonella con i figli,

al corso di Esercizi Spirituali degli Amici.

Consacrazioni Alla Madonna della Stella PG: 26-10-2008.

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di Francesco Valori

CONSACRAZIONI AMICI 12

16 novembre: Consacrazioni a Giulianova

Carissimo padre, scrivo con il cuore colmo di gioia per questa giornata di grazia e santità. Ti ringrazio di tutto ciò che oggi ci hai donato: le lodi mattutine, la catechesi sulla consacrazione, l’ado-razione eucaristica con Padre Bruno e infine la Santa Messa con 11 consacra-zioni. Notavo i visi pieni di gioia per ciò che accadeva nella nostra Parroc-chia; respirare amore, fraternità, unio-ne, disponibilità gli uni verso gli altri e quell’abbraccio finale per scambiarci gli auguri sembrava dire a tutti “corag-gio, non siamo più soli, oltre al Signore, alla Mamma Celeste, ci siamo anche noi tutti insieme, nelle preghiere, nelle dif-ficoltà... a condividere questo cammino, questa gioia”. Un cammino di fede tra-sforma una persona, come è successo a Saulo! Pian piano tutto acquista un altro valore e si vede con un’altra luce; le diffi-coltà restano, ma le affrontiamo con un altro spirito! Ecco il dono meraviglioso

che può capitare incontrando il Signore! Un grazie particolare a tutti gli Amici di Gesù Crocifisso che sono intervenuti alla nostra festa da altre fraternità, com-presi i gruppi più lontani che ci hanno inviato i loro auguri.

Olga Erasmi

Una scelta importante e radicale

Qualche tempo fa, ho fatto una scelta importante, radicale, fondamentale per la mia vita spirituale: entrare a far parte degli Amici di Gesù Crocifisso. L’invito di una cara amica, mi giunse in un mo-mento in cui avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a rileggere la “mia sto-ria”, a capire dove stavo “andando”… Ed ecco oggi, 16 novembre, sono qui a ri-cevere la prima Consacrazione. La pre-parazione per noi sorelle della fraternità di Giulianova, è iniziata al mattino con il ritiro e la catechesi. Mentre padre Al-berto ci spiegava che la consacrazione ci rende “sacri”, cioè “santi” per amare e servire Dio, ognuno secondo la propria

vocazione, la “mia storia” ha acquistato un significato, mi ha “portata” a grandi passi ai piedi del Crocifisso, dove c’era-no tutte le risposte alle mie inquietudi-ni. Lì Gesù mi attendeva da sempre, lì, mi ha sempre amata nonostante le mie imperfezioni. Ora che in ginocchio ri-cevo il Crocifisso, il Segno Passionista e lo Statuto, chiedo a Gesù, che mi dia la forza di fare la sua volontà, che la sua parola “illumini” ogni mia scelta, che mi insegni a guardare oltre gli orizzonti umani, che mi dia una parola di confor-to da donare a quanti soffrono.

Giulia di Pompeo

Gioia della consacrazione a Giu-lianova

Non avevo mai provato tanta gioia come il 16 novembre per la mia con-sacrazione perpetua. Chiedo al Signore che questa gioia mi accompagni in tut-ta la vita. Nelle mie sofferenze, penso spesso a quanto Gesù ha sofferto per noi sulla Croce e mi sento spinta ad amarlo sempre più.

Mastrilli Iva

Consacrazioni a Roccaraso

Carissimo fratello Riccardo, il tuo ringraziamento per la mia partecipazio-ne alle consacrazioni di Roccaraso, mi commuove: sono io che ringrazio voi per l’accoglienza fraterna che mi avete riservata. Durante tutta la celebrazione sono stata molto emozionata, perché tutta la liturgia penetrava nel mio cuore: le parole di padre Alberto sul significa-to della santità mi hanno fatto riflettere ed infuso coraggio. Forse non arriverò mai alla santità dei grandi santi, però vorrei arrivare alla santità che il Signo-re si aspetta da me, come sposa, come madre e come Amica di Gesù Croci-fisso; allora sì potrò dire di “aver fatto il mio dovere”. Le cadute sono tante; la mia speranza sono la grazia e la miseri-cordia di Dio; ecco perché ogni giorno porto all’altare la mia miseria e la offro al Signore. Come noi gli offriamo pane terreno e lui ci restituisce “pane celeste”, così io gli offro il mio cuore macchiato perché lo purifichi e lo trasformi in un cuore capace di una carità ardente. Vo-stra sorella in Cristo.

Cinzia di Sulmona

TESTIMONIANZE 13

Dott.ssa Adele Caramico Stenta

“Signore, fammi capire come Tu mi vuoi”

Grazie, caro padre, della lettera di conforto e incoraggiamento che ci hai inviata. Le tue parole ci hanno molto commosso, ti sentiamo molto vicino. Stiamo cercando di reagire e di non arrenderci. La situazione difficile del nostro lavoro ha cambiato il rapporto all’interno della nostra famiglia; vedo i figli più attenti e vicini a noi, vedo che anch’essi si preoccupano e non danno più tutto per scontato. Da quando siamo ritornati dagli esercizi spirituali abbiamo loro proposto di pregare insieme dopo la cena; mentre prima chi se ne andava da una parte e chi dall’altra e questo reca-va dei dissapori, invece ora rimaniamo tutti insieme e anch’essi, dopo aver pre-gato, hanno un diverso atteggiamento e ci si aiuta più volentieri. Preghiamo una decina di rosario con la lettura del mi-stero e di una breve riflessione; seguono poi delle preghiere spontanee e ciò che dicono i miei figli ci aiuta a capire la loro profondità. Questo avviene anche se abbiamo qualche ospite a cena con noi e ciò è apprezzato da tutti. Non ci tro-viamo in una buona situazione; in certi momenti, soprattutto la notte, mi sem-bra di sprofondare nella totale solitudi-ne; questo mi fa sentire in colpa perché penso di non confidare abbastanza nel Signore. Mi rivolgo a lui, ma ho tanta paura che non sia guidata dalla fede.

Però, quando mi ritrovo a pregare con i miei figli e a commentare il vangelo del giorno, sento più fiducia. Il fatto poi di dover dare ai figli delle spiegazioni e una testimonianza, mi dà serenità e mi aiuta ad accettare tutto dalle mani di Dio. Ieri sono andata in pellegrinaggio a piedi a Loreto da sola; lungo il percorso sono rimasta sempre in preghiera; sola con lui sento serenità e gioia. Sento che il Si-gnore mi è vicino, mi vuole bene e non mi abbandonerà mai. La mia preghiera costante è questa: “Signore, fammi capi-re come Tu mi vuoi”.

Amica di Gesù Crocifisso

Sulla croce, mi sento molto amata da Dio

Carissimo padre, il 2 novembre ho avuto un colloquio con il dottore che mi ha ricoverata e che segue la mia malat-tia. Mi ha spiegato che è una malattia rara e degenerativa, cioè che peggiora, a volte lentamente, a volte tutto a un trat-to, a volte si stabilizza. Sono quindi pie-namente nelle mani di Dio... è Lui che deciderà. Per ora non ci sono cure. Devo riconoscere che mi sento amata da Dio, molto amata! Anche il dottore appena mi ha visto ha detto “Sempre sorriden-te, con quegli occhi azzurri!”, alludendo al fatto che mi ha sempre visto sorri-dere senza mai lamentarmi. Questo lo devo al Signore! E’ Lui che dà la forza

di affrontare tutto... Capisco sempre più che la testimonianza di ciascuno di noi è fondamentale. Ma una testimonianza di vita, non di parole. Facendo traspari-re gioia, trasmettiamo il Dio della gioia; facendo trasparire amore, trasmettiamo Dio-Amore. Essere un Vangelo vivente perché gli altri possano leggere in noi la grandezza di Dio. Ho inoltre visto che la mia malattia, mi permette di avvicinare le altre persone che hanno problemi. Quando, per prima, mi apro con semplicità all’altro e gli manifesto la mia debolezza e fragilità umana senza vergogna e con grande serenità, l’altra persona si sente meno sola nel suo cam-mino di sofferenza e, spinta da questa “condivisione”, si apre. In questo modo la croce personale non è più un peso, anzi si vuole aiutare il fratello prenden-do un po’ della sua croce e camminan-do insieme. La croce, da debolezza, sta diventando la mia fortezza. Sono nelle mani di Dio. Da quello che ho capito, lo svilupparsi della mia malattia dipende solo da Lui e questo mi rasserena molto, perchè Lui è Padre. Intanto vivo la mia vita cercando di fare il mio dovere con gioia e ringrazio Dio che oggi posso fare una vita complessivamente normale. La volontà di Dio è che io viva l’oggi e oggi dico “grazie!” per tutto quello che mi dà.

Giovane Amica di G. C.

Mi presento. Sono un medico chirurgo di 50 anni. Sono nato e vivo a Crotone. Ho conosciuto gli Amici di Gesù Crocifisso per telefono da un amico di Torino, il dott. Giuseppe Giulino, che mi invitò a farne parte. Sentii per telefono padre Alberto che mi accolse con benevolenza nel movimento. É stata la Madre Addolorata, di cui sono molto devoto a farmi capire che il do-lore della Madre è inscindibile dal dolore del Figlio. Ora io amo immen-samente Gesù Crocifisso. Da quando ho conosciuto il MLP Amici di Gesù Crocifisso la mia vita è cambiata ra-dicalmente. Nei momenti più difficili mi stringo al Crocifisso, sapendo che Lui è dentro di me con la sua croce e il suo amore. Gesù Crocifisso è l’an-cora di salvezza senza la quale non si

giunge alla vita eterna. Da quando sono entrato a far parte degli AGC prego ogni giorno per la congregazione passio-

nista, perché un numero sempre mag-giore di giovani ne entrino a far par-te. A Crotone non c’è una comunità passionista. Ma a pochi chilometri c’è la comunità di Cirò, dove è parroco P. Piero Greco, già novizio di P. Alber-to. A lui mi indirizzò P. Alberto, per prepararmi alla consacrazione a Gesù Crocifisso. Nelle sue mani ho fatto le tre consacrazioni annuali e finalmen-te il venerdì 31 ottobre ho fatto la con-sacrazione perpetua. Ringrazio Dio Padre che mi ha voluto Passionista e S. Maria dei Sette Dolori che mi ha condotto a Gesù Crocifisso.

Luigi Maria Spanò MLP

CROTONE: UN MEDICO CONSACRATO A GESÙ CROCIFISSO

Giulia consacrata a Gesù Crocifisso a Giulianova: 16-11-08

Giulianova, messa di consacrazione: 16-11-08

Il dott. Maria Luigi Spanò di Crotone si consacra per sempre a Gesù Crocifisso.

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di P. Alberto Pierangioli

TESTIMONIANZE14 15

di P. Alberto Pierangioli

Cinquantesimo di matrimonio

Il 18 ottobre, festa del transito di S. Paolo della Croce, abbiamo celebrato il 50° di matrimonio dei miei genitori, Di Simone Francesco e Adele, nell’abbazia di S. Giovanni in Venere a Fossacesia,

insieme alla comunità passionista e a numerosi parenti e amici. É stata un’ot-tima idea in quanto nella mia famiglia si vive la spiritualità passionista: mia ma-dre ed io abbiamo fatto la consacrazione perpetua tra gli Amici di Gesù Croci-fisso. Dopo la cerimonia presieduta dal nostro superiore P. Pierluigi D’Eugenio, ci è stato consegnato una pergamena con la benedizione del Papa. Gli amici

di Gesù Crocifisso ci sono stati vicini con la preghiera e con il dono di un bel Crocifisso. Commossi e pieni di gioia abbiamo ringraziato di cuore il Signore per tutto. Abbiamo concluso la giornata con un momento di festa.

Paola di Simone

Frutti delle catechesi sul Batte-simo

S. Nicolò a Tordino TE. Mi compli-mento con voi per la scelta delle cate-chesi dell’anno pastorale in corso. La lezione sul battesimo, tenuta dal nostro assistente padre Lorenzo, è stata colta da tutti con notevole interesse, perchè tutti, me compresa, conoscevamo il Bat-tesimo ma pochi avevamo la consape-volezza della sua importanza! Per non parlare poi dei gesti e del simbolismo del sacramento, dei quali si era comple-tamente perso il significato. Così adesso tutti siamo alla riscoperta della data del nostro battesimo. Anch’io ho scoperto aiutata da Franco, la mia data di batte-simo che d’ora in poi “festeggerò” con piacere. Una nostra iscritta ha proposto di fare un’agenda per i nostri figli con le tappe importanti del loro cammino cri-stiano, per comunicare a loro l’impor-tanza dei sacramenti nella loro vita.

Tiziana

Padre e figlio diaconi di Cristo

Carissimo padre, desidero ringra-ziarti per il dono che mi hai fatto del tuo scritto. Sono certo che preghi per me, perché

il piccolo gruppo di “Amici di Gesù Crocifisso” iniziato da Gesù due anni or sono nella zona di Napoli é ancora vivo, unito e forte. Avviato con le pre-ghiere e indicazioni di Riccardo, ac-compagnato dal libro “Voi siete miei amici”, noi percorriamo in silenzio questa esperienza, per non fare troppo rumore e non essere di “difficoltà” in parrocchia, pur avendo il permesso del parroco. Posso dire che tutto quello che hai scritto sul Battesimo sulla rivista è stata la mia esperienza cristiana. Ho fatto un percorso post-battesimale, ri-scoprendo il dono del Battesimo e vivo con tutta la mia famiglia di sei figli que-sta esperienza nel cammino neocatecu-menale da circa trent’anni. Ti chiedo un regalo ancora: una pre-ghiera per mio figlio Pasquale che il 20 dicembre sarà ordinato diacono dal nostro Arcivescovo. Ti auguro di essere forte in Cristo, per poterci ancora aiu-tare.

Piccolo Antonio, diacono permanente

Il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio, presso il Santuario della Madonna della Salute, otto novizi del noviziato nazionale passionista di S. Zenone de-gli Ezzelini TV, hanno vestito l’abito religioso. Quattro di essi provengono dal postulato di Morrovalle:

- Piero Berti della Re-gina della Pace - Salva-tore Frascina di Maria SS.ma delle Grazie

- Marco Staffolani di S. Gemma - Marco Er-mano di Gesù Miseri-cordioso

- Daniele Curci di Maria Immacolata - Anthony Maria Chidi Iyiegbu della Regina della Pace

- Massimo Parisi della SS.ma Trinità - Vincenzo Ser-pe di Gesù Abbandonato.

La vestizione si è svolta secondo il rito previsto dalla Con-gregazione Passionista, rielaborato dagli stessi novizi e sotto la guida del padre Maestro Max Anselmi. Dopo la vestizio-ne dell’abito, ai ogni novizio è stata posta sulle spalle una croce, segno dell’accettazione della Croce Cristo e sul capo

una corona di spine, se-gno di unione al Cristo Sofferente. Nello stesso rito, i novizi hanno an-che assunto il cognome religioso che caratteriz-zerà il loro cammino spirituale nella famiglia passionista. Al rito, pre-sieduto dal p. Provincia-le Giuseppe Martinelli, e al quale hanno parteci-

pato parenti, amici e fedeli della zona, è seguita la S.Messa in onore della Madonna della Salute patrona del Santuario.

I novizi

VESTIZIONE RELIGIOSA DI 8 NOVIZI PASSIONISTI

Festa agli 8 novizi che hanno vestito l’abito passionista.

Adele e Francesco, Amici di G. C., ringraziano il Signore per i 50 anni di matrimonio

FORMAZIONE AMICI 2009Confermazione, Eucaristia, RiconciliazioneAlla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica CCC 1285-1498

Gennaio La Confermazione, sigillo dello Spirito Santo CCC 1285-1305Febbraio Doni e impegni della Confermazione. CCC 1306-1321Marzo Eucaristia: Fate questo in memoria di me. CCC 1322-1344Aprile Eucaristia: Sacrificio di Cristo e della Chiesa. CCC 1345-1372Maggio Eucaristia: Dio sempre con noi. CCC 1372-1381Giugno Eucaristia: Il banchetto pasquale. CCC 1382-1401Luglio Eucaristia: Pegno della gloria futura. CCC 1402-1405; 1419Settembre Il sacramento della riconciliazione. CCC 1422-1450Ottobre Il pentimento e proposito. CCC 1450-1454Novembre La confessione e la riparazione. CCC 1455–1467-1480-1484Dicembre Frutti della Riconciliazione e le indulgenze CCC 1468-1479

CALENDARIO AMICI DI GESU’ CROCIFISSO

05 gen. S. Carlo Houben11 gen. Ritiro mensile a Morrovalle01 feb. Ritiro mensile a Morrovalle20 feb. Festa della Passione (Civit.)24 feb. Gesù prega nel Getsemani27 feb. S. Gabriele dell’Addolorata01 mar. Ritiro mensile a Morrovalle05 apr. Ritiro mensile a Morrovalle24 apr. Piaghe gloriose di Gesù Cristo03 mag. Ritiro mensile a Morrovalle16 mag. S. Gemma Galgani (Loreto)17 mag. Giornata Amici (S.Gabr.)12 giu. B. Lorenzo Salvi14 giu. Ritiro mensile a Morrovalle01 lug. Preziosissimo Sangue05 lug. Ritiro mensile a Morrovalle6 lug. S. Maria Goretti9 lug. B.V.M. Madre della s. Speranza23 lug. B. Niceforo e compagni martiri09-14 ag. Esercizi spir.S.Gabriele per tutti17-22 ag. Esercizi spir.S.Gabriele per famiglie26 ag. B. Domenico Barberi06 sett. Pellegrinaggio Madonna della Stella PG13 sett. Ritiro mensile a Morrovalle24 sett. S.Vincenzo M. Strambi04 ott. Ritiro mensile a Morrovalle06 ott. B. Isidoro de Loor09 ott. S. Innocenzo Canoura Arnau M.10 ott. Consiglio Nazionale a Morrovalle19 ott. S. Paolo della Croce03 nov. B. Pio Campidelli08 nov. Ritiro mensile a Morrovalle13 nov. B. Eugenio Bossilkov18 nov. B. Grimoaldo Santamaria09 dic. B. Bernardo M. Silvestrelli13 dic. Ritiro mensile a Morrovalle 31 dic. Fine anno a Morrovalle

CONSACRAZIONI SOLENNI

Fossacesia: 22 marzo

Civitanova: 26 aprile

Morrovalle e Macerata: 03 maggio

Madonna della Stella: 6 settembre

P. S. Elpidio-S. Tommaso: 9 settembre

S. Nicolò a Tordino: 26 settembre

Roccaraso: 5-7 ottobre

Trasacco: 15-17 ottobre

Giulianova: 15 novembre

Meditazioni mensili 2009(Dal libro: “Voi siete miei Amici”)

Gennaio n. 9 Cristo doveva morire

Febbraio n. 35 Gesù oltraggiato

Marzo n. 53 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Aprile n. 68 La passione di Gesù continua

Maggio n. 74 Maria nel cammino spirituale (II ed. p. 263)

Giugno n. 42 Ecco l’uomo

Luglio n. 41 Gesù coronato di spine

Agosto n. 6 Il serpente di Bronzo

Settembre n. 45 Gesù abbraccia la croce

Ottobre n. 54 Ho sete

Novembre n. 49 Lo crocifissero

Dicembre n. 56 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

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Gennaio/Febbraio 2009 – Anno X n. 1Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McTel. 0733.221273 - Fax 0733.222394 - C. [email protected] www.amicidigesucrocifisso.org

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Orazi Teresa di Macerata: 01-11-08; Quintavalle Rosa di Montecosaro: 03-11-08; Gavazzi Maria di Roccaraso: 04-11-08.

Auguri vivissimi a tutti di Buon anno nuovocon tante benedizioni del Signore

P. Alberto CP

CALENDARIO AMICI06 gennaio 09 Ore 15,00: Messa e festa dell’Epifania: Casa di Riposo Montecosaro11 gennaio 09 Ritiro Mensile a Morrovalle01 febbraio: Ritiro mensile a Morrovalle20 febbraio: Solennità della Passione a Civitanova, Benedizioni Crocifissi27 febbraio: S. Gabriele dell’Addolorata01 marzo: Ritiro mensile a Morrovalle

É esaurita anche la seconda edizione del libro di meditazioni e preghiere a Gesù Crocifisso del P. Alberto Pierangioli. Il libro è ora in ristampa presso la Editrice Ancilla di Conegliano Veneto. Sarà pronto per la fine dell’anno 2008. Sono state apportate migliorie e sono stati aggiunti i misteri della luce del Rosario. Il prezzo rima-ne quello dell’ultima edizione di € 8,50. Nel prezzo è compresa la spesa di spedizione. Sconto per l’acquisto di più copie.

Un sogno accarezzato da molti anni sta per avverarsi: una bella Via Crucis all’aperto, nel nuovo piaz-zale di fronte alla nostra chiesa. Le 15 formelle in resina della Via Crucis, opera dello scultore Sileoni Alberto, erano state acquistate da diversi anni. Finalmente le difficoltà sono state superate e si è iniziato il lavoro per la realizzazione. Nel punto più alto della Via Crucis sarà posto un grande Crocifisso, alto m. 2,50. Vorrei che fossimo noi Amici di Gesù Crocifisso a offrirlo. Per questo mi permetto di chiedere un piccolo aiuto ad ogni Amico di Gesù Crocifisso.

Egli ricompenserà tutti con abbondanza. P. Alberto Pierangioli

RISTAMPA LIBRO “VOI SIETE MIEI AMICI”

Sos per la VIA CRUCIS A MORROVALLE